Analisi di testo - Ardengo Soffici - Noia

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Un' analisi di testo della poesia "Noia" di Ardengo Soffici, noto scrittore e pittore italiano della scena artistica del '900, tratta dalla sua raccolta di poesie "BÏF§ZF+18 Simultaneità e Chimismi lirici" del 1915.

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Ardengo Soffici, Noia, da Simultaneit. Chimismi lirici, 1915

Una poesia dalle tematiche attuali, una rifessione sulle conseguenze di un modello sociale sempre pi materiale e dinamico limitato per dai propri tempi. Testimone letterario della crisi d' identit del poeta del XX secolo, il cui simbolo pare perdere prestigio. Un semplice gesto di vita quotidiana come la lettura in farmacia dell' etichetta di un medicamento (vv. 1-9) sufficiente ad innescare una complessa riflessione guidata dal forte bagaglio emotivo della persona. Ci porta l' autore ad esprimere i propri ragionamenti su tali frustrazioni senza un vero tentativo d' argomentazione della propria opinione.La perdita d' interesse alla vita (vv. 10-15) pu rappresentare lo sconforto che pi ha spinto il poeta a prendere in mano la penna. Ritiene di non riuscire a trovare un motivo valido a giustificare una speranza di vivere al di fuori delle esperienze e delle sfere della vita comuni all' essere umano (v. 12: le contingenze), indifferentemente dal proprio stato d' animo (v. 11: Nell' assoluto della gioia o dell' alto spleen). La radice del malessere cos profonda da considerare privi di valore persino i tempi e i sentimenti particolari delle varie fasi della vita, analoghe alle sfaccettature di un prisma che suddivide la luce (v.13).Il motivo di tanta amarezza e ingratitudine viene svelato, e risulta ancora pi ovvio e coerente se si tengono a mente le passioni tipiche della corrente futurista note e care a Soffici grazie all' incontro avvenuto nel 1911 con i padri di tale avanguardia storica.L' idea di modernit alla quale aspirano i futuristi risulta estremamente lontana (v. 16 cos come il melodramma di Ramsete II) a quel primo assaggio tecnologico che potevano provare nella propria epoca. Addirittura le citt pi avanzate non riescono di anno in anno a disfarsi della primavera (v.17), antitesi della modernit in quanto simbolo della vita, delle vecchie abitudini e tradizioni. Le innovazioni stesse risaltano la natura (vv. 19-22), i pi rivoluzionari e veloci mezzi di trasporto ricordano l' arrivo della primavera (vv. 23-30; ad es. v. 24: tramways-rondini,v. 25: treni-seminari, v. 26: automobili-burrasche, ecc).Tale ricorrenza di queste impressioni sono particolarmente sgradite (vv. 31-37) perch in contrapposizione all' idea di intensa dinamicit di un' agognata era moderna; l' impossibilit di fermare questo ciclo (v. 35) definisce la vita noiosa a tutti, nonostante la collettivit cerchi di nascondere la verit a s stessa chiudendo tutti gli usci (v.38), celanti in realt le pi comuni immagini quotidiane (vv. 39-41). Davanti a tutto ci il cuore dell' autore rifiuta di continuare ad amare, chiudendosi dall' esterno per poter continuare la propria moratoria di tristezza (vv. 41-43).Il poeta riflette sull' effimerit di tutte quelle piccole cose (vv. 44-52) che riescono a sfuggire al ciclo imbecille (v.47) della vita, siano ad esempio semplici fatti raccontati alla cronaca o timide espressioni di fantasia come le opere dei pasticceri e delle modiste, destinate a scomparire (v. 49).Questa routine in grado di sopraffare ci che diverso spinge a considerare l' universo, simbolo della diversit e della dinamicit, un fantasma fallito (v. 54) rimpiazzabile da uno pi moderno concepito dall' uomo per s stesso (vv. 55-57).Sarebbe infatti preferibile in quanto in una societ cos superficiale vittima dell' orologio che non batte le ore (v.32) il ruolo del poeta minacciato e sminuito. Sebbene in passato fosse stato un simbolo di guida stimato dai pi potenti, nell' epoca moderna quest' ultimo dio (v. 65) si maschera ridimensionandosi alla figura di un semplice clown (vv. 58-67) intento ad intrattenere e non ad esser preso sul serio (v. 67). Si colloca nel mezzo del cammino del ruolo del poeta, nato gloriosamente ma destinato ad estinguersi (vv. 65-66: il filo teso tra il principio e la fine).Questo il presagio pi distruttivo che Soffici intuisce e vuole in qualche modo prevenire incitando i lettori a riconsiderare i valori della poesia.Il testo composto da versi liberi, privi di rime.Gionata Riccabella2J20.11.2013