AMBARKANTA - LA FORMA DEL MONDO (J.R.R....

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AMBARKANTA - LA FORMA DEL MONDO (J.R.R. Tolkien) Commento e analisi di Roberto Fontana (2° Edizione, Dicembre 2013)

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AMBARKANTA - LA FORMA DEL MONDO (J.R.R. Tolkien)

Commento e analisi di Roberto Fontana (2° Edizione, Dicembre 2013)

AMBARKANTA – DELLA FOGGIA DEL MONDO

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Introduzione

L’Ambarkanta è un saggio breve, sull’origine e la forma del mondo, scritto da J.RR alcuni anni dopo aver interrotto la stesura del Quenta Silmarillion1 (probabilmente 1930-1937), la narrazione che sarebbe poi stata pienamente sviluppata nel Silmarillion vero e proprio. La versione originale è stata pubblicata da Christopher Tolkien nel IV volume della “History of Middle-earth”2, The Shaping of Middle-earth. Qui compaiono anche delle note di Christopher e delle cartine in bianco e nero che schematizzano gli spaccati di Arda e la forma dei continenti nelle varie ere, cartine che ho personalmente ridisegnato, colorandole e arricchendole di riferimenti.

La pagina di copertina porta il seguente frontespizio:

Ambarkanta

La forma del mondo

Rúmil

`Cw#6aE4# È interessante notare che, come indicato nell’intestazione, l’autore a cui il saggio viene

attribuito è Rúmil, lo stesso studioso di Valinor che, secondo la tradizione, avrebbe inventato la prima forma di scrittura elfica, i Sarati: questo personaggio era giù stato introdotto nei RR3, mentre non figurava nel successivo Quenta. Riappare ora in questo frammento, come suo autore, e anche successivamente verrà indicato come autore di altri saggi. Nel Silmarillion4 gli viene attribuita la scrittura dell’Ainulindalë, la Musica degli Ainur, e del Valaquenta, il Novero dei Valar; famosa la sua raccolta “I Equessi Rumilo” (Le massime di Rúmil5), che è una collezione di suoi pensieri dai primi giorni degli Eldar in Valinor, e che tratta anche il linguaggio Valarin. Ma il documento di maggior interesse per gli storici è il testo chiamato “Gli Annali di Aman” (o di Valinor)6, che narra gli eventi successi anno per anno in Valinor fino alla creazione del Sole e della Luna, ed è quindi una delle probabili fonti del Quenta Silmarillion; la cronistoria di Rúmil si ferma però al Destino dei Noldor nell'A.V. 1496, e non prosegue con le gesta degli Esuli nella

1 The Quenta (HoME IV, “The Shaping of Middle-earth”)

2 C. Tolkien, The Complete History of Middle-Earth, HarperCollins, 2002 (nel seguito: HoME)

3 J.R.R. Tolkien, Racconti ritrovati, Bompiani, 2000 (nel seguito: RR). Traduzione di "The Book of Lost Tales 1"

(HoMe I) 4 J.R.R. Tolkien, Il Silmarillion, Bompiani, 2005. Traduzione di "The Silmarillion", HarperCollins, 2013

5 Quendi and Eldar (HoME XI, "The War of the Jewels")

6 HoME IV, "The shaping of Middle-earth", HoME V, "The Lost Road and Other Writings", e HoME X, "Morgoth's

Ring"

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Terra di Mezzo: questo fa pensare che Rúmil non si sia mosso da Túna, oppure che si sia mosso con la compagnia di Finarfin, e sia quindi tornato indietro con lui dopo la pronuncia della Profezia di Mandos.

Rúmil era anche interessato alle lingue: ne imparò moltissime, e produsse alcuni studi di

linguistica elfica, ora perduti, ma che Pengolodh il Saggio lesse e sui quali si basò per due suoi lavori, il Lhammas7 e il Lhammasethen. Inoltre, quando Pengolodh venne in Valinor a metà della Seconda Era, Rúmil revisionò il suo Quenta Silmarillion, aggiungendo alcune note, come la menzione dei veri nomi di Mandos e Lórien (Námo e Irmo). Nei RR Eriol incontra Rúmil in Tol Eressëa, che gli racconta gran parte della storia dei Primi Giorni, mentre nei RP8 Ælfwine non ha rapporti con lui, ma ne legge gli scritti, e incontra invece Pengolodh, che gli narra molte storie, fra cui l'Ainulindalë.

Il testo inizia con il seguente titolo

Della foggia del Mondo

Tutt’attorno al Mondo ci sono le Ilurambar, o Mura del Mondo. Sono come ghiaccio e vetro e acciaio, fredde, trasparenti e dure, oltre ogni immaginazione dei Figli del Mondo. Non possono essere viste, e nemmeno possono essere oltrepassate, se non attraverso la Porta della Notte.

Le Mura del Mondo vengono citate anche nel Silmarillion a proposito delle aule di

Nienna: “Le sue aule si trovano a occidente dell’Occaso… Le finestre di casa sua guardano fuori delle pareti del mondo”9; ma è solo nell’Ambarkanta che esse vengono descritte dettagliatamente. Esse sono sferiche, fredde e impenetrabili, e avvolgono tutto il Mondo, cosicché si comprende perché “Il Mondo era sferico in mezzo al Vuoto”10. Fuori delle Mura del Mondo si estende Kúma, o Ava-kúma (vedi mappe I e II), la Tenebra Esterna, il Vuoto. Questo muro era già stato citato nei RR con il nome «Muro delle Cose», e si afferma essere di colore «blu intenso», mentre ciò che si estende fuori di esso è chiamato anche in questo testo Kúma, ma è definito come «l’immensità priva di stelle», «l’oscurità esterna»; nel Silmarillion, invece, non ne viene dato il nome elfico, ma viene mantenuta la definizione usata nell’Ambarkanta: «Mura del Mondo», e anche «Mura della Notte»; al di fuori, vi è «il Vuoto», «il Vuoto Atemporale», senza però riportarne il nome elfico.

Anche la Porta della Notte, Ando Lómen, è menzionata sia nei RR che nel Silmarillion; nel primo testo, d’altronde, l’origine di questa porta è di tutt’altra natura: «Così avvenne che gli Dèi osarono un'impresa enorme, la più potente di tutte le loro opere; infatti, fabbricata una flotta di zattere e barche magiche con l'aiuto di Ulmo - e diversamente nessuna di loro sarebbe stata in grado di navigare sulle acque di Vai - si diressero verso il Muro

7 HoME V, "The Lost Road and Other Writings"

8 J.R.R. Tolkien, Racconti perduti, Bompiani, 2000 (nel seguito: RP). Traduzione di "The Book of Lost Tales 2" (HoMe

II) 9 Valaquenta (Il Silmarillion)

10 Ainulindalë (ibid.)

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delle Cose, e qui costruirono la Porta della Notte (Moritarnon o Tàrn Fui, come la chiamano gli Eldar nelle loro lingue). Essa esiste ancora, tutta nera e gigantesca nella muraglia blu intenso. I suoi pilastri sono del basalto più resistente e così pure l'architrave; sopra vi sono scolpiti grandi draghi di pietra scura, dalle cui mascelle spira lentamente un fumo tenebroso. Possiede battenti indistruttibili, che nessuno sa come venissero costruiti o collocati, in quanto agli Eldar non fu concesso di prender parte a quell'opera tremenda, l'ultimo segreto degli Dèi; e neppure un attacco da parte del mondo intero può forzare la porta, che si apre soltanto con una parola magica. Urwendi è l'unica a conoscerla, oltre a Manwé, che gliela comunicò; perché oltre la Porta della Notte si trova l'oscurità esterna e chi l'attraversa può fuggire il mondo e la morte, udendo cose non ancora destinate all'orecchio degli Abitanti della Terra, e ciò non deve accadere. Nell'Est, comunque, l'opera degli Dèi fu d'altro genere; qui infatti fu innalzato un grande arco, che si dice sia d'oro lucente e chiuso da battenti d'argento, nonostante pochi anche fra gli Dèi l'abbiano visto, per l'abbondanza di vapori incandescenti che spesso gli aleggiano intorno. Anche i Cancelli del Mattino si aprono solo dinanzi a Urwendi; la parola che pronuncia è la medesima usata per la Porta della Notte, ma a rovescio»11.

In questa prima concezione cosmogonica, Sole e Luna dovevano passare, a tempo

debito, attraverso la Porta della Notte, uscire nel Vuoto esterno, qui rinfrancarsi e rivitalizzarsi, e quindi rientrare nelle Cerchia del Mondo attraverso i Cancelli del Mattino. Questo meccanismo era legato allo scorrere del tempo (gli Ainur Anno, Mese e Giorno), e anche alla profezia del ritorno finale di Melkor (quando il Sole e la Luna cercheranno di passare insieme attraverso la Porta della Notte, questa crollerà e Melkor potrà tornare).

Nel Silmarillion, questa concezione cambia totalmente: Sole e Luna non escono nel Vuoto esterno, ma passano sotto il Mondo (vedi oltre); i Cancelli del Mattino scompaiono dalla narrazione, mentre la Porta della Notte vi rimane, ma è menzionata solo perché Melkor è confinato nel Vuoto Atemporale attraverso di essa; Urwendi non è più la custode, ma ora è Eärendil a guardarla, affinché Melkor non possa ritornare.

Rimane invece senza risposta la domanda su come abbiano fatto i Valar a oltrepassare

queste mura arrivando dall’esterno, appena dopo la creazione del Mondo, o se essi abbiano invece il potere di poterle attraversare liberamente; quest’ultima possibilità sarebbe però in contraddizione col fatto che Melkor, una volta esiliato nella Tenebra Esterna, non possa attraversarle se non per mezzo della Porta della Notte, sorvegliata da Eärendil12. Ancora più incomprensibile è il fatto che Melkor, dopo essere stato scacciato da Tulkas all’Inizio dei Giorni nella tenebra esterna, “oltrepassò con il suo esercito le Mura della Notte, e giunse all’estremo nord della Terra di Mezzo”13; lo stesso Christopher Tolkien, in una sua nota al testo, definisce l’argomento “intrattabile” in questo contesto e rimanda alla cosmologia tolkieniana più tarda.

Entro queste mura è compreso il globo della Terra: sopra, sotto e da ogni lato vi è Vaiya, l’Oceano Cerchiante. Ma questo è più simile al mare sotto la Terra, e più simile all’aria sopra la Terra. In Vaiya sotto la Terra risiede Ulmo. Sopra la Terra si trova l’Aria, che è chiamata Vista, e sostenta uccelli e nuvole. Perciò è chiamata nella sua parte superiore

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L'occultamento di Valinor (RR, cap. IX) 12

Il viaggio di Eärendil (Il Silmarillion), e La Guerra d’Ira (ibid.) 13

L’Inizio dei Giorni (ibid.)

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Fanyamar, o Dimora delle Nuvole, e in quella inferiore Aiwenórë, o Terra degli Uccelli. Ma questa aria si stende solo sopra la Terra di Mezzo e i Mari Interni, e i suoi veri confini sono i Monti di Valinor a Ovest e le Mura del Sole a Est. Per la qual ragione le nuvole giungono raramente a Valinor, e gli uccelli mortali non oltrepassano i picchi delle sue montagne. Ma nel Nord e nel Sud, dove maggiormente c’è freddo e oscurità e la Terra di Mezzo si estende quasi fino alle Mura del Mondo, Vaiya e Vista e Ilmen confluiscono insieme e si confondono. Ilmen è quell’aria che è chiara e pura, essendo permeata di luce benché non dia luce. Ilmen è situata sopra Vista e non ha grande profondità, ma è più profonda a Ovest ed Est, e meno nel Nord e nel Sud. A Valinor l’aria è Ilmen, ma talvolta Vista vi affluisce, specialmente nella Dimora Elfica, di cui una parte si trova alle pendici orientali delle Montagne; e se Valinor è oscurata e l’aria non è mondata dalla luce del Reame Beato, prende la forma di nuvole e grigie nebbie. Ora, Ilmen e Vista si possono mescolare, essendo di natura simile, ma Ilmen è respirata dagli Dei e purificata dal passaggio dei luminari, poiché in Ilmen Varda stabilì il corso delle stelle, e in seguito della Luna e del Sole.

Passando alla descrizione dell’interno del Mondo, notiamo ancora una volta che la terminologia di Tolkien si è venuta a modificare durante la stesura delle sue opere. Il Mondo, o Universo, che in tutte le mappe accluse al presente testo è chiamato Ilu, viene invece definito Eä sia nel Silmarillion che nei RR. Per le «Mura del Sole», rimandiamo al proseguio.

L’aria più esterna, Vaiya, l’Oceano Cerchiante, è detto Ekkaia nel Silmarillion, dove, parlando di Aman si dice che essa è “la più occidentale di tutte le contrade ai limiti del mondo, poiché le sue rive occidentali davano sul Mare Esterno, che dagli Elfi è detto Ekkaia e cerchia il Regno di Arda”14. Possiamo anche notare che l’etimo di Vaiya corrisponde a quello di Vai, termine usato per il Mare Esterno nei RR, tanto che Ulmo viene qui definito Vailimo. Vista è detta Vilna nei RR, e non viene invece mai esplicitamente citata nel Silmarillion, mentre Ilmen, Vaitya nei RR, non cambia nome nella successiva evoluzione della cosmologia tolkieniana. Da notare anche i due epiteti di questa aria, Tinwë Mallë ed Elenarda, che fanno riferimento alla presenza delle stelle in questa regione (cfr. Olorë Mallë e Tinwë Linto nei RR).

Da Vista non vi è alcuna uscita o passaggio eccetto che per i servitori di Manwë, o per coloro ai quali egli conceda poteri simili a quelli del suo popolo, affinché possano sostentarsi in Ilmen o persino nella parte superiore di Vaiya, che è molto sottile e fredda. Da Vista si può discendere sulla Terra. Da Ilmen si può scendere in Valinor. Ordunque la terra di Valinor si estende quasi fino a Vaiya, che ha il suo minimo spessore nell’Ovest e nell’Est del Mondo, e il suo massimo nel Nord e nel Sud. Perciò le coste occidentali di Valinor non sono molto distanti dalle Mura del Mondo. Vi è comunque un abisso che divide Valinor da Vaiya, e che è pieno di Ilmen, e attraverso questa via si può passare da Ilmen sopra la terra alle regioni inferiori, fino alle Radici della Terra, e alle caverne e grotte che sono le fondamenta delle terre e dei mari. Qui vi è la dimora di Ulmo. Da qui provengono le acque della Terra di Mezzo. Queste acque sono infatti composte di Ilmen, Vaiya e Ambar (che è la Terra) poiché Ulmo miscela Ilmen con Vaiya, e le invia in alto attraverso le vene del Mondo per purificare e rinfrescare i mari e i fiumi, i laghi e le fonti della Terra. E l’acqua corrente mantiene così la memoria delle profondità e delle altezze

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L’Inizio dei Giorni (ibid.)

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e conserva gran parte della saggezza e della musica di Ulmo, e della luce degli astri nei cieli.

Anche la Terra, definita Ambar nella mappa II, verrà in seguito nel Silmarillion sempre identificata con Arda, il Reame, benché il primo termine ritorni nell’allocuzione Ambar-metta (alla fine del Mondo), nel giuramento di Círion nei RI15, poi ripreso da Aragorn nel giuramento della sua incoronazione16. La stessa Terra di Mezzo, nella prima e nell’ultima cartina, è chiamata Ambar-endya, traduzione quasi letterale di Middle Earth, oppure Endor (stessa etimologia di endya); in questo caso, però, pare che Tolkien abbia considerato Endor, almeno durante la stesura dell’Ambarkanta, il “centro della Terra”, come potrebbe far supporre il punto circondato da un cerchietto nel punto approssimativamente centrale del disco terrestre, disegnato nella mappa III vicino alla parola Endor. Anche significativo che nell’elenco dei termini accluso al testo dell’Ambarkanta, Tolkien abbia definito Endor “il punto centrale di Ambar-Endya”. Nel Silmarillion, Endor è comunque sempre identificato con la Terra di Mezzo. Anche il termine Pelmar, che qui corrisponde sempre alla Terra di Mezzo, non verrà più utilizzato da Tolkien nei suoi successivi lavori.

Di grande interesse è infine la descrizione del ciclo delle acque del Mondo: nel

Silmarillion viene fatto solo un vago accenno alle Fondazioni della Terra, chiamate nell’Ambarkanta e nei RR Martalmar, mentre in due occasioni, parlando di Ulmo, si citano le Vene del Mondo: una prima volta ci viene detto che “gli Elfi sostengono che lo spirito di Ulmo scorra per tutte le vene del mondo”17; in seguito che Ulmo nei luoghi profondi “elabora musiche grandi e terribili; e l’eco di quei suoni percorre tutte le vene del mondo”18. Nondimeno l’Ambarkanta ci spiega in dettaglio il ciclo della acque, mentre nel Silmarillion questo è solo brevemente descritto poche righe prima dell’ultimo passo citato.

Nelle regioni di Ulmo le stelle sono talvolta nascoste, e ivi la Luna vaga sovente ed è invisibile dalla Terra di Mezzo. Ma il Sole non vi indugia. Passa sotto la terra in fretta, per tema che la notte si prolunghi e il male si rafforzi; ed è condotto attraverso Vaiya inferiore dai servi di Ulmo, e questa è scaldata e riempita di vita. Così i giorni sono misurati dai cicli del Sole, che viaggia da Est verso Ovest attraverso Ilmen inferiore, cancellando le stelle; e passa sopra il centro della Terra di Mezzo e non si ferma, e curva la sua rotta a meridione o a settentrione, non in modo capriccioso, ma nel dovuto corso e stagione. E quando sorge sopra le Mura del Sole è l’Alba, e quando cala dietro le Montagne di Valinor è la sera. Ma le giornate sono differenti in Valinor rispetto alla Terra di Mezzo. Poiché colà il momento di maggior luminosità è il Tramonto. Allora il Sole scende e si ferma per un tratto nelle Terre Beate, giacendo nel seno di Vaiya. E quando sprofonda in Vaiya, diviene incandescente e risplende di bagliori di fuoco, che illuminano per lungo tempo quella contrada. Ma come passa verso Est, scema il fulgore, e Valinor è privata della luce, ed è solo illuminata dalle stelle; e più che mai in quell’ora gli Dei portano cordoglio per la

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J.R.R. Tolkien, Racconti incompiuti, Bompiani, 2001. Traduzione di "Unfinished Tails of Númenor and Middle-earth", HarperCollins, 2013 16

J.R.R. Tolkien, "Il Signore degli anelli", Bompiani, 2003 (nel seguito: SDA). Libro VI, cap. IV: Il Campo di Cormallen. 17

Valaquenta (Il Silmarillion) 18

L’Inizio dei Giorni (ibid.)

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morte di Laurelin. All’alba il buio è fitto in Valinor e le ombre delle montagne degli Dei gravano pesanti sulle loro magioni. La luna invece non indugia in Valinor, e vi passa sopra velocemente per immergersi nella voragine di Ilmen, poiché insegue sempre il Sole, e raramente lo supera, e allora è consumata e annerita dalla sua fiamma. Ma a volte capita che arrivi sopra Valinor prima che il Sole se ne diparta, e allora scende e incontra il suo amato bene, e Valinor è permeata di una luce in cui si fondono l’oro e l’argento; e gli Dei sorridono ricordando il mescolarsi delle luci di Laurelin e Silpion di un tempo.

Per quanto riguarda il Sole e la Luna, la descrizione offerta dall’Ambarkanta è

fedelmente seguita anche nel Silmarillion19 (i loro movimenti, la tensione di Tilion verso Arien, il soffermarsi del Sole alla sera su Valinor, il miscelarsi di luce dorata e argentata, il cordoglio degli Dei, ecc.), tranne che in una evidente contraddizione: nel presente testo, infatti, mentre il Sole sprofonda in Vaiya e inizia il suo viaggio sotto la Terra, la Luna si tuffa nell’Abisso di Ilmen; nel Silmarillion invece, si afferma che la Luna sprofonda “nell’abisso oltre il Mare Esterno”20, condizione che, stante la cosmologia descritta nell’Ambarkanta e apparentemente ripresa anche nel Silmarillion, appare molto problematica (“oltre” il Mare Esterno non vi è alcun abisso, solo le Ilurambar). Qui, inoltre, ci vengono forniti maggiori dettagli: interessante è il passaggio che ci informa che il Sole, passando nella regione inferiore di Vaiya, la riscalda e la riempe di vita; e anche le stagioni vengono spiegate tramite la curvatura dell’orbita del Sole verso Nord e Sud.

Ci soffermiamo inoltre su un piccolo problema linguistico sorto durante la traduzione in

italiano del saggio: nel testo originale in lingua inglese, il Sole è sempre considerato di genere femminile (she), mentre la Luna è di genere maschile (he); questo per via del sesso dei loro timonieri, rispettivamente Arien e Lilion, essendo ciò possibile data l’usuale genere neutro dei nomi di cose in lingua inglese. Nella traduzione italiana non si è potuta mantenere questa concordanza, in quanto il Sole è normalmente di genere maschile, e la Luna femminile, e quindi una inversione di genere avrebbe potuto creare dei fraintendimenti. Si è preferito invece mantenere il genere dei nomi così come tipico della lingua italiana, evitando, se possibile, ogni connotazione di genere (così beloved è stato tradotto “amato bene”, che si adatta a entrambi i generi).

La contrada di Valinor digrada a partire dalle pendici delle Montagne, e la sua costa occidentale è allo stesso livello del fondo dei mari interni. E non molto lontano da qui, come è già stato detto, si levano le Mura del Mondo; e di fronte all’estrema costa a occidente della parte centrale di Valinor si trova Ando Lómen, la Porta della Notte Atemporale che perfora le Mura del Mondo e si apre sul Vuoto, la Notte senza forma o durata. Ma nulla può attraversare l’abisso e la cintura di Vaiya e arrivare a quella Porta, all’infuori solamente dei grandi Valar. Ed essi fecero quella Porta quando Melko fu sconfitto e gettato nella Tenebra Esterna; ed è sorvegliata da Eärendel.

La Terra di Mezzo è situata nel mezzo del Mondo, ed è composta di terra e acqua;

e la sua superficie si trova al centro del mondo, fra i confini superiori e quelli inferiori di Vaiya. Anticamente la sua forma era siffatta. Era più elevata nel centro, e digradava da entrambe le parti in vaste depressioni, ma s’ergeva nuovamente nell’Est e nell’Ovest e ancora precipitava nell’abisso ai suoi margini. E le due conche erano colme di acqua

19

Il Sole, la Luna e l'Occultamento di Valinor (ibid.) 20

Ibid.

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primeva, e le sponde di questi antichi mari erano costituite nell’Ovest dagli altopiani occidentali e dall’estremità del grande continente, e nell’Est dagli altopiani orientali e dal margine del grande continente al lato opposto. Ma a Nord e Sud esso non s’abbassava, e si poteva viaggiare per terra dall’abisso di Ilmen nell’estremo meridione all’abisso di Ilmen nell’estremo settentrione. Gli antichi mari giacevano perciò in questi bacini, e le loro acque non si versavano a oriente e occidente; ma non avevano spiagge né a Nord né a Sud, e si precipitavano nel baratro, e le loro cascate ghiacciavano e formavano ponti di ghiaccio per via del freddo; sicché la voragine di Ilmen era qui chiusa e colmata, e il ghiaccio si protendeva fino a Vaiya, e raggiungeva persino le Mura del Mondo.

Passando alla descrizione della superficie della Terra, si può notare l’elegante simmetria

delle terre emerse e dei mari, dovuta alla ciclica alternanza di altopiani e depressioni, evidente nei primi due diagrammi.

Nel presente passaggio viene anche chiarito il motivo per cui nel Nord e nel Sud del

mondo il clima sia molto freddo e rigido, tanto da causare la formazione, ad esempio, dell’Helcaraxë, lo stretto perennemente ghiacciato che divide Aman dalla Terra di Mezzo, e che vide la morte di tanti seguaci di Fingolfin. Lo stretto non viene espressamente citato nell’Ambarkanta, ma è indicato nell’ultima cartina (qui scritto Helkaraksë, come nei RR), Il Silmarillion ci informa infatti che «I Noldor giunsero infine all'estremo nord di Arda; e scorsero i primi denti del ghiaccio che galleggiava sul mare e conobbero di essere vicini allo Helcaraxé. Ché tra la terra di Aman che a nord piegava verso est e le rive orientali di Endor (che appartiene alla Terra-di-mezzo), che volgevano invece a occidente, era un angusto stretto, attraverso il quale le algide acque del Mare Accerchiante e le onde di Belegaer confluivano, e quivi erano vaste nebbie brune di freddo mortale, e le correnti marine erano irte di cozzanti colline di ghiaccio e piene dello scricchiolio di ghiacci sprofondati. Tale era lo Helcaraxé, e nessuno ancora aveva osato avventurarvisi, salvo i soli Valar e Ungoliant.»21 Ma non ci spiega il motivo della loro formazione. Nell’Ambarkanta viene invece spiegato (come è anche possibile vedere dalle mappe II e III) che: «nel Nord e nel Sud, dove maggiormente c’è freddo e oscurità e la Terra di Mezzo si estende quasi fino alle Mura del Mondo, Vaiya e Vista e Ilmen confluiscono insieme e si confondono». E anche: «Ilmen è situata sopra Vista e non ha grande profondità, ma è più profonda a Ovest ed Est, e meno nel Nord e nel Sud.». Inoltre, «[…] [la] parte superiore di Vaiya, che è molto sottile e fredda […] Ordunque la terra di Valinor si estende quasi fino a Vaiya, che ha il suo minimo spessore nell’Ovest e nell’Est del Mondo, e il suo massimo nel Nord e nel Sud». Per finire: «Gli antichi mari […] non avevano spiagge né a Nord né a Sud, e si precipitavano nel baratro, e le loro cascate ghiacciavano e formavano ponti di ghiaccio per via del freddo; sicché la voragine di Ilmen era qui chiusa e colmata, e il ghiaccio si protendeva fino a Vaiya, e raggiungeva persino le Mura del Mondo».

Questa regione della Terra è quindi formata dal precipitarsi delle acque della parte settentrionale del Grande Mare Occidentale nel baratro di Ilmen, e a causa del freddo estremo della vicina Vaiya, solidificandosi formavano ponti e colonne di ghiaccio che ricoprivano tutto il braccio di mare e arrivavano sino a Vaiya stessa. Sia dal testo che dalla cartina appare presumibile che vi fossero altre tre regioni simili all’Helkaraxë, situate nelle analoghe regioni a nord-est, sud-est e sud-ovest. Certo il tutto non poteva spiegarsi con una maggiore inclinazione dei raggi solari!

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La fuga dei Noldor (Il Silmarillion)

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Ordunque è detto che quando i Valar arrivarono nel Mondo, discesero inizialmente nel centro della Terra di Mezzo, eccetto Melko che discese nell’estremo Nord. Ma i Valar presero una porzione del territorio e ne fecero un’isola, e la santificarono e la posero nel Mare Occidentale e la elessero a loro dimora, mentre erano occupati nell’esplorazione e nel primo ordinamento del Mondo. Come è narrato, desideravano costruire delle lampade, e per erigerne i pilastri Melko si offrì di inventare una nuova sostanza di grande forza e bellezza. Ed egli innalzò questi pilastri a settentrione e a meridione del centro della Terra, comunque più vicino a esso che agli abissi; e gli Dei vi posero sopra le lampade, e la Terra conobbe per un certo tempo la luce.

La storia della prima residenza dei Valar nella Terra di Mezzo diverge nettamente fra l’Ambarkanta e il Silmarillion. Nel primo testo, essa è un‘isola formata prelevando una parte di territorio dalla Terra di Mezzo, e quindi posata nel Mare Occidentale, mentre nel secondo essa viene identificata con Almaren, un’isola situata nel Grande Lago, posto nel centro della Terra di Mezzo22. Di questo lago non si ha invece alcuna traccia nell’Ambarkanta, che d’altra parte riprende parzialmente la narrazione dei RR, dove i Valar, dopo l’arrivo nel mondo, vivono su una delle Isole del Crepuscolo. Dopo la rovina delle Lampade gli Oarni trascinano l’isola verso ovest23, e questa stessa isola verrà successivamente impiegata per trasportare gli Eldar al di là del Grande Mare Occidentale e diventerà quindi Tol Eressëa, l’Isola Solitaria24.

Ma i pilastri erano stati costruiti con l’inganno, essendo fatti di ghiaccio; e si sciolsero, e le lampade rovinarono al suolo, e la loro luce ne fuoriuscì. Ma lo scioglimento del ghiaccio formò due piccoli mari interni, a nord e a sud del centro della Terra, e ci fu così un territorio settentrionale, uno centrale e uno meridionale. Quindi i Valar si ritrassero nell’Ovest e abbandonarono l’isola; e sugli altopiani della sponda occidentale del Mare dell’Ovest essi innalzarono grandi montagne, e alle loro spalle costruirono la contrada di Valinor. Ma i monti di Valinor curvano all’indietro, e Valinor è più ampia nel centro della Terra, dove le montagne confinano con il mare, mentre a nord e a sud esse arrivano sino all’abisso. Vi sono due regioni del Continente Occidentale che non appartengono alla Terra di Mezzo eppure sono escluse dalla cerchia delle montagne: queste sono buie e vuote. Quella a settentrione è Eruman, e quella meridionale è Arvalin; e ci sono solo degli angusti bracci di mare fra loro e gli estremi lembi della Terra di Mezzo, ma questi stretti sono ricoperti di ghiaccio.

Nell’Ambarkanta, la formazione dei mari interni di Helkar e Ringil è attribuita allo scioglimento dei pilastri delle omonime lampade; qui la storia riprende quanto narrato nei RR, cioè che i pilastri delle lampade furono foggiate da Melkor con l’inganno, essendo fatte di ghiaccio, che dopo l’accensione delle lampade si fuse, formando così i due mari. Questa parte è notevolmente differente nel Silmarillion, dove Melkor non ebbe parte alcuna nella costruzione delle lampade e dei loro pilastri; le due lampade si chiamano Iluin (nel Nord) e Ormal (nel Sud), e non viene fornita una spiegazione dettagliata per il formarsi dei mari interni, salvo che “il crollo dei possenti pilastri schiacciò terre e sollevò mari”25. Il nome Helcar ritorna come quello del lago formatosi dove un tempo sorgeva Iluin, ma nulla ci viene detto della sorte della

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L’Inizio dei Giorni (Il Silmarillion) 23

L'avvento dei Valar e la costruzione di Valinor (RR, cap. III) 24

L'avvento degli Elfi e la costruzione di Kôr (RR, cap. V) 25

L’Inizio dei Giorni (Il Silmarillion)

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lampada meridionale e se avesse o meno formato un altro mare interno. Nell’Ambarkanta, d’altronde, è proprio questo mare interno meridionale che, dopo la Battaglia delle Potenze, formerà il mare orientale intermedio, compreso fra la Terra di Mezzo e le Terre Oscure, unito da canali sia col Mare Orientale che con quello Occidentale.

Il continente occidentale, nell’Ambarkanta e nelle sue mappe costantemente identificato con Valinor, e che verrà poi nelle opere successive denominato Aman, appare sostanzialmente identico alla descrizione fornita nel Silmarillion. Anche i Monti di Valinor riceveranno in seguito il loro nome elfico, i Pelóri. Mentre la parte compresa a settentrione fra la costa e la catena montuosa non modificherà più il suo nome, Eruman, la sua controparte meridionale, nel presente testo chiamata Arvalin, nel Silmarillion cambierà il suo nome in Avathar. È invece notevole la semplificazione apportata agli arcipelaghi occidentali i RR e l’Ambarkanta; la descrizione più dettagliata delle isole del Grande Mare è reperibile nei RP26, dove si annoverano, da est a ovest: le Isole Senza Porto, Eneadur, le Isole Magiche, Tol Eressëa, e quindi i Mari Ombrosi, dove galleggiano le Isole del Crepuscolo, le prime ad appartenere a pieno titolo ad Aman; l’Isola Solitaria, infatti, è collocata molto lontano dalle coste del continente occidentale, e quindi non fa parte né delle terre interne (Terra di Mezzo) che di quelle esterne (Aman). L’Ambarkanta presenta invece una situazione molto vicina a quella del Silmarillion: le prime isole a essere incontrate viaggiando verso ovest sono le «Isole Incantate o Magiche» (in seguito solo Incantate), e quindi vi è Tol Eressëa, a una distanza non elevata dalle coste valinoriane; i Mari Ombrosi sono però inspiegabilmente segnati a nord-ovest rispetto a queste isole. Per finire, viene utilizzato il nome Eldaros per Eldamar, mentre la Baia di Elfinia (Elfland), non è chiaramente localizzata.

A loro ulteriore protezione, i Valar spinsero la Terra di Mezzo nel suo centro e la pressarono verso est, sicché venne curvata, e il grande mare occidentale è molto largo nel suo mezzo, il più ampio mare della Terra. A oriente, la forma della Terra è per lo più simile a quella occidentale, salvo il restringersi del Mare Orientale e il protendersi colà del continente. E oltre il Mare Orientale è situato il Continente Orientale, di cui poco conosciamo, e lo chiamiamo Terra del Sole; e possiede montagne, meno elevate di quelle di Valinor, purtuttavia molto alte, che sono le Mura del Sole. A causa del digradarsi delle terre, questi monti non possono essere scorti, salvo dagli uccelli che volano più in alto, attraverso i mari che li separano dalla Terra di Mezzo. E lo spinta laterale ricevuta dal terreno causò anche l’apparizione di montagne, disposte su quattro catene, due nel Settentrione, e due nel Meridione; e quelle nel Nord sono i Monti Azzurri nel lato occidentale, e i Monti Rossi in quello orientale; mentre nel Sud ci sono i Monti Grigi e i Gialli. Ma Melko fortificò il Nord, e vi costruì le Torri Settentrionali, che sono anche dette i Monti di Ferro, e guardano verso sud. E nelle terre centrali vi sono le Montagne del Vento, perché vi soffia un forte vento che arriva da est precedendo il Sole; e Hildórien, la contrada dove gli Uomini si risvegliarono, si stende fra queste montagne e il Mare Orientale. Ma Kuiviénien dove Oromë trovò gli Elfi è nel Nord, presso le acque di Helkar.

Le Terre del Sole, il continente orientale, vengono poco o niente descritte nel

Silmarillion. Solo nell’Akallabêth viene detto che i Númenóreani, nei loro viaggi verso est, si spinsero fino a questa regione (non sappiamo se vi approdarono) e scorsero i Cancelli del

26

Ælfwine d’Inghilterra (RP, cap. VI)

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Mattino; questi cancelli, d’altronde, risalgono alla concezione del mondo descritta nei RR, che sembra perciò poco coerente con la concezione più tarda. D’altronde, nell’Ambarkanta ci viene riferito dell’esistenza in quel continente della catena montuosa delle Mura del Sole; è perciò probabile che i Cancelli del Mattino, nella geografia del Silmarillion, stiano solo a indicare una catena montuosa, identificabile proprio con le Mura del Sole. Infine, solo nei RR viene anche menzionata la più grande montagna dell’Est, il Kalormë27.

Notevole è anche la spiegazione della forma arcuata della Terra di Mezzo e della differente estensione dei due mari, l’Occidentale e l’Orientale. Qui si riferisce che furono i Valar a “spingere” il continente centrale verso est all’altezza dell’equatore, per aumentare la distanza fra Aman e il continente centrale, dominato da Melkor. Ed è proprio questa “spinta” che rende conto della formazione delle catene montuose nell’interno del continente. Di queste catene montuose troviamo menzione nel Silmarillion solo per quanto riguarda i Monti Rossi (Orocarni) e i Monti Azzurri (Ered Luin). I Monti Grigi (Ered Mithrin) sono citati anche nello Hobbit28 e nel SDA, ma la loro posizione, nella parte settentrionale della Terra di Mezzo, è completamente differente; i Monti Gialli non verranno più citati in alcuna opera successiva, così come i Monti del Vento. I Monti di Ferro (Ered Engrin), corrispondono sia per posizione geografica, sia per formazione (innalzati da Melkor) a quanto narrato nel Silmarillion.

La contrada di Hildórien (da Hildor, i Successivi, appellativo degli Uomini) è solo

vagamente posizionata nel Silmarillion, “nelle regioni orientali della Terra di Mezzo”29; nell’Ambarkanta essa è situata fra i Monti del Vento e il Mare Orientale. La posizione di Kuiviénen, le Acque del Risveglio, corrisponde invece abbastanza bene alla versione del Silmarillion, anche se nel presente testo non si fa accenno al fatto che fosse una baia del mare di Helcar30 (nei RR, invece, Koivië-néni è un lago31). Anche il percorso della Grande Marcia mostrato nell’ultima cartina è in buon accordo con il Silmarillion.

Nella mappa III è anche segnalata la posizione di Utumno, corrispondente nella IV ad

Angband: è da notare che nei RR, Melkor arriva su Arda assieme agli altri Valar, e solo in un secondo momento si mette all’opera con i suoi servi per costruire le fosche aule di Utumna, che sono tutt’uno con Angamandi32. d’altronde, nel Silmarillion, Melkor arriva da solo nel Mondo, e pone da subito la sua base nel Nord, a Utumno33, e inoltre nulla ha a che fare con la costruzione delle Lampade, se non la loro distruzione. L’Ambarkanta sembra presentare una situazione intermedia: Melkor scende su Arda da solo, stabilendosi nel Nord e costruendo Utumno da subito, come nel Silmarillion; ma, come nei RR, finge di aiutare gli altri Valar a erigere le Lampade. Da notare che, nel Quenta, temporalmente intermedio fra i RR e l’Ambarkanta, le aule di Melkor sono chiamate Angband, e non si fa cenno invece a Utumno, mentre nel Silmarillion, Utumno e Angband sono due fortezze distinte.

27

L'Occultamento di Valinor (RR, cap. IX) 28

J.R.R. Tolkien, "Lo Hobbit", Bompiani, 2012. 29

Gli Uomini (Il Silmarillion) 30

L'avvento degli Elfi e la cattività di Melkor (ibid.) 31

L'avvento degli Elfi e la costruzione di Kôr (RR, cap. V) 32

L'avvento dei Valar e la costruzione di Valinor (RR, cap. III) 33

L’Inizio dei Giorni (Il Silmarillion)

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Ma l’antica simmetria della Terra venne modificata e distrutta nella prima Battaglia degli Dei, quando Valinor scese in campo contro Utumno, che era la fortezza di Melko, e Melko finì incatenato. Allora il mare di Helkar (che era la lampada settentrionale) divenne un mare interno, ovvero un grande lago, mentre il mare di Ringil (che era la lampada meridionale) divenne un grande mare che sfociava verso nord-est ed era unito tramite canali sia al Mare Occidentale che a quello Orientale. E la Terra venne ancora sconvolta nella seconda battaglia, quando Melko venne di nuovo sconfitto, e ha anche subito delle trasformazioni nel logoramento dovuto al succedersi di molte ere. Ma il più grande mutamento ebbe luogo quando il Primo Disegno venne distrutto, e la Terra fu resa sferica, e separata da Valinor. Questo avvenne nei giorni dell’assalto dei Númenóreani alla terra degli Dei, ed è narrato nelle Cronache. E da allora il mondo ha scordato le cose che prima esistevano, e nulla più rimane dei nomi e della memoria delle terre e delle acque d’un tempo che fu.

Per finire, si può mettere in risalto un’ultima differenza fra l’Ambarkanta e il Silmarillion, riguardante la rottura della simmetria del Mondo. Nell’Ambarkanta, la rovina delle due Lampade non sconvolge più di tanto la forma della Terra, ma dà solo origine ai due mari interni di Helkar e Ringil. Sono invece gli stessi Valar a modificare per la prima volta in modo significativo la simmetria, spingendo il centro della Terra di Mezzo verso Est, così causando la formazione delle catene montuose di questo continente. Nel Silmarillion, d’altro canto, è proprio l’abbattimento delle Lampade perpetrata da Melkor a distruggere per sempre l’equilibrato ordinamento delle terre e dei mari: «E all’epoca la forma di Arda e la simmetria delle sue terre furono deturpate, sì che gli originali progetti dei Valar mai più vennero ripristinati»34.

34

Ibid.

Mappa I

Kúma (oscurità, vuoto) La Tenebra Ava-Kúma (ava = esterno) La Tenebra Esterna Ilu (tutto) Il Mondo Ilurambar (ramba = muro) Le Mura del Mondo Vista (aria come sostanza, radice WIS) Ilmen (GIL = scintillare, risplendere) Vaiya (involucro, da WAY = avvolgere) Tinwë Mallë (tinwë = stella, mallë = via) La Via delle Stelle Elenarda (elen = stella, arda = regno) Il Regno delle Stelle Martalmar (talma = fondazione radice, mar = dimora, casa, Terra), Le Radici del Mondo Fanyamar (Fanya = nuvola, mar = dimora, casa) Dimora delle Nuvole Aiwenórë (aiwë = uccello, nórë = terra, paese) Regione degli Uccelli Elenarda e Tinwë Mallë sono equivalenti, e corrispondono ad Ilmen

Mappa II

Pelmar (pel- = circondare, racchiudere, mar = terra, dimora), La Dimora Racchiusa Ambar-endya (ambar = mondo, endya = centrale), Terra di Mezzo Endor (endë = centro) Il Centro, La Terra di Mezzo Númen = Ovest, Rómen = Est Formen = Nord, Hyarmen = Sud Palmar, Ambar-endya ed Endor sono sostanzialmente equivalenti Le linee che vanno da Martalmar alla superficie terrestre sono Le Vene del Mondo

Mappa III