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FONDAZIONE MADRE CABRINI ONLUS

Eitoriale 3

Contributi Professionali 4

Logo Fondazione 19

GIUGNO 2021 ANNO 16 NUMERO 2

CURARE

SOMMARIO

Tratto da

http://www.travellingaround.org/

Vacanze Immaginarie

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CURARE pubblicazione trimestrale della Fondazione Madre Cabrini

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Editoriale Vacanze immaginarie

Per viaggiare non è necessario muoversi. Molti possono fare il giro del mondo più vol-

te senza trovarvi nulla se non foto ricordo e collezioni di cartoline. Altri possono ri-

manere in luoghi domestici per lungo tempo immaginando mondi fantastici collocati in

più continenti. Un esempio straordinario, in tal senso, è Emilio Salgari. Scrittore che,

nato a Verona, visse successivamente a Torino. Scrisse circa 200 fra romanzi e rac-

conti. Tutti ricorderanno Sandokan, il corsaro nero…certamente narrativa “d’altri

tempi”. Il “nostro Emilio” non viaggiò molto. Viaggiò molto con la fantasia ma diede ai

suoi lettori la possibilità di avventure immaginarie. Non fu neppure molto fortunato in

quanto gli editori per cui scriveva lo costringevano a contratti senza grandi introiti.

Come faceva ad inventarsi delle avventure in posti mai visti? Forse molta immagina-

zione, grande studio di dizionari, atlanti geografici e ogni fonte che potesse permet-

tergli di crearsi un’idea di un luogo mai visto. O forse il bisogno…aguzza l’ingegno. I

suoi libri sono stati letti da un numero incredibile di ragazzi di diverse generazioni.

Ora sono un poco datati ma la sue avventure nei cinque continenti narrate dalla sua

scrivania di Torino ha lasciato un segno nella cultura italiana. Alcuni esempi: un aste-

roide porta il suo nome; la televisione italiana ha messo in scena, diversi anni fa, San-

dokan. Un ballerino e coreografo internazionale come Daniel Ezralov ha fatto uno

spettacolo multimediale su di lui con musiche di Ludovico Einaudi. Rossana Casale ha

inciso una canzone “Salgari” nel suo disco “incoerente Jazz” così come Davide Van

des Froos ha intilotato una sua canzone “Yanez” che è uno dei personaggi famosi dei

libri di Salgari. Tornando ai viaggiatori immobili… Quanti di noi si muovono, quanti no.

I nostri “ragazzi agè” hanno tragitti importanti che vanno dalla loro camera alla sala

pranzo. Alcuni si avventurano nell’oscuro sotterraneo per andare in palestra e, sem-

pre più raramente, a vedere un film. Nell’ultimo anno non hanno più potuto trovarsi in

gruppo. Noi che, ci rechiamo al lavoro in strutture sanitarie, facciamo la spola fra la

nostra realtà domestica ed il lavoro. Lasciamo la nostra casa al mattino e la ritrovia-

mo alla sera, salutiamo le persone che incontriamo al lavoro e li ritroviamo il giorno

dopo. Non tutti, non sempre. In questa routine, ogni tanto ci fermiamo a parlare di

vacanze, di viaggi. Qualcuno di noi parla del passato, altri progettano il futuro delle

proprie esplorazioni. Non siamo molto differenti da Salgari, forse meno fantasiosi.

Siamo comunque on po' prigionieri dei nostri doveri e delle nostre responsabilità che,

oltre alla fatica, ci donano anche grandi soddisfazioni. Raramente mi capita di aprire

una mappa sul computer e ipotizzare un viaggio. Esploro anche la possibilità degli spo-

stamenti con i mezzi locali, guardo l’orario dei treni che da Buenos Aires portano a

Ushuaia o quale sia il miglior itinerario per arrivare al lago Vittoria in Tanzania dal

parco Etosha in Namibia attraversando almeno tre o quattro stati e molte culture.

Per ora non ho il tempo di fare questi viaggi e, quando avrò tempo, potrei non aver più

la forza o la fantasia per farlo. Viaggiare e scoprire nuovi orizzonti è fantastico ma

è più importante conservare occhi che possano rimanere pronti per essere stupiti.

GIUGNO 2021 ANNO 16, NUMERO 2

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CONTRIBUTI PROFESSIONALI

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Una casa di riposo è un luogo di vita e di morte, dove si incontrano visi segnati dal

tempo, sguardi persi nel vuoto. Un luogo di emergenze e di cronicità, di malattie e di

pianti. Di odori acri, di sussurri, di voci lontane, di grida, di campanelli stridenti, di

accesi litigi. Una casa di riposo è luogo fatto di sorrisi senza tempo, di mani tese, di

desideri appena accennati, di richieste di affetto e protezione, di occhi lucidi. E poi

ancora di sotterfugi, di sicurezze date e ricevute, di ruoli agiti e subiti, di attenzioni

e gelosie, di abitudini sacre, di cultura e tradizioni. Un luogo di esperienze di vita in

cui le storie di ognuno si incontrano o si scontrano; un luogo di emarginazione o di co-

munità, un microcosmo di dinamiche umane dove perdersi e ritrovarsi.

Il compito della riabilitazione in età geriatrica è più propriamente definito riattiva-

zione: l’obiettivo è il recupero della motivazione, cioè dell’investimento emotivo che

parte dalla fiducia in se stessi e nelle proprie prestazioni, come base per un assecon-

damento degli impulsi della propria creatività ed una partecipazione alle iniziative so-

ciali. Il processo di riattivazione (recupero della motivazione) è compito di tutta la

riabilitazione (medica e sociale) nel vasto complesso dei provvedimenti di competenza

delle politiche sociali e degli interventi sanitari volti alla prevenzione dell’inattività.

Se siamo convinti di questo, il lavoro sociale non è un optional ma parte integrante del

processo riabilitativo, che mette a disposizione saperi ed esperienza all’interno di un

progetto di intervento globale rivolto alla persona. In questo quadro educatori, vo-

lontari ed operatori tutti rappresentano una componente irrinunciabile al pari delle

altre competenze. E allora quali obiettivi porsi per migliorare la qualità della vita quo-

tidiana e portare dei cambiamenti in strutture come l’ RSA, un po’ casa un po’ ospeda-

le, dove si chiede duttilità organizzativa e culturale necessarie per garantire agli an-

ziani di uscire da questo mondo con dolcezza e serenità? Qual è il senso dell’agire in

una residenza in cui sono ospitati prevalentemente anziani non autosufficienti? Come

contribuire alla riabilitazione dei nostri anziani combattendo un’idea di ineluttabilità

della cronicità, di perdita di speranza e di conseguente abbandono dell’investimento

emotivo e professionale?

GIUGNO 2021 ANNO 16, NUMERO 2

Dare voce ai sentimenti e alle emozioni

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Da queste domande è emersa la necessità di un’attenzione nuova alle dimensioni

dell’“identità”, della “soggettività”, della “motivazione” e della “partecipazione” degli

anziani utenti coinvolti in attività del servizio educazione/animazione(dai laboratori

creativi-artigianali, alle attività musicali, alla lettura dei giornali, all’accompagnamen-

to nell’ attività della vita quotidiana)…che cerca di rispondere proprio a questo.

“La demenza non può riconoscere sé stessa, nello stesso modo con cui la cecità non può vedersi. “[Apuleio]

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GIUGNO 2021 ANNO 16, NUMERO 2

Il viaggio

A cura di Daniela Tedeschi

A chi non piacerebbe viaggiare, visitare luoghi lontani, conoscere abitudini nuove e

diverse dalle proprie?

Da sempre il viaggio ha affascinato l’uomo, come il personaggio di Ulisse con le sue

avventure ci ricorda.

Ma il viaggio non è solo e sempre qualcosa di esteriore, spesso è il percorso interiore

di chi cerca, si fa domande sull’esistenza e sul senso profondo delle cose.

Grandi “esperti” di questo tipo di viaggio sono i poeti che sanno scandagliare l’animo

umano e ne fanno vibrare le corde più profonde.

Ecco qui di seguito alcune poesie che parlano di entrambi i tipi di viaggio quello den-

tro e fuori di noi. In entrambi i casi si tratta di qualcosa di bello.

E allora...buon viaggio!!

LASCIO A TE QUESTE IMPRONTE SULLA TER-

RA

Lascio a te queste impronte sulla

terra

tenere dolci, che si possa dire:

qui è passata una gemma o una

tempesta,

una donna che avida di dire

disse cose notturne e delicate,

una donna che non fu mai amata.

Qui passò forse una furiosa bestia

avida sete che dette tempesta

alla terra, a ogni clima, al

firmamento,

ma qui passò soltanto il mio

tormento.

A Merini

VI E’ UN

PIACERE NEI BOSCHI INESPLORATI

Vi è un piacere nei boschi inesplorati

e un’estasi nelle spiagge deserte,

vi è una compagnia che nessuno può

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TU CHE SE IN VIAGGIO

Tu che sei in viaggio,

sono le tue orme la strada,

nient’altro;

tu che sei in viaggio,

non sei su una strada,

la strada la fai tu andando.

Mentre vai si fa la strada

e girandoti indietro

vedrai il sentiero che mai più calpesterai.

Tu che sei in viaggio,

non hai una strada, ma solo scie nel mare.

A. Machado

VIAGGIARE

Viaggiare! Perdere paesi!

Essere altro costantemente,

non avere radici, per l’anima,

da vivere soltanto di vedere!

Neanche a me appartenere!

Andare avanti, andare dietro

l’assenza di avere un fine,

e l’ansia di conseguirlo!

Viaggiare così è viaggio.

Ma lo faccio e non ho di mio

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Il viaggio

A cura della redazione

Ho viaggiato e mi piace viaggiare. Sono abbastanza curioso per diventare infaticabile.

Quando sono in vacanza mi piace esplorare. Se sono fisso in un posto spero sempre di

avere molti libri per non annoiarmi e poter attraversare i mondi misteriosi delle let-

tere. Quando penso ad un viaggio accarezzo l’idea per diverso tempo. Prima la meta,

poi lo studio ed infine il progetto. Ogni strumento è buono, libri, riviste, internet. La

rete facilita molto e le “app” del cellulare rendono la vita molto più facile di un tempo

anche se non ho dimenticato come si legge una cartina. Attualmente puoi sapere

sempre dove sei. Gli invisibili satelliti sono in grado di rintracciarti in ogni parte del

globo. Qualche tempo fa, avendo necessità di adottare un apparecchio GPS satellita-

re ho scoperto che ci sono diverse reti e non tutte sono in grado di sorvegliare tutto

il mondo. Quando viaggi ti bastano una meta, una direzione ed il tempo. Il resto è nel

tuo stile di viaggio. La velocità nel percorrere le distanze, le tappe che decidi, la mu-

sica che scegli. A volte mi piace preparare una colonna sonora per i miei viaggi. Sem-

pre cerco dei dischi di musica locale per accompagnare il report fotografico che fac-

cio una volta tornato a casa. Mi piace esplorare, provare a capire, almeno un po’. Mi

interessano i musei e la storia dei luoghi nella misura in cui mi fanno capire ciò che i

miei occhi vedono. Ogni posto è il risultato della propria storia. Dove non c’è memoria

non c’è presente. I posti senza passato sono costretti alla sorpresa del presente per

cui cercano spesso di stupire il visitatore con…effetti speciali.

Cerco sempre di trovare l’insolito, il non visto. Evito la cartolina se non quando inevi-

tabile. Provo a cercare di ritrarre immagini da punti di vista originali, che parlino da

sole. Facendo così, mi pare che le immagini ritratte possano avere un significato uni-

versale pur appartenendo alla irripetibilità delle sensazioni che specifici luoghi e luci

evocano. Al termine di ogni viaggio mi piace fare una presentazione fotografica con

musica. Metto didascalie, riferimenti. Lo faccio per poter ritrovare, in futuro, la me-

moria delle emozioni provate. Qualche tempo fa ho fatto una selezione di molte fo-

tografie scattate con la famiglia. Mi sono reso conto di quanto siano preziose e di

quanto spieghino il nostro percorso. Quando l’hard disk che conteneva tutte le foto

risultava illeggibile mi ha preso il panico e, fortunatamente, mi sono ricordato di

averne fatto una copia integrale. Da allora triplice copia delle foto in posti diversi!

Questo è il nostro viaggio nel tempo. Possiamo immortalare le nostre radici, il nostro

percorso con cui possiamo solo provare ad immaginare le diramazioni del nostro futu-

ro. Forse questo è il nostro vero viaggio straordinario. Il percorso della nostra vita

che prevede un numero incredibile di giorni che, per quanto apparentemente ripetiti-

vi, riservano sempre qualche piccolo spunto, qualche potenziale sorpresa. Certo più i

giorni si accumulano più è difficile lasciar spazio allo stupore. Ma ogni volta ci atten-

de il risorgere del sole che attende il nostro agire, il nostro pensiero. Il sole gioca in

modo identico con la nostra ombra solo se rimaniamo immobili. Noi diventiamo prota-

gonisti del nostro tempo solo con l’azione, sia essa pratica o teorica. Non possiamo

che viaggiare nel divenire del nostro tempo.

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Vacanze immaginarie

A cura di Giovanna Santoro

Sì viaggiare… muoversi fisicamente a piedi, in auto, treno, aereo e svegliarsi la mat-

tina e dire oggi me ne vado a… ogni volta una destinazione diversa alla ricerca di im-

magazzinare sensazioni date da culture differenti, profumi, cibo e colori paesaggi-

stici difficile ma non impossibile, ma si può viaggiare anche con la fantasia leggendo

un buon libro, guardando un bel film sognando di esserne protagonista. Molte volte

lavorando in reparto mi soffermo ad ascoltare il “delirio” dei nostri ospiti più gravi

e mi domando che tipo di viaggio stai affrontando? Soffri? Stai bene? Vuoi aiuto?

Sei solo? Sono solo attimi… Più volte ricordo la sig. Graziella che appena mi vedeva

mi domandava Tony (così mi chiamava) mi compri il biglietto del bus devo andare…

dove?...Non so comincia a comprarlo…Oppure la sig. Teresa che la mattina si vestiva

con l’unico abito elegante si imbellettava, borsetta e cappello e seduta in corridoio

attendeva quel treno che non arrivava mai ma era speranzosa che l’indomani il treno

potesse prenderlo… Conclusione a voi che state leggendo godetevi tutti i viaggi fisi-

ci, spirituali, virtuali che la vita vi propone perché è un meraviglioso modo di evade-

re!!!

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GIUGNO 2021 ANNO 16, NUMERO 2

ARGENTO VIVO ARGENTO VIVO

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GIUGNO 2021 ANNO 16, NUMERO 2

CANTI-AMO INSIEME

A cura di Daniela Buttignoni

Vogliamo con questo articolo condividere qualche impressione sulle attivi-

tà con il canto, la musica e il pianoforte che stiamo facendo adesso qui

alla casa nei vari nuclei.

“Mi piace quando cantiamo insieme, perché con il canto mi sembra un po’

di volare” Pina;

“Se non mi piaceva non uscivo dalla camera .E’ bello certe volte perche’

per cantare bene, abbiamo pensato bene tutti insieme” Maria;

“E’ più bello cantare insieme quando abbiamo l’intenzione di farlo tutte. E

succede… è bello.” Rosalba;

“Mi piace perché le canzoni che facciamo, dicono cose belle , poi quando

sei triste… ti rallegra , ti carica , insomma la canzone è una bellissima co-

sa. Le parole delle canzoni a volte sono speciali” Maddalena;

“Sento poco … ma quando suoniamo insieme, canto anch’io “ Virginio;

“Mi piace sentire con gli altri, io canto poco. E’ bello e mi piace” Angela;

“Mi piace quando cantiamo insieme, quello che mi piace di più è che siamo

insieme e vicine” Laura;

“Non sempre sono presente, ma quando ci sono mi piacciono le canzoni e

sentire cantare”;

“Quando canto, mi piacciono le canzoni allegre come Spazzacamin. Le

canzoni le conosco e quando cantiamo insieme non mi confondo e non mi

sbaglio. Mi ricordo quando andavo in campagna a lavorare cantando” Rosa;

“Mi piace cantare le canzoni che mi ricordo e anche quelle che non mi ri-

cordo… mi vengono in mente” Matilde;

“Dico la verità, mi piace cantare, mi piace stare in allegria …a volte capi-

ta” Celestina;

“E’ bello. Mi piace cantare con gli altri, ma soprattutto mi piace traspor-

tare il piano e aiutare Daniela. Certe volte mi fanno l’applauso” Lino;

“Mi piace…. Le canzoni sono belle e noi che cantiamo insieme le facciamo

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“Mi piace quando suoni, le canzoni le conosco e mi piacciono tutte. Canto

anch’io , è bello cantare come uno vuole” Marisa;

“E’ bello stare insieme con le stesse canzoni e le voci diverse. Siamo tan-

to brave!” Angela;

“Io mi arrangio a cantare in compagnia. Ognuno da forza all’altro” Flora”

“Mi piace cantare insieme tutte le canzoni. Domani ci vediamo. Mi piace

festeggiare e poi c’è la musica” Margherita;

“A me piace, mi diverto perche’ canto in compagnia. Sono delle mattine

un po’ diverse dalle altre. Siamo tutte in compagnia” Giovanna;

“Tutto mi piace. La musica tutta insieme, scherziamo e siamo felici per

un po’” Maria Luisa;

“Mi piace cantare. Mi cantevi semper tutte l di’. Ghevi tanti dispiase’, ma cantevi semper” Anna.

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La stanza degli abbracci

A cura di Stefania Sciglitano

Mattinata di emozioni quella del 23 febbraio, quando presso la Fondazione Madre Ca-

brini-onlus, è stata consegnata ed inaugurata la casa degli abbracci, donata da Spi

Cgil della Lombardia. Franco, il primo utente che, dopo mesi, può finalmente abbrac-

ciare la moglie Luisa. Si vedono tutte le settimane tramite videochiamata ed incontri

alla vetrata d’ingresso; mancava tantissimo il potersi toccare, stringersi le mani. Sia

Franco che la moglie sono visibilmente commossi; infatti quando viene fatto avvicina-

re alla stanza gonfiabile, quasi incredulo chiede all’operatrice: “ma posso toccarla?” .

Un anno dopo la prima zona rossa in Italia, torna il sorriso e la speranza nella casa di

riposo, che tante vittime purtroppo ha dovuto contare per il Covid 19.

“Grazie di cuore della vostra attenzione per tutti i nostri ospiti che oggi sono 120,

come 120 sono i dipendenti, numeri che richiedono una fatica economica e gestionale

notevole, ma la vostra solidarietà ci aiuta e ci dà forza”, ha detto monsignor Ermanno

Livraghi, presidente della Fondazione. “Ci tenevamo tantissimo a questo gesto – ha

aggiunto Vanna Minoia di Spi Cgil di Lodi – che consente di avvicinare gli anziani alle

loro famiglie in attesa di un futuro migliore”.

Commosso anche il sindaco Maurizio Villa, che ha provato la stanza degli abbracci per

salutare l’ex amico consigliere comunale ed ora ospite della struttura, Sante Maiet-

ti“. E’ un intervento bellissimo per tutta la nostra cittadinanza e non possiamo che

ringraziare il sindacato per questo dono - ha detto Villa a margine della cerimonia - :

un anno fa scoppiava la pandemia in tutto il Lodigiano ed essere qui oggi è un momento

toccante per tutti noi”. Questo dono ha suscitato grande consenso; un abbraccio si-

gnifica vicinanza, accudimento, gioia e consolazione e lo sa bene chi vive a contatto

con le persone anziane o ammalate. Un modo importante per ridurre le distanze,

stringersi ed accarezzarsi con i propri cari in tutta sicurezza in quel delicato, ma ne-

cessario bilanciamento,

tra le esigenze di tutela

contro il virus e l’attenzio-

ne alla qualità di vita e alla

dignità della persona. L’

abbraccio è comunicazione

non verbale, parla da solo,

è quella luce che allontana

il buio portato dall’isola-

mento.

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GIUGNO 2021 ANNO 16, NUMERO 2

Quiche mediterranea

INGREDIENTI: -un rotolo di pasta sfoglia rettangolare pronta

-una melanzana

-un peperone giallo

-una decina di pomodorini ciliegino

-50 g di parmigiano grattugiato

-100 g di formaggio fontal o gouda

-un mazzetto di basilico fresco

-olio extravergine di oliva

-sale e pepe

PREPARAZIONE:

Per preparare la torta salata mediterranea, incominciare con il lavare e pu-lire tutte le verdure e il basilico. Tagliare a fette la melanzana e a losanghe il peperone quindi metterli a grigliare su una bistecchiera e quando saranno pron-te lasciarle raffreddare. Tagliare a cubetti le fette grigliate di melanzane e a striscioline le losanghe dei peperoni, e raccoglierli in una ciotola. Unire il formaggio tagliato a cubetti, i pomodorini a spicchi, il basilico spezzetta-to con le dita, il parmigiano, sale e pepe e l’olio extravergine di oliva e amalga-mare bene. Estrarre la pasta sfoglia almeno 10 minuti prima di utilizzarla quindi srotolarla e, mantenendo la carta da forno in dotazione, rivestire con la sfoglia una teglia rettangolare della misura giusta che la contenga ma da creare anche un bordo tutto intorno. Bucherellare il fondo con i rebbi della forchetta quindi versare il composto con le verdure e distribuirlo su tutta la superficie, eliminare la pasta in eccesso se necessario. Infornare a forno già caldo a 200°C, per circa 30-40 minuti o fino a che la sfo-glia avrà raggiunto un bel colore dorato. Servire tiepida o fredda.

La ricetta

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Giochi e piccole battu-

Unisci i puntini seguendo l’ordine dei

numeri

Scegli la strada che il cane deve fare

per raggiungere il cibo

Scegli i colori che preferisci per dare colore

a questa forma

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Colora le forme come vuoi

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La poesia

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