Andrea Emo, il profeta dell'angoscia

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Un grande e misterioso filosofo padovano, nichilista ma alla ricerca costante dell'Assoluto, molto amato anche da Massimo Cacciari.

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Dal 9 al 15 gennaio

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CulturaARTE • STORIA • SCIENZA • SPETTACOLO

Di

Prevede spettacoli serali per adultima anche esibizioni mattutine perle scuole la rassegna di danza orga-nizzata dal comune di Thiene in

collaborazione con il circuito teatrale regio-nale Arteven e iniziata a fine 2008 con ilRussian state ballet. Domenica 18 gennaioalle 21 la seconda serata presenta il balleri-no Raffaele Paganini, artista fra i più celebridella danza italiana e mondiale, con lacompagnia Euroballetto, in Omaggio aFred Astaire e Ginger Rogers, coreografiedi Alfonso Paganini e Luigi Martelletta. Venerdì 30 gennaio inizia la serie di trespettacoli dedicati alle scuole: alle ore 10 lacompagnia Fabula Saltica presenterà Pi-nocchio – burattino senza fili coreografiadi Claudio Ronda. Mercoledì 18 marzo alleore 10.30 sempre per i ragazzi delle scuoleprimarie e secondarie di primo grado saràpresentato Cenerentola liberamente ispira-to all’omonima fiaba di Charles Perrault ealla versione cinematografica di Disney,

dall’associazione culturale Danzavenezia ela regia di Arturo Cannistrà. Per la scuoladell’infanzia giovedì 5 marzo, alle 10.30, lacompagnia Leggere strutture si esibirà in Ilcirco delle nuvole, dell’omonimo libro diGek Tessaro e coreografia di Mattina Gan-dini.La rassegna si concluderà domenica 22marzo alle ore 18 con Segreti percorsi, pre-sentato dalla compagnia danza Kronos, fon-data nel 1980 dalla ballerina concittadinaOrnella Pegoraro che curerà anche la regia.Le coreografie di Barbara Canal, OrnellaPegoraro e Francesca Foscarini prendonoforma e ispirazione dalla vita e dall’operadella poetessa Alda Merini, che ha vissutoper dieci anni all’interno di un ospedalepsichiatrico. Informazioni e biglietti: ufficio cultura divia Monte Grappa, 0445-804745 - fax 0445804748 - e-mail: [email protected]; teatro Comunale: 0445- 804943.

Danilo Restiglian

SERATE PER ADULTI E MATTINATE DEDICATE ALLE SCUOLE NELLA RASSEGNA THIENESE

Danzando, a mattina e sera

Venticinque anni fa, gli ul-timi giorni del 1983, mo-riva a Roma AndreaEmo, un filosofo vissuto

nel nascondimento e riscopertosolo di recente. Discendente dauna delle più illustri famiglie vene-ziane, era nato a Battaglia Termeil 14 ottobre 1901; nel 1905, a soliquattro anni, aveva perso la ma-dre, morta dando la luce la sorelli-na. I due fratelli, grazie soprattut-to alle amorevoli cure del padre,vivranno comunque un’esistenzaserena tra Roma, dove trascorro-no i mesi invernali, e le ville suicolli Euganei (quella di Battaglia equella di Rivella a Monselice nellafoto), dove la famiglia si ritira du-rante l’estate. A diciott’anni il gio-vane s’iscrive alla facoltà di letteree filosofia dell’università di Roma,dove rimane folgorato dalle lezionidi Giovanni Gentile: in questo pe-riodo inizia a maturare la sua vo-cazione per la ricerca filosofica e,soprattutto, a scrivere i suoi Qua-derni, opera che proseguirà finoalla morte. Abbandonata l’univer-sità e sposatosi, Emo, grazie an-che alle cospicue sostanze familia-ri, conduce un’esistenza appartatae schiva, concentrata soprattuttosugli affetti familiari e su un ri-stretto giro di amici, tra cui il mu-sicista e scrittore veneziano Erne-sto Rubin de Cervin; unica con-cessione a una parvenza di vitapubblica la candidatura, senza esi-to, alle elezioni politiche nel 1953.Andrea Emo era un uomo riserva-to, a cui piaceva passare i giorniassorto nella lettura, prigionierodella propria libreria; quale sor-presa quando alla morte fu sco-perto un armadio contenente 398quadernoni fittamente scritti, perun totale di 38 mila pagine: il frut-to di oltre 64 anni di riflessione, dicontinuo interrogarsi sull’esisten-za. Certo, in famiglia e tra gli ami-ci si sapeva che Emo scriveva ognigiorno; nessuno però, durante lasua vita, ebbe mai il privilegio dipoter leggere il frutto delle sue fa-tiche; la stessa figlia Marina, chericevette in eredità le sue cose piùcare, e cioè i libri, ebbe la disposi-zione di non permettere la pubbli-

cazione dei suoi scritti. Eppure,quelle pagine piene di una scrittu-ra chiara ma nervosa si rivelavanosubito interessanti: non un sem-plice diario – mancano totalmentei riferimenti a qualsiasi fatto per-sonale o pubblico – bensì un con-tinuo interrogarsi sull’esistenza eil suo significato, un pensare scri-bendum che fluisce ininterrottoper oltre un milione e 140 mila ri-ghe. Emo scrive essenzialmenteper sé stesso: «Noi siamo i soli chepossiamo leggere i nostri scritti –

recita una pagina del 1960 – Ogniuomo ripiegandosi su se stesso, fa-cendosi assolutamente privato, ri-ducendosi ai suoi affetti, può pro-vare a essere l’assoluto».Dopo la morte, a poco a poco lafama dei Quaderni di Emo ha co-minciato a uscire dalla cerchia deiconoscenti più diretti; le pagineiniziarono a essere studiate e pub-blicate, il suo pensiero viene sem-pre più apprezzato da studiosi lai-ci come Massimo Cacciari, GiulioGiorello ed Emanuele Severino,

ma anche da pensatori cattolicicome Bruno Forte, arcivescovo diChieti-Vasto e uno dei teologi piùstimati dai due ultimi papi. Certo,il pensiero di Emo si pone sostan-zialmente in linea con il filone delnichilismo novecentesco: questoassoluto, alla ricerca del quale eglidedica tutta la sua vita, alla fineviene paradossalmente trovato nelnulla. Scrive l’autore nel 1965:«Tutta la malinconia della vita è ilvano tentativo di salvarci dal nullache tutto sommerge; del nulla in

cui siamo perduti, perdizione su-prema. Il nulla che rende tutto va-no». Una visione pessimistica, nel-la quale uno dei pochi rifugi è of-ferto proprio dalla scrittura; l’uni-ca salvezza viene in definitiva acoincidere con la rinuncia allastessa: «La salvezza è la medita-zione del nulla; noi conosciamo ilnulla perché lo siamo. L’attualità èpresenza e nulla, perciò presenzadi nulla. Il nulla è il denominatorecomune di tutte le cose e di tuttigli esseri e di tutte le vite».Si tratta di una posizione radicaleche sconcerta, ma che non può fa-re a meno di interrogare anche ilcristiano: «È quasi terrificantesentire queste parole – dice BrunoForte – Ma prima di scandalizzar-ci, prima di rifiutarle, fermiamociun istante a pensare: non è forseEmo la voce di tanti dei nostridubbi, di tante delle nostre solitu-dini? Chi di noi non ha sentito al-meno un attimo l’abisso dell’ango-scia, alzi la mano. L’angoscia citocca tutti prima o poi. Emo, ilprofeta del nulla, è il profetadell’angoscia».Durante tutto il suo percorsoumano, Andrea Emo si misurò co-stantemente con la fede e il pro-blema di Dio; spesso le sue parolerisuonano dure e senza speranza,a volte invece sfumano in una ve-ra e propria preghiera laica al Dio-nulla: «Concedici, o Signore, i pa-radisi del nulla, i giardini della tuaprimavera. Signore che fai dellanotte un mattino, il mattino chepaghiamo con le monete luminosedegli astri, astri della notte, guidadegli erranti, degli erranti versol’infinito, che cos’è il cielo se nonl’infinita via verso il nulla? E che èil nulla, se non un ritorno, il Tuoritorno? Che cos’è l’infinito senon un ritorno?».Andrea Emo smise di scrivere isuoi quaderni il 1° marzo 1983quando, pochi mesi prima di mo-rire, venne definitivamente coltodalla malattia: «Queste pagine da-ranno un po’ di luce, quando sa-ranno bruciate», aveva appuntatoqualche anno prima in uno deisuoi Quaderni.

Daniele Mont D’Arpizio

MORIVA 25 ANNI FA UN FILOSOFO NICHILISTA PADOVANO ALLA RICERCA DI DIO

Andrea Emo, profeta dell’angosciaIn un armadio colmo di quaderni il pensiero di tutta una vita

L ’ I N T E R V I S T A

Il suo “pensiero negativo” cercanella scrittura il significato della vita

Laura Sanò, studiosa dell’opera di Andrea Emo

aura Sanò (nella foto), studiosa di filosofia,svolge attività di ricerca al dipartimento di filo-sofia dell’università di Padova e all’opera diAndrea Emo ha dedicato diverse monografie,tra cui Un daimon solitario. Il pensiero di An-drea Emo, curando inoltre la pubblicazione dialcuni Quaderni emiani, sotto il titolo Il mono-teismo democratico: religione, politica e filo-sofia nei Quaderni del 1953.

Qual è l’importanza di Andrea Emo?«Sicuramente si tratta un personaggio di ecce-zionale talento intellettuale, profondo ma an-che esigente, difficilmente collocabile all’inter-no di una filosofia prestabilita. Il suo è un pen-siero originale e, nonostante la struttura deiQuaderni, fortemente sistematico: né mera-mente idealista, né niciano, e nemmeno plato-nico, anche se dimostra l’influenza di Gentile,Nietzsche e Platone. Forse la migliore defini-

zione di Emo è quella diun daimon (uno spirito,ndr) solitario, rimastosempre fedele a sé stesso.Proprio questo gli ha impe-dito di identificarsi in que-sta o in quella posizione,anche se il mio lavoro ten-de a collocarlo all’internodel cosiddetto pensiero ne-gativo: una corrente dipensiero che muove daPlotino, fino a Scho-penhauer, Nietzsche e Hei-degger».

Perché questo atteggiamento di isolamentodurante tutta la sua vita ?

«Emo non scrive per partecipare al mondoculturale della sua epoca, bensì per un’esigen-za di chiarimento personale: tutta la sua esi-stenza è permeata dal bisogno di trovare, at-traverso la scrittura, il significato della vita.Eppure il suo percorso non è esente da con-traddizioni, perché sfocia fondamentalmentein un abisso nichilista, di fronte al quale nonc’è speranza di redenzione, se non la contem-plazione del nulla. C’è inoltre un altro aspetto:questo bisogno di Emo di creare silenzio attor-no a sé nasce anche dallo sconcerto che luistesso prevedeva potesse essere destato dallesue posizioni».

Quali sono i rapporti tra Emo e il cristiane-simo?

«Il Dio di Emo è innanzitutto il Dio cristiano,ed è da questa “figura storica” che egli neces-sariamente prende inizio e ispirazione; egli siconcentra non tanto sul problema scolasticodell’esistenza o meno di Dio, quanto piuttostosul vangelo, e specialmente sul concetto dellamorte di Dio. A suo avviso la chiesa post-tri-dentina ha la colpa di aver eliminato la mortedi Cristo, concentrandosi sulla risurrezione. IlDio di Emo è questo nucleo negativo, che deveuccidersi, scomparire e annullarsi per esistere.Può allora riconquistare se stesso come altroda sé, come conseguenza di una sorta di dop-pia negazione. Dio stesso, per esistere, devemorire; il vero significato dell’esistenza, nel ni-chilismo emiano, è la morte».

L

Fino al 18 gennaioresta aperta la mo-stra “Dalla lastra aldigitale. Ottant’anni

di immagini del gabinettofotografico dei musei Civici”nelle sale per esposizionitemporanee dei musei agliEremitani. La mostra è de-dicata alle immagini stori-che della città di Padova, al-le civiche collezioni e ai ri-tratti di illustri personaggi,conservati nell’archivio delmuseo. Fondato da AndreaMoschetti a metà degli anniVenti, il gabinetto è uno deiprimi laboratori fotograficisorti in Italia in un museo,unico in Veneto in grado diseguire tutte le fasi, dalla ri-presa alla stampa. Info: 049-8204551.

Ottant’annid’immaginipadovane