alt alla tratta del Sinai L’Europa in campo - WebDiocesi · nord del deserto. Ha visto la ca-tena...

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Avvenire 03/16/2012 Copyright © Avvenire March 18, 2012 9:50 am / Powered by TECNAVIA / HIT-M Copy Reduced to 49% from original to fit letter page AIUTO ALL’AFRICA VENERDÌ 16 MARZO 2012 3 il fatto Su proposta di Mario Mauro (Pdl), il Parlamento ha votato per la protezione di Solomon, l’eritreo che ha assistito ai delitti dei trafficanti di uomini e che ora è sotto precaria protezione in Egitto La Commissione ha già chiesto al Cairo di muoversi DA BRUXELLES GIOVANNI MARIA DEL RE l traffico di clandestini nel Sinai con le gravissime minacce a un testimone scomodo, Salomon. E il terrorismo estremista in Nige- ria, con l’uccisione, lo scorso 8 mar- zo, di Franco Lamolinara e Chris McManus. Due vicende diverse, ma non così lontane sullo scacchiere africano sono state al centro di due risoluzione approvate dal Parla- mento europeo riunito in plenaria a Strasburgo. Se la tragica uccisione dei due o- staggi ha automaticamente riacce- so il faro dei media internazionali sulla Nigeria – dopo anni di silen- zio della maggior parte della stam- pa e della tv – quella del Sinai, an- cora nel pieno della sua dramma- ticità, è rimasta più in ombra, se- guita con attenzione da pochissi- me testate, tra cui Avvenire. Partiamo da questa risoluzione, presentata dal capo della delega- zione del Pdl all’Europarlamento, Mauro Mario, incentrata anzitutto sul traffico di clandestini nella pe- nisola del Sinai e in particolare sul caso di Solomon, l’eritreo venti- cinquenne sfuggito ai rapitori, poi sotto la precaria protezione di be- duini salafiti e infine consegnato all’Onu in Egitto, con una taglia di 50.000 dollari sulla sua testa da par- te dei banditi. Solomon conosce infatti molti det- tagli sulla criminosa attività di que- ste bande, soprattutto sa dove so- no collocati altri 125 prigionieri provenienti da Eri- trea, Sudan ed Etio- pia, nel villaggio di al-Mahdya, nei pressi della località egiziana di Rafah, al confine con la Stri- scia di Gaza. Il giovane ha inoltre raccontato che uno dei suoi rapitori gli ha mostrato un sac- chetto di plastica con organi preleva- ti da un sequestrato che non ha pa- gato il riscatto. Il testimone si tro- va dunque sotto una gravissima minaccia di vita e il Parlamento eu- ropeo «chiede alle autorità egizia- ne di intervenire rapidamente per fornire una efficacia protezione e garantire la vita di Solomon». Nel testo si ricorda che all’Alto com- missariato per i diritti umani (Ac- nur) le autorità egiziane continua- no a vietare di muoversi al di fuori del Cairo, e si chiede invece che il divieto sia revocato per consentire all’organismo di agire nelle zone più a rischio, mettendo anzitutto in salvo il testimone minacciato. In gioco, naturalmente, non è solo la vita di Solomon, ma anche di quanti sono ancora nelle mani dei sequestratori, e infatti l’Europarla- mento chiede alle autorità egizia- ne di intervenire per la loro libera- zione e di indagare su una vicenda «piena di assassinii, torture e stupri, e in cui le donne sono stata pic- chiate a maltrattate, alcune uccise e i loro corpi gettati nel deserto». Per rafforzare questo appello, nel testo si chiede all’Alto rappresen- tante per la politica estera Ue, Catherine Ashton, di sollevare la questione come materia di alta priorità nel corso del dialogo poli- tico con l’Egitto. La Ue in realtà si è già mossa, co- me ha riferito Mauro: il commissa- rio Vivianne Reding ha comunica- to che due giorni fa l’incaricato spe- ciale per il Corno d’Africa, Alexan- der Rondos, ha parlato del caso di Solomon con il ministro degli Esteri egiziano Mihamd Kamel Amr. Il quale gli ha promesso l’impegno per risolverlo. «Ciò – dice Mauro – potrà facilitare che si arrivi alla con- cessione al giovane eritreo dello status di rifugiato». I Nell’altra risoluzione, invece, il Par- lamento europeo ha condannato gli attentati terroristici di gennaio a Kano, in Nigeria, e l’uccisione, l’8 marzo, di Franco Lamolinara e del britannico Chris McManus, a se- guito di un blitz. Nel testo chiedo- no al governo nigeriano di contra- stare la setta di Boko Haram e di a- dottare misure per risolvere il proble- ma dell’uso delle ri- sorse petrolifere e dell’inquinamento nella regione del delta del Niger. L’Europarlamento chiede inoltre che l’Alto rappresen- tante per la politica estera e di sicurezza comune europea Catherine Ashton adotti misure che concilino la di- plomazia con la cooperazione allo sviluppo al fine di migliorare la si- tuazione in Nigeria. «Voglio ricor- dare pubblicamente in quest’aula Franco Lamolinara e Chris McMa- nus – ha detto Mario Maura dopo il voto – due uomini che, molto a- mando la Nigeria ed avendo sacri- ficato la loro vita, sono da conside- rare al pari di tutti i cittadini nige- riani morti in questi mesi ostaggio di una strategia particolarmente fe- roce». © RIPRODUZIONE RISERVATA il testimone chiave L’uomo che ha visto tutti gli orrori Sono tremila le vittime nel deserto DI PAOLO LAMBRUSCHI o scorso 29 febbraio Solo- mon, 25 enne eritreo che era riuscito a fuggire dal- le mani del predone beduino Abu Yaser è riuscito a raggiun- gere il Cairo grazie all’inter- vento dell’ong Gandhi, che in I- talia opera con i padri Cap- puccini. Trasportato a bordo di un auto travestito da beduino, Solomon è stato consegnato all’Alto commissariato delle Nazioni Unite nella capitale egiziana e nascosto per ragioni di sicu- rezza. Sulla sua testa la gang di trafficanti ha messo infatti una taglia di 50mila dollari, perché l’uomo è un testimone chiave di questo ignobile traffico. Rapito in dicembre insieme a 27 connazionali nel campo profughi sudanese di Shegarab dai nomadi Rashaida e poi ven- duto ai banditi del Sinai, è sta- to tenuto prigioniero ad al- L Mahdya, alle porte di Rafah, nel nord del deserto. Ha visto la ca- tena di morte sulla nuova rot- ta del traffico di esseri umani Sudan-Sinai, che negli ultimi tre anni ha coinvolto almeno 10mila persone. Si stima che al- meno 3.000 rapiti siano morti. Al momento, centinaia di o- staggi sono nelle mani dei se- questratori che, per sollecitare i pagamenti dei riscatti da par- te dei parenti, li seviziano e vio- lentano le donne. Su tutti incombe la minaccia di venire uccisi e sottoposti all’e- spianto degli organi da riven- dere sul mercato nero. Solo- mon ha visto tutto, compreso un beduino che portava un sacchetto di organi umani. Quattro suoi compagni sono stati uccisi. Drogato dai rapi- tori e costretto a fare da carce- riere per avere salva la vita, il giovane versa in precarie con- dizioni psichiche. Usato come schiavo per portare l’acqua ad altri 125 prigionieri, a metà feb- braio è riuscito a fuggire ed è stato accolto da uno sceicco sa- lafita che per motivi religiosi si oppone ai traffici di esseri u- mani. La sua testimonianza è prezio- sa per far luce su un traffico i- narrestabile. Ogni mese 2.000 persone, soprattutto giovani che sfuggono al servizio mili- tare a vita, lasciano l’Eritrea. E 200 sono i nuovi arrivi giorna- lieri a Shegarab, campo profu- ghi Onu in Sudan, da cui si muove questa catena inferna- le. Intanto il Sinai è sempre più controllato dai beduini. Ieri, gruppi armati hanno circon- dato, bloccandola, la base de- gli Osservatori delle forze mul- tinazionali di El Gora, nel Nord, per sollecitare il rilascio da par- te delle autorità egiziane di sei congiunti detenuti con l’accu- sa di aver partecipato all’at- tentato di Taba dell’ottobre 2004, che provocò 34 morti, tra i quali due sorelle italiane. Le milizie beduine vivono in pre- valenza di traffici illegali, tra i quali spiccano il contrabban- do di armi e droga, un affare che vale 500 milioni di dollari l’anno. © RIPRODUZIONE RISERVATA Nigeria E ora si tratta con Boko Haram DA DAKAR MATTEO FRASCHINI KOFFI a risoluzione dell’Europarlamento sul- le violenze in Nigeria arriva in un mo- mento di crescente instabilità nel Pae- se, che sta mettendo a durissima prova l’am- ministrazione del presidente Goodluck Jo- nathan. E proprio ieri, a due anni dal primo attentato della setta islamica Boko Haram, le autorità hanno confermato di aver avviato «colloqui ufficiosi» con i fondamentalisti. «Nell’ultima settimana abbiamo avuto nego- ziati indiretti con alcuni mediatori – ha det- to un portavoce del governo sotto anonima- to – al momento stiamo discutendo un pos- sibile cessate il fuoco». Secondo fonti diplo- matiche, i mediatori stanno portando mes- saggi tra rappresentanti governativi e il leader della setta, Abubakar Shekau. «Boko Haram ha ipotizzato un cessate il fuo- co in cambio della liberazione di tutti i suoi membri dalle prigioni nigeriane – ha spiega- to un leader coinvolto nei colloqui –. Le au- torità giudicano questa proposta inaccetta- bile, ma hanno riferito che, eventualmente, L potrebbero essere liberati i militanti di basso rango». Il terrorismo in Nigeria continua però a col- pire senza sosta funzionari governativi, lea- der religiosi e semplici cittadini. «L’attentato suicida lanciato ad agosto dell’anno scorso contro la sede Onu della capitale Abuja – spie- gano gli analisti – ha attirato l’attenzione in- ternazionale su Boko Haram». Mentre luoghi di culto come mo- schee e chiese sono assaltati con metodi sem- pre più mirati e violenti, e le du- re risposte dell’e- sercito hanno esacerbato l’attuale crisi. An- che gli stranieri considerano il Nord una zo- na off-limits. Proprio ieri, tra l’altro, i servizi segreti hanno affermato che Lamolinara e McManus, rapiti da una fazione della setta, sono stati uccisi prima del fallito tentativo di liberarli da parte delle forze speciali britan- niche. Da decenni, la Nigeria settentrionale è teatro di combattimenti anche tra le comunità di pastori nomadi, appartenenti all’etnia dei Fu- lani, e coltivatori, membri di minoranze et- niche come quelle dei Berom, Tarok o Tiv. «Negli ultimi dieci mesi, più di mille agricol- tori sono morti per gli scontri con gli alleva- tori», attesta un recente rapporto di Miyetti Al- lah Katual Horè, associazione socio-cultura- le formata principalmente da Fulani. L’atavica conflittualità tra contadini e pasto- ri trae origine nella ricerca e controllo di nuo- vi terreni per l’allevamento del bestiame. «Ta- li violenze, scoppiate per ragioni economi- che, vengono invece erroneamente interpre- tate come scontri di natura religiosa, che spes- so hanno degli effetti devastanti sulla popo- lazione – si dice nel rapporto di Horè –. Il pre- sidente Goodluck Jonathan aveva posto la si- curezza della Nigeria in cima ai suoi obietti- vi. Ma, per adesso, l’attuale governo ha sol- tanto visto un radicale peggioramento della stabilità nel Paese. © RIPRODUZIONE RISERVATA Colloqui ufficiosi con i fondamentalisti Rifiutate però le prime condizioni poste al governo Un voto della plenaria anche per la fine delle violenze in Nigeria, dopo l’uccisione dei due ostaggi, ricordati pubblicamente L’Europa in campo: alt alla tratta del Sinai 2010, la denuncia di «Avvenire» «Prigionieri nel Sinai, in catene come schiavi, ostaggio dei trafficanti egiziani. Così è finita una parte consistente, ben 80 dei 255 eritrei che nel luglio scorso avevano rischiato di morire nella famigerata prigione libica di Al Braq, in pieno Sahara, dopo essere stati respinti in mare dall’Italia e poi liberati grazie alla pressione delle organizzazioni umanitarie sul nostro governo». Così «Avvenire», il 25 novembre 2010, lanciava il primo allarme sulla tratta dei profughi. Benedetto XVI leva la sua voce «Sei morti ammazzati in 48 ore». Il primo dicembre 2010 «Avvenire» dava conto degli orrori cui erano sottoposti gli 80 eritrei vittime dei predoni e del fatto che i familiari hanno pagato parte del riscatto. Il 5 dicembre, all’Angelus il Papa lancia un appello per i profughi. Esecuzioni e la mossa della Ue Dopo le ripetute denunce, nel dicembre 2010 si muove il governo italiano e il giorno 16 il Parlamento europeo vota una risoluzione che chiede all’Egitto di adoperarsi per la liberazione degli eritrei prigionieri, che nel frattempo sono aumentati, mentre qualcuno è liberato dietro pagamento da parte delle famiglie. Uccisi anche due diaconi ortodossi. Il traffico d’organi nel deserto A fine dicembre 2010 l’Egitto fa le prime ammissioni: gli ostaggi eritrei sono almeno 300. Ma il quadro drammatico sarà svelato da «Avvenire» con un’inchiesta di Paolo Lambruschi nel novembre dell’anno scorso: sono centinaia gli ostaggi, chi non paga rischia di essere vittima del turpe traffico d’organi. Nel febbraio di quest’anno «Avvenire» rivela anche nomi e cognomi degli schiavisti. E qualcosa comincia a muoversi. Risoluzione a Strasburgo su iniziativa italiana LE CIFRE DELLA VERGOGNA 10MILA I RAPITI NEGLI ULTIMI 3 ANNI 3MILA GLI UCCISI PER ESPIANTI D’ORGANO (STIME) 10MILA-40MILA I DOLLARI CHIESTI COME RISCATTO 500 MILIONI L’AMMONTARE DEI TRAFFCI ILLEGALI DEI BEDUINI DEL SINAI I 16 mesi di denunce e di silenzi assordanti

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Avvenire 03/16/2012

Copyright © Avvenire March 18, 2012 9:50 am / Powered by TECNAVIA / HIT-MP

Copy Reduced to 49% from original to fit letter page

AIUTOALL’AFRICA

VENERDÌ16 MARZO 2012 3

il fattoSu proposta di MarioMauro (Pdl), ilParlamento havotato per laprotezione diSolomon, l’eritreoche ha assistito aidelitti dei trafficantidi uomini e che ora èsotto precariaprotezione in EgittoLa Commissione hagià chiesto al Cairo di muoversi

DA BRUXELLESGIOVANNI MARIA DEL RE

l traffico di clandestini nel Sinaicon le gravissime minacce a untestimone scomodo, Salomon.

E il terrorismo estremista in Nige-ria, con l’uccisione, lo scorso 8 mar-zo, di Franco Lamolinara e ChrisMcManus. Due vicende diverse, manon così lontane sullo scacchiereafricano sono state al centro di duerisoluzione approvate dal Parla-mento europeo riunito in plenariaa Strasburgo. Se la tragica uccisione dei due o-staggi ha automaticamente riacce-so il faro dei media internazionalisulla Nigeria – dopo anni di silen-zio della maggior parte della stam-pa e della tv – quella del Sinai, an-cora nel pieno della sua dramma-ticità, è rimasta più in ombra, se-guita con attenzione da pochissi-me testate, tra cui Avvenire. Partiamo da questa risoluzione,presentata dal capo della delega-zione del Pdl all’Europarlamento,Mauro Mario, incentrata anzituttosul traffico di clandestini nella pe-nisola del Sinai e in particolare sulcaso di Solomon, l’eritreo venti-cinquenne sfuggito ai rapitori, poisotto la precaria protezione di be-duini salafiti e infine consegnatoall’Onu in Egitto, con una taglia di50.000 dollari sulla sua testa da par-te dei banditi. Solomon conosce infatti molti det-tagli sulla criminosa attività di que-ste bande, soprattutto sa dove so-no collocati altri 125 prigionieriprovenienti da Eri-trea, Sudan ed Etio-pia, nel villaggio dial-Mahdya, neipressi della localitàegiziana di Rafah, alconfine con la Stri-scia di Gaza. Il giovane ha inoltreraccontato che unodei suoi rapitori gliha mostrato un sac-chetto di plasticacon organi preleva-ti da un sequestrato che non ha pa-gato il riscatto. Il testimone si tro-va dunque sotto una gravissimaminaccia di vita e il Parlamento eu-ropeo «chiede alle autorità egizia-ne di intervenire rapidamente perfornire una efficacia protezione egarantire la vita di Solomon». Nel testo si ricorda che all’Alto com-missariato per i diritti umani (Ac-nur) le autorità egiziane continua-no a vietare di muoversi al di fuoridel Cairo, e si chiede invece che ildivieto sia revocato per consentireall’organismo di agire nelle zonepiù a rischio, mettendo anzituttoin salvo il testimone minacciato. In gioco, naturalmente, non è solola vita di Solomon, ma anche diquanti sono ancora nelle mani deisequestratori, e infatti l’Europarla-mento chiede alle autorità egizia-ne di intervenire per la loro libera-zione e di indagare su una vicenda«piena di assassinii, torture e stupri,e in cui le donne sono stata pic-chiate a maltrattate, alcune uccisee i loro corpi gettati nel deserto». Per rafforzare questo appello, neltesto si chiede all’Alto rappresen-tante per la politica estera Ue,Catherine Ashton, di sollevare laquestione come materia di altapriorità nel corso del dialogo poli-tico con l’Egitto. La Ue in realtà si è già mossa, co-me ha riferito Mauro: il commissa-rio Vivianne Reding ha comunica-to che due giorni fa l’incaricato spe-ciale per il Corno d’Africa, Alexan-der Rondos, ha parlato del caso diSolomon con il ministro degli Esteriegiziano Mihamd Kamel Amr. Ilquale gli ha promesso l’impegnoper risolverlo. «Ciò – dice Mauro –potrà facilitare che si arrivi alla con-cessione al giovane eritreo dellostatus di rifugiato».

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Nell’altra risoluzione, invece, il Par-lamento europeo ha condannatogli attentati terroristici di gennaioa Kano, in Nigeria, e l’uccisione, l’8marzo, di Franco Lamolinara e delbritannico Chris McManus, a se-guito di un blitz. Nel testo chiedo-no al governo nigeriano di contra-stare la setta di Boko Haram e di a-

dottare misure perrisolvere il proble-ma dell’uso delle ri-sorse petrolifere edell’inquinamentonella regione deldelta del Niger. L’Europarlamentochiede inoltre chel’Alto rappresen-tante per la politicaestera e di sicurezzacomune europeaCatherine Ashton

adotti misure che concilino la di-plomazia con la cooperazione allosviluppo al fine di migliorare la si-tuazione in Nigeria. «Voglio ricor-dare pubblicamente in quest’aulaFranco Lamolinara e Chris McMa-nus – ha detto Mario Maura dopoil voto – due uomini che, molto a-mando la Nigeria ed avendo sacri-ficato la loro vita, sono da conside-rare al pari di tutti i cittadini nige-riani morti in questi mesi ostaggiodi una strategia particolarmente fe-roce».

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il testimone chiaveL’uomo che ha visto tutti gli orrori Sono tremila le vittime nel deserto

DI PAOLO LAMBRUSCHI

o scorso 29 febbraio Solo-mon, 25 enne eritreo cheera riuscito a fuggire dal-

le mani del predone beduinoAbu Yaser è riuscito a raggiun-gere il Cairo grazie all’inter-vento dell’ong Gandhi, che in I-talia opera con i padri Cap-puccini. Trasportato a bordo di un autotravestito da beduino, Solomonè stato consegnato all’Altocommissariato delle NazioniUnite nella capitale egiziana enascosto per ragioni di sicu-rezza. Sulla sua testa la gang ditrafficanti ha messo infatti unataglia di 50mila dollari, perchél’uomo è un testimone chiavedi questo ignobile traffico. Rapito in dicembre insieme a27 connazionali nel campoprofughi sudanese di Shegarabdai nomadi Rashaida e poi ven-duto ai banditi del Sinai, è sta-to tenuto prigioniero ad al-

LMahdya, alle porte di Rafah, nelnord del deserto. Ha visto la ca-tena di morte sulla nuova rot-ta del traffico di esseri umaniSudan-Sinai, che negli ultimitre anni ha coinvolto almeno10mila persone. Si stima che al-meno 3.000 rapiti siano morti.Al momento, centinaia di o-staggi sono nelle mani dei se-questratori che, per sollecitarei pagamenti dei riscatti da par-te dei parenti, li seviziano e vio-lentano le donne. Su tutti incombe la minaccia divenire uccisi e sottoposti all’e-spianto degli organi da riven-dere sul mercato nero. Solo-mon ha visto tutto, compresoun beduino che portava unsacchetto di organi umani.Quattro suoi compagni sonostati uccisi. Drogato dai rapi-tori e costretto a fare da carce-riere per avere salva la vita, ilgiovane versa in precarie con-dizioni psichiche. Usato comeschiavo per portare l’acqua ad

altri 125 prigionieri, a metà feb-braio è riuscito a fuggire ed èstato accolto da uno sceicco sa-lafita che per motivi religiosi sioppone ai traffici di esseri u-mani. La sua testimonianza è prezio-sa per far luce su un traffico i-narrestabile. Ogni mese 2.000persone, soprattutto giovaniche sfuggono al servizio mili-tare a vita, lasciano l’Eritrea. E200 sono i nuovi arrivi giorna-lieri a Shegarab, campo profu-ghi Onu in Sudan, da cui simuove questa catena inferna-le. Intanto il Sinai è sempre piùcontrollato dai beduini. Ieri,gruppi armati hanno circon-dato, bloccandola, la base de-gli Osservatori delle forze mul-tinazionali di El Gora, nel Nord,per sollecitare il rilascio da par-te delle autorità egiziane di seicongiunti detenuti con l’accu-sa di aver partecipato all’at-tentato di Taba dell’ottobre2004, che provocò 34 morti, trai quali due sorelle italiane. Lemilizie beduine vivono in pre-valenza di traffici illegali, tra iquali spiccano il contrabban-do di armi e droga, un affareche vale 500 milioni di dollaril’anno.

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Nigeria E ora si tratta con Boko HaramDA DAKAR MATTEO FRASCHINI KOFFI

a risoluzione dell’Europarlamento sul-le violenze in Nigeria arriva in un mo-mento di crescente instabilità nel Pae-

se, che sta mettendo a durissima prova l’am-ministrazione del presidente Goodluck Jo-nathan. E proprio ieri, a due anni dal primoattentato della setta islamica Boko Haram, leautorità hanno confermato di aver avviato«colloqui ufficiosi» con i fondamentalisti. «Nell’ultima settimana abbiamo avuto nego-ziati indiretti con alcuni mediatori – ha det-to un portavoce del governo sotto anonima-to – al momento stiamo discutendo un pos-sibile cessate il fuoco». Secondo fonti diplo-matiche, i mediatori stanno portando mes-saggi tra rappresentanti governativi e il leaderdella setta, Abubakar Shekau. «Boko Haram ha ipotizzato un cessate il fuo-co in cambio della liberazione di tutti i suoimembri dalle prigioni nigeriane – ha spiega-to un leader coinvolto nei colloqui –. Le au-torità giudicano questa proposta inaccetta-bile, ma hanno riferito che, eventualmente,

Lpotrebbero essere liberati i militanti di bassorango». Il terrorismo in Nigeria continua però a col-pire senza sosta funzionari governativi, lea-der religiosi e semplici cittadini. «L’attentatosuicida lanciato ad agosto dell’anno scorsocontro la sede Onu della capitale Abuja – spie-gano gli analisti – ha attirato l’attenzione in-

ternazionale suBoko Haram».Mentre luoghi diculto come mo-schee e chiesesono assaltaticon metodi sem-pre più mirati eviolenti, e le du-re risposte dell’e-

sercito hanno esacerbato l’attuale crisi. An-che gli stranieri considerano il Nord una zo-na off-limits. Proprio ieri, tra l’altro, i servizisegreti hanno affermato che Lamolinara eMcManus, rapiti da una fazione della setta,sono stati uccisi prima del fallito tentativo diliberarli da parte delle forze speciali britan-

niche. Da decenni, la Nigeria settentrionale è teatrodi combattimenti anche tra le comunità dipastori nomadi, appartenenti all’etnia dei Fu-lani, e coltivatori, membri di minoranze et-niche come quelle dei Berom, Tarok o Tiv.«Negli ultimi dieci mesi, più di mille agricol-tori sono morti per gli scontri con gli alleva-tori», attesta un recente rapporto di Miyetti Al-lah Katual Horè, associazione socio-cultura-le formata principalmente da Fulani. L’atavica conflittualità tra contadini e pasto-ri trae origine nella ricerca e controllo di nuo-vi terreni per l’allevamento del bestiame. «Ta-li violenze, scoppiate per ragioni economi-che, vengono invece erroneamente interpre-tate come scontri di natura religiosa, che spes-so hanno degli effetti devastanti sulla popo-lazione – si dice nel rapporto di Horè –. Il pre-sidente Goodluck Jonathan aveva posto la si-curezza della Nigeria in cima ai suoi obietti-vi. Ma, per adesso, l’attuale governo ha sol-tanto visto un radicale peggioramento dellastabilità nel Paese.

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Colloqui ufficiosi con i fondamentalistiRifiutate peròle prime condizioniposte al governo

Un voto dellaplenaria anche per la fine delleviolenze in Nigeria,dopo l’uccisionedei due ostaggi,ricordatipubblicamente

L’Europa in campo:alt alla tratta del Sinai 2010, la denuncia di «Avvenire»

«Prigionieri nel Sinai, in catene come schiavi,ostaggio dei trafficanti egiziani. Così è finitauna parte consistente, ben 80 dei 255eritrei che nel luglio scorso avevanorischiato di morire nella famigerata prigionelibica di Al Braq, in pieno Sahara, dopoessere stati respinti in mare dall’Italia e poiliberati grazie alla pressione delleorganizzazioni umanitarie sul nostrogoverno». Così «Avvenire», il 25 novembre2010, lanciava il primo allarme sulla trattadei profughi.

Benedetto XVI leva la sua voce«Sei morti ammazzati in 48 ore». Il primodicembre 2010 «Avvenire» dava conto degliorrori cui erano sottoposti gli 80 eritreivittime dei predoni e del fatto che i familiarihanno pagato parte del riscatto. Il 5dicembre, all’Angelus il Papa lancia unappello per i profughi.

Esecuzioni e la mossa della UeDopo le ripetute denunce, nel dicembre2010 si muove il governo italiano e il giorno16 il Parlamento europeo vota unarisoluzione che chiede all’Egitto diadoperarsi per la liberazione degli eritreiprigionieri, che nel frattempo sonoaumentati, mentre qualcuno è liberatodietro pagamento da parte delle famiglie.Uccisi anche due diaconi ortodossi.

Il traffico d’organi nel desertoA fine dicembre 2010 l’Egitto fa le primeammissioni: gli ostaggi eritrei sono almeno300. Ma il quadro drammatico sarà svelatoda «Avvenire» con un’inchiesta di PaoloLambruschi nel novembre dell’anno scorso:sono centinaia gli ostaggi, chi non pagarischia di essere vittima del turpe trafficod’organi. Nel febbraio di quest’anno«Avvenire» rivela anche nomi e cognomidegli schiavisti. E qualcosa comincia amuoversi.

Risoluzione a Strasburgo su iniziativa italiana

LE CIFRE DELLA VERGOGNA

10MILAI RAPITI NEGLI ULTIMI 3 ANNI

3MILAGLI UCCISI PER ESPIANTI D’ORGANO (STIME)

10MILA-40MILAI DOLLARI CHIESTI COME RISCATTO

500 MILIONIL’AMMONTARE DEI TRAFFCI ILLEGALI DEI BEDUINI DEL SINAI

I 16 mesi di denuncee di silenzi assordanti