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PROVINCIA DI TREVISO Assessorato all’ambiente e all’ecologia Sportello Ecologico per le imprese ECOGESTIONE NEL SETTORE LEGNO LINEE GUIDA PER L’APPLICAZIONE DEL SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTALE NELLE IMPRESE DELLA PRODUZIONE DEL MOBILE E LAVORAZIONE DEL LEGNO DEL DISTRETTO TREVIGIANO Milano, gennaio 2000

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PROVINCIA DI TREVISO Assessorato all’ambiente e all’ecologia

Sportello Ecologico per le imprese

ECOGESTIONE NEL SETTORE LEGNO

LINEE GUIDA PER L’APPLICAZIONE DEL SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTALE NELLE IMPRESE DELLA PRODUZIONE DEL MOBILE E LAVORAZIONE DEL LEGNO DEL DISTRETTO

TREVIGIANO

Milano, gennaio 2000

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Ecogestione nel settore legno

Linee guida per l’applicazione del sistema di gestione ambientale nelle imprese della produzione del mobile e lavorazione del legno del Distretto trevigiano

La presente relazione è stata eseguita per conto di: Amministrazione Provinciale di Treviso Assessorato all’Ambiente e all’Ecologia Treviso Il lavoro è stato svolto da: Ambiente Italia Con la collaborazione di: Arianna Società di ingegneria e servizi innovativi per l’ambiente sas Via Gentilin n.4/b 31030 Carbonera (TV) Tel. 0422-445208 Fax 0422-445222 E-mail: [email protected] Responsabili del progetto: Donatella Scattolin Andrea Moretto In collaborazione con: Barbara Gravina Pierluigi Offredi Approvazione progetto, coordinamento, controllo qualità: Roberto Cariani Il progetto è stato redatto da Ambiente Italia srl a regola d’arte e secondo gli impegni e le condizioni fissate con il Cliente dall’apposito contratto, convenzione e/o lettera di incarico

Percorso e file Data prima redazione

Data revisione

Rev. n.

\\Server\archivio\Dati_server\Progetti\P_corso\Sportello ecologico Prov. Treviso\Progetto legno\Manuale SGA legno\Capitoli manuale\Linee guida legno.doc

10/11/99 07/02/00 6

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INDICE

PREMESSA..............................................................................................................................................4

1. COS’È IL SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTALE............................................................................5

2. DESCRIZIONE DELLE FASI DEL CICLO PRODUTTIVO DELLA LAVORAZIONE DEL LEGNO E PRODUZIONE DEL MOBILE............................................................................................................11

3. GLI EFFETTI AMBIENTALI ...............................................................................................................19

4. CRITERI PER LA REALIZZAZIONE DELL’ANALISI AMBIENTALE INIZIALE .............................39

5. CRITERIO DI VALUTAZIONE DEGLI ASPETTI AMBIENTALI .......................................................40

6. LA POLITICA ED IL PROGRAMMA AMBIENTALE ........................................................................43

7. GLI INDICATORI AMBIENTALI ........................................................................................................47

8. I CRITERI PER L’ORGANIZZAZIONE DELL’ATTIVITÀ AI FINI DELLA TUTELA AMBIENTALE59

9. LE PROCEDURE DI GESTIONE E PROCEDURE OPERATIVE.....................................................77

10. CRITERI PER EFFETTUARE L’AUDIT AMBIENTALE .................................................................81

11. LA GESTIONE DELLE RELAZIONI CON L’ESTERNO: LA DICHIARAZIONE AMBIENTALE E IL RAPPORTO AMBIENTALE..........................................................................................................83

12. LE MODALITÀ PER LA CERTIFICAZIONE E LA REGISTRAZIONE AMBIENTALE..................88

13. INDICAZIONI TECNOLOGICHE E GESTIONALI PER LA PREVENZIONE DELL’INQUINAMENTO NEL COMPARTO LEGNO........................................................................90

ALLEGATI ................................................................................................................................................ I

TEST DI AUTOCONTROLLO ALLA NORMATIVA AMBIENTALE IN MATERIA DI EMISSIONI IN ATMOSFERA......................................................................................................................................II

CARATTERISTICHE MEDIE DEI PRODOTTI VERNICIANTI E DEI SOLVENTI PIU’ UTILIZZATI.......................................................................................................................................................... VII

GLOSSARIO....................................................................................................................................... X

RIFERIMENTI NORMATIVI E BIBLIOGRAFICI............................................................................XIII

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PREMESSA

Il presente Manuale si inserisce all’interno di un progetto promosso dall’Amministrazione Provinciale di Treviso e gestito da Ambiente Italia srl – Istituto di Ricerche in collaborazione con i tecnici dell’ente promotore1, le Associazioni di categoria e il Dr. Pierluigi Offredi della rivista “Professione Verniciatore del Legno”. La significativa presenza in provincia di Treviso di aziende specializzate nella lavorazione del legno e nella produzione di mobili (concentrate soprattutto ad Oderzo, Pieve di Soligo e zone contermini a Conegliano e Vittorio Veneto) ha giustificato la scelta di questo comparto produttivo per effettuare un’approfondita analisi delle problematiche ambientali ad esso connesse. A tal scopo sono state individuate (con la collaborazione delle associazioni di categoria e dei tecnici della Provincia) cinque aziende rappresentative del settore, dove è stata effettuata un’analisi ambientale dettagliata e sono stati definiti gli interventi di miglioramento ambientale (gestionali e tecnologici) che potrebbero essere estesi all’intero comparto produttivo. Lo scopo del Manuale è quello di essere uno strumento tecnico per assistere gli imprenditori del settore nella gestione efficiente dei rifiuti, delle emissioni in atmosfera, del consumo energetico, del consumo dell’acqua e degli scarichi idrici, attraverso la definizione di pratiche di buona gestione e l’individuazione di tecnologie innovative applicabili ai cicli in questione. Il Manuale inoltre rappresenta una guida per gli imprenditori che intendano attuare un Sistema di Gestione Ambientale nel proprio sito produttivo, in conformità agli standard UNI EN ISO 14001 e del Regolamento CE n.1836/93 (EMAS).

Il Presidente L’Assessore alle Politiche per l’Ambiente Luca Zaia Leonardo Muraro

1 Al progetto hanno collaborato: Paola Camuccio (settore acque), Franco Giacomin (settore aria) e Michela Milan (settore rifiuti).

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1. COS’È IL SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTALE

Viviamo in un secolo di grandi conquiste acquisite sia dal punto di vista tecnico che dal punto di vista economico. Il sistema industriale è stato contemporaneamente la causa e il beneficiario dello sviluppo economico derivante da queste conquiste, soprattutto nelle regioni più industrializzate. Il distretto trevigiano caratterizzato dalla produzione del mobile e dalla lavorazione del legno è uno degli esempi del notevole progresso tecnico ed economico degli ultimi anni. Allo stato attuale, però, il netto miglioramento delle condizioni economiche ha reso evidente la necessità di valutare questa crescita in rapporto alle problematiche emergenti di questi ultimi anni, ed in particolare: § la salvaguardia dell’ambiente e del territorio, che comporta vincoli normativi da rispettare,

autorizzazioni da ottenere, responsabilità nei confronti dei dipendenti § una crescente sensibilità sociale alle problematiche ambientali, che implica quindi una

responsabilità nei confronti della collettività § il confronto con la crescente competitività internazionale. Questi fattori comportano per le imprese del settore legno un impegno tecnico, organizzativo e finanziario che potrà incidere un modo rilevante sui costi e sulla qualità della produzione, sia nel breve che nel medio-lungo periodo. Il grafico di pag. 6 sintetizza le pressioni interne ed esterne a cui le aziende dovranno rispondere e gli strumenti utilizzabili per la loro gestione. Il Sistema di Gestione Ambientale (SGA) è uno strumento che da solo o assieme ad altri (qualità, sicurezza, etica) contribuisce ad affrontare in modo efficace le sfide del nuovo secolo. LE NORMATIVE DI RIFERIMENTO QUALITA’ UNI EN ISO 9001 UNI EN ISO 9002 UNI EN ISO 9003 Futura VISION 2000

AMBIENTE Regolamento CE 1836/93 (EMAS) UNI EN ISO 14001 (Sistema di Gestione Ambientale) UNI EN ISO 14040 (Ciclo di vita del prodotto – LCA) Futura Revisione del Regolamento CE 1836/93

SICUREZZA BS 8800 Decreto Legislativo 626/94 Futura BS 18001

ETICA SA 8000

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PRESSIONI INTERNE § Gestione dei costi § Risorse finanziarie § Rapporto con i

dipendenti § Ritorno degli

investimenti § Qualità del prodotto

PRESSIONI ESTERNE

§ Normativa ambientale e sulla sicurezza

§ Sensibilità ambientale ed etica del consumatore

§ Responsabilità del produttore

§ Ruolo della filiera di produzione: effetti a monte o a valle del ciclo produttivo

IMPRESA

STRUMENTI PER LA GESTIONE § Sicurezza § Gestione della Qualità § Sistema di Gestione Ambientale § Etica nella produzione

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OBIETTIVI DEL SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTALE § Prevenzione e riduzione dell’inquinamento § Una buona gestione delle risorse utilizzate (materie prime, acqua, energia) § Efficienza ambientale attraverso:

• politiche e programmi di gestione dell’ambiente • valutazione e controllo sistematico degli aspetti ambientali • informazione interna ed esterna

VANTAGGI PER UNA PICCOLA E MEDIA IMPRESA (PMI) Minori costi e svantaggi per l’applicazione della legislazione vigente Migliorare il rapporto con le autorità di controllo Ridurre la responsabilità da inquinamento e i rischi conseguenti Migliorare l’immagine dell’impresa Ridurre i rischi di incidenti ambientali Migliorare le condizioni dell’ambiente di lavoro Rendere più agevole la localizzazione in un determinato sito Risparmio nei costi per la gestione dei rifiuti, per consumi di materie prime, energia e acqua Minori costi per la tassazione ambientale Risparmio nei costi per contratti di assicurazione Agevolazioni per finanziamenti o maggiore facilità di accesso al credito Migliorare le relazioni e i rapporti con la comunità locale Rispondere alle esigenze del cliente rispetto ai contenuti ecologici del processo STRUMENTI PER L’ATTUAZIONE Le aziende che intendono intraprendere questo percorso hanno a disposizione due strumenti la cui struttura è simile, nonostante siano stati promossi da due enti differenti (uno pubblico ed uno privato); i requisiti richiesti alle aziende non sono perfettamente coincidenti (la recente revisione del regolamento EMAS ha tuttavia colmato alcune di queste differenze) e la scelta dell’uno piuttosto che dell’altro (la cui adesione rimane sempre volontaria) dipende dagli obiettivi che l’aziende si prefigge di perseguire con l’introduzione del sistema di gestione ambientale (per esempio il tipo di mercato a cui si rivolge, le strategie di comunicazione che intende adottare, ….). I riferimenti delle due norme volontarie sono i seguenti: Regolamento CE 1836 del 29 giugno 1993 – Adesione volontaria delle imprese a un sistema comunitario di ecogestione e audit (EMAS) UNI EN ISO 14001 – Sistema di Gestione ambientale

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SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTALE

(1) ANALISI AMBIENTALE INIZIALE

(2) POLITICA AMBIENTALE

(3) PROGRAMMA AMBIENTALE

(4) ATTUAZIONE DEL SISTEMA DI GESTIONE

AMBIENTALE

(5) AUDIT AMBIENTALE

(6) REVISIONE DEGLI OBIETTIVI E DEL PROGRAMMA

CERTIFICAZIONE ISO 14001

DICHIARAZIONE AMBIENTALE

INVIO DELLA DICHIARAZIONE

ALL’ORGANISMO COMPETENTE

REGISTRAZIONE EMAS (Regol. CE 1836/93)

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Un sistema di gestione ambientale è basato sulle seguenti azioni: § effettuazione di un’analisi ambientale iniziale (1), che prenda in considerazione gli aspetti

ambientali dell’impresa (rifiuti, emissioni, scarichi idrici, rumore, ecc) e identifichi quelli più importanti

§ approvazione di una politica ambientale (2), cioè un impegno al miglioramento degli aspetti ambientali, emessa e sostenuta dalla Direzione

§ definizione di un programma ambientale (3), ove sono contenuti gli obiettivi ambientali di miglioramento, le azioni da attuare, le responsabilità, le risorse e i tempi di attuazione

§ attuazione del sistema di gestione ambientale (4), dove l’azienda realizza la propria politica e programma gestendo in modo controllato le proprie attività, risorse, processi, prodotti; questa fase prevede che l’azienda misuri, sorvegli e valuti i risultati raggiunti in modo costante

§ realizzazione di un audit del sistema (5), dove l’azienda riesamina periodicamente l’adeguatezza e l’efficacia del proprio sistema di gestione ambientale, con l’obiettivo di rivedere gli obiettivi (6) e migliorare continuamente.

Il percorso verso la certificazione Questa guida descrive un approccio operativo alla realizzazione di un Sistema di Gestione Ambientale funzionale al raggiungimento della certificazione ISO 14001 e alla successiva integrazione secondo il Regolamento CE 1836/93 (EMAS), e gli indirizzi contenuti nella revisione di EMAS a partire dall’anno 2000. L’ottenimento di una certificazione ISO 14001, rilasciata da un organismo di certificazione indipendente, conferisce un riconoscimento con valenza internazionale, che eventualmente può essere integrato in un Sistema Qualità (ISO 9000). La certificazione ISO 14001 può essere un punto di partenza per effettuare la registrazione EMAS: l’azienda deve predisporre una Dichiarazione Ambientale, cioè un documento da divulgare al pubblico, che verrà convalidato da un verificatore accreditato EMAS (che può essere anche lo stesso certificatore ISO). Il documento va poi inviato all’organismo competente pubblico che provvede alla conferma della convalida e all’iscrizione dell’azienda nel registro EMAS, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee. La registrazione EMAS ha una validità solo in ambito europeo e rappresenta un percorso di certificazione con il coinvolgimento di organismi pubblici. Ad esempio la Dichiarazione Ambientale è una forma di comunicazione esterna che può prevedere: § la divulgazione al pubblico degli effetti ambientali delle attività dell’impresa; § la possibilità di una cooperazione con le autorità di controllo per minimizzare gli effetti

sull’ambiente; § l’informazione ai clienti sulle avvertenze da osservare, ai fini del rispetto dell’ambiente, nella

manipolazione, utilizzazione, eliminazione dei prodotti dell’impresa. E’ sempre possibile ottenere la registrazione EMAS anche senza essere certificati ISO 14001. Nello schema che segue si riportano le fasi di sviluppo di un sistema di gestione ambientale, indicando per ciascuna di esse le attività da svolgere ed i documenti da produrre.

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FASI DI SVILUPPO DI UN SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTALE

Pianificazione e impostazione Sistema di Gestione Ambientale

da parte della Direzione dell’impresa

ORGANIZZAZIONE del Sistema di

Gestione Ambientale

OBIETTIVI E PROGRAMMI AMBIENTALI

ELABORAZIONE PROCEDURE

VERIFICA ATTUAZIONE

SGA

VERIFICHE ISPETTIVE INTERNE

IDENTIFICAZIONE REQUISITI LEGISLATIVI

APPLICABILI

IDENTIFICAZIONE ASPETTI E IMPATTI AMBIENTALI VALUTAZIONE DEGLI

ASPETTI

ELABORAZIONE POLITICA AMBIENTALE AZIENDALE

PR

OG

RA

MM

A

AM

BIE

NT

ALE

DEFINIZIONE RESPONSABILITA’

DEFINIZIONE ORGANIZZAZIONE

PROCEDURE GESTIONALI ED OPERATIVE

REDAZIONE MANUALE GESTIONE AMBIENTALE

Applicazione procedure

Rielaborazione procedure

Nuova applicazione

MONITORAGGIO

AUDIT

AMBINTALE

RIESAME DIREZIONE

PIANIFICAZIONE ATTUAZIONE CONTROLLO

INIZIATIVE DI FORMAZIONE INTERNA ED INFORMAZIONE

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2. DESCRIZIONE DELLE FASI DEL CICLO PRODUTTIVO DELLA

LAVORAZIONE DEL LEGNO E PRODUZIONE DEL MOBILE INTRODUZIONE Il ciclo della lavorazione del legno e dei suoi derivati si compone di una serie di fasi che partono dalla materia prima fino alla verniciatura finale del manufatto e spedizione del prodotto al cliente; nella realtà trevigiana singoli siti produttivi completano internamente l’intero ciclo di produzione, nonostante sia particolarmente diffusa la specializzazione in senso orizzontale, con molte piccole aziende che lavorano come terzisti per grossi gruppi industriali, effettuando uno o più fasi dell’intera filiera (per esempio la verniciatura, il rivestimento dei pannelli, ...). La diffusione di materiali diversi dal legno massello, ma comunque ricavati dagli scarti di quest’ultimo, hanno favorito lo sviluppo di alcune fasi che non rientrano nel ciclo di lavorazione tradizionale, ma che tuttavia sono significative per una descrizione esaustiva della produzione del settore (per esempio la bordatura o il rivestimento dei pannelli con carte melamminiche, a base di materiale plastico, ...). Infine, nelle aziende del settore legno vengono svolte anche alcune operazioni che non rientrano nel ciclo produttivo in senso stretto, ma sono invece trasversali alle fasi di lavorazioni: si tratta in particolare delle operazioni di manutenzione degli impianti, di gestione delle centrali termiche, della gestione degli impianti di distillazione dei solventi, delle attività d’ufficio in genere. Tutte queste attività interagiscono con l’ambiente, prelevando delle risorse e rilasciando delle emissioni in aria, acqua e suolo; l’interazione con l’ambiente viene descritta attraverso l’individuazione degli aspetti ambientali legati ad ogni fasi del ciclo e a quelle trasversali all’attività produttiva. Gli aspetti ambientali di un’azienda appartenente al settore legno possono essere classificate a seconda della frequenza di accadimento in: - aspetto ambientale continuamente generato dalle attività svolte - aspetto ambientale che si genera per attività svolte saltuariamente - aspetto ambientale legato a potenziali eventi incidentali - nessuna attività né incidente genera questo aspetto ambientale I primi quattro schemi che seguono sintetizzano gli aspetti ambientali caratteristici di un’azienda del settore legno, la cui frequenza di accadimento (saltuaria o continua) dipende dalle caratteristiche intrinseche dello specifico sito. La tabella successiva consente invece di individuare quegli aspetti ambientali prodotti esclusivamente da un incidente e/o dal malfunzionamento degli impianti aziendali.

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INDIVIDUAZIONE DEGLI ASPETTI AMBIENTALI DEL CICLO PRODUTTIVO

Trasporto dei materiali all’interno dello

stabilimento e disimballo

Lavorazioni meccaniche del legno (sezionatura, levigatura, squadratura,

foratura)

Assemblaggio e rifinitura

Verniciatura del manufatto

Consumo di risorse naturali (carburanti, legno e suoi derivati)

Emissioni diffuse di gas di scarico da automezzi Rumore esterno

Produzione di rifiuti da imballaggio

Consumo di energia elettrica

Emissioni di polveri Rumore interno ed esterno Produzione di rifiuti (scarti e trucioli di legno)

Consumo di energia elettrica

Emissioni di polveri e formaldeide Rumore interno ed esterno Produzione di rifiuti (scarti e contenitori di colle, stracci sporchi, minuteria metallica)

Materie prime in ingresso: legno e suoi derivati (pannelli truciolati, multistrato,

listellari, tamburato, compensato, MDF, …)

Materie ausiliarie in ingresso: prodotti collanti, prodotti per il trattamento del

legno, …

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Verniciatura del manufatto

Consumo di energia elettrica, di combustibile e di acqua

Emissioni di polveri e SOV Rumore interno ed esterno Produzione di rifiuti (residui e contenitori di vernici, morchie e acque di verniciatura, filtri di abbattimento, diluente esausto, stracci sporchi di vernici)

Odori

Essiccazione

Imballaggio

Spedizione dei prodotti finiti

Consumo di energia elettrica, di combustibili

Emissioni di SOV Emissioni da impianti termici

Odori

Consumo di energia elettrica Consumo di risorse naturali(carta, legno, ferro, prodotti derivanti dal petrolio)

Consumo di combustibili Emissioni da gas di scarico di automezzi

Rumore esterno

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INDIVIDUAZIONE DEGLI ASPETTI AMBIENTALI DELLE ATTIVITA’ COLLATERALI

Ricopertura e impiallacciatura del

pannello

Rifiuti (scarti di PVC, ABS, carta melamminica, fogli di impiallacciatura, residui e contenitori di colle)

Emissioni da collanti (SOV e/o formaldeide)

Rumore interno ed esterno

Consumo di risorse naturali(fogli di legno) Consumo di energia elettrica, combustibile

Bordatura dei pannelli

Rifiuti (residui e contenitori di colle) Emissioni da collanti (SOV e/o formaldeide) Emissioni di polveri

Rumore interno ed esterno

Consumo di risorse naturali(bordi in legno) Consumo di energia elettrica, combustibile

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INDIVIDUAZIONE DEGLI ASPETTI AMBIENTALI DELLE ATTIVITA’ TRASVERSALI

Manutenzione impianti

Attività di recupero solventi esausti in sito

Gestione impianti termici

Attività d’ufficio

Consumo di risorse naturali(combustibili, trucioli di legno)

Consumo di energia elettrica

Rifiuti (filtri di abbattimento polveri, stracci sporchi di olio e solventi, segatura intrisa di olio, diluente esausto, olio esausto, contenitori di olio vuoti)

Emissioni da impianti termici Rifiuti (eventuali ceneri di combustione) Rumore esterno

Impatto paesaggistico (eventuale silos di stoccaggio trucioli) Dispersione di calore da impianti termici

Consumo di energia elettrica Emissioni di SOV Rifiuti (diluente esausto, morchie di distillazione)

Odori

Rifiuti (organici, da ufficio, toner, neon, cartucce, …) Scarichi idrici civili

Consumo di energia elettrica Consumo di risorse naturali (acqua)

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ASPETTI AMBIENTALI LEGATI A POTENZIALI EVENTI INCIDENTALI Attività del ciclo da cui può generarsi l’aspetto descritto Trasporto delle materie prime in entrata Imballaggio finale e spedizione Descrizione del potenziale aspetto ambientale in caso di incidenti, eventi straordinari, emergenze Un incidente che può avere delle ripercussioni ambientali è la rottura del sistema di contenimento del carico (cassone, gabbia metallica, ecc) attraverso il quale avviene il trasporto dei materiali all’interno dello stabilimento. Nel caso in cui questa rottura abbia come conseguenza la caduta a terra delle parti trasportate, l’unico effetto ambientale prodotto sarebbe l’inquinamento acustico. Se, tuttavia, il carico è costituito da prodotti chimici, l’eventuale loro sversamento in prossimità di corsi d’acqua superficiali o terreni vegetali potrebbe dar luogo alla contaminazione del suolo e/o delle acque.

Attività del ciclo da cui può generarsi l’aspetto descritto Lavorazioni meccaniche del legno Verniciatura dei manufatti Descrizione del potenziale aspetto ambientale in caso di incidenti, eventi straordinari, emergenze Il cattivo funzionamento del sistema di aspirazione e abbattimento delle polveri dalle macchine utensili e/o delle polveri di vernice dai reparti di verniciatura può determinare delle emissioni in atmosfera di quantitativi di polveri superiori ai limiti previsti per legge.

Attività del ciclo da cui può generarsi l’aspetto descritto Lavorazioni meccaniche del legno Gestione impianti termici Descrizione del potenziale aspetto ambientale in caso di incidenti, eventi straordinari, emergenze Le polveri di legno generate dalle lavorazioni meccaniche possono sollevarsi dai cumuli a seguito dei moti dell’aria e formare una nube con concentrazione superiore al loro limite inferiore di infiammabilità in aria. Possono inoltre dar luogo ad esplosione all’interno dei silos di raccolta collegati all’impianto di aspirazione, oppure all’interno delle canalizzazioni dell’impianto di aspirazione, nelle quali si possono depositare se vengono trasportate ad una velocità insufficiente. E’ inoltre necessario impedire la formazione di strati di polvere sulle superfici esterne di macchine e di componenti dell’impianto elettrico: un surriscaldamento locale fino ad una temperatura superiore a quella di lenta combustione della polvere, può infatti innescare un “microincendio” che, in relazione alla capacità del sistema di dissipare calore, può evolvere nell’esplosione.

Attività del ciclo da cui può generarsi l’aspetto descritto Bordatura dei pannelli Assemblaggio e rifinitura Descrizione del potenziale aspetto ambientale in caso di incidenti, eventi straordinari, emergenze Eventuali incidenti durante la movimentazione dei prodotti collanti (per esempio rovesciamenti del prodotto in prossimità di terreno vegetale) può generare dei potenziali sversamenti sul suolo e sottosuolo.

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Attività del ciclo da cui può generarsi l’aspetto descritto Verniciatura del manufatto Descrizione del potenziale aspetto ambientale in caso di incidenti, eventi straordinari, emergenze L’impiego di prodotti chimici per il trattamento verniciante dei pannelli può dar luogo nella fase di deposito e movimentazione a potenziali contaminazioni del suolo se dovessero verificarsi degli sversamenti in prossimità di terreno vegetale.

Attività del ciclo da cui può generarsi l’aspetto descritto Verniciatura del manufatto Gestione solventi esausti Descrizione del potenziale aspetto ambientale in caso di incidenti, eventi straordinari, emergenze Il rischio di incendio può essere dovuto ai solventi infiammabili. E’ presente in diverse zone dell’azienda: • locali di stoccaggio e di preparazione di vernici e diluenti • condotte di emissione dell’aria inquinata, dove si possono formare depositi sulle pareti • recipienti per la raccolta di stracci, carte e scarti impregnati di vernici più o meno secchi,

che si scaldano per ossidazione all’aria • locali di applicazione ed essiccazione dei prodotti vernicianti

Attività del ciclo da cui può generarsi l’aspetto descritto Verniciatura del manufatto Gestione solventi esausti Descrizione del potenziale aspetto ambientale in caso di incidenti, eventi straordinari, emergenze Il rischio di esplosione è dovuto ai vapori di solventi infiammabili, nel caso in cui la loro concentrazione nell’aria raggiunga o superi il limite inferiore d’esplosività (LEL), che rappresenta la concentrazione minima in volume a partire dalla quale l’esplosione di una miscela si può produrre. Il punto di innesco è la temperatura a partire dalla quale una miscela di vapori e d’aria può essere infiammata, in condizioni normali di pressione. La presenza di particelle di vernice (overspray) comporta lo stesso tipo di rischio.

Attività del ciclo da cui può generarsi l’aspetto descritto Gestione impianti termici Descrizione del potenziale aspetto ambientale in caso di incidenti, eventi straordinari, emergenze In caso di malfunzionamento degli impianti termici si può verificare una combustione dell’olio non adeguata (bassi rendimenti di combustione) per cui possono essere emessi in atmosfera quantitativi di CO ed NOx superiori agli standard.

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Attività del ciclo da cui può generarsi l’aspetto descritto Gestione solventi esausti Descrizione del potenziale aspetto ambientale in caso di incidenti, eventi straordinari, emergenze Le apparecchiature impiegate per il recupero dei solventi, se non sono costruite secondo criteri di sicurezza, possono risultare pericolose, in quanto le sostanze impiegate nella distillazione ad alta temperatura sono infiammabili.

Attività del ciclo da cui può generarsi l’aspetto descritto Attività d’ufficio Descrizione del potenziale aspetto ambientale in caso di incidenti, eventi straordinari, emergenze Una eventuale rottura delle condotte di scarico delle acque reflue può generare delle potenziali perdite sul suolo di acque nere e bianche.

LE CARATTERISTICHE DELLE AZIENDE PARTECIPANTI AL PROGETTO

Azienda del campione Attività fase

Azienda n. 1

Azienda n. 2

Azienda n. 3

Azienda n. 4

Azienda n. 5

Trasporto dei materiali all’interno dello stabilimento e disimballo

Lavorazioni meccaniche del legno Ricopertura e impiallacciatura dei pannelli

esterna esterna/ interna

Assemblaggio e rifinitura Bordatura dei pannelli Verniciatura del manufatto Essiccazione Imballaggio Spedizione prodotti finiti Manutenzione impianti Gestione impianti termici Attività di recupero solventi esausti in sito Attività d’ufficio in genere

La tabella riporta una sintesi delle fasi che caratterizzano il ciclo produttivo delle cinque aziende che hanno partecipato al Progetto promosso dall’Amministrazione Provinciale di Treviso. Attività non presente Attività svolta in azienda

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3. GLI EFFETTI AMBIENTALI

Gli effetti (o impatti) risultanti dagli aspetti (o fattori) ambientali di un’attività produttiva2 possono determinare cambiamenti della qualità (ad esempio concentrazione di contaminanti in sito) o cambiamenti fisici dell’ambiente (per es.: erosione del suolo). Per il settore legno la matrice aspetti / effetti è riportata nello schema della pagina seguente. La natura degli effetti che ciascuna attività produttiva può determinare nell’ambiente, dipende anche dalle condizioni dell’ambiente stesso (ricavabili da informazioni disponibili presso enti pubblici locali). Le interazioni fra queste condizioni di base dell’ambiente e le fonti derivanti dall’attività produttiva danno luogo ad effetti ambientali. Non tutti gli effetti ambientali si manifestano direttamente e immediatamente a partire da fonti associate all’attività produttiva. Aspetti ambientali (per es.: produzione di rifiuti) risultanti da un’impresa possono contribuire a provocare successivi effetti (sia nel tempo che nello spazio), definiti indiretti (es.: effetto serra per le emissioni di biogas da discarica dove è stato smaltito il rifiuto). Nell’analisi ambientale iniziale dovranno essere individuati gli aspetti ambientali che concorrono alla generazione di effetti ambientali sia diretti che indiretti. Gli effetti possono essere inoltre classificati in base alla loro:

• vastità, cioè la scala (da locale a globale) su cui agisce l’effetto ambientale; • severità del danno arrecato all’ecosistema compreso l’uomo; • probabilità di accadimento in base alla continuità delle attività che generano l’effetto; • durata dell’azione perturbatrice da reversibile in pochi giorni ad irreversibile.

Uno dei criteri per valutare la significatività degli aspetti ambientali (cioè la rilevanza ambientale) si basa su questi quattro parametri3. Per approfondire gli effetti ambientali generati dagli aspetti ambientali del settore legno presentiamo di seguito delle schede specifiche per effetto ambientale dove sono precisati:

• le cause che generano l’impatto; • le conseguenze, cioè i danni che causa l’impatto; • le politiche in atto per rimediare o contenere i danni dell’impatto generato; • gli indicatori ambientali per calcolare l’entità dell’impatto e/o tenerlo sotto controllo.

Naturalmente nella descrizione dell’impatto le attività connesse con il settore legno non sono le uniche, né le maggiori responsabili dell’impatto ambientale, ma concorrono in maniera più o meno rilevante alla formazione dello stesso. Gli effetti ambientali considerati sono:

• Riscaldamento globale ed effetto serra • Riduzione della fascia di ozono • Consumo di risorse naturali • Deforestazione • Piogge acide • Smog fotochimico • Rilasci da impianti di smaltimento/recupero rifiuti • Depauperamento della risorsa idrica e qualità delle acque • Ecotossicità da rilasci nel suolo e nel sottosuolo • Fastidi connessi ad emissione di odori • Disturbi da sorgenti di rumore

2 Vedi il glossario allegato per la definizione di aspetti ed effetti ambientali. 3 Vedi capitolo 5.

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Ecogestione nel settore legno pag. 20

Vastità dell’effetto

Aspetto ambientale Effetto ambientale

Consumo di energia elettrica

Consumo di combustibili

fossili

Consumo di acqua

Consumo di legno suoi

derivati

Produzione di rifiuti

Scarichi idrici

Emissioni in

atmosfera

Altri problemi

legati all’ambiente

Riscaldamento globale ed effetto serra

Riduzione fascia ozono

Consumo risorse naturali

Globale

Deforestazione

Continentale Piogge acide

Smog fotochimico

Impatti prodotti da impianti di smaltimento / recupero rifiuti

Regionale

Depauperamento risorsa idrica e qualità delle acque

Ecotossicità da rilasci nel suolo e sottosuolo

Fastidi connessi ad emissioni di odori

Locale

Disturbi da sorgenti di rumore

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Ecogestione nel settore legno pag. 21

Effetto serra Le cause: i fattori d’impatto L'anidride carbonica forma una sorta di "coperta" di gas che mantiene la terra calda rispetto a valori medi costanti. La presenza dell'anidride carbonica nell'atmosfera, fino a una certa concentrazione, consente il mantenimento del clima attuale, mentre un suo eccessivo aumento porta a un progressivo aumento anche della temperatura sul pianeta. Sono principalmente due le attività umane che contribuiscono drammaticamente all'aumento dell'anidride carbonica atmosferica. Da una parte l'ossidazione dei composti di carbonio che formano i combustibili fossili (carbone, petrolio e gas bruciati per ottenere calore ed energia; scarichi delle automobili, degli impianti di riscaldamento e delle industrie a carbone che producono energia elettrica, ecc.) a cui si aggiungono anche gli effetti degli incendi di boschi e foreste. Dall'altra parte il disboscamento massiccio che determina una drastica riduzione del processo di assorbimento del carbonio e di immissione dell'ossigeno da parte delle piante attraverso la fotosintesi. L'installazione di apparecchiature di grande precisione sul vulcano Mauna Loa, nelle isole Hawaii, e nelle basi USA in Antartide, ha permesso di registrare con esattezza inequivocabile l'aumento esponenziale del tasso di anidride carbonica atmosferica in questi ultimi decenni, a cui corrisponde un modesto aumento di circa mezzo grado della temperatura terrestre. Le conseguenze: i danni ambientali Un innalzamento della temperatura, anche di pochi gradi, potrebbe causare il parziale scioglimento dei ghiacci polari e il conseguente innalzamento del livello del mare con l'inondazione delle città costiere o situate in zone depresse e delle pianure agricole. I sistemi monsonici e la piovosità potrebbero mutare, rendendo aridi territori oggi fertilissimi come le regioni risicole dell'Asia o come la stessa pianura padana. Scomparirebbero le stagioni intermedie e comparirebbero grandi siccità estive; si intensificherebbero i processi di desertificazione delle zone semi-aride del mondo e la loro estensione anche all'Europa meridionale, una tendenza che è già avvertibile in Spagna e nell'Italia del Sud. Le regioni prossime ai deserti e i paesi del Terzo mondo dall'agricoltura precaria, sarebbero le zone più danneggiate da una forma di inquinamento proveniente in buona parte dai paesi più ricchi del mondo. Le terre arabili, se il processo continuerà, diventeranno progressivamente quelle che si trovano in zone sempre più vicine ai Poli. I rimedi: le politiche in atto Per neutralizzare i rischi dell'effetto serra e garantire ancora per molti secoli la sopravvivenza sul pianeta, c'è bisogno di una decisa azione coordinata di tutti i governi del mondo in campo energetico. Da un lato è necessario imporre limiti precisi alla crescita energetica irresponsabile, per esempio attraverso il risparmio energetico: introduzione di apparecchiature più efficienti (lampadine fluorescenti, elettrodomestici a alto rendimento, automobili a basso consumo, ecc.); potenziamento dei trasporti pubblici; aumento delle merci trasportate per ferrovia, ecc. Dall'altro lato è necessario imporre una rapida transizione da fonti energetiche fossili non rinnovabili e produttrici di rifiuti pericolosi, a fonti energetiche rinnovabili e pulite, come l'utilizzazione diretta dell'energia solare, eolica, idrica, geotermica, delle maree e delle biomasse. Gli indicatori: gli indici aggregati Per confrontare la capacità di un gas di intrappolare il calore nell’atmosfera (forcing radiattivo), relativamente ad un altro gas, è stato sviluppato il concetto di Potenziale di Riscaldamento Globale (Global Warming Potential, GWP). L’anidride carbonica è stata presa come gas di riferimento. Il GWP di un gas serra è il rapporto tra il forcing radiativo di una sua unità di massa e il forcing radiativo di una stessa unità di anidride carbonica durante un certo periodo di tempo. Benché si possa scegliere qualsiasi periodo di tempo, generalmente si utilizza un periodo di 100 anni. In tabella 1 si riportano i principali GWP. Pesando le quantità emesse di un gas per il suo GWP si ottiene il valore equivalente di CO2 che consente di ricavare l’effetto complessivo di gas serra. Benché la CO2 abbia il minore GWP, resta il gas più dibattuto nella dibattito sui cambiamenti climatici, poiché le quantità emesse in atmosfera sono molto alte rispetto agli altri gas, così che il suo effetto supera l’effetto della totalità di tutte le altre sostanze. Nella tabella 2 si riportano le quote percentuali di CO2 equivalente emesse in Italia relative al 1995 (seconda Comunicazione Nazionale).

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Ecogestione nel settore legno pag. 22

Riduzione fascia ozono Le cause: i fattori d’impatto La fascia di ozono presente nella stratosfera4 assorbe una parte notevole della componente ultravioletta (UV) delle radiazioni solari che, altrimenti, arrivando a terra, potrebbe compromettere profondamente la vita di tutti gli organismi. La concentrazione di ozono presente nella stratosfera può però essere influenzata negativamente da una quantità di eventi sia naturali, sia dovuti ad attività umana. Se la trasformazione microbica di fertilizzanti azotati, o gli ossidi di azoto emessi dagli aerei supersonici sembrano essere effetti dell'attività umana che incidono in modo trascurabile sulla formazione dell'ozono, gli effetti della diffusione di cloro-fluoro-metani (CFM, più noti col nome di freon o cloro-fluoro-carburi o CFC) sono particolarmente gravi. Si tratta di gas inerti usati come propellente nelle bombolette spray, come fluidi refrigeranti nei condizionatori d'aria e nei frigoriferi, nei solventi chimici per la pulitura a secco, nelle plastiche espanse, nella fabbricazione dei mobili e nei materiali isolanti. Le conseguenze: i danni ambientali L'assottigliamento della fascia di ozono che protegge la Terra dalle radiazioni UV può provocare notevoli danni al materiale genetico degli organismi viventi. Se si irradia la pelle con dosi poco al di sopra della soglia di sicurezza, possono sorgere vari tipi di cancro della pelle tra i quali una forma maligna molto grave, il melanoma. Inoltre, tali radiazioni, fanno crescere il numero di cataratte e di altre malattie degli occhi. Altri danni sono prevedibili: se la protezione dell'ozono diminuisse o venisse a mancare, le mutazioni influenzerebbero ancor più profondamente l'organizzazione genetica degli organismi più sensibili alle radiazioni UV, come i batteri o le piante delle colture agricole e la vegetazione, provocando l'alterazione degli ecosistemi naturali dovuta particolarmente alla parziale inibizione della fotosintesi e alla riduzione della crescita delle piante stesse. La riduzione della fascia di ozono rappresenta, infine, una minaccia per le catene alimentari marine, dato che il plancton, particolarmente sensibile alla radiazione UV, è la principale fonte di alimento per molti pesci. E tutto questo, ben inteso, anche in luoghi spazialmente molto distanti, come per esempio i Paesi del Terzo mondo, da quelli in cui si sono consumati i CFC. I rimedi: le politiche in atto L'unico rimedio possibile adottabile dagli Stati per proteggere la fascia d'ozono è vietare totalmente la produzione e il consumo di CFC. Per i singoli consumatori, naturalmente, il rimedio consiste nell'evitare il consumo di tutti quei beni che comportano dispersione nell'atmosfera di questi idrocarburi. La gran quantità di dati raccolti e l'inquietudine crescente nell'opinione pubblica condussero, alla fine del 1987, alla firma del protocollo di Montreal tra Stati Uniti, Comunità Europea e altri 23 paesi; l'obiettivo fissato era di ridurre il consumo mondiale di CFC del 20% entro il 1994 e del 30% entro il 1999. Nel giugno del 1990, a Londra, quegli stessi paesi si sono impegnati ad accelerare il processo di eliminazione dei CFC e nei primi mesi del 1991 la CEE ha fissato scadenze ancora più ravvicinate. È però probabile che tali accordi sortiranno i primi effetti solo tra alcuni anni, visto che un’enorme quantità di CFC circola già nell'atmosfera, ma ancora non ha raggiunto la fascia d'ozono. Oltretutto molti Stati stentano ancora a rendere esecutivi, con specifiche leggi, tutti questi accordi. Gli indicatori: gli indici aggregati La concentrazione di ozono nella stratosfera è essenzialmente alterata da alcune sostanze stabili che, sotto l’effetto della radiazione solare, liberano atomi di cloro. Questi, con una complessa sequenza di reazioni, distruggono l’ozono formando ossigeno diatomico (O2) per poi liberarsi nuovamente e ricombinarsi in un nuovo ciclo di distruzione dell’ossigeno triatomico. Le diverse sostanze hanno differenziati potenziali di danneggiamento dell’ozono. Per la valutazione del loro impatto, così come per la verifica rispetto agli obiettivi di riduzione, le varie sostanze vengono pesate con un indicatore, ODP (Ozone Deplenting Potential). Il valore dell’ODP corrisponde alla distruzione dello stato stazionario di ozono per unità di massa del gas emesso in atmosfera ogni anno (in rapporto a quello provocato da un’unità di massa di CFC-11). In tabella 3 sono riportati alcuni valori di ODP per alcune sostanze significative.

4 In allegato al presente capitolo il box 1 contiene una nota esplicativa sulla presenza di ozono nell’atmosfera.

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Ecogestione nel settore legno pag. 23

Depauperamento risorse naturali Le cause: i fattori d’impatto Le risorse in generale sono oggetti, materiali o merci usate dalla società. Il concetto è interamente antropocentrico. Differenti gruppi di persone valutano in modo diverso le risorse e al cambiare della società cambia il concetto di risorsa. Le risorse possono essere classificate in molti modi, dipende dal contesto in cui sono state considerate. Una classificazione di base è la seguente: • risorse perpetue: esisteranno sempre, indipendentemente da come verranno usate (p.es: en. solare); • risorse rinnovabili: rimpiazzate dai processi naturali ogni volta che sono usate (p.es.: acqua, animali); • risorse non rinnovabili: quantità finite, che non possono essere rimpiazzate così rapidamente come

esse sono sfruttate (p.es.: combustibili fossili, minerali); • risorse potenziali: diverranno delle risorse quando fattori economici, culturali o tecnologici in una

società creeranno per loro una domanda (p.es.: acque di scarico?). Usate in un contesto economico, le risorse rinnovabili e non rinnovabili sono comunemente riferite al flusso e allo stoccaggio di risorse rispettivamente. Le risorse possono anche essere classificate in base alla loro attuale disponibilità ed alla loro futura potenziale scoperta. Si distinguono: le riserve: quantità conosciute che possono essere ottenute economicamente ai prezzi attuali e con le tecnologie esistenti; le risorse condizionate: riserve conosciute, ma che non sono sfruttabili per vincoli economici e/o tecnologici; le risorse non identificate: risorse non ancora scoperte, ma che grazie ad esplorazioni preliminari si suppone diverranno disponibili. I limiti tra le differenti categorie non sono statici, ma cambiano al cambiare della realtà economica, sociale e tecnologica di una determinata società. Partendo dal concetto di risorsa naturale si comprende meglio il concetto di sostenibilità. Anche se gli indicatori mostrano, almeno nei paesi sviluppati, una tendenza declinante nelle risorse consumate per unità di reddito (cioè ogni milione di reddito prodotto richiede meno energia, meno ferro, meno alberi) bisogna considerare che: è in atto una delocalizzazione di intere fasi e processi produttivi più inquinanti e a minor valore aggiunto; la miglior efficienza ambientale non ha comunque coperto la crescita dei consumi, né la produttività delle risorse è cresciuta in maniera altrettanto significativa dell’aumento straordinario della produttività del lavoro. Anche nei più importanti paesi industrializzati la “domanda totale di materiali” per lo sviluppo economico rimane sostanzialmente costante. Le conseguenze: i danni ambientali Nel corso degli ultimi venti anni, in valore assoluto, aumenta l’estrazione e il consumo di quasi tutte le risorse minerali (escluso il mercurio). Nonostante la crescita del riciclaggio, tra il 1980 e il 1998 l’estrazione di bauxite è cresciuta del 40%, l’estrazione di zinco del 30%, quella di ferro del 14%. Così come non si arresta la crescita della produzione di cemento. I consumi energetici, basati sullo sfruttamento di combustibili fossili non rinnovabili, sono cresciuti del 20% tra il 1985 e il 1997. Di conseguenza le riserve di alcuni minerali non rinnovabili a nostra disposizione (carbone, ferro, altri metalli, ecc.) diventano sempre più scarse man mano che si vanno esaurendo i giacimenti più accessibili. Il Massachussetts Institute of Technology (MIT) ha stimato che il rame sarà disponibile ancora per 36 anni prima di esaurirsi, l'alluminio per 100, il ferro per 240, il piombo per 26, il mercurio per 13, lo stagno per 17, lo zinco per 23: sono tutti numeri troppo piccoli sulla scala dei tempi biologici, e la maggior parte di questi materiali non è riciclabile. I rimedi: le politiche in atto Le parole guida a livello mondiale sono (o dovrebbero essere) dematerializzazione, cioè l’impiego di quantità decrescenti di materie prime e di energia a parità di beni prodotti (in quantità di prodotto industriale o di Prodotto Interno Lordo) e riciclaggio, cioè il recupero di materiali di scarto da processi o il riuso di prodotti usati, per trasformarli in nuovi prodotti. In questo modo le riserve di risorse naturali potrebbero durare più a lungo, lasciando il tempo alle società di mutare il concetto di risorsa, adottandone uno più ecocompatibile. Gli indicatori: gli indici aggregati Da anni si cerca di fare delle stime sulle quantità disponibili di alcune risorse naturali, sia inorganiche (combustibili, metalli) che organiche (specie animali). L’indeterminatezza dei dati deriva non solo dalla difficoltà di effettuare un inventario preciso delle risorse naturali, ma anche dalla definizione stessa di risorsa, come specificato precedentemente. Il World Resource Institute ha tentato di calcolare le risorse naturali, le cui riserve potrebbero divenire insufficienti entro 100 anni. La tabella 4 riporta le quantità di alcune di queste risorse inorganiche.

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Ecogestione nel settore legno pag. 24

Consumo risorsa legno Le cause: i fattori d’impatto Le tre principali cause della deforestazione sono: a) la conversione del suolo all'agricoltura ed al pascolo, b) il taglio del legno per uso combustibile o per altro uso; c) i progetti di sviluppo pubblici e privati quali, ad esempio, industria del legno, miniere, strade e dighe. a) L'eliminazione delle foreste tropicali a favore delle colture agricole e dei pascoli è la maggiore causa della deforestazione. La coltivazione ed il pascolo intensivi possono degradare le terre produttive in misura tale che debbono essere abbandonate per sempre e rimpiazzate con nuove terre disboscate dalla foresta per mantenere un dato livello di attività agricola. La coltivazione tradizionale e sostenibile a lunga rotazione è in equilibrio rispetto al carbonio. Per rispondere ai problemi dell'incremento demografico, questo sistema è stato largamente sostituito dalla coltivazione a breve rotazione (che danneggia il suolo) e da altre forme di agricoltura non sostenibile che si stanno espandendo nelle foreste ricche di carbonio, producendo una fonte netta di C. b) Il legno prelevato dalle foreste tropicali è usato per due scopi principali: come legna da ardere e come carbone di legna (87%), e per l'industria del legno (11%). Le pratiche di taglio del legno per uso commerciale danneggiano, comunque, una rilevante aliquota di alberi che restano in piedi, provocando un danno complessivo alla foresta molto maggiore rispetto ai tassi di rimozione propri di un taglio selettivo. Le foreste tropicali e le piantagioni forniscono circa il 10% della domanda mondiale di legname e di cellulosa. II taglio del legname avviene principalmente nelle foreste chiuse delle zone tropicali umide. Dai primi anni Ottanta circa il 13,2% delle foreste tropicali umide sono state tagliate. Le specie di valore commerciale ammontano a meno del 10% del volume delle foreste tropicali, quindi il taglio nei paesi tropicali è per la maggior parte selettivo su aree estese. Vengono rimossi 2-10 alberi di valore commerciale, per ettaro, ma il 30-70% dei rimanenti alberi risulta danneggiato. Se alle foreste venisse consentito di rigenerarsi il flusso netto di C, a seguito del taglio selettivo potrebbe essere quasi nullo. c) Progetti di sviluppo su larga scala nella foresta, quali: realizzazione di invasi per la produzione di energia idroelettrica, attività mineraria, produzione di carbone di legna come combustibile di processi industriali quale la fusione dell'acciaio possono causare grandi perdite di foreste. Le conseguenze: i danni ambientali Le foreste tropicali contengono la metà delle specie della fauna e della flora mondiali, forniscono materie prime, e contribuiscono a mantenere le riserve d'acqua, prevengono l'erosione del suolo, l'interramento delle dighe e le inondazioni. Il clima globale, regionale e locale è correlato alla salute delle foreste tropicali. La deforestazione è ritenuta responsabile del 20-25% delle emissioni globali legate ad attività umane di biossido di carbonio e del 10-40% di quelle totali (naturali ed antropiche) di metano; essa contribuisce inoltre alle concentrazioni di ossido nitroso, ozono, monossido di carbonio ed altri gas responsabili del riscaldamento planetario. A livello regionale, la deforestazione può ostacolare il trasferimento di umidità e di calore latente dai tropici alle latitudini più elevate, influenzando il clima delle zone temperate. A livello locale, la parziale o totale rimozione del manto forestale può provocare l'inaridimento del microclima, dando luogo ad un aumento degli incendi di origine spontanea che impediscono la naturale rigenerazione della foresta. I rimedi: le politiche in atto La gestione sostenibile delle foreste riconosce che queste devono essere gestite come ecosistemi integri per essere in grado di fornire una vasta gamma di beni e servizi alle generazioni di oggi e di domani. A questo scopo e per dare credibilità ai diversi marchi ecologici per prodotti forestali e Piani di autocertificazione da parte delle industrie del legno, il Forest Stewadship Council (FSC, Consiglio per la Gestione Forestale) ha sviluppato nel ‘93, alcuni «Principi e criteri di gestione forestale» applicabili alle foreste tropicali, temperate e boreali gestite in funzione della produzione forestale. La FSC accredita gli enti di certificazione che, su richiesta delle società, effettuano controlli sulle pratiche di gestione forestale e certificano i prodotti per l’intero processo, dalla foresta, al trasporto, fino alla lavorazione. La definizione di gestione sostenibile del bosco, adottata dalla conferenza ministeriale sulla protezione dei boschi in Europa, Helsinki, luglio ‘93, è la seguente: «La gestione e l’uso dei boschi e del terreno boschivo in un modo e con continuità che ne mantenga la biodiversità, la capacità di rigenerazione, la vitalità e il potenziale per adempiere, oggi e in futuro, funzioni importanti di ordine ecologico, economico e sociale, a livello locale, nazionale e mondiale, e che non provochi danni agli altri ecosistemi». Gli indicatori: gli indici aggregati Per quanto riguarda i dati sul patrimonio forestale (nonostante siano incompleti e non omogenei) si registra un rapido processo di deforestazione, sia per la scomparsa netta di aree a foresta, sia per una conversione di foreste naturali in foreste produttive. In tab. 5 si riportano i dati relativi a deforestazione e aree protette.

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Ecogestione nel settore legno pag. 25

Acidificazione (fenomeno delle piogge acide) Le cause: i fattori d’impatto La combustione del carbone, del petrolio e degli altri idrocarburi nei motori delle automobili, nelle centrali che producono energia termoelettrica o negli impianti di riscaldamento, oltre a produrre anidride carbonica, dà luogo anche alla produzione di altri agenti inquinanti, quali il piombo, l'anidride solforosa e il biossido di azoto. Tali residui, liberati nell'atmosfera, entrano in soluzione nel vapore acqueo delle nubi e, trasformandolo in gocce di acidi potenti come l'acido solforico e l'acido nitrico, ricadono a terra sottoforma di pioggia, ma anche di neve o nebbia. Le conseguenze: i danni ambientali Oltre al danneggiamento del patrimonio boschivo, le conseguenze dell’acidificazione possono essere: • Cambiamento geomorfologico di alcune aree per l’espansione del fenomeno carsico (la penetrazione

dell'acqua nel sottosuolo), che provoca la conseguente mancanza di acqua, il cambiamento del clima, l'aumento della possibilità di inondazioni e la progressiva aridità dei suoli;

• La pioggia acida attacca quotidianamente le strutture edili, dai ponti di acciaio ai monumenti sopravvissuti nel tempo per migliaia di anni; in particolare l'anidride solforosa agisce sui manufatti in pietra calcarea trasformando il carbonato di calcio in gesso, che può essere facilmente dilavato con l'acqua piovana;

• Alcune ricerche attribuiscono alle piogge acide numerose malattie dell'apparato respiratorio umano, come asma, enfisema polmonare, bronchiti croniche, e così via, che in questi ultimi anni si sono mostrate in decisivo aumento;

• L'aumento dell’acidità può recare un grave pericolo alla vita acquatica (in fiumi, laghi e canali); • Anche i terreni agricoli, con la sola eccezione di particolari zone geografiche caratterizzate da suolo

calcareo in grado di neutralizzare l'acidità delle piogge, soffrono delle piogge acide isterilendosi gradualmente. Esse ne mutano i contenuti chimici e possono privare le radici delle piante del loro nutrimento; in particolare, calcio e potassio, indispensabili alla vita delle piante, possono venire dilavati; alcuni studi hanno evidenziato che a seguito di questi fenomeni si ha una perdita del 50% delle coltivazioni e una maggiore vulnerabilità delle foglie alle malattie;

• Danni ulteriori ad animali, piante e anche all'uomo, possono derivare anche dal fatto che alcuni metalli pesanti, molto pericolosi perché tossici anche in piccole concentrazioni, vengono resi solubili da questa pioggia: Hg, Pb, Ni, "sciolti" dall'acidità, vengono mobilizzati ed entrano a far parte della catena alimentare attraverso cui possono raggiungere concentrazioni letali.

Infine, è necessario ricordare che, ancora una volta, la formazione di queste piogge acide non riguarda solo e direttamente gli inquinatori. Le nubi cariche di gocce corrosive possono essere spinte dal vento a molte centinaia di chilometri di distanza e la pioggia può devastare anche l'ambiente di chi non ha partecipato in prima persona ad inquinare. Il fenomeno interessa molte parti di Europa e Nord America. I rimedi: le politiche in atto La soluzione al gravissimo problema delle piogge acide, che rischia di compromettere seriamente tutte le componenti ambientali, è la stessa prospettata per limitare l'aumento dell'anidride carbonica nell'atmosfera, sulla base di precisi accordi internazionali. Da un lato bisogna diminuire il consumo energetico attraverso il risparmio energetico: introduzione di apparecchiature più efficienti; potenziamento dei trasporti pubblici; aumento delle merci trasportate per ferrovia; ecc. Dall'altro lato è necessario imporre anche una rapida transizione da fonti energetiche fossili non rinnovabili a fonti energetiche rinnovabili e pulite, come l'utilizzazione dell'energia solare, eolica, idrica, geotermica, delle maree e delle biomasse. Inoltre, un ruolo decisivo potrà giocare l’adozione, da parte degli Stati industrializzati e in via di industrializzazione, di una severa legislazione antinquinamento accompagnata dall’introduzione massiccia delle cosiddette tasse ecologiche volte sia a scoraggiare il consumo di fonti energetiche fossili non rinnovabili, sia a far pagare a chi inquina i danni che questo inquinamento provoca alla collettività. Oltre a dare una speranza concreta al nostro futuro, i costi che la società dovrebbe sostenere per questa conversione sarebbero senz'altro inferiori a quelli, enormi e nascosti, che la pioggia acida ci sta facendo pagare oggi in termini di danni all'agricoltura, agli ecosistemi, alle costruzioni, alla salute stessa dell'uomo. Gli indicatori: gli indici aggregati Le diverse sostanze hanno differenziati potenziali di effetto acidificante. Per la valutazione del loro impatto le varie sostanze vengono pesate con un indicatore, AP (Acidification Potential). Il valore dell’AP corrisponde alla quantità potenziale di H+ per unità di massa emessa (in rapporto a quello provocato da un’unità di massa di SO2). In tab. 6 sono riportati alcuni valori di AP per alcune sostanze significative.

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Smog fotochimico Le cause: i fattori d’impatto Nelle aree popolate del pianeta (aree urbane e suburbane ed aree rurali inquinate) interessate dalla presenza di inquinanti primari antropogenici il principale meccanismo di produzione dell'ozono è costituito dal processo chimico-fisico che prende il nome di smog fotochimico. Per smog fotochimico si intende il prodotto di reazioni tra ozono, ossidi di azoto e COV (composti organici volatili, tra cui gli idrocarburi) catalizzate dalla radiazione solare che avviene nella troposfera5. I processi di rimozione degli inquinanti presenti nella troposfera sono rappresentati da processi di deposizione al suolo, trasformazione in altri costituenti atmosferici e trasporto verso gli strati alti dell'atmosfera. La concentrazione locale di un inquinante può inoltre diminuire per effetto della dispersione o diluizione. L'andamento temporale della concentrazione di ozono al suolo è caratterizzato da due componenti principali: 1) una forte componente stagionale correlata con le variazioni stagionali dei processi meteorologici, principalmente con il ciclo stagionale dell'irraggiamento solare. I massimi si osservano nei mesi estivi; 2) una componente giornaliera. La variabilità giornaliera dipende dal bilancio dei fattori che influenzano la formazione, il trasporto e la rimozione dell'ozono. Questi andamenti variano da luogo a luogo. Nelle aree densamente popolate e fortemente industrializzate, dove l’atmosfera è caratterizzata da elevate concentrazioni di inquinanti primari precursori dello smog fotochimico, si manifestano frequentemente episodi di elevata concentrazione di ozono al suolo detti "episodi di Ozono" o "episodi di smog fotochimico". La presenza di precursori (rapporto COV/NOx) è normalmente tale da consentire la produzione di ozono fotochimico ovunque nella regione europea, densamente popolata e pesantemente industrializzata. In questa situazione il fattore limitante dei processi fotochimici è costituito dalle condizioni meteorologiche ed in particolare dall'irraggiamento solare. Indicativamente, da aprile a settembre sono sempre possibili superamenti dei livelli di riferimento. Le conseguenze: i danni ambientali Lo smog fotochimico costituisce un problema rilevante sia per la salute umana che per l’ambiente. Effetti sulla salute umana. L'ozono entra a contatto con il corpo umano principalmente attraverso le vie respiratorie dove reagisce con gli acidi grassi polinsaturi, con vari donatori di elettroni (vitamina E ed ascorbati) e con le proteine e i gruppi amminici con basso peso molecolare. I meccanismi che spiegano gli effetti biochimici e fisiologici dell'esposizione all'ozono sono complessi e, spesso, coinvolgono sia l'azione diretta sui tessuti polmonari, sia le reazioni con prodotti biochimici secondari formati da radicali liberi o da reazioni di tipo fisiologico. Un'ampia varietà di effetti tossicologici viene collegata all'esposizione ad ozono, tra cui infiammazione polmonare e cambiamento della permeabilità, cambiamenti nei meccanismi di difesa, decremento della funzione polmonare, cambiamenti nei processi biochimici polmonari ed eventuale cancerogenicità. Effetti sulla vegetazione. Il danno alla vegetazione è stato uno dei primi effetti osservati dell'inquinamento fotochimico dell'aria. Alcuni di questi impatti hanno conseguenze economiche dirette e quantificabili, per altri è più difficile determinarne la gravità. La componente di una pianta con cui l'ozono principalmente reagisce è la foglia. Gli effetti dei danni a livello cellulare nelle foglie si possono accumulare e propagare fino a colpire l'intera pianta. Si tratta di effetti di tipo fisiologico che includono danni visibili alle foglie, ma anche non evidenti come i processi di invecchiamento prematuro, la riduzione dell'attività di fotosintesi e della produzione e immagazzinamento dei carboidrati, la riduzione del vigore, della crescita e della riproduzione.Da ciò ne conseguono una serie di danni economici oltre che ambientali sui quali si va sempre più focalizzando l’attenzione da parte dei paesi industrializzati. Effetti sui materiali. I danni ai materiali creati dagli ossidanti fotochimici, specie dall'ozono, sono un fenomeno noto da molti anni anche se il quadro generale della situazione risulta ancora incompleto. Si conoscono infatti di alcuni effetti le cause, le condizioni in cui si verificano, le concentrazioni ambientali responsabili delle alterazioni, ma ancora pochi dati sono disponibili riguardo alla portata del fenomeno e alla perdita economica che produce. Quest'ultimo aspetto porta come conseguenza la difficoltà ad approntare piani di protezione adeguati all'effettiva gravità del problema. I danni ai materiali sono dovuti essenzialmente a esposizioni a lungo termine piuttosto che ad elevate concentrazioni in brevi periodi. Il deterioramento dei prodotti è un fenomeno di tipo cumulativo ed irreversibile perciò risulta inappropriato parlare di valori critici di concentrazione. I materiali che si sanno essere maggiormente esposti ad attacchi da parte dell'ozono sono sicuramente i polimeri organici; soprattutto la gomma e le fibre tessili naturali e sintetiche.

5 In allegato al presente capitolo il box 1 contiene una nota esplicativa sulla presenza di ozono nell’atmosfera.

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I rimedi: le politiche in atto In Italia i limiti di protezione alla salute e all'ambiente sono stabiliti mediante leggi o decreti che recepiscono, in parte o totalmente, precedenti direttive della Comunità Europea (CE). Il processo che porta alla formulazione dei livelli di riferimento per gli inquinanti atmosferici è un processo complesso, articolato in varie fasi che implicano la preparazione di criteri guida di qualità dell’aria, l’individuazione di valori limite di esposizione, basati sull’analisi delle relazioni tra la concentrazione di inquinanti e gli effetti nocivi da essi prodotti, e l’emanazione delle leggi applicative. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha formulato i criteri guida per l’Europa. I criteri guida di qualità dell’aria costituiscono documenti di riferimento per la redazione di Direttive Comunitarie. "Sull’inquinamento dell’aria provocato da ozono" la Comunità Europea ha emanato la Direttiva 92/72/CEE del 21 settembre 1992. La legislazione italiana ha recepito tale direttiva emanando il DM 16 maggio 1996 "Attivazione di un sistema di sorveglianza di inquinamento da ozono". In tale DM sono definiti e stabiliti i livelli di riferimento per la concentrazione di ozono nell’aria. Gli indicatori: gli indici aggregati Per la valutazione del contributo dei composti organici volatili (SOV) alla formazione di ozono troposferico, come indice di rischio di smog fotochimico, viene spesso utilizzata un’unità di misura, il Photochemical Ozone Creation Potential (POCP). Il POCP di un’emissioni è calcolato come il rapporto tra la variazione nella quantità di ozono prodotta da un cambiamento nelle emissioni di un determinato SOV e la rispettiva relazione esistente per una sostanza di riferimento, scelta nell’etilene (C2H4). I fattori di POCP, stabiliti dall’UNECE (United Nation – Economic Commission for Europe), sono definiti per i singoli SOV e per famiglia di composti (valore medio, ad esempio, per gli alcool, i chetoni, gli idrocarburi aromatici) associando a ciascun fattore un intervallo abbastanza ampio che definisce il campo di incertezza associato al medesimo fattore (in 1992, CML). Nella tab. 8 vengono indicati i fattori POCP per alcune sostanze e loro categorie.

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Emissioni da impianti di smaltimento/recupero dei rifiuti Le cause: i fattori d’impatto Mentre la società pre-industriale produceva pochi rifiuti, quasi tutti degradabili in tempo breve non appena inseriti nei cicli naturali, la società industriale, a causa del consumismo e dell'enorme numero di consumatori, produce una quantità crescente di rifiuti, spesso difficilmente degradabili o riciclabili. La nostra vita di tutti i giorni, è un processo di continuo logorio di materiali metallici, plastici, vetrosi, o di qualunque altra natura, spesso creati per durare poco ed essere sostituiti in tempi brevi con l'acquisto di nuovi beni di consumo. Le conseguenze: i danni ambientali Ogni forma di smaltimento e di recupero dei rifiuti crea degli ulteriori aspetti ambientali fonte di impatti ambientali (cosiddetti indiretti) a diversa scala (da globale a locale). Tali impatti sono la produzione di scarti residuali dalle operazioni di recupero/smaltimento, il consumo energetico (combustibili, energia elettrica) per le varie fasi di trattamento, le emissioni atmosferiche di varia natura, il consumo di materiali (in genere prodotti chimici) con un proprio impatto ambientale (legato al loro specifico ciclo di vita), i consumi idrici. A questi si aggiungono effetti ambientali di natura locale quali odori, rumore, aumento del traffico, alterazioni del paesaggio, ecc. in cui si possono innestare effetti dovuti a situazioni incidentali e/o di emergenza quali infiltrazioni nel sottosuolo (es.: percolato di discarica), emissioni incontrollate (es.: diossine da impianti di incenerimento), ecc. Di seguito riportiamo uno schema dei principali aspetti (in condizioni normali di esercizio) legati ai più comuni impianti di trattamento rifiuti (discarica, incenerimento, impianti di depurazione, compostaggio, digestione anaerobica, selezione materiali riciclabili) a cui abbiamo aggiunto la fase di raccolta e trasporto dei rifiuti all’impianto. Gli impatti ambientali conseguenti (effetto serra, piogge acide, ecc.) sono oggetto di approfondimenti specifici. I rimedi: le politiche in atto Il Dlgs 22/97 (Decreto Ronchi) sta tentando di creare un sistema integrato di gestione dei rifiuti in ambiti territoriali ottimali, ponendo una forte enfasi sul recupero di materiali per uso industriale e agricolo (fissando un limite minimo del 35%) e, in subordine, sul recupero energetico efficiente, con una drastica limitazione del ricorso alla discarica, vietando a partire dal 2000 (termine attualmente slittato di 1,5 anni circa) lo smaltimento di rifiuti non inerti o che non siano stati sottoposti a trattamenti biologici o termici. Per quanto riguarda i rifiuti liquidi va citato il decreto legislativo n.152 del 11 maggio 1999 con il quale sono state recepite due importanti direttive europee sul trattamento delle acque reflue e sull’inquinamento provocato dai nitrati da fonti agricole, procedendo al riordino di tutta la normativa vigente in materia di qualità delle acque. Gli indicatori: gli indici aggregati La produzione di rifiuti a livello nazionale (con dettaglio fino a livello comunale) è garantita dalle dichiarazioni annuali che ogni produttore (sia pubblico che privato) deve presentare annualmente. Dalle dichiarazioni registrate attraverso il MUD (Modello Unico di Dichiarazione) nel 1997 (relativi all’anno 1996) risulta una produzione di rifiuti speciali di circa 22,5 milioni di tonnellate. Di questi, 1,5 milioni di tonnellate (6,5%) sono rifiuti pericolosi (tossico/nocivi). La maggior produzione di rifiuti si registra in Lombardia, seguita da Veneto, Piemonte, Toscana. Le attività in cui risultano le maggiori produzioni di rifiuti (vedi tabella 9) riguardano lo smaltimento dei rifiuti (urbani e speciali) e la depurazione dei reflui civili e industriali (il 23% del totale: si tratta in genere, di fanghi di depurazione, percolati di discarica, scorie, ecc.). Seguono l’industria siderurgica e metallurgica, la chimico-farmaceutica e l’industria vetraria e della ceramica (con circa il 9%). Rispetto alla tipologia la quota maggiore è data dai rifiuti liquidi, seguiti dai fanghi inorganici, dai fanghi organici e dai rifiuti metallici. Il percolato da discarica contribuisce alla metà del totale dei rifiuti liquidi e a circa il 10% di tutti i rifiuti industriali prodotti. La discarica rappresenta la modalità principale di smaltimento: infatti solo per la quota di smaltimento rifiuti in conto terzi quasi il 50% (speciali e tossico-nocivi) finisce in discarica; poco meno della metà (rifiuti liquidi) subisce operazioni di trattamento (biologico, chimico fisico, inertizzazione dei rifiuti contenenti metalli) e successivo conferimento in discarica; l’1,5% viene incenerito (con o senza recupero energetico) e vengono conferite in discarica ceneri e scorie del processo di combustione. Solamente l’1% dei rifiuti speciali è sottoposto a processi di recupero. Lo smaltimento dei soli tossico-nocivi risulta più articolato: il 9% è incenerito, il 31% è conferito in discarica, mentre la restante parte viene sottoposta a diverse fasi di trattamento prima dello smaltimento in discarica. Dei rifiuti tossici circa il 14% viene recuperato.

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Schema riassuntivo: attività di smaltimento rifiuti e fattori ambientali connessi Fattori ambientali

ATTIVITA’ CONNESSE AL CICLO RIFIUTI

Consumi energetici

Consumi idrici

Consumi di materiali

Emissioni atmosferiche

Scarichi idrici

Rifiuti generati

Raccolta e trasporto

Combustibili

Gas scarico automezzi

Compostaggio e stabilizzazione

Combustibili EE

Acqua per i sistemi di abbattimento

CO2, CH4 Prodotti di combustione

Scarti di processo

Digestione anaerobica

Combustibili EE *

Prodotti di combustione

Rifiuti liquidi

Selezione materiali riciclabili

Combustibili EE

Polveri Prodotti di combustione

Scarti di processo

Impianti di depurazione

Combustibili EE

Coagulanti, flocculanti, disinfettanti

CO2 Prodotti di combustione

Sostanze eutrofizz., bioaccumul., ecotossiche

Fanghi di depurazione

Incenerimento Combustibili EE *

Acqua per i sistemi di abbattimento

Calce, sali di Na, carboni attivi, ecc.

Gas acidi, NOx, COx, polv., metalli, furani

Scorie Ceneri Rifiuti liq. da trattamento fumi Discarica Combustibili Inerti per

coperture giornaliere

CO2, CH4, H2, H2S; Prodotti combustione

Percolato

Nota: * positiva se recuperata

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Depauperamento risorsa idrica e qualità delle acque Le cause: i fattori d’impatto A livello mondiale la domanda di acqua si stima raddoppi ogni 21 anni e le risorse idriche vengono sfruttate oltre ogni limite di sostenibilità, soprattutto nei paesi industrializzati. L’inquinamento inoltre determina un progressivo peggioramento della qualità dell’acqua, rendendo spesso indisponibile una risorsa già così gravemente stressata. La situazione italiana non è drammatica come in altre aree del pianeta: anche se la quantità consumata procapite si è stabilizzata, la qualità della risorsa idrica sembra sia migliorata, in funzione della diminuzione degli scarichi industriali (in atto dagli anni ’70). I consumi d’acqua Secondo stime recenti dei 52 miliardi di mc disponibili di acqua in Italia (con le attuali capacità di regolazione) circa l’80% viene effettivamente utilizzato. Il 50% dell’acqua è utilizzata per scopi irrigui, mentre quasi il 20% è utilizzato per usi industriali e una quota analoga per usi civili (300 lt/ab/g più un 30-35% di perdite per distribuzione); il settore energetico registra circa il 10% dei consumi totali. La qualità delle acque In Italia i carichi industriali sono in diminuzione per effetto sia della localizzazione all’estero delle produzioni più inquinanti che del miglioramento delle tecnologie produttive. Anche per i carichi di origine zootecnica si valuta che, dopo un massimo raggiunto intorno agli anni ’80, vi sia un lieve decremento. La traduzione della diminuzione dei carichi industriali in miglioramento della qualità delle acque non è però così scontata, sia per la scarsità di dati a disposizione, sia per “l’onda lunga” di acque contaminate da suoli inquinati da decenni di incuria. Nell’insieme non vi è traccia in Italia di un recupero vistoso e significativo (che invece si registra in altri paesi europei) della funzionalità e della qualità degli ecosistemi acquatici.

Le conseguenze: i danni ambientali L’acqua è un bene prezioso ed essenziale per la vita di tutti gli organismi viventi, i quali, seppur in minore o maggior misura, hanno il loro metabolismo sottoposto a ricambio idrico e, quindi, ad interscambio di acqua con l’ambiente. I rimedi: le politiche in atto Con il decreto legislativo n.152 del 11 maggio 1999 sono state recepite due importanti direttive europee sul trattamento delle acque reflue e sull’inquinamento provocato dai nitrati da fonti agricole, procedendo al riordino di tutta la normativa vigente in materia di qualità delle acque. La più importante novità del testo legislativo è il superamento dello “standard allo scarico” come criterio unico per valutare la compatibilità di un effluente, ma si introduce il concetto di obiettivo di qualità del corpo idrico, in linea con gli orientamenti della comunità europea sulle acque. Secondo questo nuovo approccio le Regioni, di concerto con le Autorità di Bacino, approveranno “piani di tutela” che dovranno definire per ogni corpo idrico un obiettivo di qualità, stabilire i carichi ammissibili, compatibilmente con la capacità autodepurativa del corpo idrico, e su questa base definire i limiti allo scarico. Il nuovo testo introduce anche alcune misure per il risparmio idrico. A tutela dell’acqua destinata al consumo umano esiste una legge (D.P.R. 236/88 e succ. mod.) che recependo una direttiva CEE del 1980, stabilisce le norme che regolano la protezione, la prevenzione ed i controlli. I concetti più importanti introdotti dalla legge sono: la concentrazione massima ammissibile, il valore guida, ossia il valore ottimale al quale si deve tendere. Quando in alcune zone non è possibile rispettare i limiti di concentrazione di determinati parametri analitici, la legge consente alle Regioni di emettere deroghe, limitate nel tempo, escludendo però i parametri tossici. La legge obbliga sia i gestori degli acquedotti che i Servizi pubblici della prevenzione a controlli periodici su pozzi, sorgenti ed impianti, in base al numero degli abitanti serviti. In generale per dare un giudizio di potabilità dell’acqua si debbono tenere presenti i caratteri organolettici, fisici, chimici e batteriologici dell’acqua, anche in funzione dei parametri idrogeologici del terreno attraversato dalla stessa. Gli indicatori: gli indici aggregati Sono stati elaborati fattori di classificazione dell’ecotossicità di alcune sostanze per ecosistemi acquatici (ECA), calcolati in base ai mc di acqua su kg di sostanza emessa. I valori di ECA per alcune sostanze sono riportati in tab.10.

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Ecotossicità da rilasci nel suolo e sottosuolo Le cause: i fattori d’impatto In generale un’area può definirsi (potenzialmente) contaminata quando da una sorgente di contaminazione, attraverso una o più vie di migrazione delle sostanze inquinanti, possono venire colpiti alcuni bersagli ambientali (viventi e non). I percorsi di trasporto comprendono acque sotterranee e superficiali, aria, suolo, catena alimentare. I ricettori della contaminazione possono essere: popolazione umana, fauna, flora, risorse ambientali (corsi d’acqua, aree protette, ecc.) ed economiche (suoli coltivabili, edificabili, ecc.). La sorgente di contaminazione può essere diffusa o puntuale. Tra le prime vanno citate le aree agricole soggette ad impiego di fertilizzanti, disinfestanti, pesticidi e diserbanti; irrigazione con acque di rifiuto non correttamente depurate e disinfettate; spandimento inadeguato di fanghi di depurazione. Sorgenti di contaminazione puntuali possono invece essere: • le discariche incontrollate di rifiuti (urbani e/o industriali); • gli insediamenti industriali dismessi; • gli insediamenti in attività qualora dovessero verificarsi: depositi superficiali ed interramenti dei

residui di produzione; rilasci di routine o da cattiva gestione degli impianti; scarichi di liquami non depurati; ricaduta al suolo di emissioni atmosferiche contaminate; stoccaggi prolungati (e non adeguati) di sostanze pericolose (che possono generare rilasci nel suolo, in aria, ecc.); incidenti e sversamenti nelle fasi di movimentazione e stoccaggio delle materie prime e dei prodotti di lavorazione; smantellamento di impianti obsoleti; incidenti nella produzione;

• eventi accidentali, quali rilasci da mezzi adibiti al trasporto di sostanze pericolose, da reattori, da oleodotti, da serbatoi, nonché gli insediamenti produttivi danneggiati da calamità naturali ed esplosioni e/o incendi;

• scarichi abusivi; • depositi abusivi in insediamenti industriali adibiti illegalmente alla raccolta di rifiuti di varia origine; • rilasci cronici nel sottosuolo da parte di: serbatoi di stoccaggio sotterranei (utilizzati presso

distributori di benzina, aeroporti, insediamenti militari); tubazioni sotterranee (quali le fognature di drenaggio acque di rifiuto civili ed industriali); condutture di trasporto di prodotti petrolchimici, gas naturale, ammoniaca, gas di carbone e zolfo.

Le conseguenze: i danni ambientali I contaminanti dei terreni contaminati, una volta raggiunto il bersaglio vivente transitando per le vie di migrazione, possono da essi venir assimilati secondo svariate forme di assunzione. Queste per l’essere umano possono essere: ingestione, inalazione e contatto dermico, mentre per gli altri esseri viventi le vie di esposizione possono essere diverse (membrane cellulari per i microorganismi, apparato radicale per le piante, assunzione indiretta per gli animali di ordine superiore nella comunità biotica, ecc.) Le conseguenze della contaminazione sono ovviamente le più diverse e con vari livelli di pericolosità. I rimedi: le politiche in atto Recentemente (Decreto Ministeriale 25 ottobre 1999, n. 471) è stato emanato un regolamento che stabilisce i criteri, le procedure e le modalità per la messa in sicurezza, la bonifica e il ripristino ambientale dei siti inquinati (ai sensi dell’articolo 17 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, e successive modificazioni e integrazioni). Il regolamento disciplina: 1. i limiti di accettabilità della contaminazione dei suoli, delle acque superficiali e delle acque

sotterranee in relazione alla specifica destinazione d’uso dei siti; 2. le procedure di riferimento per il prelievo e l’analisi dei campioni; 3. i criteri generali per la messa in sicurezza, la bonifica ed il ripristino ambientale dei siti inquinati,

nonché per la redazione dei relativi progetti; 4. i criteri per le operazioni di bonifica di suoli e falde acquifere che facciano ricorso a batteri, a ceppi

batterici mutanti, a stimolanti di batteri naturalmente presenti nel suolo; 5. il censimento dei siti potenzialmente inquinati, l’anagrafe dei siti da bonificare e gli interventi di

bonifica e ripristino ambientale effettuati da parte della pubblica amministrazione; 6. i criteri per l’individuazione dei siti inquinati di interesse nazionale.

Gli indicatori: gli indici aggregati Sono stati elaborati fattori di classificazione dell’ecotossicità di alcune sostanze per ecosistemi terrestri (ECT), calcolati in base ai kg di terreno su kg di sostanza emessa. I valori di ECT per alcune sostanze sono riportati in tabella 11. I valori calcolati si riferiscono ad un suolo standard contenente 10% di sostanza organica e 25% di materiale argilloso.

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Disturbi da sorgenti di rumore Le cause: i fattori d’impatto I centri urbani sono i luoghi dove i cittadini vengono esposti maggiormente al rumore, le cui sorgenti sono riconducibili a due grandi categorie: le sorgenti fisse (insediamenti produttivi, attività terziarie, attività umane in genere) e le sorgenti mobili (traffico veicolare e ferroviario, operazioni di atterraggio, di decollo e di sorvolo, etc....).

Le conseguenze: i danni ambientali L'inquinamento acustico rappresenta un pericolo per la salute umana: tachicardia, variazioni della pressione arteriosa, e della capacità respiratoria, gastriti, nausea, alterazioni del campo visivo, sono alcune delle patologie riconducibili al rumore. Nella tabella seguente è riportata la scala delle lesività in soggetti umani. In base alle attuali conoscenze è emerso che gli effetti più manifestati dalle popolazioni esposte al rumore (specialmente dei mezzi di trasporto) possono essere raggruppati in: disturbo soggettivo globale (Annoyance); effetti comportamentali; effetti sul sonno. Non bisogna dimenticare che il rumore provoca alterazioni dell’assetto faunistico dell’area circostante la fonte sonora.

I rimedi: le politiche in atto Gli standard vigenti in Italia per l’inquinamento acustico, introdotti con il DPCM 14.11.97, prevedono 6 classi di azionamento acustico alle quali corrispondono altrettanti valori limite da rispettare nei due periodi di riferimento (diurno e notturno). Il programma d’azione della Comunità Europea definisce un obiettivo generale di tutela della popolazione dall’inquinamento acustico. Entro l’anno 2000 il programma prevede che siano conseguiti i seguenti obiettivi operativi, con riferimento al periodo notturno: l’esposizione della popolazione a livelli sonori eccedenti i 65 dB(A) deve essere eliminata; in nessun caso devono essere ammessi livelli sonori eccedenti gli 85 dB(A); la percentuale di popolazione esposta a livelli compresi fra 55 e 65 dB(A) non deve aumentare; alla popolazione esposta a livelli inferiori ai 55 dB(A) deve essere garantito il rispetto di tale soglia. Gli indicatori: gli indici aggregati Fatta eccezione per gli effetti sul sonno, per i quali è possibile una quantificazione anche attraverso test oggettivi (registrazione del tracciato EEG, dei movi menti oculari e dell’attività muscolare), per gli altri tipi di effetti la valutazione avviene attraverso le risposte, fornite da campioni significativi di popolazioni esposte al rumore, alle domande di appositi questionari. Le risposte fornite sono in genere afflitte da un certo grado di soggettività, cioè quella che potrebbe sembrare la causa principale del disturbo, ossia la variabile fisica (livello di rumore), non spiega da sola più del 25% della varianza del fenomeno studiato. La soggettività diminuisce quando gli studi mettono in correlazione il “disturbo medio” espresso da un gruppo di soggetti ed i livelli sonori. Da questi dati, o meglio dalla relazione esistente tra livello sonoro e percentuale di soggetti disturbati, è possibile individuare quelle soglie di rumore esterno causato da varie fonti, che divengono poi i limiti adottati ufficialmente dalle legislazioni dei vari paesi.

Tabella 12 SCALA DELLE LESIVITÀ di COSA e NICOSIA

Livello di pressione sonora dBA

Caratteristiche della fascia di l ivelli di pressione sonora

0-35 Rumore che non arreca fastidio né danno 36-65 Rumore fastidioso e molesto, che può disturbare il sonno ed il riposo 66-85 Rumore che disturba e affatica, capace di provocare danno psichico e neurovegetativo

e in alcuni casi danno uditivo 86-115 Rumore che produce danno psichico e neurovegetativo, che determina effetti specifici a

livello auricolare e che può indurre malattia psicosomatica 116-130 Rumore pericoloso: prevalgono gli effetti specifici su quelli neurovegetativi 131-150 e oltre

Rumore molto pericoloso: impossibile da sopportare senza adeguata protezione; insorgenza immediata o comunque molto rapida del danno

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Fastidi connessi ad emissione di odori Le cause: i fattori d’impatto Si può definire odore qualunque emanazione percepita attraverso il senso dell’olfatto. Le fonti di odore sono differenti e provengono da molti insediamenti produttivi e, principalmente, da impianti di smaltimento rifiuti e di trattamento delle acque di scarico. Le principali sostanze maleodoranti riscontrabili negli impianti di trattamento di reflui urbani e da altre fonti produttive sono costituite da composti solforati ed azotati, organici ed inorganici, e da alcune famiglie di composti organici, tipicamente acidi volatili, aldeidi e chetoni, la cui caratteristica comune è il basso grado di ossidazione.

Le conseguenze: i danni ambientali Il sistema olfattivo è estremamente complesso, essendo il risultato di interazioni, su diversi piani, fra neuroni, recettori primari e cervello che riconosce gli odori filtrandoli attraverso l’esperienza ed attraverso una serie di meccanismi di difesa messi in funzione, per esempio, dall’avvertimento di cattivi odori.

I rimedi: le politiche in atto -

Gli indicatori: gli indici aggregati Il meccanismo con cui le sostanze odorose stimolano i recettori olfattivi è ancora scarsamente conosciuto: sembra che vi sia una relazione tra sensibilità olfattiva e volatilità, solubilità nei liquidi e nell’acqua e grandezza molecolare delle sostanze chimiche. La soglia di percettibilità (minima concentrazione in grado di far percepire la sensazione dell’odore) è determinata tramite metodi olfattometrici ed è espressa come concentrazione minima di sostanza che una prefissata percentuale (di solito 50%) di membri di una giuria di persone riesce a distinguere da un bianco di riferimento. Tramite le stesse metodologie può essere determinata la soglia di riconoscimento, ovvero la minima concentrazione necessaria per identificare l’odore, che come tale, è superiore alla soglia di percettibilità. Correlato alla soglia di percettibilità è il numero di odore o TON (“threshold odour number”), che rappresenta il numero di diluizioni con aria pulita necessarie a ridurre la concentrazione della sostanza fino alla soglia di percettibilità stessa. In tab. 12 sono riportate le principali sostanze maleodoranti con le relative soglie di percettibilità.

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Tabella 1 – GWP dei principali gas serra

Sostanza GWP100 CO2 1 CH4 21 Nox 310 HFCs 140-11.700 PFCs 6.500-9.200 SF6 23.900 CFC-11 3.400 HCFC-22 1.600 HC-10 1.300 HALON-1301 4.900 CHCl3 25 CH2Cl2 15

Tabella 2 – Emissioni di CO2 equivalente in Italia, ripartite per fonte e per gas

CO2 CH4 N2O Totale Settore energetico 74,6 1,8 2,5 78,8 Processi industriali 4,2 0 1,1 5,3 Uso solventi 0,4 0 0 0,4 Agricoltura 0 3,3 4,3 7,6 Cambiamento uso suolo e foreste 2,1 0,7 1,2 4,0 Rifiuti 0,1 3,8 0 3,9 Totale 81,3 9,6 9,1 100

Fonte: Seconda Comunicazione Nazionale (1995)

Tabella 3 – ODP dei principali gas lesivi dello strato di ozono stratosferico

Sostanza ODP CFC-11, CFC-12 1,0 CFC-113 1,07 CFC-114 0,8 CFC-115 0,5 HCFC-22 0,055 HC-10 1,08 HALON-1301 16 Bromuro di metile 0,6

Tabella 4 – Riserve fisiche di risorse naturali disponibili nei prossimi 100 anni

Sostanza riserve UM Petrolio grezzo 123.559 Mton Gas naturale 109.326 109 mc Uranio 1.676.820 Ton Cadmio 0,535 Mton Rame 350 Mton Piombo 75 Mton Mercurio 0,005 Mton Nickel 54 Mton Stagno 4,26 long Mton Zinco 147 Mton

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Tabella 5 – Deforestazione ed aree protette

FORESTA (1995)

DEFORESTAZIONE ANNUA (media ’90-95)

AREE PROTETTE 1996

Territorio Foresta Migliaia Territorio % Kmq anno % di Kmq %

Paesi ad alto reddito 21 -11.564 -0,2 3.301 10,8 Italia 22 -58 -0,1 22 7,3 Europa (Unione Monetaria) 30 -1.880 -0,3 268 11,7 Est Asia e Pacifico 24 28.926 0,8 1.095 6,9 Europa e Asia Centrale 36 -5.798 -0,1 768 3,2 America Latina e Caraibi 45 57.766 0,6 1.456 7,3 Medio oriente e nord africa 1 800 0,9 242 2,2 Asia meridionale

16 1.316 0,2 213 4,5

Africa subsahariana 17 29.378 0,7 1.468 6,2 FONTE FAO, State of the World Forest 1997; World Bank, WDI 1999 Nota: I numeri negativi indicano un incremento della superficie forestata. Tabella 6 – AP delle principali sostanze causa delle piogge acide

Formula Sostanza AP SO2 Biossido di zolfo 1,00 NO Monossido di idrogeno 1,07 NO2 Biossido di azoto 0,70 NOx Ossidi di idrogeno 0,70 NH3 Ammoniaca 1,88 HCl Acido idrocloridrico 0,88 HF Acido fluoridrico 1,60

Tabella 7 – valori di NP per le principali sostanze eutrofizzanti

Formula Sostanza NP NO Monossido di idrogeno 0,20 NO2 Biossido di azoto 0,13 NOx Ossidi di idrogeno 0,13 NH4+ Ione ammonio 0,33 N Azoto 0,42 PO4

3- Fosfato 1,00 P Fosforo 3,06 COD Domanda chimica di ossigeno (come O2) 0,022

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Tabella 8 – Valori di POCP per alcune sostanze

Tabella 9 Produzione dei rifiuti speciali per tipologia produttiva nel 1996

Codice ISTAT

Attività Rifiuti prodotti (t)

90 Trattamento rifiuti e produzione acque 5.106.396 27-28 Produzione e trasformazione del metallo 3.035.977 23-24 Industria chimica-farmaceutica, raffinazione del petrolio, coke 2.650.769 26 Industria del vetro 1.998.018 15-16 Industria alimentare 1.608.899 50-55 Commercio, riparazioni, alberghi ristororanti 1.190.599 75-85 Pubblica amministrazione, istruzione, sanità 915.898 22 Industria legno, carta, stampa 862.314 17-19 Industria tessile, conciaria 834.338 29-33 Fabbricazione macchine, app. elettr. mecc., elettron., ottica 770.867 40-41 Produzione e distribuzione energia elettrica, gas acqua 765.401 36-37 Altre industrie manifatturiere 444.086 25 Industria della gomma e delle plastiche 399.484 34-35-60-64 Fabbricazione mezzi trasporto, trasporti e comunicazione 649.859 45 Costruzioni 346.584 Estrazioni minerali 297.053

Fonte: Dichiarazioni MUD 1997 con correzioni effettuate da Ecocerved.

Categoria Sostanza Fattore POCP Categoria Sostanza Fattore POCPAlcani valore medio 0,398 n-butilacetato 0,323

metano 0,007 iso-butilacetato 0,332etano 0,082 Olefine (Alcheni) valore medio 0,223propano 0,420 etilene 1,000n-butano 0,410 propilene 1,030iso-butano 0,315 1-butene 0,959n-pentano 0,408 2-butene 0,992iso-pentano 0,296 1-pentene 1,059

n-esano 0,421 2-pentene 0,930

2-metilpentano 0,524 2-metil-1-butene 0,7773-metilpentano 0,431 2-metil-2-butene 0,7792,2-dimetilbutano 0,251 3-metil-1-butene 0,8952,3-dimetilbutano 0,384 isobutene 0,643n-eptano 0,529 Acetileni valore medio 0,1682-metilesano 0,492 Aromatici valore medio 1,1683-metilesano 0,492 benzene 0,189n-octano 0,493 toluene 0,5632-metileptano 0,469 o-xilene 0,666n-nonano 0,469 m-xilene 0,9932-metiloctano 0,505 p-xilene 0,888n-decano 0,464 etilbenzene 0,5932-metilnonano 0,448 1,2,3-trimetilbenzene 1,170n-undecano 0,436 1,2,4-trimetilbenzene 1,200n-duodecano 0,412 1,2,5-trimetilbenzene 1,150

Idrocarburi Alogenati valore medio 0,021 o-etiltoluene 0,668cloruro di etilene 0,010 m-etiltoluene 0,794metilcloroformio 0,001 p-etiltoluene 0,725tricloroetilene 0,066 n-propilbenzene 0,492tetracloroetilene 0,005 i-propilbenzene 0,565

Alcooli valore medio 0,196 Aldeidi valore medio 0,443metanolo 0,123 formaldeide 0,421etanolo 0,268 acetaldeide 0,527

Chetoni valore medio 0,326 proprionaldeide 0,603acetone 0,178 butiraldeide 0,568metil-etilchetone 0,473 i-butiraldeide 0,631

Esteri valore medio 0,223 valeraldeide 0,686metilacetato 0,025 benzaldeide -0,334etilacetato 0,218 Idrocarburi valore medio 0,377isopropilacetato 0,215 Idrocarburi senza metano valore medio 0,416

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Tabella 10 – Fattori di ecotossicità acquatica per alcune sostanze

Formula Sostanza ECA As Arsenico 0,2 Cd Cadmio 200 Cr Cromo 1,0 Hg Mercurio 500 Zn Zinco 0,38 … C6H6 Benzene 0,029 C6Cl6 Esaclorobenzene 53 PCB-52 430 PCB-28 16 Idrocarburi policiclici aromatici (IPA) 2-160* Petrolio grezzo 0,05 Pesticidi 1-2000*

* range di variazione indicativo Tabella 11 – Fattori ecotossicità terrestre per alcune sostanze

Formula Sostanza ECT As Arsenico 3,6 Cd Cadmio 13 Cr Cromo 0,42 Hg Mercurio 29 Zn Zinco 2,6 … C6H5OH Fenolo 5,3 C6Cl6 Esaclorobenzene 0,2 2,3,7,8-TCDD (diossina) 1.400 Idrocarburi policiclici aromatici (IPA) 0,3-5,9* Idrocarburi alifatici non alogenati 0,1-6,3* Idrocarburi alifatici alogenati 0,24-250* Pesticidi 3,7-5000*

* range di variazione indicativo Tabella 12 – composti maleodoranti tipicamente riscontrabili in impianti di depurazione scarichi urbani

Classe Composto Sensazione olfattiva Soglia percettibilità (mg/Nmc)

Idrogeno solforato Uova marce 0,0001-0,03 Metilmercaptano Cavolo, aglio 0,0005-0,08 Etilmercaptano Cavolo marcio 0,0001-0,03 Dimetilsolfuro Legumi marci 0,0025-0,65 Dieti lsolfuro Fetido, aglio 0,0045-0,31

Composti solforati

Dimetildisolfuro Putrido 0,003-0,014 Ammoniaca Irritante 0,5-37 Metilammina Pesce marcio 0,021 Etilammina Irritante 0,005-0,83 Dimetilammina Pesce marcio 0,0047-0,16 Indolo Fecale, nauseabondo 0,0006 Scatolo Fecale, nauseabondo 0,0008-0,1

Composti azotati

Cadaverina Cibo in decomposizione - Acetico Aceto 0,025-6,5 Butirrico Burro rancido 0,0004-3

Acidi volatili

Valerico Sudore 0,0008-1,3 Formaldeide Acre 0,033-12 Acetaldeide Frutta, mele 0,04-1,8 Aldeide butirrica Rancido 0,013-15 Aldeide isovalerica Frutta, mele 0,072

Aldeidi e chetoni

Acetone Frutta dolce 1,1-240

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Ecogestione nel settore legno pag. 38

BOX 1: Ozono troposferico ed ozono stratosferico La concentrazione di ozono in atmosfera dipende fortemente dalla quota, con un massimo nella stratosfera ad un'altezza di circa 20 km. Sia per la diversità di funzioni nell'equilibrio planetario che per i diversi processi che ne governano il comportamento occorre distinguere tra ozono stratosferico e ozono troposferico. Ozono stratosferico. Ad un'altezza tra 10 e 25 km, nello strato detto "ozonosfera", la concentrazione di ozono è determinata dall’equilibrio tra i processi di produzione, alimentata dall'interazione della radiazione solare UV con l'ossigeno dell'aria, e di rimozione, innescata dall'alta reattività dell’ozono con i composti presenti in atmosfera. La concentrazione all'altezza di 20 km è dell'ordine di 400 mg/m3. In questo strato la vita media dell'ozono è di alcuni mesi e l'ozono si comporta come un costituente atmosferico pressoché stabile. Lo strato di ozono stratosferico svolge un ruolo fondamentale nell'attenuazione della radiazione UV dannosa per la biosfera. La presenza di composti in grado di rimuovere più velocemente l'ozono (es. i CFC) sposta l'equilibrio dinamico dell'ozono stratosferico verso valori più bassi della concentrazione, determinando un graduale assottigliamento dello strato di ozono. Questo fenomeno non si manifesta in modo uniforme su tutta la stratosfera ma presenta maggiore intensità in determinate aree, in particolare nella regione antartica, ed è noto come "buco dell'ozono". Ozono troposferico. L'ozono troposferico è il principale e più facilmente misurabile tracciante dello smog fotochimico o inquinamento da ozono. L'ozono troposferico è un inquinante secondario, ovvero non viene immesso direttamente nella troposfera. La concentrazione di ozono osservata al suolo risulta da un equilibrio dinamico che dipende in maniera complessa da molteplici fattori che portano alla produzione ed alla rimozione di ozono. Il principale processo di produzione è costituito da reazioni chimiche catalizzate dalla radiazione solare che coinvolgono altri inquinanti immessi direttamente nell'atmosfera (primari). Tali inquinanti primari vengono usualmente denominati precursori. La presenza di ozono di origine fotochimica è quindi indice del manifestarsi di fenomeni di inquinamento che coinvolgono ossidi di azoto (NOx) e composti organici volatili (COV) ed implicano la formazione nell'atmosfera di altre sostanze tossiche (ossidanti perossiacilnitrati, acido nitroso e perossido di idrogeno, e altri secondari quali aldeidi, acido formico, radicali liberi e particolato fine). L'evidenza visibile dello smog fotochimico è una leggera foschia di colore giallo-marrone.

BOX 2: Effetti ambientali legati ad attività di smaltimento/recupero rifiuti Discarica Il principale impatto è legato alla formazione di percolato causato dal dilavamento delle acque meteoriche sulla massa di rifiuti stoccati nel sito. La quantità di percolato prodotto dipende dalle disponibilità idriche (principalmente dalla piovosità dell’area dove si trova la discarica), caratteristiche della superficie di copertura della discarica e tipi di rifiuti (densità, contenuto d’acqua, pezzatura); la qualità del percolato dipende invece dalla natura del rifiuto e dalle condizioni in cui tale rifiuto viene smaltito. In genere un percolato di discarica contiene un elevato carico organico (sia come COD che come BOD), presenza variabile di composti dell’azoto, metalli (Fe, Mn e Zn in quantità significative), composti organici alogenati (AOX), microorganismi (batteri, virus, funghi). Il percolato è raccolto dalla rete di drenaggio della discarica ed avviato a smaltimento in impianti di depurazione acque (in alcune discariche una quota parte di percolato viene fatta ricircolare all’interno della massa di rifiuti stoccata). Il secondo fattore d’impatto per la discarica è costituito dalla formazione di biogas, anche questo influenzato dalla composizione merceologica del rifiuto, specialmente per la componente di carbonio organico contenuta. La composizione di riferimento è costituita per circa il 99,5% in volume da anidride carbonica e metano, praticamente in parti uguali; le restanti parti sono costituite da idrogeno (0,4%), e altri composti, quali idrocarburi alogenati, solfuri e idrogeno solforato (H2S), alcoli e chetoni, idrocarburi aromatici e terpeni. Il biogas viene di solito intercettato e combusto in apposite torce (con formazione di CO2, CO, NOx, SO2). Qualora il biogas intercettato venisse recuperato, la frazione di biogas recuperabile per usi energetici non supera di norma il 50% del totale di biogas prodotto, con rendimenti di conversione intorno a circa il 30-35%. In misura meno problematica la gestione di una discarica prevede comunque il consumo di combustibili utilizzati per la costipazione dei rifiuti e l’impiego di materiali inerti come ricopertura dei rifiuti stoccati giornalmente. Incenerimento L’impatto causato dalle emissioni atmosferiche è sicuramente il più rilevante per questa forma di smaltimento. Tra gli effetti ambientali non vanno sottovalutati comunque i quantitativi di scorie (residui presenti sul fondo della camera di combustione) e le ceneri volanti (trattenute dalle apparecchiature di depolverazione) e i residui derivanti dal controllo delle emissioni di gas acidi con sistemi sia a secco che di lavaggio ad umido. I residui prodotti dovranno essere comunque smaltiti in discarica (rifiuti solidi) o avviati ad impianti di depurazione (rifiuti liquidi). Da aggiungere inoltre i consumi di materiali (prodotti chimici) e della risorsa idrica, utilizzati per il trattamento dei fumi. I fumi generati dall’incenerimento dei rifiuti dipendono, in prima approssimazione, dalla composizione del rifiuto in entrata e dai parametri di combustione (oltre ovviamente dal sistema di incenerimento: forni a griglia, tamburo rotante, letto fluido, pirolisi, ecc.). Le emissioni in atmosfera dipendono dai sistemi di abbattimento adottati. Un effetto ambientale positivo potrebbe essere comunque costituito dal recupero energetico, che sfrutta il potere calorifico dei rifiuti per ricavare energia elettrica (ed eventualmente utilizzare anche il calore residuo). L’inceneritore con recupero energetico combinato (EE e calore) può essere concepito come una centrale di produzione energetica dove il combustibile alimentato è costituito dal rifiuto da smaltire. Il bilancio energetico positivo va comunque eseguito al netto dei consumi energetici interni. Impianti di depurazione I principali effetti ambientali di un impianto di depurazione sono la produzione di rifiuti e di reflui. I fanghi derivanti dal processo di depurazione generalmente vengono collocati in discarica e (solo in quantità minore) sono destinati a impianti di compostaggio per il loro recupero. Per quanto riguarda i reflui i principali impatti sono legati all’ecotossicità dei reflui scaricati in relazione al potere di eutrofizzazione (COD, composti azotati, fosfati) e di bioaccumulabilità (metalli pesanti, AOX) di alcuni composti comunque presenti nelle acque depurate e scaricate nei corpi idrici. Altri impatti sono: la produzione di anidride carbonica e di composti dell’azoto derivante dal processo depurativo; i consumi di energia elettrica relativi alla movimentazione dei reflui e specialmente alla loro ossigenazione e di combustibili per l’eventuale disidratazione dei fanghi; consumi di prodotti e additivi per i trattamenti chimico-fisici dei reflui, quali coagulazione (solfato di Al, cloruro ferrico, solfato ferrico e ferroso, calce), flocculazione (silice attivata, polielettroliti), disinfezione (ipoclorito di Na e di Ca). Selezione materiali riciclabili I consumi degli impianti di selezione dei materiali riciclabili sono essenzialmente limitati a consumi di energia elettrica (e relative emissioni). Le emissioni atmosferiche sono caratterizzate da polveri. In qualche caso risultano importanti i consumi di risorsa idrica nelle fasi di pretrattamento (lavaggio) e di selezione (differenziazione in base alla densità rispetto l’acqua). Raccolta e trasporto rifiuti L’impatto è relativo ai gas di scarico dei motori utilizzati per la movimentazione dei flussi di rifiuto dalle aree di raccolta a quelle di smaltimento. Le emissioni specifiche dipendono dal tipo di combustibile utilizzato, dalla densità del rifiuto trasportata e dal parco automezzi necessari per il servizio di raccolta.

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Ecogestione nel settore legno pag. 39

4. CRITERI PER LA REALIZZAZIONE DELL’ANALISI AMBIENTALE

INIZIALE Un’organizzazione che non possiede un proprio sistema di gestione ambientale, dovrebbe inizialmente stabilire la propria posizione in rapporto all’ambiente, effettuando un’analisi ambientale. L’obiettivo è di considerare tutti gli aspetti ambientali dell’organizzazione prima di stabilire il sistema di gestione ambientale. L’analisi ambientale comprende le seguenti quattro aree principali: a) prescrizione di legge e di regolamento (audit di conformità) b) identificazione degli aspetti ambientali significativi c) esame di tutte le procedure e le prassi esistenti in campo ambientale (valutazione s.g.a.) d) valutazione dell’esperienza derivante dall’analisi degli incidenti già accaduti (storia

ambientale) In ogni caso, l’organizzazione dovrebbe prendere in considerazione gli effetti ambientali derivanti o potenzialmente derivanti da: a) condizioni operative normali b) condizioni operative anormali (fermate, avviamenti, punte di produzione sia stagionali che

settimanali, gestione straordinaria) c) potenziali situazioni di emergenza (incidenti, infortuni, eventi calamitosi) d) attività pregresse, attuali e future e) modalità di utilizzo/smaltimento dei prodotti presso i clienti utilizzatori. Il procedimento di identificazione degli aspetti ambientali associati alle fasi del ciclo produttivo (ricevimento merci, verniciatura, ecc.) e alle attività collaterali (manutenzione, amministrazione, ecc.) dovrebbe considerare, dove appropriati, i seguenti aspetti ambientali: a) emissioni in atmosfera (controllate e non, diffuse e convogliate, compresi impianti

abbattimento) b) scarichi nei corpi idrici (controllati e non, compresi i relativi impianti di trattamento) c) gestione dei rifiuti (produzione, raccolta, stoccaggio temporaneo, smaltimento) d) contaminazione del suolo (sversamenti accidentali, ricadute effettive e potenziali) e) uso delle materie prime e delle risorse naturali (terreno, acqua, energia, combustibili e altre

risorse naturali) f) altri problemi locali e della comunità relativi all’ambiente (ecosistemi protetti, rumore,

paesaggio, odori, …). Durante l’analisi ambientale iniziale la procedura da seguire potrebbe essere la seguente: 1. raccolta dei dati generali relativi all’azienda ed inquadramento territoriale del sito/i dove

insistono gli effetti ambientali6 2. scomposizione dell’organizzazione in attività/fasi (sia con l’ausilio di un diagramma di flusso

che con una pianta dello stabilimento)7 3. individuazione dei flussi di massa, idrici ed energetici delle varie attività

dell’organizzazione/fasi del ciclo produttivo; a questa si affianca una raccolta dati sulle modalità di gestione di questi flussi8

4. individuazione degli aspetti ambientali legati all’attività/fase e dei relativi impatti9 5. valutazione dell’importanza degli impatti, estendendo la valutazione ai trasporti di materie

prime e ausiliarie, nonché del prodotto finito, ai consumi di risorse naturali e di energia durante l’uso del prodotto, le modalità di smaltimento a fine ciclo di vita del prodotto (significatività degli aspetti ambientali)10.

6 Informazioni generali sull’inquadramento territoriale possono essere raccolte presso le strutture pubbliche amministrative (Comune, Provincia, Regione di appartenenza) e di controllo (ARPAV). 7 Alcuni utili suggerimenti possono essere tratti dal presente manuale (capitolo 2). 8 E’ utile coinvolgere alcune persone con esperienze specifiche in campo ambientale e/o della sicurezza sia interne (responsabili funzione, capi reparto, direttore stabilimento) che esterne (assoc. categoria, consulenti). 9 Un valido aiuto sui principali impatti ambientali del ciclo produttivo del settore legno sono riportati nel capitolo 3. 10 Il tema è trattato nel dettaglio nel capitolo 6.

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5. CRITERIO DI VALUTAZIONE DEGLI ASPETTI AMBIENTALI

La fase successiva all’individuazione degli aspetti ambientali relativi alla lavorazione del legno effettuata in un certo sito da una determinata organizzazione è quella di valutare, cioè pesare nel modo più oggettivo possibile, il singolo aspetto ambientale per determinarne la significatività, cioè l’importanza che questo possiede rispetto agli altri aspetti individuati. Si presenta di seguito un metodo per valutare questi aspetti ambientali e individuare quelli significativi. Gli aspetti ambientali significativi costituiranno la base per determinare gli obiettivi ambientali e di conseguenza per implementare il sistema di gestione ambientale. Il sistema di valutazione, ovvero la traduzione di dati in giudizi, è un processo con aspetti analitici e sintetici. Il giudizio che viene dato sulla significatività di uno o più aspetti ambientali è la sintesi dell’applicazione di una serie di criteri parziali di varia natura (ambientale in primis, ma anche legati a considerazioni di natura legislativa, di comunicazione esterna e di carattere tecnico-economico). In questo caso si sceglie di valutare la significatività degli aspetti ambientali ricavati dall’analisi ambientale iniziale in maniera semi-qualitativa, per poi individuare una procedura che terrà conto di opportuni indicatori per quantificare la significatività dei propri aspetti. Nel metodo di seguito descritto i quattro criteri di valutazione degli aspetti ambientali sono:

• Rilevanza ambientale • Rispondenza ai requisiti di legge • Rapporti con le parti interessate • Adeguatezza tecnico-economica .

La rilevanza ambientale prende in considerazione la vastità, la severità, la probabilità di accadimento e la durata dell’impatto ambientale come conseguenza dell’aspetto considerato. Un ruolo importante gioca la vulnerabilità del sito in cui sono svolte le attività dell’organizzazione e la vicinanza di questo ad aree particolarmente sensibili. Per rispondenza ai requisiti di legge si intende la presenza di prescrizioni legislative relative all’aspetto/impatto ambientale considerato e lo scostamento da eventuali limiti di legge che regolano tale aspetto ambientale. Con il termine rapporti con parti interessate ci si riferisce al grado di accettabilità da parte di lavoratori, vicinato, terze parti in genere dell’aspetto/impatto ambientale in oggetto. L’accettabilità è funzione della rilevanza che alcuni aspetti possono suscitare nell’opinione pubblica a livello locale, nazionale ed internazionale. Il presente criterio affronta elementi legati all’immagine pubblica dell’organizzazione. L’adeguatezza tecnico-economica si riferisce alla possibilità di intervenire tecnicamente e di allocare investimenti per prevenire e/o limitare le conseguenze dell’aspetto ambientale. Nel prendere in considerazione questo criterio bisogna avere presente le tecnologie di intervento adottate in attività industriali simili e/o gli accorgimenti suggeriti da standard di buona condotta nazionali ed internazionali. Ogni criterio è classificato in base all’importanza relativa del singolo aspetto su una scala (a quattro livelli) che va da un valore minimo (-) a un valore massimo (+++). Per classificare ogni aspetto ambientale è stata stabilita una matrice di classificazione ottenuta dall’incrocio tra criteri di valutazione e classi di impatto.

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Ecogestione nel settore legno pag. 41

La matrice di classificazione è riportata di seguito:

Classe di impatto

Criteri di valutazione

-

+

++

+++

A Rilevanza ambientale

L’aspetto

considerato non produce sostanziali impatti ambientali

L’aspetto

considerato produce impatti ambientali da tenere sotto controllo

L’aspetto

considerato produce impatti ambientali di

tangibile entità

L’aspetto

considerato produce impatti ambientali di considerevole entità

B Rispondenza ai requisiti di legge

L’aspetto

considerato non è regolamentato da

norme di legge

Tutte le prescrizioni di legge applicabili

all’aspetto considerato sono

agevolmente rispettate

Alcune prescrizioni di

legge applicabili all’aspetto

considerato presentano problemi

nel rispettarle

Alcune prescrizioni di

legge applicabili all’aspetto

considerato non sono rispettate,

anche saltuariamente

C Rapporti con parti interessate

L’aspetto

considerato non costituisce motivo di

contenzioso né di interessamento

L’aspetto

considerato costituisce motivo di interessamento da

parte di soggetti interni e/o esterni

L’aspetto

considerato costituisce motivo di contenzioso da parte di soggetti interni e/o

esterni

L’aspetto

considerato costituisce motivo di conflittualità da parte di soggetti interni e/o

esterni

D Adeguatezza tecnico-economica

L’aspetto considerato non

risulta efficacemente migliorabile, visti gli standard di settore, mediante interventi economicamente

praticabili

L’aspetto considerato non

risulta efficacemente migliorabile, ma

risulta praticabile un suo controllo tecnico

e/o organizzativo

L’aspetto considerato risulta

efficacemente migliorabile, visti gli standard di settore, mediante interventi economicamente

praticabili

L’aspetto considerato risulta al

di sotto degli standard di settore

ed il suo miglioramento è raggiungibile con

interventi economicamente

Le classi di impatto definiscono il livello di priorità nello stabilire obiettivi e procedure del sistema di gestione ambientale, in accordo con la tabella seguente.

Classe di impatto - + ++ +++

Livello di priorità

Trascurabile, tenendone

traccia

Trascurabile, da tenere sotto

controllo

Da migliorare, nel medio-lungo

periodo

Da migliorare subito o nel

breve periodo Obiettivi No no si si Procedure No Eventuale

procedura di controllo

Si, da valutare si

L’aspetto ambientale per cui tutte le voci dei criteri della classe d’impatto minore (-) sono verificate non viene preso in considerazione nello sviluppo del sistema di gestione ambientale. Viceversa se almeno una delle voci a maggior impatto (+, ++ o +++) è verificata, tale aspetto è preso in considerazione con livelli di priorità diversi, che vanno dal semplice controllo (classe +) alla determinazione di obiettivi di miglioramento e procedure di attuazione diversificate in maniera temporale (classi ++ e +++). La mancanza di informazioni dettagliate per valutare un aspetto ambientale fa ricadere automaticamente l’aspetto nella classe a maggior impatto (+++).

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Per la valutazione del criterio più strettamente ambientale (A) si può ricorrere ad un vettore delle magnitudo, costruito sulla base di una tabella di stima delle caratteristiche dell’impatto conseguente all’aspetto preso in considerazione. La tabella del vettore delle magnitudo mostra gli intervalli di variazione di ciascun parametro (vastità, severità, probabilità accadimento e durata dell’impatto ambientale) ed i valori di magnitudo conseguenti (1, 2, 3 e 4). La valutazione considera ovviamente le particolarità legate al sito ed alle aree prospicenti.

Valori magnitudo

Criteri valutazione

4 3 2 1

Vastità impatto

Impatti su scala da continentale a globale

Impatti su scala da continentale a regionale

Impatti su scala da regionale a locale

Impatti relativi a zone interne e limitrofe al sito

Severità impatto

Cospicui danni diretti ad uomini ed ecosistema

Danni diretti ad ecosistema ed indiretti all’uomo

Danni limitati all’ecosistema

Danni limitati ad alcune componenti dell’ecosistema

Probabilità di accadimento impatto

Impatto legato ad attività che avvengono continuamente

Impatto legato ad attività che avvengono saltuariamente

Impatto legato ad attività che avvengono solo in casi particolari

Impatto legato ad attività che avvengono solo in casi eccezionali

Durata dell’impatto

Irreversibile Tempi di risanamento misurabili in una generazione umana

Tempi di risanamento misurabili da mesi a qualche anno

Tempi di risanamento misurabili da giorni a settimane

Nota: gli impatti positivi sono stati considerati pari a 0. Ogni aspetto ambientale sarà individuato da quattro valori la cui somma potrà variare da un minimo di 4 ad un massimo di 16. In base al punteggio raggiunto l’impatto ambientale sarà collocato nella tabella di classificazione (criterio A), come da tabella seguente. Punteggio da 4 a 5 da 6 a 8 da 9 a 12 da 13 a 16 Classe impatto - + ++ +++ A Rilevanza ambientale

L’aspetto

considerato non produce sostanziali impatti ambientali

L’aspetto

considerato produce impatti ambientali da tenere sotto controllo

L’aspetto

considerato produce impatti ambientali di

tangibile entità

L’aspetto

considerato produce impatti ambientali di considerevole entità

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6. LA POLITICA ED IL PROGRAMMA AMBIENTALE

Una volta individuati gli aspetti ambientali significativi, l’azienda deve fissare i propri obiettivi ambientali; gli obiettivi sono i risultati globali delle prestazioni ambientali che saranno enunciati nella politica ambientale. Per raggiungere questi obiettivi l’organizzazione dovrà: • mettere a punto dei programmi ambientali per raggiungere le prestazioni fissate • controllare l’andamento delle prestazioni con opportuni indicatori ambientali • elaborare ed applicare procedure gestionali che permettano di raggiungere gli obiettivi

ambientali. La politica ambientale deve includere almeno i seguenti obiettivi: 1. Introdurre e migliorare il Sistema di Gestione Ambientale dell’organizzazione 2. Impegno al miglioramento continuo e alla prevenzione dell’inquinamento 3. Impegno ad essere conforme alla legislazione e regolamentazione ambientale e agli altri

requisiti sottoscritti dall’organizzazione. La politica ambientale viene sviluppata tenendo conto dei seguenti aspetti: • Risultato dell’analisi ambientale iniziale • Prassi di buona gestione ambientale • Valori aziendali come i rapporti con i dipendenti, la comunità locale ed il pubblico in generale • La strategia dell’azienda, considerando la direzione intrapresa in ambito ambientale, le

opportunità ed i rischi, le risorse e le capacità interne • Eventuali dichiarazioni già esistenti dell’azienda su aspetti ambientali • Altre politiche già esistenti (qualità, salute e sicurezza) • I soggetti esterni “attenti” all’attività dell’azienda • La legislazione e regolamentazione ambientale • Standard nazionali o internazionali • Dichiarazioni generali di principi ambientali da parte governativa, organi pubblici locali,

associazioni di categoria che possono essere rilevanti per l’azienda • Altri codici sottoscritti dall’azienda • Esempi di dichiarazioni ambientali già pubblicate da aziende appartenenti allo stesso settore • Esempi di politiche ambientali pubblicati da altre aziende. La politica ambientale deve avere i seguenti requisiti: Requisito da soddisfare Documento di politica ambientale Scritta (concisa, linguaggio appropriato)

La politica ambientale è un documento di circa una facciata, comprensibile da tutte le parti potenzialmente interessate all’impatto ambientale dell’organizzazione.

Adottata e supportata dai vertici aziendali

Il documento di politica ambientale deve essere sottoscritto dalla direzione.

Integrata alla complessiva strategia aziendale

La politica dell’organizzazione in ambito ambientale deve essere parte integrante della complessiva strategia aziendale e deve essere recepita da tutta la struttura.

Compatibile con la natura e le dimensione degli effetti ambientali prodotti

La politica ambientale deve contenere i principi d’azione e le linee guida per la gestione ambientale stabiliti in base ai risultati dell’analisi ambientale iniziale.

Compatibile con altre politiche dell’azienda (qualità, sicurezza, ...)

I principi contenuti nella politica ambientale devono essere coerenti con altri principi già sottoscritti dalla direzione.

Rivista periodicamente alla luce dei risultati degli audit ambientali

Il documento di politica ambientale deve essere datato e deve essere prevista la data della successiva revisione.

Disponibile al pubblico e ai soggetti interni all’azienda

Il documento di politica ambientale deve essere diffuso e facilmente reperibile (vedi strumenti di diffusione).

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La diffusione della politica ambientale può avvenire attraverso i seguenti strumenti:

Diffusione interna all’organizzazione Diffusione esterna Invio della politica ai singoli responsabili Opuscoli aziendali

Inserimento nella periodica newsletter dell’azienda Report annuale

Discussione della politica ambientale nelle riunioni interne ai vari livelli

Dichiarazione ambientale

Affissione della politica ambientale nelle bacheche interne

Inserzioni pubblicitarie

Presentazione della politica ambientale in occasione di corsi formativi per nuovi assunti

Convegni, meeting

Inserimento nella busta paga Inserimento nella documentazione che accompagna il prodotto

La revisione della politica ambientale può essere fatta in seguito a: • Audit ambientale periodico: l’audit ambientale consente di evidenziare i punti di forza e

debolezza della gestione ambientale dell’organizzazione, fornendo le informazioni necessarie all’alta direzione per ridefinire una nuova politica e nuovi obiettivi e traguardi.

• Nuovi standard/regolamenti normativi in materia ambientale: l’entrata in vigore di nuove leggi ambientali o l’adesione a regolamenti e standard volontari può richiedere la revisione dei principi di politica ambientale che guidano la gestione ambientale dell’organizzazione.

• Variazioni delle condizioni di mercato: le variazioni di mercato possono significare nuove opportunità tecnologiche di interesse per la gestione ambientale, nuove esigenze provenienti dai propri clienti, nuove nicchie di mercato attente agli aspetti ambientali (per esempio prodotti eco-compatibili).

• Cambiamenti di prodotto/processo: eventuali cambiamenti nel processo di produzione e/o nel prodotto possono comportare l’insorgere di nuovi aspetti ed impatti ambientali che richiedono una revisione e aggiornamento dell’azione da attuare per contenere gli effetti sull’ambiente.

• Variazioni nella struttura societaria: dato che la politica ambientale è un documento voluto e sottoscritto dalla direzione aziendale, di fronte a cambiamenti di vertice è necessario prevedere un’eventuale revisione dei principi adottati per la gestione ambientale.

La politica ambientale dovrà essere tradotta in un programma ambientale attraverso il quale individuare le modalità operative e gestionali per realizzare gli obiettivi che l’organizzazione si è posta.

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Il programma ambientale potrà assumere la forma indicata nella tabella seguente.

Azioni di attuazione

Tempi Responsabile

Risorse umane interne ed esterne

Risorse finanziarie

Controllo Note

Individuazione prodotti vernicianti alternativi a quelli al solvente

Gen-feb 2001

Resp. ambientale dott. …

Team di lavoro comprendente: resp. ambientale, resp. sicurezza, capo reparto linea di verniciatura, esperto esterno

Interne: 10 ml ore/uomo Esterne: 5 ml consulenza

Direttore stabilimento

Valutazione delle singole alternative

Mar 2001 Resp. ambientale dott. …

Team di lavoro comprendente: resp. ambientale, resp. sicurezza, dir. stabilimento

Interne: 2 ml ore/uomo;

Direzione generale

Interventi su linea di verniciatura

Apr-mag-giu 2001

capo reparto linea

Capo reparto linea esperto settore ditta fornitrice dei prodotti

Interne: 10 ml ore/uomo; Esterne: 50 – 100 ml

Direttore stabilimento

in base ai risultati analisi alternative

Avviamento modifiche in linea

Giu. 2001 capo reparto linea

Capo reparto linea esperto settore ditta fornitrice dei prodotti

Interne: 10 ml ore/uomo; Esterne: 5 ml consulenza

Direttore stabilimento

Prove dei nuovi prodotti su piccoli lotti

Lug 2001 capo reparto linea

Addetti reparto linea Direttore stabilimento

Implementazione su scala industriale

Sett 2001 Direttore stabilimento

Tutta la struttura operativa

Direzione generale

Relazione finale

Nov 2001 Resp. ambientale dott. …

Direttore stabilimento

Direzione generale

Rientra nei compiti generali

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Alcuni principi di politica ambientale, obiettivi e programmi ambientali

per un’azienda del settore legno Principio di

politica ambientale Obiettivo Azione di programma Indicatore di controllo11

L’azienda si impegna a minimizzare l’impatto sulla qualità dell’aria

Riduzione della quantità e pericolosità delle emissioni in atmosfera

Utilizzo di prodotti vernicianti ad alto residuo secco e/o all’acqua Eliminazione delle sostanze appartenenti alle classi I e II (DM 21.7.90) Eliminazione sostanze cancerogene e teratogene

Kg SOV/mq verniciato Kg SOV cl.I/kg SOV Kg SOV cl.II/kg SOV Assenza frasi di rischio R.., R…, R…

L’azienda si impegna a preservare le risorse naturali rinnovabili e non rinnovabili

Riduzione dei consumi di energia elettrica del 15% su base annua

Esecuzione di un audit energetico sugli impianti e apparecchiature Valutazione fattibilità interventi di risparmio energetico

GJ / mc di materie prime in entrata (legno e suoi derivati)

Riduzione dei rifiuti prodotti del 10%

Valutazione opportunità di riduzione dei rifiuti prodotti (per esempio modificando il contratto di fornitura delle vernici, noleggiando gli stracci per la manutenzione e pulizia degli impianti, utilizzando cartucce e toner rigenerabili)

Kg rifiuti prodotti/mc materie prime lavorate

Aumento del 20% dei rifiuti avviati al recupero

Valutazione delle opportunità di recupero dei rifiuti prodotti Organizzazione raccolta differenziata interna dei rifiuti e avvio al recupero

Kg rifiuti recuperati/kg rifiuti totali

L’azienda si impegna ad ottimizzare la gestione complessiva dei rifiuti, riducendo per quanto possibile la quantità prodotta, valutando le opportunità di recupero disponibili e garantendo condizioni di deposito e trasporto in sicurezza per l’ambiente

Riduzione del rischio di contaminazione del suolo

Messa in sicurezza dei rifiuti pericolosi e non pericolosi, predisponendo luoghi adatti per il loro deposito, garantendo sistemi di copertura e di contenimento atti a prevenire qualsiasi sversamento sul suolo e sottosuolo

Si/no

11 Vedi capitolo 7 sugli indicatori ambientali.

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Ecogestione nel settore legno pag. 47

7. GLI INDICATORI AMBIENTALI

L’efficacia dell’implementazione del sistema di gestione ambientale in un’impresa del settore legno può essere valutata attraverso l’utilizzo di appropriati dati numerici attinenti ad una specifica attività produttiva e al contesto in cui essa opera, denominati indicatori ambientali. Essi consentono di ottenere tutte quelle informazioni qualitative e quantitative indispensabili alla individuazione dei punti di debolezza e di forza aziendali, alla successiva pianificazione di obiettivi per escogitare una più appropriata strategia di intervento rivolta alla salvaguardia ambientale, ed infine al miglioramento nel tempo, tramite un processo iterativo, del rendimento e dell’efficacia dell’attività di un’impresa. È necessario che gli indicatori ambientali soddisfino i seguenti requisiti: • siano obiettivi cioè indipendenti dall'opinione personale del verificatore • siano dimostrabili, ovvero supportati da un’idonea documentazione • siano quantificabili tali cioè da permettere la perfetta gestione ambientale ed economica

raggiungibile solo se esistono dei precisi obiettivi aziendali definiti e quantificabili • siano comprensibili e significativi cioè di facile lettura permettendo di rappresentare i dati in

modo conciso e semplice fornendo una corretta rappresentazione dei fenomeni per tutto lo staff di un’azienda evitando ambigue interpretazioni

• siano comparabili ed omogenei tali da consentire un confronto non solo dal paragone di dati ottenuti all'interno della stessa compagnia ma anche tra differenti realtà aziendali che operano nello stesso settore (benchmarking)

• siano definiti nel tempo per individuare la loro validità nei tempi prefissati (sono generalmente costruiti considerando l’anno solare come riferimento).

All’interno dell’azienda è inoltre richiesta la collaborazione di un apposito team per valutare in modo appropriato i tre principali aspetti delle problematiche riguardanti l’impatto ambientale riassumibili come segue: A indicatori di performance ambientale prevedono l’analisi preliminare e di base di tutti i materiali che entrano (es. materie prime ed energia) e che escono (es. prodotti finiti e rifiuti compreso il consumo totale di energia, di acqua, di scarichi ecc.). B indicatori di gestione ambientale sono riferiti alla gestione del processo produttivo messo in atto che deve essere effettuata minimizzando l’impatto ambientale e tenendo in considerazione la salute e la sicurezza del luogo di lavoro per tutti i lavoratori appartenenti alla stessa impresa. C indicatori di stato ambientale descrivono la qualità dell’ambiente che circonda un’azienda. Tali indicatori e i relativi obiettivi possono essere valutati considerando come riferimento gli indicatori ambientali di dominio pubblico (es. acqua, terra, flora, fauna, qualità dell’aria ecc).

Le unità di misura degli indicatori ambientali possono essere relative ed assolute; si tratta in realtà di due modi differenti di valutare lo stesso problema che vengono generalmente tenuti contemporaneamente in considerazione per una valutazione obiettiva. Gli indicatori assoluti sono il riflesso complessivo degli impatti ambientali (esprimono il consumo di risorse e le sostanze emesse da un’azienda), vengono in genere esaminati per periodi di tempo su base mensile e/o annua. Gli indicatori relativi dimostrano l’impatto ambientale relazionato alla grandezza di un’azienda ed alla sua capacità produttiva consentendo di valutare l’efficienza ambientale in riferimento allo sviluppo della produzione. Mentre gli indicatori assoluti descrivono l’estensione dell’inquinamento ambientale, gli indicatori relativi dimostrano se le misure ambientali adottate producono o meno miglioramenti efficienti.

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A

GLI INDICATORI DI PERFORMANCE AMBIENTALE B

INDICATORI DI GESTIONE AMBIENTALE C

INDICATORI DI STATO AMBIENTALE Si suddividono in INDICATORI DELLE MATERIE PRIME E DELL’ENERGIA sia in entrata (materie prime, energia, ed acqua) che in uscita (rifiuti, emissioni di aria, emissioni di acqua di scarico, prodotto finito) e in INDICATORI DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI. A1 INDIC. DELLE MATERIE PRIME E DELL’ENERGIA Gli indicatori di input permettono di monitorare i flussi delle principali materie prime (o le più impattanti per l’ambiente), l’acqua e l’energia. Tra gli obiettivi di questo tipo di indicatori: • uso efficiente di materie prime, acqua ed energia • riduzione dei costi di produzione riducendo i consumi • riduzione dei rifiuti e delle emissioni attraverso interventi

di protezione ambientale • sviluppo di prodotti ambientalmente più sicuri. Gli indicatori di output, oltre a monitorare i flussi in uscita,

possono essere utilizzati per verificare gli effetti ambientali connessi a questi aspetti. I loro obiettivi sono:

• identificazione delle principali fonti di emissione • ridurre i flussi e quindi i costi relativi alle emissioni

prodotte • ottimizzare i prodotti dal punto di vista ambientale • ridurre l’impatto ambientale locale. Alcuni indicatori di performance delle materie prime ed energia sia in entrata che in uscita utilizzabili dal settore legno sono riportati nelle tabelle A1 a fine capitolo. A2 INDIC. DI INFRASTRUTTURE E DI TRASPORTO Gli indicatori di infrastrutture e di trasporto si riferiscono all’impatto ambientale dovuto all’attrezzatura di fabbrica (impianti e macchinari) e alla logistica della produzione. Il loro utilizzo permette di raggiungere i seguenti obiettivi: • efficiente utilizzo ambientale degli impianti e dello

spazio di produzione • ottimizzazione delle logistiche dei trasporti e dei costi • sondaggio degli impatti ambientali locali. Alcuni indicatori di performance di infrastrutture e di trasporto utilizzabili dal settore legno sono riportati nelle tabelle A2 a fine capitolo.

Gli indicatori di gestione ambientale illustrano gli sforzi gestionali per ridurre l’impatto ambientale di un’impresa. I loro obiettivi sono: • misurare fino a che punto gli aspetti ambientali sono

integrati con le attività d'affari • rivelare i legami tra gli impatti ambientali e le attività

gestionali ambientali • valutare lo stato di implementazione • controllare e monitorare le politiche ambientali • permettere l’integrazione degli aspetti di costo

ambientale nella gestione ambientale. Le attività di gestione ambientale possono essere descritte e valutate sotto differenti punti di vista. I principali aspetti sono: lo stato di implementazione delle politiche ambientali; il sistema di gestione ambientale; la descrizione degli aspetti di costo dell’efficienza ambientale; la proposta di obiettivi interni e la regolamentazione legale. Gli indicatori di gestione ambientale si possono riferire ad aree funzionali individuali come il confezionamento, lo sviluppo di prodotto, le comunicazioni, la formazione, la salute e la sicurezza dei lavoratori. Le aziende possono scegliere differenti punti di riferimento a seconda della loro attività produttiva e dell'importanza degli specifici punti di riferimento per l'azienda stessa. Gli indicatori di gestione ambientale si dividono in: B1 GLI INDICATORI DI SISTEMA Si possono suddividere in indicatori:

• DI IMPLEMENTAZIONE DEL SGA • DI CONFORMITA’ AMBIENTALE • DI COSTI AMBIENTALI

B2 INDICATORI DI AREE FUNZIONALI Essi si dividono in indicatori di:

• STAFF E DI FORMAZIONE • SALUTE E DI SICUREZZA • ACQUISTO • COMUNICAZIONE ESTERNA

Alcuni esempi sono riportati nelle tabelle B1 e B2 a fine capitolo.

Lo stato dell’ambiente, cioè la situazione delle acque, del suolo, dell’aria nel territorio in cui insiste l’impresa è, tra gli altri fattori, influenzata dai flussi in entrata ed in uscita dall’impresa. Le condizioni ambientali sono valutate e misurate da istituzioni pubbliche, utilizzando indicatori ambientali pubblici a livello locale, regionale, nazionale e globale. Questi indicatori pubblici sono utili anche come dati di confronto per un’impresa che vuole rilevare il proprio impatto ambientale. Tali indicatori pubblici possono per esempio essere dedotti da pubblicazioni dell’ANPA, dell’Unione Europea, dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OECD). Un’impresa deve determinare direttamente gli indicatori di stato ambientale se essa ha un notevole impatto ambientale (es. aeroporto). Tale determinazione permette di:

• intuire i legami tra l’impatto ambientale dell’impresa e le condizioni ambientali dell’area in cui insiste

• monitorare la situazione ambientale locale • dimostrare e riportare gli interventi preventivi

specifici e i miglioramenti delle condizioni ambientali.

L’impatto diretto con l’ambiente non deve comunque essere necessariamente misurato. Aziende senza un drammatico impatto ambientale non sono obbligate a stabilire i loro personali indicatori di stato ambientale, ma possono valutare la presenza di inquinanti specifici nelle acque, nell’aria o nel suolo utilizzando dati pubblicati da enti pubblici o istituti di ricerca riconosciuti. Per le aziende del legno gli indicatori di stato che potrebbero essere utilizzati sono:

• formazione di smog fotochimico provocato dall’emissione di SOV in fase di verniciatura

• rifiuti prodotti e destinati a discarica di bacino • ecc.

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Nel presente lavoro viene approfondita la categoria di indicatori di performance ambientale, cercando di focalizzare l’attenzione sul settore legno. Gli indicatori riportati sono frutto di esperienze maturate in piccole e medie imprese del Veneto con cicli produttivi sia completi (intera filiera della materia prima legno fino al prodotto finale) che molto settoriali (verniciatura, lavorazione legno grezzo, finitura pannelli, ecc.). Le categorie di indicatori calcolati si riferiscono alle principali problematiche ambientali del settore legno e riferite ai seguenti fattori d’impatto:

• produzione di rifiuti • emissioni in atmosfera di sostanze organiche volatili • consumi di energia • consumo di materia prima legnosa.

A queste categorie è stato aggiunto anche un indicatore sui consumi di acqua, dato che si tratta di informazioni facilmente reperibili e spesso poco monitorate (il costo dell’acqua non è sicuramente tra i più significativi).

La produzione di rifiuti

Gli indicatori di efficienza ambientale proposti sono:

• Produzione totale di rifiuti / mc materia prima12 • Produzione di rifiuti non legnosi / mc materia prima • Rifiuti non legnosi recuperati / rifiuti non legnosi prodotti • Rifiuti pericolosi / rifiuti totali prodotti.

Indicatore – Produzione totale di rifiuti

Rifiuti prodotti /materia prima in entrata (Kg / mc)

Indicatore = ∑i rifiuto prodotto (i) (kg) / ∑ materia prima in entrata (mc) con i = codice rifiuto

In questo caso il totale di rifiuti prodotti è stato rapportato al consumo di materia prima corrispondente allo stesso anno. Indicatore – Produzione di rifiuti non legnosi

Rifiuti non legnosi /materia prima in entrata (Kg / mc)

Indicatore = ∑i rifiuto non legnosi (i) (kg) / ∑ materia prima in entrata (mc) con i = codice rifiuto

12 L’impresa quando dovrà calcolare gli indicatori potrà utilizzare come unità di riferimento sia il mq che il mc di materia prima legnosa in entrata al ciclo produttivo di lavorazione; questa scelta è condizionata dal sistema di contabilità ambientale messo in atto dall’impresa, a sua volta legato al tipo di lavorazione effettuata. Per quanto riguarda gli indicatori relativi alle emissioni di SOV la scelta del mq è obbligata, poiché tali emissioni sono associate alla fase di verniciatura ovviamente applicata su una superficie di legno da trattare.

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Questo indicatore è costruito escludendo dal quantitativo di rifiuti complessivamente dichiarato nel MUD (numeratore) i rifiuti legnosi (per es.: scarti di rasatura, taglio di impiallacciature, legno deteriorato; segatura), quindi rapportando il valore calcolato alla quantità di materia prima in entrata (mc). Indicatore – Rifiuti non legnosi recuperati

Rifiuti non legnosi recuperati / rifiuti non legnosi (%)

Indicatore = ∑i rifiuto non legnoso recuperato (i) (kg) / ∑i rifiuto non legnoso (i) (kg) con i = codice rifiuto

Con questo indicatore si calcola la percentuale di scarti destinati al recupero sul totale di rifiuti non legnosi prodotti dall’azienda. Indicatore – Pericolosità rifiuti prodotti

Rifiuti pericolosi / rifiuti totali (%)

Indicatore = ∑i rifiuto pericoloso (i) (kg) / ∑i rifiuto totale (i) (kg) con i = codice rifiuto

Con questo indicatore si calcola la percentuale di rifiuti classificati come pericolosi sul totale di rifiuti prodotti dall’azienda.

Consumi e scarichi idrici

L’unico indicatore di efficienza ambientale proposto è il consumo di risorsa idrica rapportato al numero di addetti. Indicatore – Consumo di risorsa idrica

Acqua / n. addetti (mc / addetto)

Indicatore = ∑ consumo idrico (i) (mc) / ∑i addetti con i = sito di produzione

L’indicatore viene calcolato rapportando il consumo annuale di acqua al numero di addetti presenti nella struttura (nell’unità di tempo considerata: anno, mese, …).

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Consumi di energia elettrica e combustibili fossili

L’indicatore che si calcola per i consumi energetici considera tutte le fonti impiegate, sia energia elettrica che combustibili fossili, utilizzando come unità di riferimento il joule (J) e suoi multipli.

Consumi energetici

Gj / mc in entrata

Per poter confrontare le diverse forme di energia nei bilanci energetici è necessario unificare le differenti unità di misura. Come unità di riferimento si considera l'unità di misura del Sistema Internazionale (SI): il joule (J). Tutte le forme di energia vanno convertite in base alla constatazione che ogni combustibile13 è caratterizzato dal possedere un "potere calorifico", cioè dalla quantità di calore che si otterrebbe bruciandone completamente 1 Kg oppure 1 mc. I fattori di conversione dei combustibili sono riportati nella tabella 1. Per quanto riguarda l’energia elettrica il fattore di conversione è di circa 9,5 MJ (=106 Joule ) per chilowattora14. Tabella 1 - Fattori di conversione dei combustibili

Combustibile Potere calorifico inferiore

[MJ/kg] [MJ/l]

petrolio 41,86 33,22 gasolio 42,34 35,58 GPL 58,35 34,33 benzina 50,23 35,88 metano 0,062 0,034 olio ATZ 40,19 - olio BTZ 40,19 - olio combust. 41,02 - legna da ardere 31,40 carbon fossile 30,98 carbone legna 31,40 antracite 29,30 lignite 10,47 coke da gas 52,33

13 Naturalmente per chi utilizza il legno di scarto come combustibile va comunque calcolato il potere calorifico dello stesso, alla stregua degli altri combustibili. 14 In bassa tensione e con un fattore di efficienza dell’energia elettrica per il sistema italiano pari a 0,38.

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Le emissioni in atmosfera nella fase di verniciatura

Per una valutazione sintetica dei rilasci in atmosfera di sostanze inquinanti sono stati scelti degli indicatori associati alle principali problematiche del ciclo produttivo del settore legno legate soprattutto alla fase di verniciatura e, più in dettaglio, all’uso di solventi organici. I dati necessari per calcolare questi indicatori sono riportati nel riquadro posto alla fine del capitolo. Gli indicatori di efficienza ambientale proposti sono:

• Emissioni potenziali di SOV in atmosfera / mq verniciati • Classe di pericolosità dei solventi (%) • Potenziale smog fotochimico prodotto / mq verniciati • Utilizzo di prodotti vernicianti pericolosi per l’uomo e l’ambiente.

Indicatore - Emissioni potenziali di SOV in atmosfera

SOV(kg) / m2

Indicatore = ∑i (Prodotto verniciante (kg) x %SOV non polimerizzabili) / superficie in entrata (mq) con i = prodotto verniciante

La significatività delle sostanze organiche volatili impiegate per la fase di verniciatura dei pezzi giustifica la costruzione di questo indicatore sui SOV complessivamente emessi, rapportati ai m² in entrata nell’azienda. Nell’ipotesi che non sia presente un sistema di abbattimento dei solventi, il quantitativo complessivo si calcola partendo dai consumi dedotti dai cicli di verniciatura (inclusi i diluenti, i catalizzatori, gli additivi vari), considerando solo la percentuale di sostanze volatili in essi contenute (generalmente questa informazione è disponibile all’interno delle schede di sicurezza dei prodotti), limitatamente alla parte non polimerizzabile. Indicatore - Classe di pericolosità dei solventi

% classe di pericolosità (I, II, III, IV, V) dei solventi utilizzati

Emissione di SOV classe i (%) = ∑iSOV classe i (kg) / ∑SOV totali (kg) *100 con i = classe I, II, III, IV, V

Questo indicatore si riferisce alla pericolosità dei solventi per l’uomo e per l’ambiente, in base alla classificazione riportata nella tabella D del D.M. 12.07.90 «Linee guida per il contenimento delle emissioni inquinanti degli impianti industriali e la fissazione dei valori minimi di emissioni», da cui scaturiscono i limiti che le aziende devono rispettare in termini di emissioni in atmosfera. Le classi di riferimento sono in ordine decrescente di pericolosità (dalla prima alla quinta), mentre i solventi non citati nel Decreto sono da assimilare alla classe peggiore (I). Il calcolo della percentuale di solventi per ogni classe di pericolosità è stato così ottenuto:

Emissione di SOV classe i (%) = ∑iSOV classe i (kg) / ∑SOV totali (kg) *100 con i = classe I, II, III, IV, V

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Indicatore - Potenziale smog fotochimico

Ossidante fotochimico (kg) / m2

indicatore = ∑i (emissioni in aria di SOV i (kg) * POCPi) / ∑ mq verniciati con i = sostanza organica volatile

Per la valutazione del contributo dei composti organici volatili (SOV) alla formazione di ozono troposferico, come indice di rischio di smog fotochimico, viene spesso utilizzata l’unità di misura denominata POCP (Photochemical Ozone Creation Potential). Il POCP di un’emissione è calcolato come riportato nel capitolo relativo agli effetti ambientali. La formazione di ossidante fotochimico (ossia l’emissione di etilene equivalente, espressa in kg) viene calcolata con la seguente espressione:

formazione di ossidante fotochimico (kg) = ∑i (emissioni in aria di SOV i (kg) * POCPi)

Il calcolo delle emissioni diffuse di SOV risultanti dall’applicazione di prodotti vernicianti (vernice, smalti e pitture) si ottiene incrociando i dati di consumo di questi prodotti con la loro composizione chimica (relativa ai soli composti organici volatili che costituiscono i solventi organici)15. Indicatore – Utilizzo di prodotti vernicianti pericolosi nell’ambiente di lavoro

presenza/assenza sostanze cancerogene/teratogene

e sostanze nocive all’ecosistema

La volontà di premiare le aziende che selezionano i prodotti vernicianti anche sulla base della loro pericolosità per chi poi li utilizza, giustifica l’inserimento di questo ultimo indicatore basato sulla classificazione delle sostanze pericolose in base al D.M. Sanità 20/12/89 (G.U. N. 38 del 15/02/90), successivamente aggiornato con le direttive CEE 91/325 e 91/326. L’obiettivo minimo che un’azienda dovrebbe porsi è di eliminare completamente le sostanze cancerogene e teratogene e comunque quelle sostanze che possono avere effetti sull’uomo irreversibili, e le sostanze dannose per l’ambiente. Queste sostanze possono essere individuate attraverso la frase di rischio che, in base al Decreto, è loro associata e di cui si riporta l’elenco alla fine di questo capitolo. In allegato alle Linee Guida sono riportate due tabelle che sintetizzano le caratteristiche medie dei prodotti vernicianti ed i solventi più utilizzati nel settore legno.

15 Ovviamente, questo calcolo può comportare una sovrastima delle emissioni di SOV in atmosfera, in particolar modo nel caso in cui l’applicazione dei prodotti vernicianti venga fatta in cabine di verniciatura a velo d’acqua, dove probabilmente parte dei solventi verrà depositata nei reflui della cabina. Nel caso in cui l’azienda non disponga di altri sistemi di abbattimento dei solventi (fatta quindi eccezione per le cabine di verniciatura a velo d’acqua) si assume che tutte le emissioni di SOV abbiano un impatto sulla qualità dell’aria, escludendo gli effetti dovuti al peggioramento della qualità delle acque (utilizzate per l’abbattimento); i quantitativi di SOV totali così ottenuti possono comunque essere considerati una stima valida dei SOV complessivamente emessi in atmosfera.

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TABELLE INDICATORI AMBIENTALI

A1 INDICATORI DELLE MATERIE PRIME E DELL’ENERGIA

ESEMPI DI INDICATORI AMBIENTALI DELLE MATERIE PRIME INDICATORE UNITÀ DI MISURA

Consumo totale di materiale tonnellate (t) Efficienza delle materie prime (tonnellate di materie prime) / (prodotto finito in t) Quantità totale di imballaggio tonnellate

Proporzione di imballaggio sul prodotto (tonnellate di imballaggio) / (prodotto finito in t) Percentuale di imballaggio riciclabile (t di imballaggio riciclabile)/(imballaggio totale t)

Varietà di sostanze tossiche numero Materiale pericoloso Kg

Percentuale di materie prime rinnovabili (Materie prime rinn. in t )/ (consumo di mat. prima in t ) Materiali ambientali rinnovabili Kg

Materiali ambientali alternativi di sicurezza Kg Costo delle materie prime £

Costo di imballaggio £ Costo specifici di imballaggio Costo di imballaggio / prodotto in uscita

ESEMPI DI INDICATORI AMBIENTALI DELL'ENERGIA

INDICATORE UNITÀ DI MISURA Consumo totale di energia KWh

Consumo specifico di energia (Consumo totale di energia KWh)/ unità di prodotto Percentuale di sorgente energetica (consumo per sorg. di en. in KWh) / consumo en. tot

Intensità energetica Energia cons. in un prodotto / consumo tot % di sorgenti di energia rinnovabile (consumo en. rinnovabile in MJ / consumo en. Tot

Costi totale di energia £ Costo energetico specifico Costo tot. dell'en./costi tot. di prodotto

Costo en. specifico su sorgente di energia Costo per sorg. di energia/consumo per sorg. di energia

ESEMPI DI INDICATORI AMBIENTALI DI ACQUA

INDICATORE UNITÀ DI MISURA Consumo totale di acqua M3

% di tipo di acqua (Consumo per tipo di acqua)/ consumo totale

Consumo specifico di acqua (cons. di acqua in m3) / prodotto in uscita Intensità di acqua Acqua cons. in un processo/consumo tot. di acqua

Costi assoluti £ Costo specifico dell'acqua £/m³

Costo idrico specifico Costo tot. dell'acqua/costo tot di produzione Costo specifico per qualità di acqua Costo per tipo di acqua/consumo per tipo di acqua

ESEMPI DI INDICATORI DELLE EMISSIONI

INDICATORE UNITÀ DI MISURA Quantità di aria emessa m3

Carico di emissioni di aria NOx CO2 SO2 SOV

Carico di emissioni di aria per unità di prodotto Quantità totale di aria emessa in Kg/Prodotto in uscita Costo per purificare l'aria £

Costo specifico per purificare l'aria £

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Ecogestione nel settore legno pag. 55

ESEMPI DI INDICATORI DEI RIFIUTI

INDICATORE UNITÀ DI MISURA

Quantità totale di rifiuto tonn Quantità specifica di rifiuto (tipo di rifiuto in t)/(prodotti in uscita)

Rifiuto riciclabile Rifiuto assoluto riciclabile in t Rifiuto non riciclabile Rifiuto assoluto non riciclabile in t % di rifiuto riciclabile Quantità di rifiuto riciclabile in t/quantità di rifiuto totale

% di rifiuto non riciclabile Quant. di rifiuto non riciclabile in t/quant. di rifiuto totale Quantità di rifiuto tossico nocivo tonn

% di rifiuto tossico nocivo Quantità di rifiuto tossico in t/quantità totale di rifiuto Costi dei rifiuti £

% Costi specifici dei rifiuti Costo totale dei rifiuti/costi totali di produzione

ESEMPI DI INDICATORI DELLE ACQUE REFLUE

INDICATORE UNITÀ DI MISURA Quantità totale di acque reflue m3

Quantità di acqua di scarico non inquinata m3

Quantità totale di acque reflue Quantità tot di acque reflue in m3/Prod in uscita in tonn Quantità specifica di acque reflue m3

Quantità totale di sostanze conformi alla normativa Kg Inquinamento assoluto (P, N, metalli pesanti) Kg

Carico specifico di inquinanti Quantità di inquinante in Kg/Prodotto in uscita in t Concentrazione di sostanze inquinanti nelle acque di

scarico Inquinanti in Kg/ quantità di acque di scarico in m3

Costi assoluti delle acque di scarico £

% Costi specifici delle acque di scarico Costo tot del rifiuto in £/costi tot di produzione in £

ESEMPI DI INDICATORI DI PRODOTTO

INDICATORE UNITÀ DI MISURA % di prodotto con un contrassegno ambientale Quantità di prodotto con contrassegno ambientale/

quantità totale di prodotto finito

% di prodotto ricavato da materie prime riutilizzabili prodotto ricavato da materie prime riutilizzabili / quantità totale di prodotto

% di prodotto da materiali riciclabili prodotto ricavato da materiali riciclabili / quantità totale di prodotto

Percentuale di imballaggi riciclabili Quantità di imballaggi riciclabili in t/quantità totale di prodotto in t

Percentuale di imballaggio sul prodotto Quantità di imballaggi in t/quantità totale di prodotto in tonn

Rendita dall’ecoprodotto £ Percentuale di rendita dall’ecoprodotto Rendita dall’ecoprodotto in £ / rendita totale in £

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Ecogestione nel settore legno pag. 56

A2 INDICATORI DI INFRASTRUTTURE E DI TRASPORTO

ESEMPI DI INDICATORI DI INFRASTRUTTURE

INDICATORE UNITÀ’ DI MISURA Percentuale di attrezzature con un efficiente impatto

ambientale attrezzature con un efficiente impatto

ambientale/numero totale di macchine Incidenti pericolosi numero di incidenti gravi riportati

Disponibilità di macchinari Media di disponibilità in ore/possibile disponibilità in ore

Attrezzatura approvata per quanto riguarda l’impatto ambientale e la sicurezza

Attrezzatura esaminata / attrezzatura totale

Percentuale di area protetta Area protetta in m2/area totale in m2 Percentuale di area verde Area verde in m2/area totale in m2

ESEMPI DI INDICATORI DEI TRASPORTI

INDICATORE UNITÀ DI MISURA Volume assoluto di merce trasportata in tonn o in tonn per Km

Percentuale di mezzi di trasporto Quantità di mezzi trasportati in tonn/quantità totale Intensità di trasporto quantità di merce trasportata in tonn/ prodotto in uscita

Totale di merci trasportate pericolose Numero Percentuale di mezzi di trasporto di sostanze

pericolose Numero di trasporti per mezzo di trasporto/numero

totale di trasporto Viaggi di affari Km

Viaggi di affari per impiego Viaggi di affari in Km/numero di dipendenti Mezzi di trasporto per viaggi di affari Viaggi di affari in Km/volume totale di trasporto in Km

Traffico pendolare Passeggeri per Km Traffico pendolare per impiego Traffico pendolare/numero di dipendenti

Traffico pendolare per mezzi di trasporto Traffico pendolare in Km/volume totale di trasporto in Km

B1 GLI INDICATORI DI SISTEMA

ESEMPI DI INDICATORI DELL’IMPLEMENTAZIONE DEL SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTALE

INDICATORE UNITÀ DI MISURA

Siti con un sistema di indicatori ambientali numero Siti con programmi ambientali numero

Siti con sistemi di gestione ambientale in accordo con la regolamentazione EMAS e la normativa ISO 14000

numero

Verifiche ambientali condotte numero Deviazioni scoperte nelle verifiche ambientali numero

Implementazione di misure correttive numero Propositi di miglioramento per i problemi ambientali numero % di miglioramento nella implementazione di sistemi

di gestione ambientale Numero di offerte di miglioramento nella

implementazione di sistemi di gestione ambientale/ numero totale di propositi ambientali

% di raggiungimento degli obiettivi Obiettivi ambientali raggiunti/numero totale di obiettivi ambientali

Costi del sistema di implementazione £

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Ecogestione nel settore legno pag. 57

ESEMPI DI INDICATORI DI LEGGI E RECLAMI

INDICATORE UNITÀ DI MISURA Reclamo di inquinamento acustico numero

Reclamo di odori inquinanti numero Eccesso provvisorio di valori limite numero

Eccesso di valore limite da aree ambientali numero penalità ambientali imposte numero

Multa imposta £

ESEMPI DI INDICATORI DI COSTI AMBIENTALI

INDICATORE UNITÀ DI MISURA Investimenti ambientali assoluti £

% di investimenti ambientali investimenti ambientali in £/investimenti totali in £ Costi operativi per la protezione ambientale £

% di costi operativi costi operativi di protezione ambientale in £/ costi totali di produzione in £

Costi gestionali ambientali £ Risparmi dovuti alle misure ambientali £

B2 INDICATORI DI AREE FUNZIONALI

ESEMPI DI INDICATORI DI FORMAZIONE E DI TRAINING

INDICATORE UNITÀ DI MISURA Pubblicazioni sulla formazione ambientale numero

Formazione ambientale per i dipendenti numero di formazione ambientale/numero di dipendenti

Dipendenti responsabili delle problematiche ambientali

numero di dipendenti

Staff dei quali viene considerata la prestazione ambientale per la determinazione del salario

numero di dipendenti

Dipendenti con formazione ambientale numero di dipendenti

ESEMPI DI INDICATORI DI SALUTE E DI SICUREZZA

INDICATORE UNITÀ DI MISURA Incidenti occupazionali notificati numero di incidenti/ 1000 dipendenti

Giorni di lavoro persi a causa di incidenti occupazionali (più di 3 giorni persi)

numero di giorni persi / 1000 dipendenti

Incidenti denunciati a breve termine numero di incidenti denunciati/ 1000 dipendenti Casi di malattie occupazionali numero

Infortuni recenti numero Spese per la prevenzione della salute £

ESEMPI DI INDICATORI DI ACQUISTO

INDICATORE UNITÀ DI MISURA Rifornimenti con politica ambientale numero % di fornitori con politica ambientale fornitori con politica ambientali / numero totale di

fornitori fornitori con un sistema di gestione ambientale

(EMAS e ISO 14000) numero

Valutazione ambientale dei fornitori condotti numero % di fornitori valutati dal punto di vista ambientale valutazioni ambientali condotte sui rifornimenti /

numero totale di fornitori Numero di valutazioni condotte sui fornitori numero

% di merce acquistata per fornitori con valutazioni ambientali

Volume di merce acquistata per valutare i fornitori in £ / volume totale merce acquistata in £

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ESEMPI DI INDICATORI DI COMUNICAZIONE ESTERNA

INDICATORE UNITÀ DI MISURA

Attività di pubblicità ambientale numero Dichiarazione ambientale numero

Discussioni con azionisti del gruppo numero Pannelli con spiegazioni numero Premi ambientali ricevuti numero

Spese per sponsor ambientali £

INDICATORI SULLE EMISSIONI IN ATMOSFERA I dati richiesti Per il calcolo degli indicatori di emissioni atmosferiche, riferite ai prodotti vernicianti (p.v.) sono necessari: - la codifica e la descrizione dei p.v. - le frasi di rischio associate ai p.v. - la percentuale di residuo secco (% R.S.) - la percentuale di sostanze organiche volatili non polimerizzabili (% SOV) - la percentuale di sostanze organiche volatili non polimerizzabili, suddivise per classi di pericolosità (Tab. D del

D.M. 12/07/90). Le emissioni di SOV Le emissioni di sostanze organiche volatili (in Kg) possono essere calcolate partendo dai consumi di prodotti vernicianti e dal loro contenuto di SOV; pur ottenendo un valore potenziale, ma prossimo a quello reale (una piccola parte dei solventi viene infatti smaltita insieme alle acque della cabina di verniciatura), l’emissione annuale di SOV si ottiene mediante il seguente calcolo:

kg di prodotto verniciante x % SOV totale

La percentuale di SOV da considerarsi nel calcolo deve riferirsi solo alle sostanze non polimerizzabili (esclusa l’acqua). Un’altra via è quella di partire dai cicli di verniciatura. Dai cicli di verniciatura si possono calcolare le quantità di p.v. utilizzate e le emissioni in atmosfera partendo dall’efficienza di trasferimento degli strumenti di applicazione dei prodotti, dalle grammature e dalle %SOV dichiarate nelle singole schede tecniche dei prodotti . Incrociando la stima delle quantità di sostanze organiche volatili emesse in atmosfera ottenuta dall’analisi dei consumi di prodotti vernicianti e dai cicli di verniciatura, si può giungere ad una stima realistica dei SOV emessi. Quest’analisi conduce in molti casi a rivedere alcune “certezze” rispetto all’efficienza di trasferimento di alcuni strumenti e/o impianti, alle quantità di p.v. effettivamente impiegate in alcuni cicli di verniciatura, ecc. Individuazione sostanze pericolose per l’uomo e l’ambiente – frase di rischio R40 Possibilità di effetti irreversibili R45 Può provocare il cancro R46 Può provocare alterazioni genetiche ereditarie R49 Può provocare il cancro per inalazione R50 Altamente tossico per gli organismi acquatici R50/53 Altamente tossico per organismi acquatici, può provocare a lungo termine effetti negativi per l’ambi. acquatico R51 Tossico per gli organismi acquatici R51/53 Tossico per gli organismi acquatici, può provocare a lungo termine effetti negativi per l’ambiente acquatico R52 Nocivo per gli organismi acquatici R52/53 Nocivi per gli organismi acquatici, può provocare a lungo termine effetti negativi per l’ambiente acquatico R53 Può provocare a lungo termine effetti negativi per l’ambiente acquatico R54 Tossico per la flora R55 Tossico per la fauna R56 Tossico per gli organismi del terreno R57 Tossico per le api R58 Può provocare a lungo termine effetti negativi per l’ambiente R59 Pericoloso per lo strato di ozono R60 Può ridurre la fertilità R61 Può danneggiare i bambini non ancora nati R62 Possibile rischio di ridotta fertilità R63 Possibile rischio di danni ai bambini non ancora nati R64 Possibile rischio per i bambini allattati al seno

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8. I CRITERI PER L’ORGANIZZAZIONE DELL’ATTIVITÀ AI FINI DELLA TUTELA AMBIENTALE

La realizzazione della politica e degli obiettivi ambientali richiedono il supporto di una struttura organizzativa per responsabilizzare, informare e formare il personale, per gestire tutta la documentazione ambientale, per predisporre le procedure di gestione ambientale, per raccogliere ed elaborare i dati di interesse ambientale. Il presente capitolo illustra l’attuazione di questi requisiti (art. 3 punto (b), Annex I di EMAS e punto 4.4 ISO 14001). 4.4.1 Struttura e responsabilità • Rappresentante della direzione

Deve essere nominato con un atto formale un rappresentante della Direzione aziendale, che può essere anche il titolare, con responsabilità e autorità, per assicurare che il Sistema di Gestione Ambientale venga definito, attuato e mantenuto.

• Documentazione sulle responsabilità del personale in materia di gestione ambientale Devono essere individuati gli addetti che si occuperanno dell’attuazione del Sistema di Gestione Ambientale; i ruoli e le responsabilità devono essere documentati.

4.4.2 Formazione, sensibilizzazione, competenze

• Tutto il personale il cui lavoro può comportare un impatto significativo sull’ambiente deve essere formato.

• Documentazione dei momenti di formazione Deve essere predisposto un programma di formazione e sensibilizzazione del personale e la partecipazione del personale alla formazione deve essere registrata.

• Temi della formazione: - Importanza della conformità alla legge - Impatti significativi sull’ambiente - Ruoli, responsabilità e procedure - Conseguenze in relazione agli scostamenti rispetto alle procedure.

4.4.3 Comunicazione • Comunicazioni interne Riguarda le osservazioni e proposte provenienti dal personale dell’azienda e la comunicazione da parte della Direzione al personale sulla politica, gli obiettivi, il programma, i risultati, le procedure, la documentazione.

• Richieste provenienti dalle parti interessate esterne (procedimenti di comunicazioni esterne) Si tratta di prevedere la gestione di eventuali sollecitazioni provenienti dall’esterno (comunità locale, autorità controllo, ecc.).

• Documentare ogni decisione Tutte le comunicazioni devono essere registrate e conservate in azienda.

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4.4.4 Documentazione del sistema di gestione ambientale

• Procedure ed istruzioni operative di gestione ambientale • Documentazione del sistema, con opportune revisioni • Indicazione dei sistemi di compilazione e archiviazione (la documentazione deve essere

disponibile) • Deve essere predisposto un Manuale di gestione ambientale

Descrive le modalità e i criteri di funzionamento del Sistema di Gestione Ambientale; la sua compilazione non è richiesta esplicitamente dalla norma ISO 14001, ma la maggior parte degli enti di certificazione lo richiedono.

4.4.5 Controllo della documentazione Devono essere predisposte procedure per il controllo della documentazione: - Localizzazione e disponibilità (dove si trovano i documenti, come sono archiviati, quante copie, in

che stato si trovano) - Verifiche ed approvazione prima della emissione - Riesame e revisioni - Gestione dei documenti obsoleti - Aggiornamento dei documenti.

4.4.6 Controllo operativo • Deve essere pianificato. Si tratta di definire le attività che permettono di identificare le operazioni, i comportamenti, gli impianti che sono collegati agli aspetti ambientali e ai loro impatti significativi sull’ambiente.

• Procedure, istruzioni e attività relative Sono le procedure e le istruzioni che permettono l’identificazione e la quantificazione degli aspetti ambientali significativi come pure l’identificazione dei requisiti di legge e ogni altro tipo di valutazione di conformità.

• Coerenza tra procedure e applicazione • Controllo di tutte le variabili di processo • Comunicazione agli appaltatori e fornitori delle procedure e requisiti di loro pertinenza

4.4.7 Preparazione alle emergenze e risposta

• Definizione dei criteri aziendali relativi alla sicurezza • Documentazione relativa alla sicurezza e piani di emergenza (integrazione con elementi relativi

alla protezione ambientale) • Procedure riesaminate e revisionate • Devono essere effettuate prove ed esercitazioni.

Si presentano alcuni esempi di compilazione del Manuale di Gestione Ambientale relativamente alle fasi di attuazione descritte in precedenza.

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ATTUAZIONE E FUNZIONAMENTO DEL SGA ESEMPI DI DOCUMENTAZIONE

Pag. di Revisione n.

Mobilegno Srl Manuale di gestione ambientale Attuazione e funzionamento del SGA

Data ESEMPIO DI ORGANIGRAMMA AZIENDALE

Amministratore Delegato – AD (nominativo)

Responsabile Ambientale

RA (nominativo)

Responsabile Acquisti e

Commerciale – RAC(nominativo)

Responsabile Amministrativo e Personale – RAP

(nominativo)

Responsabile Produzione – RP

(nominativo)

Capo Fabbrica – CF (nominativo)

Resp. Magazzino RMag

(nominativo)

Resp. Reparto Verniciatura – RVer

(nominativo)

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Ecogestione nel settore legno pag. 62

Pag. di Revisione n.

Mobilegno Srl Manuale di gestione ambientale Attuazione e funzionamento del SGA

Data ESEMPIO DI MATRICE DELLE RESPONSABILITA’

Funzioni aziendali

AD RA RP RAC RAP CF RMag RVer

Definizione Politica ambientale R S S Diffusione Politica ambientale R Individuazione, valutazione, documentazione aspetti ambientali

R S

Gestione prescrizioni di legge e regolamenti ambientali R S Definizione obiettivi e traguardi ambientali R S S Definizione Programma ambientale R S S S S S Definizione struttura e responsabilità R S S Definizione Programma di formazione S R S S S Comunicazione interna ed esterna S R S S S S Elaborazione Manuale e Procedure R Gestione delle emergenze R(1) S S Controllo della documentazione del SGA e registrazioni R Gestione delle non conformità e azioni correttive R S S S S S S Audit del SGA R S S S S S S Rapporto alla Direzione sulla conformità del SGA R Riesame della Direzione R R = responsabile S = funzione di supporto (1) Nel caso che il responsabile ambientale sia anche responsabile per la sicurezza

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Mobilegno Srl Manuale di gestione ambientale Attuazione e funzionamento del SGA

Data ESEMPIO DI PIANO DI EMERGENZA AMBIENTALE (situazione tipo) Tipologia di malfunzionamento Rottura di un contenitore di olio idraulico da 1 mc a seguito di incidente che provochi la profonda fessurazione dei recipiente con improvvisa fuoriuscita del liquido. Misura di intervento 1. Cercare, per quanto possibile, di tamponare il punto ove si è creata la falla in modo tale da rallentare la fuoriuscita del liquido. 2. Richiedere l'intervento della Squadra di Emergenza, che provvederà a reperire presso l'apposito punto di stoccaggio i necessari mezzi di protezione individuale e i materiali per il pronto intervento (tubolari assorbenti, ecc.) atti a creare una barriera affinché il liquido non continui a spargersi sul pavimento. 3. Completare il tamponamento della falla e/ provvedere al travaso del restante fluido in un nuovo contenitore integro. 4. Procedere alla raccolta del fluido mediante i materiali assorbenti. 5. Raccogliere i materiali assorbenti impregnati d'olio in appositi fusti di plastica etichettati secondo la normativa vigente sui rifiuti, provvedendo all'inoltro presso la piattaforma di stoccaggio provvisorio per il successivo smaltimento.

Conseguenze dell'intervento L’intervento consente la bonifica del tratto di superficie inquinato dall'olio. Se l'intervento è stato sufficientemente rapido, la probabilità di filtrazione del liquido all'interno della superficie di contatto sarà molto limitato. Azioni successive all'intervento Al termine dell'intervento di bonifica è consigliabile un successivo lavaggio della superficie con detergenti in grado di rimuovere anche eventuali tracce di idrocarburi intrappolate nella superficie, provvedendo alla raccolta dei prodotti di risulta per il successivo smaltimento secondo quanto previsto dalla normativa in materia di rifiuti. La chiusura dell'incidente dovrà essere verbalizzata da responsabile ambientale dopo opportuno ed approfondito sopralluogo.

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ATTUAZIONE DEL SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTALE ESEMPI DI COMPILAZIONE DEL MANUALE DI GESTIONE AMBIENTALE

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Mobilegno Srl Manuale di gestione ambientale Attuazione e funzionamento del SGA

Data 4.4.1 - STRUTTURA E RESPONSABILITA Scopo ed applicabilità In questa sezione del manuale si definiscono e documentano ruoli, responsabilità e autorità per garantire l'efficacia dei Sistemi di Gestione Ambientale, coinvolgendo tutta la struttura organizzativa dell'azienda. Responsabilità Amministratore Delegato (o Titolare) dell’impresa. Descrizione delle modalità di attuazione L’amministratore delegato (o titolare) definisce, con apposito documento, l'organigramma dell'organizzazione, che stabilisce:

• la denominazione delle unità organizzative e i nomi dei rispettivi responsabili • i rapporti gerarchici e funzionari.

L’amministratore delegato (o titolare) definisce le attribuzioni di responsabilità per le attività inerenti il SGA, per le Funzioni riportate in organigramma. L’amministratore delegato (o titolare) nomina un rappresentante della Direzione (Responsabile Ambientale) a cui affida ruolo, responsabilità e autorità per:

• assicurare che il SGA sia definito, applicato e mantenuto in conformità alla norma UNI EN ISO 14001/EMAS Regolamento CE n.1836/93

• riferire all'amministratore delegato (o titolare) sulle prestazioni del sistema. Per attuare e controllare il SGA, l'amministratore delegato (o titolare) fornisce inoltre le seguenti risorse:

• un adeguato numero di addetti qualificati • (EVENTUALMENTE un Comitato Ambiente, costituito da rappresentanti di tutte le Funzioni aziendali

coinvolte nel SGA, con il compito fondamentale di sopportare la Direzione nelle decisioni strategiche e il responsabile del SGA nell'attuazione e nel controllo del SGA, oltre che di coinvolgere i responsabili aziendali nelle scelte ambientali)

• un budget specifico per la realizzazione del programma ambientale • un budget per il funzionamento del SGA (es.: servizi di audit esterni, software di gestione,

formazione specialistica, ecc.). La comunicazione di quanto stabilito dalla presente sezione avviene con le modalità stabilite dalla sezione 4.4.3. Riesame e modifiche Il riesame della struttura e delle responsabilità avviene annualmente in occasione del riesame della direzione (vedi sezione 4.6). Altre modifiche possono inoltre avvenire a seguito di possibili eventi o situazioni che lo rendano necessario ed in particolare qualora emergano nuove esigenze aziendali. Le modalità sono le stesse sopra descritte. Documentazione e registrazioni • Organigramma nominativo • Matrice delle responsabilità ambientali • Nomina del rappresentante della direzione • Voci specifiche su budget aziendale:

• "budget per il programma ambientale" • "budget per il funzionamento del SGA"

Tutti i documenti sopraindicati sono conservati dal responsabile ambientale per 10 anni.

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Mobilegno Srl Manuale di gestione ambientale Attuazione e funzionamento del SGA

Data 4.4.2 - FORMAZIONE, SENSIBILIZZAZIONE E COMPETENZE Scopo L’azienda stabilisce e mantiene attive procedure aventi lo scopo di definire le necessità di formazione, addestramento e sensibilizzazione del personale e assicurarne l'erogazione. Inoltre definisce le competenze necessarie ad assicurarne il soddisfacimento. L’obiettivo finale è quello di aumentare la conoscenza del SGA e la consapevolezza ambientale del personale. Campo di applicazione Per quanto riguarda la sensibilizzazione, tutto il personale dell'organizzazione. Per quanto riguarda la formazione, il personale il cui lavoro possa produrre impatti significativi o responsabilità in materia ambientale. Responsabilità Responsabile ambientale Descrizione delle modalità di attuazione La procedura PGA "Sensibilizzazione e formazione del personale" descrive in dettaglio la pianificazione e lo svolgimento delle attività. L’attività di sensibilizzazione è estesa a tutto il personale dell'organizzazione, e viene attuata con riunioni periodiche (almeno annuali) in cui l'amministratore delegato (o titolare) esprime direttamente a tutti i lavoratori l'impegno ambientale dell'azienda, la politica, gli obiettivi, i traguardi e i programmi ambientali, nonché la necessità e l'importanza che tutti attuino il SGA. Quest’attività si svolge in base ad un programma annuale che può ripetersi o essere modificato in base al riesame annuale. In seguito ad introduzione di prodotti, tecnologie, legislazioni nuove o modificate o in seguito ad avvenimenti imprevisti può essere programmata una specifica campagna di sensibilizzazione. Per ogni attività / compito che può avere impatti significativi sull'ambiente o comportare responsabilità, il responsabile ambientale identifica le competenze e capacità necessarie sulla base dei seguenti criteri:

• adeguata istruzione e cultura di base, oppure da formazione in aula • adeguato addestramento (teorico e sul campo) e/o da esperienza acquisita.

La differenza fra competenze necessarie (obiettivo) e competenze disponibili (stato di fatto) consente di determinare le necessità di formazione (per adeguare le conoscenze) e di addestramento (per adeguare le capacità). Da queste analisi scaturiscono i programmi di formazione ed addestramento. Gli argomenti oggetto di formazione comprendono, tra gli altri, i contenuti del manuale, delle procedure, delle istruzioni operative, gli aspetti ambientali significativi, i programmi ambientali, le prestazioni ambientali e ogni altro aspetto del SGA. Ogni modifica di legislazione, prodotto, processo, tecnologia oppure avvenimenti imprevisti può far emergere la necessità di modificare le capacità del personale e quindi dar luogo ad una modifica del programma di formazione e addestramento. Ad ogni nuova assunzione o cambio di mansione deve essere effettuata la verifica di cui sopra ed attuato il conseguente programma che ne deriva. Le attività di formazione e addestramento effettuate sono registrate su schede personali. Riesame e modifiche In aggiunta a quanto sopra riportato, il riesame dei programmi di sensibilizzazione, formazione e addestramento viene effettuato a seguito di altri possibili eventi o situazioni che lo rendano necessario. Documentazione e registrazioni Procedura PGA - "Sensibilizzazione e formazione del personale" Programma di sensibilizzazione Matrice delle competenze Programma di formazione e addestramento I programmi e i documenti di registrazione conseguenti sono conservati dal responsabile dei SGA per 10 anni.

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Mobilegno Srl Manuale di gestione ambientale Attuazione e funzionamento del SGA

Data 4.4.3 - COMUNICAZIONE Scopo e campo di applicazione L’azienda predispone adeguate procedure aventi lo scopo di garantire un flusso di informazioni costante e sistematico all'interno dell'azienda, sia di tipo gerarchico, che interfunzionale. L’azienda intende assicurare la ricezione e la risposta ad ogni richiesta proveniente sia dall'esterno, che dall'interno e definire le modalità di comunicazione istituzionale verso l'esterno. Sono coinvolte tutte le attività di comunicazione in materia ambientale con le parti interessate, interne ed esterne. Responsabilità Responsabile ambientale, amministratore delegato (o titolare) Descrizione delle modalità di attuazione Le attività sono descritte in dettaglio nella procedura PGA "Gestione della Comunicazione Ambientale interna ed esterna". Comunicazione interna La comunicazione interna è suddivisa in comunicazione dal basso e dall'alto (EVENTUALMENTE interfunzionale). La comunicazione dal basso comprende la gestione dei rilievi, osservazioni, proposte provenienti dal personale dell'azienda. La ricezione è effettuata dal responsabile gerarchico, qualunque sia il livello del proponente. Il responsabile gerarchico è tenuto a ricevere o trascrivere qualunque tipo di comunicazione e a trasmetterla al responsabile ambientale, che registra ogni segnalazione sul "Registro delle osservazioni ambientali", la archivia e, se necessario, elabora e consegna al responsabile gerarchico risposta scritta in tempi congrui, per il successivo inoltro al richiedente. La comunicazione dall'alto ha la funzione fondamentale di aumentare la conoscenza del sistema, informando il personale dell'azienda su:

• politica, obiettivi, traguardi, programma ambientale, prestazioni ambientali, struttura organizzativa, ecc. • contenuti del manuale, delle procedure, delle istruzioni operative • ogni altro aspetto del SGA.

La comunicazione dall'alto può avvenire per mezzo di: • comunicati interni diffusi a tutti gli interessati • riunioni a gruppi omogenei o allargati a tutto il personale, secondo l'argomento, condotte dall'ente di

competenza • incontri singoli su particolari argomenti (quali ad es.: risultati di audit, esiti di riesame, prestazioni ambientali,

ecc.). (EVENTUALMENTE La comunicazione interfunzionale avviene nell'ambito del Comitato Ambiente in cui sono presentati e discussi periodicamente (ad es. trimestralmente) i vari aspetti del SGA). Comunicazione esterna Passiva - Ogni rilievo, osservazione, richiesta, ecc. proveniente dall'esterno e relativa a temi ambientali, sia scritta che verbale, deve essere indirizzata al responsabile ambientale. Ogni richiesta deve essere registrata sul "Registro delle osservazioni ambientali" e archiviata. Il responsabile ambientale deve sempre rispondere entro un termine prefissato. L’invio della risposta è sempre subordinata a verifica ed approvazione dell'amministratore delegato (o titolare). Attiva – E’ responsabilità dell'amministratore delegato (o titolare) e riguarda essenzialmente:

• la politica e l'impegno dell'azienda verso l'ambiente • i risultati e i miglioramenti conseguiti • specifiche iniziative (ad es.: iniziative a premio, fabbriche aperte, ecc.).

I mezzi utilizzati possono comprendere la diffusione di comunicati aziendali e la distribuzione di materiale informativo a mostre, fiere, convention, incontri pubblici, ecc. Riesame Il riesame delle attività di comunicazione viene effettuato annualmente e a seguito di possibili eventi o situazioni che lo rendano necessario.

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Data 4.4.4 - DOCUMENTAZIONE DEL SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTALE Scopo e campo di applicazione L’azienda predispone e mantiene i documenti che descrivono gli elementi fondamentali del Sistema e i rapporti tra tali documenti. La presente sezione riguarda tutti i documenti descritti nel manuale. Responsabilità Responsabile ambientale Descrizione delle modalità di attuazione La documentazione del Sistema di Gestione Ambientale è organizzata su 3 livelli:

• Manuale • Procedure, piani e programmi, registri • Istruzioni operative.

La sezione 4.4.5 stabilisce le modalità di emissione, gestione, modifica e riesame dei documenti del SGA. Manuale Il Manuale di Gestione Ambientale descrive il SGA e le modalità e i criteri con cui il sistema è realizzato, gestito e revisionato; descrive la politica, l'organizzazione, le responsabilità e le modalità con cui vengono prese le decisioni; permette d’identificare, definire, realizzare e controllare tutte le attività che hanno influenza sull'ambiente in conformità con la norma UNI EN ISO 14001/EMAS Regolamento CE n.1836/93. Il manuale è redatto dal responsabile ambientale, ed approvato dall'amministratore delegato (o titolare), così come le successive modifiche. Procedure Le procedure sviluppano in dettaglio i criteri stabiliti nelle relative sezioni del Manuale. Il Manuale riporta, in ciascuna sezione, i riferimenti alle procedure attinenti. Un elenco completo delle procedure è riportato all'inizio del manuale. Le procedure definiscono, per ogni attività (cosa), le responsabilità (chi), e le relative modalità di attuazione (come, dove, e quando). Dall'applicazione delle singole procedure (o delle sezioni dei manuale) scaturiscono le documentazioni e le registrazioni che dimostrano l'attuazione del SGA. Piani Definiscono le modalità di attuazione di attività che si svolgono ripetutamente e periodicamente (la cui frequenza è definita dal manuale o dalle procedure). Essi riportano le azioni pianificate, le responsabilità, le risorse e le tempistiche. Un elenco completo dei piani gestiti dal sistema è conservato dal responsabile ambientale (ad es. piani di monitoraggio, piani di audit, ecc.). Programmi Identificano le modalità di attuazione di azioni specifiche, da svolgersi in un arco di tempo ben definito. Essi riportano le azioni programmate, le responsabilità, le risorse e le tempistiche. Un elenco completo dei programmi gestiti dal sistema è conservato dal responsabile ambientale (ad es. programma ambientale, programma di formazione, ecc.). Registri Sono documenti di registrazione richiamati dal manuale o dalle procedure, con cui si dà evidenza dell'applicazione del SGA. Un elenco completo è conservato dal responsabile ambientale. Istruzioni operative Descrivono in dettaglio le modalità di corretta attuazione di funzioni (ad es: Gestione del registro carico e scarico dei rifiuti) o di processi operativi (ad es: Gestione degli impianti di depurazione fumi). Un elenco aggiornato delle istruzioni operative è conservato dal responsabile ambientale. Documentazione e registrazioni Elenchi completi e aggiornati delle procedure, dei piani, dei programmi, delle disposizioni, delle istruzioni e della modulistica. La gestione della documentazione è effettuata dal responsabile ambientale, in conformità alla procedura PGA "Controllo della documentazione ".

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Data 4.4.5 - CONTROLLO DELLA DOCUMENTAZIONE Scopo e campo di applicazione Questa sezione descrive come l’azienda definisce le modalità e le responsabilità per l'emissione, la modifica e la revisione di tutta la documentazione del SGA, come pure le modalità con cui la suddetta documentazione viene gestita. Riguarda tutta la documentazione del SGA. Responsabilità Responsabile ambientale e ogni altra Funzione aziendale che emette o riceve la documentazione. Descrizione delle modalità di attuazione La documentazione del SGA rappresenta l’evidenza oggettiva della struttura tecnica ed organizzativa sviluppata all’interno dell’azienda. I documenti sono quelli descritti nella sezione 4.4.4. Le modalità di gestione dei documenti sono definite dalla procedura “Controllo della documentazione”. Ogni funzione aziendale, nell’ambito delle proprie competenze e responsabilità, può elaborare documenti relativi ad attività influenti sul SGA. L’emissione di documenti e relative modifiche sono esaminate ed approvate dal responsabile ambientale per assicurare che il contenuto non sia in contrasto con le prescrizioni generali del SGA e non possa diventare un potenziale ostacolo al raggiungimento degli obiettivi. La documentazione è costantemente aggiornata mediante un elenco generale gestito secondo la procedura di controllo della documentazione. Ogni modifica richiesta dai responsabili viene riesaminata ed approvata dalla stessa funzione che ha emesso la precedente revisione e dal responsabile ambientale. Sui documenti vengono evidenziate, in modo opportuno, le modifiche effettuate. E’ quindi aggiornato l’elenco generale dei documenti dal responsabile ambientale e distribuita la copia revisionata con la contemporanea rimozione delle copie superate. Riesame Il riesame delle modalità di gestione della documentazione del SGA viene effettuato annualmente e a seguito di possibili eventi o situazioni che lo rendano necessario. Il riesame ha lo scopo di verificare inoltre l’adeguatezza della documentazione del SGA. Documentazione e registrazioni Procedura PGA "Controllo della documentazione" Matrice delle responsabilità La matrice delle responsabilità e gli altri documenti derivanti dalla procedura sono gestiti dal responsabile ambientale e conservati come previsto dalla procedura stessa.

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Data 4.4.6 - CONTROLLO OPERATIVO Scopo e campo di applicazione L’azienda identifica, gestisce e tiene sotto controllo le attività svolte dall'organizzazione, di tipo operativo e gestionale, che influiscono o producono impatti ambientali significativi, reali o potenziali. L’organizzazione verifica che tali attività siano svolte in modo coerente con la politica, gli obiettivi e i traguardi ambientali fissati dal SGA. Responsabilità Responsabili di Funzione in cui si svolgono le attività. Descrizione delle modalità di attuazione Attività operative Le procedure PGA "Individuazione e quantificazione degli aspetti ambientali significativi" e PGA "Identificazione dei requisiti legali e di altro tipo e valutazione di conformità” stabiliscono come individuare gli elementi delle attività svolte che producono impatti significativi reali o potenziali o responsabilità. Le modalità di redazione, gestione e modifica di tali istruzioni sono contenute sulla procedura PGA "Controllo operativo". Le procedure e le istruzioni operative:

• possono essere redatte per fattore ambientale o per elemento dell'attività (impianto, macchina) • sono predisposte ed emesse dai singoli responsabili e verificate ed approvate dal responsabile

ambientale • stabiliscono le corrette modalità operative da adottare in fase di avviamento, fermata, funzionamento

normale e in caso di situazione anomala ragionevolmente prevedibile (che cosa fare, come fare); contengono i divieti specifici e ciò che non deve assolutamente essere fatto

• descrivono le modalità di gestione, ispezione (e pulizia) e manutenzione (programmata) • indicano le responsabilità dell'attività di gestione • indicano, se necessario, le modalità di registrazione delle attività e di eventi che sono o possono

essere determinanti al fine di prevenire o ridurre gli impatti ambientali • devono integrare le prescrizioni relative alla sicurezza (D.Lgs 626/94) • EVENTUALMENTE dovrebbero, se possibile, integrare negli stessi documenti gli elementi del

Sistema Qualità. Attività gestionali Le modalità di svolgimento delle attività di gestione aziendale da cui potrebbero generarsi effetti ambientali sono stabilite attraverso procedure. EVENTUALMENTE A tale scopo è necessario modificare la documentazione esistente del Sistema Qualità (manuale, procedure, istruzioni, moduli), relativa ai paragrafi 4.3, 4.4, 4.6 e 4.9 della norma UNI EN ISO 9001/ 2, tenendo conto delle necessità di controllo ambientale. Gli aspetti da considerare e i criteri da adottare sono i seguenti: Riesame del contratto (cap. 4.3 - UNI EN ISO 9001/2). A fini esclusivamente preventivi, nel riesame di contratti relativi a nuovi prodotti / servizi o a modifiche rilevanti di quelli esistenti, il responsabile ambientale viene consultato e si pronuncia dopo aver valutato gli impatti significativi prevedibili da essi originati. Le procedure del Sistema Qualità stabiliscono i casi in cui si applica tale prescrizione. Controllo della Progettazione (cap. 4.4 - UNI EN ISO 9001). Il responsabile ambientale viene coinvolto fin dalle fasi iniziali del progetto nell’identificazione e nella documentazione dei dati e requisiti di base, in particolare quelli cogenti, sia in riferimento al prodotto nuovo o modificato sia nell’identificazione dei processi di produzione di minor impatto. La progettazione opera applicando i principi di politica ambientale dell'azienda e i relativi obiettivi e traguardi.

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Il responsabile ambientale partecipa alle fasi di riesame, verifica e validazione del progetto ed è responsabile di identificare gli impatti ambientali e di verificare che il progetto sia conforme alla politica, agli obiettivi, ai traguardi e ai programmi ambientali (in particolare che si applichino i principi di prevenzione e miglioramento). Controllo del processo (cap. 4.9 - UNI EN ISO 9002). Nel caso in cui l'attività d’industrializzazione sia separata, oppure non esista l'attività di progettazione, il responsabile ambientale viene coinvolto nelle fasi di verifica dei progetti di nuovi impianti, macchine, sostanze, ecc., secondo le modalità descritte al punto precedente. Approvvigionamenti (cap. 4.6 - UNI EN ISO 9001/2). Qualificazione dei fornitori - Viene costituita una specifica sezione di "fornitori ambientali", costituita dai fornitori la cui attività può produrre impatti ambientali significativi, comprendente: - servizi ambientali (smaltimento, misurazioni ambientali, ecc.) - prodotti / servizi relativi ad elementi delle attività svolte che producono impatti significativi all'interno del sito, appalti per lavori all'interno del sito (impianti, manutenzioni, ecc.). Il responsabile ambientale definisce i criteri per la qualificazione di tali fornitori (ad esempio la rispondenza a certi requisiti di legge, il possesso di autorizzazioni, la fornitura di legname proveniente da foreste certificate, il fatto che il fornitore abbia un sistema di gestione ambientale). Ove opportuno (ad es: per gli appalti interni, attività di manutenzione, smaltitori, ecc.), il responsabile ambientale individua e definisce i parametri da monitorare durante l'esecuzione della fornitura, a cura del responsabile aziendale dei lavori. Dati di acquisto - I dati d'acquisto dei prodotti / servizi relativi ad elementi delle attività svolte che producono impatti significativi sono verificati anche dal responsabile ambientale per valutarne l’adeguatezza ambientale. I dati d'acquisto comprendono le specifiche dei controlli che il fornitore deve effettuare, le norme da rispettare e le modalità per darne evidenza. Il responsabile ambientale trasmette periodicamente al responsabile degli acquisti l'elenco delle categorie di prodotti / servizi / appalti le cui specifiche devono essere sottoposte alla sua verifica. Il responsabile ambientale definisce le modalità di effettuazione degli eventuali controlli al ricevimento, in funzione della categoria di prodotto / servizio / appalto. Per gli appalti, la cui realizzazione viene svolta all'interno del sito, la procedura operativa definita in base all'art. 7 del D.L. 626/94, è modificata integrandola con l'obbligo di comunicazione reciproca di tutti gli elementi dell'attività che possono comportare impatti ambientali significativi e con l'aggiunta delle istruzioni di lavoro e delle disposizioni interne che l'appaltatore deve adottare per prevenire o ridurre gli impatti ambientali. Riesame Il riesame delle attività svolte e della documentazione relativa al controllo operativo viene effettuato annualmente e a seguito di possibili eventi o situazioni che lo rendano necessario. Documentazione e registrazioni Procedura PGA "Controllo operativo" Procedure ed istruzioni gestionali e operative EVENTUALE Modifica alla documentazione del Sistema Qualità Modifica procedura art. 7 D.Lgs. 626/94 La documentazione di registrazione del SGA derivante dalla procedura sul controllo operativo e dalle istruzioni di lavoro è gestita dal responsabile ambientale e conservata per 10 anni. Le registrazioni relative alla procedura ex articolo 7 D.Lgs. 626/ 94 sono gestite dal responsabile Servizio Prevenzione e Protezione e conservate per 5 anni presso l'archivio del servizio. EVENTUALE Le registrazioni derivanti dal sistema qualità sono gestite dal responsabile dell'Assicurazione Qualità e conservate come stabilito dal Manuale della Qualità.

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Mobilegno Srl Manuale di gestione ambientale Attuazione e funzionamento del SGA

Data 4.4.7 - PREPARAZIONE ALLE EMERGENZE E RISPOSTA Scopo e campo di applicazione L’azienda stabilisce e mantiene tutte quelle misure e procedure atte ad indivi duare i possibili incidenti e le situazioni di emergenza ragionevolmente prevedibili e prepararsi adeguatamente per prevenire tali situazioni o ridurne al minimo le conseguenze, intervenendo con prontezza ed efficacia e cooperando con le autorità pubbliche. Responsabilità Responsabile ambientale Descrizione delle modalità di attuazione La procedura PGA "Individuazione delle emergenze e preparazione dei piani di reazione" descrive in dettaglio le modalità di svolgimento delle attività, secondo i criteri riportati nel seguito. Individuazione Il responsabile ambientale, in stretta collaborazione con gli altri enti tecnici aziendali (EVENTUALMENTE e con il responsabile della sicurezza), analizza la possibilità di eventi anomali nelle attività svolte, tenendo conto di possibili errori operativi o di manovra, in particolare nelle fasi di avviamento o fermata, e di possibili guasti durante il funzionamento normale; valuta inoltre la possibilità di accadimento di emergenze esterne (meteorologiche, sismiche, ecc.) o di emergenze interne (incendi, scoppi, ecc.); in tutti i casi si individuano, per quanto possibile, la gravità degli effetti specifici sull'ambiente. Il risultato di quest’attività andrà ad integrare il documento di valutazione dei rischi redatto a norma del D.Lgs 626/94. Piani di reazione Per ogni situazione individuata, il responsabile ambientale definisce le responsabilità, le risorse e le modalità più idonee per prevenire o affrontare adeguatamente gli effetti degli incidenti e delle emergenze. Nei casi più complessi sono predisposti veri e propri Piani di emergenza, individuando:

• responsabilità e modalità organizzativi • disponibilità e localizzazione di risorse (mezzi e uomini) • modalità di comunicazione interna ed esterna • azioni da intraprendere secondo la diversa gravità dei fatti • modalità di cooperazione con le autorità pubbliche • pianificazione dell'addestramento e delle esercitazioni pratiche di simulazione.

Riesame Il riesame viene effettuato annualmente e a seguito di eventi o situazioni che lo rendano necessario, ed in particolare:

• dopo che si sono verificati incidenti rilevanti • in seguito a notizie di cronaca di incidenti / emergenze in situazioni analoghe.

In questi casi il responsabile ambientale procede al riesame completo della procedura e dei documenti correlati. Documentazione e registrazioni Procedura PGA - "Individuazione delle emergenze e preparazione dei piani di reazione" Piano di emergenza ambientale Registrazione delle esercitazioni I documenti di pianificazione e di registrazione e le disposizioni interne sono gestiti dal responsabile ambientale e conservati per 10 anni.

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CONTROLLI E AZIONI CORRETTIVE ESEMPI DI COMPILAZIONE DEL MANUALE DI GESTIONE AMBIENTALE

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Mobilegno Srl Manuale di gestione ambientale Controlli e azioni correttive

Data 4.5.1 - SORVEGLIANZA E MISURAZIONI Scopo e campo di applicazione L’azienda definisce e attua le modalità per sorvegliare e misurare le caratteristiche degli aspetti ambientali significativi prodotti dalle attività e le operazioni svolte nel sito / organizzazione, inclusi gli indicatori di prestazione. Stabilisce e mantiene procedure documentate per valutare la conformità alle leggi ambientali e agli altri requisiti e per definire le modalità di gestione delle apparecchiature di misura e delle relative misure. Responsabilità Responsabile ambientale Descrizione delle modalità di attuazione La procedura PGA "Individuazione e quantificazione degli aspetti e degli impatti ambientali significativi" individua gli elementi delle attività che producono impatti ambientali significativi. La PGA "Controllo operativo" definisce le istruzioni operative che stabiliscono le modalità di gestione e di regolazione di tali attività. La presente sezione e la procedura PGA "Sorveglianza e misurazioni" stabiliscono le modalità per pianificare la sorveglianza su queste attività, misurarne le prestazioni e registrarne i risultati. I criteri utilizzati per attuare la sorveglianza sono i seguenti: • le procedure sono definite per tipologia di aspetto ambientale, per fasi o per attività (vedi analisi ambientale iniziale)

ed in relazione agli obiettivi e traguardi fissati nel programma ambientale • per ciascun obiettivo (vedi indicatori ambientali) vengono individuate e pianificate le modalità di misura, (condizioni

operative, specifiche, ecc.), le frequenze, la strumentazione necessaria, il responsabile della loro effettuazione o del controllo dell'attività effettuata all'esterno (ad esempio, quando si tratta di un laboratorio esterno) e le modalità di registrazione

• in aggiunta alle misure (o in alternativa, se non sono possibili misure), sono definite e pianificate le attività interne di ispezione e sorveglianza da effettuare con periodicità programmata o, se necessario, senza preavviso; sono definite le modalità di ispezione, le frequenze, le attività / parametri / punti da verificare, il responsabile della loro effettuazione e le modalità di registrazione

• sono indicate le modalità di analisi e di rapporto periodico degli andamenti delle misure e delle ispezioni effettuate. Il riesame delle attività di sorveglianza e misurazione avviene annualmente e, a seguito di possibili eventi o situazioni che lo rendano necessario; in particolare le attività di sorveglianza e misurazione sono modificate quando vengono apportate variazioni ai prodotti / servizi e/o ai processi aziendali. Conformità Legislativa La procedura PGA "Identificazione dei requisiti legali e di altro tipo e valutazione di conformità" descrive in dettaglio le modalità per individuare e procurarsi le leggi e le altre normative di interesse per l'azienda, individuare i requisiti applicabili e valutarne la conformità. Il riesame della conformità legislativa avviene annualmente e a seguito di possibili eventi o situazioni che lo rendano necessario, in particolare quando si ha l'emanazione o la modifica di leggi e/o normative ambientali applicabili. Nel caso di introduzione di prodotti, impianti e tecnologie nuove / modificate l'esame della conformità legislativa è attivato in fase di controllo della progettazione e/o dell'industrializzazione. Taratura e manutenzione apparecchiature di misura Attraverso la Procedura Campionamenti, manutenzione e taratura delle apparecchiature di misura l’azienda garantisce che gli strumenti di misura dei fattori che influenzano le prestazioni ambientali sono individuati e adeguatamente soggetti a taratura e manutenzione e che le relative registrazioni siano adeguatamente effettuate e conservate. Qualora si ricorra a Laboratori esterni per misurazioni ambientali, questi sono gestiti con qualificazione preventiva e monitoraggio (vedi sezione 4.4.6.) da parte del responsabile ambientale. Documentazione e registrazioni Procedura PA08 "Sorveglianza e misurazioni" Procedura PGA "Identificazione dei requisiti legali e ai altro tipo e valutazione di conformità" Procedura PGA “Campionamenti, manutenzione e taratura delle apparecchiature di misura”

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Mobilegno Srl Manuale di gestione ambientale Controlli e azioni correttive

Data 4.5.2 NON CONFORMITA, AZIONI CORRETTIVE E PREVENTIVE Scopo e campo di applicazione L’azienda stabilisce e mantiene attive adeguate procedure per individuare e risolvere le non conformità del sito / organizzazione, minimizzando gli impatti ambientali; attuare azioni correttive e preventive efficaci. Responsabilità Amministratore Delegato (o Titolare), responsabile ambientale, responsabili di Funzione. Descrizione delle modalità di attuazione La gestione delle non conformità costituisce uno dei punti determinanti per assicurare un’efficace attuazione del SGA e per individuare le necessarie azioni di miglioramento. La procedura PGA "Non conformità, azioni correttive e preventive" stabilisce i dettagli operativi per la gestione delle non conformità ambientali. Questo argomento costituisce elemento specifico dell'attività di sensibilizzazione, addestramento e formazione del personale, in particolare quello con funzioni di responsabilità (vedi procedura PGA "Sensibilizzazione e formazione del personale"). Gestione delle non conformità Il responsabile ambientale, ricevuta la segnalazione, o rilevata direttamente la non conformità, ha la responsabilità di verificare se si tratta effettivamente di non conformità, di redigere la modulistica prevista e avviare la ricerca delle cause e degli effetti reali o potenziali, coinvolgendo ogni altra Funzione aziendale che possa collaborare efficacemente. L’analisi è volta ad identificare, con la maggior precisione possibile, le cause e gli effetti. Le cause fondamentalmente possono ricondursi a:

• incidenti, emergenze, guasti, anomalie • non adeguatezza di impianti, di sistemi di gestione o di controllo • comportamenti fuori standard • errori, omissioni, carenze procedurali o formali.

Gli effetti possono ricondursi, in linea di massima, a: • impatti reali gravi o lievi • impatti potenziali gravi o lievi • responsabilità civili o penali, anche senza impatti ambientali.

Azioni correttive e preventive Le azioni correttive sono le azioni necessarie a rimuovere le cause delle non conformità, per evitare che si ripetano. Le azioni preventive mirano a prevenire il verificarsi di non conformità, per eliminare le cause di possibili non conformità. Per la formalizzazione di queste azioni l’azienda si basa sui seguenti criteri:

• gestione delle non conformità temporanee (singoli episodi) e di quelle strutturali (quelle che incidono sul SGA) • analisi delle fasi o attività del processo di produzione, delle modalità operative, dei metodi di controllo, delle

registrazioni e della documentazione, delle sollecitazioni provenienti dal personale interno, dei problemi posti da soggetti esterni (popolazione locale, autorità di controllo), dei risultati degli audit

• prevenzione le non conformità attraverso l’introduzione di nuove tecnologie / materiali / processi a basso impatto ambientale, la sostituzione di sostanze / preparati pericolosi, interventi strutturali per evitare o ridurre la probabilità o la gravità di incidenti o guasti, effettuare interventi di manutenzione programmata

• attuazione di quanto stabilito, prevedendo responsabilità di attuazione, mezzi a disposizione e tempistica, documentando le eventuali modifiche apportate alle procedure

• verifica dell’attuazione dell’azione correttiva o preventiva ed i risultati ottenuti dalla sua introduzione. Riesame Il riesame delle modalità di gestione delle non conformità e delle azioni correttive o preventive è effettuato in seguito ad eventi o situazioni che possono renderlo necessario. Documentazione e registrazioni Procedura PGA "Non conformità, azioni correttive e preventive" Registrazioni delle non conformità e delle azioni correttive e preventive Tutta la documentazione relativa alle n.c. redatta in base alla procedura, è raccolta, registrata e archiviata dal responsabile ambientale.

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Mobilegno Srl Manuale di gestione ambientale Controlli e azioni correttive

Data 4.5.3 - REGISTRAZIONI Scopo e campo di applicazione L’azienda, attraverso i criteri stabiliti dalla presente sezione, effettua le registrazioni e l’archiviazione di tutti i documenti del SGA, derivanti dall'applicazione del Manuale, delle procedure e delle istruzioni operative, e da questi definiti. Responsabilità Responsabile ambientale; EVENTUALMENTE responsabile Qualità per le registrazioni relative al Sistema Qualità (ad es.: schede taratura strumenti, ecc.). Descrizione delle modalità di attuazione Le registrazioni del SGA sono quelle richiamate in ciascuna sezione del Manuale o nelle procedure o nelle istruzioni operative. Le principali registrazioni sono:

• tabelle di sintesi degli aspetti / impatti significativi e dei valori quantitativi degli aspetti • elenco dei requisiti legali e volontari applicabili • elenco degli obiettivi e traguardi • programmi ambientali • registro delle osservazioni ambientali • registrazioni specifiche eventualmente previste da istruzioni di lavoro • registrazioni delle esercitazioni per l'emergenza • risultati delle misure e rapporti di ispezione • schede di valutazione della conformità legislativa • rapporti di non conformità, azioni correttive e preventive effettuate • rapporti degli audit • verbali dei riesami della Direzione.

Altre registrazioni, relative alla gestione del Servizio Prevenzione e Protezione, sono raccolte e archiviate come stabilito dalle relative procedure (oppure dalla procedura PGA "Gestione delle registrazioni ambientali"). EVENTUALMENTE Altre registrazioni, facenti parte del Sistema Qualità, sono gestite conformemente a quanto prescritto dal Manuale della Qualità e dalle relative procedure. L’elenco completo dei documenti di registrazione e le specifiche per la loro gestione sono contenuti nella procedura PGA "Gestione delle registrazioni ambientali". Riesame Le modalità di gestione dei documenti di registrazione del SGA sono riesaminate a seguito di eventi o situazioni che lo rendano necessario. Documentazione e registrazioni PGA "Gestione della registrazioni ambientali" Elenco dei documenti di registrazione ambientale

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AUDIT DEL SGA E RIESAME DELLA DIREZIONE ESEMPI DI COMPILAZIONE DEL MANUALE DI GESTIONE AMBIENTALE

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Mobilegno Srl Manuale di gestione ambientale Controlli e azioni correttive

Data 4.5.4 - AUDIT DEL SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTALE Scopo e campo di applicazione L’azienda stabilisce e mantiene attive procedure atte a verificare la conformità del SGA alla politica ambientale e alla norma UNI EN ISO 14001/EMAS Regolamento CE 1836/93, verificare la corretta e costante applicazione del SGA, fornire all'amministratore delegato le informazioni per il riesame. Responsabilità Responsabile ambientale Descrizione delle modalità di attuazione Le verifiche ispettive interne (audit) sono un esame sistematico, indipendente e documentato, svolto da personale qualificato, su tutte le Funzioni aziendali che hanno influenza sull'ambiente. La procedura PGA "Audit del Sistema di Gestione Ambientale" definisce i dettagli operativi. (EVENTUALMENTE ed in particolare le modalità di collegamento e coordinamento con il Sistema Qualità) All’inizio di ogni anno si definisce un piano di audit in cui stabilire: • Le attività e le fasi del processo da sottoporre ad audit (da definire anche sulla base dei risultati degli

audit precedenti) • Il periodo in cui ciascuna attività / fase viene sottoposta ad audit • Il gruppo di lavoro che condurrà ciascun audit e il suo responsabile (indicando anche gli eventuali auditor

esterni). I risultati e le eventuali non conformità sono documentati e comunicati alle Funzioni aziendali interessate, che devono pianificare le eventuali azioni correttive e preventive. . Riesame Le attività di audit sono riesaminate a seguito di eventi o situazioni che lo rendano necessario. Documentazione e registrazioni Procedura PGA "Audit del Sistema di Gestione Ambientale" Programma di audit Rapporti di audit I programmi e rapporti di audit sono gestiti dal responsabile ambientale e conservati per 10 anni.

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Mobilegno Srl Manuale di gestione ambientale Riesame della Direzione

Data 4.6 RIESAME DELLA DIREZIONE Scopo e campo di applicazione L’azienda prevede opportune procedure per valutare l'efficacia e l'adeguatezza di tutti gli elementi del SGA dell’organizzazione ed individuare le opportunità di miglioramento. Responsabilità Amministratore Delegato Descrizione delle modalità di attuazione Il riesame della Direzione consiste nell'analisi del funzionamento del sistema nel suo complesso, sia dal punto di vista dell'adeguatezza dei requisiti stabiliti in funzione della realtà aziendale (politica), sia dal punto di vista dell'efficacia delle prestazioni ambientali dei sistema (risultati). Il risultato del riesame è l'individuazione delle opportunità e delle necessità di miglioramento del sistema e/o delle prestazioni ambientali. Il riesame è basato sull'analisi dei seguenti documenti del SGA:

• risultati degli audit • risultati di visite ispettive effettuate da enti esterni • registrazioni delle non conformità e delle relative azioni correttive • azioni preventive proposte • registrazione delle osservazioni ambientali (esterne / interne) • tendenze emergenti dalle misurazioni e dalle ispezioni, elaborate e presentate in forma sintetica dal

responsabile ambientale (vedi procedura PGA "Sorveglianza e misurazioni") • grado di raggiungimento degli obiettivi ambientali, tramite gli indicatori di prestazione (relazione

sintetica del responsabile ambientale). Vengono altresì presi in considerazione altri aspetti quali:

• variazioni della legislazione • variazioni delle richieste del mercato o delle parti interessate • rilevanti modifiche a prodotti / processi / tecnologie / sostanze • cambiamenti organizzativi • progetti di ampliamenti o rilocalizzazione • miglioramenti significativi di tecnologie ambientali o collegate • notizie di cronaca relative a incidenti / emergenze in situazioni analoghe.

L’amministratore delegato effettua il riesame almeno annualmente, convocando una riunione collegiale con la partecipazione del Responsabile ambientale (EVENTUALMENTE e di altre Funzioni con responsabilità ambientali). Il riesame si conclude con l'emissione di un verbale contenente una sintesi in cui l'amministratore delegato riporta le conclusioni del riesame e le decisioni relative ai miglioramenti e alle modifiche da realizzare. Documentazione e registrazioni Verbali di riesame I verbali di riesame sono gestiti dal responsabile ambientale e conservati per 10 anni.

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9. LE PROCEDURE DI GESTIONE E PROCEDURE OPERATIVE

Questa componente del SGA tende ad individuare e procedurizzare (redazione delle procedure/istruzioni operative) le attività che possono dare origine agli aspetti ambientali, programmandone l’effettuazione. Le categorie di attività che possono essere codificate in procedure/istruzioni operative sono: ♦ attività destinate a prevenire l’inquinamento e a conservare le risorse nei nuovi progetti di

grande importanza, ai cambiamenti di processo e di gestione delle risorse, alle proprietà (acquisizione, dismissioni, gestione del patrimonio), ai nuovi prodotti e all’imballaggio

♦ attività quotidiane di gestione, destinate ad assicurare la conformità ai requisiti interni ed esterni dell’organizzazione e anche ciò che serve ad assicurare che tali attività siano efficaci ed efficienti

♦ attività di gestione strategiche, destinate a rispondere in anticipo al mutare delle esigenze ambientali.

Per soddisfare il requisito si può procedere come segue: 1. individuazione delle operazioni ed attività che influiscono sugli aspetti / impatti ambientali

significativi (un elenco rappresentativo è riportato di seguito) 2. individuazione dei luoghi dove queste operazioni / attività avvengono e dei tempi in cui queste

vengono eseguite 3. redazione di una griglia temporale di programmazione su base annua (con cadenze da

giornaliere a trimestrali) dove riportare le attività da tenere sotto controllo. Un elenco esemplificativo di procedure da redigere è il seguente: PGA INDIVIDUAZIONE E QUANTIFICAZIONE DEGLI ASPETTI AMBIENTALI SIGNIFICATIVI PGA OBIETTIVI, TRAGUARDI E PROGRAMMI PGA IDENTIFICAZIONE DEI REQUISITI LEGALI E DI ALTRO TIPO E VALUTAZIONE DI CONFORMITÀ PGA APPROVAZIONE NUOVI IMPIANTI, PROCESSI, PRODOTTI O MATERIE PRIME PGA STRUTTURA DELLE PROCEDURE PGA SENSIBILIZZAZIONE E FORMAZIONE DEL PERSONALE PGA GESTIONE DELLA COMUNICAZIONE AMBIENTALE INTERNA ED ESTERNA PGA CONTROLLO DELLA DOCUMENTAZIONE PGA CONTROLLO OPERATIVO PGA INDIVIDUAZIONE DELLE EMERGENZE E PREPARAZIONE DEI PIANI DI REAZIONE PGA SORVEGLIANZA E MISURAZIONI PGA CAMPIONAMENTI, MANUTENZIONE E TARATURA APPARECCHI DI MISURA PGA NON CONFORMITÀ, AZIONI CORRETTIVE E PREVENTIVE PGA GESTIONE DELLE REGISTRAZIONI AMBIENTALI PGA VERIFICA PERIODICA DELLE PRESTAZIONI DEL SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTALE PGA AUDIT DEL SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTALE PGA RIESAME DELLA DIREZIONE La procedura sul controllo operativo richiama una serie di procedure operative che per il settore legno possono essere: POA GESTIONE CONSUMI ENERGETICI POA GESTIONE STOCCAGGI SOSTANZE POTENZIALMENTE PERICOLOSE POA GESTIONE RIFIUTI POA GESTIONE APPROVVIGIONAMENTI MATERIE PRIME E AUSILIARIE POA GESTIONE EMISSIONI IN ATMOSFERA. Gli schemi seguenti riportano alcuni esempi di procedure e istruzioni operative, sintetizzate attraverso il diagramma di flusso.

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POA: GESTIONE DEI RIFIUTI ATTIVITÀ’ DESCRIZIONE PROCEDURA DOCUMENTAZIONE Attività da cui si originano i rifiuti 1) L’azienda decide o è costretta a disfarsi dei rifiuti 2) L’analisi visiva consente di assegnare al rifiuto il codice indicato dal CER 3) RA valuta la classificabilità del rifiuto 4) Eventuale analisi da farsi nei casi in cui si tratti di rifiuti mai prodotti fino ad ora e/o l’analisi visiva non sia sufficiente a classificarli correttamente 5) RA provvede all’attribuzione del Cod. CER al rifiuto 6) RA valuta se i rifiuti rispettano i requisiti di Deposito temporaneo o di Stoccaggio previsti per legge 6a) e 6b) I rifiuti in attesa di essere destinati a smaltimento / recupero, vengono depositati / stoccati all’interno del sito 7) Consegna dei rifiuti ad un trasportatore autorizzato e/o conferimento con mezzi propri 7a) e 7b) Impianti di destinazione 8) Verifica del ritorno del Formulario controfirmato dal Destinatario dei rifiuti

I.O. Analisi del rifiuto Mod. Codifica rifiuti CER I.O. Valutazione condizioni di Deposito Temporaneo / Stoccaggio I.O. Gestione Carico dei rifiuti I.O. Raccolta ed elaborazione dati I.O. Gestione Scarico dei rifiuti I.O. Controllo Formulari di identificazione dei rifiuti

RA: Responsabile Ambientale; I.O.:Istruzione Operativa; Mod.: Modulo; PGA: Procedura Gestionale Ambientale

Assemblaggio

Verniciatura

Imballaggio

........ Lavorazioni meccaniche

1) Produzione del rifiuto

2) Analisi visiva del rifiuto

3) La natura del rifiuto è nota

6) Valutazione condizioni di Deposito / Stoccaggio

5) Codifica del rifiuto

NO

SI

4) Analisi del rifiuto

6a) Deposito temporaneo 6b) Stoccaggio

7) Uscita dei rifiuti dal sito

7a) Smaltimento 7b) Recupero

8) Verifica ritorno dei Formulari di identificazione controfirmati dal

Destinatario

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Ecogestione nel settore legno pag. 79

POA: EMISSIONI IN ATMOSFERA ATTIVITÀ’ DESCRIZIONE PROCEDURA DOCUMENTAZIONE Attività da cui si originano le emissioni in atmosfera 1) e 2) Vengono distinte le emissioni generate dall’azienda in convogliate e diffuse 3a) e 3b) Le emissioni convogliate / diffuse vengono monitorate, dal Lab. analisi interno o esterno all’azienda, mediante analisi chimiche e strutturali degli impianti / attività che le generano. 4) Mediante le azioni di monitoraggio viene determinata dal R.A., assieme al Resp. Lab. Analisi, la conformità a dei valori di soglia autodeterminati dall'azienda 5) I valori rilevati mediante il monitoraggio sono conformi ai valori di soglia, per cui l’emissione convogliata / diffusa può continuare 6) I valori rilevati mediante il monitoraggio non sono conformi ai valori di soglia. RA e RDA, assieme ai Resp. di Reparto, determinano le cause del superamento dei valori di soglia 7) RA, RDA ed i Resp. di Reparto studiano ed applicano interventi correttivi per rendere conformi i valori di soglia 8) RDA comunica alla Direzione la non conformità rilevata e gli interventi da mettere in atto

Doc. Quadro riassuntivo delle emissioni I.O. Monitoraggio emissioni convogliate in atmosfera I.O. Monitoraggio emissioni diffuse Mod. Schemi d’analisi I.O. Manutenzione impianti / macchinari Pga. Campionamenti, manutenzione e taratura apparecchi di misura Pga. Registrazioni ambientali Doc. Registro degli adempimenti normativi Doc. Programma Ambientale Doc. Documento valutazione dei rischi nei luoghi di lavoro I.O. Modalità e strumenti di valutazione delle emissioni Pga. Comunicazione interna Pga. Non conformità, azioni correttive e preventive I.O. Manutenzione impianti / macchinari Pga. Approvazione nuovi impianti, processi, materie prime Doc. Procedure gestionali interne Pga. Comunicazione interna

Assemblaggio

Verniciatura

Essiccazione

...... Lavorazioni meccaniche

1) Generazione emissione

2a) Emissione convogliata in

atmosfera

2b) Emissione

diffusa

3a) Monitoraggio emissioni convogliate

4) Rispetto dei valori di soglia

6) Determinazione cause del

superamento dei valori di soglia

7) Studio ed applicazione di

interventi correttivi

5) Continuazione emissione

convogliata / diffusa

NO SI

3b) Monitoraggio emissioni diffuse

8) Comunicazione alla Direzione

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ISTRUZIONE OPERATIVA: GESTIONE DEI RIFIUTI IN CARTA E CARTONE

DA Quantificazione rifiuti prodotti in sito

I.O. Gestione Carico e Scarico dei Rifiuti

DA Quantificazione rifiuti in uscita I.O. Gestione Carico e Scarico dei Rifiuti

Indicazioni da seguire 1. Gli addetti alla produzione, all’imballo dei prodotti ed al disimballo di alcuni particolari,

producono scarti di carta e cartone che si configurano quindi come rifiuti. Alcuni imballi in cartone vengono conservati per essere riutilizzati e per questo non sono considerati rifiuti.

2. Gli addetti provvedono a conferire i rifiuti cartacei nella navetta xxxx da 10 m3 posizionata sul piazzale esterno.

3. L’addetto al magazzino bisettimanalmente deve compilare il modulo sulla quantità di carta e cartone presente nel contenitore esterno.

4. Lo stesso addetto al magazzino provvederà alla procedura di carico del rifiuto cartaceo prodotto nelle due settimane nell’apposito registro di carico e scarico.

5. Raggiunto il valore massimo del deposito, si dà seguito allo smaltimento del rifiuto. Un addetto alla produzione deve assistere il trasportatore nelle operazioni di carico del rifiuto sull’automezzo.

6. Lo stesso addetto alla produzione che assiste il trasportatore deve compilare il mod. sulla quantità di rifiuti in uscita da consegnare al magazzino.

7. L’addetto al magazzino compila il formulario di identificazione del rifiuto. 8. L’automezzo può lasciare il sito. 9. Il trasportatore entro una settimana invia la comunicazione del quantitativo effettivamente

asportato dal sito. 10. L’addetto del magazzino provvede alla registrazione di scarico nel registro apposito. DA: Documento Ambientale

1- Carta e cartone

2- Raccolta del rifiuto nel

contenitore esterno di

competenza

3-Compilazione settimanale

DA: Quantificazione rifiuti prodotti in sito

5- Carico dei rifiuti

sull’automezzo

9- Comunicazione delle quantità

asportate

10- Registrazione di scarico entro una

settimana dall’uscita del rifiuto

4- Registrazione

bisettimanale di carico

6- Compilazione del DA: Quantificazione rifiuti in

uscita

7- Compilazione del formulario

8- Uscita del rifiuto dal sito

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10. CRITERI PER EFFETTUARE L’AUDIT AMBIENTALE

L’azienda deve stabilire e mantenere attivo un programma e delle procedure per svolgere periodicamente un audit del sistema di gestione ambientale, al fine di: a) determinare se detto sistema è o non è:

1. conforme a quanto è stato pianificato per la gestione ambientale, ivi compreso i requisiti della norma rispetto alla quale l’organizzazione viene certificata

2. correttamente applicato e mantenuto attivo b) fornire alla direzione informazioni sui risultati degli audit. All’inizio di ogni anno l’organizzazione dovrà definire un piano di audit in cui stabilire: • Le attività e le fasi del processo da sottoporre ad audit (da definire anche sulla base dei risultati

degli audit precedenti) • Il periodo in cui ciascuna attività / fase viene sottoposta ad audit • Il gruppo di lavoro che condurrà ciascun audit e il suo responsabile (indicando anche gli

eventuali auditor esterni). Piano di audit: anno 1999

Attività Auditor

Magazzino Assemblaggio Verniciatura Amministrazione ................

A. Rossi 12/02/99 - RI 20/04/99 – AI B. Bianchi 12/02/99 - AI 17/06/99 – RI ............... 20/04/99 - RI 25/07/99 - RI Consulenza Ambiente sas

12/02/99 - AE 20/04/99 - AE

...................... 17/06/99 - AI 25/07/99 - AI RI: Responsabile interno AI: Auditor interno AE: Auditor esterno (per esempio una società di consulenza ambientale a cui l’organizzazione di appoggia) Nella definizione della metodologia di conduzione di un audit ambientale, l’organizzazione dovrà considerare i seguenti aspetti: Obiettivi Verifica della conformità alla normativa ambientale

Verifica del rispetto e corretta attuazione dei requisiti previsti dalla norma ISO 14001/EMAS Verifica dello stato di avanzamento del programma, obiettivi e traguardi ambientali

Gruppo di lavoro Da definire in base all’attività oggetto di audit Rispetto dei requisiti di competenza, indipendenza e obiettività Il gruppo di lavoro può essere composto da personale solo interno, da personale esterno oppure misto

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In corrispondenza di ogni audit dovranno essere svolte una serie di attività suddivise nelle seguenti fasi: Fase Attività Documenti da preparare Pre-audit (attività da svolgere nelle settimane precedenti all’audit)

Individuare le attività da sottoporre ad audit Definire la durata dell’audit (gg.) Individuare il personale interno da contattare Individuare i reparti da visionare Definire la documentazione da visionare

Programma di audit Check list di documenti da richiedere al reparto prima dell’audit

Audit Presentazione del programma di audit e del gruppo di lavoro Visita al reparto/i sottoposto/i ad audit Verifica della documentazione Colloqui / interviste con il personale

Check list da consegnare ad ogni auditor La check indica tutte le informazioni da raccogliere e prevede lo spazio per riportare le evidenze rilevate nel corso dell’audit

Post-audit Valutazione delle conformità, non conformità, eccezioni ed osservazioni rilevate nel corso dell’audit Definizione di un piano di azione da attuare per far fronte ai punti di debolezza riscontrati Trasmissione e discussione del rapporto di audit con la direzione Trasmissione di una sintesi del rapporto di audit ai responsabili di attività / fase del processo sottoposta ad audit Verifica dello stato di avanzamento del piano d’azione

Rapporto di audit, completo del piano di azione futuro in cui indicare gli interventi da attuare, i tempi, il personale responsabile dell’attuazione ed il personale responsabile del controllo

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11. LA GESTIONE DELLE RELAZIONI CON L’ESTERNO: LA DICHIARAZIONE AMBIENTALE E IL RAPPORTO AMBIENTALE

La comunicazione verso l’esterno delle proprie problematiche ambientali deve essere vista come un’opportunità da parte dell’azienda. In questo modo l’impresa realizza in modo concreto un efficace rapporto con il territorio in cui l’azienda vive e prospera, costituito dai cittadini che abitano nei dintorni nel sito produttivo, dalle risorse naturali presenti, dalle autorità che hanno il compito di controllare il rispetto della legislazione ambientale, i clienti e i fornitori che possono influenzare le condizioni della produzione. La comunicazione esterna costituisce un importante strumento di marketing dell’azienda, in quanto permette di informare il mercato dei propri successi in merito alla salvaguardia dell’ambiente, realizzando un valore economico superiore proprio per il fatto che l’ambiente è stato considerato un fattore strategico aziendale. Infine la comunicazione esterna può essere considerata uno sforzo di rendere trasparente ciò che l’azienda sta facendo per migliorare l’ambiente, sia nei confronti delle autorità di controllo che nei riguardi dei cittadini. In un prossimo futuro la comunicazione esterna aziendale sarà considerata sostitutiva degli adempimenti burocratici previsti dalla legge per ottenere le autorizzazioni e per dimostrare il costante e sistematico controllo dei propri aspetti ambientali. LA DICHIARAZIONE AMBIENTALE La dichiarazione ambientale è il documento richiesto dal Regolamento CE n.1836/93 per completare il percorso verso la registrazione EMAS. La dichiarazione ambientale viene convalidata dal verificatore accreditato EMAS. I contenuti della dichiarazione ambientale richiesta dall’art. 3, punto (d), Annex III di EMAS, sono i seguenti (vedi descrizione analitica nello schema successivo): • una chiara e soddisfacente descrizione dell’azienda, delle sue attività, prodotti e servizi e i suoi

eventuali collegamenti con altre società e organizzazioni • la politica ambientale • la descrizione di tutti gli aspetti ed impatti ambientali significativi dell’azienda • la descrizione degli obiettivi in relazione agli impatti significativi • una sintesi dei dati sui risultati ottenuti dall’azienda in relazione al raggiungimento degli

obiettivi e al miglioramento degli impatti ambientali • altri fattori che possono incidere sui risultati ambientali dell’azienda. Si presenta un esempio di compilazione del Manuale di Gestione Ambientale per quanto riguarda la dichiarazione ambientale. IMPORTANTE La dichiarazione ambientale convalidata dal verificatore ambientale EMAS deve essere portata a conoscenza del pubblico.

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DICHIARAZIONE AMBIENTALE ESEMPI DI COMPILAZIONE DEL MANUALE DI GESTIONE AMBIENTALE

Pag. di Revisione n.

Mobilegno Srl Manuale di gestione ambientale Dichiarazione ambientale

Data Scopo e campo di applicazione La presente sezione del manuale descrive le modalità e le responsabilità relative alla redazione, esame e convalida della dichiarazione ambientale, in riferimento al sito (denominazione del sito) dell’organizzazione. Responsabilità Responsabile ambientale Descrizione delle modalità di redazione, esame e convalida della dichiarazione ambientale La dichiarazione ambientale viene compilata dopo ogni audit. Le scadenze della prima dichiarazione ambientale e per i successivi aggiornamenti o edizioni sono decise in sede di riunione di Riesame della Direzione. La dichiarazione ambientale è rivolta al pubblico e deve essere redatta secondo i criteri definiti nell’Allegato V del Regolamento CE 1836/93. La dichiarazione ambientale sarà esaminata e convalidata da un verificatore ambientale accreditato. Comunicazione della dichiarazione ambientale L’azienda trasmetterà la dichiarazione ambientale convalidata all’organismo nazionale competente e verrà divulgata al pubblico in conformità a quanto previsto dalla procedura sulla comunicazione esterna. Le dichiarazioni ambientali elaborate per il sito sono raccolte a cura del responsabile ambientale e conservate per almeno 10 anni.

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I CONTENUTI DELLA DICHIARAZIONE AMBIENTALE: SUGGERIMENTI PER LE AZIENDE DEL SETTORE LEGNO L’azienda, il sito e la sua attività produttiva Descrivere in modo esauriente la storia dell’azienda

Fornire i dati basilari dell’attività produttiva: gli addetti, il fatturato, il processo, i prodotti, le materie prime, gli impianti produttivi e quelli destinati alla tutela ambientale Descrivere il sito o i siti aziendali: il contesto ambientale, la localizzazione geografica

L’analisi ambientale Informazioni sull’analisi ambientale effettuata: metodologia, periodo di riferimento Descrizione delle norme ambientali riguardanti l’azienda Descrizione sintetica sulla metodologia di valutazione degli aspetti ambientali Informazioni sintetiche sui risultati dell’analisi: descrizione degli aspetti ambientali, degli impatti ambientali significativi, di altri aspetti relativi all’efficienza ambientale (ad esempio i costi ambientali)

Gli aspetti ambientali: dati ed indicatori Fornire dati e rappresentazioni grafiche, anche nel tempo, sugli aspetti ambientali significativi Descrivere gli indicatori ambientali per i principali aspetti e impatti Descrivere altri indicatori di risultato (indicatori economico-finanziari, gestionali, indicatori di consenso)

La politica e il programma ambientale Riportare la politica ambientale Elencare gli obiettivi ambientali Descrivere gli impegni programmati e le azioni conseguenti previste

Il sistema di gestione ambientale Descrizione dell’assetto organizzativo e delle responsabilità Descrizione dei sistemi di controllo e monitoraggio Descrizione delle modalità di gestione in condizioni anomale e di emergenza Elencare i documenti del sistema Descrivere le iniziative di sensibilizzazione e formazione del personale Descrivere le metodologie di auditing

Forma della dichiarazione ambientale Redigere una dichiarazione che abbia un massimo di 30-40 pagine Rappresentare i dati e le informazioni con tabelle, diagrammi di flusso, grafici Mettere foto e illustrazioni dell’azienda Prevedere un glossario finale e una richiesta di valutazione da parte del lettore

Altre informazioni Indicare eventuali altre certificazioni Indicare lo stato degli adempimenti relativi alle norme sulla sicurezza Indicare eventuali marchi di qualità del prodotto

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IL RAPPORTO AMBIENTALE Il rapporto ambientale è un documento di carattere divulgativo nel quale vengono descritte le principali relazioni tra l’impresa e l’ambiente. La scelta da parte di un’impresa di elaborare un rapporto ambientale discende dalla politica di comunicazione verso l’esterno. Le imprese che utilizzano questo strumento intendono rafforzare il dialogo e la collaborazione con i gruppi esterni all’impresa stessa (comunità locali, autorità di controllo, banche, assicurazioni, clienti, consumatori, gruppi ambientalisti). Le imprese che effettuano la lavorazione del legno o che producono manufatti in legno possono avere molte ragioni per redigere un rapporto ambientale. I gruppi ambientalisti sono molto sensibili alla problematica dell’utilizzo della risorsa legno e agli impatti generati a livello locale dalle emissioni atmosferiche. La comunicazione in questo senso che dimostrasse la scelta di materia prima derivante da piantagioni con un sistema di prelievo programmato, oppure interventi per il miglioramento della qualità dell’aria, sarebbe apprezzata dai consumatori attenti a queste tematiche. La comunicazione alle autorità di controllo sulle modalità di gestione dei diversi aspetti ambientali (emissioni di SOV e polveri, gestione dei rifiuti, gestione del rumore) potrebbe ridurre la pressione sui controlli ambientali; instaurare un rapporto di tipo collaborativo per la risoluzione nel tempo delle problematiche ambientali che possono avere pesanti riflessi sulla produzione (pensiamo alla scelta di tecnologie di abbattimento degli inquinanti o alla scelta di un prodotto verniciante); la dichiarazione all’esterno di dati quantitativi sugli aspetti ambientali, dimostrando i miglioramenti tecnologici e sull’impatto ambientale generato, potrebbe facilitare l’adozione di provvedimenti agevolativi dal punto di vista delle autorizzazioni. Anche se fino ad oggi banche ed assicurazioni non sono stati molto attenti alle tematiche ambientali delle imprese del settore legno, in un futuro prossimo si prevede un ruolo maggiore per questi soggetti. Rischi ambientali, passività ambientali, spese ambientali sono solo alcuni dei dati rispetto ai quali le organizzazioni finanziarie saranno sempre più sensibili nelle scelte sui tassi di interesse da applicare alle imprese nella concessione di prestiti, nella valutazione dei premi assicurativi. Il rapporto ambientale ha anche la funzione di diffondere la consapevolezza dell’importanza di ciascun dipendente nel raggiungimento di traguardi di salvaguardia ambientale. In questo senso i rapporti ambientali dovrebbero porre attenzione ai temi di gestione del rischio per la sicurezza dei lavoratori e per l’ambiente. Nello schema che segue vengono indicati i contenuti minimi che dovrebbero essere presenti in un rapporto ambientale che un’azienda del settore legno potrebbe predisporre. Per maggiori dettagli rispetto ai contenuti di un rapporto ambientale si rinvia alle linee guida definite in Italia dal Forum dei Rapporti Ambientali, redatte dalla Fondazione ENI Enrico Mattei.

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CONTENUTI MINIMI DI UN RAPPORTO AMBIENTALE PER UN IMPRESA DEL SETTORE LEGNO INFORMAZIONI QUALITATIVE Descrizione dell’impresa

Attività e dimensioni dell’impresa Localizzazione del sito produttivo Descrizione del processo produttivo Descrizione degli aspetti ambientali principali connessi all’attività di produzione

Politica ambientale Riportare la politica ambientale definita secondo i requisiti del Sistema di Gestione Ambientale

Sistema di gestione ambientale

Riportare la descrizione del Sistema, con un dettaglio rispetto al sistema delle responsabilità e al programma ambientale

Rapporto con la legislazione

Illustrazione delle modalità con le quali l’azienda assicura l’ottemperanza delle proprie prestazioni alle leggi in materia di ambiente

Gestione della sicurezza

Illustrare le misure e gli interventi effettuati per ridurre al minimo i problemi legati alla sicurezza e all’igiene nei luoghi di lavoro, mettendo in evidenza anche i benefici per la gestione degli aspetti ambientali

Politica di prodotto Descrizione delle principali innovazioni apportate per il miglioramento degli impatti ambientali considerando il ciclo di vita del prodotto, in modo particolare facendo riferimento: • al fatto che si utilizzi legno proveniente da piantagioni certificate dal

punto di vista ambientale • al fatto che si utilizzino prodotti vernicianti e sistemi di verniciatura a

basso impatto ambientale • a programmi di collaborazione con clienti e consumatori

Conservazione delle risorse naturali (energia)

Descrivere nel dettaglio programmi di risparmio energetico ed utilizzo di fonti rinnovabili di energia (biomasse)

Relazione con soggetti esterni

Indicare il nominativo della persona da contattare per informazioni aziendali Descrivere le iniziative attuate nei confronti della comunità locale, della pubblica amministrazione o altri enti per diffondere la sensibilità ambientale dell’azienda

INFORMAZIONI QUANTITATIVE Bilancio ambientale Si tratta di descrivere in modo quantitativo i flussi fisici di grandezze in

ingresso e in uscita dai processi produttivi, ed in particolare: • i consumi di materie prime e prodotti ausiliari • i consumi di energia • i consumi di acqua • i rifiuti prodotti • le quantità di sostanze emesse in atmosfera • (eventualmente la quantità e la qualità di acqua scaricata) • le quantità di prodotti in uscita. I valori quantitativi devono essere presentati in prospetti organizzati (schemi input-output), in modo simile alla rappresentazione di un bilancio economico, con un confronto tra anni diversi (minimo tre anni)

Indicatori ambientali Rappresentare mediante opportuni indici le prestazioni ambientali dell’azienda, confrontati anche con periodi passati (vedi capitolo 7)

Spese ambientali Si tratta di descrivere dal punto di vista monetario le spese direttamente o indirettamente connesse con lo svolgimento di azioni legate al raggiungimento di un obiettivo ambientale (azioni di tutela ambientale)

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12. LE MODALITÀ PER LA CERTIFICAZIONE E LA REGISTRAZIONE

AMBIENTALE L’azienda che intende ottenere la certificazione ambientale secondo la norma ISO 14001 e/o il Regolamento EMAS, una volta adempiuti i requisiti contenuti nelle norme di riferimento (vedi capitoli da n.2 a n.11), deve richiedere l’intervento dei soggetti esterni preposti alla verifica dell’idoneità del sito. L’iter da seguire è differente a seconda che l’azienda aderisca alla Norma ISO 14001 oppure al regolamento EMAS della Comunità Europea. ITER CERTIFICAZIONE AMBIENTALE ISO 14001

RICHIEDERE L’INTERVENTO DI UN CERTIFICATORE

DEFINIRE LE CONDIZIONI ECONOMICHE CON IL CERTIFICATORE

ESAME DOCUMENTAZIONE Inviare analisi ambientale iniziale e manuale di gestione al certificatore

PREAUDIT

VERIFICA ISPETTIVA

APPROVAZIONE DA STRUTTURA INTERNA ENTE CERTIFICATORE

EMISSIONE CERTIFICATO

VISITE PERIODICHE

RINNOVO CERTIFICATO

Esame della parte documentale e dei requisiti legislativi

In genere validità 3 anni

Dopo 3 anni

Consultare il sito internet www.sincert.it dove si trova l’elenco degli organi di certificazione accreditati e l’elenco delle aziende italiane già certificate ISO 14001

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Ecogestione nel settore legno pag. 89

ITER CONVALIDA DICHIARAZIONE AMBIENTALE EMAS

RICHIEDERE L’INTERVENTO DI UN VERIFICATORE ACCREDITATO

DEFINIRE LE CONDIZIONI ECONOMICHE CON IL VERIFICATORE

ESAME DOCUMENTAZIONE Inviare analisi ambientale iniziale e manuale di gestione al verificatore

VERIFICA ISPETTIVA

APPROVAZIONE DA STRUTTURA INTERNA ENTE VERIFICATORE

CONVALIDA DICHIARAZIONE AMBIENTALE

CONVALIDE PERIODICHE Visite ogni 1 à 3 anni

INVIO DICHIARAZIONE AMBIENTALE AL COMITATO ECOAUDIT

ISCRIZIONE AZIENDA NEL REGISTRO EMAS

PUBBLICAZIONE NOME AZIENDA REGISTRATA

Gazzetta Ufficiale UE Sito internet HelpDesk EMAS Sito internet comitato

Supporto ANPA, ARPAV e Autorità controllo per verifica della rispondenza al Regolamento EMAS

COMITATO ECOAUDIT Sezione EMAS Italia Via Vitaliano Brancati 48 00144 Roma sito internet: www.tiscalinet.it/ComitatoEcolabelEmas

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13. INDICAZIONI TECNOLOGICHE E GESTIONALI PER LA

PREVENZIONE DELL’INQUINAMENTO NEL COMPARTO LEGNO Il miglioramento continuo della gestione ambientale in un’azienda del settore legno e della lavorazione del mobile può essere perseguito attraverso l’introduzione di alcuni interventi gestionali e/o tecnologici finalizzati ad ottimizzare le risorse in entrata e minimizzare i rilasci nell’ambiente in termini di emissioni in aria, suolo e acqua. Le tabelle che seguono rappresentano una sintesi degli interventi praticabili, organizzati per aspetto ambientale su cui vanno ad incidere (consumo di energia elettrica, produzione di rifiuti, emissioni in atmosfera, ...), suddivisi in interventi di tipo gestionale “G” (per esempio la raccolta dei rifiuti), di manutenzione ”M” (per esempio la pulizia dei filtri di abbattimento delle polveri), di tipo impiantistico “I” (per esempio la scelta dei punti luce) o infine di tipo tecnologico “T” (per esempio la sostituzione dei prodotti vernicianti). A ciascun intervento è associato l’effetto ambientale che potenzialmente beneficerà del miglioramento conseguito. Interventi di miglioramento ambientale

Aspetto ambientale: Consumo di energia elettrica

Tipologia di intervento (G, T, I, M)

Effetti ambientali potenzialmente migliorabili: Effetto serra, piogge acide, smog fotochimico (effetti indiretti)16

Illuminazione e macchinari I Privilegiare l’illuminazione a luce diretta T Installare degli interruttori automatici da selezionare a seconda dell’attività svolta

e del locale (centralizzati, a tempo, crepuscolari, che rilevano la presenza di persone nei locali)

T Utilizzare lampade a risparmio energetico (lampade fluorescenti lineari, lampade fluorescenti elettroniche)

M Mantenere pulite le superfici delle lampadine I Privilegiare l’installazione di punti luce utilizzabili indipendentemente I Effettuare una scelta appropriata delle potenze da installare, in quanto un loro

sovradimensionamento diminuisce il rendimento elettrico ai carichi ridotti T Installare batterie di condensatori di rifasamento ai fini di evitare richieste di

energia reattiva dovuta a distorsioni della corrente e suo sfasamento rispetto alla tensione

I Privilegiare la tinteggiatura delle pareti con toni chiari (assorbono meno luce e richiedono una potenza illuminante inferiore)

I Provvedere al rifasamento degli apparecchi elettrici17 I Adeguare il livello di illuminazione a seconda dell’ambiente e della lavorazione da

effettuare18

16 Effetti dovuti alla produzione di energia elettrica mediante combustibili fossili. 17 Diversi apparecchi elettrici presentano carichi induttivi che producono sfasamento e/o distorsione della corrente d’ingresso nell’impianto rispetto alla tensione fornita sulla rete dall’Ente Erogatore, con relativo mancato sfruttamento della potenza nominale e richiesta di cosiddetta potenza reattiva e “inquinamento” della rete elettrica. Di conseguenza all’azienda viene addebitata una penalità di energia reattiva e un costo maggiore. Per valutare tale consistenza è sufficiente controllare l’ultima fatturazione elettrica. Il rifasamento può essere condotto sul singolo apparecchio o sull’intero impianto (purché i carichi principali non siano posti a distanze superiori ai 70 mt dalla cabina di trasformazione / quadro generale di distribuzione), con l’uso di una batteria di condensatori opportunamente dimensionati in base alla potenza assorbita dall’utente e dal valore del fattore di potenza. 18 Si riportano i livelli di illuminazione consigliata per vari tipi di ambiente di lavorazione; il primo valore è preso a riferimento quando le riflessioni e i contrasti sono elevati, quando prevalgono le tonalità chiare e il compito visivo viene eseguito occasionalmente e non richiede particolare rapidità e accuratezza; il secondo valore corrisponde ai lux consigliati nei casi in cui non vi siano esigenze

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T Utilizzare fonti energetiche alternative come gli impianti fotovoltaici I Valutare l’installazione di sistemi di aspirazione delle polveri differenziati

Impianti di condizionamento e riscaldamento T Installare sistemi di condizionamento con COP > 4 (ad alto rendimento) T Installare impianti di condizionamento con accumulo del freddo T Introdurre sistemi di controllo dell’aria condizionata in funzione della temperatura

esterna e regolazione automatizzata individuale nei locali M Provvedere alla pulizia periodica dei filtri di scambiatori / sonde e alla

manutenzione di pompe e compressori T Utilizzare sistemi di isolamento termico per l’edificio (vetri diatermici nelle pareti a

sud, isolamento tetti piani) Impianti sanitari

T Installare pompe di circolazione dell’acqua a velocità variabile

Aspetto ambientale: Risorse naturali: consumi di combustibili fossili

Tipologia di intervento (G, T, I, M)

Effetti ambientali potenzialmente migliorabili: Consumo di risorse naturali, effetto serra, piogge acide, smog fotochimico (effetti diretti)

Impianti termici e di abbattimento T Intervenire sui locali riscaldati prevedendo idonee misure di coibentazione, per

ridurre le perdite di calore I Sostituire combustibili inquinanti (SOx) e a minor rendimento (olio combustibile,

nafta, gasolio) con altri meno inquinanti e a maggior rendimento (metano e GPL) I Prevedere l’applicazione di sistemi di termoregolazione (valvole termostatiche) e

installare pompe di circolazione a miglior rendimento nel caso si utilizzi acqua calda

T Valutare l’applicazione di sistemi di riscaldamento più efficienti (pannelli radianti, riscaldamento a bassa temperatura) oppure fonti energetiche rinnovabili (pannelli solari per l'acqua calda)

M La caldaia utilizzata deve essere sottoposta a verifica periodica del rendimento (misura temperatura fumi, contenuto di ossigeno, di anidride carbonica, monossido di carbonio, particelle incombuste). Se i limiti rilevati scendono al di sotto di quelli previsti dalla legge (DPR 412/93) si deve intervenire con manutenzione, oppure provvedere a sostituzione della stessa

T Installare caldaie a condensazione ed a temperatura di mandata variabile T Predisporre un sistema di controllo di potenza della caldaia, con bruciatore

bistadio, separazione in due moduli di base e per carico massimo o con bruciatore modulante

I Garantire una concentrazione di solventi negli impianti di abbattimento a combustione di almeno 1 gr/mc, al di sotto del quale il combustibile brucia al posto dei solventi

T Realizzare un impianto di riscaldamento a bassa temperatura I Predisporre la regolazione termostatica separata in ciascun ambiente dell’edificio I Limitare a 70 gradi la temperatura di accumulo dell’acqua nella cisterna

particolari; il terzo, quello più elevato, è assunto quando sono poco accentuati i contrasti e le riflessioni, in presenza di compiti visivi critici che non consentono errori e richiedono grande accuratezza. Aree di servizio (scale, corridoi): lux 50 100 150 Depositi: lux 100 150 200 Officine per lavori grossolani: lux 200 300 500 Officine per lavori di media accuratezza: lux 300 500 750 Officine per lavori di elevata accuratezza: lux 500 750 1000 NB: Lux = rapporto tra flusso luminoso (luce emessa da una sorgente in tutte le direzioni) e l’area illuminata.

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T Utilizzare fonti energetiche alternative o rinnovabili come l’energia solare, la biomassa

G Garantire un rendimento degli impianti termici superiore a 90% I Mantenere la temperatura dell’acqua sanitaria inferiore a 60°C T Valutare l’utilizzo di pompe di calore I Provvedere a recuperare il calore da scarichi di aria calda viziata e di acqua

calda

Aspetto ambientale: Risorse naturali: consumo di acqua

Tipologia di intervento (G, T, I, M)

Effetti ambientali potenzialmente migliorabili: Depauperamento risorsa idrica (effetto diretto)

Servizi igienico-sanitari I Installare dei dispositivi di autoregolazione del risciacquo sugli urinatoi (per

esempio bottoni a pressione, cellule fotoelettriche, ma non interruttori a tempo) I Installare rubinetti con acceleratori di flusso nelle docce e nei lavabi I Montare cassette per lo sciacquone dotate di dispositivo di bloccaggio I Munire i rubinetti di sistemi di miscelazione dell’acqua con l’aria per ridurne i

consumi I Utilizzare rubinetti con tasto salva-acqua, a pedale o con fotocellula I Utilizzo di WC a doppio pulsante

Aspetto ambientale: Consumo di legno e suoi derivati

Tipologia di intervento (G, T, I, M)

Effetti ambientali potenzialmente migliorabili: Deforestazione (effetto diretto)

Acquisto di legno massello G Al momento dell’acquisto richiedere la certificazione di compatibilità ambientale

del legno rilasciata dall’FSC19 G Minimizzare l’uso di legnami tropicali, preferendo il legno proveniente dalle

foreste temperate Acquisto di derivati del legno

G Richiedere la scheda tecnica e di sicurezza del materiale, verificando la tipologia di legno e il contenuto di formaldeide

19 Forest Stewadship Council è un organo riconosciuto a livello internazionale che definisce una serie di principi e criteri per una corretta gestione forestale, spaziando dal taglio sostenibile alle piantagioni di foreste, dall’impatto ambientale ai diritti delle popolazioni indigene. Vedi anche la descrizione dell’effetto ambientale: deforestazione.

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Aspetto ambientale: Produzione di rifiuti

Tipologia di intervento (G, T, I, M)

Effetti ambientali potenzialmente migliorabili: Impatti prodotti da impianti di smaltimento/recupero rifiuti (effetti indiretti)

Lavorazioni meccaniche del legno G Suddividere i trucioli contaminati da sostanze pericolose, da quelli “puliti” G Effettuare la massima differenziazione delle diverse tipologie di rifiuti per valutare

una loro destinazione finale di recupero Verniciatura del manufatto

G Consegnare i contenitori contaminati da prodotti pericolosi20 a ditte specializzate che ne curano la bonifica ed il successivo riciclaggio, privilegiando comunque quei fornitori che provvedono al ritiro dell’imballaggio vuoto

G Privilegiare la fornitura di prodotti vernicianti attraverso contenitori di grandi dimensioni (per esempio da 1.000 litri), in alternativa a latte di contenuta capacità

G Per lo stoccaggio dei rifiuti pericolosi e potenzialmente pericolosi predisporre luoghi confinati, separati da quelli di lavoro

T Valutare l’adozione di sistemi di recupero dell’overspray dalla fase di verniciatura, riducendo la quantità di morchie prodotte, risparmiando sia nell’acquisto delle vernici che nello smaltimento dei rifiuti21

M Una buona manutenzione e pulizia dei filtri delle cabine di verniciatura permette una loro maggiore durata, riducendo la frequenza di sostituzione e di smaltimento

G I rifiuti devono essere etichettati in modo tale da risalire alle sostanze in esse contenute. Non devono inoltre essere miscelati tra di loro

T Per l’applicazione delle vernici si consiglia l’utilizzo di sistemi ad alta efficienza di trasferimento, permettendo una riduzione dell’overspray e riducendo quindi la quantità complessiva da smaltire (vedi scheda di approfondimento)

G Per le attività di manutenzione ordinaria e straordinaria, privilegiare l’utilizzo di stracci forniti da ditte specializzate nel noleggio e successivo lavaggio degli stracci sporchi di oli e solventi

I Nelle cabine a velo d’acqua valutare l’impiego di prodotti coagulanti allo scopo di catturare le particelle di vernice disperse in acqua e asportarle direttamente; in questo modo l’acqua della cabina rimane più pulita, evitando ingorghi ed incrostazioni nelle pompe, negli ugelli e nelle tubazioni, e la frequenza di smaltimento può essere ridotta22

20 Si definiscono “contenitori contaminati da prodotti pericolosi” tutti i contenitori che in precedenza hanno contenuto delle sostanze classificabili come tali (per esempio i prodotti vernicianti, i diluenti). Dal punto di vista normativo, quei contenitori che contengono ancora dei residui di sostanze indicate negli allegati G, I e H del Dlgs. 22/97 (per esempio le latte con residui di vernice), devono essere gestiti come dei rifiuti pericolosi e avviati allo smaltimento adeguato per questa tipologia di scarto. Questa conclusione deriva dal fatto che le latte in questione (con residui di prodotti vernicianti) diventerebbero “recipienti contaminati che abbiano contenuto uno o più dei costituenti elencati nell’allegato H” (punto 36, allegato G-2, Dlgs 22/97); l’allegato H a sua volta riporta l’elenco dei costituenti che possono rendere pericolosi i recipienti di metallo, alcuni dei quali sono tipicamente presenti nelle vernici (per esempio i solventi, i metalli pesanti, ...); questi costituenti rendono il rifiuto pericoloso se possiedono almeno una delle seguenti caratteristiche: esplosivo, comburente, facilmente infiammabile, infiammabile, irritante, nocivo, tossico, cancerogeno (allegato I, Dgls. 22/97). Tali caratteristiche sono spesso indicate nelle etichette dei prodotti vernicianti, ragion per cui la latta che contiene ancora dei residui è potenzialmente un rifiuto pericoloso. 21 L’impiego dei prodotti all’acqua o a solvente con un sufficiente “pot-life” consente l’utilizzo di sistemi di recupero (pareti “fredde”) in cui la vernice che non si deposita sul manufatto viene recuperata nella misura del 40% circa. Utilizzando prodotti mono-componenti, la vernice raccolta può essere nuovamente applicata. 22 Nelle cabine a velo d’acqua si presentano due problemi: • le particelle di vernice disperse in acqua, per il loro elevato potere collante, tendono a provocare ingorghi ed incrostazioni nelle

pompe, negli ugelli e nelle tubazioni • l’acqua circolante, destinata a diventare acqua di rifiuto per le sostanze in essa contenute (solventi, pigmenti, ossidi di metallo, ...)

deve essere smaltita tramite ditte specializzate. Si rendono quindi necessari trattamenti di depurazione dell’acqua nella cabina al fine di: • avere acqua sempre “pulita”, evitando così incrostazioni ed ostruzioni delle tubature, con una conseguente maggiore durata di

esercizio

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Imballaggio

G I rifiuti da imballaggio (plastica, carta e cartone) vanno consegnati a ditte che ne curano il riciclaggio

G Ridurre, per quanto possibile, l’imballaggio nei prodotti da consegnare ai clienti G Evitare imballaggi compositi

Ricopertura e impiallacciatura dei pannelli I Nelle operazioni di lavaggio degli strumenti utilizzati per le applicazioni delle

colle, far decantare la parte solida mediante un sistema a cascata, in modo tale da recuperare le acque e diminuire le quantità di rifiuti da smaltire (come scarto solido)

G Utilizzare materiale riciclabile per la ricopertura dei pannelli, consentendo l’avvio al recupero delle parti di scarto

Manutenzione impianti G Predisporre luoghi confinati, separati da quelli di lavoro, per lo stoccaggio degli oli

esausti, garantendo la predisposizione di sistemi di contenimento di eventuali perdite e di copertura da eventi meteorici

Gestione solventi esausti G Predisporre un luogo confinato, separato da quello di lavoro, per lo stoccaggio

delle morchie di distillazione e del solvente esausto, predisponendo un sistema di copertura da eventi meteorici e di contenimento di eventuali sversamenti

G Consegnare il solvente esausto non più distillabile, a ditte specializzate per lo smaltimento

Attività umane in genere G Utilizzare nastri e cartucce toner rigenerabili G Evitare l’acquisto di cancelleria e prodotti per l’ufficio che contengono PVC G Utilizzare la carta da entrambi i lati prima di avviarla al recupero G Effettuare la raccolta differenziata dei rifiuti organici, carta e cartone, vetro,

metalli e alluminio, plastica

• diminuire la frequenza di smaltimento delle acque presso ditte specializzate. Esistono sul mercato dei “coagulanti” in grado di associare in particelle solide le goccioline di vernice disperse nell’acqua, facendole flottare o depositare all’interno della stessa cabina, dalla quale possono poi venire asportate direttamente con l’ausilio di appositi impianti filtranti, o manualmente. Tali coagulanti possono essere di natura solida (argille) o liquida (alcalini o acidi). Si utilizzano in genere tre prodotti: • flocculante: è un additivo polimerico, che consente la flocculazione delle goccioline di vernice emulsionate nell’acqua della cabina

in minuscoli fiocchi • flottante / flocculante: è un polielettrolita ad alto peso molecolare, che consente di accelerare il processo di flottazione

(galleggiamento in superficie) o flocculazione (deposito sul fondo) dei fiocchi di vernice coagulati in precedenza • regolatore di pH: è importantissimo assicurare un pH tamponato al valore ottimale di “lavoro” del flocculante, affinché il processo

sia sotto controllo e mantenga una buona efficienza nel tempo. Il processo di formazione dei fiocchi e della loro successiva flottazione / flocculazione è molto lento e influenzato dalla velocità dell'acqua, quindi, per facilitare la separazione, sarebbero necessarie apposite vasche di decantazione con dimensioni notevoli (per due cabine a velo d’acqua occorrono vasche da 4 m3 a 6 m3). La scelta degli additivi per il trattamento deve essere fatta sulla base della vernice utilizzata, previa prova di laboratorio. Molto spesso il solo prodotto chimico non è sufficiente per un’ottimizzazione del risultato finale, in quanto molto importante non sia il sistema impiantistico di depurazione e il recupero dei fanghi, molte volte non adeguati, sia i metodi di trattamento e dosaggio dei prodotti stessi. Dato che si tratta di un intervento di depurazione mediante l’impiego di prodotti chimici, prima di entrare a regime si suggerisce di effettuare un periodo di monitoraggio sugli effettivi benefici raggiungibili in termini di riduzione dei rifiuti.

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Aspetto ambientale: Scarichi idrici

Tipologia di intervento (G, T, I, M)

Effetti ambientali potenzialmente migliorabili: Riduzione qualità delle acque (effetto diretto)

Ricopertura e impiallacciatura dei pannelli I Nelle operazioni di lavaggio degli strumenti utilizzati per le applicazioni delle

colle, far decantare la parte solida mediante un sistema a cascata, in modo tale da limitare il carico inquinate dello scarico finale

Aspetto ambientale: Emissioni in atmosfera

Tipologia di intervento (G, T, I, M)

Effetti ambientali potenzialmente migliorabili: Effetto serra, piogge acide, smog fotochimico (effetti diretti)

Trasporto dei materiali all’interno dello stabilimento e disimballo T Privilegiare l’uso di automezzi a metano e GPL, piuttosto che a benzina e gasolio

(tale preferenza si basa sulla qualità delle emissioni rilasciate in atmosfera e sulla disponibilità dei combustibili)

Lavorazioni meccaniche/assemblaggio e rifinitura

M Garantire una corretta e periodica manutenzione degli impianti di abbattimento delle polveri

I Richiedere al costruttore una dichiarazione di conformità dei dati di emissione al DM 21.7.90, garantendo il rispetto dei limiti di 3 mg/Nmc per le polveri delle cabine di verniciatura e 10 mg/Nmc per le polveri di legno. Effettuare l’analisi delle emissioni per verificare la corrispondenza ai valori dichiarati dal costruttore

I Garantire un’efficienza di abbattimento delle polveri proporzionale alla loro dimensione, richiedendo tale dato direttamente al costruttore dell’impianto

I Tutte le macchine per la lavorazione del legno devono essere dotate di idoneo impianto di aspirazione delle polveri, predisponendo un sistema di captazione in grado di racchiudere il più possibile la zona di sviluppo delle polveri (limitandone la dispersione nell’ambiente)23

I Impedire la formazione di strati di polvere sulle superfici esterne di macchine e di componenti dell’impianto elettrico: un surriscaldamento locale fino ad una temperatura superiore a quella di lenta combustione della polvere, può infatti innescare un “microincendio” che, in relazione alla capacità del sistema di dissipare calore, può evolvere nell’esplosione

Verniciatura del manufatto M Garantire una corretta e periodica manutenzione degli impianti a secco o ad

umido per l’abbattimento del particolato da verniciatura, ricorrendo all’uso di strumentazioni di misura (per esempio il pressostato)

23 Poiché le polveri sono prodotte ad alta velocità, è impensabile (ed inutile) dimensionare l’impianto di aspirazione in modo da assicurare una velocità di cattura delle polveri stesse nel loro punto di emissione, pari alla velocità alla quale vengono proiettate nell’ambiente; è sufficiente che la velocità dell’aria assicurata dall’impianto all’imbocco del dispositivo di captazione garantisca la cattura delle polveri in esso intrappolate.

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T Far dichiarare al costruttore l’efficienza di abbattimento del sistema di filtrazione

(e quindi il rispetto dei limiti di legge previsti nella misura di 3 mg/Nmc) e la quantità massima di vernice che il filtro può trattenere (in kg/mq e riferita ai diversi tipi di vernice) prima che si verifichi una perdita di efficienza nella velocità dell’aria dovuta all’accumulo di overspray sul sistema filtrante. Effettuare l’analisi delle emissioni per verificare la corrispondenza ai valori dichiarati da costruttore

T Valutare la possibilità di applicazione di prodotti vernicianti all’acqua24, ad alto residuo secco25 o prodotti per trattamenti alternativi (finiture a cera, ad olio)

T Per l’applicazione delle vernici si consiglia l’utilizzo di sistemi ad alta efficienza di trasferimento, che permettono una riduzione dell’overspray e una riduzione dello spreco di prodotto verniciante26

T Valutare l’utilizzo di sistemi di applicazione della vernice ad una temperatura superiore a quella dell’ambiente (spruzzatura a caldo27), riducendo la quantità di solvente necessario

G Richiedere ai fornitori la scheda tecnica e di sicurezza del prodotto verniciante ai fini di verificarne la composizione, eliminando (quando possibile tecnicamente) le vernici con sostanze organiche volatili appartenenti alle classi I e II (DM 12.7.90) e privilegiando le sostanze con TLV28 più elevato

G Verificare le frasi di rischio associate a ciascun prodotto verniciante, assicurando l’assenza di sostanze cancerogene, teratogene e comunque con effetti irreversibili per l’uomo, nonché le sostanze pericolose per l’ambiente29

G Selezionare i diluenti in modo che vi sia costanza nei parametri che determinano le prestazioni tecniche e ambientali, e nella formulazione secondo precise specifiche tecniche30

G Minimizzare le operazioni di lavaggio degli strumenti di applicazione della vernice, attraverso un’ottimizzazione dei cambi di ciclo di trattamento

I Prevedere idonei sistemi antincendio per le seguenti aree dell’azienda: ♦ locali di stoccaggio e preparazione di vernici e diluenti ♦ condotti di emissione dell’aria inquinata (dove si possono formare depositi di

vernici sulle pareti, in particolare quando si utilizzano vernici sintetiche tixotropiche31 o “glaze”)

♦ deposito di recipienti per la raccolta di stracci, carte e scarti impregnati di vernici più o meno secchi

♦ filtri secchi incrostati dai depositi di vecchie vernici ♦ locali di applicazione ed essiccazione dei prodotti vernicianti

24

Per un approfondimento dei prodotti vernicianti all’acqua, vedi in allegato al capitolo “Scheda 1”. 25 Nell’ottica della riduzione dell’impatto ambientale e sulla base del confronto con il contenuto di SOV nei prodotti all’acqua o nelle cere e oli, nel settore del legno si può definire ad alto residuo secco quel prodotto pronto all’uso con una percentuale di sostanze organiche volatili superiore a 90. 26 Per un approfondimento dei sistemi di applicazione delle vernici ad alta efficienza di trasferimento, vedi in allegato al capitolo “Scheda 2”. 27 Per un approfondimento dei sistemi di spruzzatura a caldo dei prodotti vernicianti, vedi in allegato al capitolo “Scheda 3”. 28 Il TLV rappresenta un indice di pericolosità di un prodotto per la salute dei lavoratori; ad ogni prodotto è associato un valore in TLV, inteso come “valore soglia” al di la del quale non sono più garantite le condizioni di sicurezza per gli operatori nell’ambiente di lavoro. 29 Ad ogni prodotto verniciante sono associate delle frasi di rischio (frasi “R”) e/o dei consigli di prudenza (frasi “S”); l’obiettivo minimo che un’azienda dovrebbe porsi è di eliminare completamente le sostanze cancerogene e teratogene, e comunque quelle sostanze che possono avere effetti sull’uomo irreversibili, e le sostanze pericolose per l’ambiente. A questo scopo, non devono quindi essere presenti i prodotti caratterizzati dalle frasi di rischio riportate alla fine del capitolo 7. 30 L’uso dei diluenti di recupero, se da un lato consente di riutilizzare una sostanza di scarto, dall’altro comporta per l’utilizzatore una verifica puntuale e sistematica della formulazione del prodotto; nel mercato vengono infatti immessi dei diluenti che a volte non sono addirittura muniti di scheda tecnica e di sicurezza, mentre non consentono mai una costanza nella formulazione del prodotto. A tal proposito si consiglia pertanto di acquistare questi prodotti solo presso i fornitori che offrono delle garanzie sul contenuto, compatibili con i requisiti minimi suggeriti per i prodotti vernicianti (classe di pericolosità delle sostanze organiche volatili, frasi di rischio associate). 31 Tixotropia: capacità della vernice di restare aggrappata a superfici verticali.

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Ecogestione nel settore legno pag. 97

Essiccazione

G Predisporre dei locali separati dalla verniciatura, consentendo una maggiore concentrazione dei solventi e richiedendo quindi un ricambio d’aria inferiore, compatibilmente con il LEL

Ricopertura e impiallacciatura dei pannelli T Utilizzare prodotti collanti a basso contenuto di formaldeide

T Utilizzare prodotti collanti a basso contenuto di solvente G Richiedere ai fornitori la scheda tecnica e di sicurezza del prodotto collante ai fini

di verificarne la composizione, eliminando le colle (quando è possibile tecnicamente) con sostanze organiche volatili appartenenti alle classi I e II (DM 12.7.90), privilegiando le sostanze con TLV più elevato ed eliminando le sostanze cancerogene, teratogene e comunque con effetti irreversibili per l’uomo

Gestione solventi esausti G Predisporre sistemi di deposito del solvente esausto tali da minimizzare

l’emissione in atmosfera (per esempio utilizzando contenitori chiusi, possibilmente ermetici)

I Le apparecchiature impiegate per il recupero dei solventi possono risultare pericolose in quanto le sostanze impiegate nella distillazione ad alta temperatura sono infiammabili; al fine di limitare il rischio d’incendio, verificare la presenza della marcatura CE e richiedere al costruttore dell’impianto una dichiarazione di conformità alla bozza di norma in via di realizzazione all’UNI32

Gestione impianti termici G Se vengono utilizzati trucioli di legno nella caldaia, effettuare controlli frequenti

sull’efficienza di combustione, per ridurre la formazione di incombusti o l’emissione di inquinanti (carbonio, ossidi di azoto)

Aspetto ambientale: Contaminazione del suolo

Tipologia di intervento (G, T, I, M)

Effetti ambientali potenzialmente migliorabili: Ecotossicità da rilasci nel suolo e sottosuolo (effetto diretto)

Deposito dei rifiuti G I luoghi o contenitori di deposito dei rifiuti devono evitare spandimenti sul terreno

e possibilmente essere localizzati in aree coperte G Predisporre uno spazio adeguato per la movimentazione degli automezzi nella

fase di smaltimento dei rifiuti G I rifiuti pericolosi non devono essere miscelati con quelli non pericolosi

Deposito di sostanze pericolose M Verificare lo stato di tenuta di serbatoi interrati, assicurando un adeguato sistema

di contenimento di eventuali perdite G Monitorare i consumi di combustibili rispetto ai reali fabbisogni, allo scopo di

evidenziare eventuali perdite nella fase di stoccaggio G Stoccare gli oli minerali in aree coperte, in contenitori muniti di sistema di

contenimento di eventuali perdite e di etichettatura Altro

M Eseguire prove di tenuta delle condotte fognarie G Proteggere (anche recintando e pavimentando) le aree intorno ai pozzi per

l’acqua, quali potenziali fonti di propagazione di inquinanti nel sottosuolo

32 Al momento non esiste una norma nazionale o internazionale di riferimento; un gruppo di lavoro tedesco ha tuttavia elaborato una bozza di norma europea, approvata dai costruttori italiani più qualificati, che ne stanno realizzando una specifica nell’ambito dell’UNI (Ente di Unificazione Italiano).

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Ecogestione nel settore legno pag. 98

Aspetto ambientale: Rumore interno, esterno e vibrazioni

Tipologia di intervento (G, T, I, M)

Effetti ambientali potenzialmente migliorabili: Disturbi da sorgenti di rumore (effetto diretto)

Impianti termici, locali di lavorazione T Provvedere alla insonorizzazione dei locale e/o attrezzature più rumorose

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Ecogestione nel settore legno pag. 99

SCHEDE DI APPROFONDIMENTO Scheda 1: I PRODOTTI VERNICIANTI ALL’ACQUA L’impiego dei prodotti all’acqua rappresenta un’alternativa a basso impatto ambientale da prendere seriamente in considerazione. In questi prodotti la parte solvente è costituita prevalentemente da acqua e da una piccola percentuale di cosolventi (3-10%). Per questo motivo sono in grado di ridurre notevolmente il problema legato alle emissioni di solvente nell’ambiente ed alla pericolosità nei confronti dell’operatore. L’impiego di prodotti idrosolubili nella verniciatura di mobili per interni è ancora piuttosto ridotto, per una serie di motivi legati alle prestazioni estetiche, applicative, all’energia necessaria per la loro essiccazione, alla scarsità di prodotti di buona qualità ed al loro prezzo più elevato rispetto alle vernici tradizionali. Ultimamente sono però apparsi dei prodotti efficaci, pur con qualche difetto residuo legato soprattutto al sollevamento del pelo e della vena, nonché alla loro adattabilità a cicli industriali. Il passaggio da una vernice al solvente ad una vernice ad acqua non è una cosa semplice ed automatica; l’utilizzo di vernici idrosolubili richiede infatti una serie di accorgimenti nella preparazione del supporto, nella loro applicazione e nelle condizioni di essiccazione, notevolmente diversi rispetto all’utilizzo di vernici al solvente. Molto spesso però l’utilizzatore non ne è al corrente e quindi il cattivo risultato della verniciatura che ne consegue viene ingiustamente attribuito al prodotto, aumentando quella diffidenza che naturalmente circonda ogni nuova tecnologia. Dato che il prezzo di questi prodotti rappresenta uno dei maggiori ostacoli alla loro diffusione (il prezzo medio varia dalle 10.000 alle 15.000 Lit/kg), è opportuno spiegare la validità di questa soluzione nei confronti di una vernice tradizionale al solvente, comparando due cicli simili. Immaginiamo un pannello verniciato con una buona copertura. Tecnicamente questo si ottiene quando in superficie è applicato un film asciutto di circa 80 gr/m2. Immaginiamo di ottenere lo stesso film asciutto di 80 gr/m2 utilizzando una vernice poliuretanica ed una vernice ad acqua con lo stesso residuo solido, pari al 30% (prodotto pronto all’uso). Se la vernice che utilizziamo ha un residuo solido del 30%, vuol dire che applicando 100 gr di vernice umida sul pezzo, dopo l’evaporazione della parte volatile ne rimangono 30. Poiché devo arrivare a 80 gr di film asciutto serviranno quindi 266 gr di prodotto deposto sul pezzo (80:30x100). Una buona parte della vernice che viene spruzzata si disperde però nell’aria e non arriva sul pezzo (overspray). La differenza tra la quantità di vernice che viene spruzzata e quella che arriva sul pezzo definisce l’efficienza di trasferimento di un’apparecchiatura. A seconda del tipo di apparecchiatura (aerografo, pompa airless elettrostatico ecc..) avremo un’efficienza di trasferimento diversa. Per fare il nostro esempio utilizziamo un’efficienza di trasferimento del 60%. Ciò vuol dire che per avere sul pezzo 266 gr ne devo spruzzare 443 (266:60x100). Applicando la vernice in due mani ne consegue che ogni volta vengono spruzzati 221 gr (443:2). In qualsiasi prodotto verniciante pronto all’uso, tutto ciò che non è residuo solido è solvente, che durante l’essiccazione viene immesso nell’ambiente. Nelle vernici idrosolubili la maggior parte della frazione volatile è costituita da vapore acqueo; ricordiamo infatti che anche nelle vernici idrosolubili è presente una certa quantità di solventi, nell’ordine del 3-10%. Nel ciclo al solvente avremo dunque 310 gr di solvente emesso in ambiente per ogni metro quadrato di superficie verniciata, mentre nel caso della vernice ad acqua avremo un’emissione di soli 36 gr, con una riduzione quindi del 88%.

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Scheda 2: SISTEMI DI APPLICAZIONE DEI PRODOTTI VERNICIANTI AD ALTA

EFFICIENZA DI TRASFERIMENTO Per efficienza di trasferimento si intende il rapporto tra la quantità di vernice deposta sul pezzo e quella realmente spruzzata, calcolata in termini percentuali. Il valore complementare a 100 dell’efficienza di trasferimento definisce lo spreco, quella quantità cioè di prodotto che non si deposita sul il pezzo e si disperde nell’ambiente (overspray). Quindi, se l’efficienza di trasferimento di una determinata apparecchiatura è del 65% vuol dire che ogni 100 grammi di prodotto spruzzato solo 65 si depositano sul pezzo, mentre i restanti 35 (overspray) si disperdono e vengono quindi sprecati. A parità di apparecchiatura, l’efficienza di trasferimento dipende anche dalla forma del pezzo, dai parametri di esercizio dello strumento, quali la pressione e la distanza dal pezzo e da alcune caratteristiche del prodotto, quali la viscosità ed il residuo secco. E’ chiaro che si avrà una minor efficienza di trasferimento verniciando pezzi piccoli piuttosto che un tavolo pieno, come del resto aumenta lo spreco se la pistola viene tenuta troppo lontana dal pezzo o la pressione è troppo elevata; per contro, tenendo uguali gli altri parametri, si avrà una maggior efficienza di trasferimento con prodotti viscosi a solido più alto. Per migliorare l’efficienza di trasferimento e ridurre l’impatto ambientale esistono varie soluzioni: ♦ utilizzare pistole misto-aria, HVLP o elettrostatiche ♦ diminuire la viscosità dei prodotti vernicianti, aumentando la temperatura del prodotto o la sua

diluizione ♦ utilizzare un pre-atomizzatore sulle pistole di tipo airless Quest’ultimo accessorio è una specie di ugello, che va inserito sulla pistola prima dell’ugello vero e proprio. Il pre-atomizzatore causa una prima rottura della vernice, per cui l’ugello poi deve solo rifinire la rottura, riuscendo quindi a produrre una miglior distribuzione delle goccioline di vernice all’interno del ventaglio. Utilizzando il pre-atomizzatore si riesce ad ottenere una buona polverizzazione anche a pressioni più basse ed una qualità di distribuzione, con una pompa airless, simile a quella ottenibile con una pistola misto-aria. Il pre-atomizzatore deve avere un diametro appena superiore a quello dell’ugello con il quale viene accoppiato (esempio: ugello 0.009, preatomizzatore 0.010). Le apparecchiature per l’applicazione misto- aria Queste apparecchiature sommano i vantaggi ottenibili dall’impiego di un aerografo a quelli derivati dall’atomizzazione con sistemi airless, cercando di superare i difetti intrinseci ai due sistemi. In pratica si atomizza la vernice con un sistema airless (quindi la pompa è uguale), ma si migliora la polverizzazione e distribuzione della vernice, portando aria ai lati dell’ugello secondo lo stesso principio degli aerografi (quindi la pistola è diversa). Nei sistemi airless, per avere una discreta uniformità di distribuzione delle goccioline all’interno del getto, è necessaria un’alta pressione. Il sistema misto aria è nato per avere una buona omogeneità all’interno del getto anche con pressioni più basse e quindi con un’efficienza di trasferimento migliore; infatti essendo minore la pressione, e quindi la velocità delle goccioline, si avrà un minor rimbalzo della vernice sul pezzo e quindi un minor spreco. I vantaggi di questo sistema rispetto al sistema airless sono: ♦ la possibilità di lavorare con pressioni più basse rispetto agli airless (e quindi con una maggior

efficienza di trasferimento) ♦ possibilità di regolare il ventaglio in ampiezza, modificando la pressione dell’aria ai lati

dell’ugello; in questo modo si può conformare la larghezza del getto in funzione della superficie del manufatto da verniciare, riducendo quindi lo spreco, in modo molto semplice e pratico

♦ produttività oraria uguale a quella di una pompa airless. Gli svantaggi rispetto al sistema airless sono: ♦ minor maneggevolezza della pistola, poiché arrivano due tubi ♦ maggior costo della pistola.

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Ecogestione nel settore legno pag. 101

Le apparecchiature per l’applicazione a spruzzo con sistemi ad alta efficienza HVLP Le pistole HVLP (“High Volume Low Pressure”) utilizzano per atomizzare il prodotto un alto volume d’aria a bassa pressione. Questa riduzione della pressione a 0.7 bar o meno, rispetto ai 2.8-3.5 bar utilizzati per l’atomizzazione nei normali aerografi, comporta tutta una serie di vantaggi, collegati sia all’aumento dell’efficienza di trasferimento che al miglioramento della qualità di finitura. Il termine “bassa pressione alto volume” (HVLP), potrebbe creare l’impressione che i consumi d’aria siano superiori a quelli necessari per i sistemi tradizionali, ma non è così. In realtà il termine HVLP non è riferito ai consumi, ma alla resa dell’aria nell’unità di tempo; infatti la minor quantità d’aria a più alta velocità (pressione) dei sistemi tradizionali, corrisponde alla maggior portata con velocità più bassa dei sistemi HVLP. La quantità di prodotto trasportata nell’unità di tempo diventa quindi uguale, però la bassa velocità dell’aria che veicola la vernice sui pezzi, con i sistemi HVLP riduce il rimbalzo, consente una maggior penetrazione nelle cavità e una nebbia di verniciatura inferiore. In pratica le pistole HVLP sono quindi assimilabili ai comuni aerografi, ma all’interno dell’apparecchio (o in prossimità del calcio, con un particolare accessorio) l’aria che giunge a pressioni di 5-6 bar viene “espansa” e portata a pressioni fino a 6-10 volte inferiori. Grazie alla particolare costruzione della pistola, al tipo di ugello e ad una particolare cappa d’aria, che viene montata davanti all’ugello per favorire l’atomizzazione del prodotto, si riescono ad ottenere delle goccioline ottimali, sia come dimensioni che come distribuzione, all’interno del ventaglio di spruzzatura, nonostante la bassa pressione dell’aria di atomizzazione. Il sistema HVLP, nato per aumentare l’efficienza di trasferimento e ridurre l’impatto ambientale della verniciatura, è dunque in grado di garantire anche altri vantaggi rispetto ai sistemi tradizionali. Si riduce l’overspray dal 50 al 70%. Poiché i sistemi tradizionali hanno un overspray dal 45 al 65% del prodotto spruzzato, si può economizzare sui consumi globali una quantità di vernice attorno al 20 û 35%. La velocità dell’aria molto bassa riduce il rimbalzo della vernice sul pezzo; ciò produce una minor nebbia di verniciatura e quindi un ambiente più sano e minori imbrattamenti delle attrezzature. Bisogna inoltre considerare che la nebbia di verniciatura è costituita da goccioline di vernice, che in aria si asciugano e quindi cadono sui pezzi verniciati, dove vengono inglobate dal film ancora umido come corpuscoli estranei. Ridurre la polvere di verniciatura vuol quindi dire avere superfici più lisce, con meno puntinature. Data la bassa velocità dell’aria che trasferisce la vernice, si può tenere la pistola più vicina al pezzo (15-20 cm, anziché 20-25 cm) e quindi si ha una maggior precisione di verniciatura ed una maggior deposizione di prodotto. Sempre grazie alla bassa velocità dell’aria di atomizzazione, non si hanno turbolenze all’interno del ventaglio di spruzzatura e quindi la distribuzione delle goccioline diventa migliore, consentendo di ottenere pellicole più uniformi. Aumentando l’efficienza di trasferimento naturalmente si riducono gli sprechi di vernice, non solo in termini di minor prodotto consumato, ma anche di minori spese di abbattimento delle emissioni e di smaltimento dei rifiuti (fanghi delle cabine e filtri). Riducendo la velocità dell’aria che convoglia la vernice sul pezzo, si hanno minori turbolenze negli angoli ciechi e nelle cavità e quindi si può ottenere una miglior deposizione in questi punti critici. Gli svantaggi delle pistole HVLP sono: ♦ maggior costo ♦ difficoltà nel combinare il giusto accoppiamento tra la cappa d’aria, che viene montata sulla

testa della pistola, e l’ugello, in funzione dei tipi di vernice che vengono applicati e dei parametri di spruzzatura

♦ difficoltà nella conduzione e regolazione della pistola prima di ottimizzarne l’impiego impossibilità di impiegare vernici molto viscose. Le apparecchiature per l’applicazione elettrostatica La spruzzatura elettrostatica sfrutta il principio secondo il quale particelle caricate di segno opposto si attraggono, mentre particelle caricate dello stesso segno si respingono. In pratica l’apparecchiatura consta di una pompa airless e di una particolare pistola collegata ad un

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Ecogestione nel settore legno pag. 102

apparecchio elettrico. Attraverso diversi sistemi (captazione o induzione), sulla gocciolina di vernice che esce dall’ugello vengono deposte una serie di cariche elettriche di segno uguale (-). Questo fatto genera due fenomeni, parimenti desiderabili in fase di verniciatura: ♦ all’interno della gocciolina si produce una pressione, dovuta al fatto che cariche di segno

uguale tendono a respingersi e quindi si ha un’ulteriore suddivisione della gocciolina. Tale ulteriore atomizzazione Þ indipendente dalla pressione di spruzzatura e quindi si può ottenere una buona polverizzazione anche a pressioni più basse rispetto agli altri sistemi menzionati, con un minor spreco dovuto al rimbalzo della vernice sul pezzo

♦ inducendo sul pezzo da verniciare una carica elettrostatica di segno opposto (o comunque un minor potenziale elettrostatico), le goccioline di vernice che passano nei dintorni verranno attirate. Si ha quindi un maggior avvolgimento del pezzo, che risulterà verniciato anche nella parte posteriore a quella su cui si sta spruzzando la vernice, con conseguente ulteriore riduzione dello spreco.

Vantaggi della spruzzatura elettrostatica: ♦ miglior atomizzazione della vernice, anche a pressioni più basse ♦ miglior avvolgimento del pezzo, con conseguente riduzione delle spreco ♦ maggior capacità di lavoro, poiché il pezzo risulta verniciato anche nella parte opposta a quella

su cui si indirizza la vernice Svantaggi della spruzzatura elettrostatica: ♦ necessità di estrema precisione nella determinazione di alcuni parametri quali la carica

elettrica, la pressione di spruzzatura, la velocità dell’aria di aspirazione e la distanza della pistola dal pezzo. Se tali parametri non sono perfettamente a punto l’avvolgimento della vernice al pezzo diventa molto basso e quindi non si ha più la riduzione dello spreco

♦ i pezzi da verniciare devono avere una struttura geometrica semplice; infatti se ci sono angoli acuti si creano delle zone d’ombra elettrostatica, che deviano le goccioline, impedendone la deposizione e quindi il crearsi di una pellicola uniforme. Inoltre all’interno di corpi vuoti (punti scatolati) per effetto della “Gabbia di Faraday” non si genera il campo elettrostatico e quindi l’applicazione diventa inutile

difficoltà di indurre nella vernice la giusta capacità di trattenere le cariche elettriche. Se la vernice non è in grado di trattenere la carica l’avvolgimento sarà scarso, mentre se verrà trattenuta una carica troppo elevata la vernice tenderà a ritornare al punto dal quale è stata spruzzata, depositandosi sul naso dell’operatore o sulle pareti della cabina. Per questo motivo l’applicazione in elettrostatico delle vernici ad acqua con sistema manuale è molto difficile.

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Ecogestione nel settore legno pag. 103

Scheda 3: SISTEMI DI SPRUZZATURA A CALDO DEL PRODOTTO VERNICIANTE Con il termine “spruzzatura a caldo” si intende la pratica di utilizzare la vernice ad una temperatura superiore a quella dell’ambiente. Spruzzare la vernice ad una temperatura tra i 20 e 30°C offre una serie di vantaggi molto importanti: ♦ dal punto di vista economico, poiché si risparmiano i diluenti ♦ dal punto di vista ambientale, poiché si riducono le emissioni ♦ dal punto di vista tecnico, poiché aumenta la qualità del film di verniciatura. Per ottenere tali temperature si può scaldare la vernice a bagnomaria o utilizzare un pre-riscaldatore. Il pre-riscaldatore è un accessorio delle apparecchiature di verniciatura, che normalmente consiste in un cilindro, all’interno del quale la vernice entra a contatto con uno scambiatore di calore, che la porta alla temperatura desiderata prima di giungere all’ugello. Si tratta dunque di un’appendice di dimensioni molto contenute, che viene applicata tra la pompa e la pistola. Aumentando la temperatura diminuisce la viscosità del prodotto e si ottengono i seguenti vantaggi: ♦ riduzione della quantità di solvente necessario per ottenere la giusta fluidità di conseguenza

riduzione del pericolo di colature ♦ superficie più omogenea e brillante; per avere una buona brillantezza del film occorre infatti

che tutti i solventi siano evaporati prima che la superficie indurisca, altrimenti si riempirà di micro-fori che danno un effetto opaco; con la spruzzatura a caldo non abbiamo questo problema visto che diminuisce la quantità di solventi

♦ riduzione dei tempi di essiccazione ♦ maggior uniformità del prodotto applicato ♦ minor inquinamento, conseguente ad una riduzione nell’emissione di solventi. Nell’impossibilità di acquistare un pre-riscaldatore o di poter scaldare la vernice a bagnomaria, si suggerisce comunque di tenere la vernice in un luogo temperato. Un’altra tecnica di spruzzatura a caldo, prevede il riscaldamento dell’aria di atomizzazione che arriva alla pistola. Poiché dopo l’atomizzazione le goccioline hanno un volume molto piccolo, lo scambio di calore con l’aria che le convoglia sul pezzo diventa molto rapido. Utilizzando questa tecnica bisogna impiegare prodotti appositamente studiati; se si utilizza una normale vernice con un normale diluente é infatti possibile che le goccioline arrivino troppo asciutte sul pezzo, con conseguenti problemi di bagnabilità, distensione ed aggrappaggio.

Page 104: Ambiente Italia - Ecogestione Nel Settore Del Legno

Provincia di Treviso Ambiente Italia

Ecogestione nel settore legno pag. I

ALLEGATI

TEST DI AUTOCONTROLLO ALLA NORMATIVA AMBIENTALE IN MATERIA DI EMISSIONI IN ATMOSFERA CARATTERISTICHE MEDIE DEI PRODOTTI VERNICIANTI ED I SOLVENTI PIU’ UTILIZZATI GLOSSARIO RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Page 105: Ambiente Italia - Ecogestione Nel Settore Del Legno

Provincia di Treviso Ambiente Italia

Ecogestione nel settore legno pag. II

TEST DI AUTOCONTROLLO ALLA NORMATIVA AMBIENTALE IN

MATERIA DI EMISSIONI IN ATMOSFERA33 IMPIANTI TERMICI

33 A cura di Franco Giacomin – Ufficio Aria, Provincia di Treviso

In azienda vi sono altri punti di emissione oltre a quelli

relativi all’impianto termico ?

Si tratta di un impianto termico inserito in un ciclo di produzione o comunque con un consumo di combustibile annuo utilizzato per più del 50% in un ciclo produttivo ?

L’azienda dispone di un impianto termico ? (I)

Gli impianti corrispondono ai requisiti tecnici di

dimensionamento previsti dalle normative vigenti ?

(III)

In tale impianto vengono utilizzati esclusivamente i combustibili

consentiti ? (IV)

NOSI

SI

NO

SI

SI

L’impianto termico è, per definizione, ad inquinamento atmosferico poco significativo ? (II)

SI

Prosegue a pagina IV

SI

Deve essere richiesta la necessaria autorizzazione alla

Provincia (VI)

NO

SI

L’azienda è tenuta a comunicare alla Provincia le condizioni di

“poca significatività”

Fine della verifica

NO

Viene utilizzato combustibile solido costituito da sfridi di legno trattato e non ?

Deve essere presentata comunicazione o istanza di

autorizzazione alla Provincia per il recupero energetico di rifiuti (V)

SI

NO

Prosegue a pagina seguente

Provvedere all’adeguamento

dell’impianto

NO

NO

Page 106: Ambiente Italia - Ecogestione Nel Settore Del Legno

Provincia di Treviso Ambiente Italia

Ecogestione nel settore legno pag. III

Viene effettuata periodicamente la

manutenzione dell’impianto e viene registrata negli appositi

libretti ? (VIII)

Vengono effettuate le verifiche dell’impianto

generalmente all’inizio del periodo di riscaldamento ?

(IX)

L’impianto viene condotto in modo tale che non vengano superati i valori massimi di

tempo e durata di attivazione ? (X)

L’impianto termico ha una potenzialità superiore a

350 KW ?

Il responsabile dell’esercizio dell’impianto è accreditato ai sensi delle

norme UNI EN 29.000 ?

L’impianto ha un rendimento utile ovvero un rendimento di combustione non inferiore ai

valori prefissati ? (VII)

SI

Fine della verifica

L’azienda deve provvedere all’adeguamento

dell’impianto termico alle norme di riferimento

NO

NO

NO

NO

NO

SI

SI

SI

SI

Prosegue da pagina precedente

Page 107: Ambiente Italia - Ecogestione Nel Settore Del Legno

Provincia di Treviso Ambiente Italia

Ecogestione nel settore legno pag. IV

IMPIANTI ESISTENTI – art. 12 D.P.R. n.203/88 -

E’ stata richiesta l’autorizzazione alla Provincia

per il proseguimento dell’attività ?

L’azienda ha esclusivamente punti di emissione a ridotto inquinamento atmosferico ?

(XI)

L’azienda ha provveduto, entro il termine del

31.7.1991, alla presentazione del progetto di

dell’adeguamento alla Provincia ed alla

realizzazione dello stesso entro i termini di Legge ?

(XIII)

Richiedere la necessaria autorizzazione alla

Provincia indicando la sussistenza delle condizioni

di “ridotto inquinamento atmosferico”

SI

NO

SI

NO

NO

L’azienda è stata autorizzata dalla Provincia alla

continuazione delle emissioni in atmosfera ?

In assenza di autorizzazione l’azienda può comunque

operare rispettando i limiti alle emissioni fissati dallo

Stato (XIV)

NO

SI

Vengono rispettate tutte le prescrizioni contenute nel decreto di autorizzazione

rilasciato ?

SI

L’azienda deve provvedere all’osservanza delle

prescrizioni imposte dal decreto di autorizzazione

NO

SI

L’azienda è tenuta a presentare istanza di autorizzazione alla

Provincia (VI)

Le emissioni generate dal processo produttivo

dovevano essere adeguate ai limiti di Legge ? (XII)

SI

L’azienda è tenuta ad adeguare le emissioni ai

limiti di Legge di riferimento

NO

Fine della verifica

Page 108: Ambiente Italia - Ecogestione Nel Settore Del Legno

Provincia di Treviso Ambiente Italia

Ecogestione nel settore legno pag. V

NUOVI IMPIANTI, MODIFICHE O TRASFERIMENTO DEGLI ESISTENTI artt. 6 e 15 D.P.R. n.203/88

SI

Sono state effettuate le analisi alle emissioni dopo la

messa a regime degli impianti ?

NO

Le misure di autocontrollo vengono effettuate con la periodicità prevista dal

decreto di autorizzazione ?

I risultati delle analisi sono stati comunicati alla Provincia

e al Comune ?

E’ stata presentata istanza di preventiva autorizzazione

alla Provincia (e in copia al Comune) per la costruzione, la modifica o il trasferimento

degli impianti in altra località?

E’ stata ottenuta l’autorizzazione preventiva

alla costruzione, alla modifica o al trasferimento degli

impianti in altra località ?

L’azienda non può costruire, modificare o trasferire l’impianto in

assenza di autorizzazione

L’azienda è tenuta a presentare istanza di

autorizzazione alla Provincia ed in copia al

Comune (VI)

NO

E’ stato comunicato alla Provincia e al Comune la messa in esercizio degli

impianti con almeno 15 giorni di anticipo ?

SI

NO

SI

SI

L’azienda è tenuta all’osservanza delle procedure fissate

direttamente dal DPR 203/88 e alle prescrizioni individuate nel decreto di

autorizzazione

NO

SI

NO

Fine della verifica

SI

NO

Page 109: Ambiente Italia - Ecogestione Nel Settore Del Legno

Provincia di Treviso Ambiente Italia

Ecogestione nel settore legno pag. VI

LEGENDA (I) Impianto termico: impianto termico destinato alla climatizzazione ambienti con o senza produzione di acqua

calda per usi igienici o sanitari o destinato alla produzione di energia per uso tecnologico (II) Impianti definiti al punto 21 Allegato 1 D.P.R. 25.7.1991: ogni unità termica deve avere una potenza termica

superiore o uguale a 3 MW se funzionante a metano o GPL, 1 MW per gasolio e 0.3 MW per olio combustibile con tenore di zolfo inferiore a 1% peso

(III) Dispositivi di controllo, coibentazione tubazioni, termoregolazione (> 35 KW) (vedere gli artt. 5 e 7 DPR 412/93)

(IV) Gas naturale, gas di città, GPL, gasolio, kerosene con tenore di Zolfo inferiore o uguale a 0.2% peso (vedere l’art.8 D.P.C.M. 2.10.1995)

(V) Gli artt.31 – 33 e 57 del Decreto Legislativo 22/97 e l’art.4 del Decreto Ministeriale 5.2.1998 prevedono il recupero energetico di rifiuti a base legnosa in un processo di combustione secondo una procedura di autorizzazione, con formale istanza alla Provincia, o con procedura semplificata con comunicazione alla Provincia secondo uno schema elaborato dagli uffici preposti (Ufficio Recupero e riutilizzo rifiuti speciali n. tel 0422/656785)

(VI) La modulistica per la presentazione dell’istanza di autorizzazione alle emissioni in atmosfera può essere richiesta all’Ufficio Aria della Provincia di Treviso.

(VII) Allegato E del DPR 412/93: - Rendimento termico utile alla potenza nominale (temperatura acqua 70°C) - η (100) = (84 + 2 log Pn) % dove Pn = potenza termica nominale - Rendimento minimo di combustione alla potenza nominale - ηc = (83 + 2 log Pn) % dove Pn = potenza termica nominale

(VIII) Per impianti termici con potenza nominale ≥ 35 KW “libretto di centrale” come riportato in Allegato F DPR 412/93 Per impianti termici con potenza nominale < 35 KW “libretto di impianto” come riportato in Allegato G DPR 412/93 Sui libretti va evidenziato il nominativo del responsabile dell’esercizio e manutenzione impianti

(IX) Verifiche annuali per generatori di calore con potenza termica nominale ≥ 35 KW Verifiche biennali per generatori di calore con potenza nominale < 35 KW

(X) Temperatura edifici: - edifici abitativi, attività industriali, artigianali ed assimilabili: 18 °C (+2 °C di tolleranza) - altri edifici: 20°C (+2°C di tolleranza) Durata attivazione impianti: La provincia di Treviso ricade in zona E, zona per la quale è prevista una durata massima di attivazione impianti pari a 14 ore giornaliere nel periodo 15 Ottobre - 15 Aprile

(XI) Le attività a “ridotto inquinamento atmosferico” che possono interessare le lavorazioni nel settore della lavorazione del legno sono: - Produzione di mobili, oggetti, imballaggi, prodotti semifiniti in materiale a base di legno con utilizzo di materie prime non superiore a 2000 Kg/giorno – (punto 6 DPR 25.7.1991) - Verniciatura, laccatura, doratura di mobili ed altri oggetti in legno con utilizzo di prodotti vernicianti pronti all’uso non superiore a 50 Kg/giorno – (punto 8 DPR 25.7.1991).

(XII) L’adeguamento delle emissioni degli impianti esistenti era obbligatorio per le aziende che superavano i limiti minimi fissati dal Decreto Ministeriale 12.7.1990 ed in particolare:

Parametro Concentrazione (mg/m3) Flusso di massa (g/h) Polveri (particelle di vernici) 3 (applicazione manuale) /

Polveri (levigatura) 10 (verniciatura piana) / 50 Superiore o uguale a 500 Polveri (falegnameria)

150 Superiore a 100 ed inferiore a 500 SOV (applicazione)

(IA classe) 5 25 (IIA classe) 20 100 (IIIA classe) 150 2.000 (IVA classe) 300 3.000 (VA classe) 600 4.000

SOV (Essiccazione) 50 / SOV (verniciatura piana) 40 g/mq

(gr totali di solvente per mq sup. vern.) /

(XIII) I termini temporali, fissati dal D.M: 12.7.1990, per l’adeguamento delle emissioni sono tutti scaduti; l’ultima data

utile era quella del 31.12.1997. (XIV) I limiti alle emissioni per gli impianti esistenti sono quelli individuati dal D.M. 12.7.1990 e sopra riportati.

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Ecogestione nel settore legno pag. VII

CARATTERISTICHE MEDIE DEI PRODOTTI VERNICIANTI E DEI

SOLVENTI PIU’ UTILIZZATI COMPOSIZIONE MEDIA DELLE VERNICI PER LEGNO Tipologia

Residuo secco

Frazione volatile

NITRO 15-22% 2-4% cellosolve acetato 10-12% MIBK(in alternativa acetato di butile) 8-12% isobutanolo 10-14% isopropanolo 10-20% MEK (in alternativa etil acetato) 40-45% xilolo (in alternativa toluolo)

ALCHIDICHE O SINTETICHE O OLEURETANICHE

85-90%34 5% solvente dell’acceleratore (chetoni o acetati nei quali è sciolto il naftenato di cobalto) 95% stirolo

POLIESTERI UV 50-85% (velo)

40-55%

(spruzzo)35

3-15% stirolo 85-97% acetati e chetoni

POLIESTERINI A SPRUZZO

80-85%36 15-25% stirolo 70-80% acetone 5% alcool etilico (o metilico)

POLIURETANICHE 30-40% 25-35% xilolo 3-10% acetato di cellosolve (cl. II, sostituibile con etossipropilacetato) 20-30% MIBK (in alternativa acetato di isobutile o di butile) 20-30% MEK (in alternativa acetato di etile)

STUCCHI UV 97-98%37 100% stirolo o solventi fotoiniziatori FONDI POLIESTERI UV

90-95%38 100% stirolo o solventi fotoiniziatori

FONDI ACRILICI UV

100% (possibile

presenza stirolo) 0%

34 45-55% poliestere, il resto stirolo che partecipa alla reazione, ma di cui si perde dal 10 al 20%, a seconda della tecnologia di applicazione). 35 Il 45-55% è poliestere, il resto stirolo che partecipa alla reazione, ma di cui si perde dal 5 al 10%, a seconda della tecnologia di applicazione. 36 45-55% poliestere, il resto stirolo che partecipa alla reazione, ma di cui si perde dal 10 al 20%, a seconda della tecnologia di applicazione. 37 50-60% poliestere, il resto stirolo che partecipa alla reazione, ma di cui si perde dal 5 al 10%, a seconda della tecnologia di applicazione. 38 50-60% poliestere, il resto stirolo che partecipa alla reazione, ma di cui si perde dal 5 al 10%, a seconda della tecnologia di applicazione.

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Ecogestione nel settore legno pag. VIII

I SOLVENTI PIU’ UTILIZZATI E LE LORO CARATTERISTICHE DI PERICOLOSITA’

TLV – TWA SOLVENTI F T Xn Xi CLASSE

DM12/7/90 PPM mg/mc IMPIEGO

BUTILGIICOL 12,5-20%=R20/21/22 >20%=R20/21/22-37 III 25 121

Vernici all’acqua e nitro, impregnanti all’acqua

ACETATO n BUTILE IV 150 713 Vernici poliuretaniche ACETATO ETILE R11 V 400 1440 Vernici poliuretaniche ACETATO ISOBUTLE R11 IV 200 950 Vernici nitro e poliuretaniche ACETATO ISOPROPILE R11 IV 250 1040 Vernici nitro e poliuretaniche ACETATO n PROPILE R11 IV 200 835 Vernici nitro e poliuretaniche

ACETONE R11 V 500 1188 Diluente per poliesteri e poliuretaniche + lavaggio

ALCOOL n;BUTILICO R10 >25%=R20 III 50 152 Vernici nitro, tinte ALCOOL ETILIC0 R11 V 1000 1880 Tinte ALCOOL ISOBUTILICO R11 >25%=R20 III 50 152 Diluenti nitro, tinte ALCOOL ISOPROPILICO R11 IV 400 983 Vernici nitro, tinte ALCOOL METILICO R11 >20%=R23/25 3-20%=R20/22/23/25 III 200 262 Svernicianti ALCOOL n PROPILICO R11 IV 200 492 Vernici nitro, tinte BUTILDIGLICOLE >20%=R36 NC ND ND Vernici all'acqua per interni 3BUTOSSI-2-PROPANOLO >20%=R36/38 NC ND ND Vernici all'acqua CICLOESANONE >25%=R20 III 25 100 Vernici nitro e poliuretaniche DICLOROMETANO >10%=R40 II 50 174 Svernicianti DIACETONALCOOL >10%=R36 III 50 238 Vernici nitro

DIFENILMETAN 4,4 DIISOCIANATO

>25%=R20 – 36/37/38-42

5-25%=R36/37/38-42

1-5%=R42

I 0,005 0,051 Catalizzatori per poliuretaniche

ESAMETILEN 1,6 DIISOCIANATO

>20%=R23 36/37/38-42/43 2-20%=R23-

42/43

0,5-2%=R20-42/43 I 0,005 0,034 Catalizzatori per poliuretaniche

ETILBENZENE R11 >25%=R20 III 100 434 Vernici nitro e poliuretaniche

ETILGLICOL >0,5%=R60-61

>25%=R10-20/21/22

II 5 18 Tinte

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Ecogestione nel settore legno pag. IX

SOLVENTI F T Xn Xi CLASSE

DM12/7/90 TLV – TWA IMPIEGO

FORMALDEIDE >25%=R34-40 R25-34-40-43

5-25%=R20/21/22-36/37/38/40-43 1-5%=R40-43

0,2-1%=R43 II 0,3 0,37 Vernici ureiche, colle

FTALATI >0,5%=R61-62 II Vernici nitro

METILGLICOL >0,5%=R60-61 >25%=R10-20-

21/22 II 5 16 Tinte

METIL-n-BUTILCHETONE R11 >10%=R40-23 1-10%=R48/20 V 20 Vernici nitro e poliuretaniche

METILETILCHETONE R11 >20%=R36/37 IV 200 590 Vernici nitro e poliuretaniche

METILISOBUTILCHETONE R11 III 50 205 Vernici nitro e poliuretaniche

METIL 2 PIRROLIDONE >10%=R36/38 IV 100 400 Vernici all'acqua per interni METOSSI 2 PROPANOLO III 100 369 Tinte e vernici all'acqua PENTAERITR-TRIS (BIS AZIRIDINIL) PROPIONATO

>1%=R43 >20%=R36-38 NC ND ND Reticolante per vernici

all'acqua

RAGIA MINERALE >10%=R65 NC ND ND Vernici sintetiche e impregnanti

STIRENE >12,5%=R20-36/38 III 20 85 Poliesteri

TOLUENE >12,5%=R20 IV 50 188 Vernici nitro, poliuretaniche e poliestere

TOLUENE-DIISOCIANATO >20%=R23 36/37/38-42

2-20%=R23-42 0,5-2%=R20-42 I 0,005 0,036 Catalizzatori per

poliuretaniche

TRIETILAMMINA II 1 4,1 Vernici all'acqua

XILENE R10 12,5-20%=R20/21 >20%=R20/21-38 IV 100 434 Vernici nitro e

poliuretaniche

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Ecogestione nel settore legno pag. X

GLOSSARIO

Ambiente: contesto nel quale un’organizzazione opera, comprendente l’aria, l’acqua, il terreno, le risorse naturali, la flora, la fauna, gli esseri umani e le loro interrelazioni. Appassimento: fase precedente all’essiccazione, in cui avviene una prima asciugatura del film di vernice applicato. Aspetto ambientale: elemento di un’attività, prodotto o servizio di un’organizzazione che può interagire con l’ambiente. Audit del sistema di gestione ambientale: processo di verifica sistematico e documentato per conoscere e valutare, con evidenza oggettiva, se il sistema di gestione ambientale di un’organizzazione è conforme ai criteri definiti dall’organizzazione stessa per l’audit del sistema di gestione ambientale e per comunicare i risultati di questo processo alla direzione. Diluenti: miscele di liquidi, solventi e non solventi per le resine contenute in un prodotto, aggiunte dall’utilizzatore per ridurre la viscosità dei prodotti vernicianti permettendone l’applicazione, e per facilitare la formazione di un film omogeneo, disteso e privo di difetti mediante un’evaporazione controllata della frazione volatile contenuta nella vernice. Efficienza di trasferimento: rapporto tra la quantità di vernice depositata sul pezzo e quella spruzzata, espresso in termini percentuali. L’efficienza di trasferimento definisce la resa del sistema di applicazione. Essiccazione: tempo richiesto per l’indurimento del film di vernice in condizioni standard. L’essiccazione può essere di tipo chimico-fisico (quando il film indurisce per semplice evaporazione dei solventi e diluenti, senza che il legante subisca modifiche di carattere chimico) o chimica (quando il prodotto verniciante indurisce per una serie di reazioni, favorite dall’ossigeno contenuto nell’aria oppure da particolari composti chimici, i catalizzatori, con determinati gruppi funzionali presenti nel legante). Il suo valore viene normalmente espresso in termini percentuali e riferito al peso o al volume del prodotto tal quale. Impatto ambientale: qualunque modificazione dell’ambiente, negativa o benefica, totale o parziale, conseguente ad attività, prodotti o servizi di un’organizzazione. Leganti: agenti filmogeni che determinano le proprietà principali del prodotto verniciante; spesso chiamati polimeri o resine, dai leganti dipendono le seguenti caratteristiche delle superfici verniciate: brillantezza, durezza, resistenza al graffio e all’abrasione, resistenza chimica, re-insolubilità, aderenza alla superficie, trasparenza e/o potere coprente, flessibilità, resistenza ai sbalzi termici. La tipologia di legante dà il nome al prodotto verniciante (per esempio le vernici acriliche contengono resine acriliche). Miglioramento continuo: processo di accrescimento del sistema di gestione ambientale per ottenere miglioramenti della prestazione ambientale complessiva in accordo con la politica ambientale dell’organizzazione.

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Ecogestione nel settore legno pag. XI

Obiettivo ambientale: il fine ultimo ambientale complessivo, derivato dalla politica ambientale, che un’organizzazione decide di perseguire e che è quantificato ove possibile. Organizzazione: gruppo, società, azienda, impresa, ente o istituzione, ovvero loro parti o combinazioni, associata o meno, pubblica o privata, che abbia una propria struttura funzionale e amministrativa. Overspray: quantità di prodotto verniciante spruzzata ma non depositata sul pezzo, espressa in termini percentuali (viene anche chiamato “nebbia” o “spreco di prodotto”); l’overspray dipende da differenti fattori tra cui il sistema di applicazione del prodotto verniciante (per esempio i sistemi a spruzzo si caratterizzano per avere elevati valori di overspray) e la forma e dimensione del pezzo da trattare (l’ovespray sarà maggiore se il pezzo da verniciare ha una forma complessa piuttosto che piana). Parte interessata: individuo o gruppo coinvolto o influenzato dalla prestazione ambientale di un’organizzazione. Pigmenti: sostanze coloranti insolubili, presenti come particelle solide in fase dispersa nei prodotti vernicianti, in grado di conferire un colore al manufatto. Pitture: prodotti vernicianti che contengono pigmenti in quantità tale da nascondere completamente la superficie del supporto trattato ed in grado di conferire un aspetto opaco al prodotto finito. Politica ambientale: dichiarazione fatta da un’organizzazione, delle sue intenzioni e dei suoi principi in relazione alla sua globale prestazione ambientale, che fornisce uno schema di riferimento per l’attività, e per la definizione degli obiettivi e dei traguardi in campo ambientale. Pot life: parametro che indica le ore di vita utile di un prodotto catalizzato, passate le quali non risulta essere più utilizzabile. Potere filmogeno: capacità di un prodotto verniciante di dare origine ad una pellicola continua sulla superficie del manufatto trattato. Prestazione ambientale: risultati misurabili del sistema di gestione ambientale, conseguente al controllo esercitato dall’organizzazione sui propri aspetti ambientali, sulla base della sua politica ambientale, dei suoi obiettivi e dei suoi traguardi. Prevenzione dell’inquinamento: uso di processi, prassi, materiali o prodotti per evitare, ridurre o tenere sotto controllo l’inquinamento, compresi il riciclaggio, il trattamento, i cambiamenti di processo, i sistemi di controllo, l’utilizzazione efficiente delle risorse e la sostituzione di materiali. Prodotto pronto all’uso: miscela delle varie componenti richieste per il trattamento verniciante da effettuare (legante, solvente e diluente, pigmenti, diluenti, additivi), ottenuta sulla base del rapporto di catalisi (per il catalizzatore) e di additivazione (per gli altri additivi) suggerite dai fornitori del prodotto. Prodotto verniciante: miscela di prodotti chimici che, applicata su di un supporto, è in grado di formare una pellicola solida, dotata di resistenza meccanica e chimica, e di

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Provincia di Treviso Ambiente Italia

Ecogestione nel settore legno pag. XII

caratteristiche tali, per quanto riguarda il colore, l’aspetto ed il tatto, da mutare anche le caratteristiche estetiche del manufatto. Rapporto di catalisi: nel caso si tratti di un prodotto a due componenti, definisce in termini percentuali la quantità del catalizzatore che deve essere aggiunto ad una vernice per ottenere un indurimento ottimale della pellicola. Resa del prodotto verniciante: capacità di copertura del film applicato sulla superficie del manufatto, espressa in gr/m². Residuo secco: la parte solida di una vernice che rimane dopo l’evaporazione della parte volatile in essa contenuta (solventi, diluenti). S.O.V.: Sostanze Organiche Volatili (solventi) Sistema di gestione ambientale (EMS = Environmental Mangement System): la parte del sistema di gestione generale che comprende la struttura organizzativa, le attività di pianificazione, le responsabilità, le prassi, le procedure, i processi, le risorse per elaborare, mettere in atto, conseguire, riesaminare e mantenere attiva la politica ambientale. Smalti: prodotti vernicianti che contengono pigmenti in quantità tale da nascondere completamente la superficie del supporto trattato ed in grado di conferire un aspetto brillante al prodotto finito. Traguardo ambientale: dettagliata richiesta di prestazione, possibilmente quantificata, riferita ad una parte o all’insieme di un’organizzazione, derivante dagli obiettivi ambientali e che bisogna fissare e realizzare per raggiungerli. Vernici: prodotti vernicianti che non contengono pigmenti o ne contengono un quantitativo tale da modificare leggermente il colore al supporto trattato. Viscosità di un prodotto verniciante: resistenza di un liquido al suo scorrimento. La viscosità di un prodotto verniciante è indipendente dal residuo secco ed è funzione della temperatura.

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Ecogestione nel settore legno pag. XIII

RIFERIMENTI NORMATIVI E BIBLIOGRAFICI

Norme utili della serie ISO 14000

Codice Edizione Titolo UNI EN ISO 14001 1996 Sistema di Gestione Ambientale. Requisiti e guida per l’uso UNI EN ISO 14004 1997 Sistema di Gestione Ambientale. Linee guida generali su

principi, sistemi e tecniche di supporto UNI EN ISO 14010 1996 Linee guida per l’audit ambientale. Principi generali. UNI EN ISO 14011 1996 Linee guida per l’audit ambientale. Procedure di audit. Audit

dei sistemi di gestione ambientale UNI EN ISO 14012 1996 Linee guida per l’audit ambientale. Criteri di qualificazione per

gli auditor ambientali Normativa collegata al Regolamento CE n.1836/93 – EMAS

Norma Pubblicazione Denominazione Consiglio della Comunità Europea Regolamento CE n.1836/93 del 29 giugno 1993

GUCE L. 168 del 10 giugno 1993

Adesione volontaria delle imprese del settore industriale ad un sistema comunitario di ecogestione e audit

Commissione della Comunità Europea Decisione del 16 aprile 1997

GUCE L. 104 del 22 aprile 1997

Riconoscimento della norma ISO 14001 in conformità del Regolamento CE 1836/93

Parlamento europeo e Consiglio della Comunità Europea Decisione del 24 settembre 1998

GUCE L. 275 del 10 ottobre 1998

Riesame del programma comunitario di politica ed azione a favore dell’ambiente e di uno sviluppo sostenibile “Per uno sviluppo durevole e sostenibile”

Commissione della Comunità Europea Proposta del 30 ottobre 1998

GUCE C.400 del 22.12.1998

Proposta di un Regolamento del Consiglio riguardante la partecipazione delle organizzazioni ad un sistema comunitario di ecogestione e audit

Legge 25 gennaio 1994 n. 70 GU n.24 del 31 gennaio 1994

Norme per la semplicificazione degli adempimenti, nonché per l’attuazione del sistema di ecogestione e audit

D.M. 2 agosto 1995 n. 413 modificato dal D.M. 12 giugno 1998 n. 236

GU n. 231 del 3 ottobre 1995 GU n. 166 del 18 luglio 1998

Regolamento recante norme per l’istituzione ed il funzionamento del comitato per l’ecolabel e l’ecoaudit (Regolamento interno approvato da Ministro ambientale il 22.7.1997)

Comitato Ecoaudit 24 giugno 1998 Procedure per l’accreditamento, la sorveglianza ed in controllo dei verificatori ambientali

Comitato Ecoaudit 5 novembre 1997 Procedure operative e sistema di quote per registrazione siti EMAS

Art. 5 L n.. 344 del 8 ottobre 1997

GU n. 239 del 13 ottobre 1997

Disposizioni per lo sviluppo e la qualificazione degli interventi e dell’occupazione in campo ambientale

DPR n. 335 del 4 giugno 1997 GU n. 233 del 6 ottobre 1997

Regolamento concernente la disciplina delle modalità di organizzazione dell’Agenzia Nazionale per la Protezione dell’ambiente in strutture operative

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Provincia di Treviso Ambiente Italia

Ecogestione nel settore legno pag. XIV

Bibliografia

Titolo Editore Autore Anno Informazioni ISO 14000 Understanding the Environmental Standards

Government Institutes, Inc

W.M. von Zharen 1996 Government Institutes, Inc 4 Research Place Suite 200, Rockville Maryland 20850

Linee guida per l’adesione PMI operanti al sistema comunitario EMAS

Federchimica Certichim IEFE

Autori Vari 1995 Federchimica

Guida per l’applicazione del sistema di gestione ambientale nelle piccole imprese. Settore: industria del legno

Provincia di Vicenza

Ambiente Italia 1996 Provincia di Vicenza Dipartimento Ambiente

Manuale per l’attuazione del sistema comunitario di ecogestione e audit (CD)

ANPA (Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente)

Autori Vari 1998 ANPA Via Brancati 48 00144 Roma

Linee guida per l’ecogestione in conceria Vol. L’analisi ambientale iniziale Vol. Il sistema di gestione ambientale

Unione Nazionale Industria Conciaria

Autori Vari 1998 UNIC Via Brisa 3 20123 Milano Tel. 02-801026 Fax 02-860032

Guida all’applicazione della norma Uni En Iso 14001 ed introduzione al Regolamento EMAS

AICQ Piemontese ARPA Piemonte Provincia di Torino

Autori Vari 1999 AICQ Piemonte Via Vela 23 10128 Torino Tel. 011-5627271 Fax 011-537964 e-mail [email protected]

Il rapporto ambientale d’impresa. Linee guida per la redazione

Fondazione ENI Enrico Mattei

Forum Rapporti Ambientali

1995 FEEM Corso Magenta 63 20123 Milano Te. 02-52036934 Fax 02-52036946 www.feem.it

1995 1996 1998

Ambiente Italia (anno riferimento): rapporto sullo stato del paese

Edizioni Ambiente

Istituto di ricerche Ambiente Italia (a cura di)

1999

Istituto di Ricerche Ambiente Italia Via C. Poerio 39 20129 Milano Tel. 02.29406175 Fax: 02.29406213 E-mail: ambiente.italia @ galactica.it

Indicators of Sustainable Development

European Communities

Eurostat 1997

Odori e tecniche di emissione

C. Bernini Inquinamento 1998

Environmental Life Cycle Assessment of products

R. Heijungs et al. 1992

Page 118: Ambiente Italia - Ecogestione Nel Settore Del Legno

Provincia di Treviso Ambiente Italia

Ecogestione nel settore legno pag. XV

A guide to Corporate Environmental Indicators

Federal Env. Ministry, Bonn

AA.VV. 1997 Federal Env. Ministry, Kennedyallee, 5 Bonn Tel.: ++49/0228/3050 Fax: ++49/0228/3053225

Incenerimento di RSU e recupero di energia

E de F. Frangipane, M. Giugliano (a cura di)

1995

Impianti di depurazione di piccole dimensioni

E de F. Frangipane, G. Pastorelli (a cura di)

1993

Scarico controllato di RSU

R. Cossu, E de F. Frangipane (a cura di)

1995

Risanamento di terreni e di sedimenti contaminati

C.I.P.A. srl

AA.VV. 1999

C.I.P.A. srl (Direzione) Via A. Palladio 26 20135 Milano Tel. 02.58301501-28 Fax: 02.58301550 E-mail: [email protected]

Il controllo dell’inquinamento acustico e la gestione del territorio – Atti convegno

Assessorato Ambiente – Comune di Vicenza

AA.VV 1996

Valutare l’ambiente La Nuova Italia Scientifica

G. Risotti, S. Bruschi

1990

Il manuale del verniciatore – guida alla verniciatura professionale del legno

HB pi.erre Editrice

Pierluigi Offredi Paolo Ambrosi

1996 HB pi-erre Via Patti 2 20158 Milano tel 02/39312736 fax 02/33220462

Articoli estratti dalla rivista “Professione verniciatore del legno”

HB pi.erre Editrice

Pierluigi Offredi vari HB pi-erre Via Patti 2 20158 Milano tel 02/39312736 fax 02/33220462

R.I.T.A. Rassegna Informatizzata Tecnologie Ambientali

Arianna sas Arianna sas 1999 Arianna sas Via Gentilin 4/b Carbonera TV Tel 0422/445208 Fax 0422/445222