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1 Riabilitazione della lettura con il “Metodo AbilMente” dagli 8 ai 18 anni Analisi di efficacia ed efficienza Abstract Il presente lavoro è dedicato all’analisi di efficacia di un metodo di riabilitazione per la dislessia evolutiva. Partendo da una breve premessa teorica relativa alla definizione stessa della dislessia e ai modelli cognitivi di riferimento si passa ad analizzare ed esplicitare le caratteristiche fondamentali del tipo di trattamento in oggetto ovvero il “Metodo Abilmente”. Questo lavoro si differenzia dai precedenti lavori già pubblicati relativamente a questa metodologia di intervento per l’ampiezza del campione: 233 dislessici con un età compresa tra gli 8 e i 19 anni e la conseguente possibilità di valutarne l’efficacia in diversi gruppi di età. L’analisi dei dati evidenzia un incremento della velocità di lettura clinicamente significativo in tutte le prove somministrate ed un miglioramento importante dell’indice di correttezza che tende a normalizzarsi, in accordo con i dati in letteratura. Tali miglioramenti tendono ad essere generalizzati ai contesti quotidiani andando ad incidere positivamente sia sull’autonomia nel lavoro scolastico sia, più in generale, sull’approccio alla lettura. Si conferma l’efficacia del metodo, ma soprattutto i dati ottenuti indicano che il trattamento riabilitativo non è efficace solo con i dislessici della scuola primaria e secondaria di primo grado ma anche con i ragazzi delle scuola secondaria di secondo grado. The following work is meant to analyze the efficacy of a treatment method for developmental dyslexia. We will start with some theoretical preliminary remarks to define dyslexia itself, then we will move on to analyze and explain the main characteristics of this type of treatment, i.e. the method "Abilmente”. Our research is different from previous published works for: the amplitude of the studied population: 233 dyslexic students between 8 and 19 years of age and the consequent possibility of estimating its efficacy in different groups of age. Data analysis shows a clinically significant increase in the reading speed in all performed tests. We can also observe an important improvement in the correctness index, which tends to normalization according to the reading data.

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Riabilitazione della lettura con il “Metodo AbilMente”

dagli 8 ai 18 anni

Analisi di efficacia ed efficienza

Abstract

Il presente lavoro è dedicato all’analisi di efficacia di un metodo di riabilitazione per la dislessia

evolutiva.

Partendo da una breve premessa teorica relativa alla definizione stessa della dislessia e ai modelli

cognitivi di riferimento si passa ad analizzare ed esplicitare le caratteristiche fondamentali del tipo di

trattamento in oggetto ovvero il “Metodo Abilmente”.

Questo lavoro si differenzia dai precedenti lavori già pubblicati relativamente a questa metodologia di

intervento per l’ampiezza del campione: 233 dislessici con un età compresa tra gli 8 e i 19 anni e la

conseguente possibilità di valutarne l’efficacia in diversi gruppi di età.

L’analisi dei dati evidenzia un incremento della velocità di lettura clinicamente significativo in tutte le

prove somministrate ed un miglioramento importante dell’indice di correttezza che tende a normalizzarsi,

in accordo con i dati in letteratura.

Tali miglioramenti tendono ad essere generalizzati ai contesti quotidiani andando ad incidere

positivamente sia sull’autonomia nel lavoro scolastico sia, più in generale, sull’approccio alla lettura.

Si conferma l’efficacia del metodo, ma soprattutto i dati ottenuti indicano che il trattamento riabilitativo

non è efficace solo con i dislessici della scuola primaria e secondaria di primo grado ma anche con i

ragazzi delle scuola secondaria di secondo grado.

The following work is meant to analyze the efficacy of a treatment method for developmental dyslexia.

We will start with some theoretical preliminary remarks to define dyslexia itself, then we will move on to

analyze and explain the main characteristics of this type of treatment, i.e. the method "Abilmente”.

Our research is different from previous published works for: the amplitude of the studied population: 233

dyslexic students between 8 and 19 years of age and the consequent possibility of estimating its efficacy

in different groups of age.

Data analysis shows a clinically significant increase in the reading speed in all performed tests.

We can also observe an important improvement in the correctness index, which tends to normalization

according to the reading data.

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In conclusion, we confirm the method efficacy; moreover, obtained data show that the treatment

is effective not only for dyslexic students of primary and secondary school, but also for students of

“highschool."

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1. LA RIABILITAZIONE DELLA DISLESSIA

EVOLUTIVA

1.1 La storia naturale del disturboPer quanto riguarda l’evoluzione naturale delle abilità di lettura nei soggetti dislessici

possiamo trovare diversi studi anche nella letteratura internazionale.

Wimmer e collaboratori (Wimmer, 1993; Wimmer e Goswami, 1994) hanno effettuato

diversi studi confrontando l’evoluzione della lettura in soggetti dislessici con lingua

“trasparente” come l’italiano e in dislessici con lingue “opache” come l’inglese e hanno

rilevato che nelle lingue trasparenti l’accuratezza è un problema minore rispetto alla

velocità, mentre nelle lingue anglofone il problema della correttezza rimane

fondamentale. Sembra, quindi, che nel corso degli anni i dislessici italiani imparano a

leggere correttamente, ma non velocemente.

Recentemente, infatti, Landler, Wimmer e Frith (1997) hanno introdotto il concetto di

“speeed dislexia”, sottolineando che il parametro critico per le lingue non anglofone è

la componente di rapidità della lettura.

Nel panorama della letteratura nazionale si trovano diversi studi che analizzano

l’evoluzione spontanea della lettura in ragazzi con dislessia.

Stella, Faggella e Tressoldi (2001) hanno analizzato un campione di 105 bambini con

diagnosi di disturbo specifico della lettura con un’analisi mista (trasversale­

longitudinale) considerando le prestazioni di lettura di ciascun bambino secondo la

classe frequentata.

I bambini scelti appartenevano ad un livello socio­economico medio­alto e tutti hanno

seguito dei trattamenti riabilitativi presso i servizi di provenienza.

I parametri considerati nella valutazione iniziale dei dislessici sono quelli di velocità,

espressa in sillabe al secondo, e correttezza, sia nella lettura del brano delle prove MT­2

(Cornoldi, Colpo,1998) che nella lista di parole e di non parole della Batteria per la

valutazione della dislessia e della disortografia evolutiva­2 (Sartori, Job, Tressoldi,

2007).

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Nella velocità di lettura del brano, l’incremento medio per classe è pari a 0,27 sill/sec,

con un incremento massimo tra la seconda e la terza classe della scuola primaria (0,52

sill/sec) e un incremento minimo nel passaggio dalla seconda alla terza della scuola

secondaria di primo grado pari a 0,03 sill/sec.

Nella velocità di lettura di parole isolate l’incremento medio è di 0,35 silllabe al

secondo per classe: l’incremento massimo si ha tra la prima e la seconda classe della

scuola secondaria di primo grado (0,4 sill/sec), mentre l’incremento minimo si ha tra la

terza e la quarta della scuola primaria (0,17 sill/sec).

Nella lettura di non parole l’incremento nella velocità di lettura nel passaggio da una

classe all’altra è di circa 0,18 sill/sec; l’incremento massimo si ottiene nel passaggio

dalla quarta alla quinta classe della scuola primaria ed è pari a 0,29 sill/sec, mentre nel

passaggio tra la terza e la quarta la velocità rimane stabile.

Questi dati evidenziano che esiste un miglioramento nella velocità di lettura nei

ragazzini dislessici in un età che va dalla seconda classe della scuola primaria fino alla

terza classe della scuola secondaria di primo grado; tale miglioramento risulta

comunque inferiore a quello dei bambini che non presentano un disturbo della lettura.

Il campione normativo, infatti, registra un incremento medio della velocità di lettura

pari a 0,58 sill/sec nella lettura del brano MT, 0,50 sill/sec nella lettura di parole isolate

e di 0,28 sill/sec nella lettura di non parole.

Nell’analisi della correttezza della lettura i risultati ottenuti evidenziano che la

differenza di prestazione tra i ragazzini con diagnosi di dislessia e il campione

normativo non è significativa in tutte le classi considerate: si assiste ad un progressivo

ridursi della differenza tra le prestazioni dei due gruppi, differenza che si annulla nella

classe quinta della scuola primaria e che rimane non significativa nelle classi

successive.

Questi dati sono in linea con gli studi internazionali che segnalano nelle lingue ad

ortografia trasparente una progressiva normalizzazione del parametro della correttezza.

Il secondo studio di Tressoldi et al. (2001) presenta dati longitudinali su un campione di

38 soggetti dislessici, seguiti dalla seconda classe della scuola primaria alla terza della

scuola secondaria di primo grado. I dislessici considerati in questo studio, durante il

periodo della ricerca, hanno usufruito del sostegno scolastico, e molti di essi sono stati

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sottoposti ad un trattamento generico. I parametri considerati nella valutazioni sono gli

stessi dello studio precedente ed i risultati sono praticamente sovrapponibili.

Entrambi gli studi italiani finora presentati analizzano l’evoluzione dell’abilità di lettura

in un campione di soggetti che hanno avuto a disposizione un progetto e una presa in

carico rispetto alle loro difficoltà. Per studiare l’evoluzione naturale della lettura, senza

nessun intervento, è necessario valutare un campione di tipo trasversale poiché in uno

studio longitudinale sarebbe eticamente scorretto non proporre un trattamento

riabilitativo solo per motivi di ricerca.

Rimanendo nell’ambito della letteratura nazionale riveste notevole importanza lo

studio di Campanini, Battafarano e Iozzino (2010) che studia l’evoluzione naturale

delle abilità di lettura in soggetti dislessici in assenza di trattamento analizzando, infatti,

un campione trasversale.

Il campione è composto da 291 ragazzi dislessici di età compresa tra gli 8 e i 14 anni,

le prove utilizzate per monitorare le abilità di lettura sono le medesime utilizzate nella

ricerca di Stella et al. (2001): prova di lettura di brano MT (Cornoldi, Colpo; 1998)

prova di lettura di parole e di non parole della Batteria per la valutazione della dislessia

e della disortografia evolutiva (Job, Sartori, Tressoldi; 2007). Le prove sono state

somministrate in occasione della valutazione che ha portato alla prima diagnosi di

dislessia e, pertanto, i ragazzi non avevano ricevuto prima di allora interventi specifici

né riabilitativi né scolastici.

I valori relativi alla velocità di lettura del campione di Campanini et al. (2010) sono

sostanzialmente sovrapponibili a quelli ottenuti nella ricerca di Stella et al. (2001):

l’incremento della velocità di lettura di brano è risultato essere di 0,28 sill/sec, il

miglioramento nella lettura di parole è stato di 0,23 mentre per le non parole i valori si

riducono a 0,08 sill/sec.

Nella lettura di brano il gap tra normolettori e dislessici si riduce progressivamente

passando da un rapporto di 3:1 nella seconda classe della scuola primaria a 2:1 nella

terza classe della scuola secondaria di primo grado.

La lettura di liste di parole segue un andamento simile a quello della lettura di brano

con una riduzione del gap tra ragazzi dislessici normolettori; per quanto riguarda la

lista di non parole si osserva un andamento inverso, con un incremento della differenza

tra dislessici e normolettori al progredire della scolarità.

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Relativamente all’analisi dell’evoluzione della correttezza della lettura di brano il

campione di Stella (2001) si differenzia in modo abbastanza importante dal campione

di Campanini (2001), i ragazzi di quest’ultimo gruppo commettono un numero di errori

sensibilmente maggiore in tutte le classi; il numero di errori, inoltre, non tende a

diminuire con il progredire dell’età come nel campione di Stella, ma al contrario tende

ad aumentare fino alla seconda della scuola secondaria di primo grado.

Nella lettura di liste di parole e non parole gli errori tendono a diminuire con il

progredire del livello di scolarizzazione.

I dati proventi da studi italiani sembrano, quindi, confermare l’esistenza di

un’evoluzione spontanea della velocità di lettura anche nei ragazzi dislessici,

evoluzione che, tuttavia, è di molto inferiore a quella dei coetanei normolettori; si

assiste invece ad una normalizzazione del parametro della correttezza ovvero i ragazzi

dislessici commettono gli stessi errori dei loro compagni.

Gli studi presentati prendono in esame un campione di studenti frequentanti la scuola

primaria e la scuola secondaria di primo grado, è, pertanto, legittimo chiedersi come

evolve l’abilità di lettura durante la scuola secondaria.

Per molto tempo si è creduto che il livello di lettura raggiunto a 14 anni potesse

rappresentare il criterio di riferimento per età successive, ipotizzando pertanto

un’evoluzione non significativa nel corso della scuola secondaria di secondo grado.

Nel lavoro di Cornoldi e colleghi (2010) si evidenzia un ulteriore sviluppo nei primi

due anni della scuola superiore, nei normolettori, con un incremento annuo medio di

0,2 sill/sec.

Anche Stella e Tintori (2007) e Judica e De Luca (2005) evidenziano un’evoluzione

della rapidità di lettura nel corso della scuola superiore, con un incremento annuo

inferiore a quello osservato in età precedenti.

Nel 2008 Lami e colleghi hanno seguito in follow up un gruppo di 33 ragazzi dislessici

con diagnosi di dislessia evolutiva. Il gruppo aveva ricevuto una diagnosi all’età

media di 10,2 anni ed è stato rivalutato in età adulta, ad un età media di 19,6 anni

(Lami, Palmieri, Solimendo, Pizzoli, 2008).

L’intero gruppo mostrava ancora delle significative difficoltà rispetto ai coetanei

normolettori, pur evidenziando miglioramenti sia in velocità che in correttezza.

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In questo studio il campione viene diviso in tre fasce di livello: dislessici lievi (tra la

prima e la seconda deviazione standard inferiore), dislessici moderati (tra la seconda e

la terza deviazione standard inferiore), dislessici gravi (al di sotto della terza deviazione

standard inferiore).

Per i gruppi con dislessia lieve e moderata vengono confermati i dati di Stella et al.

(2002) relativi all’evoluzione della velocità di lettura, si registra infatti un incremento

medio della velocità di lettura di 0,20­0,30 sill./sec. ,mentre l’incremento è più modesto

per i dislessici severi nei quali si riscontra un incremento annuo di 0,13 sill./sec.

Stella e Savelli (2011) sottolineano che a fronte di un miglioramento dell’abilità di

lettura non corrisponde una diminuzione delle difficoltà scolastiche dei dislessici che

anzi sembrerebbero aumentare a causa dell’incremento e dell’intensificazione delle

richieste provenienti dalla scuola.

1.2 Il trattamento della dislessia evolutiva

Per i ragazzi dislessici la lettura è un vero problema che appesantisce enormemente il

lavoro scolastico e rischia di compromettere il loro percorso formativo.

Di fronte a questa difficoltà il mondo dei clinici è diviso tra due tipologie di approccio

talvolta in netta contrapposizione.

Un primo approccio propone una compensazione del deficit con ausili esterni: a fronte

di un deficit nella lettura viene proposto l’utilizzo di un sintetizzatore vocale e una

dispensa completa dal compito della lettura.

In questo modo si cerca di ridurre l’impatto del deficit sul rendimento scolastico e

conseguentemente sull’autostima; la metafora più volte proposta per spiegare questo

tipo di approccio è quella del miope che ha bisogno degli occhiali per poter leggere,

così come il ragazzo con disturbo specifico ha bisogno della sintesi vocale per poterlo

fare.

Riflettendo su questo tipo di impostazioni sorgono domande e perplessità, che per

questioni etiche non è possibile analizzare in modo sperimentale: se noi prendessimo

una studente normolettore di 8 anni e gli dicessimo di non leggere più sostituendo la

sua lettura con quella di un adulto o di un programma cosa ne sarebbe delle sue abilità

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di lettura? Verrebbero perse completamente o in parte? Si conserverebbero? Molto

probabilmente non migliorerebbero.

La perplessità è dunque quella che questo approccio possa limitare le capacità di

miglioramento della lettura presenti anche nei soggetti dislessici e che quindi una

lettura lenta e faticosa si possa trasformare, con il tempo, in una lettura lentissima e

faticosissima o nella peggiore delle ipotesi in una non lettura.

Il secondo approccio si focalizza sulla riabilitazione del deficit, sul recupero del

recuperabile, sul miglioramento delle abilità di lettura.

Questo ambito, divenuto recentemente di grande interesse, ha visto negli ultimi anni un

moltiplicarsi di ricerche anche in ambito italiano, obiettivo di tali ricerche è quello di

cercare di individuare le modalità di riabilitazione migliori, che possano garantire agli

utenti un buon livello di efficacia e di efficienza.

In passato sono stati proposti e divulgati diversi approcci che, troppo spesso, sono

mancati di un’analisi sistematica dell’efficacia chiedendo a volte ai ragazzi e alle

famiglie di investire tempo, energie e molto spesso anche denaro in progetti riabilitativi

che non garantivano sempre un livello di efficacia adeguato.

Nell’analizzare e nel proporre trattamenti specifici per migliorare il deficit di lettura è,

ovviamente, fondamentale far riferimento a ricerche realizzate nell’ambito del nostro

sistema linguistico che ha caratteristiche peculiari molto diverse ad esempio da quello

anglosassone e che, pertanto, risulta difficilmente paragonabile e confrontabile nella

sua integrità e complessità.

Negli ultimi sei o sette anni si sono raccolte importanti informazioni in ambito italiano

sia relativamente all’evoluzione spontanea dell’abilità di lettura dei soggetti dislessici

sia relativamente all’efficacia di diversi tipi di trattamenti.

Proprio nell’ambito di questo filone di approfondimento ha avuto inizio nell’anno 2007,

durante il tirocinio della laurea triennale, la ricerca che proporrò in questa tesi, con il

supporto e la consulenza sempre pronta ed efficiente del Prof. Patrizio Emanuele

Tressoldi e con il confronto avuto con tanti colleghi che operano in realtà differenti e

lontane dalla nostra in occasione dei diversi convegni AIRIPA in cui sono stati

presentati i dati parziali di questo lavoro.

La Consensus Conference del 2007 sottolineava la necessità di una “presa in carico”

per i ragazzi con diagnosi di disturbo specifico dell’apprendimento.

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Il progetto di presa in carico veniva intesa “ il processo integrato e continuativo

attraverso cui deve essere garantito il governo coordinato degli interventi per favorire la

riduzione del disturbo, l’inserimento scolastico, sociale e lavorativo dell’individuo,

orientato al più completo sviluppo delle sue potenzialità” (Consensus Conference,

2007).

L’intervento con i bambini dislessici dovrebbe iniziare il più precocemente possibile,

esistono, infatti, in letteratura moltissimi studi che indicano le abilità più prossime alla

lettura come i migliori predittori di un efficace e adeguato apprendimento della letto­

scrittura.

Tra queste abilità troviamo le competenze metafonologiche, quali ad esempio l’analisi e

la sintesi fonologica, il riconoscimento e la scrittura di singoli grafemi.

Interventi efficaci in queste aree ridurrebbero il rischio di disturbo specifico della

lettura e della scrittura (Cavanaugh, Kim, Wanzek, Vaughin, 2004).

Partendo da simili presupposti è chiaro come l’intervento sulla dislessia dovrebbe

iniziare prima ancora che si manifesti, quindi sin dall’ultimo anno della scuola

dell’infanzia sia con un lavoro didattico mirato al potenziamento dei pre­requisiti

dell’apprendimento della letto­scrittura sia con screening sistematici che permettano di

individuare i bambini a rischio consentendo loro di ricevere l’aiuto necessario in tempo

utile.

Esistono numerosissime proposte didattiche e materiali psicopedagogici che possono

essere utilizzati dalle insegnanti e al tempo stesso esistono numerose proposte di

screening alcune di tipo didattico altre di carattere neuropsicologico, tuttavia questa

pratica pedagogica e clinica conosce una limitata applicazione sia all’interno della

scuola dell’infanzia sia nei servizi specialistici.

La diagnosi di dislessia può essere fatta, secondo le norme della Consensus Conference

(2010) a patire dal termine del secondo anno della scuola primaria, tuttavia anche prima

di tale termine è possibile identificare i bambini che incontreranno difficoltà

nell’acquisizione della lettura significativamente maggiori rispetto ai compagni; in

questi casi è possibile porre un dubbio diagnostico (Consensus Conference, 2007), ma

soprattutto è possibile realizzare un intervento di riabilitazione che consenta un miglior

sviluppo delle abilità di lettura.

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All’interno di un più ampio progetto di presa in carico deve attuarsi il progetto

riabilitativo che deve avere obiettivi, tempi e modalità chiaramente definiti.

Secondo Kazdin (1999) un intervento è efficace quando produce un miglioramento

clinicamente significativo cioè quando vengono rispettati i seguenti criteri:

l’abilità oggetto di trattamento migliora più di quanto atteso dal cambiamento

senza trattamento riabilitativo (criterio oggettivo)

questo cambiamento viene valutato positivamente ed è percepito sia dall’utente

sia dai suoi genitori ed insegnanti (criterio clinico) tramite semplice intervista o

risposta a un questionario

il miglioramento è stabile ai controlli di follow up

Purtroppo, ad oggi, esistono pochi studi italiani che consentono di stabilire quali tipi di

trattamento sono maggiormente efficaci, per quali tipologie di disturbo e in quale fase

dello sviluppo.

A partire dal 2000, in Italia, diversi gruppi di ricerca hanno condotto studi sull’analisi

dell’efficacia e dell’efficienza, tali studi sono stati analizzati e confrontati da Tressoldi

e Vio (2011).

La Consensus Conference 2011 sottolinea chiaramente l’impossibilità di generalizzare

le evidenze ottenute in studi sull’efficacia del trattamento riabilitativo condotte in

lingue con ortografie non trasparenti, per questo motivo, infatti, lo studio di Tressoldi e

Vio (2010), che analizza trattamenti condotti solo su soggetti italiani, appare

assolutamente fondamentale.

Ciascun trattamento è stato classificato in base al tipo di modello teorico applicato

secondo quanto dichiarato dagli autori; sono stati individuati cinque tipologie di

trattamento: lessicale e sub lessicale, balance, misto e trattamenti generici.

Il trattamento lessicale e sub lessicale proposto da Tressoldi, Iozzino e Vio (2007) si

pongono come obiettivo la veloce e corretta associazione tra parole (lessicale) e sillabe

(sub lessicale) con le loro corrispondenze fonologiche. Sono stati poi individuati un

gruppo di trattamenti definiti neuropsicologici perché gli autori enfatizzavano

l’importanza di potenziare anche abilità cognitive diverse dalla lettura, quali ad

esempio la memoria verbale e l’attenzione visiva (Benso et al.2008; Mogentale e

Chiesa, 2009). Sotto l’etichetta "balance” sono stati raggruppati i trattamenti condotti

seguendo la procedura indicata da Lorusso et al. (2004), che prevede esercitazioni e

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procedure distinte di esposizione del materiale da leggere a seconda del diverso tipo di

dislessia classificate, secondo procedure proprie, come percettive, linguistiche o miste.

Nel gruppo dei trattamenti misti sono stati inseriti tutti i trattamenti che prevedevano

esercizi su aspetti fonologici, lessicali e sub lessicali e nei trattamenti generici gli

interventi che prevedevano esercitazioni non riconducibili a modelli teorici conosciuti.

Relativamente al miglioramento della velocità di lettura di brano tutti i trattamenti si

sono rilevati efficaci in quanto producono un miglioramento attorno a 0,42 sill/sec,

mentre relativamente alla velocità di lettura di parole e non parole si evidenzia un

cambiamento quasi doppio indotto dai trattamenti sub lessicali e neuropsicologici.

I trattamenti sub lessicali e neuropsicologici sembrerebbero dunque quelli più efficaci

nel modificare la velocità di lettura.

Confrontando le quattro categorie secondo il parametro dell’ “efficienza”, che

corrisponde ai cambiamenti di velocità in unità di tempo, si evidenza un efficienza

inferiore nei trattamenti neuropsicologici rispetto alle altre tre categorie ed i trattamenti,

sono, infatti molto più lunghi con una media di 56,8 ore confrontate con la 14,6 dei

trattamenti lessicali.

Molti studi e la stessa Consensus Conference (2010) sottolineano l’importanza di un

intervento precoce o meglio ancora di un intervento di tipo preventivo, tuttavia vari

studi evidenziano che anche trattamenti con ragazzi più grandi possono produrre esiti

significativi.

Da contributi raccolti da diversi ricercatori (Tressoldi, Lonciari, Vio 2000; Judica et al.

2002, Tressoldi et al. 2003; Facoetti et al. 2003; Lorusso, Facoetti e Molteni 2004;

Riccardi Ripamonti, Truzoli, Selvatico 2004; Lorusso et al. 2005; Vio, Mattiuzzo 2005;

Lorusso et al. 2004; Allamndri et al. 2007; Tressoldi, Iozzino, Vio, 2007) sembra

emergere che i trattamenti maggiormente efficaci sono quelli che inizialmente puntano

a raggiungere la massima correttezza senza enfatizzare la velocità, proponendo subito

solo in una seconda fase esercizi per l’automatizzazione del riconoscimento di sillabe e

parole, meglio se utilizzando brani con software specifici.

Si è osservato che i trattamenti maggiormente efficaci, avevano una durata di circa 15

incontri distribuiti nell’arco di due mesi; i trattamenti presentati erano sia di tipo

domiciliare che ambulatoriale.

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Da questi studi si evince che l’età non è un fattore penalizzante e che importanti

miglioramenti si possono ottenere anche durante la scuola media, diversamente da

quanto si credeva fino a poco tempo fa e, cioè, che un miglioramento significativo era

possibile solo entro i 9 anni, età oltre la quale non veniva proposto nessun trattamento

riabilitativo.

Solo nello studio di Allamandri e colleghi (2007), era presente un piccolo campione

delle scuole superiori che indicava la possibilità di un significativo miglioramento

anche in quella fascia di età. Nel 2007 avevo personalmente collaborato allo studio

multicentrico proposto dal Prof. Tressoldi che è stato oggetto dell’articolo sopracitato,

fornendo i dati relativi all’efficacia del trattamento con i ragazzi della scuola secondaria

di secondo grado con l’impostazione riabilitativa che da allora abbiamo iniziato a

chiamare “Metodo Abilmente”.

Tutti gli studi hanno rilevato ampie differenze individuali in risposta a tutti i tipi di

trattamento, tuttavia si riuscivano ad ottenere cambiamenti clinicamente significativi in

tutti i soggetti. La maggior parte dei ragazzi trattati riusciva a raggiungere un livello

normale di accuratezza e un miglioramento importante nella rapidità che, tuttavia, non

li porta mai al livello di lettura dei loro coetanei.

1.3 Il “Metodo Abilmente”

Obiettivo del seguente paragrafo è la definizione delle caratteristiche peculiari di questo

metodo.

Nell’ applicare e via via definire sempre meglio questa modalità di intervento la prima

grossa difficoltà è stata quella di conciliare aspetti e riflessioni apparentemente in

contraddizione tra loro, infatti, il lavoro quotidiano con i ragazzi dislessici ci insegna

due cose fondamentali: ogni ragazzo porta con sé caratteristiche peculiari e specifiche

sia rispetto al proprio temperamento caratteriale e al proprio vissuto sia rispetto alle

interpretazioni e spiegazioni che ha cercato di elaborare rispetto alla sua difficoltà;

inoltre anche a livello più tecnico le differenze rispetto alla modalità di lettura di due

soggetti che hanno prestazioni quantitative simili, stessa rapidità e stessa correttezza,

sono enormi; da questa riflessione dovrebbe scaturire la necessità di un percorso di

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trattamento individualizzato che tenga conto non solo della difficoltà di lettura ma di

altre numerose variabili

Un approccio “scientifico” al nostro lavoro sembrerebbe imporci la necessità di

proporre percorsi maggiormente standardizzati, replicabili e che siano ovviamente

efficaci.

Il far riferimento all’approccio neuropsicologico ci aiuta a conciliare questi aspetti,

caratteristica fondamentale di questo approccio è, infatti, il fatto che ogni processo

cognitivo complesso viene analizzato e scomposto in tante piccole parti che possono

essere selettivamente compromesse e che devono, quindi, essere potenziate e riabilitate.

La lettura è un processo cognitivo complesso e come tale può essere deficitario in una

sola delle sue parti.

Nella pratica clinica queste riflessioni si traducono nell’idea che per poter impostare un

trattamento riabilitativo è fondamentale una valutazione approfondita della competenza

di lettura, che ci sappia indicare quale sottocomponente di questo processo cognitivo

complesso è deficitaria per poter, su di essa, focalizzare l’intervento riabilitativo

specifico.

Inoltre, sappiamo che non si può dimenticare una valutazione complessiva del ragazzo

dislessico sia delle sue competenze scolastiche e cognitive sia degli aspetti più

prettamente emotivi e motivazionali, poiché queste variabili giocano un ruolo

determinante nel suo approccio al lavoro riabilitativo.

Un percorso riabilitativo che poggia su questi presupposti sembra rispettare la necessità

di un individualizzazione del percorso senza rinunciare alla sua scientificità è un

percorso replicabile e la sua efficacia può essere valutata e verificata.

Questa modalità tiene conto dei diversi modelli cognitivi di interpretazione della

lettura, non ne sceglie uno, ma predilige un approccio integrato, dove la valutazione del

singolo soggetto può aiutarci ad individuare quale processo in quel singolo caso appare

essere quello maggiormente deficitario, e necessita pertanto un intervento specifico.

Dall’approccio neuropsicologico di Lurija sicuramente viene ripresa l’analisi da lui

condotta sul processo della lettura, tutte le teorie vengono tenute in considerazione

come possibili modelli esplicativi delle difficoltà osservate.

Un’efficace presa in carico riabilitativa poggia, quindi, le proprie basi in un attento e

dettagliato percorso di valutazione, percorso che ponga in evidenza non solo un’analisi

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quantitativa della prestazione (correttezza e rapidità della lettura), ma anche un’analisi

approfondita della modalità di lettura, dei pre­requisiti, della comprensione del testo,

dell’efficienza globale in ambito scolastico e degli aspetti emotivo motivazionali.

La valutazione inizia con il colloquio anamnestico, durante il quale è importante

cercare di comprendere l’impatto che il deficit di lettura ha nelle attività della vita

quotidiana: è importante analizzare non solo il livello di autonomia raggiunto dal

ragazzo nello svolgimento dei compiti e nello studio, ma anche come affronta compiti

quotidiani che implicano l’abilità di lettura compiti che spaziano dalla semplice lettura

di un menù, alla lettura di testi sacri in chiesa, dalla lettura di istruzioni e ricette

all’utilizzo della posta elettronica e di internet.

L’atteggiamento, le aspettative e l’interpretazione che i genitori, gli insegnanti e il

ragazzo stesso danno di questa difficoltà sono elementi importanti che possono favorire

od ostacolare il raggiungimento degli obiettivi riabilitativi e che pertanto sono

meritevoli di attenzione sia in fase diagnostica che in fase riabilitativa.

Da quanto detto si evince che il trattamento della lettura è solo una parte della presa in

carico più globale che deve essere garantita ai ragazzi dislessici, è tuttavia una parte

fondamentale e di importanza cruciale.

Molti fattori contribuiscono al successo di una buon trattamento riabilitativo: in primis

la durata dello sforzo e la sua sistematicità, caratteristica fondamentale in quanto molti

studi hanno mostrato che la plasticità cerebrale è massimizzata dalla ripetizione intensa

di uno stesso compito, inframmezzata da periodi di sonno.

Tuttavia, è fondamentale che il trattamento susciti nel bambino attenzione e piacere:

infatti, vigilanza e ricompensa modulano l’apprendimento. E’ importante sottolineare

che allo sforzo e all’impegno profuso dal bambino nel setting riabilitativo dovrebbe

corrispondere una forma di gratificazione e che la seduta stessa sia organizzata in modo

da essere piacevole e il più possibile interessante.

Obiettivo fondamentale del riabilitatore deve essere quello di individuare e lavorare

nella “zona di sviluppo prossimale”. Con questo termine lo psicologo russo Lev

Vigotskij indica un livello della disciplina che intendiamo insegnare in cui

l’apprendimento è massimo, perché il lavoro proposto è sufficientemente difficile da

suscitare l’interesse del bambino, ma abbastanza facile da evitare di scoraggiarlo.

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Chiaramente quest’area cambia nel corso dell’apprendimento e lo specialista deve

seguire tale modificazione.

Questo fondamentale principio deve, ovviamente, essere applicato in ambito scolastico

ed è per questo che si rende fondamentale una collaborazione tra scuola e specialisti:

per riuscire a mettere il ragazzo dislessico in una condizione di giusta sfida di

apprendimento, evitando di porlo di fronte sia a richieste troppo difficili sia a richieste

troppo facili. Nel primo caso il ragazzo, posto di fronte ad un compito percepito come

troppo complesso, si scoraggerà e non si metterà all’inseguimento di un obiettivo

irraggiungibile, nel secondo caso, quando il compito è banale, le risorse non vengono

attivate e la motivazione scema.

E’, pertanto, evidente che un’efficace presa in carico inizia con una buona valutazione

clinica che si realizza oltre che attraverso il colloquio con ragazzo e genitori anche

attraverso la somministrazione di strumenti con adeguate norme di riferimento e

proprietà psicometriche; tale percorso diagnostico comprende l’approfondimento delle

competenze cognitive attraverso la somministrazione della WISC III e una valutazione

di primo livello delle abilità scolastiche, con un successivo approfondimento di secondo

livello relativo alle difficoltà emerse.

Ai fini del presente lavoro verranno analizzate in modo approfondito solo le difficoltà

di lettura che vengono analizzate attraverso la somministrazione delle prove di lettura

di parole e di non­parole (prova 2 e prova 3 della Batteria per la valutazione della

dislessia disortografia evolutiva 2; Job, Sartori & Tressoldi, 2007) e la prova di lettura

di brano, utilizzando le prove MT per gli studenti della scuola primaria e della scuola

secondaria di primo e secondo grado (Cornoldi & Colpo, 1998,1995; Cornoldi et al.

2010); dalla terza superiore in poi è stata utilizzata la “Prova di velocità di lettura di

brani per la scuola media superiore ­ Fondazione Santa Lucia” (Judica & De Luca;

2005).

A fronte di una lettura che si colloca in una fascia di prestazione patologica (al di sotto

delle 2 deviazioni standard o al di sotto del 5° percentile) vengono valutate le

componenti cognitive implicate in tale processo:

discriminazione visiva

ricerca visiva

competenze metafonologiche

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velocità di recupero lessicale

memoria a breve termine

accesso fonologico alla lettura

accesso lessicale alla lettura

Inoltre, vengono sempre proposte prove per analizzare la comprensione del testo su

lettura autonoma; in presenza di difficoltà importanti si somministrano prove da ascolto

nel tentativo di definire se esistono vere e proprie difficoltà di comprensione, oppure, se

le difficoltà riscontrate sono diretta conseguenza della difficoltà di decodifica. Quando

sembra verificata quest’ultima ipotesi, al termine del trattamento per la lettura, si

rivaluta anche la comprensione in quanto, se l’ipotesi formulata è corretta, si dovrebbe

verificare un miglioramento di tale competenza anche in assenza di un lavoro specifico.

In base all’età del ragazzo si valuta l’opportunità di approfondire le abilità di studio e

le competenze metacognitive.

In considerazione dello stretto legame tra competenze di lettura e di scrittura viene

sempre analizzato anche quest’ambito, che può essere diversamente approfondito in

riferimento al singolo caso.

L’approfondimento degli aspetti emotivi e motivazionale insieme all’analisi dello stile

attributivo e del senso di autoefficacia costituiscono una parte importante della

valutazione, che fornisce preziose indicazioni per l’impostazione dell’intervento

riabilitativo.

La valutazione viene completata con una visita neuropsichiatrica e con un’analisi della

visione.

Al termine della valutazione è possibile definire non solo un quadro diagnostico, ma

anche un progetto di presa in carico che risponda ai reali bisogni che il ragazzo porta

con sé in quel momento preciso della sua storia.

Non esiste un determinismo tra competenze nella lettura e progetto riabilitativo, proprio

perché questo scaturisce da un’analisi complessiva di cui la lettura rappresenta un solo

aspetto. E’ di fondamentale importanza la condivisione sia del percorso valutativo sia

del progetto riabilitativo con la scuola che è un prezioso alleato nella promozione del

cambiamento.

Obiettivo della presa i carico riabilitativa è il miglioramento delle abilità di lettura in

termini di correttezza e di rapidità; il trattamento viene considerato efficace quando il

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miglioramento conseguito supera l’evoluzione spontanea attesa (Campanino,

Buttafarno & Iozzino; 2010) e quando i miglioramenti conseguiti vengono trasferiti

nelle attività quotidiane e in quelle scolastiche.

Per uno studente questa generalizzazione delle competenze apprese può avere

molteplici significati: nei più grandi il miglioramento si concretizza nell’acquisizione di

maggiore autonomia nell’affrontare il lavoro scolastico o nella scoperta del piacere

della lettura, nei più piccoli si può tradurre nella lettura autonoma di un menù, di un

cartello stradale di un biglietto di auguri o nel desiderio di leggere ad alta voce in classe

proprio come fanno i loro compagni.

Non sempre la presa in carico riabilitativa si esaurisce nel ciclo di trattamento sulla

lettura poiché in alcuni casi questa difficoltà, riconosciuta tardivamente, ha influenzato

negativamente lo sviluppo di altre competenze come ad esempio le abilità di studio o

quelle di comprensione del testo che devono pertanto divenire successivamente oggetto

di un intervento specifico.

Un ciclo di trattamento della lettura si articola in 15 incontri con cadenza bisettimanale

che pertanto si distribuiscono in un arco temporale di circa due mesi. La lettura viene

valutata all’inizio e al termine del percorso attraverso le prove standardizzate

precedentemente elencate, è, inoltre, previsto un follow up dopo circa 4 mesi

finalizzato al monitoraggio dei miglioramenti acquisiti durante il trattamento, in tale

occasione si valuta l’opportunità di proporre un secondo ciclo riabilitativo quando la

difficoltà di lettura permane importante e condiziona negativamente lo studio e le

attività scolastiche.

Questa valutazione quantitativa del miglioramento è integrata con una valutazione dei

miglioramenti registrati nella quotidianità sia in ambito familiare che scolastico; tale

valutazione viene condotta attraverso colloqui semistrutturati con i genitori, con gli

insegnanti e con il ragazzo stesso; le aree analizzate sono le seguenti:

autonomia nello studio e nello svolgimento dei compiti

percezione del miglioramento

modificazione nell’utilizzo spontaneo della lettura (cartelli stradali, posta,

internet, istruzioni, giochi da tavolo; lettura spontanea di fumetti, giornalini o

libri

approccio al compito

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autoefficacia scolastica percepita

Ai ragazzi che frequentano la scuola secondaria di primo e secondo grado, viene

abitualmente richiesta la compilazione di un questionario relativo alla percezione del

miglioramento da me predisposto e riportato in appendice.

Ogni percorso riabilitativo è individualizzato e progettato in base ai risultati della

valutazione; per ogni aspetto della lettura che risulta essere deficitario vengono proposti

una serie di esercizi che possono essere modificati per modalità e tempi di

presentazione in considerazione degli aspetti emotivi e motivazionali.

1.3.1 Tipologie di esercizi

Si riportano di seguito le tipologie di esercizi proposti in funzione delle difficoltà

osservate durante la somministrazione delle prove di lettura di brano.

Difficoltà osservata: difficoltà nell’andare a capo, il cambio riga viene effettuato non

sempre correttamente con incertezze ed esitazioni.

Esercizi: lettura della prima e dell’ultima parola di ogni riga; solo in fase iniziale il

ragazzo può aiutarsi tenendo il segno con il dito o con un foglio posto sotto il rigo che

viene letto, successivamente deve riuscire a fare lo stesso esercizio senza aiuti esterni.

Difficoltà osservata: il finale delle parole viene anticipato in modo errato.

Esercizi: lettura dell’ultima lettera o dell’ultima sillaba di ogni parola oppure utilizzo

del software Tachistoscopio con modalità di presentazione partendo dalla parte finale

della parola.

Difficoltà osservata:omissione di funzionali.

Esercizi: dato un brano evidenziare e/o leggere solo i funzionali.

Difficoltà osservata: errori sistematici nella lettura di grafemi.

Esercizi: durante la valutazione è stato approfondito se tale difficoltà poggia su una

difficoltà nella discriminazione uditiva o visiva, oppure se è da attribuirsi ad un

problema in produzione. In base al risultato di tali approfondimenti si propongono

esercizi di discriminazione di coppie minime di parole e non parole, discriminazione tra

grafemi simili , ricerca e lettura degli stessi in un brano oppure esercizi di

consolidamento della pronuncia che vengono affidati alla logopedista.

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Difficoltà osservata: lettura silente della parole poi lettura della stessa ad alta voce

Esercizi: lettura di testi con parole semplici e ad alta frequenza più volte ripetute con

richiesta di lettura immediata; alternata ad esercizi di lettura di un brano prima in modo

silente poi, in seconda lettura, a voce alta.

Difficoltà osservata: lettura sillabica o fonemica.

In questo caso si approfondisce se tale modalità di lettura deriva da una difficoltà

metafonologica oppure da una difficoltà nell’automatizzazione del riconoscimento delle

unità subsillabiche o delle lettere.

Esercizi proposti: se la difficoltà osservata deriva da una difficoltà metafonologica e

nello specifico da una difficoltà di fusione si interviene su questo livello con esercizi di

fusione e manipolazione fonologica; il lavoro procede in modo graduale partendo dal

livello del soggetto e aumentando il livello di difficoltà passando quindi da parole brevi

ad alta frequenza per arrivare a non parole sempre più lunghe e complesse.

Quando la difficoltà deriva principalmente da una non automatizzazione del

riconoscimento delle lettere o delle sillabe si lavora per rendere sempre più rapido tale

riconoscimento anche attraverso l’utilizzazione del “trattamento sublessicale”, quando

invece la difficoltà riguarda il riconoscimento delle lettere si applicano le stesse

tecniche proposte successivamente per i bambini che non hanno ancora automatizzato

tale riconoscimento.

Difficoltà osservata: lettura inizialmente scorretta con molte autocorrezioni.

Esercizi proposti: vengono analizzati gli errori e successivamente vengono proposti

esercizi specifici seguendo le linee guida applicate per le difficoltà di correttezza.

Difficoltà osservata: latenza nell’iniziare la lettura di una parola, spesso la lettura della

parole inizia con la lettura di una lettera posta al centro della parola che viene

prontamente autocorretta con l’iniziale.

Esercizi proposti: viene fornito un brano con la richiesta di leggere solo la prima lettera

o la prima sillaba di ogni parola; a computer viene proposto il software tachistoscopio

con la modalità di presentazione della parola partendo da sinistra.

Difficoltà osservata: la lettura appare molto più veloce nelle prime righe e

successivamente viene rallentata in modo significativo evidenziando facile faticabilità.

Esercizi proposti: solitamente si propongono esercizi volti a favorire l’esercizio intenso

e prolungato della competenza che deve essere potenziata; tali esercizi prendono il

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nome di “maratona della lettura”, nome che vuole sottolineare l’importanza della

resistenza e dell’esercizio prolungato. Attraverso l’utilizzo di tabelle e cronometro si

registra per quanto tempo il soggetto mantiene una lettura adeguata e si cerca

gradualmente di prolungarlo.

Difficoltà osservata: abitudine alla lentezza in ragazzini che su richiesta incalzante

sembrano possedere migliori competenze di quelle che manifestano.

Esercizi proposti: si propongono testi con parole brevi e ad alta frequenza, che per loro

natura facilitano la velocizzazione del ritmo della lettura accompagnati dalla lettura di

brani con ritmo incalzate attraverso l’utilizzo del softwar Win ABC o con un semplice

fogliettino gestito dal riabilitatore che oscura rapidamente le parole che il soggetto si

appresta a leggere; testi con lettura incalzante vengono alternati a brani con ritmo

spontaneo.

L’analisi qualitativa delle prove di lettura di parole e di non parole della Batteria DDE­

2 (Sartori et al. 2007) e soprattutto l’analisi delle eventuali discrepanze, evidenzia

aspetti molto importanti che veicolano informazioni relativamente all’utilizzo delle due

vie di lettura, fonologica e lessicale, e che consentono pertanto la predisposizione di

esercizi specifici che vadano a potenziare la via di lettura in cui il soggetto manifesta

maggiori difficoltà.

Difficoltà osservata: difficoltà maggiori nella lettura di non parole indicano una

difficoltà nell’utilizzo della via fonologica.

Esercizi proposti: oltre al lavoro su tutti i pre­requisiti soprattutto metafonologici viene

proposta la lettura di non parole, anche attraverso il software tachistoscopio; se la

difficoltà riguarda soprattutto la rapidità, si utilizzano inoltre brani molto complessi, di

natura spesso filosofica o con linguaggio arcaico che contengono molte parole che il

soggetto incontra per la prima volta o comunque molto raramente e che, per essere

lette, richiedono l’accesso alla via fonologica.

Difficoltà osservata: maggiori difficoltà nella lettura di parole.

Esercizi proposti: se la difficoltà si riferisce principalmente all’uso dei trigrammi si

propongono esercizi che facilitino dapprima il riconoscimento globale dell’unità

sublessicale in questione e solo successivamente il riconoscimento di parole contenente

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gruppo; quando invece la difficoltà si riferisce di più al riconoscimento globale della

parole si propongono le schede AV del materiale MT.

Nel caso in cui tale difficoltà è da attribuirsi ad una difficoltà di accesso lessicale viene

spesso proposta la lettura di brani con macchie in cui alcune parole sono visibili solo

parzialmente accompagnati da esercizi di fluenza e di anticipazione.

Durante il percorso valutativo vengono sempre proposte prove per valutare la

competenza metafonologica: a fronte di difficoltà in quest’area vengono proposti

esercizi ad hoc per potenziare le aree di difficoltà.

Anche la valutazione delle abilità di ricerca visiva e di mantenimento del seriale

sinistra­destra è fondamentale per l’eventuale predisposizione di esercizi spesso di

barrage o di ricerca visiva utili a compensare la difficoltà riscontrata.

Durante la valutazione diagnostica accade spesso di incontrare bambini che non hanno

imparato a leggere, molto spesso sono bambini che hanno terminato la prima classe

della scuola primaria o che frequentano la seconda, in questi casi, in base alle

indicazioni della Consensus Conference non è possibile effettuare una diagnosi di

disturbo specifico ma è possibile formulare un dubbio diagnostico.

Nella pratica clinica è però importante stabilire quale aiuto è possibile fornire a questi

bambini che si trovano ogni giorno a vivere il disagio di essere in una classe dove tutti,

eccetto loro, leggono e scrivono; le opportunità di apprendimento della lettura e della

scrittura offerte dal normale percorso di istruzione non sono state sufficienti e la

discrepanza tra le loro competenze e quelle dei compagni sembrano aumentare sempre

più incidendo in modo significativo sul livello di autostima e di autoefficacia.

Le prove di lettura non risultano ovviamente somministrabili di conseguenza si

valutano i prerequisiti e si realizza una valutazione qualitativa dei livelli di

apprendimento; vengono pertanto valutati i seguenti aspetti:

competenze metafonologiche

riconoscimento delle lettere nei diversi caratteri; nel caso in cui ci siano

difficoltà nel riconoscimento delle singole lettere, negli esercizi successivi

vengono proposte esclusivamente sillabe o parole formate dalle lettere che

conoscono e presentate nel carattere che risulta essere maggiormente

riconosciuto

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lettura di sillabe

lettura di parole piane, prima bisillabe e poi trisillabe

memoria a breve termine

mantenimento del seriale sinistra­destra

In seguito a questa valutazione viene predisposto un progetto di intervento riabilitativo

individualizzato rispetto ai contenuti e alle modalità ed il più possibile integrato con le

attività scolastiche.

In un precedente lavoro era stato analizzata questa modalità di intervento con un

gruppo di 26 bambini che alla fine della prima elementare non avevano acquisito la

strumentalità di base della lett­scrittura: solo 6 presentavano al termine della seconda

classe della scuola primaria presentavano un quadro di disturbo specifico

dell’apprendimento (Brembati, Donini 2008), tutti gli altri 20 bambini hanno acquisito

adeguate competenze di letto­scrittura e hanno proseguito senza ulteriori problemi il

loro percorso scolastico.

Altre variabili prese in esame e che concorrono a determinare le caratteristiche del

setting riabilitativo, le modalità e i tempi di presentazione degli esercizi sono le

seguenti: atteggiamento verso la lettura, aspetti emotivo­ motivazionali e abitudini che

si sono create intorno alla lettura.

2. LA RICERCA

2.1 Obiettivi

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Questa ricerca nasce dall’animo di chi crede profondamente nell’importanza della

riabilitazione e nelle capacità di cambiamento dei ragazzi, ma che allo stesso tempo

ritiene fondamentale che se al ragazzo, alla famiglia e alla scuola viene chiesto di

credere e di investire in un progetto, questo progetto deve avere un’efficacia dimostrata,

dimostrabile e quanto più possibile garantita.

Il lavoro in oggetto si pone diversi obiettivi:

­ la valutazione dell’efficacia del trattamento riabilitativo eseguito secondo il

“Metodo Abilmente”;

­ la valutazione del mantenimento nel tempo dei miglioramenti acquisiti grazie al

trattamento riabilitativo.

­ la valutazione della possibilità di riabilitare in modo efficace anche ragazzi delle

scuola secondaria di primo e di secondo grado, quest’ultimi tradizionalmente esclusi dai

training riabilitativi

­ l’analisi e il confronto tra il miglioramento delle abilità di lettura in termini di

correttezza e rapidità nei tre gruppi del campione analizzato: ragazzi della scuola

primaria, della scuola secondaria di primo grado e della scuola secondaria di secondo

grado.

­ l’analisi dell’esistenza di possibili correlazioni tra il miglioramento della lettura,

ottenuto durante un ciclo riabilitativo e diverse variabili quali: quoziente intellettivo,

presenza di comorbidità, livello iniziale di lettura ed età

­ la valutazione dell’efficacia di un secondo ciclo riabilitativo, che andasse non

solo a consolidare, ma a migliorare le abilità di lettura in termini sia di rapidità che di

correttezza.

2.2 Metodologia

Il campione del presente lavoro è un campione clinico ed è costituito da studenti

che spontaneamente afferiscono ad un Centro privato che si occupa di diagnosi e

riabilitazione dei disturbi dell’apprendimento.

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I genitori molto spesso si rivolgono al Centro richiedendo una valutazione per un

sospetto disturbo specifico di apprendimento, altre volte viene richiesta una

rivalutazione di un disturbo già stato in precedentemente diagnosticato.

A fronte di una diagnosi di disturbo specifico della lettura, quando è ritenuto

opportuno dagli specialisti che seguono la fase diagnostica, viene proposto un

trattamento di riabilitazione della lettura.

Quando la famiglia e il ragazzo condividono la proposta riabilitativa e manifestano

motivazione verso il percorso proposto, viene attivato l’intervento nel più breve tempo

possibile.

Anche nel caso in cui viene richiesta una presa in carico riabilitativa, viene sempre

effettuata una valutazione neuropsichiatrica e neuropsicologica aggiornata, che consente

di definire e progettare l’intervento.

Il percorso riabilitativo prevede 15 incontri di un’ora, con cadenza bisettimanale,

senza svolgimento di esercizi specifici né a casa né a scuola; all’interno della seduta di

riabilitazione venivano, comunque, suggerite e stimolate nuove modalità di approccio

al lavoro scolastico e alla lettura atte a favorire la generalizzazione delle competenze

apprese nel setting riabilitativo.

La seduta riabilitativa viene impostata e organizzata secondo i principi e le modalità

che caratterizzano il “metodo abilmente” e che sono state precedentemente esplicitate.

Trascorsi 4 mesi dalla fine del percorso riabilitativo viene sempre suggerito un

follow up finalizzato a valutare sia il mantenimento dei miglioramenti acquisiti in fase

riabilitativa sia la necessità di proporre un nuovo ciclo riabilitativo, che spesso si rende

necessario per i ragazzini che presentano maggiori difficoltà.

Complessivamente dal percorso di valutazione al termine del secondo ciclo di

trattamento passa circa un anno, pertanto la valutazione cognitiva e neuropsicologica

risultano essere aggiornate.

All’inizio, al termine di ogni ciclo di trattamento e durante il follow up ai ragazzi

sono state somministrate le seguenti prove:

­prova di velocità e correttezza della lettura di brano tratta dalle Prove di lettura MT

per la scuola elementare ( Cornoldi & Colpo, 1989)

­Nuove prove di lettura MT per la scuola media inferiore (Cornoldi & Colpo, 1995)

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­ prova di velocità e correttezza della lettura tratta dalle Prove MT avanzate di

lettura e matematica 2 per il biennio della scuola superiore di secondo grado (Cornoldi,

Pra Baldi & Frisio, 2010)

­prova di velocità d lettura di brani per la scuola Media Superiore – Fondazione

Santa Lucia (Judica & De Luca, 2005), utilizzati per la terza, la quarta e la quinta

superiore.

­prova di lettura di liste di parole isolate della Batteria per la Dislessia e la Disgrafia

Evolutiva­ DDE 2 ( Sartori, Job, Tressoldi; 2007);

­prova di lettura di liste di nonparole della Batteria per la Dislessia e la Disgrafia

Evolutiva – DDE 2 ( Sartori, Job, Tressoldi; 2007).

Oltre al miglioramento oggettivo delle abilità di lettura si è ritenuto importante

cercare di valutare la generalizzazione dei miglioramenti acquisiti e la ricaduta degli

stessi in termini di autonomia nello svolgimento delle attività scolastiche e in termini di

autostima ed immagine di sé.

Per realizzare quest’ultimo tipo di valutazione ai ragazzi delle scuole medie e delle

scuole superiori è stato somministrato un questionario, ad hoc strutturato, così come

suggerito nel lavoro di Tressoldi e Vio (2008).

Si sono, inoltre, realizzati colloqui semistrutturati con genitori, insegnanti e con gli

stessi ragazzi di ogni fascia d’età.

La raccolta dei dati relativamente all’efficacia del trattamento si è svolta pertanto in

un contesto prettamente clinico, dove l’interesse del singolo ragazzo era sempre

anteposto agli scopi della ricerca e dove la metodologia del presente studio, relativa alla

valutazione del miglioramento prodotto durante il trattamento della lettura sia in termini

qualitativi che quantitativi, coincide con la pratica clinica.

Per valutare l’efficacia del trattamento riabilitativo si fa riferimento all’ “idea di

cambiamento clinicamente significativo”, intendendo con questa definizione che il

cambiamento nella prestazione del soggetto deve derivare dagli effetti del trattamento

stesso e non da fattori esterni al trattamento o da fattori di tipo maturazionale; il

cambiamento deve, inoltre, essere reale e non casuale e deve essere percepito dall’utente

o dalle persone che rivestono un ruolo importante nella sua vita.

Il documento d’intesa elaborato dal Panel di aggiornamento e revisione della

Consensus Conference del 2007 (P.A.R.C.C., 2011) stabilisce quali siano i criteri

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necessari per stabilire se un trattamento ha prodotto un miglioramento significativo,

stabilisce quindi che:

si può considerare migliorato un soggetto se:1. Ha cambiato l’abilita oggetto del trattamento più di quanto atteso dal cambiamento

senza trattamento riabilitativo2. Questo cambiamento è considerato positivo ed è rilevato chiaramente oltre che

dagli indicatori basati sui dati normativi anche dall’utente e/o dai suoi genitori ed insegnanti tramite intervista o risposta a un questionario

3. Il cambiamento è stabile ai controlli di follow up di almeno sei mesi ( P.A.R.C.C., 2011)

Tale documento specifica, inoltre, rispetto al trattamento della lettura a quali fonti

fare riferimento per ottenere dati rispetto all’evoluzione spontanea dell’abilità di lettura

in soggetti dislessici senza trattamento; tali fonti sono le medesime a cui si è fatto

riferimento nel capitolo 2 e che, ovviamente, hanno fornito i dati di confronto per

l’analisi dell’efficacia del trattamento.

Nello specifico, le prestazioni dei i ragazzi della scuola primaria e della scuola

secondaria di primo grado, verranno confrontati con l’evoluzione spontanea attesa

secondo i dati forniti da Campanini et al. (2010), in quanto si riferiscono ad un

campione mai trattato e rendono molto fedelmente quella che è l’evoluzione spontanea

delle abilità di lettura nei dislessici in assenza di trattamento o interventi specifici.

Per i ragazzi delle scuole superiore si farà riferimento ai dati forniti da Lami et al.

(2008).

Il documento predisposto dal Panel di revisione della Consensus Conference del

2007 (P.A.R.C.C., 2011) sottolinea l’importanza di valutare anche la percezione del

miglioramento dei ragazzi stessi e degli adulti di riferimento ed esplicita alcuni esempi

di domande, che sono perfettamente in linea sia con le intervista semistrutturate

realizzate con ragazzo genitori e insegnanti sia con il questionario proposto al termine

della riabilitazione ai ragazzi, nell’ambito di questo progetto di ricerca.

Da queste considerazioni deriva che le analisi statistiche saranno di tipo clinico:

relativamente al parametro di correttezza della lettura si andrà cioè ad analizzare la

percentuale di partecipanti che rientrano in una fascia patologica prima e dopo il

trattamento, in quanto ci si aspetta una normalizzazione del parametro della correttezza

coerentemente con quanto evidenziato dai dati di letteratura; relativamente al parametro

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della rapidità si analizzerà la percentuale di quanti superano il cut off di miglioramento

clinico e si confronterà tale miglioramento con l’evoluzione spontanea attesa.

Relativamente al parametro della correttezza verranno classificate come

patologiche le prestazioni che nella lettura di parole e non parole si collocano al di sotto

del 5° percentile secondo i dati normativi riportati nel manuale della Batteria per la

valutazione della dislessia e della disortografia evolutiva – DDE2 (Job et al., 2007),

poiché tali dati normativi riguardano solo la scuola primaria e la scuola secondaria di

primo grado, per la scuola secondaria di secondo grado si farà riferimento alle norme

pubblicate da Stella e Tintoni (2007).

Relativamente alle prove di lettura di brano per la scuola primaria e secondaria di

secondo grado verranno considerate patologiche le prestazioni che si collocano nella

fascia di “Richiesta di intervento immediato” secondo le norme di Tressoldi, Cornoldi e

Perini (2010).

Per le prime due classi della scuola secondaria di primo grado secondo grado si

considererà patologica una prestazione inferiore al 5° percentile (Cornoldi et al. 2010);

mentre per le classi successive si farà riferimento al criterio delle 2 deviazioni standard

inferiori (Judica, De Luca; 2005)

2.3 Partecipanti

A questo studio hanno partecipato 233 ragazzi dislessici 145maschi e 88 femmine;

relativamente all’età il campione risulta così composto: 127 soggetti frequentano la

scuola primaria, 67 la scuola secondaria di primo grado e 39 la scuola secondaria di

secondo grado.

Il gruppo della scuola primaria comprende 15 bambini che sono stati riabilitati al

termine della seconda classe, 37 che hanno seguito il trattamento in terza, 39 in quarta e

36 in quinta.

Il gruppo della scuola secondaria di primo grado è composto da 31 ragazzi di

prima, 19 di seconda e 17 di terza; in questo sottogruppo si vede una prevalenza dei

ragazzi di prima coerente con quanto si osserva nella pratica clinica. All’inizio della

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28

scuola secondaria di primo grado, infatti, aumenta in modo significativo la quantità di

materiale che i ragazzi devono studiare e, quindi, leggere, accade che molte difficoltà di

lettura che erano state compensate in modo autonomo dal bambino nel corso della

scuola primaria, diventino maggiormente evidenti e richiedano un intervento

specialistico.

Il campione delle superiori è il più esiguo, ma forse il più significativo in quanto in

letteratura non si trovano studi sul trattamento riabilitativo della lettura in soggetti

italiani di questa fascia di età: 15 frequentano la prima, 12 la seconda, 4 la terza, 6 la

quarta e 2 la quinta.

Il follow up è stato realizzato su 111 soggetti così distribuiti: 69 della scuola

primaria, 27 della scuola secondaria di primo grado e 15 della scuola secondaria di

secondo grado.

Tra i 111 soggetti che hanno partecipato al follow up un gruppo di 39 soggetti ha

svolto un secondo ciclo di trattamento che è iniziato poco dopo il follow up stesso.;

quest’ultimo gruppo è composto da 21 bambini della scuola primaria, 12 ragazzi della

scuola secondaria di primo grado e 6 della scuola secondaria di secondo grado.

Il Follow up si è svolto dopo circa 6 mesi dalla conclusione del trattamento

riabilitativo, nello specifico la tempistica relativa al follow up è stata la seguente: 7,7

mesi per la scuola primaria, 6,4 per la scuola secondaria di primo grado e 5,7 per la

scuola secondaria di secondo grado.

2° primaria

3° primaria

4°primaria

5° primaria

1° secondaria I

2° secondaria I

3° secondaria I

1° secondaria II

2° secondaria II

3° secondaria II

4° secondaria II

5° secondaria II

051015202530354045

Figura 3.1. Distribuzione del campione in riferimento alla classe frequentata

difi

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29

Tutti i soggetti del campione avevano ricevuto una diagnosi di disturbo specifico

della lettura, svolta da un’equipe multidisciplinare comprendente le figure dello

psicologo del neuropsichiatra e del logopedista; la valutazione si è svolta seguendo

rigorosamente le indicazioni della Consensus Conference del 2007, sia relativamente

all’utilizzo di prove standardizzate, sia ai criteri diagnostici.

La diagnosi rispettava i criteri diagnostici dell’ICD 10, tuttavia è stata emessa

anche una diagnosi psichiatrica multiassiale secondo i criteri del DSM IV TR, questo

ha, così, consentito di evidenziare delle comorbidità che sono state oggetto di analisi

nella fase di elaborazione statistica dei dati raccolti.

Le indicazioni della Consensus Conference del 2007 sono state seguite anche per

valutare l’eventuale presenza di una comorbidità con il disturbo specifico del calcolo e

con il disturbo specifico della scrittura.

La valutazione delle abilità di comprensione del testo, indispensabile per avere una

diagnosi funzionale completa, prevede la somministrazione delle prove di comprensione

MT (Cornoldi, Colpo;1998) e un eventuale approfondimento diagnostico con la

somministrazione di prove di comprensione criteriali (De Beni et. al, 2003), di prove di

comprensione da ascolto (Levorato, Roch; 2007) o di prove di comprensione

grammaticale (Chilosi Cipriani, 2006).

La valutazione dell’attenzione è effettuata seguendo le indicazioni delle “Linee

guida per il DDAI” della SINPIA (2006).

1° ciclo di trattamento follow up 2° ciclo di trattamento020406080100120140

dislessici della scuola primariadislessici della scuola secondaria di primo gradodislessici della scuola secondaria di secondo grado

Figura 3.2. Distribuzione del campione per ordine di scuola, nelle tre diverse fasi della ricerca: primo ciclo di trattamento, follow up e secondo ciclo di trattamento

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30

Tutti i soggetti presentavano un quoziente intellettivo, valutato attraverso la

somministrazione della WAIS, della WISC III o della WISC­R, superiore ad 85, non

presentavano situazioni di importante svantaggio socioculturale né patologie

neurologiche o deficit sensoriali.

La Consensus Conference del 2010 consente di emettere diagnosi di dislessia anche

nei casi in cui il quoziente intellettivo sia inferiore a 85, ma superiore a 70; la raccolta di

questi dati è iniziata molto tempo prima e quindi sono stati esclusi dal campione i

ragazzi con un quoziente intellettivo borderline.

Sarebbe importante confrontare i risultati di questo campione con un gruppo di

bambini con un livello cognitivo borderline per valutare la presenza di eventuali

differenze, che, in base ai dati di letteratura, non dovrebbero esserci (Consensus

Conference, 2010).

I tre gruppi dei differenti ordini di scuola sono risultati sostanzialmente omogenei

relativamente al livello cognitivo con un quoziente intellettivo totale medio di 104,0 per

i soggetti della scuola primaria, di 102,8 per i ragazzi della scuola secondaria di primo

grado e di 102,6 per l’ultimo gruppo frequentante la scuola secondaria di secondo

grado.

Non c’è una differenza significativa tra quoziente verbale e quoziente di

performance in nessun gruppo.Tabella 3.1:

Livello cognitivo nei tre sottogruppi del campione

QIV QIP QIT

Scuola primaria 104.0(d.s. 13.59)

105.2(d.s.11.04)

104.9(d.s. 11.21)

Scuola secondaria 1° grado 101.3(d.s. 11.01)

105.8(d.s. 11.76)

102.8(d.s. 10.84)

Scuola secondaria di 2° grado 102.7(d.s. 11.52)

100.9(d.s.10.94)

102.6(d.s. 10.90)

Oltre alla diagnosi di disturbo specifico della lettura 118 soggetti presentavano

anche un disturbo specifico della scrittura, 33 un disturbo specifico del calcolo e 14

avevano una diagnosi di ADHD e 58 presentavano importanti difficoltà nella

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31

comprensione del testo. Analizzando la presenza di comordità nei tre sottogruppi si

assiste a una progressiva diminuzione delle difficoltà ortografiche con il procedere del

percorso scolastico, mentre si osserva una tendenza inversa nelle difficoltà di

comprensione del testo.

La percentuale di studenti con una difficoltà di comprensione del testo raddoppia

nel passaggio dalla scuola primaria alla scuola secondaria di secondo grado.

Questo dato potrebbe essere spiegato facendo riferimento alla specificità di questo

campione costituito da ragazzi che si rivolgono ad un Centro specialistico perché

presentano importanti difficoltà scolastiche, quindi, una prima spiegazione potrebbe

essere che gli studenti che oltre a un disturbo specifico della lettura presentano

difficoltà nella comprensione del testo sono maggiormente in difficoltà rispetto a chi ha

un deficit solo nella lettura e per questo motivo più degli altri si rivolgono a un servizio

specialistico.

Alternativamente la spiegazione potrebbe essere di tipo evolutivo: avendo una

difficoltà di lettura vengono esposti meno degli altri al testo scritto e alla struttura

morfosintattica e lessicale del testo e pian piano si riduce il vocabolario e le abilità di

comprensione così come esplicitato nella definizione stessa di dislessia fornita

dall’International Dyslexia Association (Lyon et al. 2008).

Anche la ricerca di Campanini et al. (2010) evidenzia un incremento delle

difficoltà di comprensione del testo con l’aumentare dell’età.

Si riscontra, inoltre, un numero maggiore di soggetti con discalculia nella scuola

secondaria di primo grado.

Tabella 3.2:

Analisi della presenza di comorbità nel campione che ha partecipato alla ricerca

Disortografia ADHD Discalculia Difficoltà nella

comprensione del testo

Scuola primaria 73

(57,4 %)

11

(8,6%)

12

(9,4%)

22

(17,3%)

Scuola sec. 1°

grado

31

(46,2%)

1

(1,5%)

16

(23,8%)

21

(31,3%)

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32

Scuola sec.2°

grado

14

(35,9%)

2

(5,1%)

5

(12,8%)

15

(38,4%)

Campione

complessivo

118

(50,6%)

14

(6,0%)

33

(14,1%)

58

(24,8%)

2.4.Risultati

2.4.1 Analisi dei miglioramenti ottenuti nella correttezza della

lettura del brano

All’inizio del trattamento il 19% dei bambini della scuola primaria presentavano,

nella lettura del brano, difficoltà importanti nell’indice di correttezza tanto che la loro

prestazione si collocava nella fascia di “Richiesta di intervento immediato” (Cornoldi et

al., 2010), commettendo un numero medio di errori pari a 9. Al termine del trattamento

la prestazione solo del 4% dei bambini si collocava nella fascia patologica e il numero

medio di errori si è praticamente dimezzato arrivando a 4,6.

Il follow up, realizzato su un campione di 69 soggetti, evidenzia il mantenimento,

dopo 7,7 mesi, dei miglioramenti acquisiti a seguito del trattamento riabilitativo.

Nella scuola secondaria di primo grado si ritrova un’evoluzione analoga:

all’inizio del trattamento nel 17,9% dei ragazzi la prestazione nell’indice di correttezza

si colloca in fascia patologica, mentre al termine del ciclo di trattamento solo il 5% dei

bambini presenta ancora difficoltà importanti nella correttezza.

Il gruppo di 27 soggetti, rivalutato dopo 6,4 mesi, evidenzia il mantenimento dei

miglioramenti acquisiti.

Nella scuola secondaria di secondo grado il 23% presenta, all’inizio del

trattamento, difficoltà significative nell’indice di correttezza, al termine del ciclo

riabilitativo solo il 5% incontra ancora difficoltà; al follow up, il gruppo di 6 soggetti

che è stato analizzato evidenzia il completo mantenimento dei miglioramenti acquisiti.

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33

2.4.2 Analisi dei miglioramenti ottenuti nella correttezza della lettura

di parole

In fase di valutazione iniziale il 44% dei soggetti della scuola primaria presenta un indice

di correttezza nella lettura di parole inferiore al 5° percentile, nel 4% dei casi la prova non è

risultata somministrabile in quanto i bambini, valutati al termine del secondo anno della scuola

primaria, non erano in grado di leggere. Al termine del percorso riabilitativo solo il 21% dei

soggetti presentava una prestazione patologica in correttezza, inoltre, va segnalato che tutti i

bambini erano in grado di leggere le liste di parole e non parole proposte, diversamente da

quanto era accaduto in fase iniziale. Il gruppo di bambini rivalutati al follow up conferma

completo mantenimento dei miglioramenti acquisiti, evidenziando un ulteriore miglioramento.

Nei soggetti della scuola secondaria di primo grado il 59% dei soggetti ha prestazioni

nell’indice di correttezza inferiori al 5° percentile, al termine del trattamento tale percentuale si

inizio del trattamento fine del trattamento0

5

10

15

20

25

% di soggetti della scuola primaria con indice di correttezzza patologico % di soggetti della scuola secondaria di primo grado con indice di correttezza patologico% di soggetti dela scuola secondaria di secondo grado con indice di correttezza patologico

Figura 3.3. Analisi dell’evoluzione della correttezza della lettura di brano

inizio del trattamento fine del trattamento follow up051015202530 % di soggetti della scuola

primaria con indice di corretezza patologico% di soggetti della scuola secondaria di primo grado con indice di correttezza patologico% di soggetti della scuola secondaria di secondo grado con un indice di correttezza patologico

Figura 3.4. Analisi dell’evoluzione della correttezza della lettura di brano nel

sottogruppo che ha partecipato al follow up

Page 34: Analisi di efficacia ed efficienza dagli 8 ai 18 anni ... · Si conferma l’efficacia del metodo, ma soprattutto i dati ottenuti indicano che il trattamento riabilitativo non è

34

è ridotta al 23 % e al follow up, il gruppo analizzato, evidenzia il mantenimento dei

miglioramenti acquisiti.

Nei soggetti dislessici delle scuola superiori, nonostante la maggior parte non abbia mai

svolto un percorso riabilitativo, si assiste ad una naturale normalizzazione del parametro di

correttezza. Infatti, all’inizio del trattamento, solo il 7% dei soggetti presenta difficoltà nella

correttezza, al termine della riabilitazione si assiste ad un peggioramento nell’indice di

correttezza probabilmente a beneficio della rapidità che viene significativamente incrementata;

il campione rivalutato al follow up, aveva già evidenziato un miglioramento importante durante

il ciclo riabilitativo, miglioramento che è stato mantenuto a distanza di 5,7 mesi la correttezza

viene recuperata al follow up, quando solo il 6 % del campione evidenzia difficoltà

significative.

inizio del trattamento fine del trattamento010203040506070 % di soggetti della scuola primaria

con indice di corretezza patologico.% di soggetti della scuola secondaria di primo grado con indice di correttezza patologico.% di soggetti dela scuola secondaria di secondo grado con indice di correttezza patologico.

Figura 3.5. Analisi dell’evoluzione della correttezza della lettura di parole.

inizio del trattamento fine del trattamento follow up0102030405060708090

% di soggetti della scuola primaria con indice di corretezza patologico.% di soggetti della scuola secondaria di primo grado con indice di correttezza patologico.% di soggetti dela scuola secondaria di secondo grado con indice di correttezza patologico.

Figura 3.6. Analisi dell’evoluzione della correttezza nella lettura di parole nel

sottogruppo che ha partecipato al follow up

Page 35: Analisi di efficacia ed efficienza dagli 8 ai 18 anni ... · Si conferma l’efficacia del metodo, ma soprattutto i dati ottenuti indicano che il trattamento riabilitativo non è

35

2.4.3 Analisi dei miglioramenti ottenuti nella correttezza della

lettura di non parole

L’analisi dei dati evidenzia una situazione simile nella lettura di parole e in quella

di non parole con un significativo miglioramento nell’indice di correttezza in tutti i

gruppi trattati.

Il 49% dei soggetti della scuola primaria presenta difficoltà significative all’inizio

del trattamento, solo il 24% presenta ancora tali difficoltà al termine del trattamento; nel

gruppo dei ragazzini che hanno partecipato al follow up tali miglioramenti vengono

mantenuti e incrementati.

Nei soggetti della scuola secondaria di secondo grado il 65% del campione ha

prestazioni che si collocano al di sotto del 5° percentile, al termine del trattamento solo

il 35% presenta ancora difficoltà, al follow up, il gruppo rivalutato si caratterizza per un

importante miglioramento.

Nelle scuola secondaria di secondo grado il 21% dei soggetti presenta difficoltà

all’inizio del trattamento, mentre solo il 7% conferma tale difficoltà alla fine del ciclo

riabilitativo; i miglioramenti vengono completamente conservati al follow up.

inizio del trattamento fine del trattamento010203040506070 % di soggetti della scuola primaria

con indice di corretezza patologico.% di soggetti della scuola secondaria di primo grado con indice di correttezza patologico.% di soggetti dela scuola secondaria di secondo grado con indice di correttezza patologico.

Figura 3.8. Analisi dell’evoluzione della correttezza della lettura di non parole.

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36

2.4.4 Analisi dei miglioramenti ottenuti nella velocità di lettura di

brano

L’analisi del miglioramento nella velocità di lettura di brano è un dato

fondamentale per valutare l’efficacia di un trattamento in quanto questa risulta essere la

prova maggiormente ecologica, quella cioè che si avvicina di più all’utilizzo quotidiano

della lettura.

Il gruppo di ragazzi della scuola primaria, all’inizio del trattamento riabilitativo,

presentava una velocità media di lettura del brano pari a 1,52 sill/sec, mentre al termine

dello stesso tale velocità era di 2,26 sill/sec.

Il percorso riabilitativo, che ha avuto una durata media di quasi due mesi nell’arco

dei quali sono state realizzate in media 13,6 ore di trattamento ambulatoriale, ha

prodotto un miglioramento medio pari a 0,74 sill/sec che risulta clinicamente

significativo se confrontato con il dato di evoluzione spontanea annuale di 0,28 sill/sec

previsto secondo i dati longitudinali forniti da Stella et al. (2001) e da Campanini et al.

(2010). Il miglioramento è pari all’evoluzione spontanea attesa in oltre 2 anni e mezzo.

inizio del trattamento fine del trattamento follow up0

10

20

30

40

50

60

70% di soggetti della scuola primaria con indice di corretezza patologico.% di soggetti della scuola secondaria di primo grado con indice di correttezzapatologico% di soggetti dela scuola secondaria di secondo grado con indice di correttezza patologico.

Figura 3.8. Analisi dell’evoluzione della correttezza della lettura di non parole nel sottogruppo che ha partecipato al follow up

inizio trattamento fine trattamento00.511.522.5 dislessici trattati

evoluzione spontanea attesa

Figura 3.9. Analisi dell’evoluzione della velocità di lettura di brano nei bambini della scuola primaria

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37

Dopo 7,7 mesi è stato realizzato un follow up, su un campione di 69 bambini,

che ha mostrato il mantenimento dei miglioramenti acquisiti e un’evoluzione

spontanea dell’abilità di lettura pari a 0,13 sill/sec.

Risultati molto simili sono stati ottenuti proponendo il trattamento a ragazzi

dislessici delle scuola secondaria di primo grado, trattamento che si è articolato in

inizio trattamento fine trattamento follow up0

0.5

1

1.5

2

2.5

dislessici trattatievoluzione spontanea attesa

Figura 3.10 : Analisi dell’evoluzione nella velocità di lettura di brano dei bambini della scuola primaria che hanno partecipato al follow up

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38

13,07 incontri distribuiti in un arco temporale di due mesi. La rapidità di lettura

all’inizio del ciclo di trattamento era pari a 2,38 sill/sec, al termine dello stesso era di

3,15 sill/sec; evidenziando un miglioramento clinicamente significativo pari a 0,77

sill/sec.

Il follow up dopo una media di 6,4 mesi mostra oltre al mantenimento dei miglioramenti

acquisiti, un incremento della velocità di lettura di 0,23 sill/sec, leggermente al di sopra

dell’evoluzione spontanea attesa.

I ragazzi delle superiori hanno seguito un percorso riabilitativo di durata simile agli altri,

una media di 12,4 di trattamento distribuite in 8 settimane, mostrando anch’essi un

inizio trattamento fine trattamento00.511.522.533.5

dislessici trattatievoluzione spontanea attesa

Figura 3.11.: Evoluzione della velocità di lettura di brano nei ragazzi della scuola secondaria di primo grado

inizio trattamento fine trattamento follow up0

0.5

1

1.5

2

2.5

3

3.5

dislessici trattatievoluzione spontanea attesa

Figura 3.12 : Analisi dell’evoluzione della velocità di lettura di brano nei ragazzi della scuola secondaria di primo grado che hanno partecipato al follow up

Page 39: Analisi di efficacia ed efficienza dagli 8 ai 18 anni ... · Si conferma l’efficacia del metodo, ma soprattutto i dati ottenuti indicano che il trattamento riabilitativo non è

39

miglioramento cinicamente significativo pari a 0,88 sill/sec,il gruppo rivalutato a distanza di

5,7 mesi mostra un sostanziale mantenimento degli stessi non accompagnato da ulteriori

miglioramenti.

I ragazzi della scuola superiore perdono al follow up 0,14 sill/sec, evidenziando il

sostanziale mantenimento dei miglioramenti acquisiti.

In conclusione confrontando i dati dei differenti gruppi tra loro e con l’evoluzione

spontanea attesa si evidenzia che, indipendentemente dall’età cronologica, l’intervento

riabilitativo permette un miglioramento clinicamente significativo nella lettura del brano, a

inizio trattamento fine trattamento follow up00.511.522.533.544.5

dislessici trattatievoluzione spontanea

Figura 3.14. Analisi dell’ evoluzione della velocità di lettura di brano nei ragazzi della scuola secondaria di secondo grado che hanno partecipato al follow up

inizio trattamento fine trattamento00.511.522.533.544.5

dislessici trattatievoluzione spontanea attesa

Figura 3.13. Analisi del’evoluzione della velocità di lettura di brano nei ragazzi della scuola secondaria di secondo grado

Page 40: Analisi di efficacia ed efficienza dagli 8 ai 18 anni ... · Si conferma l’efficacia del metodo, ma soprattutto i dati ottenuti indicano che il trattamento riabilitativo non è

40

fronte di un intervento breve, compatibile con l’organizzazione e la gestione quotidiana della

maggior parte dei ragazzi.

2.4.4 Analisi dei miglioramenti ottenuti nella velocità di lettura di

parole

L’analisi delle prestazioni dei soggetti della scuola primaria nella prova di lettura di

parole evidenzia un miglioramento nella rapidità pari a 0,52 sill/sec, miglioramento

clinicamente significativo se confrontato con l’evoluzione spontanea annuale di 0,23 sill/sec

previsto secondo i dati forniti da Campanino et al. (2010)

Il gruppo rivalutato al follow up evidenzia il mantenimento dei miglioramenti acquisiti.

Figura 3.15. Confronto tra il miglioramento e l’evoluzione spontanea nella lettura di brano nei tre gruppi del campione

inizio trattamento fine trattamento00.20.40.60.811.21.41.61.8

esito del trattamentoevoluzione spontanea attesa

Figura 3.16. Analisi dell’evoluzione della velocità di lettura di parole nei bambini della scuola primaria

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41

Nei soggetti della scuola secondaria di primo grado si assiste ad un miglioramento

praticamente sovrapponibile a quello degli alunni della scuola primaria: partendo da un velocità

media di lettura di 2,13 sill/sec si assiste ad un incremento di 0,68 sill/sec; al follow up, il

gruppo rivalutato registra un ulteriore incremento della velocità di lettura pari a 0,15 sill/sec.

inizio trattamento fine trattamento0

0.5

1

1.5

2

2.5

3

dislessici trattatievoluzione spontanea attesa

Figura 3.18. Analisi dell’evoluzione della velocità di lettura di parole nei ragazzi della scuola secondaria di primo grado

inizio trattamento fine trattamento follow up0

0.5

1

1.5

2

2.5

3

dislessici trattatievoluzione spontanea

Figura 3.19. Analisi dell’evoluzione della velocità di lettura di parole nei ragazzi della scuola secondaria di primo grado che hanno partecipato al follow up

inizio trattamento fine trattamento follow up00.20.40.60.811.21.41.61.8

dislessici trattatievoluzione spontanea

Figura 3.17. Analisi della velocità di lettura di parole nei bambini della scuola primaria che hanno partecipato al follow up

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42

In modo simile a quanto accaduto relativamente alla prestazione nella lettura di

brano i ragazzi della scuola secondaria di secondo grado mostrano miglioramenti più

importanti, a fronte di un trattamento riabilitativo della stessa durata.

All’inizio del percorso riabilitativo mostrano una velocità media di lettura di

parole pari a 3,14 sill/sec, con un miglioramento di 0,86 sill/sec, che li porta a una

velocità di lettura pari a 4,00 sill/sec.

Il gruppo di 15 ragazzi rivalutati al follow up evidenzia il mantenimento dei

miglioramenti acquisiti con un lieve incremento di velocità pari a 0,06 sill/sec.

inizio trattamento fine trattamento00.511.522.533.544.5

esito del trattamentoevoluzione spontanea attesa

Figura 3.20. Analisi dell’evoluzione della velocità di lettura di parole nei ragazzi della scuola secondaria di secondo grado

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43

In conclusione anche nella lettura di liste di parole si assiste ad un miglioramento

clinicamente significativo in tutti e tre i gruppi, con un miglioramento più accentuato

nel gruppo delle superiori.

Il miglioramento della velocità di lettura prodotto dal trattamento corrisponde

all’evoluzione spontanea attesa in oltre 2 anni.

inizio trattamento fine trattamento follow up00.511.522.533.544.5

dislessici trattatievoluzione spontanea

Figura 3.21. Analisi dell’evoluzione della velocità di lettura di parole dei ragazzi della scuola secondaria di secondo grado che hanno partecipato al follow up

Figura 3.22. Confronto tra il miglioramento e l’evoluzione spontanea nella lettura di parole nei tre gruppi del campione

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44

2.4.6 Analisi dei miglioramenti nella velocità di lettura di non­parole

Anche nella lettura di non­parole si assiste ad un miglioramento clinicamente

significativo i tutti i gruppi di età.

Per quanto riguarda il gruppo della scuola primaria si assiste ad un miglioramento di 0,30

sill/sec: all’inizio del trattamento i bambini presentavano una velocità di lettura pari a 0,90

sill/sec, che diviene pari a 1,20 sill/sec al termine dello stesso. Il dato risulta significativo e

interessante se confrontato con l’evoluzione spontanea attesa che è pari a 0,18 sill/sec annue

(Campanini et al., 2010)

Il gruppo rivalutato al follow up evidenzia con un completo mantenimento dei

miglioramenti acquisiti al termine del trattamento riabilitativo.

inizio trattamento fine trattamento00.20.40.60.811.21.4

esito del trattamentoevoluzione spontanea attesa

Figura 3.23. Analisi dell’evoluzione della velocità di lettura di non parole dei ragazzi della scuola primaria

inizio trattamento fine trattamento follow up0

0.2

0.4

0.6

0.8

1

1.2

1.4

dislessici trattatievoluzione spontanea

Figura 3.24 Analisi dell’evoluzione della velocità di lettura di non parole dei ragazzi della scuola primaria che hanno partecipato al follow up

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45

Nei soggetti della scuola secondaria di primo grado si assiste ad un

miglioramento sovrapponibile a quello degli alunni della scuola primaria: partendo da

un velocità media di lettura di 1,30 sill/sec, in seguito al trattamento, si assiste ad un

incremento di 0,38 sill/sec; al follow up, il gruppo rivalutato, registra un ulteriore

incremento della velocità di lettura pari a 0,22 sill/sec.

inizio trattamento fine trattamento

00.20.40.60.811.21.41.61.8

esito del trattamentoevoluzione spontanea attesa

Figura 3.25. Analisi dell’evoluzione della velocità di lettura di non parole dei ragazzi della scuola secondaria di primo grado.

inizio trattamento fine trattamento follow up00.20.40.60.811.21.41.61.82

dislessici trattatievoluzione spontanea

Figura 3.26. Analisi dell’evoluzione della velocità di lettura di non parole dei ragazzi della scuola secondaria di primo grado che hanno partecipato al follow up

Page 46: Analisi di efficacia ed efficienza dagli 8 ai 18 anni ... · Si conferma l’efficacia del metodo, ma soprattutto i dati ottenuti indicano che il trattamento riabilitativo non è

46

I ragazzi dislessici della scuola secondaria si secondo grado mostrano una velocità

media di lettura di non parole pari a 1,75 sill/sec, con un miglioramento di 0,50 sill/sec,

in seguito al trattamento riabilitativo; al follow up si assiste al completo mantenimento

dei miglioramenti acquisiti, con un ulteriore incremento di 0,14 sill/sec.

inizio trattamento fine trattamento0

0.5

1

1.5

2

2.5

esito del trattamentoevoluzione spontanea attesa

Figura 3.27. Analisi dell’evoluzione della velocità di lettura di non parole dei ragazzi della scuola secondaria di secondo grado.

inizio trattamento fine trattamento follow up0

0.5

1

1.5

2

2.5

dislessici trattatievoluzione spontanea

Figura 3.28. Analisi dell’evoluzione della velocità di lettura di non parole dei ragazzi della scuola secondaria di secondo grado che hanno partecipato al follow up

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Nell’analizzare l’incremento della velocità di lettura di non parole si assiste al riprodursi

della medesima situazione verificatasi nella lettura di brano e di parole: un incremento di

velocità clinicamente significativo per tutti i campioni trattati, con un miglioramento

leggermente più accentuato per gli studenti della secondaria.

Figura 3.29. Confronto tra il miglioramento e l’evoluzione spontanea nella lettura di non parole nei tre gruppi del campione

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2.6 Commento e analisi dei dati

Analizzando l’incremento della velocità di lettura a seguito del trattamento a tutte

le età e in tutte le classi si ottiene un miglioramento clinicamente e statisticamente

significativo, tale miglioramento aumenta con il crescere dell’età.

Quest’ultimo dato appare assai interessante in quanto non sono presenti in

letteratura studi su un campione di lingua italiana che valutino l’efficacia dell’intervento

riabilitativo oltre i 14 anni, se confermati potrebbero sicuramente aprire nuove

prospettive alla presa in carico dei dislessici delle scuola superiori; inoltre, come

evidenziato dalla risposte fornite al questionario questo gruppo di ragazzi riconosce e

apprezza il proprio miglioramento e lo generalizza a diversi contesti, mostrandosi

flessibile nel ridefinire le proprie abitudini e nell’apprezzare la lettura autonoma.

Figura 3.30. Evoluzione della velocità di lettura di brano, analizzata per ogni

classe

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49

FIG….

Figura 3.31. Evoluzione della velocità di lettura di parole, analizzata per ogni

classe

Figura 3.32. Evoluzione della velocità di lettura di non parole, analizzata per

ogni classe

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Confrontando il campione di questo studio con i dati di Stella et al. (2001) e quelli

di Campanini et al.(2010), si osserva come i dati iniziali siano molti simili e quasi

sovrapponibili al campione di Stella, che è quello con caratteristiche simili: ragazzini

con diagnosi di dislessia evolutiva alcuni diagnosticati per la prima volta e mai trattati,

altri con una diagnosi precedente che avevano ricevuto interventi scolastici e riabilitativi

generici.

A seguito del trattamento le prestazioni del campione si scostano in modo

significativo, nei campioni degli studi sopra citati in terza media i ragazzi dislessici

arrivano ad una velocità di lettura che si aggiara attorno alle 2,5 sill/sec, evidenziano

importanti difficoltà se confrontati con la velocità dei normolettori che supera le 5

sill/sec. Se si ipotizza che la lettura non possa essere riabilitata e quindi

significativamente migliorata oltre la terza media si dovrebbe concludere che i ragazzi

dislessici conservano per tutta la loro carriera scolastica una velocità di lettura pari alla

metà della velocità dei loro compagni che implica automaticamente, almeno, il doppio

del tempo per i compiti di lettura e di studio.

Il campione analizzato in questo lavoro raggiunge una velocità di lettura

rispettivamente di 3,5 sill/sec al termine della scuola secondaria si primo grado e di 4,2

sill/sec nella scuola secondaria di secondo grado; questo livello di competenza implica

tempi e possibilità di accesso autonomo all’attività di studio e al materiale da leggere

significativamente diverso rispetto a chi legge 2,5 sill/sec.

Tabella 3.3: Velocità di lettura di un brano nel campione di dislessici di Campanini et al. (2001), in quello di Stella et al. (2001) e nel campione di questa ricerca con dati pre e post trattamento, confrontati con i normolettori del campione di Tressoldi et al. (2001)

Campanini et. al Stella et al. Abilmente normolettori

2010 2001 pre post

II primaria 0,77 0,69 0,82 1,4 2,1III primaria 1,00 1,21 1,27 2,00 3IV primaria 1,38 1,59 1,66 2,41 3,35V primaria 1,58 1,91 1,94 2,74 3,8I 1°grado 2,13 2,06 2,05 2,87 4,2II 1°grado 2,24 2,54 2,47 3,26 4,92

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III1°grado 2,46 2,57 2,88 3,51 5,32

Tabella 3.4: Velocità di lettura di parole nel campione di dislessici di Campanini et al. (2001), in quello di Stella et al. (2001) e nel campione di questa ricerca con dati pre e post trattamento, confrontati con i normolettori del campione di Tressoldi et al. (2001)

Campanini et. al Stella et al. Abilmente normolettori

2010 2001 pre post

II primaria 0,73 0,63 0,67 1,02 1,69III primaria 0,81 0,96 0,98 1,51 2,18IV primaria 1,08 1,13 1,25 1,72 2,62V primaria 1,34 1,43 1,57 2,19 3,1I 1°grado 2,02 1,72 1,98 2,45 3,94II 1°grado 1,91 2,12 2,13 3,04 4,44III1°grado 2,11 2,36 2,39 3,18 4,65

Tabella 3.5: Velocità di lettura di non parole nel campione di dislessici di Campanini et al. (2001), in quello di Stella et al. (2001) e nel campione di questa ricerca con dati pre e post trattamento, confrontati con i normolettori del campione di Tressoldi et al. (2001).

Campanini et. al Stella et al. Abilmente normolettori

2010 2001 Pre post

II primaria 0,75 0,54 0,75 0,97 1,19III primaria 0,76 0,76 0,76 1,06 1,38IV primaria 0,84 0,78 0,84 1,18 1,59V primaria 0,98 1,07 1,18 1,43 1,93I 1°grado 1,34 1,08 1,26 1,48 2,29II 1°grado 1,34 1,34 1,21 1,88 2,60III1°grado 1,23 1,41 1,49 1,80 2,64

Tabella 3.6 :Velocità di lettura di brano, parole e non parole nel campione di questa ricerca valutata pre e post trattamento e nel campione di giovani adulti di Lami et al. (2008)

Lami et al. Abilmente

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2008 Pre post

Lettura di brano 3,37 3,48 4,22

Lettura di parole 2,98 3,48 4,22

Lettura di non

parole

1,70 1,75 2,25

Il campione, analizzato in questa ricerca, è composto da ragazzi che presentano, in

alcuni casi delle comorbitità: il 50% presenta anche disortografia, il 14% discalulia il

24% ha importanti difficoltà nella comprensione del testo e il 6% ha una diagnosi di

disturbo attentivo.

Per ogni tipo di comorbidità sono stati confrontati i risultati dei dislessici che

presentavano tale comorbidità con quelli che non la presentavano.

Sono stati fatti dei t­test sulle medie dei due gruppi e si è evidenziato che l’unica

differenza statisticamente significativa , con un p­value minore di 0.05, è quella relativa

al confronto di gruppi con e senza disturbo della scrittura.

Si osserva, infatti, che i ragazzini con disortografia hanno un miglioramento

statisticamente inferiore rispetto a coloro che hanno adeguate abilità di scrittura.

La presenza di discalculia, ADHD e difficoltà nella comprensione del testo non

sembra incidere in modo significativo sugli esiti del trattamento.

Tabella 3.7: Differenze nel miglioramento della velocità di lettura tra il gruppo con disortografia e quello senza difficoltà di scrittura

Disortografici Senza disortografia Differenza t­

test

value

media Numerosità Media numerosità

Miglioramento brano 0,71 117 0,84 113 ­0,13 ­2,29 0,004

Miglioramento parole 0,56 117 0,7 115 ­0,14 ­2,67 0,008

Miglioramento

non parole

0,31 116 0,42 115 ­0,11 ­2,74 0,007

Tabella 3.8: Differenze nel miglioramento della velocità di lettura tra il gruppo con ADHD e quello senza difficoltà di attenzione

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ADHD Senza ADHD Differenza t­test p­

value

media Numerosità Media numerosità

Miglioramento brano 0,75 14 0,78 216 ­0,03 ­0,23 0,822

Miglioramento

parole

0,43 14 0,64 218 ­0,21 ­1,87 0,063

Miglioramento

non parole

0,3 14 0,37 217 ­0,07 ­0,9 0,367

Tabella 3.9: Differenze nel miglioramento della velocità di lettura tra il gruppo con discalculia e quello senza difficoltà di calcolo

Discalculia Senza discalculia Differenza t­test p­

value

media numerosità Media numerosità

Miglioramento brano 0,81 33 0,77 196 0,04 0,52 0,602

Miglioramento

parole

0,61 33 0,64 198 ­0,03 ­0,36 0,72

Miglioramento non

parole

0,35 33 0,37 197 ­0,02 ­0,27 0,791

Analogalmente a quanto fatto per la presenza di comorbidità, attraverso dei t­test, si

è valutato se il fatto di aver già svolto un percorso di riabilitazione condizionasse in

qualche modo l’esito del trattamento.

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Si è ottenuto un punteggio al limite della significatività statistica nella lettura di

brano, ovvero chi ha già svolto una precedente riabilitazione sembrerebbe migliorare un

po’ meno degli altri in questa prova; il miglioramento ottenuto pari a 0,66 sill/sec è

tuttavia clinicamente significativo e importante dal punto di vista qualitativo perché

corrisponde all’evoluzione spontanea attesa in oltre 2 anni.

L’aver svolto una precedente riabilitazione non sembra invece condizionare il

miglioramento ottenuto dai ragazzi dislessici nella lettura di parole e non parole.

È stata indagata l’esistenza di una eventuale correlazione tra il quoziente

intellettivo totale, il quoziente verbale e quello di performance e il miglioramento della

rapidità di lettura attraverso il calcolo del coefficiente di Pearson.

Non ci sono correlazioni significative tra le variabili indagate: il miglioramento

della velocità di lettura di parole e di non parole non sono correlate né al quoziente

intellettivo totale, né a quello di performance, né a quello verbale.

Tabella 3.10:Analisi della correlazione tra miglioramento della lettura e quoziente intellettivo verbale, di performance e totale.

QIV QIP QIT

Miglioramento velocità di

lettura del brano

0.1413 0.0554 0.1343

Miglioramento velocità di

lettura di parole

0.0227 ­0.0186 0.0207

Miglioramento velocità di

lettura di non parole

0.0133 0.0554 0.0350

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Il miglioramento nella lettura non dipende, quindi, dal livello cognitivo del

soggetto, che, pertanto, non può essere utilizzato come buon predittore del successo

riabilitativo.

Questo dato sarebbe in linea con quanto rilevato dalla letteratura internazionale

che esclude una correlazione tra quoziente intellettivo e sviluppo delle abilità di lettura.

La Consensus Conference del 2007 stabiliva che al di sotto di un quoziente

intellettivo di 85 non potesse essere fatta diagnosi di disturbo specifico riconoscendo un

ruolo al quoziente intellettivo nel definire e delineare le abilità di lettura, nel 2011 la

Consensus Conference chiamata dal Ministero della Sanità annulla tale limite e

consente una diagnosi di disturbo specifico in tutti i quadri cognitivi non patologici, al

di sopra, quindi, del 70.

I dati raccolti per questa ricerca si riferiscono per la quasi totalità a soggetti con un

quoziente intellettivo sopra all’85 quindi che si collocano nella fascia di normalità,

sarebbe importante vedere se anche nella fascia di livello cognitivo borderline si

ottengono gli stessi risultati e quindi una completa indipendenza dell’abilità di lettura

dal quoziente intellettivo.

Il miglioramento della velocità di lettura di brano è correlato positivamente con il

miglioramento della velocità di lettura sia di parole sia di non parole, indicando che

l’abilità di lettura migliora in tutte le diverse sfaccettature indagate dalle tre prove.

Non esiste una correlazione statisticamente significativa tra il livello iniziale e il

miglioramento acquisito nella lettura di parole (coefficiente di correlazione 0,05), di non

parole (coefficiente di correlazione 0,135) e nella lettura di brano (coefficiente di

correlazione 0,071): la difficoltà iniziale non predice il miglioramento. Quindi si evince

che è possibile e opportuno proporre un trattamento riabilitativo, indipendentemente dal

livello di difficoltà della lettura presentato dai ragazzi al momento della valutazione.

2.6 Generalizzazione dei miglioramenti alle attività della vita

quotidiana

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La presa in carico dei ragazzi dislessici per un percorso riabilitativo prevede la

collaborazione con la scuola e con la famiglia, affinché divengano anch’esse sostegno e

promozione al cambiamento. Infatti, parallelamente al miglioramento dell’abilità di

lettura, dovrebbe modificarsi la modalità di approccio al lavoro scolastico, divenentando

maggiormente autonomo ed efficace. Per favorire e promuovere questi cambiamenti

devono essere gradualmente modificate le richieste che vengono fatte ai ragazzi sia in

contesto scolastico che familiare.

Questa modalità di lavoro favorisce la generalizzazione dei miglioramenti

acquisiti durante il trattamento nel contesto scolastico e promuovono il cambiamento,

andando ad incidere in modo positivo sull’autoefficacia scolastica percepita.

Alla luce di quanto appena accennato risulta fondamentale che il miglioramento

della velocità e della correttezza della lettura prodotto dal trattamento venga percepito

anche da insegnanti e genitori.

Infatti i miglioramenti vengono valutati, oltre che attraverso le prove

standardizzate anche attraverso colloqui con la scuola e con i genitori, i primi che di

solito hanno modo di vedere e toccare con mano i miglioramenti dei propri figli.

La famiglia solitamente rileva un cambiamento radicale nell’atteggiamento dei

propri figli nei confronti della lettura, da sempre vissuta come un nemico giurato.

Spesso i genitori riportano il loro stupore nel vedere i figli leggere spontaneamente,

riscontrano sempre un miglioramento importante nella velocità di lettura che spesso si

traduce in incremento nella velocità di esecuzione del lavoro scolastico, ma

parallelamente riferiscono anche la loro difficoltà nel saper saggiamente gestire questa

nuova autonomia, che tuttavia risulta spesso ancora parziale e incompleta.

Anche la scuola registra un miglioramento nell’abilità specifica e

nell’autoefficacia e più della famiglia deve essere guidata nel porre le richieste giuste al

momento giusto, evitando così sia di porre il ragazzo in situazioni di frustrazione sia in

situazioni di richieste troppo basse che influiscono negativamente sulla motivazione e

sull’immagine di sé.

I ragazzi mostrano di percepire immediatamente il cambiamento e lo manifestano

oltre che verbalmente anche con atteggiamenti che a volte lasciano basito chi sta loro

accanto: chiedono di leggere in classe, leggono prima di addormentarsi alla sera,

comprano libri e riviste.

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Durante gli incontri riabilitativi vengono stimolati in modo indiretto verso queste

attività, senza che diventino un compito aggiuntivo o un dovere stimolando il gusto

della conquista e della scoperta.

Oltre al colloquio che è sicuramente un mezzo molto efficace per capire se il

ragazzo, la scuola e gli insegnanti hanno percepito e rilevato un miglioramento, con i

rgazzi della scuola secondaria sia di primo che di secondo grado, si è utilizzato un

questionario, allegato in appendice, che indaga le seguenti aree:

percezione del cambiamento delle proprie abilità di lettura

ricadute di tale miglioramento sulle attività scolastiche

ricadute sulle attività della vita quotidiana

L’analisi dei questionari evidenzia che il 65% dei ragazzi si sente notevolmente

migliorato, mentre il 35% si sente abbastanza migliorato, nessuno dichiara di non aver

percepito un miglioramento significativo.

Il 94% ritiene che il miglioramento della lettura abbia reso meno faticoso il lavoro

scolastico, il 60% sostiene che tale lavoro è diventato un po’ meno faticoso, mentre il

34% ritiene che sia diventato molto meno faticoso.

Durante i colloqui molto spesso gli insegnanti esprimono il loro stupore di fronte

ai nostri ragazzi e bambini dislessici che chiedono di leggere in classe, anche dopo

pochi incontri di riabilitazione, l’analisi del questionario rileva infatti che il 75% dei

ragazzi legge più volentieri in classe dopo aver fatto il percorso di riabilitazione.

Prima del percorso riabilitativo solo il 17% dei ragazzi dichiara di leggere libri

spontaneamente e per diletto, al termine del percorso il 70% dichiara di aver letto libri

di propria iniziativa, senza che vi sia stata nessuna richiesta da parte della scuola e dei

genitori. Dato questo che si ritrova al follow up e che è evidente anche durante la presa

in carico riabilitativa: molti bambini chiedono di portare a casa il libro che utilizziamo

in seduta, i più grandi chiedono consigli sull’acquisto di testi, questo rende evidente

quanto sia importante all’interno della seduta riabilitativa proporre un piccolo spazio per

favorire la conoscenza di diversi generi letterari e per promuovere il piacere della lettura

anche fuori dalla seduta. Obiettivi facilmente ottenibili con un accurata scelta del

materiale e con una corretta stimolazione.

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58

L’obiettivo è quello di scardinare la percezione che genitori, insegnanti e ragazzo

hanno della difficoltà di lettura: un deficit immodificabile che per sempre renderà

faticosissimo e frustrante il lavoro scolastico e qualsiasi compito che implica la lettura.

Talvolta il trattamento della lettura è solo una parte del più ampio percorso di

presa in carico che vede il miglioramento delle abilità di lettura come il punto di

partenza per un lavoro cognitivo sulle abilità di comprensione e di studio che sono

andate perse negli anni o per un lavoro emotivo o di orientamento, la definizione del

percorso di presa in carico individualizzato e strutturato partendo dai bisogni e dalle

difficoltà dei singoli ragazzi.

2.7 Analisi dell’efficacia del secondo ciclo di trattamento

La presente ricerca oltre a valutare l’efficacia di un ciclo di trattamento e il

mantenimento dei miglioramenti si è posta l’obiettivo di valutare l’efficacia di un

secondo ciclo di trattamento svolto circa 6 mesi dopo il primo.

Molti ragazzi, soprattutto quelli che partono con una difficoltà di lettura

maggiormente significativa, pur migliorando la loro prestazione di lettura dopo il

primo ciclo di trattamento non raggiungono, comunque, un livello di competenza

sufficientemente buono da garantire loro un efficace ed autonomo approccio al

lavoro scolastico.

La proposta dei due cicli di riabilitazione distanziati da una pausa che va

solitamente dai 4 ai 6 mesi, tiene conto del calo motivazionale che si osserva

verso la fine del ciclo, i ragazzi sono stanchi e un impegno bisettimanale che va a

sovrapporsi agli impegni scolastici e sportivi risulta spesso gravoso e pertanto

deve essere breve.

La pausa, nella quale i ragazzi consolidano i miglioramenti, applicano le

strategie e verificano l’importanza dei miglioramenti acquisiti è spesso sufficiente

a generare la motivazione e l’impegno sia del ragazzo che della famiglia verso un

secondo ciclo di trattamento.

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Il campione è composto da 39 ragazzi, 13 femmine e 26 maschi, di età

compresa tra gli 8 e i 18 anni: 21 soggetti frequentavano il secondo ciclo della

scuola primaria, 12 la scuola secondaria di primo grado e 6 soggetti frequentavano

la scuola secondaria di secondo grado.

Al termine del primo ciclo di trattamento veniva suggerito a tutti i ragazzi

un follow up dopo 4 mesi, in tale occasione ai ragazzi che presentavano ancora

importanti difficoltà che incidevano in modo significativo sulle loro attività

scolastiche è stato proposto un ciclo riabilitativo con le stesse caratteristiche

formali del primo ciclo: durata di 15 incontri con cadenza bisettimanale e

impostazione delle sedute organizzate secondo il “metodo abilmente”.

Il contenuto e le attività proposte erano, quindi, differenti dal primo ciclo

perché nella maggior parte dei casi le caratteristiche della lettura e le competenze

neuropsicologiche in essa implicate si erano modificate in modo sostanziale.

La valutazione del parametro della correttezza evidenzia una

normalizzazione di tale parametro in tutti i soggetti, in linea con i dati di

letteratura.

Nella lettura di brano il 33% del campione della scuola primaria evidenziava

difficoltà significative nella correttezza, collocandosi in una fascia di Richiesta di

intervento immediato, già al termine del primo ciclo molti bambini normalizzano

la propria abilità di lettura in termini di correttezza e solo il 14% presenta ancora

importanti difficoltà, al termine del secondo ciclo si assiste ad un ulteriore

miglioramento con solo il 4,7% dei bambini che incontrano difficoltà nella

correttezza della lettura.

I ragazzi della scuola secondaria di primo grado presentano una situazione

di partenza molto simile a quella dei bambini della scuola primaria con il 16% dei

soggetti che presenta difficoltà nella correttezza. L’evoluzione, tuttavia, è molto

più rapida e si assiste ad una normalizzazione di questo parametro in tutti i ragazzi

che compongono il campione sin dal termine del primo ciclo, così come avviene

nel campione della scuola secondaria di secondo grado.

Non in tutti i casi tale miglioramento viene mantenuto al follow up, ma in

tutti i casi viene comunque recuperato al termine del primo ciclo.

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60

Nell’analizzare l’evoluzione della correttezza della lettura nella lettura di

liste di parole, si osserva un andamento analogo a quello riscontrato nella lettura

di brano, in questa prova, tuttavia, molti più ragazzi partivano da una prestazione

deficitaria.

Il miglioramento è, tuttavia, significativo in tutti i livelli di scolarizzazione e

si assiste complessivamente ad una normalizzazione della correttezza della lettura

in tutti i ragazzi del campione analizzato: nella scuola primaria all’inizio del

primo ciclo il 61% dei bambini presentavano importanti difficoltà che

permangono alla fine del secondo ciclo solo nel 14% di loro, nella scuola

secondaria di primo grado si passa dal 75% dei ragazzi che presenta una

prestazione deficitaria all’inizio del primo ciclo all’8,3% al termine del secondo

ciclo.

Il gruppo della scuola secondaria di secondo grado, già in fase iniziale,

presentava un buon livello nella correttezza della lettura, infatti solo il 33% dei

ragazzi presentava difficoltà significative; tutti i soggetti arrivano ad una

normalizzazione della correttezza già alla fine del primo ciclo, normalizzazione

che viene mantenuta sia al follow up, coincidente con l’inizio del secondo ciclo,

sia al termine dello stesso.

inizio 1° ciclo

fine 1° ciclo inizio 2° ciclo

fine 2° ciclo0

10

20

30

40

50

60 % di soggetti della scuola primaria con indice di correttezza patologico% di soggetti della scuola secondaria di primo grado con indice di correttezza patologico% di soggetti della scuola secondaria di secondo grado con indice di correttezza patologico

Figura 3.33 Analisi dell’evoluzione della correttezza della lettura di brano nel sottogruppo

che ha partecipato al secondo ciclo di trattamento

inizio 1° ciclo

fine 1° ciclo inizio 2° ciclo

fine 2° ciclo0

10

20

30

40

50

60

70

80% di soggetti della scuola primaria con indice di correttezza patologico% di soggetti della scuola secondaria di primo grado con indice di correttezza patologico% di soggetti della scuola secondaria di secondo grado con indice di correttezza patologico

Figura 3.34 Analisi dell’evoluzione della correttezza della lettura di parole nel sottogruppo che ha partecipato al secondo ciclo di trattamento

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Nella lettura di non parole il campione della scuola primaria migliora

significativamente la propria prestazione: all’inizio del primo ciclo il 71% dei

bambini aveva una prestazione patologica nella correttezza della lettura, al

termine del secondo ciclo tale percentuale si è ridotta a 14; il miglioramento

conseguito al termine del primo ciclo viene mantenuto al follow up e

ulteriormente incrementato.

Anche nei ragazzi della scuola secondaria di primo e di secondo grado si

assiste ad un importante miglioramento nel primo ciclo con una normalizzazione

del parametro della correttezza in tutti i soggetti, miglioramento che però non

viene completamente mantenuto al follow up e alla fine del secondo ciclo, dove,

probabilmente, il miglioramento della rapidità di lettura, in alcuni ragazzi, va a

discapito della correttezza.

inizio 1° ciclo

fine 1° ciclo inizio 2° ciclo

fine 2° ciclo0

10

20

30

40

50

60

70

80% di soggetti della scuola primaria con indice di correttezza patologico% di soggetti della scuola secondaria di primo grado con indice di correttezza patologico% di soggetti della scuola secondaria di secondo grado con indice di correttezza patologico

Figura 3.35 Analisi dell’evoluzione della correttezza della lettura di non­parole nel sottogruppo che ha partecipato al secondo ciclo di trattamento

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Il sottogruppo dei bambini della scuola primaria che ha svolto un secondo

ciclo di trattamento partiva da difficoltà nella velocità di lettura più significative

rispetto al campione globale di pari età: la lettura di brano iniziale era pari a 1,09

sill/sec, mentre il campione completo di pari età partiva da un livello iniziale di

1,52 sill/sec.

Il miglioramento ottenuto nel primo ciclo da questi bambini è stato di 0,59

sill/sec, leggermente inferiore a quello del campione complessivo che era di 0,74

sill/sec.

Tale miglioramento, seppur inferiore, è stato conservato al follow up; il

secondo ciclo di trattamento ha prodotto un ulteriore miglioramento di 0,66

sill/sec, consentendo ai bambini di raggiungere il livello del campione globale.

Il trattamento ha prodotto un miglioramento significativo se confrontato con

l’evoluzione spontanea attesa in un anno che secondo i dati di Stella, Faggella,

Tressoldi (2001) e di Campanino, Buttafarno, Iozzino (2010) è di 0,27 sill/sec

annue.

inizio 1° ciclo

fine 1° ciclo inizio 2° ciclo

fine 2° ciclo0

0.5

1

1.5

2

2.5

3

campione che ha partecipato ai due cicli di trattamentoevoluzione spontaneacampione che ha partecipato al primo ciclo di trattamento

Figura 3.36 Analisi dell’evoluzione della lettura di brano nei bambini della scuola primaria

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Il sottogruppo della scuola secondaria di primo grado che ha usufruito di un

secondo ciclo di trattamento partiva da un livello di lettura solo di poco inferiore

al campione totale: la velocità di lettura iniziale era di 2,18 sill/sec, mentre quella

del campione complessivo era di 2,38.

La caratteristica peculiare di questo gruppo è quella di non aver mantenuto

completamente il miglioramento ottenuto nel primo ciclo, tale miglioramento era

di poco superiore a quello del campione totale, che però ha manifestato al follow

up non solo il mantenimento del miglioramento acquisito, ma anche

un’evoluzione spontanea.

Il secondo ciclo di trattamento ha prodotto un miglioramento importante di

0,68 sill/sec., molto simile a quello prodotto dal primo ciclo, al termine del

secondo ciclo anche questi ragazzini hanno raggiunto un livello di lettura di 3,38

sill/sec pari a quello del gruppo complessivo al follow up.

L’evoluzione prodotta dal secondo ciclo di trattamento risulta ovviamente

clinicamente significativa se confrontata con l’evoluzione spontanea attesa.

inizio 1° ciclo

fine 1° ciclo inizio 2° ciclo

fine 2° ciclo00.511.522.533.54

campione che ha partecipato ai due cicli di trattamentoevoluzione spontaneacampione che ha partecipato al primo ciclo di trattamento

Figura 3.37 Analisi dell’evoluzione della lettura di brano nei ragazzi della scuola secondaria di

primo grado

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Il gruppo di ragazzi della scuola secondaria di secondo grado che ha svolto

un secondo ciclo di trattamento è composto solamente da 6 soggetti e non può

essere considerato rappresentativo, tuttavia può consentire alcune riflessioni.

Questi ragazzini partivano da difficoltà di lettura molto più significative

rispetto al gruppo complessivo, la loro velocità di lettura era di circa 1 sill/sec

inferiore a quella del campione complessivo.

Questo piccolo sottogruppo condivide una caratteristica essenziale con il

gruppo della scuola secondaria di primo grado: al follow up non mantiene

completamente il miglioramento acquisito durante il primo ciclo e il secondo ciclo

consente un miglioramento che consente loro di recuperare il livello raggiunto al

termine del primo ciclo pari a 3,5 sill/sec.

Tale miglioramento risulta clinicamente significativo e consente un

importante incremento della velocità che ha sicuramente un impatto importante

sull’attività didattica, tuttavia il loro livello di lettura appare molto inferiore

rispetto al campione complessivo che partiva da una velocità di lettura nettamente

superiore.

Nella lettura di parole il sottogruppo della scuola primaria che partecipa ai

due cicli di trattamento, parte da una prestazione peggiore nella lettura di parole

rispetto al gruppo complessivo, così come accadeva nella lettura di brano; a fronte

inizio 1° ciclo

fine 1° ciclo inizio 2° ciclo

fine 2° ciclo00.511.522.533.544.5

campione che ha partecipato ai due cicli di trattamentoevoluzione spontaneacampione che ha partecipato al primo ciclo di trattamento

Figura 3.38 Analisi dell’evoluzione della lettura di brano nei ragazzi della scuola secondaria di

secondo grado

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del primo ciclo di trattamento ottiene un miglioramento simile al campione totale,

miglioramento che non solo viene mantenuto al follow up, ma viene anche

incrementato con un’evoluzione spontanea. Il secondo ciclo consente un

miglioramento di 0,35 sill/sec che è leggermente inferiore a quello del primo

ciclo che corrispondeva a 0,59 sill/sec., ma che è comunque da considerarsi

clinicamente significativo.

Il sottogruppo della scuola secondaria di secondo grado che ha partecipato

al secondo ciclo di trattamento presenta una maggiore lentezza nella lettura di

parole rispetto al campione complessivo, analogamente a quanto accadeva per la

lettura di brano.

La differenza maggiormente significativa tra la lettura di parole e quella di

brano sta tuttavia nel fatto che nella lettura di parole si assiste al follow up al

sostanziale mantenimento dei miglioramenti conseguiti nel primo ciclo, con un

miglioramento prodotto nel secondo ciclo pari a 0,48 sill/sec, di poco inferiore a

quello prodotto nel secondo ciclo che era pari a 0,66 sill/sec.

Anche in questo caso il miglioramento prodotto dal trattamento riabilitativo

è clinicamente significativo e consente ai ragazzi di raggiungere alla fine

dell’intervento le stesse prestazioni del campione complessivo, nonostante

partissero da un livello inferiore.

Secondaria di secondo grado

inizio 1° ciclo

fine 1° ciclo inizio 2° ciclo

fine 2° ciclo00.20.40.60.811.21.41.61.82

campione che ha partecipato ai due cicli di trattamentoevoluzione spontaneacampione che ha partecipato al primo ciclo di trattamento

Figura 3.39 Analisi dell’evoluzione della lettura di parole nei bambini della scuola primaria

inizio 1° ciclo

fine 1° ciclo inizio 2° ciclo

fine 2° ciclo0

0.5

1

1.5

2

2.5

3

3.5

campione che ha partecipato ai due cicli di trattamentoevoluzione spontaneacampione che ha partecipato al primo ciclo di trattamento

Figura 3.40 Analisi dell’evoluzione della lettura di parole nei ragazzi della scuola secondaria di

primo grado

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Il sottogruppo della scuola secondaria che usufruisce del secondo ciclo di

Il sottogruppo della scuola secondaria che usufruisce del secondo ciclo di

trattamento, partiva anch’esso, da prestazioni maggiormente deficitarie nella

velocità di lettura di parole rispetto al campione complessivo.

Nel primo ciclo si assiste ad un’evoluzione molto simile al campione

complessivo, e al follow up si osserva il sostanziale mantenimento dei

miglioramenti acquisiti, con un successivo incremento di velocità al termine del

secondo ciclo di trattamento che è pari a 0,40 sill/sec; dato che differisce di poco

dal miglioramento ottenuto nel primo ciclo che era pari a 0,48 sill/sec.

Anche in questo caso il miglioramento ottenuto è clinicamente significativo.

inizio 1° ciclo

fine 1° ciclo inizio 2° ciclo

fine 2° ciclo00.511.522.533.544.5

campione che ha partecipato ai due cicli di trattamentoevoluzione spontaneacampione che ha partecipato al primo ciclo di trattamento

Figura 3.36 Analisi dell’evoluzione della lettura di parole nei ragazzi della scuola

secondaria di secondo grado

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Nella lettura di non parole il sottogruppo della scuola primaria evidenzia

un’evoluzione analoga a quella che si riscontra nella lettura di parole: il campione

parte con prestazioni leggermente deficitarie rispetto al campione complessivo,

evidenziando nel primo ciclo un’evoluzione analoga a quest’ultimo, al follow up

si evidenzia il mantenimento dei miglioramenti acquisiti con un’ulteriore

evoluzione spontanea, seguita da un ulteriore miglioramento nel secondo ciclo.

La velocità di lettura raggiunta al termine dei due cicli dal sottogruppo in

oggetto è pari a 1,31 sill/sec ed è di poco superiore al livello raggiunto dopo il

primo ciclo dal campione totale che è pari a 1,26 sill/sec.

E’ evidente che anche il secondo ciclo di trattamento ha prodotto

un’evoluzione della velocità di lettura che è da considerarsi clinicamente

significativa.

Il sottogruppo della scuola secondaria parte da una velocità di lettura di non

parole simile al campione complessivo e raggiunge, al termine del primo ciclo una

prestazione praticamente sovrapponibile a quest’ultimo gruppo; tuttavia questo

sottogruppo non mantiene completamente i miglioramenti al follow up.

inizio 1° ciclo

fine 1° ciclo inizio 2° ciclo

fine 2° ciclo0

0.2

0.4

0.6

0.8

1

1.2

1.4

campione che ha partecipato ai due cicli di trattamentoevoluzione spontaneacampione che ha partecipato al primo ciclo di trattamento

Figura 3.42 Analisi dell’evoluzione della lettura di non parole nei bambini della scuola

primaria

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Il secondo ciclo produce un miglioramento clinicamente significativo, pari a

0,34 sill/sec, che li porta ad una lettura più rapida rispetto a quella del campione

complessivo, ma soprattutto rispetto all’evoluzione spontanea attesa.

Il piccolo sottogruppo della scuola secondaria di secondo grado presenta

difficoltà

maggior rispetto a quelle del campione complessivo all’inizio del trattamento,

raggiunge un miglioramento clinicamente significativo dopo il primo ciclo anche

se inferiore rispetto a quello del campione complessivo:parte, infatti, da una

velocità di lettura 1,5 sill/sec e raggiunge le 1,75 sillabe al secondo.

Al follow up mantiene i miglioramenti acquisiti, evidenziano anche una

piccola evoluzione spontanea.

Il miglioramento ottenuto a seguito del secondo ciclo di trattamento è

clinicamente significativo, pari a 0,19 sill/sec, ma non consente a questi ragazzi di

raggiungere le prestazione del campione complessivo.

inizio 1° ciclo

fine 1° ciclo inizio 2° ciclo

fine 2° ciclo0

0.5

1

1.5

2

2.5

3

campione che ha partecipato ai due cicli di trattamentoevoluzione spontaneacampione che ha partecipato al primo ciclo di trattamento

Figura 3.43 Analisi dell’evoluzione della lettura di non parole nei ragazzi della scuola

secondaria di primo grado

inizio 1° ciclo

fine 1° ciclo

inizio 2° ciclo

fine 2° ciclo

0

0.5

1

1.5

2

2.5

3

campione che ha partecipato ai due cicli di trattamentoevoluzione spontaneacampione che ha partecipato al primo ciclo di trattamento

Figura 3.44 Analisi dell’evoluzione della lettura di non parole newi ragazzi della scuola

secondaria di secondo grado

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L’analisi dei dati evidenzia che un secondo ciclo di trattamento consente un

importante miglioramento della correttezza che consente alla maggior parte dei

ragazzi dislessici il raggiungimento dei livelli prestazionali dei coetanei

normolettori; relativamente alla rapidità si assiste ad un miglioramento

clinicamente significativo e quasi sovrapponibile a quello prodotto dal primo ciclo

riabilitativo.

2.8 Confronto di efficacia ed efficienza tra il metodo

abilmente ed altri tipi di trattamento

Tressoldi e Vio (2011) hanno pubblicato un interessantissimo confrontando e

sintetizzando i risultati di 41 esiti di trattamento, riportati all’interno di 11 contributi sia

nazionali che internazionali, proponendo di valutare la bontà di ogni trattamento

attraverso il calcolo e il confronto delle misure di efficacia ed efficienza.

L’efficacia di ciascun trattamento è quindi il cambiamento in sillabe al secondo,

rispetto al gruppo di controllo o rispetto al cambiamento atteso senza trattamento.

La misura di efficienza si ottiene dividendo l’efficacia di ciascuno studio con il

numero medio di ore utilizzate.

Applicando questi stessi principi ho confrontato gli esisti del trattamento

riabilitativo secondo il “Metodo Abilmente” con i tipi di trattamenti analizzati da

Tressoldi e Vio (2011).

I quattro trattamenti analizzati in tale studio sono i seguenti: sub lessicale,

balance, neuropsicologico e lessicale.

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Relativamente alla velocità di lettura di brano non si riscontrano differenze

significative tra i quattro tipi di trattamenti proposti che hanno una efficienza media di

0,42 sill/sec, l’efficienza del trattamento da me analizzato nel campione complessivo è

pari a 0,72 sill/sec e quindi l’esito del trattamento è molto positivo.

Relativamente alla lettura di parole e non parole il trattamento sub lessicale e

quello neuropsicologico producono un’efficacia doppia rispetto agli altri trattamenti

rispettivamente di 0,39 sill./sec. e 0,40 sill./sec. per le parole e 0,22 sill/sec. e 0,27 per le

non parole, anche in questo caso l’efficacia del trattamento “Abilmente” è superiore alle

altre ed è pari a 0,58 sill./sec. per la lettura di parole e 0,35 sill/sec. per le non parole.

Il trattamento svolto con il metodo Abilmente ha avuto una durata media di 13,3

inferiore sia a quella del trattamento sub lessicale con una media di 19,4 ore sia a alla

durata del trattamento neuropsicologico che prevede di 56 ore di intervento e, pertanto,

ha un livello di efficienza maggiore.

Tuttavia questo confronto tra diversi approcci riabilitativi va considerato in modo

indicativo in quanto i soggetti non sono stati assegnati in modo casuale ai gruppi di

ricerca e , inoltre, vi era una ridotta numerosità del numero di dati a disposizione per le

diverse categorie di trattamento; il numero esiguo dei soggetti infatti non ha consentito

agli autori di analizzare gli effetti del trattamento tenendo conto anche della variabile

età.

2.9 Conclusioni

2.9.1 Sintesi dei risultati della ricerca

La ricerca evidenzia un buon livello di efficacia e di efficienza del ”Metodo

Abilmente” in quanto produce un miglioramento clinicamente significativo nella

velocità di lettura in un arco di tempo breve, circa due mesi, nel quale si articolano una

media di 13,3 ore di trattamento.

Il 99,1% dei ragazzi trattati ottiene un miglioramento clinicamente significativo

nella velocità di lettura, i due soli soggetti che non migliorano sono ragazzini che

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presentavano all’inizio del trattamento grandi difficoltà in correttezza e quindi, come

previsto dall’impostazione riabilitativa si è puntato nel primo ciclo sulla

normalizzazione della correttezza e nel secondo ciclo sul miglioramento della velocità

che, infatti, è risultato clinicamente significativo.

Tale miglioramento si registra indipendentemente dall’età dei soggetti e sembra

quindi allargare la fascia dei soggetti riabilitabili rendendo opportuna la proposta di un

intervento riabilitativo anche ai dislessici della scuola secondaria di secondo grado.

La correttezza della lettura sembra normalizzarsi nella maggior parte dei soggetti,

in accordo con i dati presenti in letteratura.

Si è evidenziata inoltre un’importante generalizzazione delle competenze

acquisite nelle sedute riabilitative che si è tradotta sia in un utilizzo più frequente e

naturale dell’abilità di lettura in contesti non strutturati sia in una maggior velocità ed

autonomia nell’affrontare il lavoro scolastico; molto spesso c’è stata una ricaduta

positiva sull’immagine di sé e sull’autoefficacia che in molti casi ha indotto un migliore

investimento nelle attività didattiche in termini sia qualitativi che quantitativi.

I miglioramenti ottenuti da tutti i soggetti sono clinicamente significativi, ma si

assiste ad una grande variabilità nei miglioramenti acquisiti; nessuno dei fattori

analizzati, QI, Età , livello iniziale di lettura e comorbilità , sembrano essere validi

predittori del successo riabilitativo sarebbe pertanto importante un’analisi dei singoli

casi che possa mettere in evidenza altri fattori o variabili che ci aiutino a capire come

mai alcuni soggetti migliorino più di altri, con la speranza che queste informazioni

possano permettere di modificare e migliorare la pratica riabilitativa.

2.9.2 Riflessioni

I risultati di questa ricerca, in accordo con numerose ricerche presenti in

letteratura, sembrano dimostrare che la difficoltà di lettura dei ragazzi dislessici possa

migliorare in modo significativo a fronte di brevi cicli di trattamento: il parametro di

correttezza sembra normalizzarsi, la rapidità di lettura migliora senza, però, raggiungere

la correttezza dei coetanei normolettori.

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Questo miglioramento viene percepito e apprezzato da ragazzi, genitori e

insegnanti e sembra incidere in modo positivo sul rapporto con la lettura e

sull’approccio al lavoro scolastico, che diviene maggiormente autonomo.

Queste positive prospettive, tuttavia, troppo spesso rimangono stampate sulle

riviste specializzate, si fermano sul palco dei convegni, non raggiungono tutti i clinici,

non raggiungono la scuola e soprattutto non raggiungono i ragazzi dislessici e le loro

famiglie.

Oggigiorno si parla molto di dislessia, alla televisione, nei film, sui giornali, ma

frequentemente viene dipinta un’immagine distorta del disturbo della lettura:

un’immagine stereotipata di immodificabile difficoltà che pervade molti ambiti di vita e

di apprendimento.

Sembra che, per poter aiutare questi ragazzi, sia necessario solamente accettare la

difficoltà come una parte integrante della loro persona, modificare le richieste

scolastiche, non continuare a frustrarli con esercizi infruttuosi e faticosi, accettando che

molte cose non le impareranno mai.

Queste idee non scorrette dal punto di vista teorico, spesso si traducono in una

pratica clinica e didattica inadeguata: a fronte di una diagnosi di disturbo specifico di

apprendimento si tende ad abbandonare tutti i principi pedagogici e psicologici che

guidano il nostro agire quotidiano di fronte a bambini e ragazzi impegnati nel faticoso

compito di imparare.

La consapevolezza della difficoltà si deve necessariamente integrare con la

certezza di poter migliorare il deficit e con l’attivazione di strategie che riducono

l’impatto di tale difficoltà sull’attività didattica.

Indicazioni errate volte all’esclusiva compensazione del deficit con ausili esterni e

richieste scolastiche inadeguate non solo non aiutano i nostri ragazzi, ma rischiano di

ampliare le loro difficoltà: i ragazzini diventano passivi, completamente dipendenti

dall’adulto nel loro compito di apprendimento, privi di prospettive e con prestazioni

scolastiche infinitamente più basse rispetto a quello che è il loro potenziale.

E’ necessario che i ragazzi dislessici, come i loro coetanei, lavorino in quella che

Vygotsky chiamò “area di sviluppo prossimale”, devono cioè essere messi di fronte a

compiti non troppo facili, che causerebbero demotivazione, e nemmeno troppo difficili

che attiverebbero un senso di impotenza; bisogna per loro individuare un livello di

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richieste scolastiche che li ponga in una condizione di giusta sfida che attivi le loro

risorse senza farli soccombere di fronte alle loro difficoltà.

Gli studi di Robert Rosenthal alla Oak School della California ci dimostrano

quanto importante sia il ruolo dell’aspettativa positiva: gli insegnanti credevano alla

veridicità dei test condotti da Rosenthal, erano, pertanto, certi che alcuni ragazzi

sarebbero migliorati, modificarono, quindi, il loro atteggiamento, li sostennero e li

incoraggiarono permettendo così la realizzazione di quanto era stato loro anticipato.

E’ formidabile quanto importante e determinante possa essere il ruolo

dell’aspettativa positiva, ma questo ci deve far riflettere su quanto possa essere

devastante l’effetto di un’aspettativa che positiva non è.

Quali importanti conseguenze possono derivare dall’atteggiamento di insegnanti,

genitori e specialisti che si approcciano a un ragazzo dislessico pensando che farà

sempre fatica a scuola, che la sua lettura sarà sempre un ostacolo insormontabile, che

sicuramente non imparerà l’inglese, che non memorizzerà le tabelline.

La riabilitazione della lettura non cancella il deficit, lo riduce, ma soprattutto

promuove un atteggiamento maggiormente attivo e propositivo di fronte alla difficoltà;

la diagnosi di dislessia non deve essere vissuta come una condanna senza appello, ma

come una consapevolezza che consente un nuovo inizio nel percorso di apprendimento.

Parlando di dislessia si sente dire spesso che, così come i miopi hanno bisogno

degli occhiali per poter leggere, i dislessici hanno bisogno della sintesi vocale per

poterlo fare.

Io concluderei la mia tesi con un interrogativo: se, nella vita, un ragazzo non sarà

mai in grado di vincere la maratona di New York e se non correrà mai i 100 metri come

Usain Bolt, deve rinunciare al piacere di fare jogging la domenica mattina al parco?

Se i nostri ragazzi dislessici non leggeranno mai a una velocità pari a 6 sillabe al

secondo, devono necessariamente rinunciare al piacere della lettura? Devono rinunciare

alle emozioni che Bastiano Baldassarre Bucci provava nel leggere i libri?

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