Ambienti puliti e sanzioni - univerquartu.it filedà. Tante teste, tanti pensieri, tanti modi di...

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pag. 1 Notiziario dei soci dell’Università della Terza Età di Quartu Sant’Elena Marzo 2016 Su un giornale di questi giorni leggo: “Da 30 a 300 euro, tanto può costare dallo scorso 2 febbraio geare un mozzicone di sigarea. Multe anche per chi bua scontrini, fazzolei di carta o gomme da masticare.Dal 2 febbraio? Mi sembra di ricordare che tale di‐ vieto esista già da un pezzo e che qualche spo‐ radica sortita al Poeo sia stata pubblicizzata con grande risonanza sui gior‐ nali che riportavano a ti‐ toli cubitali l’avvenuta multa di 200 o più euro… Ecco, appunto, qualche sporadica multa pur‐ troppo, che non modifica lo stato delle spiagge e delle strade ridoe al ruolo di paumiere anche quando i contenitori sono a due passi. Si dovrebbero quindi potenziare questi controlli per combaere il diffuso degrado. Ci sareb‐ bero vari risvolti positivi: uno, avere una cià più pulita; due, insegnare ai distrai o incivili la buona educazione civica; tre,(e non ultima) “fare cassamagari potendo evitare così di applicare qualche ulteriore balzello a tui i ciadini. Ma mi viene un’idea… dati i ripetuti appelli com‐ portamentali (spesso ignorati) si potrebbe stu‐ diare il modo di applicare multe anche all’interno della nostra Associa‐ zione? È ovviamente una bauta, ma se fosse possi‐ bile credo aiuterebbe di‐ strai o indifferenti ad essere più sensibili Loredana Cii Laboratorio di lettura Ancora? Ebbene si. Ininterroa‐ mente ‐ dopo quasi ventʹanni… tui i lunedì i viaggiatori della leeratura lasciano a casa il tram‐tram quoti‐ diano e partono per un viaggio nello spazio e nel tempo... di Vanna Arru ‐ pag. 2 Riflessioni … Quando tre anni fa, fresco di pen‐ sione, mi sono avvicinato e iscrio all’Università della Terza Età e ho cominciato a frequentare e incon‐ trare Soci, ho potuto notare… di Adriano Barca ‐ pag. 3 Ambienti puliti e sanzioni Dall’Università al Campus… ...Mi sorprese che in un Paese cosi povero fosse possibile, per chi non aveva il supporto di figli o parenti, abitare in un mini appartamento con tui i confort e costi accessibile... di Franca Piꜩalis ‐ pag. 9 La passeggiata… …e scorgo una grande teoia chiusa tu’aorno da una recin‐ zione. Con molta curiosità mi affac‐ cio e vedo con grande meraviglia sul pavimento alcuni circoli o fondi di capanne preistoriche … di Lidia Cadoni ‐ pag. 10

Transcript of Ambienti puliti e sanzioni - univerquartu.it filedà. Tante teste, tanti pensieri, tanti modi di...

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Notiziario dei soci dell’Università della Terza Età di Quartu Sant’Elena Marzo 2016

Su un giornale di questigiorni leggo: “Da 30 a 300euro, tanto può costare dalloscorso 2 febbraio gettare unmozzicone di sigaretta.Multe anche per chi buttascontrini, fazzoletti di cartao gomme da masticare.” Dal 2 febbraio? Mi sembradi ricordare che tale di‐vieto esista già da unpezzo e che qualche spo‐radica sortita al Poetto siastata pubblicizzata congrande risonanza sui gior‐nali che riportavano a ti‐toli cubitali l’avvenutamulta di 200 o più euro… Ecco, appunto, qualchesporadica multa pur‐troppo, che non modificalo stato delle spiagge edelle strade ridotte alruolo di pattumiere anchequando i contenitori sonoa due passi. Si dovrebberoquindi potenziare questicontrolli per combattere ildiffuso degrado. Ci sareb‐bero vari risvolti positivi:uno, avere una città più

pulita; due, insegnare aidistratti o incivili la buonaeducazione civica; tre,(enon ultima) “fare cassa”magari potendo evitarecosì di applicare qualcheulteriore balzello a tutti icittadini. Ma mi viene un’idea…dati i ripetuti appelli com‐portamentali (spessoignorati) si potrebbe stu‐diare il modo di applicaremulte anche all’internodella nostra Associa‐zione? È ovviamente unabattuta, ma se fosse possi‐bile credo aiuterebbe di‐stratti o indifferenti adessere più sensibili

Loredana Citti

Laboratorio di letturaAncora? Ebbene si. Ininterrotta‐mente ‐ dopo quasi ventʹanni… tuttii lunedì i viaggiatori della letteraturalasciano a casa il tram‐tram quoti‐diano e partono per un viaggio nellospazio e nel tempo...

di Vanna Arru ‐ pag. 2

Riflessioni …Quando tre anni fa, fresco di pen‐sione, mi sono avvicinato e iscrittoall’Università della Terza Età e hocominciato a frequentare e incon‐trare Soci, ho potuto notare…

di Adriano Barca ‐ pag. 3

A m b i e n t i p u l i t ie s a n z i o n i …

Dall’Università al Campus…...Mi sorprese che in un Paese cosipovero fosse possibile, per chi nonaveva il supporto di figli o parenti,abitare in un mini appartamentocon tutti i confort e costi accessibile...

di Franca Pitzalis ‐ pag. 9

La passeggiata……e scorgo una grande tettoiachiusa tutt’attorno da una recin‐zione. Con molta curiosità mi affac‐cio e vedo con grande meravigliasul pavimento alcuni circoli o fondidi capanne preistoriche …

di Lidia Cadoni ‐ pag. 10

Ancora Il Laboratorio di lettura? Ebbene si.Ininterrottamente ‐ dopo quasi ventʹanni ‐come ci ha ricordato, amabilmente salutan‐doci, il nostro presidente ‐ se anche que‐st’anno cominciamo, nuovi soci e soci di tantianni, ad incontrarci, significa che il Labora‐torio di lettura funziona. Un grazie dunqueallʹUniversità della terza età di Quartu San‐tʹElena che lo organizza. Perché? Perchésiamo curiosi, perché ci piace stare insiemein momenti piacevoli e conoscere insiemepersonaggi, luoghi, situazioni che un libro cidà. Tante teste, tanti pensieri, tanti modi distare al mondo ma una passione da condivi‐dere – o da scoprire ‐ che trasforma le per‐sone in compagni e curiosi esploratori. Già,perché una delle più forti e calzanti metaforeusate per descrivere la lettura ‐ così come lavita ‐ è il viaggio. Quindi leggere altro non si‐gnifica che vivere e viaggiare. AllʹUniversità della Terza Età tutti i lunedì iviaggiatori della letteratura lasciano a casa iltram‐tram quotidiano e partono per un viag‐gio nello spazio e nel tempo. Insieme. I libridivertono, turbano, consolano... infastidi‐scono o lasciano indifferenti: esattamentecome un viaggio o come i vari momenti dellavita. Al laboratorio di lettura, si legge ad altavoce. Leggere ad alta voce è come costruireponti per accompagnare qualcuno nel viag‐gio, è fermarsi sulle parole, non lasciarle sci‐volare via… fare pause, metterci tempo…indugiare su frasi che ci colpiscono, non la‐sciarle passare senza che parlino a colui cheascolta. Ad alta voce, la parola scritta ha unospazio nuovo: non scivola via distrattamente,chi legge e chi ascolta, diventano ʹunisonoʹ. Che libro leggere? Ci vorrebbero mille libriper ogni fase della vita e un ʹdio della letturaʹche li scelga apposta per ciascun viaggiatoreletterario del laboratorio. Viaggiare infatti,non significa ʹva bene tutto, basta che si partaʹ:il turismo senza senso non è viaggiare. Al‐cuni viaggi, sia pur bellissimi, possono nonsuscitare interesse, non smuovere in quel mo‐

mento lʹinteresse e lʹanima del viaggiatore,non soddisfano la sua voglia di ʹaltroveʹ. Unviaggio si pondera con attenzione. La stessaattenzione che richiedono i libri quando ven‐gono scelti: anche un grande capolavoro puònon avere senso, se arriva al viaggiatore lette‐rario al momento sbagliato. Un viaggio,anche il più tranquillo, comporta dei rischi,così la lettura: si rischia di mancare l’incontrocon un libro per mancanza di sincronizza‐zione. Non è facile, quindi, la scelta del libro da leg‐gere insieme; dovrebbe essere uno che com‐baci con noi. “COMBACIARE”: Ecco unverbo bellissimo che usiamo poco; i libri do‐vrebbero combaciare con le nostre esigenzedi viaggiatori (letterari) con quello che siamo,come un amico o un vestito. Può capitare chenon si trovi la chiave adatta per entrare nellibro e quindi di non partire, di rimanerefuori al gelo mentre il treno, lʹaereo o il tra‐ghetto partono. Questʹanno abbiamo scelto “Il Giorno del Giu‐dizio” di Salvatore Satta. I motivi sono tanti.E alla fine dei nostri incontri ‐ soltanto allora– sapremo se la scelta fatta sia stata quellagiusta. Buon viaggio a tutti coloro che desideranopartire con noi.

Vanna Arru

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LLAABBOORRAATTOORRIIOO DDII LLEETTTTUURRAA

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Quando tre anni fa, fresco di pensione, mi sono avvicinato e iscritto all’Università della TerzaEtà e ho cominciato a frequentare e incontrare Soci, ho potuto notare, come prevedibile, un vastocampionario di persone e personalità, delle quali ho potuto valutare i comportamenti: deforma‐zione professionale dovuta alla necessità di modificare le mie decisioni sul lavoro anche in baseai comportamenti dei miei interlocutori. Ho visto persone impegnate durante le lezioni, generose quando richiesto, pronte a collaborarecol Direttivo, ben disposte nei confronti degli altri e portate all’amicizia, scherzare negli anditi enelle gite, caratteristiche ovvie in un’Associazione che racchiude i suoi valori in un acronimo,CITAS, che annovera principi come Collaborazione, Impegno, Trasparenza, Armonia e Solida‐rietà. D’altronde sul vocabolario alla voce Associazione troviamo: unione organizzata di più per‐sone che operano per un fine comune, non di lucro: associazione culturale, artistica, sportiva, dibeneficenza.Succede però che, nella Direzione Corsi, dove ho il compito di organizzare i corsi e verificare laloro riuscita culturale e la loro fruibilità, intesa come possibilità di accesso e partecipazione daparte di tutti, valutare i suggerimenti e rispondere a eventuali lamentele, devo anche confron‐tarmi con alcune categorie di persone che non avevo notato prima e che ho difficoltà a catalogare,se non definendole con le frasi da loro usate:‐ “Mi sono iscritto solo per la palestra/balli e non posso frequentarla per gli orari impossibili”‐ “Ve ne fregate della palestra/balli”‐ “A quell’ora non posso andare (abito lontano/è troppo presto)”‐ “Non posso rispettare il mio turno perché altrimenti perdo un’altra lezione”‐ “Io pago e vado quando e dove voglio”Mi viene da pensare che chi si iscrive solo per i balli o per l’attività motoria forse ha sbagliato:siamo una Associazione e non una palestra, delle quali c’è ampia scelta a Quartu e nel circonda‐rio. E forse sono proprio le persone che frequentano solo la palestra a non accorgersi dell’impe‐gno che tutti gli anni il Direttivo deve sostenere per trovare i locali adatti ai balli e alle altre attivitàche in sede non si possono tenere, spesso scontrandosi con le istituzioni e gli ostacoli posti daqualche loro rappresentante o, come è successo quest’anno, ma anche recependo le lamenteledei responsabili di quelle strutture per i nostri comportamenti e comunicare il forzato cambia‐mento dei locali per i balli. E poi le sovrapposizioni: l’ampia scelta formativa offerta dalla nostra Associazione per alcuninon è un vantaggio (poter scegliere) ma uno svantaggio (“non posso seguire tutti i miei corsi preferitiperché concomitanti”) che però non ha soluzione, a meno che non si tenga una sola lezione perogni ora e quindi togliendo ai Soci Impegnati molti motivi per rinnovare l’iscrizione.Per chi dice”Io pago e vado quando e dove voglio” non ho parole, solo ripetere il significato della parola Asso‐ciazione e dei principi che animano la Nostra, che non prevedono la mancanza di rispetto neiconfronti degli altri.La conseguenza di questi atteggiamenti è rendere vani gli sforzi per migliorare la fruibilità diquei corsi che siamo stati costretti a sdoppiare per sfruttare al meglio la capienza dei locali messia nostra disposizione, e che hanno portato un conseguente aggravio delle uscite al bilancio del‐l’Associazione. Per fortuna, alla fine, mi consola verificare che il numero di persone che invecevivono lo “stare insieme” in maniera più convinta e fruttuosa sovrasta di gran lunga quello di chimanifesta un comportamento individualista ed egoista, per cui sono certo che saranno i VeriSoci a caratterizzare il futuro della nostra Associazione, come credo sia stato anche in passato.Voglio chiudere queste mie personali riflessioni affermando che non ho l’intenzione, tantomenola pretesa, di fare l’educatore, anche perché so bene di rivolgermi a genitori e nonni, quindi adeducatori.

Un cordiale saluto a tutti.

Riflessioni di Adriano Barca

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CANTICO DI UN ANZIANO (scritto a due mani da chi sente di avviarsi verso lʹinvernoormai inoltrato).BENEDETTI quelli che mi resteranno vicini nei momenti piuʹ difficili.BENEDETTI quelli che vedendomi soffrire non avranno sentimenti di pura compassione,ma di benevolenza e di fraterna vicinanza.BEATI quelli che vedendomi in difficoltaʹ mi tenderanno una mano in segno di amicizia,stima e simpatia.BEATI quelli che non si vergogneranno delle mie mani tremanti e del mio camminare stanco.BENEDETTI quelli che non si vergogneranno nellʹaiutarmi ad attraversare la strada.BENEDETTI quelli che si ricordano della mia solitudine, dedicandomi parte del loro tempo.BENEDETTI quelli che comprendono il mio bisogno dʹaffetto.BEATI quelli che mi staranno vicini dandomi conforto negli ultimi giorni della mia vita.

Franco Picchiri

Chiara, nota Nenè, ha vissuto e ci ha lasciati da grande donna, senza che la sua malattia,la “ SLA”, la riducesse ad una cosa inutile, così come questa orrenda malattia vuole. A Nenè (8 marzo 2016 “Giornata Internazionale della donna”)A te che hai saputo essere meravigliosa, anche in silenzioA te che ci hai regalato un sorriso, senza fare rumoreA te che hai saputo parlarci, senza dire una parolaA te Nenè, che hai saputo donarci, il vero sapore della vita.

Filomena Cavallo

Un criceto chiamato Zuccuru, si sente un divo e, dalla gabbia trasmette il suo spettacolo.

TELEZUCCURUDe Casteddu e finzas a GadoniTrasmittu in dogna lidu e in dogna cuccuruPo fai cuncurrenza a BerlusconiMi seu imbentau TelezuccuruPo n’di tenni unu certu luccuruE provai una certa emozioni.

Po cantu riguarda su programma,zuccuru esti unu veru attori:oltre a fai girai su rotorie’ bravu in sa cummedia e in su dramma,meritad certu, sa pramma,cumment’e grandu interpretadori.A chi ad’a bolli comporai s’abbonamentuSi propiu sa cosa … solletica …Su guvernu puru fadeus cuntentu,paghendi a maju cun sa quota elettrica.

Fabiano Spano

angolo poetico

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Procurade de ch’accabare politocos sa tiranniaca bos amus botaos po faghere sosinteressos nostros,non sos bostros,e su populu ch’est istraccu de su bostru malu manizu.S’accuntentare su populu est su primu pensamentu, non su pensare a s’istipendiu bostru!Procurade de ch’accabare sa prepotenssia e s’ipocrisia ca de sas bostras malas attiasnon de podet prus chie si sia.Chi siezis de destra o de sinistra non tenet importansia,ca s’onestade non tenet colore, a pensare a su benede sa nassione est su bostru sacrusanmtu dobere!Procurade de ch’accabare depudados e senadores,s’abusu e su malu esempiu, bos amus botaos cun bonu intentue semus biende petzi tradimentu.Che semus in terzu millenniu, custu manizumalu e antigu ch’est foras de su tempusdae tottus e in tottube criticau!Procurade de ch’accabare sas brigas tra partidos,siades sempere unidos po sos sudditos isperantzosos,po sos problemas de sos disoccupaos,de sos poberos esodaos, de sos zobanos istudiosos,de sos betzos e de sos pitzinnos,chi lottant po sos dirittos chi lis benint negaòs!Procurade de ch’accabare de bos alleare cun su potente,pensade a su pagu abiente, a chi non tenet nientee bibet miseramente, e bois pensade solu a sa brente.Pensade a sos dannos de s’ambiente, faghie una bona lezechi a custa frigunza ponzat fineuna borta po sempere zustamente! Procurade de ch’accabare su malu manizu,su populu est’iscuntentu podet pesare bullizu,chi bos faghet calare dae caddu a pes in terra,po meditare chi sa vida non est una gherra,chi si depet colare s’esistensia chentza amarguracomente Deus cumandat po cada creatura!

Mariangela Sedda

Rifaghinzu de “su patriottu Sardu a Sos Feudatarios”

Libertà vuol dire spezzare le catene degli affanniessere avvolti in un buio silen‐

ziosoilluminarsi di fievole luna

gioire di piccole coseelevarsi nella spiritualità

saper vivere nella quotidianità.Libertà vuol dire:

crearsi un paio d’alisollevarsi da terra

volare nel cielotingersi di colori pastello

coprirsi di fioribagnarsi d’infinito.

Giuliana Pillai

Libertà

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Bella serata musicale quella che ci hanno regalato i maestri Luigi Lai, Fabrizio Marchionni e VittorioMontis. L’aula Magna era al completo, il pubblico attento, un cellulare ha squillato solo per un at‐timo, zittito immediatamente. L’esposizione di Fabrizio Marchionni è stata semplice, chiara acces‐sibile anche ad un pubblico non competente; le informazioni sulla storia della musica sarda sonostate molto interessanti¸ ciascuno potrebbe approfondirle autonomamente. Grande musicista, haaccompagnato le launeddas di Luigi Lai al pianoforte, uno strumento insolito nella musica popolaresarda. Il suono delle launeddas di Luigi Lai ha il potere di far vibrare le corde più recondite del‐l’anima, ti fa vedere i paesaggi della tua terra , fa emergere tutta la sardità che è in te. Le launeddas,più di qualsiasi strumento musicale, hanno questo potere, puoi trovarti in qualunque angolo delmondo, ma se le senti suonare, sei in Sardegna. Se poi a suonarle è il maestro Lai, tu godi di questisuoni, li senti tutti tuoi e inorgoglisci per le tue origini. Uomo semplice, preferisce sicuramentesuonare che parlare, le semplici “canne” nelle sue mani diventano un’orchestra. Il maestro VittorioMontis è stato per me una scoperta, mi auguro di poterlo conoscere meglio, considerato che tra l’al‐tro è docente nella nostra Grande Università. Ben vengano queste serate, la musica è vita, la musicati fa fare pace con il mondo.

Irene Carta

Non banalità ma bellezza di piccole cose ciò cheappare agli occhi. Si distende la bocca, il cuore e lostomaco si aprono, i muscoli si rilassano e per unattimo non vedi ciò che non vorresti vedere e lavita ti sorride. La fantasia ci può portare ad arram‐picarci sulle rocce o a guardare distese con conte‐nuti e colori, vediamo ciò che per noi ha qualità dibello. È novembre, la giornata si preannuncia mite,una leggera nube chiara interrompe l’uniformitàdel cielo terso e a singhiozzo copre il sole, poi sisposta e rende l’azzurro promesso. Una carezze‐vole brezza scompiglia un pochino i miei capelli.Tutto è piacevolmente delicato. Le foglie degli al‐beri danzano con ritmo leggero. Ville affiancano lastrada che percorro. Non è ancora mezzogiorno, lefoglie cessano di muoversi, il sole si fa più caldo,la piccola nuvola saluta e si allontana. Una bici‐cletta rossa con il cestino porta‐oggetti ‐ si fa notare‐ appoggiata al muro di cinta di una villetta. Si ve‐dono alberi di melograno, lucertole fanno compa‐gnia alle foglie verdi. Arrivano, si fermano,sentono un leggero fruscio, velocemente spari‐scono. Le melagrane hanno delle fessure che la‐sciano intravedere grani succosi. Un ragazzo hasulla testa un capellino con la visiera all’indietro.Sembra, all’apparenza, un ragazzo risoluto, con li‐neamenti regolari e una strana vivacità nellosguardo. Ha un piede sul manubrio della biciclettae uno sulla recinzione, si sporge in avanti, afferravelocemente i frutti e li fa cadere nel cestino. I mo‐vimenti sono fulminei, un po’ azzardati. Resto con

il fiato sospeso: “La bici si muove, stai attento puoi ca‐dere, le melagrane sono fuori dalla recinzione e le puoicogliere, se vuoi ho un albero simile con molti frutti e tene posso dare”. Ho la sensazione di aver urlato, inrealtà lo guardo ammutolita e nessun suono escedalla mia bocca. Resto ad osservarlo pronta ad in‐tervenire all’occorrenza. Il cestino è pieno, il gio‐vane siede sul sellino e via… A poca distanza dueuomini smettono di chiacchierare, gli sbarrano lastrada, ridono e sembrano scherzare: “Ladruncolovediamo la refurtiva!”. Vogliono divertirsi. Il gio‐vane con uno slalom riesce ad evitare i loro corpie con una rapida manovra impenna come un ca‐vallo che si regge sulle zampe posteriori, sale sulmarciapiede. Dal cestino cade una grossa mela‐grana. Il ragazzo si ferma per un istante, vorrebberaccoglierla ma questa rotola sull’asfalto, si apre,volano i chicchi. Il terreno si tinge di rosso. La bi‐cicletta va via in volata e resta solo il bordo dellastrada tinto di rosso melagrano. Il ragazzo si vola‐tilizza come se volesse sparire dal mondo senzafarlo sapere a nessuno. È bello il colore e sono bellele forme che appaiono in un’immagine particolare.No! Non è un furto. Ogni elemento non ha nientedi fantastico ma l’insieme è bello. C’è armonia, nonc’è rumore che viene dai colori, dai raggi di luce delcolor del sole che rimbalzano sulle foglie del melo‐grano e sul metallo della bicicletta. Non è curiositàeffimera ma è un quadro che mi piace, va oltre e fafantasticare sulla bellezza delle cose e dei colori.

Eliana Castello

SERATA MUSICALE

LE MELAGRANE E LA BICICLETTA

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PER SORRIDERE di Franco Culeddu

Ore 8.30 di una domenica mattina, a casa di Pierino, ragazzotto di quindici anni unpo’ tontolone, trilla il campanello della porta. La madre, affaccendata nei lavori do‐mestici, rivolgendosi al figlio: “Pierino guarda chi è, deve essere Marisa la vicina”. Pierinoapre l’uscio e “Buongiorno, siamo due pastori di anime , e cerchiamo le pecorelle smarrite!”.La madre, non sentendo più il figlio e, pensando di avergli dato un compito troppoimpegnativo per le sue capacità intellettive: “ Pierino, chi è? ” La risposta non tarda adarrivare: “Sono due pastori di Genova, che cercano delle pecore”. La madre, molto sveglia,risponde convinta: “E vengono a Cagliari per cercarle al 5° piano di questo palazzo?” ‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐Le lapidi cimiteriali vengono usate per ricordare ai posteri le virtù dei trapassati, matalvolta possono essere fonti di involontario buonumore. Ad esempio:Sulla lapide Gigetto, persona ossequiosa e premurosa nei confronti degli altri, fecescrivere “… Scusate se non vi accompagno ...”Marco invece scrisse “… io non volevo venirci, mi ci hanno portato a spalla”Giorgione, in vita sempre altero e arrogante con gli altri, volle essere sepolto facciain giù e sulla lapide logicamente fece scrivere “… non voglio più vedervi!”

BARATTI INCONSCI di Aurora Lampis

1. Padovane affittano stia mansardata, astenersi faine. 2. Verme solitario desideroso compagnia libero subito.3. Giovanile appiccicoso relazionerebbe con donna indipendente.4. Felicemente sposato cerca nuova compagna biodegradabile.5. Esubero pelle da ultimo ritocco cedo.6. Conto terzi conto pecore, contatta subito.7. Canile disposto ospitare bastardo alto reddito.8. Cuore di mamma cederebbe volentieri scarafone.9. Urge cervello integro per fisico bestiale.10. Coscienza disponibile rimordere anche brevi periodi.11. Evasore disperato cerca urgentemente lenzuola annodate.12. Cane bastonato gradirebbe tornare a casa.13. Scarafone abbandonato da madre ne cerca sostituta.14. Piccola peste cerca bambinaia votata martirio.15. Smarrito San Bernardo riconoscibile da targhetta.16. Interessati offro quota intelligenza poco usata.17. Cedo bugie avanzate ultima storia amorosa.18. Fidanzata decorativa offresi a scapolo impenitente.19. Monachella gradirebbe conoscere coltivatore lattuga.20. Cane abbandonato sputerebbe padrone in occhio.21. Astiosa stagionata relazionerebbe con aspirante santo.22. Cedo pazienza sino ad esaurimento scorte.23. Povero fortunato sposerebbe ricca sfortunata.24. Per occasione speciale acquisterei briciolo intelligenza.25. Causa trasferimento cedesi orgoglio, vera occasione.26. Infelice cerca sventurata per soffrire insieme.27. Affitto parcheggio per anima in pena.28. Compro e vendo illusioni basso costo.29. Schiavista disposto assumere lavoratore catene munito.30. Vendo a rate denti oro nonna.

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Avrei dovuto sospettarequalcosa fin dall’inizio.

Erano tutti troppo rilassati e remissivi, gli addettidella compagnia low‐cost che stava per riportarcia casa. Noi, scottati dal sole delle Cinque Terre einseguiti dall’ondata di caldo, avevamo già fattoil pieno di fritti misti e di trofie al pesto.Comepure di salite e discese per le “creuze‐de‐mà” e perle scalinate senza fine delle chiese, romanichefuori e barocche dentro. Ovvio che in tutta questaconfusione, distratti dalla bellezza dei luoghi edal flusso dei vacanzieri, si finisce per non farecaso a chi ci sta intorno. Non ho capito subitoquello che stava succedendo. Neanche quando losteward, facendo finta di voler affrettare l’im‐barco, lasciò che proprio quella ragazza conti‐nuasse ad occupare il mio posto, vicino alfinestrino e mi invitò anzi a sedermi accanto: unvero complotto del destino, pensai dopo.Lei era già intenta a disegnare, con le sue penninecolorate, qualcosa di minuto dai toni scuri e in‐tensi. Allacciata la cintura di sicurezza, mi dedicaia controllare sulla mia fotocamera i risultati delleultime riprese. Sapete, nel buio dei carrugi restadifficile conciliare la nitidezza dei dettagli nelleombre chiuse con gli squarci di cielo luminoso.Non so come, iniziammo a parlare. Scontenta delsuo disegno, mi disse che stava progettando unpiccolo tatuaggio sulla spalla per una sua amica,come un fiore a forma di cuore, come un bocciolocomplicato non ancora dischiuso. Le proposi diriprovare, di far risaltare meglio il chiaroscuroper dare maggiore rilievo al soggetto, per quantopossibile in un tatuaggio.Mi sembrò indecisa. Per cambiare discorso la in‐vitai ad aiutarmi nella cernita delle immagini ri‐prese nei luoghi cari a De André, via del Campoe dintorni per intenderci, ancora più degradati diquanto ricordassi. Con brasiliane vistose agli an‐goli dei vicoli, pronte a schizzare via al primo so‐spetto di una foto indiscreta. Accettò volentieri.Presto iniziammo a parlare di noi, anzi lei iniziòa parlare di sé. Un’adolescente con grandi occhiverdi, sospettosi e intelligenti, pensai. Una ra‐gazza d’oggi, che inventava tuttavia di non ap‐prezzare le tecnologie estranianti dicomunicazione mediante i social network. Chesosteneva di preferire le cartoline con i saluti, ilcontatto umano, il guardarsi in faccia: inganni e

delusioni avvengono comunque, diceva, meglionon nascondersi dietro i soliti schermi, in realtàmaschere di autodifesa anche quelli.Dichiarò con mia grande sorpresa venticinqueanni, una laurea in Psicologia, una specializza‐zione in Psicologia criminologica e forense ancorain corso. Ci scambiammo alcune considerazionisui vari telefilm americani del genere proceduralee investigativo, che conosco per lunga frequenta‐zione di N.C.I.S. e dei vari suoi spin‐off, sino al‐l’ultimo C.S.I. Cyberg. Avevamo già iniziato ladiscesa verso Elmas quando mi resi conto chenon restava tempo per scambiarci altre idee e chela nostra conversazione si sarebbe dovuta conclu‐dere lì. Non ci eravamo neanche presentati for‐malmente, ma notai che i grandi occhi verdi sierano rasserenati. “Se desidera vedere gli album diviaggio che ho postato su Facebook”, le dissi infinedurante l’atterraggio “il mio vero nome non le oc‐corre”. Le dico soltanto il mio “avatar”, quello cherisulta sul profilo: è il nome confidenziale del miononno paterno seguito dal cognome della mianonna preferita. ”Lei sorrise e mi disse il suo, dinome sul profilo Facebook. “Non mi cerchi lei,” con‐tinuò, “sarò io a chiederle l’amicizia”. Finalmentecapii: l’aver potuto comunicare per un’ora conuna sconosciuta, bella e misteriosa, prudentequanto fantasiosa, con grandi occhi verdi da gattasacerdotale, nasceva da radici profonde.Ora sono certo che il nome che porta sia quellovero, quello di sua nonna, splendida creatura diventuno anni, con bellissimi occhi di cui mi inna‐morai follemente e inutilmente una settimanaprima di sposarmi. Ella mi confidò, nel dirmiaddio per sempre, di aver già lasciato il suo fidan‐zato lontano essendosi accorta, dopo avermi co‐nosciuto, di non amarlo abbastanza da volerloaspettare ancora. E di non sentirsela di fare untorto, mettendosi con me, alla ragazza che stavoper sposare. Non l’ho rivista mai più. Fino aquando ieri sera, in volo per Cagliari e con lacomplicità di angeli in sembianze di steward si,ho incontrato sua nipote, mia nipote mancata,fantasiosa ragazza con grandi occhi verdi e celestiallo stesso tempo. Con un profilo Facebook in cuiporta il nome di sua nonna, insieme con quellodel suo gatto. Quest’ultimo ve lo posso dire, hocontrollato, è pubblico. Nella foto il gatto le somi‐glia, bellissimo e austero anche lui: si chiama Pancrì.

di Fernando Demontis, come Finestrino

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DallʹUniversità al Campus Ho letto con molto in‐teresse, lʹinvito del socio Piero Congia, al sondag‐gio per verificare quanti sono favorevoli allarealizzazione di un Campus per chi non vuole pe‐sare su figli o parenti, ma vivere in casa propria inun contesto con le cure e lʹaiuto che ad ognuno puòservire. Una struttura del genere, la visitai a Skopje(in Macedonia)15 anni fa. Mi sorprese che in unPaese cosi povero fosse possibile, per chi nonaveva il supporto di figli o parenti, abitare in unmini appartamento con tutti i confort e costi acces‐sibili. Il palazzo era di sei piani, il piano centraleera adibito a salone per feste, assemblee, giochi, ci‐nema e TV. Negli altri piani cʹerano i mini appar‐tamenti, per singoli e coppie: camera da letto,saloncino, angolo cottura e bagno, un telefono in‐terno collegato al primo piano, dove notte e giornosi alternavano medici, assistenti e personale di ser‐

vizio. Chi era autosufficiente, si preparava i pastida solo, altrimenti un ristorante aperto anche agliesterni forniva (a costi agevolati) i pasti asportabiliper chi non voleva mangiare sul posto. Lo stabileera circondato da giardini, campi da bocce, per‐corsi ginnici, sentieri per passeggiate, e sparsi ta‐voli con panchine. Si sentivano a casa loro!La Signora che me lo fece visitare, suocera di mionipote, era felicissima di vivere li da quando erarimasta vedova e le figlie si erano trasferite a Lon‐dra per lavoro. Vivendo in quella struttura si sen‐tiva in compagnia, curata al bisogno, con lapossibilità di viaggiare e tante altre belle attività. Ecco! più o meno il Campus dovrebbe averequelle caratteristiche. IO aderisco e spero che inmolti lo facciano, E chissà ......Forse un giorno sirealizzerà!

Franca Pitzalis

Dall’Universitàal Campus

d i P i e r o C o n g i a

La testimonianza di Franca Pitzalis è pertinente per l’intento della nostra iniziativa. Immedesimarsi nel poter vivere liberamente in casa propria, percepire di avere delle compagnie, un’as‐sistenza ed un sostegno, non sembra necessario essere psicologi per intuire cha è l’auspicio di tanti. Es‐sere sradicati dalla propria casa e percepirsi privati della libertà o sentirsi abbandonati ed inadeguatinella società in cui si vive, non sembra necessario essere medici per capire che può essere la causa na‐turale di stress, ansia e depressione. Affrontare le malattie che derivano da stress e depressione inve‐stendo sui farmaci anziché rimuovere la cause sociali che li creano, non sembra necessario essereeconomisti per capire che può portare al collasso finanziario del sistema sociale. È quanto tenta di spie‐gare da anni l’Organizzazione Mondiale della Sanità alle nazioni “ricche ed evolute” che continuano arivolgersi alla medicina per risolvere i problemi che creano con l’invivibilità sociale. Punta avanzata e vittima predestinata di questa realtà è l’anziano: oggi consegnato frettolosamente allecure del sistema sanitario senza prima offrirgli le premure del sistema sociale.Il problema sta sotto gli occhi di tutti: come permettere all’Anziano di vivere in una società organizzataper le sue esigenze? Come evitare stravolga la vita dei propri familiari? Come evitare risulti un pesosociale anziché una risorsa? Come Anziani non dovremmo quindi sentirci “in pensione”, rassegnati ub‐bidiente e passivi, ma continuare a batterci per il bene del nostro futuro, della nostra famiglia, della no‐stra Comunità. Non dobbiamo scendere in piazza, sfasciare vetrine o lanciare bombe incendiarie, maessere consapevoli che spetta a noi presentare le ragioni e proporre soluzioni per vivere da Anziani unavita sociale vivibile. Si rinnova pertanto l’invito a segnalare la propria adesione, per partecipare allo studio ed attuazionedel progetto, mandando una mail a [email protected] oppure apponendo il proprio nome(con telefono ed eventuale mail) nel modulo apposito esposto nella bacheca “Intercral Sardegna”.

Piero Congia

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Un giorno stavo passeggiando a Selargiusnella zona di San Lussorio dove c’è unabella chiesetta romanica a lui dedicata. Inquest’area ci sono tante graziose villette dinuova costruzione. Inoltratami in via Segni,mi sono trovata davanti a delle scalette.Salgo i gradini e scorgo una grande tettoiachiusa tutt’attorno da una recinzione. Conmolta curiosità mi affaccio e vedo congrande meraviglia sul pavimento alcuni cir‐coli o fondi di capanne preistoriche. Misono così ricordata che parecchi anni fa inquesta zona, detta Su Coddu per via di unrilievo appena pronunciato (da qui si vedelo stagno, il mare, la Sella del Diavolo e lacollina di San Michele), durante i lavoridella nuova urbanizzazione era stata fattauna importante scoperta archeologica: unvillaggio preistorico. Gli archeologi eranointervenuti subito con degli scavi. Trova‐rono fondi di capanne, alcune delle qualimolto complesse con fornelli in pietra. Le capanne più antiche risalgono alla Cultura di Ozieri, cioè tra il 3.350 e il 2.900 a.C., oltre 5000 annifa. Sono più o meno contemporanee a Otzi, l’uomo di Similaun. Gli scavi hanno restituito manufattidi grande valore archeologico come la Dea Madre, l’antica divinità femminile legata al culto dellaterra. Lo studio dei reperti ha consentito di risalire alle attività praticate. L’agricoltura è documentatadai numerosi reperti litici, come pestelli, picchi di scavo, macine e macinelli. Raccoglievano molluschinel vicino stagno. Per la caccia utilizzavano punte di freccia di ossidiana e zagaglie. Praticavano l’al‐levamento, sono state trovate tantissime ossa di animali. Le donne tessevano, come rivelano le nu‐merose fusaiole rinvenute. Le ceramiche sono interessanti: tripodi e vasellame vario che serviva perla cucina, molti frammenti di vasi finemente lavorati con decorazioni e incisioni. Sono state trovateanche tracce di costruzioni in mattoni d’argilla e canne, modalità costruttive non molto diverse daquelle utilizzate dai nostri genitori sino a qualche tempo fa. Il villaggio preistorico neo‐eneolitico di Su Coddu era costituito da circa 150 capanne, collegate fraloro da spazi aperti, come dimostrano la presenza di focolari all’aperto (chissà cosa si raccontavanoi nostri antenati quando la notte si sedevano intorno al focolare). La scelta insediativa di Su Codduin un paesaggio dalle forme un po’ pianeggianti circondato da zone umide era piuttosto diffusa nellaCultura di Ozieri. Vicino doveva esserci un corso d’acqua e dei terreni a vocazione agricola. Nell’an‐tichità in questa zona c’era anche un piccolo stagno, ora scomparso, e lo stagno di Molentargius eramolto vicino. A Su Coddu gli archeologi hanno compiuto diverse campagne di scavo. Terminato loscavo in un’area del villaggio, lo ricoprivano di terra e restituivano il terreno ai proprietari. Non ri‐cordavo che avessero lasciato come testimonianza dei fondi di capanne a vista in modo che i visitatoripotessero vederli. Nella zona, infatti, non ci sono quasi più tracce del villaggio preistorico. Un citta‐dino di Selargius, Carlo Desogus, ebbe l’idea di ricostruire il villaggio Su Coddu assieme ad alcuniamici, tra i quali i ceramisti Nanni e Roberto Pulli. Hanno ricostruito delle capanne con i relativi cor‐redi ceramici, come tripodi, vasi e scodelle, un forno per la cottura delle ceramiche, alcuni focolariesterni, menhir e domus de janas. Questo villaggio si trova in località Sa Sitzia, oltre la strada statale554. Su internet potete trovare delle belle foto del villaggio e anche la mappa stradale per arrivarci.

La passeggiata di Lidia Cadoni

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Quante volte abbiamo detto o sentito dire "frapoco arriva lʹestate e io non riesco più ad entrare neivestiti... credetemi non riesco a vedermi allo specchiocon quei chili in più e addirittura ho vergogna di farmivedere… da lunedì mi metto a dieta”! Questa è laclassica conclusione del ragionamento che fac‐ciamo quando pensiamo di risolvere in uno o duemesi le grandi e piccole trasgressioni alimentaridi tutto un anno! D’inverno o in primavera purconstatando sui fianchi, in pancia e sulle coscequalche filo di grasso di troppo, riusciamo a farfinta di niente perché abilmente nascondiamo leparti incriminate con qualche capo di abbiglia‐mento abbondante… ma quando manca soloqualche mese alla stagione agognata, pensiamodi perdere i cinque o sei chili in poche settimane,magari senza fare troppi sacrifici e di recuperarela linea perfetta per metterci in costume! Ovvia‐mente sappiamo che questo non è possibile… madavanti alla necessità dei chili da smaltire non ra‐gioniamo più con razionalità e allora ci riduciamoa chiedere consigli su Facebook o ci buttiamo sulWeb per cercare la dieta che ha fatto dimagriremolto velocemente la tal celebrità… senza pen‐sare che l’alimentazione è una cosa seria dallaquale dipende la nostra salute. "Io mangio solo unabella insalatona, senza olio, sale e aceto, tutti i giornia pranzo"… risponde Maria alla nostra richiestad’aiuto. Che dire… alimentarsi così come minimoè sbagliato! Lo è perché in questo modo non soloavremo fame tutto il giorno ma anche perché ar‐riviamo a sera frustrati e affamati tanto che cer‐chiamo di consolarci mangiando non solo icanonici settanta grammi di pasta e la classica fet‐tina, ma cucchiaiate dell’irresistibile nutella ma‐gari spalmandola sui tristissimi biscotti…dietetici o “sparandoci” in bocca i cioccolatini chela zia ci aveva regalato per il nostro compleanno! È chiaro che le calorie "risparmiate" a pranzo in talmodo vengono recuperate e con gli interessi!Franca invece ci consiglia: "Io a pranzo e a cena hoabolito pane, pasta, dolci e il caffè lo prendo amaro.Mangio solo frutta, verdure, pesce o carne". Anchequesto modo di alimentarsi è sbagliato! La dietasuggerita è squilibrata tanto che ci farà sentireoltre che affamati anche stanchi e depressi. Se poidecidiamo di affidare la nostra salute al Web, ealle diete seguite dai vip del jet set internazionale,troveremo quella proposta dal cardiologo ameri‐

cano Robert C. Atkins, inventore di una dietaiperproteica che riduce drasticamente i carboi‐drati a favore di un elevato consumo di proteineche impongono un super lavoro a molti apparatidell’organismo. Peccato che quando è morto At‐kins aveva 72 anni e pesava ben 116 kg per 183cm di altezza! Se invece vogliamo seguire lamoda, in Rete possiamo trovare la dieta detta“Paleolitica” del dottor Loren Cordain professorealla Colorado State University e quella ancor piùrecente elaborata da un naturopata statunitenseil dottor Peter J. DʹAdamo, che abbina l’alimenta‐zione che ciascuno di noi deve seguire al pro‐prio… gruppo sanguigno! Improponibile laprima in quanto ritiene che le malattie di cui oggil’uomo è affetto sono d’attribuire unicamente aglialimenti elaborati dalla moderna tecnologia percui, e questa è la raccomandazione, l’uomo, sevuole riacquistare la salute perduta deve alimen‐tarsi come i suoi lontanissimi progenitori elimi‐nando soprattutto legumi e cereali escludendocosì, gli alimenti fondamentali che invece sonoalla base della alimentazione dei popoli più lon‐gevi del mondo. La dieta dei gruppi sanguignipoi, oserei dire è fantasiosa e soprattutto priva dialcun fondamento scientifico tanto da ricevereuna sonora stroncatura sui presunti effetti salu‐tari dall’American Journal of Clinical Nutrition edai ricercatori italiani dell’ex INRAN. Insomma,non affidate la vostra salute al passaparola o aiciarlatani e alle loro diete. Se i chili da perderesono molti (anche cinque o sei chili possono es‐sere molti), rivolgiamoci senza esitare a un buondietologo che ci insegni di nuovo a mangiare e arimettere in funzione il nostro organismo con unaadeguata attività fisica. In tal modo vivremo me‐glio perché facendo moto a qualsiasi età (bastacamminare per un’oretta al giorno), stimoliamoin modo naturale la produzione di endorfine, so‐stanze prodotte dal nostro cervello che ci procu‐rano una piacevole sensazione di benessere. Poi,una volta che arriviamo al tanto sospirato pesodesiderato, perché non adottare la famosa DietaMediterranea visto che è stata denominata Patri‐monio dell’Umanità (a differenza delle diete vipda casalinghe frustrate) e sinonimo di alimenta‐zione sana e equilibrata.

Il Nutrizionista

Lunedì mi metto a dieta! (di …)

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RICORDIAMO DI INVIARE I VOSTRI LAVORI A: [email protected] articoli non devono superare le 32 righe di foglio formato A/4 (con Carattere Times NewRoman corpo 12), essere firmati col proprio nome anche quando si pubblica con pseudonimo e

contenere il proprio recapito.

… sicuri di questa affermazione, a fine anno 2015abbiamo organizzato la lotteria per beneficenza. Ipremi erano lavori eseguiti dai soci dei vari labo‐ratori, che hanno generosamente partecipato al‐l’iniziativa. L’estrazione si è svolta in occasionedella serata dedicata agli Auguri Natalizi e lagrande varietà di momenti “ludici” (ballo sardonei vari livelli, chiacchiere con amici, ricco buffet)hanno un po’ distratto l’attenzione dei soci posses‐sori dei biglietti vincenti che non si sono presentatia ritirare i premi estratti. Ma una serata successiva, in sede, è stata dedicata

alla consegna dei premi estratti non ancora ritirati. La cifra raccolta di 435,00 euro è stata consegnata,il 22 gennaio 2016, all’Associazione “S.Elia Viva”, destinataria dell’iniziativa. La cerimonia di consegnasi è svolta in aula Magna alla presenza di soci e la partecipazione del Presidente Gianfranco Dongu,che ha formulato gli auguri per il progetto avviato dall’Associazione di S.Elia e consegnato il ricavatoalla sua Presidente Rita De Agostini. Ancora una volta la nostra Associazione mette in pratica i suoivalori portanti, abbinando l’Attività dei Laboratori, la Generosità dei Soci e la Solidarietà Sociale. Un sentito ringraziamento a Colleghe e Colleghi che hanno collaborato per la buona risuscita del‐l’iniziativa.

Loredana

FFaarree ddeell bbeennee ppoorrttaa bbeennee

Gruppo di lavoro: Loredana Citti, Piero Congia, FrancoCuleddu, Francesco Degioannis, Gabriella Del Fiacco,Vanna ArruCoordinatrice: Loredana Citti Gestione file: Piero Congia Revisori: Franco Culeddu, Gabriella Del Fiacco, VannaArruImpaginazione e grafica: Francesco Degioannis

Vanna Arru, Adriano Barca, Lidia Cadoni, IrenaCarta,Eliana Castello, Filomena Cavallo, LoredanaCitti, Piero Congia, Franco Culeddu, Fernando De‐montis, Aurora Lampis, Francesco Picchiri, GiulianaPillai, Franca Pitzalis, Mariangela Sedda, FabianoSpano, Antonio Rocchitta

Hanno collaboratoLa redazione

BUONA PASQUA