Annino

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CURRICULUM Cristina Annino, nata ad Arezzo, attualmente vive e lavora a Roma. Nel 1968 pubblica il libro Non me lo dire, non posso crederci, edito da Téchne a Firenze, città nella quale si laurea in Lettere Moderne. Altri suoi libri Ritratto di un amico paziente (Gabrieli: Roma, 1977); il romanzo Boiter (Forum: Forlì, 1979); Il Cane dei miracoli ( Bastoni: Foggia, 1980); L’Udito Cronico (in Nuovi Poeti Italiani N°3, Einaudi: Torino, 1984). Nel 1988 vince il premio Russo Pozzale con il libro Madrid (Corpo 10: Milano, 1987). Nel 2001 pubblica Gemello Carnivoro (Faenza) e nel 2002 a Prato, in collaborazione con il pittore Ronaldo Fiesoli, Macrolotto. Ha pubblicato varie plaquettes e poesie in antologie in Italia e Spagna. E’ prossima la pubblicazione di un nuovo volume. Da alcuni anni si occupa anche di pittura e alcune opere sono visibili nel suo sito: www.anninocristina.it . MOSTRE Salamanca presso la Cattedra di Poetica Lettura di Poesie con Esposizione Quadri 1999 Spazio “Casa Pepe” Firenze, Poesie e Pitture di Cristina Annino Febbraio-Marzo 2003. Biennale del 18x24 Galleria Doha in Quatar 2003.. Sala Mostre Biblioteca Universitaria Alessandrina Cristina Annino Incontro con la Pittura Maggio 2004. Il Tempo ritrovato 7 luglio -30 agosto 2007 Biblioteca Morante Roma. Si può fare, Insieme - Spazio ProgettoArte 29 Marzo 13 Aprile 2008 – Roma Lido In fondo a tutto c'è sempre un animale, olio su tavola cm 48x86 2006 PERSONALE DI CRISTINA ANNINO 8 -29 Novembre 2008 Biblioteca P.P. Pasolini - Roma a cura di : Sebastiano Messina e Tiziana Di Bartolomeo critica di: Gianluca Tedaldi e Donato Di Stasi ufficiostampa : [email protected] [email protected] Cristina Annino Ho conosciuto Cristina come poetessa e, per me, le sue poesie hanno bi- sogno di lei per essere appieno apprezzate, come il cibo servito da chi l'ha fatto. Che un'artista già completa scopra di essere anche creativa con altri mez- zi e linguaggio mi appare quasi come il biblico dono di parlare lingue ignote. Una sovrabbondanza di talento, certo, ma ciò che più importa è la circostanza che nelle poesie e nella pittura Cristina Annino si è trovata di fronte a una scelta ob- bligata. La sua intensa vita interiore prorompe e scava da sé la strada, non solo per quanto riguarda temi o atmosfere ma, in senso ben più originario, crea lin- guaggio. Vorrei insistere sulla singolarità del fenomeno che Cristina Annino rappresen- ta come pittrice: è quasi inaudito esordire e farlo in un modo che, a chi non co- nosca la storia precedente, sembri il frutto di un cammino lungo. Ho l'immagine di Atena che balza adulta e già armata dalla testa di Giove. Il suo stile è come quello uno Chagall senza ammiccamenti: nuovissimi mo- tivi come il Cristo-fiotto in cui manca la testa e il sangue si riversa nel cosmo; la fi- gura della madre, immensa e innocua simile alle presenze di gatti, cani, uccelli: rapaci solo d'aspetto. Ogni sua tela è interessante come un racconto e nessuna storia già conosciuta potrebbe dirsi tale se già l'avessimo sentita: Cristina non "pe- sticcia" sul posto dove si è trovata a suo agio, si muove. A casa sua ha dipinto por- te e credenze, mobili, cornici non per gusto arredatore ma perché forse da bam- bina avrebbe forse fatto lo stesso, se avesse potuto. Gode al dipingere come go- deva a fare versi da piccola, gioca. A paragone di questo profilo, pensiamo un momento cosa significhi "non" giocare, fare arte per programma o per calcolo. Sicuramente non ci si diverte, forse ad un certo punto le cose da dire diventano meno di quelle che effettiva- mente escono allo scoperto perché si è trascinati da un qualche obbligo col suc- cesso; insomma si produce, come in economia. Cosa resta di quella piccola pro- fezia che ci si attende da ogni quadro? Tornando a Cristina, la sua naturale tendenza ad invadere casa e vita con la pittura dà conforto a qualunque collega perché nessuno che faccia questa scelta di vita è mai veramente sicuro di non illudersi. Vedere che le immagini esco- no dalla sua mano come parole dalla bocca fa apparire naturale questa attività e di questo c'è molto bisogno perché ciò che si definisce come "arte" in questo momento è cosa assai sfuggente. La stessa idea di fare una mostra è, a ben considerare, un azzardo. Il posto dove si creano occasioni di commercio e di successo è probabilmente un'utopia, un non luogo, un mito che attrae perché dà per certo quello che la ragione non concede. Fare oggi una mostra è una pazzia di spese e fatica, somiglia al gioco dei bambini che vogliono guidare una vettura e così spingono l'automobilina con i loro stessi piedi. Però… Chi è spettatore di questa occasione d'arte non abbia da temere se la grande precarietà del viver pittoresco gli viene confidata. Sappia finalmente che tutto questo allestimento è per lui, per lei. Un momento che ha l'irragionevolezza ed è leggero come il gioco. D'altra parte, giocare è un privilegio che poi si perde da grandi. Gianluca Tedaldi, ottobre 2008

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CURRICULUM

Cristina Annino, nata ad Arezzo, attualmente vive e lavora a Roma. Nel 1968 pubblica il libro Non me lo dire, non posso crederci, edito da Téchne a Firenze, città nella quale si laurea in Lettere Moderne. Altri suoi libri Ritratto di un amico paziente (Gabrieli: Roma, 1977); il romanzo Boiter (Forum: Forlì, 1979); Il Cane dei miracoli ( Bastoni: Foggia, 1980); L’Udito Cronico (in Nuovi Poeti Italiani N°3, Einaudi: Torino, 1984). Nel 1988 vince il premio Russo Pozzale con il libro Madrid (Corpo 10: Milano, 1987). Nel 2001 pubblica Gemello Carnivoro (Faenza) e nel 2002 a Prato, in collaborazione con il pittore Ronaldo Fiesoli, Macrolotto. Ha pubblicato varie plaquettes e poesie in antologie in Italia e Spagna. E’ prossima la pubblicazione di un nuovo volume. Da alcuni anni si occupa anche di pittura e alcune opere sono visibili nel suo sito: www.anninocristina.it.

MOSTRE

Salamanca presso la Cattedra di Poetica Lettura di Poesie con Esposizione Quadri 1999 Spazio “Casa Pepe” Firenze, Poesie e Pitture di Cristina Annino Febbraio-Marzo 2003.

Biennale del 18x24 Galleria Doha in Quatar 2003.. Sala Mostre Biblioteca Universitaria Alessandrina Cristina Annino Incontro con la Pittura Maggio 2004.

Il Tempo ritrovato 7 luglio -30 agosto 2007 Biblioteca Morante Roma. Si può fare, Insieme - Spazio ProgettoArte 29 Marzo 13 Aprile 2008 – Roma Lido

In fondo a tutto c'è sempre un animale, olio su tavola cm 48x86 2006

PERSONALE DI CRISTINA ANNINO

8 -29 Novembre 2008

Biblioteca P.P. Pasolini - Roma

a cura di : Sebastiano Messina e Tiziana Di Bartolomeo

critica di: Gianluca Tedaldi e Donato Di Stasi

ufficiostampa : [email protected] [email protected]

Cristina AnninoHo conosciuto Cristina come poetessa e, per me, le sue poesie hanno bi-

sogno di lei per essere appieno apprezzate, come il cibo servito da chi l'ha fatto.Che un'artista già completa scopra di essere anche creativa con altri mez-

zi e linguaggio mi appare quasi come il biblico dono di parlare lingue ignote. Unasovrabbondanza di talento, certo, ma ciò che più importa è la circostanza chenelle poesie e nella pittura Cristina Annino si è trovata di fronte a una scelta ob-bligata. La sua intensa vita interiore prorompe e scava da sé la strada, non soloper quanto riguarda temi o atmosfere ma, in senso ben più originario, crea lin-guaggio.

Vorrei insistere sulla singolarità del fenomeno che Cristina Annino rappresen-ta come pittrice: è quasi inaudito esordire e farlo in un modo che, a chi non co-nosca la storia precedente, sembri il frutto di un cammino lungo. Ho l'immagine diAtena che balza adulta e già armata dalla testa di Giove.

Il suo stile è come quello uno Chagall senza ammiccamenti: nuovissimi mo-tivi come il Cristo-fiotto in cui manca la testa e il sangue si riversa nel cosmo; la fi-gura della madre, immensa e innocua simile alle presenze di gatti, cani, uccelli:rapaci solo d'aspetto. Ogni sua tela è interessante come un racconto e nessunastoria già conosciuta potrebbe dirsi tale se già l'avessimo sentita: Cristina non "pe-sticcia" sul posto dove si è trovata a suo agio, si muove. A casa sua ha dipinto por-te e credenze, mobili, cornici non per gusto arredatore ma perché forse da bam-bina avrebbe forse fatto lo stesso, se avesse potuto. Gode al dipingere come go-deva a fare versi da piccola, gioca.

A paragone di questo profilo, pensiamo un momento cosa significhi "non"giocare, fare arte per programma o per calcolo. Sicuramente non ci si diverte,forse ad un certo punto le cose da dire diventano meno di quelle che effettiva-mente escono allo scoperto perché si è trascinati da un qualche obbligo col suc-cesso; insomma si produce, come in economia. Cosa resta di quella piccola pro-fezia che ci si attende da ogni quadro?

Tornando a Cristina, la sua naturale tendenza ad invadere casa e vita conla pittura dà conforto a qualunque collega perché nessuno che faccia questascelta di vita è mai veramente sicuro di non illudersi. Vedere che le immagini esco-no dalla sua mano come parole dalla bocca fa apparire naturale questa attivitàe di questo c'è molto bisogno perché ciò che si definisce come "arte" in questomomento è cosa assai sfuggente.

La stessa idea di fare una mostra è, a ben considerare, un azzardo. Il postodove si creano occasioni di commercio e di successo è probabilmente un'utopia,un non luogo, un mito che attrae perché dà per certo quello che la ragione nonconcede. Fare oggi una mostra è una pazzia di spese e fatica, somiglia al giocodei bambini che vogliono guidare una vettura e così spingono l'automobilina coni loro stessi piedi. Però…

Chi è spettatore di questa occasione d'arte non abbia da temere se lagrande precarietà del viver pittoresco gli viene confidata. Sappia finalmente chetutto questo allestimento è per lui, per lei. Un momento che ha l'irragionevolezzaed è leggero come il gioco. D'altra parte, giocare è un privilegio che poi si perdeda grandi.

Gianluca Tedaldi, ottobre 2008

Ricordo di Leitecnica mista su tela - cm 60x90 - 2004

Dopo c'è l'acquaacrilico su tela - cm 60x80 - 2004

PER ISOLE E TEMPESTE DI PITTURA

La cognizione dell'arte moderna non produce in Cristina Annino cagionealcuna di timore nel presentare i suoi lavori, nei quali si rende indipendente dallanatura (largamente deformata e ricreata), si avventura in una ricerca psichica,non psicologica, per materializzare un messaggio ineffabile e esprimere un'e-sperienza quasi mistica.

In questa pittura il ritmo della figurazione tiene avvinto l'essere delle cose,impedendo che pericliti verso l'ombra e la rovina; qui tutto è ritmo per scoprire ilsenso nascosto degli oggetti, simboli di una vita profonda, corrispondenze fra il vi-sibile e l'invisibile. Tutte le immagini seguono un ritmo cupo e straziato, ora unicoe monotono, ora plurimo e polifonico, infatti i campi tonali oscillano da un pienoossessivo a un vuoto informe e privo di struttura, la materia inarticolata che sotten-de la forma e la mutazione: è il ritmo che mantiene l'opera d'arte nel suo spazioautentico (misura, ratio, logos) e contraddittorio (dismisura, irrazionalità, pathos).(…)

Cristina Annino non rincorre figurazioni (forme riferite a oggetti da rappre-sentare), ma figure connesse alle sensazioni evocate, secondo un percorso cheunisce Cézanne a Bacon e che si manifesta come un agente di deformazione ecorruzione del raffigurato, per questo non rimane chiusa in una prigione iconicatradizionale, ma libera tutte le forze interiori che agiscono sotto l'apparente pri-mato dell'identità e dell'identico.

Si determina così l'irruzione dell'io, creatore e latore di senso, nel molteplicericonosciuto, nella dissomiglianza, nell'alterità: il tratto pittorico assume coordina-te, dinamismi, orientamenti segnati da una forte coerenza interna e da un'altret-tanto pronunciata discontinuità.

(…) Ci si trova violentemente gettati nei colori, perché i quadri appaionocome tempeste che si rovesciano negli interstizi fra vedere e visione, sia che ricor-rano neri dannati, bianchi acidi, rossi corrosi, verdeblu aberranti, rosa dissonan-ti, gialli funebri, sia che si producano accostamenti cromatici non preparati dal-la morbidezza di un disegno rassicurante, ma rovesciati nello spazio della tela odel legno a segnare l'incontro/scontro con le cose.

In linguaggio deleuziano il senso di ciò che Cristina Annino esprime non esi-ste al di fuori dell'espressione pittorica e poetica (l'alter della sua attività intellet-tuale), non sussiste un extrasenso fondante, incorporeo e metafisico.

Ridotti a una completa bidimensionalità, i corpi scorrono sulla superficie inquanto muniti di una radice esistenziale che si dispiega fra la perfezione (inattua-bile) e il nulla (limite concettuale di ogni progetto umano): riempire il tempo conil proprio vissuto, ripartirsi nello spazio straziandosi, questo fanno gli esseri di Cristi-na Annino (la vedova, gli amanti, i suicidi, i cani d'erba, i cavalli), quando cerca-no di divellere le gabbie sulfuree della quotidianità.

Si scopre in Cristina Annino una materia sottotemporale, un sottosuolo del-la coscienza che preme con la sua immediatezza pre-categoriale per salire almondo della vita (lebenswelt) per mezzo di un'infinita apertura agli eventi.

Nella loro plénitude concrète le figure cercano di togliersi le maschere del-l'inesistenza a cui le condanna il terribile congegno del conformismo sociale: ten-tano in ogni modo di scrollarsi di dosso l'abitualità di comportarsi come monadi ir-relate agli altri.

La madre al quadrato della radiceolio su tavola - cm 49x172 - 2006

Donna con Kokoolio su tela - cm 40x100 - 2006

Per questo annoto nella pittura di Cristina Annino la coincidentia opposito-rum di frammenti in un continuum, quasi un ciclo pittorico civile e sacro, in cui tut-te le linee convergono verso il dialogo, verso una nuova fondazione del rapportosoggetto-mondo.

Ai pesanti macchinari della produzione l'Autrice preferisce il teatro del sen-timento e del linguaggio, in cui il soggetto opera realmente come donatore disenso, muovendosi tra l'essenza originaria della coscienza e la contro-essenza delmondo.

(…) Il tratto primitivo non deve ingannare, esso rinuncia all'equilibrio, allasimmetria, alla proporzione, per farsi energia, movimento, tensione: non basta cheil pittore sia padrone del proprio stile; bisogna che questo stile sia padrone dellecose e della storia da cui proviene. (…)

Nereidi, 28 gennaio 2006 Donato Di Stasi

Cacciata dal Paradisoolio su masonite - cm 87x77 - 2005

L'accordatore di violinovernice su tela - cm 50x70 - 2008

Riposoacrilico su tavoletta - cm 40x50 - 2004

L'abito rosaacrilico su tela - cm 60x80 - 2003Il Trapezista

acrilico su tavoletta - cm 50x40 - 2003

Ritratto della madreacrilico su tela - cm 80x120 - 2002

Il risveglioacrilico su tavoletta - cm 40x60 - 2004

Indiana al fiumetecnica mista su tela - cm 100x100 - 2008

Corridaolio su tela - cm 80x120 - 2005