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and Integrated Medicine

HIMHOMEOPATHY

d

Organo ufficiale dellaSocietà Italiana di Omeopatiae Medicina Integrata

Anno 4 - Numero 1, Maggio 2013

In copertina: L’Italia vista dalla stazione orbitante ISSPer gentile conc. NASA and the Hubble Heritage Team (AURA/STScI).

Direttore Responsabile: Gino SantiniDirettore Scientifico: Simonetta BernardiniRegistrazione al Tribunale di Roma n. 61 del 24 febbraio 2010Periodicità: Semestrale

© 2010-2013 SIOMI - Tutti i diritti riservati. Nessuna partedi questa pubblicazione può essere riprodotta o trasmessain alcuna forma, senza il permesso scritto della SIOMI.Le copie arretrate possono essere richieste alla SIOMI.

Direzione: c/o ISMO - Via Adolfo Venturi, 24 - 00162 RomaAmministrazione, Pubblicità: c/o FIMO - Via Kyoto, 51 - 50126 FirenzeTel.: 055.6800.389 - Fax: 055.683.355 - E-mail: [email protected]

Finito di stampare nel mese di giugno 2013presso Grafica Di Marcotullio s.a.s.Via di Cervara, 139 - 00155 Roma

COMITATO SCIENTIFICOArea di omeopatia e medicina integrata

Simonetta Bernardini, Francesco Bottaccioli,Tiziana Di Giampietro, Carlo Di Stanislao, Rosaria Ferreri,Peter Fisher, Italo Grassi, Francesco Macrì, Ennio Masciello,Roberto Pulcri, Gino Santini, Gabriele Saudelli

Area accademica e medicina convenzionaleIvan Cavicchi, Andrea Dei, Giuseppe Del Barone,Gian Gabriele Franchi, Luciano Fonzi, Antonio Panti,Paola Massarelli, Roberto RomiziMauro Serafini, Umberto Solimene

Editoriale2 La memoria dell’acqua e l’omeopatia scientifica

di Simonetta Bernardini

In primo piano4 Congresso SIOMI 2013 - Il paradosso dell’eterogeneità

di Francesco Macrì

Contributi originali6 La grafologia applicata quale strumento diagnostico in Medicina Integrata

di Paolo Borelli 10 La danza della vita - Cronobiologia e rimedi omeopatici

di Mariarosaria De Rinaldis13 Epigenetica e PNEI - Le due facce della rivoluzione scientifica

di Francesco Bottaccioli23 I figli di un mondo malato

di Luca Poma31 Verso la comprensione del movimento spontaneo della materia

di Emilio Del Giudice e Alberto Tedeschi

I grandi personaggi dell’omeopatia21 Raykumar K. Manchanda

Direttore Generale del “Central Council for Research in Homeopathy”, Nuova Delhia cura di Rosaria Ferreri

Spotlight - La ricerca scientifica in Medicina Integrata40 a cura di Gino Santini

Case report31 La metatarsalgia del giocatore di squash

di Italo Grassi33 L’emicrania dell’impiegato

di Pasquale Delmedico35 La cefalea del pittore

di Sergio Segantini36 Il carcinoma della pasticciera

di Salvatore Bardaro

Quaderni di Medicina IntegrataIl diabete

42 Il contributo dell’omeopatiadi Rosaria Ferreri

43 Il contributo della fitoterapiadi Gabriele Saudelli

45 Il contributo dell’agopunturadi Franco Cracolici

L’omeopatia raccontata18 Assassinio in ostetricia

di Italo Grassi

HomeopatHy and Integrated medIcIne | maggio 2013 | vol. 4 | n. 1 1

SOMMARIO

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EDITORIALE

Il seminario interuniversitario di FirenzeNell’ambito del Convegno nazionale della SIOMI “Am-biente, epigenetica e processi adattativi. Nuove sfide perla Medicina Integrata” che si è svolto a Firenze dal 1° al3 marzo scorsi, nella giornata del primo marzo la Societàha ospitato un bel seminario dedicato al tema della plau-sibilità scientifica dell’azione biologica di diluizioneestreme (la cui diluizione è maggiore di 10-23 molecole)di medicinali omeopatici. Si tratta del tema più contro-verso dell’omeopatia, vale a dire: la memoria dell’imma-teriale; l’ipotetica fiducia scientifica nel “nulla”.

Certamente un argomento difficile, ai limiti del propo-nibile, almeno in ambiente accademico. Ma il seminarioè stato invece reso possibile grazie alla collaborazione delprof. Andrea Dei, coordinatore del seminario e alla di-sponibilità a prendervi parte del prof. Roberto Righini,ordinario di Chimica Fisica già presidente del LENS (La-boratorio di Spettroscopia Non Lineare) e, nei fatti, unodei massimi esponenti mondiali della struttura dell’ac-qua; del prof. Piero Dolara, già ordinario di Farmacolo-gia di Firenze e del prof. Emilio Del Giudice, giàricercatore dell’INFN (Istituto Nazionale di Fisica) diMilano. Uno scenario davvero insolito dunque che, auna prima lettura, potrebbe sembrare finanche provoca-torio: il prof. Del Giudice, uno dei massimi esponentidella teoria della cosiddetta “memoria dell’acqua” e altritre esponenti del mondo accademico si incontrano econfrontano le loro opinioni e convinzioni scientifichedavanti ad una platea di più di 200 persone, estrema-mente attente perché animate dal bisogno di capire ilsenso delle cose, cioè la verità. Si è trattato di un eventounico nel suo genere e per questo motivo SIOMI ha de-ciso di riprenderlo per intero e renderlo disponibile atutti; il video dell’evento, è visibile sul sito SIOMI(http://www.siomi.it/apps/news.php?id=1245). Il semi-nario ci ha insegnato molto e non merita di essere rias-sunto in una sorta di surrogato dei lavori. Chi èinteressato ad approfondire l’argomento può comoda-mente rivedere i video delle relazioni dal suo computer:meno di tre ore del proprio tempo e la nuova dimensionescientifica potrà disvelarsi nel suo intero.

Il “take home”A noi tocca, semmai, il compito di offrire qualche riflessione,quello che in sostanza abbiamo portato a casa rispetto alleinnumerevoli lezioni che il seminario ci ha dato.

La prima è una grande lezione di stile. Infatti, i relatorihanno esposto i loro temi con molta classe, nel rispetto

reciproco di opinioni e convinzioni scientifiche. Straor-dinaria l’alternanza di interventi tra Roberto Righini, cheha spiegato in maniera magistrale alla platea come mail’acqua non possa conservare memoria e Emilio Del Giu-dice che ha, viceversa, spiegato i meccanismi attraversoi quali si estrinseca la teoria della conservazione della me-moria della molecola da parte del liquido, quando essovenga considerato nella sua relazione biologica. Straor-dinaria dicevo, giacché la dicotomia potrebbe trasfor-marsi in futuro in un inaspettato punto di partenza dinuovi scenari di ricerca. A questo tema, tra l’altro, questonumero della nostra rivista dedica uno spazio di appro-fondimento nell’articolo a firma Emilio Del Giudice eAlberto Tedeschi dal titolo: “Verso la comprensione delmovimento spontaneo della materia”.

Affascinante l’esposizione del prof. Piero Dolara riguardoagli studi tutt’ora in corso all’Università di Firenze, fi-nanziati da Boiron e tesi a verificare gli effetti biologicidi diluizioni di Apis mellifica 3-5-7-9 e 15CH su genicellulari. Sull’argomento, il gruppo di ricercatori di Fi-renze coordinati dal prof. Andrea Dei ha già pubblicatoun lavoro dedicato alle interazioni tra diluzioni estremedi rame e geni cellulari che hanno dimostrato come lecellule possono rispondere ad un stimolo molto diluito(3-5-7CH; ovvero fino a diluzioni aptomolari) con fe-nomeni incontrovertibili, da un punta di vista scienti-fico, di attivazione o soppressione dei geni cellulari. Lanovità, al momento, è rappresentata dall’aver documen-tato, mediante studio delle interazioni dei geni cellularicon il medicinale Apis mellifica, una risposta dei geni adiluizioni superiori alla 10-23 molecole.

La seconda è una lezione di serietà: non c’è spazio nellaricerca per nessun sensazionalismo. Il prof. Dolara ha,infatti, annunciato che i risultati ottenuti con diluizioniultramolecolari di Apis mellifica motivano il gruppo aripetere gli esperimenti e che, pertanto, ci vorrà ancoraun anno prima di poter trarre conclusioni definitive ri-spetto a tali dati sperimentali.

La terza lezione che ne abbiamo tratta è per noi la con-ferma della validità di un metodo che abbiamo volutopromuovere in ambito culturale fin dal 1999, anno difondazione della nostra Società. Ci riferiamo alla neces-sità di creare occasioni di incontri culturali sul temadell’omeopatia secondo il metodo interdisciplinare.Siamo consapevoli che il progetto non sia facile, che gliesponenti del mondo accademico disposti ad accettareun confronto sui nostri temi sono pochi e per questo aiRelatori che hanno accettato di contribuire al seminariova tutta la nostra gratitudine, così come sincera gratitu-

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La memoria dell’acqua e l’omeopatia scientifica

Simonetta BernardiniPresidente SIOMI, Società Italiana di Omeopatia e Medicina IntegrataE-mail: [email protected]

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EDITORIALE

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dine va al prof. Andrea Dei che in questi anni ha messoa disposizione della SIOMI e del suo progetto culturalela propria grande cultura accademica, scientifica oltreche filosofica. Tuttavia, il seminario del 1° marzo dimo-stra che questo modo di procedere è possibile e, a nostroparere, questa è la sola via da seguire. D’altra parte, l’ef-ficacia di diluizioni estreme dei medicinali omeopatici èun fenomeno evidente, le conferme scientifiche prove-nienti sia dalla ricerca di base, sia dalla ricerca clinicasono in crescente aumento. La mancata spiegazione delfenomeno secondo le conoscenze scientifiche modernedunque non può, come molti vorrebbero, eludere questaconstatazione.

La quarta lezione che riceviamo è, per riprendere un con-cetto iniziale, ancora una lezione di stile. Inutile nascon-dere, infatti, che quello che, purtroppo, difetta nellanostra categoria di medici culturalmente emarginati dalpotere dominante della scienza e della medicina ed espo-sti a continui attacchi da parte del mondo dell’ortodos-sia, è l’unità di intenti. Una parte della comunità degliomeopati italiani è, forse oggi ancora di più, motivata adifendere il metodo, il “manuale”. Esattamente come fa,all’opposto, il mondo accademico. Ma quel che nel no-stro ambito è destruente è la constatazione di quanto fer-vore vi sia nei confronti di una lotta rivolta all’internodella comunità. I tentativi di emarginazione di un’areadell’omeopatia specialmente negli ultimi due anni hannodato il meglio (o il peggio) di sé: una sorta di arrocco dialcuni in nome dell’idea dell’omeopatia “pura” e “dura”che impressiona, specialmente se si pensa alla vastitàdelle problematiche scientifiche delle quali il seminarioè un chiaro esempio. Una Società come la nostra, nataper fare ponti tra culture e per creare convergenze nonpuò che osservare con sconcerto un tale indebolimentoideale a vantaggio di una perniciosa ideologia. Serve,dunque, un metodo di lavoro, altro, alternativo a questo.Serve una maggiore dimostrazione di rispetto di opinionidiverse verso una comunione d’intenti. Serve rendersiconto che la sfida non è l’affermazione, anzi, la sopraf-fazione di una corrente dell’omeopatia su un altra. Lasfida è l’affermazione dell’omeopatia una, fortificata,piuttosto che indebolita, dalla complessità del metodo efortificata, in primis, dalla nuova dimensione di integra-zione dei saperi in medicina cui la nostra Società ha datoun impulso forte coronato nella presentazione del Ma-nifesto per la Medicina Integrata (http://www.siomi.it//apps/news.php?id=1120). La sfida, dunque, è un’altra:l’affermazione dell’omeopatia scientifica. Per far questo,occorre accorciare le distanze tra mondo accademico e iricercatori seri e motivati del mondo omeopatico.

Yes, we can!La dimensione, a nostro modo di vedere, è ancora unavolta il metodo dell’integrazione dei saperi. Serve, final-mente, un team multidisciplinare di ricerca in omeopa-tia. Serve che i fisici, i chimici, i chimico-fisici, i biologi,i medici (anche omeopati) s’incontrino. Quindi servononon uno ma mille seminari come quello del primomarzo. E serve, per questo, una sede accademica, un la-boratorio accademico unico e speciale in cui s’incontrinoe si confrontino competenze scientifiche diverse impe-gnate in una ricerca multidisciplinare comune. Per farquesto serve destrutturare un pregiudizio e avviare, piut-tosto, una collaborazione a partire dal rispetto reciproco.Tutti insieme come un solo uomo e una sola premessa:trovare le ragioni di un fenomeno osservato ma ancoranon spiegato in medicina. Un sogno? Noi lo conside-riamo, piuttosto, un traguardo possibile. Ci pensino leAziende: non è questo, a nostro modo di vedere, solo iltempo di supportare ricerche individuali magari finaliz-zate a dare validità scientifica ad un medicinale piuttostoche ad un altro. Questo è il tempo di uno sforzo condi-viso tra Aziende volto al finanziamento di un team di ri-cerca multidisciplinare unito in un patto prettamentescientifico: il patto di non pregiudizialità. Ci pensino gliomeopati italiani che spendono davvero troppe energiein lotte intestine. Da parte nostra, l’esperimento delprimo marzo ci ha permesso di dimostrare che un puntodi incontro non pregiudizievole, almeno nel mondo ac-cademico fiorentino, è possibile. Non lasceremo di certocadere la sfida. g

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IN PRIMO PIANO

Argomento di grande attualità quello relativo aifattori che portano alla modulazione della espres-sione fenotipica del patrimonio genetico. Sembra

oramai che, nel determinismo di varie malattie, soprat-tutto quelle a decorso cronico, gli aspetti epigenetici fi-niscano per prevalere su quelli genetici in senso stretto.

L’azione epigenetica è dovuta a meccanismi di vario tipo,tra essi i più noti la metilazione e la alchilazione, chesono in grado di modificare piccole porzioni di struttureacido-nucleari creando in pratica un nuovo “arrange-ment”. I fattori epigenetici sono differenti e numerosi:virus, fumo di sigaretta, inquinanti atmosferici, radia-zioni ionizzanti, per citare i più noti. Ma possiamo al-largare il novero fino a includere anche lo stress psichico.Ognuno di questi fattori è in grado di provocare effettiepigenetici diversi e più fattori possono ottenere lo stessoeffetto epigenetico: una neoplasia polmonare può svi-lupparsi sia a causa del fumo di sigaretta che all’esposi-zione radioattiva, una situazione che potremmo definirecome il “Paradosso della Eterogeneità”.

In realtà, paradossalmente, la monomorfìa epigeneticadei diversi fattori, ci porta inconsapevolmente a consi-derarli come una sorta di un “Unico Complesso Epige-netico”, a volte senza neanche analizzare la singola azionemodificante nella sua dinamica e nel suo finale effettobiologico. Per certi versi è la rappresentazione di quantoavviene in Medicina: la Medicina Ufficiale cerca di uni-formare la eterogeneità clinica dei pazienti nell’idea diraggiungere in tal modo un migliore obiettivo terapeu-tico: la dissonanza crea difficoltà, la uniformità risolve ilmomento critico.

In questo sta il paradosso: mentre lo studio dell’epige-netica sta dimostrando come la variabilità è intrinsecaall’individuo, a tal punto che anche il suo patrimoniogenetico non è in grado di lasciar predire la sua evolu-zione biologica, la Medicina vigente è ancora pertinace-mente agganciata ad una visione uniformatrice dell’es-sere umano. Poco conta che le caratteristiche cliniche in-dividuali siano differenti, la terapia è la stessa, o per lomeno sarà la stessa fino a quando non saranno affermatii principi della terapia personalizzata, la “Tailored The-rapy”.

Cosa succede nell’ambito delle Medicine Complemen-tari? Qui si cerca la dissonanza, si cerca il fuori dalle righee la eterogeneità premia. Per certi versi lo studio dell’epi-genetica può trovare migliore accoglienza proprio nelloro ambito. E l’epigenetica ha rappresentato, non acaso, il tema portante del Congresso SIOMI 2013.

La prima sessione, il giorno di apertura del convegno,ha riguardato i rapporti tra epigenetica e ambiente. Gliinterventi sono stati di Andrea Riccio, genetista di Na-poli, ed Ernesto Burgio, presidente ISDE, che sono riu-sciti con due presentazioni ben coordinate, ad illustrarei meccanismi attraverso i quali l’ambiente ha azione epi-genetica e come tali meccanismi possono essere implicatinel determinismo delle cosiddette pandemie moderne(diabete, obesità, demenza e autismo). La conclusionedella sessione è stata affidata a Francesco Bottaccioli,esponente di spicco della PNEI in Italia, che è riuscitoad inserire gli aspetti epigenetici all’interno del com-plesso schema della psiconeuroimmunoendocrinologia.

Tornando al rapporto tra Medicine Complementari edepigenetica, non può sfuggire come esso sia da sempresviluppato in omeopatia, che considera di fatto la varia-bilità clinica in base a cambiamenti ambientali. Questoconcetto, larvatamente, lo troviamo già nella interpreta-zione della modalità di espressione dei sintomi, una let-tura di tipo fenomenologico ovviamente sganciata dalbinomio genetica-epigenetica, ma comunque molto per-tinente. D’altronde lo studio del morfotipo, molto svi-luppato nell’approccio costituzionalistico dell’omeo-patia, compie un chiaro collegamento tra assetto gene-tico e espressione fenotipica, fornendo, in pratica, l’im-magine fisica del messaggio dei geni. Affermava OscarWilde: è un superficiale chi non giudica dalle apparenze.

E anche la Medicina Ufficiale, nell’ultimo periodo, hacompiuto tentativi per arrivare alla definizione di feno-tipo clinico non soltanto su base anamnestica o funzio-nale, ma anche su base morfologica, il morfotipo,sottintendendo, dietro aspetti morfologici, avvenimentidi tipo clinico o funzionale. Sono recenti, ad esempio,le segnalazioni in letteratura rispetto a come il rapportodi lunghezza II-IV dito delle mani esprima, se ridotto,l’avvenuta esposizione del feto in gravidanza al testoste-rone (fattore epigenetico) e che, oltre a rappresentare unacaratteristica di tipo maschile, può avere riflessi di tipoclinico, in quanto è correlato alla omosessualità, alla em-patia, ma anche al cancro della prostata e al cancro delseno.

D’altro canto se lo studio della costituzione, caro alladottrina omeopatica, facesse riferimento soltanto agliaspetti morfologici, rischierebbe di confondere il con-cetto di fenocopia con quello di fenotipo. Così tra i sog-getti longilinei si annida sia il fosforico che il muriatico,che offrono la stessa fenocopia, ma nessuno si sogne-rebbe di trovarsi di fronte a soggetti simili.

4 HomeopatHy and Integrated medIcIne | maggio 2013 | vol. 4 | n. 1

Congresso SIOMI 2013Il paradosso dell’eterogeneitàFrancesco macrìVicepresidente SIOMI, professore aggregato di pediatria, Università “Sapienza”, RomaE-mail: [email protected]

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IN PRIMO PIANO

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Ecco perché in omeopatia lo studio morfologico vienearricchito anche da altri dati (repertorizzazione, modelloreattivo, tipo sensibile), e proprio su questa tematica si èincentrata la presentazione del dottor Gino Santini,omeopata e segretario nazionale SIOMI, che ha offertoai presenti un altro elemento di riflessione che è rappre-sentato dalla reattività individuale: il soggetto meso-morfo è a maggior rischio ipertensivo e a maggior rischiocardiaco rispetto all’ectomorfo.

Subito dopo il professor Buiatti, genetista di Firenze, haaffrontato il tema della “complessità” nell’ambito dellaepigenetica, segnalando come gli aspetti che riguardanol’epigenetica seguono comunque le regole poste alla basedel funzionamento dei sistemi complessi. A chiudere lamattinata Luca Poma, del Comitato “Giù le Mani daiBambini”, un intervento toccante sulle minacce reali cuisono sottoposti i bambini nel mondo moderno.

Le attività della SIOMI è, non dimentichiamolo, dedi-cata in gran parte a promuovere il modello della integra-zione in medicina, che esprime continuamente nelle sueiniziative di maggior rilievo, come la promulgazione delManifesto per la Medicina Integrata (dicembre 2011) el’apertura del primo reparto per la Medicina Integrata,presso l’ospedale di Pitigliano, in provincia di Grosseto.Quindi, nel Congresso Nazionale della Società, le ses-sioni pomeridiane che hanno visto avvicendarsi al tavolodei relatori il prof. Francesco Macrì, vicepresidenteSIOMI, la dottoressa Tiziana Di Giampietro, consigliereSIOMI, il dottor Luciano D’Auria, dermatologo omeo-pata, il professor Walter Legnani, oncologo di Milano, ela dottoressa Rosaria Ferrari, omeopata presso l’ospedaledi Pitigliano, hanno avuto come argomento l’approcciointegrato in varie situazioni cliniche come l’allergologia,la gastroenterologia, la dermatologia, la oncologia e laChronic Care.

Il concetto di Medicina Integrata, che è emerso dalle re-lazioni, è quello più pertinente per una visione moderna

delle possibili interazioni tra Medicina Convenzionale eMedicine Complementari: non consiste in realtà nelsemplice accostamento di ricette o prescrizioni ma in unainterpretazione attenta del malato nella interezza dellasua manifestazione clinica, interpretazione che può essereanche avulsa dal contesto terapeutico: la Medicina Inte-grata infatti, fornisce una possibilità diagnostica am-pliata, in grado di riportare all’attenzione del medico,arricchendo in vari versi la sua abilità professionale, tuttauna serie di elementi di riflessione sul divenire delle ma-lattie che, ad una valutazione routinaria, possono sfug-gire.

Una integrazione quindi che, migliorando il processodiagnostico, è in grado di indicare al medico il migliorpercorso terapeutico a disposizione, di perfezionare i suoicriteri di valutazione sulle diverse soluzioni terapeutichee sulla loro efficacia, e, infine, di rappresentare, di so-vente, motivo di risparmio di spesa.

Il paradosso insito nella considerazione della eterogeneitàviene ribadito dall’attenzione alla individualità, concettiaffrontati durante la sessione mattutina della secondagiornata del Congresso, con la descrizione di casi clinicisignificativi. Una esposizione a cura delle principaliscuole attive in Italia nell’ambito della medicina inte-grata: Giancarlo Cimino per la Scuola di Formazione inMedicina Antroposofica, Pasquale Del Medico per laScuola Omeomefar, Sergio Segantini per la Scuola Ly-copodium, Salvatore Bardaro per la Scuola AMNCO(Associazione Medicine Non Convenzionali in Odon-toiatria), Ioannis Konstantos per la Scuola Pereira, ItaloGrassi per Scuola SIOMI (Società Italiana di Omeopatiae Medicina Integrata).

In generale tutte le sessioni del Congresso hanno con-fermato come soltanto grazie ad un approccio integratoè possibile affrontare le nuove sfide che la Medicina staponendo in essere. E’ questo un paradosso? g

Enzo D’Antoni - Chiedo lumi per una collega infermiera portatricedi tre fibromi (di cui due penduli di 4 cm e uno inglomerato nell'en-dometrio) con pregressa tiroidectomia totale e attuale bypass ga-strico. Quali rimedi potrebbe assumere per il trattamento dei fibromi?

Simonetta Bernardini - Difficile dirlo! Non esiste l’omeopatia dei fibromi ma quella della donna che individualmente ha i fibromi. Se è unaportatrice di bypass gastrico, verosimilmente è una grande obesa. Sarebbe un minimo indizio alla prescrizione di Thuja che comunque è sempreutile nelle proliferazioni benigne o maligne. Ecco una minima indicazione (più un esercizio per la mailing list che un consiglio nel caso specifico).Io prescrivo, oltre al rimedio di fondo,  Thuja 30CH 10 granuli la domenica per mesi. Posso riportare un caso “bizzarro”: una mia paziente nonha voluto ascoltarmi, non ha voluto fare l’isterectomia e, quel che è più bizzarro, non l’ha voluta fare d’accordo con il suo ginecologo che èstato una delle massime autorità italiane della ginecologia direttore di una importante e nota clinica toscana. Perciò: paziente e ginecologovecchio stampo  alleati contro la decisione interventista  dell’omeopata!... In questo caso, la cura omeopatica ha sempre controllato le emorragienonostante un utero sopra l’ombelicale trasversa...  Ricordo che un anno la signora mi telefonò sconvolta perchè aveva contattato  un omeopatadella sua città il quale le aveva detto che la dottoressa Bernardini le stava facendo rischiare un cancro con quella Thuja!... Che una 30CH diThuja una volta alla settimana per anni era pericolosissima!...  Il suo utero  è al suo posto tutt’ora, dieci anni dopo la menopausa e la signoraovviamente  sta solo benissimo...

Tiziana Di Giampietro - Aurum muriaticum natronatum 9CH tre granuli due volte/die e Thuja 30CH una dose al mese.

Giovanni Alvino - Qual è la differenza con allopatia?

segue a pagina 25

Dalle pagine di OmeopatiaOnline...

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La grafologia è lo studio non dei contenuti lingui-stici espressi dai segni grafici, ma dei messaggisimbolici in essi contenuti, che, decodificati,

danno informazioni sulla struttura funzionale dell’interosistema nervoso centrale e periferico.1

Come ogni altra attività psicologica-motoria complessa,la comunicazione del pensiero attraverso la grafia ri-chiede progressivi apprendimenti e automatizzazioni.Durante la scolarizzazione, il bambino imita volontaria-mente le forme letterali proposte associate a suoni (gra-femi associati a fonemi), che vengono a comporre parole,e, poi, gruppi di parole associate a immagini e concetti(memorie iconiche e concettuali) a significare che a li-vello cerebrale si andranno a strutturare e organizzarecomplesse vie sinaptiche, fino al momento in cui il soft-ware “grafomotricità” gestirà in modo automatico ilgesto grafico.Nell’adulto quello che inizialmente era volontario e co-sciente, viene progressivamente affidato ad automatismisubliminali, in cui il fattore dominante è inconscio senzamai una eliminazione totale del controllo cosciente. Ladominanza dell’uno o dell’altro fattore o la loro armonianell’attività psichica dello scrivente sono ben determina-bili ad un esame grafologico. Vi sono scriventi che nellaloro spontaneità liberano il fattore inconscio non eserci-tando controllo cosciente ed altri, costretti dal propriovissuto ad un controllo attento della realtà circostante,che inibiscono il gesto grafico accentuando l’interventodella coscienza ed annullando in maniera più o menograve la dinamica dell’inconscio. Queste situazioni di di-sarmonia delle relazioni conscio-inconscio sono spessoalla base di stati ansioso-depressivi o maniacali con stresscronico che alterano il quadro PNEI del soggetto.L’atto della scrittura è quindi una funzione che coinvolgele strutture corticali e sub-corticali di tutto il SNC. Neglianni ‘60, il neuropsicologo russo Aleksandr R. Lurija af-fermava che “il processo grafico è talmente complesso eimplica componenti così diverse da obbligarci a lasciarel’ipotesi di una sua localizzazione in un settore specificodella corteccia”.2 In questo ambito definì la funzione si-stemica del SNC: affermò, infatti, che, nei comporta-menti più complessi, le varie zone del cervello, diverse erelativamente distanti tra loro, esplicano un’attività sem-pre correlata con tutti gli altri centri e attività.La funzione sistemica del SNC, integrata con gli studiprecedenti degli anni ‘30 di Hans Selye sulla reazioneallo stress e con gli aspetti endocrini e immunitari, haportato allo sviluppo verso la fine del ‘900 della psico-neuro-endocrino-immunologia (PNEI).3

Lo studio grafologico costituisce un insostituibile stru-mento di analisi di questi aspetti. Permette infatti dicomprendere l’interazione tra i vari blocchi e quindi lostato di armonia/disarmonia della funzione sistemica,cioè di analizzare il grado di integrazione del soggettocon la realtà, il suo stato di plasticità del comportamentoo di stressante ipercontrollo, tenendo conto che lo statopsichico/mentale/affettivo impronta e condiziona tutti isistemi fisiologici. In altri termini permette di compren-dere il modo individuale di percepire e interpretare la re-altà, cioè di analizzare le reazioni neuroendocrine in baseal biotipo e ai programmi subliminali strutturatisi acausa del vissuto del soggetto dalla nascita e durante lasua vita intra-uterina. Da ciò è facile dedurre le condi-zioni di tensione, ansia, stress che influiscono sul livellodi attivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene.

La grafologia morettianaIl frate francescano padre Girolamo Moretti è il vero ca-poscuola della grafologia italiana. Nasce a Recanati nel1879 e muore ad Ancona nel 1963 dopo essersi interes-sato di grafologia per oltre cinquant’anni. Il suo testo“Trattato di grafologia”4 la cui prima edizione in Osimorisale al 1914 rappresenta un grande passo nella defini-zione di un metodo grafologico con solide basi scientifi-che. Secondo Moretti, l’Io è simbolicamente espressodalla lettera. In essa si proietta il biotipo, la dimensioneinconscia e cosciente, l’ampiezza dell’impulso espansivo,le aspirazioni realizzate e rimosse (nevrosi), il rapportocon il Tu e l’ambiente.

Simbolo e archetipi junghianiSecondo Mario Trevi (1924-2011), uno dei più autore-voli psicanalisti di scuola junghiana, “il simbolo è la di-mensione che qualsiasi oggetto artificiale o naturaleacquista nel momento in cui evoca una realtà non ine-rente”.5 In altri termini, quando la lettera non rappre-senta il correlato fonema, ma l’Io nella sua rappresenta-zione al Tu e nella sua vera strutturazione psichica, evocauna realtà diversa e non correlata ed assume valore disimbolo. Simboliche sono anche le immagini immagaz-zinate nell’inconscio, spazio psichico nel quale vengonospostati i contenuti di coscienza ritenuti o sentiti negativie dannosi durante i primi anni di vita.Secondo Jung l’inconscio è il punto nodale di tutta l’at-tività psichica, affettiva, mentale, creativa ed evolutivadell’individuo e si esprime tramite gli archetipi.6 L’in-conscio non è solo elemento propulsivo e creativo della

La grafologia applicata quale strumentodiagnostico in Medicina integratapaolo BorelliOdontoiatra, Medico esperto in omeopatia, agopuntura e MTCE-mail: [email protected]

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personalità, ma in esso agisce anche la somma di tutte leesperienze e rappresentazioni del vissuto individuale(“l’inconscio individuale”). Inoltre scopre nell’individuoumano un altro inconscio, l’inconscio collettivo, che sitrasmette geneticamente sotto forma di immagini sim-boliche (archetipi padre/madre, luce/ombra, etc.) co-muni e presenti in ogni individuo, e, con le qualistabilire un rapporto involontario e necessario. Il lorovalore va al di là di semplici rappresentazioni perché, fa-cendo parte dell’inconscio umano, esercitano un’azionedinamica su tutto l’apparato psichico (dal rapporto sanoo patologico con gli archetipi dipende quindi la salute ola patologia dell’apparato psichico).Nell’atto di scrivere esiste un simbolismo che influenzain termini di vettori l’attività neuro-fisiologica centralee periferica, rivelando i meccanismi funzionali più pro-fondi del SNC. Muovendosi nelle varie direzioni del fo-glio, in modo inconscio, il soggetto subisce dellesollecitazioni simboliche nelle quattro direzioni che as-sumono valore di vettori, cioè di forze che hanno unaloro direzione spaziale e, quindi, esistenziale. Si possonoindividuare grafie progressive, con prevalenza del vettoredestro, indice di dinamismo, espansione, estroversione,ottimismo, fiducia, altruismo e grafie regressive, con pre-valenza del vettore sinistro, che rappresentano retrazionedell’Io, introversione, egoismo, narcisismo, diffidenza,legami inconsci con il proprio vissuto.

Grafologia clinica morettiana semplificata4, 7-9

Lettere addossateElemento costitutivo di questo segno è dato dalla pre-senza di due o tre lettere che si addossano tra loro, senzaspazi tra loro. Il significato simbolico del segno, alla lucedelle considerazioni fin qui esposte, è facilmente dedu-cibile: l’ansia che caratterizza lo scrivente blocca l’Io suse stesso nell’atto di muoversi verso l’avanti dello spaziografico, simbolicamente verso il Tu, la realtà che lo cir-conda, l’avanti nella vita, il futuro. E’ questo infatti unodei segni caratteristici dello stato e del livello d’ansia delsoggetto. Moretti ipotizza che sia l’area dell’ippocampo,sede della memoria, il punto di partenza dei riflessi con-dizionati attivatori della reazione d’ansia, in connessionecon i centri ipotalamici che attivano l’asse ipofisi-sur-rene.Lettere addossate (fig. 1) si presenta oggi frequentementenelle grafie adolescenziali, segno di ambienti familiariansiogeni per il bambino. Si ipotizza che il fenomenoderivi da un rapporto ansioso del bambino con la figuramaterna e dal quale la presenza di quella paterna nonl’ha mai liberato, da cui deriva un’ansia da abbandonoinfantile che poi si mantiene nel rapporto tra l’Io adultoe il Tu. Per queste ragioni tale segno avrà solo indicazioninegative caratterizzanti soggetti con ansie immotivate,melanconie, variabilità di umore, carattere apprensivofacile all’ipersensibilità, pessimismo nella vita, blocchiaffettivi, difficoltà respiratorie.Ciò determina anche alterazioni posturali con ridottaespansione toracica (respirazione intercostale) e cifosi,per atteggiamenti di protezione e chiusura dall’ambientecircostante.

Intozzata secondo modoL’elemento costitutivo di questo segno è la presenza diimprovvise e brevi marcature della pressione (spasmi) so-prattutto nei risvolti letterali (i tratti di collegamento fraparti discendente e ascendente delle lettere) sup. e inf. enei cambi di direzione. Gli improvvisi spasmi pressorisono la registrazione delle reazioni agli shocks emotivi.Il segno (fig. 2) è preoccupante non solo perché indicedi poco autocontrollo, ma soprattutto perché la continuaincrezione di catecolamine dello stress altera nel tempotutti gli equilibri neuro-endocrino-immunitari con pre-disposizioni patologiche. Oggi questo segno è in au-mento per l’aumento degli stressor sociali che minanol’equilibrio PNEI della persona.

Variabilità della dimensione graficaE’ questo un segno che si verifica quando nello stessodocumento, o in documenti diversi dello stesso scrivente,si hanno vistose variazioni della dimensione grafica, in-dice di instabilità dell’energia vitale e dell’Io, con alter-nanza di nevrotici sensi di insicurezza e di frustrazione.In questo contesto è da considerare anche il rapporto fratesto e firma e le disarmonie di dimensioni tra i due ele-menti grafici. Si ricordi che in grafologia il testo simbo-lizza il comportamento sociale (come l’Io si rappresentaal Tu) e la firma il comportamento intimo (come l’Io sirappresenta a se stesso) ed ogni vistosa diversità tra testoe firma è indice di forme di nevrosi degne di valutazione.In altri termini mentre la grafia è il modo di presentarel’Io al giudizio degli altri, la firma, per l’intimità che lacaratterizza, è come l’Io è strutturato realmente, è l’Ioche si guarda attraverso uno specchio.

Figura 1Lettere addossate:contesto negativoaggravante l’ansia per lapresenza di rovesciata(gli assi letterali sonorivolti a sinistra), nonmantenimento del rigoe mancanza di fluiditàdel ritmo.

Figura 2Intozzata secondomodo: indice dipresenza di stresscronico e rischio dipatologie.

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Si possono presentare situazioni diverse, ma significativenell’inquadramento psichico del soggetto:< firma di dimensione ridotta rispetto al testo: caratte-

ristica di un Io che di fronte a se stesso prova sensi diinsignificanza, frustrazione, di quel valore che si sforzadi mostrare invece sul piano sociale;

< firma ingrandita rispetto al testo: propria di un sog-getto che frustrato dai risultati esteriori raggiunti, ri-trovandosi tra sé e sé si rappresenta di valoresuperiore, proiettandosi su ideali che esulano dalleproprie reali capacità.

Segni relativi all’inclinazione graficaE’ questa una categoria importante nell’analisi grafolo-gica dello scrivente, rivelatrice di diverse modalità affet-tivo-sociali dell’Io.

RovesciataElemento costitutivo è dato da lettere tutte orientate a si-nistra. Il significato simbolico è di rifiuto di contatto epartecipazione affettiva con l’ambiente sentito non pro-tettivo, da cui discende un atteggiamento di difesa del’Ionei suoi confronti. Il segno rovesciata simbolicamente sot-tende nell’adulto un meccanismo di rimozione che originanell’infanzia: l’oggetto di protezione (la figura paterna)non ha corrisposto alle istanze del soggetto, per una dis-sonanza tra figura archetipica e figura reale, con sensi dipaura e angoscia nei confronti del futuro, da cui il soggettorifugge. Le indicazioni negative di questo segno sono diun Io diffidente, difficilmente adattabile, con blocchiemozionali ed in costante bisogno di autodifesa, con stra-nezze caratteriali e tendenza ad ansia e angoscia.

Segni grafologici dell’ansiaIn base alla descrizione dei segni esposti, nell’ambito diuna semplificazione dell’esame grafologico utile a finipratici al medico di medicina integrata, si possono oraindividuare nel tracciato grafico le tendenze ansiogene,graduandole da modesti stati d’ansia fino a forme di ne-vrosi fobiche ossessive. Inoltre, la grafologia permette diottenere informazioni non solo sullo stato dello scri-vente, ma anche su come egli reagisce alle istanze am-bientali, in base al suo vissuto pre- peri- e post-natale.Tali modalità reattive divengono importanti informa-zioni per il medico olistico riguardanti il biotipo di base,il rapporto con le figure parentali, l’aspetto temperamen-tale PNEI, l’armonia fra le grandi aree sistemiche cere-brali, il livello di reciprocità fra l’Io e il Tu.Il segno più caratteristico di uno stato d’ansia dello scri-vente è “lettere addossate”, che nella sua misurazione dàun indice direttamente proporzionale della quantifica-zione dell’ansia. A questo segno fanno azione di rinforzo,per i motivi su esposti, la contemporanea presenza deiseguenti altri segni:< intozzata secondo modo;< gravi cadute del calibro (specie quando tendono a

scomparire le forme letterali), indice di uno statod’ansia che provoca una specie di fuga dall’Io;

< mancanza di un ritmo grafico fluido per la presenzadi inceppamenti e stentatezze;

< la presenza del segno rovesciata e/o di contorta;< la presenza del segno staccata (che verrà brevemente

descritto a seguire).

Lettere addossate, stando al simbolismo di relazione diMoretti, indica lo stato d’essere di un Io che accusa im-provvisi blocchi, per paura di distaccarsi da sé e proce-dere verso l’avanti della vita. Ciò non è correlato almomento esistenziale dello scrivente, ma ad un substratoansiogeno esistente negli strati più profondi della perso-nalità, pronto a riapparire al minimo stimolo reale, im-maginario. E’ oggi ormai certo che è proprio durante lagestazione materna che vengono gettate le basi per unindividuo con gravi stati d’ansia nel corso della vita. Ilbambino con la crescita tenderà a ripiegarsi su se stesso,facendo prevalere l’arco delle spalle su quello toracico(atteggiamento cifotico), trattenendo il respiro psichicodi espansione e affermazione dell’Io e, di riflesso, la re-spirazione fisiologica. Da adulto il soggetto tenderà acurvare le spalle e a respirare con i soli muscoli interco-stali, raggiungendo negli alti gradi del segno lettere ad-dossate veri e propri transitori stati di apnea.Staccata si verifica quando all’interno delle parole le let-tere risultano spesso slegate tra loro. Simbolicamente,ogni rottura della continuità grafica è il risultato di ini-bizioni a cui il soggetto va incontro, indice di ipersensi-bilità dell’Io che teme di accogliere e di aprirsi al Tu acui non vuole legarsi. E’ cioè segno di mancata integra-zione interiore che diviene ostacolo all’integrazione men-tale e sociale. Se lettere addossate è il simbolo di un Ioche si ripiega su se stesso per non aprirsi al Tu, letterestaccate è il segno di un Io che si allontana dal Tu pernon assimilarlo. Tuttavia, diversamente da lettere addos-sate che è segno caratteristico di uno stato d’ansia, letterestaccate è solo segno di rinforzo di tale stato, e, solo, peralti gradi del segno e in contesti di scarsa fluidità grafica(fig. 3).In presenza di questi segni grafologici, (fig. 4) con la con-ferma data dall’anamnesi e dall’esame clinico obiettivodel paziente, si deve sospettare uno stato di stress cronicodel sistema PNEI, con stati variabili di ansia che richie-

Figura 3 - Lettere addossate con segni di rinforzo come lettere staccate,intozzature secondo modo, improvvise strettezze tra le lettere nelle parole,mancanza di fluidità grafica, presenza di rovesciata e staccata.

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dono un’attenta valutazione da parte del medico di me-dicina integrata e l’attuazione di terapie complementaridi supporto.

ConclusioniLo stress cronico dell’asse psico-neuro-endocrino-immu-nitario è oggi una condizione di frequente osservazionefra i nostri pazienti, per le mutate condizioni di vitapsico-sociali e ambientali, a cui l’organismo deve obbli-gatoriamente adattarsi. Superato quel range individualedi capacità di adattamento (identificato da Hans Selyenegli anni ‘30 come sindrome generale di adattamento),interviene uno stato di dis-stress dell’asse PNEI che si ri-percuote sullo stato di salute, sulla qualità di vita e sullamorbilità dell’essere vivente.Si conferma altresì come la conoscenza di base della gra-fologia da parte del medico di medicina integrata e l’ap-plicazione di questo metodo semplificato nella praticaquotidiana possa costituire un elemento aggiuntivo dianalisi, sia in sede diagnostica che durante l’iter terapeu-tico, di grande impatto emotivo nella relazione medico-paziente, aumentando la capacità di comprensione, inuna visione olistica dell’organismo umano, un “unicum”psiche-soma inscindibile e in continuo interscambio in-formazionale chimico ed elettro-magnetico fra ogni suacomponente e con l’ambiente che lo circonda. g

Le immagini esemplificative di scritture riportate in questoarticolo (figg. 1-3) sono state tratte dai testi 7 e 8 di questabibliografia. Il test grafologico della fig. 4 è di proprietàdell’autore.

Bibliografia1. Cristofanelli P. “Grafologia - dalla scrittura alla per-

sonalità”. Edizioni Messaggero Padova. Prima ed.2004. Isbn 978-88-250-1384-9.

2. Lurija A. R. “Neuropsicologia del linguaggio gra-fico”. Edizioni Messaggero Padova. 1984. Isbn 88-250-0741-8.

3. Bottaccioli F. “Psiconeuroendocrinoimmunologia -i fondamenti scientifici delle relazioni mente-corpo.Le basi razionali della medicina integrata”. Red edi-zioni. Milano. 2011. Isbn 978-88-7447-345-8.

4. Moretti N. “Trattato di grafologia”. Edizioni Mes-saggero Padova. 1985 Isbn 88-7026-109-3.

5. Trevi M. “Il simbolo trasformatore”. Marsilio Edi-tori. Padova. 1973: 9.

6. Jung C.G. “Gli archetipi dell’inconscio collettivo1934/1954”. Bollati Boringhieri Editore. Torino.Gennaio 1998 Isbn 88-339-0230-7.

7. Palaferri N. “L’indagine grafologica e il metodo mo-rettiano”. Edizioni Messaggero Padova. 1999. Isbn88-250-0774-4.

8. Palaferri N. “Omeopatia e caratterologia”. Dispensedell’istituto superiore di medicina olistica e di eco-logia - scuola di specializzazione in medicina olistica.Università degli Studi. Urbino, 1995.

9. Palaferri N. “Grafologia clinica 1”. Dispense dell’isti-tuto superiore di medicina olistica e di ecologia -scuola di specializzazione in medicina olistica. Uni-versità degli Studi. Urbino, 1995.

Figura 4Test grafologico del12/03/2012 (soggetto disesso femminile di a.22). Si notino lefrequenti lettereaddossate, la mancanzadi fluidità del ritmo,la non tenuta del rigo,la non omogeneitàdella pressionee qualche gradodi rovesciata.

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La cronobiologia o scienza dei ritmi nasce intornoagli anni ‘50 per merito di ricercatori francesi etedeschi che osservarono le modificazioni, nel

corso della giornata, di alcuni ritmi biologici. In realtàgià nell’antichità fu osservato che durante tutta la vitabiologica degli esseri viventi, si susseguivano fasi di mag-giore o minore efficienza psicofisica con un ritmo ci-clico1. Lo scienziato eterodosso che sfidò vecchie enascenti ortodossie si chiama Franz Halberg e cronobio-logia è la scienza che con lui assume uno statuto rigo-roso2. Halberg definì la cronobiologia “la scienza cheoggettivamente investiga e quantifica i meccanismi dellastruttura temporale biologica, incluse le manifestazioniritmiche della vita”. Oggi un importante settore dellamedicina attuale si interessa proprio agli orologi biologiciche sono dentro di noi, perché tutta la vita sulla terra,dalla più piccola cellula ai più complessi sistemi, è rego-lata da ritmi biologici e la maggior parte di questi ritmisegue un andamento circadiano (dalle parole latine circae dies = ciclo di quasi un giorno) di 24 ore, come il nostroorologio.

L’origine della danzaOgni ora si mette in moto una lancetta diversa: un or-mone, una ghiandola, una vena, una sezione del cervello,un muscolo, il sistema nervoso, la sensibilità al dolore,la felicità, il malessere, che cambiano secondo le ore delgiorno e della notte1.Dalla notevole mole di esperimenti che si sono fatti negliultimi quarant’anni, la ricerca scientifica ha ormai stabi-lito che la ritmicità è una proprietà fondamentale dellamateria vivente. I ritmi biologici quindi hanno un’origineinterna, sono ereditari e sono caratteristici della specie.La struttura che genera e regola i ritmi giornalieri è co-stituita da uno specifico sistema neurale, da un orologiocollocato in un piccolo gruppo di neuroni sopra il chia-sma ottico nell’ipotalamo anteriore, chiamato nucleo so-prachiasmatico (o nuclei, in quanto sono rappresentatisia nell’emisfero destro, sia nel sinistro). Dal nucleo so-prachiasmatico partono poi informazioni che giungonoinnanzi tutto all’ipotalamo e, in misura minore, al ta-lamo ed al proencefalo basale. Tramite queste aree cere-brali l’orologio centrale influenza una miriade difunzioni di carattere psichico, endocrino, metabolico,neurovegetativo. I segnali ormonali, metabolici e nervosivengono raccolti da organi, tessuti e cellule ed integratinella loro spontanea attività ritmica2.I ritmi biologici non derivano dall’ambiente esterno, maesso esercita un’influenza fondamentale proprio nel sincro-nizzarli, nel metterli in fase2. Il principale segnatempo ri-

mane comunque la luce. La strada che la luce segue partedall’occhio il quale riceve l’impulso luminoso e lo invia,tramite il nervo ottico, in una zona dell’ipotalamo, ai co-siddetti nuclei soprachiasmatici; da qui partono dellefibre nervose che escono dal cervello, si dirigono versola parte cervicale del midollo spinale e poi rientrano nellatesta per giungere ad una ghiandola, collocata al centrodel cervello, chiamata epifisi o ghiandola pineale. Laprincipale sostanza prodotta da tale ghiandola è la me-latonina la cui produzione ed il cui rilascio sono influen-zati dal fotoperiodo: sono massimi nelle ore notturne eminimi nelle ore diurne. Il suo ruolo è centrale nella sin-cronizzazione del ciclo sonno veglia dell’ambiente circo-stante ed influenza la secrezione di diversi ormoni: ha uneffetto inibitorio sulla secrezione del CRH ipotalamico,contribuendo a mantenere i livelli di ACTH e cortisoloridotti nelle ore notturne, e a livello degli ormoni ses-suali, esercita un’azione inibitoria sullo sviluppo e sul-l’attività delle gonadi.3,4

La ricerca cronobiologica, fin dai primi studi di Halberg,ha suscitato un interesse crescente nella comunità scien-tifica; ciò è confermato dall’elevato numero di lavori adimpronta cronobiologica che vengono pubblicati ognianno nella letteratura internazionale5. Alcuni relativi al-l’anno in corso riguardano il legame tra i ritmi biologicie la ricerca psichiatrica6, i tumori6, l’artrite reumatoide7,il controllo genico metabolico8 e la pressione9.

Cronobiologia e omeopatiaL’omeopatia, nel corso degli anni, nel ricercare i sintomi piùsalienti e non comuni, pone l’accento sulle modalità orariesia di comparsa, sia di aggravamento che di miglioramentodei sintomi; ed è proprio attraverso lo studio delle modalità,espressione della reattività individuale e step importantedell’anamnesi omeopatica, che la relazione tra i ritmi biolo-gici e i rimedi omeopatici diventa evidente. Le attuali cono-scenze scientifiche e in particolare quelle di cronobiologiapermettono oggi, dopo 200 anni dalla scoperta delle leggiche sono a fondamento della medicina omeopatica, di con-fermare anche l’importanza dei sintomi e segni del malato,uomo o animale che sia, che sono espressione delle sue re-golazioni crono-biologiche. Samuel Hahnemann non cono-sceva la cronobiologia, ma aveva ugualmente ragione.Esaminando le varie materie mediche (Demarque, Allen,Boericke, Kent, Farrington, Dunham, Nash) molti sono irimedi legati ai ritmi biologici. Soffermeremo la nostra at-tenzione su dei rimedi in particolare: alcuni “policresti” e deirimedi appartenenti alla famiglia dei sali di potassio che pre-sentano un particolare orario notturno di aggravamento deisintomi evidenziato dai maestri dell’omeopatia.

La danza della vitaCronobiologia e rimedi omeopaticimariarosaria de rinaldisFarmacista esperta in omeopatia e Medicina Integrata.Il contributo fa riferimento alla Tesi di Diploma di Master in Medicina Integrata dell'Università di Siena, Anno accademico 2010-2011E-mail: [email protected]

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I rimedi omeopaticiArsenicum albumAnidride arseniosa. L’analisi delle varie materie medicherivela un andamento cronobiologico per Arsenicumalbum che verte prima di tutto sul suo stato mentale. Lapaura di Arsenicum è un elemento forte della sua sferapsichica: “l’ansia di chi ha commesso un omicidio” ed èricercato che porta il paziente Arsenicum a saltare giùdal letto verso l’1, le 2 di notte coperto di sudore freddocon dispnea cardiaca e varie forme d’asma. A livello ga-stroenterico presenta vomito, diarrea coleriforme confeci acquose, escorianti l’ano, brucianti, fetide; asteniaintensa, sudorazioni fredde e, spesso, febbre con sete in-tensa di piccole quantità d’acqua. Tale sintomatologiacompare tra l’1 e le 3 di notte e migliora con bevandecalde ed applicazioni calde. I mal di testa più comuni diArsenicum si presentano, invece, su di un lato della testacon sensazione di vibrazione e scuotimenti peggiorati dalmovimento e migliorati dal lavaggio con acqua fredda eda passeggiate all’aria aperta oppure ci sono i terribili maldi testa occipitali così gravi che il paziente si sente com-pletamente stordito. I mal di testa di Arsenicum albumsono peggiorati dalla luce e dal rumore tanto che il pa-ziente è costretto a sdraiarsi in una stanza buia con latesta poggiata su due cuscini. I sintomi compaiono nelpomeriggio verso l’1 o le 3 dopo il pasto, poi peggioranoe si acutizzano dopo la mezzanotte. Il paziente presentaforte pallore, nausea, prostrazione e debolezza mortale.Una caratteristica peculiare dei mal di testa di Arsenicumalbum è la loro periodicità; si ripresentano costante-mente ad intervalli regolari. Tale caratteristica, in realtà,non dovrebbe stupirci in quanto Arsenicum è uno deiprincipali rimedi della diatesi psorica che presenta duecaratteristiche ben precise che sono la periodicità e l’al-ternanza nel tempo.10

Nux vomicaStrychnos nux vomica. Nux vomica è tra i più grandipolicresti e le varie materie mediche evidenziano molterelazioni tra la sua azione ed i ritmi biologici. Nux vo-mica è il rimedio dell’era moderna; il paziente Nux è ner-voso, attivo, irritabile. E’ insoddisfatto, mai contento,permaloso, manca di equilibrio. Lavora molto ed è com-pletamente immerso in un lavorio ed una tensione men-tale che lo porta a cercare continuamente sostanzestimolanti come caffè e vino, o , ancora, cerca di calmarela sua tensione con l’abuso di tabacco e farmaci. A tuttociò si aggiungono altri eccessi come il cibo, ricco e sti-molante, il vino e le donne che Nux vomica si concedeper dimenticare la giornata trascorsa. Dopo una seratadi stravizi, il paziente Nux si sveglia tra le 3 e le 4 delmattino con i pensieri che gli affollano la mente; quandosi riaddormenta è già ora di alzarsi e così si sente terri-bilmente esausto come se non avesse dormito. Ha saporeamaro in bocca, la lingua biancastra ed un fortissimo maldi testa che lo rendono altamente irritabile. Il pazienteNux soffre molto di mal di testa che si manifesta sia nellaregione occipitale che nella zona sopra gli occhi, in par-ticolare l’occhio di sinistra. Quando si manifesta in que-st’ultima maniera compare, di solito, al mattino edaumenta tutto il giorno fino alla notte; è accompagnato

da un sapore acido in bocca, da flatulenza e conati di vo-mito. Nux vomica ha una spiccata azione sul fegato; èparticolarmente indicato nelle affezioni del fegato di co-loro che si sono abbandonati ad eccessi come alcool, ali-menti altamente stagionati e purganti. I sintomiprincipali sono stasi e congestione del sistema portale,emorroidi, costipazione, dissenteria, paralisi del retto;tutti questi sintomi peggiorano al mattino. L’azione diNux relativa ai ritmi biologici è evidente anche su altriorgani: è indicato in molte malattie degli occhi in parti-colare nella congiuntivite ordinaria che peggiora la mat-tina; è utile nei reumatismi articolari che peggioranosempre al mattino e nel mal di schiena che si localizzanella regione lombare (di solito, peggiora di notte versole 3 o le 4 ed il paziente non riesce a stare nel letto mapuò rimanere solo in posizione seduta); durante la gra-vidanza Nux vomica è un rimedio utile per la nauseamattutina; tendenza alla congestione nasale specialmentenotturna. Secondo le indicazioni di Hahnemann, Nuxvomica non dovrebbe essere somministrato né al mattinoal risveglio né prima o dopo un pasto ma la sera; la suaazione è maggiore.10

PulsatillaPulsatilla vulgaris. L’analisi delle varie materie medica ri-vela un andamento cronobiologico per Pulsatilla cheverte su tre punti in particolare: a) i sintomi mentali chepeggiorano la sera, donna piagnucolosa, avida di affettoe di carattere mutevole; b) i sintomi di bocca, gola e sto-maco che peggiorano la mattina, stato catarrale con sca-riche giallo dense, muco filante, ostruzione nasale nellanotte e copiosa scarica nel mattino; sensazione di pie-nezza dopo aver mangiato cibi grassi, sensazione di avereuna palla sullo stomaco con miglioramento all’ariaaperta; cattivo gusto in bocca la mattina; c) i sintomi in-testinali che sono peggiori la sera e la notte; presentastipsi con feci grandi, dure, difficili da espellere e diarreacon feci giallo-verdi, acquose, sanguinanti specialmentedopo aver mangiato frutta, cibo o bevande fredde, gelatiche si acutizza dopo la mezzanotte. Altre azioni di Pul-satilla legate al tempo sono rappresentate da: azione sullesacche sinoviali con indicazione in caso di reumatismiarticolari, sinovite gottosa e traumatica; il mal di testa diPulsatilla nella zona frontale e sovra-orbitale conseguentedi solito a disturbi gastrici o mestruali, mal di testa ag-gravato dallo sforzo mentale e dal calore e peggiorato disera. Pulsatilla si utilizza per vertigini e capogiri come daubriachi, con una sensazione di calore che si propagaverso l’interno ed il volto pallido. I sintomi peggioranodopo aver mangiato, durante il riposo e la sera; miglio-rano con il movimento ed all’aria aperta. Il mal di dentidi Pulsatilla si manifesta come la sensazione di un “nervoteso e poi improvvisamente rilasciato”, si rinnova sempredopo aver mangiato, soprattutto dopo aver mangiato ali-menti caldi, e peggiora la sera. La febbre di Pulsatilla èconfusa con freddo e calore contemporaneamente o chesi alternano in diversi lati e parti del corpo e che si ac-compagnano a dolori addominali, a disturbi gastrici edel sistema sessuale femminile. Tutti questi sintomi simanifestano comunque di sera o durante la notte. As-senza di sete e sudore abbondante spesso tutta la notte e

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la mattina presto da un solo lato del corpo. Il pazientePulsatilla può presentare sonnolenza nel pomeriggio spe-cialmente dopo i pasti mentre la sera il sonno tarda adarrivare. I sogni sono agitati fino al mattino quando poiil sonno diventa più tranquillo e profondo ma è ormaitempo di alzarsi.10

Kalium carbonicumCarbonato di potassio. Tramite lo studio delle materiemediche si evince che una caratteristica comune di que-sto rimedio è che la maggior parte dei suoi sintomi siacutizzano alle 2, alle 3 o alle 5 del mattino. In Kaliumcarbonicum, la tosse arriverà ad avere la sua massimaespressione alle 3-4 o 5; è una tosse secca che aumentagradatamente diventando spasmodica. Il paziente si gon-fia in volto e gli occhi sembrano sfuggire dalle orbite; ungonfiore particolare durante la tosse si presenta tra le pal-pebre e le sopracciglia. Questa è una caratteristica pecu-liare di Kalium carbonicum. L’espettorazione scarsaaumenta solo in mattinata e dopo aver mangiato; coloroche soffrono di catarri cronici avranno un accumulo dimuco giallo nelle narici la mattina. Lo stato febbrilecompare tra le 3 e le 5 del mattino come l’attacco d’asmache sveglia il paziente alle 3 di notte ed è costretto, permigliora le sua sintomatologia, a sedersi in flessione inavanti oppure a dondolare. Il paziente rimane sveglio inquesta condizione fino alle 5 del mattino quando poi siriaddormenta. Non da meno i sintomi mentali di Ka-lium si acutizzano nel cuore della notte; si sveglia di sob-balzo alle 3 del mattino con la paura della notte, dellamorte, del futuro. Si preoccupa per tutto ed è sensibilead ogni piccolo rumore rimanendo sveglio per 2 0 3 oreper poi riaddormentarsi e fare sonni tranquilli.10

ConclusioniLe variazioni ritmiche nel tempo dei fenomeni vitali ri-cordano una danza alla quale ogni essere vivente, nell’or-ganizzare la sua attività nell’ambiente esterno, ha dovutoe deve tener conto. Da questa “danza della vita” si pos-sono ricavare preziose indicazioni di salute; basti pensareche lo stesso farmaco, a seconda dell’ora in cui si sommi-nistra, può avere effetti diversi, anche opposti. La cono-scenza di questa ritmicità che ormai la ricerca scientificaha confermato essere una proprietà fondamentale della

materia vivente, permette di migliorare la terapia dei pa-zienti riducendo gli effetti collaterali e migliorando cosìlo stile di vita. L’omeopatia può essere un aiuto impor-tante nella “danza della vita” di ogni essere vivente, in unmomento in cui il paziente cerca sempre di più il consi-glio, la terapia, il rimedio migliore e più adatto al suo casospecifico. Ed ecco che la medicina omeopatica ci mostra il“ritmo” più interessante e rassicurante da seguire: quello chesi avvicina sempre più alla totalità dell’individuo. g

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HomeopatHy and Integrated medIcIne | maggio 2013 | vol. 4 | n. 112

CONTRIBUTI ORIGINALI

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Apparentemente, il “progetto genoma” doveva es-sere il trionfo della biomedicina riduzionista se-gnando così una distanza incolmabile tra la

ricerca tecnologicamente avanzata e l’approccio sistemicoalla salute e alla malattia. In realtà, le cose stanno an-dando in modo del tutto diverso: dal cuore della ricercamolecolare emerge un modello che parla una lingua si-stemica. Il che contribuisce fortemente a rendere irrever-sibile la crisi scientifica del modello dualista riduzionistatuttora dominante in ricerca e in clinica (Bottaccioli,2011).

Genetica ed epigeneticaTanto grandi sono le differenze tra le cellule, anchepuramente morfologiche (per esempio tra un neuronepiramidale e un linfocita, incommensurabili sul pianodelle dimensioni e della struttura), che è difficile pensareche contengano lo stesso patrimonio genetico. Perquesto, per molto tempo si è pensato che, una voltadifferenziata, la cellula perdesse selettivamente alcunigeni. Oggi sappiamo che la differenziazione cellularedipende da cambi, che si realizzano nello sviluppo, nellaespressione dei geni piuttosto che da modificazioni nellasequenza dei nucleotidi. Il mantenimento stabile diqueste differenze tra le cellule (nel senso che vengonoconservate e trasmesse con la divisione cellulare, lacosiddetta mitosi) è sotto il controllo epigenetico, che sirealizza modificando l’espressione genica, senzamodificare la sequenza del DNA.Il termine “epigenetica”, esplicitamente ripreso da Ari-stotele, è stato usato negli anni ’40 del Novecento dal-l’embriologo e genetista inglese Conrad Waddington(1905-1975) per descrivere la serie di fenomeni che por-tano dal genotipo al fenotipo. Waddington definì l’epi-genetica come “le interazioni dei geni con il loroambiente che danno vita al fenotipo” (Waddington,1940). Lo scienziato, molto impegnato a definire ancheun nuovo quadro di riferimento teorico, mette in lucedue concetti chiave: la variabilità adattativa del fenotipoe la possibile assimilazione genetica di questi adatta-menti. Come mostra una illustrazione tratta da un suoclassico lavoro, il fenotipo nel suo divenire può percor-rere diversi “paesaggi epigenetici” e quindi, alla fine delprocesso di sviluppo, essere un fenotipo diverso da unaltro, diversità non identificabili nel genotipo di par-tenza, bensì frutto del suo peculiare adattamento.Secondo una classica immagine avanzata dallo scienziatobritannico, il fenotipo è come una pallina in cima ad uncrinale che ha di fronte a sé diversi paesaggi epigenetici.La sua peculiare interazione con un paesaggio determi-

nerà il suo adattamento che potrà essere tradotto in cam-biamenti genetici, frutto di una “assimilazione” e non diuna mutazione; Waddington, per spiegare il fenomeno,ricorre a un'altra idea chiave: l’assimilazione genica e cioèla possibilità che l’interazione fenotipo-ambiente si co-difichi in segnali genetici stabili. “È possibile - scrive inun importante articolo del 1942 - che una risposta adat-tativa possa essere fissata [nel genoma, ndr] senza atten-dere il manifestarsi di una mutazione” (Waddington,1942). Un’idea che, come vedremo tra poco, la modernaricerca molecolare ha pienamente confermato: è possibilemodificare stabilmente l’attività del genoma senza cam-biare la sequenza delle basi, bensì cambiando l’espres-sione delle informazioni ivi contenute. Del resto, laricerca dell’ultimo mezzo secolo mentre ci ha consentitouna buona comprensione del genotipo, non è riuscita aspiegare le differenze fenotipiche che, in alcuni casi, sonoincomprensibili se si ragiona solo in termini di genoma.È noto che i gemelli monozigoti hanno lo stesso patri-monio genetico, si può dire che siano dei cloni sotto ilprofilo genetico, eppure è documentata una discordanzasia sotto il profilo fenotipico macroscopico, per esempiol’altezza, sia dal punto di vista della incidenza di malattieche si pensa abbiamo una solida base genetica come laschizofrenia. Tradizionalmente, per superare queste diffi-coltà, si fa riferimento all’interazione genotipo-ambiente,ma senza, per lo più, essere in grado di chiarire le carat-teristiche delle influenze ambientali sul genotipo e sulfenotipo.L’ereditarietà epigenetica assodata è certamente quellamitotica, come descritto sopra. Evidenze recenti dimo-strano una eredità epigenetica meiotica, quindi di tipotransgenerazionale, nelle piante. Studi recenti dimo-strano l’esistenza di meccanismi ereditari epigenetici neimammiferi, uomo compreso.

Gli studi sugli animaliIl caso di un pesticida che lascia una impronta epigeneticanei discendentiUn gruppo del Center for Reproductive Biology dellaWashington University ha realizzato una serie di esperi-menti sull’animale utilizzando un endocrine disruptor,il fungicida “vinclozolina”, che ha una documentata at-tività anti-adrogena. In un primo esperimento, i ricer-catori hanno dimostrato che l’esposizione al fungicidadi un animale, nel momento della sua determinazionesessuale gonadica, ha causato un effetto transgenerazio-nale sulla fertilità maschile e sulla funzione testicolare:più del 90% dei maschi di tutte le successive generazioni

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Epigenetica e PNEILe due facce della rivoluzione scientifica

Francesco BottaccioliPresidente onorario della Società Italiana di PNEI, Docente PNEI nella formazione post-laurea delle Università di Perugia, di Siena e del SalentoE-mail: [email protected]

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analizzate (F1-F4) avevano, infatti, una ridotta capacitàspermatica. Successivamente, questo gruppo di animaliè stato studiato a distanza di un anno, trovando, nellestesse generazioni, una vasta varietà di altre malattie, in-clusi tumori, malattie della prostata e del rene (Anway2006). I ricercatori notarono che “l’alta frequenza dellaprevalenza delle malattie negli animali colpiti (dal 20 al50%) non poteva essere attribuita a mutazioni nella se-quenza del DNA, che generalmente si presentano conuna frequenza minore dello 0,01%. Quindi, si propo-neva [come spiegazione] un meccanismo epigeneticocoinvolgente la metilazione del DNA della linea germi-nale”.Ipotesi che è stata effettivamente confermata dall’analisidelle alterazioni nella metilazione di geni e sequenzeDna, di derivazione paterna, che risultano associate allemalattie riscontrate.Lo stesso gruppo di ricercatori, più recentemente, ha di-mostrato che femmine di ratto non esposte da tre gene-razioni al fungicida evitano di accoppiarsi con maschiche sono stati esposti all’endocrine disruptor. Le conclu-sioni dei ricercatori meritano di essere riportate: “Questirisultati indicano che l’ereditarietà epigenetica transge-nerazionale, prodotta dall’azione di una sostanza chimicainterferente endocrina, rappresenta una forza, fino adora trascurata, di selezione sessuale. Le nostre osserva-zioni portano una diretta evidenza sperimentale delruolo dell’epigenetica come un determinante fattore evo-lutivo” (Crews, 2007).

Altri intriganti studi sugli umaniUn lavoro di oncologi dell’Università di Sydney (Hit-chins, 2007) ha rintracciato un’epimutazione su un genedi riparazione, l’allele MLH1, che predispone allo svi-luppo del cancro in particolare del colon-retto. Stu-diando i figli di persone con diagnosi di cancro e conl’epimutazione, i ricercatori hanno trovato che l’epimu-tazione, in due dei tre figli maschi, era stata trasmessadalla madre ma riportata allo stato normale, mentre nelterzo figlio l’ipermetilazione del gene MLH1 era ancorarintracciabile a livello somatico, ma era stata eliminata alivello spermatico. Lo studio, davvero intrigante, ha me-ritato un articolato commento da parte della rivista chelo ha pubblicato, il New England Journal of Medicine, ilcui pubblico è composto prevalentemente da clinici enon da ricercatori sperimentali.Lo studio, scrivono gli editorialisti del New England(Gosden & Feinberg, 2007), dimostra che l’epimuta-zione è trasmissibile e che, al tempo stesso, funziona unmeccanismo di cancellazione della segnatura, che èmolto più efficiente nel gamete maschile rispetto a quellofemminile. L’epigenoma quindi è soggetto a riprogram-mazione al momento della fecondazione, con cancella-zione di tutta (o quasi) la segnatura epigenetica presentenei gameti dei genitori. Tale riprogrammazione di solitoè più radicale nel gamete maschile e più lenta nel gametefemminile. Anche per questa diversità di comporta-mento legata al sesso, non tutto potrebbe essere cancel-lato, anzi, secondo i due commentatori del NewEngland, bisogna prendere atto che occorre passare a un

nuovo modello di ereditarietà, che spiega meglio del vec-chio modello la trasmissione e l’insorgenza delle malat-tie.Il ruolo dello stress: i figli della fameLa psicologia, fin dal suo sorgere come scienza auto-noma, con Sigmund Freud, ha messo in luce l’impor-tanza delle prime esperienze di vita nel plasmare lamodalità di regolazione delle emozioni e quindi le pos-sibili patologie psichiatriche da adulto. In anni più re-centi, studiosi come John Bowlby hanno approfonditolo studio dei legami che si formano tra il bambino e lamadre e la famiglia nel suo insieme arrivando a tipizzarediversi “stili di attaccamento”, che formeranno la baseper lo stile di regolazione delle emozioni che quel bam-bino userà non solo nell’infanzia, ma anche quando saràadulto. Quindi quello che accade nelle prime fasi dellavita è molto importante per il resto della vita, nel sensoche acquisiamo precocemente modelli di regolazionedelle emozioni e dello stress che ci condizioneranno peril resto della vita.Ma, già dalle ricerche di Hans Selye, della prima metàdel Novecento, sappiamo che la reazione di stress puòessere attivata da vari fattori: psichici, sociali, ambientali.Subire una perdita affettiva, una disfatta sociale o patirela fame, non è ovviamente la stessa cosa dal punto divista della percezione mentale e affettiva del problema,ma dal punto di vista biologico, tutti e tre questi stressorattivano la reazione di stress.A partire dal 1976 sono stati pubblicati i primi risultatidi uno studio su i figli dell’inverno di fame dell’Olandadurante la II guerra mondiale e cioè su giovani nati dadonne gravide tra il novembre del 1944 e l’aprile del1945 quando l’occupazione tedesca della parte occiden-tale dei Paesi Bassi, Amsterdam compresa, aveva ridottol’alimentazione della popolazione a 400-800 calorie algiorno: fino a 6 volte meno della media normale. I figlidi queste donne che hanno sofferto la fame, soprattuttonel terzo trimestre della gravidanza, sono nati con unpeso minore del normale.Da 35 anni a questa parte, i ricercatori, hanno documen-tato, in questo gruppo di figli della fame una volta di-ventati adulti, un aumento dell’incidenza di vari disturbipsichiatrici, tra cui: disturbi dell’umore (ansia e depres-sione), disordine di personalità antisociale, schizofreniae anche un accelerato declino delle funzioni cognitiveall’età di 56-59 anni, nonché un aumento di tipici di-sturbi legati al basso peso alla nascita, come diabete, obe-sità, problemi cardiovascolari (Schulz, 2010).Per spiegare il fenomeno si fa riferimento alla teoria ela-borata negli anni ’80 da David Barker sulle origini fetalidelle malattie dell’adulto. Teoria che nel corso dei de-cenni ha avuto importanti riscontri epidemiologici, mache difettava di una spiegazione causale. Negli anni scorsil’epigenetica ha evidenziato i possibili meccanismi concui la fame della gestante induce un’alterazione in genifondamentali per la crescita e per il corretto andamentodella vita adulta. Con un lavoro del Departments of Mo-lecular Epidemiology, Medical Statistics, and Geronto-logy and Geriatrics, Leiden University Medical Center,nei Paesi Bassi, per la prima volta nel 2008 è stato dimo-

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strato che i figli della fame, sessant’anni dopo, presenta-vamo una minore metilazione del gene che comanda lasintesi di IGF2 (Heijmans et al 2008), il fattore insulinosimile di tipo II che regola la crescita ma anche l’omeo-stasi cellulare, essendo implicato, come l’IGF1, nella ge-nesi del cancro e in altre patologie (Chao, D’Amore2009). Lo studio di Heijmans e collaboratori fornisce laprima evidenza che le condizioni ambientali nella primafase della vita possono causare cambiamenti epigeneticiche persistono per il resto della vita. Del resto, abbiamoaltre prove di tipo sperimentale negli animali, che adessovediamo.

Lo stress emozionale nelle prime fasi di vitaDi notevole interesse, anche per i risvolti pratici, gli studiche da anni conduce il Laboratorio diretto da MichaelMeaney alla McGill University a Montreal, centrati sullerelazioni materne e ambientali delle prime fasi dello svi-luppo e l’assetto dell’asse dello stress (asse Ipotalamo-Ipofisi-Surrene, HPA) dei giovani ratti oggetto dellesperimentazioni. Cuccioli allevati da madri “poco pre-murose”, rispetto ad altri allevati da madri “premurose”,presentavano una ipermetilazione a livello della citosinae degli istoni del promotore del gene del recettore per iglucocorticoidi (GR) dell’ippocampo. Questi animali,nel corso dello sviluppo, presentavano una alterazionedella risposta di stress rispetto a ratti allevati con mag-giore cura e, il dato più importante, le femmine deglianimali allevati da madri poco amorevoli presentavanolo stesso epigenoma delle madri e quindi riproducevanolo stesso comportamento, poco amorevole, sui loro figli.Michael Meaney ha riassunto queste ed altre esperienzecon le seguenti parole: “L’epigenoma del feto in sviluppoè particolarmente sensibile alla nutrizione materna e allaesposizione a tossine ambientali così come allo stress psi-cologico. Noi concludiamo che non solo l’esposizionedel cucciolo a sostanze chimiche ma anche all’ambientesociale e alle cure materne, può influenzare l’epigenoma”(Szyf, Weaver, Meaney, 2007, p. 15).Ma l’assetto dell’epigenotipo non è confinato alle primefasi della vita, è anche il prodotto della vita adulta. Al ri-guardo, rilevante è uno studio del Laboratorio di Epige-netica dell’Istituto Nazionale di Ricerca sul Cancro dellaSpagna, che ha preso in esame 80 coppie di gemelli mo-nozigoti, maschi e femmine, con un range di età dai treai 74 anni, età media di circa 30 anni. I ricercatori hannoriscontrato differenze epigenetiche significative in circaun terzo delle coppie di gemelli monozigoti. Molto si-gnificativo è che questa discordanza cresceva con il cre-scere dell’età e con la diversificazione delle abitudini edegli ambienti di vita (Fraga, 2005). Un concetto digrande rilievo per la clinica, che emerge da questi studi,è che la “segnatura” epigenetica sul DNA cellulare, è unasegnatura stabile, ma è anche reversibile. Questo apre leporte non solo alla ricerca farmacologica ma anche allaricerca per perfezionare terapie comportamentali capacidi influire sull’epigenoma, in primis attività fisica e ali-mentazione.

Il ruolo dell’alimentazioneÈ ormai assodato che una dieta eccessiva sia come quan-tità di calorie sia come presenza di zuccheri raffinati e dideterminati tipi di grassi causa l’attivazione del fattoredi trascrizione nucleare NF-kB, che è la maggior via disegnalazione intracellulare di attivazione di alcune cen-tinaia di geni deputati alla produzione di sostanze rela-tive alla proliferazione e alla infiammazione.L’attivazione costante dei fattori di trascrizione di tipoinfiammatorio come NFkB causa una segnatura epige-netica delle cellule immunitarie in senso infiammatorio.È dimostrato che alcune sostanze come il resveratrolo, lacurcumina, il butirrato e altri acidi grassi a catena cortainducono una deacetilazione e quindi contrastano la se-gnatura epigenetica in senso infiammatorio. Inoltre, innumerose prove sperimentali è dimostrato che la restri-zione calorica e/o l’incremento della assunzione diomega-3 nei topolini da esperimento causa un prolun-gamento della loro vita.Un gruppo di topi sottoposti a restrizione dietetica o auna dieta a base di olio di pesce paragonato a un analogogruppo che poteva mangiare a sazietà o sottoposto a unadieta a base di olio di mais è vissuto 645 giorni rispettoa 494, con un incremento di oltre il 30% del tempo divita. Questo incremento della vita era associato a unapiù bassa concentrazione di NFkB e ad una più alta con-centrazione dei principali enzimi antiossidanti (superos-sidodismutasi, catalasi e glutatione perossidasi) (Alam,2012).Insomma, ci pare che ci siano tutti i dati per poter con-dividere la seguente rilevante conclusione: “la relazionetra comportamenti ed epigenoma è bilaterale; il com-portamento può influire sulla programmazione epigene-tica e la programmazione epigenetica può influenzare icomportamenti” (McGowan, Meaney, Szif 2008, p. 21).

Conclusioni, il nuovo paradigmaDa quanto fin qui esaminato appare chiaro che ci tro-viamo di fronte a un processo di rottura e cambiamentodel modello scientifico classico definito dalla Sintesi neo-darwiniana negli anni ’40 del secolo scorso e dalla gene-tica incardinata sul “dogma centrale della biologiamolecolare”.Quali gli assi portanti del cambiamento?Certamente non è in discussione l’evoluzionismo o lacentralità della ricerca genetica, ma è sotto accusa un pa-radigma scientifico, neo-darvinista e riduzionista, anco-rato a una visione metafisica del genoma, il cuicambiamento viene concepito possibile solo casualmentee che non contempla la retroazione adattativa dell’orga-nismo sull’ambiente. In realtà, come abbiamo visto, imeccanismi epigenetici non sono circoscritti alle primefasi dello sviluppo embrionale, bensì sono attivi anchenell’adulto rappresentando la risposta adattativa del ge-noma all’ambiente e alle sue modificazioni.Il genoma, di per sé, è l’insieme di una gamma di adat-tamenti all’ambiente, che può essere più o meno validoanche in virtù di possibili difetti contenuti nella se-

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OMEOPATIAPASSWORD PER LA SALUTE

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Tutto ha inizio nel 1926 quando il Dott. Heinrich Reckeweg registrò, in Germania, il suo studioOmeopatico. La sua casa diventa il suo luogo di lavoro. Da allora sono passate 3 generazioni,tutto è cambiato, lo studio è diventato una vera e propria fabbrica (Dr. Reckeweg & Co. GmbH-1947), le linee di prodotti cresciute in maniera esponenziale, i rapporti commerciali si sono am-pliati in tutto il mondo. Una cosa resta la stessa dal 1926: l’entusiasmo e la continua ricerca incampo omeopatico. La commercializzazione in Italia è stata e continua ad essere possibile, daoltre sessant’anni, grazie a un partner come IMO, la Società più importante e rappresentativadell’Omeopatia in Italia.

I M O . D A O LT R E 6 0 A N N I I L C U O R E D E L L’ O M E O PAT I A I N I TA L I A

quenza delle basi, ma esso esprime solo una potenzialità:per passare dalla potenza all’atto deve essere sottopostoa un programma di espressione. Adesso è chiaro che ilgenoma è programmato dall’epigenoma. Ma non solo.L’epigenetica ha, infatti, implicazioni plurime: obbligauna riconsiderazione dello stesso paradigma evoluzioni-sta neo-darwiniano; consente di rintracciare nelle “im-postazioni iniziali della vita” le radici di disordini che simanifestano nella vita adulta; apre possibilità di indagineprecoce su modificazioni cellulari epigenetiche che pos-sono dar luogo a patologie rilevanti, come cancro e ma-lattie cardiovascolari e autoimmuni, promettendo nuovipossibili interventi di correzione dell’errore epigeneticosia tramite farmaci, sia tramite comportamenti comedieta, attività fisica, gestione dello stress. Insomma siamoall’inizio di un epocale cambiamento del paradigma dellabiologia molecolare dalle conseguenze molteplici, tra cuiuna davvero essenziale: il nuovo modello molecolare sisposa perfettamente con la visione scientifica sistemicadell’organismo umano che la Psiconeuroendocrinoim-munologia è venuta costruendo nel corso dell’ultimomezzo secolo. La Psiconeuroendocrinoimmunologia èla disciplina che studia le relazioni bidirezionali tra psi-che e sistemi biologici. Nella PNEI convergono, all’in-terno di un unico modello, conoscenze acquisite, apartire dagli anni Trenta del XX secolo, dall’endocrino-logia, dall’immunologia e dalle neuroscienze. Gli anniNovanta del secolo scorso hanno visto una crescita signi-ficativa degli studi sulla neurobiologia delle emozioni.La disregolazione del sistema dello stress da parte diemozioni, traumi ed eventi stressanti in genere, alterapotentemente l’assetto e il funzionamento del sistemaimmunitario.Se nel breve periodo, il cortisolo, l’adrenalina e la nora-drenalina hanno un effetto tonificante anche sull’immu-nità, nel medio-lungo periodo, queste sostanze collocanola risposta immunitaria su una posizione inadatta a com-battere virus e tumori. Analogamente, la disregolazionedell’asse dello stress può favorire lo sviluppo di malattieautoimmuni di vario tipo. Studi del primo decennio delXXI secolo dimostrano che anche patologie come l’ate-rosclerosi e le cardiopatie in genere sono fortemente con-dizionate dall’umore. Taluni infarti e altri eventi cardiaciacuti, in presenza di disturbi dell’umore, possono trovarespiegazione nelle alterazioni vascolari prodotte dalle ca-tecolammine e dallo squilibrio nel sistema della seroto-nina (Carnevali et al. 2012; Steptoe, Brydon 2009;Bottaccioli, 2005) si rivolge agli scienziati proponendoun nuovo paradigma di riferimento che orienti, in un’ot-tica sistemica, anche la ricerca molecolare (Bottaccioli,2011). Si rivolge ai filosofi e agli scienziati sociali perché ripren-dano contatto con la biomedicina e l’insieme dellescienze della vita nel comune intento di rifondare unascienza dell’uomo (Bottaccioli, 2010). Si rivolge agli ope-ratori sanitari proponendo pratiche di cura integrate,rompendo barriere specialistiche e di casta con l’obiettivodi prendersi cura della persona nella sua interezza. Si ri-volge alle persone sollecitandole ad acquisire strumentiteorici e pratici di potenziamento delle proprie capacitàdi autoregolazione (Bottaccioli, 2012). g

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16 HomeopatHy and Integrated medIcIne | maggio 2013 | vol. 4 | n. 1

CONTRIBUTI ORIGINALI

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Erano le due di una gelida notte invernale. La luna sirifletteva sui parabrezza dei camion della nettezza ur-bana in sosta nel parcheggio della discarica. Dall’in-

terno di uno di questi provenivano strani rumori quasi chel’immondizia contenuta nel cassone stesse prendendo vita.- Qua, l’aria è irrespirabile. Voglio uscire! - brontolò la vocedel magistrato Ortensia Pecca.- Non è il momento di fare gli schizzinosi. - rimproverò lavoce del dottor Tarcisio Giretti.- Non vedo dove metto i piedi.- Dovevi portare una torcia elettrica, come ho fatto io.- Me la sono dimenticata nell’auto.- Peggio per te.Per un po’ smisero di parlare. Dopo alcuni minuti il silenziofu interrotto da un grido soffocato del magistrato.- Cos’è successo? - domandò il dottor Giretti.- Sono caduta in mezzo alla verdura marcia. Che schifo!Si sentì un lieve cigolio metallico. Una piccola figura scuraentrò nel cassone dei rifiuti. Un fascio di luce illuminò Or-tensia Pecca. Il magistrato, con pezzi di carote e qualcheoliva tra i capelli, assomigliava alla pubblicità dei sottaceti.- Cosa ci fate qua dentro? - domandò una voce acida didonna.- Lei chi è? - ribatté il medico, cercando di illuminare conla torcia la nuova arrivata. L’anziana donna, il cui nome eraErminia Zecca, indossava vestiti logori e calze strappate.Gracchiò: - Sono l’addetta al riciclaggio delle immondizie.- E’ una poveraccia in cerca di qualcosa da mangiare - sus-surrò Tarcisio a Ortensia. Poi rivolto a Erminia disse: - Quasiamo arrivati noi per primi. Salga su un altro camion.- Neanche per sogno. Questo è il mio camion, come mio èil suo contenuto. Volete che mi metta a gridare? - minacciòl’ostinata vecchietta.- Io sono un sostituto procuratore della Repubblica e lui èun medico - spiegò Ortensia. – Adesso può smettere di il-luminarmi la faccia?Erminia spostò verso il basso il fascio di luce. Era una donnamolto piccola di statura. Le rughe che ne solcavano il voltosembravano canali in secca, mentre gli occhi incavati nelleorbite quasi non si vedevano. Eppure, nonostante i linea-menti aspri, il suo modo di agire era quello di una personagarbata.Disse: - Un Sostituto Procuratore della Repubblica ed unmedico cosa ci fanno a quest’ora della notte dentro un ca-mion pieno di rifiuti? La donna sorrise con i pochi dentiche le restavano e si sedette sopra una vecchia sedia arrug-

ginita, mostrando che non aveva alcuna intenzione di an-darsene.- Già. Cosa ci facciamo qua? - domandò Ortensia Peccaguardando Giretti.Tarcisio sbuffò, si mise a sedere su un fustino vuoto di de-tersivo e disse: - Perché mi hai telefonato, ieri sera?- Te l’ho già ripetuto dieci volte. E’ stato commesso un omi-cidio nel reparto di Ostetricia dell’ospedale.- Mi piacciono i gialli dove c’è da indovinare il colpevole! -si entusiasmò Erminia.- Per favore, si astenga dai commenti - la redarguì Tarcisio.Rivolto al magistrato, domandò: - Spiega cos’è successo.- Ancora?- Ancora.- Ancora, ancora... - applaudì Erminia che, dopo un’occhia-taccia del medico, si affrettò ad aggiungere: - Va bene, stozitta.Ortensia Pecca iniziò a raccontare in modo monotono, quasirecitasse una poesia a lei antipatica. - Ieri sera, intorno alle20, per fare un favore alla mia ex compagna di liceo Dona-tella Scalzi, primario di Ostetricia e Ginecologia, mi sonorecata in incognito nel suo reparto per investigare su continuie misteriosi scippi, furti di denaro e di oggetti d’oro avvenutinelle ultime settimane ai danni delle pazienti. Stavo parlandocon la dottoressa Flavia Piedi, una delle ginecologhe, quandoè avvenuto l’omicidio. Tre donne, tre partorienti, hanno tro-vato la caposala, Pietra Meli, che frugava nelle loro borsette.La caposala ha minacciato di mandare le tre donne a parto-rire in strada se loro avessero provato a chiamare la poliziaper denunciare quel tentativo di furto. La lite è degeneratain insulti e in minacce. La caposala ha schiaffeggiato unadelle tre donne, ma è stata malmenata e gettata a terra dallealtre due. Nel parapiglia molti oggetti sono finiti sul pavi-mento: flebo, materiale per medicazioni, forbici, siringhe,medicine e, infine, il comodino che sorreggeva l’unica lam-pada accesa. Le percosse alla caposala sono proseguite anchenell’oscurità, finché siamo entrate io e la dottoressa Piedi. Leabbiamo divise e, mentre io cercavo di calmare le tre donne,la ginecologa ha soccorso la caposala. E’ stata proprio la dot-toressa ad accorgersi del sangue che sgorgava a fiotti dallagola di Pietra Meli. La caposala è morta dissanguata in pochisecondi e a nulla sono serviti i tentativi operati dalla dotto-ressa che, nonostante avesse il collo bloccato da una fortecervicalgia, nella attesa dei soccorsi, si è prodigata in una di-sperata ma infruttuosa rianimazione. - Ortensia Pecca sifermò un attimo per riordinare le idee poi proseguì: - Du-rante la colluttazione, una delle tre donne, con un oggettoaffilato, uno di quelli caduti sul pavimento, ha reciso i vasi

18 HomeopatHy and Integrated medIcIne | maggio 2013 | vol. 4 | n. 1

Assassinio in ostetricia

Italo grassiSpecialista in Igiene e Medicina Preventiva, Medico esperto in omeopatia, Consigliere SIOMIE-mail: [email protected]

L’OMEOPATIA RACCONTATA

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19HomeopatHy and Integrated medIcIne | maggio 2013 | vol. 4 | n. 1

del collo della caposala, uccidendola. La cosa strana è chel’arma del delitto, nonostante una minuziosa perquisizionenon è stata trovata, né addosso ad una delle tre donne, nénella stanza. Quindi, essendo il delitto avvenuto al buio, nonsi sa chi è l’omicida dal momento che le tre sospettate si sonoproclamate innocenti.- Perché hai chiamato proprio me? - domandò Giretti.- La caposala, quando ormai la sua voce era solo un fiocorantolo, con un ultimo e disperato gesto, ha messo nellemie mani un tubulo omeopatico di Cimicifuga sporco disangue – Ortensia Pecca si grattò perplessa la fronte. - Perònon ho capito perché l’abbia fatto, dal momento che a uc-ciderla non può essere stato un piccolo e inoffensivo tuboomeopatico.- Cara la mia ragazza, non credo che la caposala si riferisseal tubulo come arma utilizzata per il delitto. - intervenneErminia Zecca. - Probabilmente la poveretta lo ha preso allasua assassina...- ...che utilizzava il rimedio omeopatico per curarsi: in que-sto modo la caposala ha cercato di dirti il nome dell’omi-cida. - la interruppe Tarcisio Giretti, risentito per non esserestato lui ad avere dato la spiegazione. – Cimicifuga, o ActeaRacemosa, è un rimedio che si utilizza sia nel travaglio delparto, sia in altre particolari patologie. Per questo motivo tiho chiesto di informarti se le tre donne, oltre che essere inprocinto di partorire, soffrissero anche di qualche particolareaffezione.Ortensia Pecca sbuffò: - Anche questo te l’ho già detto.- Ripetilo - ordinò Giretti, fissando con sguardo di sfida Er-minia Zecca che, a sua volta si limitò ad alzare le spalle, di-cendo: - Io non ho chiesto nulla. - Mentre Ortensia Pecca,controvoglia, riprendeva a spiegare: - La prima sospettata,Alberta Torre, donna stanca ma inquieta e facilmente irri-tabile, è tormentata da fastidiosi crampi ai muscoli dellegambe. La seconda, Enrica Berretti, molto agitata e colle-rica, soffre di forti dolori nevralgici causati da un’otite acuta.La terza, Angela Dirozzi, donna con un forte senso di sco-raggiamento accompagnato da torpore, ha avuto, negli ul-timi giorni, perdite uterine di sangue fluido e scuro. Ebbene,in base a questi sintomi, credi di avere capito chi è la colpe-vole?- Certamente - rispose il medico.Ortensia Pecca, scettica, scosse la testa. - Se già lo sai, checosa ci facciamo noi in questa fogna puzzolente? -- Secondo me cercate l’arma del delitto - intervenne nuo-vamente Erminia.- Giusto - grugnì, fulminando Erminia con un’occhiataccia,Tarcisio Giretti. - Il rimedio mi ha indicato la colpevole, maadesso ho bisogno di trovare l’arma del delitto per inca-strarla.- Io non so un granché di omeopatia - ribatté Erminia -però penso ugualmente di conoscere il nome della colpe-vole.- Le indagini le svolgiamo noi - la redarguì il medico.Tranquillamente l’anziana signora abbassò lo sguardo, poi-ché il fascio di luce proveniente dalla sua torcia elettricaaveva messo in evidenza un gattino grigio di peluche cheemergeva tra l’immondizia. Erminia lo raccolse e disse, con

un groppo alla gola: - Assomiglia tanto alla povera Trilli, lamia amatissima gatta, uccisa a fucilate solo perché era en-trata nell’orto sbagliato. - Se la portò al petto, la baciò, com-mossa, quasi che la sua gatta si fosse materializzata in quelpeluche. - Ci ero affezionata come a una figlia, era una gattadolcissima e mi teneva tanta compagnia. Da allora non hopiù voluto animali per paura di affezionarmi e poi soffrirequando muoiono. Anche se mi sento tanto sola. -Tarcisio osservò distrattamente il gatto di peluche e per poconon gli venne un colpo. - Ha qualcosa piantato nella pancia- sbottò.- Sembra un oggetto metallico - Ammise Erminia.- Un bisturi - disse Tarcisio. - E’ proprio ciò che stiamo cer-cando. Mi dia il peluche.- No. Questa è la mia gatta.- Se questo è l’arma del delitto, lo devo avere io che rappre-sento la legge! - sentenziò Ortensia Pecca che ancora nonaveva ben chiara la situazione.Sei mani si avventarono sul povero gatto di peluche. Trentadita lo ghermirono, tirandolo di qua e di là. Due boccheurlarono: “Qua c’è l’arma del delitto! ” Mentre un’altra siopponeva gridando: “Qua c’è la mia povera Trilli! ”.La stoffa si lacerò e il gatto esplose in una nuvola di polvere.Erminia scoppiò a piangere. - Trilli, gattina mia, ti hannonuovamente potato via da me!Tarcisio raccolse il bisturi con un fazzoletto di carta, standoben attento a non toccarlo con le dita per non lasciarvi soprale impronte digitali. Lo consegnò ad Ortensia Pecca. I due,prima di uscire dal cassone delle immondizie, si giraronoverso Erminia. L’anziana signora, sconvolta dai singhiozzi,teneva tra le mani i pezzi di ciò che restava del povero pe-luche. Medico e magistrato, senza dire nulla, si allontana-rono, sentendosi colpevoli del torto fatto all’anziana signorama soddisfatti di avere trovato l’arma del delitto.L’appartamento di Erminia Zecca era un buco, due localiumidi e bui più il gabinetto, situato nella soffitta di uno sta-bile così vecchio che, probabilmente, il cartello Pericolo dicrollo era già scritto lì prima della caduta dell’Impero Ro-mano. L’anziana signora era sdraiata sul letto, gli occhi fissial soffitto a inseguire chissà quali lontani ricordi. OrtensiaPecca e Tarcisio Giretti entrarono nell’appartamento quasiin punta di piedi. Ortensia tirò fuori da una grande borsachiara una gatta grigia e la depose sul letto accanto a Ermi-nia. Il felino e la donna per un po’ neppure si guardarono.Erminia continuò a fissare il soffitto, la gatta iniziò a gio-cherellare con un lembo del lenzuolo che copriva il letto.Ad un certo punto la vecchia si scosse, tirò su con il naso esi guardò attorno, come se solo in quel momento si fosseaccorta della presenza di estranei nel suo appartamento.- E’ una gatta randagia - spiegò Ortensia. - E’ stata ricoverataall’Ente Protezione Animali dopo che alcuni ragazzacci, perpuro divertimento, l’hanno bastonata fin quasi a ucciderla.Erminia finse di non avere sentito e chiese: - Avete trovatola colpevole?- Non avrei mai creduto che potesse essere lei - rispose, con-tenta, Ortensia Pecca... g

La soluzione si trova a pagina 41

L’OMEOPATIA RACCONTATA

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1.Kent J.T.: Repertorio della Materia Medica Omeopatica. Tomo II. IPSA editore; 1992. p. 945-1034. 2.Demarque D., Jouanny J., Poitevin B., Saint-Jean V.: Farmacologia e materia medica omeopatica. Tecniche nuove; 2002. p. 174-175. 3.Clarke J.H.: A dictionary of practical materia medica. Volume I. B. Jain Publishers Pvt. Ltd.; 1990. p. 456-457. 4.Allen T.F.: The encyclopedia of pure materia medica. Volume III. B. Jain Publishers Pvt. Ltd.; 1992. p. 96.5.Aragona P., Spinella R., Rania L., Postorino E., Sommario S., Angelo G.: Use of homeopathic eye drops for the treatment of ocular surface irritation. Euvision 2011; Anno IX; 2. 6.Vingolo E.M., Del Beato P., Barcaroli M., Rapagnetta L.: Il trattamento del discomfort da occhio secco con collirio monodose Bottelpack® a base di Euphrasia-Chamomilla Boiron in dosi omeopatiche vs placebo. Bollettino di Oculistica 1997; Anno 76; 4. 7.Stella R.: Manuale di farmacologia, tecnica, legislazione farmaceutica ed organizzazione dei servizi farmaceutici. Ed. Cortina; 1988. p. 289-290,399-400. 8.Farmacopea Europea VII ed. Monografia 3.1.4. 2012. 9.Berrebi H.: Le système Bottelpack répond aux besoins de la pharmacie. Emballage Magazine; 1985. p.4-9. 10.Bourny E., Dumolard L., Peronnet A.: Remplissage intégré aseptique: la technologie blow-fill-seal (BFS) dans l’industrie pharmaceutique. S.T.P. Pharma Pratiques 1995; 5:203-214. 11.Boulet J.: Homéopathie – L’enfant. Marabout; 2003. p. 14-17. 12.Granata G.: Omeopatia in pediatria. Edizioni Libreria Cortina; 1998. p. 31-33. 13.Rossi E. et al.: Outcome of homeopathic treatment in paediatric patients: An observational study from 1998 to 2008. European Journal of Integrative Medicine 2010. p. 115-122. 14.Guida all’uso dei farmaci: 12. Oculistica. Agenzia Italiana del Farmaco. http://www.guidausofarmaci.it/sezione.asp?idsez=748&livello_nuovo=12

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Rapagnetta M., Barcaroli P., Beato Del E.M., 6.Vingolo 2. IX; Anno 2011; farmaceutica legislazione tecnica, farmacologia, di Manuale R.:

Peronnet L., Dumolard E., 10.Bourny p.4-9. 1985. Magazine; Emballage Cortina; Libreria Edizioni pediatria. in Omeopatia G.: 12.Granata 14-17.

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I GRANDI PERSONAGGI DELL’OMEOPATIA

21HomeopatHy and Integrated medIcIne | maggio 2013 | vol. 4 | n. 1

Per incontrare il dott. Manchanda quale migliorescenario del Congresso Annuale di LondraICCMR 2013? Lo avvicino “all’italiana”, presen-

tandogli la SIOMI e portandogli in dono un dolce tipicosenese in cambio del quale vorremmo la sua disponibilitàad una intervista “esclusiva” per il nostro giornale. Al ter-mine di una interessante sessione sulla ricerca in omeo-patia ci diamo appuntamento: ho tante domande dafargli...

< Il ministero della Salute in India ha riconosciutol’omeopatia ufficialmente, inserendola nel dipar-timento ayush, quando è stato istituito tale dipar-timento?

Subito dopo l’indipendenza dell’India (1947) ci fu unarichiesta pubblica per il riconoscimento della medicinaalternativa e dell’omeopatia. Così il governo indiano isti-tuì una Commissione d’inchiesta per indagare lo svi-luppo del sistema di medicina alternativa in quelmomento. Ciò portò alla decisione dell’esecutivo nonsolo di riconoscere, ma anche di integrare questo settorenel sistema di assistenza sanitaria. Per questo motivo ilgoverno, al fine di controllare l’attuazione di questonuovo sistema di cura, ha emanato normative e leggi chemirano a controllare e standardizzare sia la produzionedi prodotti omeopatici, che il percorso formativo e i pro-getti dei centri di ricerca.Un regolamento ben progettato e definitivo, tuttavia, èstato istituito nel 1973 (Homoeopathy Central CouncilAct- HCCAct) con un processo che ha visto l’istituzionedel National Institute of Homoeopathy (NIH) a Calcutta( per l’insegnamento e la ricerca in omeopatia) e l’istitu-zione dell’Homeopathic Pharmacopoeia Laboratory–HPLper la standardizzazione delle procedure di preparazionedei medicinali omeopatici.Questi sono poi confluiti nel Sistema Indiano di Medi-cina e Omeopatia ( ISM&H) che nel 1995 è stato rino-minato Dipartimento di AYUSH ( Ayurveda, Yoga andNaturopathy, Unani, Siddha and Homoeopathy).

< come descriverebbe l’impegno del governo in-diano per la medicina complementare? ci sonofondi di ricerca disponibili?

Il Governo indiano supporta le medicine complementariin due modi principali: progetti di ricerca intra-ufficiodi presidenza; progetti di ricerca extra-ufficio. Il primocomprende quei progetti che vengono svolti dai consiglidi ricerca istituiti dal governo stesso dell’India; gli altri

sono progetti dove il governo dell’India (dipartimentodi Ayush) supporta economicamente centri di ricercaesterni, al fine di consentire loro di intraprendere ricer-che in vari aspetti della Medicina Complementare.< ora concentriamoci sulle sue personali opinioni

su alcuni argomenti. Quali sono i centri di ricercaqualificati dedicati alla ricerca sulla medicinacomplementare e particolarmente sull’omeopatia?

C’è un centro principale condotto da me in NuovaDehli, il Central Council for Research in Homoeopathy,che controlla i progressi della ricerca in tutta l’India. Cisono molti centri di ricerca in India, che si occupano diricerca con diversi livelli di competenze - alcuni più pic-coli, alcuni più grandi (cioè: differenti per livello di as-sistenza sanitaria e per campo di ricerca).

< Sappiamo che in India esiste una facoltà universi-taria dedicata all’omeopatia. Quali sono i diplomiche conferiscono?

Ci sono due tipi di diplomi correlati: uno è il diplomadi laurea (BHMS: Bachelor of Homeoepathic Medicineand Surgery), che è dato dopo cinque anni e mezzo distudio. Dopo di che, ci sono corsi post-laurea triennale(Post-graduate Degree Courses) che specializzano i me-dici laureati in differenti settori dell’omeopatia: praticamedica; pediatria; psichiatria; farmacia omeopatica; Or-ganon della Medicina e filosofia omeopatica; materiamedica e repertorio.

< In relazione a ciò, lo studente può accedere alla fa-coltà di omeopatia subito dopo la Laurea in bio-medicina?

Gli studenti devono naturalmente avere conoscenza dibio-medicina, quindi devono aver conseguito prima undiploma relativo. Senza questo non si può accedere allaformazione in omeopatia. Il livello di qualificazione perla medicina convenzionale e l’omeopatia è lo stesso. Lostudente è tenuto ad avere conoscenza della medicina or-todossa; solo dopo tale acquisizione lo studente può ac-cedere a corsi di omeopatia, altrimenti non è possibileaccedervi.A differenza dell’Europa, in India non esistono profes-sionisti di medicina complementare senza laurea in me-dicina. Per questo, in India esistono 183 medical collegeper gli studenti e 38 college per la formazione post-laurea,sia pubblici che privati; essi sono in grado di preparare adiverso livello (pre e post-laurea), sia in medicina orto-dossa che complementare.

Raykumar K. ManchandaDirettore Generale del “Central Council for Research in Homoeopathy”, Nuova Delhi

a cura di rosaria FerreriOmeopata e fitoterapeuta. Medico del Centro di Medicina Integrata dell’Ospedale di Pitigliano, Consigliere SIOMIE-mail: [email protected] M

anchanda

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I GRANDI PERSONAGGI DELL’OMEOPATIA

< Le cliniche omeopatiche sono diffuse in tutta l’In-dia o sono concentrati in alcune regioni del paese?

Sono presenti in tutta l’India in uno scenario abbastanzaomogeneo e standardizzato. Vi sono 215 ospedali omeo-patici con 7.799 posti letto, 7.015 dispensari (ambula-tori) di omeopatia e 224.279 medici omeopatici iscritti.

< chi è ammesso nelle cliniche omeopatiche? I pa-zienti vengono spontaneamente o sono effettiva-mente “inviati” da medici ortodossi?

Entrambi i casi possono accadere. Ho effettuato un son-daggio in Nuova Dehli: secondo i risultati, l’87% dei pa-zienti viene senza essere stato indirizzato, mentre solo ilrestante viene inviato dal medico. I dettagli di questaanalisi sono disponibili sul mio sito (www. indianmedi-cine.nic.in).

< nelle cliniche omeopatiche i medici sono tuttiomeopati o ci sono anche medici ortodossi?

È chiaro, dalla nostra filosofia “unità nella diversità”, cheil pluralismo medico è il motto dei nostri reparti. Nellastessa corsia, infatti, i pazienti possono scegliere a qualemedico (ortodosso o omeopata) vorrebbero far riferi-mento. Io attribuisco all’approccio che viene effettuatoin reparto un nome particolare, che è “approccio caffet-teria”, una specie di passaparola con l’ausilio di tutti glioperatori sanitari presenti.

< ai pazienti vengono prescritti solo farmaci omeo-patici o anche farmaci convenzionali?

I medici omeopati prescrivono solo rimedi omeopatici.Tuttavia, i pazienti possono decidere di combinare questifarmaci: la decisione spetta al paziente, ma il medicoomeopata somministrerà solo rimedi omeopatici.

< chi paga per il ricovero in ospedale? e per i rimediomeopatici? In altri termini, è lo stato o il paga-mento è a carico del paziente?

Il sistema indiano è molto peculiare: per l’85% la spesasanitaria è al di fuori delle competenze statali. In Indiaci sono compagnie di assicurazione o “partnership com-merciali”: ognuno deve pagare per la propria salute.Questo è uno dei motivi per cui in India ci sono tantimedici omeopatici (più di 200.000 e la maggior parte diloro opera privatamente, solo più o meno il 15% è im-piegato).

< e’ vero che in India i rimedi omeopatici hanno unprezzo più conveniente rispetto ai farmaci orto-dossi?

Vero. In realtà c’è concorrenza e i rimedi omeopaticisono più diffusi, poiché essi sono cinque volte più eco-nomici rispetto a quelli ortodossi. Ma questo dipendeanche dal fatto che vi sono molti medici omeopati; sce-nario totalmente diverso dall’Europa, dove una ristrettapresenza di medici omeopati determina una ridotta dif-fusione dei rimedi omeopatici. Nel caso in cui i medici

(quelli qualificati) aumentassero in Europa, le probabilitàper una più equa concorrenza tra farmaci omeopatici vsfarmaci ortodossi diverrebbe realizzabile.

< potrebbe per favore dare una breve panoramica eun suo parere personale, sull’attività di ricerca e ilavori pubblicati? Solitamente leggiamo che inIndia l’omeopatia viene applicata alle malattie cro-niche e gravi. Quali sono i principali risultati?

Una descrizione approfondita è disponibile nel mio libro“Homoeopathy- science of gentle healing”. Non possoillustrarle in breve, lavoriamo sia sulle malattie cronicheche sulle acute, indipendentemente dalla loro gravità. Inogni caso, vorrei dirvi che l’ India, come promotore diricerca, è ancora in evoluzione. Abbiamo prodotto risul-tati negli ultimi anni su diversi farmaci omeopatici e di-verse condizioni patologiche. Ma, da un punto di vistaclinico, tutti i risultati principali sono ancora osservazio-nali. Pertanto, molto lavoro resta ancora da fare.

< In Italia il primo ospedale dedicato alla medicinaIntegrata è stato inaugurato a pitigliano, in pro-vincia di grosseto. Il progetto di sanità pubblicaha lo scopo di verificare - tra le altre questioni - lafattibilità di un approccio interdisciplinare allacura attraverso lo scambio culturale tra medici or-todossi e medici omeopatici e agopuntori. Qual èla sua opinione su questo approccio integrativo?

La fattibilità dell’integrazione tra l’omeopatia e la medi-cina ortodossa nella sanità pubblica è una grande oppor-tunità e, a mio avviso, è anche meglio che integrare lamedicina ortodossa con l’agopuntura. Soprattutto per-ché l’agopuntura comporta molti “extra-problemi”,come l’utilizzo di aghi e quindi i rischi connessi alle ma-lattie trasmissibili e a tanti altri problemi.Al contrario, l’omeopatia è più fattibile, anche perchè isuoi rimedi sono già pubblicizzati e presenti nella grandedistribuzione. L’ospedale di Pitigliano rappresenta unagrande esperienza per iniziare, perchè no, da voi italiani!

< grazie, dottor manchanda, non immaginavo midedicasse tanto tempo, sempre con un sorriso etanta gentilezza: un grande medico e una persona-lità difficile da dimenticare!

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Un particolare ringraziamento alla dott.ssa CicalaAlba, dottoranda in Politica Comparata ed Europeapresso l'Università di Siena, che ha collaborato allarealizzazione dell'intervista.

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Giù le Mani dai Bambini è il più rappresentativocomitato indipendente per la farmacovigilanzapediatrica in Europa, ma la nostra attività è nata

in maniera piuttosto curiosa: nell’ottobre del 2003, ungruppo di medici discutevano del più e del meno ad unpranzo di lavoro, ed uno di loro riferiva - di ritorno daun ciclo di conferenze in America - della preoccupanteemergenza sanitaria relativa alla disinvolta somministra-zione di psicofarmaci in USA: è bene ricordare come ol-treoceano abbiano superato l’impressionante numero di14 milioni i bambini in terapia con psicofarmaci per ilcontrollo delle più svariate sindromi del comporta-mento, dal miglioramento delle performance scolastiche,al controllo dell’iperattività sui banchi di scuola, alle lievidepressioni adolescenziali, etc.Pensammo quindi di provare a fare qualcosa in Italia, perevitare che questa follia della somministrazione disin-volta di prodotti psicoattivi ai minori non prendessepiede anche da noi. Inizialmente con dei volantini pro-dotti “in casa” e fotocopiati a colori in qualche centinaiodi copie, che vennero distribuiti in ospedale, alle Moli-nette di Torino, e agli insegnanti in qualche scuola, perverificare la reazione e l’indice di gradimento sul tema.Poi la campagna è letteralmente sfuggita di mano a noistessi promotori: il Comitato si è progressivamente al-largato, ad oggi “Giù le Mani dai Bambini”® consorziapiù di trecento fra associazioni, sindacati, organizzazionimediche, ASL, Università, Ordini degli Psicologi, Ordinidei medici, etc. Il nostro Comitato scientifico ha tren-totto membri, tutti esperti e specialisti di fama interna-zionale. Il portale www.giulemanidaibambini.org inquesto si rivela una risorsa preziosa: oltre 20 milioni diaccessi in otto anni di presenza online ne fanno il piùconsultato in Italia su questi argomenti.Il messaggio di questa organizzazione - che non è soloun “movimento d’opinione” bensì anche una realtà ingrado di produrre documenti scientifici di assoluta qua-lità - è semplice:< non in una sola pagina del nostro portale web e/o dei

documenti informativi e scientifici da noi pubblicatisi chiede la messa al bando del farmaco e/o si pro-muove una strategia “proibizionista” riguardo all'usodi questi prodotti, anche perché essi sono acquistabilifacilmente anche sul web senza alcuna prescrizione,ne deriva che qualunque barriera all'ingresso nel no-stro paese sarebbe del tutto inefficace;

< siamo contrari all'uso disinvolto di psicofarmaci comeunica risorsa terapeutica. Arrivo a dire che le molecolein uso per l’iperattività - come quelle per la depres-

sione infantile, peraltro - non curano nulla, non sonoterapia, sono esclusivamente sintomatici;

< ogni medico mantiene - e deve mantenere - piena au-tonomia prescrittiva, ed è altrettanto ovvio che deveassumersi le responsabilità delle proprie scelte tera-peutiche;

< siamo e restiamo convinti che l'utilità del farmaco -vera e propria “camicia di forza chimica”, opportunaprobabilmente nei casi estremi di iperattività - sia inogni caso limitata, e che i rischi siano sproporzionatirispetto ai benefici. In ciò siamo confortati dai risul-tati d’innumerevoli ricerche: per citare solo l'ultima,pubblicata un mese fa su una delle più note rivistescientifiche indicizzate di psichiatria in USA, la rivistadell’Accademia Americana di Psichiatria dell’Infanziae dell’Adolescenza (ndr: Journal of the American Aca-demy of Child and Adolescent Psychiatry), non cer-tamente tacciabile di essere una rivista in mano apericolose frange anti-psichiatriche, dopo una ricercadurata ben sei anni - sostiene che i benefici dei far-maci utilizzati per contrastare la sindrome di deficitdell’attenzione e iperattività non abbiano alcun effettodi lungo periodo;

< resta così scontato e ovvio da non dover essere ricor-dato che - al di la dell’opportunità o meno dell'usodel farmaco, in quali forme, in quali quantità, e incombinazione con quali altreterapie, valutazioni chelasciamo ai medici e specialisti - esistono bambini ipe-rattivi, ingestibili, difficili, a volte pericolosi per sestessi e per altri, cronicamente distratti e incapaci diapprendere, etc. e che tali soggetti debbano esserepresi in carico;

< altro punto focale della nostra azione è sollevare il velosugli interessi del marketing farmaceutico, ma anchein questo caso senza pregiudizio: un grazie va alle casefarmaceutiche, perché ci hanno salvato la vita - e nehanno allungato significativamente l'aspettativamedia - con prodotti utilissimi. Ma questo non deveimpedirci di denunciare con lucidità operazioni di di-sease-mongering, di manipolazione dei protocolli, dimancata pubblicazione di ricerche scientifiche conesito negativo, etc. Tutti pronti apparentemente astracciarsi le vesti in nome dell'indipendenza dellascienza dinanzi ai presunti rapporti le aziende multi-nazionali, salvo poi, come una recente indagine dellamagistratura in Italia ha appurato, accettare senza al-cuna remora costosi supporti in servizi da produttoridi psicofarmaci che promuovono azioni di pre-mar-keting su molecole che neppure ancora hanno l'auto-

CONTRIBUTI ORIGINALI

I figli di un mondo malato

Luca pomaGiornalista scientifico e portavoce del Comitato “Giù le Mani dai Bambini”E-mail: [email protected]

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rizzazione al commercio (e che - visti i non eclatantirisultati delle ricerche in corso - magari neppure mail'avranno);

< tutto ciò detto, riteniamo che il confronto debba svi-lupparsi soprattutto sul piano culturale e della cor-retta informazione al pubblico, specie alle famiglieinteressate dal problema, che a volte arrivano allo psi-cofarmaco in totale assenza di altre valide alternativeterapeutiche, il che chiama prepotentemente incampo il tema delle risorse inadeguate che il SistemaSanitario Nazionale mette a disposizione delle singoleASL, dei centri di neuropsichiatria, etc.

Sarebbe interessante, come abbiamo proposto anche adAIFA e ISS, paragonare i vari modelli in uso in Europaed oltre. Perché vedete: quando iniziammo questa bat-taglia, non pochi psichiatri e neuropsichiatri dissero agran voce: “Sono preoccupazioni inutili, è un problemasolo Americano...”.Ebbene tanto, è un problema solo americano che in Ger-mania, paese geograficamente e culturalmente vicino al-l’Italia, un mese fa sono stati rilasciati i dati dei bambinidiagnosticati iperattivi e probabilmente destinati quindia terapie farmacologiche: 750.000 bambini. Eccoli, i figlidi un mondo malato. Nella vicina Francia il dodici percento dei bimbi inizia la scuola elementare avendo giàassunto una pastiglia di psicofarmaco. Ecco altri figli diun mondo malato, il mondo di noi adulti, delle nostreperformance asfissianti, del nostro poco tempo, del no-stro sistema “tutto o bianco o tutto nero”, senza sfuma-ture di grigio, delle nostre categorie, che ci portano aclassificare come patologica qualunque variazione ditemperamento e di comportamento che esca poco dalperimetro di quella che noi consideriamo “normalità”...In Italia, le stime del progetto Prisma prevedevano quasi1 milione di bambini probabili “malati di mente” e po-tenziali destinatari di “terapie” a base di psicofarmaci neltentativo di sedare i loro disagi. Reputiamo però deltutto inutile promuovere ideologicamente una battagliacontro il farmaco o contro i produttori: il nostro lavoroè invece orientato a ottenere un consenso davvero infor-mato da parte delle famiglie, e ci preme ricordare diversicasi - a noi riportati da genitori che hanno vissuto questaesperienza in presa diretta, in varie regioni italiane - i cuii moduli di consenso informato per la somministrazionedi psicofarmaci al proprio figlio sono fatti firmare dalmedico durante la breve visita di 15, massimo 20 minutiin cui si procede alla prescrizione, senza lasciare il tempodi leggerli o esaminarli con l'aiuto di un medico di fidu-cia, o addirittura esponendo a voce e in termini vaghi erassicuranti il contenuto, come se fosse un “pro forma”,una scocciatura burocratica da sbrigare in fretta, primadi passare al prossimo paziente. Ebbene, per noi sommi-nistrare una metaanfetamina a un bambino di sei anniperché è “diverso”, perché disturba, perché studia poco,non è un mero adempimento burocratico.E’ del tutto evidente che a fronte di problemi del com-portamento del proprio figlio, e messa di fronte a “nes-suna alternativa”, la famiglia non può che scegliere lopsicofarmaco. Ma questo approccio a nostro avviso è for-

temente lesivo del diritto alla salute del diritto alla libertàdi scelta terapeutica. La comunità scientifica riconosceche queste sindromi di comportamento infantile sonodi origine biologica e devono essere curati con psicofar-maci, dice chi quegli stessi psicofarmaci ama prescri-verli... E’ vero? Non penso...Massimo Di Giannantonio, Ordinario di Psichiatriaall’Università di Chieti, dice “...si fa presto a direADHD. E ancora, è proprio vero che tutti i bambinisono interessati dalla sindrome ADHD? E, aggiungo:esiste la sindrome da ADHD così come viene descritta?E come sono eseguite queste diagnosi, con quali criteri,con quali percorsi? Fino a quando non si troverà unpunto di incontro nella risposta a questi interrogativi aibambini verranno somministrati sempre più psicofar-maci nascondendosi dietro l’alibi di una diagnosi. Unbambino trattato con psicofarmaci, sarà probabilmenteun adulto medicalizzato, disturbato, stravolto”.Agostino Pirella, Ordinario di Storia della Psichiatria del-l’Università di Torino: “...queste diagnosi sono perfezio-nate indipendentemente dall’ambiente, quindi siattribuisce al bambino una sofferenza ‘sradicata’ dalle sueradici sociali, e questo è un grave errore. Inoltre la dia-gnosi è decisamente pericolosa, perché la terapia a basedi psicofarmaci genera preoccupanti effetti collaterali,senza considerare le implicazioni del dire con tale legge-rezza ad un piccolo bambino di 7/8 anni ‘tu sei un ma-lato di mente”.William Carey, professore di Pediatria Clinica dell’Uni-versità della Pennsylvania e primario del reparto di Pe-diatria Comportamentale dell’Ospedale di Philadelphia:“...i questionari che vengono utilizzati per diagnosticarequesti disagi dell’infanzia sono altamente soggettivi edimpressionistici. Le differenze d’esperienza, tolleranza edi stato emotivo dell'intervistatore e del bambino inter-vistato non vengono tenute in alcun conto, e nonostantequesta vaghezza, e nonostante il fatto che le scale di va-lutazione utilizzate non soddisfino i criteri psicometricidi base, i sostenitori di questo approccio pretendono chequesti questionari forniscano una diagnosi accurata, macosì non è, e non sarà la sola istituzione di un Registroper il monitoraggio delle somministrazioni che risolveràla questione”.Emilia Costa, Professore Emerito di Psichiatria, fu la ICattedra di psichiatria della Sapienza di Roma: “Par-lando di disturbi del comportamento, ed in particolaredi sindromi quali ad esempio il deficit di attenzione eiperattività (ADHD), siamo più che altro di fronte aduna “moda” ed a diagnosi inconsistenti e vaghe. Questediagnosi, così come vengono oggi semplicisticamenteperfezionate, non si possono e non si devono fare”Lo dico, io che sono un giornalista? No, lo dice la I Cat-tedra di Psichiatria della Sapienza di Roma. Varrà qual-cosa? E Agostino Pirella, psichiatra e Presidente onorariodi Psichiatria Democratica, mi piace ricordare le Sue pa-role, avviandomi alla conclusione. Pirella, che con Basa-glia collaborò, disse lapidario: “...il farmaco soffre adessere considerato una merce come tutte le altre”. E’ unadelle frasi che ci piace di più. Perché è innanzitutto èvera. Voi medici ne siete testimoni: le tecniche di mar-

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CONTRIBUTI ORIGINALI

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keting delle multinazionali del farmaco sono ormai lemedesime utilizzate per “indurre” il consumo di telefo-nini, gadget vari, iPod, e quant’altro. Abbiamo già citatola vicina Germania... bene, non ci fermiamo all’appa-renza dei numeri, al balletto delle cifre. Analizziamocome si è arrivati a quei 750.000 diagnosticati. Sarà uncaso forse che Novartis®, uno dei principali produttoridi psicofarmaci per bambini al mondo, abbia negli ul-timi anni distribuito proprio in Germania un opuscoloa colori, a fumetti, nel quale si sollecitava il bimbo stessoad accettare lo psicofarmaco: bello, l’opuscolo, accatti-vante... il libretto spiega al bambino che se è troppo agi-tato ed ingestibile, ricevere la pastiglia è l’unica soluzionevalida per andare di nuovo d’accordo con i compagni diclasse, farsi apprezzare dagli insegnanti e riottenere la -preziosa per chiunque sia nell’età dello sviluppo - bene-volenza di papà e mamma...Più di recente, visto che il mondo, i media si evolvono...ecco un progetto di “divulgazione scientifica” online perbambini guarda caso sponsorizzato da una serie di playerdel mondo della salute tra cui - protagonista assoluta laShire - incidentalmente produttrice di alcuni tra i piùvenduti psicofarmaci per bambini, come l’Adderal. Ilprogetto prevede un sito web colorato e di gradevole na-vigazione, popolato da veri e propri super eroi a fumettiche “spiegano” ai bambini l’origine di certe malattiementali e come esse si curano... vi lascio immaginare lepagine dedicate all'ADHD: rassicuranti, simpatiche, esoprattutto quasi completamente prive di riferimenti aipossibili devastanti effetti collaterali di questi farmaci...Il bambino come “soggetto diretto di marketing”, il tuttoin nome di un malinteso senso della necessità di “pre-venzione anticipata del disagio”... Ma classificare questibambini come patologicamente malati è una forzaturautile solo a noi adulti. Una vera e propria spinta versol’appiattimento, verso la normalizzazione del comporta-mento: ciò che fino a ieri era normale, magari un po’ fa-stidioso o difficile da gestire, oggi è patologico ecomunque socialmente inaccettabile.C’è qualcosa di terribilmente sbagliato in tutto ciò. Dovesono le risorse per la scuola, con i suoi pedagogisti, dov’èla famiglia che si prende cura e carico del proprio figlio,dove sono gli esperti psicologi disposti a battere i pugni

sul tavolo per ottenere da questo perverso sistema “fast-food” il tempo necessario per indagare a fondo il disagioe risolverlo, senza la fretta del “tutto e subito”, della pa-stiglia che - solo apparentemente... ed a quale prezzo? -risolve ogni problema...Le soluzioni dettate dal buon senso latitano. Ma gli in-teressi commerciali non esitano neppure un minuto:quando - a inizio anni 2000, dopo le numerose prese diposizione della Food and Drug Administration, che haa più riprese denunciato il rischio di induzione al suici-dio per gli adolescenti in cura con certe classi di antide-pressivi - c’è stata una lieve flessione nelle prescrizioni diquesti psicofarmaci, ecco la richiesta - poi approvata -all’Agenzia Europea del Farmaco di abbassare la sogliadi prescrivibilità per il Prozac®, che così è diventato pre-scrivibile anche ai bambini di otto anni... in Europa...in Italia... non nella lontana america... Trovato il disagio,inventata la cura... possibilmente che renda. E a decideretutto ciò, è stata quell’agenzia Europea del Farmaco checuriosamente fino a 4 anni fa non dipendeva dalla Dire-zione Generale Sanità bensì dalla Direzione Generale In-dustria... (!) ...poi se ne sono accorti e vivaddio l’hannoriposizionata.Ecco che scenario allora è definito: interessi del marke-ting, con un giro d’affari su psicofarmaci e bambini chesupera i venti miliardi l’anno; qualche psichiatra com-piacente, che visita in venti minuti e prescrive psicofar-maci anche a casi di iperattività lieve; fumetti perbambini ed altri strumenti di marketing diretto sui mi-nori; disinformazione, e ricerche scientifiche che sehanno esito negativo circa il profilo di rischio dei pro-dotti sono abbandonate e chiuse in cassetto, con il risul-tato che su Pub Med non le troverete mai... la Vostraindipendenza di medici che è messa a rischio... e infine,ultimo ma non ultimo, il bambino. Non una statistica,un bimbo con un nome e un cognome, perché dob-biamo smetterla di non dare i nomi alle cose: Anna, Gio-vanni; Lucia, Mario... ai quali verranno prescrittipsicofarmaci per soddisfare il nostro desiderio di norma-lità, di noi adulti...E’ allora, e concludo, siamo noi adulti i veri figli di unmondo malato. g

CONTRIBUTI ORIGINALI

Tiziana Di Giampietro - Dose fecit venenum. E la similitudine.

Giovanni Alvino - È soppressione anche questa. È la Forza Vitale cheguarisce, il ritrovare la senso della vita e la Via (tao) ...che il rimedio do-vrebbe rivitalizzare...  Senza questa premessa non esiste omeopatia. Èsolo fitoterapia...

Simonetta Bernardini - Sappiamo bene, caro Giovanni, che fin da quando Hahnemann era in vita si separarono due correnti di pensiero: gliomeopati classici hahemanniani e gli omeopati scientifici. I secondo non hanno negato i primi, i primi cercano tutt’ora di negare i secondi... Daallora in poi (e tutt’ora) la prescrizione del medicinale omeopatico ha seguito diverse vie sempre nell’ambito del principio di similitudine. Oggi par-liamo di farmacologia delle microdosi, grazie al lavoro culturale portato avanti solo dalla SIOMI e con questo frasario dialoghiamo da 14 anni  conil mondo della medicina ortodossa. Per la nostra Società il dialogo con la medicina ortodossa è vitale, poichè serve a mantenere l’omeopatia inmedicina. Parliamo così di ormesi come moderna interpretazione del principio di similitudine  omeopatica. Cerchiamo, in tal modo, di allontanarcidal concetto di similitudine magica che non è certo proponibile oggi, ammesso che lo fosse ai tempi di Paracelso.  

segue a pagina 48

Dalle pagine di OmeopatiaOnline...

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Sia la soggettività sia l’oggettività sono state descrittenella storia del pensiero in due modi alternativi,uno che le concepiva come entità passive, capaci

soltanto di essere mosse dall’esterno, l’altra come entitàattive, capaci di fare emergere dal loro interno l’azioneverso l’esterno. Per quanto riguarda la soggettività, questedue concezioni hanno dato luogo l’una all’interazionecon l’esterno sulla base dei principi logici, espressione diun Logos, di una ragione che trascendeva il singolo es-sere, l’altra come movimento emotivo capace di risuo-nare con il mondo esterno accoppiandosi ad esso in unasorta di connessione orgastica.1

Per quanto riguarda invece l’oggettività, abbiamo avutoanche qui due opposte concezioni: una per cui il movi-mento della materia è sempre conseguenza di una causaesterna, di forze prodotte da altri corpi, per cui risalendoindietro nella concatenazione causale si arriva in ultimaanalisi al primo motore aristotelico, l’altra invece, checoncepisce il movimento come qualità intrinseca dellastessa materia, che diviene sulla base di una determina-zione interna.2

E’ evidente che l’estremizzazione della prima concezioneporta necessariamente all’affermazione dell’esistenza diuna divinità trascendente, mentre nell’altra concezioneil divino perde ogni autonomia ed è unicamente il fattoredi movimento di una materia che non può mai essereconsiderata passiva.L’esistenza di un movimento spontaneo della materia èstata nei secoli una delle principali affermazioni dellevarie scuole olistiche, dal taoismo cinese alle concezionidi Epicuro e degli stoici fino alle concezioni alchemicherinascimentali e a Giordano Bruno. In tali concezioni,nessun corpo è mai libero, perché la sua interazione congli altri è parte integrante e inseparabile della sua stessanatura.Contro queste concezioni pre-moderne nasce la mecca-nica classica, il cui punto di partenza è il corpo libero,cioè infinitamente lontano da tutti gli altri; il suo motoè definito dal principio di inerzia. Per connettere insiemeuna pluralità di corpi liberi in modo da costruire un si-stema reale, bisogna introdurre forze il cui valore vada azero al crescere della distanza relativa tra i corpi, in mododa recuperare nel limite la nozione di corpo libero. Que-ste forze agiscono sui corpi dall’esterno; non vi è alcunrapporto di necessità tra i corpi e le forze, per cui è pos-sibile simulare ogni tipo di moto a patto di introdurreuna forza conveniente. La meccanica classica ha cono-sciuto i suoi maggiori successi con la decifrazione del si-stema planetario sulla base dell’introduzione della forza

di gravitazione universale e con la completa compren-sione del comportamento macroscopico dello stato gas-soso a partire dal modello di un gas come un insiemepoco denso di molecole libere capaci di interagire sol-tanto attraverso collisioni casuali.L’introduzione dell’elettromagnetismo in fisica cambiòil quadro. Da un lato appariva una forza - la forza elet-tromagnetica che accoppia le cariche in movimento - laquale si propaga nello spazio alla velocità della luce ed èdiversa da zero a grandissime distanze. Inoltre, una par-ticella carica è soggetta non soltanto all’azione dei “campidi forza” prodotti dagli altri corpi, ma anche all’azionedel suo stesso campo di forza. La particella non è più unapallina che termina alla propria superficie esterna, masiccome è inseparabile dal suo campo di forza si estendea grandi distanze e l’auto-interazione delle particelle conloro stesse attraverso il loro stesso campo dà luogo a so-luzioni singolari delle equazioni del moto che sono al-l’origine di instabilità nella teoria. D’altra parte, il fattoche le equazioni della meccanica classica possano in ge-nerale non dar luogo a soluzioni stabili per particolariconfigurazioni di corpi e forze, è ormai riconosciuto.Questo è il cosiddetto “caos deterministico”.Ma la sua esistenza contrasta con il fatto ben noto che lamateria è stabile, ordinata e capace di mutamenti descri-vibili in modo preciso. Un enorme mutamento della fi-sica è avvenuto con la teoria dei quanti. L’evoluzione diun sistema fisico, secondo la teoria quantistica, nonsegue, come nella fisica classica, una traiettoria ben de-finita, alla maniera di un disciplinato granatiere prus-siano, ma piuttosto ne segue molte simultaneamente, inmodo fluttuante, come un ubriaco appena uscito dal-l’osteria. Di qui il nome “zitterbewegung” dato dai pio-nieri tedeschi della fisica quantistica al moto di unoggetto. Questa moderna concezione quantistica apparestraordinariamente simile alla concezione del moto diEpicuro, che Tito Lucrezio Caro ha efficacementeespresso nel “De rerum natura”.La teoria quantistica raggiunge la sua massima potenzia-lità, quando il sistema considerato è un sistema di parti-celle accoppiate con un campo di forze dipendenti daltempo, capaci di non annullarsi a grandi distanze, uncampo a lunga portata.3 Esempi di tali teorie dei campisono l’elettrodinamica che descrive le interazioni fonda-mentali nella materia ordinaria e la cromodinamica chedescrive le interazioni fondamentali tra i quark, che sonoi componenti elementari costituenti i cosiddetti adroni,i quali includono protoni e neutroni. La potenzialitàdella teoria quantistica dei campi ha cominciato ad essere

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Verso la comprensionedel movimento spontaneo della materiaemilio del giudice1, alberto tedeschi21Centro Studi Eva Reich, Milano - 2WHITE Holograpghic Bioresonance, MilanoE-mail: [email protected]

CONTRIBUTI ORIGINALI

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sfruttata solo recentemente.4 In precedenza la prevalenzadi una mentalità meccanicistica ha portato molti fisici aricercare soltanto quelle soluzioni in cui la configura-zione di minima energia del sistema, quella che nel gergodei fisici è chiamata “il suo stato fondamentale”, coin-cide, a meno della fluttuabilità minimale delle singoleparticelle imposta dai principi quantistici, con la confi-gurazione classica di minima energia. I componenti ele-mentari del sistema continuano perciò ad essereconcepiti come separabili, potendo diventare “corpi li-beri”, ed esistono limiti in cui il campo di interazione alungo raggio può essere trascurato. In questi casi la coe-sione tra i componenti resta affidata a forze statiche dicorto raggio, simili ad uncini.L’immagine della materia resta perciò quella di una strut-tura meccanica in cui i componenti sono legati da molle,viti e bulloni. Questa impostazione ha prevalso finoranella fisica dei solidi e dei liquidi ed ha anche dato luogo,nell’ambito della fisica delle particelle elementari, a unaformulazione della cromodinamica incapace di spiegareil fatto che i quark non riescono mai a diventare “corpiliberi” e possono esistere in natura soltanto in forma col-lettiva, nell’ambito di quelle comitive di quark chiamateadroni. Anche quando la fenomenologia ha imposto laconsiderazione di comportamenti collettivi della materianel cui ambito è impossibile discernere il componentesingolo, la teoria convenzionale ha cercato la soluzionein una collettivizzazione dei legami a corto raggio, senzal’intervento del campo a lungo raggio.5

E’ questo il caso delle teorie della superfluidità dell’eliosotto alla temperatura di due gradi Kelvin (271 gradicentigradi sottozero) o della superconduttività dei metallial di sotto di pochi gradi Kelvin. Non a caso quest’ultimateoria ha forti difficoltà a spiegare la superconduttivitàdei nuovi materiali ceramici (superconduttori caldi) sco-perti due decenni fa, che presentano questa proprietàcollettiva fino a un centinaio di gradi Kelvin (circa 170gradi centigradi sottozero), dove l’agitazione termicamette a dura prova il fragile edificio teorico fondato sugliuncini. Un campo dove l’eredità della fisica classica è an-cora trionfante è la biologia molecolare, in cui si tentadi ricostruire la dinamica della materia vivente, che haun comportamento ben determinato nello spazio e neltempo, attraverso l’uso delle forze chimiche che hannoun raggio di azione cortissimo (dell’ordine del diametromolecolare). E’ vero che due biomolecole, una volta in-contratesi, interagiscono sulla base del meccanismo do-natore-recettore (o, se si vuole, chiave-serratura); questoè un risultato ormai ben acquisito. Però manca il mec-canismo per spiegare come fanno due molecole “desti-nate a incontrarsi” a trovarsi partendo da grande distanzain mezzo a moltissime altre molecole; e questo in brevetempo e senza errori poiché gli “errori biochimici”, lemolecole “mostruose” derivanti dall’interazione di par-tner incongrui, non sono molti. Come possono fare mol-tissime chiavi a trovare in breve tempo e senza errori larispettiva serratura in mancanza di un campo di forza alungo raggio come il campo elettromagnetico?6

La teoria quantistica dei campi è però capace di mostrareche le configurazioni “classiche” spesso non sono le con-figurazioni di minima energia di un sistema fisico; esse

spesso sono configurazioni instabili che il sistema nonpuò assumere per più di un tempo brevissimo. Il campoa lunga distanza, infatti, amplifica le oscillazioni dei sin-goli elementi generando fluttuazioni collettive dell’interosistema tali da portarlo in configurazioni di bassa ener-gia, impossibili o improbabili nello schema concettualeclassico.7

Queste configurazioni sono caratterizzate dal moto col-lettivo coerente dei componenti, tenuti in riga dal campoche oscilla in fase con essi nell’ambito di regioni, la cuidimensione è data dalla lunghezza d’onda del campo.Emerge qui una proprietà stupefacente della natura;mentre l’imposizione del determinismo a livello micro-scopico (meccanica classica) può condurre al caos a li-vello macroscopico, l’accettazione della fluttuabilità alivello microscopico (fisica quantistica) conduce a situa-zioni macroscopiche ordinate e prevedibili. Questo ri-sultato rovescia il diffuso pregiudizio di una meccanicaclassica deterministica e di una fisica quantistica inde-terministica.Le configurazioni “collettive” sono protette dalle fluttua-zioni e dalle eccitazioni esterne da robuste barriere ener-getiche, salti di energia che il sistema deve compiere apartire dallo stato collettivo. Questi salti, come nel casodei quark, possono essere anche infiniti, dando alloraluogo a sistemi collettivi i cui componenti non potrannomai liberarsi. La situazione fisica all’interno di un sistemamateriale descritto da un’unica funzione d’onda, comesono appunto gli stati quantistici descritti sopra, è para-dossale alla luce dell’intuizione comune modellata sulparadigma classico. Infatti, gli oggetti componenti questistati sono reciprocamente connessi da correlazioni cheviaggiano con quella che nel gergo dei fisici è chiamatavelocità di fase. In un fenomeno ondulatorio abbiamo iltrasporto di due distinte variabili fisiche: l’energia e lafase, coincidendo quest’ultima con il ritmo dell’oscilla-zione. Prendiamo l’esempio di un’orchestra. Il fenomenoondulatorio da lei prodotto, cioè la musica, ha appuntodue componenti:L’energia prodotta dagli esecutori attraverso i loro stru-menti, che risulta nell’intensità del suono, e la fase, co-municata agli orchestrali dal direttore d’orchestra. Costuinon contribuisce alla musica con la sua energia ma conil ritmo, appunto la fase. Queste due variabili si muo-vono con velocità diverse. L’energia, in accordo ai requi-siti della teoria della relatività, non può viaggiare ad unavelocità superiore a quella della luce. La velocità di faseinvece può eccedere questo limite e può essere perfinoinfinita. All’interno dei sistemi quantistici le correlazioniviaggiano appunto con la velocità di fase,8 esse cioè pos-sono essere istantanee e la loro dinamica essere perciò“sincronica”. Invece le relazioni tra diversi sistemi quan-tistici, essendo mediate dallo scambio di energia, se-guono una dinamica “diacronica” e obbediscono alprincipio di causalità. L’esistenza di queste due dinami-che9 era già emersa nel dialogo tra il fisico WolfgangPauli e lo psicanalista Carl Gustav Jung, il cui epistolarioè stato pubblicato non molto tempo fa.10

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CONTRIBUTI ORIGINALI

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30 HomeopatHy and Integrated medIcIne | maggio 2013 | vol. 4 | n. 1

CONTRIBUTI ORIGINALI

L’esistenza di correlazioni di fase, chiamata nel gergo deifisici “entanglement”, distrugge la possibilità di averecorpi isolati, caposaldo della fisica classica. Proprio que-sto risultato aveva turbato Albert Einstein, che fu ilprimo a rendersi conto di questa possibilità, a tal puntoda convincerlo che la fisica quantistica non potesse esserelo strumento concettuale giusto per comprendere la re-altà fisica.11 Questo stesso motivo invece attirò alla fisicaquantistica la simpatia di chi, come appunto Jung, eraconvinto della sostanziale interconnessione di tutte leparti dell’universo e del fatto che alla base di questa in-terconnessione vi fosse un ritmo di oscillazione, una“musica dell’universo”, una reciproca risonanza di tuttele sue parti. L’unità dell’universo, la sua oneness, il suoessere uno, non riposa perciò centralmente sul concettodi forza, mediata da un’energia, ma sulla condivisione diuna fase, l’universo cioè non è tenuto insieme dalla forzama da un’influenza sottile avvertibile nel silenzio e chetrova la sua massima espressione nel vuoto quantistico12

A livello degli esseri viventi, questa dinamica di fase po-trebbe corrispondere seguendo l’intuizione di Jung oanche di Wilhelm Reich e di altri con il sistema emotivo,che d’altra parte è all’origine dell’espressione artistica.Già Schelling all’inizio dell’‘800 aveva definito l’espe-rienza artistica come la risonanza di un soggetto con unoggetto e nel ‘900 Walther Benjamin aggiungerà che uncapolavoro non può essere definito di per sé, ma qualsiasioggetto può diventare un capolavoro per quel soggettoche risuoni con esso. L’esperienza artistica viene perciò aessere una manifestazione della dinamica quantistica allabase dell’universo e la soggettività, separata dall’arbitra-rietà, acquista una dimensione oggettiva, come antici-pato da Kant nella “Critica del giudizio”.La fisica quantistica perciò, avendo rotto la polverizza-zione dell’universo in una miriade di corpi isolati dialo-ganti fra loro soltanto attraverso lo scambio di energia,cioè l’uso della forza, come sostenuto dalla fisica classica,prodotto concettuale di una società fondata sul primatodegli individui, apre una diversa e affascinante prospet-tiva. Questa prospettiva è l’interconnessione di tutti icorpi dell’universo in un dialogo mantenuto dal sussurrosommesso delle correlazioni di fase che diventano evi-denti soltanto a chi si sia disposto ad ascoltarle.13 Questoè ben chiarito da un principio d’indeterminazione di-mostrabile dalla Teoria Quantistica dei Campi.Il prodotto dell’incertezza del numero di quanti di uncampo quantistico (quali gli atomi, nel caso del campodi materia o i fotoni, nel caso del campo elettromagne-tico), per l’incertezza della fase dello stesso campo, nonpuò essere più piccolo della costante di Planck. Questorisultato significa, in analogia con le conseguenze del-l’analogo principio di Heisenberg sulla relazione tra po-sizione e impulso di una particella, che non è possibileavere un’esatta conoscenza di entrambe le variabili. Inaltri termini, in accordo con Niels Bohr,14 abbiamo unprincipio di complementarità nell’universo. Se ci con-centriamo sulla determinazione del numero dei quanti,cioè sulla struttura atomica dell’universo, cioè sul rico-noscimento degli individui che ne fanno parte, perdiamola possibilità di conoscerne la fase, cioè diventiamo sordialla pitagorica “musica dell’universo”.

Se invece ci concentriamo su quest’ultima, la strutturamicroscopica dell’universo svapora e anneghiamo le in-dividualità in un’unica avvolgente musica. Diceva Vico:“Il vero poetico è più vero del vero fisico”. Ma la fisicaquantistica recupera la poesia nella sua verità.15 g

Bibliografia1. W. Reich, Etere, dio e diavolo, Sugarco, 1974.2. Si veda la discussione contenuta nella tesi di dotto-

rato di Karl Marx. Differenza tra la filosofia della na-tura di Democrito e quella di Epicureo, scritta nel1843 e pubblicata nel febbraio 1844 nell’unico nu-mero apparso degli “Annali franco-tedeschi”. Questatesi è oggi rinvenibile in FilosoficoNet HTML mark-up: Mishù, febbraio 2004, Archivio Marx-Engels.

3. H. Umezawa. Advanced field theory: micro, macroand thermal concepts, American Institute of Physics,1993.

4. G. Preparata. An introduction to a Realistic Quan-tum Physics. World Scientific, 2002.

5. P. W. Anderson. Basic Notions of Condensed MatterPhysics, Benjamin-Cummings, 1984.

6. E. Del Giudice. e psycho-emotional-physicalunity of living organisms as an outcome of quantumphysics, nel volume “Brain and Being. At boundarybetween Science, Philosophy, Language and Arts”(eds. Globus, Pribram and Vitiello), John Benjamins,2004, 69-85.

7. E. Del Giudice. Old and New Views on the Struc-ture of Matter and the special case of Living Matter.Journal of Physics: Conference Series 67, 012006,2007.

8. E. Del Giudice e G. Vitiello. Role of the Electroma-gnetic Field in the Formation of Domains in the Pro-cess of Symmetry-breaking Phase Transitions.Physical Review A74, 022105 (1-9), 2006.

9. W. Pauli. Fisica e Conoscenza. Bollati-Boringhieri,2007.

10. Pauli-Jung, Il Carteggio, a cura di Carl A. Meier, IlMinotauro, 1999.

11. A. Einstein, B. Podolsky, N. Rosen. Can quantum-mechanical description of physical reality be consi-dered complete. Physical Review 47, 777, 1935.

12. G. Preparata. L’architettura dell’Universo.Bibliopolis,2001.

13. G. Vitiello. My Double unveiled - John Benjamins,2001.

14. N. Bohr. e philosophical writings of Niels Bohr(3 volumi).Ox Box, Woodbridge, Connecticut,USA, 1987.

15. Del Giudice E. Prometeo ovvero l’anima passionaledella ragione scientifica; nel volume “ Scienza e So-cietà” (curato da omas Elze), Aracne Editrice,Roma, 2009, 135 -148.

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Ho appena terminato di giocare a tennis e sono nellospogliatoio. Entra il presidente del Circolo e mi presentaIvan, bancario di 54 anni, che due settimane fa ha par-tecipato, in questo stesso circolo, ad un torneo di “vec-chie glorie” dello squash. Ivan ha il piede destro gonfioe presenta, sul lato mediale dell’alluce, una forte infiam-mazione dell’articolazione metatarso-falangea. Diagno-sticato dal medico sportivo del circolo come infiamma-zione acuta su base traumatica, il piede di Ivan è statocurato prima con ultrasuoni e laser da un fisioterapista,poi un ortopedico gli ha praticato un paio di sedute dimesoterapia con antinfiammatori. Il tutto non ha por-tato alcun risultato. Neppure alcuni massaggi sono servitia qualcosa. Il piede è rimasto gonfio e sempre più do-lente. Ivan è preoccupato, mi spiega che non è la primavolta che gli capita un simile problema dopo avere gio-cato a squash: facendo scatti a ripetizione, spinge moltosulla parte anteriore del piede e, soprattutto sull’alluce,con conseguente infiammazione da trauma. Infatti giàaltre volte, in passato, è ricorso a farmaci antinfiamma-tori e cure fisioterapiche con buoni risultati. Gli chiedose, secondo lui, l’infiammazione è uguale alle altre volte.Mi risponde che, in effetti, questa volta il “rossore” el’edema sono più evidenti e pure il dolore è più intenso.Osservo il suo piede: è molto infiammato e dolente, e lacomponente dolorosa e infiammatoria è molto vicinoall’alluce. Gli fisso un appuntamento per una visitaomeopatica e prescrivo alcuni esami del sangue, tra cuiquello dell’uricemia. Quando viene nel mio studio, al-cuni giorni dopo, il mio sospetto diventa certezza: Ivanha un’uricemia molto alta, probabile concausa della suainfiammazione al piede destro.anamnesi famigliare - Padre e madre, entrambi di 80anni, in buona salute. La madre è una donna dolce dallapersonalità molto forte ed è lei che in casa ha sempredettato legge. Sono artigiani e con loro lavora l’altro fi-glio, tre anni più giovane di Ivan.anamnesi fisiologica - Nato a termine, non ricorda seallattato dalla madre o artificialmente. Ha prestato ser-vizio militare in fanteria.anamnesi lavorativa e abitudini di vita - Ivan si alzaal mattino e, appena apre gli occhi, sente un moto diansia invaderlo. Questa sensazione aumenta mano amano che si avvicina alla banca, per bloccarsi nel suopetto sottoforma di palpitazioni mentre sale le scale dellafiliale dove lui è direttore. Spiega: “Questa mia ansia sitrasforma in un vero e proprio blocco nel momentostesso in cui devo parlare ad una riunione dove sono pre-senti più di cinque persone. A volte non riesco a spiac-

cicare parola e devo inventarmi tutte le scuse di questomondo per fare parlare qualcun altro al posto mio”. Inbanca Ivan, per paura di commettere errori, è molto teso,infatti le dieci sigarette che fuma sono solo sul lavoro,mentre una volta a casa non sente questa esigenza. Untempo era più sportivo: giocava spesso a squash, sportdove lui primeggiava. Ha praticamente smesso quando,intorno ai 35 anni ha iniziato ad incontrare giocatori piùgiovani che lo battevano. Dice: “Non amo perdere, inol-tre sono intimorito dall’avversario più forte, mi irrigidi-sco e commetto errori che normalmente non faccio.”Identica situazione gli succede in banca: se deve parlaread un impiegato, suo inferiore, non ha problemi, mentrese ha di fronte qualcuno proveniente dalla banca cen-trale, quindi più alto in grado, inizia a balbettare anzichéparlare. Quindi, smesso lo squash, ha iniziato a fare cam-minate e un po’ di nuoto, sport che si fanno in solitudinee senza competizione.anamnesi patologica e terapie - Da bambino ha sof-ferto di denti fragili e cariati. Tonsillectomia a nove anni.A 25 anni ricovero in ospedale per pericardite viraleacuta. Un calcolo renale nell’uretere destro, con coliche,cinque anni fa, passato senza cure particolari ma solo be-vendo molta acqua.generalità - Non sogna o non ricorda i sogni. Dormebene, se non ha problemi particolari di lavoro, tuttavial’ansia gli procura meteorismo e dolori addominali,molto fastidiosi durante la notte poiché possono trasfor-marsi in dolorose coliche che lo tengono sveglio. Dige-risce lentamente, soffre di sonnolenza post prandiale.Freddoloso, sta meglio d’estate. Gli piacciono molto icibi dolci, in particolar modo predilige tantissimo lacioccolata. Tra le bevande, ama bere la birra, la beve siaa pranzo sia a cena e, spesso, anche fuori pasto. Tre caffèal giorno. Non ha particolari intolleranze ai cibi, anchese soffre di sonnolenza post prandiale e bruciori gastriciassociati ad un certo meteorismo addominale. Alvo ediuresi sono nella norma.psichismo - Ha questo ricordo di bambino che tuttoracontinua a influenzarlo: mentre stava declamando unapoesia, alla recita parrocchiale, alzò gli occhi e vide tantepersone che lo guardavano. Ebbe un attimo di esitazione,smise di recitare e fu il panico poiché non riuscì più adire una parola. Scappò via piangendo. Da allora soffredi questa ansia paralizzante mentre parla in pubblico, so-prattutto se ad ascoltarlo sono suoi superiori o personeche possono essere più preparate di lui riguardo l’argo-mento trattato. In quei momenti il suo senso di inferio-rità lo blocca. Per sopravvivere sul lavoro deve stare iper

CASE REPORT

La metatarsalgia del giocatore di squash

Italo grassiSpecialista in Igiene e Medicina Preventiva, Medico esperto in omeopatia, Scuola SIOMI di Omeopatia Clinica, Consigliere SIOMIE-mail: [email protected]

Casi clinici presentati al VI Convegno Nazionale SIOMI, Firenze 2013

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CASE REPORT

controllato: non alza mai la voce, cerca di creare un climadi tranquillità intorno a lui per non essere costretto ascontri in cui potrebbe avere la peggio causa la sua insi-curezza. Ha un buon rapporto con i figli (17 e 13 anni)tuttavia, nonostante si sforzi, con loro emerge il caratteredominante della madre, quindi con loro s’arrabbia pa-recchio quando disobbediscono o lo contraddicono.Con la moglie va più d’accordo poiché lei è più pazientee obbediente. Con lei è molto tranquillo e non alza quasimai la voce. Lui dice: “Provo rimorsi quando perdo ilcontrollo e le urlo contro”.esame obiettivo - Magro e un po’ scavato in volto. Alto1,85 m e pesa 85 kg, addome timpanico e dolente allapalpazione.Quadro morboso - Infiammazione all’alluce del piededestro da iperuricemia e trauma in soggetto molto an-sioso con problemi di autostima.modello reattivo - Psorico.costituzione - Sulfurica.tipologia sensibile - Lycopodium clavatum.Terapia - Prescrivo Arnica 9CH, tre granuli per duevolte al giorno, per il trauma sportivo; Ledum palustre5CH, tre granuli per quattro volte al giorno per curarel’artralgia acuta da iperuricemia all’alluce del piede de-stro. Come rimedio di fondo, prescrivo Lycopodium cla-vatum 15-30-200CH, monodosi da assumere ad ungiorno di distanza, in base sia alle generalità sia, soprat-

tutto, al quadro psicologico del Tipo Sensibile. Prescrivoanche una dieta con divieto di bere birra e mangiarecioccolata. Ivan decide di non curarsi con farmaci, so-prattutto dopo un malinteso con il medico di base, chegli ha prescritto allopurinolo, farmaco da non utilizzarein fase acuta.

primo follow up (un mese) - Ivan inizia subito la curacon Arnica e Ledum, ma è dopo la prima monodose diLycopodium (le monodosi di Lycopodium arrivano unasettimana più tardi rispetto a Ledum e Arnica causa undisguido con il farmacista) che ha iniziato un netto mi-glioramento: a livello del piede dove l’infiammazione èrapidamente regredita fino a scomparire (nonostantel’iperuricemia non sia calata di molto) ma, con suagrande sorpresa, anche a livello dell’ansia, molto dimi-nuita quando si presenta in banca. Ha smesso di fumaree, addirittura, è riuscito, seppur con molta emozione, aparlare davanti ad un’assemblea sindacale. Prescrivo Ly-copodium 200CH una sola monodose, poiché a questopunto rimane da curare solo la componente psicologicadi Ivan.

Secondo follow up (telefonico, tre mesi dopo) - Ivan midice di stare molto meglio. Adesso riesce a parlare, du-rante le riunioni in banca, anche in presenza di suoi su-periori.

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Casi clinici presentati al VI Convegno Nazionale SIOMI, Firenze 2013

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CASE REPORT

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Il signor Marco, di anni 28, si presenta nel mio studioil 30 luglio del 2007 e mi rappresenta di soffrire daoltre cinque anni di emicrania. La crisi emicranica

sorge indifferentemente alla parte destra o sinistra delcapo e si presenta circa 8-10 volte l’anno. Comincia conlieve annebbiamento visivo, cui segue profondo doloresulla parte interessata e, aspetto non trascurabile che pro-duce enorme disagio al paziente, 15 minuti dopo soprag-giungono sintomi di accompagnamento importanti(formicolio alle labbra e parestesie agli arti superiori de-stri e sinistri con astenia profonda, confusione mentalee in coordinamento di idee).Ciò che colpisce la mia attenzione è l’eloquio attento esoppesato, la compostezza dei suoi movimenti e la curadella persona e del vestiario: giacca e cravatta in pienaestate per fare una visita medica!Gli chiedo se le crisi emicraniche insorgono più spessoin un preciso periodo stagionale, settimanale o giorna-liero, se sopraggiungono in particolari ambienti e qualicomportamenti mette in atto che per migliorare il suostato di sofferenza (si fascia la testa, appone impacchicaldi o freddi, preferisce muoversi o stare fermo nell’am-biente, preferisce chiudere gli occhi, etc.). Mi rispondeche non vi sono periodi stagionali o settimanali partico-larmente interessati, le crisi insorgono quasi sempre neltardo pomeriggio, continuano per tutta la notte (lascian-dolo sveglio) e migliorano gradatamente nella tarda mat-tinata; la dolenzia alla parte interessata del capo sitrascina per una settimana; al momento della crisi pre-ferisce l’immobilismo (su di una sedia o poltrona), laluce soffusa e non sopporta i rumori; preferisce affrontarela crisi in un ambiente fresco.All’anamnesi familiare mi racconta di una lontana cu-gina materna che ha sofferto di emicrania per qualcheanno (solo una crisi l’anno) risolta con l’omeopatia: mo-tivo per cui il paziente ha pensato di rivolgersi a me.Anamnesi fisiologica: crescita regolare, non fuma, nonbeve alcool, un caffè al dì, è molto attento nell’alimen-tazione (dieta ditipo mediterraneo e dissociata); alvo (daquando è in terapia) un po’ irregolare, diuresi regolare.Lavora da circa otto anni nell’azienda familiare (lavorod’ufficio, sedentario), ma pratica molto sport (tennis,calcetto) e dedica molto tempo alla cura della propriapersona.Anamnesi patologica: ha sofferto di un episodio di ragadianali circa due anni fa, non ricorda malattie particolar-mente importanti se non episodi saltuari di problemi ga-strici (iperacidità e lievi gastralgie) e di cefaleamuscolo-tensiva (legata alla sua passione della moto) at-

tenuata molto col sopraggiungere dell’emicrania per laquale si è rivolto al Primario del Centro Cefalee del Po-liclinico di Bari che gli ha prescritto prima Naprossene500 mg (2 al dì), poi Ketoprofene 80 mg (2 al dì), in se-guito Amitriptilina 25 mg (2 al dì) e, poiché la terapianon gli giovava molto, Paroxetina 20 mg al dì e, all’in-sogere della crisi, Zolmitriptan 5 mg spray nasale. Dacirca un anno prende sempre Paroxetina20 mg e, al bi-sogno, Rizatriptan 10 mg: queste ultime sono molecoleselettive sulla ricaptazione della serotonina!Tra un attacco e l’altro riferisce di essere in ottima salute!Quest’ultima terapia gli giova sia come intensità checome frequenza delle crisi, ma gli crea degli effetti colla-terali non poco significativi per il paziente: riduzione del-l’attenzione, sonnolenza, mialgie e problematichesessuali con la fidanzata: poco efficiente e eiaculatio pre-cox!Esame obiettivo: soggetto armonico senza apparenti di-smetrie (altezza 170 cm e peso 70 Kg), tonico, nulla darilevare all’apparato dermatologico, broncopolmonare,genito-urinario, cardiocircolatorio e digerente (lamentache al momento sta soffrendo dei disturbi gastrici saltuarigià precedentemente descritti); a domanda risponde chesuda poco e, al caldo eccessivo, trasudano la fronte e ipiedi (che sono quasi sempre caldi); non ha particolariavversioni o desideri alimentari (dolce o salato).All’apparato locomotore si rileva un notevole spasmo deitrapezi e dei muscoli paravertebrali cervicali, non dolentialla digito-pressione; l’aspetto psico-comportamentale èpeculiare: soggetto, già detto, curato nel tratto e nel ve-stiario, eloquio ponderato e lento, resta molto compostosulla sedia, apparentemente controllato, però talvolta silascia andare in una frettolosità di idee e concetti; a do-manda risponde di soffrire molto le altezze (balconi,aereo) e di non fare in tempo a terminare un progettoche pensa già al successivo.Costituzione: Calcarea sulfurica. Diatesi psorica. Biotiposensibile: Arsenicum album? Sulphur? Terapia: continuala terapia attuale e, aggiunge Sulfur 9CH dose (una asettimana) + ArgentumNitricum 15CH (tre granuli aldì) + Cimicifuga-Gelsemium-Sanguinaria-Spigelia-Irisvcomplesso (15 gtt, due volte al dì).Lo rivedo il 6 settembre: si presenta più “comunicativo”,riferisce di sentirsi un tantino meglio, ha avuto due epi-sodi di dolore alle tempie (bilateralmente) precedute dalieve offuscamento visivo, ma queste volta con lievi sin-tomi di accompagnamento (formicolio alle labbra e pa-restesie agli arti superiori), quando gli vengono le crisiprova una sensazione “di morte imminente”!

Casi clinici presentati al VI Convegno Nazionale SIOMI, Firenze 2013

L’emicrania dell’impiegato

pasquale delmedicoPresidente Omeomefar, Direttore della Scuola di Omeopatia e Fitoterapia di BariE-mail: [email protected]

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CASE REPORT

All’esame obiettivo mi accorgo che è munito di lenti acontatto (grave miopia) e mi dice di trascorrere tutte leotto ore lavorative e oltre al computer! Attendiamol’esito delle visite richieste dal primario (doppler trans-cranico, EEG) e gli richiedo anche una visita oculisticacon tonometria, fundus e campo visivo; gli suggerisco ditrascorrere meno ore al computer; continua la stessa te-rapia omeopatica e convenzionale prescritta e gli pro-pongo di seguire un ciclo di sedute di agopunturabisettimanali per cinque settimane, nelle quali intendostimolare i punti di Vescicola Biliare (3VB, 20VB, 21VB,34VB) e i punti psichici 17 Vaso Concezione e Yin-Trang.Mi chiama telefonicamente qualche settimana dopo: midice di sentirsi raffreddato e se posso suggerirgli qualchefarmaco omeopatico; fatta qualche domanda sulle mo-dalità del raffreddamento gli prescrivo, sospendendogliper tre giorni la terapia omeopatica per l’emicrania: Phy-tolacca 5CH tre granuli per tre volte al dì e Ferrum pho-sphoricum 9CH tre granuli per due al dì. Durante lesedute di agopuntura mi riferisce di continuare a sentirsigradatamente sempre meglio, ha avuto una lieve crisiemicranica, ma senza i sintomi di accompagnamento!Riferisce altresì, di sentirsi il collo più “ sbloccato”! A do-manda risponde che ha ridotto il tempo che trascorre sulcomputer...La terapia diventa Sulphur 15CH dose (una settimanale)+ Arsenicum album 15CH granuli (tre granuli al dì) +il complesso della precedente terapia (al bisogno) + unaseduta di agopuntura settimanale. Consiglio di recarsidal neurologo per una eventuale riduzione del dosaggioterapeutico (che era stata richiesta al sottoscritto) e di at-tendere l’esito degli esami oculistici e neurologici.A visita il 12 novembre mi riferisce di sentirsi “netta-mente” meglio, di aver ridotto l’assunzione di Paroxetinaa 10 mg (di concerto con il primario) e che da settembrenon ha sentito la necessità di utilizzare il Rizaliv rapido.Più produttivo al lavoro e non solo... Continua terapiaper altri 60 giorni. Mi giunge una telefonata il 16 no-vembre per comunicarmi che il giorno precedente gli eracomparsa una lieve crisi con aura, durata qualche ora emigliorata molto con l’assunzione del complesso omeo-patico e che aveva effettuato la visita oculistica con to-nometria e fundus senza alcuna alterazione; ancoraun'altra telefonata il 12 dicembre, in tarda serata, e miracconta di avere avuto una lieve crisi che dopo un’orasi è risolta.

Lo rivedo il 12 gennaio 2008: entra nello studio con lafidanzata, entrambi raggianti, la quale mi dice di esserecontenta dell’attuale stato di salute del suo fidanzato, divederlo “in forma”; il paziente mi racconta che dopo lalieve crisi di dicembre non ha avuto nulla più! È miglio-rata la propria performance sessuale e mi sottopone gliesami (doppler trans-cranico e EEG e TAC) eseguiti aParma a fine dicembre: nulla di significativo da rilevare.Gli consiglio di recarsi a visita dal neurologo per porretermine alla terapia convenzionale; mi comunica che haridotto notevolmente il tempo trascorso sul computerpoiché è stata assunta una segretaria. La terapia diventaSulphur 30CH una dose mensile + Arsenicum album9CH tre granuli al dì e, semmai dovesse insorgere la crisi,15 gtt del complesso ogni 15 minuti più 1 seduta di ago-puntura mensile. Non lo rivedo alle sedute di agopun-tura, né lo risento più sino a giugno. Mi dice di starbene, di non essersi fatto vedere o sentire per motivi dilavoro e perché non ha avuto alcuna crisi; ha sospeso laterapia convenzionale da marzo (dopo essere andato avisita dal neurologo che ha commentato che non ritieneche il suo miglioramento sia dovuto all’omeoterapia e/oall’agopuntura). Lo visito e prescrivo Sulphur 200CHuna dose mensile alternata ad Arsenicum album 15CH(da prendere mensilmente in dose); gli raccomando diprendere sin dai primissimi sintomi il complesso ogniora, da distanziare a miglioramento e gli effettuo una se-duta di agopuntura per migliorargli lo spasmo dei tra-pezi. Lo rimando in autunno. Mi racconta con orgogliodi aver preso un cane. Si fa sentire telefonicamente soloil 24 novembre per dirmi cosa poter prendere per l’even-tualità che si raffreddi e gli suggerisco il lisato di AnasBarbariae alla 200K (una dose settimanale) e di chia-marmi subito qualora insorga la sindrome da raffredda-mento per la terapia più specifica del caso...Riflessioni: cosa ha funzionato al fine di ristabilire lostato di salute che tutt’oggi mantiene? I miei consigli (os-servati puntualmente da Marco) di ridurre le ore tra-scorse davanti al computer, e di coprirsi bene quando vain moto (che ha ripreso ad usare da qualche mese)? I me-dicamenti omeopatici prescritti e, a suo dire, puntual-mente assunti? Il trattamento agopunturale?Prima di chiudere la comunicazione, mi chiede, abbas-sando il tono della voce, cosa posso suggerirgli di som-ministrare al proprio cane perché sembra soffra diqualcosa... Una possibile cefalea! Transfert?!? g

34 HomeopatHy and Integrated medIcIne | maggio 2013 | vol. 4 | n. 1

Casi clinici presentati al VI Convegno Nazionale SIOMI, Firenze 2013

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35HomeopatHy and Integrated medIcIne | maggio 2013 | vol. 4 | n. 1

Architetto e pittore di 72 anni. Familiarità negativaper cefalea. Da alcuni mesi cefalea pressoché con-tinua, invalidante. Compare al risveglio in modo

violento, ha una remissione della durata di due ore circaa metà mattinata e poi riprende con intensità crescentefino all’ora di coricarsi.Le variazioni di temperatura possono aumentare e sca-tenare l’evento, in particolare il passaggio dal caldo alfreddo. Anche l’umidità infastidisce, quando la sudora-zione in zona cervicale si raffredda e può produrre l’at-tacco. La localizzazione, infatti, è a partenza dalla partealta del collo, si lateralizza a destra, arriva all’occhio perpoi espandersi al vertice con senso di calore. L’emifacciadestra è iposensibile durante l’attacco acuto.“Fumo molto, mi serve per il lavoro, per concentrarmi,però adesso non riesco più a lavorare, ad applicarmi, adipingere. Mi interesso di varie cose e sono sempre in at-tività. Sono sempre stato bene prima di questo mal ditesta, non ho mai avuto problemi seri di salute, per for-tuna riesco a dormire benino, ma al risveglio il dolore èforte”. L’otorino suppone possa essere un problema diimpianto che il dentista rimuove ma senza risultati.Viene anche supposta un’infiammazione del seni fron-tali, oppure una fistola mascellare, mentre si esclude unanevralgia del trigemino.Le terapie antalgiche sono risultate inefficaci. Un far-maco assunto a base di indometacina-caffeina-clorpera-zina, ha prodotto confusione mentale, vertigini e vomito.Anche gli altri antalgici più comuni sono mal tollerati,inefficaci e sono stati accantonati. La cura omeopaticaintrapresa non ha dato risultati, così come un ciclo diagopuntura.“Mi vergogno molto di fumare e in questo periodo incui sto male ho anche aumentato e fumo più delle 40 si-garette solite. Però l’appetito è regolare come sempreanche se non tollero più gli alcolici neanche in dosi leg-gere. Tendo a coricarmi tardi come sempre, anche se inquesto periodo non riesco a combinare molto. Ho toltoil cuscino perché così la cervicale mi fa meno male, men-tre il dolore peggiora se mi piego in avanti”.Il paziente in passato non aveva avuto attacchi di cefaleaprolungati, ma solo transitori in condizioni favorenticome stanchezza, tensione nervosa, etc. Il fatto di nonaver individuato una diagnosi precisa depone per un di-sturbo soggettivo dove la prognosi è più favorevole se-condo una visione omeopatica. La relativa recenteinsorgenza della cefalea (poco più di due mesi) è un in-dicatore positivo per un miglioramento relativamente ra-pido del disturbo, anche se la tendenza è quella della

cronicizzazione. La sintomatologia è resistente ai mag-giori farmaci antalgici (paracetamolo, ibuprofene, clor-perazina, indometacina, etc.) che hanno anche prodottofastidiosi effetti indesiderati. Anche le terapie comple-mentari finora sostenute non hanno prodotto alcun ri-sultato.Sembra che il paziente, nonostante non ne abbia parlato,sia in uno stato di forte tensione, forse dovuto a delle de-cisioni che deve adottare nei confronti del lavoro. Questatipologia di cefalea é in genere multifattoriale. Seguirel’andamento dei sintomi durante e dopo la terapia omeo-patica potrebbe favorire l’individuazione di elementiprognostici che non sono individuabili prima della cura.Utilizziamo i sintomi collegati con la cefalea. Non ab-biamo rilevato una sintomatologia generale o psichicarilevante concomitante. Abbiamo notato che i sintomisono ben modalizzati. Utilizziamo il repertorio di Kent.I sintomi scelti in ordine di gerarchizzazione sono:< HEAD - Pain, perspiration, suppression from< HEAD - Pain, lying while< HEAD - Pain, spirituous liquors from< HEAD - Pain, stooping from< BACK - Pain, cervical region, extending to vertexLe repertorizzazione è risultata poco selettiva essendociquattro rimedi che coprono tutto il quadro sintomato-logico selezionato e altri sei che lo coprono quasi total-mente.La diagnosi differenziale si basa sull’analisi dei sintomiche troviamo sulle Materie Mediche e tiene conto dellemodalità non repertorizzate. Il rimedio che riteniamopiù simile al caso è la Belladonna che è un rimedio caldo,secco, violento, che corrisponde alle modalità di com-parsa dei sintomi nel nostro paziente. Viene prescrittaBelladonna 30CH, tre granuli al giorno, al mattino nelmomento di miglioramento della cefaleaLa risposta di miglioramento è stata rapida e questo è unelemento positivo per la prognosi. Belladonna 30CHviene scalata a giorni alterni a partire dalla seconda set-timana di trattamento. Il 14° giorno per la prima voltala cefalea scompare. Nella settimana successiva (dal 16°al 19°) si assiste alla ricomparsa di una cefalea leggera,costante, con delle modalità completamente diverse daquelle originarie. Nei giorni seguenti ci sono state dellevariazioni sintomatologiche sempre ben tollerate. Ladose di Belladonna 30CH è stata scalata a una volta lasettimana a partire dalla terza settimana dall’inizio dellacura. Dal 25° giorno i sintomi sono scomparsi definiti-vamente.

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La cefalea del pittore

Sergio SegantiniScuola LycopodiumE-mail: [email protected]

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Follow upLa dose di mantenimento è mantenuta settimanalmenteper tutto il mese successivo, al termine del quale il pa-ziente mi chiede una visita per parlare della sua ansia.Nel corso della prima e unica visita, il paziente non avevaaccennato al vissuto emotivo perché sovrastato dalla ce-falea invalidante, ora stando meglio con la cefalea mi ri-ferisce che anche l’ansia è migliorata. Il miglioramentodell’ansia è avvenuto prendendo coscienza della sua col-locazione artistica: “Ho capito che non sono così ecce-zionale come pittore, pensavo di non essere compreso,valorizzato rispetto al mio talento. Invece adesso ho ca-pito che non faccio capolavori, ma solo quadri piacevolie divertenti. Questo ha allentato la mia tensione e forseanche l’ansia è passata, vedremo”. Il paziente ha conti-nuato la cura omeopatica negli anni seguenti passandouna visita all’anno e non presentando più cefalea. Con-tinua a fumare come prima, ha una salute accettabile enon ha avuto più problemi legati alla valutazione di se’per il suo lavoro di artista.

La comparsa relativamente recente del disturbo rientre-rebbe in una collocazione acuta del disturbo. Abbiamovisto che la cefalea è resistente ai farmaci e non è statadiagnosticata.Secondo una visione omeopatica la malattia vera acutapresuppone l’incubazione, un’insorgenza rapida e un de-corso che spontaneamente si risolve (tranne casi nefasti),diversamente dal cronico che tende invece a mantenersinel tempo.Nel nostro caso osserviamo condizioni più vicine a unatendenza cronica, anche se l’intensità e la repentinitàdella sintomatologia la avvicinano di più a uno statoacuto.Non sappiamo (e questo riguarda ogni terapeutica) se equanto il trattamento con Belladonna abbia influitosull’ansia del soggetto, possiamo solo prendere atto chedopo la cefalea il paziente ha preso coscienza della suasituazione emotiva e con questo ha allentato la sua ansiada prestazione. g

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Il carcinoma della pasticcieraSalvatore BardaroScuola AMNCO, Associazione Medicina Non Convenzionale in OdontoiatriaE-mail: [email protected]

Ho sempre ritenuto che il singolo caso clinico non facciatesto, a meno che, e qui ne è il caso, esso non sia presentatoa supporto ed esemplificazione di una teoria più generale.Non ha quindi la funzione o la pretesa di mostrare un’iden-tità ripercorribile e univoca, né tantomeno un protocollooperativo o terapeutico estendibile a priori.

Il caso mostra eccezionalità in quanto la paziente pre-senta un carcinoma avanzato della mammella destrache, per paura della chemioterapia e per trascuratezza

dovuta ad uno stato di depressione e prostrazione cronicache “cura” disordinatamente assumendo in modo incoe-rente diversi tipi di benzodiazepine e di fitoterapici, nonaveva rivelato a nessuno e aveva fatto progredire in ma-niera naturale. Infatti, per circa un anno e mezzo dalleprime avvisaglie, aveva tenuto la cosa per sé, rivelandolaal suo medico curante solamente nel gennaio 2010,quando la situazione era divenuta insostenibile per unquadro di grave malessere caratterizzato, oltre che dallaformazione di un cancro-ascesso con ulcera di 4 cm connotevoli perdite ematiche, anche da forti dolori per lenumerosissime metastasi sia ossee (rachide, coste, sterno)che toraciche (polmoni e mediastino). L'agobiopsia, im-mediatamente effettuata su di un linfonodo sovracla-veare destro, dimostra trattarsi di carcinoma.La TC, eseguita unicamente in condizioni basali per ri-fiuto della paziente a ricevere mezzo di contrasto endo-vena, e dalla quale si evince tra l'altro che le dimensioni

della mammella destra sono circa il doppio della sinistra,mette in evidenza un quadro di disseminazione metasta-tica allo sterno, coste, colonna e bacino. I marker tipicidel tumore della mammella, CA15.3 e CEA, che quivengono riportati solo perchè hanno avuto un’evolu-zione lineare con l’andamento della patologia, erano ri-spettivamente 966,5 (valore massimo: 38,6) e 26,9(valore massimo: 4,9), quindi estremamente alti a causadella lesione primaria, dell’epatopatia metastatica e delleripetizioni ossee che hanno il medesimo marker del tu-more di origine.Con questi referti la paziente viene inviata dal chirurgoche esclude la possibilità di un intervento chirurgico ela invia in oncologia. L'oncologo a sua volta, molto sin-ceramente, le prospetta pochissime speranze di guari-gione con un’eventuale chemioterapia. La paziente,disperata, si presenta nel mio studio dove, con la stessa,stavamo portando avanti, purtroppo in maniera moltodiscontinua a causa dell’incostanza con varie sparizioniperiodiche della signora, un trattamento sistemico inte-grato per la diffusa parodontite di grado severo che pre-sentava.Dopo avermi esposto il problema mi chiede se posso aiu-tarla in qualche modo. Le propongo l’inserimento in ungruppo di ricerca (Internal-Integrated Medicine Rese-arch Group) formato insieme con altri colleghi e facentebase nella clinica Mater Dei di Roma. A quel momentole condizioni generali della paziente sono veramente sca-

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dute, ed il quadro mammario è disastroso. Il collega on-cologo classifica il tumore come un T4D infiammatorio,tipologia che in genere porta al decesso la paziente inbreve tempo e con gravissime sofferenze.Dopo aver medicato l'ulcera e attuato le prime terapiegenerali di base eseguiamo degli esami ematochimici ge-nerali che evidenziano nello specifico una insulinemia di24 mcU/ml (valore massimo: 5,00) e una prolattinemiadi 14 ng/ml (valore massimo: 7,8); il cortisolo salivareserale è 14,5 ng/ml (valore massimo: 3,3).In seguito alle domande poste sul suo stile di vita la pa-ziente riferisce che da quasi trent’anni, quindi fin dapoco più che adolescente, non dorme, in sostanza, maidi notte in quanto, in quelle ore, lavora nel laboratorionotturno di pasticceria di famiglia di cui da qualcheanno, dopo la morte dei genitori, ha assunto la direzione.Ciò la aiuta anche a dare un significato alla sua esistenzache finora si è rivelata, a suo giudizio, fallimentare e in-fruttuosa tanto negli studi (abbandono della scuola alterzo anno di Magistrali) che nei sentimenti (separazionedopo cinque anni di matrimonio senza figli). Questo lafa vivere in uno stato di depressione cronica e di apatiacon estrema disistima. E’ obesa, 85 Kg di peso per 1,61m di altezza, e intraprende spesso delle diete fai-da-te,anche drastiche, senza alcun risultato perché le inter-rompe continuamente appena entra nel laboratorio ilpomeriggio tardi, dopo periodi di digiuno totale, conuna alimentazione compulsiva a base di tutti i tipi di dol-ciumi possibili.La terapia, in primo luogo, si è basata sulla trasforma-zione dello stile di vita: allontanamento dal lavoro not-turno, peraltro doveroso per l’inabilità oramai notevole,e possibile in quanto restavano i dipendenti; ripristinodel sonno notturno al buio totale con l’ausilio di fitote-rapici e di ipnosi, in quanto la veglia con l’esposizionealla luce notturna, infrangendo il load melatoninico e ilsuo segnale, forniscono uno dei più forti meccanismi disupporto all’insorgenza e alla crescita del cancro allamammella umano;8 mutamento della dieta basato so-prattutto sull’abolizione completa dei carboidrati per,oltre al resto, tagliare la fonte di approvvigionamentoprimario della massa tumorale (effetto Warburg) ; intutto ciò alla paziente è stato affiancata una psicotera-peuta.La terapia farmacologica principale è stata la seguente:associazione di 5-fluorouracile, epirubicina e ciclofosfa-mide (FEC) somministrati sotto la dose soglia (chemio-terapia low dose); Il-12 4CH per polarizzare il networkimmunitario sulla risposta 1; Melatonina 4CH (nonin mg perché si legherebbe, inibendola, alla mieloperos-sidasi che serve al linfocita T Killer per formare la tauri-nacloramide e ossidare i gruppi SH tiolici dell’NF-kβattivando così l’apoptosi). Tale legame/inibizione avvienesolo ad alte dosi, in quanto a basse dosi l’affinità è mag-giore per il recettore MT che lancia invece, al contrario,un forte segnale antineoplastico basato anche sulla sop-pressione diretta dell’NF-kβ necessario all’IL-1β per in-durre l’espressione e l’attività delle MMPs.9

Già dopo venti giorni di terapia la paziente riferisce di-minuzione dei dolori, cammina meglio e l'ulcera della

mammella si è ridotta migliorando l'aspetto generale. Ilprimo segno positivo bioumorale è un CA15.3 sceso a157,6 dopo 3 mesi; il secondo evento è la caduta del-l'escara formatasi sulla mammella (ridotta moltissimo divolume) e la scomparsa dei linfonodi sovraclaveari edascellari a dx dopo 4 mesi.Al quinto mese di terapia il CA15.3 è 39, il CEA è 7 ela TC, eseguita dallo stesso radiologo, referta un nettomiglioramento dei reperti precedentemente segnalati e,nello specifico: riduzione volumetrica delle adenomegaliea sede ascellare destro con presenza al momento di unsolo linfonodo di dimensione ai limiti della significati-vità; assenza di distinte nodularità in ambito parenchi-male polmonare bilateralmente; assenza di linfo-adenomegalie di dimensioni significative in sede media-stinica; netta riduzione volumetrica delle focalità epati-che precedentemente descritte a livello dei segmenti I,V e VI; marcata regressione dell'interessamento osseocon aspetto maggiormente strutturato (osteoaddensante)dei segmenti scheletrici sede di secondarismi; in parti-colare a carico dello sterno si documenta riduzione sub-totale dell'estensione nelle parti molli limitrofe.Dopo otto mesi di terapia la paziente comincia a fre-quentare una palestra di ginnastica per due ore al giornoquattro volte a settimana. Al momento presente conduceuna vita normalissima, ha perso 22 Kg e le TC succes-sive, eseguite ad 1, 2 e 3 anni dalla prima, ripetono tuttela stessa diagnosi di totale scomparsa delle lesioni. Infinela sua parodontite mostra decisi segni di remissione connormalizzazione di tutti gli indici e notevoli ricresciteossee; nessun intervento locale è stato effettuato trannele normali sedute periodiche di igiene orale.

Commenti al caso clinicoIl materiale genetico non determina il nostro destino. IlDNA è immodificabile nella sua sequenza di geni, mal’ambiente può alterarne la regolazione e l’espressionedeterminando una modificazione dell’informazione inessi contenuta. Ne consegue che il dogma centrale dellaBiologia non corrisponde più alla realtà. Un’evidenza diciò l’abbiamo se prendiamo in considerazione le MatrixMetallo Proteinasi (MMPs).Nell’essere umano le MMPs sono una famiglia di 23 en-zimi, zinco-endopeptidasi, con la funzione di regolare,insieme ai loro Inibitori Tissutali (TIMPs), il turn overdella matrice extracellulare. Quindi un chiaro ruolonell’omeodinamica di tutti i tessuti. Gli studi più re-centi1-2 evidenziano l’incidenza del fattore epigeneticosulla loro espressione e attività e, nella disregolazione, illoro peso nel causare un ampio numero di malattie chevanno dal cancro a molte patologie cronico degenerativequali quelle artritiche, cardiovascolari e parodontali.Studi specifici3-5 individuano, tanto nel carcinoma dellamammella che nella parodontite, il momento patogene-tico sostanziale nell’alterata espressione genica delleMMPs e dei TIMPs.Ma in che cosa si può sintetizzare l’azione dell’ambiente?I fattori ambientali con azione epigenetica alterantel’espressione del DNA possono essere ricondotti princi-palmente all’alimentazione e allo stress, sia in senso po-

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sitivo che negativo. Quindi all’insulina e al cortisolo o,più precisamente, nel caso di evoluzione patologica, al-l’insulino-resistenza e alla cortisolo-resistenza che iden-tificano i due fattori etiopatogenetici ubiquitari inrelazione bidirezionale convergente fra loro. Per com-prendere tale concetto partiamo dallo stress: sappiamoche gli stimoli stressogeni giungono e vengono elaboratia livello del sistema corteccia prefrontale, amigdala e ip-pocampo che stimola i nuclei paraventricolari (PVN)dell’ipotalamo a produrre CRH (ormone rilasciante cor-ticotropina) e attivare così l’asse ipotalamo-ipofisi-sur-rene (HPA) per produrre infine glucocorticoidi: cortisolonegli umani e corticosterone negli animali. Non soloquesti ma anche aldosterone, catecolamine, vasopressinae, più o meno direttamente, tanti altri con un ruolo ri-levante nella fine regolazione dello stress e delle malattiecorrelate.Durante lo stress iniziale, nello stato di allarme, si rico-nosce una fase di shock, di tipo simpatico con load (ca-rico) di catecolamine ed una immediatamente successivadi contro-shock, parasimpatica, in cui c’è un innalza-mento del cortisolo. Passata questa fase il cortisolo tornaal normale livello concludendo l’evento che si definiscestress acuto. Nello stress cronico invece, esso rimane altosmarrendo così la pulsatilità che è indispensabile permantenere la sensibilità dei recettori dei sistemi bersaglioalla regolazione, importantissima, esercitata dal cortisolo.Ciò conduce alla cortisolo-resistenza e alla conseguentedisinibizione dell’infiammazione con sviluppo delle pa-tologie ad essa connesse. E’ noto, infatti, che un au-mento cronico del cortisolo, parliamo di quello serale inquanto quello mattutino è fisiologicamente alto, con-duce ad uno shift che sposta la risposta immune del-l’ospite da 1 a 2.Per inciso va detto che esistono tre principali tipi di ri-sposta immune: la T Helper 1, cellulare, la T Helper 2,umorale, tramite i linfociti B, e la T Helper 3, regolato-ria, che funge da modulatore della risposta immune indeterminate condizioni. In realtà ne esistono anche altre,quali per es. la 17, la 9 e la 22, che però risultanoverosimilmente essere esiti disregolatori delle principalitre.La 1 è una risposta forte, di tipo cellulare, attiva con-tro infezioni microbiche e virali oltre che capace di neu-tralizzare, con attività citotossica, le cellule neoplastiche;la 2, oltre ad agire come risposta immediata verso pa-togeni extracellulari, ha come scopo principe quello diprevenire l’attacco immunitario verso il feto. L’infiam-mazione, contrariamente a quanto solitamente si creda,non ha di per sé un significato negativo in quanto rap-presenta la lotta che il nostro organismo avvia, tramiteil sistema immunitario, contro agenti (microrganismi,cellule tumorali, etc.) che attentano alla nostra salute.Quindi il termine infiammazione non è di regola sino-nimo di malattia. Ciò è però vero quando parliamo diun’infiammazione efficace, idonea, opportuna che risolveil problema. Ebbene la risposta 1 è un’immunità cel-lulare che risolve le infezioni tramite un’infiammazioneacuta utile; la risposta 2, invece, è un’immunità umo-rale non risolutiva rappresentata da un’infiammazioneinefficace, cronica/subacuta che, in quanto tale, instaura

uno stato evolutivo di malattia. Nel dettaglio accade chel’increzione cronica di CRH faccia diminuire l’attivitàdel FOX p3 (Forkheadbox p3), il fattore di trascrizioneche attiva la risposta 3 (Treg) raffigurante il prelimi-nare necessario per una giusta e controllata attività 1.Ciò instaura una diminuzione dell’ IL-10, e quindi delTreg stesso, innalzando così l’IL-4 che dà il via al re-sponso 2, il reale momento causale delle patologiestress-correlate.Tornando al cortisolo e all’insulina si è già detto che que-sti in pratica sono gli ormoni dominanti, ormoni guida,rispettivamente nello stress e nell’alimentazione (l’insu-lina influisce non solo sul metabolismo dei carboidrati,ma anche di grassi e proteine). Nella loro normale atti-vità essi appaiono antagonisti in quanto il primo innalzala glicemia e la seconda la abbassa. Però l’iper-cortisole-mia porta alla cortisolo-resistenza che determina un’inat-tività insulinica e, di conseguenza una insulino-resistenza. Viceversa l’iper-insulinemia conduce all’insu-lino-resistenza che innesca un’inattività cortisolica e per-tanto la cortisolo-resistenza.Quindi, assunto che la cortisolo-resistenza identifica lostress cronico tanto quanto l’insulino-resistenza confi-gura la sindrome metabolica, abbiamo che stress cronicoe sindrome metabolica sono in pratica due tematicheanaloghe, se non sovrapponibili, come risulta palese dallaconvergenza dei loro connotati patogenetici e clinici, ol-trechè dalle rispettive patologie correlate. Peraltro la mi-surazione del girovita (waist-line), impiegata per rilevarela gravità della sindrome metabolica, è utilizzata ancheper misurare il livello di stress cronico. A questo propo-sito vediamo anche che il grasso viscerale, del giro-vita,che è la base della sindrome metabolica, e quindi di in-fiammazione e insulino-resistenza, risulta estremamentepericoloso anche perchè proprio lì si instaura un mecca-nismo di produzione di cortisolo che, se in giuste quan-tità, ricordiamo, ha azione antinfiammatoria e anti-edemigena, ma in quantità eccessive, come in questocaso, diventa pro-infiammatorio ed edemigeno aumen-tando ancor più il valore ponderale.Pertanto queste due situazioni, da qualunque punto siinneschino, instaurano alla fine un medesimo quadro daicaratteri ben definiti in cui ritroviamo, oltre che ovvia-mente iper-cortisolemia e iper-insulinemia soprattuttoserali, anche iperglicemia, riduzione del tono melatoni-nergico, iperprolattinemia, polarità immunitaria di tipo2, increzione di citochine proinfiammatorie antiapop-totiche, generale prevalenza vagotonica con poussé disimpaticotonismo noradrenalinico, ma ipodopaminer-gico. I tipici caratteri, insomma, dell’infiammazione cro-nica sistemica di basso grado che apre la via ad unamoltitudine di problematiche interconnesse tra loro chericonoscono appunto il primum movens, come dettosopra, in questa dinamica Etiopatogenetica BidirezionaleUbiquitaria Convergente (EBUC).L’apice estremo del momento di congiunzione fra corti-solo e insulina, o meglio, fra le loro rispettive resistenze,lo troviamo nelle cellule carcinomatose. Sappiamo, in-fatti, che il microambiente del cancro è caratterizzato im-munologicamente da una polarità 2 che costituisce

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CASE REPORT

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una sorta di privilegio immunitario dove le cellule car-cinomatose non possono essere attaccate e in cui quindi,anche per tanti altri fattori concomitanti, la massa tu-morale può evolversi, infiltrare e metastatizzare. Affinchéciò avvenga serve un alto livello di cortisolo, che peròdovrebbe anche bloccare il processo glicolitico a livellodella tappa limitante fosfofruttochinasi e avviare la glu-coneogenesi a partire da aminoacidi e glicerolo o piru-vato, come accade per esempio nel fegato.In tal modo però dovrebbe impedirsi l’effetto Warburg,ossia la sfrenata attività glicolitica tipica delle cellule car-cinomatose (200 a 1 rispetto alle cellule normali); maciò non accade in quanto il carcinocita ha sviluppato re-cettori cortisolici polimorfi non operanti, così da noncreare interruzioni nel processo che rappresenta la suafonte primaria di approvvigionamento. Pertanto il can-cro viene a configurarsi come una nuova entità rappre-sentante la sublimazione di un adattamento, parossisticoe paradossale, ai principali fattori epigenetici ambientalidi malattia, ossia alimentazione e stress, in quanto nondiventa mai cortisolo-resistente e insulino-resistente;quindi l’unica forma di “vita” che può insorgere e svi-lupparsi in un contesto ipercortisolemico e iperinsuline-mico. Il CRH alto, che nello stress cronico mantieneipercortisolemia con risposta 2, porta poi già di persé ad una diminuzione dei linfociti NK (Natural Killer)che sono la difesa primaria contro le cellule carcinoma-tose. In questo stato si innalza anche il livello di nora-drenalina che esaspera l’attività delle MMP 2 e 95 e delVEGF (fattore di crescita vasculo-endoteliale), impor-tanti elementi coinvolti nella crescita carcinomatosa enelle metastasi.Nell’adipe addominale vi è una forte produzione di cor-tisolo come tentativo per spegnere l’infiammazione ma,sempre per il meccanismo della resistenza, si ottiene l’ef-fetto opposto6, inoltre l’infiammazione crea ancheun’iperattivazione dell’asse HPA sempre come sforzo,non solo locale ma anche a distanza, per controllare l’in-fiammazione e come risposta allo stress cronico infiam-matorio. Tutto ciò instaura quindi un circuito viziosoautoalimentantesi in cui anche la depressione7 che ha glistessi connotati infiammatori dello stress cronico e dellasindrome metabolica, diviene un elemento costitutivocon il duplice e indistinto ruolo di causa e conseguenzacome tutti gli altri. Tale perimetro può essere allargatoancor più a ricomprendere ulteriori problematiche, con-siderate anch’esse usualmente distinte e distanti, quali ilcolon irritabile e la parodontite. Insomma una malattiadai mille volti che scaturisce da alterazioni epigenetichefrutto di un tentativo di adattamento a situazioni a cuiperò, per il loro carattere di cronicità, l’organismo risultaincapace di adeguarsi. g

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Casi clinici presentati al VI Convegno Nazionale SIOMI, Firenze 2013

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FSH omeopatico stimola lo sviluppodei follicoli ovariciLaritza Ferreira de Lima, Rebeca Magalhães Pedrosa Rocha, AneliseMaria Costa Vasconcelos Alves, Márcia Viviane Alves Saraiva, ValdevaneRocha Araújo, Isadora Machado Teixeira Lima, Cláudio Afonso PinhoLopes, Sônia Nair Báo, Claudio Cabral Campello, Ana Paula Ribeiro Ro-drigues, José Ricardo de Figueiredo - Dynamized follicle-stimulatinghormone affects the development of ovine preantral follicles culturedin vitro - Homeopathy, 2013, 102 (1), 41-48.

Due gruppi di ricercatori brasiliani, del laborato-rio “Lamofoba” (Facoltà di Veterinaria di For-taleza) e del Dipartimento di Biologia Cellulare

(Università di Brasilia), hanno pubblicato interessanti ri-sultati relativi all'effetto dell'ormone follicolo-stimolante(FSH) dinamizzato su sopravvivenza, attivazione e cre-scita in vitro di follicoli ovarici primari o preantrali (PF)di pecora rispetto al controllo (alcool). Dopo sette giornidi coltura, il gruppo al quale l'FSH 6CH veniva ag-giunto ogni 24 ore, ha mostrato indici migliori di so-pravvivenza e di attivazione follicolari rispetto ai controlli(p<0,05) oltre ad una più alta crescita follicolare e degliovociti rispetto ai controlli (p<0,05). Le tecniche di in-dagine microscopica hanno confermato che l'FSH 6CHpromuove la vitalità e l'integrità ultrastrutturale dei fol-licoli dopo sette giorni in coltura. Per contro, l'uso diFSH 30CH ha un effetto opposto, inibitore sulla crescitae attivazione dei follicoli ovarici. Lo studio confermaquanto già verificato nella donna (Legros, 2010) dimo-strando così un'azione simile tra FSH e FSH 6CH. g

Dinamizzazioni di Arnicae stress ossidativo mitocondrialeRonaldo Antônio de Camargo, Ellen Dias da Costa, Rosana Catisti - Effectof the oral administration homeopathic Arnica montana on mitochon-drial oxidative stress - Homeopathy, 2013, 102 (1), 49-53.Il gruppo brasiliano di Ronaldo Antonio de Camargopubblica su Homeopathy i risultati interessanti di unostudio sperimentale - condotto in vitro ed in vivo - sullapossibile azione protettiva dell’Arnica omeopatica dallostress ossidativo mitocondriale determinato dalla lipo-perossidazione indotta dalla somministrazione di calcio-fosfato e ferro-citrato inorganici. Esistono riscontri inletteratura sulla attività antiossidante dei composti isolatida piante della famiglia delle Asteraceae, di cui fa partel’Arnica Montana, ma nelle sue formulazioni omeopati-che, specie elevate quali la 30CH, non si trova alcuna diqueste molecole. Gli AA. hanno studiato le variazionidel consumo di ossigeno, sia in vivo che in vitro, dei mi-

tocondri epatici di diversi gruppi di ratti maschi adultiWistar, posti in condizioni di stress ossidativo da som-ministrazione di ioni calcio e fosfato inorganico e trattatiquindi per 21 giorni con Arnica montana 6CH, 12CH,30CH e con etanolo 30% (gruppo di controllo). Negliesperimenti in vitro, i mitocondri dei fegati isolati nonsubivano alcuna variazione nel consumo di ossigeno conl'aggiunta di un medicinale omeopatico, variazione cheinvece si è notata in vivo: la risposta più significativa si èottenuta con l’Arnica 30CH. Infatti, nei mitocondridegli animali che avevano ricevuto Arnica 30CH si evi-denziava una significativa diminuzione del consumo diossigeno mitocondriale, rispetto agli animali di con-trollo, proteggendo così la permeabilizzazione dellamembrana dei mitocondri della cellula epatica dalla lipo-perossidazione e quindi dalla frammentazione di pro-teine a causa dell'attacco di radicali liberi ossidativi. g

L'omeopatia è efficacenella sindrome premestrualeKarine Danno, Aurélie Colas, Laurence Terzan, Marie-France Bordet -Homeopathic treatment of premenstrual syndrome: a case series - Ho-meopathy, 2013, 102 (1), 59-65.

Il gruppo di Karine Danno ha pubblicato su Homeo-pathy uno studio prospettico osservazionale riferitoad una casistica di 23 donne tra i 19 e i 56 anni (età

media 40 anni) seguite da sette medici, ginecologi o me-dici di famiglia nel periodo 2008-2010. Le donne ave-vano sintomi premestruali da almeno tre mesi e il tempodi osservazione è stato di 3-6 mesi con due visite medi-che ad inizio e fine trattamento. Le pazienti sono statetrattate solo con terapia omeopatica: i medicinali mag-giormente prescritti sono stati Folliculinum, Lachesismutus, Lycopodium clavatum, Nux vomica, Lac cani-num, Natrum muriaticum, Cyclamen europaeum, Hi-staminum e Gelsemium. Il medicinale che è risultato piùprescritto è stato Folliculinum nel 87% dei casi preva-lentemente alla 15CH o 30CH in dose globuli due volteper ciclo mestruale: prima dell’ovulazione intorno all’ot-tavo giorno e, in seguito, in corrispondenza del piccodegli estrogeni al ventesimo giorno. Il secondo medici-nale più usato è stato Lachesis mutus (52% dei casi) alla15CH o 30CH. Per la valutazione dell'efficacia della te-rapia è stata utilizzata una scala di valutazione dell'in-tensià dei sintomi somministrata alla prima visita e alcontrollo dopo il periodo di terapia. La scala, riferita allivello di intensità dei sintomi (sintomi assenti = 0, leg-geri = 1, moderati = 2, severi = 3) è stata compilata perdieci sintomi: mastodinia, irritabilità, tensione/aggressi-

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SpotlightLa ricerca scientifica in Medicina Integrata

a cura di gino SantiniSegretario Nazionale SIOMIDirettore ISMO, Istituto di Studi di Medicina Omeopatica, RomaE-mail: [email protected]

SPOTLIGHTIn collaborazione con:

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vità, astenia, aumento di peso, gonfiore addominale, maldi testa, mal di schiena, manifestazioni cutanee, abbas-samento del tono dell’umore. Rispetto allo score finalemedio dei sintomi pre-trattamento che era di 13,7, si èpassati, al termine del trattamento, a uno score di valore6,3, una differenza statisticamente significativa (-7,4;p<0,0001). Al termine del trattamento 21 donne hannoriportato un miglioramento della qualità di vita an-ch’esso statisticamente significativo (91%; p<0,0001). g

Thymuline 5CHe farmacologia delle microdosi

Leoni Villano Bonamin, Cesar Sato, Ruggero Zalla Neto, Graziela Mo-rante, Thayná Neves Cardoso, Fabiana Rodrigues de Santana, Cidelide Paula Coelho, Lika Osugui, Ana Flavia Popi, Elizabeth Cristina

Perez Hurtado and Mario Mariano - Immunomodulation of Homeopa-thic Thymulin 5CH in a BCG-Induced Granuloma Model - eCAM, 2013,ID 686018.

Uno studio condotto dal Centro ricerche di unUniversità brasiliana ha analizzato i meccanismidi modulazione del sistema immunitario di

ymuline 5CH in un modello sperimentale di granu-loma indotto da BCG e il ruolo dei fagociti e dei linfocitiT, B1 e B2. Durante tutto il periodo sperimentale è statosomministrato a topi di laboratorio ymuline 5CH di-luito in acqua. Dopo sette giorni dalla somministrazionei topi trattati presentano una riduzione del numero dicellule epitelioidi citocheratina-positive nella lesione; a21 giorni di distanza, la differenziazione di cellule sta-minali B1 peritoneali in fagociti raggiunge il picco. Ilmodello sperimentale di somministrazione dei medici-nali omeopatici agli animali in acqua è di semplice ap-plicazione: l’esperimento dimostra che ymuline 5CHè capace di migliorare il processo infiammatorio del gra-nuloma e la risoluzione dell'infiammazione attraverso lamodulazione dei fagociti sia locale che generale. g

SPOTLIGHT

LA SOLuzIONE

Assassinio in ostetricia- E’ stata la dottoressa, vero? - commentò Erminia.- Non poteva essere altrimenti - precisò Tarcisio. - Cimicifuga è un rimedio utile per il travaglio di parto, ma è utilizzatoanche in altre patologie, quali il torcicollo e le cervico-dorsalgie, problemi di cui soffriva proprio la dottoressa Piedi.- Ha confessato tutto - proseguì Ortensia Pecca. - Flavia Piedi conduceva un tenore di vita molto alto, troppo oneroso perlo stipendio di un medico, quindi rubava. Si era messa d’accordo con la caposala e, insieme, sottraevano soldi e preziosialle degenti. Purtroppo Pietra Meli aveva iniziato a ricattarla e a chiederle favori in cambio della sua complicità. Quandola caposala è stata sorpresa dalle tre partorienti, mentre tentava di derubarle, la dottoressa Piedi ha capito che doveva uc-ciderla, altrimenti la caposala avrebbe rivelato il nome della sua complice alla polizia. Fingendo di curarla, le ha tagliato lagola con il bisturi e, approfittando del buio, si è messa in tasca l’arma del delitto. Nessuno sospettava di lei, quindi non èstata perquisita. - Guardò Tarcisio e sbottò con ammirazione. - Tu, invece, hai capito subito chi era l’assassina.Tarcisio, compiaciuto, sorrise: - Ho sospettato che la colpevole potesse essere la dottoressa quando, al telefono, mi haiparlato di Cimicifuga, rimedio molto utile per curare la cervicalgia di cui lei soffriva. Ne ho avuto la conferma, quandomi hai elencato le affezioni delle tre indiziate: a nessuna di loro serviva il rimedio Cimicifuga. Per questo ti ho suggeritodi fare scortare a casa la dottoressa, in modo che lei non potesse sbarazzarsi dell’arma del delitto. Purtroppo nella sua abi-tazione non abbiamo trovato nulla, ma ho capito il motivo, quando è passato il camion della nettezza urbana. La dottoressaPiedi, pochi minuti prima, aveva gettato un sacchetto di immondizia nel cassonetto dei rifiuti. Nella spazzatura c’era anchel’arma del delitto, il bisturi nascosto nel gattino di peluche che abbiamo recuperato nel cassone del camion. - Tarcisioguardò con ammirazione Erminia. - Anche lei era sicura che la colpevole fosse la ginecologa: come l’ha capito?Erminia indicò gli scatoloni pieni di libri ammucchiati intorno al letto. - Si trovano molti libri tra i rifiuti, tra questi anchetanti gialli. Questo assassinio mi ha ricordato un racconto di Agatha Christie dal titolo “Il tempio di Astarte” dove il col-pevole, fingendo di prestare soccorso alla vittima, ne approfitta per trafiggerlo con un pugnale.Erminia sembrò soddisfatta e chiuse gli occhi. Ortensia e Tarcisio uscirono dall’appartamento così come erano venuti, insilenzio per non disturbare. Rimasta sola, la donna accarezzò la gatta e abbozzò un lieve sorriso come se stesse riassaporandoun affetto smarrito nel tempo. Lulù continuava a giocare con il lembo del lenzuolo e, intanto, valutava quelle vecchiemani che le sfioravano il pelo. C’era da dare vita ad una reciproca fiducia, c’era da ricongiungere un filo che per entrambeera stato interrotto da un mondo molto crudele. La gatta iniziò a fare le fusa in modo rumoroso.- Scommetto che Lulù ha sonno - disse Erminia. Prese affettuosamente la gatta sulle ginocchia. Lulù emise un sommessomiagolio di assenso, si sfregò con le zampette il musetto, poi si arrotolò tra le gambe della donna. In quel momentoErminia avvertì un sordo scricchiolio salirle dal profondo, come se il muro della sua solitudine, da qualche parte, avessecominciato a rompersi.

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QUADERNI DI MEDICINA INTEGRATA

Il diabete è composto da un gruppo di disturbi me-tabolici comuni che condividono il “fenotipo iper-glicemia” (aumento del livello di glucosio nel sangue

o nel plasma). Il drammatico aumento della prevalenzadi Diabete Mellito (DM) di tipo 2 in tutto il mondo sipone come un problema di salute pubblica. È interes-sante notare che, contrariamente a quanto prevedibile,nei paesi sviluppati i gruppi socioeconomici più bassisono i più colpiti, mentre nei paesi in via di sviluppo èvero il contrario.La dimensione del problema sanitario del diabete di tipo2 (NIDDM) non è rappresentato solo dalla stessa ma-lattia, ma anche dalla sua associazione con l’obesità e confattori di rischio cardiovascolare, particolarmente disli-pidemia e ipertensione. Infatti il diabete di tipo 2 è statoriconosciuto come una manifestazione della cosidetta“sindrome metabolica”, una condizione caratterizzata dainsulino-resistenza e connessa ad una gamma di fattori dirischio cardiovascolare. Soprattutto quando è presenteobesità, è oramai noto che Il tessuto adiposo è in gradodi produrre una serie di sostanze che concorrono allo svi-luppo della patologia diabetica. Il tessuto adiposo èanche sede di uno stato d’infiammazione cronica a bassaintensità, che rappresenta una fonte di mediatori chi-mici, che aggravano la resistenza all’insulina. Di conse-guenza, i marker d’infiammazione (VES, PCR, fibrino-geno, LDH, alfa e beta-globuline) risultano spesso ele-vati. L’omeopatia ha il suo ruolo nel trattamento di DMdi tipo 2, con rimedi che coadiuvano il trattamento siain campo metabolico che emozionale e anche nei con-fronti delle risposte secondarie allo “stress” prodotto dallamalattia e dal vissuto da parte del paziente.

Classificazione eziologicaRecenti studi relativi all’eziologia e alla patogenesi delDM hanno comportato cambiamenti nella classifica-zione che si riflettono nel tentativo di classificare il dia-bete in base al processo di patogenesi che portaall’iperglicemia, piuttosto che a criteri come l’età di in-sorgenza o il tipo di terapia. Alcune forme di DM sonocaratterizzate da un deficit assoluto di insulina o da undifetto genetico che porta alla secrezione di insulina di-fettosa, ma la maggior parte delle forme adulte di DMcondividono la resistenza all’insulina come loro eziologiasottostante. DM .dm di tipo 1 (indicato come IDDM) - Il tipo 1 DM èsuddiviso in due sottogruppi, vale a dire, tipo 1A e 1B.Il tipo 1A risulta da una patologia autoimmune checomporta la distruzione delle cellule beta del pancreas

con conseguente deficit di insulina; nel tipo 1B si osservala mancanza di marker immunologici induttivi di unprocesso distruttivo autoimmune delle cellule beta. IlDM tipo 1 è a carattere ereditario e si sviluppa primadell’età di 30 anni. Il paziente è giovane, magro e sottilee ha un requisito assoluto per la terapia insulinica.dm di tipo 2 (indicato come NIDDM) - Il DM di tipoDM 2 è caratterizzato da un grado variabile di insulino-resistenza, alterata secrezione insulinica e aumentata pro-duzione di glucosio. Il DM di tipo 2 più tipicamente sisviluppa con l’età matura e particolarmente negli adultiobesi. Non necessita di terapia insulinica se non comerisultante di un esaurimento della funzione pancreatica.gdm - Questo tipo di DM è riconosciuto durante lagravidanza. È a causa della resistenza all’insulina corre-lato ai relativi cambiamenti metabolici.mody - È un sottotipo di DM caratterizzato da eredi-tarietà autosomica dominante, a esordio precoce di iper-glicemia e compromissione nella secrezione di insulina.È diviso in MODY-1, -2, -3, -4 e MODY-5 secondo ildifetto genetico della funzione beta- cellulare caratteriz-zato da una mutazione nel fattore di epatociti trascri-zione nucleare (HNF), glucochinasi, HNF1-A fattore dipromotore di insulina (IPF), HNF1-Baltre cause - Il diabete può essere determinato da far-maci o sostanza chimiche: alcuni farmaci come l’acidonicotinico, glucocorticoidi, ormoni tiroidei, diazossidobeta-adrenergici agonisti, tiazidici, beta-bloccanti pro-vocano DM.malattie endocrine - Ipertiroidismo, ipersecrezione dicorteccia surrenale, Iperpituitarismo, sindrome di Cu-shing, feocromocitoma, acromegalia, Somatostatinomamalattie del pancreas - Questo comprende la pancrea-tite, la fibrosi cistica, l’emocromatosi, malattie pancrea-tiche come il cancro del pancreas, Pancreactectomia.Altre sindromi genetiche, a volte risultano associate aDM come come la sindrome di Down, sindrome di Kli-nefelter, sindrome di Turner e corea di Huntington.

EpidemiologiaÈ stata una sorpresa documentare che il paese più colpitodal diabete nel mondo sia l’India, con il maggior numerodi soggetti diabete guadagnando la definizione di “capi-tale del diabete”. L’Atlante 2006 calcola che le personecon DM in India siano circa 40,9 milioni, valore che do-vrebbe salire a 69,9 milioni entro il 2025. L’asiatico mo-stra determinate anomalie uniche (cliniche e bio-chimiche) che comprendono, una maggiore adiposità

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DIABETE Il contributo dell’omeopatia

e dell’alimentazionerosaria FerreriOmeopata e fitoterapeuta. Medico del Centro di Medicina Integrata dell’Ospedale di Pitigliano, Consigliere SIOMIE-mail: [email protected]

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QUADERNI DI MEDICINA INTEGRATA

43HomeopatHy and Integrated medIcIne | maggio 2013 | vol. 4 | n. 1

addominale - maggiore circonferenza vita nonostante ilpiù basso indice di massa corporea, bassi livelli di adipo-nectina e livelli più elevati di proteina C reattiva - checomportano la resistenza all’insulina.Anche se la prevalenza di micro complicanze vascolaridel DM come retinopatia e nefropatia sono comparati-vamente inferiori in questa popolazione rispetto alla po-polazione diabetica mondiale, la prevalenza di malattiacoronarica prematura (CAD) è molto più elevata. Inqueste popolazioni sono diffusi sia il diabete di tipo 1che quello di tipo 2, ma il più comune è di tipo 2; il sessomaschile ha una incidenza leggermente maggiore ri-spetto al femminile. Tra l’etnie, quella di colore mostrauna maggiore incidenza, crescente nel tempo.

Associazione diabete-obesitàL’obesità viscerale riveste un ruolo nello sviluppo dellaresistenza all’insulina. Il tessuto adiposo è, infatti, ingrado di produrre una serie di sostanze che concorronoallo sviluppo della patologia. Il tessuto adiposo è anchesede di uno stato d’infiammazione cronica a bassaintensità, che rappresenta una fonte di mediatorichimici, che aggravano la resistenza all’insulina. Diconseguenza, i marker d’infiammazione, sono spessoelevati.

Analisi miasmaticaIl diabete esprime il miasma pseudopsorico, anche co-nosciuto come miasma tubercolare. È una combinazionedi psora e miasma sifilitico. Il miasma tubercolare è so-litamente caratterizzata da un “trascorso infantile” cioèè rappresentato da un individuo lento nella compren-sione, ottuso, incapace di tenere una linea di pensiero,asociale; è molto intelligente, un acuto osservatore e unpianificatore programmatico che vuole sempre occupatala sua vita, ma in realtà ha una vita sedentaria.Come il miasma progredisce e predomina, la perdita dipeso e di autostima e la tendenza all’autodistruzionesono la prima indicazione di questa evoluzione. Altre in-dicazioni sono abitudini cosmopolite, è un soggettomentalmente acuto ma fisicamente debole. I sintomi cli-nici delle malattie che affronta tendono a recidivare. Hain genere una risposta rapida a qualsiasi stimolo (peresempio qualsiasi minimo cambiamento metereologico)e quindi si ammala di tosse e raffreddore facilmente.Dal punto di vista alimentare ha desiderio di cose inna-turali, abusa di sostanze come tè, caffè, tabacco. Ha unafame costante e tende a mangiare oltre la sua capacità didigerire. Non ama la regolarità dei pasti, spesso non haalcun appetito la mattina, ma ha spesso fame fuori pasto.Il miasma sifilitico diventa predominante nella fase evo-lutiva del diabete. Le complicanze acute sono di caratterepsorico per il prevalere delle “dispersioni metaboliche”,mentre le complicazioni croniche sono associate al mia-sma sifilitico o come risultato di miasma misto. Il fortecarattere sifilitico si mostra con tendenza alla degenera-zione dei sistemi ( vascolare e nervoso).

Terapia integrata del diabetePiano nutrizionale e dietaUna corretta gestione nutrizionale e il piano alimentaresono essenziali per un migliore controllo della patologia.Questi a loro volta aiutano a ridurre il rischio di com-plicanze diabetiche. L’alimentazione comune praticatada soggetti con diabete è spesso una sequenza alimentareiperacida e caratterizzata da eccessi di zuccheri raffinati.Inoltre l’ordine circadiano degli alimenti introdotti con-trasta non di rado con la fisiologia. Questa condizionefavorisce tramite le retroazione ormonali coinvolte l’in-sulino-resistenza. La correzione della dieta con sequenzenutrizionali calibrate anche per l’equilibrio acido basefavorisce anche l’abbattimento selettivo di grasso visce-rale eventualmente correlato al diabete.Ovviamente sarà necessario adeguare la dieta al tipo didiabete, al tipo di trattamento in essere (antidiabeticiorali, insulina, altri farmaci, etc.), all’età del paziente, allacostituzione, etc. La tempistica e la dimensione dei pastipoi devono essere commisurati al suo stile di vita, con lafinalità di risultare meno “isolante” dal contesto sociale.Occorre creare una coerenza e una “coscienza alimen-tare”per quanto riguarda i tipi di alimenti compresi nelpasto, fornendo al paziente tutte le informazioni utili allasua “presa di coscienza”, insegnandogli che il rispettodella tempistica alimentare e l’adeguamento delle por-zioni che vengono consumate aiuteranno a normalizzarei livelli di glucosio nel sangue. La “scoperta” dell’indiceglicemico degli alimenti e delle interazioni tra i diversi ali-menti (sia quelle positive che quelle negative) hannocomportato una sostanziale modifica della dieta del dia-betico. Per distinguere gli alimenti in base alla loro ca-pacità di provocare un rialzo glicemico più o menoconsistente si usa l’Indice Glicemico (IG), espresso daun numero derivato dal rapporto tra la risposta glicemicapost-prandiale di un singolo alimento e quella di un ali-mento di riferimento (il pane comune bianco, il cui in-dice è fissato pari a 100), a pari quantità di carboidrati.Per limitare al massimo gli sbalzi della glicemia e dell’in-sulina occorre limitare l’assunzione di cibi ad alto IG (latabella è molto lunga ed è consultabile online). Moltesono le possibili spiegazioni per giustificare la diversa ca-pacità degli alimenti di provocare risposte glicemiche edinsulinemiche. Queste ad esempio variano al variaredella forma dei chicchi nel caso dei cereali; oppure inrapporto al tipo e alla qualità delle fibre alimentari asso-ciate alla dieta: le fibre idrosolubili (come quelle delleverdure) hanno un effetto metabolico di rallentato as-sorbimento di glucosio in grado di mantenere costantenel tempo senza brusche oscillazioni il valore della gli-cemia. Anche il tipo ed il grado di cottura sembrano in-fluire sulla risposta metabolica degli alimenti, addiritturadeterminando per lo stesso alimento una variazione del-l’indice glicemico a seconda del metodo adoperato.I cibi con migliori IG sono i legumi (piselli, fagioli, len-ticchie), anche per la loro ricchezza in fibre idrosolubili.All’interno di pasti misti l’utilizzazione prevalente di cibia basso IG comunque favorisce il controllo glicemico.Gli alimenti ad alto IG sono prevalentemente compostida carboidrati, per questo si potrebbe cadere nell’errore

DIABETE

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QUADERNI DI MEDICINA INTEGRATA

nutrizionale di ridurne la dose giornaliera, provocandopoi a livello metabolico uno scompenso che aggrava lastessa patologia diabetica. In realtà, la combinazione ali-mentare di carboidrati con la verdura (e altri alimentiricchi di fibra idrosolubile) è in grado di regolarizzarel’assorbimento intestinale di glucosio con il risultato dimantenere costante nel tempo la concentrazione di glu-cosio nel sangue e quindi di evitare gli sbalzi glicemici.In sintesi, riassumiamo le principali regola a cui attenersi:a) evitare i grassi saturi e utilizzare oli insaturi che sonopresenti in olio di oliva, noci e olio di canola; b) mode-rare il consumo di cibi salati e di sale, soprattutto quandovi è ipertensione; c) moderare l’apporto di cibi ricchi diproteine; d) includere alimenti ricchi di fibre come ce-reali, verdure crude e frutta (non il succo di frutta); e)modulare l’apporto giornaliero di carboidrati nei pasti.Non mangiare pasti contenenti solo carboidratiPoiché il diabetico è spesso affamato nonostante mangi,va abituato a consumare alimenti che hanno un bassoindice glicemico. Questi sono, ad esempio, insalate, ver-dure crude come finocchi, tè o caffè senza zucchero, ti-sane e spremute.

Piano di esercizioL’attività fisica è consigliata a tutti i diabetici. Essa do-vrebbe essere svolta con costanza. Il tempo minimo con-sigliato è di circa 30 minuti; tre o più volte allasettimana. Le attività consigliate sono una camminata avelocità moderata (max 4-5 km/ora) o attività come ilgiardinaggio, la danza e altro tipo di esercizio aerobicoche non comporti sforzi fisici (ciò vale soprattutto se c’èobesità). I benefici dell’esercizio fisico includono con-trollo migliore dei livelli di zucchero nel sangue, tono eforza muscolare migliorata, perdita di peso, una miglioredigestione e controllo dell’appetito, pressione sanguignapiù bassa, sonno migliore, basso livello di colesterolo,miglioramento dell’umore, migliore circolazione e au-menta del livello di energiaQuando si avvia un piano di esercizio, bisogna essere si-curi di impostare un ritmo confortevole, indossare scarpecomode (importante soprattutto in presenza di patologievascolari/neurologiche) e bere molta acqua. Accompa-gnarsi ad buon partner ( anche un animale da compagniacome il cane) faciliterebbe... Essere cauti con la duratadell’esercizi, ma aumentare gradualmente la durata del-l’attività di pochi minuti ogni settimana.L’esercizio fisico non è consigliato se si è malati, in con-dizioni climatiche eccessive oppure durante le fasi discompenso metabolico. Se la glicemia è alta l’esercizioaiuterà solitamente ad abbatterla; ma se la glicemia èoltre 250 mg/dl non è raccomandabile fare esercizio.

Terapia integrata omeopaticaCome l’omeopatia nessuna altra terapia è interessata avalutare contemporaneamente la totalità dei sintomi el’individualità della loro espressione in quel dato sog-getto. Per quanto riguarda il diabete è estremamente utileche venga instaurata la terapia completa miasmatica ecostituzionale in fase molto precoce.

terapia miasmatica - I principali rimedi antimiasmaticiper miasma tubercolare sono, per il Grade A: Agar, Ars-i, Aur, Bac, Calc-c, Calc-p, auto, Hep, Iod, Kali-c, Kali-p, Lyc, Med, Nat-s, Phos, Puls, Sep, Sil, Stann, Sulp,uj, zinco. Per il Grade B: All-c, Ant-i, Ars, Bap, Bar-m, Bry, Bufo, Calc-s, Carb-v, Dulc, Kreos, Nat-m, Nit-ac, Ph-ac, San, Sep.rimedi omeopatici - Sono stati individuati oltre 50 ri-medi per il diabete mellito. Tuttavia, solo un piccologruppo è impiegato più frequentemente.Argentum metallicum 6CH, 30CH, 200CH: poliuria,minzione frequente, urine profusa durante la notte,odore dolciastro e torbido, sonno inquieto, sogni spa-ventosi, piedi gonfi edematosI, flatulenza, distensionedell’addome.Arsenicum album 6CH, 30CH: urine scarse, bruciorealla minzione, ascite, debolezza prevalente, irrequietezza,sete. Perdita di peso e disturbi GI del diabeteCantharis 6CH, 30CH: diabete complicato con albu-minuria, desiderio costante di urinare .Graphites 6CH, 30CH: varie complicazioni del diabetedove le cause non sono note.Sylvestre Gymnesa, 3CH, 6CH: è quasi specifico perDM chiamato anche “zucchero killer” diminuisce lo zuc-chero nelle urine; minzione profusa con presenza di glu-cosio, estrema debolezza dopo il passaggio di grandiquantità di urina; poliuria giorno e notte.Helleborus 3CH: minzione frequente ma piccole quan-tità di urien emessa, minzione profusa, urina pallida eacquoso, gonfiore.Natrum phosphoricum 5CH, 30CH: di grande valorenel diabete; minzione profusa, urina caricato con bile,deposizione litica nelle urine, abitudini sedentarie, so-prattutto quando c’è una invasione cutanea di foruncoli.Natrum sulphuricum 5CH, 30CH, 200CH: rimedioparticolarmente indicato per la costituzione di cosiddettiidrogenoidi, sensibili all’umidità; diabete con origine oaggravamento nervoso a causa della preoccupazione,mentale sul lavoro ed eccessi sessuali.Phosphoricum acidum 5CH, 30CH: minzione fre-quente e abbondante, grande debilitazione.Phosphorus 15CH, 30CH: urine che contengonograndi quantità di sale al mattino e in eccesso di zuc-chero la sera; individuo astenico; tropismo d’organoquando c’è steatosi epatica associata.Lycopodium 15CH, 30CH: interessamenti della funzio-nalità epatica; senso di peso all’ipocondrio destro.Plumbum metallicum 5CH, 30CH: urinazione fre-quente, problemi vascolari conseguenti a diabete.Syzygium Jambolanum, fitoterapico o 5CH: ha un’azio-ne specifica nel diabete, riduce la polidipsia e debolezza;dieci gocce da prendere due volte o tre volte al giornoprima dei pasti.Altri farmaci utili sono Arsenicum iodatum, Aurum me-tallicum, Boricum acidum, Bryonia alba, Chamomillaumbellata, Crotalus horridus, Iris versicolor, Kreosotum,Nux vomica, Pancreatinum e Silicea. g

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Diverse sono le droghe vegetali che vantanoazione ipoglicemizzante, spesso anche citatenella letteratura medica accreditata. Pur tutta-

via poche sono le piante che, nella realtà clinica, sorti-scono una concreta, anche esigua, efficacia. Un esempioè Ganoderma lucidum, più volte citato evidenziando lesue notevoli capacità, soprattutto in chiave immunitariae oncologica: diversi, però, sono i trial clinici (per di più,purtroppo, citati in letteratura accreditata) che attribui-scono al fungo proprietà ipoglicemizzanti; nella miaesperienza testando clinicamente i pazienti affetti esclu-sivamente da diabete tipo due, invece, non ho mai veri-ficato una efficacia che ne giustifichi la prescrizione intali soggetti. Altre droghe sono invece piuttosto diffuse,con altre indicazioni: fin dal 1800 ne rappresenta unesempio la leguminosa Galega, Galega officinale herba, ilcui principio attivo, galegina, isolato nel 1918, ha dimo-strato negli anni efficacia non costante come ipoglice-mizzante; il nome della pianta deriva dalla sua azionegalattogoga, tanto che a tutt’oggi viene ancora sommi-nistrata in modo tradizionale, come decotto, insieme aisemi di finocchio, per aumentare la quantità di latte nellegiovani mamme. Pochi anni fa (marzo 2010) un lavorodi Fabio Firenzuoli ed Eugenia Gallo, Università di Fi-renze, ha evidenziato il rischio teorico di ipoglicemia sianella madre, sia nel neonato quando viene assunta ladroga in oggetto. Malauguratamente mancano ancorastudi umani più precisi che possano dirimere i tantidubbi; certamente il momento non è dei migliori per ri-chiedere fondi per ricerche... Precedentemente ho dettoche l’efficacia non è costante in galegina, ma la stessa èuna guanidina e i biguanidi fino agli anni ‘50 eranoestratti dalla pianta in questione, solo in seguito superatidall’avvento di fenformina (poi ritirata dal commercioalla fine degli anni ’70 perché provocava frequentementeacidosi) e metformina. Un vero peccato, quindi, che nonesista un prodotto ipoglicemizzante a base di estrattosecco della pianta: potrebbe teoricamente dare una ri-sposta terapeutica, magari con riduzione degli effetti col-laterali dei biguanidi.Agli inizi del 1900 erano in uso altre droghe come ipo-glicemizzanti: una in particolare è ancora sotto osserva-zione e promette buoni risultati, Syzygium jambolanum,noto anche come Eugenia jambolana o, ancora, come Sy-zygium cumini. L’eccesso di sinonimi è uno dei maggioridifetti in fitoterapia, tanto che nel mio studio troneggiauna vecchia edizione del Penso, l’Index plantarum medi-cinalium totius mundi eorumque synonymorum; in realtàè una copia della seconda edizione, settembre 1997, marichiederebbe urgentemente molti aggiornamenti.

Tornando alla droga in questione, Syzygium jambola-num, se ne utilizzano i semi, polverizzati. Helmstädter,Institute for the History of Pharmacy (Philipps-Univer-sity, Marburg, Germany, in Pharmazie, 2008, 63 (2): 91-101) riferiva che da ben 125 anni la pianta vieneutilizzata come ipoglicemizzante, con una aspettativa diriduzione della glicemia del 30%. L’anno successivovenne pubblicato uno studio brasiliano che dichiaravala pianta come una delle più attive pianti ipoglicemiz-zanti e focalizzava sul meccanismo d’azione, ovvero lasua capacità di inibizione dell’enzima adenosin-deami-nasi (ADA), uno dei più importanti nella modulazionedella risposta all’insulina. “L’attività dell’ADA nel sierodegli iperglicemici risulta più alta rispetto a quella deinormoglicemici e risulta più alta quando i livelli di glu-cosio nel sangue sono più elevati”. E, ancora: “In vitrol’estratto di Syzygium cumini (a 600-1000 mcg/litro)causa un’inibizione dose-dipendente dell’attività del-l’ADA e una diminuzione dei livelli di glucosio nelsiero”.Un successivo studio indiano, anche se pubblicato inBrasile (Sridhar et al., Braz J Med Biol Res, 2005, 38 (3);463-8) evidenziava che “ratti diabetici sono stati trattaticon la polvere dei semi di Eugenia jambolana a 250, 500o 1000 mg/kg per 15 giorni. Quelli trattati con 500 a1000 mg/kg hanno mostrato una diminuzione del glu-cosio a digiuno, una differenza nel picco di glucosio nelsangue e differenza nel glicogeno epatico. I risultati mi-gliori si sono avuti con 500 mg/kg. (...) La tossicità su-bacuta con una singola dose di 2,5 o 5 g/kg non haportato a mortalità e non ha mostrato anomalie”.Altre ricerche hanno verificato che l’attività ipoglicemiz-zante è svolta dalla polvere ricavata dai semi, non dallefoglie. Nella polvere del seme venne isolato il principioattivo più efficace, l’acido ellagico; il processo estrattivoè stato brevettato in UE ed il risultato della estrazione èregistrato con il nome di Madeglucyl e già commercia-lizzato, anche in Italia, sulla base dei test che dimostranoche la riduzione della glicemia dopo carico di glucosionei ratti non è inferiore al 20%. La somministrazione èavvenuta per os. L’efficacia di Madeglucyl è stata verificataa dosaggi da 1 a 6 g in trial clinici svolti in Madagascar,Germania e USA. Il dato globale degli effetti di Made-glucyl può essere sintetizzato come segue:< riduzione della glicemia in volontari sani (-20% del

picco di glucosio 60 minuti dopo carico di glucosio);< riduzione della glicemia (-49%, dopo 90 giorni) in

soggetti affetti da diabete di tipo II;< nessun effetto ipoglicemico in soggetti sani;

Il contributo della fitoterapia

gabriele SaudelliMedico esperto in Agopuntura, Fitoterapia e Medicina Tradizionale Cinese.Docente di Fitoterapia presso il Master di II livello in Medicina Integrata, Università di Siena. Consigliere SIOMIE-mail: [email protected]

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< assenza di ipoglicemia come effetto collaterale in pa-zienti affetti da diabete di tipo II;

< buona tollerabilità in tutti i soggetti trattati anche adalti dosaggi.

L’uso è piuttosto diffuso in India e negli USA e, anchese defininito sicuro, non ha ancora trovato una sua col-locazione stabile nelle prescrizioni, anche in Italia, pre-sente da pochi anni, forse anche per via di una letteraturamedica poco soddisfaciente e di una ancora scarsa infor-mazione. La forma commercializzata in Italia è in com-presse da 500 mg e se ne somministrano da una a tre algiorno.Negli Stati Uniti Jambul (Eugenia jambolana) è spessoin associazione ad altre droghe come Gymnema sylvestre,foglie; questa droga, originaria del sudest asiatico, van-terebbe un effetto importante sull’assorbimento dei glu-cidi; ricordo che quando conobbi questa droga vegetale,venni invitato a masticarne un paio di foglie e, dopopochi minuti, ad assaggiare alcuni alimenti di diversi sa-pori. Il sapore dolce era elettivamente (ed incredibil-mente) abolito per qualche ora, consentendo invece ilriconoscimento degli altri sapori. La farmacodinamicadel suo principio attivo, l’acido gymnenico, sembra in-fatti essere elettivamente rivolta ai recettori del glucosioe di altri di- e mono-saccaridi sia sulla lingua che a livellodel tenue, oltretutto stimolando anche una produzionedi insulina, tanto che si impone cautela nella sua som-ministrazione, valutando caso per caso, per evitare il ri-schio di ipoglicemizzazione troppo violenta. Il blocco deirecettori a livello del tenue avviene in circa un’ora, a dif-

ferenza del blocco a livello delle papille gustative. Il do-saggio, come foglie polverizzate, si aggira sui 400-600milligrammi da una a tre volte al giorno, ovviamente al-meno un’ora prima dei pasti. Usare cautela nella som-ministrazione per via della ipoglicemizzazione chepotrebbe essere troppo repentina; nonostante questo sial’unico problema a tutt’oggi conosciuto, la letteratura èmolto avara in lavori in merito alla reale e concreta effi-cacia della droga in oggetto, probabilmente, insieme aJambul, o anche a Berberis (anche essa droga molto in-teressante e notevole sia per l’azione ipoglicemizzante,sia per la ipolipemizzazione tramite meccanismo diversodalla inibizione di OH-metil-CoA-reduttasi), interes-santi ed economiche risorse future per l’industria farma-ceutica, più che redditizie, oscurando quindi i farmacipiù tossici che oggi vengono proposti alla classe medica.Una categoria questa, la nostra, che troppo spesso dimo-stra miopia nei confronti dell’interesse del paziente edindugia sempre più sui gadget offerti. Sembra proprioche la vendita immediata, il rapido guadagno (spessoanche piccolo) sopravanzi un meno rapido, ma ben piùsolido e duraturo investimento economico. Per fortunac’è chi legge queste povere righe, su una bella rivista diuna Medicina Integrata che, nonostante lo scempio eco-nomico del pianeta, pur tuttavia prende sempre piùcorpo; è questo l’indubbio indice di una collettiva richie-sta di “Luce, più Luce! ” (Licht, mehr Licht! W. Goethe)per noi e per le generazioni future. g

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Il contributo dell’agopuntura

Franco cracoliciDirettore della Scuola di Agopuntura “Città di Firenze”, Tutor di Agopuntura al Centro di Medicina Integrata di PitiglianoE-mail: [email protected]

Iprimi accenni letterari in oriente risalgono al III- IIsec a. C., al periodo cosiddetto “degli Stati combat-tenti”, nel NEI JING o “Canone Interno”, dove il

diabete veniva definito XIAO DAN, “ calore consun-tivo”. La definizione XIAO KE BING, “malattia da seteconsuntiva” o meglio brama, desiderio intenso con de-perimento, ci viene da un testo del II sec. d.C. loSHANG HAN LUN, o “trattato delle malattie indottedal freddo” di Zhang Zhong Jing.La malattia diabetica è definita, in Medicina TradizionaleCinese, "Xiao Ke”. E’ inserita fra le affezioni dei "liquidiorganici" (Jin\Ye) ed è legata sia a cause costituzionali(vuoto di jing renale e di yin) che acquisite (intempe-ranze alimentari, turbe psichiche protratte) ed i sintomisono: poliuria, polidipsia, polifagia, perdita di peso (xiao-ke si può tradurre come "emaciazione e sete"). Tali affe-

zioni sono già segnalate nei vari classici (Su Wen cap. 4e 47, Ling Shu cap. 46.)Si distinguono due varietà di malattia diabetica: TangNiao Bing (o Duo Niao Zheng), che corrisponde al dia-bete zuccherino; Niao Beng Zeng, che invece corri-sponde al diabete insipido (sia ipofisario che renale).Uno studio condotto presso l’Hubei College of TCM(1997) ha mostrato che l’agopuntura incrementa la se-crezione insulinica sia nell’uomo sia negli animali daesperimento e può prevenire la trasformazione del dia-bete chimico in diabete franco.Il trattamento con agopuntura dei disturbi metabolici èormai ampiamente praticato e conosciuto dagli utenti eda molti anni si susseguono studi scientifici che inter-pretano i suoi risultati.

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L'approccio di medicina integrata, del resto, è indispen-sabile per trattare le patologie legate al metabolismo chespesso si presentano in associazione a disturbi del com-portamento alimentare o a turbe endocrine (surrenali-che, tiroidee, etc.). La sindrome dismetabolica (iperlipi-demia, iperuricemia, trombofilia, alterazioni nei canalidel sodio, iperinsulinemia) si associa all'insulino resi-stenza, che porta al diabete di tipo II, e all'ipertensionee determina nell'adulto un aumento del rischio cardio-vascolare che viene comunemente trattato con antiiper-tensivi che tuttavia da soli non risultano del tuttoconvincenti nella diminuzione effettiva del rischio va-scolare. Il comportamento alimentare è osservato per laprima volta nel 600 da Richard Morton che osserva duecasi di anoressia descritta come tisi. Nell'800 Gull e La-segue introducono il termine Anoressia Nervosa e da al-lora importanti neurofisiopatologi come Binswanger eWulff si sono interessati dell'argomento.La moderna psichiatria ha classificato diversi disturbi delcomportamento alimentare che vanno dal Night EatingDisorder, descritto per la prima volta da Stunkard nel1955 (AmJournal of Medicine), al Binge Eating Disor-der (alimentazione incontrollata). Questi disturbi si ca-ratterizzano tutti per la diminuzione del controllo sulcomportamento alimentare che determina secondaria-mente sovrappeso e si associa diabete tipo II, ipercole-sterolemia, disturbi del metabolismo lipidico, iper-tensione.Una revisione dei lavori presenti in letteratura sul ruolodell'agopuntura sul metabolismo riporta numerosi effettiche influenzano l'appetito, la motilità intestinale, il me-tabolismo e i fattori emotivi. Questi effetti sono presentianche nei soggetti normopeso che sottopongono al trat-tamento:< aumento dell'attività neuronale nel nucleo ventrome-

diale dell'Ipotalamo e, nelle persone obese, un au-mento dell'eccitabilità del centro della sazietà presentein questo nucleo;

< aumento dei livelli plasmatici e nel tessuto cerebraledi enkefaline, beta-endorfine e serotonina;

< aumento del tono della muscolatura liscia dello sto-maco.

L'ipotalamo ventromediale (VMH) riveste un ruolomolto importante nel comportamento alimentare. Lostudio di neuroimaging ha mostrato un aumento dellasua attività durante il pasto. Ha al suo interno delle po-polazioni di neuroni che reagiscono dinamicamente allaconcentrazione plasmatica di glucosio, istamina, seroto-nina rispondendo agli stimoli legati all'alimentazione.Studi recenti dimostrano il ruolo della pro-opiomelano-cortina (PMOC). La sua secrezione da parte dei neuronidel nucleo arcuato agisce sul VMH e diminuisce l'inge-stione di cibo. Numerose lesioni a livello ipotalamico, odelle fibre afferenti ed efferenti, inducono obesità sia periperfagia sia per alterazione del sistema nervoso auto-nomo. Numerosi studi riportano gli effetti del tratta-mento con agopuntura non solo nel trattamentodell'obesità ma anche delle patologie correlate.

La diminuzione dei livelli di lipoproteina A e apolipo-proteina B nei soggetti sottoposti a dieta ed elettroago-puntura suggerisce una diminuzione del rischiocardiovascolare. Aumentano i livelli sierici di insulina edi peptide C e diminuiscono quelli di glucosio. Il bilan-ciamento tra i livelli di leptina e di insulina può esserestrettamente correlato alla riduzione dell'accumulo digrasso e all'aumento del metabolismo che si manifestacon l'agopuntura. Il trattamento con agopuntura portauna diminuzione significativa dei livelli di colesterolotot, LDL e dei trigliceridi. Grazie all'aumento dei livelliplasmatici di beta-endorfine e di leptina aumentano iprocessi lipolitici. Questo effetto lipolitico interessaanche le riserve energetiche e diminuisce la morbilità del-l'obesità.L'agopuntura si dimostra un utile approccio nel dima-grimento sia nella perdita di peso che nella diminuzionedei fattori di rischio cardiovascolari. La diminuzione deilivelli plasmatici di glucosio comporta una riduzionedelle patologie correlate all'insulinoresistenza (ovaio po-licistico, diabete mellito, acanthosis nigricans). In Me-dicina Tradizionale Cinese il diabete presenta un’assepreferenziale di trattamento che è quello che fa anchecapo alla sintomatologia conclamata (sete eccessiva, min-zione frequente, polifagia) che risulta essere dato nellalegge dei cinque movimenti dall’aggressione del sistemamilza pancreas in direzione di quello rene-vescica.

Milza-pancreas in MTCLa milza-pancreas, di colore giallo arancio, sotto il do-minio della terra, rappresenta il sistema al contempo cen-tralizzante e fuorviante in quanto la sua caratteristica èl’organizzazione ma prima di organizzare bisogna avereun centro che sia capace di trasformare. Non è un casoche nel regno dell’uomo rappresenti il ministro del te-soro che deve distribuire le energie e che Saturno sia ilpianeta che fortemente la influenzi.Difatti il regno primordiale di Saturno viene detto “etàdell’oro” e simbolicamente in astrologia è il grande ma-lefico rappresentato da un vecchio con una gamba dilegno e una falce. A Saturno sono associati gli anziani, ipadri, gli antenati (Mp 4 Gongsun nonno nipote), gliorfani, l’eredità, l’approfondita ricerca e l’ottima memo-ria e per molti la milza pancreas è insieme al rene l’ele-mento della memoria. Al contempo l’orbita che Saturnopercorre nella volta celeste presenta anse e nodi visibilidalla terra. E così niente si rivelerà in medicina cinesecome forma alterata a causa di conflitti, gomitoli interni,ripetizioni ossessive che costringono il nostro oro inte-riore a liquefarsi in cisti, fibromi, lipomi e qualsivogliaalterazione della massa se non diretto da una alterazione(stasi) de Qi della milza.Al tempo stesso la milza rappresenta il numero cinque.Al 5 tutte le condizioni necessarie sono soddisfatte e lavita può essere organizzata. La relazione 4+1 significa ag-giungere un centro alle quattro condizioni che permet-tono un’esistenza, e il centro è il luogo da dove tuttoproviene e tutto torna. Aggiungere un centro alle quattrocondizioni significa riuscire a definire, delimitare, orien-tare e quindi permettere l’esistenza di una unità. Se con-

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QUADERNI DI MEDICINA INTEGRATA

sideriamo la terra, avremo quattro orienti che la delimi-tano, se consideriamo il sole, avremo le quattro stagioni.Il centro sarà quindi una tensione mobile nel caso sia po-sitivamente fruttuosa, immobile in caso patologico. Daqui l’anoressia bloccante che è la passività del centro.Il colore quindi della milza è il colore della terra ocre diSiena quando il nostro deserto interiore diviene la col-locazione più consona del cuore. Di fatti al centro del-l’ideogramma dello Yi vi è il cuore e Andres definisce lospirito Yi “collocamento del verbo nel cuore”. La terranutre la terra gialla attraverso giuggiole, miglio, zucca,peperoni gialli, zafferano.La milza si ricarica dalle 9 alle 11 attraverso il disco D5da cui trae un’essenza preziosa, forma il vaso curiosoChong Mai che modera il suo dinamismo come unaguaina e si mette in relazione con lo Yin Wei che l’equi-libra formando 2 KOUA: il vento e l’acqua della pioggia.La milza fiorisce sulle labbra chiamate le porte volanti enell’alchimia taoista si dice che attraverso di queste la sa-liva penetra nella parte sinistra del cuore dove viene tra-sformata in sangue.Il sistema milza/pancreas è causa di alcune parole chiave.La più evidente è “vuoto che si dilata”, di fatti quando ilsistema è insufficiente, si assiste a un’amplificazione< addominale,< della massa connettivale,< del pensiero,< della stasi linfatica,< del corpo linguale,che è in realtà ciò che si verifica quando l’Energia Rong,che nasce dal Riscaldatore Medio (CV 12), è in esauri-mento. Non deve apparire casuale che questo stessopunto sia il punto di partenza del meridiano interno delPolmone, il che spiega come il Taeyin sia il grande nodoferroviario della grande catena dei binari energetici.Ma l’ideogramma antico della Milza porta anche comesignificato nella sua accezione di Yi l’intenzione chemette chi parla nei suoni che proferisce. Questo significache Yi è la voce del profondo, la parola che fa fede, lamessa a fuoco dei problemi, la facoltà di riprodurre im-

magini delle quali si ha coscienza e non vi è nessuna de-finizione probabilmente così efficace come quella che de-finisce una patologia psichica della milza come disgusto.In quest’affermazione vi è proprio il significato di averperso la capacità di assaporare le cose. Non deve per altroapparire casuale la definizione del tipo terra che vieneenunciata dal Ling Shu al cap. 64: “I tipi terra hanno latinta giallastra, la testa grossa, la faccia rotonda, le spallee la schiena carnose, le cosce e il ventre grosso, le mani ei piedi piccoli; sono calmi, generosi, non sono molto am-biziosi né cercano la gloria.”Altra condizione specifica della Milza è il suo aspetto diradice, insieme allo stomaco, del Cielo Posteriore, inquanto elabora e trasforma il cibo, le sostanze nutritivee soprattutto ciò che l’energia solare porta a maturazione.La sua funzione quindi è quella di trasformare e rifletterenel nostro interno ciò che YangMing ha raccolto dalmondo esterno. Cibi, minerali, liquidi, permeati diEnergia solare s’irradiano come un laser attraversol’azione della milza che distribuisce le quintessenze comeun dardo a cinque punte ad ogni Zang del nostro corpo.In caso di patologia diabetica lo scompenso di milza-pancreas, frutto del ragionamento precedente ci darà.Sintomo cardine di tali scompensi è la sete, intensa, diliquidi freschi e anche la fame quando il bersaglio prin-cipale è lo stomaco. A livello dello jiao inferiore, il pro-gressivo indebolimento del qi del rene e delle sue radiciyin e yang comportano il non adeguato controllo deglisfinteri del basso ed in particolare di quello ureterale conconseguente poliuria.Successivamente la patologia di milza-pancreas si riflet-terà su tutti e cinque i movimenti: impotenza e retino-patia (Fegato); arteriopatia (Cuore); patologie cutanee eneuropatie periferiche (Polmone-Milza); disturbi psico-logici (turbe globali della psiche-shen). La medicina ci-nese consiglia al paziente diabetico ginnasticherespiratorie cinesi soprattutto dopo i pasti e al mattinotra le 9 e le 11 (orario milza) assunzione di cibi neutri odebolmente dolci (carote, zucca, finocchio, pesce) cibigialli (mais, peperone, banana) e soprattutto attività ma-nuali che inducano la mente a riposarsi e ad allontanarele ossessioni. g

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DIABETE

Simonetta Bernardini - La similitudine tra Thuja e fibroma, tra Thujae cisti, tra Thuja e polipo è evidente. In tal caso, la similitudine è fisio-patologica anche se questo non esclude che  essa possa estendersi aduna similitudine di complessità: tra paziente e medicinale, dipende da

quanto emerge nell’ambito dell’interrogatorio omeopatico. Quando faccio lezione sono solita paragonare la similitudine ad un tovaglia compostada tanti tovaglioli di similitudine: mercurio solubile è simile alla tonsillite purulenta a zaffi di pus giallastro in una bocca con lingua congesta, salivadensa, etc. E questo è un tovagliolo di similitudine. L’intera tovaglia di similitudine è la materia medica di mercurio solubile. E così via. Io non pensodi essere in possesso della verità: infatti non mi definisco un omeopata classico hahemanniano, ma penso che l’intensa attività culturale della nostraSMS abbia  fatto qualcosa di buono per non far morire l’omeopatia dentro una cerchia ristretta di puristi. g

Dalle pagine di OmeopatiaOnline...

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