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1 ANIMA VERITA’ LIBERTA’ Noi parliamo di queste cose non con parole insegnate dalla sapienza umana, ma insegnate dallo Spirito, adattando parole spirituali a cose spirituali.

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ANIMA

VERITA’

LIBERTA’

Noi parliamo di queste cose non con parole insegnate dalla sapienza umana,

ma insegnate dallo Spirito, adattando parole spirituali a cose spirituali.

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Impressioni di una credente

Dal momento in cui sono venuta a conoscenza dello

studio, è subentrato il desiderio di leggerlo, sapendo

che mi avrebbe portato profondi benefici.

Ho iniziato la lettura con attenzione e col fine di

rilevare le potenzialità salvifiche dello Spirito

rivelatore; dopo aver cominciato mi è stato impossibile

smettere, nonostante si fosse fatta notte.

Il primo effetto ricevuto è stata un vero senso di pace

derivante da un’analisi interiore che, avviatasi, stava

operando benefici cambiamenti.

Molte domande sono sorte durante la lettura, come se al

mio interno si stessero non solo assimilando dei

contenuti fondamentali, ma anche si stesse innescando

una auto-diagnosi alla ricerca di eventuali influenze

spirituali secondo le indicazioni fornite dallo studio.

Era un lavorio interiore, una sorta di “scanning” che

avveniva producendo gioia e serenità.

Tutto questo potrebbe sembrare anomalo e bizzarro a chi

si accosta per la prima volta alle situazioni

spirituali; la mia anima era cosciente di ricevere una

rivelazione ed anche una forza salvifica che la portava

a riflessioni nuove; stabiliva così quali potessero

essere stati gli stimoli fino a quel momento giunti e

quali i comportamenti condizionatamente prodotti.

Accanto a tutto questo sorgeva più forte la

consapevolezza del grande amore di Dio per la Sua

creatura e quanto complessa e profonda fosse la nostra

natura, tanto da accogliere in sé meccanismi metafisici

e determinanti per il nostro bene o male.

Questi sarebbero rimasti ancora occulti se non fosse

intervenuto il nostro potente Dio a rivelarli, tramite

lo Spirito e le Scritture.

Constatavo, inoltre, la mia debolezza e la mia

impotenza a potere umanamente far fronte agli attacchi

spirituali, che continuamente avvolgono la vita di ogni

uomo (il peccato che facilmente ci avvolge); essi

operano per scardinare anche le fondamenta più solide

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del nostro animo, per detronizzare il nostro Signore e

la Sua Parola; veniva dimostrato ancora come sottili e

subdole siano le macchinazioni del male. Solo

l’intervento dello Spirito Santo e della Sua potenza

riescono a smascherare le astuzie del diavolo.

Tutte queste considerazioni, nonostante la vastità del

fenomeno spirituale, non causavano angosce, paure o

ansie, ma un profondo senso di sicurezza e di

convinzione in Dio, sapendo con certezza che avrebbe

continuato ad assistermi e proteggermi, vincendo le

strumentalizzazioni delle tenebre ed esercitando verso

me il suo intervento liberatore.

Sono stata spinta alla vigilanza, affinché ciò che Dio

mi aveva fatto conoscere rimanesse un tesoro prezioso

di cui servirmi per contrastare gli stimoli del male e

per scardinare quanto di negativo si fosse insinuato

nella mia vita a causa della superficialità con cui ho

trattato le cose spirituali.

Concludo dicendo che questa purificazione interiore,

innescata tramite la lettura dello studio non si è

conclusa al termine della stessa, ma continua, ancora

adesso, a produrre certezza di salvezza ed effetti

profondi che mi porteranno ad una maggiore

consacrazione a Gesù.

Il risultato riscontrato è stato seguito da una

ulteriore dichiarazione di volontà, che adesso

riconosco come fondamentale, a volere mantenere e

conservare il Suo Regno al centro degli interessi, al

di là delle circostanze esterne, delle condizioni

afflittive e delle influenze degli stimoli del male.

Sono riuscita a comprendere, inoltre che il desiderio

di conoscere il male, ed avere una intelligenza

deduttiva delle cose che gli appartengono, è il vero

inizio del malessere dell’umanità e di ogni anima in

particolare.

Il Creatore ha destinato la vita eterna nella

conoscenza del solo bene; infatti Adamo ed Eva, nella

mancanza di conoscenza delle tenebre e

dell’intelligenza disponibile a tali investigazioni,

vivevano in ogni bene e nella gioia con Dio; in queste

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condizioni potevano scegliere di mangiare il frutto

della vita eterna col consenso del Signore.

Dio evitò che i due vivessero in eterno a motivo della

conoscenza del male che genera angosce e dolori; Egli

non vuole che le sofferenze siano protratte per sempre.

Nella preghiera sacerdotale Gesù inizia dicendo che

conoscere Dio ed il suo figliolo Gesù Cristo è la vita

eterna; a questo si deve dedicare la Chiesa evitando

un’ulteriore ricaduta nella intelligenza del negativo

secondo le provocazioni e le continue seduzioni del

serpente antico.

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Introduzione

La fede nella Parola dell’Evangelo di Gesù Cristo

chiama i credenti all’amore fraterno; Pietro, nella

prima lettera (1,22), scrive:

”amatevi di cuore intensamente, poiché siete stati

rigenerati non da seme corruttibile ma da seme

incorruttibile, mediante la Parola di Dio vivente

e permanente.”

La citata scrittura, fa riferimento alla Parola di Dio

che nei credenti rigenera, producendo una nuova

nascita, secondo quanto indicato anche nell’Evangelo di

Giovanni (Giovanni 1:13 i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d'uomo, ma sono nati da Dio. Giovanni 3:5 Gesù rispose: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato d'acqua e di Spirito, non può entrare

nel regno di Dio.).

Da questa realizzazione evangelica della promessa fatta

da Dio tramite il profeta Ezechiele (Ezechiele 36:24 Io vi farò uscire dalle nazioni, vi radunerò da tutti i paesi, e vi ricondurrò nel vostro paese; 25 vi aspergerò d'acqua pura e sarete puri; io vi purificherò di tutte le vostre impurità e di tutti i vostri idoli. 26 Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dal vostro corpo il cuore di pietra, e vi darò un cuore di carne. 27 Metterò dentro di voi il mio spirito e farò in modo che camminerete secondo le mie

leggi, e osserverete e metterete in pratica le mie prescrizioni.), la cristianità vive una vita nuova nella natura cristiana,

realizzando nello Spirito i sentimenti che sono stati

in Cristo Gesù; unitamente a questi, trova il riposo

dell’anima nella pace, nella gioia e nella giustizia.

La vita del credente si sposta dalle influenze

afflittive, generate dalla natura carnale, in quelle

liberatorie e consolanti, generate dalla nuova nascita.

Chi vive con i pensieri e i desideri dell’anima nella

nuova natura spirituale, nata dalla Parola, è

vittorioso sulle circostanze della vita e realizza in

sé la forza e la potenza che provengono dal Regno di

Gesù Cristo.

Nella realtà del Cristianesimo si trovano, oltre a

questo tipo di credenti, anche altri con testimonianze

di vita diverse.

Una di queste categorie è fatta di quanti, dopo il loro

ingresso nella comunità dei Cristiani, mostrano una

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realtà caratterizzata da continue lotte, con poche

vittorie e molte afflizioni.

La predicazione della Parola appare per loro diversa da

ciò che vivono nell’esperienza giornaliera e, a volte,

anche inapplicabile alle situazioni in cui operano;

oltre alla proclamata vittoria in Cristo alcuni

sperimentano depressioni e sofferenze, perché non del

tutto fiduciosi alle promesse di Dio e senza la

speranza di raggiungere quella pace e quella gioia

tanto desiderate.

Costoro vivono una vita di fede in modo superficiale e

distaccato, quasi come fosse un’abitudine non più in

grado di suscitare in loro alcuno stimolo: nessun

sentimento buono.

Quanti subiscono le condizioni esaminate finiscono col

chiedersi se il Cristianesimo prospettato dalle Sacre

Scritture sia una condizione irraggiungibile nella vita

quotidiana, oppure se occorra che siano rivisti gli

insegnamenti e le convinzioni dottrinali avuti.

Dalle esperienze di alcuni emerge, molte volte, un

conflitto tra ciò che il Signore chiama a fare e ciò

che essi vorrebbero fare: conflitto di sentimenti e

desideri, spesso, opposti tra loro.

La Scrittura spiega questo stadio della crescita

spirituale e stima costoro come “ancora carnali e

bambini in Cristo” (1Corinzi 3:1 Fratelli, io non ho potuto parlarvi come a spirituali, ma ho dovuto parlarvi come a carnali, come a bambini in Cristo. 2 Vi ho nutriti di latte, non di cibo solido, perché non eravate capaci di sopportarlo; anzi, non lo siete neppure adesso, perché siete ancora carnali. 3 Infatti, dato che ci sono tra di voi gelosie e contese, non siete forse carnali e non vi comportate come

qualsiasi uomo?); infatti, nella lettera ai Galati, (Galati 5:16 Io dico: camminate secondo lo Spirito e non adempirete affatto i desideri della carne. 17 Perché la carne ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; sono cose opposte tra di loro; in modo che non potete fare

quello che vorreste.), Paolo consiglia ai credenti di camminare per lo Spirito, onde non adempiere i desideri della

carne, ed aggiunge che queste due realtà hanno desideri

tra loro contrari e, quindi, opposti, tali da non

permettere all’anima di fare ciò che vorrebbe.

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Nel citato passo, è facile notare come il credente sia

chiamato a scegliere un compagno di viaggio, lungo il

percorso della vita: o la carne con i suoi desideri o

lo Spirito. Nessun uomo, sostiene la Bibbia, potrà

mettere a tacere la sua dimensione carnale; tuttavia

quest’ultima, con tutti i suoi stimoli, deve essere

sottoposta allo spirito di Cristo Gesù.

La Bibbia sostiene che l’anima, sottoposta alla carne,

manifesta sempre le seguenti opere: fornicazione,

impurità, dissolutezza, idolatria, stregoneria,

inimicizia, discordia, gelosia, ira, contesa,

divisioni, sette, invidie, ubriachezze, gozzoviglie ed

altre simili cose.

Dal momento in cui avviene la nuova nascita e lo

Spirito Santo entra nel cuore di una persona, questa

mette sotto il suo controllo i desideri della carne;

solo così l’anima avrà una reale svolta e godrà i

frutti che nasceranno dalla nuova guida. Essi sono:

amore, allegrezza, pace, longanimità, benignità, bontà,

fedeltà, dolcezza, temperanza. Contro tali cose non

esiste la legge, poiché esse la superano; l’azione

cristiana, quindi, non sarà più limitata da alcun

divieto.

Quanto chiarito sfata le convinzioni sostenute da

taluni secondo le quali le coscienze umane, mature ed

autonome, sono capaci di vivere al di sopra del bene e

del male e dimostra come chi non farà il bene sarà

costretto a fare, inevitabilmente, il male.

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CAPITOLO 1

Sistema dell’intero essere cristiano

Nella prima lettera ai Tessalonicesi (5,23 sgg) sta

scritto:

“[23]Il Dio della pace vi santifichi fino alla

perfezione, e tutto l’intero essere vostro,

spirito, anima e corpo, sia conservato

irreprensibile per la venuta del Signore nostro

Gesù Cristo.”

La citazione biblica sopraccennata evidenzia il sistema

che opera nell’uomo; esso si compone dei seguenti

elementi principali:

. spirito,

. anima,

. corpo.

Questo sistema, formato da nature di ordine fisico

(corpo) e metafisico (l’anima e lo spirito),

interagisce con la realtà terrena e, quindi, con tutto

ciò che, di massima, è stato rilevato dalla psicologia.

La nostra attenzione si rivolge al bisogno psichico di

coloro che hanno scelto il Cristianesimo e subiscono,

addolorati, le opere della carne, tanto da volerle

evitare, date le angosce, le paure e le sofferenze

ricevute quotidianamente.

In questa fascia di credenti si sviluppa una continua

ricerca della verità di ciò che stanno vivendo,

stimolata dalla necessità di raggiungere condizioni di

pace, onde stare nel riposo dalle proprie opere e

ottenere la libertà della vera vita.

Nel momento in cui aumenta la sofferenza, ed il

pensiero che forse questa non avrà mai fine, le anime

subiscono un perverso giogo, dal quale sentono la

necessità di sgravarsi e, quindi, pregano per esserne

liberate.

Nello stesso tempo, però, le logiche di una dottrina

poco chiara le spingono alla introversione ed alla

chiusura verso tutto e tutti, sia per il timore di

manifestare agli altri i propri problemi e di essere

giudicate, sia perché ignare dell’inganno che stanno

vivendo.

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Alla fine, stanche di lottare e di non giungere a veri

risultati, terminano con l’arrendersi, aspettando

inermi e passive la conclusione delle loro sofferenze e

la consumazione della loro sconfitta, mentre

continuano, nella loro resa, a testimoniare della fede

e dichiarare la vittoria della resurrezione di Gesù

Cristo.

Nel fare ciò evidenziano un reale sdoppiamento ed una

perdita della integrale visione della verità del

Cristianesimo nella realtà del vivere terreno.

Elementi da considerare

Lettera ai Romani, (7,12 sgg):

“...la legge è certamente santa, e il comandamento

santo, giusto e buono.

13 Ciò che è buono è dunque diventato morte per

me? Così non sia; anzi il peccato mi è diventato

morte, affinché appaia che il peccato produce in

me la morte per mezzo di ciò che è buono, affinché

il peccato divenisse estremamente peccaminoso per

mezzo del comandamento. 14 Infatti noi sappiamo

che la legge è spirituale, ma io sono carnale,

venduto come schiavo al peccato.

15 Giacché non capisco quel che faccio, perché non

faccio quello che vorrei, ma faccio quello che

odio. 16 Ora, se faccio ciò che non voglio, io

riconosco che la legge è buona. 17 Quindi non sono

più io ad agire, ma è il peccato che abita in me.

18 Infatti io so che in me, cioè nella mia carne,

non abita alcun bene, poiché ben si trova in me la

volontà di fare il bene, ma io non trovo il modo

di compierlo. 19 Infatti il bene che io voglio,

non lo faccio; ma il male che non voglio, quello

faccio.

20 Ora, se faccio ciò che non voglio, non sono più

io che lo faccio, ma è il peccato che abita in me.

21 Io scopro dunque questa legge: che volendo fare

il bene, in me è presente il male.

22 Infatti io mi diletto nella legge di Dio

secondo l'uomo interiore, 23 ma vedo un'altra

legge nelle mie membra, che combatte contro la

legge della mia mente e che mi rende schiavo della

legge del peccato che è nelle mie membra. 24 O

miserabile uomo che sono! Chi mi libererà da

questo corpo di morte? 25 Io rendo grazie a Dio

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per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore. Io

stesso dunque con la mente servo la legge di Dio,

ma con la carne la legge del peccato”.

Lettera ai Romani, cap. 8 dal vers. 1:

“Ora dunque non vi è alcuna condanna per coloro

che sono in Cristo Gesù, i quali non camminano

secondo la carne, ma secondo lo Spirito”

Dalla lettera ai Galati, (5,16), alla lettera ai Romani

scorre lo stesso consiglio dello Spirito Santo. Perché

Paolo dice di trovarsi costretto a fare ciò che non

vuole e di non poter fare ciò che vuole? Il chiarimento

può esser dato solo mediante la comprensione del

sistema metafisico che opera nei cristiani, dove alla

natura fisica, carnale ed animica si aggiunge quella

del figlio di Dio, mediante la nuova nascita.

La Bibbia sostiene, infatti, che i credenti in Gesù

nascono di nuovo in una natura spirituale come quella

del figlio di Dio. In costoro, oltre alla natura

fisica, appartenente ad un corpo terreno, esiste – come

sopra accennato - anche una natura carnale, che è di

ordine spirituale; ad essa, come precisato, si aggiunge

la nuova natura. Questa è generata dalla fede nella

Parola, che annuncia l’ubbidienza di Gesù fino alla

croce, e ne perpetua nel credente le tendenzialità

benigne e benefiche.

L’Apostolo, in più occasioni, tratta la questione

inerente il sistema umano, considerando la sua

tripartita natura: fisica, animica e spirituale. Lo

stesso sostiene, inoltre, che la legge è santa, buona e

giusta, nonostante sia incondivisibile con la natura

carnale ed appaia in un primo tempo contraria all’uomo.

La chiarificazione non si presta ad alcun dubbio: le

cose che Dio dice sono incontestabili; siamo noi che,

per comprenderle, abbiamo bisogno dello Spirito Santo.

La sua prima illuminazione sulla legge, rispetto alla

realtà dell’uomo, che pur vive in un corpo fisico e

terreno (spesse volte lasciato intendere erroneamente

come “carne”), consiste nel fatto che il comandamento

ha reso il peccato (lo stimolo a violare la legge)

ancora più forte, proprio mediante il divieto. Esso,

divieto, produce nella natura carnale una reazione di

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disubbidienza, secondo il suo precipuo istinto, e,

quindi, di contrasto e desiderio di opposizione.

La natura carnale, insita nell’essere umano, reagisce

sempre con disubbidienza alle regole date da Dio,

dimostrando in tal senso che il cosiddetto “peccato

originale” la condiziona ancora oggi, tant’è che

l’Apostolo dichiara nei versetti successivi:

“...chi mi libererà da questo corpo di morte?.

Infatti noi sappiamo che la legge è spirituale, ma

io sono carnale, venduto come schiavo al peccato”.

In effetti, a motivo del peccato di Adamo, il corpo non

è più spirituale ma carnale, ovvero non è più condotto

dagli stimoli e dai desideri della Parola di Dio, e

pertanto l’uomo si trova a vivere in condizioni che non

gli permettono di adempiere alla legge, riservata alla

natura spirituale (infatti, solo la nuova nascita

operante nel credente può adempierla).

Al di sotto di questo livello di comprensione della

verità sorgono gli innumerevoli fraintendimenti:

1. alcuni sostengono che la fede in Gesù renda

l’uomo libero dalla sua natura terrena,

influenzata da quella carnale generata dal

peccato di Adamo,

2. altri ritengono che quanto è prodotto dalla

propria natura umana non incida sulle

condizioni spirituali.

Lo Spirito Santo, invece, attraverso Paolo, informa la

Cristianità che ogni credente porterà sempre con sé la

natura post-edenica come porterà anche quella del

figlio di Dio, secondo il nuovo Adamo. La condizione

che l’Apostolo vuole far comprendere è indicata nella

lettera ai Romani (8,5):

“5 Coloro che son secondo la carne, pensano, ed

hanno l'animo alle cose della carne; ma coloro che

son secondo lo Spirito, alle cose dello Spirito. 6

Ciò a cui la carne pensa, ed ha l'animo,produce

morte; ma ciò a che lo Spirito pensa, ed ha

l'animo, è vita e pace. 7 Poichè il pensiero, e

l'affezione della carne, prima o poi, portano

all’inimicizia dell’uomo con Dio; essa, la carne,

non si sottomette alla legge di Dio; né può farlo.

8 E coloro che son nella carne (perché vi pensano

e vi hanno l’animo) non possono piacere a Dio”.

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Nella citazione viene ripetuto il verbo “pensare”, che

ha un significato diverso del verbo “operare”: il

pensiero sorge nella mente ed è stimolato dal cuore,

soggetto a diversi sentimenti e pulsioni, secondo lo

spirito che lo governa.

La chiave della spiegazione di Paolo sta in ciò che

l’uomo “pensa ed a cui ha l’animo” e non in ciò che

subisce ed in cui è coinvolto. Nel caso in cui il

credente sceglie di camminare nella nuova nascita,

nulla può imporgli la natura carnale, che resta ancora

in lui, sebbene incapace di operare nel suo cuore,

arreso ormai agli stimoli dello Spirito Santo:

“9 Or voi non siete nella carne (ovvero, non avete

i pensieri e l’animo alle cose della carne, visto

che il primo posto dei pensieri e dell’animo è

alle cose di Dio) anzi nello Spirito, se pur lo

Spirito di Dio abita in voi (tutto ciò opera pur

vivendo in un corpo fisico terreno, che è quindi

cosa diversa dalla natura carnale)”.

Infatti, quando lo Spirito di Dio abita nell’uomo, i

suoi pensieri e la sua anima sono rivolti alle cose di

Cristo, agli affetti che nascono nell’opera di Cristo,

quindi, alle comunioni che sorgono per cercare il Regno

di Dio e la sua giustizia, alla consolazione che c’è

nella Parola di Dio e nella speranza delle sue

promesse, alla potenza che si manifesta mediante i doni

ed i ministeri.

La natura carnale continuerà ad esistere, sempre più

piccola e aggricciata, nel cristiano che cammina nello

Spirito, visto che ha messo al primo posto del cuore le

cose di Dio e contrastato, vincendo, gli stimoli della

carne.

Onde evitare qualunque fraintendimento legato al fatto

che il Signore abbia voluto in qualche modo disprezzare

la natura fisica dell’uomo, occorre invece

puntualizzare come Egli conferisca dignità ed intenda

conservare nel modo migliore la realtà terrena

dell’uomo, al fine di poter serbare anche quella

spirituale: il corpo fisico di chi vive nello Spirito

Santo viene reso, infatti, sempre più un “aiuto

convenevole” ai pensieri ed all’animo che ha scelto il

Regno di Dio.

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A conferma di quanto sostenuto, nella Bibbia troviamo

molti esempi di come il Signore abbia grande cura dei

nostri corpi fisici e, quindi, della nostra natura

terrena ed umana: su di essa, infatti, interviene con

liberazioni, guarigioni e purificazioni da ogni forma

di male.

Dio, dopo aver posto Adamo nel giardino dell’Eden, fece

spuntare dal suolo ogni sorta di alberi piacevoli a

vedersi, ed il cui frutto era buono a mangiarsi; Dio si

preoccupò di rispondere alle esigenze del corpo fisico

dell’uomo, non solo alla sua necessità di nutrirsi, ma

anche alle sue soddisfazioni mediante il piacere.

Il diavolo sedusse Eva, mostrando le qualità

dell’albero della conoscenza del bene e del male ed

evidenziando in primo luogo che le sue virtù erano pari

a quelle di tutti gli altri alberi, con una sola

aggiunta: era desiderabile per chiunque volesse

divenire intelligente, mediante la conoscenza del bene

e del male.

Lo stimolo ad aumentare il grado di intelligenza umana,

mediante la conoscenza del bene e del male, diventò in

Eva, che credette, un momento di reale concupiscenza,

ovvero di forte desiderio; esso, acquistò una forza che

si arricchì col concorso della volontà e si concluse

con la disubbidienza.

Il desiderio è la molla che spinge all’azione. Gli

alberi erano piacevoli; questo ci fa ritenere che il

piacere è un elemento voluto nell’ambito del giardino.

Prendere ciò che è buono ed è bello non costituisce

peccato ma soddisfazione. Cosa diversa appare il

desiderio egoistico, che, sostenuto dallo spirito

dell’iniquità, diventa concupiscenza, ovvero forza in

grado di prevalere il bisogno naturale e di rivestirsi

di una volontà operante contro il comandamento di Dio.

Vale notare come il buon pensiero di Dio avesse

costituito l’uomo per la conoscenza del bene soltanto e

lo volesse preservare dalla conoscenza del male e

dall’amaritudine mortale. Se l’uomo si fosse attenuto

alla volontà di Dio, la sua conoscenza del bene sarebbe

stata illimitata e, con essa, la gioia e la pace, nella

più ampia libertà.

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L’uomo ha rigettato il santo consiglio del Creatore e,

pensando in opposizione alla Parola della vita, ha

deciso, su consiglio delle tenebre, di sperimentare

anche la conoscenza del male, ignaro dei frutti che

tale soluzione avrebbe prodotto (depressioni,

svuotamenti, tenebre e disordine).

Dopo la disubbidienza mutò il cuore dell’uomo, mentre

rimase intatto ed invariato il corpo fisico, ovvero la

sua natura terrena. Purtroppo, errate interpretazioni

dei Testi hanno portato a reprimere le istanze

fisiologiche della natura terrena, confondendola con

quella carnale e favorendo le mortificazioni del corpo

con ogni sorta di oppressione e contrasto, fino ad

ossessionare la coscienza dell’uomo con inutili sensi

di colpa. Il corpo terreno è stimato da Dio come tempio

per lo Spirito Santo; esso è lo strumento del piacere

di vivere e, come tale, del piacere di gustare il

frutto dell’albero della vita, che è la Parola di Gesù

Cristo, ed ogni altro frutto degli alberi buoni che ci

è permesso di godere.

Dunque, sono i desideri che devono essere valutati e

promossi o impediti, secondo la loro provenienza

spirituale e la loro tendenzialità a produrre frutti di

bene o di male, prediligendo i primi per averne la

conoscenza che fa vivere e non i secondi per una

intelligenza che uccide (sospetti di male, amaritudini,

depressioni, gelosie, invidie e quant’altro simile).

Gli stimoli e la conoscenza del male, come si può

notare, si propongono quali elementi di deduzione

intellettiva e capacità di comprendere nel male quanto

gli altri non possono. L’intelligenza del sospetto

avuto fa parte di presunte virtù superiori, fino a

stimolare nel mal capitato il sentimento dell’orgoglio,

che lo mette in sintonia col fautore del primo di tutti

i peccati.

Le due nature, dunque, quella spirituale ( che vince ed

impedisce alla natura carnale di manifestarsi) e quella

terrena (diversa da quella carnale), devono convivere,

mantenendo ciascuna il proprio ruolo: a quella

spirituale deve essere affidata la direzione e la guida

della vita, a quella naturale deve essere concesso il

posto di servizio convenevole. Entrambe le nature

devono convivere in armonia per scongiurare situazioni

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di conflittualità, che creano traumi, depressioni e

nevrosi.

Per concludere, possiamo sostenere che il corpo fisico

sta allo Spirito come il tempio sta al Signore. Questa

è la condizione dove lo Spirito Santo ci porta a vivere

quando sappiamo spogliarci della natura di peccato, che

è quella carnale e non quella fisica (Romani 6:6 Sappiamo

infatti che il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con lui affinché il corpo del peccato

fosse annullato e noi non serviamo più al peccato).

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Legge e corpo fisico

Il conflitto conoscitivo (e di vita) sorge tra il

rapporto che si deve avere col corpo fisico e quello

che si deve mantenere con i comandamenti della legge.

La legge per i nati di nuovo deve intendersi come

superata dalla grazia. Essa non è più la via da seguire

per ottenere la salvezza, nonostante resti la via per

ricevere la prosperità e la benedizione con le quali

Dio vuole condurci nel corso della vita terrena.

Paolo, a chiarimento della libertà dei cristiani dalla

osservanza dei comandamenti della legge, ottenuta per

la grazia, in Romani, scrive:

cap. 14:16. “Perciò quel che per voi è bene non diventi

motivo di biasimo 17 poiché il regno di Dio non è

mangiare e bere, ma giustizia, pace e gioia nello

Spirito Santo”.

Cap. 15: “Or noi, che siamo forti, dobbiamo sopportare

le debolezze dei deboli e non compiacere a noi

stessi. 2 Ciascuno di noi compiaccia al prossimo

nel bene, per l'edificazione”.

Inoltre, nella Prima lettera ai Corinzi (6,12) sta

scritto:

“Ogni cosa m’è lecita ma non tutto è utile

(quindi, deve essere utile).

Ogni cosa m’è lecita ma non mi lascerò dominare

da cosa alcuna” ( quindi, devo restare libero).

Anche in 10,23 della stessa lettera, Paolo scrive:

“Ogni cosa è lecita ma non ogni cosa è utile (deve

essere utile);

ogni cosa è lecita ma non ogni cosa edifica (deve

edificare).

Nessuno cerchi il proprio vantaggio ma ciascuno

cerchi l’altrui (devo amare altruisticamente,

secondo Dio)”.

Dalle scritture, quindi, emergono i vasti confini della

libertà cristiana, data da Dio solo agli amministratori

(nati di nuovo) e non ai servi, credenti privi della

nuova nascita (essi sono chiamati ad osservare tutta la

legge).

Pertanto la libertà e la liceità di ogni cosa fatta

dagli amministratori è sottoposta non a regole bensì a

condizioni:

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17

1. utilità delle azione compiute;

2. libertà dalle azioni compiute;

3. utilità delle cose fatte;

4. produrre frutto di edificazione per il Regno;

5. determinare con ciò che si fa un vantaggio per

gli altri;

6. evitare lo scandalo e la contaminazione.

L’analisi evidenzia la grande differenza esistente tra

i credenti nel vecchio patto ed i figli di Dio: i primi

chiamati, come già accennato, a seguire tutta la legge

e ad essere condotti dai comandamenti, in ogni pur

minimo aspetto della loro vita; i secondi liberi, come

lo possono essere solo i figli, di amministrare i beni

ricevuti, con l’impegno, però, di produrre e mostrare

un frutto stabile; ed ancora, i primi chiamati

all’ubbidienza pedissequa, i secondi alla proficuità

dell’azione.

Il concetto evidenziato viene ripreso in più occasioni.

Infatti, in Atti (15,20) davanti alla sottoposizione

della Cristianità ai comandamenti della legge, gli

Apostoli scrivono ai credenti di astenersi solo: “da

cose contaminate dai sacrifici agli idoli, dalla

fornicazione, dalle cose soffocate e dal sangue”;“state

sani” è la conclusione della lettera apostolica,

quindi, il motivo di rispetto dei quattro punti appare

soprattutto teso ad impedire la diffusione delle

malattie e delle contaminazioni spirituali.

Una particolare spiegazione della funzione che ha la

legge, per i cristiani, è indicata in Romani (3,20):

“poiché, per le opere della legge, nessuno sarà

giustificato al suo cospetto; giacché mediante la

legge è data la conoscenza del peccato”.

La legge serve, quindi, a far conoscere il peccato ed a

far capire che l’uomo carnale non ha la forza di

praticarla; per questo egli necessita della nuova

nascita e della nuova natura spirituale.

Da queste scritture possiamo meglio comprendere in

quale percentuale la legge debba operare sui cristiani

e come la grazia debba essere conservata nel cuore,

mediante l’assegnazione del primo posto ai pensieri ed

all’animo rivolto alle cose del Signore.

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18

Sono questi gli elementi che devono stare sempre al

centro dell’interesse, poiché saranno questi stessi che

regoleranno gli equilibri tra natura terrena dell’uomo,

collegata a quella carnale della disubbidienza, e

natura cristiana.

Sarà lo Spirito Santo a dare la libertà, a suo tempo e

senza traumi, tanto da produrre pace e gioia, e non

sofferenze da privazioni e tensioni o paure derivanti

da sensi di colpa; la crescita cristiana e la

conversione avvengono con gradualità, libera scelta e

desiderio del Regno.

In questo particolare momento, simile a quello in cui

visse l’Apostolo quando fu chiamato “Simone-Pietro”,

appare forte ed evidente il ruolo della libertà e della

dignità dei credenti, che Dio con dolcezza e garbo

rispetta, aspettando che la sua proposta di amore e di

bene venga prima o dopo compresa, accettata ed

incarnata per stabilire la gioia e l’allegrezza.

La conversione è un percorso di vita fatto di

esperienze nella conoscenza, con cadute e rialzamenti,

con gioie ed afflizioni: tutte fasi necessarie ed utili

per portare nel bene l’antica condizione dell’uomo che,

diventato credente e postosi nelle mani dello Spirito

Santo, viene guidato di valore in valore e di fede in

fede.

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L’uomo prima del peccato

Adamo nel giardino aveva:

. una natura terrena (corpo fisico proveniente dalla

polvere della terra);

. una natura spirituale (proveniente dal soffio

di Dio);

. una natura animica (proveniente dalla volontà divina

ed esistente solo sulla base delle prime due

nature).

Queste erano tra loro in perfetta armonia ed

esprimevano, nelle loro azioni, un’unica volontà.

Adamo nel giardino era libero di fare ogni cosa,

eccetto mangiare il frutto vietato; egli stava con Eva,

sua moglie, ed in quanto tale il rapporto era completo.

Le funzioni vitali dell’uomo nel giardino seguivano le

pulsioni naturali in ogni necessità fisiologica, tant’è

che per Adamo ed Eva nulla era “carnale” bensì tutto

naturale: benedetto, perché voluto e creato da Dio.

La Parola di Dio ed il servizio alle cose sue stavano

al primo posto del cuore di Adamo e di Eva. Tutto il

resto seguiva, con piena soddisfazione dei bisogni

naturali, collegati alla gioia e privati da ogni senso

di colpa.

La grande svolta avvenne nell’uomo quando ascoltò la

voce del serpente e vi credette, fino ad agire secondo

quella nemica volontà e scalzare, di conseguenza, la

Parola del Signore dal primo posto, là dove dimora il

principale interesse.

Dopo aver mangiato il frutto vietato, il cuore cambiò

natura, mentre il corpo fisico conservò tutte le sue

esigenze da soddisfare quotidianamente, rimanendo così

come era stato creato, nella sua forma e nelle sue

funzioni; non cambiò dunque la natura terrena e fisica

dell’uomo, ma solo la sua natura spirituale, poiché

egli accettò il soffio e le parole del male, tanto da

crederle e praticarle, scalzando il soffio di Dio e la

sua Parola, ossia la Vita a la sua Signoria.

L’anima (e quindi il cuore in essa ospitato) da

spirituale divenne carnale, cosicché l’uomo subì una

metamorfosi da amministratore delle cose di Dio in

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servo venduto al male. Lo schema seguente mostra le

caratteristiche del cambiamento dall’uomo libero

all’uomo toccato dal peccato:

PRIMA CONDIZIONE –

uomo nel giardino

SECONDA CONDIZIONE –

Uomo fuori dal giardino

TERRENA TERRENA

SPIRITUALE CARNALE

AREA - DIVINA AREA - DIABOLICA

L’unica natura che rimase uguale fu quella terrena,

ovvero quella fisica, con tutte le sue esigenze, mentre

l’influenza spirituale, dapprima divina, divenne

diabolica (questi sono i termini che usa la Bibbia:

parole spirituali per cose spirituali).

L’opera della Croce di Gesù Cristo ha riordinato

l’essere umano, annullando, col sangue versato, gli

effetti del peccato e sostituendo lo spirito delle

parole del serpente con lo Spirito Santo contenuto

nella Parola (Giovanni 6,63). E’ il Verbo che genera

nell’uomo una nuova creatura spirituale, ovvero quella

cristiana, posta in opposizione ed in coabitazione con

quella carnale (che ripetiamo non significa corpo

fisico).

Pertanto, nel corso della storia, le condizioni

dell’uomo sono state le seguenti:

1. prima del peccato: corpo fisico, natura umana,

anima, libertà, volontà, Spirito proveniente da

Dio.

2. Dopo il peccato: corpo fisico, natura carnale,

anima, volontà, spirito del mondo.

Le condizioni del Cristiano sono invece quelle sotto

riportate.

3. Sulla terra: corpo fisico terreno, natura carnale, natura cristiana, anima, libertà, volontà, Spirito

Santo.

4. Nel corpo di resurrezione: corpo fisico

sovrannaturale (stessa forma di quello terreno, ma

sano ed eterno), natura cristiana, anima, libertà,

volontà, Spirito Santo.

Nella vita terrena dell’uomo cristiano restano le

tracce delle sue esperienze; rimane, dunque, la natura

carnale, ricevuta tramite la disubbidienza, con

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l’aggiunta di una nuova natura, che è quella ubbidiente

del figliolo di Dio.

La dimensione carnale dell’anima, nel cristiano, non

prevale, perché lo Spirito Santo la fa prigioniera e

rende libero il corpo fisico, che opera in armonia con

la natura di Gesù Cristo, il nuovo Adamo, il vero uomo.

Passioni e sentimenti

La parola seduttrice creò in Adamo un’immagine

spirituale nella quale gli stimoli e le esigenze della

natura fisica e terrena furono recepiti e collocati al

primo posto del cuore, fondando nell’uomo il potere

della “carne”, sotto il tipico aspetto dell’egoismo,

che è opposto all’atteggiamento altruistico dell’amore

di Dio.

La carne è indicata dalla Bibbia come cosa diversa dal

corpo fisico, creato da Dio e condiviso dall’uomo nel

corso della sua vita terrena. La natura carnale,

sovrapposta a quella terrena, approfitta di ogni

bisogno e desiderio dell’uomo , li inserisce al centro

degli interessi del cuore, ed il più delle volte li

trasforma in passioni, rendendoli, comunque, elemento

di dominio dell’intero essere.

Così come lo spirito del peccato, anche lo Spirito

Santo giunge nel cuore (mediante la Parola

dell’Evangelo della grazia) e genera una nuova creatura

spirituale, che porta, a differenza dello spirito della

disubbidienza, l’immagine di Gesù Cristo, la sua natura

buona, il suo carattere benigno, la sua intelligenza

per il bene e la gioia nel conoscere la bontà.

La Parola di Dio è potente a scalzare dal centro del

cuore lo spirito della carne e a dare all’uomo gli

stimoli appartenenti alla natura del figlio di Dio,

natura che ama il corpo fisico (terreno), ne approva

tutti i bisogni ed è in grado di soddisfarli,

garantendo all’uomo una grande libertà di azione.

Lo Spirito Santo interviene in favore dell’uomo nuovo,

risponde ad ogni esigenza dell’anima, del suo corpo

terreno e, nel contempo, impedisce ogni possessione e

schiavitù, che angoscia.

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Dunque, la natura spirituale che deriva dalla Parola di

Dio, unita alla libera scelta dell’anima, è capace di

dominare la natura carnale ed il suo spirito, che in

tali circostanze viene sottoposto e fatto prigioniero.

La carne, ormai vinta, non può più costringere l’uomo

alle sue voglie né a realizzarne gli adempimenti,

operati in ubbidienza agli stimoli provenienti

dall’area del male.

Le necessità dell’animo umano, rinato nella natura

spirituale del figlio di Dio, invece di passioni,

diventano “sentimenti”. Essi, quando sono gli stessi

che hanno albergato in Cristo Gesù e sono condivisi da

molti altri credenti, formano l’unità cristiana, ovvero

il corpo di Cristo. In queste condizioni di unità dei

sentimenti si realizzano gli ambienti dove si

manifestano i miracoli e si muovono con forza la

potenza ed il fuoco dello Spirito Santo, producendo

liberazioni dal male.

C’è, pertanto, differenza tra passione e sentimenti;

infatti, la passione amorosa è diversa dai sentimenti

d’amore: la prima ruba le energie del corpo terreno e

rende schiavi i cuori; i secondi, ovvero i sentimenti

d’amore, invece, ricevono dal cielo le energie divine e

con esse arricchiscono ed alimentano il corpo terreno,

fino a dare condizioni di pace, di libertà nonché

guarigioni.

Dalle riflessioni evidenziate appare una costituzione

dell’uomo cristiano, così composta:

1. corpo fisico terreno;

2. anima, libertà, volontà;

3. natura carnale o “carne” (ovvero spirito del

mondo, che assume l’immagine umana; aderisce al

corpo terreno come un vestito, ne coglie gli

stimoli e li innesta al centro del cuore,

rendendoli egoisticamente dominanti, fino a

generare le passioni);

4. natura del figlio di Dio (essa riveste il corpo

fisico dell’immagine di Gesù Cristo - Galati

3,27-; inserisce nel cuore gli stimoli della

natura di Gesù. Essi, accolti dalla volontà

dell’individuo, producono opere buone e

generano sentimenti di bene in ogni tempo);

5. Spirito Santo (Egli va a vivere nella natura

del figlio di Dio e la rende forte e capace

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della rivelazione; impedisce gli inganni,

scopre le macchinazioni, permette di vedere la

provenienza e l’utilità del bene; rende libero

l’uomo per auto determinarsi e lo soddisfa con

quella gioia chiamata giubilo, ogni qual volta

fa la di Lui volontà).

In queste condizioni l’anima, in libertà e

volenterosamente, può scegliere di ubbidire agli

stimoli di Dio che provengono nella sua natura divina,

ricevendo la forza dello Spirito Santo e rendendo

prigioniera la natura carnale che, pur sussistendo, è

totalmente vinta e costretta a vedere la gloria di Gesù

Cristo in colui che aveva prima ottenebrato; con questi

elementi, si realizza la vittoria dei credenti indicata

nel capitolo otto della lettera ai Romani, dal versetto

31 in poi.

Nell’uomo senza Cristo mancano la nuova nascita e la

presenza dello Spirito Santo; per questo lo spirito del

mondo alimenta la natura carnale e l’anima viene resa

schiava della volontà del male.

Il sistema metafisico dell’uomo, in queste condizioni,

appare il seguente:

1. corpo fisico terreno 2. anima – volontà - libertà 3. natura carnale o carne (ovvero spirito del mondo

che assume l’immagine umana, aderisce al corpo

terreno, ne assume gli stimoli e li innesta al

centro del cuore, rendendoli egoisticamente

dominanti, fino a generare le passioni)

4. spirito del mondo (esso, in concorso con la natura carnale dell’uomo, rende prigioniera l’anima,

conculcandola e rendendola schiava dei suoi

desideri e delle sue passioni).

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L’autorità da cui si dipende

Tra tutto quello che si può leggere intorno ai fatti

avvenuti nel giardino dell’Eden c’è da considerare un

argomento importante che è quello dell’autorità

spirituale.

Il Signore affida all’uomo l’autorità sul governo della

creazione terrena: Eva gli deve stare sottomessa perché

ha il ruolo di aiuto convenevole; pertanto, quando la

sua azione non è convenevole ella non è più un aiuto

per Adamo.

Adamo dipende da Dio ed Eva da Adamo. Nel momento in

cui Eva accetta il dialogo col serpente, prende delle

decisioni autonome e conclude con la scelta di cibarsi

del frutto vietato, andando contro la Parola, senza

chiedere il consiglio di Adamo ed ancor meglio la sua

decisione.

Altro errore commesso sulla linea dell’autorità è

l’atteggiamento di Adamo il quale, pur assistendo a

tutto il dialogo tra Eva ed il serpente, non intervenne

per fermare le menzogne diaboliche dette contro Dio né

impedì ad Eva di compiere l’atto della disubbidienza.

Al termine dell’errore commesso da Eva, Adamo stesso vi

partecipò mangiando il frutto proibito. Il mancato

esercizio dell’autorità ricevuta per curare e custodire

le cose di Dio, aggiunto al mancato rispetto dei ruoli

assegnati dal Creatore alle sue creature, permette alle

parole del male di attecchire e velare il bene anzi

ricevuto.

Per comprendere la Santa Parola di Dio è sempre

necessario riconoscere l’autorità di Gesù Cristo e dei

suoi ministeri terreni. Anche la mancata sottomissione

alle loro parole permette di ricevere, in sostituzione,

le parole della frode dell’uomo e della sua arte

seduttrice dell’errore (Efesini 4:11 È lui che ha dato alcuni come apostoli,

altri come profet i, altri come evangelisti, alt ri co me pastori e dottori, 12 per il

perfezionamento dei santi in vista dell'opera del min istero e dell'edificazione del corpo di

Cristo, 13 fino a che tutti giungiamo all'unità della fede e della piena conoscenza del Figlio

di Dio, allo stato di uomin i fatti, all'a ltezza della statura perfetta di Cristo; 14 affinché non

siamo p iù come bambin i sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina per la frode

degli uomin i, per l'astuzia loro nelle arti seduttrici dell'errore;15 ma, seguendo la verità

nell'amore, cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo.). La

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chiusura del cuore all’amore della verità fa entrare

l’efficacia dell’errore (2Tessalonicesi 2:10 con ogni tipo d'inganno e

d'iniquità a danno di quelli che periscono perché non hanno aperto il cuore all'amore della

verità per essere salvati. 11 Perciò Dio manda loro una potenza d'errore perché credano alla

menzogna; 12 affinché tutti quelli che non hanno creduto alla verità ma si sono compiaciuti

nell'iniqu ità, siano giudicati.).

Lo Spirito Santo è il vero teologo ed il rivelatore

delle Sacre Scritture (Giovanni 14: 26 ma il Consolatore, lo Spirito Santo,

che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi

ho detto. 16.13 quando però sarà venuto lui, lo Sp irito della verità, egli v i guiderà in tutta la

verità, perché non parlerà di suo, ma d irà tutto quello che avrà udito, e v i annuncerà le cose

a venire. 1Giovanni 2:26 Vi ho scritto queste cose riguardo a quelli che cercano di

sedurvi. 27 Ma quanto a voi, l'unzione che avete ricevuta da lu i rimane in voi, e non avete

bisogno dell'insegnamento di nessuno; ma siccome la sua unzione vi insegna ogni cosa ed è

veritiera, e non è menzogna, rimanete in lui come essa vi ha insegnato.), senza di

Lui le scritture uccidono, poiché appaiono

contraddicenti e viziate da due diversi toni. Lo

Spirito è Colui che vivifica le cose a Lui sottoposte

comprese anche le Sacre Scritture:

“...la nostra capacità viene da Dio, che ci ha

resi capaci d’essere ministri di un nuovo patto,

non di lettera, ma di spirito; perché la lettera

uccide, ma lo spirito vivifica” (2Corinzi 3:6)

L’autorità delle Sacre Scritture non deve essere posta

mai in dubbio per nessuna ragione o influenza

spirituale di persone che nel loro ruolo umano chiedono

la nostra subordinazione.

Paolo nella prima lettera ai Corinzi, al capitolo

quattro e dal versetto sei in poi scrive:

“ ... onde per nostro mezzo impariate a praticare

il non oltre ciò che è scritto onde non vi

gonfiate d’orgoglio esaltando l’uno a danno

dell’altro.

L’Apostolo nella seconda lettera a Timoteo (3,16)

scrive:

“Ogni scrittura è ispirata da Dio”.

Anche l’Apostolo Pietro nella seconda lettera al

capitolo uno scrive:

“.. sapendo che nessuna profezia delle Scritture

procede da vedute particolari; .. ma degli uomini

hanno scritto perché sospinti dallo Spirito

Santo”.

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Nessuna presunta scienza del terzo millennio deve mai

poter inficiare l’autorità della Santa Parola. Solo se

crediamo in questo, ovvero:

1. nell’autorità delle Sacre Scritture,

2. nell’autorità rivelatrice dello Spirito Santo,

3. nell’autorità della Signoria di Gesù Cristo,

nell’autorità che il Signore ha dato ai ministeri da

cui si dipende spiritualmente (Ebrei 13:17 Ubbid ite ai vostri

conduttori e sottomettetevi a loro, perché essi vegliano per la vostra vita come chi deve

renderne conto, affinché facciano questo con gioia e non sospirando; perché ciò non vi

sarebbe di alcuna utilità.),

la nostra fede sarà protetta dalla seduzione del

seduttore di tutte le genti, e dai suoi argomenti vacui

e strumentali che prendono le menti deboli e le deviano

dalla salvezza per condurle alla morte eterna.

Il liberatore

L’intervento della Parola di Dio nel cuore dell’uomo è

di reale salvezza dalle forze spirituali del male che

vengono ascoltate, accolte e gestite dallo spirito

della “carne” (che, come sopra spiegato, è cosa diversa

dal corpo terreno). Colui che può produrre questa

salvezza è il Liberatore profetizzato fin

dall’antichità.

Nella lettera ai Romani, nel capitolo undici, dal

versetto 26 in poi, sta scritto:

“ ... così tutto Israele sarà salvato secondo che

è scritto: il liberatore verrà da Sion; Egli

allontanerà da Giacobbe l’empietà; e questo sarà

il mio patto con loro quando Io torrò via i loro

peccati”.

Nella citazione si evince che:

1. al popolo di Dio viene mandato un salvatore per

allontanare da Giacobbe l’empietà;

2. un Salvatore che viene per liberare il popolo

del Signore.

Tutti i cristiani, per l’opera e le virtù del Signore,

sono diventati popolo di Dio; il battesimo nell’acqua

ha dato loro la nuova nascita e la cittadinanza nella

Gerusalemme celeste, che è nostra madre: la Sion del

Santo d’Israele.

Questi elementi ci rendono coscienti di essere un

popolo in lotta contro le potestà delle tenebre e di

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avere un potente salvatore che è pronto a liberarci dai

nostri peccati e dalle mani di quelli che ci odiano.

In molte testimonianze cristiane v’è la presunzione che

dopo la salvezza non può esserci più la ricaduta nel

peccato. Questo tipo di credo poggia su una conoscenza

incompleta delle Sacre Scritture; chi la segue entra

con facilità in una crisi profonda.

Essa agisce nella coscienza creando, in molti casi, un

buco logico, data la non corrispondenza tra ciò in cui

ascolta e legge e quello che vive; giunge, così, ad una

personale incomprensione e ad una reticenza a

confessare la condizione di conflittualità nella quale

si trova.

Questa posizione dell’anima è incapace di fare la

volontà di Dio, dato che è resa prigioniera da nemici

che la odiano e la conducono a vivere in mancanza di

santità e di giustizia.

Essere entrati a far parte del popolo di Dio non

significa essere giunti alla perfezione o alla

intoccabilità.

La conservazione della propria integrità e l’impegno

quotidiano per la giustizia, permettono al credente di

fare la volontà del Signore, libero dai legami e dagli

impedimenti dei nemici spirituali.

Un cuore geloso, invidioso, che nutre contese, ire,

divisioni, amaritudine, anche se non ruba alla cassa o

non commette adulterio, resta un cuore che alberga gli

stimoli del male e la sua azione di presunta sapienza

risulta certamente di ordine terreno, carnale (o

animale) e diabolico (Giacomo 3:15 Questa non è la saggezza che scende

dall'alto; ma è terrena, animale e diabolica.).

Purtroppo, non tutti, nel corso della loro vita di

fede, riescono a mantenersi integri e retti, temendo

Dio e facendo il bene; questo, però, non deve indurre

nell’errore opposto e farli ritenere estranei e non più

parte del popolo santo.

E’ a questo tipo di credenti che viene rivolta

l’attenzione del presente studio, affinché conoscano

meglio la loro condizione e la volontà di Dio nei loro

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confronti, onde giungano a comprendere la via della

vittoria e della liberazione, prodotta dal quel santo

Liberatore che viene, anche ora, da Sion, a sciogliere

le loro anime dai legami del male, portandole con la

forza dello Spirito Santo a servire, ogni giorno e

senza paura, all’Iddio vivente.

Ripetiamo ancora una volta che nel Cristianesimo è

sorta una errata convinzione. Essa continua a sostenere

che l’uomo evangelizzato, battezzato ed inserito nella

comunità dei credenti, non è più aggredibile dai nemici

spirituali e, per questo, risulta sempre libero di fare

la volontà di Dio.

Questa convinzione è così fortemente diffusa da essersi

ormai radicata nell’area dell’inconscio del popolo

cristiano, da cui diffonde il suo indirizzo sia ai

pensieri che alle concettualizzazioni inerenti gli

argomenti e le testimonianze della propria fede e della

dottrina professata.

Il credente, nato di nuovo, si convince, così, che non

può più cadere nelle mani dei nemici della fede;

pertanto, quando accoglie nel suo cuore gli stimoli del

male e li alimenta non si rende poi conto di essere da

loro dominato. E’ in questi momenti che sorge la crisi

tra l’insegnamento ricevuto e la realtà che vive sulla

propria pelle.

Questo studio vuole dimostrare che anche nella

cristianità e nella famiglia del nuovo Adamo, c’è chi

cammina per lo Spirito e chi per la carne, manifestando

i frutti e le opere dell’area scelta.

Conoscere i meccanismi che si svilupparono nel cuore di

Caino o in quello di Eva, come in quello di Adamo o di

Abele, è necessario per capire le condizioni nelle

quali ciascuno di noi sta vivendo, al fine di poter

prendere i giusti provvedimenti e tornare a credere con

forza e speranza nelle promesse di Dio.

Adamo

Creato dalla polvere della terra, nella forma del

figlio di Dio, per il soffio vitale diventa anima

vivente; riceve la Parola di Dio per servirlo ed

acquista la dignità umana. Nella libertà conosce

l’amore del suo Creatore e con zelo lo serve. La sua

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gioia consiste nel fare la volontà del Signore, curando

e custodendo il giardino.

La remunerazione che riceve oltre la vita nella gioia è

il rapporto di amicizia che ottiene nel passeggiare

ogni sera con Colui che lo ha creato. Nella sua vita

non c’è ansia, né sollecitudine, né paura, né vergogna,

ma pace, riposo, certezze di bene, sicurezze.

Il suo corpo fisico era in armonia con la creazione

intera e col giardino in particolare. Tutto gli era

possibile fare e godere tranne una cosa, ovvero

mangiare i frutti dell’albero della conoscenza del bene

e del male.

La mente ed il cuore di Adamo erano ripieni e venivano

giornalmente soddisfatti dalla Parola vivente. Dio

disse:

“Non è bene che l’uomo stia solo; io gli farò un

aiuto che gli sia convenevole”.

Per questo formò la donna che diventò moglie di Adamo;

i due, marito e moglie, vissero nudi senza sentir

vergogna. La manifestazione della natura terrena di

Adamo era buona in ogni espressione.

Eva

Fu creata per essere l’aiuto convenevole di Adamo,

l’autorità posta da Dio al governo della sua

particolare proprietà terrena: il giardino dell’Eden.

Ella ebbe un ruolo preciso da non travalicare. Nel suo

ruolo trovava la sua dignità e la sua manifestazione.

Ricevette nella sua persona ed anche nel suo corpo ogni

dotazione naturale, terrena e divina per svolgere il

compito affidatole. Portò nella sua natura le

caratteristiche di Adamo, onde potesse meglio

comprenderlo e servirlo. Il suo punto di riferimento

principale resta suo marito, attraverso il quale

conosce il compito che Dio le ha affidato e la volontà

che deve rispettare.

Fu Adamo che diede alla moglie il nome di Eva dopo

l’uscita dal giardino.

La natura umana

La natura umana, ovvero quella di Adamo e di Eva, nel

giardino dell’Eden, era terrena, naturale, spirituale,

divina ( i due, ricordiamo, erano marito e moglie). In

questo stato esercitavano ogni azione riconosciuta a

loro.

Tutto era per la gioia: i frutti degli alberi erano

cibo per il corpo terreno; l’aria ossigenata, il clima

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temperato, l’ombra degli alberi, erano per la

respirazione, la frescura e la soddisfazione dei corpi

terreni.

La creazione e le ricchezze del giardino rallegravano

l’anima dei due abitanti, consolando per prima i loro

corpi fisici e, tramite questi, assaporava la gioia

della natura.

La Parola di Dio

Aveva formato, fatto vivere, cibato, rallegrato e

consolato le Sue creature dando loro ogni bene. Il

Verbo diede ad Adamo l’amministrazione del giardino, il

potere di dare il nome a tutte le bestie della

campagna, il potere di dare il nome alla moglie, il

potere della conoscenza del bene, il potere di

praticare ogni cosa (ad esclusione di una soltanto).

La parola del serpente

Nel giardino di Dio, e nel luogo dove c’era l’unico

divieto, il nemico si introdusse, per mezzo della più

astuta bestia dei campi.

L’antico tentatore evitò di parlare al mandato di Dio e

scelse il soggetto meno forte e meno autorevole: Eva.

Nel dialogo tra i due, Adamo era presente e lasciò

parlare il serpente senza intervenire.

Eva fu agganciata, convinta e portata alla violazione

dell’unico comandamento dato loro dal Creatore. Adamo

accettò nel suo corpo fisico il frutto della

disubbidienza; questo produsse in lui ed in Eva, la

conversione delle loro tendenzialità, da positive in

negative. La parola del serpente corruppe e contaminò

la buona natura terrena, creata in Adamo da Dio.

Mediante l’uomo, governatore della creazione terrena,

la corruzione si è diffusa in ogni cosa e in ogni

creatura.

A partire da questo momento in poi, la natura umana

porterà con sé un bagaglio di elementi protesi

all’ascolto della voce e degli stimoli del male,

anziché di quelli del bene, per i quali era stata

creata; ma il Signore non nega mai il Suo intervento

per aiutare l’uomo a ritrovare la via del bene.

Infatti, nel capitolo tre di Genesi, il Signore invita

Caino a fare il bene, indicando ciò come unica via che

permette di riascoltare gli stimoli della vita, e di

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sfuggire a quelli della morte, dando, inoltre, la

possibilità di rialzare il capo fino a ripristinare in

sé la dignità dell’uomo libero. L’uomo, è dunque,

chiamato a scegliere una delle due realtà spirituali.

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CAPITOLO 2

Il Signore visita e riscatta il suo popolo.

Il male diffuso nel mondo a motivo del peccato

originale invade e ottenebra le anime, in alcuni casi,

anche quelle dei cristiani.

La Scrittura, in Luca 1:67 dice “Zaccaria, suo padre, fu pieno di Sp irito Santo

e profetizzò, dicendo:68 «Benedetto sia il Signore, il Dio d'Israele, perché ha visitato e

riscattato il suo popolo, 69 e ci ha suscitato un potente Salvatore nella casa di Davide suo

servo, 70 come aveva promesso da tempo per bocca dei suoi profeti; 71 uno che ci salverà

dai nostri nemici e dalle mani di tutti quelli che ci odiano. 72 Eg li usa così misericordia

verso i nostri padri e si ricorda del suo santo patto, 73 del giuramento che fece ad Abraamo

nostro padre, 74 di concederci che, liberati dalla mano dei nostri nemici, lo serviamo senza

paura, 75 in santità e giustizia, alla sua presenza, tutti i giorn i della nostra vita.)

Con questo passo indica l’impegno di Dio verso il suo

popolo, reso prigioniero da nemici che lo odiano, ed

assegna ad esso un potente salvatore, che darà la

libertà e permetterà a tutti i riscattati di potere

servire Dio.

Il potente Salvatore è inviato da Sion per liberare il

suo popolo. Con ciò non vogliamo disconoscere che

nostro Signore Gesù Cristo è venuto a salvare tutti gli

uomini e che l’evangelo della grazia è stato predicato

per salvare ogni anima, del giudeo prima e poi del

greco; vogliamo, invece, affermare che l’uomo

convertito a Cristo, dopo aver lasciato la cittadinanza

di questo mondo ed acquistata quella del regno della

Luce, diventa parte del popolo di Dio. E’ in questa

realtà che il Salvatore promette di intervenire per

liberare e riportare i credenti a fare la sua volontà.

I credenti che vivono la loro fede nella fascia grigia,

posta tra la luce e le tenebre, quindi, tutti quelli

che in molte occasioni mantengono “i piedi dai due

lati”, sono coloro che sperimentano le crisi dell’anima

e vengono legati e impediti a fare la volontà di Dio

come vorrebbero, e ancor di più come dovrebbero.

Il Salvatore ha promesso di liberarli dai nemici che li

odiano e li ostacolano a fare la Sua santa volontà. E’

a questa promessa che ci riferiamo maggiormente per far

comprendere a quanti sono nelle mani dei nemici, pur

essendo popolo del Signore, quanto il Salvatore è

interessato a loro e desidera renderli liberi di poter

servire con integrità e giustizia.

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Analisi dei sintomi subiti da alcuni testimoni

In molte testimonianze ricevute da vari credenti

coraggiosi, è stata tratta una condizione dell’anima

sottoposta a procedimenti particolarmente afflittivi e

depressivi; pertanto, se questi non sono compresi, nei

loro risvolti spirituali, e valutati, in funzione di

ciò che producono in precisi fatti, non possono essere

distinti, classificati, affrontati correttamente e

gestiti per il bene.

Dai casi trattati emerge un comune elemento: i

soggetti, che fanno parte della fascia di cristianità

in esame, non hanno più Cristo Gesù al primo posto nel

cuore.

La strategia avversaria, per conquistare il cuore di un

credente, è sempre la stessa: essa propone al posto di

Gesù anche l’interesse verso persone o cose

appartenenti all’opera di Dio, in maniera tale che mai

si possa pensare di essere vittima dell’errore; crederà

così di fare una cosa secondo la volontà del Signore ma

in sostanza metterà Gesù fuori dal primo posto.

L’inganno sebbene sia sottile e perfido, si manifesta,

in tutta la sua carica di iniquità, quando chiede la

violazione del primo e del più grande comandamento:

“Ama, dunque, il Signore il tuo Dio, con tutto il

tuo cuore, la tua anima, la tua mente, le tue

forze, con tutto te stesso ... ed a Lui solo rendi

il culto”.

Nessuno mai può, né dovrà, prendere il posto di Dio che

appartiene solo al Signor nostro Gesù Cristo ed al suo

Santo Spirito.

Tutti dovrebbero capire che solo Cristo, quando è al

primo posto del cuore, dei nostri interessi e dei

nostri affetti, ci renderà liberi dalle influenze del

male e garantirà alla nostra vita i benefici dell’amore

che vivifica noi e chi ci sta vicino.

Solo quando Gesù è al primo posto, colui che sta al

secondo vive di benedizione e di ogni abbondanza sia di

affetti, sia di certezze che di gioia.

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Pertanto, in chi ha vissuto la sua esperienza come Eva

o Caino, come Pietro o come i cinquecento giudei che

avevano creduto in Gesù, è stato rilevato che il male,

dopo aver preso il controllo del cuore, ha iniziato a

gestire la vita della persona irretita con un’azione

velenosa, adoperando le armi più devastanti e comunque

insidiando Cristo e la sua Parola.

Infatti, lo spirito anticristiano utilizza sempre

ragionamenti scollegati dalla realtà, che del resto

l'anima non conosce né può conoscere (simili alla

realtà), e nel caso in questione assolutamente illusori

e falsi; così, nelle condizioni di schiavitù in cui è

stata ridotta, l'anima riceve le proposte del male,

fittizie sebbene verosimili, certamente più aggressive

perché credibili.

L'operazione termina con l'accettare profondamente le

voci e le immagini proposte come se fossero

assolutamente reali e vere: siamo di fronte ad un

plagio della mente.

Ciò, che meglio dimostra lo stato di controllo

dell'anima, consiste nella perdita d'ogni possibilità

critica e di contrapposizione logica, con elementi e

ipotesi diversi da quelli suggeritile dal male.

La facoltà critica di formulare ipotesi opposte

permette sempre, nella serenità, un'indagine tesa a

raggiungere l'assunzione della verità.

Del resto, quando la verifica dei fatti appare

impossibile, è necessario stabilire una par condicio

tra le ipotesi antitetiche, onde, a quelle proposte dai

pensieri del male, si possano contrapporre anche quelle

fornite dal bene.

Nel caso prevalga l'amore e l'aspetto della

misericordia e della comprensione, la strategia del

male può in alcuni casi apparire solo per brevi

istanti, per essere immediatamente dissolta dalla luce

del bene.

Pertanto, quando nei pensieri subentra l'amore, la

fiducia e l'affetto, si giunge a credere negli elementi

che si oppongono alle tenebre delle gelosie, delle

invidie e dei sospetti di male.

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Tutto questo fornisce elementi in grado di contrastare

le ipotesi delle forze spirituali della malvagità;

quando ciò non avviene, bisogna capire che il potere

delle tenebre, con la sua azione, ha attaccato e

controllato non solo i pensieri ma anche il cuore ed i

sentimenti, riducendo la propria “vittima delle

macchinazioni” a soggetto da contrastare, a cui non

credere. Infatti, il peccato ha sempre come obiettivo

quello di uccidere il proprio prossimo e quando non

può, pur di compiere il suo desiderio di morte, sceglie

di uccidere, con i sensi di colpa, colui del quale si

serve, ovvero la sua “casa terrena” (Matteo 12).

Più testimoni hanno sostenuto che nel momento in cui

sono aggrediti dagli stimoli del male e li condividono,

nel loro cuore, pur restando l’affetto per la persona

oggetto del loro interesse, viene , però, meno la

fiducia e la volontà di comprenderla. Solo dopo

l’instaurazione della sfiducia e della incomprensione

le forze della malvagità lanciano l’ultimo stimolo,

teso ad uccidere il rapporto; questo stimolo non è

altro che l’odio mortale, sentimento opposto ed

antitetico all’amore vivificante che viene da Dio e

dalla sua santa Chiesa.

I soggetti che riferiscono sugli episodi loro occorsi,

confermano come la condizione della possessione venga

rilevata anche dall'assenza del contraddittorio. Nel

caso in esame gli interessati non hanno potuto avere

alcun controllo dei fatti, visto che erano ormai

entrati nel tunnel e non potevano più uscirne.

L’anima, in quelle condizioni, poteva pensare solo

secondo l'indirizzo degli spiriti ed agire seguendo gli

stimoli di quelle potestà tenebrose (caso tipico di

controllo della mente e del cuore).

Altro aspetto di rilevazione della macchinazione delle

realtà spirituali negative, è l'immedesimazione

profonda che esse generano tra la coscienza e le loro

ipotesi menzognere.

Infatti, quando una persona è in quello stato, si sente

come se avesse imboccato un tunnel dal quale non è

possibile uscire ed in fondo al quale vede proiettate

le immagini fornitele dal male, illusorie ed

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all'apparenza vere tanto da attrarre l'anima posseduta

fino a convincerla che la verità è quanto le viene

mostrato dal male, ossia, in primo luogo, che la realtà

dei fatti e le versioni fornite da tutti e da chiunque

sono soltanto delle farse perfide e interessate, dalle

quali doversi difendere strenuamente.

Nella stretta delle immagini non buone, l'anima sedotta

è convinta d'essere la vittima di grandi macchinazioni

di male, e da spettatrice-attrice sotto il loro

controllo, prende piacere in questo gioco crudele, fino

a crogiolarsi, masochisticamente, nel meccanismo

beffardo che la vede sconfitta dalle circostanze, ma

nello stesso tempo protagonista, dove afferma la sua

vittoria per aver smascherato il male, concepito ai

suoi danni, proprio secondo quanto già da tempo aveva

intuito seguendo lo stimolo del sospetto.

Avere la conferma mentale del male temuto è la pseudo

vittoria delle anime che si legano al lato oscuro del

cuore. Nei proverbi sta scritto: “Il malvagio riceve

ciò che teme mentre il giusto ottiene ciò che

desidera”.

Questo stato di convincimento fa sentire l'anima,

influenzata dai pensieri negativi, capace di aver

capito il male mostratole a bella posta dagli stimoli

che operano in opposizione al bene.

Ella diventa vittima della malvagità e nello stesso

tempo sua operatrice, plagiata ed eroina, schiava ma

convinta di essere la sola libera e liberata dalla

strumentalizzazione del negativo, capace di capire la

verità del male nel suo massimo spunto di

concettualizzazione delle cose e dei rapporti.

Nel procedimento si possono considerare tre fasi nelle

quali il cuore viene a trovarsi quando è sottoposto

all'aggressione delle potestà spirituali.

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Fase d'auspicato equilibrio dell'umana psiche

Umanamente si ritiene che l'uomo libero abbia l'anima,

nella sua condizione di normalità, in grado di vedere

il bene ed il male, di ragionare sui fatti e sui

concetti, possedendo la facoltà di criticarli, in una

condizione d'equidistanza tra le citate ed antitetiche

realtà (la Bibbia dice diversamente –Gal.5:1).

Si sostiene, inoltre, che l’anima possa elaborare

pensieri critici o ipotesi negative riguardanti una

determinata situazione, restando in ogni modo nella

facoltà di considerarli, dominarli e di porli in

relazione con tutta un'altra serie di possibilità

diverse e contrarie.

In queste condizioni, definite di normalità, la volontà

dell'io cosciente sarebbe capace di controllare con

obbiettività e distacco gli stimoli all'azione che le

provengono dalle realtà spirituali del bene e del male,

fino a scegliere quelli che ritiene maggiormente utili.

Lo schema dovrebbe essere così rappresentabile:

Bene (cuore)

Volontà libera (mente)

Male (peccato)

dove la spiritualità del bene illumina e rende libera

la coscienza e la volontà; resta, così, sottoposto il

male che comunque può far sentire, in ogni occasione, i

suoi stimoli.

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Fase in cui la mente commuta il ruolo della coscienza.

L'elemento che stabilisce il governo dell'anima da

parte di una delle due aree spirituali: quella del bene

o quella del male, è la fede, ovvero la fiducia nella

Parola o nelle parole.

Va precisato, in premessa, come tutto quello che occupa

il primo posto del cuore governi la volontà

dell'essere, il quale si muoverà per fiducia in ciò che

più ama e verso i cui stimoli si adopera.

La Bibbia, anche in questo campo, è precisa e

rivelatrice delle verità più nascoste, che regolano la

vita dell'uomo. Sta scritto che il cuore animico è il

centro della personalità, in esso scorrono le sorgenti

della vita ed è, pertanto, sempre alla ricerca del

rapporto con la realtà spirituale di Dio: anche quando

è velata mantiene in se questo desiderio.

Dal cuore partono gli stimoli delle azioni umane che,

giungendo alla mente, ne attivano la volontà; il

circuito della coscienza parte dai sentimenti che sono

in esso e giunge al raziocinio della mente e dei

pensieri per esprimere, nella globalità di tutti gli

elementi in suo possesso, la determinazione alle scelte

e, quindi, la volontà specificata e produttrice delle

varie azioni.

La globalità degli elementi, a cui fa riferimento la

volontà, appartengono alle percezioni ricevute dalle

tre nature dell'uomo: animica, spirituale e fisiologica

(terrena).

Dalla prima la mente riceve gli affetti, i sentimenti,

le passioni, le pulsioni e le posizioni; dalla seconda

riceve i riflessi coscienti degli stimoli che vanno al

cuore, siano essi positivi o negativi, appartenenti,

dunque, all'area del bene o a quella del male; dalla

terza riceve le percezioni sensoriali: quindi,

eventi,fatti ed atti.

L'uomo, in sostanza, è un essere chiamato a vivere per

fede nel suo Creatore (per quanti credono in Dio). O in

qualsiasi altra persona o cosa. Quando altre entità o

valori prendono il posto di Dio, allora le condizioni

della normalità e della libertà vengono meno e la

realtà muta radicalmente. Se si desidera conoscere come

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stanno realmente le cose nella psiche umana, nella

mente ed in tutto quello che è metafisico, non possiamo

tralasciare la visione biblica di esse, riconoscendo la

necessità di adottare parole spirituali a cose

spirituali

(1Corinzi 2 :6 Tuttavia, a quelli tra di voi che sono maturi esponiamo una

sapienza, però non una sapienza di questo mondo né dei dominatori di questo

mondo, i quali stanno per essere annientati; 7 ma esponiamo la sapienza di Dio

misteriosa e nascosta, che Dio aveva prima dei secoli p redestinata a nostra gloria 8

e che nessuno dei dominatori di questo mondo ha conosciuta; perché, se l'avessero

conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. 9 Ma com'è scritto:

«Le cose che occhio non vide, e che orecchio non udì, e che mai salirono nel cuore

dell'uomo, sono quelle che Dio ha preparate per coloro che lo amano». 10 A noi

Dio le ha rivelate per mezzo dello Sp irito, perché lo Spirito scruta ogni cosa, anche

le profondità di Dio. 11 Infatt i, chi, tra gli uomin i, conosce le cose dell'uomo se

non lo spirito dell'uomo che è in lu i? Così nessuno conos ce le cose di Dio se non

lo Sp irito di Dio. 12 Ora noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo

Spirito che viene da Dio, per conoscere le cose che Dio ci ha donate; 13 e noi ne

parliamo non con parole insegnate dalla sapienza umana, ma insegnate dallo

Spirito, adattando parole spirituali a cose spirituali. - Ef 3:2-11; Gv 16:12-15; 1Gv

2:20, 27; 1Te 5:21).

Il peccato che sta nell'uomo, brama prendere il posto

del bene e della luce, per far governare le tenebre

dell’ignoranza e delle malvagità.

Solo la fiducia nelle parole delle tenebre fa giungere

il peccato al centro del cuore, da dove organizza le

sue macchinazioni. La sua abilità consiste

nell’acquistare la fede di chi sta ingannando e poter

soppiantare il bene: lancia così i suoi stimoli e fa

udire la sua voce, le sue false promesse, le sue

induzioni alla paura; procede nel suo piano, per

raggiungere la meta, con un impegno incessante. Lo

spirito del peccato, nel momento in cui si accorge di

essere ascoltato, aumenta il ritmo degli stimoli, delle

provocazioni, delle false promesse e delle logiche

volte a convincere l'anima che il vero male è ciò che

gli altri chiamano bene e viceversa.

La forza della malvagità, infine, alle false promesse,

commistiona le paure, dosate come minaccia e

prospettiva di sofferenze, qualora resti inascoltata;

essa tenta di divenire la confidente della sua vittima

per poterla trasformare in suo strumento per compiere

le azioni.

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Questi attacchi al cuore, se manca la luce della Parola

di Dio (la sola capace di smascherare il male), sono

per l'uomo il momento del reale ascolto dei messaggi

provenienti dalle tenebre.

In alcuni casi si registra, da parte delle anime,

l'accondiscendenza ad essi, ovvero la resa. Avviene,

quindi, una sottomissione alle circostanze negative sia

per evitare il male paventato che per risparmiarsi il

logorio di una lotta che sembra non finire mai (In

queste circostanze vana appare la Parola di Pietro che

consiglia di resistere).

Tutto sembra inutile, senza speranza e volto a causare

solo maggiore sofferenza; persino la Parola di Dio

predicata sembra, per queste anime tormentate, un

motivo in più di dolore, sia perché non creduta, sia

perché considerata ostile e anche offensiva nei propri

confronti.

Si finisce col ritenerla non più degna di ascolto e

considerazione (la Parola offende solo il diavolo e i

suoi angeli, ma, col tempo, la vittima “incarna” il

male a tal punto da avvertire astio verso le cose di

Dio: quelle stesse che un giorno amò ed in cui

credette).

Quando la persona crede alla voce delle potestà infere

e vi pone fiducia, conclude la sua azione col mettere

al centro del cuore lo spirito ribelle, scalzando

quello del bene.

Si vive così la peggiore delle condizioni dell'anima,

che, come sostiene la Bibbia, è quella della tiepidezza

nei confronti delle due realtà spirituali antitetiche

ed in conflitto continuo.

In Apocalisse è scritto: "Oh fossi tu pur freddo o

fervente ma, poiché sei tiepido, ti vomiterò dalla mia

bocca"; anche Elia rimprovera un popolo che sta

continuamente dai due lati e lo invita a scegliere il

bene: in altre parole, l'unico Dio.

Quando lo spirito del male giunge al centro del cuore,

è allora che si manifestano gli effetti più deleteri

per l'intero essere, fino a produrre dolori fisici

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oltre allo strazio dell'anima, alla confusione ed alla

perdita della consolazione e della gioia.

Esso ha occupato il dominio del cuore, così come

descritto nella parabola dell’uomo forte in Luca 11 ed

in Matteo 12.

La descrizione biblica mostra, inoltre, che c'è chi è

in grado di vincere l'uomo forte e di scalzarlo,

liberando la casa: nostro Signore Gesù Cristo è colui

che vince e libera gli uomini dagli spiriti delle

tenebre.

E' da notare che Egli, dopo aver liberato, sgombra la

casa ma non la occupa, affinché sia la volontà

dell'uomo a scegliere di farla occupare dallo Spirito

di Dio.

Il bene è sempre delicato, non forza, non costringe,

non rende schiavi ma liberi, aspetta con pazienza ed è

felice di governare il cuore che lo accoglie.

Se la persona liberata, per suo tornaconto, pigrizia o

altro, lascia la casa vuota (non invitando lo Spirito

Santo a dimorarvi), allora la parte finale della

parabola ci avvisa che il male noterà questo

atteggiamento e si organizzerà per riprenderne possesso

con maggior forza, al fine di garantirsi una più

stabile permanenza.

Il governo del bene nel cuore dell'uomo garantisce

invece la libertà delle proprie scelte ed il governo

della propria vita; è, infatti, scritto che “se il

Figlio vi farà liberi voi sarete veramente liberi”.

Quando invitiamo, pertanto, nostro Signore Gesù Cristo

a togliere il male da noi, Egli lo fa con gioia.

E' scritto inoltre: "ora il Signore è lo Spirito e

dov'è lo Spirito del Signore c'è la libertà".

Ciò vuol significare che la persona liberata dalla

potestà delle tenebre deve invocare nel suo cuore la

signoria dello Spirito Santo, che è il solo capace di

conservarle la libertà e darle la forza di resistere

agli stimoli negativi.

E' scritto ancora, che lo Spirito dei profeti è

sottoposto ai profeti.

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Questo versetto è citato per dimostrare che la presenza

dello Spirito Santo non stabilisce ingerenza alcuna

nelle scelte dell'uomo, ma ne difende la libertà,

affinché sia la persona stessa, per sua volontà, a

condurre la sua vita, sapendo sempre che il male

produrrà danni ed il bene prosperità.

Quando lo stimolo del male riesce a prendere il primo

posto nel cuore, il più immediato effetto è il dolore

che provoca anche a livello fisico; è come far fumare

un sigaro ad una persona che non ha mai fumato: tosse,

soffocamento, dolore lo assalgono, visto che è stato

creato per respirare l'aria e non altro; così avviene

quando il male domina il cuore: c'è una crisi, una

reazione dolorosa, dal momento che l'uomo è stato

creato per respirare lo Spirito di Dio.

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Fase del dominio del male.

Quando lo spirito del male inizia a dominare il cuore,

produce nella persona la sensazione dell'ingresso in un

tunnel e della caduta in un precipizio: immagini e voci

malefiche (verso le quali - nella seconda fase – la

persona sentiva il desiderio di opporsi, provando senso

di disperazione e d'angoscia attanaglianti, malessere

fisico, nausea, fitte nel petto, al centro del torace,

nella gola) sono di un solo tipo e risultano ormai

incontrastate, perché la vittima, ovvero l’anima resa

schiava dal male, le accetta e le condivide; ella viene

portata in una condizione di non reazione, di

passività, di abulia.

Quella che era angoscia e disperazione si trasforma in

un sentimento diverso ma altrettanto forte, diventa una

smania, una frenesia, un auto compiacimento, una

abnorme e irriducibile convinzione di essere nella

realtà che la persona cercava e nella verità che voleva

credere.

Tutto è come una riprova del proprio intuito e

sagacità, con ogni sorta di esaltazione e soddisfazione

per aver affermato la propria visione contro chiunque,

avendo così dato dimostrazione che quanto era stato

prima immaginato veniva adesso comprovato (ciò accade

nell'anima senza che questa comprenda come sia

l'illusione del male a farle creder vero ciò che è,

invece, menzogna).

La libertà della ragione si riconosce dalla possibilità

di valutare anche l'opposto e il diverso. La ritenuta

libertà data dalle tenebre, mediante la tecnica

dell’identificazione con la vittima, non permette di

ragionare sulla esistenza di eventuali ipotesi positive

e sulla facoltà benefica delle forze della vita, nonché

la capacità delle anime di appellarsi ad esse in ogni

tempo, per trovare un soccorso di consolazione e

liberazione.

Questa condizione può essere definita come possessione,

sottoposizione ad un unico indirizzo logico, negativo,

identificato col male ed aperto ad accogliere

l'ossessione delle voci e delle visioni, in una

frequenza sempre crescente, fino a giungere ad uno

stato simile alla monomania.

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Se il secondo stadio è quello dell'angoscia, il terzo

stadio è quello dell'esaltazione del male,

dell’identificazione con gli stimoli delle tenebre.

Essi, alla fine, appaiono come le uniche pulsioni

liberatorie ed esistenti, caratterizzate da

soddisfazione (intessuta tuttavia di una cupa angoscia)

e da un senso di trionfo per essere giunti a dimostrare

il male sospettato.

Purtroppo, nello stesso tempo si prova un senso d'acuta

disperazione e solitudine derivato dalla percezione che

in ogni caso non vi sarà più la possibilità di

raggiungere quel particolare tipo di felicità che si

vorrebbe (tipica conclusione di uno spirito romantico);

si crede, in tali condizioni, che la vita darà sempre

sofferenza, perché gli altri (unici colpevoli) non

sanno comprendere, ne ci sarà mai qualcuno che potrà

capire il dolore che l’anima, resa schiava dal male,

sta provando.

Al posseduto, le ragioni del bene appaiono come male,

dolore e fonte di tormento, mentre le identificazioni

nel male diventano gli elementi unici della conoscenza

e della consapevolezza dei fatti; del resto tutti

accettati, senza verifica alcuna della loro più

spregiudicata mendacità.

Le anime poste in questa condizione si è convincono di

essere nel vero e nell'assoluto, che non vi è aiuto da

parte di nessuno e che tutti gli altri sono soltanto

falsi e brutali ingannatori.

In ultima analisi, nella fase più acuta del raptus

maniacale, provocato dalla possessione, l'individuo non

ha più alcuna speranza di intravedere le ragioni del

bene, anzi le ripudia con una sorta di disgusto e

repulsione, come si trattasse di un cibo avariato e

ripugnante.

Questo ribrezzo del bene è tipico della presenza delle

potestà contrarie; la loro reazione mostra quanto forte

sia, in quel momento, l'identificazione anche fisica

che hanno con la persona nella quale operano.

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CAPITOLO 3

Le due aree spirituali – Bene e male.

Lo stimolo negativo, una volta analizzato, compreso e

chiarito, può tornare a prendere la mente delle anime,

ogni qual volta ne avrà l’occasione e con la forza di

sempre ed in alcuni casi anche con maggior vigore.

La persona sottoposta all’inganno delle forze del male,

divenuta strumento di quelle perfide macchinazioni, pur

avendo vissuto e conosciuto per esperienza personale,

in più occasioni, il percorso realizzato dalle tenebre,

assaporandone tutti i suoi momenti afflittivi, sebbene

è cosciente dell’intero procedimento riguardante il

potere spirituale della malvagità, desideroso di

liberarsene, subisce, purtroppo, l’attrazione di quelle

forze e, quindi, sempre più sottoposto al loro dominio

finisce col diventarne uno strumento ubbidiente e

sottomesso.

Il concepimento del male, in simili soggetti, ha

origine, quasi sempre, da fatti semplici che vengono

ritenuti di scarso rilievo ma utilizzati per generare

il sospetto fino ad attribuire loro significati non

veri e pieni di tutta la forza ingannatrice della

menzogna. Il sospetto del male promosso dallo spirito

ingannatore, sulla base di elementi reali, visti sotto

una luce in veritiera, permanendo nel cuore crea delle

logiche e dei procedimenti mentali che arrivano ad

affermare, intenzioni mai avute, fatti mai accaduti e

situazioni sentimentali inesistenti.

Dalle testimonianze avute è emerso che molto spesso si

gli elementi di fatto sopra indicati vengono visti ed

analizzati alla luce dei timori e delle paure, il cui

spirito negativo trasforma in premonizioni e visioni

talmente condivise dalle prospettazioni della paura da

apparire, in quelle menti, come reali e già verificate.

Per un perverso meccanismo mentale che parte da

elementi reali sostenuti dalle paure e guidati spirito

del sospetto di male giungono a convinzione e a credere

nella manifestazione di ciò che si teme; il vortice del

sospetto in molti casi raggiunge una tale potenza di

fede nel male da vedere realizzate le cose che si

temono (Proverbi 10,24).

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L’anima coinvolta in tali vortici, avendo

superficializzato il consiglio di Dio dato per stare

lontano dai fatti negativi, per una forza opposta al

suo stesso desiderio di bene giunge, quindi, ad essere

artefice del peccato.

La presa di coscienza di tutto questo, rende l’anima

resa schiava, fortemente depressa. La cosa che più la

fa disperare consiste nella coscienza di aver distinto

in se gli stimoli del male, di averli visti crescere

fino a divenire azioni e non averne impedito il

processo di gestazione e parto, perché vinta e

soggiogata.

Infine, a motivo del senso di colpa, sentendosi

responsabile dei danni causati al prossimo, che avrebbe

dovuto amare, e per sfuggire alla responsabilità, che

la schiaccia, evita la confessione ed il pentimento,

rifugiandosi nell’illusione fino a negare anche a se

stessa di aver compiuto il male, dichiarandosi vittima

di incomprensioni ed ingiuste condanne.

In questa condizione, l’anima, assume la condotta dei

confusi; essa è la sorte riservata ai peccatori che

rigettano la verità e rinunciano al pentimento fino a

divenire maggiormente complici dello spirito

dell’errore, che mediante questo concorso di menzogna,

nascosto e protetto, prepara peggiori macchinazioni di

male.

Il confuso, quindi, pensa una cosa e ne fa un’altra;

non vuole ricordare ciò che ha fatto e dichiara di aver

fatto quanto aveva detto.

La sua condanna finale consiste nel ricevere

l’efficacia dell’errore fini a credere nella sua stessa

menzogna e diventarne un divulgatore in buona fede,

pronto ad aggredire chi gli mostra la verità

considerato che è contraria alla sua condizione di

errore.

Inoltre, i sensi di colpa, nonostante siano coperti

dalle menzogne, restano e spingono l’anima alla fuga

dal luogo o dalla persona nei confronti della quale è

stato commesso il peccato, nonché da tutto ciò che è

illuminato dalla verità e dall’amore di Dio; tutte

queste cose sono sempre considerate nemiche delle

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tenebre che hanno invaso il cuore e nelle quali si è

identificata accettandone la volontà.

La comprensione delle cose descritte ci porta nella

necessità di chiarire chi spinge l'anima in questo

vortice di male, che in primo luogo abbatte il soggetto

che ne alberga gli stimoli e concorre allo sviluppo

delle loro logiche fino a divenirne agente ed artefice.

Dalle Sacre Scritture sappiamo che a produrre il male e

proseguirlo in azioni negative sono quelle entità

chiamate in alcuni casi “peccato” ed in altri “spiriti

immondi” entrambi definibili come le forze della

malvagità.

E’ dimostrato, anche da tutti i passi biblici già

citati, che tali forze per poter operare necessitano di

alcune precise condizioni del cuore. La Bibbia le

individua in molti passi; tra questi citiamo i

seguenti:

Romani 1:28 Siccome non si sono curati di

conoscere Dio, Dio li ha abbandonati in balìa

della loro mente perversa sì che facessero ciò che

è sconveniente; 29 ricolmi di ogni ingiustizia,

malvagità, cupidigia, malizia; pieni d'invidia, di

omicidio, di contesa, di frode, di malignità; 30

calunniatori, maldicenti, abominevoli a Dio,

insolenti, superbi, vanagloriosi, ingegnosi nel

male, ribelli ai genitori, 31 insensati, sleali,

senza affetti naturali, spietati. 32 Essi, pur

conoscendo che secondo i decreti di Dio quelli che

fanno tali cose sono degni di morte, non soltanto

le fanno, ma anche approvano chi le commette.

Galati 5:19 Ora le opere della carne sono

manifeste, e sono: fornicazione, impurità,

dissolutezza, 20 idolatria, stregoneria,

inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese,

divisioni, sètte, 21 invidie, ubriachezze, orge e

altre simili cose; circa le quali, come vi ho già

detto, vi preavviso: chi fa tali cose non

erediterà il regno di Dio.

Giacomo 3 vers. 13: "Ma se avete nel cuore

a. amara gelosia e

b. spirito di contesa

non vi vantate e non mentite contro la verità. Questa

non è sapienza che viene dall'alto; ma è carnale,

terrena, diabolica. Infatti, dove c'è

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a. invidia e

b. contesa,

c. c'è disordine e

d. ogni cattiva azione.

La sapienza che viene dall'Alto è pura, poi pacifica,

mite, conciliante, piena di misericordia e di buoni

frutti, imparziale e senza ipocrisia. Il frutto della

giustizia si semina nella pace per coloro che si

adoperano per la pace.

II Corinzi 12, 20 :

"Temo che ci siano fra voi contese, gelosie, ire ,

rivalità, maldicenze insinuazioni, superbie,

disordini.

Efesini 4, 26-31

" Adiratevi e non peccate, sul vostro cruccio non

tramonti mai il sole e non fate posto al diavolo -

sia tolta via da voi ogni amaritudine, cruccio,

ira, clamore, parola offensiva con ogni sorta di

cattiveria. Siate invece benevoli e

misericordiosi, perdonandovi a vicenda, come anche

Dio vi ha perdonati in Cristo.

Efesini 6, 11

" Rivestitevi dell'armatura di Dio affinché

possiate stare saldi contro le insidie del

diavolo".

Ebrei 12, 15

"vigilando bene che nessuno resti privo della

grazia di Dio; che nessuna radice velenosa venga

fuori a darvi molestia e molti di voi ne siano

contagiati".

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L'ambiente del cuore

L'ambiente del cuore è formato dalle scelte quotidiane

dell'uomo, che ne resta sempre il solo responsabile;

fare il bene produce riposo, pace e fa rialzare il capo

alla speranza, alla luce; fare il male irrita e fa

abbassare il capo fino a guardare a terra verso la

disperazione. Si può scegliere, quindi, l'amaritudine,

il cruccio, la gelosia, l'invidia, l'ira, la contesa,

il disordine, oppure scegliere di essere benevolo,

misericordioso, perdonatore, di non invidiare, non

vantarsi, non gonfiarsi, non inasprirsi, non

comportarsi in maniera sconveniente, non cercare il

proprio interesse, non sospettare il male, soffrire per

l'ingiustizia. Nell'un caso o nell'altro viene creato

un ambiente, un'atmosfera del cuore che emana il suo

particolare odore spirituale (2Corinzi 2:15 Noi siamo infatti davanti a

Dio il profumo d i Cristo fra quelli che sono sulla via della salvezza e fra quelli che sono

sulla via della perd izione; 16 per questi, un odore di morte, che conduce a morte; per quelli,

un odore di vita, che conduce a vita. E chi è sufficiente a queste cose?)

Le forze della malvagità, avvertono che tipo di

ambiente c'è in un cuore; pertanto, se c'è l'aria che

gli permette di respirare e di abitarvi allora entrano

e si installano, fortificando il male e promovendone

azioni oltre le intenzioni stesse del soggetto che le

alberga; il male produce azioni che vanno oltre le

intenzioni del soggetto e causa profondi sensi di colpa

che al termine delle azioni fanno soffrire fortemente

chi le compie (il senso di colpa, come già chiarito, è

un altro elemento che ben individua la provenienza

spirituale delle azioni). Chi, invece, compie opere

secondo lo stimolo dello Spirito di Dio, trova

appagamento, gioia e pace.

Se il cuore è profumato dal bene, allora è lo Spirito

Santo che lo dirige e ne prosegue le tendenzialità

promuovendo e fortificando la persona per compiere

opere secondo la volontà di Dio.

Pietro invita i Cristiani a resistere al diavolo

facendo il bene ed assicura che il male fuggirà da loro

(1Pietro 5:8 Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, g ira come un leone

ruggente cercando chi possa divorare. 9 Resistetegli stando fermi nella fede, sapendo che le

medesime sofferenze affliggono i vostri fratelli sparsi per il mondo).

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La soluzione sta nel resistere alle provocazioni del

male, volte a creare un ambiente negativo. Evitare le

invidie, le gelosie, le contese, le ire, le

amaritudini, resistere affinché esse non si istallino

nel nostro cuore, significa garantirsi una vera

protezione dalle malignità.

Accogliere lo stimolo dello Spirito Santo e creare nel

cuore un ambiente predisposto al bene, significa far

dominare il Consolatore e vivere il regno di Dio dentro

l'anima e tramite l'intera nostra vita.

Pertanto, va considerato che prima dell'ingresso degli

spiriti nel cuore, in alcuni casi anche in quello del

Cristiano, v'è la fase della stimolazione. Quando essa

è provocata dal male, Pietro e Giacomo consigliano di

resistere e sostituire agli stimoli del male quelli del

bene.

In tale fase si può ricorrere anche ad un metodo

semplice. Esso consiste nel confessare con le labbra

che nel cuore il male sta cercando di istallare la

gelosia, l'invidia, l'amarezza, crucci; dichiarare che

essi sono stimoli diabolici e quindi rifiutarli, nel

nome di Gesù Cristo, oralmente.

Subito dopo dichiarare, sempre oralmente, che si vuole

ricevere nel cuore le quindici caratteristiche della

carità (1 Corinzi 13 - dov'è indicato il carattere

della natura cristiana ovvero la nuova nascita) e

pregare lo Spirito Santo, nel nome di Gesù Cristo ad

essere ripieni della natura Cristiana.

Se questo procedimento viene seguito con tutto il cuore

lo Spirito Santo guiderà la vita di chi lo cerca e lo

invoca.

In sostanza, il procedimento che ogni anima vive appare

il seguente:

1. Stimolo spirituale del bene o del male;

2. Scelta dello stimolo da parte dell'anima;

3. Formazione dell'ambiente del cuore secondo

la scelta degli stimoli;

4. L'ambiente emana un odore particolare e una

luminosità o tenebrosità;

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5. La condizione del cuore fa entrare il tipo di

spiritualità compatibile all'ambiente formato;

6. Il tipo di spirito, che entra sotto forma di

stimolo e cresce psichicamente fino a diventare

una forza in grado di prevalere sulla coscienza,

la mente ed acquisire la capacità di promuovere le

azioni che gli sono adatte;

7. La coscienza dell'uomo, infine, raccoglie i frutti

delle azioni compiute.

Gli stimoli del bene o del male fanno più o meno presa

nell'anima del Cristiano secondo la forza della natura

che prevale. "Simone-Pietro, è il nome col quale

l'Apostolo fu per un tempo chiamato: significa che in

lui erano presenti le due nature, quella umana e quella

cristiana. Anche Giovanni Battista afferma, intorno a

Cristo, come fosse necessario che Gesù crescesse e che

egli stesso diminuisse.

Così, nella coscienza dei cristiani, deve avvenire la

diminuzione della natura umana e la crescita della

natura cristiana. Paolo dichiara ai Corinzi che la loro

natura carnale è ancora forte e che quella cristiana è

ancora piccola tanto da dover dare loro del latte

spirituale (1 Corinzi 3,1-4).

A questo punto interviene la rivelazione biblica per

dire ai Cristiani, in qualunque stadio di crescita si

trovino, che è necessario resistere al diavolo per

farlo fuggire; quindi, rigettare gli stimoli dell'odio,

della gelosia, dell'invidia, dell'amarezza (parte della

loro natura carnale) e facilitare gli aspetti

antitetici che sono quelli della natura cristiana,

indicati come carattere o carità.

Prendere coscienza, resistere al male e favorire il

bene, in una condizione di libertà, agevolerà la

crescita della natura Cristiana che diverrà sempre più

forte e dominante fino a poter tritare satana sotto i

piedi dei credenti(Romani 16,20).

Gloria a Gesù Cristo.

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Esempi chiarificatori alla croce

L’esempio perfetto, per valutare ogni cosa che opera

intorno ai cristiani, è nostro Signore Gesù Cristo

Nella sua vita sono continuamente presenti le due aree

spirituali in opposizione tra loro; il Signore ascolta

e guarda verso quella del bene per replicare sulla

terra la paterna volontà mentre resiste con decisione

alle proposte ed agli stimoli del male che lo inseguono

fino al momento della croce.

Contro il male Egli rispose citando le Sacre Scritture,

fece di esse il motivo della sua missione e visse per

esserne il personale compitore. Per quanti credono in

Lui non c’è consiglio migliore circa il come

contrastare il male e la seduzione che gli è propria.

Nel capitolo 4 di Luca si legge intorno alle tentazioni

rivolte a Gesù Cristo da satana, si comprendono i suoi

metodi, i dubbi che ingenera per invalidare l'opera di

Dio nonché la Santa Parola. Nostro Signore vinse il

confronto citando e mostrando, contro le insidie del

diavolo, le Sacre Scritture (Matteo 4:3 E il tentatore, avvicinatosi, gli

disse: «Se tu sei Figlio d i Dio, ordina che queste pietre diventino pani». 4 Ma egli rispose:

«Sta scritto: "Non di pane soltanto vivrà l'uomo, ma di ogni parola che proviene dalla

bocca di Dio"». 5 Allora il diavolo lo portò con sé nella città santa, lo pose sul pinnacolo

del tempio, 6 e gli disse: «Se tu sei Figlio d i Dio, gettati giù; poiché sta scritto: "Egli darà

ordini ai suoi angeli a tuo riguardo, ed essi ti porteranno sulle loro mani, perché tu non

urti con il piede contro una pietra"». 7 Gesù gli rispose: «È altresì scritto: "Non tentare il

Signore Dio tuo"». 8 Di nuovo il diavolo lo portò con sé sopra un monte altissimo e gli

mostrò tutti i regni del mondo e la loro glo ria, dicendogli: 9 «Tutte queste cose ti darò, se tu

ti prostri e mi adori». 10 Allora Gesù gli disse: «Vattene, Satana, poiché sta scritto: "Adora

il Signore Dio tuo e a Lui solo rendi il culto"»).

L'episodio si conclude con la frase: "Allora il diavolo

finita ogni tentazione si partì da Lui fino ad altra

occasione". In Ebrei al capitolo 4 è scritto che nostro

Signore fu tentato in ogni cosa come noi, ma senza

peccare. Questo dimostra come in ogni tempo del

ministerio pubblico di Gesù il diavolo,

strumentalizzando molte persone, continuò a tentarLo.

Sotto la croce del Golgota si raccolsero in molti, ma

la Bibbia mostra che a parlare attraverso loro era un

solo spirito. I sacerdoti, i farisei, le guardie, il

popolo e lo stesso ladrone parlarono male del Signore

fino a provocarlo tentandolo.

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Gesù prima di essere crocifisso pregò il Padre dicendo:

"Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno".

Questo dimostra che coloro i quali crocifissero il

Signore erano sotto uno spirito che li teneva schiavi

ed incoscienti di ciò che facevano.

Costoro, senza rendersene conto, parlavano pronunciando

il senso delle cose del diavolo; fino all'ultimo

respiro furono usati come strumenti nelle mani del male

per tentare Gesù.

Va comunque precisato che lo Spirito Santo non resta

senza parlare e se c'è uno tra mille che sa mostrare

all'uomo le vie del Signore, Egli è fedele e giusto da

dare la rivelazione della verità ed il premio della

vita eterna.

Intorno alla Sua Santa Persona parlavano due realtà

spirituali, quella del male, attraverso i molti, e

quella del bene, tramite il "buon ladrone".

Anche nella vita degli apostoli si manifestò la grande

opposizione. L'episodio di Paolo alla presenza di Fabio

Festo proconsole romano, Atti 13, mostra come le due

aree spirituali sono presenti davanti alla

testimonianza dell'Evangelo e come le stesse si

combattono fino alla prevalenza del bene o del male,

secondo la scelta delle anime.

In quella circostanza Paolo risponde alle parole

distruttrici di Simone Mago dicendo: "Oh pieno di ogni

frode e di ogni furberia, figlio del diavolo, nemico di

ogni giustizia, non cesserai tu di pervertire le

diritte vie del Signore?"

Infatti, da questi esempi, possiamo rilevare come

l'odio, l'invidia, la gelosia, la maldicenza, l'ira,

l'amaritudine, oltre a predisporre il cuore all'ascolto

ed alla ricezione degli stimoli del male, chiudono la

vista e turano l'udito affinché le persone non si

convertano agli stimoli del bene per ricevere la

guarigione.

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CAPITOLO 4

I fondamenti

L’umanità ha un suo percorso storico mediante il quale

giungere alla meta della gioia eterna; esso ha un

preciso punto di partenza. La corretta conoscenza

dell’origine di tutte le cose permetterà di capire la

direzione verso la quale l’umanità si è incamminata e

la conclusione che raggiungerà. La Genesi e

l’Apocalisse sono i libri che più degli altri ci

portano a conoscere l’inizio e la conclusione, che in

questo capitolo vogliamo vedere e comprendere nel

miglio modo possibile.

Nel principio

Nel principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio, il

Verbo era Dio. Questa è la frase con la quale Giovanni

inizia il suo Evangelo, fatto di eccelse rivelazioni e

conoscenze, che danno vita a coloro che credono.

Simile a questo è l’inizio del libro della Genesi,

dov’è scritto: “... Nel principio Dio creò i cieli e la

terra. ...”. La differenza tra i due inizi sta nel

fatto che la Genesi parla dell’inizio della creazione,

mentre Giovanni parla in primo luogo di Dio in quanto

Verbo, da cui tutto trae origine.

L’argomento primario e fondamentale, quindi, per

Giovanni è Dio, la sua natura, la sua eternità, la sua

necessità di creare. Il prologo dell’Evangelo, nei

primi 18 versetti, rappresenta la sintesi spirituale

dell’intero piano di Dio, dalla creazione alla salvezza

mediante la nuova nascita.

E’ Giovanni che afferma lapidariamente che “... Dio è

amore ... (Giovanni 4:16 Noi abbiamo conosciuto l'amore che Dio ha per noi, e vi abbiamo creduto. Dio è amore; e chi rimane nell'amore rimane in Dio e

Dio rimane in lui.)”. La Scrittura sostiene che, per poter vedere la bontà di

Dio, bisogna prima ascoltare e meditare di che natura

Egli è fatto: (Esodo 34:6 Il SIGNORE passò davanti a lui, e gridò: «Il SIGNORE! il SIGNORE! il Dio misericordioso e pietoso, lento all' ira, ricco in bontà e fedeltà, 7 che conserva la sua bontà fino alla millesima generazione, che perdona l' iniquità, la trasgressione e il peccato ma non terrà il colpevole per innocente; che punisce l'iniquità dei padri sopra i figli e sopra i figli dei figli, fino alla terza e alla quarta generazione!)

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Dio è, dunque, amore e con esso mostra misericordia,

pazienza, temperanza, benignità, fedeltà, perdono. La

sua natura è quanto di meglio un figlio possa

desiderare in suo padre, o un suddito nel suo signore,

o un servo nel suo padrone. Da un tale Padre, che ha

pensieri di bene per i suoi figli e le sue creature in

ogni tempo, non si può ricevere che consolazione e

comprensione nonché soccorso e salvezza per chi lo

riconosce e lo invoca.

Chi lo conosce e lo ascolta ama la vita, chi lo invoca

riceve salvezza, chi si ravvede riceve perdono. Il

rapporto con Lui è fatto di serenità, di certezze, di

sicurezze, di pace, di gioia. Solo abitare un giorno

sulla soglia della sua casa vale più di mille altri

giorni passati altrove.

Nella preghiera sacerdotale il Signore disse: (Giovanni 17:3) Questa è la vita eterna: che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che tu hai

mandato, Gesù Cristo. Per la conoscenza di Dio noi abbiamo la vita e per la conoscenza di Gesù veniamo resi giusti.

La creazione è il primo atto di Amore di Dio in quanto

suo personale bisogno. Egli è amore e crea per amare,

per riempire tutto del suo amore e far godere alle sue

creature le gioie della sua natura. Crea per il bisogno

di altruismo e sta proseguendo nella creazione per

continuare a riempire delle sue ricchezze quanti lo

riconoscono quale egli è (Efesini 1:18 egli illumini gli occhi del vostro cuore, affinché sappiate a quale speranza vi ha chiamati, qual è la ricchezza della gloria della sua eredità che vi riserva tra i santi, 19 e qual è verso di noi, che

crediamo, l' immensità della sua potenza.)

La creazione è, dunque, un’esigenza di Dio per riempire

del suo amore le cose create; questo circuito della

vita scorre nel rispetto assoluto del principio della

libertà.

Dio crea per amore e lascia libere le sue creature di

proseguire il rapporto dell’amore e fare scorrere la

vita: Dio, amore, libertà, vita.

Chi gusta la gioia della vita nella libertà e

nell’amore non ha desiderio di cercare oltre ed altro

perché è appagato.

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La storia della creazione mostra l’ingresso

dell’orgoglio in una creatura, la trasformazione della

sua natura, le azioni conseguenti ed opposte a quelle

dell’amore, la ribellione, la formazione del regno

delle tenebre, in opposizione a quello della luce, il

desiderio di affermare il potere della malvagità in

luogo di quello di Dio, la seduzione, la tentazione e

la perdita del circuito della vita come progetto

satanico.

L’amore di Dio verso la sua creatura, il mondo e la

creazione è così forte e grande da aver trovato un

immediato antidoto per la restaurazione della vita e

del bene contro il male ed il peccato, mediante l’opera

della croce di Gesù Cristo.

In Cristo Gesù l’amore di Dio ha mostrato la sua

dimensione più totale, tanto da rispettare la giustizia

e pagare lui stesso al posto di chi lo ha offeso,

affinché, chiunque crede in Lui e nel suo atto di

amore, non perisca ma abbia la vita eterna nella natura

di Dio, nella famiglia di Dio, in Dio stesso (1Giovanni 3:1 Vedete quale amore ci ha manifestato il Padre, dandoci di essere chiamati figli di Dio! E tali siamo. Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. 2 Carissimi, ora siamo figli di Dio, ma non è stato ancora manifestato ciò che saremo. Sappiamo che quand'egli sarà manifestato saremo simili a lui, perché lo

vedremo com'egli è.) Nessuno può conoscere le cose di Dio se non crede nella

Sua Santa natura, fatta di solo amore, sola luce, solo

bene, sola vita. Conoscere Lui, il solo vero Dio, fa

ricevere, fa conoscere la verità di tutte le cose; è

per questo, dunque, che nessuno si può accostare alla

Bibbia e capirla se non conosce prima Dio nella sua

natura, chiarita dalle Sacre Scritture, secondo quanto

Giovanni indica nel prologo del suo Evangelo.

Conoscere Dio è vita; conoscere tutto attraverso la sua

conoscenza vivifica; conoscere tutto senza la

preliminare conoscenza di Dio produce morte. Tenuto

stabile, quindi, il concetto che Dio è amore, è luce, è

verità, è vita, tutte le conoscenze bibliche si aprono

ad una rivelazione che vivifica chi legge o ascolta ed

anche coloro i quali crederanno nelle parole e nelle

testimonianze di questi.

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Infine, è necessario capire che, quando dalle Scritture

sembra emergere un Dio severo, iroso o quant’altro

simile, è necessario stare attenti e cercare meglio per

trovare, in quelle scritture stesse, la natura

amorevole di Dio; perché, se cerchi con tutto il tuo

cuore, Egli si farà trovare (Geremia 29:13 Voi mi cercherete e mi

troverete, perché mi cercherete con tutto il vostro cuore;). Conosciuta la verità di Dio e la sua natura, è necessario utilizzare

quanto compreso per difendere la sua verità dallo

spirito dell’errore e della confusione. Infatti,

l’iddio di questo secolo sparge pesanti veli di

incredulità sulle menti di coloro che non riconoscono

in ogni cosa che Dio è amore (2Corinzi 4:3 Se il nostro vangelo è ancora velato, è velato per quelli che sono sulla via della perdizione, 4 per gli increduli, ai quali il dio di questo mondo ha accecato le menti, affinché non risplenda loro la luce del vangelo della gloria di Cristo, che è l'immagine di Dio.). Dio ha tanto amato che ha dato il suo unigenito figlio,

affinché chiunque crede in Lui non perisca ma abbia la

vita eterna. Dio è Amore.

Questo è il primo e più grande comandamento: ama il

Signore Iddio tuo con tutto il tuo cuore e con tutta l’

anima tua e con tutta la mente tua. Dio è Amore.

Il secondo comandamento è: ama il tuo prossimo come te

stesso. Dio è amore. Da questi due comandamenti dipende

tutta la legge ed i profeti.Dio è amore.

Alla sua Chiesa il Signore lascia un comandamento

dicendo: “vi do un nuovo comandamento: che vi amiate

gli uni gli altri. Come io vi ho amati anche voi

amatevi gli uni gli altri. Da questo conosceranno tutti

che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per

gli altri”.

Dio è Amore.

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Il peccato

A tal punto appare necessario precisare biblicamente

cos’è il peccato, qual è la sua natura, come opera,

qual è la sua finalità. Dalle Sacre Scritture saranno

citati alcuni versetti, scelti fra i tanti ritenuti

idonei, per fornire risposte attendibili e nel rispetto

dello Spirito che ha ispirato la Bibbia.

Cos’è il peccato.

Nel libro di Giobbe il peccato è inteso come

perversione della giustizia, infatti così sta scritto:

“... avevo peccato, pervertito la giustizia ...”

(Giobbe 33,27). L’apostolo Giuda Iscariota (Matteo

27,4) dice: “...ho peccato, tradendo sangue

innocente...”. L’apostolo Giovanni, nella prima lettera

(3,4) scrive: “... il peccato è la violazione della

legge ...” mentre, (in 5,17) afferma: “... ogni

iniquità è peccato ...”; Nei Proverbi (21,4) si legge:

“... gli occhi alteri sono peccato ...”; in Romani

(14,23) sta scritto: “... quello che non viene dalla

convinzione è peccato ...”; in Giacomo (4,17) troviamo:

“... colui che sa fare il bene e non lo fa commette

peccato ...”.

In sintesi il peccato è:

1. pervertire la giustizia;

2. tradire l’innocente;

3. violare la legge;

4. commettere iniquità;

5. avere occhi alteri;

6. operare senza convinzione del bene;

7. non fare il bene, potendolo fare.

Che natura ha il peccato e come opera.

Fin dalla Genesi (4,7) si trova il modo di operare del

peccato e si ha conoscenza della sua natura: “... se

fai il male il peccato sta spiandoti ...”; in Numeri

(32,23) viene precisato: “... il vostro peccato vi

ritroverà ...”; nel salmo 32,5 è scritto: “... tu hai

perdonato l’iniquità del mio peccato ...”; Giovanni

(8,34) avverte: “... chi commette il peccato è schiavo

del peccato ...”; Romani (5,12): ”... per mezzo di un

uomo il peccato è entrato nel mondo e per mezzo del

peccato la morte ...”; Romani (6,6) : “ ... affinché il

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corpo del peccato fosse annullato ...”; Romani (6,12):

“... il peccato non regni nel vostro corpo ... (13) non

prestate le vostre membra come strumenti al peccato ...

(16) servi del peccato o dell’ubbidienza ... (23) ...

il salario del peccato è la morte ... (7,8) ...il

peccato produsse in me ogni concupiscenza (9) venuta la

legge, il peccato prese vita ... (7,20) non sono io che

lo compio ma il peccato che abita in me ...”; in Ebrei

(3,5) la Scrittura precisa che il peccato, mediante

l’inganno, produce un indurimento; nella stessa lettera

(12,1) è scritto “... il peccato che così facilmente ci

avvolge ..., mentre al successivo versetto 4:” ... non

avete resistito lottando contro al peccato ...”.

Dai versetti citati si evidenzia il seguente riepilogo:

1. il peccato spia chi fa il male ed ha desideri

da rivolgergli;

2. il peccato cerca e trova colui che lo commette;

3. il peccato è un’azione dotata di uno spirito di

iniquità;

4. il peccato rende schiavi coloro che lo

compiono;

5. il peccato è entrato prima nell’uomo e

dall’uomo nel mondo;

6. il peccato ha un corpo dove opera;

7. il peccato è in grado di regnare nel corpo di

chi lo accoglie;

8. il peccato ha bisogno delle membra umane per

operare;

9. l’uomo può essere servo del peccato o

dell’ubbidienza;

10. il peccato compiuto dà il salario della morte;

11. il peccato produce la concupiscenza;

12. il peccato è vivificato dalla legge;

13. le azioni di peccato sono compiute dalla natura

del peccato che abita nell’uomo;

14. il peccato produce l’indurimento del cuore;

15. il peccato avvolge facilmente ogni uomo;

16. il consiglio è di resistere al peccato che

abita nella carne.

Qual è il fine del peccato.

Romani (2,23); “... il salario del peccato è la morte

...”;

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Romani (7,8) “...il peccato produsse in me ogni

concupiscenza...”; in Ebrei (3,5) la Scrittura precisa

che il peccato, mediante l’inganno, produce un

indurimento; nella lettera di Giacomo (1,14) è

descritto il processo di formazione del peccato e la

conclusione che esso tende a raggiungere: “... ognuno è

tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo

adesca. Poi la concupiscenza, avendo concepito,

partorisce il peccato; ed il peccato, quando è

compiuto, produce la morte...”.

Dalle citazioni riportate appare evidente come il

desiderio conclusivo del peccato sia quello di produrre

la morte, mediante il preliminare induramento del cuore

e la formazione della concupiscenza; esso avvolge con

facilità tutti gli uomini, Ebrei (12,1) “... il peccato

che così facilmente ci avvolge ...”, visto che il mondo

intero giace nel maligno (1Giov.5,19).

1. il salario del peccato è la morte;

2. il peccato indurisce il cuore;

3. il peccato produce ogni concupiscenza;

4. la concupiscenza concepisce e partorisce il

peccato;

5. il peccato produce la morte;

6. il peccato avvolge con facilità ogni uomo;

7. il mondo giace immerso nel maligno.

I passi biblici citati servono, inoltre, a trovare i

punti di interazione per osservare i circuiti operativi

del peccato fino a determinare i suoi processi

formativi.

Dinamiche del peccato

Il peccato è biblicamente inteso come una realtà che

vive nell’uomo fin da quando Adamo disubbidì e fu

cacciato dal giardino dell’Eden. Esso fu inserito nel

cuore di Eva mediante le parole del serpente, che

rivestì il ruolo di seduttore e di ingannatore, fino ad

inoculare il seme della disubbidienza. Fu questo seme a

promuovere una decisione ad agire, disubbidendo a Dio,

e fu il cibarsi del frutto dell’albero proibito che

generò l’allontanamento dal giardino.

L’ingresso del peccato nel cuore umano avvenne nel

momento in cui Eva credette alle parole del serpente e

il processo formativo si concluse quando il frutto

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proibito fu consumato; ciò mostra, dunque, che il

peccato ha una fase di concepimento e una di parto,

intermezzate da un periodo più o meno breve di

gestazione.

In Genesi (4,1) troviamo i figli di Adamo impegnati

nella vita quotidiana ad operare il bene ed il male,

fino a portare sul loro volto il riflesso delle azioni,

che rendono il cuore irritato o pacioso ed il volto

abbattuto o gioioso.

Il peccato, oltre che essere diventato una parte della

natura umana, è indicato anche come entità, piena di

torbidi desideri, che spia alla porta del cuore di chi

fa il male, per proseguirne le azioni fino a generare

la morte del prossimo.

Nel citato capitolo esso è considerato come una entità

capace di guardare, osservare, valutare, avvicinarsi;

dotato di aspetti morali negativi, quali quelli che

fortificano le azioni subdole, tanto da farlo spiare;

infine, è mostrato come sia carico di desideri di male

e pieno della volontà di inserirli nella vita di Caino,

per dominarlo e condurlo fino all’omicidio di Abele.

Dio parlò a Caino, rivelandogli la presenza del peccato

intorno alla sua vita e la voglia di dominio che il

peccato stesso nutriva nei confronti di colui che aveva

il volto abbattuto, a motivo di un cuore irritato;

rilevò inoltre la propensione di questa entità esterna

a servirsi del cuore di Caino, per dar corso ai suoi

piani.

I desideri del peccato erano, quindi, rivolti a Caino

per la gelosia che questi manteneva verso Abele,

sebbene non ne avesse ancora premeditato l’omicidio. In

tutto ciò appare evidente come sia il peccato a non

sopportare la condotta di vita di Abele e a volerlo

uccidere; tuttavia lo stesso si trova impotente a causa

della mancanza di uno strumento da utilizzare, finché

non vede in Caino un cuore idoneo a realizzare i suoi

scopi.

Quando il “peccato”, o meglio “lo spirito di peccato”,

si accorse che Caino era irritato verso Abele, per

motivi di gelosia e di invidia, si accostò per spiare

quali erano le potenzialità della sua vittima e per

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implementarle fino ad uccidere Abele, le cui

caratteristiche e potenzialità verso il bene

disturbavano i progetti del regno delle tenebre.

La Parola di Dio non lasciò Caino privo del consiglio,

ma di più non fece, affinché la creatura potesse vivere

in libertà le sue scelte e le conseguenze che esse

producono, onde tornare eventualmente alla fonte del

bene dopo aver assaporato i frutti amari della

disubbidienza.

L’avvertimento di Dio fu infatti quello di dominare il

peccato e contrastare i suoi stimoli. Esso infatti

viene e desidera dominarci, spia per coglierci nelle

nostre debolezze, ci propone i suoi desideri, per

proseguire le nostre tendenzialità; ma a tutto questo

l’uomo può e deve reagire, impedendo ogni tipo di

azione.

L’uomo deve lottare contro le condizioni del suo cuore,

che derivano dalle azioni negative commesse; per questo

deve fare opere di bene e formulare pensieri buoni in

ogni tempo; deve evitare il sospetto del male e non

dare luogo alla riflessione su quanto appartiene alle

tenebre.

Fare il bene scaccia dal cuore le irritazioni dovute

alla gelosia ed all’invidia e promuove la pace ed il

desiderio di altruismo, che permettono di rialzare il

capo fino a contemplare il cielo e con gioia conoscere

che Dio ci ama, ci guarda, ci custodisce, ci protegge e

ci consiglia contro il male, per assecondare il bene

del nostro cuore.

Dominato o dominatore: nel rapporto col peccato non c’è

altra condizione. Tritarlo sotto i nostri piedi o

essere tritati dal peccato è la conclusione della lotta

dell’uomo. Caino fu poco attento al consiglio amorevole

di Dio ed accettò l’identificazione del peccato nelle

sue gelosie ed invidie verso Abele, per diventare

strumento di morte sotto la guida di colui che desidera

dare la morte a chi di più rappresenta il bene.

Il peccato è, dunque, una natura posta nel cuore

dell’uomo che lo spinge all’ira, alle invidie, alle

gelosie, ai sospetti di male ed altro (natura carnale

sorta in Adamo a causa della disubbidienza, e da lui

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trasmessa), ed è anche una entità esterna all’uomo, che

lo osserva e, se ne trova la disponibilità, lo invade

per dominarlo e proseguirne le tendenzialità.

Tuttavia l’uomo, dal momento che possiede il libero

arbitrio, rimane, comunque, totalmente responsabile

delle proprie azioni di bene o di male, che può

scegliere liberamente di realizzare, col consiglio di

Dio, il quale lo invita a fare il bene; se non osserva

il consiglio celeste e prosegue nelle sue logiche di

male, viene osservato, studiato, riempito di desideri a

lui esterni e condotto sotto il controllo del peccato,

che non è riuscito a dominare, fino a compiere azioni

che vanno oltre la sua volontà.

Da ciò si evince un perfido meccanismo involutivo, che

deriva dalle azioni di male e dall’aiuto che esse

trovano nei desideri dello spirito in cui il mondo

giace.

Se l’uomo, dopo aver fatto o pensato il male, non si

riscatta compiendo il bene e pensando positivamente,

subisce l’interesse della forza di peccato che opera

nel mondo, e, se l’accoglie nel suo cuore, ne diventa

schiavo.

Alla fine l’uomo prende coscienza della propria volontà

e ritorna al libero arbitrio solo dopo aver compiuto il

peccato, che è stato concepito in lui.

La sua vita è ormai sporcata, la sua coscienza a fare

il bene è indebolita, il senso di colpa ne assorbe il

succo vitale (Salmo 32,4).

La successiva caduta nelle opere del male sarà più

devastante e insidiosa per l’anima del peccatore,

maggiormente dominata dallo spirito del peccato.

In questa spirale involutiva, che precipita l’anima

verso l’abisso tenebroso,“... un abisso chiama un altro

abisso ... (Salmo 42,7)”; c’è tuttavia una grande

speranza, ossia quella data da Dio e rappresentata

dalla nostra volontà di scelta (libero arbitrio), che

può scattare in ogni momento, anche quando l’anima

sembra ormai irrimediabilmente attanagliata dalle

resistenze oscure.

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E’ fondamentale ricordare che, qualunque sia la

condizione dalla quale il credente invoca Dio e

qualunque sia la sua forza residua, anche minima,

purché sincera e totalmente coinvolgente (come l’obolo

della vedova), il Signore gli risponderà, intervenendo

a liberarlo facilmente e con tutta la sua potenza.

Questo dimostra che, pure nel caso di un credente che

desideri fortemente riscattarsi, la liberazione

completa può subentrare soltanto quando, rinunciando a

raggiungerla con l’impiego delle proprie forze, egli si

arrende a Dio, invocando e glorificando Cristo Gesù.

Caino, nonostante il consiglio divino, fu attratto dal

peccato che lo dominò e lo strumentalizzò. Molti altri

esempi biblici sostengono la debolezza dell’uomo a

reagire contro le forze della malvagità, che insidiano

il cuore. La lotta personale e senza Dio, contro il

potere del peccato, è destinata alla sconfitta.

Lo spirito della malvagità appare, a coloro che

affrontano da soli la lotta, come poteva apparire Golia

ai fratelli di Davide: un gigante invincibile; per

Davide, invece, lo stesso Golia appariva uno sconfitto,

un perdente, visto che lo affrontava non da solo ma con

l’aiuto e nel Nome del vero ed unico Dio.

Il peccato preesiste all’uomo

Nella lettera ai Romani, (5,12 sgg), sta scritto: “...

per mezzo di un uomo il peccato è entrato nel mondo e

per mezzo del peccato la morte ...”. E’ evidente perciò

che, prima della proposta di disubbidienza esercitata

su Eva, il peccato non stava nel giardino e l’intera

creazione terrena ne era libera.

Eva ricevette le parole attraenti e seduttrici dal

serpente in cui abitava lo spirito della ribellione,

dell’opposizione, della menzogna, dell’omicidio, del

voler rubare all’uomo la felicità.

Nello spirito che animava il serpente abitava il

peccato antico e produttore di ogni altro peccato:

l’orgoglio. Se lo spirito del male non avesse trovato

corresponsione in Eva ed Adamo, e questi lo avessero

ostacolato, non ne avessero accettato le proposte, le

logiche e non si fossero lasciati convincere a

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disubbidire, il peccato non sarebbe entrato nel mondo e

con esso la corruzione.

Il seme del peccato albergava in colui che per primo

scelse, in piena coscienza, di prendere il posto di Dio

e sedersi sul suo trono (Isaia 14,14 e II Tessalonicesi

2,4), abbandonando la sua prima dignità e diventando

una stella errante, senza più posto presso Dio e sempre

più deciso a distruggere e screditare l’opera del

Creatore.

Il diavolo

Lo spirito di questo angelo di luce, di questo

cherubino dalle ali distese, ribellandosi, ha cambiato

l’originaria natura di luce in quella opposta e

tenebrosa.

Volendo salire oltre, senza il permesso di Dio, cadde

in basso, percorse la direzione opposta, convertì il

suo percorso esistenziale e divenne distruttore anziché

edificatore, omicida anziché vivificatore, seduttore

anziché salvatore, malvagio anziché amorevole,

ottenebrante anziché illuminante, mendace anziché

verace, conoscitore del male

anziché del bene, stolto anziché sapiente, misterioso

anziché rivelatore ed altro ancora; pertanto, volendo

salire più in alto, lasciò il suo ruolo e non potendo

prendere il posto di Cristo, restò senza una

collocazione nel Regno di Dio.

Allontanatosi, quindi, di sua spontanea volontà dal

compito assegnatogli, nonostante fosse di grande

prestigio, non trovò più una sistemazione nell’ambito

delle cose di Dio; e, lontano dalla Luce che illumina

ogni creatura, perse la sua prima natura, che da

portatrice della luce si trasformò in senza luce, da

piena d’amore in senza amore, da sapiente in senza

sapienza, da intelligente per il bene in intelligente

per il male.

Man mano che si spegneva la luce, questo angelo ribelle

acquistava le caratteristiche opposte a quelle ricevute

dal Creatore; aveva, dunque, subito un processo di

conversione, ossia di caduta. Da angelo del bene

diventò angelo del male e da Lucifero diventò diavolo.

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A motivo del suo atto di orgoglio, perse il rapporto

con Dio, cambiò l’originaria natura e crebbe nella

realtà opposta a quella dei figli di Dio: mutò da luce

in tenebre, da pienezza in vuoto, da elevato in abisso,

da intelligenza del bene in intelligenza del male.

Nella nuova natura, priva di bene, iniziò a utilizzare

l’intelligenza per il male, producendo il primo

progetto di ribellione e portando via dal regno di Dio

la terza parte degli angeli, per costituire il regno

delle tenebre (Atti 26:18 per aprire loro gli occhi, affinché si convertano dalle tenebre alla luce e dal potere di Satana a Dio, e ricevano, per la fede in me, il perdono dei peccati e la loro parte di eredità tra i santificati").

Dall’orgoglio sorto nel cuore di lucifero, dal voler

prendere un posto elevato pari a quello dell’Altissimo,

si è formato per ribellione, ed in opposizione a Dio,

il regno delle tenebre; con una gerarchia al cui

vertice si è posto il diavolo. La sua nuova natura,

opposta a quella nella quale era stato creato, è natura

di disubbidienza, di ribellione, di intelligenza di

male, di malvagità: è, dunque, natura di peccato.

Con questa natura, il ribelle per eccellenza sedusse,

convinse, infettò la terza parte degli angeli e,

avendoli resi tenebrosi e simili a lui, costituì il

potere del male, in opposizione a quello del bene, che

appartiene dall’eternità all’unico e vero Dio.

I dominatori del mondo delle tenebre sono, dunque, in

primo luogo, gli angeli che si ribellarono a Dio sotto

la guida del diavolo, che ne restò il capo.

Ad essi si aggiunsero quanti accettarono le seduzioni

alla disubbidienza e si ribellarono a Dio; anche per

costoro si instaurò nei cuori la natura del peccato,

simile a quella del primo peccatore e, parimenti a

quest’ultimo, anche costoro divennero tenebrosi,

svuotati, senza fede verso Dio, senza amore verso il

prossimo, egoisti, disubbidienti, ribelli ai genitori,

mendaci, velati ed increduli (“figli del diavolo” - Atti 13:10 «O uomo pieno d'ogni frode e d'ogni malizia, figlio del diavolo, nemico di ogni giustizia, non cesserai mai di pervertire le rette vie del Signore? Giovanni

8:44 Voi siete figli del diavolo, che è vostro padre, e volete fare i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin dal principio e non si è attenuto alla verità, perché non c'è verità in lui. Quando dice il falso, parla di quel che è suo perché è bugiardo e padre della menzogna. -)

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I “figli del diavolo” sono tutti coloro che si fanno

guidare dalla natura carnale, che è natura di peccato,

da non confondere con quella terrena (corpo fisico),

che è fisiologica e spiritualmente neutra. (Romani 1 “28 Siccome non si sono curati di conoscere Dio,

Dio li ha abbandonati in balìa della loro mente

perversa sì che facessero ciò che è sconveniente;

29 ricolmi di ogni ingiustizia, malvagità,

cupidigia, malizia; pieni d'invidia, di omicidio, di contesa, di frode, di malignità; 30

calunniatori, maldicenti, abominevoli a Dio,

insolenti, superbi, vanagloriosi, ingegnosi nel

male, ribelli ai genitori, 31 insensati, sleali,

senza affetti naturali, spietati. 32 Essi, pur

conoscendo che secondo i decreti di Dio quelli che

fanno tali cose sono degni di morte, non soltanto

le fanno, ma anche approvano chi le commette.)

L’uomo, da Adamo in poi, nasce con una natura

spirituale di tipo carnale e pertanto destinata

all’ira; in Efesini, (2,1 sgg) sta scritto: “

1 Dio ha vivificato anche voi, voi che eravate

morti nelle vostre colpe e nei vostri peccati, 2

ai quali un tempo vi abbandonaste seguendo

l'andazzo di questo mondo, seguendo il principe

della potenza dell'aria, di quello spirito che

opera oggi negli uomini ribelli.

3 Nel numero dei quali anche noi tutti vivevamo un

tempo, secondo i desideri della nostra carne,

ubbidendo alle voglie della carne e dei nostri

pensieri; ed eravamo per natura figli d'ira, come

gli altri. 4 Ma Dio, che è ricco in misericordia,

per il grande amore con cui ci ha amati, 5 anche

quando eravamo morti nei peccati, ci ha vivificati

con Cristo (è per grazia che siete stati salvati),

6 e ci ha risuscitati con lui e con lui ci ha

fatti sedere nel cielo in Cristo Gesù, 7 per

mostrare nei tempi futuri l'immensa ricchezza

della sua grazia, mediante la bontà che egli ha

avuta per noi in Cristo Gesù. Mentre la natura carnale nasce insita nell’uomo, la

natura del figlio di Dio viene nella nostra realtà

spirituale mediante la fede in Gesù Cristo e nella sua

santa Parola. E’ la natura del figlio di Dio che si

oppone ed è la sola in grado di vincere quella carnale.

Colui che è nato da Dio non pecca ed il maligno non lo

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tocca, così sostiene Giovanni al capitolo cinque della

prima lettera:

“18 Noi sappiamo che chiunque è nato da Dio non

pecca; ma colui che nacque da Dio, Dio lo

protegge, e il maligno non lo tocca. 19 Noi

sappiamo che siamo da Dio, e che tutto il mondo

giace sotto il potere del maligno. 20 Sappiamo

pure che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato

intelligenza per conoscere colui che è il Vero; e

noi siamo in colui che è il Vero, cioè, nel suo

Figlio Gesù Cristo. Egli è il vero Dio e la vita

eterna. 21 Figlioli, guardatevi dagl'idoli.

Tutto appare chiaro quando si riconoscono gli elementi

sui quali si fonda l’essere umano. Nei citati versetti

è indicata la natura del figlio di Dio, che non pecca e

non può essere toccata dal maligno, ovvero non può

essere portata mai nell’intelligenza del male.

Quanti rinascono nella natura spirituale di Gesù Cristo

possono inserire in essa l’anima loro ed essere

preservati dagli stimoli del male: i loro pensieri sono

di bene in ogni tempo. I cristiani incauti, che

scelgono di camminare ora nella natura del figlio di

Dio ed ora in quella carnale, entrano spesso in

confusione, per giungere in alcuni casi anche alla

resa, abbandonando la fede.

La natura carnale o quella Spirituale sono alimentate

dalle opere del male o del bene. Pertanto, se un

credente si adopera contro la volontà di Dio, la sua

natura carnale cresce e quella spirituale resta

piccola, con tutte le conseguenze che da ciò possono

derivare.

Diversamente, quando nella vita quotidiana viene fatta

la volontà di Dio, cresce la natura del figlio di Dio e

diminuisce quella carnale. In riferimento e

chiarificazione a quanto stiamo esaminando, il Signore

ha detto (Giovanni 4,32 sgg):

“32 ... «Io ho un cibo da mangiare che voi non

conoscete». 33 Perciò i discepoli si dicevano gli

uni gli altri: «Forse qualcuno gli ha portato da mangiare?» 34 Gesù disse loro: «Il mio cibo è far

la volontà di colui che mi ha mandato, e compiere

l'opera sua.

Questo è il cibo, dunque, che fa crescere nel credente

la natura del figlio di Dio, mentre, nello stesso

tempo, fa avvizzire la natura carnale. Del resto

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ricordiamo ciò che Dio disse a Caino quando lo vide col

volto irritato ed abbattuto (Genesi 3,6 in poi):

“6 ... «Perché sei irritato? e perché hai il volto

abbattuto? 7 Se agisci bene, non rialzerai il

volto? Ma se agisci male, il peccato sta spiandoti

alla porta, e i suoi desideri sono rivolti contro

di te; ma tu dominalo!» 8 Un giorno Caino parlava

con suo fratello Abele e, trovandosi nei campi,

Caino si avventò contro Abele, suo fratello, e

l'uccise.

Caino non ha saputo dominare il peccato e per

conseguenza ne è stato dominato, cedendo all’istinto

assassino. Agire bene o agire male ci rende capaci di

alzare il capo o abbassarlo, guardare al cielo o

guardare per terra. Se questa regola funziona per

l’uomo senza la nuova nascita, ancor di più vale per i

credenti in Cristo, i quali, per mezzo di Lui,

possiedono una natura nuova e la fanno crescere fino a

renderla così grande e forte da tritare sotto i loro

piedi quella carnale.

(Romani 16:20 Il Dio della pace stritolerà presto

Satana sotto i vostri piedi. La grazia del Signore

nostro Gesù Cristo sia con voi.). Il libero arbitrio, quindi, non sta solo nello

scegliere o meno la Parola dell’Evangelo e nascere di

nuovo: cosa che avviene una sola volta, ma nello

scegliere quotidianamente di fare la volontà di Dio e

rinunciare alle opere del male, visto che quelle del

bene fanno crescere l’uomo interiore, che va

rinnovandosi ad immagine e somiglianza di Gesù Cristo.

La vita di fede e la crescita delle opere del bene

dipendono sempre dalla libera scelta del credente, che

costruisce, con le azioni quotidiane, il suo futuro e

la sua benedizione e prosperità, nonché entra in una

maggiore conoscenza, rivelazione e libertà

nell’intelligenza del bene.

Privare il peccato dell’apporto umano è il compito dei

credenti nati di nuovo. Lo spirito del peccato,

infatti, senza l’astuzia del serpente, non avrebbe

potuto agire; neppure può agire oggi se l’uomo si

converte al bene e decide di affidare il suo corpo e le

sue membra a fare la volontà di Dio; l’apostolo Pietro,

nella prima lettera (4,1 sgg) scrive:

“1 Poiché dunque Cristo ha sofferto nella carne,

anche voi armatevi dello stesso pensiero, che,

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cioè, colui che ha sofferto nella carne rinuncia

al peccato, 2 per consacrare il tempo che gli

resta da vivere nella carne, non più alle passioni

degli uomini, ma alla volontà di Dio. 3 Basta con

il tempo trascorso a soddisfare la volontà dei

pagani vivendo nelle dissolutezze, nelle passioni,

nelle ubriachezze, nelle orge, nelle gozzoviglie, e nelle illecite pratiche idolatriche. 4 Per

questo trovano strano che voi non corriate con

loro agli stessi eccessi di dissolutezza e parlano

male di voi.”

Anche l’apostolo Paolo nella lettera agli Efesini (2,3)

scrive:

“3 Nel numero dei quali anche noi tutti vivevamo

un tempo, secondo i desideri della nostra carne,

ubbidendo alle voglie della carne e dei nostri

pensieri; ed eravamo per natura figli d'ira, come

gli altri.

Pertanto, se un tempo siamo vissuti ubbidendo ai

desideri della carne ed avevamo prestato le nostre

membra a fare le opere del male, è giunto il tempo che

ci adoperiamo e prestiamo le nostre membra terrene ad

eseguire la volontà di Dio.

Il peccato produce la concupiscenza (Romani 7,8 “..il

peccato produsse in me ogni concupiscenza ..”) e la

concupiscenza attrae, adesca, concepisce e partorisce

altro peccato, il quale, una volta compiuto, produce la

morte. Questo meccanismo spirituale conduce in una

spirale di male, che opera in un crescendo continuo

fino a stroncare la vita di chi ne è vittima; l’unica

possibilità di uscire da essa(che dalla concupiscenza

giunge al peccato, che uccide e fornisce all’anima

stimoli di ulteriore concupiscenza, più forte e

devastante), è nascere di nuovo dentro, e far dimorare

la propria anima nella natura del figlio di Dio.

Nessun uomo, avvalendosi unicamente della propria

volontà, può liberarsi dalla natura carnale, tranne

quanti, nati nella natura spirituale di Gesù Cristo,

possono scegliere di dimorare in quest’ultima, per non

essere più ingannati dalla prima natura.

Non invano il Signore rispose a Nicodemo, anziano

dottore del Sinedrio, quando gli indicò la nuova

nascita come risposta e soluzione a tutti i problemi

dell’uomo (Giovanni 3,1 sgg).

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CAPITOLO 5

Analisi degli elementi spirituali.

I due regni

I due regni sono, ormai, ben distinti ed operano uno in

opposizione all’altro:luce o tenebre, amore o odio,

verità o menzogna, vita o morte.

Il regno delle tenebre cerca di annullare quello della

luce mediante l’aiuto di uomini che lasciano il loro

cuore offuscato dai sentimenti peggiori e dalle

passioni ingannatrici, stimolate dalla carne: sospetti

di male, ire, invidie, gelosie, maldicenze ed altro.

La Bibbia sostiene che il mondo giace nello spirito del

maligno e per tale motivo ogni qual volta sorge un

servo della luce viene perseguitato dai servi delle

tenebre senza che esista una ragione (Giovanni 15:18 «Se il

mondo vi odia, sapete bene che prima d i voi ha odiato me. 19 Se foste del mondo, il mondo

amerebbe quello che è suo; poiché non siete del mondo, ma io ho scelto voi in mezzo al

mondo, perciò il mondo vi odia. 20 Ricordatevi della parola che vi ho detta: "Il servo non è

più grande del suo signore". Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno

osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. 21 Ma tutto questo ve lo faranno a

causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato.).

Infatti, quando l'uomo appartiene a Gesù, ed ancor di

più quando parla delle cose inerenti il Regno di Dio,

sorgono intorno a lui due aree spirituali, una della

luce e l'altra delle tenebre.

Questo ambiente, in cui parlano le due voci, due

indirizzi opposti, due spiriti diversi, è lo stesso nel

quale è vissuto nostro Signore.

Gli Evangeli ne spiegano con cura i particolari, nonché

il modo con cui il Signore ha saputo operare, fino a

distruggere l'area del male ed affermare quello del

bene, mediante la Parola, i Suoi fatti ed il Suo vivere

costantemente nel bene.

Del resto, quando una persona non ha conosciuto il

Signore né vuole aver a che fare con le cose di Gesù,

il problema delle due aree spirituali, in opposizione

fra loro, non si pone, considerato che continua ad

esistere solo un'area, ossia quella negativa, nella

quale il mondo si trova immerso (1 Giovanni 5,19).

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Nella condizione delle sole tenebre parla l'unico

spirito che le governa, perciò non c'è contraddizione,

ma un solo indirizzo essenziale. La diversità dei

particolari e delle situazioni specifiche mostra la sua

pluralità di eventi e fatti, in alcuni casi opposti fra

loro, ma colorati sempre delle stesse finalità a

sostegno dell’anticristianesimo.

Viceversa, la presenza di Gesù, e delle cose inerenti

il suo Regno, stabilisce il confronto delle due realtà

e l'uomo diventa l'arbitro, la porta attraverso cui

passerà nel mondo il male o il bene.

Con Gesù Cristo l'uomo è entrato nella possibilità di

scegliere tra il potere di satana e quello di Dio, tra

la luce e le tenebre (Atti 26,17). Egli, in questa

nuova condizione, spesso si smarrisce e con difficoltà

ne coglie il lato positivo, che consiste nella grande

possibilità di essere una nuova creatura, capace di far

splendere la luce di Dio in mezzo all'oscurità.

Le forze spirituali della malvagità promuovono

costantemente la grande opposizione contro Gesù Cristo,

contro il Regno di Dio, contro i Cristiani ed anche

contro i progetti che innalzano il buon nome del nostro

unico Signore e Padrone Cristo Gesù.

Taluni credono che gli oppositori a Cristo siano

soltanto i non Cristiani, mentre la Bibbia sostiene che

il contrasto viene dai cuori ottenebrati, ovvero da

condizioni che sono spiegate in precisi passi delle

Scritture e dalle quali anche i Cristiani possono

essere, in qualche modo, intaccati.

Le tenebre erano nel cuore di Giuda quando criticava lo

spargimento dell'olio profumato sul capo del Signore.

Anche l'apostolo Pietro, del resto, aveva il cuore

ottenebrato quando si oppose al piano di Gesù.

Fu l'apostolo Paolo a segnalare e spiegare questo tipo

di spirito, presente anche in alcuni Cristiani.

Infatti, avversarono il suo ministerio poiché il loro

cuore era stato preso da sentimenti fortemente critici

nei confronti dei progetti dell’Apostolo.

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Lo Spirito Santo, nelle lettere del Nuovo Testamento,

raccomanda a tutti i Cristiani di mantenere un ambiente

del cuore favorevole al bene (Proverbi 4, 23) e di

resistere contro la voce del male.

Gli Apostoli consigliano di avere un cuore privo di

gelosie, invidie, contese, ire, maldicenze,

amaritudini. Questi elementi non possono essere

classificati come fatti, essendo solo delle

predisposizioni per le opere del male, ma possono

essere tuttavia considerati come un vero e proprio

terreno di coltura dove attecchiranno inevitabilmente

gli alberi del male, che produrranno frutti

conseguenti.

Coloro che lasciano albergare nel loro cuore simili

sentimenti di negatività, finiranno col produrre opere

di male e col far respirare attraverso di loro il

diavolo e gli spiriti maligni che lo servono.

Il Cristiano, quindi, rispetto agli altri uomini ha il

considerevole vantaggio di conoscere il bene e

sceglierlo, facendo parlare per tramite lo Spirito

dell'amore, della verità e della giustizia.

Quando l'uomo non cristiano si predispone a mantenere

il cuore lontano dal male, avrà la chiamata alla grazia

e alla rivelazione della Parola (Giovanni 6,42),

riceverà così lo Spirito di Cristo e se continuerà a

mantenere il cuore nel bene farà sgorgare dalla sua

bocca la Parola della vita.

Purtroppo, se il Cristiano persiste negli stimoli del

male, perderà sempre la rivelazione e la sua vista ed

il suo udito si discosteranno progressivamente dalle

cose del Regno, fino a perderne il contatto (Matteo

13,14).

Creare un ambiente del cuore per lo Spirito del bene,

permette di udire la Parola di Dio e di vedere la

volontà del Padre, fino a sentire sempre meno la

provocazione del male e dei sentimenti negativi che lo

vorrebbero riempire.

Cresce, così, nel cristiano obbediente, la sintonia con

la voce del Signore per esserne sulla terra il fedele

artefice. Diversamente, per quanti hanno nel cuore

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invidia amara, gelosia (sentimenti che Giacomo

classifica come terreni, carnali e diabolici),

aumenterà la sintonia con gli spiriti della malvagità;

tali persone ne accoglieranno conseguentemente le

provocazioni, le menzogne, fino a credere in loro

interamente e a diventare gli esecutori di quelle

malvagie macchinazioni.

E', dunque, chiaro che i pensieri sono il prodotto di

uno spirito che abita nel cuore, ma ancor prima c'è la

preparazione del cuore stesso che dipende dalla volontà

dell'anima; questa, innanzi tutto, sceglie di ascoltare

e di seguire gli stimoli che provengono dalle

dimensioni del bene o del male.

Le azioni, ovvero i frutti, sono la parte terminale

dell'intero procedimento; spesse volte non possono non

essere compiute, considerata la forte pressione

raggiunta nel cuore a motivo della lunga e cosciente

preparazione. Infatti le forze del male riescono a

condizionare l'anima ad un punto tale da renderla

interamente assuefatta alla sua volontà.

Nella lettera di Giacomo, infatti, al capitolo uno,

versetti 13,14,15, sta scritto: " Nessuno quando è

tentato dica: Sono tentato da Dio; perché Dio non può

essere tentato dal male, ed egli stesso non tenta

nessuno; invece ognuno è tentato dalla propria

concupiscenza che lo attrae e lo seduce. Poi la

concupiscenza, quando ha concepito, partorisce il

peccato e il peccato quando è compiuto produce la

morte”.

Lo stimolo, proveniente dalle aree spirituali, quando

viene accolto crea l'ambiente sentimentale del cuore;

pertanto, se è di natura malefica, svilupperà la pianta

della concupiscenza (elemento negativo della spinta

egoistica). Giacomo, perciò, sostiene che non è mai Dio

(come vorrebbero fare intendere le forze del male) ma è

la concupiscenza a generare la tentazione, che a sua

volta attrae e seduce l'anima.

La concupiscenza, mediante il consenso ed il

coinvolgimento della volontà concepisce il peccato

ovvero l’opera che offende la volontà di Dio. Essa lo

forma e l’organizza nel pensiero; lo tiene in

gestazione nella mente dell’uomo e, una volta che è

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fortemente desiderato, voluto e progettato come azione,

viene partorito; esce, quindi, dalla dimensione di idea

e inizia a svolgere il suo compito ed a sviluppare i

suoi primi ed elementari fatti. Dopo un tale avviamento

giunge, in tempi più o meno brevi, al completamento di

essi, producendo la morte.

In particolare tale morte si deve intendere come

distruzione del rapporto con la vita e con Dio, sia a

livello spirituale che animico ed in ultima analisi

perfino fisico (visto che l'ultimo scopo dello spirito

del male è quello di distruggere ciò che Dio ama

creare, ovvero la vita).

La morte si invera nel compimento del peccato e tocca

tre soggetti: chi produce il peccato; chi lo subisce;

chi osserva l'azione del peccato e si scandalizza.

In sintesi questo processo interessato dallo stimolo

del male, che crea l'ambiente negativo del cuore,

quando è condiviso dalla volontà, genera la

concupiscenza. Il male a tal punto è passato dalla

dimensione di stimolo esterno, quindi realtà

spirituale, ad una prima incarnazione, assumendo,

mediante la volontà dell'uomo, una soggettivizzazione

in grado di creare attrazioni e promuovere seduzioni,

divenendo così come una realtà dotata di una forza ed

energia psichica.

Lo stimolo incarnato (stimolo spirituale), diventato

concupiscenza (ossia forza in crescita), ottiene uno

sviluppo tale da riuscire a promuovere il concepimento,

del suo seme di peccato, nell'animo umano. Il peccato

cresce nel grembo della volontà e della coscienza fino

a promuovere un desiderio forte e divenire, azione e

fatto.

Il principale momento di commutazione dalla realtà

spirituale a quella psichica, appartenente al soggetto

che lo ha accolto, può essere individuato attraverso i

termini, che Giacomo usa, ossia “concepisce” e

“partorisce”; essi paragonano il procedimento della

tentazione ad un vero e proprio innesco di concepimento

per giungere ad un parto tramite una regolare

gestazione.

Lo stimolo spirituale dal concepimento al parto, nel

corso della fase della gestazione acquista una propria

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fisionomia ed individualità fino a divenire azione e

fatto reale.

Sembra che le pulsioni prodotte dalla tentazione,

mediante la concupiscenza, il concepimento, il parto ed

il compimento, spesso acquistano una propria carica

psichica così forte da prevalere sulla volontà

dell’individuo; questi, pur volendo evitare il

compimento del peccato, non riesce ad evitarlo e ne

pratica il desiderio con azioni di peccato.

Giunti a tali comprensioni possiamo sostenere che lo

stimolo ( o insieme di più stimoli) proviene da un

preciso regno spirituale e porta con sè la volontà e le

caratteristiche della potestà che lo governa.

Un cuore dove gli stimoli del peccato crescono è

privato dal succo vitale (Salmo 32) e la stanchezza di

resistere al male cresce sempre di più fino ad

abbandonarsi alla corrente della negatività.

Il salmo ricordato parla di un uomo coraggioso che non

si abbandona alla corrente del male, ma resistendo ad

essa, pratica l’unica azione in grado di vincerlo,

unitamente allo spirito dell’iniquità, nel momento che

confessa a Dio la trasgressione.

Il soggetto che accoglie gli stimoli del male nel suo

cuore non è cosciente della forza di crescita che essi

hanno e si accorge di ciò solo nel momento in cui vede

e sente la sua volontà vinta e le sue energie disperse.

Se tutti conoscessero il pericolo che posseggono gli

stimoli del peccato eviterebbero di farli entrare nel

cuore e si purificherebbero da essi continuamente

(Proverbi cap. 4,23).

La parte buona della volontà umana si presenta sempre

più piccola e debole in chi accoglie gli stimoli del

male; essa, comunque, finché l'uomo vive mai verrà meno

interamente ed è proprio su questo lucignolo fumante

che il Signore opera l’azione della salvezza e della

nuova nascita.

Gli stimoli buoni, quando sono raccolti dall'anima e

creduti col cuore, sono potenti a debellare in maniera

assoluta e definitiva quelli del male. Il vero problema

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si verifica quando le persone credono con riserva e non

danno mai interamente il cuore al Signore. In questa

condizione gli stimoli non crescono, hanno le radici

esposte, sono affogati dalle erbacce e mangiati dagli

uccelli.

E' chiaro che l'uomo volendo restare libero dalla

schiavitù del male deve (perché può) intervenire in

ogni momento a distruggere il processo di gestazione

psichica (non fisica) degli stimoli.

Parimenti a quanto avviene col concepimento della

tentazione che produce la morte, lo stimolo di Dio

divenuto azione cristiana produce la vita per chi lo

compie, chi lo riceve e chi lo approva.

Infatti, quando l'individuo riesce a rilevare con

immediatezza l'invasione e la crescita di queste

"piante mortali" ed a liberare il terreno del cuore,

prima libera il suo spirito dalla morte e poi anche

l'anima sua dalla contaminazione.

L'Evangelo di Gesù Cristo è il solo annuncio di

vittoria contro queste forze del male; esso spiega ogni

elemento necessario per rilevarle, fornendo la potenza

per distruggerle e liberare l'uomo dalla schiavitù.

Gesù Cristo (sia sempre gloria al suo santo Nome) ha

fatto già, morendo sulla croce, tutto il necessario per

la vittoria degli uomini che credono in Lui, contro le

forze spirituali della malvagità.

Ma l'uomo accetterà la Sua proposta di salvezza?

Quanti credono sono testimoni della sua potenza e

vittoria sul regno delle tenebre e sul suo re.

Quanto detto mostra come gli stimoli negativi operanti

su sentimenti come la gelosia, l'odio, l'invidia,

l'ira, l'amaritudine, la contesa diventano una forza in

grado di riuscire a controllare la volontà stessa

dell'individuo e renderlo, di fatto, schiavo.

Tale mortale condizione, sebbene appaia forte, non è

mai in grado di contrastare la potenza del Regno di

Gesù, capace in un sol momento di annullare la

schiavitù e dare al peccatore la libertà dei figli di

Dio.

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E' bene ripetere che ciò avviene quando si crede senza

riserve che Egli è morto sulla croce per noi e che il

suo sacrificio è valso compiutamente a pagare tutti i

nostri peccati, dei quali poi non viene chiesto alcun

debito

In conclusione, la Bibbia chiede all'uomo d'essere

cosciente di tale procedimento di morte ed invita tutti

a fermare la manifestazione del peccato. In altre

parole chiede di impedire il suo concepimento ovvero la

sua affermazione nell'anima oppure di abortire la sua

gestazione, o, infine, di ucciderlo prima che giunga a

produrre quella morte che desidera portare all'umanità.

Un caso illuminante: storia di Caino.

Lo svolgimento del nostro studio torna a passare dal

capitolo quattro del libro della Genesi dove il Signore

al versetto 6, parla a Caino e dice:

“Perché sei irritato e perché il tuo volto è

abbattuto? Se fai il bene non rialzerai tu il

volto? Ma se fai male il peccato sta spiandoti

alla porta ed i suoi desideri sono volti a te; ma

tu lo devi dominare!”.

Il dialogo tra Dio e Caino e la posizione spirituale

del peccato alla porta del suo cuore, dimostrano come

il modello evidenziato appare accreditato sempre più

dalle Sacre Scritture.

Caino ha già un cuore condizionato dai suoi

convincimenti, convinto nelle sue posizioni dai fatti

esterni e dai rapporti con Abele e, per questo,

polarizzato verso l’invidia e la gelosia. Tali

condizioni della sua anima si riflettono sul suo volto

con i segni dell’irritazione e della tenebrosità.

Dio interviene, dunque, esclusivamente su uno stato di

fatto, vede il negativo posizionamento di Caino verso

il fratello e manda a lui la sua Parola ed il suo

consiglio.

Il cuore di Caino per le condizioni in cui si è

posizionato riceve sia l’interesse di Dio, sia quello

del peccato.

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Il cuore di Abele, dove c’è la luce del bene, che si

riflette anche sul volto, è e resta nella pace senza

alcun attacco diabolico. In quest’ultimo caso, il

peccato e le forze del male non possono intaccare la

luce; per colpire Abele deve utilizzare Caino e la sua

predisposizione del cuore, toccato ormai dall’invidia e

dalla gelosia.

I Cristiani che sanno vivere nel bene non possono

essere toccati dal male direttamente, neppure con

stimoli spirituali. Il male in questi casi può stare

nascosto e governare i cuori degli individui

ottenebrati dai sentimenti negativi e servirsi di

questi soggetti per recare del male ai buoni ed ai

giusti, cioè a quelli che fanno la volontà di Dio.

Dio interviene su Caino e non su Abele; Egli opera per

salvare chi corre il pericolo dell’aggressione

diabolica e non per violare in senso alcuno la libertà

di chi sa fare il bene. Così, chi fa il bene è libero

in tutte le sue scelte ed è il solo che può auto

determinarsi.

Dio invita Caino a non accettare gli stimoli del male

che ha deciso di lanciare il suo attacco per il dominio

della sua vita e del suo cuore, ormai ottenebrato dalle

passioni negative e dai personali desideri di morte

nutriti contro il giusto.

Il cuore che rifiuta il male , per ubbidienza alla

Parola salvifica di Dio, diventa oggetto dell’amore di

Dio e terreno utile per la coltivazione delle piante

dai frutti buoni. In tali circostanze, la persona sente

di seguire la voce di Dio ed è cosciente che

l’ubbidienza a quella diabolica del peccato lo renderà

schiavo ed operatore-vittima delle sue tragiche

strategie.

Caino, purtroppo, a parità di stimoli, ricusa il bene

ed accetta il male. Il peccato cresce in lui e lo rende

strumento di morte per il fratello. Tale azione lo fa

disperare, ne teme le conseguenze, scappa e diventa “un

senza terra”, viene privato delle sue cose e riceve la

responsabilità per quello che ha fatto. Egli stesso

arriva a dichiarare che il suo peso, a motivo

dell’uccisione del fratello, è troppo grande.

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Dio ascolta sempre la voce della disperazione e del

bisogno, in questo caso anche il grido dell’omicida,

ovvero la preghiera indiretta di Caino; Egli non resta

disinteressato, ma manda la sua Parola e protegge il

peccatore dalla morte. Bene e male intervengono sul

cuore, che prima o poi, sceglierà una delle due realtà

e diventerà artefice di un regno spirituale. Tuttavia,

l’amore di Dio si riserva sempre di soccorrere il reo

in ogni tempo se viene invocato, qualunque sia la

scelta fatta, la condizione ed il peccato commesso.

La luce che Gesù è venuto a portare, è una luce

soprannaturale che ha il potere di dileguare e

dissipare le tenebre, che cercano di annidarsi nel

cuore di ogni uomo, per poi impossessarsene

completamente. Chi ha dato il suo cuore a Gesù, è

figlio di luce ed ha conosciuto quella libertà (che

solo Gesù può dare): libertà dalla schiavitù del

peccato, dalle tenebre, dal vuoto, dall’abisso.

Noi, in quanto figli di Gesù, che è amore, libertà,

luce, siamo chiamati a gustare tutto questo; Gesù non

impone ma propone, Egli indica la via: perché Egli è la

Via; sta a noi accettare di essere inondati dalla Sua

luce, di seguire le Sue vie, che portano alla pace e

alla gioia ineffabile: cose che il mondo non conosce e

che non potrà mai dare.

Anche a Caino fu data la possibilità di scegliere.

La posizione del suo cuore era altalenante, il suo

volto truce, triste, rivelava un desiderio di male;

basti pensare, anche solo per un momento, ad Abele,

l’alter ego di Caino, il lato buono: in lui la vita ed

il volto riflettevano quella pace e quella gioia che

solo il Regno di Dio può dare.

Abele non necessitava di essere stimolato a fare il

bene, era libero, poteva scegliere e far ciò che

desiderava e nulla contava per Lui più del vivere in

armonia col suo Dio, con la sua stessa persona e con la

creazione che gli stava intorno.

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I veri nemici

Nell’evangelo di Luca, al capitolo 1, dal versetto 68

in poi, è scritto:

“Benedetto sia il Signore, l’Iddio d’Israele

perché ha visitato e redento il suo popolo,

suscitando per noi una salvezza potente nella casa

di Davide suo servo”.

La salvezza sarà data per mano di un salvatore che

verrà da Sion secondo le profezie; pertanto la

Scrittura così continua:

“ … salvezza dai nostri nemici e dalle mani di

quanti ci odiano. Così Egli ha concesso

misericordia ai nostri padri e si è ricordato

della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad

Abramo, nostro padre, di concederci, che liberati

dalle mani dei nemici gli potessimo servire senza

timore, in integrità e giustizia, ogni giorno

della nostra vita”.

Attraverso quanto abbiamo meditato e scritto, in questo

studio, possiamo comprendere la natura dei nostri

nemici e di quelli che ci odiano.

Questi, sostiene la lettera agli Efesini, capitolo 6,

non sono entità fatte da carne e sangue, bensì forze

spirituali della malvagità, nemici che ci tengono nelle

loro mani e ci impediscono di fare la volontà di Dio.

Anche queste ultime precisazioni rendono più chiara la

natura spirituale e malvagia dei nostri nemici, nonché

delle loro finalità e desideri.

La promessa della liberazione dai nemici spirituali,

che tengono nelle loro mani il popolo santo fino ad

impedirgli di fare la volontà di Dio, è inverata da

Gesù Cristo stesso. Il popolo, sebbene di Dio, può

essere impedito e portato a compiere azioni

disapprovate dal Signore, poiché reso prigioniero da

questi perfidi nemici che sono entità che non hanno

sangue e carne (Efesini 6:12 il nostro combattimento infatti non è contro sangue

e carne ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di

tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti.);

spiriti che incutono paura, con ogni mezzo possibile, e

sviliscono la fede dei credenti fino a scollegarla

dalla Verità contenuta nelle Sacre Scritture.

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Dio ben sa come stanno e si possono sviluppare le cose

e, in ogni circostanza, ha il suo rimedio. In questo

casi si servirà del Salvatore: l’unico nel quale c’è

salvezza, per sciogliere il Suo popolo, che lo invoca e

lo sa riconoscere, rendendolo libero di fare la volontà

dell’unico Signore e Padrone, e di praticare

quotidianamente azioni integre e giuste.

Il liberatore continua a venire da Sion, continua a

venire dalla sposa di Cristo, ovvero la sua santa

Chiesa.

Pertanto, dove c’è Chiesa c’è libertà dai nemici e da

quelli che ci odiano; dove c’è Chiesa c’è la potenza

operatrice della volontà di Dio, con tutti i suoi

effetti di vita eterna, di miracoli, di Spirito Santo e

conseguente pace, gioia e giustizia.

Cosa è la nuova nascita

Nel corso del presente studio ci siamo posti il quesito

riguardante la nuova nascita e ci siamo proposti di

rispondere secondo quanto indicatoci dal Signore Gesù

Cristo; ci prefiggiamo inoltre di sapere se l’argomento

debba essere inteso a livello metaforico o come un

reale concepimento di una nuova natura, simile a quella

di Gesù Cristo, nel nostro seno, ovvero nel nostro

cuore.

La tesi che ritiene l’argomento come metafora, vuole

dimostrare che nessuna nuova natura nasce e cresce nei

cristiani, ma in loro si manifesta solo un modo di

vivere in ubbidienza alle Sacre Scritture ferma

restando la loro realtà dell’essere.

Per comprendere meglio questo concetto è necessario

riferirci a tutti i chiarimenti forniti in merito dalla

Bibbia: i versetti ritenuti utili sono i seguenti:

Giovanni 1:9 La vera luce che illumina ogni uomo stava venendo nel mondo. 10

Eg li era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, ma il mondo non l'ha

conosciuto. 11 È venuto in casa sua e i suoi non l'hanno ricevuto; 12 ma a tutti

quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventar figli d i Dio : a quelli,

cioè, che credono nel suo nome; 13 i quali non sono nati da sangue, né da volontà

di carne, né da volontà d'uomo, ma sono nati da Dio.

Giovanni 3:3 Gesù gli rispose: «In verità, in verità ti d ico che se uno non è nato di

nuovo non può vedere il regno di Dio». 4 Nicodemo gli disse: «Come può un

uomo nascere quando è già vecchio? Può egli entrare una seconda volta nel

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grembo di sua madre e nascere?» 5 Gesù rispose: «In verità, in verità ti dico che se

uno non è nato d'acqua e di Sp irito, non può entrare nel regno di Dio. 6 Quello che

è nato dalla carne, è carne; e quello che è nato dallo Sp irito, è spirito.

Galati 6:15 Infatti, tanto la circoncisone che l'incirconcisione non sono nulla;

quello che importa è l'essere una nuova creatura.

Efesini 2:14 Lui, infatti, è la nostra pace; lui che dei due popoli ne ha fatto uno

solo e ha abbattuto il muro di separazione abolendo nel suo corpo terreno la causa

dell'inimicizia, 15 la legge fatta di comandamenti in forma di p recetti, per creare in

sé stesso, dei due, un solo uomo nuovo facendo la pace; Efesini 4:22 avete

imparato per quanto concerne la vostra condotta di prima a spogliarvi del vecchio

uomo che si corrompe seguendo le passioni ingannatrici; 23 a essere invece

rinnovati nello spirito della vostra mente 24 e a rivestire l'uomo nuovo che è creato

a immagine di Dio nella g iustizia e nella santità che procedono dalla verità.

Colossesi 3:9 Non mentite gli uni agli altri, perché v i siete spogliati dell'uomo

vecchio con le sue opere 10 e vi siete rivestiti del nuovo, che si va rinnovando in

conoscenza a immagine di co lui che l'ha creato.

Giovanni 16:21 La donna, quando partorisce, prova dolore, perché è venuta la sua

ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell'angoscia per la

gioia che sia venuta al mondo una creatura umana. 22 Così anche voi siete ora nel

dolore; ma io v i vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi toglierà

la vostra gioia.

2Corinzi 5:17 Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose

vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove.

1Pietro 1:23 perché siete stati rigenerati non da seme corruttibile, ma

incorruttibile, cioè mediante la parola vivente e permanente di Dio.

Giacomo 1:18 Eg li ha voluto generarci secondo la sua volontà mediante la parola

di verità, affinché in qualche modo siamo le primizie delle sue creature.

1Giovanni 5:18 Noi sappiamo che chiunque è nato da Dio non pecca; ma colui

che nacque da Dio lo protegge, e il maligno non lo tocca.

L’Apostolo Giovanni ha, più di ogni altro scrittore

della Bibbia, conoscenza specifica e dettagliata

sull’argomento in trattazione.

Nella prima lettera di Giovanni (5,17), sta scritto:

“ Ogni iniquità è peccato; e v’è un peccato che

non mena a morte. Noi sappiamo che chiunque è nato

da Dio non pecca; ma colui che nacque da Dio lo

preserva ed il maligno non lo tocca. Noi sappiamo

che siamo da Dio e che tutto il mondo giace nel

maligno; ma sappiamo che il figliol di Dio è

venuto e ci ha dato intendimento per conoscere

colui che è il Vero; e noi siamo in colui che è il

vero Dio, nel suo figliolo Gesù Cristo. Quello è

il vero Dio e la vita eterna. Figlioletti

guardatevi dagli idoli”.

L’iniquo è colui che non è giusto, è perverso, ha

desideri malvagi. Nella prima lettera ai Corinzi (3,1)

sta scritto:

“Ed io fratelli, non ho potuto parlarvi come a

spirituali ma ho dovuto parlarvi come a carnali,

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come a bambini in Cristo. Vi ho nutriti di latte,

non di cibo solido, perché non eravate ancora da

tanto;anzi, non lo siete neppure adesso, perché

siete ancora carnali. Infatti, poiché v’è tra voi

gelosia e contesa, non siete voi carnali e non

camminate voi secondo l’uomo?”

I due argomenti vengono citati insieme per una

necessaria comparazione al fine di stabilire cosa è

l’uomo carnale e l’uomo spirituale.

Nel caso dei Corinzi, Paolo distingue in ciascuno di

loro la natura carnale e la natura spirituale; entrambe

in azione nel corpo ed entrambe influenti nell’anima

dei fratelli.

Nel dire che avrebbe voluto dar loro cibo solido ma ha

potuto dare solo latte, ha spiegato che la natura

carnale era ancora forte in loro, mentre quella

spirituale, che si ciba della Santa parola di Dio, era

ancora piccola e poco sviluppata.

Nell’uomo operano, come già dimostrato, le due nature

indicate, delle quali quella carnale la riceviamo come

dotazione personale al momento della nascita nel corpo

fisico e conseguenza del peccato originale, quella

Spirituale la otteniamo nel momento in cui crediamo in

Gesù Cristo ed accogliamo nel cuore, al primo posto, la

sua Santa Parola.

Anche Giovanni sostiene ciò e dichiara che la natura

del figlio di Dio, nata in noi, non pecca ed il maligno

non la tocca. “Noi sappiamo che chiunque è nato da Dio

non pecca; ma colui che nacque da Dio lo preserva ed il

maligno non lo tocca. Noi sappiamo che siamo da Dio e

che tutto il mondo giace nel maligno”.

Questa meravigliosa nuova natura non può peccare e, se

l’uomo pecca, è quella carnale che abita in lui che

fallisce in molte cose. L’anima del credente, quando

vive nella natura cristiana, vive per l’eternità e

nessuno lo può far perire nè produrgli danno o male

alcuno.

La natura del figlio di Dio, nasce nei credenti a

motivo del seme della Santa Parola (Giovanni 1,12-13;

Giovanni 3,3; 1 Pietro 1,23;) e cresce nel seno dello

stesso, si sviluppa nel cuore, diventa una nuova

creatura che occupa crescendo il ruolo di indirizzo e

di governo della vita del credente.

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Sulla terra, nel mondo che è il campo di Dio, stanno

crescendo molti semi di parola e, quindi, molti figli

di Dio; tra essi, con dolore, troviamo seminati anche i

figli del diavolo: personaggi che somigliano ai figli

della luce ma nessun frutto portano con loro e vengono

seminati in mezzo al grano solo per confondere e per

inaridire il terreno. La sorte di questi è il fuoco

eterno; la loro missione è svilire il campo del grano;

la loro vita è senza frutto; la loro presenza è

identificabile da coloro che valutano le piante in

funzione dei frutti (Matteo 7,16).

Le citazioni riportate sono ritenute sufficienti alla

dimostrazione della tesi incarnazionalista e non della

tesi che sostiene il senso metaforico; altri versetti

potrebbero essere portati a dimostrazione del nostro

convincimento.

Quanto indicato da Gesù nel capitolo 13 dell’Evangelo

di Matteo, circa la parabola delle zizzanie, dimostra

che nel mondo esistono due tipi di figli: quelli di Dio

e quelli del diavolo. I primi grano e buon frutto; i

secondi privi di ogni contenuto perché zizzanie, capaci

solo di rendere infruttuoso il terreno: erbacce.

Gesù Cristo nei quattro Evangeli è chiamato, figlio

dell’uomo, di Davide, di Dio; quando si dichiara una

persona figlio di un altro, si intende riferirgli tutto

ciò che appartiene al padre, sia come natura fisica che

come influenza sociale e spirituale.

Gesù, in quanto figlio dell’uomo, ha portato nel suo

corpo fisico la natura carnale. Infatti, sta scritto

nella lettera ai Romani 8:3,4: “ Poiché quello che era

impossibile alla legge, perché la carne la rendeva

debole, Iddio lo ha fatto mandando il suo proprio

figliolo in carne simile a carne di peccato e a motivo

del peccato, ha condannato il peccato nella carne,

affinchè il comandamento della legge fosse adempiuto in

noi, che camminiamo non secondo la carne, ma secondo lo

spirito.”

L’espressione “Iddio lo ha fatto mandando il suo

proprio figliolo in carne simile a carne di peccato” ci

dà, quindi, la dimensione esatta di Gesù in quanto

figlio dell’uomo.

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Gesù è chiamato anche figlio di Davide poiché porta con

sé le promesse di Dio fatte al suo progenitore terreno;

infine, Egli è chiamato figlio di Dio perché ha portato

dal cielo nella carne la natura del Padre celeste.

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CAPITOLO 6

Alcuni aspetti della cultura umana

Quando una parola d’uomo produce angoscia, pessimismo e

morte, può essere considerata come buona e dativa di

buon frutto?

Nella cultura umana, il senso dell'auto compiacimento

nel dolore, nell'angoscia, nella depressione, è

derivato principalmente dall'influenza dei movimenti

romantici dei francesi, dei poeti decadenti,

crepuscolari, di Sartre e dell'esistenzialismo, nonché

di Pope, dei poeti cimiteriali, di Verlaine,

Baudelaire, ecc. .

Nel pensiero di costoro sta la sintesi dello spirito

ingannatore che considera vero amore, quello

ostacolato, impedito, drammatico, tragico; per essere

veramente romantico, doveva terminare con la morte dei

soggetti coinvolti, con la disperazione dei due, con

l'omicidio del presunto rivale e le conseguenze del

rimorso, con matrimonio infelice, con ribellione per

seminare in altri la disperazione della passione e,

infine, con la fuga.

Pertanto sia la morte che la disperazione devono essere

vissute nell'amore di tipo umano. La ribellione alla

vita è una sua specifica conseguenza, come nella storia

di Didone con Enea. Nel citato episodio dell’Eneide la

passione di Didone verso Enea, ostacolata dalla volontà

degli dei decide di vincere gli ostacoli ed affermare

l'amore oltre la morte. Questo tipo di amore convince i

soggetti coinvolti, e da esso gestiti, a dare o darsi

morte nel convincimento che sia l’unica via rimasta

agli umani per affermare l’amore della passione. Per

noi cristiani le conclusioni dell’amore romantico sono

un delitto enorme e perfido visto che danno morte

anziché vita e giustificano con logiche da ritenersi

elevate e superiori, l’annullamento di ciò che di

meglio ha la persona umana che è tale finché vive.

Il Cristianesimo, pur valutando la realtà degli eventi

umani e considerandoli nella loro complessità,

fragilità ed anche tragicità mai giunge alla soluzione

dei problemi con la morte. La vera fede sostiene che

ogni circostanza umana è buona per innestare nell’animo

di chi soffre la vera vita.

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Per questo scopo le Scritture sono piene di grandi,

ineffabili ed eterne promesse; tra queste quella della

nuova nascita che cambia il punto di vista del cuore e

dal pessimismo tenebroso porta alla gioia luminosa

della vita che va verso una speranza ancora più

gloriosa. Perché rifiutare? Vale dunque sentirsi

eccelsi pensatori per la morte o è meglio scegliere di

essere umili e mansueti per la vita?

Lo spirito del mondo, reso forte e vigoroso

dall'istruzione pubblica, ha attraversato i secoli,

governando la cultura delle nazioni, continua a

dominare “le sceneggiature” delle singole vite, attrae

e seduce molti individui destinati a divenire

protagonisti e vittime di questo spirito che,quando è

creduto, vive, nel cuore delle persone si alimenta di

illusioni e convincimenti mendaci, utilizzando fatti e

circostanze umane, spesso inadattabili alle necessità

della sceneggiatura, il cui epilogo è caratterizzato e

segnato da morte e disperazione.

Lo spirito negativo di questa cultura, ha convinto

molti che sopra citati elementi caratterizzino il più

grande amore della storia e che la conclusione ultima

non potrà non essere quella di Didone.

Altro sbocco dell'amore romantico, oltre al suicidio, è

la fuga dai luoghi del ricordo, il viaggio senza meta,

la perdita dei legami col passato, la libertà della

trasgressione, la consumazione della vita oltre ogni

vincolo, regola, affetto, fino a pretendere di vivere

superiormente questi elementi che hanno costretto e

fatto soffrire l'anima nel massimo fulgore dell'amore

romantico.

L’uomo che riceve e accetta nel suo cuore questi

“stimoli”, avverte dentro di sé una costante e

lacerante inquietudine, anela sempre un qualcosa i cui

contorni non sono mai nitidi ma evanescenti, come

evanescente finisce col divenire un’esistenza

“bruciata”, persa inseguendo sogni, illusioni, desideri

che lo porteranno lontano dalla dimensione reale,

sempre più alla deriva.

Una soluzione ancora romantica, ma meno drammatica, è

il desiderio intenso della morte, pur senza darsela,

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per vivere in uno stato di ripensamento e di

disperazione, nell'impossibilità della gioia per tutta

l'eternità: il pessimismo è la sua sintesi massima.

Esempi di coloro i quali hanno incarnato queste

caratteristiche sono: gli eremiti o i casanova.

Le anime viventi in tali condizioni sono attratte in

questa macchinazione e vengono portate, ignare, al

limite del precipizio; da questa condizione tragica

(Salmo 107) solo l'amorevole mano di Dio le può

liberare e portarle alle riflessioni del bene per la

vita.

Ma la Bibbia, in merito a questa “sceneggiatura

diabolica”, preparata per la vita di molte anime, cosa

ne pensa? Cosa dice in merito?

Nel tempo si è visto come questo spirito romantico è

uno dei peggiori spiriti che ha portato all'inferno

moltitudini di anime; queste, rifiutando l'amore della

verità biblica sono entrate nell'efficacia mortale

dell'errore.

Uomini che dicendosi savi sono diventati stolti,

rifiutando gli indirizzi di Dio sull'amore, hanno

cambiato la verità con la menzogna tanto da adorare la

creatura invece del Creatore, che è Dio benedetto in

eterno.

La Bibbia ci parla dell'amore umano (massima

manifestazione è quello definito romantico) come

dell'amore condotto dalle passioni ingannatrici; si

tratta, infatti, di un vero inganno dato che si

conclude comunque nella disperazione e nella morte

eterna.

Avere amori duraturi, stabili, intensi, assicurati

dalla gioia di Dio e dalla pace nel cuore, tramite la

giustizia e l'onore delle altrui dignità e diritti,

fino a fare scendere su noi la vita di Dio, la sua

prosperità, la sua serenità, la sua santa vitalità, è

questo il miglior auspicio per l'uomo.

Prendere ciò che è possibile senza uccidere il

prossimo; godere dei resti che sono sempre dodici ceste

piene, in luogo dell'egoistica possessione di cinque

pani e due pescetti; essere speranti nel bene, per sano

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cristianesimo e non introversi per romanticismo senza

speranza: questa è la vera prospettiva per ogni anima.

Se Sartre, Foscolo e gli altri furono esempi per

indurre nel loro spirito moltitudini da legare alla

morte, perché non seguire Gesù Cristo o Paolo per

gustare la vera vita oltre ogni limite e contro ogni

male?

Il Cristianesimo è fatto di persone morte nell'inganno

dei male e risorte, per fiducia, nella Parola di Gesù

Cristo; ingannate dalla menzogna delle menti umane e

liberate dall'infinito amore del Padre Nostro.

Rapporto tra anima e illusioni

La teoria delle illusioni è stata formulata dal

Foscolo, il quale sosteneva, da ateo, che la vita è

sofferenza e per poter vivere l’uomo doveva crearsi

delle illusioni fino a credere reale ciò che desiderava

e giungere al miglior modo di vivere possibile

considerato che dopo la morte non c’è più nulla.

Solo con questo rimedio poteva superare, in vita,

l’angoscia della morte che porta l’uomo nel nulla

eterno.

Rendendo reali le illusioni si entra nella fase dello

sdoppiamento; infatti, le persone che vengono attratte

da questo pensiero (o stimolo) tendono ad acquistare

personalità diverse e, fantasticando, giungono a creare

intorno a loro delle circostanze illusorie.

La forza della identificazione nei sogni “ad occhi

aperti” porta le anime in una molteplicità di vite dove

si finisce con lo smarrire la realtà e giungere a

comportamenti nevrotici.

Il credo foscoliano è fortemente attrattivo per gli

sprovveduti e altamente distruttivo della coscienza,

fino a renderla confusa ed incapace di valutare il bene

e fare la volontà di Dio.

In tale indirizzo si giunge ad essere persone fredde e

senza cuore, considerato che il fine della vita è

quello di giungere ad una personale felicità, fosse

anche nell’illusione del sogno: a scapito di tutti e di

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qualsiasi cosa. Si diventa, quindi, fortemente egoisti

ed incapaci di fare alcun bene.

La ricerca alla felicità spinge le anime al

divertimento ed il freno a tale tendenzialità viene

visto come nemico della vita. Anche un padre che cerca

di frenare il figlio al divertimento diventa nemico e

su di lui sono scaricate le tensioni dell’anima più

negative, fino all’odio.

Ogni persona o cosa che ostacola il sogno illusorio

diventa un personale nemico da combattere. Ogni freno

alla illusione crea depressione, risentimento e voglia

di reagire per distruggere l’ostacolo. Nel caso in cui

l’impedimento sia più grande delle proprie forze allora

sorge il desiderio della morte.

La ricerca dell’illusione e la dimora della coscienza

nei sogni produce la sensazione del vuoto e

dell’inconsistente: come inconsistenti sono le

illusioni; nasce per conseguenza la necessità di avere

un contatto con la realtà che si vuole sfuggire.

Pertanto, si rinuncia a ciò che è ordinario e si cerca

la realtà forte e diversa dalle cose comuni. Muoversi

contro corrente, avere sensazioni forti e pericolose

sono gli impulsi che sorgono per sostituire il vuoto

del sogno autoprovocato.

Andare da un estremo all’altro, dal nulla al reale in

maniera troppo forte, al fine di evitare ad ogni costo

la vita normale e comune, ovvero l’unica vivibile e

possibile, sebbene senza luce e senza sapore, piena di

afflizioni e di dolori, è il compimento dei fatti

desiderato da questo spirito.

Il Cristianesimo non ha mai proposto il sogno come

l’illusione bensì la fede e la speranza in Dio nonché

la consolazione ed il sostegno dello Spirito Santo che

rende saporito ciò che era insipido e luminoso ciò che

era tenebroso, affidando la speranza del divenire alle

certezze delle Sante promesse.

Foscolo propose la sua mortale ricetta solo per non

aver voluto accettare il vero rimedio, che tuttora è in

grado di produrre pace, gioia, giustizia: il

Cristianesimo vero, quello secondo le Sacre Scritture.

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Il pessimismo, l’amor proprio e la ricerca del piacere

Altro spirito devastante è quello del pessimismo

leopardiano che prende l’avvio da una meditazione

sull’infelicità in sé.

Alla base c’è la teoria dell’amor proprio secondo la

quale l’uomo è un essere che ama necessariamente se

stesso e mira alla propria conservazione e alla propria

felicità.

La teoria del pessimismo sostiene che l’altruismo sia

un controsenso; infatti così argomenta: “quando io

faccio del bene ad un altro è perché provo piacere,

quindi lo faccio sempre a me stesso”.

L’egoismo è una degenerazione dell’amor proprio causata

dallo sviluppo della civiltà e dal predominio della

ragione: è il calcolo razionale del debole che uccide

la vita.

L’altruismo non è il contrario dell’egoismo, ma è una

sublimazione dell’amor proprio, in quanto esistere

significa amare se stesso, cercare la propria felicità.

Ancora una volta si giunge a ritenere che l’unica

soluzione contro la realtà delle cose è il sogno senza

speranza, la vivacità dell’immaginazione, la forza

delle illusioni, la vitalità dell’ieri contro la

delusione dell’oggi, attraverso il meccanismo della

ricordanza.

Come già il Foscolo, anche Leopardi avverte la

necessità delle illusioni (gloria, amor proprio, amor

di patria, libertà, onore, virtù, amore per la donna),

che sono secondo natura e costituiscono l’unico

antidoto agli effetti della civiltà e della ragione.

Tutta la storia del genere umano è la storia della

lotta tra la felicità e il vero, tra l’illusione e la

realtà, tra la vita e il sogno.

La realtà è banale e cattiva, vere sono solo le

illusioni, ossia le speranze, di cui l’umanità si nutre

e che non può abbandonare senza cadere nella

disperazione: sono le illusioni che impediscono di

scorgere la tragedia del vivere.

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Foscolo, Leopardi, Schopenhauer proclamavano la realtà

illusoria: sostengono la coincidenza di vita e sogno,

essendo la realtà niente altro che sogno; la felicità è

data non dalla conoscenza del vero, bensì dalla sua

ignoranza; sapere di più significa soffrire di più; la

realtà, il “vero”, la società sono le cause

dell’infelicità umana.

L’uomo è impotente perché non può non subire il ciclo

meccanico della vita, pertanto, cresce in lui il senso

di fragilità e solitudine. Di conseguenza non può

essere felice; per avere una tregua passeggera

dell’infelicità della vita, l’uomo deve cercare il

piacere: il desiderio è immaginazione, speranza, sogno,

proiettato sempre al futuro, ma che è sempre destinato

ad essere deluso; secondo questo indirizzo di pensiero

l’uomo non troverà mai la gioia completa.

La teoria del piacere, il cui carattere è negativo, è

strettamente legata alla teoria dell’amor proprio.

L’amor proprio, infatti, implica la ricerca della

felicità, ma questa ricerca è senza esito, non può

avere fine, quindi non può mai appagarsi.

L’uomo cerca il piacere sempre, ma non può

accontentarsi del piacere che trova, poiché è finito;

egli è pertanto destinato a cercare il piacere in

qualcosa di sempre diverso, di sempre più alto: ciò

significa che non lo trova mai.

La tragicità della condizione umana è in questa ricerca

dell’infinito, che conduce sempre allo scacco. Il

piacere è sempre sperato, mai posseduto, sempre futuro,

mai presente: esso sfugge sempre. Non esistendo e non

potendo esistere realmente, esiste solo nel desiderio

del vivente e nella speranza o aspettativa che ne

segue.

In base a questa teoria il concetto di piacere è

negativo, quello di dolore è positivo, per cui si può

dire che il piacere è la mancanza del dolore, ma non si

può dire che il dolore è la mancanza del piacere,

ovvero di qualcosa che non esiste.

Se per caso cessa il dolore, di cui il piacere è la

negazione, non subentra il piacere, ma qualcosa di

peggio, che nella dialettica di Leopardi è la noia.

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Il dolore, infatti, non esclude che l’uomo cerchi e

speri di superarlo, mentre la noia è angoscia e

disperazione. E allora, per Leopardo come per

Schopenhauer, la vita oscilla inarrestabilmente come un

pendolo tra il dolore e la noia, in un eterno meriggio

privo di tramonto ristoratore.

Il limite storico è dato dalla inconciliabilità di

individuo e società, tra i quali si determina uno

scontro di egoismi. L’atteggiamento dei singoli è

antisociale: ognuno cerca sempre di avere di più, di

soverchiare gli altri, di sottomettere tutto e tutti al

proprio utile o piacere. E ciò per natura. Ne consegue

che tutte le società sono state cattive e che, a causa

appunto dell’egoismo e dell’aggressività umani, ci si

avvia inesorabilmente alla distruzione del mondo.

La conclusione di questi ragionamenti consiste nel

fatto che tutto appare come male; esistere equivale ad

essere perennemente insoddisfatti, incontentabili, a

soffrire per la propria fragilità; il bene consiste (a

questo punto) nel non esistere.

A questo punto è necessario chiedersi intorno a questi

ragionamenti e sapere da quale area spirituale derivano

queste conclusioni e nel nome e per conto di chi i loro

profeti hanno parlato.

Ha lo Spirito di Cristo elementi in comune con queste

logiche e può egli condividere questo tipo di

prospettive per le sue creature?

Contro tutto questo stimolo di negatività della vita e

conclusioni verso l’inevitabile incontro con la morte,

dov’è la speranza?

L’Evangelo è l’annuncio di una buona notizia; per

quanti vivono oppressi da queste filosofie e pensieri

c’è la buona notizia del Regno di Dio, fatto di pace,

gioia e giustizia da gustare nel corso della vita

terrena e la certezza della vita eterna che inizia con

la nostra fede in Gesù Cristo e non si esaurisce mai.

Perché, dunque, ascoltare i foschi programmi dei poeti

e degli uomini che si dicono savi pur non avendo la

Sapienza? Essa è giunta a noi, ci ammaestra e ci guida,

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in primo luogo, a conoscere Dio ed il suo Figlio Gesù

Cristo, fonte della vita e reale pace con riposo

dell’anima dalle opere proprie.

Il sogno tra l’illusione e la speranza

La fede, la speranza e la carità sono le tre virtù

teologali; se vengono lasciate operare nella vita dei

credenti producono la crescita della nuova nascita ed

incentivano la manifestazione dei suoi quindici aspetti

caratteriali. Esse poste al controllo dei desideri ed

anche delle passioni sono in grado di trasformarli in

sentimenti di bene.

La fede è la virtù con la quale il credente si rende

gradito a Dio; essa sostiene le opere fatte secondo la

volontà del Signore e predispone l’animo alla speranza.

La speranza è la virtù che permette di guardare con

fiducia alle grandi ed ineffabili promesse fatte dal

Creatore e conservate nella Sacra Bibbia; essa conserva

ed alimenta nei cristiani la certezza delle cose

promesse, da la chiara visione del proprio divenire

preserva il credente dalle confusioni. La carità

permette l’esercizio della fede in opere buone ed

alimenta con la potenza dell’amore di Dio la crescita

della fede e della speranza.

Fra le tre virtù la speranza permette di guardare al

futuro con certezza e con gioia, assicurando il

corretto adempimento delle promesse fatteci da Dio e

conservate nella Bibbia. Essa permette di immaginare

gli scenari del bene verso i quali va incontro la vita

del credente e sulla base di precise promesse assicura

la gioia e la vita per sempre.

Sognare nella speranza delle promesse è un buon

esercizio della mente e del cuore che nel suo vivere la

speranza nel sogno sa con certezza di non essere

ingannato.

L’illusione è un sogno senza alcuna certezza, anzi fin

dall’inizio si sa che non può realizzarsi portando,

quindi, con se la delusione e la realizzazione di un

vuoto la dove è stata poggiata l’illusione. Essa è

priva delle viventi promesse di Dio, il solo in grado

di mantenere quanto dichiara che avverrà.

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Martin Luhter king, sognò il suo sogno fatto di

speranze nella realizzazione delle promesse fatte dal

Signore e conservate nella Bibbia. Il suo sogno di

speranza ha visto nel tempo una concreta realizzazione;

Egli sognò la speranza nella certezza che sarebbe

avvenuto tutto secondo le promesse e quello fu un sogno

profetico un momento di liberazione dalle angosce del

presente in una certezza del bene promesso.

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CAPITOLO 7

Considerazioni

La cultura ha, dunque, raggiunto nello sviluppo della

letteratura e della filosofia il suo limite più

mortale, considerato che, in assenza della “verità” la

surroga per divenire una residuale proposta di fede ad

un modello di particolare esistenza, ad un modo di

essere, sebbene sia abisso, vuoto, tenebre, mancanza di

vita, pure resta per coloro che rinnegano Cristo,

l’alternativa logica e possibile.

L’uomo, come si può constatare, è chiamato a vivere per

fede. Che lo voglia o meno crederà sempre in qualcuno o

qualcosa; perché, allora, non credere in Gesù Cristo?

Egli ci ha creato per il bene e per la gioia e non per

contraddire le ultime correnti letterarie, che sono

sorte in sua opposizione, ma per dare prima di queste

al mondo, la vera vita, vita in esuberanza, proprio

qui, su questa terra, in questa generazione, a noi, e

proseguirla implementandola per tutta l’eternità. Oggi,

si propone ad essere per noi una grande ed immensa pace

alla quale viene aggiunta la gioia; tanto è ritenuto

per ora come caparra, poi sarà ricevuta nella sua

interezza in grado di riempire un corpo eterno capace

di contenerla.

Altro che pessimismo, teoria foscoliana delle

illusioni, ermetismo e quant’altro; ciò è stato portato

al mondo da uomini “ritenuti savi”, ma nella sostanza

vere e proprie “voci” e divulgatori del pensiero delle

tenebre, che ha desertificato progressivamente il cuore

degli uomini conducendoli come pecore al macello,

portandoli per mano nell’arte seduttrice dell’errore,

frodandoli di ogni dono di Dio per negar loro la vita.

Con Cristo o senza Cristo, con la vita o con la morte,

con la pace e la gioia o con la paura e la

disperazione: non c’è altro, quindi, scegli Gesù

Cristo, ovvero l’unica verità del bene che inizia dalla

Terra e durerà nel cielo per sempre.

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La Psicoanalisi

L’uomo, molte volte, quando non comprende il suo

tormento interiore e il suo disagio sia con se stesso

che con gli altri, si rifugia nella psicoanalisi.

Secondo questa scienza che cerca di scavare e scoprire

le profondità dell’animo umano, la psiche (l’interiore

dell’uomo) è una unità complessa ed intimamente

conflittuale. Freud distingueva tre regioni psichiche:

l'Es, il Super-io, l'Io.

L'Es, ovvero l'Inconscio, è il polo pulsionale della

personalità, la forza impersonale e caotica, il

"calderone di impulsi ribollenti", che costituisce la

matrice originaria della psiche.

Esso non conosce né il bene né il male, è amorale,

obbedisce unicamente "all'inesorabile principio del

piacere", è al di là dello spazio e del tempo (in

quanto costituito da pulsioni rimosse che vivono in una

sfera aspaziale ed atemporale), ed ignora le leggi

della logica, a cominciare dal principio di non-

contraddizione (in esso impulsi contraddittori

sussistono uno accanto all'altro, senza annullarsi a

vicenda).

Il Super-io è ciò che comunemente viene definito come

coscienza morale, è l'insieme delle regole e delle

proibizioni inculcate dai genitori e dagli educatori

nei primi anni di vita dell'uomo e che ci accompagnano

sempre, anche in forma inconsapevole. Esso può essere

più o meno rigido.

Ed è il principale responsabile della rimozione, oltre

che il regolatore dei rapporti tra l'Es e l'Io (rimuove

pulsioni o consente il riaffiorare del rimosso).

L'Io, la coscienza, è la parte organizzata, razionale

della personalità, che si trova a fare i conti con tre

"severi padroni": l'Es, il Super-io, il mondo esterno.

E lotta per "stabilire l'armonia tra le forze e gli

impulsi che agiscono in lui e su di lui". Normalità o

disturbo della personalità e del comportamento

dipendono dal rapporto che l'Io ha con i suoi padroni,

ma soprattutto dalla tipologia del Super-io.

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Lo spirito e l’anima vengono sostituiti rispettivamente

dal Super-Io e dall’Io, cosicché si rifiuta di credere

nelle realtà spirituali del bene e del male che possono

nascere nell’uomo e che influiscono sul suo essere.

La psicoanalisi viene vista come strumento per

comprendere il nostro stato d’animo ed esserne noi

stessi artefici. L’uomo, secondo la teoria sopra

accennata, può rimuovere ciò che lo affligge e trovare

da solo la via alla pace e alla gioia. Si convince di

potersi auto-controllare e di rendersi libero da ciò

che lo disturba, di essere lui stesso Dio.

Coloro che sono assorbiti da queste concezioni,

diventano come automi condotti da volontà a loro

estranee e capaci di avviarli in quel tunnel dove non

troveranno mai la liberazione dalle paure e dai

tormenti che li perseguitano.

Il corpo dell’uomo cambia, anche lo spirito dell’uomo

cambia (puoi scegliere se avere lo spirito del mondo e

perciò quello del diavolo o lo Spirito Santo), ma

l’anima non muta. Questa ha sempre bisogno di Dio, è la

parte che desidera Lui dentro di noi; la stessa è

oppressa quando è lo spirito maligno a muovere l’uomo

ma è libera quando c’è lo Spirito Santo.

L’uomo, non avendo la sua volontà, ma quella dello

spirito che lo domina, agisce di conseguenza, ma chi ne

riceve i frutti (di bene o di male) è l’anima. Ecco

perché l’uomo non troverà mai la soluzione ai suoi

problemi con tutto quello che non è di Dio.

In merito alla psicanalisi ed alla psicologia, che pure

stimiamo come scienze umane, volendo giungere alla

conoscenza dell’interiore umano secondo quanto Dio ci

indica, dobbiamo attenerci alle parole ed ai termini

biblici che spiegano tali fenomeni psichici ed animici.

A chiarimento di quanto sopra sostenuto ricordiamo

quanto sta scritto nella prima lettera ai Corinzi, cap.

2, vers. 13, ovvero:

“e noi ne parliamo non con parole insegnate dalla

sapienza umana ma insegnate dallo spirito adattando

parole spirituali a cose spirituali. Or l’uomo naturale

non riceve le cose dello spirito di Dio perché gli sono

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pazzia e non le può conoscere perché si giudicano

spiritualmente. Ma l’uomo spirituale giudica ogni cosa

ed egli stesso non è giudicato da alcuno”.

Ciò posto, pur volendo continuare con i termini ed i

concetti della psicologia e della psicanalisi, sappiamo

che falliremmo il nostro scopo dimostrativo della

verità psichica dell’uomo, ovvero animica, se non

usassimo termini e concetti biblici.

Pertanto, oltre al piano mostrato da queste scienze

umane, quanti conoscono la Bibbia sanno che esiste un

piano ulteriore e parimenti forte, tale da essere in

grado di influenzare l’intero essere umano; esso è

formato dalle aree spirituali del bene e del male da

cui procedono gli stimoli che influenzano la volontà,

la libertà, le scelte, i frutti, la condizione

dell’intera esistenza umana.

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L’ermetismo

L’ermetismo è una delle correnti di pensiero più

pericolose, in quanto proponendosi il compito di

trasmettere agli altri le vibrazioni più riposte del

proprio animo, i propri turbamenti passeggeri ma

profondi, il mistero dell'inconscio, spinge a credere

nell’alchimia (operazione interiore di perfezionamento

e di ascesa alla vita immortale attraverso gradi

successivi di purificazione) fino alla magia.

Oggi esistono società ermetiche con l’intento di

offrire all’uomo gli strumenti efficaci per

un’evoluzione interiore. Queste si propongono riunioni,

intorno ad un fraterno sentimento di amore e di

solidarietà, di uomini e donne di buona volontà

destinati per fatalità a risvegliarsi prima del tempo,

rintracciando il percorso di vita che meglio

rappresenti le istanze della loro anima storica,

involuta nei pericolosi meandri del pensiero sociale.

Le illusioni vengono sostituite dal sogno di

un’evoluzione psicologica ed una perfezione interiore,

dalla convinzione di una perfetta equivalenza tra magia

e religione, fino a far credere in alcuni di una

naturale convivenza tra ermetismo e cristianesimo;

quindi, tutte le cose hanno un senso: una sorta di

spirito caldo, sottile e impalpabile le permea tutte e

le anima.

Alla fine si arriva a credere che la magia consta di

tre scienze: Religione, Medicina, Astrologia.

La religione, secondo questo pensiero filosofico, serve

a farci conoscere "la causa prima" (quella da cui ha

origine il tutto), onde riporre "fiducia, onore e

riverenza" in colui che è soggetto attivo o passivo

dell’azione magica.

La seconda, ovvero la medicina, ci aiuta a scoprire la

virtù delle cose, erbe, pietre metalli, e i loro

rapporti di simpatia e antipatia, di attrazione e

repulsione tra loro e con noi e quindi la loro

complessione e attitudine a patire l’intervento del

mago.

L’astrologia, la terza, ha la funzione di infomare

l’uomo sulla opportunità dei tempi per operare

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efficacemente con le varie cose; essa collega tutte le

realtà terrene con l’influsso delle stelle fisse,

quelle erranti e i luminari" sostenendo che questi sono

causa di quelle virtù e di quei mutamenti che fanno

pulsare gli eventi naturali ed umani in una dimensione

interattiva con i primi due elementi. Infine va

precisato che tra le tre scienze quella maggiore che

tutte ingloba è la religione.

Il panteismo che ritorna a manifestarsi

In effetti, il panteismo platonico, esistente ancor

prima del Filosofo, apparso dai tempi più remoti in

opposizione alla Verità di Dio (sempre presente perché

scritta in tutta la creazione ed in ogni respiro della

vita sia umana che animale e vegetale -Romani cap. 1-),

in questi ultimi tempi è tornato a mostrarsi con

tracotanza.

Il pensiero dell’uomo nel corso delle sue indagini

logiche purtroppo rinunciando al soccorso della Verità

contenuta nelle Sacre Scritture, fin dagli albori ha

concluso aberratamente che l’Archè, ovvero il principio

primo della natura fosse intrinseco in se stessa.

Così, l’uomo fin dall’antichità ha costituito religioni

fondate sul panteismo, ovvero nella convinzione che Dio

è in tutto, che tutto è Dio e che essendo la creatura

migliore tra tutte, ha in sé la parte maggiore di Dio,

fino a sentirsi dio a se stesso.

Il Cristianesimo ha vinto questo pensiero religioso, ma

la letteratura e la filosofia orientale lo hanno

ultimamente riesumato ed infine portato alla più alta

dignità del pensiero culturale e filosofico della

nostra generazione.

E’ questo filone della letteratura e della filosofia

che, maturando nel sincretismo, ha riportato nella

manifestazione odierna il panteismo, camuffato come

“new age”.

Quest’ultima, volendo divenire guida della nuova

umanità, invita le anime ad uscire dagli ambienti

impossibili e nevrotici delle illusioni e dei sogni e

li porta nella chimera di una religione che è anche

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scienza e pure magia, per garantire a chi la sceglie,

il raggiungimento della perfezione interiore.

Il principio dell’apertura totale di idee verso tutte

le religioni non è altro che un ulteriore tentativo

inteso a scalzare il Cristianesimo.

In particolare, la new age è stata alimentata,

custodita e protetta dalla religione buddista di cui ne

propaganda le dottrine, in alternativa alla fede

cristiana.

L’enciclopedia Motta così definisce il panteismo:

“Il panteismo dal greco vuol dire tutto e Dio. Esso

nega la creazione ritenendo che il mondo e quanto

esiste è eterno come Dio.

Sostiene che Dio, ente primo ed uno, genera la mente da

cui emana l’anima universale, la quale produce le anime

individue e tutto il mondo materiale. Il pensiero e

l’estensione sono attributi di Dio, perciò le anime, i

corpi e ciascuno loro fenomeno sono modi di questi due

attributi divini, di cui ne esprimono l’essenza. L’idea

è l’assoluto, il tutto, la divinità che si sviluppa

prima come potenza o germe, poi come natura per

concludersi in spirito cosciente”.

Ancora una volta lo spirito anticristiano vuole

convincere l’uomo che, pur essendo stato creato è dio a

se stesso. Attraverso questi concetti, che stanno alla

base delle maggiori correnti di pensiero religioso

della storia, vuole sviare l’uomo dalla verità,

impedendogli di comprendere che oltre al suo volere c’è

un volere spirituale superiore che lo stimola a

pensieri ed azioni anche diverse.

L’inizio del panteismo – Genesi 2 e 3.

Nel capitolo due del libro della Genesi assistiamo alla

creazione divina dell’uomo Adamo, di come è stato

tratto dalla polvere della terra, ancora pura e parte

del sistema vitale della creazione.

Il Signore trae dalla creazione il corpo dell’uomo,

ovvero da tutto ciò che è polvere. Gli dà una forma,

secondo la sua stessa immagine e somiglianza e dopo

averlo modellato secondo la Sua volontà gli soffia

nelle narici un alito vitale.

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Nel capitolo uno di Genesi sta scritto che lo Spirito

di Dio aleggiava sopra le acque della terra deformata e

vuota; fu l’alito vivente che diede corso alla riforma

ed al riempimento della Terra.

L’alito vitale, dunque, è lo spirito che viene da Dio,

ovvero il suo soffio dato per riempire la forma terrena

a Lui somigliante; Egli è anche la testimonianza

diretta e vivente della esistenza e della

manifestazione del Creatore.

Adamo è, dunque, l’immagine del Creatore posta nella

creazione a dimostrazione della Sua esistenza ed

essenza; pertanto, ogni creatura vedendo l’uomo poteva

comprendere che forma e che immagine avesse Dio.

Adamo, quindi, il tempio di Dio, è la creatura dove

l’alito vitale che proviene da Dio dimora; Egli è la

parte che Dio si è scelta per stabilire la sua presenza

ed il contatto con tutto ciò che aveva creato. In Adamo

mise, l’autorità di governo di tutto ciò che era stato

formato, fino a riconoscergli una delle prerogative più

grandi dell’autorità: quella di dare il nome a tutti

gli animali viventi.

L’anima vivente è Adamo stesso. Essa può esistere solo

in funzione della forma e della immagine simile a

quella di Dio e del soffio vitale e riempente che Dio

ha posto in quella forma.

L’esistenza dell’anima umana sgorga da due fondamenti

dati da Dio; l’elemento della forma divina è stabilito

sull’impiego della polvere della terra: nasce dalla

polvere è torna ad essere tale.

Dando la sua forma alla polvere Dio ne assicurava

stabilità e consistenza; alla stessa aggiunse il vigore

della vita, mediante il soffio vivificante; Esso toccò

ogni pur minima particella di quella forma fatta di

polvere e la vivificò.

L’uomo fatto di polvere, con la forma ed il soffio di

Dio, divenne anima vivente, pensante, dotata di una

propria volontà e di una autodeterminazione

assolutamente libera: in tutto questo fu resa simile a

Dio.

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Fu a tal punto che Adamo, anima vivente, ricevette da

Dio un compito da svolgere nel giardino dell’Eden. Nel

giardino, che doveva lavorare e custodire, Adamo poteva

disporre di tutto come voleva, eccetto l’albero della

conoscenza del bene e del male il cui frutto non doveva

mangiare.

Nella ampia possibilità di fare tutto aveva un solo

divieto; questo serviva a garantire ad Adamo la libertà

di scelta. Con ciò Dio insegna che la libertà è il

fondamento del vero amore. Essa è la base sulla quale

si muove l’amore e in questo scorre la potenza

rivelatrice, consolatrice e benefica dello Spirito

Santo.

Eva, la donna, è stata formata da Dio mediante una

costola di Adamo; anch’essa derivata, quindi, dalla

polvere, avente una forma divina, vivificata dall’alito

del Creatore, per essere anima vivente e “aiuto

convenevole” ad Adamo: il vero titolare del servizio

chiesto dal Signore.

In quanto aiuto, Ella non era titolare e non poteva per

questo prendere quelle decisioni che solo Adamo avrebbe

dovuto valutare. Ella fu presa nella sua disattenzione

a motivo dell’astuta provocazione fattagli in maniera

seduttrice ed indiretta.

Eva, prima di commettere il peccato della

disubbidienza, si accostò all’albero della conoscenza

del bene e del male da sola; andò verso l’albero del

divieto, l’unico esistente ed accettò il dialogo con

chi la stimolò a violare il limite postole da Dio.

Nel corso della discussione con il “serpente antico”

non si ricordò dell’autorità da cui dipende e deliberò

autonomamente, quindi, senza Adamo di violare l’ordine

conosciuto.

Queste possono essere considerate le basi sulle quali

il seduttore avviò l’opera nella mente di Eva, cioè:

1. si avvicinò, da sola e troppo, al luogo dove

era possibile peccare;

2. non si ricordò di essere aiuto convenevole e in

tale ruolo sottoposta alla scelta di Adamo;

3. trascurò di informare Adamo prima di scegliere;

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4. dialogò col seduttore senza considerarne la

pericolosità e, quindi, con la presunzione che da sola

fosse stata capace di autodeterminarsi per il bene,

anche senza Adamo;

5. ascoltò le parole e ricevette, mediante esse,

gli stimoli diabolici alla disubbidienza;

6. credette alle logiche negative, sebbene sapesse

che queste contrastavano con la volontà di Dio,

l’offendevano e lo facevano considerare come un

soggetto che cercasse il male della Sua creatura e non

il bene, fino a mostrarlo severo ed incapace di dare il

meglio;

7. riconoscendo, quindi, nelle parole del diavolo

un consiglio migliore rispetto a quello contenuto nella

Parola di Dio, mangiò il frutto della conoscenza del

bene e del male, compiendo così l’azione proibitale dal

Padrone e Creatore di ogni cosa.

In Genesi capitolo 3, dal versetto uno in poi sta

scritto:

“E l'uomo e sua moglie erano ambedue nudi e non ne

avevano vergogna.

1 ¶ Ora il serpente era il più astuto di tutte le

fiere dei campi che l'Eterno DIO aveva fatto, e disse

alla donna: "Ha DIO veramente detto: "Non mangiate di

tutti gli alberi del giardino?".

2 E la donna rispose al serpente: "Del frutto degli

alberi del giardino ne possiamo mangiare;

3 ma del frutto dell'albero che è in mezzo al

giardino DIO ha detto: "Non ne mangiate e non lo

toccate, altrimenti morirete".

Per poter valutare le condizioni dei soggetti attori

della sopra citata circostanza, dobbiamo considerare in

primo luogo che, nella realtà, in cui Dio aveva posto

Adamo ed Eva, non esisteva la vergogna, sebbene

vivessero nudi.

L’uomo e la donna avevano una coscienza, ma non avevano

motivo di vergognarsi della loro natura poiché in loro

non c’era il peccato (che è ciò di cui ogni individuo

deve provare vergogna). Pertanto, essi vivevano nella

più grande libertà da ogni limite di qualsiasi tipo.

Anche nel giardino dell’Eden, la voce avversaria a

quella di Dio fa udire i suoi pensieri, ragionamenti e,

dunque, stimoli. La Scrittura così continua:

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“Ora il serpente era il più astuto di tutte le fiere

dei campi che l'Eterno DIO aveva fatto.

Nel giardino dell’Eden, lo spirito avversario parla

attraverso l’animale più astuto di tutti: il diavolo

sceglie sempre il soggetto a lui più congeniale per

mandare gli stimoli della menzogna ed i semi della

morte.

Pertanto, attraverso il serpente, disse ad Eva:

"Ha DIO veramente detto: "Non mangiate di tutti gli

alberi del giardino?".

La parola del male è caratterizzata dal suo spirito,

nonché dalla cattiveria e dallo scopo che vuole

raggiungere. Nel caso in esame i primi stimoli che

lanciò sono i seguenti:

1. “Dio non dovrebbe dire queste cose e se le ha

dette ha veramente superato ogni limite di correttezza”

(in tal modo il serpente tentò di mettere in Eva la

sfiducia totale sulla persona del Creatore, portandola

a credere che Dio, oltre ad essere incapace del bene

verso l’uomo, organizzasse con le sue parole scenari

impossibili all’umana logica e pervertisse con le Sue

non verità gli interessi dell’uomo).

2. “Ascolta me perché io voglio farti del bene”

(il serpente antico si propose come il vero difensore

degli interessi dell’uomo; il suo intento fu quello di

acquistare la fiducia di Eva per far sì che credesse

nelle sue parole e considerasse la Parola di Dio non

degna di ascolto).

Con la sua domanda tendenziosa e maligna il serpente

spinse Eva ad accettare il dialogo, cosa che la donna

mai avrebbe dovuto fare, visto che le parole

dell’avversario disonoravano il suo Dio; al contrario,

ella sarebbe dovuta sorgere in difesa del suo Creatore

contro le maligne e sottili accuse del male.

E la donna rispose al serpente

(rispondere agli stimoli del diavolo e dargli

informazioni e spiegazioni è un fatto di inaudita

gravità. Al male non bisogna rispondere né prestargli

ascolto ma comandargli, evangelicamente (non

evangelisticamente che significa altra cosa), di

ammutolire e tacere nel nome di Gesù Cristo):

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"Del frutto degli alberi del giardino ne possiamo

mangiare; ma del frutto dell'albero che è in mezzo al

giardino DIO ha detto: "Non ne mangiate e non lo

toccate, altrimenti morirete".

Nella sua spiegazione Eva cadde nel sottile tranello

visto che iniziò ad ubbidire alle richieste del

diavolo. Queste, a prima vista, appaiono come una

innocente descrizione della realtà in cui la donna

vive, ma il vero intento è di coinvolgerla fino ad

acquistare la sua fiducia.

Allora il serpente disse alla donna:

"voi non morrete affatto;..

Da questa affermazione notiamo che, il serpente mise in

dubbio la Parola di Dio tanto da indurre Eva a capire

che Dio non diceva la verità e, quindi, tutto quello

che diceva non doveva essere preso alla lettera, perché

Dio voleva nascondere alle Sue creature troppe verità a

loro favorevoli; egli pertanto voleva mostrarsi come

l’unico che avesse cura di dire e far capire la verità

utile all’uomo.

“Ma DIO sa che nel giorno che ne mangerete, gli occhi

vostri si apriranno e sarete come DIO, conoscendo il

bene e il male"

Nel suo terzo e micidiale attacco, il diavolo, giunse a

sostenere che Dio fosse un egoista e che non amasse la

Sua creatura, in quanto voleva tenerla sempre nelle

ristrettezze e nelle limitazioni. Così Eva, fidandosi

dell’avversario, giunse a considerare che il suo

Creatore, pur potendola rendere come Lui stesso, la

lasciava nelle condizioni dell’ignoranza e dalla

bassezza umana.

A questo punto, eccoci giunti al momento in cui viene

inoculato nell’uomo il pensiero del panteismo, ovvero

che l’uomo è come Dio e arriva a diventare tale se

conosce sia il bene che il male, due realtà che,

secondo la convinzione panteista, può gestire o

dominare.

Questo è il panteismo che ha attraversato i secoli e la

storia dell’uomo sotto mille diverse religioni,

dottrine, filosofie per giungere alla odierna veste

della new age: l’uomo ha tutte le potenzialità per

essere Dio basta solo conoscerle, sia nel loro bene che

nel loro male.

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..E la donna (ormai vinta dagli stimoli e dallo spirito

dell’avversario, della disubbidienza, dell’orgoglioso

autonomismo, del rifiuto dell’autorità a cui era stata

sottoposta) vide (ciò che mai aveva visto prima di

ascoltare la parola del diavolo e da essa si fa

convincere e gestire)

che l'albero era buono da mangiare, che era piacevole

agli occhi e che l'albero era desiderabile per rendere

uno intelligente; ella prese del suo frutto, ne mangiò

e ne diede anche a suo marito che era con lei, ed egli

ne mangiò”.

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CAPITOLO 8

Punti di riflessioni e chiarificazioni

1) Ruolo della volontà nel processo d'accettazione

degli stimoli.

2) Definizione di stimolo e descrizione della sua

natura.

3) Spiegazione del momento in cui lo stimolo da

elemento, accettato e condiviso dalla coscienza

individuale, diviene autonomo e psichicamente

indipendente.

Il concetto lessicale del termine stimolo è il

seguente: “sollecitazione viva verso un determinato

effetto, da intendersi come incentivo o incitamento

efficace, come spinta impulsiva verso manifestazioni

passionali, come eccitamento anche tormentoso connesso

ad una necessità fisiologica” (es.:”questo ti serva di

stimolo a ben operare”; “agire sotto lo stimolo della

gelosia”).

In Ecclesiaste cap. 12, vers. 13 è scritto: ”Le parole

dei savi sono come degli stimoli”; in Atti degli

Apostoli cap. 26, vers. 14, il Signore Gesù parlando a

Paolo dice: “Ti è duro ricalcitrare contro gli

stimoli”.

L'Ecclesiaste sostiene, dunque, che le parole dei savi

sono come gli stimoli, cioè esse stimolano alla

sapienza ed all'agire corretto, così come le parole

degli stolti stimolano all'azione ingiusta.

Le parole dei savi e degli stolti giungono dall'esterno

e toccano la coscienza dell'uomo, influenzandolo e

creando in lui delle direttrici di pensiero e d'azione.

Pertanto, possiamo sostenere che lo stimolo

dall'esterno della persona e,se accolto e condiviso,

entra nel cuore e lo influenza nelle sue scelte nei

suoi atti.

Come abbiamo letto inizialmente, il lessico italiano

ritiene che la gelosia stimola l'animo a compiere fatti

specifici, che in altre condizioni non sarebbero stati

prodotti.

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L'amore di Dio è, pur esso, uno stimolo che, provenendo

dal Cielo, quando è accolto dall'anima, influenza il

cuore alle azioni altruistiche; questo è, inoltre,

convinto della remunerazione che Dio darà con certezza:

Mosè fu uno che credette in questo con fermezza.

A tutto questo va tenuto sempre presente che il cuore

umano è dotato di convincimenti ed indirizzi propri,

derivati dalla sua natura e formati sulla base dei

rapporti con il resto della natura e dell’umanità; su

questa base umana del cuore notiamo che giungono le

influenze degli stimoli che esaltano, incentivano,

rafforzano le determinazioni al bene o al male.

Gli stimoli sono dunque complementari alle posizioni

autonome del cuore e finalizzati a indurre le scelte

umane in un senso anziché in un altro.

Gli stimoli provengono quindi da una volontà esterna

all'uomo che desidera indirizzare le scelte di questo,

fino a posizionarlo nella schiavitù o nella libertà.

Nelle Parole di Gesù a Paolo si nota come lo stimolo

promosso non viene inoltrato in funzione di una

preliminare scelta o accettazione dell'anima, ma

secondo l'interesse di chi vuole influenzare l'anima

stessa.

Gli stimoli provengono, quindi, dall'esterno con o

senza il permesso delle persone. Essi giungono in ogni

tempo, luogo e circostanze.

Se la scienza psicologica sostiene che nell'uomo, nella

sua educazione e nel suo ambiente, è riposta la volontà

d'ogni scelta ed azione, nella Bibbia si conosce come

la volontà umana è fatta oggetto degli interessi di

volontà spirituali appartenenti al bene o al male.

Si può concludere che l'uomo è sotto la costante

attenzione ed influenza delle due aree spirituali

indicate come regno delle tenebre e regno di Dio.

Gli stimoli, come le parole, possono essere paragonati

al seme che cade nel terreno: il seme buono produce

frutto in abbondanza e quello cattivo produce spine e

triboli.

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Nel capitolo sei dell'evangelo di Giovanni Gesù dice

che le sue parole sono "Spirito e vita". Da ciò

comprendiamo che qualsiasi parola, detta da chiunque,

porta con sé lo spirito e la vita di chi la pronuncia.

Le parole giunte nel cuore dell'uomo, ovvero nel

terreno di coltura, si aprono e sprigionano lo spirito

e la vita che contengono.

Le parole, quando sono accolte nel terreno del cuore e

credute, influenzeranno così la vita della persona

arricchendola di uno spirito aggiunto e di una forza

vitale o mortale, secondo la realtà in cui si trovava

colui che le ha proferite.

Le parole portano con sé e conservano in sé, sempre, la

forza spirituale e vitale di chi le ha diffuse. Anche

gli scritti dei filosofi, dei poeti, dei religiosi,

quando sono creduti col cuore, diventano parole che vi

si installano e sprigionano le loro potenzialità.

Per questo la lettura del pensiero di filosofi e poeti

dell'antichità continua ad influenzare la vita delle

persone della nostra generazione.

Queste credendo fortemente, perché fortemente attratte

dal loro pensiero, le incarnano fino a vivere secondo

lo stile degli scrittori.

Nel libro degli Atti degli Apostoli, al capitolo 26 dal

versetto 14 in poi sta scritto: " Ei t'è duro

recalcitrare contro gli stimoli”. Con questa frase il

Signore ricorda a Saulo di Tarso che in più occasioni

gli ha inviato stimoli finalizzati alla sua salvezza e,

quindi, alla conoscenza della Verità. Ciò è stato fatto

anche attraverso le parole dei predicatori che lo

stesso perseguitava, come fu durante la lapidazione di

Stefano.

Volendo proseguire questa logica possiamo

verosimilmente ritenere che Paolo ricevendo le parole

di Stefano, sia pure come seme, nonché l'effetto della

preghiera perdonatrice che il Martire propose a Dio “..

perdonali, non sanno quello che fanno ..”. Nel

ministero apostolico paolino nel corso degli anni

appare una potenza spirituale sempre più vicina a

quella di Stefano, che seppe con una sola predicazione

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esprimere la potenza vivificante e decisa di Gesù

stesso.

La condizione di Saulo, comunque, subito dopo la morte

di Stefano, fu quella di resistere e non solo ma di

rivolgersi contro gli stimoli inoltratigli da Gesù fino

ad avversarli.

La mente ed il cuore di Paolo, prima della conversione,

erano occupati dalla conoscenza religiosa del tempo ed

avversa alla manifestazione dell'Evangelo e del Regno

di Dio, caratterizzata inoltre da una grande inimicizia

verso Gesù Cristo.

L'ambiente della sua anima e del suo cuore era, dunque,

anticristiano e carico di una spiritualità conseguente

e perciò tenebrosa.

In essa albergavano le forze e le potestà

dell'opposizione nonostante si desse da fare, con buona

coscienza, per le cose che riteneva fossero la volontà

di Dio.

Gli stimoli del male erano irradicati nel suo cuore e

quelli della verità erano avversati con forte

ripulsione. La scrittura afferma nel capitolo 17 di

Geremia che il cuore dell'uomo è ingannevole più di

ogni altra cosa, insanabilmente maligno.

La sua predisposizione al male deriva dal peccato

dell'Eden e la sua facilità ad ascoltare gli stimoli

del male è tanto forte per quanto debole è la capacità

di ascoltare gli stimoli del bene.

Nel capitolo 13 di Matteo versetto 15 sta scritto: " Il

cuore di questo popolo s'è fatto insensibile, son

divenuti duri d'orecchie ed hanno chiuso gli occhi, che

talora non odano con gli orecchi e non vedano con gli

occhi, non intendano col cuore e non si convertano, ed

io non li guarisca”.

Quando l'uomo è nelle condizioni del male, viene

stimolato da Dio ad ascoltare ed udire la Sua Parola;

qualora l'anima non voglia avere contatti, perché sta

scegliendo il male verso cui ha aperto gli occhi e

l'udito del cuore, allora la sua condizione è segnata:

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ella non si potrà convertire e non potrà più essere

guarita.

Il cuore umano, per sua natura proteso al male, ascolta

con forza gli stimoli spirituali che provengono dalle

aree della malvagità e respinge quelli del bene che

provengono dall'amore di Dio che cerca in ogni tempo di

salvarlo.

Lo stimolo è, quindi, il messaggio che dalla dimensione

dello spirito giunge fino all'uomo. Esso fa udire la

sua voce al cuore; a secondo la disponibilità di questo

verso il bene o verso il male, udrà meglio i messaggi

delle tenebre o della luce.

La volontà, o libera scelta dell'anima, opera in

funzione di quanto lo stimolo a decidere sia forte e

convincente. La Bibbia, se da un lato sostiene che il

cuore dell'uomo ascolta con maggior forza gli stimoli

del male, afferma altresì che l'anima desidera Dio e

ciò che appartiene alla vita.

La volontà gioca un ruolo di scelta tra gli stimoli

forti e chiari della concupiscenza della carne, della

concupiscenza degli occhi e della superbia della vita,

pur desiderando nello stesso tempo la vita eterna

proveniente da Dio solo.

In ciò deve scegliere, in ciò deve determinare le nuove

condizioni del cuore, ovvero lasciarlo in quelle

antiche e naturali.

La volontà decide il divenire dell'uomo tra l'area

delle tenebre e quella della luce e della vita. Ciò che

sceglierà la coinvolgerà per le prossime scelte.

Questo avviene in condizioni di normalità, ovvero

disponibilità in cui percentualmente vince la scelta

degli stimoli negativi.

Nelle condizioni create dalla predicazione della Parola

di Dio si verifica una temporanea liberazione

dell'anima dallo spirito del male che la mantiene

schiava, e se in quella occasione sceglie gli stimoli

di Dio, per la sua salvezza e permette alla Santa

Parola di entrare in lei senza riserve, da quel momento

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lo spirito che opera contro Cristo deve lasciare

l'anima, in maniera immediata e definitiva.

Lo stimolo può giungere al cuore anche come sentimento:

tipo quello della gelosia.

Lo stimolo della gelosia (Numeri 5,14) proviene da uno

spirito che prende l'uomo e lo rende geloso della

moglie; questo vale anche per le donne. Lo stimolo

solleciterà l'individuo a pensare in un sol senso e

comprendere le cose in maniera diversa e distorta.

L'uomo preso dallo spirito della gelosia viene vinto,

dominato ed usato come strumento di forze desiderose di

distruggere e dare la morte.

Quello spirito fornisce al cuore innumerevoli stimoli

di male; per sanare la persona dalle continue

sollecitazione negative deve essere praticata dal

sacerdote una liberazione.

Gli stimoli possono, inoltre, essere forniti dalla

concupiscenza che si trova nella nostra carne, nei

nostri occhi e dalla superbia della vita umana.

Essi provengono all'anima dalla corruzione del peccato

che abita nell'uomo.

Esistono ancora altri tipi di stimoli che derivano

sempre dalle passioni e dai sentimenti. Gli stessi sono

sempre intesi come forze direzionali che si aggiungono

ad uno stato del cuore già posizionato e lo influenzano

aumentando gli indirizzi, oppure deviandoli ed anche

convertendoli.

Gli stimoli derivano, quindi, dall'esterno rispetto

alla coscienza ed alla volontà e la influenzano;

provengono dalle parole, dai sentimenti, dalle

passioni, dalle concupiscenze.

L'apostolo Paolo parla del peccato come una forza

produttrice di stimoli, che influenza l'uomo e lo

induce alla violazione della legge.

Il peccato che rappresenta l'incarnazione degli stimoli

del male (ved.Giacomo cap. 1 e romani cap. 7) nel cuore

umano possiede una sua distinta volontà rispetto a

quella della persona nella quale alberga e spesse volte

opera in opposizione alla volontà della persona che

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rispetto al peccato è divenuta debole ed incapace a

contrastarlo.

Davanti alla realtà degli stimoli del male, che

incarnandosi diventano peccato, c'è un'unica

possibilità di salvezza; essa consiste nello svuotare

il cuore dalla presenza degli stimoli del male

negandogli la fiducia e facendo entrare gli stimoli del

bene, utilizzando parole buone (la miglior è la Parola

di Dio), sentimenti buoni, passioni buone, nonché

pensieri altruistici in luogo del massimo dell'egoismo,

che è la concupiscenza.

L'anima che sa scegliere tra il vile ed il prezioso

creerà un ambiente animico pieno di opere contrarie al

peccato, ovvero capaci di attuare la volontà di Dio.

Il cuore che a motivo degli stimoli giusti, scelti tra

i tanti e promossi alla sua fede, viene illuminato

dalla lode e dalla gloria a Gesù Cristo, ricevendo la

visitazione dello Spirito Santo che lo fortifica con le

energie della vita divina e della potenza della

risurrezione.

Lo spirito viene a riempire il tempio di Dio, formato

dall'uomo nel suo cuore, e non la spelonca dei ladroni

formata dagli stimoli del male e dai peccati.

Anima santa, prega il Signore e riempi il tuo cuore

della sua Parola e degli stimoli che da essa promanano.

Loda e glorifica il Santo Nome di Gesù Cristo che è

potenza che libera.

Non trascurare di confessare che Egli ti ha tanto amato

che è morto per te sulla croce e per quel sangue

versato ti sono stati perdonati tutti i peccati e per

le sue lividure hai avuto guarigione; parimenti, a

motivo dei dolori da Lui patiti tu sei stata liberata

da ogni dolore, sia fisico, che animico o spirituale.

Fermati, riconosci e confessa che Gesù Cristo è il

Signore, alla gloria di Dio Padre.

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Testimonianza personale di una trentenne.

Dopo aver letto lo studio, ho capito di essere stata

vittima del diavolo che voleva utilizzarmi per farmi e

fare del male.

Ho compreso di non avere nessuno dono particolare che

mi facesse vedere ciò che gli altri non vedevano o che

mi volevano nascondere.

Quella dentro di me non era la mia voce o la mia

coscienza, né delle sensazioni speciali, erano gli

stimoli dei demoni che, facendomi credere che fosse la

mia intelligenza, rendevano le mie paure ed i miei

timori realtà.

Ho capito che, nel momento in cui nel mio cuore nasceva

amarezza, rancore, ira, perdendo così la fede e la

fiducia, gli spiriti maligni operavano per farmi

concludere il mio tormento nel desiderio del suicidio.

Comprendo adesso che la fede, la comprensione, la

misericordia e la fiducia nei servi di Dio sono

importanti per non fare posto al diavolo nel cuore e

per vedere i fatti con lo Spirito Santo, che è l’unico

che può rivelare la verità.

Adesso riconosco che i sospetti di male divenivano

reali nel momento in cui dentro di me entrava la paura

al posto della fede, l’ira al posto della comprensione,

l’ostinatezza a non ascoltare nessuna spiegazione

fornitami dagli altri e la mancanza del perdono.

Sotto gli stimoli del male venivo portata a ricordare

fatti pregressi nei quali ho subito l’influsso delle

tenebre e che in quei momenti ritenevo come elementi

buoni e favorevoli agli scopi della mia vita.

Sotto l’indirizzo della ricordanza ricomponevo, alla

luce dello studio, fatti, gesti, parole ed infine

concludevo con la seguente frase: “Ecco, allora non era

vero niente, erano tutte falsità e menzogne…ora

finalmente ho capito tutta la verità, erano gli stimoli

del male a velarmi la mente ed i pensieri fino a farmi

credere che il bene era male ed il male era bene.”.

Prima che leggessi lo studio, la ricordanza degli

eventi e dei fatti in essi presenti, compresi i singoli

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elementi, mi veniva ricostruita al negativo tanto da

dover dire:” Ecco, allora non era vero niente sul bene

che gli altri dichiaravano di volermi e di farmi, erano

tutte falsità e menzogne ..ora finalmente ho capito

tutta la verità .. ora vedo che dietro ogni loro azione

c’era il male.”

In questo modo il mio sospetto di male usciva

vittorioso ed un perfido compiacimento coglieva la mia

mente. L’intelligenza nel vedere il male veniva

soddisfatta e con essa ne ricevevo quel consequenziale

veleno e dolore cha dall’origine Dio desiderò evitare

all’uomo.

Ricostruivo un mosaico terribile tra cose passate e

cose presenti e, mentre si completava, avvertivo in me

un senso di soddisfazione e di vendetta.

Credevo di avere una spiritualità superiore agli altri

e per questo potevo vedere oltre la normalità e

scoprire il male che mi volevano nascondere:

intelligenza nella conoscenza del male, acquisita

dall’uomo dopo il peccato originale.

Ho compreso, così, di non essere mai stata nel giusto e

che i demoni volevano farmi giungere alla conclusione

diabolica che ero una vittima delle ingiustizie e delle

cattiverie degli altri.

Ero convinta di non essere sotto potestà diabolica,

come il Pastore, invece, spiegava nelle prediche quando

sottolineava la tipologia spirituale alla quale

appartenevo: “Io –dicevo- non sono dominata dalla

tenebre e dai demoni, ho scoperto la verità e se sto

male – giustamente – è perché sono stata offesa, ma io

posso ritornare serena quando voglio e fare finta di

niente .. tengo tutto per me comportandomi di

conseguenza senza sbagliare nei confronti di Dio”.

Mentre ragionavo in questi termini, ricordo che

nell’ascoltare una predica nella quale si parlava male

di un mago di nome Simone (Atti 13) mi sentivo

personalmente offesa e mi ribellavo contro il

predicatore per le sue indelicatezze verso questo

personaggio di cui condividevo le tendenzialità alla

magia. In effetti lo spirito che mi dominava

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apparteneva all’area del mago e non a quella

dell’Apostolo Paolo, che lo avversava.

Riconosco che questi ragionamenti avevano in me un

forte peso ed influenza sebbene dichiaravo agli altri

che non avevano senso; ogni qual volta ho cercato di

mostrarmi indifferente alle realtà spirituali e

ritenevo di poter gestire sia il bene che il male un

profondo dolore dentro di me aumentava e si manifestava

anche a livello fisico con strette al petto e

aggressioni alla gola.

Tutto quello che mi circondava era come se mi cadesse

addosso, ed anche l’aria che respiravo era pesante. Non

ero vero, quindi, ciò che mi faceva credere il demone

quando mi gestiva mediante l’intelligenza del male;

questa via non mi serviva a superare le crisi ne a dare

conforto alla mia anima, era un’atmosfera mortale nella

quale venivo inserita a dalla quale non riuscivo a

trovare una via d’uscita verso il bene e la vita.

Arrivavo perfino a pensare che se non ce l’avessi fatta

a tenermi tutto dentro mi sarei uccisa, e ciò pur

essendo nella fede, pur credendo nella Parola

dell’Evangelo e pur dichiarandomi serva di Dio.

Comprendo anche che il demone operante nel mio cuore

voleva farmi credere in ciò che prima facevo

nell’ambito dei poteri inerenti l’esoterismo e la

divinazione: campo che gli appartiene. Credevo che la

magia fosse qualcosa di buono, anche dopo i tempi della

conversione; essa, dopo averla formalmente rifiutata –

covava ancora dentro di me come le uova del basilisco.

Ultimamente non riuscivo a stare più serena nei culti,

non volevo partecipare perché lo credevo inutile,

pensavo che fosse tutto “finto”. In molte prediche

particolarmente “unte”, ovvero forti e rivelatrici

delle verità spirituali, sono giunta ad avvertire

nausea, voglia di vomitare e sentimenti di rabbia verso

la Parola predicata nonché verso tutte le preghiere

innalzate dalla fratellanza.

Durante i miei ragionamenti sentivo dentro di me alcuni

passi della Bibbia che mi ricordavano di avere un cuore

puro, senza sentimenti maligni e di non tenermi l’ira,

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ma di chiarire ciò che credevo come torti fattimi, ma

mi rifiutavo di ascoltare quei pensieri di bene.

Le immagini del male che sospettavo giravano nella mia

mente sempre più forti e continuamente: come un film

proiettato dentro di me.

Oggi, riconosco di non aver mai voluto veramente

compiere quei dispetti che spesso facevo come vendetta,

poiché subito dopo mi pentivo ed avrei voluto tornare

indietro e comportarmi in maniera diversa; in me,

dunque, c’era una lotta tra fare il male e non farlo.

Sceglievo la via del bene nella convinzione che il male

mi avrebbe provocato sensi di colpa e malessere tanto

forti da dovermene poi pentire. Questo dimostra che

nella mia vita è esistita da sempre una parte buona che

il male ha cercato di soffocare ma che lo Spirito Santo

ha vivificato e fatto rinascere nella resurrezione e

nella carità cristiana. Amo la parte del bene che è in

me e odio quella del male che tanto danni mi ha

provocato.

Erano timori su timori, paure su paure, che alla fine

mi riducevano ad un vegetale: l’unica cosa era non

amare, non odiare, non pensare, non parlare, non

sentire … solo che il dolore fisico c’era sempre e non

sapevo cosa fare per non soffrire più.

Ora ringrazio il Signore perché riconosco di non essere

stata mai abbandonata, né mai mi abbandonerà. Lo

ringrazio perché mi ha liberato dalle mie paure e dal

dolore che esse producono e col quale mi hanno

tormentato fin da piccola. Lo ringrazio perché ha

rivelato questo al suo Unto, il mio papà putativo, nel

quale ora credo, contro ogni stimolo diabolico teso a

screditarlo ai miei occhi.

Riconosco che soltanto quando ho creduto nel Pastore

sono stata nella gioia e nella pace, mentre quando ho

dubitato, criticato, giudicato male, sotto l’influsso

di ciò che veniva dalle tenebre e nel quale mi

identificavo, ho subito ogni tipo di dolore, angoscia,

disperazione con il frutto finale del terrore e della

paura.

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Oggi, amo Gesù Cristo e credo nella sua Parola onorando

i suoi profeti. La verità mi ha fatto libera. Gloria a

Gesù Cristo.

Differenza tra l’ascolto della voce del male rispetto a

quella del bene.

Attraverso la lettura dello studio, ho potuto

constatare la differenza tra l’ascolto della voce del

male rispetto a quella del bene, con i relativi frutti.

Quando, durante la mia vita cristiana, ho ascoltato la

voce del bene e ho scelto di credere in essa, mi sono

resa conto di non aver mai avuto dubbi che fosse il

Signore a parlarmi e ciò che questo ha prodotto in me è

stato un senso di profonda sicurezza e riposo.

Quando nel mio cuore iniziava ad esserci amarezza,

rancore, gelosia o invidia, riconosco di avere

accettato gli stimoli del male e, quindi, ho ricevuto

il seme diabolico: come primo effetto non mi rendevo

conto che fosse l’avversario a parlarmi, sebbene avessi

ricevuto tanta conoscenza, attraverso le prediche, in

merito alle sue tentazioni.

Così, ritenevo di essere io a parlare con me stessa e,

pertanto, quella che ascoltavo era la mia voce; di

conseguenza mi fidavo di ciò che quella voce mi faceva

vedere e contrastavo e rifiutavo qualsiasi proposta di

opposizione a ciò che ritenevo di mia personale

elaborazione, ero nelle mani, quindi, dell’intelligenza

del male. Ora riconosco d’essere stata coinvolta in un

perfido inganno del diavolo.

La convinzione che i miei non fossero sospetti di male

ma realtà dei fatti che riuscivo a rilevare grazie alla

mia intelligenza superiore (così credevo fosse la

conoscenza del male) mi portava ad avere fede solo in

me stessa, in ciò che sentivo e vedevo, senza rendermi

conto che fossero gli stimoli del potere negativo che

mi aggredivano.

Più immaginavo delle scene collocate nel sospetto del

male e lontane dal carattere del cristiano e contro il

bene e più cresceva in me l’angoscia e l’attrazione al

pensiero che l’illusione fosse realtà e che la realtà

doveva essere cancellata.

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In queste condizioni si assommava al tutto un senso di

soddisfazione e di orgoglio personale come di colei che

avesse dei doni paranormali rispetto agli altri e

riuscisse a vedere ciò che altri non vedevano, non

capendo che questo era il modo promosso dal maligno per

farmi amare, pur soffrendo, le sue strategie, fino alla

più completa immedesimazione della mia anima.

Allora, non capivo che era un demone (o più) nelle cui

mani ero caduta, a motivo della disubbidienza alla

Parola ed ai ministeri cristiani. Mi rendo conto che i

demoni si identificavano così fortemente in me da farmi

capire che ero io e non loro a concettualizzare il

male; pertanto, quanto la Bibbia chiama male ed alle

cui cose ero interessata, io le reputavo un bene e

giungevo anche a difenderle contro la Parola stessa.

Mi ero trasformata in una fortezza inattaccabile, certa

in ogni convinzione datami dalle tenebre. Quando nel

corso di una recente predica ho sentito parlare dei

figli della luce e di quelli delle tenebre, volevo

essere un po’ dell’una parte ed un po’ dell’altra; non

capendo così che mi trovavo di fronte ad una scelta di

vita o di morte e stoltamente continuavo a mantenere un

piede di qua e uno di là; non ero, quindi, né calda né

fervente ma pronta per essere rovesciata dal Corpo di

Cristo.

Oggi che conosco le modalità con le quali operano le

forze spirituali della malvagità, tramite lo studio

fatto dal Pastore, sono consapevole che le cose stanno

perfettamente come sono state descritte e che posso

distinguerle per scegliere con tutto il cuore Gesù

Cristo, il suo regno e la sua vita eterna.

Ritengo utili alla testimonianza ed ai meccanismi

spirituali che ho vissuto e sono ben indicati nel

modello descritto nello studio del Pastore. Ricordo che

nel corso della mia ultima esperienza, nonostante

avessi compreso i meccanismi del male, i demoni hanno

continuato a lanciarmi i loro stimoli per farmi

ricadere nella paura e nella depressione.

Mi dicevano che se li avessi lasciati avrei perso

l’intelligenza e sarei divenuta stupida. Oggi so che

l’intelligenza e la sapienza li dà il Signore, e non il

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male; per questo non credo più ai suoi inganni, alle

sue minacce ed al suo volermi utilizzare come ha fino

ad ora fatto.

Quando ero piccola ho visto spesso i demoni sotto forma

di uomini o animali, avendo capito come operano ed

avendoli rigettati da me pensavo che nella loro rabbia

si sarebbero vendicati apparendomi.

Avevo temuto ciò che non si è poi verificato, perché ho

superficializzato le assicurazioni datemi dal Pastore,

quando affermava che più ci leghiamo a Gesù ed al suo

regno e più siamo protetti, difesi e resi forti.

Ricordo che quando ero piccola sono stata posta nelle

mani dei demoni da un cavaliere senza testa, che uscito

dallo specchio della mia stanza mi ha toccato e sono

rimasta immobile per tutta la notte.

Da allora tutta la mia vita si è svolta nell’area della

spiritualità magica, fino a rendermi una ragazza

praticante la magia. Leggevo i tarocchi e usavo le

pietre ed i numeri come combinazioni per formule

magiche.

Ponevo in ciò molta fede, ero introversa e cercavo di

avere ogni rapporto col resto della società mediante le

forze spirituali, e non con l’azione sociale ed il

rapporto con gli altri.

Nelle mie attività parlavo solo con una realtà

spirituale che mi somigliava e che io chiamavo “l’altra

me stessa”. Giunsi al punto di parlare da sola con

questa entità che nessuno vedeva tranne me; oltre ad

essa aveva come amica solo la mamma. Per questo fui

portata dai medici e dagli specialisti della

psichiatria.

In conclusione devo confessare, per amore di verità e

gloria di Dio, che ero diventata cristiana e conservato

molte mie personali convinzioni; avevo, quindi,

mantenuto molte riserve. Mi ero fatta battezzare ma

avevo in me le fortezze del male che ora rifiuto nel

nome di Gesù Cristo per rifugiarmi sotto la protezione

del Suo prezioso sangue; chiedo, inoltre, allo Spirito

Santo di riempire la mia vita e farmi operare sotto gli

stimoli della nuova natura cristiana per portare i

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frutti della carità e della caratterialità che gli è

propria (ved. 1 Corin.13).

Fase conclusiva.

A termine di una crisi sopraggiunta alla conoscenza del

modello spirituale contenuto nello studio ho sentito

nel cuore le seguenti parole:

“Anche se adesso conosci i meccanismi, non riuscirai

mai a vincerli, tu non hai la forza per superarli”.

Commento del Pastore all’ultima aggressione

La storia dell’anima, che testimonia, è particolare:

ben espressa e chiarita nei minimi elementi. In essa si

evidenziano le provocazioni del nemico che tendono a

raggiungere, fino all’ultimo momento e fase, la morte

della fede allontanandola dalla Parola che salva.

Non conoscere le macchinazioni di satana (2Corinzi 2:10 A chi

voi perdonate qualcosa, perdono anch'io; perché anch'io quello che ho perdonato, se ho

perdonato qualcosa, l'ho fatto per amor vostro, davanti a Cristo, 11 affinché non siamo

raggirati da Satana; infatti non ignoriamo i suoi disegni.) significa stare nella

ignoranza che rende schiavi. Quando poi si conosce la

negatività dell’intelligenza del male e le conseguenze

dolorose che produce, come nel caso in esame, il

diavolo tende a spostare il combattimento in una sfera

più sottile e delicata; a tal punto ci chiediamo se

vale combattere ancora oppure arrendersi.

La risposta appare quanto mai scontata, per colui che

ha raggiunto la conoscenza delle macchinazioni, e

consiste in una affermazione vigorosa verso la vittoria

finale.

L’astuzia del male sta nel non arrendersi, mentre la

vittoria del bene sta nel confessare in ogni momento e

fase, la vittoria già ottenuta da Cristo Gesù sulla

croce ed ora nostra che ne siamo i testimoni

(Apocalisse 12).

Lo Spirito Santo è la nostra forza; se sono privo di

energie e non sento il vigore per la nuova lotta sono

convinto che la vittoria mi appartiene poiché a lottare

non sono solo: lo Spirito Santo è con me in perpetuo.

Anche questo è il caso di confessare: “quando sono

debole allora sono forte, poiché nella mia debolezza si

manifesta perfetta la forza del Signore”.

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L’anima torna a testimoniare

Voglio, inoltre, smascherare ciò che mi ha detto per

ultimo lo spirito maligno:

“ ciò che io ho messo dentro di te, come potere

spirituale, è così forte che se tu lo desideri

intensamente sei in grado di uccidere le persone che ti

fanno il male e che tu odi. Tutti quelli che stanno

intorno a te “così diceva” sono spiriti inferiori che

tu puoi comandare e sottomettere alla tua volontà. Dopo

il mio potere del male, diceva ancora, c’è il tuo

potere e nessun’anima è forte quanto te, nel fare il

male, dopo di me”.

La prima reazione della mia anima era nella convinzione

che questo spirito di male mi volesse particolarmente

bene e non voleva sottomettermi ma scegliermi come la

sua compagna.

Tutto questo mi faceva sentire forte, superiore,e

capace di fare ogni cosa di male se solo lo avessi

voluto; nel contempo una forza di bene mi impediva di

fare il male ed ero, così, divisa tra due lati, due

volontà, due scelte: strappata, straziata.

Ora ricordo di aver visto un film dove si presentava la

vita di una ragazza che si era data al diavolo e ne era

diventata la compagna. Ella non soffriva ma coloro che

la contrastavano subivano ogni forma di persecuzione.

Mi rendo conto quanto male producono certi film nella

vita delle persone sprovvedute e prive del grande

antidoto preparato da Dio contro il diavolo ed i suoi

stimoli: la Sua Santa Parola.

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Testimonianza fatta da una persona cinquantenne

Per poter scrivere questa testimonianza,ho dovuto

combattere fino all’ultimo una strenua battaglia contro

le forze spirituali della malvagità che, mi volevano

ancora sottomettere questa volta, in modo più

convincente di prima, finché non ho deciso di ubbidire

alla voce dello Spirito Santo e al mandato.

Ho potuto così vincere questa battaglia nel nome di

Gesù Cristo, sconfiggendo un tremendo Golia che, mi

voleva fare soccombere, insinuando nella mia mente i

suoi input negativi facendomi stare più male di prima.

Grazie a Dio, dall’altro lato, c’era la voce dello

Spirito Santo che mi mandava la Sua Parola.

Devo ammettere che, è stato molto duro far morire la

parte carnale che si ergeva facendomi venire meno le

forze, instaurando dentro di me, situazioni ancora più

convincenti delle prime,facendomi credere che non avrei

mai vinto,che, non sarei mai riuscita ad uscire da

questa situazione, perché era troppo difficile e, non

sarei stata in grado di scrivere, che ero una cretina e

non sapevo scrivere, dicendomi :di aprire gli occhi,

perché chi stava intorno a me, continuava a prendermi

in giro e, di non prendere in considerazione qualunque

cosa mi avrebbero detto sia il Pasto che gli Anziani,

che Gesù mi aveva abbandonata fregandosene del mio

dolore e dei miei problemi.

A questo punto, non mi restava altro che, morire.

Nel momento che ho preso nel mio cuore la ferma

decisione di portare ogni cosa alla luce, si è

verificato dentro di me un graduale miglioramento ed

una guarigione come se avessi fatto la cura giusta do

una lunga e difficile malattia, dalla quale, uscendo ne

sento ora i benefici come se fossi in convalescenza.

2 parte della testimonianza – di 50enne.

Cari fratelli amati nel Signore,desidero testimoniare a

tutti, quello che ho potuto scoprire, attraverso la

Parola predicata prima,ed in seguito poi più

chiaramente,attraverso la lettura dello studio “Anima,

Libertà, Verità “

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Ho scoperto delle situazioni a dir poco sconcertanti.

Leggendo questo libro e le verità che ci sono in

esso,per me, è stato un <toccasana> per la mia anima.

Nessuno studio o dottrina umana,se non lo Spirito

Santo, mi potevano spiegare così chiaramente e così a

fondo la mia vera situazione spirituale.

Io ero sicura di essere libera, ma invece ero

ingannata, poiché la mia anima era chiusa in un gioco

perverso che pian piano mi stava portando

inesorabilmente alla morte.

Pur amando Dio, servendolo e credendo nella Sua

Parola,spesse volte,a causa di situazioni che si

venivano a creare intorno a me,” cadevo” in

convincimenti che erano a dir poco, diaboliche, facendo

così aumentare dentro di me, la natura carnale.

Tutto questo, mi portava in una logica così chiara e

perfetta, convincendomi e facendomi sentire vittima di

inganni e tradimenti fatti alle mie spalle. Ciò si

instaurava dentro di me ogni qualvolta al centro del

mio cuore veniva inserito un pensiero o un sentimento

negativo, un senso di amaritudine o non mettevo Gesù e

la Sua Parola al primo posto. Subito dopo scattava il

convincimento che,non mi amasse nessuno,che ero solo un

peso e un fastidio per gli altri,che la mia sola

desse fastidio agli altri,o che qualcuno fosse geloso

di me e, addirittura mi prendessero in giro, facendomi

sentire una nullità.

Così facendo, inconsciamente,perdevo la visione della

verità e, il diavolo, ne approfittava, per rubare dal

mio cuore la Parola della verità, facendomi perdere la

fiducia e la credibilità in ciò che mi diceva il nostro

Pastore, anzi, mi faceva credere che lui fosse il primo

a non potermi sopportare.

Tutto questo, contribuiva a scatenare dentro di me, un

senso di angoscia, di solitudine, di abbandono, da dove

scaturiva poi una tremenda disperazione e poi il

desiderio di morire.

Pur non riuscendo a mettere in pratica questa

decisione,(pensando che ciò fosse la conclusione

migliore) aspettavo che fosse il Signore a farmi morire

, prendendomela con Lui perché mi vedeva soffrire e non

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mi portava con Se, trovando così il pretesto che,se

fossi morta, avrei liberato gli altri dalla mia

presenza a dir poco “fastidiosa”rendendomi così

altruista e perciò facendo vedere agli altri di essere

migliore di loro, proponendomi quasi come un’eroina

immolata per il bene altrui.

Questo inganno micidiale e diabolico, si è ripetuto

spesse volte durante gli anni della mia vita cristiana,

ma non sarei mai potuta giungere da sola a queste

affermazioni ed essere fermamente convinta che solo il

Signore attraverso lo Spirito Santo poteva aprire la

mia mente per capire una macchinazione così perversa

contro la mia anima e contro quelli che mi sono vicini.

Facendo un’accurata analisi, ho potuto constatare

che,queste “ molle” spirituali negative, scattavano

dentro di me ogni qualvolta mi trovavo nella debolezza

di un forte combattimento spirituale esterno. Il

diavolo, approfittava di questa mia

debolezza,macchinando facendomi vedere i contorni

negativi della situazione e, farmi perdere così la

visione di Gesù.

Grazie a Dio che, attraverso questo libro,mi sono

caduti dagli occhi i veli della menzogna e della

presunzione umana che il diavolo cercava di inoculare

nella mia anima.

E’ caduto tutto ciò che mi voleva allontanare da Dio e

dal Suo bene, un bene di valore inestimabile datomi

solo per grazia, attraverso l’amore incondizionato di

Gesù per me, dal quale nessuno mi può separare e dal

quale, scelgo di non separarmi mai.

Fin da piccola sono sempre stata una bambina molto

bisognosa d’affetto, ma per situazioni a me

incomprensibili venivo sempre sostituita negli affetti

da qualcun’ altro,queste situazioni lasciavano sempre

dentro di me come un vuoto incolmabile e un dolore

indescrivibili.

Così crescendo,anche se ero una bambina mite e

affettuosa rendendomi nonostante tutto utile agli

altri, subentrava dentro di me l’insicurezza,la

timidezza e la paura di non essere amata, diventando

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così taciturna e, chiudendomi in un mondo di sogni e

di illusioni romantiche.

Divenuta Cristiana,ho pian, piano acquisito quella

fiducia e quell’essere espansiva nel manifestare il mio

affetto verso gli altri, pur rimanendo sempre molto

timida. Purtroppo,.il diavolo, conosce i nostri punti

deboli e, cerca di fare leva principalmente sugli

affetti più cari facendoci vedere ciò che a lui piace

per toglierci la pace.

Io ringrazio il Signore,perché,solo leggendo queste

pagine (che consiglio calorosamente a tutti di

leggere)ho potuto vedere chiaramente dentro di me,

sconfiggendo le macchinazioni e le menzogne diaboliche,

facendo trionfare la verità e, poter capire finalmente

che, solo Lui mi ama veramente e solo in Lui devo

credere e affidare la mia vita. Non c’è un altro fedele

come Egli è.

Ora, posso veramente dire di poter gustare la gioia

vera della comunione Cristiana, la gioia del servizio a

Lui, il piacere di essere utile agli altri senza

presunzione, manifestando l’amore di Gesù,riconoscendo

di non essere perfetta, proponendomi di fare la Sua

volontà in umiltà e mansuetudine, per piacere a Lui,

crescendo nella carità a Sua immagine e somiglianza,

imparando dai Suoi insegnamenti avendo ( Lui come

esempio )Anche se subiamo un torto o un’ingiustizia

dobbiamo perdonare come Egli ci perdona, affinché non

facciamo posto al diavolo.

Se per la carne è difficile attuarlo, chiediamo a Lui

la forza, poiché Egli, ha promesso che ci donerà tutto

pienamente secondo la Sua volontà, ed io, non voglio

perdere questo bene prezioso e supremo.

Dio ci benedica grandemente delle Sue paterne

benedizioni,assieme al nostro amato Pastore

Per come è guidato dallo Spirito Santo e, per come

pastura le anime nostre con la sapienza che viene

dall’alto. Con tutta la riconoscenza e la gloria a Dio.

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Alcune considerazioni o analisi dello studio – fatte

dalla 50enne.

Il Cristiano, durante la sua vita terrena, deve

acquisire la natura e la mente di Cristo, affinché

incarnando e manifestando queste qualità, potrà

raggiungere quella pace e quella gioia con la quale

gustare appieno le ricchezze del Regno di Dio nella

propria vita e poter godere ed esperimentare le Sue

promesse.

Raggiungendo questo stato attraverso la fede in

Lui,possiamo capire il senso delle cose di Dio,e le

possiamo mettere in pratica.

Dio, nel Suo infinito amore,non costringe l’uomo a

prendere decisioni con la forza, poiché Egli è

amore,perciò propone e non impone.

Egli,lascia libero l’uomo nelle sue scelte,perciò,è

l’uomo il responsabile delle proprie azioni,e non Dio.

Dalle scelte che l’uomo fa, si vedranno poi i frutti Se

scegliamo il bene,secondo la Parola di Dio,avremo tutte

le conseguenze della nostra scelta per ogni bene

possibile.in ogni sfera che concerne tutto il nostro

essere.

Altrimenti, scegliendo l’opposto,cioè per la “ carne,”

si ricevono tutte quelle negatività che, partoriscono

il peccato, generando schiavitù e morte.

Il Cristiano,sottoposto a questi stimoli del male,non è

solo,il Signore, è sempre pronto a liberarlo, essendo

Egli il Liberatore, ed avendo promesso al Padre che, “

nessuno ne perderà dalla Sua mano di tutti quelli che,

il Padre Gli ha dato eccetto il figlio di

perdizione:”perciò,si perde chi si vuole perdere,ma chi

ha veramente nel suo cuore quella piccola parte anche

“infinitesimale”di fiammella,il Signore, farà ogni cosa

per salvarlo,(facendo ritornare a Se l’anima che è

legata dal male,)o per ubbidienza, o per esperienza, o

per sofferenza

Quando il diavolo tenta un’anima, il suo scopo

principale, consiste nel propinare la menzogna con

astuzia presentandola come fosse verità.

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Eva, mangiò il frutto,cioè, credette alla parola

diabolica del serpente facendo peccare anche Adamo.

Col credere alla menzogna, si fecero rubare dal diavolo

il bene che Dio aveva dato loro.

Perciò, con la disubbidienza,subentrò in loro, questo

stato di male e di negatività che portò la maledizione

e la morte nell’uomo. Col secondo uomo Gesù, è venuta

la grazia per l’umanità attraverso l’amore di Dio per

le sue creature ripristinando nell’uomo la dignità di

figli di Dio per chiunque crede e accetta la Sua

Parola.

L’anima sottoposta a quella parola perversa,non appena

crede e l’assume nel suo cuore,a quel punto,il diavolo,

è riuscito a fare il suo gioco, macchinando in modo

tale, da rubare ciò che Dio ha dato,poiché è bugiardo,

ladro e omicida fin dalla nascita e la sua

manifestazione è questa, raggiungere lo scopo di

uccidere le anime.

Nella natura Cristiana,questo gioco gli riesce molto

difficile, perché, chiunque ha gustato le ricchezze di

Gesù del Suo amore nel Suo Regno, difficilmente ci

rinuncia.

L’anima che ha provato il benessere spirituale,non lo

lascia.qualunque sia il combattimento, anche attraverso

le afflizioni e le prove,l’anima sceglie sempre Gesù.

Mentre l’anima che non ha mai conosciuto la verità è

più soggetta all’influenza negativa del male, ma se in

essa esiste il desiderio della verità e del bene pur

non avendolo mai raggiunto,va alla ricerca di esso,

finché non lo trova nelle promesse di Gesù attraverso

la Sua Parola.

Il lettore, o il credente che leggerà questo studio,( a

mio modesto parere,)sarà immancabilmente portato a fare

un’analisi introspettiva del suo stato fisico, animico

e spirituale cosi profondo e attento, che nessuna

seduta psicoanalitica sarebbe mai in grado di

analizzare. Tutto ciò si può ottenere solo attraverso

questa rivelazione che non viene dall’umano, ma, dallo

Spirito Santo.

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Tutto questo, comporterà sicuramente,un bene prezioso

per molte anime, le quali, per molti casi o situazioni,

più disparate,si trovano nei lacci diabolici del male.

In questa guerra spirituale,l’anima,non sa di essere

ingannata,perciò,pensa sempre di trovarsi nel giusto.

Subendo inconsciamente tutte queste influenze

negative,trovandosi sempre più coinvolta in una

situazione,che si ripercuote poi negativamente in

tutte le tre nature,fisica, spirituale, animica; grazie

a Dio e allo Spirito Santo che veglia sulle anime.

Il Cristiano,è chiamato ad affidarsi completamente

nelle mani di Dio senza riserve, dalle Sue mani, Egli

non ci perderà,Egli ci custodirà fino al giorno del Suo

ritorno, poiché la sola verità è Gesù Cristo “ Essendo

il fedele e il Verace “

Ogni cosa, (dice in Ecclesiaste)è vanità.”

Il tutto dell’uomo è conoscere Dio e osservare i suoi

Comandamenti” Solo allora, ogni uomo che crede e li

osserva con tutto il suo cuore,potrà raggiungere

attraverso l’ubbidienza alla Sua Parola, l’appagamento

completo della vera felicità non i miraggi e le utopie

che ci vuole proporre lo spirito del mondo. L’uomo, per

se stesso, non è in grado di fare il bene,ma la natura

acquisita attraverso la nuova nascita, porta

inevitabilmente il cristiano a produrre il bene per se

e per gli altri.

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INDICE

Impressioni di una credente ............................................................................... 2

Introduzione ..................................................................................................... 5

CAPITOLO 1 ................................................................................................... 8 Sistema dell’intero essere cristiano..................................................................... 8 Elementi da considerare .................................................................................... 9

Legge e corpo fisico ........................................................................................ 16 L’uomo prima del peccato ............................................................................... 19

Passioni e sentimenti ....................................................................................... 21 L’autorità da cui si dipende.............................................................................. 24 Il liberatore..................................................................................................... 26

CAPITOLO 2 ................................................................................................. 32

Il Signore visita e riscatta il suo popolo. ........................................................... 32 Analisi dei sintomi subiti da alcuni testimoni .................................................... 34 Fase d'auspicato equilibrio dell'umana psiche.................................................... 38

Fase in cui la mente commuta il ruolo della coscienza. ...................................... 39 Fase del dominio del male. .............................................................................. 44

CAPITOLO 3 ................................................................................................. 46 Le due aree spirituali – Bene e male. ................................................................ 46

L'ambiente del cuore ....................................................................................... 50 Esempi chiarificatori alla croce ........................................................................ 53

CAPITOLO 4 ................................................................................................. 55 Nel principio .................................................................................................. 55

Il peccato........................................................................................................ 59 Dinamiche del peccato .................................................................................... 61

Il peccato preesiste all’uomo............................................................................ 65 Il diavolo........................................................................................................ 66

CAPITOLO 5 ................................................................................................. 72 Analisi degli elementi spirituali. ....................................................................... 72

Un caso illuminante: storia di Caino. ................................................................ 79 I veri nemici ................................................................................................... 82 Cosa è la nuova nascita ................................................................................... 83

CAPITOLO 6 ................................................................................................. 88

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Alcuni aspetti della cultura umana.................................................................... 88

Rapporto tra anima e illusioni .......................................................................... 91 Il pessimismo, l’amor proprio e la ricerca del piacere ........................................ 93 Il sogno tra l’illusione e la speranza.................................................................. 96

CAPITOLO 7 ................................................................................................. 98

Considerazioni................................................................................................ 98 La Psicoanalisi................................................................................................ 99 L’ermetismo ................................................................................................. 102

Il panteismo che ritorna a manifestarsi............................................................ 103 L’inizio del panteismo – Genesi 2 e 3. ............................................................ 104

CAPITOLO 8 ............................................................................................... 111 Punti di riflessioni e chiarificazioni ................................................................ 111

Testimonianza personale di una trentenne. ...................................................... 118 Differenza tra l’ascolto della voce del male rispetto a quella del bene. .............. 122

Fase conclusiva............................................................................................. 125 Commento del Pastore all’ultima aggressione del maligno. .............................. 125 L’anima torna a testimoniare ......................................................................... 126

Testimonianza fatta da una persona cinquantenne ........................................... 127 Alcune considerazioni o analisi dello studio – fatte dalla 50enne. ..................... 131

INDICE ....................................................................................................... 134