Anatome a Milano - Ruedi Baur e l'Intégral Concept

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Tesi di laurea. Analisi del metodo progettuale di Ruedi Baur e dell'Intégral Concept. Progetto del logo della galleria Anatome a Milano, di un manifesto, di un sedicesimo e dell'immagine coordinata della mostra.

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Alla mia famiglia, a chi mi vuole bene,

a chi ha sempre creduto in me.

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Elena Fiorentini

SCUOLA DEL DESIGN

Milano, 21 luglio 2011

Corso di laurea in Design della Comunicazione

Tesi di LaureaRelatori: Gianfranco Torri, Fulvia Bleu, Francesco E. GuidaA.A. 2010/2011

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01/ La Galleria Anatome

13_Introduzione a cura di Gianfranco Torri 15_Progetto del marchio e declinazioni

02/ Il mondo dell’autore

25_Ruedi Baur 29_Grafica svizzera 39_Associés 43_Metodo progettuale 45_Intégral Concept 49_Anticiper 51_Inscrire 53_Questionner 55_Orienter 57_Distinguer 59_Irriter 61_Traduire 63_Comunicazione integrata 03/ Concept

67_Concept di progetto

04/ Percorso

71_Percorso progettuale

05/ Progetto

77_Manifesto 83_Sedicesimo 87_Schede progetti 105_Comunicazione della mostra 113_Immagini di progetto 123_Contestualizzazione 06/ Bibliografia

07/ Sitografia

Indice

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01/ La Galleria Anatome

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Galleria Anatome, 38 Rue Sedaine, Paris

La rue Sedaine, nell’undicesimo arrondissement di Parigi, è nelle vicinanze della Bastiglia. Al numero 38 c’è un edificio tipico dell’architettura della seconda metà del XIX secolo. Superato il portone un cortile interno introduce a un vecchio atelier oggi occupato dai locali della Galerie Anatome. Galleria che, a partire dal progetto di Henri Meynadier e Marie-Anne Couvreu – proseguito più recentemente grazie all’impegno di Nawal Bakouri, l’attuale direttrice che si ringrazia –, ha fatto da anni la scelta di essere consacrata alla presentazione della produzione grafica contemporanea. Un’iniziativa senza precedenti in Francia in cui non esiste alcun luogo di esposizione permanente interamente dedicato al graphic design.La storia della Galleria è ormai piuttosto importante, a partire da settembre 1999, ed è sembrato interessante proporre la presentazione a Milano di una serie dei principali autori sia francesi che di altri paesi, simulando l’allestimento di una serie di mostre che fornisse uno spaccato di quanto presentato a Parigi in questi ultimi 11 anni.Durante il laboratorio di sintesi finale (a.a. 2010-2011), in collaborazione con la Galleria, è stato proposto agli allievi di lavorare su una serie di artefatti – manifesto, un quaderno in formato sedicesimo, un coordinato che potesse funzionare come cartella stampa – che presentino 18 autori ritenuti particolarmente significativi della produzione recente e contemporanea. Con la speranza, se non l’aspettativa, che tale proposta possa essere di auspicio a iniziative similari anche nel nostro paese se non più semplicemente di presentare l’esito di questo lavoro in uno spazio espositivo interno alla Facoltà del Design.

Gianfranco Torri

Introduzione

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L’attività progettuale del Laboratorio di Sintesi Finale parte dall’analisi della realtà della Galerie Anatome, centro internazionale di sviluppo del design grafico e unico spazio permanente, in Francia, dedicato alla grafica contemporanea, per poi spingersi nelle fasi successive alla realizzazione di un marchio per l’ipotetica Galleria Anatome a Milano.L’obiettivo finale di tale fase di progetto è, dunque, quello di realizzare un marchio distintivo e riconoscibile, sintesi grafica della Galerie Anatome e della città di Milano.

Fase di analisiLa progettazione del marchio parte, innanzitutto, da un’attenta analisi non solo dell’immagine coordinata della Galerie Anatome ma anche e soprattutto da quell’immaginario di segni e simboli con i quali siamo soliti identificare la città di Milano.Durante tale fase è emerso da un lato lo stile pulito, conciso ed essenziale della grafica e del marchio della Galerie Anatome e dall’altro una vastità di segni, loghi e marchi realizzati per la città di Milano che si rifanno all’immaginario architettonico, soprattutto gotico, che trova la sua massima raffigurazione nel Duomo.

Fase di progettoNella fase di progetto si è cercato di unire, partendo dalle riflessioni effettuate in fase di analisi, l’estrema semplicità e pulizia del marchio della Galerie Anatome con la vastità di segni, simboli ed immagini che caratterizzano la città di Milano. Ne nasce, quindi, un marchio estremamente razionale e sintetico in grado di unire in un unico segno grafico la lettera “A” identificativa della Galerie Anatome e la lettera “M” identificativa della città di Milano, la quale a sua volta è esemplificazione dell’architettura del Duomo. Tale essenzialità grafica è inoltre sottolineata dalla dicitura “Anatome Milano” che accompagna il marchio e ne rappresenta la sintesi linguistica.

Progetto del marchioe declinazioni

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La progettazione del marchio per la Galleria Anatome a Milano, ha visto la realizzazione di numerose varianti, ciascuna delle quali ha contribuito alla definizione di una versione risolutiva, adottata all’interno dei progetti realizzati per il Laboratorio di Sintesi Finale.Si è partiti, inizialmente, con la realizzazione di una versione ibrida del marchio, all’interno della quale sono ancora visibili e distinguibili la lettera “A”, indicativa della dicitura “Anatome”, realizzata in outline e la lettera “M” rovesciata, identificativa della città di Milano e della silhouette del Duomo. Tale versione iniziale prevede ancora una separazione netta delle due lettere, ulteriormente sottolineata dalla differente natura grafica dei due segni. Si tratta, però di una soluzione grafica debole e difficilmente leggibile, ovviata nelle successive versioni attraverso l’unione delle due lettere in un unico segno grafico.Inizialmente ancora troppo approssimativo e sbilanciato, il marchio assume di versione in versione maggiore complessità ed equilibrio, attraverso un’arricchimento del segno grafico e la sua correzione ottica, mediante l’applicazione di principi gestaltici, finalizzati al raggiungimento di una stabilità tra spazi vuoti e spazi pieni, tra sopra e sotto. Una volta individuata e definita correttamente la grafica del marchio si è passati allo studio e alla progettazione della componente tipografica, mirata ad una migliore comprensione del segno grafico.La dicitura “Anatome Milano” è stata inizialmente collocata al di sotto del marchio e allineata centralmente ad esso. Tale soluzione compositiva risulta, però, scarsamente leggibile e di difficile utilizzo. Per questo motivo si è scelto di collocare la scritta “Anatome Milano”, nella versione definitiva, a lato del marchio, allineando le due componenti, grafica e tipografica, ai centri verticali. Il marchio, così come è stato progettato nella versione definitiva, può dunque essere utilizzato o unicamente nella sua componente grafica o integrando quest’ultima con la componente tipografica “Anatome Milano”.

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Declinazione del marchioLa terza fase di progetto è costituita dalla declinazione del marchio, documentata da un manuale all’interno del quale sono definite le linee guida per l’utilizzo. In questa sede sono descritte la composizione del marchio, la sua costruzione, le dimensioni minime d’utilizzo, le versioni a colori, in bianco e nero, in negativo ed i relativi colori istituzionali.

ComposizioneIl marchio della Galleria Anatome a Milano si compone di due parti: l’una grafica e l’altra tipografica.La prima parte è rappresentata dal marchio vero e proprio mentre la seconda è costituita dalla dicitura Anatome Milano, per la quale è stato utilizzato il font Gotham Book.

CostruzioneLa costruzione del marchio è piuttosto complessa ed articolata. Essa si compone di due fasi: l’una geometrica e l’altra ottica. La prima fase prevede la definizione e l’utilizzo di numerosi moduli e sottomoduli al fine di realizzare un disegno corretto e preciso dal punto di vista geometrico, alla quale segue, successivamente, la fase di correzione ottica del marchio attraverso l’applicazione dei principi gestaltici che regolano la percezione visiva umana.

Dimensioni minimeAlla composizione e costruzione segue la definizione delle dimensione minime di utilizzo di un marchio. Si tratta di un passaggio importante, che prevede un’attenta riflessione sulla leggibilità del marchio in condizioni estreme di utilizzo. Le dimensioni minime d’uso del marchio Anatome Milano sono state fissate, soprattutto, in relazione alla componente tipografica, la quale non poteva avere corpo inferiore ai 7 pt per poter essere letta con facilità.

ANATOME MILANO

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ANATOME MILANOA

B

A/4

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Versione a colori, in bianco e nero e in negativo.Il marchio può essere utilizzato in versioni differenti a seconda delle modalità d’utilizzo e di stampa. Per questo motivo è necessario stabilire con precisione i colori istituzionali e la loro modalità d’impiego.La versione a colori del marchio Anatome Milano prevede l’utilizzo del Pantone 275 C; la versione in bianco e nero prevede l’utilizzo del colore nero (con saturazione al 100%); la versione in negativo a colori prevede l’utilizzo del colore bianco su fondo Pantone 275 C ed infine la versione in negativo in bianco e nero prevede l’utilizzo del colore bianco su fondo nero.

Colori istituzionaliI colori istituzionali rappresentano i colori che caratterizzano il marchio in tutte le sue possibili applicazioni (colori, bianco e nero, negativo).I colori istituzionali del marchio Anatome Milano sono: Pantone 275 C, Nero, Bianco.

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02/ Il mondo dell’autore

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Ruedi Baur nasce nel 1956 a Parigi. Designer di nazionalità francese e svizzera, trascorre la propria infanzia in Francia e successivamente studia e si laurea in graphic design presso la Scuola di Arti Applicate di Zurigo nel 1979.Dopo l’esperienza del 1983 degli studi BBV fondati a Lione, Milano e Zurigo insieme a Michel Baviera e Peter Vetter, egli crea nel 1989 il suo studio “Intégral Ruedi Baur et associés” con sedi a Parigi e Lione e, successivamente, coadiuvato da Pippo Lionni svilupperà la rete interdisciplinare di studi “Intégral Concept”. Tale rete ad oggi conta ben sette studi in partenariato in grado di intervenire congiuntamente su qualsiasi progetto interdisciplinare.Nel 1995 diventa professore di corporate design alla Hochschule für Grafik und Buchkunst di Lipsia dalla quale è stato nominato rettore dal 1997 al 2000.Ad oggi egli è professore presso numerose scuole di design come l’Accademia Luxun di Shenyang, la centrale Accademia di Pechino (CAFA), l’École Nationale Supérieure des Arts Décoratifs di Parigi (all’ENSAD) e la Hochschule der Künste di Zurigo (ZHdK).Nel 1999 crea l’Interdisciplinare Design Institute (2id) che dirige fino al 2004, anno in cui diventa responsabile del Design Research Institute Design2context ZHdK, centro di ricerca e di studio dell’identità visuale, del design e dell’identità urbana, dei sistemi di orientamento. Membro dell’Alliance Graphique Internationale (AGI) dal 1992, egli partecipa a numerosi workshop e giurie, le sue opere sono pubblicate in diversi paesi e i suoi progetti presentati in diverse esposizioni. Nel 2002, Ruedi Baur crea con Axel Steinberger l’atelier Intégral Ruedi Baur Zurigo. Nel 2007, ristruttura gli atelier Intégral Ruedi Baur Parigi con le associate Stéphanie Brabant, Chantal Grossen e Eva Kubinyi, crea con Denis Coueignoux il Laboratotio Irb a Parigi e con Karim Sabano l’atelier Intégral Ruedi Baur Berlino.

Ruedi Baur

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Personaggio particolarmente complesso e degno di interesse, Ruedi Baur non è solo uno dei designer e progettisti contemporanei più curiosi ed eclettici ma è anche docente di design, mediatore culturale e progettuale, in grado di coniugare la dimensione pratica con quella teorica.Definito da Philippe Apeloig un “direttore d’ochestra”egli è capace di collegare mondi, lingue e culture diverse sia all’interno dei progetti grafici commissionategli, sia tra i suoi collaboratori, che operano negli studi associati dell’ “Intégral Concept” in tutto il mondo.Ruedi Baur è dotato della straordinaria capacità di ascoltare e farsi ascoltare, di raccogliere ed unire le idee e le opinioni di più progettisti in un dialogo costante, fondato sulla partecipazione, la condivisione e la ricerca di soluzioni grafiche.É un avido osservatore, attento alle proprietà semantiche dei simboli della nostra società; con occhio penetrante studia la realtà che lo circonda, con un sguardo vigile e vorace. Uno sguardo che osserva i dettagli di tutti i giorni, uno sguardo in grado di nutrire la sua immaginazione ed il suo potere creativo.Esigente con se stesso, egli è in grado di comprendere e gestire le più complesse richieste avanzate dalle committenze, sfruttando ogni singolo progetto per affrontare nuove avventure nel campo del graphic design e sperimentare tecniche di comunicazione originali.

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Modernismo svizzeroIl Modernismo in Svizzera divenne una vera e propria crociata negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale, tanto che i suoi presupposti furono, addirittura, oggetto di una vera e propria fede da parte di alcuni progettisti. Basato sull’assunzione della razionalità, della logica scientifica e della competenza tecnica, già a fondamento degli insegnamenti del Bauhaus, il modernismo svizzero ebbe i suoi massimi esponenti in Max Bill, Karl Gestner e Josef Muller-Brockmann.

Max BillArchitetto, scultore, pittore, grafico, studia al Bauhaus di Dessau, è esponente della corrente pittorica svizzera dell’Arte Concreta e un grafico attivo nel panorama professionale svizzero. Il metodo progettuale di Bill si basava sul concetto che la matematica dovesse costituire la base di ogni forma espressiva e, di conseguenza, l’arte fosse da considerare “la pura espressione delle leggi e della misura dell’armonia”. Tutta la sua opera grafica si fondava sul rigore della linea retta, della composizione per piani geometrici, della ricerca di nuovi accostamenti cromatici, il tutto organizzato secondo un equilibrio armonico e un ordine ritmico, frutto dell’applicazione delle proporzioni matematiche e delle regole tipografiche.

Karl GerstnerAllievo di Armin Hofmann e Emil Ruder, pittore della scuola svizzera post-costruttivista degli artisti “concreti”, comincia la sua attività nel 1950.Nel 1955 la rivista di architettura e design Werk gli dedica un edizione, per la quale gli fu affidata la progettazione del layout e la pubblicazione.Il metodo di Gerstner si basa, nuovamente, sull’applicazione di principi e sistemi matematici alla progettazione grafica.Attraverso la rivista Werk egli sottolinea fermamente

Grafica svizzera

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come il graphic design non avesse nulla a che fare con l’arte, ma che, al tempo stesso, esso traesse beneficio certamente, dalla rigorosa disciplina dell’Arte Concreta. La diffusione di tali idee attraverso la rivista, diede vita alla neue Grafik, una “nuova grafica” essenzialmente fondata sull’idea che la forma debba scaturire da un sistema, ovvero da una visione razionale e calcolata delle relazioni che intercorrono tra progettisti della comunicazione.L’operare di Gerstner si fonda su una serie di dichiarazioni teoriche e programmi pratici, sintetizzati nel primo studio completo della storia e delle motivazioni del Movimento Moderno nel graphic design (“Die neue Graphik”, “Programme entwerfen”, “Compendium fur Alphabeten”).

Josef Muller-BrockmannGraphic designer, fotografo ed editore. Progetta una serie di poster nei primi anni ’50 per il Zurich Tonhalle, nei quali è descritta la nascita e lo sviluppo del “Konstruktive Grafik”.Nel 1958 da vita alla rivista Neue Grafik insieme a Lohse, Vivarelli e Neuburg, nella quale trova espressione il suo metodo progettuale, basato sulla necessità di una chiarezza quantificabile sia in fase di progettazione, sia all’interno del progetto, capace di garantire l’equilibrio e la tensione formale e compositiva dello stesso.

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La grafica svizzera tra gli anni ‘60, ‘70 e ‘80Agli inizi degli anni Sessanta in Europa la grafica editoriale più all’avanguardia proveniva, ancora una volta, dalle scuole svizzere, e si esprimeva principalmente nelle riviste d’arte, di cultura e di architettura. La rigida e rigorosa impostazione grafica svizzera entra a contatto, in quegli anni, con l’eccletismo americano, dando vita, così, ad un nuovo stile e linguaggio grafico.Negli anni Settanta e Ottanta lo stile svizzero, erede del modernismo europeo estremamente rigido e controllato, rappresentava, ancora, lo stereotipo del graphic design. Elaborato e raffinato, fu consolidato ed esportato come stile internazionale dalle scuole di Basilea e Zurigo in tutto il mondo.La nuova generazione di brillanti designers di quegli anni, dalla quale spicca la figura di Wolfgang Weingart, si formò su tale cultura progettuale, reinterpretandola e riadattandola al loro metodo progettuale, in un’ottica di maggiore sperimentalismo ed innovazione.

Wolfgang WeingartAllievo di Armin Hofmann e Emil Ruder a Basilea, la sua ricerca nel campo della grafica si è inizialmente incentrata sul tentativo di rinnovare la tradizione modernista, attraverso l’abbandono dei dogmi e delle ideologie grafiche passate, aprendo, così le porte ad una maggiore sperimentazione tecnica e progettuale.Esponente del postmodernismo inquieto ed empirico, egli muove la grafica verso un linguaggio articolato, complesso, dinamico e multiforme, frutto della sovrapposizione e contaminazione di immagini e di elementi tipografici.

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intégral concept

Irb montreal

Irb paris Irb zurich

Irb marseille

Irb baden

ruedi baur

ruedi baur

Irb berlin

Irb milan

laboratoire Irb

ruedi baur

lars müller

et associés

philippe delis

florence lipsky

pascal rollet

laurent malone

giulio

e valerio vinaccia

jean beaudoin

sébastien thiery

hans höger

christine breton

denis coueignoux

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La rete di studi associati Intégral Concept nasce nel 1989 da un’idea di Ruedi Baur, Philippe Délis e Pippo Lionni.Ad oggi comprende numerosi studi: Intégral Jean Beaudoin, Montreal; Intégral Philippe Délis, Parigi, Casablanca; Intégral Florence Lipsky e Pascal Rollet, Parigi; Intégral Laurent Malone, Marsiglia; Intégral Lars Müller, Baden; Intégral Giulio e Valerio Vinaccia, Milano; e naturalmente Intégral Ruedi Baur, presente a Parigi, Zurigo e Berlino.La rete di studi è supportata da alcune figure indipendenti, in particolare Christine Breton, Hans Höger e Sébastien Thiery.Gli studi dell’Intégral Concept sono noti per essere in grado di sviluppare progetti bi e tridimensionali nelle più diverse aree del design: programmi d’identità visuale, sistemi di orientamento e d’informazione, segnaletica, esposizioni e design urbano.Essa è supportata, inoltre, dal Laboratorio Irb, una piccola organizzazione formata con Denis Coueignoux nel 2008 al fine di affrontare con maggiore precisione i concorsi e i progetti che richiedono un grande investimento di forze e risorse nella sperimentazione.Questa piccola e flessibile organizzazione supporta caso per caso i tre studi a Parigi, Zurigo e Berlino durante le fasi di analisi e progettazione.Diretto da Ruedi Baur e Denis Coueignoux il Laboratorio Irb ha lavorato con numerosi professionisti, tra cui negli ultimi due anni Marion Arnoux, Olivier Duzelier, Marine Nyiri, Hiroyuki Tsukamoto e David Thoumazeau.

È evidente come i progetti realizzati dagli studi dell’Intègral Concept non nascano solo dal pensiero di Ruedi Baur, ma anche e soprattutto da un’equipe eterogenea ed interdisciplinare, in grado di collaborarecon lui al fine di affrontare qualsiasi problema progettuale a 360 gradi.La collaborazione in fase di progetto non avviene solo

Associés

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fra componenti di una stessa equipe ma anche tra progettisti appartenenti a studi differenti, ciascuno dei quali mette in campo le competenze e le conoscenze maturate durante la propria esperienza lavorativa.Le equipe sono, infatti, solitamente composte da graphic designers, architetti, urbanisti, scenografi, esperti di segnaletica e d’identità visuale; impegnati a collaborare tra di loro con l’obiettivo di individuare soluzioni comunicative funzionali ed integrate in risposta ai problemi progettuali.

Tra i numerosi associati e collaboratori che operano all’interno della rete di studi “Intégral Concept” spiccano alcune figure di particolare interesse, degne di essere menzionate.Axel Steiberger, nato a Monaco di Baviera nel 1968 e diplomatosi in architetura e urbanistica presso l’Università di Stoccarda nel 1998, entra a far parte della rete di studi “Intégral Concept” nel 1999, iniziando a collaborare per gli studi di Ruedi Baur e associati e di Philippe Delis. Nel 2002 istituisce, insieme a Ruedi Baur lo studio Intégral Zurigo, di cui diventa azionista e direttore.Denis Coueignoux, nata a Parigi nel 1963 e diplomatasi all’École des Beaux-Arts di Saint-Étienne nel 1984, effettua un apprendistato tra il 1985 e il 1989 all’interno della società BBV guidata da Ruedi Baur.Nel 1993 diventa associata e collaboratrice permanente dello studio Intégral Ruedi Baur et associés. Dal 2007 è co-fondatrice e co-amministratrice, insieme a Ruedi Baur, del Laboratorio Irb con sede a Parigi.Sébastien Thiery, nato nel 1975 e dottore in scienze politiche presso l’Univerità Panthéon-Sorbonne di Parigi, è stretto collaboratore di Ruedi Baur da più di dieci anni. Professionista di fama internazionale, nel 2004 diventa ricercatore associato presso l’istituto Design2context a Zurigo. Nel 2008 entra a far parte dello studio Intégral Ruedi Baur e associés con la carica di designer e project manager.

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Il metodo progettuale di Ruedi Baur è frutto della cultura della progettazione postmoderna, caratterizzata da un design flessibile, mutante, cinetico ed adattabile al contesto, non imposto dall’alto ma costruito nella realtà, tenendo conto delle differenze e valorizzandole all’interno del progetto.Questo tipo di atteggiamento aperto, che si declina nelle diverse fasi di sviluppo di un progetto (concept, processo, realizzazione, interpretazione) prende il nome di “design integrato” o “design democratico”, in quanto basato sull’idea che si debba progettare il processo in modo interattivo, coniugando il punto di vista del progettista con quello del potenziale fruitore, adattando le soluzioni progettuali al contesto territoriale e culturale di riferimento, dando così vita ad un progetto reattivo, morbido, sensibile, relazionale ed interagente.Si parla, quindi, di progetto aperto, poiché capace di costruire un campo molteplice di possibilità, che possono suscitare interpretazioni differenti nell’utente, il quale partecipa in modo attivo arricchendo il progetto di significati nuovi.Il design aperto e metamorfico, frutto della realtà cinetica ed in continua trasformazione in cui viviamo, apre le porte ai valori della complessità e della diversità, “Una volta che si sono fissati gli elementi base e si sono programmate le trasformazioni, l’apertura non risiede nell’elemento più riuscito ma nella compresenza di tutti gli elementi concepibili. Se si entra nella danza del provvisorio e del relativo, si accumula un’informazione che non è identificabile ad un unico significato, ma alla totalità di significati possibili. Non riceverete un messaggio, ma la possibilità di numerosi messaggi compresenti”. (Umberto Eco, 1961)

Metodo progettuale

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C’era un mondo nel quale le differenze accadevano naturalmente. La mancanza di informazione, le difficoltà di accesso, i motivi economici, politici, religiosi e culturali creavano automaticamente diversità profonde. Quel tempo è finito per sempre.Né il protezionismo o altre aberrazioni nazionaliste, né le reminiscenze religiose, né la tutela delle tradizioni potranno contribuire alla creazione di naturali differenze in uno spazio di interferenza continua. In questo mondo ormai irreparabilmente globale la differenza può risultare solo da un atto volontario: un atto di design, in un certo senso. Ma il termine “design” non è anche l’espressione dell’uniforimità visiva contemporanea? Quali approcci deve sviluppare questa disciplina per sfuggire alle soluzioni intercambiabili della cultura della decontestualizzazione che ancora la caratterizza?(Ruedi Baur)

Leggendo le parole di Ruedi Baur si nota, immediatamente, come esse celino tra le righe il concetto di Intégral, non solo fondamento della sua poetica e del suo metodo progettuale, ma anche termine con il quale egli identifica la rete di studi associati da lui creata.Tale duplice definizione del termine non è certo casuale; essa rientra, infatti, nell’ottica di Ruedi Baur, secondo la quale l’integrazione di saperi, conoscenze e competenze è fondamentale sia in fase di progettazione sia in fase di collaborazione tra professionisti. In un’ottica progettuale il concetto di Intégral ricorre in tutte le fasi di sviluppo del progetto: concept, analisi e processo, realizzazione, interazione con i potenziali fruitori. L’integrazione di segni e strutture tratte dalla realtà, il confronto continuo con il contesto territoriale, culturale e sociale, la valorizzazione delle differenze all’interno di un sistema strutturato, passano attraverso l’applicazione di sette principi progettuali, ritenuti da Ruedi Baur fondamentali per una corretta progettazione.

Intégral Concept

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I principi progettuali di cui Baur parla sono anticiper, inscrire, questionner, orienter, distinguer, irriter e traduire. La loro applicazione e il loro utilizzo è finalizzato alla previsione delle potenziali trasformazioni legate al progetto e delle possibili interazioni con gli utenti, nell’ambito di un progetto aperto, dinamico e continuamente implementabile ed integrabile.In un’ottica di collaborazione, il concetto di Intégral trova esemplificazione nella messa in gioco di conoscenze, competenze ed esperienze progettuali differenti, maturate sia dai singoli progettisti sia dalle equipe di lavoro, favorendo, così, la nascita di progetti complessi e totali.

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Una buona progettazione parte necessariamente dall’individuazione e dalla definizione delle problematiche e delle esigenze avanzate dalle committenze. É compito del designer, quindi, individuare delle soluzioni progettuali a tali richieste anticipando le conseguenze sociali, culturali ed ecologiche del proprio progettare, tenendo in considerazione le trasformazioni generate dall’attività di progetto.In questo senso, anticipare significa essere in grado di prevedere il futuro, le conseguenze del proprio operato e le possibili implicazioni legate alla realizzazione del progetto, prefigurare un mondo a venire, confrontarsi con lo spazio e il tempo, con il contesto di riferimento e con tutte le conseguenze che ciò implica.Tutto questo necessita di una certa flessibilità del progettista, il quale ha il compito di integrare le limitazioni e le problematiche legate all’attività di progetto, traendo ispirazione da esse.Progettare tenendo in considerazione tali restrizioni significa progettare in modo integrato con la realtà, prevenendo i tardivi e cattivi compromessi di un’idea sviluppata in modo isolato da ogni considerazione del reale problema.La progettazione integrata prevede, quindi, la collaborazione tra progettisti e la condivisione delle responsabilità, la capacità di ascoltare e di calarsi nelle problematiche, la comunicazione e l’assunzione di eventuali cambiamenti, al fine di definire una proposta progettuale comune.

Anticiper

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Il termine francese “Inscrire” assume in italiano due significati differenti, quello di inscrizione e quello di iscrizione. Entrambe le definizioni, pur avendo implicazioni differenti, fanno riferimento al concetto di traccia, intesa come segno della realtà, la comprensione della quale richiede una forte capacità di monitoraggio e d’interpretazione.L’obiettivo del progettista sta, dunque, nel leggere e decodificare le tracce della realtà, per poterle inscrivere correttamente all’interno del progetto, attuando, in questo modo, il meccanismo della trasformazione, della reinterpretazione del passato e dell’esistente in qualcosa di futuro e potenziale, capace di distinguersi e rendersi particolare, nel panorama visivo globale, attraverso l’aumento ed il potenziamento della propria complessità espressiva.Così facendo il progetto “inscritto” si lega alla realtà, dando vita ad un segno contemporaneo unico e non riproducibile all’infuori del contesto di riferimento che lo ha generato.

Inscrire

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Una parte essenziale del processo di design sta nel “rimettere in discussione le domande”, ovvero i dubbi e le questioni insolute necessariamente legate alla creazione e alla progettazione di sistemi comunicativi.Porsi delle domande, interrogarsi sulle possibili soluzioni ai problemi progettuali sono parte integrante del processo creativo, che può portare alla crescita e allo sviluppo del progetto, all’individuazione di soluzioni e alternative valide, evitando così qualsiasi tipo di approccio frettoloso ed avventato.Il chiedersi e l’indagare costituiscono una sorta di peregrinazione, sia mentale che fisica, aperta alla riflessione e finalizzata all’individuazione di un punto di vista differente, attraverso il quale è possibile approcciarsi con occhi nuovi al problema.Il domandarsi può, quindi, favorire i cambiamenti progettuali, aiutarci quando siamo persi, riorientarci verso i nostri obiettivi, indirizzarci a cambiare metodo, farci riconoscere i nostri errori ed accettare le trasformazioni legate al nostro fare progettuale.Il concetto di questionner può essere applicato non solo al nostro metodo di approccio al progetto, ma anche all’analisi del contesto entro il quale ci troviamo ad operare, aiutandoci, così, a mettere in discussione i modelli, ad esaminare le specificità, gli usi e costumi, le regole, il processo, il nostro ruolo all’interno del progetto e le possibili trasformazioni legate ad esso.

Questionner

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Orientarsi all’interno di un contesto territoriale significa attuare un processo di individuazione fisica del singolo e della collettività, l’unione dei quali da vita ad una composizione totale capace di calarsi nel tempo e nello spazio e di relazionarsi in modo incrociato con verticalità ed orizzontalità.L’orientamento all’interno di contesti territoriali necessita della capacità di interpretare i segnali naturali ed artificiali, attraverso i quali i sistemi orientativi comunicano con i singoli individui, i quali sono a loro volta chiamati a riconoscere gli spazi, ad individuare e calcolare le distanze e a trovare la propria strada in tempo, mediante sistemi di tracce.Tali sistemi nascono dallo stretto legame tra il mondo reale ed il mondo virtuale; essi costituiscono, infatti, delle rappresentazioni formali e discrete della realtà, capaci di interagire con i gruppi dinamici e di rendersi comprensibili ed utilizzabili.

Orienter

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Il termine “distinguer” si lega, necessariamente ai concetti di “immagine coordinata” e “brand”.A differenza di questi ultimi, però, il principio della distinzione apre le strade ad un nuovo modo di progettare l’identità, basato sull’indagine del contesto e della “corporate” di riferimento al fine di individuarne le caratteristiche principali, capaci di renderla immediatamente riconoscibile ed identificabile.In questo senso distinguere significa identificare attraverso le differenze, riflettere la realtà, rendere singolare enfatizzando le particolarità che altri non possono possedere, rinforzare la distinzione nella rappresentazione grafica, la quale diventa emblema ed immagine di un luogo o di un’istituzione. Rendere singolare, riconoscibile e comprensibile l’identità di un territorio o di un ente vuol dire identificare gli elementi esistenti che lo caratterizzano, rendere comprensibili gli emittenti e i significati dei messaggi comunicativi emessi, comprendere l’anima dei luoghi e delle corporazioni.

Distinguer

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Progettare in modo corretto significa, anche, produrre una comunicazione irritante.Contrariamente al senso comune, che da a tale termine un significato negativo, in fase di progettazione un approccio irritante può apportare numerosi contributi positivi. L’irritazione è uno stimolo esterno, sintomo di un conflitto represso dal sistema, che produce una risposta attiva, spingendoci a cambiare atteggiamento, a muoverci, a cercare nuove soluzioni progettuali, a riconsiderare le problematiche con una nuova energia e con un metodo specifico per ogni situazione, a eliminare le proposizioni intercambiabili e decontestualizzate, evitando gli automatismi ed i trasferimenti di conoscenze e di competenze senza un reale confronto con il contesto di riferimento.

Irriter

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Tradurre un testo in una lingua differente da quella originaria genera sempre delle problematiche, legate all’impossibilità di riscrivere un messaggio in modo perfetto, mantenendone la stessa forma e lo stesso identico significato.Le discrepanze tra lingue generano, necessariamente, tensione, aprono le porte ad un mondo in cui le differenze sono riconosciute come un partimonio da conservare, nell’ambito di una società sempre più cosmopolita e multilinguistica che si oppone alla semplificazione e alla decontestualizzazione.In quest’ottica tradurre diventa un’esperienza multisensoriale, che ci consente di trasferire una parola, un pensiero, una sensazione, un colore o un’immagine da un posto ad un altro.Un ruolo attivo e considerevole è, dunque, riservato, al graphic designer, il quale ha il compito fondamentale di tradurre i contenuti trasformandoli in forme tipografiche, grafiche o pittogrammatiche, influenzandone, così, la percezione. “Una buona traduzione apporta un contributo critico alla comprensione dell’opera tradotta. Una traduzione orienta sempre il lettore attraverso un certo tipo di interpretazione del testo”. (Umberto Eco)Le discrepanze tra lingue differenti rappresentano la ricchezza di un mondo che si esprime attraverso numerosi sistemi linguistici basati su diversi approcci culturali.

Traduire

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“Il tutto è maggiore della somma delle sue parti”(Aristotele)

I concetti di design integrato e di progetto aperto ricorrono, nuovamente, nella definizione di comunicazione integrata.La dimensione sistemica del design, che ha portato ad un aumento della complessità delle azioni comunicative e del contesto nel quale esse hanno luogo, trova, infatti, espressione nella comunicazione integrata, caratterizzata da sistemi comunicativi complessi, dalla liquidità delle informazioni, dall’assunzione del paradigna della rete, come circuito di azione e di comunicazione principale, e dall’estensione dei processi comunicativi attraverso il ruolo attivo degli utenti finali, che costribuiscono al loro aggiornamento e arricchimento. L’assunzione di un approccio sistemico e della chiave di lettura della complessità consente al progettista di comunicazione contemporaneo di proporsi come responsabile culturale, ecologico, sociale e politico delle trasformazioni legate all’attività di design.Il compito del progettista, nella società odierna globalizzata e convenzionale, è, dunque, quello di progettare la differenza, rendendo il processo singolare ed intrigante agli occhi del fruitore e costantemente implementabile, scongiurando, così, qualsiasi forma di definizione e compimento, che causerebbe l’arresto e il fallimento del progetto aperto.Vincoli e contesti del mondo reale, per opposizione alle utopie realizzate, connessioni razionali, sistemi aperti, collaborazioni tra differenti progettisti, abbandono del design eccessivamente controllato e prescritto, importanza cruciale dei sistemi generativi, connettività, moltiplicazione delle possibili soluzioni ai problemi progettuali trovano, quindi, la massima espressione nella comunicazione integrata contemporanea.

Comunicazione integrata

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03/ Concept

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Il concept di progetto, sviluppato durante il Laboratorio di Sintesi Finale, nasce da un’attenta analisi e riflessione sul concetto di Intégral e sui sette principi progettuali anticiper, inscrire, questionner, orienter, distinguer, irriter, traduire, che costituiscono il fondamento della poetica e del metodo progettuale di Ruedi Baur.Da un’attenta analisi dell’autore e dei progetti da lui realizzati, è emerso, infatti, come l’operato della rete di studi associati si basi sull’integrazione di competenze e conoscenze nei più svariati campi della progettazione visiva, sulla cultura della complessità e sulla logica di sistema; che trovano esplicazione grafica in un linguaggio articolato e molteplice ottenuto mediante la stratificazione e la sovrapposizione di elementi, forme e tipografiedifferenti.I progetti grafici, realizzati per il Laboratorio di Sintesi Finale, si pongono, quindi, l’obiettivo di illustrare graficamente il metodo progettuale di Ruedi Baur e il significato del concetto di Intégral, attraverso la citazione e la rielaborazione di alcuni progetti della rete di studi, considerati esemplificativi della poetica e del linguaggio dell’autore e degli associati.

Concept di progetto

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04/ Percorso

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Il percorso progettuale, condotto durante il Laboratorio di Sintesi Finale, è finalizzato allo studio e alla comprensione del metodo progettuale dell’Intégral Concept; all’individuazione dei linguaggi visivi ricorrenti e caratteristici utilizzati all’interno dei progetti grafici e alla comprensione della logica di sistema e di complessità alla base della poetica di Ruedi Baur.Tale fase di percorso prevede numerose sottofasi, finalizzate alla definizione di un metodo di progetto personale e coerente:• Analisi e ricerca iconografica relativa all’autore e ai suoi progetti;• Brain storming e ricerca di immagini e segni da rielaborare e dai quali trarre ispirazione in fase di progetto;• Progettazione concettuale e ricerca di un linguaggio visivo adatto alla narrazione della poetica dell’autore;• Individuazione di alcune strade di sviluppo dell’idea, visualizzate attraverso appunti visivi e schizzi di progetto;• Elaborazione di soluzioni visive e di uno stile grafico capace di interpretare e rappresentare il liguaggio visivo dell’autore.

Percorso progettuale

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05/ Progetto

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L’attività di progetto del Laboratorio di Sintesi Finale prevede, in seguito alle fasi di analisi e di concept, la realizzazione di un manifesto per la Galleria Anatome Milano in grado di rappresentare graficamente il metodo progettuale di Ruedi Baur e associati, unendo il linguaggio e lo stile tipici dei progetti degli studi Intégral con il nostro modo di interpretare il loro operato.Il manifesto, progettato in formato 70 x 100 cm, è dedicato al concetto di Intégral, fondamento della poetica progettuale di Ruedi Baur, basata su un’attenta analisi e valutazione delle problematiche e sulla messa in gioco di competenze e conoscenze provenienti da discipline differenti, in una logica sistemica.Tutto questo trova un’esplicazione grafica in un linguaggio complesso ed articolato, caratterizzato dall’utilizzo spasmodico di stratificazioni e sovrapposizioni di elementi grafici, che diventano, quindi, metafora della comunicazione integrata.Il manifesto sottolinea tale aspetto giocando con la scritta “Integral”, realizzata con linguaggi grafici differenti, ispirati a quelli utilizzati all’interno dei progetti d’identità visiva e di segnaletica elaborati per il Centre Pompidou, la Cité internationale e il Beaux-arts de Paris.La progettazione integrata, emblema del metodo progettuale di Ruedi Baur, trova, quindi, un’esplicazione grafica nella sovrapposizione e nella molteplicità formale delle scritte, alle quali si accompagna la citazione dei principi progettuali (anticiper, inscrire, questionner, orienter, distinguer, irriter, traduire) tra le informazioni relative alla mostra.Al manifesto si accompagna, inoltre, una serie di cartoline, stilisticamente affini, anch’esse incentrate sui temi della comunicazione integrata e della complessità linguistica, all’interno delle quali il gioco di stratificazioni, sovrapposizioni e trasparenze si esplica nelle singole lettere, che compongono la parola “Integral”.

Manifesto

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Il soggetto grafico del manifesto è costituito, dunque, dalla scritta “Intégral”, la quale, in una sorta di gioco semiotico, rappresenta ed esplica al tempo stesso significato e significante.Dal punto di vista del significato è evidente il rimando alla poetica progettuale di Ruedi Baur, basata sull’Intégral Concept e la necessità, dunque, in fase di progettazione di integrare conoscenze, competenze ed esperienze formative provenienti da figure professionali differenti.Dal punto di vista del significante si è voluto illustrare graficamente ciò che l’Intégral Concept implica in termini di progettazione, dando così vita ad un linguaggio grafico metaforico, che gioca con la stratificazione e la sovrapposizione di elementi differenti, al fine di rappresentare la complessità e la logica di sistema alla base del metodo progettuale di Ruedi Baur.Osservando le immagini a lato è possibile ricostruire la composizione della scritta, protagonista del manifesto dedicato all’autore.Utilizzando linguaggi grafici e tipografici differenti è stato possibile generare, in un gioco di slittamenti, sovrapposizioni e trasparenze, un idioma complesso capace di comunicare e comunicarsi.

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La riflessione condotta in fase di progettazione del manifesto, circa il metodo progettuale integrato di Baur e le sue modalità d’applicazione, ricorre anche all’interno del sedicesimo realizzato per la Galleria Anatome Milano.Il progetto grafico prevede la realizzazione di una pubblicazione di sedici pagine, nel formato utilizzato dalla casa editrice Corraini (17 x 24 cm), in grado di raccontare visivamente i progetti grafici più interessanti realizzati dagli studi Intégral, la filosofia progettuale, il linguaggio e il modo di operare di Ruedi Baur e associati.Il sedicesimo è nuovamente dedicato al concetto di Intègral, raccontato, in questo caso, attraverso sette principi progettuali, definiti da Ruedi Baur, basilari ed indispensabili per una corretta progettazione: anticiper, inscrire, questionner, orienter, distinguer, irriter, traduire.Ciascuno di essi è esplicato graficamente, attraverso la citazione e la rielaborazione di alcuni progetti realizzati dall’Intégral Concept, scelti in quanto esemplificativi del significato concettuale dei principi progettuali.Il sedicesimo ha, quindi, il compito di offrire non solo una descrizione del metodo progettuale di Baur e dei principi alla base di esso, ma anche quello di presentare una panoramica di lavori, particolarmente interessanti ed esemplari della poetica dell’Intégral Concept.

Sedicesimo

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Schede Progetti

Di seguito sono esposti ed illustrati i progetti d’identità visiva e di segnaletica, realizzati dalla rete di studi associati Intégral, oggetto di ricerca, di rielaborazione e reinterpretazione grafica in fase di progetto.

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Progetto effettuato successivamente ad una competizione sul design urbano vinta nel 2005, in collaborazione con Intégral Jean Beaudoin, architetto.Progetto sviluppato da Irb Parigi, Zurigo e Montreal dal 2005 al 2009.

Il Quartier des spectacles, situato nel cuore della città di Montreal, è un complesso culturale in grado di raccogliere più di 80 centri di interesse artistico, promotori di numerose manifestazioni e festival internazionali.L’identità visiva e la segnaletica progettate dagli studi Intégral riflettono la natura complessa ed articolata del distretto, entro il quale si trovano a coesistere numerose attività, dotate ciascuna di una forte autonomia, che le porta, talvolta ad essere in concorrenza tra loro. L’obiettivo di tale progetto è, dunque, quello di sviluppare un sistema d’identificazione e di segnaletica capace di conferire al complesso culturale un carattere coerente e distintivo, nel rispetto delle differenze che lo compongono.L’identità visiva e territoriale che ne deriva è un’identità dinamica, che sfrutta il linguaggio dell’illuminazione per adattarsi ai vari contesti applicativi, ciascuno dei quali può creare differenti declinazioni e variazioni sul tema, consentendo una reale e funzionale leggibilità di ciascuna attività del distretto. Questo processo, oltre a favorire la differenziazione delle singole realtà, è finalizzato all’attuazione di una sincronizzazione, atta a connettere i diversi linguaggi delle aree culturali che compongono il quartiere in un ritmo luminoso integrato. L’identità dinamica del Quartier des spectacles è in grado, inoltre, di trasformarsi in continuazione, adattandosi al contesto territoriale di riferimento e al tempo stesso, in un rapporto bi-direzionale, di generare cambiamenti profondi sulla realtà, dando la meravigliosa opportunità di rinforzare ed implementare l’identità e la credibilità del complesso.

Quartier des spectacles

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Sistema di identificazione visiva per l’École nationale supérieure des beaux-arts di Parigi.Progetto sviluppato da Irb Parigi dal 2006 al 2009.

Il sistema di identificazione visiva, realizzato dallo studio Intégral di Ruedi Baur e associati, per l’École nationale supérieure des Beaux-arts di Parigi si colloca all’interno di una serie di programmi d’identità realizzati per numerose scuole ed istituzioni culturali. Trattandosi di un progetto d’identità destinato ad una scuola d’arte, particolare attenzione è stata rivolta alla questione dell’espressione visiva, per la quale è stata elaborata una famiglia tipografica capace di assumere forme e caratteristiche grafiche molteplici, e alla questione della funzionalità comunicativa del sistema visivo. La disposizione di una particolare famiglia di caratteri, che gioca con le trasparenze e le sovrapposizioni di forme, porta a sperimentare i colori, il trattamento delle immagini, la composizione grafica e la gestione dei contenuti, dando vita, così, ad una struttura grafica dinamica e variabile a seconda delle necessità. Il sistema visivo realizzato per il Beaux-arts di Parigi ha, inoltre, l’obiettivo di analizzare i bisogni e le funzioni specifiche delle istituzioni che compongono il complesso artistico, al fine di individuare gli strumenti capaci di favorire la comunicazione tra amministrazione, professori e studenti.

Beaux-arts de Paris

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Sviluppo di linguaggio visuale in grado di poter essere utilizzato dall’architettura, dalla paesaggistica, dall’interior design, dalla segnaletica e dalla comunicazione.Progetto sviluppato da Irb Zurigo dal 2006.

La rete di studi associati Intégral Concept sviluppa, da sempre, progetti di identità visuale e di segnaletica partendo dalle caratteristiche culturali e territoriali di un luogo. Lo scopo di tale metodo di progettazione è di fare propri i linguaggi visivi tradizionali di un territorio per renderli parte integrante e cardine del progetto grafico stesso. Si tratta di un approccio assolutamente indispensabile, al fine di evitare la terribile standardizzazione dei linguaggi definita “globalizzazione visiva” o “globalizzazione culturale”.Nel caso del progetto grafico realizzato per il Rwanda, l’intenso confronto con la cultura precoloniale e il paesaggio locale hanno permesso di riconoscere l’importanza della “trama” del territorio, inteso come struttura organica portante attorno alla quale si sviluppano e si organizzano i vari elementi costruttivi.È attorno al territorio che si costruisce, quindi, il sistema visivo. I vari elementi, espressione della grafica contemporanea, vanno ad integrarsi con le strutture ancestrali caratteristiche del territorio, creando un sistema visivo complesso ed integrato, abbastanza flessibile da poter essere modificato ed adattato a contesti architettonici e paesaggistici differenti, siano quelli del distretto del centro congressi Kigali e il relativo museo, o l’albergo sulle rive del lago Kivu.“Sono convinto - scrive Ruedi Baur - che oggi sia il design sia l’architettura abbiano una responsabilità culturale ancora maggiore, legata alla necessità di produrre il loco un’espressione contemporanea legata al contesto. Ciò che voglio affermare è che le caratteristiche ancestrali di un territorio possono portare ad un linguaggio grafico contemporaneo, in grado di collocarsi nel territorio in modo coerente ed integrato”.

Hotel Kivu Lake

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Segnaletica per l’expo nazionale svizzero.Progetto sviluppato da Irb Parigi dal 2001 al 2002.

L’Expo.02 di Bienne si colloca nella tradizione centenaria delle esposizioni nazionali svizzere. Il progetto grafico degli studi Intégral, realizzato tenendo conto del contesto architettonico e culturale di riferimento, propone una chiave di lettura nuova, basata su un nuovo linguaggio grafico capace di integrare le informazioni e i sistemi di segnaletica con il carattere effimero e gioioso dell’evento.Da tale riflessione nasce “Maintax”, che giocando con il termine “Syntax” solitamente utilizzato in tutte le comunicazioni dell’expo, ne propone una versione imperfetta, manuale, spontanea, giocosa ed esperienziale.Basato sulla separazione tra informazioni di carattere culturale e informazioni relative all’orientamento spaziale, il linguaggio grafico si presenta ricco di segni “fatti a mano” e di una vasta gamma di frecce e pittogrammi.La segnaletica dell’Expo.02 costituisce, quindi, una costante grafica facilmente identificabile e potenzialmente implementabile, capace di integrarsi con il contesto e il progetto culturale dell’esposizione, sottolineandone e valorizzandone il cosmopolitismo e la pluralità culturale.

Expo.02

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Sistema d’identità visiva e principi grafici per la segnaletica.Progetto sviluppato da Irb Parigi in collaborazione con Irb Zurigo dal 2002 al 2005.

Il sistema d’identità visiva e di segnaletica, progettato dalla rete di studi Intégral per il Köln-Bonn, si basa sul ripensamento e la riformulazione del concetto di aeroporto, non più inteso come semplice spazio funzionale internazionale, ma come crocevia obbligatorio, ponte tra un concreto qui e molti altri possibili luoghi, punto di interazione e di scambio.Il sistema identificativo, che ne deriva, sfrutta il linguaggio grafico della tipografia e dei pittogrammi per creare una struttura visiva coerente, in grado di consentire il riconoscimento di ogni singolo elemento come parte integrante di un linguaggio comune e di rendere immediatamente riconoscibile e distinguibile l’immagine dell’aeroporto.Tale linguaggio visivo è dinamico ed implementabile, coerente e di facile utilizzo, capace di differenziarsi all’interno del sistema e di adattarsi ai vari contesti d’utilizzo, integrandosi con il contesto architettonico e territoriale.

Aeroporto Köln-Bonn

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Sistema d’identità visiva e di segnaletica.Progetto realizzato da Irb Parigi dal 1997 al 1999.

Dopo un quarto di secolo di attività, e due anni di chiusura per ristrutturazione, si è resa necessaria una revisione del linguaggio visivo e dell’identità visuale del Centre Pompidou. Il progetto, affidato allo studio Intégral tra il 1997 e il 1999, la cui direzione artistica e il coordinamento della grafica e del progetto di segnaletica sono stati affidati a Ruedi Baur e a Denis Coueignoux, si basa sulla conservazione di alcuni elementi della grafica originale, come il logo, che simboleggia la facciata dell’edificio, progettato da Jean Widmer, il font CGP realizzato da Hans-Jürg Hunziker, e sul loro arricchimento attraverso l’introduzione di nuovi elementi di identificazione che possono assumere, a seconda dei casi, una maggiore o minore presenza e visibilità. Il progetto grafico, realizzato dallo studio Intégral, prevede un’identità visiva globale, aperta ed adattabile ad ogni situazione, in grado di esprimere le differenze, pur garantendo l’identificazione del centro e dei servizi offerti, aldilà della presenza o meno del logo. La segnaletica, definita da Ruedi Baur “quasi ingombrante”, è complessa e caotica, a rappresentare l’eterogeneità dell’arte e della cultura.La segnaletica realizzata da Ruedi Baur e associati va oltre la semplice funzione d’orientamento, essa, infatti, caratterizza e dota il Centre Pompidou di un’identità multilinguistica e contemporanea.

Centre Pompidou

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Programma d’identità visiva e segnaletica esterna del parco, segnaletica per la Maison internationale.Progetto sviluppato da Irb Parigi dal 2000 al 2004.

Progettata al termine della I Guerra Mondiale, la Cité internationale universitaire di Parigi è il risultato di un atto di pace e di riconciliazione ed il desiderio di scrivere una nuova storia comune senza compromettere l’autonomia di nessuno.Quest’area riunisce edifici ed istituzioni creati e diretti da differenti paesi, altamente autonomi, coordinati da un’istituzione centrale, a capo del complesso dell’area.La struttura organizzativa della Cité traspare anche nel sistema d’identità visiva, realizzato da Ruedi Baur e associati. Il progetto grafico, infatti, non prevede la definizione di un’omogeneità artificiale, bensì contribuisce a mostrare le diverse entità autonome, presenti nell’area, la quale rappresenta unicamente il centro di convergenza di tali istituzioni.Il progetto di segnaletica e d’identità si basa sull’idea di stabilire e definire una tipografia identificativa per enfatizzare la natura internazionale del luogo, simboleggiando il cosmopolitismo e la ricchezza del patrimonio culturale della Citè e favorendo una migliore leggibilità e comprensione della natura dell’area. Tale tipografia nasce, quindi, dall’unione e integrazione di caratteri provenienti da lingue e culture differenti con l’alfabeto romano, legati tra di loro da un rapporto puramente formale. La Cité internationale universitaire è dotata, dunque, di un sistema visivo e segnaletico capace di creare un legame forte con il contesto territoriale e culturale del complesso, sottolineandone, al tempo stesso, l’eterogeneità e la coesione.

Cité internationale

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L’ultima fase di progetto del Laboratorio di Sintesi Finale prevede la realizzazione della comunicazione della mostra, organizzata dalla Galleria Anatome Milano, dedicata all’attività di Ruedi Baur e associati.Tale comunicazione si compone di: un invito alla mostra, una cartella stampa destinata ai giornalisti e uno stendardo da affiggere all’ingresso della mostra.L’obiettivo di progetto prevede la realizzazione di una comunicazione coerente con il linguaggio grafico già adottato per l’elaborazione del manifesto e del sedicesimo, capace di recuperare e rielaborare gli elementi grafici emblematici e di ottenere dalla loro unione e commistione un’immagine nuova, dotata di una maggiore complessità e di un significato diverso. Gli elaborati, di seguito esposti, rappresentano, quindi, la sintesi grafica dell’intera attività di progetto.

Comunicazione mostra

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La comunicazione della mostra prevede la realizzazione di un invito in grado di creare aspettativa ed interesse nel potenziale visitatore e, al tempo stesso, riprendere gli elementi visivi e i linguaggi che caratterizzano l’identità della mostra e dei progetti grafici precedentemente realizzati.L’invito alla mostra, in formato 10 x 15 cm, è spedibile, mediante la relativa busta brandizzata dalla Galleria Anatome Milano, e riporta gli orari, il luogo e la durata della mostra, alcune informazioni su Ruedi Baur e il suo metodo progettuale e naturalmente il marchio della Galleria Anatome Milano.L’invito si presenta a forma di freccia, segno grafico ricorrente nella maggior parte dei progetti di segnaletica e d’identità realizzati dagli studi Intégral, è pieghevole e può essere facilmente chiuso mediante un gioco di tagli e di incastri. Il linguaggio grafico, utilizzato, per la realizzazione dell’invito, nasce dall’unione di elementi grafici tratti dal manifesto, come la scritta “Integral” stratificata e sovrapposta, e dalla copertina del sedicesimo, dalla quale recupera i colori emblematici della progettazione di Baur.

Invito

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La comunicazione della mostra prevede la realizzazione di una cartella stampa, destinata ai giornalisti in visita, in grado di contenere il comunicato stampa della Galleria Anatome a Milano, in formato A4, e il cd contenente le immagini dei progetti esposti.La cartella riporta, naturalmente, il nome dell’autore, le informazioni relative alla mostra e il marchio della Galleria Anatome a Milano, presente, insieme ad altre informazioni, anche sulla carta intestata.La cartella stampa, così come l’invito, recupera gli elementi grafici significativi del manifesto e del sedicesimo: la scritta “Integral” in bianco su fondo a bande colorate.Internamente, la cartella presenta una fustella, decorata con la texture colorata già utilizzata esternamente, che raccoglie il comunicato stampa e la carta intestata della Galleria Anatome a Milano, le informazioni relative alla mostra in bianco su fondo nero e il cd, che raccoglie le immagini dei progetti esposti all’interno della Galleria, anch’esso texturizzato.

Cartella stampa

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La comunicazione della mostra prevede la realizzazione di uno stendardo, da affiggere all’ingresso dell’edificio N del Politecnico, sede ipotetica della Galleria Anatome a Milano. Lo stendardo, in formato 2,5 x 9 metri (stampato per il laboratorio in scala 1:10), riporta l’immagine della mostra e le informazioni relative ad essa, il nome dell’autore e il marchio della Galleria.Come negli altri progetti, anche lo stendardo sintetizza gli elementi grafici principali e significativi del manifesto e del sedicesimo in un linguaggio grafico coerente, riproponendo la scritta “Integral” su fondo a bande colorate.

Stendardo

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06/ Bibliografia

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D. Baroni, M. Vitta, Storia del design grafico, Longanesi editori, IT 2003

Ruedi Baur, 00/00/01 Identité visuelle du Centre Pompidou, Jean-Michel Place Editeur, Cahors 2001

Ruedi Baur, Disorientation / Orientation 1, Lars Müller Publishing, CH, 2008

Ruedi Baur, Disorientation / Orientation 2, Lars Müller Publishing, CH, 2010

Ruedi Baur, Expo. 02 : la signalétique, Jean-Michel Place Editeur, F 2003

Ruedi Baur, Intégral, Lars Müller Publishers, Baden 2010

Ruedi Baur, Intégral Ruedi Baur and Partners, Lars Müller Publishing, GB, F, D 2001

Ruedi Baur, Intégral Ruedi Baur et associés, Pyramyd Éditions, Parigi 2004

Ruedi Baur, Köln Bonn Airport Corporate Design, Jean-Michel Place Editeur, F 2003

Ruedi Baur, La Cinémathèque française, Jean-Michel Place Editeur, F 2006

Ruedi Baur, Lyon : système[s] d’orientation pour la ville et son agglomération, Jean-Michel Place Editeur, F 2001

Ruedi Baur, The World’s Fairest City - Yours and Mine: Features of Urban Living Quality, Lars Müller Publishing, GB, D 2010

Ruedi Baur, Sébastien Thiery, Etat des lieux avant transformation, Jean-Michel Place Editeur, F 2007

Bibliografia

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C. Chiappini, A. Cioffi, Identità cinetiche in «Progetto grafico 9», Anno 4, Numero 9, Dicembre 2006, p. 96

C. Chiappini, S. Sfligiotti, Open Projects, Pyramyd, FR, 2010

Ulrike Felsing, Dynamic Identities in Cultural and Public Context, Lars Müller Publishing, GB 2010

Karl Gerstner, Designing Programmes, Lars Müller Publishers, CH 2009

F. H. K. Henrion, A. Parkin, Design coordination and corporate image, Reinhold Publishing/Studio Vista, NY, London 1967

Richard Hollis, Graphic design: a concise history, Thames & Hudson, London 2001

Lipsky + Rollet architectes, Habiter Danser Penser, Jean-Michel Place Editeur, F, GB 2006

S. Sfligiotti, Multiverso-Icograda Design Week, Torino 2008 in «Progetto grafico 12/13», Anno 6, Numero 12/13, Settembre 2008, p. 258

Studio Total Design, Total 42 years total, Total Identity, NL, 2005

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06/ Sitografia

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http://www.integral.ruedi-baur.eu/

http://www.galerie-anatome.com/site.php?lang=en

http://www.etapes.com/video/ruedi-baur-1-2

http://www.etapes.com/video/ruedi-baur-2-2

http://www.pyramyd-editions.com/etapes/livre/open-projects-des-identites-non-standard#video

http://sdz.aiap.it/notizie/10580

http://www.sistemadesignitalia.it/sdimagazine

http://www.totalidentity.nl/index.cfm/total-identity-en/our-profile/our-story

http://www.centrepompidou.fr/education/ressources/ENS-identite-visuelle/index.html

http://www.quartierdesspectacles.com/

Sitografia

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