AN N VA R IO - All’Insegna del Giglio · 2020. 11. 20. · Allieva della Scuola Archeologica...

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SCUOLA ARCHEOLOGICA ITALIANA DI ATENE 2019 A N N VA R I O della SCUOLA ARCHEOLOGICA DI ATENE e delle MISSIONI ITALIANE IN ORIENTE SUPPLEMENTO 5 FORME DEL SACRO SCRITTI IN MEMORIA DI DORO LEVI a cura di Fede Berti

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  • S C U O L A A RC H E O L O G I C A I TA L I A N A D I AT E N E

    2 01 9

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    S C U OL A A RC H E OL O GIC A D I AT E N E

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    M I S S ION I I TA L I A N E I N OR I E N T E

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    S C R I T T I I N M E MOR I A DI D ORO L E V I

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    F e d e B e r t i

  • © Copyright 2020Scuola Archeologica Italiana di Atene ISSN 0067-0081 (cartaceo) Supplemento:ISSN 2653-9926 (cartaceo)ISBN 978-960-9559-20-1

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    Annuario della Scuola Archeologica di Atene e delle Missioni Italiane in Oriente Supplemento 5, 2019

    DirettoreEmanuele Papi, Scuola Archeologica Italiana di Atene

    Comitato scientificoRiccardo Di Cesare, Università degli Studi di Foggia (condirettore)Ralf von den Hoff, Albert-Ludwigs-Universität FreiburgEmeri Farinetti, Università degli Studi Roma TrePavlina Karanastasi, Πανεπιστήμιο ΚρήτηςVasiliki Kassianidou, Πανεπιστήμιο ΚύπρουGiovanni Marginesu, Università degli Studi di SassariMaria Chiara Monaco, Università degli Studi della BasilicataAliki Moustaka, Αριστοτέλειο Πανεπιστήμιο ΘεσσαλονίκηςNikolaos Papazarkadas, University of California, BerkeleyDimitris Plantzos, Εθνικό και Καποδιστριακό Πανεπιστήμιο ΑθηνώνSimona Todaro, Università degli Studi di CataniaPaolo Vitti, Università degli Studi Roma TreMark Wilson-Jones, University of BathEnrico Zanini, Università degli Studi di Siena

    Comitato editorialeMaria Rosaria Luberto, Scuola Archeologica Italiana di Atene (responsabile)Fabio Giorgio Cavallero, Sapienza Università di RomaNiccolò Cecconi, Università degli Studi di PerugiaCarlo De Domenico, Università degli Studi di Pisa

    TraduzioniIlaria Symiakaki, Scuola Archeologica Italiana di Atene (revisione greco)Isabella Welsby Sjostrom (revisione inglese)

    Progettazione e revisione graficaAngela Dibenedetto, Scuola Archeologica Italiana di Atene

    ContattiRedazione: [email protected]: [email protected] internet: www.scuoladiatene.it

    I volumi dei Supplementi sono sottoposti a valutazione del comitato scientifico-editoriale e approvati da referees anonimi.

    Scuola Archeologica Italiana di AteneParthenonos 1411742 AteneGrecia

    Per le norme redazionali consultare la pagina web della Scuola alla sezione Pubblicazioni.

  • SOMMARIO

    Fede Berti Doro Levi e Iasos . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7

    Gianfranco Maddoli Artemis Astias a Iasos . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15

    Simonetta Angiolillo Iasos παλαιόπλουτος. Testimonianze di scultura architettonica di età arcaica: ipotesi e interrogativi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23

    Nicolò Masturzo Iasos. I naiskoi ad ante nel santuario di Zeus . . . . . . . . . . . . . . . 35

    Maurizio Landolfi Ancora sui thymiateria di Iasos . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 57

    Maria Adele Ibba, Antonella Pautasso

    I vecchi scavi sulle terrazze orientali dell’acropoli di Iasos. Un’indagine retrospettiva per una proposta di lettura . . . . . . . . . 69

    Daniela Baldoni Immagini di divinità nella coroplastica di Iasos . . . . . . . . . . . . . . 83

    Fede Berti Il recinto delle doppie asce, ovvero il posto di Zeus nell’agora di Iasos . . 95

    Lucia Innocente L’iscrizione C.Ia 4. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 109

    Roberta Fabiani Kathoti kai proteron. Un contributo all’interpretazione di I.Iasos 219 . 111

    Marcello Spanu Un monumento ellenistico a ghirlande da Iasos? . . . . . . . . . . . 129

    Valentina Cabiale Il c.d. martyrion della basilica paleocristiana nell’agora di Iasos: un problema aperto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 149

    Fabrice Delrieux Les monnaies trouvées sous la basilique de l’agora d’Iasos . . . . . . 163

    Diego Peirano La basilica cristiana dell’acropoli di Iasos . . . . . . . . . . . . . . . . 167

    Alister Filippini Alcune iscrizioni tardoantiche e bizantine dalla basilica dell’acropoli e da altri edifici cristiani di Iasos . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 185

    Francesco Tomasello La basilica cristiana presso il Balık Pazarı di Iasos. Aggiornamento di una lettura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 195

    Fabrice Delrieux Les monnaies de fouilles d’Iasos à types isiaques. Le culte d’Isis Pelagia en Carie au IIe siecle p.C. . . . . . . . . . . . . . . . . . 213

    Beatrice Palma Venetucci Culti egizi da Iasos ad Antium . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 227

    Pier Giovanni Guzzo Immagini divine a Ripacandida? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 241

    Indici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 251

  • DORO LEVI E IASOS

    Fede Berti

    Allieva della Scuola Archeologica Italiana di Atene nel 1969 fu in quell’anno che misi piede, per la prima volta, a Iasos.

    Il Professore sarebbe rimasto a capo della Missione Archeologica, da lui avviata nel 1960, per tredici anni ritornandovi poi, per periodi in genere brevi, dal 1981 al 1983.

    A Iasos il gruppetto degli allievi (tutti archeologi: Simonetta Angiolillo, Franca Palazzini, Luigi Donati, io) trovò un architetto (Roberto Parapetti), un’altra archeologa (Sebastiana Lagona) e chi – da quasi un decennio – affiancava il Professore sullo scavo, per i restauri e nell’organizzazione della Missione (Clelia Laviosa, Werner Johannowsky e Alì Caravella) (Fig. 1).

    La casermetta (kışla) sul porticciolo occidentale che dava il nome al villaggio (Kıyıkışlacık) già da anni era divenuta la “casa della Missione”, con depositi e con un laboratorio che assegnavano funzioni del tutto diverse dalle originarie alle tombe a camera vicine al mare ed esistenti all’interno del perimetro che cir-condava il terreno avuto in uso a tempo indeterminato dalla Scuola Archeologica Italiana di Atene dal Ministero di Ankara (Fig. 2).

    L’edificio più singolare aveva tre ambienti e una vasta terrazza (Fig. 3) alla quale in origine portavano, dalla riva, alcuni gradini: la cucina, allestita spartanamente nel vano centrale, il più ampio, era il regno di Chaban (il cuoco) e della moglie. Sulla terrazza ci si ritrovava non appena possibile e non solo all’ora dei pasti, quando il Professore sedeva al centro del lato lungo del tavolo con noi intorno e, davanti agli occhi, il verde profilo della penisola, cangiante a seconda che fosse il sole o la luna a illuminarlo (Fig. 4).

    Nella necropoli preistorica dell’entroterra (Fig. 5) non si scavava più e Paolo Emilio Pecorella ne stava elaborando lo studio, confluito nella pubblicazione che nel 1984 avviò la collana della Missione Archeolo-gica Italiana di Iasos edita da Giorgio Bretschneider.

    La costruzione quadrangolare che nel 1922 aveva suggerito a Giacomo Guidi l’idea che potesse trat-tarsi del mercato del pesce (il Balık Pazarı) era in realtà – come si era visto nel corso dei lavori già conclusi nel 1969 – il peribolo di un tempio funerario (Figg. 6-7). Con l’anastilosi parziale dell’heroon, nel 1969 era pure terminato il restauro del porticato settentrionale e del porticato occidentale del quadriportico, dove si potevano ammirare il rilievo con il personaggio su kline con uno scudo rotondo alle spalle (l’eroe eponimo?) rinvenuto nell’ambulacro del bouleuterion e il frontescenio di età imperiale del medesimo edi-ficio ricomposto da Roberto Parapetti, dove si studiavano con agio alcune tra le più importanti iscrizioni ritrovate e dove, in una parte dell’ala settentrionale, si lavorava tra gli scaffali che contenevano i materiali provenienti dai vari settori di scavo.

    Una colonna che usciva per metà del terreno era ritornata a essere quella d’angolo tra la stoa settentrio-nale e la stoa orientale dell’agora, il cui apparato decorativo e le cui iscrizioni dedicatorie con capitelli e con numerose colonne atterrate e spezzate erano ritornate alla luce in trincee aperte lungo gli stilobati per appurare quale estensione essi avessero (Figg. 8-9).

    Tralasciando gli altri cantieri di scavo sulla penisola, osservo come al Professore e alla Scuola Archeo-logica Italiana di Atene, in piena sintonia con le Autorità di Ankara, sia stata sufficiente una manciata di anni per fissare il modus operandi a Iasos: ricerche, restauri, pubblicazioni.

    Il settore di scavo al quale furono destinati tre di noi era l’agora: la stoa orientale toccò a Luigi Dona-ti, l’estremità occidentale della stoa meridionale a Franca Palazzini (fu quello l’anno del ritrovamento del tesoretto di 2986 antoniniani e 11 denari d’argento), a me la trincea presso lo stilobate occidentale (conti-nuiamo a denominarla così sebbene oggi abbia quasi raggiunto la stoa opposta). Lì ho lavorato in seguito.

  • 8 Fede Berti

    Fig. 1. Iasos 1969. Foto di gruppo sulla terrazza della Casa della Missione. Seduti, da destra, Fede Berti, Roberto Parapetti, Franca Palazzini, Ali Caravella. In piedi il cuoco Chaban con la moglie, Werner Johannowsky, Luigi Donati, Doro Levi,

    Simonetta Angiolillo, Sebastiana Lagona e, in secondo piano, Clelia Laviosa (© Archivio fotografico SAIA).

    Fig. 2. Iasos 1959 e 1965-1967. La “casermetta” sul porticciolo occidentale diventata, dopo i lavori dell’architetto Gino Pavan, la casa della Missione Archeologica Italiana (© Archivio fotografico SAIA; C/16444).

  • 9Doro Levi e Iasos

    Fig. 3. Iasos. La grande tomba a camera di età romana rivolta verso la penisola prima che gli ambienti laterali ospitassero marmi e iscrizioni e che il vano centrale diventasse la cucina della Casa della Missione (© Archivio fotografico SAIA; B/9323).

    Fig. 4. Iasos. Doro Levi e Werner Johannowsky.

  • 10 Fede Berti

    Fig. 5. Iasos. Doro Levi accanto a una tomba della necropoli preistorica.

    Fig. 6. Iasos. L’interno del peribolo del grande mausoleo di età imperiale denominato Balık Pazarı in fase di scavo (© Archivio fotografico SAIA; B/10103).

  • 11Doro Levi e Iasos

    Fig. 7. Iasos. Il Balık Pazarı oggi.

    Fig. 8. Iasos. La colonna d’angolo tra le stoai settentrionale e orientale dell’agora (© Archivio fotografico SAIA).

  • 12 Fede Berti

    Fig. 9. Iasos. La stoa orientale oggi, da S.

    Fig. 10. Iasos, una gita in barca. Alla destra di Doro Levi Clelia Laviosa, alla sinistra Luigi Tondo. In primo piano Nafissa Caravella, dietro Francesca Minellono.

  • 13Doro Levi e Iasos

    Nella vasta area che raccordava l’agora al porto occidentale Simonetta Angiolillo avviava il saggio a lato del bouleuterion e Sebastiana Lagona – inizialmente con Werner Johannowsky, il quale in seguito ritornava al lavoro nel thesmophorion – proseguiva le ricerche, iniziate da Giovanni Rizza, nella stoa dell’imponente edificio che la chiude a meridione, dedicato in età imperiale ad Artemis Astias.

    Aperta l’anno precedente, e a poca profondità rispetto allo stilobate, nella «trincea presso lo stilobate ovest» si erano scoperte cose inaspettate per natura (una sepoltura in pithos e resti di costruzioni) e per cronologia (una protostoria e una preistoria certo non nuove per il sito ma estremamente promettenti per le possibilità che l’area stessa offriva alle indagini).

    Come ha ricordato più volte, a Iasos Doro Levi cercava le prove dei contatti tra i Minoici di Creta e le coste dell’Asia Minore. Nel fascicolo del Bollettino d’Arte che, nel 1985, ha raccolto vari studi su Iasos, a margine di tali scoperte, ancora scriveva:

    «Così, per la prima volta si sono trovati in Asia Minore, non solamente frammenti di ceramica medio-mi-noica, che si aggiungono ai soli finora scoperti a Mileto, ma anche resti di edifici di carattere nettamente cretese, che in qualche modo confermano la tradizione della talassocrazia di Minosse. Lo strato con resti di età medio-minoica continua verso Est…e verso Nord sotto…ruderi che bisognerà rimuovere prima di raggiungere lo strato che a noi specialmente interessa».

    Se il metodo con cui si conduceva lo scavo ne garantiva e ne garantisce i risultati – per quanto la cornice di riferimento abbia poi assunto una diversa articolazione storica e sebbene oggi si osservi con qualche riserva come il più antico fosse talora ricercato e riportato alla luce a discapito del più recente – l’area della polis divenuta agora in età classica pone tuttora interrogativi per il ruolo avuto nello sviluppo dell’insedia-mento, sia nel «molto lontano» (sono «calcolitiche» le ceramiche che sono affiorate, abbondantissime, nelle trincee più profonde congiuntamente alla falda idrica?), sia nel «più vicino» (in quale periodo e in che forma se ne riprese possesso dopo il tardo geometrico/alto arcaismo, quando vi si seppelliva con rituali che lasciano intravedere la complessità del corpo sociale? Oppure: quanto tempo e quali mutamenti oc-corsero perché si concludesse il fenomeno contrario, che dalla basilica cristiana e dal densissimo sepolcreto che la circondò ricoprendola portò a fortificare l’istmo per difendere da attacchi provenienti «da terra» quanto restava dell’insediamento? Soprattutto, cosa restava di quest’ultimo?).

    Anche altri ritrovamenti sulla penisola, sebbene le ricerche sul terreno vi abbiano segnato il passo, at-tendono nuove letture.

    Per gli studi qui raccolti a venticinque anni dalla morte di Doro Levi è sembrato quasi naturale ricevere il testimone da un tema (il sacro) che ha visto sì recenti e illuminanti contributi toccare questioni epigra-fiche e architettoniche, ma che davanti a sé ha non pochi altri obiettivi da raggiungere, in ambito urbano e nella chora.

    Come la diversità stessa degli argomenti suggerisce, essi potrebbero costituire, per così dire, le premesse e uno stimolo per intraprenderne l’approfondimento o concluderne l’esame: ci si sofferma infatti sull’inso-lito epiteto Astias di Artemis (Gianfranco Maddoli), si riapre il dibattito sulla decorazione architettonica templare arcaica (Simonetta Angiolillo), dal naiskos del temenos di Zeus Megistos e dal suo deposito votivo si ricavano le fasi costruttive dell’edificio e alcuni rituali (Nicolò Masturzo e Maurizio Landolfi), le iniziali ricerche sulla penisola incontrarono un complesso inserito tra le terrazze degradanti delle pendici orientali che ospitò culti (Maria Adele Ibba, Antonella Pautasso). Daniela Baldoni illustra alcuni tipi di statuette ritrovate nel santuario sul Çanacık Tepe, nell’agora si riesaminano alcune tra le monumentalizzazioni del sacro e se ne prospettano altre, anch’esse gravitanti – non a caso – verso il settore centrale della stoa orien-tale (Fede Berti, Marcello Spanu); il periodo «cristiano» sottende agli interventi sul martyrion (Valentina Cabiale) e sulle due basiliche di VI sec. d.C. costruite l’una sull’acropoli, l’altra al di fuori della città (Diego Peirano, Francesco Tomasello).

    Riavvicinando e riportando ai punti di scoperta alcuni documenti che parrebbero aver perduto il rap-porto con il terreno o con gli ambiti di appartenenza si agevolano ricostruzioni e ipotesi in un sito nel qua-le le pietre, i marmi e le iscrizioni raramente si sono allontanati dalle costruzioni alle quali erano destinati: ecco quindi che Lucia Innocente e Roberta Fabiani ritornano su epigrafi rinvenute, nell’agora, là dove la chiesa subentrò a culti più antichi, Fabrice Delrieux integra i dati sul martyrion con un gruppetto di mo-nete, Alister Filippini – aggiungendovi un testo – raccoglie le iscrizioni cristiane (su pietra e su mosaico) rinvenute negli edifici di culto cristiano di cui sopra.

    Confrontare i culti egizi di Iasos con quelli della regione e con quelli laziali fa osservare tendenze e speci-ficità (Fabrice Delrieux, Beatrice Palma); i problemi ermeneutici sollevati da alcune raffigurazioni vascolari superano i confini dei territori di appartenenza, ossia l’Italia meridionale (Pier Giovanni Guzzo).

  • 14 Fede Berti

    Soprattutto, se Clelia Laviosa accennava ai brevi periodi trascorsi a Iasos dal Professore dopo il 1981 («…quindi ottantacinquenne, per fare, rigorosamente, l’epigrafista. E guai a parlargli d’altro…»), è in tale veste che lo si ritrova, o meglio, lo si rivede mentre, nel 1971, trascrive sull’inventario l’epigrafe 2617 che ora, come ho appena ricordato, viene nuovamente commentata figurando nell’omaggio che alcuni tra gli «Iasei» (chi a Iasos ha lavorato in anni recenti è a fianco di chi, allievo della Scuola Archeologica Italiana di Atene, fu a Iasos con Doro Levi) rendono all’Archeologo che iniziò gli scavi nella penisoletta posta sul fondo del Golfo di Mandalya intuendo la complessa dimensione storica del millenario insediamento che vi sorse e vi si sviluppò (Fig. 10).

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    Bibliografia

    Laviosa C. 1995, «Lo scavo di Iasos in Asia Minore», P. Cas-sola Guida - E. Floreano (a cura di), MNHMEION. Ricordo triestino di Doro Levi, Quasar, 113-117.

    Levi D. 1985, Venticinque anni di scavi della Missione Archeo-logica Italiana di Iasos, BdA Suppl. ai NN. 31-32, 1-17.