Analisi del rischio da atmosfere potenzialmente infiammabili nelle attività di pulizia e ripristino...

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----------------------------------------------------------------- Corvara 2015 – 21° Convegno – a cura di Raffaele Vistocco ------------------------------------------------------------ ! 108 Analisi del rischio da atmosfere potenzialmente infiammabili nelle attività di pulizia e ripristino viabilità delle sedi stradali post-incidente con dispersione di sostanze infiammabili e/o combustibili P. De Santis*, G. De Renzi** *INAIL DR LAZIO, CONTARP, Via Diego Fabbri 74, 00137, Roma – tel. +393457647055 – fax 0636437109 – [email protected] ** GMT Engineering S.r.l.s., Via dei Sicani, 2, 04100 Latina (LT) - tel. +393384478398 - [email protected] RIASSUNTO Sovente, al verificarsi di incidenti stradali, le condizioni della piattaforma stradale risultano compromesse sotto il duplice profilo: a) della sicurezza della circolazione, per quanti percorrono e attraversano il medesimo tratto, b) della sicurezza ambientale, a causa della presenza di liquidi inquinanti (olio, carburante, liquido refrigerante, . . .) oppure di detriti solidi (pezzi di paraurti, vetri, plastiche, . . .) ivi dispersi. Gli Enti proprietari delle reti stradali (Comuni, Province, ...) sono tenuti per legge al corretto ripristino delle condizioni di sicurezza a seguito di incidenti stradali ma, non disponendo delle strutture e delle risorse specializzate, possono concedere - senza onere economico alcuno - il servizio ad aziende specializzate che, attraverso specifici protocolli di intervento, operino per il ripristino dello status quo ante il verificarsi, ivi compreso il ripristino delle condizioni di sicurezza e fluidità della circolazione, nonché il reintegro delle matrici ambientali. L’intervento post incidente, nello specifico, consiste generalmente in: arrivo nell’area di intervento, stazionamento del mezzo di opera, spandimento sulla macchia/pozza di appositi agenti incapsulatori multiscopo liquidi e/o agenti assorbenti ed inertizzanti solidi in polvere, aspirazione dei liquidi, degli oli, delle polveri presenti sulla sede stradale; smaltimento dei reflui. Per lo svolgimento del servizio di bonifica post incidente viene usato solitamente un mezzo d'opera variamente allestito secondo la specificità della Ditta. Il presente lavoro analizza il rischio cui sono esposti i lavoratori impegnati in tali attività in riferimento alla potenziale presenza di atmosfere infiammabili. A tale scopo si è: 1) stimato la qualità e quantità dei liquidi infiammabili potenzialmente presenti nella fase di bonifica 2) calcolato la estensione della atmosfera potenzialmente esplosiva formatasi a seguito dell'eventuale dispersione nelle situazioni “worst case” ipotizzabili 3) definito le misure di sicurezza da attuare al fine di garantire l'incolumità degli operatori e di terzi 4) definite le caratteristiche delle attrezzature di lavoro per un loro utilizzo in sicurezza nel corso delle attività.

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Sovente, al verificarsi di incidenti stradali, le condizioni della piattaforma stradale risultano compromesse sotto il duplice profilo: a) della sicurezza della circolazione, per quanti percorrono e attraversano il medesimo tratto, b) della sicurezza ambientale, a causa della presenza di liquidi inquinanti (olio, carburante, liquido refrigerante, . . .) oppure di detriti solidi (pezzi di paraurti, vetri, plastiche, . . .) ivi dispersi.Gli Enti proprietari delle reti stradali (Comuni, Province, ...) sono tenuti per legge al corretto ripristino delle condizioni di sicurezza a seguito di incidenti stradali ma, non disponendo delle strutture e delle risorse specializzate, possono concedere - senza onere economico alcuno - il servizio ad aziende specializzate che, attraverso specifici protocolli di intervento, operino per il ripristino dello status quo ante il verificarsi, ivi compreso il ripristino delle condizioni di sicurezza e fluidità della circolazione, nonché il reintegro delle matrici ambientali. L’intervento post incidente, nello specifico, consiste generalmente in:arrivo nell’area di intervento,stazionamento del mezzo di opera,spandimento sulla macchia/pozza di appositi agenti incapsulatori multiscopo liquidi e/o agenti assorbenti ed inertizzanti solidi in polvere,aspirazione dei liquidi, degli oli, delle polveri presenti sulla sede stradale;smaltimento dei reflui. Per lo svolgimento del servizio di bonifica post incidente viene usato solitamente un mezzo d'opera variamente allestito secondo la specificità della Ditta.Il presente lavoro analizza il rischio cui sono esposti i lavoratori impegnati in tali attività in riferimento alla potenziale presenza di atmosfere infiammabili.A tale scopo si è:1) stimato la qualità e quantità dei liquidi infiammabili potenzialmente presenti nella fase di bonifica2) calcolato la estensione della atmosfera potenzialmente esplosiva formatasi a seguito dell'eventuale dispersione nelle situazioni “worst case” ipotizzabili3) definito le misure di sicurezza da attuare al fine di garantire l'incolumità degli operatori e di terzi4) definite le caratteristiche delle attrezzature di lavoro per un loro utilizzo in sicurezza nel corso delle attività.

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    Analisi del rischio da atmosfere potenzialmente infiammabili nelle attivit di pulizia e ripristino viabilit delle sedi stradali post-incidente con dispersione di sostanze infiammabili e/o combustibili

    P. De Santis*, G. De Renzi***INAIL DR LAZIO, CONTARP, Via Diego Fabbri 74, 00137, Roma tel. +393457647055 fax 0636437109 [email protected]** GMT Engineering S.r.l.s., Via dei Sicani, 2, 04100 Latina (LT) - tel. +393384478398 [email protected]

    RIASSUNTOSovente, al verificarsi di incidenti stradali, le condizioni della piattaforma stradale risultano

    compromesse sotto il duplice profilo:

    a) della sicurezza della circolazione, per quanti percorrono e attraversano il medesimo tratto,

    b) della sicurezza ambientale, a causa della presenza di liquidi inquinanti (olio, carburante, liquido

    refrigerante, . . .) oppure di detriti solidi (pezzi di paraurti, vetri, plastiche, . . .) ivi dispersi.

    Gli Enti proprietari delle reti stradali (Comuni, Province, ...) sono tenuti per legge al corretto ripristino

    delle condizioni di sicurezza a seguito di incidenti stradali ma, non disponendo delle strutture e delle

    risorse specializzate, possono concedere - senza onere economico alcuno - il servizio ad aziende

    specializzate che, attraverso specifici protocolli di intervento, operino per il ripristino dello status quo

    ante il verificarsi, ivi compreso il ripristino delle condizioni di sicurezza e fluidit della circolazione,

    nonch il reintegro delle matrici ambientali.

    Lintervento post incidente, nello specifico, consiste generalmente in:

    arrivo nellarea di intervento,

    stazionamento del mezzo di opera,

    spandimento sulla macchia/pozza di appositi agenti incapsulatori multiscopo liquidi e/o agenti

    assorbenti ed inertizzanti solidi in polvere,

    aspirazione dei liquidi, degli oli, delle polveri presenti sulla sede stradale;

    smaltimento dei reflui.

    Per lo svolgimento del servizio di bonifica post incidente viene usato solitamente un mezzo d'opera

    variamente allestito secondo la specificit della Ditta.

    Il presente lavoro analizza il rischio cui sono esposti i lavoratori impegnati in tali attivit in riferimento

    alla potenziale presenza di atmosfere infiammabili.

    A tale scopo si :

    1) stimato la qualit e quantit dei liquidi infiammabili potenzialmente presenti nella fase di bonifica

    2) calcolato la estensione della atmosfera potenzialmente esplosiva formatasi a seguito dell'eventuale

    dispersione nelle situazioni worst case ipotizzabili

    3) definito le misure di sicurezza da attuare al fine di garantire l'incolumit degli operatori e di terzi

    4) definite le caratteristiche delle attrezzature di lavoro per un loro utilizzo in sicurezza nel corso

    delle attivit.

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    PREMESSAL'analisi degli interventi in generale effettuati in caso di bonifica e ripristino della piattaforma

    stradale, induce alle seguenti riflessioni:

    ! il personale delle Ditte in questione interviene solo dopo che sono stati rimossi dallarea i veicoli

    coinvolti nellincidente e quindi sono state rimosse le potenziali fonti (sorgenti) di emissione

    ! la Ditta solitamente interviene in un intervallo orario compreso tra i 30 ed i 60 minuti: non

    assolutamente prevedibile che gli interventi di soccorso, di rilevamento tecnico del sinistro e di

    rimozione dei mezzi incidentati possano concludersi prima dei suddetti 30 minuti mentre, di contro

    gli incarichi di affidamento del servizio, non prevedono, solitamente, interventi in tempi superiore

    all'ora.

    A fronte delle suddette condizioni sorge la necessit di:

    ! prevedere la quantit di liquidi infiammabili (idrocarburi) potenzialmente presenti nella fase di

    bonifica

    ! calcolare la estensione della atmosfera potenzialmente esplosiva formatasi a seguito

    dell'eventuale dispersione

    ! definire le misure di sicurezza da attuare al fine di garantire l'incolumit degli operatori e di

    terzi

    PREVISIONE DELLA QUALIT E QUANTIT DI LIQUIDI INFIAMMABILI POTENZIALMENTE PRESENTIPer rispondere al quesito, ovvero prevedere la della quantit di liquidi infiammabili (idrocarburi)

    potenzialmente presenti nella fase di intervento delle Ditte in questione, occorre tenere in debito

    conto di alcuni parametri:

    - quantit di sostanze infiammabili disperdibili nel caso dincidente stradale

    - volatilit della/e sostanza/e

    - tensione di vapore della/e sostanza/e (maggiore il suo valore pi volatile risulta il liquido)

    - temperatura di ebollizione della/e sostanza/e

    - calore latente di vaporizzazione (energia necessaria a trasformare in vapore la massa unitaria di un

    liquido)

    - area della superficie esposta del liquido

    - temperatura a cui avviene l'evaporazione

    - ecc.

    Per quanto riguarda le quantit disperdibili in caso dincidente, occorre ricordare che le Ditte suddette

    sono incaricate dei ripristini nel caso di incidenti che coinvolgano motoveicoli, autovetture, autocarri ed

    autotreni ma solo quando tali incidenti non abbiano pure comportato la dispersione dei carichi

    trasportati, in particolare se questi comprendono sostanze pericolose (ADR).

    Ragionevolmente quindi, vari liquidi possono essere dispersi nel caso degli incedenti suddetti sia

    infiammabili e/o combustibili (carburanti) o non (liquidi refrigeranti, oli, liquidi di lavaggio,

    ecc).Ricordiamo le caratteristiche pi note:

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    ! liquido refrigerante, pu essere di diversi colori (verde, azzurro, giallo, rosa-rosso), talvolta pu

    essere semplicemente acqua, viscoso al tatto non infiammabile

    ! olio lubrificante, di colore oro-marrone-nero, denso e viscoso al tatto, infiammabile alle alte

    temperature

    ! benzina, di colore verde quella senza piombo e limpida la super, emana un odore caratteristico

    ed facilmente infiammabile

    ! gasolio, di colore rosso-marrone, emana un odore caratteristico ed meno infiammabile della

    benzina

    ! olio idraulico, pu essere di diversi colori ma sempre viscoso e infiammabile ad alte

    temperature

    ! GPL, acronimo di gas di petrolio liquefatti, miscela infiammabile incolore di propano e butano,

    fortemente odorizzata, i cui componenti a temperatura ambiente e a pressione atmosferica

    sono allo stato gassoso

    Lultimo sicuramente pi innocuo di tutti il liquido dei tergicristalli

    Ragionevolmente, le sostanze che possono dar luogo alla formazione di atmosfere esplosive sono il GPL

    (worst case 1), la benzina (worst case 2) e gli oli inquinati da benzina (worst case 3).

    GPL (WORST CASE 1)Gli incidenti che vedono coinvolte perdite accidentali di gas di petrolio liquefatti possono tradursi in

    danni molto gravi alle persone e alle strutture adiacenti alla scena incidentale.

    La pericolosit del GPL deriva dalla sua infiammabilit e dalla tendenza a formare una densa nube di

    vapore se disperso in atmosfera. Il fatto che sia trasportato in forma liquida sotto una modesta

    pressione fa s che, fuoriuscendo da un contenimento fratturato, evapori istantaneamente e si

    trasformi in gas. Poich il GPL in stato gassoso pi pesante dellaria, tende a rimanere vicino al suolo,

    trasformandosi in una nube infiammabile che, se efficacemente innescata, pu esplodere.

    D'altra parte occorre osservare che la sicurezza intrinseca dei veicoli alimentati a GPL ha subito un

    sensibile miglioramento con la entrata in vigore dellemendamento 01 al Regolamento ECE/ONU 67,

    essendo stati imposti da un lato test molto pi severi, da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei

    Trasporti, rispetto al passato per lomologazione dei componenti dellimpianto (cicli di temperatura,

    prove di durata, prove di vibrazione, prove fuoco, ecc.) e dallaltro rendendo obbligatori alcuni

    importanti dispositivi di sicurezza, illustrati nella figura seguente.

    Tali dispositivi, utili per la salvaguardia dellintegrit delle persone coinvolte in incidenti stradali nonch

    per la tutela della sicurezza dei soccorritori chiamati ad intervenire in caso di sinistro, consistono

    essenzialmente in:

    1. elettrovalvola di blocco posta sul serbatoio che, a motore spento, confina il G.P.L. allinterno del

    serbatoio, evitando eventuali perdite dalle tubazioni di alimentazione del motore;

    2. valvola di sicurezza in caso di sovrapressione PRV (pressure relief valve) che garantisce, anche in

    caso di riempimento oltre l80% del volume geometrico del serbatoio, valori di pressione allinterno

    dello stesso, compatibili con la resistenza meccanica del materiale. La valvola PRV adottata per

    impedire il pieno idraulico serve anche per proteggere lintegrit del serbatoio alle alte temperature

    ambientali che possono generare alta pressione interna.

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    Sistema di alimentazione a GPL

    3. valvola termofusibile, o altro dispositivo analogo, avente lo scopo di far fuoriuscire il G.P.L. in caso di

    incendio, svuotando il serbatoio ed evitandone lo scoppio1. Il GPL, rilasciato dalla valvola

    termofusibile aperta, provoca una fiamma che resta confinata nel contorno dellincendio. La valvola

    infatti presenta pi ugelli di uscita, conformati in modo tale da suddividere il getto del GPL in pi

    fiamme di minore intensit rispetto ad una fiamma sola;

    4. valvola di eccesso di flusso ) che blocca il flusso del gas in caso di rottura accidentale dei tubi.

    Infine, per quanto attiene l'integrit del serbatoio in caso di incidente stradale, premesso che il

    serbatoio GPL in generale installato nella parte posteriore del veicolo per motore anteriore (la legge

    vieta linstallazione nel vano motore), negli ultimi anni sono state eseguite presso vari centri di ricerca

    simulazioni di crash allurto posteriore secondo la normativa europea ECE ONU R.34 mediante la tecnica

    F.E.M. (Finite Element Method), analizzando sia serbatoi di tipo cilindrico che di tipo toroidale installati

    su auto di media-piccola cilindrata. Le modellazioni F.E.M. sono concordi nel prevedere una

    deformazione della struttura della vettura senza indurre spostamenti superiori alla norma nei sedili

    posteriori e apprezzabili deformazioni nelle pareti del serbatoio

    A fronte di quanto sopra descritto, l'evenienza di una rottura catastrofica del serbatoio in caso

    dincidente, risulta improbabile cos come risulta altamente improbabile la fuoriuscita di gas liquefatto

    (senza instaurarsi di flusso bifase) e formazione di pozza evaporante.

    In generale gli scenari che potrebbero verificarsi possono essere individuati come segue2:

    !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

    1 Questo evidentemente levento pi grave che possa ipotizzarsi e che in passato ha provocato in pi occasioni vittime e/o feriti. Lanalisi delle probabilit di incidente dovuto a guasti dellimpianto di alimentazione, ha evidenziato come il numero di incidenti atteso per esplosione a caldo ed a freddo del serbatoio si sia ridotto di un fattore pari a 10-3 negli impianti rispondenti al Regolamento ECE-ONU 67-01 rispetto a quelli realizzati sulla base della precedente normativa.

    2 FIRE BALL (Palla di fuoco): combustione veloce di una massa di vapori infiammabili rilasciata istantaneamente, in genere connessa con un BLEVE, senza sviluppo di sovrapressione, ma con irraggiamento intenso e breve.

    JET IMPINGEMENT o FLAME ENGULFMENT: situazione in cui la fiamma di un jet fire colpisce ortogonalmente un apparecchio o una struttura. una delle situazioni in cui risulta pi probabile il BLEVE.FLASH FIRE: combustione veloce di una nube di gas o vapori infiammabili; non comporta effetti significativi di sovrapressione in quanto la velocit di fiamma abbastanza bassa (sotto ai valori che configurano la deflagrazione) o perch la massa di combustibile limitata, o per una non omogenea distribuzione delle concentrazioni, o per la contenuta turbolenza che non favorisce accelerazione di fiamma.INCENDIO: comprende tutti i fenomeni di combustione libera, quali il FLASH FIRE, il JET FIRE, il POOL FIRE (incendio di una pozza di liquido) ed il TANK FIRE (incendio di un serbatoio o recipiente che si verifica in genere dopo una rottura).JET FIRE: lequivalente del dardo di fuoco e comporta, in genere, irraggiamento non elevato, se non in prossimit della fiamma,mentre risulta pericoloso il jet o flame-impingement.

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    ! rilascio di GPL che vaporizza ma non si innesca e disperde senza conseguenze

    ! BLEVE e Fireball, nel caso di flame-engulfment o jet-impingement del serbaoio a seguito di

    innesco immediato della perdita

    ! Flash fire, in caso di innesco immediato o quasi della nube di vapori, senza apprezzabili effetti di

    sovrapressione

    ! UVCE, nel caso di innesco ritardato della perdita ( necessario che fuoriesca o si accumuli una

    massa di miscela infiammabile tale da fornire energia sufficiente e possibilit di accelerazione

    della fiamma, in modo da generare quelli che sono comunemente definiti come "effetti esplosivi")

    ! Jet-fire nel caso di perdita innescata in fase gas

    Risultati di sperimentazioni di prove distruttive con simulazione di incendio doloso della sola

    autovettura hanno mostrato linsufficienza di tale energia per raggiungere il bleve [3.]. Lincendio

    iniziale provoca generalmente la sola formazione di un dardo di fuoco (jet fire) di colore giallo vivo,

    dovuto al GPL che fuoriesce ad esempio dalla valvola del serbatoio.

    Solo fornendo ulteriore alimentazione alle fiamme si arriva allevento critico. Se una simile eventualit

    si realizza, il bleve risultante da 25 kilogrammi di GPL e linnesco della nube combustibile-aria, portano

    alla formazione di una palla di fuoco di raggio prossimo a dieci metri con valori di sovrappressioni non

    significativi ed una durata di pochi secondi.

    Frammenti metallici possono essere lanciati anche a distanze di 50-100 metri. Una semplice barriera

    protettiva permette comunque di avvicinarsi con relativa sicurezza ad una distanza di 10-20 metri

    dallauto.

    Dal protocollo di intervento dei Vigili del Fuoco si legge: La squadra dintervento composta da due gruppi operativi nei quali due operatori si occupano del naspo con acqua frazionata e altri due della manichetta con lancia da 45 millimetri. Lavvicinamento avviene cercando di tenersi pi bassi della sagoma dellauto. A spegnimento avvenuto si opera una sorta di bonifica aprendo il portabagagli ed agendo con acqua frazionata facendo disperdere eventuali accumuli di gas e chiudendo la valvola del serbatoio di GPL. Lautovettura viene infine portata in un luogo sicuro tenendo presente il pericolopotenziale rappresentato dal GPL liquido ancora contenuto allinterno del veicolo.

    !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

    RILASCIO: si riferisce ad eventi per i quali, a seguito di una fuoriuscita di sostanze pericolose, non sono stati registrati effetti in quanto non si verificato un innesco o le concentrazioni erano sotto alla soglia di pericolo. SCOPPIO/BLEVE: vengono associati due fenomeni che, pur generando effetti similari, derivano da cause e sequenze completamente differenti; infatti, nella voce SCOPPIO si comprende lesplosione interna ad un recipiente o tubazione determinata da innesco di miscela infiammabile o da reazione anomala o da sovrappressione statica, mentre il termine BLEVE (Boiling Liquid Expanding Vapour Explosion) considera specificatamente il collasso termico di un recipiente contenente un gas compresso e liquefatto a seguito di surriscaldamento dovuto a incendio. Il fenomeno si verifica quando la sostanza contenuta si trova in condizioni di surriscaldamento ed soggetta ad una rapida depressurizzazione che origina il flash di una frazione del liquido.UVCE: (Unconfined Vapour Cloud Explosion) esplosione di una nube di vapori o gas infiammabili in luogo aperto o parzialmente confinato.

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    Quanto sopra dimostra che l'eventualit di una dispersione di GPL in caso di incidente automobilistico

    risulta improbabile e, comunque, l'emergenza (collisione, incendio doloso, ecc.) limitata alle fasi

    temporali precedenti l'intervento delle Ditte in questione che, necessariamente, intervengono a relitti

    gi rimossi.

    L'ipotesi di permanenza sulla sede stradale di GPL dopo la rimozione dei mezzi da scartare.

    Particolare attenzione deve essere posta solo al caso di presenza di caditoie, pozzetti, trincee, fosse

    site in prossimit della sede dell'incidente nel caso vi sia stata una dispersione di GPL in fase gassosa

    non innescata: infatti, a causa dell'elevata densit relativa del GPL, l'interno di tali spazi confinati

    bassi potrebbero essere saturi di vapori.

    BENZINA (WORST CASE 2)Lo sversamento di benzina (worst case 2) pu essere causato dalla rottura dei tubicini in pressione che

    collegano il serbatoio al motore o dalla benzina che rimane nel motore subito dopo un impatto (ad

    esempio nel caso di rovesciamento di motocicli)

    Negli ultimi anni si avuto un incremento degli incendi successivamente ad un incidente stradale. Una

    causa sicuramente da attribuire ai nuovi sistemi di alimentazione in uso consistenti negli impianti di

    alimentazione a benzina dotati di pompa elettrica che generalmente posta nelle vicinanze del

    serbatoio del carburante o, addirittura, all'interno. Lentrata in funzione della pompa elettrica avviene

    contemporaneamente all'avviamento del motore; la pompa attivata produce nel circuito di alimentazione

    una pressione che varia da 1 a 3 bar. La pressione di un bar pu spingere il carburante fino a 10 metri di

    altezza: una rottura in un qualsiasi punto del circuito causa una violenta fuoriuscita di carburante che,

    trovando linnesco in una parte calda del motore ovvero in una scintilla prodottasi a seguito

    dellincidente, porta sicuramente allinizio dell'incendio dell'automezzo.

    Attualmente le autovetture sono dotate di un dispositivo che toglie l'alimentazione alla pompa ma

    questo non sempre funziona correttamente pertanto il disinnesto della pompa pu essere tardivo e

    rischioso. Esistono gli interruttori inerziali antincendio che escludono, in caso di urto, lalimentazione

    elettrica alla pompa ma anche questi non sono sempre efficaci in quanto il liquido rimane in pressione

    allinterno del circuito anche a pompa spenta.

    La rottura del serbatoio con emissione di un quantitativo elevato di benzina (cos come la perdita del

    carico di sostanze pericolose) non un evento prevedibile nel senso che esso dovr essere gestito da

    altre figure professionali preventivamente all'intervento delle Ditte in questione.

    In aggiunta alle considerazioni sopra esposte, occorre pure considerare l'intervallo di tempo

    generalmente trascorso tra l'inizio della dispersione della sostanza e l'inizio della fase di bonifica. In

    questo intervallo di tempo una qualsivoglia pozza di sostanza infiammabile subisce un processo naturale

    di evaporazione che dipende fortemente dai parametri sopra elencati (volatilit, tensione di vapore,

    flash point, temperatura, dimensione della superficie libera, ecc.).

    Occorre evidenziare che durante transitorio ed in particolare sino a che sono fisicamente presenti le

    sorgenti della dispersione (veicoli), risultano a rischio altri operatori (soccorritori, forze dell'ordine,

    ecc.). Tale rischio particolarmente accentuato in caso di emissione continua di sostanza.

    Dal momento che le sorgenti sono rimosse, le pozze subiscono una naturale riduzione a causa della

    evaporazione.

    In generale, levaporazione di un liquido un fenomeno di trasporto sia di massa sia di calore, sebbene

    in taluni specifici casi possa essere ricondotto ad un unico meccanismo controllante, per esempio,

    nellevaporazione di un liquido criogenico, il trasporto di calore dal substrato al liquido domina sul rateo

    evaporativo. Nel caso di un liquido, mentre il passaggio di materia avviene essenzialmente tra la

    superficie liquida e latmosfera ipotizzando substrati non porosi e inerti chimicamente rispetto al

    liquido rilasciato lo scambio di calore avviene secondo diversi meccanismi: per convezione tra la

    superficie del liquido e latmosfera, per conduzione tra il liquido e il substrato, per radiazione, sia

    solare sia tra il liquido e latmosfera. Il bilancio di calore per una pozza di liquido di superficie A dato

    dallequazione:

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    [1]

    [2]

    [3]

    dove, cp il calore specifico del liquido, Ev il rateo di evaporazione, Qcd il flusso di calore per

    conduzione dal substrato alla pozza, Qcn il flusso di calore per conduzione dallatmosfera alla pozza,

    Qr il flusso di calore per radiazione alla pozza, Qra il flusso di calore per radiazione dallatmosfera

    alla pozza, Qrl il flusso di calore per radiazione dalla pozza allatmosfera, Qrs il flusso di calore per

    radiazione solare alla pozza, Qv il flusso di calore richiesto per levaporazione, t il tempo e m la

    massa del liquido.

    Il bilancio di materia espresso dallequazione:

    [4]

    con

    [5]

    dove k il coefficiente di scambio di materia, A la superficie della pozza e Ci la concentrazione del

    vapore allinterfaccia, nellipotesi che sia trascurabile quella nellaria sovrastante. La concentrazione

    della sostanza allinterfaccia Ci pu essere espressa dalla seguente equazione:

    [6]

    dove pv ed M sono rispettivamente la tensione di vapore alla temperatura T e il peso molecolare del

    liquido.

    Per levaporazione di un liquido volatile da una pozza circolare, Mackay e Matsugo (1973)3 hanno

    proposto un modello che descrive il bilancio di materia e di calore con lequazione [1], nella quale

    omesso il termine relativo al calore di conduzione dal substrato, le formule successive sono ricavate dal

    seguente modello.

    Nella fuoriuscita di liquido che non evapora nellemissione e cade al suolo, si forma una pozza la cui area

    definita in modi diversi in relazione alla situazione locale.

    Quando il suolo pavimentato con pendenza verso pozzetti o ghiotte di drenaggio in fogna,

    ragionevolmente il liquido fuoriuscito viene scaricato in fogna limitando sensibilmente larea A fino a

    dimensioni che possono essere anche trascurabili. La pozza dipender dalla distanza tra punto pi

    lontano di emissione dal pozzetto o ghiotta di drenaggio in fogna e dalla della portata di emissione.

    Quando il liquido non confinato, la pozza si allarga fino a che la sua area S2 determina una portata di

    evaporazione uguale alla portata di liquido che la alimenta (condizione di equilibrio).

    Inizialmente pu trascurarsi levaporazione che avviene durante lemissione del liquido in quanto

    assunto che esso si trovi ad una temperatura vicina a quella ambiente e sufficientemente lontana dalla

    sua temperatura di ebollizione4, e ci si riferisce a tempi di emissione brevi: larea della pozza massima

    e pu essere calcolata con la formula seguente:

    !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

    3 Mackay, D and Matsugu, R.S. (1973). Evaporation rates of liquid hydrocarbon spills on land and water, Can. J. Chem. Engng, 51, 434

    4 Temperatura di ebollizione benzina Tb = 107 C

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    [f.GB.3.2.2-1]

    ove:

    Qvl = portata volumetrica di emissione dalla SE, [m3/s]

    tp = tempo di alimentazione della pozza o simili5, [s]

    hm = profondit della pozza di liquido, [m]

    I valori della profondit della pozza hm da considerare dipendono soprattutto dalla porosit e rugosit

    del suolo e dalla viscosit della sostanza, valori indicativi possono essere:

    ! -5x10-3 m, con pavimento non poroso (es. in calcestruzzo)

    ! -10x10-3 m, con pavimento poroso (es. con ghiaia)

    Per liquidi con viscosit molto bassa (es. solventi), la profondit della pozza hm pu essere minore di

    5x10-3 m; viceversa, per quelli con viscosit molto alta, la profondit della pozza pu essere maggiore di

    10x10-3 m.

    In condizioni di equilibrio tra quantit di liquido emesso e quantit di liquido evaporato tal caso, larea

    S2 della pozza pu essere definita con la formula [f.GB.3.2.3-1] della guida CEI 31-35.

    [f.GB.3.2.3-1]

    Dove:

    Ql = portata massica di emissione di liquido o della frazione liquida dalla SE, [kg/s];

    kA = 0,7 quando Ql / Qgs < 1,0 m2

    kA = 1,0 quando 1,0 Ql / Qgs < 4,0 m2

    kA = 1,4 quando Ql / Qgs 4,0 m2

    Qgs = portata specifica di evaporazione da una pozza (kg/s m2) lambita dallaria di ventilazione

    dellambiente di cui non sia nota larea S, definita con la formula seguente

    [f.GB.3.2.3-2]

    wa = velocit di riferimento dellaria nellambiente considerato, [m/s]

    M = massa molare della sostanza infiammabile, [kg/kmol]

    pa = pressione atmosferica dellambiente considerato, [Pa]

    pv = pressione (tensione) di vapore alla massima temperatura ambiente o alla temperatura di emissione

    se maggiore, [Pa]

    fSE = fattore di efficacia della ventilazione nellintorno della SE in termini di effettiva capacit di

    diluizione dellatmosfera esplosiva, con f che varia da f = 1 (situazione ideale) ad f = 5 (caso di flusso

    daria impedito da ostacoli)

    R = costante universale dei gas = 8314 J/(kmol/K)

    T = temperatura di riferimento, o temperatura assoluta all'interno del contenitore (sistema di

    contenimento) nel punto di emissione (sorgente di emissione), o temperatura del liquido, [K]

    !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

    5 NOTA Se non sono disponibili risultati di valide determinazioni che consentano di assumere valori inferiori, sia per il tempo te, sia per il tempo tp possono essere utilizzati i seguenti valori:

    10 s per il caso di intercettazione automatica da dispositivi rilevatori; 90 s per il caso di possibili perdite controllate visivamente da persona addestrata allintercettazione delle stesse (es. carico/scarico presidiato di unautocisterna). 15 min per il caso di intercettazione manuale da un posto costantemente presidiato durante i periodi in cui le SE sono attive; 90 min per il caso di attivit solamente sottoposte a una generica sorveglianza; 8 h per il caso di attivit non presidiate.

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    !116

    La portata specifica di evaporazione da una pozza Qgs [kg/s m2] legata alla portata massica massima

    di emissione di vapore dalla pozza Qg [kg/s] tramite la:

    Qgs = Qg * (req)2 * 3,14 [f.GB.3.2.3-2]

    ove

    req = raggio equivalente della superficie di liquidi di forma circolare o quadrangolare, cos definito:

    req = (2 x area) / (perimetro o circonferenza), [m]

    La portata massica massima di emissione di vapore dalla pozza Qg pu essere divisa per la densit gasper ottenere la portata volumetrica di emissione di vapore dalla pozza Qgv [m3/s]).

    In base alle predette formule si ricava ad esempio che in caso di fuoriuscita di circa 60 litri di benzina

    (a bassa viscosit) da una autovettura, essa tenderebbe a formare una pozza su una superficie piana

    mediamente porosa (manto bituminosa) con una superficie S1 max di circa 10 m2 e diametro di 3,6 m.

    In realt, dopo un primo transitorio, allorch la pozza tende a formarsi, il bilancio di calore [1] rende il

    rateo di evaporazione Ev non pi trascurabile e pu calcolarsi la portata specifica Qgs di evaporazione

    dalla pozza:

    Si ricava il rapporto Ql/Qgs = 127,8 [m2] ed il fattore kA = 1,4.

    La superficie S2 pari a 179 [m2] per cui l'area S da utilizzare nella formula [f.GB.4.4-1] scelta

    uguale all'area S1 in quanto questa risultata minore dell'area S2:

    [f.GB.4.4-1]

    La forma della pozza considerata circolare con raggio equivalente req pari a 3,6 m.

    La portata massica massima di emissione di vapore dalla pozza Qg risulta pari a 0,0106 kg/s per cui pu

    essere calcolato il tempo necessario alla completa evaporazione del quantitativo di 60 litri di benzina

    (circa 47 kg):

    t evap = 47/0,0106 = 4409 sec = 73 min

    In condizioni lineari, dopo 25 minuti, allorch prevedibile l'intervento delle Ditte in questione, la

    pozza si ridurrebbe del 65%, con una superficie residua di circa 3,4 m2 ed un raggio di circa 1 metro.

    In realt le esperienze sperimentali condotte in letteratura, mostrano un andamento tipico di una pozza

    di una miscela di infiammabili come illustrato nella seguente figura: l'evaporazione si sviluppa

    rapidamente all'inizio (circa 510 minuti) e poi pi lentamente, dopo che la emissione dal contenimento

    terminata e la pozza stata esposto all'atmosfera.

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    !117

    Andamento sperimentale del raggio della pozza nel tempo

    In particolare le equazioni sino ad ora descritte sono state ricavate per sostanze pure mentre, in

    realt, da un punto di vista chimico, la benzina di norma una miscela di idrocarburi paraffinici tra

    C6H14 (esano) e C8H18 (ottano) in proporzione variabile a cui vengono aggiunti additivi come l'MTBE

    (Metil-t-butil etere) e altri con funzione essenzialmente detergente ed antidetonante.

    Le caratteristiche chimico fisico dei componenti la miscela sono diverse, ad esempio considerando la

    temperatura di ebollizione, si riassume

    Esano 69 C

    Ottano 125,52 C

    Metil-t-butil etere 55,3 C

    Benzene 80,15 C

    Schema a blocchi della generazione di un incendio (TL la temperatura del liquido e Teb la sua temperatura di ebollizione)

    Nel caso di miscele di idrocarburi come le benzine si verifica una immediata evaporazione delle frazioni

    pi volatili (esano, additivi), successivamente il rateo di evaporazione crolla drammaticamente come i

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    !118

    componenti pi volatili vengono persi. In tal modo una pozza di benzina esposta all'aria aperta

    relativamente pi sicura dopo un intervallo di tempo di circa 1020 minuti in quanto il rateo evaporativo,

    in presenza di un sufficiente moto dell'aria, non pi sufficiente alla formazione di una atmosfera

    pericolosa (miscela aria vapore nel campo di infiammabilit). A tal proposito si veda ad esempio il lavoro

    [5.].

    Ad ogni modo la temperatura del liquido generalmente inferiore alla sua temperatura di ebollizione

    per cui i possibili scenari prevedibili sono riassunti nella precedente figura, raffigurante lo schema a

    blocchi della generazione di un incendio. Come gi detto, in caso di perdita, frequentemente si ha un

    innesco immediato con il cosiddetto pool-fire o, in caso di dispersione in atmosfera per innesco

    ritardato, il cosiddetto flash-fire.

    Risulta altamente improbabile che perduri per lungo tempo una estesa pozza di benzina senza alcun

    innesco in quanto la regione infiammabile associata con una fuoriuscita di un liquido combustibile

    superiore al suo punto di infiammabilit non , in generale, limitata alle dimensioni fisiche della pozza

    formatasi ma si estende sensibilmente oltre e al di sopra della stessa, in tutta l'area in cui la miscela

    vapore-aria infiammabile (concentrazione nel campo di infiammabilit): tale regione, nei primi 2030

    minuti, generalmente interessata dalle operazioni di soccorso, rilevamento tecnico, rimozione dei

    mezzi, ecc. attivit tutte caratterizzate da molteplici sorgenti di ignizione efficaci, senza contare che i

    punti caldi delle stesse autovetture coinvolte nel sinistro, possono rappresentare sorgenti di ignizione.

    Tali pozze debbono essere trattate nella immediatezza della loro formazione dal personale di soccorso

    con opportuni mezzi assorbenti (terra, sabbia o altro mezzo assorbente).

    Le Ditte in questione saranno quindi eventualmente impegnate per raccogliere il materiale assorbito in

    contenitori impermeabili e resistenti agli idrocarburi e provvedere allo smaltimento secondo quanto

    previsto dalla legge.

    A fronte di quanto sinora illustrato e riferendoci pure alla esperienza sino ad ora acquisita dagli

    operatori del settore, le pozze da bonificare assumono generalmente forme approssimativamente

    circolari con diametri che oscillano tra i 10 cm ed i 50 cm; in casi sporadici le macchie/pozze possono

    raggiungere anche diametri superiori, ma sempre inferiori a 100 cm (caso peggiore), in casi particolari

    (sversamento durante lo spostamento della autovettura nella fase di rimozione) la forma della

    macchia/pozza assume una forma rettangolare di dimensioni pari a circa 10 cm per 15 m (lunghezza

    massima prevedibile in funzione delle pi comuni tecniche di rimozione con carro attrezzi e/o carro

    gru).

    OLI INQUINATI DA BENZINA (WORST CASE 3)Pu accadere che, in caso di incidente vi sia una dispersione di oli minerali (oli lubrificanti, oli idraulici)

    o gasoli e che questi vengano inquinati con piccole parti di benzina.

    Sebbene gli oli ed il gasolio siano infiammabili solo ad alte temperature, se essi vengono inquinati da

    frazioni bassobollenti, cresce il rischio di esplosione.

    Infatti se il gasolio, con punto di infiammabilit di circa 75C contaminato con benzina, il punto di

    infiammabilit si abbassa al di sotto della temperatura ambiente con una percentuale volumetrica di

    benzina di appena il 3% (si veda figura seguente).

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    !119

    Pure gli oli idraulici e lubrificanti (con punto di infiammabilit in genere >> 150C ca.) se contaminati con

    benzina, vedono il proprio punto di infiammabilit scendere al di sotto della temperatura ambiente con

    una percentuale in massa di benzina di appena il 5%.

    D'altra parte, nel caso di una pozza di olio o gasolio inquinato, si avr una immediata evaporazione delle

    frazioni pi volatili (esano, additivi, ottano), successivamente il rateo di evaporazione crolla

    drammaticamente come i componenti pi volatili vengono persi.

    A tal fine, per meglio studiare il comportamento delle pozze di oli inquinati, stata condotta una

    esperienza di laboratorio per verificare l'infiammabilit di n tre pozze di olio lubrificante usato

    inquinato con le seguenti percentuali in massa: 10% (A), 15% (B), 50% (C), esposte all'aria per 15 minuti

    a temperatura ambiente (~ 20 C, velocit dell'aria 0,25 m/s).

    Relazione tra il punto di infiammabilit e la percentuale di benzina presente nel gasolio

    I risultati delle prove di ignizione con una sorgente di innesco efficace sono riassumibili come di

    seguito:

    ! campione A al 10% dopo 15 min.: la fiamma alta sui vapori non brucia, la fiamma a contatto con il

    liquido non brucia

    ! campione B al 15% dopo 15 min.: la fiamma alta sui vapori non brucia, la fiamma a contatto con il

    liquido brucia ma si mantiene con difficolt

    ! Campione C al 50% dopo 15 min.: la fiamma alta sui vapori non brucia, la fiamma a contatto con il

    liquido brucia e mantiene la fiamma

    La suddetta esperienza conferma che, nel caso di una pozza di olio o gasolio inquinato (anche con

    percentuali importanti di benzina) esposta ad una debole corrente di aria, le frazioni leggere inquinanti

    subiscono una rapida evaporazione e la temperatura di infiammabilit del residuo tende a risalire

    rapidamente al di sopra della temperatura ambiente.

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    !120

    Si conferma che il rischio dello sviluppo di un pool-fire per innesco immediato o di un flash-fire in caso

    di dispersione in atmosfera per innesco ritardato, risulta massimo nei primi minuti dopo l'incidente

    quando la zona generalmente interessata dalle operazioni di soccorso, rilevamento tecnico, rimozione

    dei mezzi, ecc. attivit tutte caratterizzate da molteplici sorgenti di ignizione efficaci, senza contare

    che i punti caldi delle stesse autovetture coinvolte nel sinistro e/o di eventuali soccorritori, possono

    rappresentare sorgenti di ignizione.

    Tali pozze debbono essere trattate nella immediatezza della loro formazione dal personale di soccorso

    con opportuni mezzi assorbenti (terra, sabbia o altro mezzo assorbente).

    Le Ditte in questione saranno quindi eventualmente impegnate per raccogliere il materiale assorbito in

    contenitori impermeabili e resistenti agli idrocarburi e provvedere allo smaltimento secondo quanto

    previsto dalla legge.

    CARATTERIZZAZIONE DELLE SORGENTI DI EMISSIONE AI FINI DELLA CLASSIFICAZIONEDELLAREAA fronte delle condizioni illustrate nel paragrafo precedente, la pozza da bonificare assume

    convenzionalmente una forma circolare con diametri che oscillano tra i 10 cm ed i 50 cm; in casi

    sporadici le macchie/pozze possono raggiungere anche diametri superiori, ma sempre inferiori a 100 cm

    (caso peggiore); in casi particolari (sversamento dovuto allo spostamento del mezzo per la sua

    rimozione) la forma della macchia/pozza assume una forma rettangolare di dimensioni pari a circa 10 cm

    per 15 m con andamento rettilineo o di arco di cerchio.

    Tra i vari liquidi che costituiscono la macchia/pozza, la benzina rappresenta il cosiddetto worst case

    potendo dar luogo alla formazione di atmosfere esplosive secondo le modalit illustrate nel paragrafo

    precedente.

    Non sono in generale prevedibili zone identificate a rischio di esplosione per la presenza di polveri

    combustibili: in ogni caso le modalit operative derivanti dalla presenza di una area classificata per

    gas/vapori sono sicuramente congruenti con una eventuale presenza di una area classificata per polveri.

    Per la caratterizzazione delle aree di indagine, la definizione delle aree e la definizione delle misure di

    prevenzione e protezione, sono state considerati quindi i seguenti scenari worst case, altamente

    cautelativi per le ragioni sinora esposte:

    Ipotesi n 1 Pozza di Benzina Diametro Max. 30 cm

    Ipotesi n 2 Pozza di Benzina Diametro Max. 50 cm

    Ipotesi n 3 Pozza di Benzina Diametro Max. 100 cm

    Ipotesi n 4 Pozza di Benzina Rettangolare 10 cm x 15 m (perdita da un relitto durante la fase di

    rimozione)

    Si omette qui per brevit il dettaglio del calcolo dell'estensione della eventuale zona pericolosa (cio il

    volume in cui prevedibile una atmosfera potenzialmente esplosiva), riassumendo nella seguente

    tabella i risultati di output del software di calcolo:

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    !121

    Sorgente di Emissione (SE) Sostanza Infiammabile

    n Posizione Descrizione Nome SENome

    SostanzaStato fisico

    Temperatura [C]

    Pressione1

    [Pa]

    1 StradaPozza di benzina diametro 30 cm

    Pozza di benzina diametro 30 cm

    Benzine e nafte leggere

    Liquido 25 101325

    2 StradaPozza di benzina diametro 50 cm

    Pozza di benzina diametro 50 cm

    Benzine e nafte leggere

    Liquido 25 101325

    3 StradaPozza di benzina diametro 100 cm

    Pozza di benzina diametro 100 cm

    Benzine e nafte leggere

    Liquido 25 101325

    4 StradaPozza di benzina

    rettangolare 10 cm x 15 m

    Pozza di benzina rettangolare 10 cm

    x 15 m

    Benzine e nafte leggere

    Liquido 25 101325

    SE Ventilazione

    Luogo Pericoloso

    Tipo di Zona Estensione Zona [m] Indice di RischioPriorit dintervento delle

    azioni migliorative

    n Grado Tipo Grado DisponibilitPrima Zona

    Seconda Zona

    Prima ZonaSeconda

    Zona Prima Zona

    Seconda Zona

    Prima ZonaSeconda

    Zonaa b c a b c

    1 Secondo Naturale medio BuonaZona

    2Non

    presente0,56 0,226 0 0 0 0

    Rischio Basso

    ---Da valutare in

    fase di programmazione

    Nessuna azione

    2 Secondo Naturale medio BuonaZona

    2Non

    presente1,15 0,461 0 0 0 0

    Rischio Basso

    ---Da valutare in

    fase di programmazione

    Nessuna azione

    3 Secondo Naturale medio BuonaZona

    2Non

    presente3,12 1,218 0 0 0 0

    Rischio Basso

    ---Da valutare in

    fase di programmazione

    Nessuna azione

    4 Secondo Naturale medio BuonaZona

    2Non

    presente4,91 1,916 0 0 0 0

    Rischio Basso

    ---Da valutare in

    fase di programmazione

    Nessuna azione

    La tabella mostra chiaramente che la situazione di worst case ipotizzabile e' una zona pericolosa

    schematizzabile come un parallelepipedo di larghezza di circa 10 m, altezza di circa 2 m e lunghezza di

    circa 25 m, nel caso dell'ipotesi n 4.

    Ben consci, per le considerazioni sino ad ora esposte, che trattasi di una situazione limite e poco

    probabile, ci si pone quindi il problema di individuare e definire le misure di prevenzione e protezione da

    attuare a fine di poter lavorare in sicurezza anche in presenza di una atmosfera potenzialmente

    esplosiva estesa.

    MISURE DI SICUREZZA NECESSARIENei paragrafi precedenti si visto che, in generale l'intervento condotto dagli operatori delle Ditte

    incaricate delle attivit di ripristino della sede stradale a seguito di incidenti stradali effettuato in

    aree sicure relativamente al rischio da atmosfere esplosive a cui, invece, risulta maggiormente esposto

    il personale soccorritore o il personale delle forze di polizia.

    Ci nonostante, sono state indagate anche alcune situazioni, pi rare in cui, a seguito della dispersione

    di liquidi infiammabili e/o liquidi combustibili inquinati da benzina, permangono pozze oltre la prima

    mezzora dall'incidente.

    In tal caso presente una zona pi o meno ampia in cui presente una atmosfera esplosiva pericolosa

    tipo Zona 26.La zona lo spazio di estensione determinata entro il quale devono essere adottati provvedimenti

    contro lesplosione. In tal caso l'intervento in sicurezza possibile a patto di utilizzare attrezzature

    idonee, indossare idonei DPI e seguire un ben preciso protocollo di lavoro al fine di evitare possibili

    fonti di ignizione efficaci.

    !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

    6 Luogo in cui unatmosfera esplosiva per la presenza di gas non probabile sia presente durante il funzionamento normale ma, se ci avviene, possibile persista solo per brevi periodi. [CEI EN 60079-10-1, definizione 3.8].

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    !122

    Le fonti di innesco riportate nellelenco della norma italiana UNI EN 1127-1 sono le seguenti:

    Superfici calde

    Fiamme e gas caldi (incluse le particelle calde)

    Scintille di origine meccanica

    Materiale elettrico

    Correnti elettriche vaganti, protezione contro la corrosione catodica

    Elettricit statica

    Fulmini

    Onde elettromagnetiche a radiofrequenza (RF) da 104 Hz a 3*1012 Hz

    Onde elettromagnetiche a radiofrequenza (RF) da 3*1011 Hz a 3*1015 Hz

    Radiazioni ionizzanti

    Ultrasuoni

    Compressione adiabatiche e onde d'urto

    Reazioni esotermiche, inclusa lautoaccensione delle polveri

    Non tutte le suddette fonti, ovviamente, sono presenti e/o prevedibili nel corso degli interventi di

    ripristino. Sono assenti e/o non prevedibili le radiazioni ionizzanti, gli ultrasuoni, le compressione

    adiabatiche ed onde d'urto, le reazioni esotermiche, inclusa lautoaccensione delle polveri, i fulmini.

    Relativamente alle rimanenti fonti di innesco, di seguito sono individuate le misure per eliminarle o

    ridurle a condizioni di accettabilit.

    Relativamente alle attrezzature di lavoro, in ZONA 2 possibile utilizzare solo utensili di acciaio che

    possono causare scintille singole quando sono utilizzati (per esempio cacciavite, chiavi, cacciavite a

    percussione) e non possono utilizzare utensili o elettro-utensili che producono scintille multiple durante

    il funzionamento. Possono utilizzarsi esclusivamente apparecchiature, attrezzature, componenti del tipo

    3G Ex n, ic, s T4 (135C) per Zona 2.

    Nelle zone 1, 2, 21, 22 sono ammessi soltanto utensili di acciaio che possono causare scintille singole

    quando sono utilizzati (per esempio cacciavite, chiavi, cacciavite a percussione)

    Nell'interno della zona pericolosa non possono circolari automezzi a CI (Combustione Interna) in quanto

    essi rappresentano (per la presenza di fiamme e funi calde, punti caldi, impianto elettrico, campi

    elettromagnetici, ecc) sorgenti di innesco efficaci.

    Si ricorda che le superfici calde non debbono superare una temperatura almeno pari all'80% della MIT

    (minimum ignition temperature) pi bassa delle varie frazioni di idrocarburi o additivi presenti (ad

    esempio MIT esano 240 x 0,8 = 190 C).

    Le problematiche relative ai motori diesel inseriti in atmosfere potenzialmente esplosive, sono

    descritte nella Appendice A della norma UNI EN 1834-1:2001. Qui ci si limita a ricordare le

    problematiche in funzionamento normale (condizioni di carico massimo ammissibile e di velocit massima

    previste per l'applicazione del motore, temperatura ambiente compresa tra -20C e 40C) tralasciando

    le disfunzioni ragionevolmente prevedibili e quelle rare:

    ! emissione di fiamme dal condotto di scarico, con aumento di lunghezza della fiamma in caso di

    ingestione di gas pericolosi all'aspirazione

    ! emissione di scintille dallo scarico (per esempio a causa di variazioni di carico)

    ! emissione di fiamme dall'aspirazione in caso di ingestione di gas pericolosi;

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    !123

    ! sviluppo di potenziali statici

    ! scintille ed archi elettrici provenienti da qualsiasi fonte

    ! potenziale innesco di fiamma dovuto alla temperatura di compressione delle componenti ausiliarie

    ! velocit di fuga (con rottura catastrofica) dovuta ad ingestione di gas pericolosi.

    La stessa norma UNI EN 1834-1:2001 prescrive le caratteristiche del motore a CI per poter lavorare

    in una atmosfera potenzialmente esplosiva:

    Legenda1 e 3 Zona non pericolosa2 Zona pericolosa4 Entrata aspirazione5 Uscita scaricoM = MotoreFLP = A prova di fiammaSA = Parascintille6 Parafiamma

    V = V = valvola di chiusura della aspirazione ed arresto dell'erogazione di carburante in caso di velocit di fuga

    Tali caratteristiche non sono certamente soddisfatte dai furgoni commerciali in uso dalle ditte in questione per il trasporto delle attrezzature di intervento per cui gli stessi dovranno stazionare ad

    idonee distanze di sicurezza.

    Le apparecchiature che possano essere fonte di innesco efficaci (pompa alta pressione, centralina

    idraulica, soffiante, ecc.) debbono permanere all'interno del furgone: in campo (in zona pericolosa 2)

    vanno utilizzate solo ed esclusivamente attrezzature che, al pi possono dare una sola scintilla per urto,

    ad esempio sul terreno, ecc.

    Non consigliabile portare in campo attrezzature alimentate attraverso cavi elettrici bench le

    attrezzature siano in esecuzione Ex per Zona 2 e quindi adeguate alla zona di utilizzazione: infatti non

    pu essere esclusa la fortuita rottura meccanica del cavo elettrico o il suo attacco chimico sfregando

    in terra su pavimentazioni stradali sporche.

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    !124

    Legenda

    1 Zona non pericolosa

    2 Zona pericolosa

    S = serbatoio di raccolta

    FP = Filtro polveri - particolato

    FC = Filtro a Carboni Attivi

    V = ventola di aspirazione

    C = camino di espulsione

    M = Motore Furgone

    MI = Motore idraulico

    In particolare, in campo andranno utilizzate:

    ! una lancia per la dispersione a bassa pressione di prodotti incapsulanti e per il lavaggio ad alta

    pressione della sede stradale (idro-pulitrice)

    ! un tubo, in acciaio inox, con relativi accessori (bocchette coniche, ventose inox, ecc), per

    l'aspirazione dei residui presenti (kit di aspirazione).

    Sia la lancia che il kit di aspirazione debbono essere collegati, rispettivamente alla pompa alta

    pressione ed al gruppo di filtrazione e separazione (si veda schema precedente), tramite tubazioni

    flessibili di idoneo diametro e lunghezza (> 10 m) con caratteristiche antistatiche.

    Si evidenzia che eventuali pozze di sostanze infiammabili vanno prima neutralizzate con specifici

    prodotti incapsulanti, agenti estinguenti (in generale miscele specifiche di tensioattivi), dispersi sulla

    superficie della pozza a bassa pressione.

    E' sconsigliato utilizzare l'idro-pulitrice ad alta pressione su una pozza di sostanze infiammabili poich

    il getto facilmente porta alla nebulizzazione ed alla carica elettrostatica del liquido infiammabile con la

    formazione di una pericolosa nebbia esplosiva. Infatti le gocce di acqua che attraversano un

    idrocarburo possono caricarsi per attrito, sviluppando alte differenze di potenziale all'interfaccia

    acqua-idrocarburo: questo fenomeno deve essere adeguatamente considerato nel programmare gli

    interventi di lavaggio del manto stradale se presenti pozze di idrocarburi.

    Relativamente al sistema di aspirazione e filtrazione, qualora questo abbia la conformazione

    rappresentata nella figura precedente, non si prevede la classificazione della zona interna al furgone.

    Infatti. secondo lo schema descritto. il predetto sistema esercito in depressione con scarico

    all'esterno del furgone (attraverso il camino C) per cui non sono ipotizzabili perdite di vapori dal

    contenimento nel funzionamento normale.

    Certamente l'interno del serbatoio di separazione e raccolta S sar classificato zona 1, cio luogo dove possibile sia presente durante il funzionamento normale unatmosfera esplosiva per la presenza

    di gas.

    Perdite possono essere ipotizzate nel momento che l'impianto non in funzione a causa della pressione

    positiva che si instaura all'interno del serbatoio di separazione e raccolta S per la tensione di vapore

    degli idrocarburi presenti e che si pu approssimare da pv ~ 50 kPa = 0,5 bar a 20 C. a pv ~ 67 kPa =

    0,7 bar a 37 C.

    A tal fine si dovr confinare il contenuto del serbatoio (con idoneo contenimento) ad aspiratore fermo,

    durante le fasi di trasferimento del furgone dalla zona di intervento alla sede della Societ.

    Le operazioni di rimozione del serbatoio contenitore S rappresentano necessariamente una rottura del

    contenimento con dispersione di vapori infiammabili all'interno del vano del furgone: qualora

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    !125

    l'operazione sia eseguita con una buona ventilazione (portellone posteriore e laterale aperti) ed abbia

    breve durata (pochi secondi), si pu ipotizzare una permanenza della eventuale, limitata, atmosfera

    esplosiva con probabilit < 10-3 su 365 d (un anno) cos che in base alla Tabella 5.10.1-1 della guida CEI

    31-35:2012-02, l'ambiente pu considerarsi sicuro.

    L'interno del filtro a carboni attivo FC pu considerasi privo di atmosfera esplosiva in quanto il carbone

    attivo uno scheletro di natura carboniosa con una vastissima e ramificata struttura porosa in grado di

    intrappolare al suo interno le molecole di composti organici. Un filtro a carboni attivi agisce come una

    spugna all'interno della quale i vapori di SOV aspirati vengono condensati. Per la filtrazione di vapori

    infiammabili con questa tecnologia, necessario che la loro concentrazione in ingresso e dentro il filtro

    non superi mai il LEL.

    Il carbone non rilascia i solventi che contiene a meno che non venga raggiunta una certa temperatura

    (funzione del tipo di SOV trattati ma solitamente > 6070 C) o che il filtro raggiunga il suo livello

    massimo di adsorbimento. Ci rende di fatto non possibile il raggiungimento del LEL a condizione che

    venga effettuata la periodica sostituzione della carica. La saturazione di questi filtri pu essere

    rilevata con un dispositivo foto-ionizzante o un dispositivo equivalente. Abbigliamento corretto ed

    dispositivi di protezione per la respirazione si richiedono alla sostituzione del filtro a carboni attivi.

    L'interno delle tubazioni e della girante a valle del filtro a carbone attivo pu considerarsi zona sicura.

    E importante notare che al termine dell'intervento di aspirazione di una pozza, potrebbe permanere

    del liquido allinterno del tubo di aspirazione: va favorita l'evaporazione ed il drenaggio di tale liquido

    lasciando per qualche minuto in funzione l'impianto e tenendo sollevata la estremit libera del tubo.

    Quando non sia possibile effettuare l'operazione innanzi descritta, il liquido eventualmente presente

    nel tubo flessibile va svuotato e raccolto in un apposito contenitore: per far ci, occorre fare

    attenzione a tenere sollevate entrambe le estremit del tubo per prevenire ogni fuoriuscita di liquido.

    Nelle operazioni di bonifica occorre inoltre fare attenzione a non immergere completamente il

    terminale del tubo di aspirazione (o laccessorio in uso) nel liquido da aspirare. Laspiratore richiede una

    miscela di aria/liquido per funzionare in maniera appropriata. Immergere completamente il terminale

    aspirante creerebbe un effetto sifone che pu portare laspiratore a continuare laspirazione dei liquidi

    nonostante lintervento del galleggiante. Questo malfunzionamento potrebbe causare la tracimazione

    dei liquidi provocando una fuoriuscita del liquido attraverso il tubo di aspirazione.

    Per garantire lefficiente dissipazione dellelettricit statica il funzionamento senza scintille, tutte le

    attrezzature e le apparecchiature fisse, i serbatoi, le tubazioni, debbono essere collegate

    elettricamente tra loro tramite un conduttore (bonded) e tutte collegate ad una terra (grounded)

    tramite un dispersore.

    I conduttori e le connessioni debbono avere una adeguata resistenza metallica e la resistenza elettrica

    verso terra misurata < 10 collegando laspiratore a terra durante luso.

    Prima di ogni uso occorre verificare periodicamente la continuit dellaspiratore. Ci permetter di

    scaricare a terra lelettricit statica durante il funzionamento dellapparecchio. Per eseguire la verifica

    della continuit elettrica occorre utilizzare un ohmmetro seguendo la seguente procedura:

    ! assicurarsi che tutti i ganci e dispositivi di serraggio presenti sullaspiratore siano ben chiusi e che il

    contenitore asportabile sia correttamente installato sullaspiratore.

    ! scollegare il tubo flessibile dallaspiratore.

    ! utilizzando lohmmetro verificare la continuit elettrica dellaspiratore dal perno di terra presente

    sul corpo macchina al bocchettone di aspirazione dellapparecchio. Un valore uguale o inferiore a 10

    ohm sufficiente a garantire un adeguato collegamento a terra ed unefficace dissipazione

    dellelettricit statica.

    ! utilizzando lohmmetro verificare la continuit elettrica del bocchettone di aspirazione da

    unestremit metallica allaltra. Per tubi flessibili da 1,5' x 50' (38 mm x 15 m) in Kanaflex, EPDM o

    nitrile, un valore prossimo a 10 ohm sufficiente a garantire un adeguato collegamento a terra ed

    unefficace dissipazione dellelettricit statica.

    Al fine di minimizzare il rischio di scintille elettrostatiche occorre pure selezionare le attrezzature da

    lavoro (abiti, DPI, etc.) e gli strumenti (attrezzi di varia natura sia per la manutenzione che per la

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    !126

    operativit) privilegiando quelli con caratteristiche dissipative in modo da ridurre accumuli di cariche

    elettrostatiche sul personale operativo: per le caratteristiche di tali indumenti si veda la seguente

    tabella.

    DPI CATATTERISTICA VALORI DI RIFERIMENTI

    Calzatura dissipativa Resistenza verso terra R 105 R 108

    Abbigliamento dissipativoResistivit superficiale Rs

    Decadimento della carica

    Rs < 5 x 1010 (EN 1149-1)

    Buone caratteristiche (Pr EN 1149-3)

    Guanti Resistivit superficiale Rs Rs < 1010

    ! Resistivit di volume: resistenza di un corpo di lunghezza e di sezione trasversale unitarie

    ! Resistivit superficiale: resistenza tra lati opposti della superficie di lunghezza e larghezza unitaria comunemente

    espressa in ohm

    ! Resistenza verso terra:. resistenza, espressa in ohm ,tra un elettrodo in contatto con la superficie da misurare e

    la terra

    ! Resistenza superficiale : resistenza, espressa in ohm , tra due elettrodi di lunghezza di 100 mm in contatto con la

    superficie da misurare e distanziati di 10 mm.

    ! Antistatico (termine deprecato): Aggettivo, comunemente usato come sinonimo di conduttivo o dissipativo, che

    definisce un materiale che non in grado di trattenere una significativa carica elettrostatica quando in contatto

    con la terra (CEI CLC/TR 50404:2003-10)

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    !127

    CONFIGURAZIONE TIPOA completamento della ricerca, sono state studiate ed implementate insieme al costruttore, delle

    idonee soluzioni per l'allestimento di un furgone tipo per interventi in accordo alle regole di sicurezza

    descritte al paragrafo precedente.

    Il furgone stato allestito con le seguenti attrezzature:

    ! Aspira liquidi con serbatoio di raccolta

    ! Avvolgi-cavo per aspirazione

    ! Tubo aspirazione con spirale conduttiva ed accessorio

    ! Avvolgitore e tubo per idro-pulitrice

    ! Idro-pulitrice idraulica

    ! Gruppo idraulico di comando

    ! Serbatoio acqua

    ! Scaffalatura in alluminio anodizzato

    ! Impianto elettrico e illuminazione interna ed esterna.

    !

    Si evidenzia che:

    ! laspiratore, utilizzato per laspirazione e la raccolta della macchia/pozza, idoneo per laspirazione

    di idrocarburi limitatamente alla capacit volumetrica della stessa e lattrezzatura certificata,

    secondo la direttiva Atex, per l'uso in Zona 2 anche se l'interno del vano del furgone Zona sicura

    (allestimento cautelativo)

    ! sono attuate le procedure operative come descritto nel paragrafo precedente

    ! dopo laspirazione, il fusto dellaspiratore chiuso ermeticamente tramite un tappo, appositamente

    disegnato per avere emissioni non significative durante le fasi ad aspiratore spento. L'operazione

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    !128

    realizzabile in alcuni secondi grazie al disegno ergonomico del dispositivo cos che risulta non

    significativa l'emissione durante l'operazione svolta con portelloni aperti

    ! il serbatoio di raccolta, il galleggiante interno, la struttura di collegamento del serbatoio, il tappo, il

    case del filtro a carboni attivi, sono realizzati in acciaio inox al fine di evitare scintille meccaniche

    ! le attrezzature utilizzate sono idoneamente messe a terra essendo realizzata una idonea continuit

    di massa tra le stesse e la terra

    ! le tubazioni flessibili e le manichette sono in materiale dissipativo (materiale che non in grado di

    trattenere una quantit significativa della carica elettrostatica quando in contatto con la terra).

    Il veicolo dotato di estintore portatile a polvere da 6 Kg, mod. 34 A 233 BC.

    BIBLIOGRAFIA1. Ing. Aldo Bassi: GPL e sicurezza, il contributo dellinnovazione tecnologica parte 1, 2, 3

    2. Matthew E. Benfer: Spill and burning behavior of flammable liquids

    3. Ministero dellInterno, Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, Servizio Tecnico Centrale: GPL -

    http://www.vigilidelfuoco.pisa.it/area_r/formazione/altro/GPL.PDF

    4. GUIDA CEI 31-35:2012-02 Atmosfere esplosive Guida alla classificazione dei luoghi con pericolo di

    esplosione per la presenza di gas in applicazione della Norma CEI EN 60079-10-1 (CEI 31-87)

    5. Arthur Gauss: Fuel and Hydrocarbon Vaporization - Ballistic Research Laboratories Report AD-769

    709; National Technical Information Service 1973 - http://www.dtic.mil/cgi-

    bin/GetTRDoc?AD=AD0769709