AM&D: Piccola Enciclopedia della Sardegna
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AM&D EdizioniCagliari, via Aosta 3/5 • Tel. [email protected]
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Formato: 12 x 20 cm
Edizione: 1ª, 2003
Collana: I Griot Tascabili, 8
pp. 828
16 cartine tematiche
Edizione brossurata:
18,00 euro
Peso: 802 g
ISBN: 88-86799-73-X
Edizione cartonata:
50,00 euro
Peso: 828 g
ISBN: 88-86799-74-8]
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INVITO ALLA LETTURA
“Piccola Enciclopedia della Sardegna”di Giuseppe Dodero
“Piccola Enciclopedia della Sardegna”
L’ENCICLOPEDIA PIÙ COMPLETA E PIÙECONOMICA SULLA SARDEGNATutta la Sardegna in un solo libro TASCABILE con
2233 voci e carte tematiche che raccontano
natura e cultura di un’isola, quasi un continente
al centro del Mediterraneo.
2233 VOCI SU: Archeologia • Arte • Botanica • Ecologia• Economia • Gastronomia • Geografia • Linguistica ïMedicina • Storia • Tradizioni • Zoologia
30 SCHEDE TEMATICHE DALLA A ALLA Z SU: Autonomia• Boschi • Cavallo • Dolmen • Economia • Fauna e flora• Grotte • Idrografia • Lavoro • Lingua • Mammiferi •Nuraghi • Orografia • Popolazione • Preistoria e storia •Sale e saline • Salute e malattie sociali • Tonno e tonnare• Tradizioni • Turismo • Uccelli • Unità di misura •Uomini contro • Urbanizzazione • Zanzare e clima
16 CARTE TEMATICHE: Animali e ambiente • Arte e storia
• Artigianato • Fiumi e laghi • Flora e paesaggi • Le
lingue della Sardegna • Orografia • Regioni e sub-regioni
• Tonnare • Vini • Cartine storiche
1500 autori citati2000 nomi di piante in italiano/sardo1000 nomi di animali in italiano/sardo
L’AUTORE: Giuseppe Dodero, ufficiale sanitario di Cagliari,docente di Statistica sanitaria all’Università di Cagliari, èautore di numerosi saggi, tra i quali: Demografia e statisticasanitaria, 1992; Storia della medicina e della sanità pubblica inSardegna, 1999; I Lazzaretti. Epidemie e quarantene in Sardegna,2001 e di opere di narrativa: Queste e quelle signore. Ovvero cinquepiccole storie d’amore (e di matrimonio), 2002; La vera storia delcaporale Giovanni Contu, 2010
ANTEPRIMA• INDICE DELLE SCHEDE• 3 PAGINE DELLA LETTERA A
INDICE
A 19
scheda 1: Autonomia 39
B 43
scheda 2: Boschi e macchia mediterranea 54La macchia mediterranea 54I boschi 56
C 63
scheda 3: Il cavallo e i cavallini della Giara 77Il cavallo e la Sardegna 77I cavalli e la Carta de Logu 77Osmanié e i suoi discendenti 79I cavallini della Giara 79
D 101
scheda 4: Dolmen, domus de janas, perdas fittas 103La Sardegna prenuragica 103Domus de janas 104Menhir, perdas fittas, bètili 105Dolmen 106
E 109
scheda 5: Echinococcosi/Idatidosi 109Malattie e ambiente 109Echinococcosi e idatidosi 110L’Echinococcus granulosus 110Epidemiologia 110
scheda 6: Economia 112Città e campagne 112Pastorizia, agricoltura, caccia, pesca 113Le industrie 114Le miniere 115Le iniziative locali 118L’agriturismo 119L’energia elettrica e l’industria 119
F 135
scheda 7: Fauna e flora 138Fauna, flora e ambiente 138
Flora 138La macchia 140La vegetazione delle coste 141La vegetazione delle zone umide 141
Fauna 142
scheda 8: Forti, torri e castelli 153Torri e forti 154
Torri spagnole 154Forti piemontesi 154Torri della città di Cagliari 155
Castelli 155
G 163
scheda 9: Grotte, gallerie, caverne, voragini 181Le grotte 181Le gallerie 182Altre cavità naturali 183Le cavità artificiali 183
H 187
I 189
scheda 10: Idrografia: fiumi, torrenti, laghi, lagune e stagni 189I fiumi 189I laghi 190Lagune e stagni 191
L 199
scheda 11: Lavoro, artigianato, arte 203Le origini 203
I Protosardi e i Fenici 203I Cartaginesi 204Il dominio di Roma 204I Vandali e i Bizantini 206Le repubbliche marinare 206La dominazione aragonese 207
Le arti minori 208
Dall’XI al XX secolo 209Il lavoro agricolo 209L’artigianato locale 210Il periodo sabaudo 215Lo Stato unitario e l’autonomia 215
scheda 12: Lingua e dialetti 221La Sardegna linguistica 221Le origini e le influenze 222La lingua e la Storia 224I dialetti 227Le fonti letterarie 228La lingua e il bilinguismo 230
M 237
scheda 13: Mammiferi 241
N 269
scheda 14: Nuraghi, tombe dei giganti, tophet, monumenti di culto 275La preistoria 275La civiltà nuragica 275La classificazione dei nuraghi 276L’architettura nuragica 277Le fasi dell’età nuragica 278La fine della civiltà nuragica 279L’uso dei nuraghi 280Le sepolture 281I monumenti di culto 281Fonti e pozzi sacri 282
O 287
scheda 15: Orografia 293L’origine 293Pianure 294Montagne e colline 294Valli, altipiani, tavolati 295
P 303
scheda 16: Pane e altri alimenti 307Dai tempi della fame alla gastronomia della Sardegna 307
Il pane 309Pane e società 309Pane, letteratura e proverbi 311Il pane per sempre 312Tanti pani, tanti nomi 312Ogni paese ha il suo pane 312Il pane dei pastori e il pane della festa 313Il pane decorato e il pane per i poveri 313Ingredienti anomali e cotture particolari 313Le varietà povere e il pane dei pastori 313
Gli antipasti 314Antipasti semplici 314Salsiccia, favette e “burrida” 314“Tunnina”, “arrizzonis”, “sizzigorrus” e “orziadas” 314
I primi piatti 315I “malloreddus” come una bandiera 315Tanti modi per dire ravioli 316“Pani frattau”, “suppa cuatta” e “pani affittau” 316Ancora pasta 317Fregola e minestre 317Piatti poveri nobilitati 317
I piatti di carne 318L’arte di arrostire 318Dalla semplicità all’alta cucina 319Le interiora 319
“Sa panada” 320La cucina del mare di Sardegna 320
I tanti modi di fare “sa cassola” 321Anche il mare, in cucina, porta lontano 322
I prodotti della terra per gusto e per economia 323Funghi, zafferano, rosmarino, salvia e bacche di ginepro 323
I formaggi 324Cultura, tradizione, economia fanno conoscere la Sardegna nel mondo 324
I vini 325Dal vino artigianale alla Cantina Sociale ai vini D.O.C.nell’isola che cambia 325Tanti vini da tanti vitigni 326
I dolci 327Ogni paese un dolce diverso 327
scheda 17: Popolazione 346I primi insediamenti e l’importanza dell’ossidiana 346L’età dei nuraghi 347Il dominio romano 348Gli Aragonesi e i Piemontesi 348La ripresa demografica 350Lo Stato italiano e i censimenti 351
Q 361
scheda 18: Quarra e altre unità di misura 361Le monete e il sistema decimale 361Le unità di peso e di misura 363Le misure tradizionali dell’uso comune 364
R 369
scheda 19: Roma e i Romani: amore e odio 376Dopo i Cartaginesi, i Romani e i Vandali 376I Vandali 378I Piemontesi: da Torino a Roma 379La Brigata Sassari e il primo dopoguerra 381Il secondo dopoguerra 381La voglia di autonomia 382“La solita storia” 383
S 391
scheda 20: Sale e saline 396L’oro bianco 396L’opera dei Vittorini 396Saline e malaria 396Nuovi mercati per il sale sardo 397Saline e occupazione 397Crescita, sviluppo e decadenza 398Il presente e il futuro del sale 399
scheda 21: Salute e malattie sociali 403
Dalla medicina primitiva alle Università 403Salute e malattia 403La medicina primitiva 403Regolamento e Università per la medicina 404Levatrici, flebotomi e abusivi 405
Argia: tra mito e malattia 406Le malattie dei Sardi 407
scheda 22: Storia e preistoria 456
preistoria 456Paleolitico inferiore (Clactoniano) 456Paleolitico medio 456Paleolitico superiore 456Neolitico antico 456Neolitico medio 457Neolitico recente 457Eneolitico o Calcolitico (età del Rame) 458Età del Bronzo e la Civiltà Nuragica 459Età del Ferro e Civiltà punica 460Tavola cronologica 461
età storica 462Epoca sardo-punica (III-I secolo a.C.) 462Epoca sardo-punico-romana: dal I secolo a.C. al IV d.C. 463
La deportazione degli ebrei in Sardegna.I primi cristiani e le catacombe 464Le persecuzioni di Diocleziano e il martirio di Saturno.Lucifero I, vescovo di Cagliari 465
V secolo 466La diffusione del cristianesimo e i primi ordini monastici.I Vandali e la Sardegna 467
VI secolo 467I Bizantini e il monachesimo orientale. L’avanzata arabae le incursioni piratesche 467
VII-IX secolo 468Gli Arabi: dal Nord Africa alle coste della Sardegna 468Gli Arabi occupano la Sicilia.Diminuisce la sovranità effettiva di Bisanzio 469
X-XI secolo 470Autonomia da Bisanzio e nascita dei primi giudicati sardi 470Pisa, Genova e il papato. Continuano le incursionie i Sardi abbandonano le coste 470La lunga presenza dei monaci vittorini in Sardegna 472
XII secolo 472Pisa e Genova si contendono l’isola.Arrivano gli altri Ordini religiosi 472
Dal XIII secolo alla prima metà del XV secolo 473Inizia la fine del sistema giudicale in Sardegna 475
Fine del giudicato di Cagliari 475Fine del giudicato di Torres, filogenovese 476
L’indipendenza di Sassari, il Breve di Villa di Chiesae l’arrivo degli Aragonesi 476La fine del periodo pisano e l’inizio della dominazione aragonese 478La Carta de Logu. Massima espansionee fine del giudicato di Arborea 479
Dalla seconda metà del XV secolo al 1717 480La dominazione spagnola 480La cacciata degli ebrei e le spedizioni antimusulmane 481Cagliari e Sassari: il primato ecclesiasticoe la nascita delle Università 483Tempi duri per l’isola: le epidemie di peste e le carestie 483
Dal XVIII al XIX secolo 484La Sardegna oggetto di scambio: arrivano i Savoiae il “riformismo piemontese” 484Bogino ministro per gli affari della Sardegna:razionalizzazione senza riforme 4861793-1796: l’onda giacobina e il “triennio rivoluzionario sardo” 4881799-1815: la Corte sabauda si trasferisce in Sardegna 491“S’annu doxi”, la congiura di Palabanda e l’Editto delle Chiudende 492Da Carlo Felice a Carlo Alberto 493Fine dell’autonomia sarda: la Sardegna diventa piemontese 494Inizia un secolo di sfruttamento (e di illusione) delle miniere 495Il popolo vuol tornare a “su connottu”, decadonoi Monti Granatici, arrivano le lineee ferroviarie e l’elettricità 496
Dalla fine del XIX al XX secolo 497Cagliari cresce ma scoppia la guerra del pane.La rivolta dei minatori e i morti di Buggerru 497La Grande Guerra, il sardismo, il fascismo e l’antifascismo 499Dopo anni di distruzioni, fame, morti, lacerazioni internecade il fascismo e finisce la seconda guerra mondiale;il ritorno alla democrazia 504Febbraio-maggio 1943: il bombardamento di Cagliari. La grande fuga 504
L’arcivescovo Ernesto Maria Piovella 505Il rientro degli “sfollati” 505
Arrivano gli “Alleati”, nasce Radio Sardegna, il rientro di Emilio Lussu 506
L’Autonomia speciale e il Piano di Rinascita della Sardegnatra speranze, conquiste e delusioni 507
T 521
scheda 23: Tonno e tonnare 534
“Amico tonno” 534La pesca del tonno 535Tonnara, lavoro, economia 536Tonno e memoria storica 537Tonno e gastronomia 537La crisi delle tonnare 538
scheda 24: Tradizioni, feste, sagre e giochi 542
Appunti di sociologia delle tradizioni 542Sagre e feste 544
Feste, beni ambientali ed economia 544Le sagre dei capoluoghi sardi 547
Storia, simboli, religione 548L’isola delle mille feste 548I falò 548“Sa pandela” 548Il carnevale e le maschere 548Le processioni 549Doppiezza e realtà 551
Le ardie 552Il cavallo e le feste 554
Le influenze bizantine e iberiche nelle manifestazioni religiose 555Balli e tradizioni musicali 557Archeologia culturale nella lingua, nelle feste, nella religione 558
scheda 25: Turismo e termalismo tra economia e ambiente 567La “rinascita”: dalle miniere agli alberghi 567Turismo e ambiente 568Le terme e il turismo 571
U 577
scheda 26: Uccelli 577L’isola degli uccelli 577Gli uccelli e l’ambiente 579
scheda 27: Uomini contro nella cronaca e nella storia 582Uomini e donne contro (piccola antologia) 582Contro i Fenici, i Cartaginesi, i Romani 586Dai Bizantini ai Savoia 586
La Sardegna sabauda e la Sardegna italiana 586L’omologazione e l’identità culturale 588Dall’editto delle Chiudende alla “Rerum novarum” 590I fatti di Buggerru 591Le organizzazioni cattoliche, il “patto Gentiloni”e l’epoca di Bacaredda 593La Grande Guerra, la Brigata Sassari e il fascismo 595La “Seconda Guerra”, la ricostruzione e l’autonomia:«quasi tutto da rifare» 599I popoli “contro”, l’identità sarda e il movimento cooperativistico 601
La rivincita 601Gli strumenti della rinascita 602
scheda 28: Urbanizzazione: dal nuraghe all’area metropolitana 604Le strade dell’isola 604
La preistoria 604La rete ferroviaria 604Le strade 6051957: il ponte-passerella e “Oratio pro ponte” 606I collegamenti marittimi 607
Le case dei Sardi 608Le prime abitazioni e le trasformazioni urbanistiche 608La dominazione pisana e quella catalano-aragonese 609Le linee leggere ed eleganti del barocchetto piemontese.Un breve ritorno al classicismo 612Dopo il liberty il trionfo del modernismo 613
La nascita dei Comuni 614I primi nuclei abitati e i Comuni 614Arrivano i Fenici 614L’influenza di Cartagine 615
Lo sviluppo delle zone interne 615
V 621
scheda 29: Vivere in Sardegna 634Vivere a Oristano 634
Il luogo e le memorie 634L’abitato e i monumenti 637La popolazione e le tradizioni popolari 640L’arte, il lavoro, l’economia 640
Vivere a Tonara 641Il luogo e le memorie 641La popolazione, le feste e le tradizioni popolari 642L’arte, il lavoro, l’economia 643
Vivere a Carloforte 644Il luogo e le memorie 644La popolazione, la storia e le tradizioni popolari 645La scelta di Agostino Tagliafico 646Malaria e saline 646Le incursioni a Tabarka e l’invasione dei Francesi 647Altre incursioni 647La popolazione 648Feste e gastronomia 648L’arte, il lavoro, l’economia 648
Vivere a Ozieri 650Il luogo e le memorie 650L’archeologia 650La Cattedrale 651Le altre chiese 651L’ospedale 652Il museo e la Taverna dell’Aquila 653La popolazione e le tradizioni popolari 653L’arte, il lavoro, l’economia 654
Z 657
scheda 30: Zanzare, clima e malaria 658Il clima 658La bonifica integrale 660Le zanzare e la malaria 661
Carte tematiche 675Fonti 676Regioni e sub-regioni 677Fiumi, laghi e stagni 678Formazioni rocciose 679Orografia 680Flora e paesaggi 682Animali e ambiente 684Arte e storia 685Sardegna nuragica e prenuragica 686Le vie romane 687Insediamenti fenicio-punici 688I monumenti paleocristiani in Sardegnasino al pontificato di Gregorio Magno (sec. VI) 690La Sardegna giudicale 691
I vini 692Artigianato 694Tonnare (1850) 695Le lingue della Sardegna 696
Bibliografia 697
Indice onomastico 769
Indice toponomastico 789
Ringraziamenti 821
19
Aba de peddi. Ala di pelle. Uno deimolti nomi comuni con i quali, in Sar-degna, sono chiamati i pipistrelli. Al-tri nomi sono: alidabeddi, ala ’e ped-de, alapedde, alar de bedde, ale-bedde, alibedde, ali ’e pedde, ali-gabedde, alipedde, pilloni de sutiàulu, zirriòra. (➞ anche Chirotte-ri, Ferro di cavallo maggiore, Pipistrel-lo, Rinolofidi, Vespertilioni).
Abba durche. Località presso Bosa do-ve gli scavi hanno messo alla luce trac-ce di un insediamento romano-repub-blicano.
Abbasanta. L’altopiano di Abbasan-ta ha un’altezza tra i 300 e i 400 m ericorda quello, vicino, di ➞ Campeda.È delimitato a settentrione dal ➞ mon-te Ferru e dal ➞ Marghine. «Questoimmenso prato [a tratti paludoso, co-sparso di radi ma interessanti boschet-ti di ➞ sughera] offre un paesaggio ri-posante, assai caratteristico e suggesti-vo» (Pratesi, Tassi, 1973).
Abbrebau. «Si dice di oggetto o ele-mento a cui sono stati recitati i brebusda parte di un operatore magico» (N.Cossu, 1996). (➞ Brebu).
Abena agreste. Anche: enarzu, aena,ena furistera, avenalzu. Nomi lo-cali dell’avena selvatica (Avena fatua).Nomi simili sono attribuiti all’Avenabarbata, all’Avena sterilis e all’Avena sa-tiva.
Abilastru. Nome popolare sardo datoall’aquilotto e, in alcune località, agli➞ aironi e, in particolare, all’airone ce-nerino (Ardea cinerea). Usato anche,come traslato, per indicare i ladri e ingenere le persone capaci di destrezza eastuzia.
Abiu. Anche: alzu. Nomi locali di ve-getali diversi. Alzu, abiu, alnu, muraburda, abiu de Santu Giuanni èl’Alnus glutinosa (ontano nero). Abiua folla longa è il Fraxinus angustifo-lia subsp. oxycarpa (frassino meridio-nale). (➞ Ontano e Frassino).
Acabussòni. Anche: (acca)bussòni.Nomi locali dati al ➞ tuffetto. Cabras(1897) lo distingue in mannu (tuffetto-ne) e in piticu.
Acacia. Genere delle Leguminose, ric-co di specie, presente in Sardegna conA. dealbata o mimosa, A. horrida (aca-cia spinosa, ammazza marìdu), A. me-lanoxylon, A. mollissima, A. pycnantha,A. retinoides, A. saligna (acacia austra-liana). (Vannelli, 1987).È detta acacia falsa la Gleditschia tria-canthos, albero o arbusto spinoso, co-nosciuto con il nome di Spina de Cri-stu, garzia spinosa. (➞ Spina di Cri-sto).
Acchiappamosche. Nome comunedel ➞ Dracunculus muscivorus, ende-mismo vegetale dell’➞ Isola dei Cavo-li, della Corsica e delle Baleari.
A
20
Accipitrum insula. L’Isola degli spar-vieri. Antico nome romano dell’iso-la di San Pietro. Nelle cronache piùantiche era indicata con i nomi fenicidi Inosim o Enosim e ai nomi greci diHierakon, Hioera, Nesos.
Aceracee. La famiglia delle Aceraceeè rappresentata, in Sardegna, dal gene-re Acer e dalle specie monspessulanum,➞ acero minore, negundo, acero bian-co o acero americano, platanoides o ace-ro riccio e pseudoplatanus o acero mon-tano, una sola delle quali è spontanea.
Acero minore. Anche: acero trilobo.L’Acer monspessulanum è presente sul➞ Limbara, nel ➞ Monte Albo, qual-che esemplare nell’isola di ➞ Tavola-ra, a Badde Salighes (nel ➞ Marghine),nel ➞ monte Rasu, nel ➞ monte Go-nare (Barbagia di Ollolai), nell’Igle-siente. È conosciuto con i nomi àera,cóstighe, murta lavrina, ’osti, ko-sti e kostighe, linnu malu, oladi-ghe, aciaru, cò(c)ciu.
Acetosa. ➞ Romice.
Acetosella gialla. L’acetosella gialla(Oxalis pes-caprae o Oxalis cernua) èun’erba infestante dei campi, degliincolti e delle zone ruderali litoranee esublitoranee, commestibile di saporeacidulo. È detta argu, succiosa, alle-luja, bini forti, binigotti, erba deaxedu, coraxedu, erba castangio-la, melaja, sui sui. La Oxalis cernua ela corniculata possiedono attività me-dicinale. La acetosella silvestre (Rumexacetosella) è conosciuta con nomi lo-cali simili.
Achile. Anche: bachile, acchile. Luo-go di custodia o raccolta delle vacche.
Achillea. ➞ Millefoglie.
Acqua. Nell’Ottocento il problemadell’approvvigionamento idrico, a Ca-gliari, ancora non era risolto. «Li abi-tanti si servono della poca acqua pio-vana raccolta in cisterne che però è in-sufficiente anche ai primi bisogni del-la vita, restando anche quelle asciutteper buona parte dell’anno». Così scri-veva Felice Giordano, come riferisco-no E. Gessa e M. Vincis (1995) studian-do gli atti d’archivio, nella sua relazio-ne al progetto per l’acquedotto dellacittà di Cagliari, nel 1866.Solo il 3 marzo 1867 «a ore dodici me-ridiane, […] il sindaco [marchese donEdmondo Roberti Commendatoredell’ordine dei S.S. Maurizio e Lazza-ro] ricevuta la chiave [che apre le val-vole dei tubi], si reca in vicinanza allagran vasca costrutta in mezzo alla piaz-za [San Carlo], apre colla detta chiaveuna valvola ed immediatamente l’ac-qua zampillando, dal centro di dettavasca, si solleva a grandissima altezza»(E. Gessa, M. Vincis da ACC, Sez.antica, vol. 33, fasc. b, Libro dei cerimo-niali).Il problema dell’acqua, in Sardegna,è reso più acuto dalla configurazioneorografica, dalla natura del terreno,dall’aumento della domanda, dallascarsa disponibilità delle acque profon-de – già impegnate da tempo – dai costielevati dei trattamenti di potabiliz-zazione delle acque superficiali. Nel-l’isola vi è un solo lago naturale: il lagodi ➞ Baratz, nella ➞ Nurra, ai piedi diun monte detto Monte de su abba.La soluzione del problema è affidataai laghi artificiali. Le piogge invernali,generalmente, sono abbondanti maquando cadono su terreni impermea-bili o in corsi d’acqua non arginati gon-fiano i torrenti e i fiumi provocandopiene e alluvioni che causano danni aiterreni e talvolta anche agli abitati edisperdono il patrimonio idrico. D’e-
Accipitrum insula Acqua
21
state, invece, la maggior parte dei cor-si d’acqua si affievolisce o scompare.Fin dagli inizi degli anni Settanta delXX secolo risultavano «utilizzate, in-fatti, non solo quasi tutte le scaturigi-ni maggiori ma anche sorgentine la cuiportata oscilla fra 0,1 e 0,5 litri al m/sec., né può farsi affidamento sulleacque di falda, ancora poco studiate,ma che si ritengono comunque moltoscarse al di fuori della fascia centraledell’isola e delle brevi pianure alluvio-nali costiere» (Cioglia, Figus, 1969).Da allora la situazione è migliorata mala fame d’acqua, in Sardegna continua;quella che doveva essere l’isola dei la-ghi è invece una regione nella qualemolti comuni sono ancora costretti arazionare l’acqua e in molti altri nonne può essere assicurata l’assoluta eininterrotta potabilità. Il problema èreso più complesso dagli aspetti qua-litativi. «I trattamenti di potabiliz-zazione delle acque superficiali effet-tuati […] secondo lo schema classicocostituito dalla preclorazione, chiari-flocculazione, filtrazione su sabbia edisinfezione finale con cloro, si stan-no dimostrando sempre più inidoneia potabilizzare acque superficiali i cuiindici di qualità si sono progressiva-mente degradati mentre al contrarioquelli rispondenti ad una ‘acqua po-tabile’ previsti dalle norme nazionalie comunitarie sono diventati più se-veri» (Viola, Sarritzu, 1993).I nuovi invasi artificiali, tuttavia, (adesempio, la nuova diga del ➞ Tirso, lapiccola diga di Santa Vittoria e la digadel ➞ Cedrino) rappresentano, se nonla soluzione, certamente un notevoleprogresso favorevole del problema del-l’acqua. Il problema più grave, a partela siccità prolungata, non è tanto lacapacità dei bacini, che complessiva-mente raggiungono 1880 milioni cir-ca di mc, quanto la raccolta e la cana-
lizzazione di tutte le acque disponibilie la loro distribuzione mediante siste-mi capaci di consentire la reciprocacompensazione secondo i bisogni. Aquesti problemi sono collegati quellidella programmazione e quello, più ca-pillare, degli sprechi nelle reti urbane.(➞ Omodeo e Scheda 10).
Acqua Callenti. Acque termo-mine-rali di Domusnovas. (➞ Scheda 25).Lo stesso nome indica un nuraghe euna località di Castiadas.
Acqua Cotta. Acque termo-mineralidi Villasor. (➞ Scheda 25).
Acqua de is dolus. Antico nome di ac-que termo-minerali a Settimo. (➞ Sche-da 25 e Neàpolis).
Acquafredda, castello di. ➞ Domoandesitico.
Ademprivio. La parola (di originecatalana: empriu) indica l’uso di queiterreni che, appartenenti al demaniofeudale della Sardegna, passarono alloStato, nella prima metà del XIX seco-lo, e furono oggetto del diritto di go-dimento collettivo (pascolare, far le-gna, spigolare, raccolta di fogliame edi ghiande, ecc.), con il nome di usicivici. La gratuità dell’uso lo distinguedalla ➞ cussorgia che, inoltre, è limi-tata al solo pascolo.I «diritti ademprivili» esistevano già inaltre epoche e altrove e riguardavano,in Sardegna, quelli che si erano salvatidalle recinzioni (➞ Chiudende). Furo-no aboliti assieme ai diritti di cussor-gia (iniziativa di Cavour del 1857) conuna legge definitivamente approvatail 23 aprile del 1865.Il pretesto furono le ferrovie, il risul-tato fu il malcontento generale. «Sipensò così di dare alla società ferrovia
Acqua Ademprivio