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Anno 2° - N. 3 - Notiziario del Gruppo Alpino ANGET - Giugno 2004 18° RADUNO NAZIONALE ANGET - FOGGIA 27/28 MARZO 2004 L'ANGET organizza i suoi raduni nazionali ogni tre anni. Dopo quello di Treviso del 2001, nel 2004 è stata la volta di FOGGIA. Perché la scelta di questa città? Soprattutto perché la terra di Puglia è prodiga di "vocazioni", fornisce cioè un gran numero di militari, di tutte le categorie, appartenenti a tutte le armi e specialità, e meritava un trattamento di favore. In secondo luogo perché FOGGIA non ha praticamente mai ospitato manifestazioni di questo tipo e le autorità locali hanno dimostrato un grande desiderio di poterci accogliere. Infine, perché l'11° Reggimento Genio Guastatori si è recentemente insediato nella Caserma Sernia-Pedone di FOGGIA e l'occasione era propizia per rendere omaggio al neonato, nella sua sede. Come nelle precedenti edi- zioni, il raduno vero e proprio è stato prece- duto dalla riunione del Consiglio Nazionale ANGET (per l'esattezza, si è trattato della 49^ sessione). Due giorni di presentazioni e discussioni, di analisi della situazione dell'ANGET, di ipotesi sul nostro futuro, di individuazione di strategie per aumentare il numero dei soci, per sentirci più uniti. Le altre notizie sugli esiti del Consiglio Nazionale potranno essere lette sul notiziario "ANGET" che dispone di più spazio e sarà certamente più completo. Veniamo invece alle giornate di sabato 27 e domenica 28 marzo. Sabato si è fatta viva sulla scena "Foggiana" la Fanfara Vallecamonica, che era arrivata in zona sin dalla sera prima, dopo un viaggio in pulmann a due piani da Boario Terme e che - 1 - SOMMARIO - Tutta Foggia, minuto per minuto 1 - 8 - L'angolo della tecnica 9-12 - Inserto speciale 4 pag. - - - Forcella del Picco 13-16 - - I nuovi soci 17 ---- E adesso musica 18 ---- Quattro salti in cucina 19 ---- Andreino Pasini 20-21 - - Lettere al Capo Gr. 22-23 - - 1-10-25-50 24 Consultate il nostro sito: www.gruppalpanget.it

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che era arrivata in zona sin dalla sera prima, dopo un viaggio in pullman a due piani da Boario Terme, ed aveva pernottato a S.Giovanni Rotondo,

Anno 2° - N. 3 - Notiziario del Gruppo Alpino ANGET - Giugno 2004

18° RADUNO NAZIONALE ANGET - FOGGIA 27/28 MARZO 2004 L'ANGET organizza i suoi raduni nazionali ogni tre anni. Dopo quello di Treviso del 2001, nel 2004 è stata la volta di FOGGIA. Perché la scelta di questa città? Soprattutto perché la terra di Puglia è prodiga di "vocazioni", fornisce cioè un gran numero di militari, di tutte le categorie, appartenenti a tutte le armi e specialità, e meritava un trattamento di favore. In secondo luogo perché FOGGIA non ha praticamente mai ospitato manifestazioni di questo tipo e le autorità locali hanno dimostrato un grande desiderio di poterci accogliere. Infine, perché l'11° Reggimento Genio Guastatori si è

recentemente insediato nella Caserma Sernia-Pedone di FOGGIA e l'occasione era propizia per rendere omaggio al neonato, nella sua sede. Come nelle precedenti edi-zioni, il raduno vero e proprio è stato prece-duto dalla riunione del Consiglio Nazionale ANGET (per l'esattezza, si è trattato della 49^ sessione). Due giorni di presentazioni e discussioni, di analisi della situazione dell'ANGET, di ipotesi sul nostro futuro, di individuazione di strategie per aumentare il numero dei soci, per sentirci più uniti. Le altre notizie sugli esiti del Consiglio Nazionale potranno essere lette sul notiziario "ANGET" che dispone di più spazio e sarà certamente più completo. Veniamo invece alle giornate di sabato 27 e domenica 28 marzo. Sabato si è fatta viva sulla scena "Foggiana" la Fanfara Vallecamonica, che era arrivata in zona sin dalla sera prima, dopo un viaggio in pulmann a due piani da Boario Terme e che - 1 -

SOMMARIO

- Tutta Foggia, minuto per minuto 1 - 8 - L'angolo della tecnica 9-12 - Inserto speciale 4 pag.

- - - Forcella del Picco 13-16 - - I nuovi soci 17

---- E adesso musica 18 ---- Quattro salti in cucina 19 ---- Andreino Pasini 20-21 - - Lettere al Capo Gr. 22-23 - - 1-10-25-50 24

Consultate il nostro sito: www.gruppalpanget.it

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Il tavolo del Consiglio Nazionale con, da sinistra: Ten.Gen.Scaranari, Gen. C.A. Bernard, Gen.C.A. Campagna, Gen.C.A. Martinelli e Gen.D. Biazzo).

aveva pernottato a S.Giovanni Rotondo, sì, proprio il paese dove c'è il Santuario di Pa-dre Pio. Intanto un'accoglienza particolarissima: proprio all'ingresso della Caserma, il bu-sto del Mar. Nicola Sernia, nato a Barletta nel 1910 e caduto a Celenza Valfortore (FG) il 5 ottobre 1943. E' Medaglia d'Oro al Valor Militare alla Memoria. L'armistizio sorprese il Mar. Sernia mentre prestava ser-vizio come artificiere presso la Guardia di Finanza a Gorizia (era in forza al Deposito del 9° Rgt. Artiglieria). Il Maresciallo rifiutò di arruolarsi nell'Esercito della Repubblica di Salò e per questo fu arrestato. Riuscito a fuggire, il Mar. Sernia raggiunse la linea del fronte nel Meridione e si mise ad organizza- - 2 -

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re squadre di patrioti, guidandoli nell'opera di neutralizzazione delle mine che i Tedeschi avevano seminato per ostacolare l'avanzata degli Alleati. Sorpreso dai Tedeschi mentre stava sminando la strada tra Tredici Archi e Celenza, cadde colpito a morte.

Riprendendo il racconto delle due giornate di raduno, dopo il "rancio" consumato tutti insieme nella mensa dell'11° Rgt.g.gua., eccoci arrivati alla cerimonia di consegna del nuovo Labaro al Gruppo Alpino ANGET da parte della Fanfara Vallecamonica. Nelle foto, alcuni momenti della semplice ma commovente cerimonia, resa

solenne dalla presenza di un plotone in armi del Rgt. e santificata dal Cappellano militare del Rgt. che ha benedetto il Labaro. Nel pomeriggio di sabato il nostro Gruppo Alpino, grazie alla presenza della Fanfara Valleca- monica, si è distinto an-cora una volta creando un bel subbuglio nel pie-no centro di Foggia.

Sopra, Augusto Maffi con-segna il Labaro al Ten. Gen. Scaranari davanti al pennone della Bandiera, tra il plotone in armi e la Fanfara Vallecamonica. A destra, il Cappellano del Rgt. benedice il Labaro sotto lo sguardo attento di Gino Mariolini.

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A sinistra, il Magg. Loren-zo Papa, Aiutante di Campo del Ten.Gen. Sca-ranari, il Ten.Col. Sergio Di Vita - da Bolzano - ed Augusto Maffi da Darfo-Boario Terme..

Sotto, da sinistra: il Capo Fanfara Maestro Tino Savoldelli, il Ten.-Gen. Scaranari, il Dott. Maffi, il Presidente della Fanfara Sig. Gianmaria Burlotti ed il Magg.Gen. Bruno Petti.

Alle 18.30, dopo la S.Messa in Cattedrale, la Fanfara ha effettuato una breve marcetta nella principale via dedicata agli acquisti ed al passeggio di fine settimana e poi si è fermata per un concerto di una quarantina di minuti. La gente si è radunata subito attorno ai suonatori e si è accalcata sempre di più manifestando il proprio entusiasmo e la propria approvazione con applausi a non finire e richieste di bis. Il breve concerto si è concluso con il "Silenzio", ascoltato in religioso silenzio, e con l'Inno di Mameli cantato a viva voce da tutti i presenti. Purtroppo eravamo tutti così attenti ad ascoltare la fanfara che nessuno ha scattato fotografie.

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Il giorno successivo, domenica 28 marzo, i momenti più significativi del raduno con la cerimonia in Piazza Cavour e la successiva sfilata per le vie della città.

Il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito - Ten.Gen. Giulio Fraticelli - passa in rassegna lo schieramento in Piazza Cavour.

A sinistra, il nostro Grup-po inserito nello schiera-mento con, alla sua de-stra, la Fanfa-ra Vallecamo-nica.

La Presiden

za Naziona- le ANGET ci ha conces

so di sfilare per ultimi, preceduti dalla Fanfara venuta espressamente per noi da Boario Terme a Foggia, in modo da avere una maggiore evidenza e (dicia mo noi immodestamente e con un pò di presunzione) per essere sicuri di finire in crescendo la sfilata di tutti i radunisti. Ovviamente il "33" è stato il pezzo suonato più a lungo ma la nostra marcia è stata allietata da numerosi altri brani, classici e moderni, che sono stati ampiamente applauditi lungo tutto il percorso.

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Il Gen.C.A. Luigi Campagna, Presidente Nazionale ANGET, apre la sfilata accompagnato dai Brg.Gen. Cappellini (a sinistra nella foto) e Gravante (a destra), rispettivamente Comandanti delle Scuole delle Trasmissioni e del Genio.

Il nostro Gruppo Alpino mentre aspetta l'inizio della sfilata.

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La Fanfara Vallecamonica precede il nostro Gruppo Alpino suonando il "33".

Il nostro Gruppo Alpino chiude "in bellezza" lo sfilamento. Non siamo molti ma possiamo comunque essere soddisfatti perché Foggia non è certamente una delle sedi più vicine alle zone tipiche del nostro recluta-mento. Precede il Gruppo il Gen. Azzaro - Capo Delegazione Trentino-Alto Adige.

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Un particolare del nostro Gruppo mentre passa davanti alla tribuna delle autorità. Per la cronaca, ecco i nominativi dei nostri partecipanti (almeno per quelli che siamo riusciti a memorizzare). Oltre ad un discreto numero di Sottufficiali e VSP/VFB delle Trasmissioni appartenenti soprattutto al 2° Rgt. di Bolzano (sarebbe bello conoscerne i nomi), erano a Foggia: Gen.B. Azzaro Col. Barba Gen.B. Bellinazzi Gen.C.A. Bernard Ten.Col. Buonomini Brg.Gen. Cappellini Col. Castelluzzo Col. Colaceci Aiut. Colavero Ten.Col. Di Vita Gen.C.A. Feniello Sig. Gesualdo Magg.Gen. Leoci Magg.Gen. Lombardo Sig. Maggia Sig. Ponte Ten.Gen.Scaranari Sig. Sdrigotti Sig. Silveri Inviateci correzioni, aggiunte o altro: saremo felici di aggiornare le nostre conoscenze e fornire notizie quanto più vicine possibili alla realtà.

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Ci scrive il socio Angelo Serra, Generale delle Trasmissioni og- gi in quiescenza, mandandoci questa rivoluzionaria invenzio- ne, tecnologicamente avanzata, insensibile alla Guerra Elettroni- ca, senza necessità di alimenta- zione elettrica, insomma.....con un mucchio di vantaggi. Il Generale Serra - classe 1929- residente a Verona, ha prestato servizio presso il 4° btg.trasm. "Gardena" in Bolzano negli anni dal 1953 al 1968 ed è stato Co- mandante delle Trasmissioni del 4° C.A.Alpino dal 1973 al 75. Lo ringraziamo per il suo contri- buto ammirando lo spirito giova- nile che lo contraddistingue. "un piccolo rifugio (ricovero alla prova), di tanto in tanto un pò d'aria e di luce, poca acqua ma buona e qualche chicco di grano, dato con parsimonia". Docile per natura, il colombo supporta gli scoppi ed i rumori, i disagi e la fatica, riunendo così tutti i requisiti per assolvere in ogni circostanza di guerra l'importante servizio di corrispondenza allorché gli altri mezzi di trasmissione di notizie trovansi paralizzati. E' noto che il sistema dei colombi messaggeri è un sistema "celere" data la velocità media del colombo di 50-60 Km orari, abbastanza "segreto" perché di difficile intercettazione e sufficientemente "sicuro". Però esso è utilizzabile solo in un senso, che di regola si applica dai minori ai maggiori Comandi, non essendo possibile situare colombaie nelle zone più avanzate e più soggette alle offese.

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UN RIVOLUZIONARIO MEZZO AL SERVIZIO DELLE TRASMISSIONI

DEL ....... FUTURO

Per assicurare il regolare funziona-mento del servizio e così trarre il maggior profitto da questa preziosa piccola staffetta aerea, la cui utilità, essenzialmente in guerra stabilizzata e nei periodi di lunga sosta, si manifesta al più alto grado, anche durante violenti e disastrosi combatti-menti, si richiedono poche cure dal personale dei posti di internamento, e cioè:

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E' questo un sistema che si esaurisce con l'impiego e che esige un lungo periodo preparatorio di acclimatamento ed ambientamento che si aggira sui 10-15 giorni, non sempre consentito dalle circostanze della lotta. Le possibilità del volo possono essere seriamente ostacolate dalle sfavorevoli condizioni atmosferiche e dal lancio dei gas tossici. Le perdite di colombi, quando il servizio è ben curato, sono inferiori al 10 %; in caso di speciali disagi e logorii, le perdite possono salire

al 15 %. Di notte, il lancio dei colombi è inefficace (salvo speciali colombaie e per piccole distanze). Il colombo ha, per contro, il vantaggio di essere un mezzo poco vulnerabile, utilizzabile anche a distanze considerevoli, che possono raggiungere i 300 e 350 Km. Col freddo intenso e dopo le nevicate, le tappe utili risultano più brevi e si aggirano sui 100 km.

Colombo con taschetta porta dispacci. INTERNAMENTO DEI COLOMBI Al fine di potersi valere di colombi viaggiatori per la corrispondenza militare per un certo periodo di tempo, è essenziale sviluppare in essi, oltre alla potenza del volo e l'istinto di orientamento (addestramenti ordinari), anche la facoltà di far ritorno alla propria stazione colombofila anche dopo un lungo periodo di internamento dal luogo di lanciata. L'internamento si effettua chiudendo i colombi in appositi locali (o gabbie di internamento per le stazioni mobili) siti sul luogo di lancio ed a portata di mano dell'autorità che deve impiegarli. Durante l'internamento verrà fatto ai colombi internati un tratta-mento speciale meno favorevole del consueto, allo scopo di non affezionarli al luogo e di renderli desiderosi di raggiungere al più presto la propria residenza ordinaria. L'internamento dei colombi in corrispondenza delle linee avanzate viene fatto, di massima, in adatti ricoveri, sia di trincea, sia dei centri di resistenza e nelle im-mediate vicinanze di osservatori o di Posti Comando.

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COMPOSIZIONE DELLA RAZIONE INDIVIDUALE GIORNALIERA Specie di granaglie Dall'accoppia- Nel periodo Durante la Durante l'in- mento ai viaggi. dei viaggi. sospensione ternamento Tipo I Tipo II Tipo III Tipo IV gr. gr. gr. gr. Veccia 25 15 10 10-12 Farina 5 15 10 10-12 Grano 5 5 10 10-12 Granoturco 3 3 7 --- Risetta 2 2 3 --- Totale grammi 40 40 40 30-36 Nella zona di sicurezza, sia con i posti di osservazione, sia con gli esploratori, i colombi tro-veranno occasione di effica-cissimo impiego. In linea di principio, uno stesso colombo dovreb-be, per quanto è possibile, servire sempre nello stesso settore, trascorrendo di fre-quente in colombaia un tempo sufficiente perché in lui non venga meno l'attacca-mento alla dimora abituale. Per piccole colom-baie di circostanza e in spe-cie per quelle avanzate (in zona di operazioni), sono sempre preferibili case isola-te, alla periferia dei centri abitati, e di facile accesso. Esse devono esse-re suddivise in uno o più scompartimenti, in ciascuno dei quali si mettono, al massimo, 50 - 60 colombi. Cesta porta colombi da 4 - 6 posti

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Le baracche colombaie smontabili sono costituite da costruzioni in legno di cui, la parte superiore, serve per l'installazione di gabbie per i colombi e quella sottostante per l'Ufficio, il magazzino materiali, l'alloggio per il personale, ecc.... Le baracche si utilizzano generalmente in sostituzione di colombaie fisse nelle località prive di di edifici facilmente trasformabili e sono a tale scopo in dotazione ai centri di mobilitazione.

Carro colombaia. Le autocolombaie consistono in speciali carri automobili aventi dispositivi di una vera e propria colombaia, capace di 90 - 100 colombi. Tali autocolombaie si utilizzano quando si presume probabile la necessità di uno spostamento. ____________________________________________________________ Ci scusiamo con i lettori se abbiamo osato definire, in apertura di articolo, un piccione viaggiatore un "rivoluzionario mezzo al servizio delle trasmissioni del futuro". Non si tratta di una presa in giro ma un modo ritenuto simpatico e affettivo per ricordare un pezzetto della nostra storia e ringraziare gli amici "colombi" per il loro lavoro e, sicuramente il loro sacrificio in chi sa quante occasioni.

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di Renato PAGANO

Il Gen.C.A. Paolo Feniello (da Salerno) mi ha scritto più volte in posta elettronica e in una di queste occasioni mi ha spinto a solleticare i ricordi del Gen. Renato Pagano (a Bolzano) in merito al Rifugio Tridentina. Così, da Roma, in posizione non proprio baricentrica ma quasi, mi sono dato da fare ed il 14 marzo, quando oramai il 2° numero del nostro Notiziario era già stato varato e spedito, il Gen. Pagano mi ha scritto ciò che segue. Lo pubblichiamo adesso.

FORCELLA DEL PICCO - BIRNLUCKE Il rifugio, ristrutturato nel ‘63 dalla Compagnia Genio Pionieri della Brigata Alpina "Tridentina", attualmente si chiama Rifugio Tridentina - Birnluckehutte ed è gestito dalla Sezione del Club Alpino Italiano di Bru-nico (BZ). (mi scuso per i conoscitori del tedesco, ma non ho le “umlaut”) Tutti i rifugi alpini dell'Alto Adige, che erano proprietà del Demanio Militare, nel 1997 sono transitati nel patrimonio della Provincia Autonoma di Bolzano. Nel 1963, la Compagnia pionieri aveva realizzato dei grossi lavori di ristrutturazione e di miglioramento per adattarlo alle esigenze di accantonamento del personale impegnato nelle operazioni di ordine pubblico negli anni che vanno dal 1961 al 1969. Fu un impegno molto oneroso per il reparto che non disponeva di mezzi idonei e moderni.

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In quel periodo, con il grado di Tenente, ero impegnato con il mio plotone in un altro settore (Cornetto di Confine - Pausa Alta - Sasso Planca - Corno Fana) con il compito di ripristinare la casermette dislocate lungo il confine, costruite negli anni '30 e poi lasciate degradare. Quindi non ho seguito i lavori se non in modo indiretto. Ero in continuo contatto con il Comandante e mi recavo alla base della Compagnia almeno una volta alla settimana per riferire sull'andamento dei lavori, per necessità varie dei miei dipendenti. Il rifugio era stato costruito negli anni '20 - '30 da un contadino di Pratomagno - Prastmann. Egli era ancora vivo durante il periodo dei lavori e ricordo perfettamente di averlo conosciuto una sera in una fumosa gasthof di Casere - Kasern. In un italiano frammisto a parole trentine mi raccontò che aveva costruito lui personalmente il fabbricato prelevando il materiale inerte nelle vicinanze (sassi e ghiaia) mentre tutto il resto lo aveva trasportato a dorso di mulo nei molti anni a seguire. Sono stato al rifugio, soggiornandovi sempre un paio di giorni: - nel 1984: mi ero aggregato alla 5^ cp.g.mn. del btg. Iseo durante il

campo estivo; - nel 1992, con mia moglie e mia figlia, quando fummo sorpresi da un'ab-

bondante nevicata che ci costrinse a prolungare il soggiorno di un'altra giornata: era settembre;

- nel 2000, assieme ad alcuni amici. In quel periodo mi stato allenando per effettuare il percorso della via Francigena (600 Km. da Parma a Roma) che poi feci in settembre impiegando 18 giorni;

- nel 2003, con mio nipote di 10 anni e mia figlia, percorrendo anche il sentiero che dalla forcella porta al Rif. Vetta d'Italia - Krimmler Tauern, facendo rientro alla ex casermetta della Guardia di Finanza di Fonte alla Roccia - Trinkstein.

Quest'ultimo fabbricato è in completo stato di abbandono: ha le porte e le finestre murate per il pericolo di crolli, in alcuni punti il tetto ha ceduto e credo che le ultime abbondantissime nevicate di quest'inverno abbiano inferto un ulteriore corpo alla sua stabilità. Il rifugio, invece, è tenuto molto bene, non ha subito mutamenti se non quelli derivati da interventi di manutenzione e adattamenti al mutato standard di richieste dei turisti che numerosi lo frequentano. E' sempre un'emozione ritornare in questo luogo, sostare davanti alla targa della compagnia affissa all'esterno, entrare e sedersi nella sala da pranzo (all'esterno ancora rivestita di scandole in legno poste in opera dal S.Ten. Vannini) che si affaccia su una splendida vista sulla valle. Il persorso che da Fonte alla Roccia porta a Malga Lahner è ridente e magnifico, circondato da mughi, rododendri, genziane e tantissimi altri fiori.

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Nella carta, per chi non dovesse essere un fre-quentatore abituale della Val Pusteria e dintorni, è stata evidenziata la posi-zione di Brunico e quella della "Forcella del Picco", alla sommità della Valle Aurina.

Il torrente assorda con il suo frastuono, non consen-te di parlare ma, col suo suono, ti accompagna ed allevia la fatica. Arrivati alla Malga (ora trasformata in Jausenstation – posto per fare merenda per coloro che decidono di non affrontare l’ultima ripida salita) il torrente scorre

placido tra i prati del vasto terrazzamento; in alcuni tratti è stato incanalato tra sponde in pietra per ridurne la velocità. In fondo a questi prati inizia l’impennata dell’ultimo tratto che porta a q. 2.440 del rifugio. Il sentiero è mantenuto molto bene, in alcuni tratti anche in modo eccessivo (gradoni, lastricato e cunette di scolo per l’acqua). In questo punto, ricordo, la compagnia aveva installato una teleferica per portare a destinazione i materiali che servivano al cantiere. Fino a quel punto i mezzi di trasporto erano i muli ed i famigerati, sempre guasti, 3x3. A destra, la posizione del rifugio Forcella del Picco, di Malga Lahner, del rif. Vetta d'Italia e della Cima "Picco dei Tre Signo-ri", tutto sopra i 2.000 metri.

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Il rifugio è situato su uno spuntone di roccia a picco sul

ghiacciaio del Picco Dei Tre Signori – Drei Herren Spitz ed ha una vista splendida sull’ultimo tratto della Valle Aurina – Ahrntal. Purtroppo i cambiamenti climatici degli ultimi anni hanno ridotto la lunghezza del ghiacciaio di circa 300 m. La prima volta che lo vidi, nel 1963, raggiungeva quasi il terrazzamento di Malga Lahner, ora, invece, per osservarlo, è necessario voltarsi verso la cima del Picco. Mi ha fatto molto piacere questo tuffo nel passato. Assicuro chi legge che tutte le volte che mi sono trovato al rifugio la mia mente è corsa al mio Comandante di allora, ai Sottufficiali Cossu, Grassi, ecc.. ai Sottotenenti Tannini, Pretracca, Conti e Barbarossa oltre che ai tanti Genieri Alpini, tra cui il famoso Peraldini della Valtellina. Renato Pagano Il Generale Renato Pagano è nato ad

Avellino nel 1938, ha frequentato il 14° Corso dell'Accademia Militare di Modena dal 1957 al 1959 e, dopo la Scuola di Applicazione di Torino e ad eccezione dei corsi fatti in varie zone d'Italia, ha sempre prestato servizio in Alto Adige, dove risiede oggi. Dal 1961 al 1968 è stato alla Cp.g.p. "Tridentina" con sede in Bressanone, poi, dal 1969 al 1975, al Cdo della stessa Brigata. Dal settembre 1975 allo stesso

mese del 1982 ha prestato servizio nell'ambito della 4^ Direzione Genio Militare di Bolzano. Sempre a Bolzano, dal 1982 al 1983 ha comandato il 2° btg.g.mn. "Iseo" ed è poi rientrato nell'ambito della 4^ D.G.M. dove è rimasto fino al 1994 ricoprendo anche l'incarico di Direttore.

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Alla data del 25 maggio 2004 (o vado in stampa adesso o non ce la faccio a spedire i notiziari il 1° giugno), la situazione dei soci del nostro Gruppo Alpino è la seguente:

Soci effettivi (o "di diritto") ................................... n. 164 Soci aderenti ............................................................ n. 27 Soci simpatizzanti .................................................. n. 1 TO T A L E ............................................................... n. 192 In particolare, oltre ai soci segnalati nei due precedenti numeri del nostro Notiziario, si sono aggiunti (in parte come nuovi soci ed in parte come rinnovi):

Soci effettivi (n. 20): Ambrosini Vittorio Barba Giovanni Baruzzo Antonio Biciotti Mario Caromani Giovanni Casula Antonio Cipollone Pietro Colavero Giorgio Danieli Andrea Duiella Aldo Duiella Matteo Frosini Giampiero Gallina Giuseppe Guaccio Alberto Saldi Simone Stefanelli Vincenzo Stefanoni Renzo Vieceli Adriano Viezzer Egidio Vitale Luigi

Soci aderenti (n. 3): Bellinazzi Franco Grusovin Giovanni Puricelli G.Battista

Soci simpatizzanti (n. 1) Di Leo Antonio

Tutta la grande famiglia dell'ANGET Alpina da il benvenuto ai nuovi arrivati e l'invito a partecipare attivamente alla vita del Gruppo (almeno con idee e scritti).

A proposito di Soci, come deciso nel corso del Consiglio Nazionale tenutosi alla fine di marzo a Foggia, il Presidente Nazionale ANGET - Gen.C.A. Luigi Campagna - ha nominato un Gruppo di Studio per "individuare le interferenze tra Gruppi di Specialità e Delegazioni Regionali e trovare le modalità per ovviarle". Il Gruppo è composto dal Gen. Carlo Mittoni (Presidente) - Segretario Generale Anget, Gen Roberto Scaranari, Gen. Eugenio Pensa - Vice Capo Gruppo Guastatori, Gen. Steno Carraro - Delegaro Regionale Friuli V.G. e Gen. Gerardo Gaudioso - Delegato Regionale Veneto. Lo studio dovrà concludersi entro la fine del 2004, in modo che i risultati pos-sano essere presentati e discussi nel corso del Consiglio Nazionale 2005.

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In una delle sue lettere, il socio Carlo Alberto Bruschi mi ha parlato di Paolo Caccia Dominioni che, tra le sue qualità eccezionali, aveva anche quella di saper disegnare e dipingere in modo veramente particolare. Famosa una sua rappresentazione del "Capitan della Compagnia" classica canzone di cui il nostro Carlo Alberto non trova più le parole e allora, eccoci qui pronti ad accontentarlo.

El capitan de la compagnia e l’è ferito, sta per morir el manda a dire ai suoi Alpini perché lo vengano a ritrovar.

I suoi Alpini ghe manda a dire che non han scarpe per camminar. O con le scarpe o senza scarpe i miei Alpini li voglio qua.

Cosa comanda, sior capitano, che noi adesso semo arrivà? E io comando che il mio corpo in cinque pezzi sia taglià.

Il primo pezzo alla mia Patria, secondo pezzo al Battaglion, il terzo pezzo alla mia Mamma che si ricordi del suo figliol.

Il quarto pezzo alla mia bella che si ricordi del suo primo amor. L’ultimo pezzo alle montagne che lo fioriscano di rose e fior. (si ripete “L’ultimo pezzo ……”)

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La mancanza di spazio nelle due pagine dedicate alle "Lettere al Capo Gruppo" non mi consentirà di ringraziare il Socio Vanio Maggia per il bel volume "Il cibo della memoria" che mi ha inviato. Troppa grazia S.Antonio, direbbe qualcuno. Purtroppo sono ricette molto appetitose alla sola lettura ma che non posso riportare qui perché farei opera di plagio. Le proverò (non proprio tutte), vi apporterò qualche variante, spero non peggiorativa, dopo di ché potrò pubblicarne qualcuna. Intanto, per questo numero, vi propongo la ricetta di un dolce della vecchia tradizione paesana, arrivata esattamente in questo momento, via posta elettronica da Luciano Canova che, per l'occasione, si è appoggiato al computer di Gino Mariolini. La ricetta è della moglie di Luciano, Signora Dina, che ringraziamo, e si riferisce al: Ingredienti gr. 150 farina di castagne (giovane e di buona qualità) gr. 150 zucchero gr. 100 burro (da far fondere a fuoco bassissimo in un padellino) n. 3 tuorli d'uovo (cerchiamo di capirci ..... il rosso) n. 1 bicchierino di liquore (grappa o rhum) n. 1 bicchiere di latte n. 1 bustina di lievito (non dico la marca per non fare pubblicità) n. 3 mele renette grattuggiate n. 1 pizzico di sale n. 3 albumi d'uovo montati a neve (= il bianco delle tre uova di prima)

Preparazione Si prende la farina, lo zucchero, il burro ed i 3 tuorli d'uovo e si mescolano bene tra loro senza lasciare grumi. Si aggiungono gli altri ingredienti ad eccezione della bustina di lievito che, dopo aver ben mescolato il tutto, si aggiungerà alla fine (se vi piacciono, potete seminare sopra il composto versato nella teglia una trentina di grammi di pinoli). Avrete sicuramente acceso da tempo il forno che sarà alla temperatura di 200°. Infornate e lasciate la teglia in forno per circa un'ora. A questo punto non vi resta che estrarre dal forno e mangiare. Buon Appetito. P.S. - io non l'ho ancora provata per cui non garantisco. R.S.

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(Un mitico "Peones" dell'OROBICA che non dimenticheremo mai)

Il Geniere Alpino Andreino Pasini continua ora le sue ascensioni sulle montagne del "Paradiso di Cantore", dove è salito il 21 maggio del 1998, dopo che il suo cuore generoso ha cessato di battere mentre, in compagnia di alcuni amici, tentava di conquistare un sogno: la vetta del Shisha Pangma, uno degli "ottomila" della catena Himalaiana. Era nato a Gromo, in Provincia di Bergamo, il 28 maggio del 1944 e sin da giovanissimo ha sempre lavorato sodo, come muratore e boscaiolo, anche all'estero. Chiamato ad assolvere gli obblighi di leva nelle Truppe Alpine, è stato inquadrato nella

Compagnia Genio Pionieri della Brigata Alpina "Orobica" ed è stato uno dei mitici "Peones" che nel 1966 ha partecipato a quell'epico trasporto di materiali in vetta alla Presanella (m. 3.558), quando 130 Genieri Alpini della CPO si sono sobbarcati il peso di ben 18 quintali di materiali. Rientrato dal servizio militare, come imprenditore ha gestito una fiorente impresa che dava lavoro ad una ventina di persone. Pur gravato da grosse responsabilità ha continuato a frequentare le montagne, che erano la sua vita, puntando sempre più in alto: come escursionista, come alpini-sta, come sci-alpinista e spesso anche con il parapendio, tanto da guadagnarsi il simpatico soprannome di "Icaro". La sua passione per l'alpinismo e l'avventura lo ha spinto a partecipare a numerose spedizioni extraeuropee. Nel 1994-95, in Valle Sanguigno, trasformò una baita di mandriani in Rifugio, che chiamò "Gianpace".

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Il Rifugio era frequentato da tanti amici che gli volevano bene e da numerosi escursionisti attratti, oltre che dalla bellezza dei luoghi, anche dalla sua cordialità, dal suo modo di conversare semplice e dalla bontà che si manifestava anche attraverso il suo sguardo sereno di galantuomo. Era definito dagli amici "un burbero dal cuore d'oro". Nel filmato che riprende gli ultimi giorni della sua esistenza durante la marcia di avvicinamento al Shisha Pangma, la telecamera lo coglie spesso in compagnia di bambini tibetani. Per tutti aveva una carezza, una parola affettuosa, una caramella o un sorso di aranciata. Ora, caro Andreino, riposi per sempre a 7.400 m. di altitudine, vicino al cielo, sepolto nel ghiaccio che riveste l'ottomila che avevi tentato di conquistare. Impossibile dimenticarti. il tuo amico Michele Olivari __________________________________________________________

Il ricordo di Andreino Pasini è opera di Michele Olivari, suo compagno d'armi alla CPO (nella foto a sinistra Andreino gli tiene un braccio appoggiato sulla spalla). Sperando di aver esaudito il desiderio di Michele che per rendere omaggio a questo nostro amico mi ha inviato testo e foto, devo aggiungere poche righe mie. Ricordo bene "Pasini", con due mani che sembravano magli, sempre pronte ad essere usate "a fin di bene", e lo ricorde-ranno certamente anche tanti ex G.A. che lo hanno avuto come commilitone. Quella che segue è una foto della CPO del 1966, schierata all'ingresso dell'accampa-mento alla Casa Cantoniera del Tonale, mentre ascolta la S.Messa. Caro Andreino, forse eri anche Tu in mez-zo a noi su quell'impalcato di ponte Bailey, ma sicuramente ora siamo tutti noi con Te.

Roberto Scaranari

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Ci scrive Giuseppe BASSO da Canelli (AT) (lettera sintetizzata) Sig.Ten.Generale Roberto Scaranari. Ho letto per caso sul giornale "L'Alpino" del settembre 2003 il suo appello diretto a Genieri e Trasmettitori Alpini perché aderiscano all'ANGET. Premetto che non sono un alpino, sono della classe 1940 e vorrei iscrivermi all'ANGET. Prima, però, vorrei sottoporle due quesiti, forse banali, ma che, per me, sono diventati una questione di principio. Con i miei amici "Alpini" sono andato a vedere le adunate di Asti ed Aosta; al passaggio della Bandiera di guerra della Brigata Taurinense (era la Bandiera di un suo Rgt. - n.d.r.), tra applausi e grida festose "vedi, questa è la nostra Bandiera" gridavano i miei amici "Noi siamo della Taurinense. La tua qual'è?" Non sapendo cosa rispondere, ho sempre sviato la risposta. Innanzi tutto sono fiero di essere Italiano e di aver avuto l'onore di servire la mia Patria nelle Trasmissioni. Questo è il mio stato di servizio: - 8.11.61 arruolato nell'84° Rgt.f.CAR "Venezia"; - 15.11.61 trasferito al VII° btg.t. di C.A. - Cp.Cdo - a Paluzza (UD); - fui poi aggregato all'11° Alpini da posizione della Julia dove ho svolto con le

reclute alpine l'addestramento ed il Giuramento, sotto la loro Bandiera; - nel 1962 il VII° btg.t. venne trasferito a Bassano del Grappa dove svolsi il mio

incarico di conduttore fino al congedo avvenuto il 23 marzo 1963. Ecco le mie domande: 1° : quale è la mia Bandiera? 2° : a quali truppe appartengo? (Il VII° ha sempre svolto i suoi compiti con gli

alpini). La lettera si conclude molto educatamente con scuse e ringraziamenti.

Risposta del CapoGruppo Caro Giuseppe, forse non te ne sei accorto ma ti sei già risposto da solo. Tu sei fiero di quello che hai fatto, sei fiero di aver "Giurato" sotto l'ombra della Bandiera dell'11° da posizione della Julia e sei fiero di aver prestato servizio come Trasmettitore nel VII° Btg. che, effettivamente ha sempre operato in territorio Alpino, pressoché esclusivamente per le Truppe Alpine. Se proprio devo aiutarti a scegliere, visto che all'11° eri soltanto aggregato, la tua Bandiera deve essere quella del VII° Btg.Trasmissioni. Considerato il servizio che hai fatto ed i Reparti in cui hai prestato servizio potresti a ragione essere un socio del nostro Gruppo Alpino ANGET. Ad Asti non c'è una Sezione ANGET ma in Piemonte ce ne sono molte (Alessandria, Casale Monferrato, ecc..). Se vuoi sapere più dettagliatamente dove associarti e come fare, potresti consultare il nostro sito internet - www.gruppalpanget.it - e lì troverai tutto ciò che ti serve. Se non ti piace l'informatica, riscrivimi o telefonami e ti risolverò ogni problema.

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Ci scrive il Generale Filippo BOARI da Vipiteno (BZ) (lettera sintetizzata) Carissimo, ho ricevuto oggi il n. 2 de "Il Ponte Alpino" e mi sono molto commosso per la riesumazione di un documento protostorico che riguarda anche me. Ti ringrazio per la particolare attenzione e ricordo molto bene quella meravi-gliosa giornata, .... ma mi sono sentito un poco come un cimelio (sai, del tipo "una gavetta ritrovata sul Pasubio"). ............ voglio dare un piccolissimo contributo di conoscenze e ricordi. Mi riferisco alla lettera del commilitone che è perplesso sulla dizione "guastatori". Ebbene, da guastatore incallito, vorrei rivendicare le antiche origini della specialità, infatti, il corpo dei Guastatori fu istituito il 21 gennaio 1793 (cioè prima dei "pionieri") come evoluzione e modifica di ordinamenti precedenti che prevedevano reparti operativi misti comprendenti Granatieri, Truppe leggere, fucilieri e ... Guastatori. ...... trascuro i dettagli (ad esempio, che il decreto istitutivo prevedeva che i guastatori fossero di assoluta prima scelta e che ricevessero, per il loro peculiare impegno, un trattamento economico superiore a quello delle altre Armi, Corpi o Specialità).

Risposta del CapoGruppo Signor Generale, non ho potuto riportare la Sua lettera al completo per motivi di spazio. Per il nostro Notiziario è un vero onore poter ospitare un Suo scritto oltre che di vero interesse per le notizie che ci ha fornito. Non mi resta che prenderne atto e ringraziarLa per il tempo che ci ha voluto dedicare. Ci scrive Carlo Alberto Bruschi da Rovigo All'amico Carlo Alberto devo chiedere scusa per non aver ancora pubblicato nulla di tutto ciò che mi ha scritto. Tanto, veramente tanto: storia, vita vissuta, ricette e domande (nei prossimi numeri le sue ricette diventeranno famose). Trascrivo un brano di una sua lettera: "Fortunato me, che in quel del 1964, il Comandante della Scuola "Ettore Rosso" alla Cecchignola - Col. Luigi Barco - abbia con così grande sicurezza capito il mio carattere e mi abbia mandato nel Genio Alpino. Fortunato me che ho sempre avuto la passione per la montagna e per il buon lavoro, aiutato dai miei Ufficiali e da quell'amore alpino che è poi la forza della nostra specialità oltre che dallo spirito di corpo, che non si sa bene in fin dei conti che cosa sia ma che c'è, c'è sempre stato e, sono sicuro, ci sarà sempre"

Risposta del CapoGruppo Carissimo Carlo Alberto, citerò qualche altro brano delle tue lettere nei prossimi numeri ma intanto ti do qualche risposta. Non sei il solo che vorrebbe sapere qualche cosa dell'attività svolta dal 2° Rgt.Genio in Kosovo (a pag. 6 dell'ultimo numero dell'Alpino c'è una richiesta analoga di un Capitano richiamato che è stato sul posto ma non ha visto scritto niente al riguardo). Per quanto attiene a Paolo Caccia Dominioni, figura eclettica e mitica, non scriverò nulla di lui su questo Notiziario perché stiamo per riscrivere il libro "Cronache del Genio Alpino - 2^ edizione" dove ci sarà un intero capitolo dedicato a lui ed alle sue gesta. R.S.

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Questa è una nuova rubrica messa in ultima pagina per chiudere sicuramente il notiziario con una nota allegra e festosa. Chi lo desidera può mandare una comunicazione (anche una foto, se lo gradisce) che riguardi un anniversario, decennale, venticinquennale o cinquantennale un pò particolare e degno di essere citato (solo cose allegre: niente decessi e commemorazioni). Girolamo CAROLLO Apre la rubrica il nostro socio "Girolamo Carollo", ex trasmettitore alpino del 1°/75 della Brigata Alpina Cadore, che, il prossimo 30 giugno, festeggerà il suo venticinquesimo anno di matrimonio - le famosissime "NOZZE D'ARGENTO" - con la moglie Chiara. Oltre agli amici, divideranno con loro torta e champagne i figli Alessio, Valerio, Sofia e Manar.

Vivissime congratulazioni per la pazienza che avete dimostrato e tanti carissimi auguri per i prossimi 25 anni da tutto il Gruppo Alpino.

Anno 2° - n. 3 - Giugno 2004 Direzione e redazione Via S.Erasmo 15 - 00184 Roma Tel. 06.77206968 e.mail: [email protected] Direttore Roberto Scaranari Collaboratori Giuseppe Basso Filippo Boari Carlo Alberto Bruschi Dina Canova Girolamo Carollo Dario Cocchia Paolo Feniello Michele Olivari Renato Pagano Angelo Serra Antonio Vecchione

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Ci scrive poco prima di andare in stampa con questo numero, nel suo nuovo formato da 1/2 pagina A4, il Socio Gen. Antonio Vecchione da Santa Monica (U.S.A.) una lettera veramente importante, per cui non me la sono sentita di cancellare parte di quanto avevo già preparato ed ho ritenuto invece preferibile e più opportuno aggiungere questo "Inserto Speciale" al centro del nostro Notiziario. Andando avanti capirete che ho fatto bene (e non dite che intanto devo aver ragione per forza). Riporto testualmente la lettera del Gen. Vecchione. - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - Un Grande Alpino un Grande Tecnico

A proposito della "Cazzuolata" del notiziario di marzo per la scarsa partecipazione di scritti e fotografie di noi genieri, devo dire che hai ragione. Siamo gente che usa ogni genere di attrezzature per costruire, l'esplosivo per distruggere, il tavolo da disegno per progettare, il calcolatore per dimensionare strutture, ma la penna come giornalisti o come editorialisti siamo meno bravi. Sarà perché siamo per tradizione modesti e non vogliamo mai fare le "prime donne".

Dopo questa premessa voglio vincere la mia pigrizia e modestia e scrivere due righe per ricordare uno dei nostri migliori Ufficiali del Genio Alpino che di recente "è andato avanti":

il Gen.C.A. Remo PERACCHIO

1° giugno 2004 - Inserto Speciale - pag. 1

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Ho avuto l'onore di passare un breve periodo alle Sue dipendenze ed ho potuto apprezzare le Sue doti morali e la Sua grande preparazione tecnica, sia come geniere e sia come alpino - era anche istruttore di alpinismo della S.M.Alp.. Primo tra i primi sempre, in ogni circostanza. Mi ricordo che comandavo la Compagnia Genio della Brigata Alpina Cadore a Belluno, da Tenente, ed un bel giorno mi dissero che avremmo avuto un nuovo Comandante di Compagnia. Arrivò il Capitano Remo Peracchio ! Tutti noi Ufficiali eravamo curiosi di vedere che tipo era; veniva dagli Stati Uniti dove aveva frequentato per un anno la Scuola del Genio Americano (Engineers Corp). Seppi che era risultato "Primo" tra i frequentatori stranieri.

Estate 1959 - La Compagnia Genio Pionieri "Cadore", guidata dal Cap. Peracchio, in marcia verso il Rif. Locatelli. Tipo taciturno, ascoltava molto, parlava poco ma quando parlava era come la Bibbia; ti dimostrava con poche parole chiare e semplici dove sbagliavi e cosa dovevi fare. Aveva comandato la Compagnia Genio Pionieri della Taurinense da Tenente e quindi capivo bene le difficoltà che aveva incontrato e superato nel suo periodo di comando. Prima di andare alla Scuola di Guerra gli mancava il periodo di comando da Capitano ed ecco perché era venuto da noi.

1° giugno 2004 - Inserto Speciale - pag. 2

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Appena arrivato, parlavamo del campo mobile in preparazione del 1959. Io ero il suo vice e come Ufficiale più anziano raccoglievo le sue rare confidenze ed ho avuto l'onore di dargli qualche consiglio sulle montagne del Cadore, che lui non conosceva.

Parlando della considerazione che noi Genieri avevamo in seno alla Brigata mi disse:"Durante il prossimo campo dimostreremo agli altri alpini che non siamo secondi a nessuno". Compilammo assieme il programma e lui inserì l'ascensione sulla Gran-de di Lavaredo(20 cordate da tre).

Il Cap. Peracchio su un sentiero Portammo tutta la compagnia lungo nei pressi delle Cime di Lavaredo. la Strada degli Alpini (la Busa de Dentro e la Busa de Fora).

Estate 1959 - Il Cap. Peracchio guida la Compagnia Genio Pionieri Cadore verso la Strada degli Alpini.

Fu un campo meraviglioso, tra quelle montagne piene di storia delle nostre truppe alpine. Salimmo sulla Grande di Lavaredo con i materiali

1° giugno 2004 - Inserto Speciale - pag. 3

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che avevamo allora in dotazione (corde da roccia di canapa da m. 20, in testa avevamo l'Elmo di Scipio e per scarponi i Vibram di dotazione).

S B A L O R D I M M O T U T T I !

Estate 1959 -La Compagnia Genio Pionieri Cadore sulla Strada degli Alpini.

Estate 1959 - La Compagnia Genio Pionieri Cadore sulla Strada degli Alpini (La Busa de Dentro).

Chi è stato alle sue dipendenze avrà certamente piacere di vedere queste foto e così voglio ricordarlo io. Gen.Antonio Vecchione

1° giugno 2004 - Inserto Speciale - pag. 4