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1 2 5 3 4 Nelle professioni sociali e sanitarie, la soggettività dell’in- dividuo lo differenzia dagli altri nel suo modo di essere e quindi di agire. In altre parole, la professione infermieristi- ca non è solamente basata sulle tecniche diagnostiche, sulla somministrazione di terapie, sugli atti tecnici di cura e su tutte quelle mansioni puramente pratiche a cui si è soliti associarla, ma è un equilibrio tra gli atti tecnici e la capacità relazionale. L’insorgenza di uno stato afasico va ad intromettersi tra questi due ambiti che caratterizzano il ruolo infermieristico. Questa ricerca mira a valutare come e quanto la sintoma- tologia afasica può influire nella relazione tra curante e pa- ziente. Tramite una ricerca qualitativa è stata analizzata la situa- zione attuale della presa a carico del paziente afasico in ambito istituzionale. Si è partiti con un’introduzione della tematica a livello teorico per poi passare al contesto prati- co effettuando un’indagine tramite la distribuzione di un questionario. Nella ricerca sono stati coinvolti differenti istituzioni dell’Ente Ospedaliero Cantonale interpellando gli infermieri che lavorano nei reparti di cure intense, me- dicina e riabilitazione. I risultati mostrano che vi sono ancora delle difficoltà nella presa a carico del paziente afasico. Queste non sono a livello di reparto ma sono riferibili al singolo infermiere. Infat- ti, dai 58 questionari resi, si è notata un’ambivalenza nelle risposte degli infermieri che prestano le cure nello stesso reparto. Questo concetto vale per ogni contesto indagato. Le difficoltà riscontrate sono classificabili in contesti quali quello emotivo, quello relazionale e quello della cura. I mez- zi ausiliari esistenti sembrano essere presenti, conosciuti ed utilizzati dagli infermieri interpellati i quali hanno infine esternato il bisogno di confrontarsi con la tematica trattata durante dei momenti sviluppati a scopo formativo. Grazie alla ricerca svolta è stato possibile ottenere una foto- grafia della situazione attuale relativa alla presa a carico del paziente afasico. I dati mostrano che le difficoltà riscontrate non sono do- vute ad una carenza di mezzi ausiliari ma alla predisposi- zione del singolo infermiere nel trovare e mettere in pratica un canale comunicativo differente dall’espressione verbale. Le problematiche riscontrate sono inoltre ricollegabili alla formazione dell’infermiere a alla sua capacità di far fronte, sia a livello pratico che emotivo, alla situazione con cui si trova confrontato. Gli infermieri riconoscono queste loro difficoltà ricercando dei momenti formativi e di confronto dedicati alla tematica trattata. Anna Gianini Bachelor of Science in Cure infermieristiche La relazione con il paziente afasico Docente relatrice: Daniela Tosi-Imperatori 1 Sin dalla nascita possediamo delle facoltà che crescendo sviluppiamo e facciamo nostre. Ci abituiamo ad adoperar- le a tal punto che esse diventano delle doti automatiche. La nostra parola è una forma d’arte che ci permette di mostrare al mondo chi siamo e cosa desideriamo. Possia- mo parlare per far valere i nostri diritti, possiamo urlare per esternare la nostra rabbia, possiamo sussurrare per esprimere un sentimento e possiamo cantare per manife- stare la nostra felicità. (fonte: http://2.bp.blogspot.com) 2 La comunicazione tra le persone nasce dal bisogno di en- trare in contatto con gli altri. Parlare, esprimersi, leggere e capire ciò che l’altro ci dice sono facoltà che consentono al singolo individuo di socializzare con gli altri e sono azio- ni che permettono quindi di far parte della società. L’atto comunicativo permette inoltre all’individuo di espri- mersi e di esternare ciò che lo rende unico. (fonte: http://www.micromosso.com) 3 La professione infermieristica non è solamente basata sul- le tecniche diagnostiche, sulla somministrazione di tera- pie, sugli atti tecnici di cura e su tutte quelle mansioni puramente pratiche a cui si è soliti associarla, ma è un equilibrio tra gli atti tecnici e la capacità di instaurare una relazione terapeutica tra paziente e curante. (fonte: http://4.bp.blogspot.com) 4 Uno stato di afasia crea una distorsione nella vita della persona. Lo stile di vita come pure le abitudini quotidiane si modificano. La persona afasica si ritrova ad affrontare la vita in modo differente ed insieme a lei anche la sua cer- chia sociale. (fonte: http://www.saraterzano.it) 5 Uno stato di afasia va inoltre ad interferire nelle cure del paziente. È quindi necessario trovare un canale comunica- tivo differente per poter instaurare la relazione terapeuti- ca tra paziente e curante. In principio però, l’infermiere deve essere in grado di far fronte alle reazioni emotive proprie e della persona che gli sta di fronte. La formazio- ne dell’operatore sanitario è fondamentale nella presa a carico del paziente afasico. (fonte: http://www.scattieparole.it)

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Nelle professioni sociali e sanitarie, la soggettività dell’in-dividuo lo differenzia dagli altri nel suo modo di essere e quindi di agire. In altre parole, la professione infermieristi-ca non è solamente basata sulle tecniche diagnostiche, sulla somministrazione di terapie, sugli atti tecnici di cura e su tutte quelle mansioni puramente pratiche a cui si è soliti associarla, ma è un equilibrio tra gli atti tecnici e la capacità relazionale. L’insorgenza di uno stato afasico va ad intromettersi tra questi due ambiti che caratterizzano il ruolo infermieristico. Questa ricerca mira a valutare come e quanto la sintoma-tologia afasica può influire nella relazione tra curante e pa-ziente.

Tramite una ricerca qualitativa è stata analizzata la situa-zione attuale della presa a carico del paziente afasico in ambito istituzionale. Si è partiti con un’introduzione della tematica a livello teorico per poi passare al contesto prati-co effettuando un’indagine tramite la distribuzione di un questionario. Nella ricerca sono stati coinvolti differenti istituzioni dell’Ente Ospedaliero Cantonale interpellando gli infermieri che lavorano nei reparti di cure intense, me-dicina e riabilitazione.

I risultati mostrano che vi sono ancora delle difficoltà nella presa a carico del paziente afasico. Queste non sono a livello di reparto ma sono riferibili al singolo infermiere. Infat-ti, dai 58 questionari resi, si è notata un’ambivalenza nelle risposte degli infermieri che prestano le cure nello stesso reparto. Questo concetto vale per ogni contesto indagato. Le difficoltà riscontrate sono classificabili in contesti quali quello emotivo, quello relazionale e quello della cura. I mez-zi ausiliari esistenti sembrano essere presenti, conosciuti ed utilizzati dagli infermieri interpellati i quali hanno infine esternato il bisogno di confrontarsi con la tematica trattata durante dei momenti sviluppati a scopo formativo.Grazie alla ricerca svolta è stato possibile ottenere una foto-grafia della situazione attuale relativa alla presa a carico del paziente afasico.

I dati mostrano che le difficoltà riscontrate non sono do-vute ad una carenza di mezzi ausiliari ma alla predisposi-zione del singolo infermiere nel trovare e mettere in pratica un canale comunicativo differente dall’espressione verbale. Le problematiche riscontrate sono inoltre ricollegabili alla formazione dell’infermiere a alla sua capacità di far fronte, sia a livello pratico che emotivo, alla situazione con cui si trova confrontato. Gli infermieri riconoscono queste loro difficoltà ricercando dei momenti formativi e di confronto dedicati alla tematica trattata.

Anna Gianini Bachelor of Science in Cure infermieristiche

La relazione con il paziente afasicoDocente relatrice: Daniela Tosi-Imperatori

1 Sin dalla nascita possediamo delle facoltà che crescendo sviluppiamo e facciamo nostre. Ci abituiamo ad adoperar-le a tal punto che esse diventano delle doti automatiche.La nostra parola è una forma d’arte che ci permette di mostrare al mondo chi siamo e cosa desideriamo. Possia-mo parlare per far valere i nostri diritti, possiamo urlare per esternare la nostra rabbia, possiamo sussurrare per esprimere un sentimento e possiamo cantare per manife-stare la nostra felicità. (fonte: http://2.bp.blogspot.com)

2 La comunicazione tra le persone nasce dal bisogno di en-trare in contatto con gli altri. Parlare, esprimersi, leggere e capire ciò che l’altro ci dice sono facoltà che consentono al singolo individuo di socializzare con gli altri e sono azio-ni che permettono quindi di far parte della società. L’atto comunicativo permette inoltre all’individuo di espri-mersi e di esternare ciò che lo rende unico. (fonte: http://www.micromosso.com)

3La professione infermieristica non è solamente basata sul-le tecniche diagnostiche, sulla somministrazione di tera-pie, sugli atti tecnici di cura e su tutte quelle mansioni puramente pratiche a cui si è soliti associarla, ma è un equilibrio tra gli atti tecnici e la capacità di instaurare una relazione terapeutica tra paziente e curante.(fonte: http://4.bp.blogspot.com)

4Uno stato di afasia crea una distorsione nella vita della persona. Lo stile di vita come pure le abitudini quotidiane si modificano. La persona afasica si ritrova ad affrontare la vita in modo differente ed insieme a lei anche la sua cer-chia sociale. (fonte: http://www.saraterzano.it)

5Uno stato di afasia va inoltre ad interferire nelle cure del paziente. È quindi necessario trovare un canale comunica-tivo differente per poter instaurare la relazione terapeuti-ca tra paziente e curante. In principio però, l’infermiere deve essere in grado di far fronte alle reazioni emotive proprie e della persona che gli sta di fronte. La formazio-ne dell’operatore sanitario è fondamentale nella presa a carico del paziente afasico. (fonte: http://www.scattieparole.it)

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RESPONSABILITÀ

Cura

Strumenti

Competenze

Organizzazione e

integrazione

Efficacia e

appropriatezza

Assistenza

Formazione

Problemi assitenziali

Attività assistenziali

Nuove funzioni e attività

Bisogni assistenziali

Domanda di cura Offerta di cura Nuovo

sapereSaper fare Vecchio

sapere

Saper essere

Sapere

Vecchie competenze

Nuove competenze

Apparecchiature

EBN

Qualità EfficienzaTrasmissione informazioni

Feedback e verifiche

Formazione specifica

Formazione di base

Formazione continua

Cambiamenti

Cambiamenti demografici

Cambiamenti sociali Cambiamenti

culutrali

Linee guida

Protocolli

StudiRevisioniRisk

management

Valutazioni

Economicità

Decision making

Saperi

Non conformità Eventi avversi

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Parlando di lavoro infermieristico sul territorio l’accento viene posto spesso sul fatto che a domicilio l’infermiere* è solo. Da solo deve valutare la situazione, leggere ed inter-pretare i dati e, in solitaria, deve prendere delle decisioni. Che egli prenda una decisione o che decida di non decidere, deve assumersi la piena responsabilità delle conseguenze del proprio agito. È questo il filo conduttore del lavoro: la presa di decisioni in solitaria e l’assunzione delle responsabilità che ne derivano. Le seguenti domande sono state oggetto di studio:“Che cosa significa ciò nel particolare contesto territoriale? Esistono degli elementi che entrano in gioco al momento in cui l’infermiere è chiamato a prendere una decisione? E

che cosa significa tutto questo in termini di ruolo profes-sionale?”L’approccio è di tipo quantitativo: con l’analisi dei dati raccolti tramite questionario somministrato a quattordici infermieri dipendenti del Servizio Cure a Domicilio del Luganese (SCuDo), sono state evidenziate alcune aree “cri-tiche” dove gli infermieri hanno identificato un potenziale problema. Le caratteristiche delle situazioni che generano difficoltà decisionale e comportano la percezione di molta respon-sabilità sembrano stare in relazione con alcuni fattori quali la casistica, la frequenza degli interventi, la possibilità di contattare il medico, la presenza dell’entourage familiare,

l’attività assistenziale erogata e i vissuti emotivi presenti al momento della presa di decisione. Le caratteristiche degli infermieri che hanno avuto maggiori difficoltà nel proces-so decisionale e hanno percepito molta responsabilità sem-brano correlate agli anni di attività infermieristica e agli anni di attività professionale in ambito domiciliare.A livello di strategie risulta che le risorse interne al Servi-zio che consentono di sgravare emotivamente gli infermie-ri sono correntemente attuate. I momenti di condivisione di gruppo esistono, ma vanno ricercati attivamente. Da qualche mese è partito un progetto pilota per delle riunioni multidisciplinari dedicate alla condivisione e al confronto rispetto alle situazioni di cura affrontate. L’Evidence Based

Nursing (EBN), per ora, non appartiene ancora in modo si-gnificativo alla cultura della maggior parte degli infermieri del Servizio. Il lavoro non vuole assolutamente essere rappresentativo della situazione attuale: infatti è stato indagato un campio-ne molto piccolo; quel che ne risulta sono dei dati grezzi che permettono di delineare una mirco – fotografia di uno spaccato della realtà attuale.

*L’espressione maschile è usata qui per ambedue i sessi.

Valentina Savi Bachelor of Science in Cure infermieristiche

Assistenza infermieristica sul territorio e responsabilitàQuando le decisioni vengono prese in solitaria. Micro – fotografia di uno spaccato della realtà attuale

Docente relatore: Maurizio Belli

1 Visione d’insieme degli elementi del quadro teorico di riferi-mento.Lo schema rappresenta gli elementi del quadro teorico di riferi-mento del lavoro di tesi. Risulta piuttosto evidente che si tratta di un insieme di molteplici elementi tra loro interconnessi che generano un sistema complesso. Questo è lo sfondo su cui si muove l’infermiere chiamato a prendere una decisione e ad assumersi direttamente e in modo cosciente la responsabilità delle conseguenze del suo agito.

2 Le fasi del processo decisionale.Lo schema raffigura le fasi di cui si compone il processo deci-sionale. La presa di decisioni è un aspetto fondamentale della professione infermieristica con cui l’infermiere è confrontato quotidianamente a più riprese. Nell’ambito del contesto domi-ciliare l’infermiere si trova a dover prendere delle decisioni da solo: che egli preda una decisione o che decida di non decidere deve in ogni caso assumersi la responsabilità delle proprie scel-te.

3Claude Monet. Le bassin au nymphéas, harmonie verte. 1899. Olio su tela, Muséé d’Orsay, Parigi, Francia.Al termine di questo lavoro, alla domanda “che cos’è la respon-sabilità?” risponderei con l’immagine Le bassin au nymphéas, (harmonie verte) di Claude Monet. Vedo la responsabilità come una sorta di ponte che collega l’essere e l’agire (immaginati come i due argini del fiume), intorno ai quali si staglia una gran-de varietà di elementi e di fattori personali, situazionali, am-bientali (del contesto), sociali, culturali, professionali (rappresen-tati dalla vegetazione circostante il ponte), che si intrecciano. (fonte: http://www.musee-orsay.fr)

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IntroduzioneLa rianimazione cardiopolmonare permette il sostegno del-le funzioni vitali di base in caso di arresto cardiaco improv-viso e la defibrillazione tramite un defibrillatore consente in molti eventi il ripristino del ritmo sinusale del cuore.Questo grave incidente cardiaco richiede il soccorso imme-diato per evitare la rapida morte della persona colpita. Il contributo delle persone astanti assume dunque una gran-de importanza poiché aumenta considerevolmente la pos-sibilità di sopravvivenza per il malcapitato.

ObiettivoQuesto lavoro sonda l’efficacia del Mini Anne Kit, un me-todo di autoformazione per l’apprendimento della riani-mazione cardiopolmonare in soli 30 minuti, non ancora presente in Svizzera.

MetodoAlla ricerca hanno preso parte in totale 32 persone suddivi-se in due gruppi: 8 “professionisti” e 24 “laici”. Entrambi i gruppi hanno avuto 3 settimane di tempo per allenarsi con il Mini Anne Kit: come, dove, con chi e quando volevano, per essere infine sottoposti ad un test BLS-AED teorico e pratico, nonché ad un questionario.

RisultatiGrazie ai dati raccolti ed al confronto con altre ricerche, è risultato che il Mini Anne Kit è efficace poiché non è ri-saltata una significativa differenza rispetto ad un classico corso base BLS-AED.L’unica eccezione, nettamente a favore del kit di autofor-mazione, riguarda il controllo e l’apertura delle vie aeree.Nell’insieme non vi è una significativa diversità nella for-mazione con il Mini Anne Kit tra il gruppo di “professio-nisti” e quello dei “laici”, eccezion fatta per le insufflazioni, effettuate meglio dal primo gruppo.Per le persone che hanno preso parte alla ricerca, la soddi-sfazione di quanto appreso tramite il Mini Anne Kit delle sequenze di rianimazione cardiopolmonare è stata buona o ottima per il 95% di essi.

ConclusioneCon le opportune modifiche, il Mini Anne Kit potrebbe diventare in futuro in Svizzera un ottimo metodo autofor-mativo per la rianimazione cardiopolmonare per “laici” e “professionisti”.

Stefano Suter Bachelor of Science in Cure infermieristiche

L’apprendimento della rianimazione cardiopolmonare: verso l’autoformazione?Docente relatore: Claudio Benvenuti

1 Una persona che al proprio domicilio sta effettuando l’au-toformazione con il Mini Anne Kit.

2 Mini Anne Kit.

3La “Catena della sopravvivenza”, che rappresenta la se-quenza dei punti fondamentali di intervento in caso di arresto cardiaco. La corretta e tempestiva applicazione della catena aumenta molto la possibilità di sopravvivenza della persona colpita dall’evento cardiaco acuto. (fonte: http://www.fctsa.ch)

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Tabella 2: Analisi dei dati emersi dalle interviste

1. ESPERIENZA PERSONALE DI DOLORE 2. RAPPRESENTAZIONE DEL DOLORE 3. VALUTAZIONE E GESTIONE DEL DOLORE DI PAZIENTI IN COMA FARMACOLOGICO

INTE

RVI

STA

Evento di dolore A. B.

Vissuto, emozioni e sentimenti

A. B.

Conseguenze per la professione

Soglia del dolore

Cura del proprio dolore

Immagine / Caratteristiche Valore attribuito

Immagine della cura / Efficacia attribuita

Valore, emozioni e sentimenti

Attitudini (a.) e difficoltà (b.)

personali Tendenza personale Differenze tra infermieri Influenza di esperienza e

rappresentazione

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A. Poco significativo; Posa di canula endovenosa

B. Poco specifico; Drammatico, con paura e legato alla morte

A. Fastidio, lieve dolore

B. Angoscia; Difficoltà; Distanza per evitare coinvolgimento

Maggior attenzione a quel fattore nei pazienti

Abbastanza tollerante, buona sopportazione; Abbastanza alta

Nessuna anestesia immediata; Sopportare, volontà di resistere; Terapie non citate

Cassa da morto / Chiusa; Oscura; Senza libertà, né aria; Costrizione

Difficoltà; Senza uscita immediata; Angoscia, oppressione, morte; Risvolto positivo, facilita e rende più forti in futuro; Fa parte della vita, insegnamento

Angelo / Sicurezza; Pace

Garantire benessere, comfort, tranquillità, rilassamento

a. Osservazione

b. Dubbio

Rendere il paziente tranquillo e rilassato; Garantire comfort e benessere; Investire in relazione e comunicazione; Equilibrio, media nell’analgesia

Gestione del dolore dipende da chi cura, ognuno ha sue qualità, esperienza, modi; Valutazione e gestione dipende dall’infermiere; Analgesia diversa secondo infermiere; Curante influisce sul trattamento; L’assenza di riferimenti specifici aumenta il rischio

Rappresentazione influenza la valutazione; Percezione ed osservazione del dolore influiscono sull’intervento; Si cerca di essere oggettivi; Sempre obiettivo valutando i parametri

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A. Post-chirurgico: tonsillectomia

B. Giovane intubato con dolore che stringeva il lenzuolo

A. Tortura; Grande sofferenza; Brutto; Odio verso i curanti; Impotenza

B. Impotenza; Dubbio

Maggior attenzione, anche ai pazienti giovani; Mai sottovalutare; Considerare la soggettività

Abbastanza resistente

Farmacologica forte, totale; Presenza di famigliari

Terremoto in Abruzzo / Disordine; Distruzione; Senza sole; Gente sfollata

Sfortuna; Perdita; Fragilità; Paura; Forza e crescita; Unione; Negatività; Incertezza

Mare / Toglie negatività; Tranquillità

Incertezza; Difficoltà

a. Non dare nulla per scontato; Non sottovalutare mai

b. Incertezza; Mancanza di comunicazione, lingue diverse; Aspecificità dei parametri vitali

Considerare la soggettività; Cure personalizzate; Attenzione alla comunicazione non verbale; Attenzione all’ambiente; Favorire l’analgesia totale

Differenze nella valutazione e gestione del dolore, c’è chi lo considera di più e chi lo lascia un po’ da parte; Tutti hanno la loro mentalità, la loro attitudine ai dosaggi; Con uno strumento standard di valutazione si avrebbe un valore specifico e universale per tutti

“Dopo averlo vissuto sulla mia pelle, non è una cosa che tralascio facilmente”; Gestione del dolore in gran parte legata a esperienza e valori personali e a rappresentazione; Presa a carico a volte a livello personale, biografico e non oggettivo

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A. Post-chirurgico: appendicectomia

B. Inadeguata analgesia a paziente con sindrome di Down

A. Non accettazione; Rabbia; Odio; Forte aggressività; Disagio

B. Pietà; Disagio; Sofferenza; Empatia

Imparato come agire in futuro; Prevenire

Bassa; Nessuna tolleranza, non lo sopporta; Non vuole provare dolore

Analgesico, anche preventivo; Comunicare e condividere con altri, manifestare

Favelas, zona degradata / Sporca; Insetti, cimici; Assenza di sicurezza, igiene, regole; Pieno di malattie, non controllabili

Paura, fobia; Ansia; Mancanza di controllo, di possibilità di arginare; Lacune educative, bassa cultura; Sfortuna; Volontà; Nessuna utilità

Igiene; Istruzione / Elimina totalmente il problema; Combatte il male

Grande responsabilità; Paura; Dubbio

a. Eliminare il dolore totalmente

b. Nessuna; Solo se volontà di anestetizzare, ma il medico no

Non si deve provare dolore; Annullare totalmente il dolore; Mezzi estremi, sicuri; Prevenire il dolore, anche quando non c’è ancora; “Non sopporto chi vuole resistere stoicamente, quindi agisco secondo le mie convinzioni”; Analgesia totale o eccessiva

Alcuni agiscono diversamente; Certi sottovalutano, forse credono che sia necessario o lo sopportano di più; Uno strumento standard permetterebbe di adottare la stessa linea; Adesso la valutazione é soggettiva, secondo proiezioni e percezioni; Singoli infermieri aumentano o diminuiscono l’analgesia

Valutazione e gestione influenzata da cultura, educazione, religione; Valutazione e gestione influenzata da cultura e status sociale del paziente; Gestione secondo la propria esperienza e rappresentazione, anche in pazienti contrari; Proiezione della propria percezione, immedesimazione nel paziente; Succede di prendere a carico il dolore secondo aspetti biografici

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A. Drenaggio polmonare

B. Poco specifico; Dedicare tempo, esserci

A. Chiusura; Distanza; Tradimento da parte del proprio corpo; Preoccupazione; Bisogno di spazio per vivere e sentire il dolore

B. Poco specifico; Disponibilità; Presenza, accompagnamento; Rassicurare

Maggior rispetto per situazioni e atteggiamenti; Lasciare in pace, non distrarre; Attenzione a soggettività; Sensibilizzazione; Maggior simmetria nella relazione paziente-curante

Abbastanza alta; Influenzata da stato d’animo

Variabile: contraria ai farmaci, ma a volte sono necessari e vanno usati; Altri mezzi vari; Analgesia discreta, non avere un grosso dolore

Crinale di vulcano / Roccioso, arso; Magma da un lato, ostacoli dall’altro; Circolare

Prova; Evento di percorso; Parte dell’umanità; Permette di trovare risorse e forza; Solitudine

Montagna / Togliere la parte peggiore, ma non tutto; Allontanarsi dal cratere; Addolcire le asperità

Esserci; Osservare; Prevedere; Impotenza; Rabbia; Frustrazione

a. Empatia; Percezione; Osservazione; Presenza

b. Dubbio

Rispetto e considerazione della soggettività; Presenza, Osservazione; Non lesinare l’analgesia, se ha male, somministrare analgesia subito; Generosa, evitare che patisca

Sicuramente a singoli infermieri corrisponde una valutazione diversa, ci sono gruppi più attenti; Grande differenza nel cogliere i segni; Uno strumento per la valutazione del dolore sarebbe importante, ognuno ha una sensibilità diversa, é brutto

Paura del dolore e non accettazione condiziona; “Se vedessi il dolore diversamente sarebbe meglio”; “Se hai visto qualcuno patire, resti più attento a evitare sofferenza”; Esperienza personale influenza; Percezione legata ad accettazione del dolore; “Succede che riporto la mia impressione e mi immedesimo, agisco pensando a cosa vorrei io”

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A. Non particolare; Mal di denti

B. Tossicodipendente con assuefazione da oppioidi e dolore non palliato

A. Egoismo, egocentrismo; Chiusura

B. Potere; Detentore di mezzi per palliare; Sensazione positiva nel dare sollievo; Gratificazione; Risorsa

Palliare il dolore molto rapidamente

Bassa tolleranza; Non mi piace il dolore

Togliere subito il dolore; Analgesici altodosati anche per dolori minimi o in prevenzione; Nessun altro metodo

Vulcano in eruzione / Fuoco, fiamme; Distruzione; Cattiveria; Fuga

Sfortuna; Fuga; Paura; Morte; Lezione; Cicatrici

Vulcano fermo, con fumo / Senza distruzione, gente andata via per tempo;

Meno paura di dare troppo, piuttosto che non dare analgesia; Dubbio

a. Tranquillo; sicuro

b. Dubbio; Mancanza di comunicazione; Paziente instabile

Nel dubbio dare analgesici, meglio di più che di meno; Generoso a livello farmacologico, carente in altro tipo di presa a carico

C’è una differenza individuale tra soggetto e soggetto nel dosare l’analgesia; Turno dopo turno si nota la soggettività nella somministrazione e palliazione; Sarebbe utile provare uno strumento standard di valutazione

L’immagine potrebbe influenzare la valutazione; Analgesia soggettiva tra infermieri, legata a esperienza; Spesso valutazione non oggettiva; “Cerco di togliere il dolore come vorrei io”

Legenda: A.: Si riferisce alla parte 1A. del percorso d’intervista. Si riferisce ad un evento e a vissuti, emozioni e sentimenti relativi ad un’esperienza personale B.: Si riferisce alla parte 1B. del percorso d’intervista. Si riferisce ad un evento e a vissuti, emozioni e sentimenti relativi ad un’esperienza professionale

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Il tema del lavoro nasce essenzialmente dalla mia pratica professionale presso un reparto di cure intensive dell’Ente Ospedaliero Cantonale, mentre l’interesse è quello di ca-pire quali aspetti guidano gli infermieri nel loro processo di valutazione e di gestione del dolore di pazienti in coma indotto. L’obiettivo del lavoro è di valutare e descrivere se le espe-rienze personali e le rappresentazioni degli infermieri sul dolore influenzano la valutazione e la gestione del dolore di pazienti in coma indotto nel servizio di terapia intensiva. La metodologia scelta è quella della ricerca qualitativa con approccio descrittivo, articolata in due fasi principali. La dissertazione propone innanzitutto un quadro teorico che

vuole approfondire la conoscenza delle tre principali tema-tiche. Dapprima si focalizza sui concetti di esperienza per-sonale e di rappresentazione, prendendo in considerazione aspetti teorici legati ai processi cognitivi ed alla psicologica sociale, per poi definire concretamente le rappresentazioni sociali. In seguito, pone l’attenzione sul ruolo delle rappre-sentazioni nelle cure infermieristiche e su come è possibile individuarle attraverso processi di ricerca. La seconda tema-tica concerne il dolore, a proposito del quale è presentato un percorso che passa dall’antropologia, all’anatomia ed alla fisiologia, per considerare infine il suo processo di valuta-zione ed il trattamento. Da ultimo, si presentano i concetti di coma e di coma indotto, per trattare poi la valutazione

del dolore nel paziente in coma indotto, con riferimento a strumenti specifici ed all’importanza dell’analgesia. In un secondo momento, il percorso metodologico prevede la conduzione di interviste di tipo semi-strutturato, in cui sono coinvolti alcuni infermieri operanti in cure intense.I risultati delle interviste sono ottenuti secondo un’analisi del contenuto di tipo semantico e strutturale ed hanno evi-denziato numerose relazioni tra le varie componenti ana-lizzate. Viene dunque evidenziano quanto la dimensione dell’esperienza personale, così come quella della rappresen-tazione del dolore, siano in stretta relazione con il processo di valutazione e di gestione del dolore di pazienti in coma indotto.

In conclusione, per dare una risposta al quesito di ricerca, l’analisi dei dati e delle informazioni raccolte evidenzia che le esperienze personali e le rappresentazioni degli infermieri sul dolore, in alcune situazioni, influenzano effettivamente la valutazione e la gestione del dolore di pazienti in coma indotto. Si formula infine una proposta di miglioramento, volta a promuovere l’uso di strumenti validati per la valu-tazione del dolore di pazienti in coma.

Céline Marchon Bachelor of Science in Cure infermieristiche

L’esperienza personale e le rappresentazioni degli infermieri sul dolore Relazione con i processi di valutazione e di gestione del dolore di pazienti in coma indottoDocente relatore: Maurizio Belli

1 Una delle immagini proposte agli infermieri intervistati, quale spunto per il racconto della loro esperienza perso-nale di dolore.

2 Una delle immagini proposte agli infermieri intervistati, quale spunto per il racconto della loro esperienza perso-nale di dolore.

3Una delle immagini proposte agli infermieri intervistati, quale spunto per il racconto del rapporto con il dolore in veste di curante.

4 Una delle immagini proposte agli infermieri intervistati, quale spunto per il racconto del rapporto con il dolore in veste di curante.

5 La tabella di sintesi dell’analisi dei dati emersi dalle intervi-ste effettuate.

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Questo Lavoro di Bachelor tratta il tema del suicidio, ana-lizzando e ponendo l’accento sul lutto di coloro che resta-no (parenti stretti del defunto, coniugi o compagni di vita). L’analisi ha l’obiettivo di identificare i bisogni specifici delle persone che hanno perso un caro per suicidio, al fine di trovare delle strategie che permettano di fornire una presa a carico idonea. Ho intrapreso questa ricerca in quanto vi è la percezione soggettiva che sul territorio ticinese non vi siano risorse pertinenti a situazioni simili. Inoltre la scelta dell’ar-

gomento è stata influenzata dall’esperienza personale legata al fenomeno del suicidio. Nel lavoro sono presenti quattro parti distinte: la prima concerne l’introduzione, la secon-da si riferisce all’inquadramento del tema; con riferimento ad Émile Durkheim ed Elisabeth Kübler-Ross sono espo-sti aspetti teorici in merito al suicidio: definizioni, aspetti relativi alle fasi del lutto, dati epidemiologici presentati in grafici al fine di fornire una panoramica dell’evoluzione di tale fenomeno nel nostro paese. La terza parte è basata sulle

interviste dirette effettuate a persone che hanno perso un caro per suicidio, mentre l’ultima parte riguarda le rifles-sioni e le conclusioni. Coerentemente con la tipologia dei Lavori di Bachelor, si è optato per un elaborato di tipo qua-litativo. Dai risultati è emerso che la percezione di sostegno sul territorio, da parte di coloro che hanno perso un caro per suicidio, è relativamente bassa. Queste persone avver-tono il bisogno di sincerità e trasparenza da parte di chi sta loro attorno, desiderano provare una reale vicinanza con le

persone con le quali si relazionano, non amano dunque le frasi di circostanza. Con tali risultati, si può affermare che una buona relazione con queste persone dovrebbe essere caratterizzata da una reale empatia. Diventa basilare atti-vare una rete di sostegno strutturata per coloro che sono in lutto per suicidio.

Marcija Pantic Bachelor of Science in Cure infermieristiche

Suicidio... il lutto di chi resta…Docente relatrice: Magda Chiesa

1 Il lutto...(fonte: http://www.psicologo-milano.it)

2Edouard Manet: il suicidio.(fonte: http://www.settemuse.it)

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Introduzione (Background)Il dolore è uno dei più comuni elementi che affligge l’uo-mo. L’importanza di riconoscerlo, di trattarlo tempestiva-mente e di inserirlo come parametro vitale in tutta l’unità operativa d’emergenza (Pronto Soccorso), è fondamentale. Non solo ciò rappresenta la giusta azione da fare, ma pri-ma lo si gestisce e prima si possono ridurre le probabilità che si presenti un’esagerata risposta infiammatoria e stres-sogena, come anche l’eventualità che si crei un disordine postraumatico di tipo cognitivo esperienziale. Purtroppo il dolore acuto è un aspetto che non solo nei Pronto Soccorso svizzeri, ma anche a livello mondiale, viene ancora molto sottovalutato.

Metodo (Methods)Con questo progetto si è voluto osservare quanto è efficace la gestione del dolore acuto nei pazienti ambulanti in Pron-to Soccorso, se il “Protocollo di Analgesia Acuta in Pronto Soccorso” viene seguito e se il dolore acuto viene rivalu-tato e documentato nella cartella di sorveglianza. Questa indagine è stata eseguita per mezzo di una ricerca quanti-tativa, conducendo uno studio di analisi effettuata in due riprese, su un campione di cartelle presso il Pronto Soccor-so dell’Ospedale Civico e il Pronto Soccorso dell’Ospedale Italiano di Lugano.

Risultati (Outcomes)I risultati ottenuti hanno confermato una certa precarietà nella gestione del dolore. Nella prima fase di studio, 58,7% dei pazienti non ha ricevuto un trattamento antalgico du-rante la permanenza in Pronto Soccorso. Inoltre è emerso che l’utilizzazione del protocollo di analgesia acuta non è seguito completamente in quanto il dolore, spesso, non vie-ne rivalutato e documentato. Nella seconda fase di studio, dopo un momento di ritro-vo con le équipe dei due Pronto Soccorso, in cui sono stati riportati i dati della prima indagine, è emerso un evidente miglioramento sia nella presa a carico del dolore sia nell’uso del protocollo di analgesia acuta.

Discussione (Discussion)La prima parte dei risultati di questa ricerca è stata con-divisa e discussa con un gruppo interdisciplinare attivo nell’ambito del dolore acuto e responsabile della creazione del Protocollo di analgesia acuta in PS.La ripresa del tema dal gruppo e la riflessione critica effet-tuata sui risultati riscontrati nella prima parte di ricerca, hanno fatto in modo che la gestione del dolore sia diventata più completa ed efficace.

Arianne de Carlo Bachelor of Science in Cure infermieristiche

Gestione del dolore acuto in Pronto SoccorsoDocente relatore: Graziano Meli

1 Pronto Soccorso Ospedale Civico.

2 Istogramma dei dati relativi alla seconda fase di studio presso il PS dell’Ospedale civico di Lugano.

3Pronto Soccorso Ospedale Italiano.

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Il lavoro di tesi sull’approccio infermieristico al paziente astenico in oncologia ha lo scopo di identificare delle stra-tegie per rispondere ai bisogni del paziente che manifesta astenia tumorale, dato che una notevole percentuale di pa-zienti oncologici sono colpiti da questa sindrome.Il lavoro di ricerca inizia con un quadro teorico sul tema dell’astenia, segue l’analisi delle linee guida elaborate dalle Cure Oncologiche Svizzere sulla presa a carico, attraverso criteri specifici.

La ricerca sull’approccio infermieristico verso il paziente che manifesta astenia, è stata effettuata tramite la raccolta di dati, attraverso delle interviste a infermieri che operano nell’ambito radio-oncologico.I risultati ottenuti dalla ricerca evidenziano che l’astenia compromette in modo significativo la qualità di vita della persona, dato che porta alla perdita dell’autonomia. Emer-ge infatti che i bisogni principali sono dovuti a questa alte-razione.

Dai risultati ottenuti si può notare una difficoltà nella presa a carico del tipo di utenza descritto. All’interno del reparto dove è stata condotta la ricerca, non sono presenti degli strumenti di valutazione dell’astenia e delle linee guida delle quali avvalersi durante la pratica pro-fessionale.

L’astenia è una sindrome multifattoriale, multidimensio-nale e soggettiva. Questa sua particolarità porta a delle dif-ficoltà nella presa a carico. Non è presente attualmente un trattamento specifico e mirato per questo tipo di proble-matica. Esistono però numerosi strumenti di valutazione che permettono di identificare e monitorare la sindrome astenica e delle linee guida per l’approccio al paziente aste-nico. Introdurre questo tipo di documentazione sarebbe il primo passo da fare per promuovere interventi di tipo qua-litativo al paziente astenico.

Renata Majstorovic Bachelor of Science in Cure infermieristiche

L’approccio infermieristico al paziente astenico in oncologiaDocente relatrice: Ilaria Bernardi-Zucca

1 L’astenia è una sindrome che colpisce la maggior parte delle persone che sono affette da patologia oncologica.(fonte: http://www.provincia.padova.it)

2 Per trattare l’astenia è fondamentale riconoscerla e capirla.(fonte: http://images.craveonline.com)

3L’astenia compromette notevolmente la qualità di vita coinvolgendo tutte le dimensioni della persona.(fonte: http://www.bioblog.it)

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La ricerca affronta il tema della percezione del ruolo da parte dell’infermiere nella sua relazione con l’entourage del paziente degente in terapia intensiva. L’obiettivo principale è quello di capire in che modo l’infermiere percepisce la sua relazioni con i familiari del paziente che ha in cura e se la ritiene importante nel suo lavoro quotidiano. In secondo luogo, sono indagati gli aspetti di difficoltà e se ne traggono delle proposte di miglioramento. Il contesto della ricerca è il reparto di cure intense dell’Ospedale Regionale di Luga-no (Ospedale Civico).

Si tratta di una ricerca di tipo qualitativo che, tramite l’in-tervista semi-strutturata, prende in esame la percezione del proprio ruolo nella relazione con l’entourage del paziente da parte di otto infermieri di un’unità di terapia intensiva. In modo specifico si indagano la rappresentazione del ruolo, vale a dire come il singolo infermiere percepisce il proprio ruolo e quali sono le competenze che pone come importan-ti nella sua professione; il ruolo della famiglia, ossia come l’infermiere percepisce la presenza dell’entourage; e l’espe-rienza quotidiana per comprendere quali sono gli elementi che l’infermiere incontra abitualmente nella relazione con l’entourage del paziente.

Dallo studio si evidenzia che è presente una forte consape-volezza da parete degli infermieri intervistati rispetto alle esigenze dei familiari del paziente. Particolare attenzione viene rivolta al bisogno di informazione della famiglia e al creare fin da subito una relazione di fiducia con questa. Si è inoltre verificato come la situazione logistica del reparto e in particolare la possibilità di avere a disposizione un luogo dedicato all’accoglienza dei familiari influenzano la rela-zione tra l’infermiere e l’entourage del paziente.

In conclusione, i risultati ottenuti grazie a questa ricerca evidenziano come la relazione con l’entourage del pazien-te in terapia intensiva venga percepita come aspetto fon-damentale del nursing e come essa sia vissuta, con alcune proposte di miglioramento, in generale in modo positivo dagli infermieri.

Geremia Tritten Bachelor of Science in Cure infermieristiche

L’infermiere e la percezione del proprio ruolo nella relazione con l’entourage del paziente degente in terapia intensivaDocente relatrice: Anita Testa-Mader

“...si evidenzia una forte consapevolezza degli infermieri rispetto alle esigenze dei familiari del paziente...”

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IntroduzioneIl fenomeno della contenzione fisica è un aspetto molto de-licato della professione sanitaria. Esso provoca un disagio e un dilemma importante negli operatori. Le sue ripercus-sioni sono drammatiche anche per chi viene contenuto. È necessario dunque approfondire le conoscenze in questo ambito.

ObiettiviAnalizzare i vissuti del personale pre-ospedaliero e dei pa-zienti per quanto riguarda l’atto della contenzione fisica in ambulanza. Indirettamente, sensibilizzare i professionisti verso il paziente psichiatrico.

MetodoRaccolta preliminare di dati statistici riguardanti gli inter-venti psichiatrici dei servizi ambulanza ticinesi con parti-colare attenzione per il SALVA di Locarno. Per raggiungere gli obiettivi della ricerca sono stati intervistati 5 soccorrito-ri e 3 pazienti mediante un’intervista semi strutturata per permettere l’emergere di elementi inattesi.

RisultatiTra i soccorritori sono emersi sentimenti contrastanti sia rispetto all’atto della contenzione che alla presa a carico di pazienti psichiatrici in generale. Si è manifestato un disa-gio a volte risolto grazie a diversi meccanismi di difesa. I pazienti hanno espresso la sofferenza e la paura che un in-tervento con l’ambulanza può provocare in loro. La mag-gior parte dei temi messi in risalto sono trasversali ai due gruppi: la grande importanza dei pregiudizi verso i malati di mente nella nostra società e la conseguente etichettatura, il ruolo della comunicazione come alternativa alle misure più drastiche o almeno per attenuarle, i bisogni formativi dei soccorritori nell’ ambito psichiatrico.

ConclusioniNonostante la contenzione resti una misura a volte neces-saria in ambito pre-ospedaliero è importante rendere at-tenti gli operatori affinché valutino il più meticolosamente possibile tutte le alternative possibili poiché la contenzione nel pre-ospedaliero spesso sfocia in una misura restrittiva anche nella struttura di destinazione.

Alessandra Marconi Bachelor of Science in Cure infermieristiche

La contenzione fisica nel pre-ospedaliero:il vissuto dei soccorritori e dei pazienti psichiatriciDocente relatore: Graziano Meli

“...rendere attenti gli operatori affinché valutino tutte le alternative possibili...”

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Questo lavoro nasce dalla curiosità verso un fenomeno molto presente in ambito psichiatrico, ovvero il fumo com-pulsivo di molti utenti psicotici degenti in ambito di croni-cità. Attraverso l’osservazione clinica ho potuto constatare che queste persone fumano molto e si è insinuato in me il dubbio che vi fosse una forte valenza simbolica legata all’at-tività tabagica; aspetto che mi sono dedicata a ricercare ed approfondire.

Per fare ciò ho scelto di dare alla ricerca un taglio di tipo qualitativo; ho effettuato delle ricerche in letteratura e poi-ché mi sono accorta che non esiste in realtà molto mate-riale al riguardo, ho consultato dei professionisti in ambito psichiatrico, quattro rinomati psichiatri e tre infermieri del territorio ai quali ho fatto delle interviste semi-strutturate.Ho in seguito effettuato un focus group con degli ospiti de-genti in ambito cronico, al fine di verificare se quanto appre-so dalle interviste e dalle ricerche effettuate corrispondesse alla realtà della casistica dell’utenza che ho consultato.

Sono giunta alla conclusione che all’attività tabagica pos-sono essere attribuite molteplici valenze simboliche; questo perché il fumo sin dall’antichità è un elemento presente e molto significativo per l’essere umano.Soprattutto per ciò che concerne la casistica dell’utenza che ho scelto di analizzare, il fumo può rappresentare un ogget-to rassicurante, quale sostegno in grado di supplire diverse carenze sia affettive che relazionali, diventando per questo uno strumento indispensabile.

I dati raccolti sono frutto di esperienze e conoscenze em-piriche, andrebbero ulteriormente verificati, studiati; mi auguro che in futuro questa tematica possa riscontrare maggiore interesse e possa essere preso in considerazione in modo più approfondito anche l’aspetto più simbolico le-gato al comportamento tabagico degli utenti psicotici.

Zorelis Santiago Bachelor of Science in Cure infermieristiche

Emozioni in fumo: il simbolismo legato al fumo di sigaretta negli utenti psicotici degenti in ambito cronico Docente relatrice: Magda Chiesa

“...sostegno in grado di supplire diverse carenze sia affettive che relazionali...”