–Anno 1 –n° 65 1,20 2,00 L’ONDA VIOLA DICE BASTA · alcuni innocenti al posto di Spatuzza e...

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1,20 – Arretrati: 2,00 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 Domenica 6 dicembre 2009 – Anno 1 – n° 65 Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 www.ilfattoquotidiano.it Una marea umana a Roma per il No B. Day: “Siamo un milione” L’ONDA VIOLA DICE BASTA L’ITALIA PULITA HA UN VOLTO GIOVANE L’osservatore Romano di Marco Travaglio I l Pompiere della Sera spende un capitale per reclamizzare la propria indipendenza. Poi arrivano gli editorialisti e rovinano tutto. Ieri era il turno di Sergio Romano, che teme Spatuzza più di quanto lo tema Dell’Utri: i mafiosi parlano, e l’ambasciatore non sa cosa mettersi. Ma, soprattutto, non sa quel che dice. “Spatuzza non parla di fatti recenti, ma di eventi accaduti più di 15 anni fa”. Sarebbero le stragi di via d’Amelio, Firenze, Milano e Roma (reato imprescrittibile). Per le ultime tre pare siano stati condannati all’ergastolo alcuni innocenti al posto di Spatuzza e ora, grazie a lui, verranno scagionati. Interessa l’articolo, gentile ambasciatore? O, siccome son passati più di 15 anni, lasciamo perdere e teniamo in carcere qualche innocente? “Perché Spatuzza parla ora con tanto ritardo e fornisce informazioni su Berlusconi mentre il premier è messo alle strette da altre indagini?”. Se avesse una pallida idea di quel che scrive, Romano saprebbe che non esistono “altre indagini” che “mettono alle strette” il premier: esistono processi aperti da anni che non si riescono a chiudere perché lui scappa, nella beata indifferenza di Romano. Il quale vuol sapere perché Spatuzza parla ora: non gl’interessa sapere se mente o dice la verità? Possibile che un ambasciatore che ha girato il mondo e assistito alle dimissioni di decine di politici sospettati di fatti molto meno gravi di quelli attribuiti a Berlusconi non voglia sapere se il premier c’entra con la mafia o no? Mai sentito nominare Mangano? Mai saputo che, prima di Spatuzza, decine di altri mafiosi han raccontato i rapporti fra il gruppo B. e Cosa Nostra? Mai sentito parlare di Dell’Utri, condannato in tribunale a 9 anni per mafia nel 2004? Dove ha vissuto in tutti questi anni? “Può un intero sistema politico essere indefinitamente ostaggio di una vicenda giudiziaria che getta sul premier l’ombra di una colpa non ancora provata ma tale da intaccare la sua autorità?”. Bella domanda. Se si scoprisse che un premier a caso in giro per il mondo s’è tenuto in casa per due anni il giovane Al Capone travestito da stalliere, che cosa pensa che si direbbe nel suo paese? Che bisogna archiviare subito la storia o che l’autorità del premier è intaccata dall’aver ospitato un boss in casa sua? “In Francia, quando un magistrato indagò sul presidente della Repubblica, fu possibile decidere che le indagini sarebbero riprese a fine mandato”. Giusto: anche in Italia è così. Solo che Berlusconi non è presidente della Repubblica, ma del Consiglio. E non è accusato, come Chirac, di assunzioni facili al Comune di Parigi, ma imputato di corruzione e sospettato di mafia e concorso nelle stragi. Robetta, eh?. “Molti giudici e procuratori si rendono conto della gravità della situazione, ma non vogliono prendere decisioni che parrebbero … una diminuzione del ruolo pubblico conquistato negli ultimi anni”. E quali sarebbero le auspicate “decisioni”? Sciogliere Spatuzza nell’acido perché la smetta di parlare, o mangiarsi i suoi verbali in nome della ragion di Stato? Forse l’ambasciatore non conosce quel libriccino chiamato Costituzione. Anche lui, come il Corriere, è indipendente. Dai fatti. Arrestati a Palermo due boss mafiosi . Berlusconi plaude C’è chi parla di blitz ad orologeria. In ogni caso: bel colpo Al No B. Day, Bersani ha garantito soltanto il suo concorso esterno (Bandanax) CATTIVERIE di Antonio Padellaro dc S e sono stati un milione o forse di meno o forse di più ha poca impor- tanza perché raramente si era vista tanta energia vi- tale nelle strade di Roma. Energia nuova perché le ra- gazze e i ragazzi erano testa, cuore, braccia, gambe del grande corteo, e a vent’anni il sangue scorre più veloce- mente, e i pensieri pure. Energia tranquilla perché non c’è stato un solo gesto sbagliato, una vetrina infran- ta, una bandiera bruciata co- sì che i tanti corvi del ma- laugurio sono rimasti a bec- co asciutto. Energia scaturita da quel vulcano inesploso che è la condizione giovani- le. Generazioni abbandonate a se stesse, senza lavoro e senza prospettive in un pae- se dominato da un potere in- vecchiato male, rancoroso, autistico, indifferente, im- presentabile e reso più grot- tesco dai lifting ripetuti. Un Il corteo del No B. Day sfila a Roma (FOTO ANSA) U di Enrico Fierro IN PIAZZA CHI NON HA VOCE IN TV M a chi è questa gente, questo popolo viola che in un sabato romano bacia- to dal sole riempie come da anni non si vedeva San Giovanni? “La Piazza” della ca- pitale, il cuore di tutte le grandi manife- stazioni dell'Italia civile. Qui si è lottato per il lavoro, qui si sono agitate le bandie- re arcobaleno. pag. 2 z popolo acerbo ma compatto che ha scelto il viola per mar- care la distanza forse irrecu- perabile con i colori tradizio- nali dei partiti, di tutti i par- titi. Non inganni il bersaglio Berlusconi che, certo, non incarna un modello accetta- bile per chi ha un minimo di ideali nella vita. Ma il pre- mier, almeno, calamita atten- zione, sia pure per contrasto. Molto di più dovrebbe preoccuparsi quella opposi- zione sempre più condanna- ta alla irrilevanza. Impegnata nel ridicolo balletto del va- do-non vado al corteo, e in- fatti rimasta ai margini del fiume in piena. L’onda viola ha lanciato il suo basta. Chi saprà raccoglierlo prima che diventi energia sprecata, de- lusa, negativa? www.edizionidedalo.it NICO PILLININI Premio Satira Politica Forte dei Marmi 2009 INTRODUZIONE INEDITA DI TRAVAGLIO QUADRO DELLE SENTENZE A OTTO ANNI DAL BEST-SELLER SCANDALO DOPO LE SENTENZE MONDADORI E ALFANO EDITORI RIUNITI U di Furio Colombo MA IL PREMIER CHI È M A N DR A K E ? M a chi è Berlusconi, un misto tra Mandrake e l’Uomo mascherato, che impone la sua volontà e nessuno può fermare? Ho usato fumetti che solo i meno giovani conosco- no. pag. 18 z U di Luca Telese IL WEB-CORTEO CON I PARTITI UN PASSO DIETRO Q ui non c’è più la testuggine romana do- ve custodire un gotha di leader esan- gui con un servizio d’ordine di mani e di pettoraline. Qui c’è un corteo che ha mil- le teste, che preferisce esprimere coreo- grafie piuttosto che gerarchie, che ha mil- le finestre come una schermata di Linux. pag. 3 z y(7HC0D7*KSTKKQ( +}!=!$!"!.

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€ 1,20 – Arretrati: € 2,00Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)

Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

Domenica 6 dicembre 2009 – Anno 1 – n° 65Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Romatel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230

w w w. i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

Una marea umana a Roma per il No B. Day: “Siamo un milione”

L’ONDA VIOLA DICE BASTAL’ITALIA PULITA HA UN VOLTO GIOVANE

L’osser vatoreRomano

di Marco Travaglio

Il Pompiere della Sera spende un capitale perreclamizzare la propria indipendenza. Poiarrivano gli editorialisti e rovinano tutto. Ieri era ilturno di Sergio Romano, che teme Spatuzza più di

quanto lo tema Dell’Utri: i mafiosi parlano, el’ambasciatore non sa cosa mettersi. Ma, soprattutto,non sa quel che dice.“Spatuzza non parla di fatti recenti, ma di eventi accadutipiù di 15 anni fa”. Sarebbero le stragi di via d’Amelio,Firenze, Milano e Roma (reato imprescrittibile). Perle ultime tre pare siano stati condannati all’er gastoloalcuni innocenti al posto di Spatuzza e ora, grazie alui, verranno scagionati. Interessa l’articolo, gentileambasciatore? O, siccome son passati più di 15 anni,lasciamo perdere e teniamo in carcere qualcheinnocente?“Perché Spatuzza parla ora con tanto ritardo e fornisceinformazioni su Berlusconi mentre il premier è messo allestrette da altre indagini?”. Se avesse una pallida idea diquel che scrive, Romano saprebbe che non esistono“altre indagini” che “mettono alle strette” il premier:esistono processi aperti da anni che non si riescono achiudere perché lui scappa, nella beata indifferenzadi Romano. Il quale vuol sapere perché Spatuzzaparla ora: non gl’interessa sapere se mente o dice laverità? Possibile che un ambasciatore che ha girato ilmondo e assistito alle dimissioni di decine di politicisospettati di fatti molto meno gravi di quelli attribuitia Berlusconi non voglia sapere se il premier c’e n t racon la mafia o no? Mai sentito nominare Mangano?Mai saputo che, prima di Spatuzza, decine di altrimafiosi han raccontato i rapporti fra il gruppo B. eCosa Nostra? Mai sentito parlare di Dell’Utr i,condannato in tribunale a 9 anni per mafia nel 2004?Dove ha vissuto in tutti questi anni?“Può un intero sistema politico essere indefinitamenteostaggio di una vicenda giudiziaria che getta sul premierl’ombra di una colpa non ancora provata ma tale daintaccare la sua autorità?”. Bella domanda. Se siscoprisse che un premier a caso in giro per il mondos’è tenuto in casa per due anni il giovane Al Caponetravestito da stalliere, che cosa pensa che si direbbenel suo paese? Che bisogna archiviare subito la storiao che l’autorità del premier è intaccata dall’ave rospitato un boss in casa sua?“In Francia, quando un magistrato indagò sul presidentedella Repubblica, fu possibile decidere che le indaginisarebbero riprese a fine mandato”. Giusto: anche in Italiaè così. Solo che Berlusconi non è presidente dellaRepubblica, ma del Consiglio. E non è accusato,come Chirac, di assunzioni facili al Comune di Parigi,ma imputato di corruzione e sospettato di mafia econcorso nelle stragi. Robetta, eh?.“Molti giudici e procuratori si rendono conto della gravitàdella situazione, ma non vogliono prendere decisioni cheparrebbero … una diminuzione del ruolo pubblicoconquistato negli ultimi anni”. E quali sarebbero leauspicate “decisioni”? Sciogliere Spatuzza nell’acidoperché la smetta di parlare, o mangiarsi i suoi verbaliin nome della ragion di Stato? Forse l’a m b a s c i a t o renon conosce quel libriccino chiamato Costituzione.Anche lui, come il Corriere, è indipendente. Dai fatti.

Arrestati a Palermo due boss mafiosi. Berlusconi plaudeC’è chi parla di blitz ad orologeria. In ogni caso: bel colpo

Al No B. Day, Bersaniha garantito soltantoil suo concorso esterno

(Bandanax)

C AT T I V E R I E

di Antonio Padellarodc

Se sono stati un milioneo forse di meno o forsedi più ha poca impor-tanza perché raramente

si era vista tanta energia vi-tale nelle strade di Roma.Energia nuova perché le ra-gazze e i ragazzi erano testa,cuore, braccia, gambe delgrande corteo, e a vent’anniil sangue scorre più veloce-mente, e i pensieri pure.Energia tranquilla perchénon c’è stato un solo gestosbagliato, una vetrina infran-ta, una bandiera bruciata co-sì che i tanti corvi del ma-laugurio sono rimasti a bec-co asciutto. Energia scaturitada quel vulcano inesplosoche è la condizione giovani-le. Generazioni abbandonatea se stesse, senza lavoro esenza prospettive in un pae-se dominato da un potere in-vecchiato male, rancoroso,autistico, indifferente, im-presentabile e reso più grot-tesco dai lifting ripetuti. Un

Il corteo del No B. Day sfila a Roma (FOTO ANSA)

Udi Enrico Fierro

IN PIAZZACHI NON HAVOCE IN TV

M a chi è questa gente, questo popoloviola che in un sabato romano bacia-

to dal sole riempie come da anni non sivedeva San Giovanni? “La Piazza” della ca-pitale, il cuore di tutte le grandi manife-stazioni dell'Italia civile. Qui si è lottatoper il lavoro, qui si sono agitate le bandie-re arcobaleno. pag. 2 z

popolo acerbo ma compattoche ha scelto il viola per mar-care la distanza forse irrecu-perabile con i colori tradizio-nali dei partiti, di tutti i par-titi. Non inganni il bersaglioBerlusconi che, certo, nonincarna un modello accetta-bile per chi ha un minimo diideali nella vita. Ma il pre-mier, almeno, calamita atten-zione, sia pure per contrasto.Molto di più dovrebbepreoccuparsi quella opposi-zione sempre più condanna-ta alla irrilevanza. Impegnatanel ridicolo balletto del va-do-non vado al corteo, e in-fatti rimasta ai margini delfiume in piena. L’onda violaha lanciato il suo basta. Chisaprà raccoglierlo prima chediventi energia sprecata, de-lusa, negativa?

www.edizionidedalo.it

NICO PILLININI

Premio Satira PoliticaForte dei Marmi 2009

INTRODUZIONE INEDITA DI

TRAVAGLIO

QUADRO DELLE SENTENZE

A OTTO ANNI DALBEST-SELLER

SCANDALO

DOPO LE SENTENZE

MONDADORI E ALFANO

EDITORIRIUNITI

Udi Furio Colombo

MA IL PREMIERCHI ÈM A N DR A K E ?

M a chi è Berlusconi, unmisto tra Mandrake e

l’Uomo mascherato, cheimpone la sua volontà enessuno può fermare? Housato fumetti che solo imeno giovani conosco-no. pag. 18 z

Udi Luca Telese

IL WEB-CORTEOCON I PARTITIUN PASSO DIETRO

Q ui non c’è più la testuggine romana do-ve custodire un gotha di leader esan-

gui con un servizio d’ordine di mani e dipettoraline. Qui c’è un corteo che ha mil-le teste, che preferisce esprimere coreo-grafie piuttosto che gerarchie, che ha mil-le finestre come una schermata di Linux.

pag. 3 z

y(7HC0D7*KSTKKQ( +}!=!$!"!.

pagina 2

di Enrico Fierro

Ma chi è questa gente, questopopolo viola che in un saba-to romano baciato dal soleriempie come da anni non si

vedeva San Giovanni? “La Piazza”della capitale, il cuore di tutte legrandi manifestazioni dell'Italia civi-le. Qui si è lottato per il lavoro, qui sisono agitate le bandiere arcobalenoper dire no alla guerra. Qui si è pian-to Enrico Berlinguer. Qui, ora, saba-to 5 dicembre 2009, non c'è più unangolo, una strada, un vicolo, unpezzo di monumento liberi. Chi èquesta gente che la televisione di Sta-to ha deciso di cancellare? I giornalidel giorno dopo la racconteranno amodo loro. Scenderanno in campo isoliti commentatori a gettone per di-re che in piazza c'è l'Italia giustizia-lista, dipietrista, rancorosa, invidio-sa, manettara. L'Italia del no. Nei sa-lotti chiameranno la solita compa-gnia di giro di politici campioni di unrealismo che ha ormai perso ognicontatto con la realtà. Saranno dimaggioranza e di opposizione, i piùcattivi si scambieranno insulti, i piùriflessivi diranno che sì la piazza vabene, ma non basta. La politica èun'altra cosa. Chi è questa gente chesi commuove quando un uomo mi-te, un ingegnere di Milano con l'ac-cento siciliano, parla di suo fratelloPaolo? E' Salvatore Borsellino, chericorda “Emanuela Loi, il suo corpodi giovane poliziotta ridotto a pezziin via D'Amelio. Questi sono i nostrieroi. Berlusconi e dell'Utri vadano aportare una corona di alloro sullatomba del mafioso Mangano. Noi, l'I-

talia civile, andremo dove sono statiuccisi mio fratello Paolo e gli uominidella sua scorta”. San Giovanniesplode. Chi è questa gente che agitaagende rosse, sventola drappi viola,accosta le bandiere dei partiti e deimovimenti d'opposizione più diver-si, va in sezione o naviga su internet,frequenta le piazze reali e quelle vir-tuali? “Siamo gente normale chevuole vivere in un paese normale do-ve, ad esempio, la legge sia ugualeper tutti e uno non sia più ugualedegli altri”. Luca Rocchigiani, dotto-rando in chimica viene da Perugia.Ha trovato la formula giusta per aiu-tarci a capire. “E' l'Italia che non èrappresentata, che non va in tv, chenon ha diritto alla parola. Siamo qui,per fare scoppiare la rivoluzione del-la normalità”. “Voglio vivere in unpaese normale che non ci faccia ver-go g n a re ”, dirà poi dal palco di SanGiovanni Fiorella Mannoia.Tantissimi giovani, molti giovanissi-mi. Gli “angeli della Costi-tuzione” sono due ragazze– con le ali viola – e un ra-gazzo. In tre non fanno ses-sant'anni, ma hanno sceltodi chiamarsi così. Quaran-t'anni fa lo “Stato borghe-se” si abbatteva non sicambiava. Oggi tre ragaz-zini imbracciano la Costi-tuzione della Repubblicacome il libretto rosso delDuemila. “Miracolo di Ber-lusconi se il semplice ri-spetto delle leggi è diventato in Italiaun fatto eversivo”, osserva Piergior-gio, professore calabrese. All'altezzadi via Merulana Ettore Scola, ancora

una volta, è fermo a riflettere suun'altra giornata particolare di que-sto sventurato Paese. “Bella manife-stazione è proprio in giorni comequesti che capisci che le cose pos-sono cambiare”. C'è tutto in piazza.Il signore col cartello “Meno maleche Gianfranco (nel senso di Fini,ndr) c'è”. E i ragazzi di “Energia mes-sinese”. “Facciamo un cineforum,organizziamo inziative, diciamo noal Ponte, ci siamo battuti per il ri-sanamento delle baracche del terre-moto del 1908. Insomma, facciamopolitica”. Ci sono le bandiere rossedei vari spezzoni della sinistra e i car-telli con la prima pagina dell'Econo-mist (Ora basta), tantissime de “IlFa t t o ”. I camion che distribuisconoarance biologiche e quello della “Br i-gata di solidarietà atttiva”. Un ragaz-zo con la maschera di “t e l e t u bb i e s ” eun signore ben vestito che mostra atutte le telecamere un libro: “Qua-lunque cosa accada”, di Umberto

Ambrosoli, racconta la vita di Gior-gio, suo padre, l'eroe borghese. E' lapiazza, la folla, le persone con millesentimenti e mille pensieri. Tutti di-

versi, come le età,le storie e le militan-ze politiche passa-te. Oggi uniti qui, aSan Giovanni. “Unmilione”, annuncia-no a sera gli orga-nizzatori dal palco.“E' il miracolo digente che non si co-noceva, che si èmessa insieme gra-zie a internet, che siè parlata, si è orga-nizzata ed ora è quiper non morire dimalinconia. Quellache affligge chi haperso il lavoro, deiragazzi che non ve-dono prospettive.Ai giovani dico nonandate via, restia-mo qui, battiamoci.Perché anche pernoi verrà il momen-to delle rose e dellago i a ”. Dario Fo haaccanto Franca Ra-me quando pro-nuncia queste paro-

st'estate sono andate a Corleone alavorare le terre di Totò Riina, la ter-remotata de l'Aquila che racconta ilgrande inganno della ricostruzioneche non c'è, ma è Salvatore Borsel-lino che scalda i cuori e infiamma lementi. “E' vilipendio alle istituzioniil presidente Schifani che non vuoleparlare dei suoi trascorsi societaricon i mafiosi. E' offesa grave alle isti-tuzioni la presenza di Berlusconi aivertici del governo. Io sono qui per-ché Berlusconi possa esercitare ilsuo diritto ad essere processato. Di-cono che il Cavaliere non ha rispet-tato i patti con la mafia, ma cosaavrebbe dovuto fare più di quelloche ha fatto attaccando la magistra-tura, smontando tutte le leggi controla criminalità organizzata? La verità èche la mafia lo ha portato al gover-no”. Prima di scendere dal palco l'in-gegnere urla “resistenza, resisten-za”. Tutta San Giovanni scandisce in-sieme a lui.Una grande giornata civile. L'iniziodi qualcosa. Ancora confuso, incer-to nei suoi passi, ma qualcosa digrande che colma i troppi vuoti la-sciati aperti dai partiti d'opposizio-ne. “Viva l'Italia, l'Italia liberata, l'I-talia del valzer, l'Italia del caffè. L'I-talia derubata e colpita al cuore, vival'Italia, l'Italia che non muore”. Sonole sette di sera quando Roberto Vec-chioni comincia a cantare.

Un fiume di ventenni

in cui navigano

almeno tre generazioni

Una piazza di gente normaleDRAPPI, AGENDE ROSSE E BANDIERE DIVERSE

NO BERLUSCONI DAY

le. Lo ammette: “Forse solo tra qual-che tempo capiremo cosa è succes-so oggi, quali forze si sono mosse”.Quella energia che poco prima haevocato Domenico Gallo, magistra-to e membro dell'associazione difen-diamo la Costituzione. “La nostra ve-ra patria assediata da una compagniadi ventura”. Gente che non provavergogna, dice Margherita Hack nelsuo messaggio telefonico. “O n o re -vole Berlusconi affronti i processi. E'una vergogna che per mesi si faccialavorare il Parlamento solo in fun-zione di leggi che servono a salvarla.Ministro Alfano si vergogni, ma nonha un po' di pudore a farsi trattarecome un dipendente sciocco dal suocapo Berlusconi?” Alle sei della seranon c'è più un metro libero a SanGiovanni. Fa freddo ma la gente nonmuove un passo. Ascolta tutti: le in-vettive in pugliese di Ortanova di Ul-derico Pesce, l'ironia amara di Asca-nio Celestini (“il futuro è di merda elo stiamo costruendo per voi”) e ladisillusione di Giorgio Bocca. “In Ita-lia c'è un doppio Stato e il Pd vengafuori dal sistema di potere, faccia fi-nalmente opposizione”. E' una ova-zione. Per Mario Monicelli, il mae-stro, il più giovane di tutti, un grandeabbraccio. “Questa è una piazza divita, di gioventù. Viva i lavaratori, vi-va la classe operaia”. Parlano le ra-gazze di Firenze (vent'anni) che que-

Alcuni momenti della manifestazione. Da sinistra,nella prima foto, due cartelli: il primo, sui visi di

Borsellino e Falcone, recita, “Chi di giustizia muore”.Il secondo, su quello di Berlusconi, “Chi di giustizia

go d e ”. Poi, manifestanti con un’agenda rossa, lostriscione: “Il miglior corteo degli ultimi 150 anni”,

gli incappucciati e una ragazza con una immagine diMafalda che dice “basta”

Salvatore Borsellino:“La mafia ha portatoil Cavaliere al governo.Resistenza,re s i s t e n z a ”

LEGITTIMO IMPEDIMENTO di Carlo Tecce

Via da Roma alla velocitàdi una Freccia. Rossa

S cappato da Roma con l’elicotter oper inaugurare un treno a Tori-

no, Silvio Berlusconi depone a favoredei ritardanti: “Lasciatemi fare unsorriso perché siete tutti troppo serie anche a sua eminenza (l'arcivesco-vo di Torino, card. Severino Poletto,ndr) dico, meno male che l'alta velo-cità è arrivata adesso perché se arri-vava quando io ero giovane...”. Aveva

più abbrivio. Non faceva doccefredde. Non ingeriva pasticche dixxxxxx. E quindi: “Io le mie fi-danzate le ho conosciute quasitutte in treno e per fare certe cosebisogna avere del tempo. Ora sa-liamo per assistere a questo tra-sporto miracoloso”. Poi s’imma -gina – inseguito dai processi – a

bordo di un Frecciarossa costrui-to da Doc per Marty in “Ritorno alfutur o”: “Dal 13 dicembre si impie-gheranno 2 ore e 45 minuti per per-correre in treno la Torino-Milano-Sa-lerno. E' qualcosa che ci deve renderetutti orgogliosi” (Agi delle 17 e 26). Inrealtà –alla modica cifra di 100 euro –ci vorranno 5 ore e 45 minuti da Sa-lerno a Milano. Ps. Il premio “Sandr oBondi per un giorno” è vinto dal de-putato Michele Scandroglio: “Ricor -do a quella sinistra che oggi ne ha fat-to una propria icona, quando scen-deva in piazza contro Kennedy. Cat-tiva memoria. Berlusconi come Ken-nedy è vittima del coraggio della pro-pria azione politica”. Oh my Silvio.

Domenica 6 dicembre 2009

“Dimettiti”: un lungo corteo conun obiettivo preciso. E sopra,

l’immagine di una ragazza cheporta la foto di Berlusconi in unagabbia, dove campeggia la scritta

“I have a dream” (

IL COLORE VIOLA:TANTE FINESTRENEL WEB-CORTEO

Mille teste e nessuna testuggine,i partiti restano un passo indietro

di Luca Telese

Se vuoi capire la geome-tria di un corteo, deviprovare a percorrerlocontrocorrente. Ma se

ieri provavi a nuotare a ritro-so nel grande fiume del po-polo viola, facevi una piccolagrande scoperta: nella spinadorsale di questo corteo - perla prima volta da tanti anni - leossute vertebre dei partiti e idetriti delle gioiose macchineda guerra della politica, nonsi vedevano più.Somiglia alla rete. Non eraun trucco, o un gioco di pre-stigio. Ieri ho camminato perdue ore e venti contromano,tra via Merulana e stazioneTermini come se fossi finitosu un immenso tapis roulantcolor porpora. Era come ri-salire il corso di un fiume, co-me andare in direzione con-traria in autostrada: non sonomai riuscito a vedere la coda,mai riuscito ad arrivare alla fi-ne, l’onda mi spingeva con-tinuamente avanti. Rispettoalle manifestazioni degli ulti-mi venti anni, persino rispet-to alla memorabile manifesta-

zione dei girotondi morettia-ni del 2002, percorri questocorteo e ti rendi conto che, apartire dalla sua struttura, as-somiglia molto più alla rete dacui è stato partorito che allaliturgia del corteo politi-co-operaio novecentesco.Dal ‘900 al 2000. Fino a ieridi una manifestazione era im-portante conquistare la testa.Quello del popolo viola erauna corteo in cui ogni spez-zone era una testa, esatta-mente come se si trattasse ditante finestre di una opensource Linux aperte su unoschermo, come una surfata sugoogle da una parola chiaveall’altra: agende rosse-antima-fia- giovani-sud-borsellino, ma an-che m a n e t t e - s fo t t ò - p a ro d i e - c a -v a l i e re , ma anche scuola-demo-crazia-costituzione-Per tini. Hopercorso il corteo per un’o ra ,prima di trovare la prima ban-diera di partito. Ce n’e ra n otante, ma quasi sparivano ri-spetto all’inventiva delfai-da-te, ai carri allegorici, aicopridivano viola riciclati amo di striscione, alle kefiacromaticamente intonate, al-le aste con appesa una sciar-

ART I S T I CONTRO

MONICELLI: “Q U E S TAPIAZZA MI COMMUOVE”

“B. sta sputtanando l’Italia agliocchi del mondo. Non rovina

l’immagine italiana chi è contro di lui,chi è contro la mafia”, dice Ettore Scola,regista. “Speriamo che questa sia lavolta buona – continua – io non tolleroquesto governo che ha bloccato ladiscussione intorno a B., ai suoiproblemi e non a quelli dell’Italia. Noinon possediamo grandi tv o giornali,ma un’arma ancora ce l’abbiamo: lapiazza”. Moni Ovadia, attore: “B. diceche il popolo lo ama e l’ha votato?Adolf Hitler avrebbe potuto dire lastessa cosa. Il più grande anti-italianodella storia italiana è B., noi amiamoquesto paese, lui lo vuole svendere. Inostri giovani sono umiliati escappano. Deve cessare il processo ditrasformazione da repubblica in regnoe l’inaudita remissivitàdell’opposizione. Questi giovani

aspirano a una cosa che ci è stata toltadalla sua corte: la gioia di vivere”.Mario Monicelli, regista: “Nulla puòrovinare l’Italia più di B. e delle suecazzate. Provo grande commozione avedere questa piazza. Le manifestazionida 100 anni fanno l’Italia, creano la suafortuna, la sua forza. Sono qui per darela mia solidarietà a questi ragazzi inquesta bellissima giornata dimanifestazioni”. Ascanio Celestini,attore: “Siamo passati dalloStato-nazione allo Stato-azienda, in cuiil governo viene gestito come se fosseun cda”. Piero Ricca, “contestator e”:“Non abbiamo bisogno delle ultimenotizie di Spatuzza per sapere chi sonoB. e Dell’Utri. Chi per 40 anni frequentamafiosi è un impresentabile”. AndreaRivera, comico: “Vorrei ringraziare ilSanto Padre perché è l’unico che non famangiare B., (essendo divorziato nonprende l’ostia). Però prende ogni annol’8 per Mills. In Italia per cambiare civorrà lo stesso tempo che per cambiareil clima nel mondo”.

Beatrice Borromeo

GLI SLOGAN

“Un vero uomosi fa processare”

“B uf fone,buf fone”.

“Ladro e mafioso”.“Berlusconi concilia,fatti processare”, “Chinon salta Berlusconiè”, “Un vero uomo si faprocessar e”, “Menomale che Gianfrancoc'è”, “Dov'é il Pd, dov'éBersani, dov'è laChiesa, dov'è il Papa?”

NEL MONDO

Le proteste daSidney a Siviglia

S ydney ha aperto ledanze con il primo

appuntamento dellagiornata, quando inItalia erano ancora le 4del mattino. Tra le 100e le 150 persone sisono riunite al grido di“Berlusconi go” nellapiazza davanti alconsolato italiano. ABerlino 400 persone,sotto la Porta diBrandeburgo. 400anche a Parigi, alTrocadero, per unsit-in dove hannopreso la parola anchePaolo Flores D’Ar cais,direttore diMicroMega, e BeatriceBiagini, responsabiledel Pd per la capitalefrancese. I 300manifestanti londinesisi sono dati inveceappuntamento davantial consolato d’Italia,dove sono stati lettitesti di RobertoSaviano e poesie diAndrea Camilleri. InSpagna poi il “No BDay” è andato in scenanon solo nel cuoredella capitale, maanche a Barcellona,Siviglia e La Coruna.

DETTI E FATTIì

pa o un calzino, alla cassettedella frutta usate per ingab-biare i pupazzi di Berlusconie allegorie brunettiane. Dopoun’ora e venti ho incrociato ilprimo leader di rango, LuigiDe Magistris. Non era accla-mato come un ospite d’ono-re, ma digerito come un pe-sce, dalla fiumana umana cherimbombava festosa in viaMerulana. Sotto l’obelisco dipiazza Santa Maria Maggiore,si era piantata Rosy Bindi. De-cine di persone si erano fer-mate a discutere con lei: fossestato un dirigente del Pd dicalibro più leggero, sarebbefinita digerita e nebulizzata,come se un branco di pescirossi l’avesse spolpata.Catering rifondarolo. Inpiazza San Giovanni avvisto ilsegretario di Rifondazione,Paolo Ferrero. Cammina in“bor ghese” insieme alla suacompagna, Angela Scarparo.E’ contento: “Di solito diconodi noi che siamo settari, ma laverità è che ci siamo messi adisposizione di questo movi-mento senza voler piantarebandierine... Quelli del Pdche declamano la loro voca-zione maggioritaria- dice conun sorriso - si sono dimostratimolto settari e burocratici”.Ferrero sorride: “Penso chedi 800 pullman Rifondazionene avrà organizzati almeno400... Ma senza mettere ilcappello. Abbiamo fatto....un catering democratico”. E’vero. Ne trovi molti, lungo ilcorteo, che ti dicono: “Sonovenuto con il pullman dei Ver-di”, “Con Sinistra e libertà”,“Arrivo in treno, insieme aquelli del Pdci”. Moltissimisono venuti portati da questitorpedoni, ma “ospiti” dellapolitica che fa un passo indie-tro. Claudio Fava - di sinistra elibertà - incatena la moto, e siinfila nel corteo in via Meru-lana: “Questa è una festa ci-vile. Io non vivo come unasconfitta, ma come una vitto-ria, il fatto che i partiti nonmettano il loro timbro, e che icittadini si siano presi la pri-ma fila”. Con Nichi Vendola,pochi metri indietro, si arrivaal paradosso. Risale la corren-te inseguito, uno sciame dipersone lo avvolge. Quando

passa davanti a uno spezzonedove ci sono molte bandieredel Pd, si alzano delle grida:“Non mollare! Candidati!”.Un corteo come un blog. E’come se in questo corteo,che è come un grande blogdella sinistra, le geometrie deipartiti si scomponessero e siricomponessero secondo unordine diverso da quello chehanno conosciuto fino ad og-gi. Stupisce la velocità concui il colore viola diventa unnuovo comune denominato-re. Ed è come se la creativitàdi una nuova generazione,quella dei ventenni che eranoappena nati quando Berlu-sconi ha vinto per la primavolta, fosse diventato il nuovocatalizzatore intorno a cui siriordinano tutte le altre sto-r ie.Gerarchie & coreografie.Qui non conta più prenderela testa, la testuggine della fa-lange romana, pensare la ma-nifestazione come una strut-tura guerriera. Conta imma-ginare una coreografia: ci so-no gli incappucciati con tes-sera P2 1816 appuntata sulpetto col compasso, ci sono icarri allegorici con i pupi diBerlusconi, c’è Pluto, il ca-gnolino di Barbara e Renato,che ha come i suoi padroni lapettoralina rossa con scritto“Rispetta la costituzione!”.c’è Irene, venuta da Pisa conla sua Mafalda viola, c’è la car-rozzina con cartello: “Ho solodue mesi, il signor B. mi ha giàfatto arrabbiare!”. Probabil-mente è sincero Antonio DiPietro, che stretto fra i micro-foni dice: “Ci sentiamoun’anima sola con il popoloviola”. Ha pagato il palco,quindi non ha bisogno di sa-lirci sopra: è diventato il pro-vider di questo corteo, cosìha capito che non gli servemarchiarlo con il suo simbo-lo. Furbo, ancora una volta,ma anche intelligente. Fa im-pressione la trasfigurazionedi Angelo Bonelli, leader ri-generato dei Verdi, magro esorridente: “Da deputato pe-savo 96 chili, oggi sono a 77,corro la mattina, penso in unaltro modo... La verità è cheoggi i partiti sono stati supe-rati dalla società”.Amleto e il Pd. Nel retropal-co, si poteva trovare i rappre-sentanti dell’ultima tribù po-litica ospite del corteo. Gio-vanna Melandri, Walter Veri-ni, Lino Paganelli: i veltronia-ni. Ma la presenza di una par-te del Pd, e la bella eccezionedella Bindi, è il reagente chefa apparire clamorosa l’assen-za degli stati maggiori del Pd.Pierluigi Bersani ha ragionatocon le lenti di un altro secolo,e il suo gruppo dirigente si èimbalsamato in un dibattitosenza senso: come facciamo apartecipare a manifestazioniche non abbiamo convocato,chi parlerà dal palco e chi lodecide, chi sono questi sco-nosciuti dei blog e chi garan-tisce per loro, cosa succedese offenderanno Napolitano,come facciamo a dissociarcise ci sono degli incidenti....

Un meraviglioso avvitamentosu eventi possibili e improba-bili: di cui, purtroppo per ilPd, non se ne è verificatonemmeno uno. Ieri, la rispo-sta allo spettro di Amleto chesi è impadronito della nuovaleadership del Pd, erano lemigliaia di militanti del Pd ac-corsi in piazza. Per anni lavecchia politica ha dovuto fa-sciare i suoi cortei di pode-rosi servizi d’ordine, proteg-gere i suoi dirigenti con ca-tene di mani e militanti ner-boruti, riprodurre in piazza lebarriere architettoniche e ge-rarchiche della politica. Il po-polo del no-B-day ieri ha ab-battuto queste strutture, sen-za che nessuno ne sentisse lamancanza. Viola, anarchico,o rd i n a t i s s i m o .

NO BERLUSCONI DAY

pagina 4

Se Roma “chiama”

anche Milano e Parigi

rispondono: ci siamo

“Guardate cosa abbiamo fatto”IL GRANDE GIORNO DEI RAGAZZI DI FACEBOOK

NO BERLUSCONI DAY

Giampiero Buttitta

PERÒ DOBBIAMOCOSTRUIRE ANCHEUN’A LT E R N AT I VA“C hiedo le dimissioni di

Berlusconi, soprattuttoper le questioni di giustizia chelo riguardano”. GiampieroButtita ha 25 anni, vive aRoma, e ieri era in piazza conuna bandiera del PartitoDemocratico. “Sonocoordinatore di un circolo deiGiovani democratici qui aRoma, nel quartiereQ u a d r a ro ”. Quando gli chiediche ne pensa della scelta delsuo partito non ha dubbi: “IlPd ha sbagliato a non aderire,ma sono d’accordo sul fattoche, oltre a manifestare,bisogna costruireun’alternativa politica. Inquesto momento purtropponon ce l’ha nessun partito,

nemmeno quello di Di Pietro,che urla e basta. Bisognamandare a casa Berlusconi perrisolvere tanti problemi, comequello del pubblico impiego. Ilministro Brunetta si accaniscecontro i dipendenti pubbliciprendendo di mira le lorotasche. Lo so bene perchèanch’io sono un impiegatopubblico: vi rendete conto checi trattengono i soldi sullamalattia, un dirittocostituzionale? Anche intelevisione bisognerebbeparlare di queste cose.Purtroppo non lo fa nessuno”.

Giulia Mazzocchi

UN INDAGATONON DEVEGOVERNARE

“N on vedo l’ora chearrivino le prossime

elezioni, così finalmente potròvo t a re ”. Giulia Mazzocchi 18anni li ha compiuti a ottobre.Frequenta l’ultimo anno in unliceo di Rimini e finora l’unicavolta che ha potuto dire la suaè stato alle primarie del Pd.“Ho votato Ignazio Marino,ma purtroppo devoammettere che è stata unadelusione. Mi pare che ci siastato un grande dibattito mache alla fine non sia cambiatoniente. Bersani non stafacendo opposizione. Io nonho nessuna tessera, finoral’unico che mi convince è DiPietro, vedremo quandovoterò che cosa sarà

successo. Quello che è fuoridiscussione è che una personache è indagata non dovrebbestare a capo del governo. Èsoprattutto colpa diBerlusconi se l’Italia all’e s t e roormai conta così poco.Purtroppo la maggior partedei miei coetanei non se nerende conto, pensano chesiano cose da adulti: ma noiabbiamo diciotto anni, e siamogià adulti, possiamo votare. Ioporto Il Fatto in classe tutti igiorni, cerco di farlo leggere ilpiù possibile, chissà che nonserva a qualcosa”.

Tonino Oronti

È LA MIA PRIMAM A N I F E S TA Z I O N EE NE SONO FIERO“È la prima volta che vengo

ad una manifestazione in61 anni”. Tonino Oronti,pensionato, arriva da Forlì.C’è voluto Berlusconi perfarlo scendere in piazza. “Ionon ho mai avuto tessere dipartito, la politica non miinteressa, ma di questogoverno davvero non c’èniente che vada bene. Perquesto ho preso il pullman:perché non se ne può più diun premier che pensa solo aisuoi interessi. Il novanta percento delle leggi che ha fattoservono solo a lui”. Se glichiedi come mai allora gliitaliani lo votano, il signorTonino non ha dubbi: “Pe rc h èlui è bravo a vendere le

pentole, è un mago aconvincere la gente. Nessunoha il coraggio di ammettereche ha votato Berlusconi,però alla fine i voti li ha, ed èsempre lì”. In piazza ci èvenuto per la prima voltaanche perché “lamanifestazione è stataorganizzata dai giovani, sonoloro il futuro, sono la nostrasperanza. Ho volutoaccompagnarli oggi e direinsieme a loro che è arrivatal’ora di finirla: Berlusconi devedare le dimissioni, devetogliersi di mezzo”.

Da sinistra tre immaginidel corteo della Capitale;

la quarta è l’ap p u n t a m e n t odi Piazza Fontana, Milano;l’ultima è uno dei momenti

del raduno organizzatoin concomitanza a Parigi

davanti alla Tour Eiffel

di Federico Mello

“Siamo usciti dalla solitudinedegli ideali”. É una fraseistintiva e caotica come ilpopolo viola, quella che ci

dice Alessandra durante il corteo.Lei ha 26 anni, viene da Sassuolo, hala pettorina di Steward (sono 150 ivolontari come lei) e i capelli tinti diun rosso acceso. Oggi si è data uncompito: fare il mastino contro lebandiere dei partiti. Per carità, i par-titi, sono ben accetti, ma “ave vamoparlato chiarissimo, l’accordo era:le bandiere in fondo al corteo”. Lei,appena ne vede una, parte, e rim-provera militanti che hanno il dop-pio della sua età con uno sguardoche è commiserazione mista a rim-provero. Ad un certo punto arrivaanche il battibecco: “Ragazzina, voisenza di noi non andate da nessunapar te” le fa uno con un vessillo d’or-dinanza falce e martello. Alessandranon ci pensa un attimo, e gli grida infaccia con le vene del collo che sigonfiano: “Cosa? Perchè fino ad oravoi dove siete andati?”. Stende ilbraccio e aggiunge: “In fondo”.Quello rimbrotta ma obbedisce.“Abbiamo lavorato durissimo, tuttodeve andare secondo come abbia-mo deciso” dice. “Guarda cosa ab-biamo fatto. Se penso che davverotutto e nato da una pagina Facebooknon riesco a crederci”. Vorremmochiederle altro, ma è già ripartita,inghiottita dal popolo viola.Viola: è questa la parola che rias-sume meglio di tutte la giornata dioggi. Cinque lettere, e un colore.

Un colore che tracima, sotto il soledi Roma fin dalla mattina presto.Dalle dieci, intorno a Piazza dellaRepubblica, gruppi sparsi di perso-ne, di ogni età - con i giovani per unavolta, maggioranza. Camminano agruppi. Potrebbero essere turisti, senon fosse per maglioni, sciarpe, cal-ze da donna, cappellini, fermagliper i capelli, del colore del No B.D ay.Viola anche i ragazzi che hanno pre-so le redini di questa giornata. Traloro sono tutti diversissimi, e alleundici già al lavoro in Piazza SanGiovani. Vorrebbero godere l’ar iada evento che si respira, gioire per ipassanti che, a decine, si fermano afare una foto ricordo davanti al pal-co: quel palco con sullo sfondo Ber-lusconi con le mani a mitra incor-niciato da uno schermo di televiso-re. Ma non ne hanno il tempo. Trop-pe le cose da fare, troppi gli ultimidettagli da mettere al loro posto.Sara De Santis, 30 anni, una voceallenata dal palcoscenico - di lavorofa l’attrice - non si ferma un attimo.Bisogna definire ancora la scaletta,prepararsi per la parte artistica cheseguirà gli interventi. “Ci sono an-ch ’io sul palco, con il mio gruppo dimusica a cappella”. Lei fin dall’ini-zio ha seguito la parte artistica: haraccolto l’appello dei “lavorator idella conoscenza” e quello di artistipiù o meno noti (tra i primi AscanioCelestini). Deve riordinare le ade-sioni e, soprattutto, completare laversione definitiva della scaletta. Ilcorteo non lo farà: rimarrà in piazzatutto il giorno a seguire la “m a c ch i -

Testimonianze raccolte da Paola Zanca

Domenica 6 dicembre 2009

Serenella Bonfanti

IN QUESTO PAESEMANCA

LA GIUSTIZIA

Gianluca Del Vecchio

È NECESSARIOCHE LA GENTEAPRA GLI OCCHI

Francesca Carusotti

SIAMO DI FRONTEA UN’EMERGENZA

SOCIALE

NO BERLUSCONI DAY

“Q uello che mi dà piùfastidio è che in questo

Paese non ci sia giustizia”.Serenella Bonfanti ha 59 anni,è affetta da poliomelite e vivein sedia a rotelle. Lavora nellatipografia dei suoi fratelli aBergamo, si occupa dellacontabilità. “Prendiamo loscudo fiscale: i ladricontinuano a restare impuniti,mentre chi tutte le mattine sialza per andare a lavorare ècontinuamente penalizzato.Noi per superare la crisiabbiamo dovuto mettere maniai nostri risparmi personali: ionon ho portato niente inSvizzera, anche se è a 50 kmda casa mia”. Come disabile,Serenella vive altre ingiustizie:

“La Finanziaria dà un bel taglioai fondi per i disabili. C’è dadire che anche quandoabbiamo delle agevolazioni,dobbiamo compilare tanti diquei moduli che alla fine tistufi perfino di rivendicare ituoi diritti. Quando hochiesto un nuovo tutore, mihanno ricordato tutto quelloche lo Stato mi ha dato inquesti anni. Per non parlaredella pensione, sono nove anniche la aspetto. Avrei tantecose da raccontare. Visto cheabbiamo una tipografia, primao poi un libro lo scrivo”.

“C’ è gente perbene chenon si sente

rappresentata da questepersone”. Gianluca DelVecchio ha trent’anni e fa ilmedico a Casal di Principe. Èsceso in piazza con unostriscione contro NicolaCosentino, il sottosegretarioall’Economia indagato perpresunti rapporti con lacamorra e ancora in lizza perla candidatura allapresidenza della Campania.“Siamo contro Cosentinoperché non rispetta i nostrivalori, i nostri ideali. Ilgoverno ci tratta consufficienza, non dà nessunaimportanza a gente che viveogni giorno quella realtà. Io

non sono qui solo perquesto, però: sono qui più ingenerale per denunciare lafrattura, l’i n c o m p re n s i o n etra un popolo che ama lacultura e la democrazia e unpopolo che invece èinconsapevole. Io sono quiperché sono consapevole:purtroppo intorno vedogente che non ha coscienzadelle proprie esigenze, cisono persone che nonriescono nemmeno più adistinguere che cosa è giustoper loro. È questa la cosa piùg r ave ”.

“M i danno un po’ fastidiole bandiere che

qualcuno ha portato inpiazza”. Francesca Carusotti,ha 35 anni e si occupa diorganizzare eventi teatrali.Arriva da Frascati, inprovincia di Roma, e inpiazza c’è venuta colpancione. “La cosa cheapprezzo di più di questamanifestazione è che sia natadal basso e che sia cresciutaspontaneamente: è ladimostrazione che non sitratta di una problemapolitico, ma che siamo difronte a un’emergenzasociale. Per questo non mipiacciono le bandiere e misono vestita di viola. Sono

seriamente preoccupata -dice guardandosi la pancia -non solo per la fase che citroviamo ad affrontare da unpunto di vista economico,ma anche per la nostrademocrazia e la nostralibertà. Tira una brutta aria,basta guardare come èmessa la maggior partedell’informazione. Io cercodi conoscere le coseattraverso fonti alternative,uso molto Internet perchétra i media ufficiali non trovonulla che mi rispecchi. Ancheper questo sono qui”.

Paola Moriani

DEVE ANDARED AVA N T IAI GIUDICI

“B erlusconi dovrebbepresentarsi davanti ai

giudici e affrontare ilp ro c e s s o ”. Paola Moriani, 59anni, terapista dellariabilitazione, è arrivata daLivorno con un gruppo diamici. Mentre ci raccontaperché è qui, le voci dei suoicompagni di viaggio sisovrappongono, tutti hannoun motivo buono daaggiungere. “Siamo qui senzapartiti, ci siamo vestiti di violae ci siamo autorganizzatiattraverso internet. Dallanostra città siamo partiti condue pullman, ma molti altrisono venuti in treno: abbiamouna testa, pensiamo, eBerlusconi deve smetterla di

trattarci come suoidipendenti. È bello vedere chenon ci sono solo ragazzi maanche tanti della nostra età:siamo persone per bene,siamo una generazione che ècresciuta con le lotte e isacrifici, e adesso cidomandiamo perché siamodovuti arrivare a sessant’annie vedere questo scempio.Questo governo devesmetterla con le leggi adpersonam. E deve iniziare acombinare qualcosa di buonoper i giovani. Sono loro ilf u t u ro ”.

Luca Parenti

SONO QUI PERCHÉNON HO NIENTEDA NASCONDERE“S ono qui perchè, come la

maggioranza degli italiani,sono una persona onesta epulita. Non ho niente danascondere, non mipreoccupa che il mio telefonosia intercettato, non hoproblemi ad aprire le portedei miei conti, del mio lavoro,delle mie azioni, della mia vitaprivata. Sono qui perchépretendo che la legge siauguale per tutti”. Luca Parenti,41 anni, imprenditore diPerugia, il suo “m a n i fe s t o ” sel’è attaccato al collo. “Nonsono qui contro chi ha votatoBerlusconi: errori, anche gravicome questo, se ne fanno tantinella vita, basta non ripeterli!Sono qui anche per loro,

perché l’onestà civile e moralesono valori di tutti e per tutti.Dobbiamo solo ottenere chesiano applicati. Non mi hastupito l’atteggiamento deipartiti nei confronti di questamanifestazione, si sonocomportati come miaspettavo. Per questo più chenei partiti, credo nel “par titodelle persone”. Credo neisingoli, per questo sono qui:perché ognuno di noi, con lesue azioni quotidiane, puòcambiare le cose. Sonoconvinto che basterebbe chericominciassimo a pensare”.

na”.Anche Gianfranco Mascia, non stafermo un attimo. Lui è in piazza da“anni”: nel 1994 inventò i comitati“Bo.Bi”, boicotta il biscione. Alle 11è a San Giovanni, affabile e rassi-curante con tutti: un punto di ri-ferimento. Ha 48 anni, e nel pome-riggio in corteo ci va con la figlia di16. A metà percorso parte un coro:“Uno di noi, Gianfranco uno di noi”.Lui: “È il giorno più bello della miavita” dice. “Mia moglie è di Madrid,quando ha vinto Zapatero ero ten-

tato di andare in Spagna, ma poi hopensato che bisogna restare. Resi-stere, perchè prima o poi le cosecambiano”. E oggi il cambiamento“ce l’ho sotto gli occhi, eccolo”. Ma-scia qualche anno fa ha apertoun’agenzia di comunicazione poli-tica: “Ma alla fine, quando facevo lemie proposte, i partiti non capivanomai in fondo il loro senso. Qua, in-vece, coi ragazzi, ci siamo trovati econfrontati costantemente. Ognu-no ha imparato dall’altro. É l’intel-ligenza collettiva, viva e ricca che

covava sotto le ceneri in giro perl’Italia e oggi si è ritrovata”.El Griso, Giuseppe Grisorio, inve-ce, uno dei portavoce, è arrivato aRoma con la fidanzata. Sono tutti edue di Bari, lei è agli accrediti stam-pa, lui è una trottola impazzita cheva su e giù da Piazza San Giovanni aPiazza delle Repubblica. “Glielo hodetto al mio ex datore di lavoro: ‘tumi hai lasciato a spasso, ma io micasto fermo: guarda che abbiamocombinato’”. Il corteo per lui è unafesta, la sua gioia incontenibile: “Ècome avevo detto, ci sono le car-rozzine. E poi il viola, questo viola èil collegamento tra tutti. Hanno ca-pito il senso anche di questo mes-saggio, di idee veicolate da un co-l o re ”. Ha paura di svegliarsi, e ca-pire che si è sognato tutto: “Ma tu cipensi che mi ha appena intervistatoil New York Times! E non c’è laRai”.Infine, ecco Massimo Malerba, im-piegato, 36 anni. Con un altro ra-

gazzo, Franz Mannino, che è ar-chitetto, hanno messo su a Cataniauno dei gruppi locali più coesi epartecipati del No B. Day. A sera,quando tutto è già un successo, ridee urla: “Ma chi si ne fotte” dice Franzdavanti agli inevitabili problemi chela troppa affluenza ha creato (ci so-no giornalisti che vogliono i passormai terminati; fotografi inferocitiche non riescono a passare perchèarrivati troppo tardi).Diverso il sentire di Massimo che,verso le 16, dietro al palco, fa ditutto, forza la voce, per nasconderela sua emozione. A lui è toccato ilcompito del primo saluto alla Piaz-za, prima degli interventi. Ha gli oc-chi bassi, come quelli di chi non rie-sce davvero a guardarti in faccia,perchè troppo concentrato a pen-sare ad altro. Pensa a qui pochi passiche dovrà fare, Massimo, davanti aquella piazza strapiena, che mai sisarebbe immaginato di solcare. Haun attimo di panico, ma poi butta il

cuore oltre l’ostacolo, fa qualchebasso, ed è davanti ad una mareaviola. “Tutti i cittadini sono ugualidavanti alla legge” il suo esordio.L’articolo 3 della Costituzione Ita-liana. “Sappiamo bene - continua -che la volontà popolare non può es-sere rimossa da una manifestazione.Ma sappiamo anche che la volontàpopolare è mutabile. Ed è muta:questa manifestazione è la miglioredimostrazione possibile”. “Comesono andato?” fa appena finito. “Be-nissimo” lo rincuorano. Ma non èdel tutto convinto: “Ho fatto quelloche bisognava fare, nel solco di que-sta incredibile esperienza: ci siamosempre cimentati con qualcosa dinuovo. Se non siamo dilettanti allosbaraglio, poco ci manca”. Intantodalla piazza continuano gli applausi.“Quello che è sicuro - conclude conil suo accento catanese che rendeogni parola più rotonda e più vera -e chè oggi, tutti insieme, abbiamoreso un servizio al nostro paese”.

pagina 6 Domenica 6 dicembre 2009

infrastrutture: “C'è ancora molto da fare per-ché il governo eredita un ritardo passato do-vuto ai veti della sinistra ecologista…”, pro-mette anche due miliardi per interventi sulletratte regionali. All’altra domanda sul paralleloalta velocità - velocità del Paese, risponde che“il peggio è passato. Bisogna però essere ot-timisti”.A questo punto, mentre cresce il nervosismotra i giornalisti che vorrebbero fare il loro me-stiere, si sente un “fuori onda”: “Chi fa la do-manda sulla mafia?”. Prende il microfono l’in-viato dell’Ansa e chiede un commento sugliarresti di Palermo e Milano. Berlusconi nonaspettava altro. Ripete il ritornello che il suo

governo è il più bravo nella lotta a Cosa Nostra e aggiunge chele due operazioni “sono la migliore risposta a tutte le calunnierivolte al governo da irresponsabili che con il loro agire nonfanno altro che gettare fango”.Fine delle domande e inizio della contestazione di alcunegiornaliste perché viene impedito di chiedere al premier, peresempio, una risposta alla piazza di Roma che vuole le suedimissioni. Ci blocca il capo del cerimoniale di palazzo Chigi,Rodolfo Gianolla. L’addetto stampa promette che farà la ri-chiesta “al presidente”, ma il presidente all’arrivo del treno aMilano se la squaglia e incontra alcuni rappresentanti del club“giovani della libertà”. Con loro torna ad attaccare A n n o ze roper la puntata sul caso Mills: “Fa schifo, hanno montato unfilm per sputtanarmi”.Intanto i giornalisti, intruppati, vengono piazzati ben lontanidal palco dove dovrà parlare. Arriva “mister B”e comincia conuna delle sue battute sulle donne: “Qui fisicamente ho co-nosciuto la mia prima moglie…ho conosciuto tante fidanzatesui treni, menomale che l’alta velocità”, che accorcia i tempidi percorrenza, “arriva adesso che ho un’età avanzata”. Poiparte il disco sul suo governo contro i boss. A distanza il mi-nistro Maroni dice che gli arresti sono la risposta alle “fa r -neticazioni che stiamo sentendo in questi giorni”.Alla fine del comizio, Berlusconi brinda con alcuni operai del-la Tav e un gruppo di ospiti. Niente giornalisti, per loro unpercorso accidentato di transenne, per tenerli ancora una vol-

di Antonella Mascali

M issione riuscita a Silvio Berlusconi. Igiornalisti che fanno domande sono sta-

ti tenuti sotto stretta sorveglianza e nulla èstato lasciato al caso per non correre il ri-schio che potessero avvicinarlo il giornodel No B day e il giorno dopo la deposizionedel pentito Spatuzza a Torino.Alle 16.20 di ieri è salito sul treno alta ve-locità Torino-Salerno per inaugurarlo. Lazona attorno alla stazione di Portanuova eracircondata da carabinieri e poliziotti. Pochecentinaia di manifestanti no Tav e pendolariarrabbiati per i treni fatiscenti e spesso inritardo, hanno chiesto le dimissioni del premier, alcuni hannointonato Bella ciao. I giornalisti accreditati sono stati fatti saliresul treno alle 16 e “ rinchiusi “ nelle carrozze 6 e 7 senza pos-sibilità alcuna di poter stare sulla banchina ad attendere Ber-lusconi. Gli parlano alcuni cronisti che restano a terra. Conloro, Berlusconi si congratula per l’arresto a Palermo del bossGiovanni Nicchi e a Milano di Gaetano Fidanzati. E Spatuzza?“Di lui non parlo, gli italiani sapranno giudicare”. Quindi ilpopolo e non la magistratura. Il Premier sale sulla carrozzanumero uno e va in scena il “G ra n d e f ra t e l l o ”: lo si può vedere,riprendere e fotografare soltanto attraverso i monitor, peral-tro montati solo su uno dei vagoni per i giornalisti. Nessunaudio, si vede il cavaliere che con una faccia da circostanzaascolta l’amministratore delegato di Trenitalia, Moretti. Poi vadal macchinista, appoggia le mani sulle sue spalle e si atteggiaa Napoleone. Finita questa scena si passa a quella finale: lefinte domande dei giornalisti, solo quelli scelti da lui. L’i nv i a t odi Canale 5 e quello dell’Ansa. La prima è sul programma per le

Fondi alla polizia:

promesse del governo

in Finanziaria

N egli ultimi giorni qualcosa pareessersi mosso. Grazie ad alcuniemendamenti inseriti in Finanziaria,

viene sancita una deroga alla manovra estiva del2008, che imponeva un tetto del 20% al turn overdelle forze dell’ordine. Se la Finanziaria manterràquesta impostazione, cioè, per cento poliziotti cheandranno in pensione, ne entreranno in servizio

altri centro. Il ministro dell’Interno Maroni haassicurato che nei prossimi tre anni verrannoassunte seimila unità nella sola polizia (a fronte diuna previsione di 12-13mila pensionamenti incinque anni). Sono inoltre previsti 100 milioni inpiù per la sicurezza (annuncio fatto all’indomanidella manifestazione dei sindacati il 28 ottobre),stanziamento che potrebbe essere raddoppiato

nei prossimi giorni. I soldi verranno presi dalloscudo fiscale. “E’ un buon inizio - afferma MassimoMontebove, portavoce del Sap - ma se dovessimodare un voto al governo sarebbe un 5 e mezzo.Anche perchè finora si tratta di soldi aleatori.Nonostante ce l’avessero promesso, poi, laprevidenza complementare non parte e non c’ètraccia di riordino delle carriere.

FALCONE STRACCIATOPalermo, il Reparto Scorte finisce la carta:

“Riciclato l’ordine di servizio del giorno di Capaci”di Silvia D’Onghia

Nel giorno in cui vengo-no arrestati GiovanniNicchi e Gaetano Fidan-zati, da Palermo arriva

un’altra notizia che lascia stu-pefatti: il Reparto Scorte nonavrebbe più la carta per stam-pare gli ordini di servizio. Eallora riciclerebbe vecchi fo-gli, annullandone il fronte estampando sul retro. Così ca-pita che, tra quei mucchi dicarta riutilizzata, si trovi an-che l’originale dell’ordine diservizio del 23 maggio 1992,il giorno della strage di Capa-ci. A raccontare l’accaduto, inuna lettera aperta fatta perve-nire sul tavolo del Dirigente

del Reparto e su quello delQuestore di Palermo, è l’assi-stente capo della polizia An-tonello Marini.“Il 29 novembre un collegache compilava alcuni atti ave-va in mano una manciata di fo-gli da riciclare. Mi sono avvi-cinato e ne ho tirato fuori uno.Mi è venuta la pelle d’oca, nonho avuto bisogno di interpre-tarlo”. Foglio numero 6, ser-vizio del 23/05/92, numero342, scorta Dottor Falcone:Giuseppe Scaletta, GiovanniVassallo, Carlo Cannova, Ga-spare Cervello, Antonio Mon-tinaro, Rocco Di Cillo dellaQuarto Savona 15; Lucio Tor-civia, Luciano Tirindelli, Lo-presti Anselmo, Vito Schifani,Angelo Corbo, Paolo Capuzzadella 15 bis. Per tre di loro,Schifani, Di Cillo e Montinaro,sappiamo come è andata.Marini assicura che si trattidell’originale, scritto a mac-china e corretto a penna. “Ilgiorno prima della strage erostato assegnato a quella squa-dra, poi per una serie di com-binazioni fui destinato ad unadottoressa - spiega - La mattinasuccessiva, chiacchierandocol mio amico Di Cillo, glichiesi se voleva cambiare tur-no, perchè facevo volentieri

Berlusconi-mafia, sceneggiata ad Alta VelocitàIL PREMIER NON VUOLE DOMANDE SU SPATUZZA. E GUAI A CHI CI PROVA

COSE LORO

ORDINE DI SCUDERIA Corrispondenze tra “IlGiornale” e “L i b e ro ” nella lettura della deposizione diSpatuzza: “Minchiate”. Feltri e Belpietro vanno allineati ecoperti. Il pentito “getta fango senza prove, solo chiacchiere”.Poi “delusa la stampa estera”: “Non c’è notizia, solo forzature”per “Il Giornale”, l’altro invece strilla “tutte qui le prove?”.Chiusa mistica, ancora del quotidiano di famiglia: Spatuzza “sene approfitta perchè Dio non può testimoniare in aula”.

La denunciadell’assistentecapo Marini:“Un insulto algiudice, fondiper la sicurezzaa zero”

Dell’Utri comunica"

ta a distanza di sicurezza dalle domande. Ma ne scorgiamo unpaio oltre le barriere. Protestiamo, superiamo il primo bloccodi sicurezza, ma al secondo, un energumeno non si limita afarci tornare indietro. Per non correre rischi, piazza un pu-gnetto allo stomaco, strige forte il braccio destro e ci spingefuori. “C’è un concetto semplice che continua a non esserechiaro al nostro premier - protesta in serata la Fnsi - : le con-ferenze stampa sono le occasioni nelle quali i giornalisti pos-sono fare liberamente le loro domande. Ancora oggi perl’inaugurazione della Tav Torino-Milano per alcune colleghe ecolleghi si è ripetuto lo spettacolo consueto: è stato impeditodi fare il loro lavoro, mentre solo pochissimi, accuratamenteselezionati, avevano il diritto di porre domande”. Avvicinare ilpresidente dunque non è previsto. Soprattutto quando è incorso una grande manifestazione contro “il monarca assolu-to”, come l’ha definito il suo compagno di partito GianfrancoFi n i .

Contestazioni a Torino espintoni a chi chiede “fuorip ro g r a m m a ”. La Fnsi protesta

la scorta a Falcone. Se avessi-mo fatto quel cambio non sa-rei qui”. Quel foglio ora è nel-le sue mani, e lui giura di aver-lo nascosto per paura che glie-lo portino via e di volerlo ven-dere all’asta per conoscerne ilvalore. Sembra impossibileche un documento diquell’importanza sia finito trala carta da riciclare, insieme amucchi di altri faldoni che sistarebbero via via distruggen-do. “Io non so se l’a bbianoscannerizzato, mi auguro disì. Sicuramente è rimasto inProcura per tutto il tempo del-le indagini, lo avranno fotoco-piato e poi lo hanno rimanda-to al mittente”. Marini parla di“perdita di memoria” ver soquello che è accaduto, di “do-cumenti che sono acqua pas-sata”.Nel Reparto Scorte questastoria sembra essere cono-sciuta, ma nessuno ha vogliadi parlarne. Marini denuncia ilclima di ostilità che si è venu-to a creare intorno a lui dopola scoperta, anche se molticolleghi gli avrebbero dimo-strato solidarietà. “Il dirigentemi è passato accanto senzadirmi niente, pur essendo sta-to il primo a ricevere la letteraaperta che ho scritto”.

Difficile credere che in questavicenda ci siano responsabili,piuttosto è ipotizzabile chetutto questo rientri nella con-dizione generale, più volte de-nunciata sulle pagine del Fa t -to, in cui versano le forzedell’ordine. Già alla vigilia del-la manifestazione del 28 otto-bre, in cui tutte le sigle sin-dacali sono scese in piazza aRoma contro i tagli del gover-no, i poliziotti ci avevano se-gnalato che negli uffici mancapersino la carta. E questo ac-

cade a Palermo, a Roma, a Mi-lano. Così come le tute da or-dine pubblico sono inadegua-te al clima e alle esigenze.“Abbiamo toccato il fondo perla sicurezza individuale degliuomini che fanno questo la-voro - conclude Marini - i ra-gazzi delle scorte sono bersa-gli facili, senza alcuna possi-bilità di difendersi. Le autosulle quali viaggiamo sonovecchie, mentre i politici han-no le macchine alla moda e su-per blindate”.

Il foglio di servizio della scorta di Falcone: con il giudice morirono la moglie e i tre agenti Schifani, Di Cillo e Montinaro

Domenica 6 dicembre 2009 pagina 7

di Davide Milosa

“N u’ mezzo c’è pure Dell’Utr i”. Per qualche istante le parole restanosospese dentro la stanza del carcere. L’interrogatorio fino a quel

punto un po’ noioso prende di colpo interesse. Angelo Chianello, paler-mitano, classe’64, trafficante di droga, sta seduto davanti al pm Ilda Boc-cassini. La faccia larga, gli occhi piccoli. È visibilmente teso. Sa che fare quelnome può essere un azzardo. Tanto più che accanto al senatore del Pdlmetterà in fila personaggi molto vicini a Cosa nostra, componendo un qua-dro dettagliato degli interessi siciliani a Milano, spesso giocati su un ris i kofinanziario messo in piedi attraverso false fatture. Un comitato d’affari che,tra le altre cose, ha dato appoggio logistico a Gianni Nicchi e GaetanoFidanzati, i due superlatitanti arrestati ieri. L’inedita partitura comprende ipiù stretti eredi di Vittorio Mangano e un tipo come Giuseppe Porto, dettoPino il cinese, manager in doppio petto al centro di interessi siculo-calabre s ie soprattutto, scrive la Squadra mobile di Milano “vicino alla famiglia ma-fiosa palermitana di Pagliarelli, segnatamente Gianni Nicchi”. Particolare,quello del suo presunto fiancheggiamento al picciutteddu, confermato dalpentito Fabio Manno della famiglia di Borgo Vecchio. “So che Pino è moltovicino a Nicchi”. Oltre a Porto c’è poi Natale Sartori, dominus delle coo-perative di pulizia, già coinvolto in un’indagine di mafia anche per i suoistretti rapporti con Dell’Utri, Mangano ed Enrico Di Grusa, il genero dell’exfattore di Arcore. Porto e Di Grusa oggi sono soci occulti nella cooperativaSmc. E sono sempre loro, in particolare i Di Grusa, a dare appoggio al bosslatitante Gaetano Fidanzati. Sempre Manno incontra a Milano Di Grusa eGuglielmo Fidanzati, il figlio di Gaetano. Dice: “Mi hanno portato nel loroufficio di piazza Corvetto. Gli ho detto, ‘ma Guglielmo come sta, sta bene?’Lui, dice sì, tutto bene. Ed io, ‘ma l'hai sentito il fatto di suo padre, ma dov'è?Sapete qualcosa? Dice: è a Milano”.Anche per questoChianello davanti alla Boccassini tre-ma. Ma ormai non può tirarsi indietro. Con la giustizia hainiziato a collaborare nel 2008, prima a Palermo e poi aMilano. In Cosa nostra ha sempre trafficato droga. Eccocosa si legge nel primo verbale. “Daniele Formisano gliaveva detto che le ricchezze dei Mangano derivavanodall’aiuto di Dell’Utr i”. Formisano, nipote dell’ex fattore diArcore, sosteneva “che Dell’Utri aveva interesse nelle coo-perative dei Mangano la cui sede si trovava in viale Ortlesa Milano”. Non solo. “C’era anche un’altra cooperativa ilcui titolare era un messinese che gli aveva presentato For-misano e che queste cooperative erano una cosa sola”. Gliinvestigatori non hanno dubbi: quel messinese è Sarto-r iOggi la palazzina al civico 16 di viale Ortles è chiusa.Qui, fino al 2008, aveva sede la Cgs New Group Scarl nelcui consiglio d’amministrazione compaiono Cinzia, Lore-

Spatuzza, Latorre (Pd):

“Su Spatuzza nessun

riscontro preventivo”

“L a credibilità dei pentiti nondipende dalla loro fedina penalema sta nella rigorosa verifica

delle loro affermazioni”. Nicola La Torre,vicepresidente dei senatori del Pd, ritiene che lacredibilità di Gaspare Spatuzza, il collaboratore digiustizia che venerdì ha deposto al processo a caricodel senatore Marcello Dell’Utri, debba essere

"valutata dalla magistratura attraverso rigorosiriscontri". Una circostanza, però, colpiscenegativamente La Torre che ne fa oggetto didibattito al Salone della giustizia in corso a Rimini:"Mi colpisce il fatto che 250 televisioni di tutto ilmondo abbiano potuto registrare le dichiarazioni diSpatuzza senza un loro preventivo riscontro. Anchequesto è un modo di fare uso improprio delle

dichiarazioni dei pentiti". Oltre alla necessità diprocedere con "riserbo" rispetto a quantodichiarato dai collaboratori di giustizia, La Torre nonmanca però di sottolineare l’importanza avuta daipentiti nella lotta contro il terrorismo e contro lamafia: "La scelta di pentirsi é piuttosto impegnativa eha portato importanti risultati. Starei quindi attentoa non gettare via il bambino con l’acqua sporca".

ODOR DI MANGANOCOLPO AI BOSS

Milano-Palermo, presi Fidanzati eNicchi: i legami con lo stalliere di Arcoredi Andrea Cottonee Davide Milosa

Due arresti da novanta, me-no di 24 ore dalla “bombaatomica” di Spatuzza suBerlusconi e i suoi rap-

porti con Cosa nostra. Da Paler-mo a Milano, in manette Giovan-ni Nicchi - conosciuto come ‘upicciuttieddu - e Gaetano Fidanza-ti. Il ragazzino e il boss navigatoche da lontano lo proteggeva eforse garantiva per la sua carrie-ra. Un colpo - oggettivamente -alla mafia. “Resta solo MatteoMessina Denaro” ripetono gliinvestigatori. Due operazioni,quella milanese e quella sicilia-na, molto distinte, che ieri si so-no ricongiunte in modo eclatan-te per la contemporaneità concui si sono concluse. E per unfilo rosso che lega i due boss: ilegami con famiglia di VittorioMangano, lo stalliere di Arcore.Nicchi è stato preso a Palermoin una casa a primo piano di unpalazzo, in cui abitava un poli-ziotto, a poche centinaia di me-tri dal palazzo di giustizia. Ha so-lo 28 anni ma aveva in manomezza Palermo. Si tratta del nu-mero 2 di Cosa nostra che, no-nostante la giovane età, era giàun boss di primissimo livello.“Fi g l i o c c i o ” di Nino Rotolo,pezzo da novanta dei “corleone -si”, era latitante dal giugno del2006 quando è scattata l’opera -zione “Gotha” della squadramobile di Palermo. Nelle inter-cettazioni si sente il “padr ino”dare lezioni su come usare la pi-stola per uccidere. Nel mirino,infatti, c’erano Salvatore e San-dro Lo Piccolo e il giovane Nic-chi (allora 25enne) era statoscelto per compiere l’omicidio.Ma, una volta arrestato Rotolo,Nicchi ha dovuto riparare a Mi-lano per sfuggire ai propositi divendetta dei Lo Piccolo. E nelcapoluogo lombardo – oltre apartecipare alle feste – faceva af-fari: droga e riciclaggio. A Mila-no era protetto da Alessandro DiGrusa, suo fratello Enrico è spo-sato con Loredana Mangano, lafiglia maggiore dello “s t a l l i e re ”Vittorio, la regina delle coope-rative. A protegge Nicchi c’e raanche proprio Gaetano Fidan-zati. Ma dopo la parentesi mila-nese, il ragazzino torna a Paler-mo, a comandare. L’enfant prodi-ge della mafia siciliana si mette acapo di una cordata di boss chesi opponevano al progetto di ri-fondazione della cupola mafio-sa sventato nel dicembre del2008. E per questo era pronto afare la guerra.L’estate scorsa è stato seque-strato un arsenale nascosto indue villette negli altipiani chesovrastano Palermo. Armi diNicchi, dicono gli inquirentiche nell’arresto di ieri hannoavuto un deciso aiuto da partedei servizi di informazione. Il re-sto è opera della squadra ‘catu -

ra n d i ’ della mobile di Palermo,la stessa che due settimane fa haarrestato il superlatitante Do-menico Raccuglia seppur abbia-no dovuto mettere di tasca loro isoldi per andare avanti nelle in-da gini.A più di mille km di distanzaaltro scenario. Passeggiava invia Marghera nel pieno centrodi Milano. Abbigliamento ca-sual, jeans, giubbotto blu e i suoisoliti occhiali a goccia. Con luianche il cognato. Erano tran-quilli. Poi un uomo della Mobilelo ha riconosciuto. Ha preso iltelefono e ha chiamato. "manda-te una volante, ho riconosciutoGaetano Fidanzati". Lui non haopposto resistenza. La latitanzadi don Tanino, l'ambasciatore diCosa nostra sotto la Madonnina,finisce così alle 15 di ieri. Era ri-cercato da circa un anno. Su dilui pesavano due ordinanzed'arresto per associazione ma-fiosa e omicidio. Fidanzati, se-condo il gip avrebbe armato lamano dei killer che il 21 ottobre

2008 uccisero Giovanni Bucca-ro, amante violento della figliadel boss.Nella serata di ieri sono state ef-fettuate diverse perquisizionitra il quartiere del Corvetto, sto-rica base dei Fidanzati e il paesedi Mediglia. L'arresto di ieri hamesso fine a una carriera crimi-nale di primissimo piano. DonTano Fidanzati, famoso per ilsuo canino d'acciaio, fin daglianni Settanta si trasferisce a Mi-lano dove traffica droga assiemeai corleonesi Carollo e ai cala-bresi della 'ndrangheta legati al-

SOTTO LA MADONNINA

IL RISIKO DELLE COOPERATIVE E L’OMBRA DI DELL’UTRI

la cosca Papalia. Il Corvetto re-sta il suo regno. Qui in via Ro-milli ha la sua antica residenza.Qui gestisce i traffici. E comelui, oggi farebbe il figlio, quelGuglielmo Fidanzati, a cui piacela bella vita e per questo passa lamaggior parte delle giornate aitavoli di un noto ristorante incorso Garibaldi, il cui ex titolare- Federico D'Agata - negli anniOttanta fu coinvolto in un'in-chiesta di mafia e riciclaggio.Ora l'attenzione degli investiga-tori si allarga a definire la retedei fiancheggiatori. Al vaglio la

COSE LORO

posizione di Domenico Papa-gna, storico nome della malavi-ta milanese attualmente in rap-porti con Ugo Martello, boss le-gato alla famiglia di Bolognetta,ma residente a Milano. Ma pèo-trebbero esserci nuovi sviluppidell’inchiesta. Recentemente,infatti, un pentito ha raccontatoche in un suo viaggio milaneseavrebbe incontrato uomini vici-ni a Fidanzati. Ha fatto il nome diEnrico Di Grusa, genero di Vit-torio Mangano, in passato lega-to da stretti rapporti con Marcel-lo Dell'Utri.

ln alto Giovanni Nicchi, a sinistra Gaetano Fidanzati (FOTO ANSA)

dana e Marina Mangano, le tre figlie del boss. Da meno di un anno, lasocietà si è trasferita in via Romilli, la via dove dal 1968 abitano i Fidanzati.Fino a qua sul piatto ci sono le figlie di Mangano e Sartori, sullo sfondol’ombra di Dell’Utri. Poi entra in scena Giuseppe Porto, l’uomo che, secondoChianello, gestirebbe, in collaborazione con il duo Mangano-Sartori “untraffico di fatture false”. Reato che permette di accumulare milioni di euro infondi neri. Dopo aver calato i suoi assi, Chianello riannoda il filo del discorso.“Sono arrivato a Milano nel 2004. In particolare, Porto mi veniva a pren-dere in albergo e mi portava con lui”. Va avanti: “Io so che Porto è in societàcon le figlie di Mangano”. Poi aggiunge un altro pezzo al puzzle. “Un giornocon Porto andammo in un ufficio che si trova in una traversa di viale Ortles.Qui, mi spiegava, era tutto in nero, mentre in viale Ortles le cose eranoregolar i”. Emerge, dunque, una contabilità segreta. E le Mangano? “L o roerano al corrente di questa gestione parallela”. E se Pino Porto opera dalbasso, badando ai bilanci, Sartori rappresenterebbe quel “benessere diamicizie lasciato in eredità da Vittorio Mangano”. Lui è quel “messinese altoe ben vestito” che Chianello incontra in un ristorante con Porto e DanieleFormisano. “Daniele mi riferiva che è uno dei più grandi imprenditori diMilano nell’ambito delle cooperative, che ha mille operai, e quindi mi facevaintendere che era tutta una cosa”.Classe ’58, Sartori a metà anni Novanta viene indagato per mafia etraffico di droga. Il pm Maurizio Romanelli lo accusa, assieme al compae-sano Antonino Currò, di aver appoggiato la latitanza di Enrico Di Grusa,genero di Mangano. L’inchiesta parte con grandi aspettative. In primo gra-do inizia però a sgonfiarsi, per sfumare del tutto in Appello. Sartori saràcondannato solo per corruzione e false fatturazioni perché ha accumulatofondi neri circa 60 miliardi di lire grazie a un sistema simile a quello descrittoda Chianello. Ma, al di là della sentenza, restano gli stretti rapporti conMangano e Dell’Utri e il fatto che le cooperative abbiano lavorato per Pu-

blitalia e la Fininvest. Sono almeno tre gli incontri,raccontati dal pentito Vincenzo La Piana e dichiaratiattendibili dal Tribunale, tra Sartori, Currò, Di Grusae il senatore azzurro. Ma per i giudici, Sartori non èorganico a Cosa nostra , anche se nel 1995 si in-teressa per far spostare Mangano dal carcere di Pia-nosa. “Questo interessamento”, spiegano, “era peròrivolto alla persona in quanto tale... dato che esiste-vano rapporti di amicizia tra Sartori e Mangano e traSartori e le figlie di Mangano, nonché di conoscenzatra Sartori e l’onorevole Dell’Utr i”. Esattamente“quel benessere di amicizie lasciato in eredità daMangano” di cui parla Chianello. Un pacchetto tuttocompreso che lo stesso Di Grusa, uscito dal carcerenel 2005, voleva tenere per sé. “Lui”, dice Chianello,“voleva avere rapporti diretti con queste persone”.

La Forleoma n d at afuor istr ada:“R ivo g l i ola scorta”di Antonio Massari

L’ auto che ha causato il suoincidente s'è dileguata.

Non si dileguano, invece, isospetti: "Non voglio che sicreino allarmismi inutili. Manon vorrei neanche che siescludesse, a priori, qualsia-si sospetto. Nel dubbio, cre-do d'aver diritto a essere tu-telata". A tre giorni dall'inci-dente che l'ha vista sbattereviolentemente sul guardrail, mentre tornava a Milanodal suo ufficio di Cremona,bisognerà pur prendere unadecisione: se l'incidente ri-sulterà sospetto, sarà neces-sario affidare la gip di Cre-mona, Clementina Forleo, latutela o la scorta. È difficilestabilire se l'abrasione di unaruota, quella che non s'èschiantata sul guard rail, e la"manomissione" di unospecchietto retrovisore pos-sano giustificare dei gravi so-spetti o siano solo coinci-denze. È difficile ipotizzareal momento che dietro l'in-cidente stradale della For-leo, si nasconda qualche re-troscena oscuro. Ma è altret-tanto difficile escluderlocon certezza. Pierfelica Zaz-zera, deputato dell'Idv, so-stiene che bisognerebbe "re-stituire la scorta" alla giudi-ce. La Forleo precisa chenon s'è trattato di uno "spe-ronamento": "Un'automobi-le mi si è messa improvvisa-mente davanti, e non ho po-tuto far altro che sterzare,andando contro il guard raildi cemento. Di più non so: sesia accaduto con dolo, o concolpa”. A chiederle se si sen-te tutelata, la Forleo rispon-de: "Innanzitutto chiedo chequesto evento sia contestua-lizzato, alla luce dei fatti,quantomeno strani, accadu-ti negli ultimi quattro anni".Il riferimento è chiaro: negliultimi quattro anni - quellinei quali s'è occupata, tral'altro, delle scalate bancarie- la gip ha ricevuto decine dilettere minatorie. Alcunedal contenuto profetico:una missiva annunciava lamorte repentina dei genito-ri, poi realmente avvenuta,anche se le indagini hannopoi escluso l'ipotesi d'un at-tentato. Un'altra lettera an-nunciava che avrebbe "fattola stessa fine" dei genitori e,tre giorni fa, ha rischiato dimorire in un incidente stra-dale. Sulla necessità dellascorta, la Forleo dice: "Mel'aspetterei. Me l'hanno toltaall'indomani delle indaginisulle scalate e l'opinionepubblica potrebbe anchepensare a un atto ritorsivo.Io rispetto le istituzioni. E milimito invece a una riflessio-ne: qual è il criterio per di-sporre la tutela di un giudi-ce? È uguale per tutti e, nelcaso, perché io non ne avreidir itto?".

Un collaboratoredi giustiziadisegnail comitatod’a ff a r idei clanin Lombardia

pagina 8 Domenica 6 dicembre 2009

AMANDA E RAFFAELE: VOYERISMOIN CERCA DI COLPEVOLI

La sentenza sofferta per l’omicidio di Meredithgiunta dopo due anni di set cinematografico

di Grazia Verasani (*)

Il verdetto annunciato èstato enunciato, chi lo haappreso dai giornali, dainternet o dalla tv, il ri-

sultato non cambia: cinquan-tuno anni di carcere, propriocome l’età sommata di chidovrà scontarli, e non sonouno scherzo, così come nonlo è l’omicidio di una ragazzaper la quale, una volta tanto,la retorica del futuro negatoè ben giustificata. La famigliadi Meredith ha chiesto giu-stizia e l’ha avuta. Dalla ca-mera di consiglio, i giudicisono usciti con una sentenzadi colpevolezza dopo duelunghi anni di dibattimenti,fuori e dentro i tribunali, an-ni di opinionismi a gettone,summit sociologici, titolisti-che a tinte forti, ma soprat-tutto anni di ricerche, esami,test, indagini, interrogatori,prove contro, elementi a fa-vore, fino al processo doveaccusa e difesa hanno dato leloro versioni: rivendicandouna pena giusta per chi penal’ha inferta, o l’elogio deldubbio, e quindi l’a s s o l u z i o-ne dei due giovani imputati.Ventisei anni ad Amanda, lastudentessa americana chedal suo paese ha ricevuto inregalo persino quei gadget –magliette, tazze, peluche –che fanno tanto rock star, eun anno di meno a Raffaele,lo studente pugliese di otti-ma famiglia, ingenuo burlo-ne di video horror amatorialie schivo complice a delin-quere. In carcere c’era già fi-nito Rudy Guede (trent’annicol rito abbreviato), e dallecalunnie si era già salvato lapelle Patrick Lumumba (unanno in più ad Amanda peraver tirato in ballo un inno-cente), mentre il can can me-diatico continuava imperter-

rito, con quei duecento gior-nalisti arrivati da tutto ilmondo, le troupes televisi-ve, Perugia delimitata comeil luogo di un reato o tran-sennata al pari di un set ci-nematografico, e adessopronta a essere “b o n i fi c a t a ”per un meritato ritorno allanormalità. Omicidio, violen-za sessuale, simulazioni, col-telli…E’ di queste parole che si nu-tre la narrativa poliziesca, re-gistrando più o meno fedel-mente la realtà. Chi rompepaga, dicono i proverbi, enon basta citare Sergio En-drigo, evidentemente, perfar assolvere un neolaureatoin informatica. Ma anchequeste sono parole che pos-sono offendere… Chi? Unamadre, un padre, una sorellacondannati al dolore defini-tivo della perdita di una per-sona cara. Certo Meredithnon torna… Ma i processi sifanno perché, chi commetteun crimine, non può e nondeve farla franca. I giudicihanno preso la loro decisio-ne: colpevoli. Decisione sof-ferta, ovvio. Non è facile in-carcerare con leggerezzagente di vent’anni… Po iognuno di noi può fare, inprivato, nei bar, per le strade,le sue congetture. Poi i fami-gliari affranti dei non più pre-sunti colpevoli stabilirannocon i loro avvocati i passisuccessivi, quei ricorsi in ap-pello a cui ci hanno abituatoi legal thriller e i telefilm dige n e re … Amanda Knocks,alla lettura della sentenza, haceduto al pianto, ha ripetuto“No” tre volte e si è accascia-ta, mentre l’ex fidanzato (ungrande amore in poche ore)Raffaele Sollecito è rimastoimpassibile: questo ci dico-no i giornali e le tv incen-tivando il nostro morboso

la colpevole perfetta, perchéabbastanza bella da bucare loschermo. C’è chi nel suo sor-riso angelico ha visto l’a m-biguità della coscienza spor-ca. C’è chi dice che più di uneditore le ha offerto soldi perraccontare la sua storia: e pa-radossalmente realizzerà ilsuo sogno di scrittrice. Co-munque sia, la piega amaradella sua vita si è compiutanella città natale di SandroPenna, poeta forse a lei sco-nosciuto, definito dai critici“poeta del mistero”, poetache – come disse Pasolini –ha raccontato gli “occhi ar-denti di purezza innocente”dei ragazzi. Ma, ovviamente,i ragazzi non sono tutti ugua-li, così come non lo sono gliadulti. E la vera ambiguità,forse, è che, se non esistonopiù regole, non esistononemmeno più eccezioni. Al-lora, davvero, varrebbe la pe-na di chiedersi se di questoenigma che dicono riguardi“i giovani di oggi” non do-vremmo sentirci un po’ tuttiresponsa bili… *(scr ittr ice)

Amanda Knox (FOTO ANSA)

CRONACHE

Scoperto il tesoro di Tanzi, opere d’arte per 100 milioniSEQUESTRATI DALLA GUARDIA DI FINANZA 19 CAPOLAVORI NASCOSTI NELLE SOFFITTE DI CONOSCENTI

di Caterina Perniconi

Un tesoro da 100 milioni dieuro. É questo il valore dei19 quadri di proprietà di Ca-listo Tanzi, patron della Par-

malat, sequestrati ieri mattina dal-la guardia di Finanza del nucleo tri-butario di Bologna. L’operazione èstata effettuata dopo le rivelazionidi un uomo della scorta di Tanzialla trasmissione Repor t di Raitre.Il servizio, firmato da Sigfrido Ra-nucci, è andato in onda domenicascorsa e ha in questo modo im-pedito che le opere fossero ven-dute. A quanto risulta, infatti, unmediatore avrebbe dovuto conse-gnarle ad un imprenditore russoproprio martedì scorso: “L’af fareera quasi concluso – dichiara laconduttrice Milena Gabanelli chestasera proporrà una seconda par-te dell’inchiesta – se il nostro ser-vizio fosse andato in onda con unasettimana di ritardo quei quadrioggi sarebbero già all’estero, forsein Russia”. Il luogo in cui sarebbedovuto avvenire il passaggio di ma-no era Forte dei Marmi, località tu-ristica dove si registra una fortepresenza di miliardari provenientidall’est Europa.Lunedì, dopo la rivelazione tele-visiva Tanzi, interrogato in tribu-

nale nel corso del processo che lovede coinvolto per il cracdell’azienda, aveva dichiarato dinon aver mai avuto un caveau né iquadri contestati. E invece il teso-ro era nascosto nelle cantine e nel-le soffitte di tre appartamenti, duea Parma e uno nella vicina Pon-tetaro. Custodi inconsapevoli deltesoro, tre famiglie che abitano lecase dove i dipinti erano stati na-scosti. Consapevole, invece, Stefa-no Strini, genero di Tanzi, maritodella figlia Laura, a cui la cura deiquadri era stata affidata propriodal suocero. Strini adesso è inda-gato per ricettazione e favoreggia-mento.Il tesoro, come rivelato dal testi-mone, era stato trasportato, insie-

me ad altri oggetti di valore, su fur-goni bianchi fino in Svizzera. In unsecondo momento Strini si sareb-be occupato di farli rientrare in Ita-lia e nasconderli in appartamentidi conoscenti.A conoscenza dell’esistenza delleopere era anche Simona Pizzetti,direttore artistico della Fondazio-ne Magnani Rocca di Parma, cheha rivelato a Repor t di essere en-trata in casa Tanzi alla fine deglianni ‘90, per visionare un quadrodi De Nittis da esporre in una mo-

stra. “La casa era piena di dipinti –dichiara la Pizzetti – s i c u ra m e n t ec’era un nucleo di impressionisti,il più importante un Monet”. Que-sta sera Ranucci rivelerà che una diqueste opere fu anche restauratagratuitamente prima di una mostraa Treviso. Tra i capolavori ritrovatidalla guardia di Finanza ci sono ilRitratto di signora di De Nittis e Lascogliera di Pourville di Monet, di cuiparlava la gallerista, ma anche unanatura morta di Gauguin, un tron-co d’albero e una natura morta diVan Gogh, una natura morta di Pi-casso, un olio su tela di Manet, unritratto di ballerina, matita su car-ta, di Degas, un autoritratto di Li-gabue su tela, un acquerello su car-ta di Cezanne, un pastello di Pi-zarro, una matita di bergerie di Mo-digliani, un’illustrazione di Grosz ealtro ancora.

NPISTOIA

Asilo: arresticonvalidati dal gip

I l gip di Pistoia haconvalidato l’arr esto

per Anna Laura Scuderie Elena Pesce, titolare emaestra dell’asilo CipCiop, accusate dimaltrattamenti suibambini. Il giudice hadisposto la custodiacautelare in carcereper entrambe.Confermata la richiestadell’accusa.

CA DAV E R E S U L L’A3

Donna tedescatrovata morta

I l cadavere di unadonna tedesca è stato

trovato ieri nel primopomeriggio ai bordidell'autostrada A3Saler no-ReggioCalabria. Si tratta di una40enne, Petra Schiffler,e forse motivipassionali sarebberoall’origine della la suamorte.

A GELA

Bancomat in tiltsoldi “gratis”

I l bancomat va in tilterogando somme più

elevate di quellerichieste e la gente fa lafila per poterneapprofittare. É successoai clienti del CreditoSiciliano in unosportello del centro diGela. A chi chiedeva 100euro veniva dato 150,senza che venisseconteggiata la sommasuperiore: la voce si èsparsa in un attimo edavanti a quelbancomat si è formatoun capannello dipersone. Uncarabiniere che dovevaprelevare haonestamente avvertitoal direttore della Bancail guasto nellamacchina. Il bancomatè stato così posto fuoriservizio, tra ladelusione di tantagente.

RI T R O VA M E N T I ILLECITI

Le anfore antichedell’i m p re n d i t o re

D ue grandi anfore interracotta

arricchite dadecorazioni di tipoellenico, probabilmenterisalenti al VII secolo s.C. sono state trovate nelcorso di unaperquisizione deicarabinieri di Crotone acasa dell’impr enditor eFrancesco Esposito, di66 anni, arrestato ierinell’ambitodell’operazione su unapresunta truffa ai dannidello Stato e dell’Unioneeuropea attraversol’utilizzo illecito deifondi delle legge 488.Esposito è statodenunciato perricettazione di beniar cheologici.

Da Modigliani aMonet, i quadriritrovati dopol’inchiesta dellatrasmissione Report

voyeurismo. Ma siamo ormaiavvezzi al ruolo di “d e t e c t i vedella domenica”, altri sensa-zionali, terribili delitti ci han-no già visti davanti al tele-schermo a improvvisare unfiuto investigativo degno diRex o di Montalbano, con inmano quella grossolana len-te d’ingrandimento della psi-cologia dilettantesca, quellache tenta di carpire l’animadi qualcuno da un primo pia-no, da una frase abbozzata,un sorriso storto, per poi dir-ci l’un con l’altro, dandoci digomito: “Sono stati loro”.Sentenzine d’umano chiac-chiericcio, ma tant’è, messetutte insieme, queste mi-croindagini casalinghe, coa-

diuvate dal cattivo giornali-smo, formano quell’o p i n i o-ne pubblica che condizionail clima di un processo – s p e-riamo senza incidere sulla se-renità di giudizio.Ma c’è un altro mistero, ed èforse il più impenetrabile.Quello dei tanti studenti, ita-liani e stranieri che, sedutisui gradini del Duomo di SanLorenzo, anche detti “le sca-lette”, si interrogano, si im-medesimano, ne parlano. Ra-gazzi che la sera affollano i

locali di una città la cui uni-versità c’era già quandol’America non era ancora sta-ta scoperta – e che sia Pe-rugia, Bologna o un’altra noncambia. Ragazzi che covanosperanze, sottolineano libri,dormono in tre in una stan-za, centellinano paghette,organizzano feste, sperimen-tano spicciole trasgressioni,tutti uniti dalla stessa paura:quella che il futuro sia un bu-co nero che inghiotte disin-canti, che una laurea non siadecisiva, che l’amore duri so-lo una settimana. Ragazziche conoscevano Perugiaper Umbria jazz e che ora laconoscono per un altro mo-tivo. Ragazzi che in quellabella città antica, irregolare,tutta in discesa, ci sono nati oche ci sono solo di passag-gio. Ventimila studenti fuo-risede in balia del vento chelì soffia forte, taglia le puntedei nasi, e d’inverno megliorintanarsi al Shamrock a gio-care a freccette o al bar Blu abere un cappuccino…C’è chi dice che Amanda era

Siamo avvezzi alruolo di detectivedella domenica,altri delittici hanno vistii m p ro v v i s a reun fiutoinvestigativo

Alcune opere del tesoro di Tanzi;qui sopra il “Ritratto di Signora”

di Giuseppe De Nittis(FOTO ANSA)

Domenica 6 dicembre 2009 pagina 9

L’avvocata deglistranieri e dellecause giuste

LA GENOVESE ALESSANDRA BALLERINI, UN’ISTITUZIONEPER TUTTI GLI IMMIGRATI CHE VIVONO IN ITALIA

di Nando Dalla Chiesa

Quella criniera fulva gli im-migrati la conoscono amemoria. Comunque lariconoscono al volo. I

più integrati, che frequentanoi dibattiti e i convegni sui lorodiritti. Ma anche gli altri, quel-li che devono penare per unpermesso di soggiorno, chenon sanno a che santo votarsiper ottenere ricongiungimen-ti o diritti messi nero su bian-co e invece sempre appesi aun filo. Quelli delle vite fanta-sma giunte in Italia dalle altresponde del Mediterraneo, da-gli oceani o dall’est stermina-to. E che si incrociano comeattirate da uno stesso irresisti-bile richiamo nel suo studiogenovese in Salita Viale. Sene-galesi e marocchini, cingalesied ecuadoriani, uomini e piùspesso donne, quasi sempregiovani. Lei li fa accomodarealla bell’e meglio, esce ognitanto a dare un’o c ch i a t aall’umanità radunata in corri-doio, ai bimbi aggrappati allemamme come fagotti adesivi,rientra, annota, incoraggia, dàconsigli.Lei è Alessandra Ballerini, av-vocatessa nota dalle Alpi al Li-libeo. Non forse agli italianidalla pelle bianca, che l’hannointravista in qualche trasmis-sione televisiva. Ma sicura-mente all’efficientissima ra-dio senza frequenze dei clan-destini o dei permessi in sca-denza o già scaduti. “Il mio nu-mero di telefono”, scherza manon troppo, “è scritto su tuttele porte di tutti i cessi dei cen-tri di prima accoglienza”.“Non era esattamente il sogno

di mio padre”, aggiunge ri-dendo. Giovane, alta, unamassa di capelli leonini, da Mi-lano a Lampedusa lei c’è sem-pre. “Come è iniziata? Da su-bito. Circa quindici anni fa,dopo la laurea, tesi sul reato dicalunnia. Capitò per caso dame un immigrato colpito daprovvedimento di espulsio-ne, i termini che gli scadevanoil giorno dopo. Accettai l’in-carico, studiai tutto in unanotte, leggi e regolamenticompresi, e vinsi”. Il fortuna-to e sbalordito cliente fu ve-loce come un fulmine. Nel gi-ro di pochi giorni tutta la po-polosa comunità ecuadorianagenovese seppe da Carlos (co-sì si chiamava il cliente) diquesta giovane legale che fa-ceva vincere le cause. Ora Bal-lerini sta un po’ agli immigraticome Bertolaso alle urgenzeambientali. A ogni sbarco condrammi umanitari, centri diaccoglienza che scoppiano,diritti d’asilo da osservare,chiamano lei; che prende ilborsone e arriva. A volte concolleghi famosi, altre da sola oin compagnia di qualche par-lamentare più sensibile al te-ma (celebri i suoi arrivi conTana de Zulueta). Davanti lepassa di tutto; a volte –c o n fe s -sa – ha la sensazione di assag-giare l’inferno. “Mi colpisco-no soprattutto le violenze sul-le donne. Quelle degli italianisulle donne straniere. Al lavo-ro ma anche nei rapporti dicoppia. Le racconto un casoche non dimenticherò mai.Una donna con il marito ita-liano: lui ogni volta che lei tor-nava a casa la spogliava per ca-pire, annusando la sua bian-

cheria intima, se lo avesse tra-dito. E regolarmente decidevache il tradimento c’era stato.Dopodiché partiva il pestag-gio, con la costrizione finale adormire per terra. La donnavenne da me con il terrore ne-gli occhi. Mi chiese se da noiin Italia si usa fare così. Ci homesso mesi a convincerla adaprire la causa di separazione.Che naturalmente significòanche darmi da fare per tro-varle una sistemazione”.

“N o, non mi occupo solo oprincipalmente di mal-

trattamenti. Nelle mie giorna-te c’è di tutto. Basta aprire lafinestra sull’inferno. Sfrutta-mento sul lavoro, clandestiniricattati dal padrone, e nonparliamone oggi che la clan-destinità è diventata reato,operai che lavorano diciottoore al giorno per cinquecento

euro al mese. E ancora: ridu-zioni in schiavitù, pratiche diaffido contestate disperata-mente da poveri genitori chevogliono tenersi i figli, gente acui si vuole negare l’asilo o lostatus di rifugiati. Ho un com-pito arduo, perché ormai èpassato il principio che gli im-migrati hanno meno diritti inassoluto, anche a vedersi ga-rantiti quelli previsti dalle leg-gi. Sta passando l’idea che sipossono usare le maniere for-ti, i modi spicci, la mancanzadi rispetto gratuita, la violenzaanche di minacce da suicidio.É il clima che galoppa a in-quietarmi. L’altro giorno ungraduato della polizia mi hadetto ‘ma lo sa che lei è peggiodegli altri avvocati? Almenoloro lo ammettono che dico-

Sopra e in basso due immagini di AlessandraBallerini; più sotto il preside del Liceo Redi

di Arezzo Claudio Sartori (FOTO ANSA)

Il Liceo Redi di Arezzo cambia nome e vive un giorno “da Balotelli”VIVACE DIBATTITO TRA GLI STUDENTI DOPO L’INIZIATIVA DI IERI, PROMOSSA DAL PRESIDE, PER RIFLETTERE SULL’INTEGR AZIONE

no delle cose senza crederci,che lo fanno perché quello è illoro mestiere, perché cosìguadagnano. Lei invece ci cre-de davvero, per questo è peg-g io’. Carino, eh? Senza parlaredi quando gli immigrati, permeccanismi che vorrei capi-re, finiscono nelle mani di fin-ti avvocati che gli ripulisconole tasche e poi non presenta-no le cause. Succede semprepiù di frequente”.“É come correre in salita. D’al-tronde a fare l’avvocato deiricchi non c’è molta soddisfa-zione, se non quella economi-ca. Sai già che parti avvantag-giato. Clienti rispettati chepossono avvalersi di staff diesperti in ogni ramo, che han-no amici nei giornali o tra i po-litici. Dov’è la tua bravura, avincere, quando magari haiaddirittura la possibilità di farfare le leggi per il tuo assistito?Un bravo avvocato è quelloche vince le cause perse, chedifende i più deboli, i senzapatria e senza diritti, quelliche non conoscono nemme-no la lingua in cui si rivolge lo-ro il giudice e ammettono re-sponsabilità solo perché nonhanno capito bene la doman-da”. Strofina il bracciale tur-chese, “regalo di mia madre”,e la memoria va alle prove af-frontate anche nei processipolitici. Il G8, la Diaz, Bolza-neto: fu una specie di scuola

di formazione al disincantoper una generazione di legalidemocratici genovesi. Ma an-che il processo contro Clau-dio Riolo, intellettuale paler-mitano dei movimenti antima-fia, condannato per le criticheespresse contro l’ex presiden-te della provincia di PalermoFrancesco Musotto. Confiscadi un quinto dello stipendio. Éstata lei a ottenere una vittoriamiliare presso la Corte euro-pea dei diritti dell’uomo in no-me del diritto di critica. “Co-me mi mantengo? Ho un con-tributo della Cgil, qualchecorso di formazione, i gratuitipatrocinii, poche parcelle dachi le può pagare. Non homolte necessità. Fatta ecce-zione per Sofia che mi aspettatutte le sere a casa, vivo sola”.Sofia è la cagna senza razza(“meticcia” dice lei) che gi-ronzola per lo studio ad au-mentare la confusione nei mo-menti di massimo movimen-to. La lascia solo per i viaggi.Le emergenze dei barconi, maanche il documentario cine-matografico da commentare oil teatro dei detenuti da soste-nere. Immigrati anche loro,naturalmente. Anche loro rag-giunti a suo tempo dal tamtam rassicurante: chiamate laBallerini, l’avvocato di Geno-va con i capelli color leone. Ilnumero lo troverete su unapor ta.

“Essere il difensore dei ricchi èfacile: magari hai anche la possibilitàdi fare le leggi per il tuo assistito”

STORIE ITALIANE

di Giampiero Calapà

F osse andata ad Arezzo il ministro Mariastella Gelmini ierimattina avrebbe potuto assistere a un dibattito per nulla ba-

nale sul razzismo nell'Italia di oggi. É successo al Liceo Fran-cesco Redi, per un giorno intitolato a Mario Balotelli, il giovanecalciatore di origini ghanesi dell'Inter, nato e cresciuto in Italia,troppo spesso insultato dai cori degli ultrà proprio per questasua grande colpa: essere italiano ma nero. L'idea è venuta alvulcanico preside Claudio Sartori, 65 anni, di cui gli ultimi quin-dici passati alla guida del Redi, dove conclu-derà la carriera a giugno, prima della pensio-ne. Idea accolta dal collegio docenti e dal co-mitato studentesco. Eppure la scuola si è di-visa, ma con vivacità e intelligenza. “É unpeccato che sia stato tutto travisato – spiegaAlessandro, 18 anni – perché si guarda a Ba-lotelli come calciatore dell'Inter, ma almenosiamo riusciti a discutere e far discutere”. Alsuono della campanella il preside ha appic-cicato all'ingresso il cartello provvisorio: “Li -ceo Scientifico Mario Balotelli (& Sissoko)”.Con l'aggiunta del centrocampista della Ju-ventus “Perché qualcuno – si è difeso conironia il preside – mi ha accusato di voler ti-rare la volata all'Inter, quando io sono da sem-

pre un tifoso della Fiorentina”. Camilla, 16 anni, non è per nullaconvinta: “A me sembra un gesto sciocco e sembra una presa ingiro. Non ci credo che lo abbiamo fatto davvero”. Invece, la suacompagna di classe Sofia, che è interista, dice: “É giusto, lotrovo simbolico: in questo modo affermiamo la nostra condan-na verso il razzismo”. Non sarebbe stato così efficace, aggiungeEdoardo, 17 anni, rappresentante d'istituto “Se avessimo sceltoMartin Luther King: saremmo stati tutti d'accordo, almeno miauguro, ma non ne avrebbe parlato nessuno e nessuno qui neavrebbe discusso”. Non ci sta Saverio, 16 anni, juventino, con

indosso una maglietta con tanto di scritta: Io nonstudio al Balotelli, niente illusioni, anche bianco ci staisui.... Per lui sarebbe stato meglio scegliere “Uncalciatore che si comporta meglio in campo,uno più rispettoso degli avversari”. E Leonardo,anche lui 16 anni, non si trattiene: “Uno chesegna e fa la linguaccia sotto la curva della Romaè da prendere a schiaffi”. Un altro ragazzo dinome Saverio ha addirittura scritto una letteraal preside: “Se Balotelli giocasse nel Patrignonesarebbe finito comunque sui giornali?” ch i e d elo studente al suo capo d'istituto.Il preside Sartori alla fine è soddisfatto del di-battito che si è sviluppato tra un'ora e l'altra, cheha animato l'intervallo e l'assemblea conclusivaalla fine di una giornata in cui gli studenti hanno

discusso anche di legalità e mafie con la Fondazione Capon-netto. “L'unica cosa che mi ha fatto male – ha detto il preside –è questo genitore che, ad un giornale locale, chiedendo l'ano-nimato, ha dichiarato che non avrebbe fatto venire suo figlio ascuola. Che modo è, rifugiandosi dietro l'anonimato, di edu-care un figlio? Ho apprezzato, invece, chi è venuto qui a espri-mere il proprio dissenso”. Anche qualche docente storce labocca, come il professore d’inglese, Massimo Martinelli: “For sel'intento è positivo, forse il preside ha solo trovato il modo giu-sto per attirare l'attenzione. Forse il momento non era giusto,però, nel giorno di una partita, Juve-Inter, che divide molto glianimi dei ragazzi. E comunque Balotelli non può essere preso aesempio”. Su questo il preside scherza ancora: “Non ho maiinteso proporre Balotelli come esempio, anche se lo invito vo-lentieri a venire qui a conoscere e parlare con gli studenti. Hoanche – rivela Sartori – contattato l'Inter e mi hanno dato unadisponibilità di massima. Ma per tornare a modelli ed esempiper i ragazzi, il mio è sempre stato Socrate. Spero che ora non miaccusino di voler incitare gli studenti a bere la cicuta".L'annunciato (su Facebook) sciopero anti-Balotelli è invece fal-lito: “Il sabato in media abbiamo 200 assenti, oggi la metà. Si-gnifica che ne è venuto anche qualcuno di più”, ride ancora ilpreside Sartori. Che alla fine sventola un fax: arriva dal comitatodi Arezzo del Coni: l'11 dicembre il Liceo Redi (che conta 1300studenti, 40 stranieri, una banda che suona musiche arabe) saràpremiato “Scuola dell'anno 2009”.

pagina 10 Domenica 6 dicembre 2009

Incompatibili al carcereDetenuti a vita

VIAGGIO SENZA RITORNONEGLI OSPEDALI PSICHIATRICI GIUDIZIARI

di Giacomo Russo Spena

Mani e piedi legati al lettocon una cinghia di cuoio.Al centro una fessura per ibisogni. In questo stato

per ore, a volte per giorni. La “con -tenzione fisica” è pane quotidianoper gli internati degli Ospedali Psi-chiatrici Giudiziari (Opg). I nuovimanicomi criminali. Sono 1.300,di cui circa 100 donne, le personerinchiuse nei sei centri presentinel Paese: Aversa, Barcellona Poz-zo di Gotto (Messina), Napoli,Montelupo Fiorentino (Firenze),Reggio Emilia e Castiglione delleStiviere (Mantova). A parte que-st’ultimo, sono strutture vecchie esovraffollate, in condizioni igieni-che precarie. La vivibilità internaal collasso. Negli Opg finiscono lepersone non imputabili (incompa-tibili col carcere), per infermitàmentale, così vengono sottopostealla misura di sicurezza. “Ai sensidell’articolo 207 del codice penalela restrizione non può essere revo-cata se gli individui sottoposti nonhanno cessato di essere social-mente pericolosi”, spiega l'avvo-cato Giuliano Pisapia, ai tempi delgoverno Prodi tra i membri dellacommissione per la Riforma delcodice penale, che nota come siapresente un vulnus giuridico.

Mentre la pena è certa e ha un ter-mine, la detenzione negli Opg èproroga bile.Sta alla magistratura di sorveglian-za giudicare, in base alle periziedei medici, la riabilitazione dell’in -ternato. “Bisogna introdurre - sen-tenzia Pisapia - la norma che il trat-tenimento negli ospedali psichia-trici non possa superare la penaprevista per la stessa violazione inc a rc e re ”. Sul totale dei ricoverati il65,1% ha commesso un reato con-tro la persona, il 15,4% contro il pa-trimonio, il 4,9% contro la libertàsessuale. Al momento sono circa470 i “r istretti”a vita. Gli interventidi recupero sono nulli. Altre voltesono le famiglie a non voler indie-tro l’internato. La situazione è leg-germente cambiata da quando nel2008 il governo di centrosinistraha avviato una modifica degli as-setti organizzativi: la gestione sani-taria è affidata ora alle Asl regiona-li, mentre è rimasta al Dipartimen-to dell’Amministrazione peniten-ziaria la competenza in materia disicurezza. Solo a Barcellona il Dapcoordina ancora tutte le attività: lastruttura è in una regione a statutospeciale ed ha bisogno di una leggead hoc per attuare la riforma. Lecondizioni in questo Opg sonoparticolarmente drammatiche. Gliinternati sono passati da 150 a 325

(i posti regolari sono 170), dormo-no in 10 in celle da 5. “Mentre glioperatori e gli agenti sono addirit-tura diminuiti”, afferma Don Giu-seppe Insana, attivo con la sua as-sociazione nel recupero e reinse-rimento dei detenuti. “Mancanoattività socialmente utili e inter-venti specifici per alcolizzati, tos-sicodipendenti e insufficientimentali - spiega il religioso - Le con-dizioni igieniche personali edell’ambiente sono pessime ed èassente il budget vestiario. I rico-verati restano abbandonati, senzarelazioni significative, con un con-seguente processo cronicizzante.E, in caso di aggressività, sono le-gati al letto di contenzione o mal-menati”. La disperazione più tota-le porta ad atti di autolesionismo etentati suicidi (sono privati di ra-dio, telecomandi o pastelli a ceraperché si ha paura che li possanoi n g h i o t t i re ) .Non mancano episodi in cui gli in-ternati riescono a togliersi la vita omorti “sospette”. Il 4 febbraio2008 un giovane dell’Opg di Aver-sa si “suicida” in circostanze anco-ra da definire. All’età di 17 anni gliera stata diagnosticata una “schizo -frenia paranoidea”. “Come fa unpaziente schizofrenico - sostengo-no i genitori - a impiccarsi con tuttatranquillità, di notte? Dove stavano

le guardie?”. Si attendono ancoragli sviluppi. Intanto le vittime nonsi sono arrestate. L’ultima a Parmaqualche giorno fa, con la madre diGiuseppe Saladino che accusa unabuso di farmaci somministrati daidottori al figlio quando era rinchiu-so nella struttura di Reggio Emilia.Lo psichiatra Giuseppe Nesi, di-pendente dell’Asl campana, am-mette come i tranquillanti siano

GIUSTIZIA NEGATA

1300 le personerinchiuse,tra loro centodonneAlta lap e rc e n t u a l edei suicidi

usati per risolvere i problemi di vi-vibilità nei centri: “Forse si esageranel darli - dice - Altro problema èche in alcuni Opg mancano pro-prio gli psicofarmaci per mancan-za di risorse economiche”. Comegli stessi medici. Viene negato il di-ritto alla cura. Il letto di contenzio-ne? “E’ una pratica che va ridotta alminimo indispensabile - continuaNesi - Si utilizza eccessivamente”.Secondo Antigone un internato susei ha conosciuto l’esperienza del-la coercizione. “Non ha alcun fon-damento medico - dice Dario DelleAquile, membro dell’associazionee autore di un libro inchiesta sugliOpg - E’ effettuata spesso a fini me-ramente punitivi”. In tutte le strut-ture sono presenti una o più sale di“contenzione”. Non mancano casidocumentati di internati costrettial letto fino a 14 giorni di seguito.Secondo l’ultimo dato ufficiale for-nito dal Dap nel 2005 gli episodi dicoercizione sono stati 515: a Casti-glione 188, a Reggio Emilia 123, a

Barcellona 84, a Montelupo 69, adAversa 51 ed a Napoli 50. Tanti.Troppi per il Comitato europeoper la prevenzione della tortura edei trattamenti inumani del Consi-glio d’Europa che ha constatatocome i pazienti spesso siano “co -s t re t t i ” solo come sanzione peruna “cattiva condotta” o come me-todo per indurre un cambiamentodi comportamento. L’Opg tosca-no è al centro di una indagine supresunti maltrattamenti denuncia-ti da un ricoverato. Secondo quan-to emerso da una visita parlamen-tare della senatrice radicale Dona-tella Poretti e del Garante dei de-tenuti di Firenze, Franco Corleo-ne, le celle da tre ospitano almenosei detenuti, il numero dei ricove-rati supera il limite consentito, lapolizia penitenziaria non ha l’ade -guata preparazione: “Il sabato po-meriggio e la domenica non ci so-no psichiatri - denuncia la parla-mentare - E durante la notte c’è so-lo un medico di guardia e un infer-m i e re ”. A Napoli, nelle scorse set-timane, un caso raccapricciantereso pubblico da una delegazionein visita composta dal consigliereregionale Tonino Scala e le associa-zioni Antigone e Città Invisibile:R.H., un immigrato di appena 21anni, era seminudo (con indossosolo slip e pullover) in una cella li-scia priva di ogni cosa e con il blin-dato chiuso. “La cella era sporca diescrementi. Ci è stato riferito che ilragazzo ha dato in escandescenzeappena giunto in Opg e che è pe-ricoloso. Quello che possiamo te-stimoniare - riportano i visitatori - èche a noi è parso lucido. Dal regi-stro ci risulta sia stato anche legatoal letto di coercizione per almenotre giorni. Più che un ospedale -concludono - questo è un vero eproprio manicomio”. Intanto cre-sce la richiesta per “il superamen-to degli Opg”. Troppo spesso uncarcere. A vita.

Domenica 6 dicembre 2009 pagina 11

LA VIA NERA DEL PETROLIOCome l’ex militare Tony Buckingham e la Heritage Oil

hanno messo le mani sulle riserve africanedi Alessandro Righie Emanuele Piano

Principi, armatori e im-prenditori cavalcano leonde della baia di Palmade Mallorca per aggiudi-

carsi la blasonata regata velicadella ”Copa del Rey”, tradizio-nalmente consegnata ai vincito-ri da re Juan Carlos de Borbòn inpersona. Fra le vele delle miglio-ri barche di Spagna fa la suacomparsa uno spinnaker bian-co raffigurante un guerrieroafricano armato di scudo e lan-cia. Il suo ondulare fra i fluttisembra mimare una danza diguerra. É la vela di Ngoni, velie-ro di proprietà di Anthony Le-slie Rowland Buckingham, pe-troliere mastica-sigari ed ex-mi-litare britannico. Tony è abitua-to a vincere, ma non ama la pub-blicità né gli scatti dei fotografi.Alla cerimonia di premiazionemanda, infatti, alcuni membridel suo equipaggio a ritirare lacoppa dalle mani di sua maestà.Quella del primo posto, natural-mente.La storia del signor Buckinghamsembra uscita da un romanzo diIan Fleming: nato in Inghilterra,si arruola prima nei Sas (SpecialAir Service), fiore all'occhiellodell'esercito di sua maestà, perpoi reinventarsi subacqueopresso alcune piattaforme pe-trolifere nei mari del nord. MaTony preferisce l’umido caldoafricano ai gelidi mari del nord.L’occasione gliela offre all’ini -zio degli anni ‘90 una società pe-trolifera canadese, Ranger Oil,dove Buckingham lavora comeprocacciatore di concessioni. Éil 1993 e l'Angola sta uscendo datrent'anni di guerra civile in unodegli avamposti africani dellaguerra fredda. L’Unita di JonasSavimbi, fazione anti-comunistaforaggiata dai dollari della Cia,lancia un'offensiva contro il go-verno in carica catturando So-yo, capitale petrolifera nelnord-ovest dell’Angola. Lì ope-rano diverse multinazionaliestrattive, fra cui Ranger Oil, tut-te costrette ad abbandonare leproprie installazioni nelle manidei ribelli. É nelle giungle ango-lane che nasce l’intuizione checonsentirà ad Anthony LeslieRowland Buckingham di co-struire il proprio impero finan-

Primo pianodi un giovane africano

e sullo sfondoun pozzo in fiamme (FOTO ANSA)

ziario: arruolare mercenari alservizio di società e Stati in cam-bio di concessioni minerarie.Tony ha la fortuna di trovare inSud Africa una riserva di soldatidel Buffalo Battalion, un’unitàspeciale sudafricana impiegatanella guerra sporca proprio inAngola a fianco dei ribellidell’Unita. L’apartheid è finita eNelson Mandela è stato appenarilasciato dal carcere di RobbenIsland dopo 27 anni di reclusio-ne. Molti di questi militari, dopoanni di onorato servizio, sono aspasso. Eeben Barlow è uno diloro. Nato in Rhodesia, sud-afri-cano di adozione e agente dellafamigerata agenzia di con-tro-terrorismo CCB (Civil Coo-peration Bureau), è presumibil-mente responsabile dell’ucci -sione di diversi membri dell’al -lora clandestino African Natio-nal Congress. A presentare Bar-low a Tony Buckingham è Si-mon Mann, oggi rinchiuso nelcarcere di Black Beach in Gui-nea Equatoriale per un tentatogo l p e .

Q ualche anno prima, EebenBarlow aveva fondato la Exe-

cutive Outcomes, la società pre-cursore di quelle che oggi sononote come Private MilitaryCompanies che piazzano i co-siddetti “contractor s” dall’I ra qall’Afghanistan. Sono gli uominidi EO a liberare Soyo. In cambioottengono concessioni petroli-fere e diamantifere. Lo sfrutta-mento delle miniere e dei pozziè dato a due società fondate daTony Buckingham: Heritage Oilgestisce l’estrazione petrolife-ra, Branch Energy quella mine-raria. L’esito positivo delle ope-razioni in Angola convinconoTony a reinvestire i propri capi-tali nel ramo della sicurezza, en-trando a pieno titolo insieme aBarlow in Executive Outcomes,alla quale nel mentre era statoaffidato un contratto per l’adde -stramento dell’esercito angola-no che durerà fino ai primi mesidel 1996. Come dire, i nemici diun tempo erano ora diventatiamici.La tappa successiva delle impre-se di Buckingham é la Sierra Leo-ne. Anche in questo caso è in at-to una guerra tra governo e ri-belli. Nella fattispecie il capita-no Valentine Strasser, salito al

potere a 25 anni con un colpo diStato nel 1992, doveva vederse-la con il Revolutionary UnitedFront di Foday Sankoh, foraggia-to dalla Liberia di Charles Taylor.Il copione si ripete: Tony Buc-kingham è contattato da una so-cietà mineraria, la Sierra Rutile,nel febbraio del 1995 per aiuta-re Strasser a liberare il distrettodiamantifero di Koidu. Prestodetto: Executive Outcomes in-terviene e a Branch Energy sonodate in concessione le miniere.Ma per Tony Buckingham e sociil vento comincia a cambiare.All’African National Congressnon piacciono per niente tuttiquei mercenari –per lo più bian-

chi e fuoriusciti dall’esercito –che scorrazzano in giro per ilcontinente africano. La pubbli-cità e i titoli guadagnati dalle im-prese di Executive Outcomes –e da quelle della società gemellaSandline International affidataad un altro ex militare britanni-co, Tim Spicer – portano alla fir-ma nel 1997 di una legge che im-pone delle serie limitazioni aicittadini sudafricani coinvolti inattività di mercenariato all’este -ro. Come se non bastasse, pro-prio la neonata Sandline riesce afinire nel mirino sia della PapuaNuova Guinea – per un contrat-to di “secur ity” contro i ribellinell’isola di Bouganville in cam-bio di miniere di rame – che del-la Sierra Leone per un carico diarmi in violazione di un embar-go Onu e che vede l’apertura diun’indagine da parte del Parla-mento britannico. É ora di cam-biare registro.C’è però un ultimo conflitto dasfruttare, quello che gli storicicontemporanei hanno già ribat-tezzato come la prima guerramondiale africana. A partire dal1998 il crollo del regime di Mo-butu Sese Seko in Zaire dà il viaall’occupazione di quella cheoggi si chiama Repubblica De-

mocratica del Congo. Ruanda,Uganda, Zimbabwe e Angolacominciano a sfruttare l'enor-me ricchezza mineraria congo-lese, il cosiddetto ”scandalogeolog ico”. Tony Buckinghamsi associa agli ugandesi stabiliti-si nelle regioni dell’Ituri. Assie-me al fratello del presidente Yo-weri Museveni, Salim Saleh, fon-da l’ennesimo spin off di Execu-tive Outcomes, la Saracen Ugan-da. I rapporti del Panel dell’O nusul saccheggio delle risorse inCongo affermano che Saleh e laSaracen sfruttarono le minieredi coltan e diamanti della regio-ne. Il “fix er” locale è Jean PierreBemba, oggi detenuto all’Ajaper crimini di guerra. La Saracensi distingue anche per i traffici diarmi in combutta con ViktorBout, il più famoso “traf ficantedi morte al mondo”. Bout è agliarresti in Thailandia e attendel’estradizione verso gli Stati Uni-ti. É stato accusato di aver ven-duto armi ai ribelli delle Farc.In cambio dei suoi servigi TonyBuckingham ottiene nel 1998delle concessioni petrolifereper la sua Heritage Oil. In Ugan-

da, lungo le rive del lago Albertal confine con il Congo, la socie-tà di Buckingham comincia acercare petrolio. Le prospettivesono talmente buone che nel2002 Tony ottiene i diritti diesplorazione anche sul versantecongolese del bacino. Ovvero,la Heritage Oil ha avuto in appal-to totale, almeno per qualcheanno, dodicimila chilometriquadrati di Africa ed il confinefra due Stati indipendenti. Ma ilpetrolio è portatore di sventura.Le ingenti riserve petrolifere – sistima la presenza di oltre 500milioni di barili di greggio – por -tano a scontri fra l’esercito con-golese, ugandese e la società disicurezza impiegata dalla Heri-tage Oil per difendere i propripozzi, la Saracen Uganda natu-ralmente. Un tecnico britanni-co, Carl Nefdt, è ucciso duranteuno scontro a fuoco nell’a gostodel 2007. Le tensioni con Kin-shasa portano anche alla revocadelle concessioni sul versantec o n go l e s e .

N onostante le difficoltà inAfrica, Tony Buckingham

decide di fare l’ultimo salto diqualità e di quotare la propriasocietà alla borsa di Londra. Lereazioni dei mercati non sonoperò così buone. Sul listino del-la London Stock Exchange i ti-toli della Heritage Oil hannoperso il 25% del proprio valoreda marzo ad oggi. Gli analisticonsigliano di tenere le azioni inportafoglio anche perché nelleultime settimane la compagniaha annunciato di essere in trat-tativa per vendere alcuni suoiasset: in predicato di essere ce-dute sono le attività in Russia eOman, se non addirittura l'inte-ra Heritage Oil. Tra i papabili ac-quirenti ci sarebbe anche l’Eniche negli ultimi mesi ha fatto in-cetta di società con concessioniin Africa e che vorrebbe acqui-sire entro gennaio da HeritageOil il 50% dei siti petroliferi inUganda (anche se Tullow OilUganda intenderebbe esercita-re il diritto di prelazione perbloccare l'acquisizione).Questa potrebbe essere l’enne -sima, e forse ultima, vittoria diTony Buckingham. Uno che, co-me nelle acque di Palma de Mal-lorca, gareggia soltanto per ilgradino più alto del podio.

COLPEVOLI SCIAGURE

PERM E LA DISCOTECADELLA MORTE

A l “Cavallo Zoppo” (Lame Horse) di Perm,grande città industriale degli Urali, sono morte

109 persone e oltre 130 sono rimaste ferite.L’incendio scoppiato nella notte tra venerdì e sabatonel night-discoteca è stato il peggior disastroavvenuto in Russia in un locale. In manette, per ora,5 persone tra cui il proprietario, la direttrice delnight e l’imprenditore che aveva introdottoillegalmente nel locale il materiale pirotecnicoall'origine delle fiamme. “Un fuoco d'artificio – hadetto il capo della sicurezza di Perm, Igor Orlov – hacolpito il soffitto provocando l’incendio”. Salvi ipochi che sono riusciti a uscire dal retro. Morti eustionati i molti rimasti tra le fiamme. L’accusa acarico dei 5 arrestati è di grave violazione dellenorme antincendio. Il presidente Medvedev, che haparlato di “grave crimine” da punire con condannemolto severe e ha proclamato il lutto nazionale per il7 dicembre.

ORWELL AL CREMLINO

I GIOVANI FANNO “SPECCHIO” PER VOLERE DI PUTINdi Giancarlo Castelli

L’ idea è geniale quanto orwelliana: crea-re a tavolino una decina di organizza-

zioni sociali, definite “s p e c ch i o ”, per in-tercettare le istanze giovanili e controllar-le. Non è neppure di oggi, perché il suoideatore Vladislav Surkov, una specie di“anima nera” del Cremlino, l’ha pensatanel 2005. Ma Surkov, chiamato in Russia, il“cardinale grigio”, aitante ed elegante45enne capo dello Staff del Presidente, na-to in Cecenia e cresciuto professional-mente nella Yukos dell’oligarca caduto indisgrazia (Khodorkovskij), nonostante uncurriculum così poco ortodosso, ha con-

quistato la fiducia di Putin con la teoria del-la “democrazia sovrana” (in pratica, la so-vranità di zar Putin e la sindrome dell’ac -cerchiamento). E, in particolare, con l’in -venzione delle organizzazioni “s p e c ch i o ”.Oltre ai Nashi, i “Nostr i”, sostenitori di Pu-tin fino al fanatismo, c’è la Rumol, giovanirussi incaricati di creare disordini nei cor-tei dei dissidenti. Poi c’è anche Mestnaja,gruppo ecologista distintosi per la politicaanti-immigrati, Val che, in russo, sta per“Lega panrussa antiglobalista”: una speciedi no global stipendiati dallo Stato che pre-dicano l’antiglobalizzazione, ovviamentein funzione nazionalista. Non mancano gli“a n t i fa s c i s t i ” di professione, usati per le

campagne contro inemici baltici (spessotolleranti verso il neo-fascismo interno) el’Ucraina della rivolu-zione “o ra n ge ”.“Sono le università ilterreno di caccia pre-

ferito dagli arruolatori – spiega ArtjomMarchenkov, attivista per i diritti umaninell’organizzazione Permskaja Grazhdan-skaja Palata – in particolare, l’univer sitàBarman. Oltre alla possibilità di guadagna-re soldi, i giovani si iscrivono con la spe-ranza di fare carriera professionale”. Ci sipuò iscrivere anche attraverso il web. “Chidecide di impegnarsi nel sociale, cerca suInternet. E spesso trova i siti delle organiz-zazioni specchio che funzionano, appun-to, come lo specchietto per le allodole”,dice Marchenkov. Chi aderisce può parte-cipare a centri estivi, adunate oceaniche,carriera e soldi: su questi ultimi, però, nes-suno si sbilancia. “Tutti negano – conclu -de l’attivista – ma i finanziamenti dovreb-bero arrivare dalla Camera sociale, un or-ganismo creato ad hoc dal Cremlino perstudiare i fenomeni sociali e giovanili”.Una struttura per la quale la nomenklaturainveste 62 milioni di dollari, stanziati pro-prio per lo sviluppo della “coscienza ci-vile”.

DAL MONDO

La strategia percostruire l’i m p e ro(che oggi interessaa Eni): assoldaremercenari esfruttare i conflittitra Stati

In Russia, associazioni xenofobee nazionaliste create a tavolinoper controllare il fermento giovanile

pagina 12 Domenica 6 dicembre 2009

La tentazionedel protezionismoWTO: COSA CAMBIA DOPO

IL NUOVO FALLIMENTOdi Edgar Galli

Accade spesso negli in-contri internazionaliche gli argomenti fuoriagenda siano i più di-

scussi nei colloqui. È statocosì anche a Ginevra, dove ilvertice della World Trade Or-ganization da poco conclusodoveva discutere in teoria so-lo di crisi e di come rilanciar-si nell’economia del dopoLehman Brothers. Gli occhiperò erano puntati sul 2010,anno entro il quale i governidel G20 si sono di recenteimpegnati a concluderel’estenuante giro di negoziatinoti come Doha round, av-viati nel novembre 2001 perguidare il commercio inter-nazionale fuori dalle secchedel protezionismo e rimastiessi stessi impantanati neimille rivoli della questione.Un argomento lasciato fuoridall’ordine del giorno dal di-rettore generale del Wto, Pa-scal Lamy per evitare l’e n n e-sima figuraccia in otto anni dit ra t t a t i ve .

Ma la soluzione dell’impassesulle tariffe e l’uscita dallacrisi sono i gemelli siamesidell’economia globale, comeosservano gli analisti.

IL COMMERCIO inter na-zionale, destinato a contrarsinel 2009 del 10 per cento conil più brusco calo dalla Secon-da guerra mondiale, è una del-le principali leve per risolle-vare l’economia globale. LaCina, che ora guarda gli StatiUniti negli occhi senza com-plessi, è stata la prima a tirarela questione fuori dall’o m b ra .Il ministro Chen Deming hamesso sul piatto l’o b i e t t i vo :500 miliardi di dollari di cre-scita del commercio mondia-le, a tanto ammonterebbero irisultati di un accordo suDoha. Chen parlava soprat-tutto per la sua controparteamericana, Ron Kirk. I due in-carnano al momento le animecontrapposte del negoziato:quella delle realtà emergentiin lotta contro i privilegi delvecchio Occidente, e quelladel mondo industrializzato af-

flitto dalla slealtà della con-correnza dei paesi in via disviluppo. Il faccia a faccia èstato saggiamente evitato, mai segnali sono stati numerosi.Quando Kirk parla di “a l l a r-gare la portata dei negoziati”,allude a questioni come tra-sparenza e democrazia eco-nomica, fattori che influisco-no sulla rispettiva capacità dicompetere dei diversi paesi.E quando l’americano invitaPechino a mostrare “l e a d e r-ship”, si tratta ancora una vol-ta di parole in codice rivolteai dirigenti cinesi. Che signi-ficano prendere decisioni im-popolari nell’Impero di mez-zo: come la sospirata rivalu-tazione dello yuan o la ridu-zione, già inserita negli accor-di-quadro di Doha, del livellomedio delle tariffe cinesidall’8,9 per cento al 6 percento. In un momento sepa-rato, badando bene a non far-la passare come una rispostadiretta agli Usa, Chen ha com-mentato asciutto che il sur-plus commerciale cinese si èridotto nel 2009 di quasi un

terzo. Rifacendosi alle dichia-razioni di qualche giorno pri-ma del premier Wen Jiabao,Chen ha ricordato anche ladoppia politica di Pechino sulcambio dello yuan: stabilitànell’immediato, gradualitànei movimenti di medio-lun-go .

I DUE PAESI attraver sanoperò situazioni simili. La sor-tita del negoziatore america-no è il blitz preventivo di chiavverte a sua volta il proble-ma della rivendibilità dome-stica degli accordi, che ri-schiano di essere affondatidai siluri repubblicani (ma an-che dal fuoco amico) al Con-gresso. Del resto, sul frontedel commercio internaziona-le il clima a Washington non è

dei migliori. Un nutrito grup-po di senatori bipartisan è de-terminato a mettere l’a m m i-nistrazione Obama con lespalle al muro sul Nafta, l’a c-cordo che lega i mercati diStati Uniti, Canada e Messicoin un’unica area di liberoscambio. Un accordo mai ve-ramente digerito dall’o p i n i o-ne pubblica conservatrice eche in tempi di crisi e disoc-cupazione vede crescere a vi-sta d’occhio i nemici su en-trambi i fronti. Per questo cre-sce il sostegno a un disegno dilegge che circola a CapitolHill per impegnare il governoa fornire un’analisi dettagliatasugli effetti del Nafta sull’o c-cupazione, i salari e gli inve-stimenti, seguito dall’o bbl i goper l’amministrazione di pre-

sentare in Congresso unabozza per la rinegoziazio-

ne del Nafta. In calce aldocumento si leggo-

no i nomi di senato-ri democratici co-me Sherrod Bro-

wn, rappresen-tante di

quell’Ohioche appar-tiene al cuo-re industria-le dell’A m e-rica e dunquealla regionepiù colpita dal-la crisi del ma-nifattur iero.

A WASHIN-GTON , a pochi

chilometri dai pia-ni alti della politica, l’Inter na-tional Food Policy ResearchInstitute avvisa: i governi chemercanteggiano sui dettaglidel Doha round stanno per-dendo tempo su un progettosuperato dagli eventi, obsole-to rispetto al mondo dopo lacrisi finanziaria. I balzi di ali-mentari e materie prime e lanecessità di ridurre le emis-sioni nocive sono fuori dallabozza su cui si discute da ottoanni. Inseriti nell’equazionecomplessiva, questi fattorihanno un effetto dirompen-te: dai 500 miliardi di dollaristimati da Pechino, il benefi-cio del Doha round si riduceper effetto delle nuove con-dizioni sui mercati internazio-nali a 70 miliardi. Incremen-tando il reddito mondiale intermini reali di un misero0,09 per cento. Questa forsesarà la pillola più amara cheamericani e cinesi dovrannofar ingoiare ai propri eletto-r i.

ECONOMIA GLOBALE

Ai negoziati di Ginevra non siè concluso molto: schermagliea distanza tra Usa e Cina

Domenica 6 dicembre 2009 pagina 13

LA FINANZIARIA (QUASI) DEFINITIVAVALE ORMAI 9 MILIARDI DI EURO

Il governo blinda le modifiche già in commissione

di Stefano Feltri

Nella legge di bilancio peril 2010 ci sono diversenovità. La Finanziaria va-le quasi 9 miliardi, men-

tre in origine doveva muover-ne meno di 4. Il governo la stamodificando già in commissio-ne bilancio della Camera, pas-saggio preliminare alla discus-sione in aula, con un sistemainusuale: tutte le novità vengo-no inserite in un maxiemen -damento, dunque blindato enon contestabile dall’opposi -zione. Si occupa di tutto il re-latore Massimo Corsaro, Pdl. Esecondo il deputato del Pd PierPaolo Baretta questo rappre-senta “un vulnus delle preroga-tive parlamentari”.Può sembrare una tecnicalitàparlamentare, ma è con questeche al momento duellano mag-gioranza e opposizione. Il pre-sidente della commissione Bi-lancio, il leghista GiancarloGiorgetti, ha dovuto ammette-re per esempio che la tabella incui si indicano come ripartire isoldi dello scudo fiscale va ri-scritta. Troppo generica. Que-sta sera, comunque, si dovreb-be cominciare a votare in com-missione, entro domani la Fi-nanziaria sarà quindi approva-ta e poi – tempo una settimanacirca – verrà sottoposta all’esa -me dell’aula. Lì, è già chiaro find’ora, verrà posta la fiducia sulmaxiemendamento nonostan-te il presidente della CameraGianfranco Fini avesse chiesto

al governo di non farlo.Il testo, quindi, non è ancoradefinitivo. Ma nelle grandi li-nee oramai si avvicina a quelloche uscirà dal parlamento, vi-sto che la maggioranza ha giàfatto quasi tutte le modificheche voleva introdurre. Partia-mo da quelle politicamente piùsensibili: non ci saranno taglidelle tasse, nessun interventosull’Irap nonostante le promes-se di Berlusconi alle imprese,ma è rientrato nel maxiemen-damento il t ag l i odell’acconto Ir-pef (cioè si pagail 20 per cento inmeno adesso e dipiù a giugno-lu-glio 2010) e c’è laBanca del Mez-zog i o r n o vo l u t adal ministrodell’EconomiaGiulio Tremonti,che già era saltataal Senato, anchese per ora in una versione de-potenziata. Non è chiaro il ruo-lo delle Poste ci si limita a crea-re il comitato che dovrà indivi-duare i soci privati che affian-cheranno lo Stato.Le modifiche sono quasi tuttesul lato della spesa, per le en-trate si confida nei proventidello scudo fiscale. E di cose dafinanziare ce ne sono diverse:916 milioni di euro devono an-dare ai comuni come risarci -mento dell’abolizionedell’Ici, l’imposta comunalesugli immobili, decisa da que-

sto governo. In compenso sidovrebbe risparmiare dal latodei costi con una riduzionedel 20 per cento il numero deiconsiglieri comunali (a catenavengono imposte riduzioniproporzionali anche del nume-ro degli assessori, comunali ep rov i n c i a l i ) .Con la motivazione di fare cas-sa, il governo aveva smontatol’impianto della legge Rogno-ni-La Torre introducendo lavendita all’asta delle pro-

prietà confiscate ai mafiosi.Replica delle associazioni anti-mafia: è un regalo alla crimina-lità organizzata che può ricom-prarsele subito impieganoquei capitali sporchi di cui ab-bonda, riuscendo anzi così a ri-ciclarli. Il provvedimento restanella Finanziaria ma con unamodifica: i beni confiscati po-tranno essere venduti maavranno la priorità (diritto diprelazione) nell’acquisto glienti locali della zona dove laproprietà è stata sequestrata, lecooperative edilizie create da

dipendenti delle forze armate edella polizia. Gli incassi dellavendita andranno per un 45per cento al ministero dellaGiustizia, un altro 45 per centoal ministero dell’Interno e il re-stante 10 per cento all’Econo -mia.C’è anche una modifica sui fi -nanziamenti pubbliciall’editoria. A sorpresa unemendamento accelera l’ar ri-vo delle nuove regole decise daTremonti un anno fa e poi con-gelate: i giornali perdono il “di -ritto soggettivo” ai soldi dello

Stato. Cioè si finanzierannocon le risorse di un fondo fino aesaurimento, una modifica checomplica la loro possibilità diaccedere al credito bancario.C’è chi vede in questo una mos-sa della componente berlusco-niana del governo contro gior-nali critici come Avvenire e IlSecolo d’Italia. Ma l’emenda -mento sembra destinato ascomparire perché il Partitodemocratico, la Lega e una par-te del Pdl (quella che viene daAlleanza Nazionale) si è coaliz-zata per bloccare la norma.

POLITICA ECONOMICA

Resta la venditaall’asta dei benisequestrati alla mafia,ma priorità ai poliziottiche vogliono comprarli

Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti (FOTO ANSA)

Wall Streetdc

I debitidi Turbo Tim

di Edgar Galli

F orse non contribuirà arisollevare il suo

moribondo indice dipopolarità, ma dire le coseimpopolari può consolidarequella credibilità di cui ilsegretario al Tesoro degl iStati Uniti TimothyGeithner, qualerestauratore dell’economiaamericana, ha bisognocome dell’aria. Non guastadunque la sua fermezzanell’indicare l’obiettivo diridurre drasticamente ildeficit federale, che haraggiunto l'enormità di1.400 miliardi di dollari.Altrimenti, ammonisceGeithner, scordatevi ilritorno alla prosperità delsettore privato e lacreazione di quei posti dilavoro che al momento sivolatilizzano come lamaggior parte dellegenerazioni americane nonha mai visto accadere.Geithner ha in mente anchel’effetto dei conti pubblici,descritti dai giornali comeun “train wreck”, un"disastro ferroviario”, sullacapacità del dollaro didribblare l’insof ferenzarusso-cinese e preservare ilruolo di valuta di riservainter nazionale.

I l realismo però impone dimisurare le parole,

perché i segnali di ripresarestano flebili. A novembrel’industria ha registrato ilquarto mese consecutivo increscita, ma il tasso dicrescita è in rallentamentoe il settore dei servizi ètornato in fase dicontrazione. L’i m m o b i l i a recresce, ma la componentenon residenziale, indicatoredegli investimentiproduttivi, è in calo.Per questo il Tesoro simuove con cautela. Precisache non si metterà mano aldissesto finché la ripresanon apparirà acquisita,quindi non prima del 2011.Sottolinea comel’economia americana oggisia messa molto meglio diun anno fa, quando“stavano saltando i bullonidal sottomarino”. E sfoderain un’audizione al Senato ilpezzo forte: è probabileche i 700 miliardi di dollaridel Tarp, il fondo per ilsalvataggio dei moloch diWall Street, non servanotutti. Anzi, il segretario neparla come di uninvestimento che sirivelerà persino proficuoper il governo. E laprovvidenza gli vieneincontro attraverso la Bankof America, che haannunciato giovedì larestituzione dei 45 miliardiche ha ricevuto.

O ggi avanzano 210miliardi del plafond

iniziale, ma l’autor izzazioneper il governo a prelevarliscade a fine anno. Geithnerchiederà al Congresso unaproroga, ma solo per nonlegarsi le mani a priori. Nonviene più chiamato “Tu r b oTax Tim”, come nei giornitraballanti dello scorsogennaio, ma sa bene che ilproprio futuro, e con essouna buona parte di quellodell’amministrazione diObama, si gioca su comesapranno rendere contoagli americani dell’utilizzodi quei fondi.

La storia della Innse diventa un’agenda 2010I LAVORATORI CHE SALIRONO SULLA GRU CELEBRANO LA PROPRIA VITTORIA CON UN GADGET

di Elisabetta ReguittiMilano

P otevano scrivere un libro ma hannoscelto un oggetto dedicato allo

scorrere del tempo, che per loro, se daun lato ha rappresentato un nemico dacombattere dall’altro è stato anche unalleato nella battaglia durata 16 mesi.Un anno e mezzo per opporsi alla de-cisione del nuovo proprietario dellafabbrica di smontare gli impianti e riu-tilizzare l’area per un’operazione im-mobiliare: sono gli operai della Innsedi Milano e dell’agenda 2010 prodottain tiratura limitata – 1.500 esemplari –in vendita a 10 euro di sottoscrizioneminima sul sito www.progettocomu-nicazioni.org. Copertina rossa paginecaratterizzate da brevi testi scritti da-gli operai e da immagini scattate du-rante quelle lunghe giornate – e not-tate – vissute all’interno del presidio.La realizzazione del progetto grafico, atitolo gratuito, è stata curata dall’ as -sociazione milanese Progetto Comu-nicazione.“Come è finita? É finita bene, la fabbri-ca della Innse non chiude”. Inizia cosìil viaggio-racconto di questo diario (al-legato ad un dvd di immagini della re-

gista Silvia Ta-gliabue) chepromette di di-ventare, pressoun certo pub-blico, un og-getto di culto

ch er ie-

voca l’unica vera vittoria degli operaiin questo autunno di crisi, celebrataperfino dal ministro dell’EconomiaGiulio Tremonti. Perché la storia diquegli operai ha rappresentato unasorta di nuova resistenza civile di cui –temono i protagonisti –ora si rischia diperdere le tracce. Quelle persone nonhanno mai mollato. Hanno mantenutoferme le loro posizioni fino a che nonhanno ricevuto le nuove lettere di as-sunzione. Hanno mantenuto fede aduna solidarietà tra compagni di lavoroma anche da amici sostenitori con iquali hanno condiviso tutto. Anche ilperiodo più difficile di quei 10 giornid’agosto in cui quattro di loro si sonoarrampicati sul carroponte a 10 metridi altezza. “Una vittoria che abbiamocercato e voluto contro tutti”, hannoscritto gli operai nella prefazione cheracconta quei 16 me-si: dai primi di mag-gio al 13 settembre,quando effettiva-mente le macchinehanno ricomunicatoa lavorare.Ma non tutto è anco-ra tornato alla norma-lità. Oggi 22 operai(su 48) hanno ripre-so a lavorare, 41 sonostati assunti, alcunisono andati in pen-sione mentre altridue hanno cambiatolavoro. Oggi nella In-nse sono attivi seimacchinari che pro-ducono pezzi permacchine utensili.“In tanti ci chiedonoquali sono state leemozioni che abbia-mo provato rientran-

do in fabbrica. Personalmente – spie -ga Massimo Merlo, Rsu Innse, uno diquelli saliti sulla struttura – non hoprovato nessuna emozione se non laconsapevolezza che finalmente pote-vo tornare alla vita normale. Di certo ilpensiero di tutti, dopo avere timbratoil cartellino, è stato che finalmente era-vamo dentro alla nostra fabbrica”.La decisione di realizzare questa agen-da nasce anche dal fatto che sono tutticonsapevoli che il “caso Innse” si statraformando in un caso culturale e an-che un business per molti. “C’è chiscrive libri e tiene conferenze e incon-tri parlando della nostra vicenda. Cosìnoi abbiamo semplicemente pensato,almeno, di riportare i discorsi che fa-cevamo durante le assemblee. Di rac-contare a modo nostro quello che ab-biamo vissuto in prima persona. Ci

sembrava giusto così”, dice Merlo. Iproventi che verranno raccolti an-dranno a costituire una “cassa resi-stenza” che verrà utilizzata, sempredagli stessi operai, per aiutare colleghidella altre numerose fabbriche mila-nesi in difficoltà. Perché, spenti micro-foni e telecamere, quello che resta,poi, sono i lavoratori che rischiano diperdere il proprio posto di lavoro. So-no gli stessi che quarant’anni fa bloc-cavano il traffico, facevano le barrica-te, formavano cortei e protestavano instrada. Oggi si arrampicano sui tetti, siappendono alle gru, si incatenano aimonumenti. Sono le “tute blu” dispo -ste a tutto, anche a stampare un’a gen-da, per rendersi un po’ meno invisibiliin questo inverno nel quale la crisi avolte diventa soltanto una serie di datistatistici.

BUONE NOTIZIE a cura della redazione di Cacaonline

UNA CENTRALE NUCLEARE DALL’ACQUA SPORCADal biogas l’equivalente energetico ditre centrali nucleari.“Se impiegassimo a dovere i rifiuti organici,gli scarti agricoli, le deiezioni animaliprovenienti da allevamenti e i fanghiderivati dalla depurazione delle acque,potremmo produrre 20 terawattora elettriciall’anno, l’equivalente di tre centralinucleari. Ma in tempi molto più brevi, acosti bassi e senza impatti sull’ambiente”.Parole di Sergio Piccinini, direttore delCentro ricerche produzioni animali,intervenuto al Greenergy Expo.Il biometano è molto diffuso nel NordEuropa: in Svezia, ad esempio, costituisce il50 per cento di tutto il metano perautotrazione venduto ai distributori. In

Italia invece, dove circolano quasi600mila vetture a metano, praticamentenon è utilizzato: su 8,5 milioni ditonnellate di scarti prodotti ogni anno,solo 2 milioni ne vengono selezionati ericiclati.Altra fonte energetica rinnovabilepoco sfruttata è il cippato, che si ottieneda scarti agricoli e dalle parti nonutilizzabili delle piante, come potature oaltre parti di scarto. É un combustibileparticolarmente economico, dalmomento che una tonnellata costa inmedia 40-50 euro. E in Italia abbiamocirca 8 milioni di ettari di foreste!

(di Jacopo Fo, Simone Canova, MariaCristina Dalbosco, Gabriella Canova)

pagina 14 Domenica 6 dicembre 2009

MILANOLa mostraalla Pinacoteca

CRIVELLINOBILE E NERVOSO ‘400

SECONDOTEMPOS P E T TA C O L I , S P O RT, IDEE

BellocchioIl film suCraxi? Nonè nei mieip rog ra m m iimmediati

Tr i o n f oIl Milanumilia laSampdoriae consolidala rincorsa

Coppa DavisTre a zeroalla R. Cecae praticaesauritaa Barcellona

MarrakechAbbasK i a ro s t a m iinaugura ilf e s t i va lm a ro c c h i n o

di Claudia Colasanti

Crivelli e Brera: comincia così,quasi con un’ammissione dicolpa secolare, il percorso diquesta mostra, che celebra iduecento anni della solida e an-cora sorprendente Pinacotecadi Brera. La prima immagine èl'eloquente poster in bianco enero che riproduce il dipinto“La consegna delle chiavi” diCarlo Crivelli, assentedall’esposizione, ora conserva-to a Berlino e scambiato nel1822 con un lodevole ma nonparagonabile van Thielen. Pur-troppo questo dipinto non ful’unico a essere ceduto: la for-tuna inaspettata che Brera ebbenel 1811, quando ricevette daicommissari napoleonici bentredici dipinti dell’artista vene-to, venne in seguito sperperataper logiche museali di scambi evendite che ora ci appaiono in-comprensibili. Si tratta di even-ti storici che marcheranno persempre il profilo biografico e ar-tistico di Carlo Crivelli, il qualeoperò in equilibrio fra gotico erinascimento: pittore elegantis-simo e puntuale, aspro e cere-brale, dotato di una densitàestetica che ora ci giunge comela più appropriata per descrive-re il suo tempo, quel Quattro-cento nervoso e nobile, alla ri-cerca costante di un nuovo chenon alterasse troppo gli equili-bri precedenti. Spesso nella sto-ria dell’arte l’interesse verso al-cuni autori segue percorsi irre-golari, e il loro valore, seppurericonosciuto dal giudizio criti-co, non è mai immune dal ri-schio dell’oblio. L’alternarsi dinotorietà e buio è una costantenella biografia di Crivelli, che fuapprezzato nel periodo in cuivisse nelle Marche, ma che inseguito venne trascurato persi-no dal generoso Vasari e poi daBerenson, che nel 1957 lo de-scrive come: “fra i più genuini

di ogni epoca, ma fuori dal mo-vimento della Rinascenza, cheè movimento in costante svi-luppo”.

D i definito esiste poco anchenella cronologia dei suoi

spostamenti: la prima data sicu-ra è il 1457, una condanna peradulterio che lo allontanerà daVenezia, città di nascita, presu-mibilmente per sempre. Proba-bile è la frequentazione dellasingolare bottega padovana del-lo Squarcione, dove incontraMantenga e Bellini. Nel 1468,dopo aver trascorso alcuni annia Zara, lo ritroviamonelle Marche, dove siè trasferito definitiva-mente avendo trova-to l’ambiente conge-niale alla sua pittura. Icaratteri di Crivelli –la sua maniacale atti-tudine verso un’ar i-stocratica eleganza ela cerimoniosità dei personaggiritratti – si adattavano magnifi-camente alla committenza delluogo. Egli vivrà quindi granparte della sua vita in quell’am -biente ristretto, ma ricco e son-tuoso, disinteressato al nuovo erestio a rinunciare all’antico, erisolverà la fase più intensa del-la sua arte non nello stravolgi-mento impossibile del linguag-gio, ma in quello, però più com-plesso, dello stile.Per la prima volta vengonoesposte insieme tutte le particostitutive della pala di San Do-menico, opera destinata a Ca-merino, che giunse a Breracompleta (mancante solo delloscomparto centrale della pre-della) nel 1811 e che in partevenne immessa nel mercato an-tiquario dopo il 1830. Nell’ele -mento dedicato all’”Annuncia -zione” i particolari prelevatidalla realtà sembrano quasiprendere il sopravvento rispet-to alla figura della Vergine: cu-scini rigonfi, mattoni, un tappe-

niera silente inserisce fram-menti conturbanti in grado difar esplodere concettualmentela composizione.Nella pala della “Madonna dellacandeletta”, anch’essa ricom-posta per l’occasione, è pro-prio una sottile e banale cande-la, relegata a sinistra in basso, afungere da contraltare all’ela -borata macchina scenica. La su-blime bellezza della rassegnatae insoddisfatta fanciulla con ilsuo bimbo in grembo, incasto-nata sotto un arco di festoni lus-sureggianti e sospesa nell’equi -librio divino di una trama im-peccabile, poggia su fiori recisi,solo poco più sopra della stra-niante ma risolutiva candelet-ta.Il piccolo “San Francesco cheraccoglie il sangue di Cristo”,proveniente dal Museo PoldiPezzoli, è una tavola a olio dovel’arazzo alle spalle del Cristo la-scia spazio a una elaborata pro-spettiva naturale. Ma anche qui,nel primo piano che ci viene in-contro, il valore della figura diCristo e l’erba selvatica che sbu-ca, spontaneamente, dal murosi equivalgono.

Crivelli e Brera. Pinacoteca di Brera,Milano. A cura di Emanuela Daffra.

Fino al 28 marzo 2010.

Nella foto grande: Trittico di San Domenico,1482 - Madonna con Bambino

A destra: Madonna della Candeletta, 1494-95

to appeso, una gabbia, un vasodi coccio. Analogamente,nell’elemento dell’”A n ge l o ”, leeteree vesti si agitano in un ven-to dai colori tenui, sconfitte dalbiancore accecante di un cen-cio steso alla finestra. Ma, comeha scritto Berenson: “Così laChiesa aveva educato i fedeli ainterpretare la pittura come unlinguaggio, e a cercarvil’espressione dei più spontaneisentimenti. Ma non poteva spe-rare d’averla per sempre confi-nata nel campo della religione.La gente cominciava a sentire ilbisogno della pittura comequalche cosa che partecipassealla vita quotidiana”. Crivelli,esaltando i corredi e gli oggettid’uso dell’epoca, favorisce que-sto delicato processo, accen-

tuandone l’importanza comemateriale rappresentativo. Perquesto la mostra accompagnaalle grandi pale oggetti delle ca-tegorie più diverse, dai tessutialle ceramiche, dai tappeti (de-nominati in seguito ‘tappetiCr ivelli’) alle oreficerie, che te-stimoniano come queste pittu-re visionarie partano da una ri-produzione disperatamentepuntuale della realtà.Nelle parti centrali della Pala, la“Madonna con bambino” è ca-lata nell’eco di una progressio-ne infinita di gradini, fino al tro-no. C’è raffinatezza nelle vesti,negli ornamenti e nel colore,ma la frutta si alterna con pic-coli e inquietanti teschi, e il gra-dino di marmo, poco sotto i pie-di della vergine, si è spezzatoper una profondissima crepa.Anche la mosca, che appare invari dipinti, è una presenza cheribadisce la verosimiglianza,oppure è un simbolo del pecca-to, del demonio e dell’infedel -tà? Sono tracce precise di unreale ambiguo, che sottinten-dono un equilibrio precario,rappresentano la fuga dalla co-strizione formale e la sideralecomplessità di questo artista.Crivelli non è stato mai irrispet-toso della tradizione pittoricané di quella religiosa, ma in ma-

in & out

Pittore aspro e cerebrale, dotato di unadensità estetica che ora ci giunge come lapiù appropriata per descrivere il suo tempo

Per la prima volta sono esposte insiemetutte le parti della pala di San Domenicoche giunse a Brera completa nel 1811

Domenica 6 dicembre 2009 pagina 15

sembrava diversa. Sciarpe, cap-pelli, bandiere. Figli di emigranti,juventini di terza generazione.

ATTRAVERSO LA CITTÀ,che dietro i vetri appannati dei bi-strot li guardava passare indiffe-renti, le stesse facce di una setti-mana fa. A Cagliari, dopo la scon-fitta senza redenzione di domeni-ca scorsa con gli indemoniati diMax Allegri, gridavano forte. “In -degni”, “mercenar i”, tutto l'arma-mentario del sostenitore deluso, adisposizione. Sorridono. Fannogruppo. speranzosi. Foto colletti-ve, controllo del territorio. Nelleore che lo precedono, Il derby del-l'odio inganna. Sembra la prepara-zione di una gara come tutte le al-tre. E' un’illusione. Juventus-Internon lo è mai stata. Non può esserlooggi, caricata di significati chevanno molto oltre il campo da gio-co e sconfinano nell’antropolog ia.Davanti agli occhi dei ragazzi che

sciamano in Piazza S. Carlo(la classifica magra, a

certificare un di-vario quasi in-

colma bile)c'è più diun'avver sa-

di Malcom Paganie Carlo Tecce

L’uomo nero fa ancora paura.Il greve esorcismo colletti-vo va in scena in una Torinogelida. Sono le 18 e 40 e tra

gli odori dei venditori ambulantidi salsicce e le divise della polizia,quello riservato al pullmandell’Inter, non somiglia in alcunmodo a un caloroso comitatod’accoglienza. Vola qualche og-getto, si alzano voci ostili. Semprepiù forti. Lo riconoscono, indica-no il nemico. Al resto pensa la lo-gica del branco, l’eccitazione ma-lata poi importata all’interno del-lo stadio. “E se saltelli/ muore Ba-lotelli”, “non ci sono negri italia-ni”. Un’ora dopo, gli stessi cori.Oltre i discorsi e il buon senso,esiste l’ordine pubblico. Coman-da più del politicamente corretto.Ingabbia le decisioni, ammanettale scelte. E’ un ricatto sottile, lì , incurva, lo sanno. Fermare il circonon è semplice. Mario fa fintadi nulla, saluta Marchi-sio, cammina a testaalta. Certa gente,non la cambi conla morale. Moltopresto, di matti-na, la giornata

ria. C'è il ruolo che un tempo fumonopolistico e adesso è di stanzaa Milano, la grandeur perduta, lasensazione che anche quest'anno,vada come vada, spogliatoi felici egiri di campo, sceglieranno ilMeazza come palcoscenico per larecita conclusiva. Si sono confusiruoli e tradizioni. L’Inter è diven-tata la Juve e viceversa. Ora, l’odiotrasversale, rende prezioso essere“go bb i ”. Anche questa è un'eb-brezza. Essersi liberati in meno diun decennio del mantello indossa-to senza soste o quasi per un se-colo, rafforza coesione e identità. Ipoteri forti abitano altrove. Nonc'è juventino che dubiti. Calciopo-li è stata far sopoli, la macchinazioneha permesso a Moratti di esultare ela società, infangando il passato re-moto (Boniperti, dove sei?) e quel-lo prossimo, ha consentito che ilproprio diritto alla difesa, fossecalpestato dalla ragion di stato.Fanno discorsi simili a questi. E poili trascinano nella ghiacciaia lumi-nosa di uno stadio che non atten-deva altro. Dietro allo spettacolo,nella curva Scirea capace di espor-

tare il rancore persino tra gli odorialsaziani di Bordeaux, gli insulticonoscono un solo indirizzo. For-za nuova è apprezzata. Presente.Forse non è un caso. Gli striscioni,oltre 15 metri, sono due. Aggredi-scono Moratti e destrutturano ilprocesso di Napoli. Riscrivono laStoria. Il rimpianto di Moggi è nel-l'aria. C’era una volta la triade. Ilresto lo fanno 15 mila volantini. Ilciclostile ai tempi del web. La sfidaè all’attuale dirigenza e a un ragaz-zo di diciannove anni.

MARIO BALOTELLI è al cen-tro del recinto. Un simbolo cui in-titolare licei per un giorno e grup-pi su facebook indisposti alla con-ciliazione, svelti nel negare la ma-trice razzista dell’opposizione aprescindere, ma ingenui nel trali-gnare in insulti che altra definizio-ne non possono ottenere. Hannoprovato a tenerlo distante, Mario.Dalle pressioni che pure, al di làdella barbarica baldanza degli in-domabili per scelta e inclinazione,devono averlo provato. E' nell'are-na in cui segna con facilità. E' giàaccaduto, accadrà ancora. Il pro-tagonista si prende la scena. Tra lelinee, in tribuna o in panchina do-ve lo destina il tecnico, Mario haun diverso peso specifico. Non im-porta dove sia davvero. C’è co-munque. Più di Mourinho, del di-ktat di Moratti che in tribuna non sipalesa ma aveva avvertito (nonproprio una novità): “al primo co-ro odioso, tutti fuori”, delle certez-ze epistolari di Jean Claude-Blanc,il presidente manager ritenuto da-gli ultras poco meno di un rinne-gato: “Sono sicuro della correttez-za della tifoseria”. Si illude, Blanc.Non controlla nulla. Il rapporto trai sofismi del francese e un universoche non vuole e non può capirlo,rimane pessimo. Persino il

SECONDO TEMPO

neo-tecnico in bilico, Ferrara, chenelle ore immediatamente prece-denti al fischio d’inizio, aveva este-so una preghiera laica mascheratada appello fiducioso. "La societàsta facendo il massimo contro i co-ri razzisti. Mi aspetto una bellissi-ma cornice, vorrei un’aria scher-zosa”, rimane inascoltato. L’iro -nia, nella terra di mezzo, non faparte dell’armamentario. C’è rab-bia. Indipendenza. Voglia di reci-dere fili già logori. Indietro non si

Mario Balotelli, collettore degli insultidello stadio Olimpico di Torino, sotto

Ivano Bordon visto da Fucecchi (FOTO ANSA)

CA LCIO/ IL CASO BALOTELLI

IL MATCH DEL RANCORECori dentro e fuori lo stadio, Juve-Inter

diventa un palcoscenico per gli istinti peggiori

tor na.

FABIO GERMANI, uno dei ca-pipopolo, poche ore prima del viaè tranchant: “Rifiutiamo l’etichet -ta di razzisti. In squadra gioca Sis-soko, viene dal Mali, è africano, pe-rò è tra i calciatori più amati”. L’al -tro, è chiaro, è di un’altra pasta:“Balotelli è soltanto un ragazzinostrafottente, bravissimo a istigare itifosi avversari con i suoi eccessi e

il suo comportamen-to da maleducato.Non abbiamo prepa-rato cori e striscionicontro di lui, ma se –da un angolo qualsiasidell’Olimpico– do -vessero levarsi coricontro, non potrem-mo opporci”. Già sen-tita. Secondo Germa-ni, si tratta della con-sueta lotta tra la volon-tà ed il non potere. “Lavolontà non c’e n t ra .Non possiamo “con -t ro l l a re ”uno stadio in-tero. E spesso i coripartono in manieraspontanei da piccoligruppi, che non sononeanche composti da

ultrà tradizionali. Dietro questaepopea di presunto razzismo, c'èun'enorme strumentalizzazione.Un’ipocrisia. Non ho sentito indi-gnarsi nessuno per i “buu” dei ca-gliaritani a Sissoko, mentre noi sia-mo stati messi alla gogna dalla fe-derazione e dal signor Moratti”.Quindi la conclusione, declamatad’un fiato. “Non possiamo negareche alcuni tifosi della juventus,non gli ultrà nello specifico, odinoBalotelli”. Sempre qui, si torna.Occupa il quadro e ingelosisce,Mario. La sua indipendenza scate-na un contraltare forzato. E’ invi -dia, complesso, rabbia, ignoranza.Dicono sia antipatico agli stessigiocatori juventini, sfiancati dareazioni, calcetti, faccia a faccia.Non lo codificano, rifiutano la solaidea. Manca di rispetto, contro-cantano. E’ giovane, imparerà,concedono. Sbagliano previsione.A quella scuola, sul banco sceltoda altri, (anche se ottenesse la so-lidarietà di colleghi, arbitri o alle-natori), Balotelli non siederà mai.

Due striscionie quindicimilavolantini.Calciopoli non èesistita, Morattiha manovrato ilpalazzo

PA L L O N AT Edi Pippo Russo

gioco, numeri e fi-gure geometri-che che fosserorombi, trapezi, triangoli… Ha rischiato, proceden-do a ritroso, di riapplicare la Piramide di Canterbu-ry, sistema brevettato dagli inglesi 140 orsono, pres-sing game evoluzione del kick and run cioè calcia ecorri, ognuno per sé. E gli altri? Ecco perché questasera per la Juve (in misura molto minore per l’Inter)c’è tutto dentro un evento che gli uomini debbonocucirsi addosso: perché basta sbagliare il primo bot-tone e si sbagliano tutti. Per non restare con l’ago inmano. Neh, Madama?”. Ecco, fino a ieri mattina era-vamo indecisi se vedere o no in tv la gara tra bian-coneri e nerazzurri. Dopo aver letto Colombo ab-biamo optato per Cantona al cinema.E intanto il geom. Galliani continua a avere le suegatte da pelare. E mica perché sono passate già duesettimane senza che la Gazza gli mandi il solerteLaudisa a zerbinarsi per un’intervista a doppia pa-gina, ma perché Gattuso se ne vuole andare. E vapersino a dirlo in giro ai giornalisti che s’è stufato distare al Milan senza giocare. Povero geom., comefarà a dire al capo che c’è da risolvere una grana conun altro pentito?p a l l o n a t e @ ya h o o. i t

fo-mercial nessuno batte la Gazzetta dello Sport.Dopo la “piccola marca” di cui vi si diede conto lascorsa settimana a beneficio di Trenitalia, ecconeun’altra ospitata nell’edizione del 3 dicembre nel so-lito boxino: “Come la Gazzetta aveva anticipato inestate nei servizi dal Workshop, Nokia e Milan han-no preparato una sorpresa per i tifosi rossoneri: unaspecial edition del Nokia 7310 Supernova arricchitacon una cover esclusiva col logo rossonero. Il tele-fono sarà in vendita da metà dicembre”. Davverouna sorpresa per i tifosi rossoneri. E ancor più per ilettori della Gazzetta, che proprio per avere notiziedel genere, continuano a spendere 1 euro in edicolaanziché sfogliare i cataloghi alla Coop.Ieri mattina eravamo già spossati dall’e s age r a t obattage costruito attorno a Juve-Inter. Mancava ilcolpo alla nuca. Ha provveduto Claudio Colombo diTuttosport, con un fondo di prima pagina la cui con-clusione era quasi psichedelica: “Quest’anno la Juve(l’Inter no, poiché null’altro doveva-poteva dimo-strare oltre che essere forte) s’è infilata in un tunnelschizofrenico. Afflitta da guai e formule-sistemi di

UN IMBARAZZANTE GIRO DI POKER

IL PENTITO GATTUSO METTE NEI GUAI GALLIANIMENTRE IMPAZZA LA PUBBLICITÀ OCCULTA

U no legge il titolo e pensa: “Ma che bella cosa!”.Un’apertura di pagina recitava come segue: Un

calcio al razzismo con la “Idolo Cup”. Però! E pocoimportava che si trattasse di una pagina pubblicitaria,riconoscibile a occhio nudo come tale dal diversocarattere di stampa. Rimaneva l’apparenza del tema dirilevanza sociale. L’apparenza. Perché poi bastavaleggere le prime righe per capire di cosa si trattasse:“PartyPoker.it dà un calcio al razzismo con la Idolo Cup.A sfidarsi allo Stadio Olimpico di Torino il 21 dicembre cisaranno due team di eccezione, la “All Star EuropeanTe a m ” (capitanata da Nedved e da Chiellini dellaJuventus) e la “All Star African Team” (guidatadall’Ivoriano Drogba del Chelsea e Diao dello StokeCity)”. Dunque, a sfidarsi (a poker) sono una squadra diricchi calciatori (o ex) europei bianchi e una squadra diricchi calciatori africani neri. Sarebbe questo il calcio alrazzismo? Ma la smettano, per cortesia! Per la cronaca,tutto ciò era pubblicato il 4 dicembre alle pagine 13 delCorriere dello Sport-Stadio e 22 di Tuttosport. L’e d i t o reè lo stesso, la pubblicità travestita da informazione pure.A ogni modo, se c’è da muoversi nell’ambito dell’in -

FA I R - P L AY Pillon,Ascoli e un gol mai vistoU na scena mai vista, nello stesso stadio in cui nei ‘70

Costantino Rozzi indossava i calzini rossi e spargeva ilsale. Sulle ferite della scorrettezza, ieri, unguenti magici.Ieri pomeriggio si gioca Ascoli-Reggina. Il terzino ospiteValdez si infortuna. Cerca di buttare il pallone fuori ma lostesso, intercettato da Sommese, diventa l’occasione peril gol del vantaggio dell’Ascoli. I calabresi non la pren-dono bene. Uno a zero e furibonda rissa. Sei minuti dicolpi proibiti, insulti, minacce e espulsioni: il reggino Co-sta. Si riprende a giocare e Bepi Pillon, ex allenatore diChievo, transitato senza fortuna a Reggio lo scorso anno,ordina ai suoi di fermarsi. Tutti bloccati in attesa che l’av -versario Pagano percorra sessanta metri in solitudine,batta il portiere Frezzolini (statuario anch’esso) e riportigiustizia complessiva e risultato in equilibrio. Una bellascena, magari non spontanea ma utile per trattati sull’uni -cità del fair-play. Poco importa che ristabilita la parità, laReggina (in dieci) vinca alla fine per 3-1, condannandol’Ascoli a una feroce contestazione che pur non esclu-dendo nessuno, si concentra sull’omonimo dell’a t t o retoscano, il presidente Roberto Benigni. Anche in serie B,la vita può essere più bella della classifica.

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TELE+COMANDO

di Paolo Ojetti

T g1L’angelico volto di Nicoletta Manzione, an-

nuncia che “è polemica sule dichiarazioni delpentito Spatuzza”. Mon Dieu, è polemica, ter-ribile per il futuro dei rapporti politici fra mag-gioranza e opposizione. Ma mica basta. Nico-letta si fa seria: la testimonianza di Spatuzza ri-schia di “infangare l’Italia”. Eh, già: chi mette adisagio Berlusconi, mette in crisi il turismo, ilmade in Italy, l’export della 500, l’import delleescort. E’ la tesi di un “uomo, un destino”. Ed èla stessa tesi che anima il successivo interventodi Bonaiuti, rivelatosi – alla faccia di Gasparri,Quagliariello, Cicchitto e Capezzone – il mi-glior esegeta del Cavaliere: sulle dichiarazionidi Spatuzza “siamo convinti della capacità digiudizio degli italiani”. E’ il nuovo grado di giu-dizio, il quarto: se non bastano l’appello e laCassazione, c’è il sondaggio. Ancora poche oree arriveranno gli arresti di Nicchi e Fidanzati, ilsondaggio è salvo.

T g2 e MediasetTamburi e trombe non solo sul Tg2, ma su

tutti i telegiornali a partire dal pomeriggio: i cat-turandi sono stati catturati. Berlusconi ad alta

velocità si congratula: “E’ lamigliore risposta alle ca-lunnie”. Maroni si com-muove. Appena parla Spa-tuzza, il governo cattura.Maligniamo con le stessetecniche di Cicchitto e so-ci: la cattura di Nicchi e Fi-danzati non sarà, ma sem-bra proprio una “cattura aorologer ia”per il No-B Day.Che il Tg2 colloca al terzoposto, accettando il dato

degli organizzatori: fra le 350 e le 500.000 per-sone. Studio Aperto (dopo Berlusconi e i cat-turati) la mette sul folclore: “Slogan, canti e balliper chiedere le dimissioni del premier” e sele-ziona una serie di vox populi che fanno sem-brare i convenuti una massa di deficienti. Emi-lio Fede, perso da decenni nei suoi deliri ber-lusconiani, non ne accenna nemmeno nei titolidi testa: non ha viola nel pensiero.

T g3E qui non ci sono “c a t t u ra t i ” che tengano.

La prima manifestazione popolare partita da In-ternet e Facebook, senza partiti alle spalle eosteggiata dalle Tv di regime, spinta solo dal ri-spetto e dall’amore verso la Costituzione italia-na, ha aperto il Tg3, nonostante questa piazzaSan Giovanni piena come nelle grandissime oc-casioni (più di 1 milione è forse troppo), abbiacreato (e altrettante ne creerà a Bersani) nonpoche grane al Pd. Non è stata nemmeno unamanifestazione dipietrista, ma da tutto l’insie -me (quattro servizi) scaturisce la sorprendenteimpressione che esiste ancora una società ci-vile – numerosa, agguerrita e a questo punto“trasver sale” - che resiste alla berlusconizzazio-ne del paese così come il sistema dell’infor ma-zione televisiva tenta da 15 anni di far credere.

IL PEGGIO DELLA DIRETTA

Caseda ricchi

di Fulvio Abbate

D a qualche tempo in televi-sione, sul Canale 118 di

Sky, cioè Discovery Real Ti-me, c’è una signora di mezzaetà, ben lampadata e dall’ele-gante frezza bianca (mod.Monte Napoleone) che ti por-ta a vedere la casa dei tuoi so-gni, Paola Marella, mediatriceimmobiliare. Non da sola, ov-viamente.Insieme a lei e a te, ipoteticoacquirente sognatore avvele-nato dalle pretese eppure so-vente con pochi possibilità fi-nanziarie, c’è l’Architetto, fi-gura da sempre leggendariadel presepe casalingo, nelsenso dell’agenzia immobilia-re, colui che un tempo, piùprosaicamente, più umana-mente, era detto l’Ar redatore,nel nostro caso Andrea Castri-gnano. Destinato, semprequest’ultimo, a suggeriti doveliquidare un muro, dove issa-re il nuovo tramezzo, in chemodo scegliere i sanitari, lelibrerie, le maniglie e talvoltaperfino i soprammobili, unbella lampada ad arco (imita-zione design Castiglioni, per imeno abbienti) original inve-ce per chi davvero non può.Ovviamente l’Architetto-ar re-datore giunge in un secondotempo, almeno all’inizio infat-ti la scena è tutta per la signo-

ra elegante e milanese dotatadi frezza, volto e modi perfettiper rendere credibile il realitydel sogno domestico, del vo-glio finalmente una casa mia,Paola Marella appunto.Titolo del format originale“Find a lovely home”, titolodella variante italica “C e rc ocasa disperatamente”. In ve-rità, parlare di disperazionedisperazione è un po’ ecces-sivo, ciononostante, benchéin apparenza il programmaretto da Frezza Bianca possaapparire roba leggerina, fi-ghettistica, in realtà, dicevo, èforse tra quelli dotati di un im-menso potenziale simbolico,quasi pari ai “p a c ch i ” dove sivincono tanti soldi. Tecnica-mente, le cose si svolgono co-sì: Frezza Bianca e l’A rch i t e t t oti ricevono, ti portano a ve-dere le case del tuo fabbiso-gno, almeno due, fra le qualipotrai scegliere ti mostranoogni dettaglio, e nel farlo par-lano davvero bene, in manie-ra convincente, da agenti im-mobiliari d’alta fascia, tu (etua moglie, la tua compagna)battibeccate un po’ (“ah, no,se non c’è un grande terrazzonon la voglio neppure visita-re, caro!” E lui: “Ma certo, ca-

ra, figurati, ti voglio felice!”),vi ritroverete per dire qual è lavostra decisione, mappaturae possibili modifiche da ap-portare alla mano.Il sogno è così a un passo, eavviene nel paese dei fitti im-possibili, dove l’idea della ca-sa di proprietà, del matto-ne-coperta di Linus è un bi-sogno ultra-indotto, così fa-cendo il successo del format èa s s i c u ra t o .Guardi Frezza Bianca, e ti vie-ne quasi voglia di acquistarlaanche tu una casa. Magari peril semplice gusto di parteci-pare al reality onirico immo-biliare, ne consegue una rivo-luzione nel gusto della scelta,della procedura, addio persempre agli agenti di una vol-ta che ti attendevano sotto lacasa da valutare come agentiin borghese della “n a rc o t i c i ”nei loro abiti cartonati d’or-dinanza, con l’arrivo di FrezzaBianca e dell’Architetto sem-bra d’assistere piuttosto allanotte delle stelle post-tecno-casa. Casa dolce casa. Oppu-re, come commenta Arabafe-nice, in un forum dedicatoespressamente al nostro for-mat: “Una trasmissione sim-paticissima come un dito nelsedere per chi, come me, lacasa non può comprarsela néoggi né domani”.

w w w. t e l e d u r r u t i . i t

TG PAPI

Vi o l anel pensiero

Paola Marella, mediatriceimmobiliare e conduttrice di “C e rc ocasa disperatamente” su Discovery

SECONDO TEMPO

Domenica 6 dicembre 2009 pagina 17

SECONDO TEMPO

S AT I R E uS AT I R I A S I&

OBAMA LI AMAdi Andrea Aloi

Si sta delinendo in tutta la sua forza larivoluzionaria strategia pacifista di Barack Obama.Il presidente degli Stati Uniti ha infatti annunciatoche aumenterà di 30.000 uomini il contingente inAfghanistan e che il ritiro delle truppe avverrà nel2011. Ecco le prossime mosse del Nobel per lapace: 1) bombardamento a tappeto dei sitinucleari iraniani e contestuale fine dell’embargo; 2)disinfestazione con ordigni al fosforo di tutte leregioni ribelli del Pakistan e ricostruzione completadel territorio affidata alla Disney; 3) erezione di ununico muro da Baghdad a Gerusalemme persconfiggere il terrorismo e nuovi colloqui di pace traIsraele e gli ultimi palestinesi rimasti vivi. Lastagione della diplomazia è cominciata!

a cura di Stefano Disegni - [email protected]

STORIA DELL’A RT Edi Roberto CorradiCaravaggetto De Noantri -1502/1522 (aveva visto troppo) NarcisoProvenzano latitante si specchia nella sua immagine. L’opera era rimastanascosta al pubblico per precisa volontà del Caravaggetto che avevalasciato l’indicazione “tiratela fuori se mi succede qualcosa”. Discordantile opinioni dei critici. Per molti, con Spatuzza qualcosa è successo. Peraltri, di scuola romana “è ancora gnente, po’succede’ de peggio”.

pagina 18 Domenica 6 dicembre 2009

FATTI di VITAÉdi Silvia Truzzi

PREGHIE RAPER AUDREYD a ragazzina ballava nei teatri clandestini: raccoglieva

fondi per il movimento di opposizione al nazismo inOlanda, dove la sua famiglia si era trasferita. Molti annidopo, in un’intervista, spiegò: “Il miglior pubblico che abbiamai avuto non faceva il minimo rumore alla fine dellospettacolo”. Lo stesso silenzio di prigionia e resistenza cheabitava la soffitta di Anna Frank. Della Liberazione disse: “Lalibertà è qualcosa che si annusa nell’aria. Per me è statosentire i soldati parlare inglese, invece che tedesco. E l’o d o redi vero tabacco che veniva dalle loro sigarette”. Oggi AudreyHepburn avrebbe 80 anni (per celebrarli Armando Curcioeditore pubblica in questi giorni “Diva per caso”). E non è uncaso se Audrey ha combattuto una lotta partigiana sullepunte: avrebbe portato a spasso la sua affascinantemagrezza per tutta la vita, in una danza purtroppo breve(morì a 63 anni). Le forme efebiche che Givenchy trasformònel simbolo dell’eleganza, erano la conseguenza della fame edel freddo patiti sotto il nazismo. La prova che il dolore non èsolo dolore e qualche volta la forma (le forme) è sostanza.In pochi non l’hanno riconosciuta all’istante, ma qualcuno(senza occhi e senza gusto) c’è stato: Truman Capoteavrebbe voluto Marylin Monroe al suo posto in “Colazioneda Tiffany”. Non intuendo l’e s p l o s i vacombinazione-contraddizione tra il personaggio dellaprostituta e la classe dell’attrice. Fu la sua parte piùdifficile: “Sono molto timida, interpretare Holly è statodifficilissimo”. Anni prima, nel ‘52, la Paramount voleva gliocchioni viola e le curve burrose di Elizabeth Taylor per ilruolo da protagonista di “Vacanze romane”. Poi WilliamWyler vide il provino di un’attrice semi-sconosciuta con unnome francese. Disse ai suoi collaboratori: è lei. “A v evatutto quello che cercavo: fascino, innocenza, talento. Ed eradivertente. Assolutamente incantevole”. Amava i cuccioli,ne ospitò molti. Ad un certo punto si portò a casa uncerbiatto, la sua versione animale. Di certo, si sarannoriconosciuti in un secondo.

S e fosse ancora viva, che penserebbedi questo mondo transgenico, di

strappone da reality, presunte dive senzafascino, brutti abiti, brutti pensieri,sguardi (e anime) vuoti? Delle AlessandreMussolini che sbraitano - scolaturesfiorite in vista - Antonelle Clerici chevestono da uovo di Pasqua, Paris Hiltonche nemmeno i soldi riescono a salvaredal ridicolo? Forse Audrey il cerbiatto nonsarebbe troppo schifata: lo stile è ancheindulgenza, orizzonte, comprensione.Sarebbe una meravigliosa nonna - luce erughe non sono incompatibili - moltosaggia. E penserebbe che siccome lastoria è ciclica, un giorno non lontanotorneranno i petit noir, i cappelli cheincorniciano il viso e i foulard annodatisotto il mento.Ambasciatrice dell’Unicef, turbatissimadalla sofferenza dei bambini affamatidel mondo, una volta disse: “Chi noncrede ai miracoli, non è realista”. La suaultima apparizione sul grande schermofu in “A l wa y s ” di Spielberg, doveinterpretava un angelo. Ora uncelestiale intervento per spargere un po’di bon ton su signore sempre più rozze esolo in apparenza seducenti, sarebbeprovvidenziale .s [email protected] Hepburn nei panni

di Holly Golightly

PIAZZA GRANDEMa chi è, Mandrake?

di Furio Colombo

Ma chi è Berlusconi,un misto tra Mandra-ke e l’Uomo masche-rato, che si prende

gioco di tutti, impone la suavolontà e nessuno può fer-mare? Ho usato immagini difumetti celebri che solo imeno giovani conosconoperché non trovo niente dausare per confronto o ri-scontro, per dire "uno comelui" oppure come spiegarlo,ai giorni nostri. Marco Pan-nella, uno che se ne intende,dice che lo scandalo è gran-de, ma non più grande diquanto sia già accaduto inpassato: Costituzione tradi-ta, sentenze ambigue, poterianomali, cittadini senza di-ritti. Però nessuno ricordaun così tenace attaccamen-to dei cittadini a qualcunoaccusato di tutto da tutti.Mentre Spatuzza era ancoraintento a rendere la sua te-stimonianza al tribunale diTorino,SkyTg24 ha lanciatola sua ormai tradizionaleesplorazione dell’or ienta-mento degli spettatori. Ri-sposta: il 60% non crede alpentito. La difesa dei preto-riani del primo ministro ècomprensibile ma non scon-tata. Berlusconi, ti dicono, èil più grande persecutoredella mafia e la mafia - attra-verso i pentiti - si vendica. Èlo stesso Berlusconi che, inpiena campagna elettorale,ha elogiato il pluriomicidamafioso Mangano, indican-dolo ai cittadini come "il ve-ro eroe italiano". Dice anchela ragione: "Volevano farloparlare su di me e suDell’Utri e lui non ha parla-to". L’argomento è arrischia-to, però funziona. L’e l e t t o ra-to italiano, con una maggio-ranza notevole, lo approva elo vota. Come è noto, l’o p-posizione è divisa. Una parteva in piazza in tempi semprepiù stretti, in numero moltogrande. Una parte disdegnala piazza, chi con disprezzo,chi con sincera incertezza,ma comunque non va. Sce-glie il discorso pacato, i fa-mosi toni bassi; proponecontinuamente alla maggio-ranza una leale collaborazio-ne a cui la maggioranza - acominciare da Berlusconi -non presta alcuna attenzio-ne. Anzi, cerca e trova rapi-damente un nuovo puntod’attacco. Non sarebbe fuoriluogo dire, a questo punto,che la parte appassionata equella fredda dell’o p p o s i z i o-ne ottengono lo stesso esito.Berlusconi, sondaggi allamano, ne esce intatto. Poi-ché un simile, straordinariorisultato non è dovuto allasoluzione di alcun proble-ma, alla risposta ad alcunadomanda, alla soddisfazionedi alcun bisogno (mai il nu-mero dei disoccupati, il de-bito pubblico, l’e s cl u s i o n edei giovani sono stati più altie pesanti) occorre cercareun’altra strada, a meno di ac-cettare il miracolo. Certo,dobbiamo tenere conto del-le crepe improvvise, ancoranon si sa quanto minaccio-se, non si sa quanto profon-de, che si stanno disegnan-do sulla facciata dell’or ga-nizzazione artificiale, co-struita come un Lego, dettaPopolo delle Libertà.

M a neppure queste crepesembrano mettere in pe-

ricolo la misteriosa tenutapersonale di Silvio Berlusco-ni. Il mondo guarda senzaammirazione (è bassa, fuoridal nostro Paese, la reputa-zione del primo ministro),ma con meraviglia. Come èpossibile? si domanda ormaiapertamente, in editoriali edanalisi di politologi, l’o p i-nione pubblica internazio-nale. Emerge la tesi che "gliitaliani sono fatti così. Siidentificano, riconoscono evotano". E affiora la persua-sione: “Il berlusconismo

continuerà anche senza Ber-lusconi”. Quest’ultima, lapiù fosca delle profezie in-torno a Mandrake - Berlusco-ni, è la più facile da smon-tare. Più lo credi unico - o"incarnazione" magica ditutti gli italiani - meno sonoriproducibili la sua leader-ship e il suo mondo. Resta dacapire che cosa fare adesso,mentre i sondaggi continua-no ad accumularsi intorno alui. C’è l’immensa ricchezza– lo abbiamo detto; c´è ilconflitto di interessi, perchémanca la legge, e l’uso inesclusiva di tutte le fonti diinformazione è libero e con-

sentito per una sola perso-na. Ma dove ha nascosto ilsegreto del suo successo, co-struito su’un insuccesso didimensioni mai viste? Si puòfare un’ipotesi: lo scambionetto di ruoli fra opposizio-ne e governo -maggioranza.L’opposizione si presentaogni giorno compita e in or-dine, come se andasse a farsidare l’incarico al Quirinale.La chiamano "l’alter nativa",che ovviamente non è mail’arma segreta dell’o p p o s i-zione, specialmente se ac-cetti la raccomandazionedei toni bassi. Perché nonhai media per raccontarla enessuno ti ascolta. Ma ancheperché è fatale che tutta l’a t-tenzione resti su chi governae decide e cambia continua-mente il paesaggio politico.Come se non bastasse, chigoverna ha spinto il Paese inuna continua e violenta cam-pagna elettorale che non co-nosce soste, non si fermamai. Moralmente è una pes-sima campagna elettorale,perché è fatta di due mate-riali inquinanti: il vanto con-tinuo di cose mai fatte, e unsistema di ricatti e calunnieche muove continuamentela scena e impedisce la di-strazione. È fatale però chel’attenzione della maggio-ranza dei cittadini vada a chiparte continuamente peruna nuova guerra, non agliastanti che fanno ala tentan-do educatamente di passareun foglietto con caute pro-poste ai partenti. Questo ro-vesciamento del gioco con-tinua finché lo lasci conti-nuare. Il governo non gover-na, si oppone. Ma lo fa contutta la forza di governo piùtutta la forza più o meno le-gale di Berlusconi. L’o p p o-sizione compitamente go-verna. Ma non governa nien-te, e in scena non la vedi:luci e voci troppo basse. Icittadini vanno via da soli(vedi ieri, Piazza San Giovan-ni stracolma) con molta pas-sione e nessun partito. Nonè detto che sarà sempre così.Per adesso è lo stato dei fat-ti.

SECONDO TEMPO

Berlusconi:un mistotra Mandrakee l´Uomom a s c h e r a t o,che si prende giocodi tutti, imponela sua volontàe nessuno puòfe r m a reE l’opinionep u bbl i c ainternazionalesi domandacome sia possibile

lLA STECCA di I N D RO«Verrà il giorno in cui, senon una statua equestre,almeno un busto a“Umberto Bossi Padredella Patria” d ov r a n n oscoprirlo. (...)Chi, se non lui, poteva farrinascere in noi unsentimento di tenerezzafiliale per questa Patria(...)? Podi e megafonibisogna fornire a Bossiper aiutarloa diffondere i suoi vaccinie a spargere palate diletame, che rimane pursempre il più efficace deifer tilizzanti,su questo timido bocciolodi Patria che,grazie a lui e ai suoisvarioni di storia,grammatic ae sintassi,ha ricominciatoa germogliareBossi? Fategli un monu-mento, «Corriere dellasera» 12 giugno1996

R E P O RTdi Alberto Nerazzini

Sanità, clinichee tangenti

È necessario abbattere il pregiudizio ideo-logico sulla differenza tra sanità pubblica

e privata: il premier lo ripete sempre, e fin quitutto bene. Perché se a Report (La convenzione,stasera alle 21.30 su RaiTre) abbiamo deciso dioccuparci ancora di sanità – con un occhio di ri-guardo per quella privata – è proprio perché lamateria è complessa e l’informazione non ècompleta. I meccanismi della sanità – da quelloche accade ogni volta che entriamo in un ospe-dale al sistema dei finanziamenti – risultano perlo più oscuri alla gran parte degli italiani. Le ideesono poco chiare ed è molto più semplice fer-marsi a ciò che appare in superficie: sprechi,spoil system, strutture fatiscenti, quando guar-diamo la parte pubblica del sistema; cliniche lus-suose, attenzione per il paziente ed efficienza del

servizio, se invece ammiriamo la gran partedelle cliniche private accreditate al SistemaSanitario Nazionale. E così ci eravamo pro-posti di raccontare i grandi imprenditoriche con i loro ospedali fanno sanità con sol-di pubblici: Angelucci, Rotelli, Garofalo,Rocca, Miraglia, Sansavini, Ciarrapico, DeBenedetti. Questi sono i nomi – alcuni notis-

simi, altri assai meno – dei nostri protagonisti.Raramente lo spunto di un’inchiesta è stato al-trettanto libero da pregiudizi: raccontateci le vo-stre storie, spiegateci perché avete deciso di in-vestire nella sanità. Tutte le richieste sono par-tite dalla redazione alla fine dell’estate, le rispo-ste hanno tardato ad arrivare. Alla fine qualcunoci ha messo a disposizione un dirigente delle so-cietà, ma tutti i diretti interessati hanno rifiutatodi incontrarci. Tutti, tranne due: Ciarrapico eSansavini. Il primo, oggi senatore del Pdl senzaaver mai rinnegato la passione per Mussolini, haattraversato la Prima Repubblica al fianco di An-dreotti, di cui è sempre stato il braccio impren-ditoriale e finanziario, restando coinvolto neigrandi scandali, primo fra tutti il crac del BancoAmbrosiano. L’altro protagonista che ha accet-

tato l’intervista è esattamente il contrario:Ettore Sansavini è il “nuovo che avanza”, unimprenditore romagnolo pressoché scono-sciuto che in pochi anni è riuscito a metterein piedi un vero e proprio impero da 500 mi-lioni di fatturato l’anno. Per numero di strut-ture, il suo Gruppo Villa Maria è primo in Ita-lia, con oltre trenta ospedali un po’ovunque,anche in Albania, Polonia, Romania e Francia. Lastoria di Sansavini ci ha portato nella regione do-ve il self made man della Romagna ha investitoparecchio, la Puglia. E qui, dove tutte le inchiestepiù scottanti della Procura di Bari ruotano attor-no al mondo della sanità, abbiamo trovato unasintesi del sistema Italia: imprenditori che si lan-ciano in investimenti “coraggiosi”, accredita-menti rifilati a cliniche non ancora ultimate, de-bolezza della politica. In Puglia abbiamo incon-trato anche gli Angelucci, che lì gestiscono un-dici residenze sanitarie assistite grazie a un ap-palto da 198 milioni vinto cinque anni fa. La Pro-cura, però, ha chiesto il rinvio a giudizio per l’exgovernatore –oggi ministro –Raffaele Fitto e perGiampaolo Angelucci: dietro quel bando vinto cisarebbe una maxitangente da 500mila euro.

Domenica 6 dicembre 2009 pagina 19

Furio Colombo A DOMANDA RISPONDO7

MAIL B OXNo B. Day,l’altra Italia in piazzaSiamo un gruppo di studenti di Mi-lano e siamo scesi a Roma per ma-nifestare contro l’uomo simbolodel governo che si fa le leggi per sestesso, che crea un clima xenofo-bo nel Paese, che è compromessocon la mafia, che si accompagna aprostitute. La manifestazione èstata bellissima, eravamo centinaiadi migliaia! Berlusconi sputtanal’Italia, è colpa sua se in tutto ilmondo veniamo derisi, umiliati,consederati dei disonesti. Noi ab-biamo imparato a prenderci le no-stre responsabilità, ed è un esem-pio deleterio per tutte le nuove ge-nerazionoi che il capo del governonon paghi mai per nessuno deglierrori che fa! Che società è quellache permette questo? Come sipuò andare avanti a dire che i ma-gistrati sono comunisti in tutti i ca-si in cui il nome di Berlusconi esce?Chiediamo al Paese di riprendersila sua dignità agli occhi del mondoe di noi ragazzi.Donatella P.

La morte di mio padre,lo Stato che non c’èMio padre, Mario Barbieri, ha svol-to attività continuativa per 27 anni(dal 1966 al 1992) nel CantiereNavale di Marina di Carrara (MS),dove si lavorava l'amianto. In fun-zione di questo sono stati ricono-sciuti benefici previdenziali fino al-l'84 a tutte le figure professionalicon curriculum di continuità nel-l'azienda. Nel 2002 a Mio Padreviene riconosciuta un’insufficienzarespiratoria e una tac evidenziauna situazione molto grave. VieneRicoverato all'ospedale San Bar-tolomeo di Sarzana (SP). Poi è sta-to affidato alla famiglia, perchè nonesistono strutture ospedaliere at-trezzate, un’ossigeno-terapia di24 ore e una ventilazione mecca-nica notturna per aiutare mio pa-dre a compensare una disumana

tilato azioni giudiziarie contro Ga-spare: così come si è occupato dispazzatura, escort comprese,vuole occuparsi di Spatuzza.L’espressione “spada di Damo-cle”, in genere, viene usata per in-dicare un pericolo incombente.Qui c’è la spada (Spatuzza) e c'è lasorte avversa (il colore viola del“No Berlusconi Day”). Vediamocome andrà a finire.Giovanni Panunzio

Noi, operatori precaricon lo stipendio dimezzatoSiamo un gruppo di operatori pre-cari (O.P.S.) dell’istituto regionaleSant'Alessio Margherita di Savoiaper i ciechi, e vorremmo renderepubblico l’ennesimo disagio datodalla precarietà e, in qualche mo-do, pianificato dalla politica. Noilavoriamo tutti i giorni all’internodelle scuole pubbliche e presso idomicili di centinaia di non veden-ti, utilizzando il Braille ed operan-do con metodi alternativi di cono-scenza. Tutto ciò per rendere ef-fettiva l’integrazione scolastica equanto più reale il diritto allo stu-dio degli utenti. Dopo un utilizzo

decennale di personale specializ-zato contrattualizzato co.co.co.,l'Ente e la Provincia attraverso unbando pubblico, hanno creato unobbrobrio burocratico-economi-co. Per un errore di valutazione, inmezzo all’anno scolastico in corso,tutti noi ci siamo trovati di frontead una proposta di contratto parttime a tempo determinato lungo 5mesi, con tutti i diritti, ma con uninquadramento bassissimo e conuno stipendio quasi dimezzato.Comunque precari! Stiamo cer-cando di opporci e di vedere rico-nosciuti i nostri diritti. É in corsoun tavolo contrattuale con le partied i sindacati, ma la soluzione sem-

bra lontana. La prospettiva futuraprevede il co.co.co fino a giugno esolo un vago impegno a migliorareinquadramento e stipendi per ilprossimo anno scolastico. Nelfrattempo cambieranno referentidirigenziali, politici e molto proba-bilmente anche la ragione socialedell'Ente! Il rischio è che non ven-gano rispettati gli accordi e gli im-pegni. Tutto questo in un clima dipoca chiarezza e poca sensibilitàper le problematiche degli utentiche non vedono garantita una con-tinuità qualitativa del servizio. In-fatti potrebbe crearsi un fuggi fuggidegli operatori. Abbiamo bisognodi visibilità e dell’appoggio di tutticoloro che credono nel dirittodella dignità del lavoro per gli ope-ratori e soprattutto per la salva-guardia degli utenti. GrazieO.P.S .

Niente più Intercity,e io come torno a casa?Sono un meridionale 40enne, ori-ginario di Manfredonia (FG) cheper motivi di lavoro, così cometanti miei conterranei, sono finitotra le nebbie della pianura padana.Non basta i tanti ben noti sacrificiconnessi al problema del costodella vita, specialmente da quandoè stato introdotto l'euro. Vengonosempre più aumentate le tariffe deibiglietti ferroviari offrendoci incambio servizi da quarto Mondo!Ho saputo anche che, con l’intro -duzione del nuovo orario ferrovia-rio, a partire dal prossimo 13 di-cembre 2009, i treni a lunga per-correnza, compresi quelli dei col-legamenti tra nord e sud Italia, sa-ranno tutti Eurostar! Niente piùEspressi e Intercity!Francesco Brunetti

C aro Furio, come possiamo spiegareil governo di Berlusconi noi

ricercatori, tecnici e scienziati di SiliconValley che restiamo legati all’Italia anchese non torneremo in Italia? Raccontiamoche in Italia molta gente non legge e nonconosce la libera informazione, che granparte dei giornalisti tiene famiglia, chemolta gente non ha né cultura nécuriosità d’informarsi dei fatti di casapropria e del mondo se non attraversoTg completamente asserviti? Diremoche Berlusconi incarna tutti i nostripeggiori difetti? Certo che ci sono inpatria esempi di spiriti liberi ricchi dialtruismo e generosità. Ma sono unaminoranza. Per questo c’è il rischio che ilberlusconismo sopravviva a Berlusconi.Perché molti si identificano in lui.

Luigi Costanza

LA LETTERA è molto più lunga e piùbella e la parte pubblicata non è che l’uso di alcunefrasi. Ma le domande, chiare e importanti sonodue. Una è di che cosa è fatta la simpatia e ilsostegno per Berlusconi che non smette anche difronte al disastro economico, all’immagineumiliante, ai sospetti più fondati e più gravi. L’a l t raè se il berlusonismo sopravvivrà a Berlusconiperché è un fenomeno così profondamente“italiano”. Comincio della seconda domanda.Credo di no. Il berlusconismo non sopravverrà alBerlusconi insediato nel potere politico. Finiràall’istante. Non prendete però questa come unafestosa profezia. C'è sempre posto (e questoaccade dovunque) per la corruzione, l’inganno,l’indebito vantaggio economico, i rapporti più omeno diretti, più o meno profondi, con aspetti dicriminalità. Siamo già passati in periodi strani emisteriosi nella vita della Repubblica. Ciò che ènuovo, è l'aver buttato sul pur incerto piatto dellabilancia una immensa richezza, evento politicomai sperimentato, di cui il conflitto di interessi èsolo una parte. Non esiste Berlusconi senzaBerlusconi e questo lo dimostra ogni momento lapochezza delle voci che parlano per lui, tutte

imbarazzanti ( si pensi a Gasparri) persino aconfronto con la non strabiliante grandezzaintellettuale di Berlusconi. Ogni delfino èpiccolissimo accanto a questo leader mediocre,infido, modesto, ricchissimo. Penso anzi che nonresterà neppure il Pdl se si tiene conto che datempo molti tacciono in quel partito. Il parlamentoviene tenuto fermo per non esporre lamaggioranza a rischi, la Lega domina come unaottusa legione senza luce e con poche ossessioniche soddisfa col ricatto di negare il voto. E ilpresidente della Camera, che dice quel che dice diBerlusconi “da vivo” (qui si parla di vita politica)non sembra in alcun modo l'erede. E ha voluto farlosapere subito. Però ( e questa è il primo punto dellalettera), i cittadini lo votano. Ci sono crepe e crollointerni al Pdl , ma “intenzione di voto” e“g ra d i m e n t o ” restano intatti. Identificazione con ilpeggio? Egemonia mediatica? Sì, in parte, ma aspiegare non basta. Io credo che la spiegazione sial’avere smontato la speranza da parte di coloroche una volta erano la speranza, ovverol’opposizione. Qualcuno ha seminato unospaventoso equivoco. É la predicazione dellamoderazione come silenzio, come ombra, comefrasi caute, come attenzione a non disturbare. Unavoce sola, per quanto venata di follia, che tiene tuttii riflettori accesi, non interrompe mai la suacampagna di accuse e riesce, indisturbata, agovernare da sola, ma nel ruolo di vittima assediatae sempre in pericolo (dato il silenzio e la penombrasul versante opposto) vincerà sempre. Ovverovincerà ancora. Poi (prima o poi, ma forse primadel previsto) crollerà da sola, scossa della tensionenervosa crescente del “pr incipale”. E anche alloranon sarà un gran giorno, perché questaopposizione ( o almeno il suo vertice) non vaneppure in piazza a incontrare i suoi cittadini cheintendono dire basta. Però quei cittadini sarannomolti più del previsto. E questo potrebbe forzarel’opposizione soft a vedere il suo errore. Facciamocigli auguri.

Furio Colombo - Il Fatto Quotidiano00193 Roma, via Orazio n. 10l e t t e re @ i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

É COLPAD E L L’OPPOSIZIONE

IL FATTO QUOTIDIANOvia Orazio n. 10 - 00193 Romal e t t e re @ i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

LA VIGNETTA

SECONDO TEMPO

L’abb o n at odel giorno

ALESSANDRO OLIVIERI

“Ciao, sono Alessandro ho37 anni e sono diPortovenere (SP).Convivo con la miafidanzata Viviana. Il mare èla mia vita. Pescatore fin dabambino, è per me unapassione travolgente, chemi ossessiona ad ogni oradel giorno. Sono un lettoreaccanito di romanzi diPalahniuk. Ho scelto diabbonarmial Fattop e rc h éc re d ocheabbiated av ve roqualcosada dire, che moltipreferiscono ignorare”.

Raccontati e manda una foto a:a bb o n a t o d e l g i o r n o @

i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

IL FATTO di ieri6 Dicembre 1908Lester J. Gillis, soprannome soft “Baby Face Nelson”, eradiventato Public Enemy N.1 nell’agosto 1934, dopo lamorte violenta di John Dillinger, fatto fuori un mese primadavanti al Biograph Theater di Chicago, dagli uominidell’FBI di Edgar Hoover. Outlaw violento, spietatorapinatore e omicida, entrato da ragazzo nella gang diDillinger, eppure così lontano dal mitico Robin Hood dellaDepressione. Una carriera da vero professionista delcrimine iniziata nei ghetti malavitosi di Chicago, trabordelli, saloons e speakeasis, i locali clandestini di giocod’azzardo e di spaccio illegale di alcol. Nell’America delproibizionismo, in cui il gangster diventa affascinanteanti-eroe dark, in grado di scompaginare e emozionare unasocietà soffocata dai tabù del puritanesimo, “Baby FaceNelson”, scala tutti i gradini della malavita, spara, ruba,uccide chi l’ha incastrato e fatto andare in prigione.All’assalto di banche e caveau in tutti gli States, dal Nevadaalla California, al Wisconsin. Omicida scatenato e isterico,Faccia d’Angelo, come lo ha magnificamente ritratto DonSiegel in un suo film, se ne andrà, sotto i colpi dei poliziotti,nel ’34. Fine della vita di un gangster. Nato il 6 dicembre19 0 8 .

Giovanna Gabrielli

l’Inail di Carrara a costituire e li-quidare una rendita per asbestosipolmonare, grado invalidante80%. Mio padre purtroppo muorenel novembre 2006 causa: comacarbonarcotico e, come scrittonell’atto nosologico , asbestosi.Altri 36 operai di questo cantiere,nel frattempo, si ammalano diasbesto e mesotelioma pleurico ecarcinoma polmonare, lasciandofamiglie distrutte data anche la sof-ferente patologia. Ad alcuni è statoriconosciuto il prepensionamen-to, ad altri il rischio ad atri ancoranu l l a .Federica Barbieri

La Spatuzza di Damoclesulla testa di SilvioMai come dopo la deposizione diGaspare Spatuzza la posizione delpresidente del ConSilvio è apparsadebole e ridicola. Debole perché ilpentito di mafia in realtà rappre-senta la Spatuzza di Damocle sullatesta del calvoliere. Ridicola per-ché non solo il padanano di Arco-re, ovvero il 12° uomo più potentedel mondo, continua a fare la vit-tima; ma anche perché ha già ven-

insufficenza respiratoria. Perl’ospedale di Sarzana mio padre sa-rebbe stato morto da tempo. Fac-ciamo causa all'Inail di Carrara(MS) per il riconoscimento dellamalattia ma con esito negativo, ci

opponiamo chiedendo il ricono-scimento giudiziale e il diritto allarendita per la malattia professio-nale. L’Inail contesta l’esposizionea rischio. La causa viene discussa enel luglio 2006 il giudice condanna

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