Allopatia od omeopatia? - Liber Liber · 1 Diciamo empirici, perchè anche la medicina veterinaria...

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ossia Medicina antica o medicina nuova?

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QUESTO E-BOOK:

TITOLO: Allopatia od omeopatia?, ossia Medicina an-tica o medicina nuova?AUTORE: Poli, Giovanni BattistaTRADUTTORE: CURATORE: NOTE: CODICE ISBN E-BOOK: n. d.

DIRITTI D'AUTORE: no

LICENZA: questo testo è distribuito con la licenzaspecificata al seguente indirizzo Internet:www.liberliber.it/online/opere/libri/licenze

COPERTINA: n. d.

TRATTO DA: Allopatia od omeopatia?, ossia Medicinaantica o medicina nuova? / confronti storico-criticidi Poli G. B. - Brescia : Gilberti, 1864. - 71 p. ;17 cm.

CODICE ISBN FONTE: n. d.

1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 25 giugno 2019

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INDICE DI AFFIDABILITÀ: 10: affidabilità bassa1: affidabilità standard2: affidabilità buona3: affidabilità ottima

SOGGETTO:MED004000 MEDICO / Medicina AlternativaHEA030000 SALUTE E FITNESS / Omeopatia

DIGITALIZZAZIONE:Catia Righi, [email protected]

REVISIONE:Paolo Alberti, [email protected]

IMPAGINAZIONE:Catia Righi, [email protected]

PUBBLICAZIONE:Catia Righi, [email protected]

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Indice generale

Liber Liber......................................................................4AVVERTIMENTOnecessario a leggersi.......................................................7ALLOPATIA od OMEOPATIA?..................................17NOTA...........................................................................88Arte o scienza?..............................................................91

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Liber Liber......................................................................4AVVERTIMENTOnecessario a leggersi.......................................................7ALLOPATIA od OMEOPATIA?..................................17NOTA...........................................................................88Arte o scienza?..............................................................91

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ALLOPATIA OD OMEOPATIA?ALLOPATIA OD OMEOPATIA?OSSIA

MEDICINA ANTICA O MEDICINA NUOVA?

CONFRONTIstorico-critici

DI

POLI G. B.DOTTORE IN MEDICINA E CHIRURGIA

Nella composizione di queste pagine fu-rono evitati con diligenza e possibil-mente i nomi tecnici della medicina,affinchè il pubblico, digiuno di cosemediche, possa leggerle con profitto;essendo stato quest’opuscolo scrittoappositamente per lui.

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ALLOPATIA OD OMEOPATIA?ALLOPATIA OD OMEOPATIA?OSSIA

MEDICINA ANTICA O MEDICINA NUOVA?

CONFRONTIstorico-critici

DI

POLI G. B.DOTTORE IN MEDICINA E CHIRURGIA

Nella composizione di queste pagine fu-rono evitati con diligenza e possibil-mente i nomi tecnici della medicina,affinchè il pubblico, digiuno di cosemediche, possa leggerle con profitto;essendo stato quest’opuscolo scrittoappositamente per lui.

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AVVERTIMENTOnecessario a leggersi.

Ho incontrato un vero d’immenso vantaggioall’umanità; e, se le amarezze erano unacondizione inevitabile per giungere aquesto vero, ringrazio il cielo d’avermeneabbeverato.

HAHNEMANN.

L’omeopatia, come tutte le grandi innovazioni e sco-perte che producono uno spostamento nelle abitudini dialcune classi di persone, ledendone gli interessi mate-riali e morali, trovò sempre in ogni località, ove annun-ciavasi per la prima volta, degli oppositori non solo, madelle persecuzioni più o meno accanite per parte delceto medico, riluttante all’idea di dover sacrificare tantianni di studj e di penose investigazioni, ricredersi e ri-mettersi ad una fatica nuova, la cui importanza non puòessere valutata se non da chi sia preventivamente con-vinto dell’eccellenza de’ suoi risultati.

Dico che l’omeopatia lede gl’interessi di una classedi persone, e sono queste: medici, flebotomi e farmaci-sti. – I medici già troppo numerosi pei bisogni presentidella popolazione, qualora l’omeopatia fosse general-

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AVVERTIMENTOnecessario a leggersi.

Ho incontrato un vero d’immenso vantaggioall’umanità; e, se le amarezze erano unacondizione inevitabile per giungere aquesto vero, ringrazio il cielo d’avermeneabbeverato.

HAHNEMANN.

L’omeopatia, come tutte le grandi innovazioni e sco-perte che producono uno spostamento nelle abitudini dialcune classi di persone, ledendone gli interessi mate-riali e morali, trovò sempre in ogni località, ove annun-ciavasi per la prima volta, degli oppositori non solo, madelle persecuzioni più o meno accanite per parte delceto medico, riluttante all’idea di dover sacrificare tantianni di studj e di penose investigazioni, ricredersi e ri-mettersi ad una fatica nuova, la cui importanza non puòessere valutata se non da chi sia preventivamente con-vinto dell’eccellenza de’ suoi risultati.

Dico che l’omeopatia lede gl’interessi di una classedi persone, e sono queste: medici, flebotomi e farmaci-sti. – I medici già troppo numerosi pei bisogni presentidella popolazione, qualora l’omeopatia fosse general-

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mente adottata sarebbero per quattro quinti di troppo(di troppo, cioè, relativamente a poter vivere della pro-fessione, poichè altrimenti non saranno mai di troppo ibuoni che si sacrificano in soccorso di quelli che soffro-no) – i flebotomi dovrebbero limitarsi alla medicazionedelle piaghe e delle ferite chirurgiche, non occorrendomai in nessun caso all’omeopatia il soccorso della lan-cetta – i farmacisti poi... io credo che come tali potreb-bero affatto chiuder negozio, o tutt’al più rivolgere leloro cure ai preparati chimici per uso delle arti e delleindustrie. La vendita delle droghe e dei medicinali aduso de’ veterinarj empirici1 potrebbe ampiamente com-pensarli. Il buon senso e la giustizia vogliono che aven-do il medico la responsabilità della vita d’un ammalato,debba anche avere il massimo interesse a che i suoi me-dicamenti sieno esattamente preparati, e nel massimobuon stato; molto più trattandosi di medicamenti, qualili omeopatici, che sono dotati di una straordinaria atti-vità, in confronto di altri della stessa natura elaboratinelle farmacie allopatiche. – Le stesse farmacie omeo-patiche esistenti nelle più colte e popolate città, siccomenon corrispondono, nè possono corrispondere alle esi-genze della pratica medica omeopatica individuale,rappresentano anch’esse un mal inteso e sterile omag-

1 Diciamo empirici, perchè anche la medicina veterinaria tro-vasi nella stessa condizione di quella che ci riguarda, rimpettoall’omeopatia. Così la medicina veterinaria omeopatica, è per lastessa ragione di gran lunga superiore alla medicina veterinariaallopatica attuale.

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mente adottata sarebbero per quattro quinti di troppo(di troppo, cioè, relativamente a poter vivere della pro-fessione, poichè altrimenti non saranno mai di troppo ibuoni che si sacrificano in soccorso di quelli che soffro-no) – i flebotomi dovrebbero limitarsi alla medicazionedelle piaghe e delle ferite chirurgiche, non occorrendomai in nessun caso all’omeopatia il soccorso della lan-cetta – i farmacisti poi... io credo che come tali potreb-bero affatto chiuder negozio, o tutt’al più rivolgere leloro cure ai preparati chimici per uso delle arti e delleindustrie. La vendita delle droghe e dei medicinali aduso de’ veterinarj empirici1 potrebbe ampiamente com-pensarli. Il buon senso e la giustizia vogliono che aven-do il medico la responsabilità della vita d’un ammalato,debba anche avere il massimo interesse a che i suoi me-dicamenti sieno esattamente preparati, e nel massimobuon stato; molto più trattandosi di medicamenti, qualili omeopatici, che sono dotati di una straordinaria atti-vità, in confronto di altri della stessa natura elaboratinelle farmacie allopatiche. – Le stesse farmacie omeo-patiche esistenti nelle più colte e popolate città, siccomenon corrispondono, nè possono corrispondere alle esi-genze della pratica medica omeopatica individuale,rappresentano anch’esse un mal inteso e sterile omag-

1 Diciamo empirici, perchè anche la medicina veterinaria tro-vasi nella stessa condizione di quella che ci riguarda, rimpettoall’omeopatia. Così la medicina veterinaria omeopatica, è per lastessa ragione di gran lunga superiore alla medicina veterinariaallopatica attuale.

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Page 9: Allopatia od omeopatia? - Liber Liber · 1 Diciamo empirici, perchè anche la medicina veterinaria tro-vasi nella stessa condizione di quella che ci riguarda, rimpetto all’omeopatia.

gio che si vuol tributare alla legalità, e nulla più; nonpotendo i medici omeopatici aver piena fiducia in far-macisti, neppure omeopatici, la cui probità non sia al disopra d’ogni benchè lieve sospetto, e le cui cognizioni econvinzioni nell’arte che rappresentano non sieno affat-to conosciute e rassicuranti. Taccio di quei farmacistiautorizzati a tener farmacia omeopatica contempora-neamente ad altra farmacia allopatica. Mi muovono acompassione quei buoni omeopatici che affidano la sa-lute dei loro clienti e la propria riputazione a farmacisticosì evidentemente con loro stessi in contraddizione.Per parte mia penso che l’avvenire dell’omeopatia, nonche la prudenza vogliono, che, all’infuori dei preparatiesigenti una lunga elaborazione colle macchine, e chesi trovano nei grandi laboratorj di Parigi, Lione, Lon-dra o di Vienna (in Italia io non ne conosco ancora),tutti gli altri medicamenti, in ispecie i vegetali, debbonoessere preparati dallo stesso medico, che ne abbisognaper i suoi ammalati. Così facendo ci risparmieremomolti disappunti, quali toccano troppo spesso a chi siaffida al primo bottegante che venga autorizzato adaprire farmacia omeopatica. D’altronde furono i mediciomeopatici nell’alta Italia autorizzati da Regi Decreti eCircolari Ministeriali del Regno Sardo, e da Imp. RegioRescritto in data 5 dicembre 1846, proclamato dallaMunicipalità di Milano per il Lombardo-Veneto, a pre-parare e distribuire i loro medicamenti ai propri infer-mi. – Secondo noi un laboratorio o due per ogni grandedivisione di territorio (per es. uno a Milano, uno a Ve-

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gio che si vuol tributare alla legalità, e nulla più; nonpotendo i medici omeopatici aver piena fiducia in far-macisti, neppure omeopatici, la cui probità non sia al disopra d’ogni benchè lieve sospetto, e le cui cognizioni econvinzioni nell’arte che rappresentano non sieno affat-to conosciute e rassicuranti. Taccio di quei farmacistiautorizzati a tener farmacia omeopatica contempora-neamente ad altra farmacia allopatica. Mi muovono acompassione quei buoni omeopatici che affidano la sa-lute dei loro clienti e la propria riputazione a farmacisticosì evidentemente con loro stessi in contraddizione.Per parte mia penso che l’avvenire dell’omeopatia, nonche la prudenza vogliono, che, all’infuori dei preparatiesigenti una lunga elaborazione colle macchine, e chesi trovano nei grandi laboratorj di Parigi, Lione, Lon-dra o di Vienna (in Italia io non ne conosco ancora),tutti gli altri medicamenti, in ispecie i vegetali, debbonoessere preparati dallo stesso medico, che ne abbisognaper i suoi ammalati. Così facendo ci risparmieremomolti disappunti, quali toccano troppo spesso a chi siaffida al primo bottegante che venga autorizzato adaprire farmacia omeopatica. D’altronde furono i mediciomeopatici nell’alta Italia autorizzati da Regi Decreti eCircolari Ministeriali del Regno Sardo, e da Imp. RegioRescritto in data 5 dicembre 1846, proclamato dallaMunicipalità di Milano per il Lombardo-Veneto, a pre-parare e distribuire i loro medicamenti ai propri infer-mi. – Secondo noi un laboratorio o due per ogni grandedivisione di territorio (per es. uno a Milano, uno a Ve-

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nezia, uno a Torino ecc.) basterebbero a fornire ai cul-tori dell’omeopatia, professionisti o no, quei medica-menti che per la loro natura debbono, come dissi, esse-re preparati colle macchine, e la cui preparazione indi-viduale non sarebbe esatta, oppure riuscirebbe enorme-mente costosa.

La realizzazione di queste idee sulla diffusione gene-rale dell’omeopatia e sull’ostracismo da infliggersiall’antica medicina co’ suoi salassi, mignatte e purgan-ti, sembra un utopia, ed apparentemente noi saressimoancora molto lontani da questo perfezionamento. Manon sarà così qualora si rifletta al cammino, chel’omeopatia ha già percorso nel breve spazio di ses-sant’anni; e noi siamo convinti che altri sessanta nonne passeranno senza che il Governo venga forzato adistituire in una o più Università del Regno, a carico del-lo Stato, una o più cattedre di medicina omeopatica, edi corrispondente esperimentazione clinica in una ap-posita sezione dell’Ospedale, obbligando gli allievi dimedicina a frequentarne le lezioni, anche se volete, con-temporaneamente alle lezioni dell’allopatia; perchè av-verrà anche in medicina quello che avviene in politica,che i Governi, cioè, saranno rimorchiati dalla pubblicaopinione a pensare un po’ più saviamente alla salute deiloro amministrati. – Allora l’antica medicina, quale lasi pratica attualmente, avrà cessato di tiranneggiare lasalute pubblica, e sarà rovesciata per sempre cogli stes-si mezzi che si impiegano oggigiorno a diffonderel’errore, quali sono le cattedre e gli allievi di medicina.

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nezia, uno a Torino ecc.) basterebbero a fornire ai cul-tori dell’omeopatia, professionisti o no, quei medica-menti che per la loro natura debbono, come dissi, esse-re preparati colle macchine, e la cui preparazione indi-viduale non sarebbe esatta, oppure riuscirebbe enorme-mente costosa.

La realizzazione di queste idee sulla diffusione gene-rale dell’omeopatia e sull’ostracismo da infliggersiall’antica medicina co’ suoi salassi, mignatte e purgan-ti, sembra un utopia, ed apparentemente noi saressimoancora molto lontani da questo perfezionamento. Manon sarà così qualora si rifletta al cammino, chel’omeopatia ha già percorso nel breve spazio di ses-sant’anni; e noi siamo convinti che altri sessanta nonne passeranno senza che il Governo venga forzato adistituire in una o più Università del Regno, a carico del-lo Stato, una o più cattedre di medicina omeopatica, edi corrispondente esperimentazione clinica in una ap-posita sezione dell’Ospedale, obbligando gli allievi dimedicina a frequentarne le lezioni, anche se volete, con-temporaneamente alle lezioni dell’allopatia; perchè av-verrà anche in medicina quello che avviene in politica,che i Governi, cioè, saranno rimorchiati dalla pubblicaopinione a pensare un po’ più saviamente alla salute deiloro amministrati. – Allora l’antica medicina, quale lasi pratica attualmente, avrà cessato di tiranneggiare lasalute pubblica, e sarà rovesciata per sempre cogli stes-si mezzi che si impiegano oggigiorno a diffonderel’errore, quali sono le cattedre e gli allievi di medicina.

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– Così i nostri figli ed i nostri pronipoti si meraviglie-ranno, come i loro padri fossero gente così dabbene dafarsi volontariamente cavare quel sangue, cui essi, illu-minati dalla medicina omeopatica, gelosamente custo-diranno, ed a ragione, quale elemento precipuo e pre-zioso delle funzioni vitali, e la cui integrità è necessariacondizione d’una vita florida e duratura.

La pubblicazione di questi pochi cenni sopra la nuo-va dottrina di Hahnemann, darà probabilmente in Bre-scia occasione a delle discussioni sul valore dell’omeo-patia, nè mancheranno i soliti pedanti di trovar più co-modo sentenziare contro la stessa, ben inteso senza dar-si la più lieve briga per conoscere in che ella consista,chiamandola ciarlataneria, illusione, sogno di menti in-ferme, e forse anche peggio. – Alle trivialità ed alle in-giurie, io non mi incarico certo di rispondere; ma qua-lora una discussione pacata e decorosa venga sollevatacontro la nuova medica dottrina ch’io imprendo a so-stenere, dichiaro sin d’ora, che tanto i signori medici,miei confratelli, che i non medici, mi troveranno sempredisposto ad accettarla. – D’altronde a molti Lombardi oVeneti che per ragione di loro posizione, o per altro mo-tivo, abbiano soggiornato in Germania, o avuto relazio-ne con medici dell’armata austriaca, fra i quali annove-ransi molti omeopatici distinti (essendochè la Germaniafu la culla dell’omeopatia), non giungerà questa qualecosa nuova, chè anzi so di molti che possono per pro-pria testimonianza parlare in favore di essa. – Ad ognimodo la nuova medicina proclamata dal grande rifor-

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– Così i nostri figli ed i nostri pronipoti si meraviglie-ranno, come i loro padri fossero gente così dabbene dafarsi volontariamente cavare quel sangue, cui essi, illu-minati dalla medicina omeopatica, gelosamente custo-diranno, ed a ragione, quale elemento precipuo e pre-zioso delle funzioni vitali, e la cui integrità è necessariacondizione d’una vita florida e duratura.

La pubblicazione di questi pochi cenni sopra la nuo-va dottrina di Hahnemann, darà probabilmente in Bre-scia occasione a delle discussioni sul valore dell’omeo-patia, nè mancheranno i soliti pedanti di trovar più co-modo sentenziare contro la stessa, ben inteso senza dar-si la più lieve briga per conoscere in che ella consista,chiamandola ciarlataneria, illusione, sogno di menti in-ferme, e forse anche peggio. – Alle trivialità ed alle in-giurie, io non mi incarico certo di rispondere; ma qua-lora una discussione pacata e decorosa venga sollevatacontro la nuova medica dottrina ch’io imprendo a so-stenere, dichiaro sin d’ora, che tanto i signori medici,miei confratelli, che i non medici, mi troveranno sempredisposto ad accettarla. – D’altronde a molti Lombardi oVeneti che per ragione di loro posizione, o per altro mo-tivo, abbiano soggiornato in Germania, o avuto relazio-ne con medici dell’armata austriaca, fra i quali annove-ransi molti omeopatici distinti (essendochè la Germaniafu la culla dell’omeopatia), non giungerà questa qualecosa nuova, chè anzi so di molti che possono per pro-pria testimonianza parlare in favore di essa. – Ad ognimodo la nuova medicina proclamata dal grande rifor-

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matore tedesco, ha per sè tali requisiti da farsi conosce-re ed apprezzare ben tosto da sè malgrado tutte le peri-pezie e le persecuzioni, delle quali sarà fatta segno perparte di chi l’ignora, o di chi ha interesse ad opprimer-la e screditarla.

Una dottrina quale l’omeopatica, che in meno di ses-santa anni ha fatto più progressi che non l’antica medi-cina (dalla quale tuttavia scaturiva) in quasi 3000 annidi studj e di esperienze; che proclama quale ottima esola vera una dottrina in opposizione completa e forma-le ai principj adottati generalmente dalla vecchia medi-cina e ledente gl’interessi dei cultori di essa; e che colfatto vi dà continuamente la prova di quanto asserisce,mi pare che meriti dal pubblico sensato una qualche at-tenzione, nè possa essere per rapporto alcuno imputabi-le di ciarlataneria.

Ma poichè viviamo in un secolo nel quale nulla si ac-cetta senza beneficio d’inventario, così io mi sforzerò dispiegarvi in modo generico per qual motivo la leggeomeopatica dei simili debba essere ritenuta per più ra-gionevole, che non l’allopatica dei contrarj; e ciò conle seguenti poche parole: L’allopatia, che cerca semprele cause delle malattie, e, non trovandole mai, perchè,mancante di una norma sicura, è costretta combatternesolo gli effetti contrariandoli, proclama il suo modo diagire col noto assioma dei contrarj, cioè cerca di oppor-re al complesso dei sintomi della malattia un complessodi mezzi terapeutici ai primi possibilmente contrarj;mentre invece l’omeopatia, giudicando come i sintomi

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matore tedesco, ha per sè tali requisiti da farsi conosce-re ed apprezzare ben tosto da sè malgrado tutte le peri-pezie e le persecuzioni, delle quali sarà fatta segno perparte di chi l’ignora, o di chi ha interesse ad opprimer-la e screditarla.

Una dottrina quale l’omeopatica, che in meno di ses-santa anni ha fatto più progressi che non l’antica medi-cina (dalla quale tuttavia scaturiva) in quasi 3000 annidi studj e di esperienze; che proclama quale ottima esola vera una dottrina in opposizione completa e forma-le ai principj adottati generalmente dalla vecchia medi-cina e ledente gl’interessi dei cultori di essa; e che colfatto vi dà continuamente la prova di quanto asserisce,mi pare che meriti dal pubblico sensato una qualche at-tenzione, nè possa essere per rapporto alcuno imputabi-le di ciarlataneria.

Ma poichè viviamo in un secolo nel quale nulla si ac-cetta senza beneficio d’inventario, così io mi sforzerò dispiegarvi in modo generico per qual motivo la leggeomeopatica dei simili debba essere ritenuta per più ra-gionevole, che non l’allopatica dei contrarj; e ciò conle seguenti poche parole: L’allopatia, che cerca semprele cause delle malattie, e, non trovandole mai, perchè,mancante di una norma sicura, è costretta combatternesolo gli effetti contrariandoli, proclama il suo modo diagire col noto assioma dei contrarj, cioè cerca di oppor-re al complesso dei sintomi della malattia un complessodi mezzi terapeutici ai primi possibilmente contrarj;mentre invece l’omeopatia, giudicando come i sintomi

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di una malattia altro non sieno, che la manifestazioneesterna degli sforzi che fa natura provvida, sia per lot-tare efficacemente contro il principio morbifico, sia perrestituire l’equilibrio delle funzioni animali, sforzi chesi traducono in dolore, febbre, infiammazione, disturbigastrici, nervosi ecc., invece di contrariare questa buo-na nostra guida e maestra, la seconda e le viene in aju-to, amministrando all’infermo rimedj, che propinatiall’uomo sano, ed a dosi convenientemente più forti,producono un complesso di sintomi esattamente egualia quelli che presenta l’infermo. – A noi pare che la me-dicina omeopatica agisca più giudiziosamente secon-dando la natura, che non contrariandola; ed il fatto con-tinuo e le guarigioni pronte e meravigliose cui l’omeo-patia ottiene nelle malattie tanto acute che croniche,sono là per attestare da qual lato si trovi la verità. Nes-suna meraviglia adunque che l’omeopatia sollevi tantoscalpore, essendo essa diametralmente in opposizione aquanto fu predicato e praticato anteriormente all’omeo-patia da tutte le scuole mediche, poche eccezioni fattein favore di individui assennati che, sulla scorta d’unempirismo fortunato, ma di cui non conoscevano il se-greto, curavano bene spesso e guarivano appunto invirtù della legge di natura, scoperta dal genio di Hah-nemann: la legge dei simili. – E qual motivo da stupircise, credendo col più fermo convincimento esser l’omeo-patia la sola medicina razionale, logica e vera, noiavanzammo che in altri sessant’anni essa avrà soppian-tato interamente l’antica medicina?

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di una malattia altro non sieno, che la manifestazioneesterna degli sforzi che fa natura provvida, sia per lot-tare efficacemente contro il principio morbifico, sia perrestituire l’equilibrio delle funzioni animali, sforzi chesi traducono in dolore, febbre, infiammazione, disturbigastrici, nervosi ecc., invece di contrariare questa buo-na nostra guida e maestra, la seconda e le viene in aju-to, amministrando all’infermo rimedj, che propinatiall’uomo sano, ed a dosi convenientemente più forti,producono un complesso di sintomi esattamente egualia quelli che presenta l’infermo. – A noi pare che la me-dicina omeopatica agisca più giudiziosamente secon-dando la natura, che non contrariandola; ed il fatto con-tinuo e le guarigioni pronte e meravigliose cui l’omeo-patia ottiene nelle malattie tanto acute che croniche,sono là per attestare da qual lato si trovi la verità. Nes-suna meraviglia adunque che l’omeopatia sollevi tantoscalpore, essendo essa diametralmente in opposizione aquanto fu predicato e praticato anteriormente all’omeo-patia da tutte le scuole mediche, poche eccezioni fattein favore di individui assennati che, sulla scorta d’unempirismo fortunato, ma di cui non conoscevano il se-greto, curavano bene spesso e guarivano appunto invirtù della legge di natura, scoperta dal genio di Hah-nemann: la legge dei simili. – E qual motivo da stupircise, credendo col più fermo convincimento esser l’omeo-patia la sola medicina razionale, logica e vera, noiavanzammo che in altri sessant’anni essa avrà soppian-tato interamente l’antica medicina?

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Diffatti, che cosa è l’omeopatia? È questa l’arte diguarire con gli specifici determinati a priori, sulla scortadella legge dei simili, per un qualunque caso di malattia.Legge questa che fu molte volte invocata e trovata utileanche da molti medici allopatici di vaglia, e dallo stes-so Ippocrate, padre della medicina antica. Perchè dun-que, tacciarla di ciarlataneria? Forse che il medico al-lopatico che abbandona l’antica dottrina per rimettersia faticare sullo studio della nuova, vi guadagnerà, ne’proprj beneficj professionali, traendo per essa in lungole malattie o moltiplicando il numero delle visite? oppu-re d’accordo collo speziale fa essa spendere enorme-mente all’ammalato in medicinali od accessorj? – Tuttoal contrario; l’omeopatia da taluni medici gratuitamen-te insultata col titolo d’impostura e di ciarlataneria, ro-vina gl’interessi del ceto medico, essendo che, ove unnumero ingente di esculapii sono occupati nella curadelle molte infermità che continuamente si sviluppano,meno d’un quinto di essi, purchè omeopatici, bastereb-bero comodamente ad assistere lo stesso numero di am-malati, migliorando inoltre rapidamente la salute pub-blica in modo da non aversi in seguito la metà dei casidi malattie per lo addietro verificati. – D’altrondel’omeopatia che arresta una malattia infiammatoria alsuo sviluppo, oppure la previene, riducendo così a dueo tre il numero delle visite che senza di essa sarebbestato di venti o trenta – che guarisce rigettando il salas-so, le mignatte ed i vescicanti – che fa senza dei vomiti-vi e purgativi – che riduce ad una spesa minima quella

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Diffatti, che cosa è l’omeopatia? È questa l’arte diguarire con gli specifici determinati a priori, sulla scortadella legge dei simili, per un qualunque caso di malattia.Legge questa che fu molte volte invocata e trovata utileanche da molti medici allopatici di vaglia, e dallo stes-so Ippocrate, padre della medicina antica. Perchè dun-que, tacciarla di ciarlataneria? Forse che il medico al-lopatico che abbandona l’antica dottrina per rimettersia faticare sullo studio della nuova, vi guadagnerà, ne’proprj beneficj professionali, traendo per essa in lungole malattie o moltiplicando il numero delle visite? oppu-re d’accordo collo speziale fa essa spendere enorme-mente all’ammalato in medicinali od accessorj? – Tuttoal contrario; l’omeopatia da taluni medici gratuitamen-te insultata col titolo d’impostura e di ciarlataneria, ro-vina gl’interessi del ceto medico, essendo che, ove unnumero ingente di esculapii sono occupati nella curadelle molte infermità che continuamente si sviluppano,meno d’un quinto di essi, purchè omeopatici, bastereb-bero comodamente ad assistere lo stesso numero di am-malati, migliorando inoltre rapidamente la salute pub-blica in modo da non aversi in seguito la metà dei casidi malattie per lo addietro verificati. – D’altrondel’omeopatia che arresta una malattia infiammatoria alsuo sviluppo, oppure la previene, riducendo così a dueo tre il numero delle visite che senza di essa sarebbestato di venti o trenta – che guarisce rigettando il salas-so, le mignatte ed i vescicanti – che fa senza dei vomiti-vi e purgativi – che riduce ad una spesa minima quella

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dei medicamenti necessarj, esige anche dai medici pro-vetti dell’antica scuola, nuovi studj serj, profondi, in-stancabili, e tali ai quali difficilmente si sobbarcanogl’ingegni mediocri e quelli che non possiedono il verospirito medico; più ancora addimanda essa un entusia-smo senza limiti nel cercare i mezzi di fare il bene invantaggio dei nostri simili, anche a detrimento della no-stra salute (esperimenti su di noi stessi) e dei nostri per-sonali interessi.

Io auguro dunque all’omeopatia quel favore che simerita appo le genti colte; auguro ad essa che vengapatrocinata da persone illustri, dai dotti e dalle famiglieinfluenti per la loro sociale posizione; auguro alla stes-sa tutta la maggior possibile diffusione; e ciò perl’entusiasmo che ci infonde una verità, quando cercatalungamente invano, ci si schiude un bel giorno davanti,dopo averla per molti anni sconosciuta. Carità di patriami fa inoltre desiderare che anche questa parte di suoloitaliano si mantenga all’altezza del progresso sociale,nè rigetti un’istituzione, la cui importanza fu sentita datempo e convenientemente apprezzata dalle più colte epopolate città del mondo civile.

Che se il mio poco sapere mi impedisse di vedertrionfare l’omeopatia malgrado tutti i miei sforzi, mi re-sterà mai sempre la speranza d’aver preparato il terre-no ad altri medici omeopatici di me più valenti, i qualila porranno indubbiamente in onore, giacchè non man-cano agl’Italiani di questa Provincia nè cuor generoso,nè ingegno svegliato. – Fidente io mi accingo all’opera,

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dei medicamenti necessarj, esige anche dai medici pro-vetti dell’antica scuola, nuovi studj serj, profondi, in-stancabili, e tali ai quali difficilmente si sobbarcanogl’ingegni mediocri e quelli che non possiedono il verospirito medico; più ancora addimanda essa un entusia-smo senza limiti nel cercare i mezzi di fare il bene invantaggio dei nostri simili, anche a detrimento della no-stra salute (esperimenti su di noi stessi) e dei nostri per-sonali interessi.

Io auguro dunque all’omeopatia quel favore che simerita appo le genti colte; auguro ad essa che vengapatrocinata da persone illustri, dai dotti e dalle famiglieinfluenti per la loro sociale posizione; auguro alla stes-sa tutta la maggior possibile diffusione; e ciò perl’entusiasmo che ci infonde una verità, quando cercatalungamente invano, ci si schiude un bel giorno davanti,dopo averla per molti anni sconosciuta. Carità di patriami fa inoltre desiderare che anche questa parte di suoloitaliano si mantenga all’altezza del progresso sociale,nè rigetti un’istituzione, la cui importanza fu sentita datempo e convenientemente apprezzata dalle più colte epopolate città del mondo civile.

Che se il mio poco sapere mi impedisse di vedertrionfare l’omeopatia malgrado tutti i miei sforzi, mi re-sterà mai sempre la speranza d’aver preparato il terre-no ad altri medici omeopatici di me più valenti, i qualila porranno indubbiamente in onore, giacchè non man-cano agl’Italiani di questa Provincia nè cuor generoso,nè ingegno svegliato. – Fidente io mi accingo all’opera,

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e riuscirò, spero, purchè non mi venga meno l’appoggiode’ buoni.

Dott. POLI G. B.

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e riuscirò, spero, purchè non mi venga meno l’appoggiode’ buoni.

Dott. POLI G. B.

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ALLOPATIA od OMEOPATIA?

È la virtù veraceQuasi palma sublime,Sorge con più vigor quando s’opprime.

METASTASIO.

Mi fu sprone a pubblicare questo libretto la speranzache possa riuscire di qualche utilità a quelle persone,che, senza essere addottrinate in Omeopatia, o furonotestimoni oculari di molte guarigioni ottenute collascienza novella di Hahnemann, o ne lessero a sufficien-za per invogliarle alla pratica omeopatica, oppure indi-pendenti per nobile carattere, amino rendersi conto diquesta nuova scienza che, tanto perseguitata, leva peròsempre di sè tanto rumore. – Tutte le altre individualità,che hanno lo spirito contaminato dai pregiudizj o predo-minato dalle passioni di partito, cui l’allopatia cerca dif-fondere per incagliare e ritardare il trionfo definitivodell’omeopatia, non ritrarranno, sventuratamente perloro, alcun prò nè da questa monografia, nè dalle operedei migliori pratici omeopatici, pel semplice motivoche, se ignoranti, non si daranno la pena d’istruirsi, nonapprezzandone l’importanza; se istruiti, non si cureran-no di leggere e di esperimentare l’omeopatia, stimandoil ciò fare un tempo perduto. Questi ultimi poi ad ogni

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ALLOPATIA od OMEOPATIA?

È la virtù veraceQuasi palma sublime,Sorge con più vigor quando s’opprime.

METASTASIO.

Mi fu sprone a pubblicare questo libretto la speranzache possa riuscire di qualche utilità a quelle persone,che, senza essere addottrinate in Omeopatia, o furonotestimoni oculari di molte guarigioni ottenute collascienza novella di Hahnemann, o ne lessero a sufficien-za per invogliarle alla pratica omeopatica, oppure indi-pendenti per nobile carattere, amino rendersi conto diquesta nuova scienza che, tanto perseguitata, leva peròsempre di sè tanto rumore. – Tutte le altre individualità,che hanno lo spirito contaminato dai pregiudizj o predo-minato dalle passioni di partito, cui l’allopatia cerca dif-fondere per incagliare e ritardare il trionfo definitivodell’omeopatia, non ritrarranno, sventuratamente perloro, alcun prò nè da questa monografia, nè dalle operedei migliori pratici omeopatici, pel semplice motivoche, se ignoranti, non si daranno la pena d’istruirsi, nonapprezzandone l’importanza; se istruiti, non si cureran-no di leggere e di esperimentare l’omeopatia, stimandoil ciò fare un tempo perduto. Questi ultimi poi ad ogni

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occasione non mancheranno di farsi ciechi istrumenti dialcuni medici più al bujo di loro.

I lettori di queste mie pagine saranno dunque pochi;nè ciò è tal cosa che valga ad impedirmi dal pubblicarle,avendo per parte mia esposto in esse coscienziosamenteprincipj attinti negli insegnamenti de’ migliori scrittoridi omeopatia non solo, ma confermatimi dalla mia indi-viduale esperienza medica.

Confesso tuttavia ch’io nutro fiducia possa avvenire aqualche medico allopatico di buon conto quello che av-venne a me stesso, cioè che leggendo egli questo sem-plice schizzo possa invogliarsi ad impararne di più nelleopere de’ migliori medici omeopatici (che non sonoscarsi). – Diffatti medico allopatico io stesso, dopo ave-re esercitato ben dieci anni lucrosamente l’antica medi-cina, mano mano, scoraggiato bene spesso nelle miecure da rovesci, dei quali colle cognizioni ricevute nonpoteva rendermi conto, a forza di esperimenti, di osser-vazioni e di confronti con i principj omeopatici sullaguida del manuale di Jhar, che a caso mi venne permano, mi diedi interamente alla pratica ed allo studiodell’omeopatia; pratica e studio che mi attirarono nemi-ci non pochi per parte di quelli, che sfruttano il monopo-lio della salute pubblica. – Malgrado le peripezie, però,e le persecuzioni, delle quali è fatta bersaglio questa be-nefica scienza, la verità è una, e per quanto spiacevole amolti, tosto o tardi essa deve trionfare, poichè scopertala legge fondamentale per la quale natura opera, in po-

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occasione non mancheranno di farsi ciechi istrumenti dialcuni medici più al bujo di loro.

I lettori di queste mie pagine saranno dunque pochi;nè ciò è tal cosa che valga ad impedirmi dal pubblicarle,avendo per parte mia esposto in esse coscienziosamenteprincipj attinti negli insegnamenti de’ migliori scrittoridi omeopatia non solo, ma confermatimi dalla mia indi-viduale esperienza medica.

Confesso tuttavia ch’io nutro fiducia possa avvenire aqualche medico allopatico di buon conto quello che av-venne a me stesso, cioè che leggendo egli questo sem-plice schizzo possa invogliarsi ad impararne di più nelleopere de’ migliori medici omeopatici (che non sonoscarsi). – Diffatti medico allopatico io stesso, dopo ave-re esercitato ben dieci anni lucrosamente l’antica medi-cina, mano mano, scoraggiato bene spesso nelle miecure da rovesci, dei quali colle cognizioni ricevute nonpoteva rendermi conto, a forza di esperimenti, di osser-vazioni e di confronti con i principj omeopatici sullaguida del manuale di Jhar, che a caso mi venne permano, mi diedi interamente alla pratica ed allo studiodell’omeopatia; pratica e studio che mi attirarono nemi-ci non pochi per parte di quelli, che sfruttano il monopo-lio della salute pubblica. – Malgrado le peripezie, però,e le persecuzioni, delle quali è fatta bersaglio questa be-nefica scienza, la verità è una, e per quanto spiacevole amolti, tosto o tardi essa deve trionfare, poichè scopertala legge fondamentale per la quale natura opera, in po-

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chissimo tempo la pratica medica sarà dall’omeopatiacondotta al suo apice di perfezionamento.

Quando cinque anni or sono, con uno scritto (cui tut-tavia non ho pubblicato) io ebbi per la prima volta inGenova l’idea di provarmi a farla da paciere nella guer-ra, cui l’antica medicina allopatica muove alla nuovaproclamata da Hahnemann colla dottrina dei simili, nonpoteva io certamente prevedere quello che sarebbe dime avvenuto cinque anni più tardi, e che oggi sono co-stretto, anzi mi glorio di confessare, di avere, cioè, abju-rato l’antica medicina, per tanto tempo accarezzata e lu-crativa, per la nuova scienza omeopatica, che mi costatanti nuovi studi e sudori, persecuzioni e contrarietà. Mapoichè questo rivolgimento è avvenuto in me, permette-temi, lettori cortesi, vi dica almeno in qual modo si èdesso operato; onde alcuno non abbia a pronunciare ungiudizio di leggerezza o d’altro poco onorevole senti-mento in questa mia apostasia medica, se veramenteapostasia puossi a buon diritto chiamare l’avere io collaguida di altri medici, valenti e sapienti più ch’io nolsono, afferrato meglio il concetto della medicazione colmezzo dei simili, mentre ho sempre rifuggito dalla ap-plicazione delle Galeniche dottrine, che mi parvero fal-laci; e pur troppo mi davano di che pensare anche allora,quando ignaro della benefica maniera di medicare me-diante le dottrine omeopatiche, era costretto ricorrereagli antichi e soliti mezzi consacrati, dietro l’ipotesi deicontrarj, dall’uso e dall’interesse professionale; i qualimezzi sono gli antiflogistici, i depletizzanti, i purgativi, i

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chissimo tempo la pratica medica sarà dall’omeopatiacondotta al suo apice di perfezionamento.

Quando cinque anni or sono, con uno scritto (cui tut-tavia non ho pubblicato) io ebbi per la prima volta inGenova l’idea di provarmi a farla da paciere nella guer-ra, cui l’antica medicina allopatica muove alla nuovaproclamata da Hahnemann colla dottrina dei simili, nonpoteva io certamente prevedere quello che sarebbe dime avvenuto cinque anni più tardi, e che oggi sono co-stretto, anzi mi glorio di confessare, di avere, cioè, abju-rato l’antica medicina, per tanto tempo accarezzata e lu-crativa, per la nuova scienza omeopatica, che mi costatanti nuovi studi e sudori, persecuzioni e contrarietà. Mapoichè questo rivolgimento è avvenuto in me, permette-temi, lettori cortesi, vi dica almeno in qual modo si èdesso operato; onde alcuno non abbia a pronunciare ungiudizio di leggerezza o d’altro poco onorevole senti-mento in questa mia apostasia medica, se veramenteapostasia puossi a buon diritto chiamare l’avere io collaguida di altri medici, valenti e sapienti più ch’io nolsono, afferrato meglio il concetto della medicazione colmezzo dei simili, mentre ho sempre rifuggito dalla ap-plicazione delle Galeniche dottrine, che mi parvero fal-laci; e pur troppo mi davano di che pensare anche allora,quando ignaro della benefica maniera di medicare me-diante le dottrine omeopatiche, era costretto ricorrereagli antichi e soliti mezzi consacrati, dietro l’ipotesi deicontrarj, dall’uso e dall’interesse professionale; i qualimezzi sono gli antiflogistici, i depletizzanti, i purgativi, i

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deprimenti, i nervini, ecc, adoperati quasi sempre a tito-lo di esperimento, alla cieca, come si usa fare dai mi-gliori pratici allopatici, a juvantibus et lædentibus.

Non essendo io stato nei primi anni del mio medicoesercizio in relazione con alcun medico hahnemaniano,non ebbi il vantaggio, quando intrapresi i miei primiesperimenti omeopatici, di conoscere tosto le miglioriopere che trattano dell’omeopatia ex professo; solo era-mi caduto tra le mani il manuale di Jhar, e più tardi lelettere di Dansi; libri ch’io lessi avidamente, e che co-minciarono a lasciarmi intravvedere qualche cosa di piùtranquillizzante, che non le assurdità dei molteplici si-stemi medici, che si disputarono le scuole da Ippocratesino a noi. Cominciate le esperienze, debbo confessareche la maggior parte di esse riescivanmi scoraggianti; ilche debbo ora attribuire alle mie poche cognizioniomeopatiche d’allora. Non mi tenni per battuto, e adogni poco un qualche nuovo fatto luminoso, ottenutocolle attenuazioni omeopatiche, mi rifondeva coraggio ariprendere il nuovo studio, sempre nell’intento di trovarmodo di amalgamare la dottrina dei simili colla pratica,non dirò dei contrarj, ma dell’allopatia in genere, la qua-le considera l’omeopatia come una chimera, non tantoper la sua dottrina dei simili (cui molti allopatici accet-tano condizionatamente), ma per la sua applicazione deifarmaci a dosi bene spesso infinitesime, cioè attenuatisiffattamente da ridurli, conviene supporlo, al loro statomolecolare, perchè tali dosi sono talora parecchi milioni

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deprimenti, i nervini, ecc, adoperati quasi sempre a tito-lo di esperimento, alla cieca, come si usa fare dai mi-gliori pratici allopatici, a juvantibus et lædentibus.

Non essendo io stato nei primi anni del mio medicoesercizio in relazione con alcun medico hahnemaniano,non ebbi il vantaggio, quando intrapresi i miei primiesperimenti omeopatici, di conoscere tosto le miglioriopere che trattano dell’omeopatia ex professo; solo era-mi caduto tra le mani il manuale di Jhar, e più tardi lelettere di Dansi; libri ch’io lessi avidamente, e che co-minciarono a lasciarmi intravvedere qualche cosa di piùtranquillizzante, che non le assurdità dei molteplici si-stemi medici, che si disputarono le scuole da Ippocratesino a noi. Cominciate le esperienze, debbo confessareche la maggior parte di esse riescivanmi scoraggianti; ilche debbo ora attribuire alle mie poche cognizioniomeopatiche d’allora. Non mi tenni per battuto, e adogni poco un qualche nuovo fatto luminoso, ottenutocolle attenuazioni omeopatiche, mi rifondeva coraggio ariprendere il nuovo studio, sempre nell’intento di trovarmodo di amalgamare la dottrina dei simili colla pratica,non dirò dei contrarj, ma dell’allopatia in genere, la qua-le considera l’omeopatia come una chimera, non tantoper la sua dottrina dei simili (cui molti allopatici accet-tano condizionatamente), ma per la sua applicazione deifarmaci a dosi bene spesso infinitesime, cioè attenuatisiffattamente da ridurli, conviene supporlo, al loro statomolecolare, perchè tali dosi sono talora parecchi milioni

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di volte più piccole, che non quelle amministrate dagliallopatici.

Nelle memorie ch’io scriveva, appunto tempo fa, siscorge facilmente ch’io pure aveva fatto mio l’errore co-mune a tutti li allopatici, che giudicano l’omeopatia sen-za avere sufficiente istruzione sulla stessa, di credere,cioè, essere sempre necessarie le dosi infinitesime, lealtissime attenuazioni dei rimedi per esercitare la nuovamedicina dei simili, mentre oggigiorno, che curo e gua-risco i miei ammalati omeopaticamente, so e per gli al-trui precetti e per la mia propria esperienza, che le dosicosì dette infinitesime sono bene spesso necessarie, so-vente sono utili, ma che talora debbonsi lasciar da parte,se vuolsi ottenere il desiderato effetto, per ricorrere allemedie e basse attenuazioni, alle tinture madri (pei vege-tali), ed anche al succo tal quale viene espresso dallepiante medicinali fresche, esattamente indicate.

Or sono cinque anni io scriveva dunque a propositodell’omeopatia: «È veramente doloroso lo scorgere,come lo spirito di parte abbia fatto traviare anche uomi-ni, d’altronde eminenti. Essi non fanno assolutamentenessuna distinzione tra empirismo ragionato ed empiri-smo volgare o ciarlatanismo, al qual primo deve anchel’allopatia la maggior parte delle sue scoperte curative,veramente utili all’umanità. Così, per esempio, i medicidottrinarj, pel solo motivo che i loro avversarj non sonoumili pedissequi delle teorie scolastiche da essi inventa-te od adottate, onde esimersi da nuovo studio, necessa-rio a chi vuol combattere la nuova dottrina degli specifi-

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di volte più piccole, che non quelle amministrate dagliallopatici.

Nelle memorie ch’io scriveva, appunto tempo fa, siscorge facilmente ch’io pure aveva fatto mio l’errore co-mune a tutti li allopatici, che giudicano l’omeopatia sen-za avere sufficiente istruzione sulla stessa, di credere,cioè, essere sempre necessarie le dosi infinitesime, lealtissime attenuazioni dei rimedi per esercitare la nuovamedicina dei simili, mentre oggigiorno, che curo e gua-risco i miei ammalati omeopaticamente, so e per gli al-trui precetti e per la mia propria esperienza, che le dosicosì dette infinitesime sono bene spesso necessarie, so-vente sono utili, ma che talora debbonsi lasciar da parte,se vuolsi ottenere il desiderato effetto, per ricorrere allemedie e basse attenuazioni, alle tinture madri (pei vege-tali), ed anche al succo tal quale viene espresso dallepiante medicinali fresche, esattamente indicate.

Or sono cinque anni io scriveva dunque a propositodell’omeopatia: «È veramente doloroso lo scorgere,come lo spirito di parte abbia fatto traviare anche uomi-ni, d’altronde eminenti. Essi non fanno assolutamentenessuna distinzione tra empirismo ragionato ed empiri-smo volgare o ciarlatanismo, al qual primo deve anchel’allopatia la maggior parte delle sue scoperte curative,veramente utili all’umanità. Così, per esempio, i medicidottrinarj, pel solo motivo che i loro avversarj non sonoumili pedissequi delle teorie scolastiche da essi inventa-te od adottate, onde esimersi da nuovo studio, necessa-rio a chi vuol combattere la nuova dottrina degli specifi-

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ci, o dei simili, colle armi leali ed onorate della discus-sione, mettono nel consorzio degradante dei ciarlatani edei ciurmatori, gli studiosi ed onoratissimi medici se-guaci delle dottrine di Hahnemann, i quali pensano dipoter tirare miglior partito, per guarire le malattie,dall’esperienza, che dalle vane e futili teorie degli scola-stici; medici così fatti ve n’ebbero anche prima che Sa-muele Hahnemann vedesse la luce, nei seguaci dellascuola araba, detta appunto degli empirici, della quale fucapo l’immortale Teofrasto Paracelso. Buon per loro cheprima e poi il pubblico intelligente e scevro da passioni,che stima i cultori della medica scienza in ragione delledifficili cure che operano, e non delle teorie che sosten-gono, li compensa delle calunnie e delle malignità in-ventate a loro riguardo, per cui si vedono generalmente imedici omeopatici ed anche gli allopatici empirici o diesperienza (empirismo vuol dire appunto metodo espe-rimentale) ottenere la fiducia di numerosa clientela;mentre buona parte dei dottrinari puri, i quali quasi tutti,qui da noi, appartengono alla scuola umoristica oramaidovunque, tranne nell’alta Italia, abbandonata, se hannoclientela o posti onorifici in società, li devono, general-mente parlando, agli intrighi e raccomandazioni presso ipotenti, a dei motivi politici o religiosi, o ad alleanzepoco leali e poco onorevoli con società e congreghe reli-giose, della cui influenza servonsi poi per minare sorda-mente i loro avversari. Queste parole parranno dure amolti de’ miei lettori, amici più o meno di qualche medi-co dell’antica scuola. Si rammentino ch’io accenno solo

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ci, o dei simili, colle armi leali ed onorate della discus-sione, mettono nel consorzio degradante dei ciarlatani edei ciurmatori, gli studiosi ed onoratissimi medici se-guaci delle dottrine di Hahnemann, i quali pensano dipoter tirare miglior partito, per guarire le malattie,dall’esperienza, che dalle vane e futili teorie degli scola-stici; medici così fatti ve n’ebbero anche prima che Sa-muele Hahnemann vedesse la luce, nei seguaci dellascuola araba, detta appunto degli empirici, della quale fucapo l’immortale Teofrasto Paracelso. Buon per loro cheprima e poi il pubblico intelligente e scevro da passioni,che stima i cultori della medica scienza in ragione delledifficili cure che operano, e non delle teorie che sosten-gono, li compensa delle calunnie e delle malignità in-ventate a loro riguardo, per cui si vedono generalmente imedici omeopatici ed anche gli allopatici empirici o diesperienza (empirismo vuol dire appunto metodo espe-rimentale) ottenere la fiducia di numerosa clientela;mentre buona parte dei dottrinari puri, i quali quasi tutti,qui da noi, appartengono alla scuola umoristica oramaidovunque, tranne nell’alta Italia, abbandonata, se hannoclientela o posti onorifici in società, li devono, general-mente parlando, agli intrighi e raccomandazioni presso ipotenti, a dei motivi politici o religiosi, o ad alleanzepoco leali e poco onorevoli con società e congreghe reli-giose, della cui influenza servonsi poi per minare sorda-mente i loro avversari. Queste parole parranno dure amolti de’ miei lettori, amici più o meno di qualche medi-co dell’antica scuola. Si rammentino ch’io accenno solo

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ad individui formanti eccezione nella grande famigliamedica; mentre io conosco e mi vanto dell’amicizia dinon pochi medici allopatici, che non rifiutano i lumidell’empirismo; quand’esso espone loro le proprio sco-perte, e che sanno molto a proposito cogliere e fare loroprò di quanto ne’ varj sistemi trovano di conformeall’esperienza ed ai sani principi d’una dottrina univer-salmente accettata, ma non esclusiva. L’esclusività el’intolleranza conducono, anche in medicina, all’erroreed alle persecuzioni ingiuste.» . . . . . e più avanti:

«Ancora una domanda io moverò all’omeopatia, sucosa che parmi di qualche valore: Le dosi infinitesimesono esse realmente necessarie nella cura delle malattie,e non potrà il medico, conoscitore dell’effetto d’un ri-medio e di quello del suo antidoto, che valga a moderar-ne l’azione eccedente, somministrare il medicamento,esattamente indicato dal gruppo patagnomonico, a dosipiù elevate, che è quanto dire a dosi piccole bensì, matali che si possano adoperare, senza la sacramentale di-visione e suddivisione omeopatica, per ottenere gli stes-si risultati che si ottengono colle dosi dinamizzate? Inaltri termini, purchè il rimedio sia lo stesso, perchè nonpotrà quel medico, che vuol persuadere i suoi colleghidella scuola allopatica, e vorrebbe pur togliere alcunidei molti inciampi che all’accettazione e diffusionedell’omeopatia si frappongono, perchè non potrà, dico,servirsi egualmente bene dei rimedi delle farmacie allo-patiche, purchè puri e preparati con precisione e diligen-za? Alternando l’antidoto col rimedio indicato, come ci

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ad individui formanti eccezione nella grande famigliamedica; mentre io conosco e mi vanto dell’amicizia dinon pochi medici allopatici, che non rifiutano i lumidell’empirismo; quand’esso espone loro le proprio sco-perte, e che sanno molto a proposito cogliere e fare loroprò di quanto ne’ varj sistemi trovano di conformeall’esperienza ed ai sani principi d’una dottrina univer-salmente accettata, ma non esclusiva. L’esclusività el’intolleranza conducono, anche in medicina, all’erroreed alle persecuzioni ingiuste.» . . . . . e più avanti:

«Ancora una domanda io moverò all’omeopatia, sucosa che parmi di qualche valore: Le dosi infinitesimesono esse realmente necessarie nella cura delle malattie,e non potrà il medico, conoscitore dell’effetto d’un ri-medio e di quello del suo antidoto, che valga a moderar-ne l’azione eccedente, somministrare il medicamento,esattamente indicato dal gruppo patagnomonico, a dosipiù elevate, che è quanto dire a dosi piccole bensì, matali che si possano adoperare, senza la sacramentale di-visione e suddivisione omeopatica, per ottenere gli stes-si risultati che si ottengono colle dosi dinamizzate? Inaltri termini, purchè il rimedio sia lo stesso, perchè nonpotrà quel medico, che vuol persuadere i suoi colleghidella scuola allopatica, e vorrebbe pur togliere alcunidei molti inciampi che all’accettazione e diffusionedell’omeopatia si frappongono, perchè non potrà, dico,servirsi egualmente bene dei rimedi delle farmacie allo-patiche, purchè puri e preparati con precisione e diligen-za? Alternando l’antidoto col rimedio indicato, come ci

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consiglia qualche scrittore di cose omeopatiche, mi pareche varrà meglio sotto molti rapporti che le dosi sienopiccole bensì, ma non estremamente divise, come prati-cano gli esercenti l’omeopatia, e ciò perchè in questomodo l’ammalato si persuade di prendere qualche cosa;perchè così si avranno tanti nemici di meno nei farmaci-sti allopatici; perchè, a contatto cogli allopatici nelleloro farmacie, sarà più facile, intendendosi verbalmenteseco loro senza passione e senza fiele, tirarne qualcunoa praticare delle esperienze, renderli meno ostili e con-vertirne molti; ed in fine perchè sarebbe tolto il pericoloche l’azione dei farmaci, ai quali gli omeopatici hannoricorso, fosse diminuita, modificata, o tolta dal tempo,da una preparazione non esatta, o dal contatto di altrimedicamenti; ciò che arriva ordinariamente alle altissi-me attenuazioni omeopatiche, specialmente se liquide;d’altronde, come dissi, la forza dei farmaci adoperatinon dinamizzati non sarà soverchiamente energica, nonavendo subìto il farmaco stesso alcuna triturazione o di-namizzazione, che abbia in esso sviluppato la massimasua potenza. Hahnemann stesso scoperto che ebbe lalegge dei simili, non ricorse tosto alle alte ed altissimeattenuazioni per guarire i propri ammalati; le dosi infini-tesime saranno un perfezionamento, ne convengo, maprima di condurre l’allopatico al perfezionamentoomeopatico giova convertirlo; e difficilmente si giugne-rà a questo risultato, se non lo si conduce passo passo aricredersi sulla guida della propria esperienza. – Trovia-mo a questo proposito nel 1 volume del Manuale

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consiglia qualche scrittore di cose omeopatiche, mi pareche varrà meglio sotto molti rapporti che le dosi sienopiccole bensì, ma non estremamente divise, come prati-cano gli esercenti l’omeopatia, e ciò perchè in questomodo l’ammalato si persuade di prendere qualche cosa;perchè così si avranno tanti nemici di meno nei farmaci-sti allopatici; perchè, a contatto cogli allopatici nelleloro farmacie, sarà più facile, intendendosi verbalmenteseco loro senza passione e senza fiele, tirarne qualcunoa praticare delle esperienze, renderli meno ostili e con-vertirne molti; ed in fine perchè sarebbe tolto il pericoloche l’azione dei farmaci, ai quali gli omeopatici hannoricorso, fosse diminuita, modificata, o tolta dal tempo,da una preparazione non esatta, o dal contatto di altrimedicamenti; ciò che arriva ordinariamente alle altissi-me attenuazioni omeopatiche, specialmente se liquide;d’altronde, come dissi, la forza dei farmaci adoperatinon dinamizzati non sarà soverchiamente energica, nonavendo subìto il farmaco stesso alcuna triturazione o di-namizzazione, che abbia in esso sviluppato la massimasua potenza. Hahnemann stesso scoperto che ebbe lalegge dei simili, non ricorse tosto alle alte ed altissimeattenuazioni per guarire i propri ammalati; le dosi infini-tesime saranno un perfezionamento, ne convengo, maprima di condurre l’allopatico al perfezionamentoomeopatico giova convertirlo; e difficilmente si giugne-rà a questo risultato, se non lo si conduce passo passo aricredersi sulla guida della propria esperienza. – Trovia-mo a questo proposito nel 1 volume del Manuale

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d’Omeopatia di Jhar, all’articolo = Notice sur l’Homeo-pathie, le seguenti parole: Ce mode de preparation con-duisit Hahnemann à une nouvelle decouverte... ce futque l’acte de broyer les substances sêches, ou de se-couer les substances liquides, pour opérer le mélangedes unes et des autres, développait l’énergie des leurproprietés médicamenteuses de telle sorte, que la dimi-nution de leur force active n’etait pas à beaucoup prèsproportionnelle à la reduction de la leur quantité. Gui-dé par l’expérience, Hahnemann, après avoir observédes effets nuisibles produits par des médicaments troppeu atténués suivant la nature de la maladie et le tem-pérament du malade, arriva par des réductions succes-sives, aux doses infinitésimales, qu’il prescrit au-jourd’hui. – Queste parole del Dr. Jhar provano abba-stanza come alla pratica omeopatica non siano assoluta-mente necessarie le dosi infinitesime; mentre, ammessala maggiore attività e convenienza di esse, queste nonrappresenterebbero che il perfezionamento dell’omeopa-tia; perfezionamento al quale non bisogna pretenderenelle recenti e non bene assicurate conversioni dei medi-ci allopatici all’omeopatia, ed al quale parmi non si deb-ba giugnere con persuasione, che dopo innumerevoliesperienze da quei medici, che sono dotati di quel tattomedico, che costituisce il genio per la medicina». . . . . .ed in altro luogo delle stesse memorie io soggiungeva:«Si suole mettere in ridicolo il metodo omeopatico disomministrare un rimedio a dosi estremamente piccole,giacchè si pretende che, non potendovisi coll’analisi

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d’Omeopatia di Jhar, all’articolo = Notice sur l’Homeo-pathie, le seguenti parole: Ce mode de preparation con-duisit Hahnemann à une nouvelle decouverte... ce futque l’acte de broyer les substances sêches, ou de se-couer les substances liquides, pour opérer le mélangedes unes et des autres, développait l’énergie des leurproprietés médicamenteuses de telle sorte, que la dimi-nution de leur force active n’etait pas à beaucoup prèsproportionnelle à la reduction de la leur quantité. Gui-dé par l’expérience, Hahnemann, après avoir observédes effets nuisibles produits par des médicaments troppeu atténués suivant la nature de la maladie et le tem-pérament du malade, arriva par des réductions succes-sives, aux doses infinitésimales, qu’il prescrit au-jourd’hui. – Queste parole del Dr. Jhar provano abba-stanza come alla pratica omeopatica non siano assoluta-mente necessarie le dosi infinitesime; mentre, ammessala maggiore attività e convenienza di esse, queste nonrappresenterebbero che il perfezionamento dell’omeopa-tia; perfezionamento al quale non bisogna pretenderenelle recenti e non bene assicurate conversioni dei medi-ci allopatici all’omeopatia, ed al quale parmi non si deb-ba giugnere con persuasione, che dopo innumerevoliesperienze da quei medici, che sono dotati di quel tattomedico, che costituisce il genio per la medicina». . . . . .ed in altro luogo delle stesse memorie io soggiungeva:«Si suole mettere in ridicolo il metodo omeopatico disomministrare un rimedio a dosi estremamente piccole,giacchè si pretende che, non potendovisi coll’analisi

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Page 26: Allopatia od omeopatia? - Liber Liber · 1 Diciamo empirici, perchè anche la medicina veterinaria tro-vasi nella stessa condizione di quella che ci riguarda, rimpetto all’omeopatia.

chimica rinvenire alcuna traccia, benchè minima, dellasostanza mescolata ed attenuata in unione allo zuccaroed all’alcool, la stessa sostanza, così estremamente atte-nuata e suddivisa, non possa assolutamente esercitare al-cuna azione sull’organismo umano in istato di malattia...Questa obbiezione che muove l’allopatia alla nuova me-dicina dei simili non è certamente seria, giacchè chi nonsa che basta l’inconcepibile emanazione d’un fiore odun altro odore qualunque per far cadere in isvenimentouna persona delicata; nervosa, isterica, od una gravida?– Chi non conosce l’esperienza oramai già vecchia, diun grano di muschio, che, esalando per venti anni acu-tissimo odore, riposato non aveva sensibilmente dimi-nuito per nulla? D’altronde la proprietà di agire dei me-dicamenti, sì in bene che in male, è ella esclusiva allesostanze visibili, palpabili o discernibili col mezzo dellachimica? E l’elettricità? L’aria di mare, pure sì penetran-te all’odorato, sì influente sulla salute degli ammalati, eche rode il marmo di Carrara, è ella riconosciuta dallachimica per differente dall’aria comune? E le cause cheproducono le febbri delle paludi, le quali cause da nes-suno fu mai dubitato non ci vengano dall’aria infetta, fu-rono mai dalla scienza chimica riconosciute, analizzatee messe allo scoperto? Se io prendo un zolfanello fosfo-rico, e lo stropiccio leggermente nel palmo della mano,ne traggo per intere giornate dei vapori bianchi di acidofosforoso, che si spandono all’intorno, senza che perquesto abbia diminuito sensibilmente la piccola quantitàdi pasta fosforica appiccicata all’estremità del detto zol-

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chimica rinvenire alcuna traccia, benchè minima, dellasostanza mescolata ed attenuata in unione allo zuccaroed all’alcool, la stessa sostanza, così estremamente atte-nuata e suddivisa, non possa assolutamente esercitare al-cuna azione sull’organismo umano in istato di malattia...Questa obbiezione che muove l’allopatia alla nuova me-dicina dei simili non è certamente seria, giacchè chi nonsa che basta l’inconcepibile emanazione d’un fiore odun altro odore qualunque per far cadere in isvenimentouna persona delicata; nervosa, isterica, od una gravida?– Chi non conosce l’esperienza oramai già vecchia, diun grano di muschio, che, esalando per venti anni acu-tissimo odore, riposato non aveva sensibilmente dimi-nuito per nulla? D’altronde la proprietà di agire dei me-dicamenti, sì in bene che in male, è ella esclusiva allesostanze visibili, palpabili o discernibili col mezzo dellachimica? E l’elettricità? L’aria di mare, pure sì penetran-te all’odorato, sì influente sulla salute degli ammalati, eche rode il marmo di Carrara, è ella riconosciuta dallachimica per differente dall’aria comune? E le cause cheproducono le febbri delle paludi, le quali cause da nes-suno fu mai dubitato non ci vengano dall’aria infetta, fu-rono mai dalla scienza chimica riconosciute, analizzatee messe allo scoperto? Se io prendo un zolfanello fosfo-rico, e lo stropiccio leggermente nel palmo della mano,ne traggo per intere giornate dei vapori bianchi di acidofosforoso, che si spandono all’intorno, senza che perquesto abbia diminuito sensibilmente la piccola quantitàdi pasta fosforica appiccicata all’estremità del detto zol-

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Page 27: Allopatia od omeopatia? - Liber Liber · 1 Diciamo empirici, perchè anche la medicina veterinaria tro-vasi nella stessa condizione di quella che ci riguarda, rimpetto all’omeopatia.

fanello.... D’altronde chi ha un po’ di senno capisce to-sto, che benchè divisa e suddivisa la materia si raffina,ma non si distrugge; e, se un medicamento alla dose diun grano ha una data virtù sull’organismo animale, alladose di un milionesimo di grano avrà sempre la stessavirtù un milione di volte più blanda; il quale poi milio-nesimo di grano di sostanza medicinale, qualora dalletriturazioni e succussioni omeopatiche venga potentifi-cato, acquista una tale attività e virtù più sottile da riu-scire utile anche in quei casi che restarono indifferentialle stesse preparazioni omeopatiche più basse. Ed inprova di questo chi non sa che in sul principio di questosecolo si amministrava ai fanciulli affetti da verminazio-ne alcune goccie di mercurio liquido incorporato a delmiele, mentre la sola esalazione del mercurio in unastanza è capace di produrre la salivazione; siccome av-venne in una nave, che trasportando una botte di mercu-rio liquido, rottasi questa, e sparsosi il mercurio nel fon-do del bastimento, tutto l’equipaggio ne fu talmente af-fetto che buon numero di persone perirono. Mercè dun-que le elaborazioni, cui l’omeopatia fa subire ai medica-menti, questi, potentizzati, divengono realmente piùsentiti e più attivi. È indubitato che così attenuati i rime-dj avranno talora azione così sottile da sfuggire ai nostri,d’ordinario grossolani e sempre limitati, mezzi di osser-vazione.

«Io certamente non ho in animo (scriveva cinque anniaddietro...... o quantum mutatus ab illo!) di costituirmipaladino delle dosi omeopatiche, ma tuttavia posso asse-

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fanello.... D’altronde chi ha un po’ di senno capisce to-sto, che benchè divisa e suddivisa la materia si raffina,ma non si distrugge; e, se un medicamento alla dose diun grano ha una data virtù sull’organismo animale, alladose di un milionesimo di grano avrà sempre la stessavirtù un milione di volte più blanda; il quale poi milio-nesimo di grano di sostanza medicinale, qualora dalletriturazioni e succussioni omeopatiche venga potentifi-cato, acquista una tale attività e virtù più sottile da riu-scire utile anche in quei casi che restarono indifferentialle stesse preparazioni omeopatiche più basse. Ed inprova di questo chi non sa che in sul principio di questosecolo si amministrava ai fanciulli affetti da verminazio-ne alcune goccie di mercurio liquido incorporato a delmiele, mentre la sola esalazione del mercurio in unastanza è capace di produrre la salivazione; siccome av-venne in una nave, che trasportando una botte di mercu-rio liquido, rottasi questa, e sparsosi il mercurio nel fon-do del bastimento, tutto l’equipaggio ne fu talmente af-fetto che buon numero di persone perirono. Mercè dun-que le elaborazioni, cui l’omeopatia fa subire ai medica-menti, questi, potentizzati, divengono realmente piùsentiti e più attivi. È indubitato che così attenuati i rime-dj avranno talora azione così sottile da sfuggire ai nostri,d’ordinario grossolani e sempre limitati, mezzi di osser-vazione.

«Io certamente non ho in animo (scriveva cinque anniaddietro...... o quantum mutatus ab illo!) di costituirmipaladino delle dosi omeopatiche, ma tuttavia posso asse-

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rire coscienziosamente d’avere esperimentato le dosiomeopatiche e d’avere ottenuto, in rari casi bensì, guari-gioni di incomodi antichi estremamente pronte, in altricasi amegliorazioni più tardive, sebbene in moltissimi,anzi nella pluralità di essi esperimenti, mi sieno riesciteevidentemente inutili. – Così, per esempio, ad una si-gnora di Genova, moglie d’un negoziante, m’è riuscitoguarire con due soli globuli omeopatici della 6.a di seca-le cornutum, presi in una scatoletta che comperai a Lio-ne (Pelletier père et fils), un antico dolore di crampo,che essa provava in una gamba, mettendo il piede a terratutte le mattine al levarsi dal letto; dolore e crampo taleda farla cadere più volte al suolo. Il giorno seguenteall’amministrazione dei due globuli, ch’io stesso ho po-sto sulla sua lingua, il dolore ed il crampo erano affattospariti. Mi affretto a notare come dal complesso del suostato generale era il secale cornutum indicato omeopati-camente sino all’evidenza. Ebbi occasione di rivederequella signora due mesi più tardi, ed ebbi la compiacen-za di trovarla migliorata assai nel suo esterno dapprimamalaticcio, senza aver preso, per sua spontanea confes-sione, altro rimedio; il dolore ed il crampo poi non era-no più ritornati. – Alla stessa guariva più tardi una fan-ciullina, che aveva preso l’abitudine di grattare colle un-ghie l’intonaco del muro e mangiarne la polvere; e perquanto la madre avesse fatto per toglierla a quella ten-denza, ch’essa diceva cattiva e causa del suo male, nonvi era riuscita, chè sempre la bimba trovava mezzo dieludere la vigilanza materna. Senz’altro consultare il

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rire coscienziosamente d’avere esperimentato le dosiomeopatiche e d’avere ottenuto, in rari casi bensì, guari-gioni di incomodi antichi estremamente pronte, in altricasi amegliorazioni più tardive, sebbene in moltissimi,anzi nella pluralità di essi esperimenti, mi sieno riesciteevidentemente inutili. – Così, per esempio, ad una si-gnora di Genova, moglie d’un negoziante, m’è riuscitoguarire con due soli globuli omeopatici della 6.a di seca-le cornutum, presi in una scatoletta che comperai a Lio-ne (Pelletier père et fils), un antico dolore di crampo,che essa provava in una gamba, mettendo il piede a terratutte le mattine al levarsi dal letto; dolore e crampo taleda farla cadere più volte al suolo. Il giorno seguenteall’amministrazione dei due globuli, ch’io stesso ho po-sto sulla sua lingua, il dolore ed il crampo erano affattospariti. Mi affretto a notare come dal complesso del suostato generale era il secale cornutum indicato omeopati-camente sino all’evidenza. Ebbi occasione di rivederequella signora due mesi più tardi, ed ebbi la compiacen-za di trovarla migliorata assai nel suo esterno dapprimamalaticcio, senza aver preso, per sua spontanea confes-sione, altro rimedio; il dolore ed il crampo poi non era-no più ritornati. – Alla stessa guariva più tardi una fan-ciullina, che aveva preso l’abitudine di grattare colle un-ghie l’intonaco del muro e mangiarne la polvere; e perquanto la madre avesse fatto per toglierla a quella ten-denza, ch’essa diceva cattiva e causa del suo male, nonvi era riuscita, chè sempre la bimba trovava mezzo dieludere la vigilanza materna. Senz’altro consultare il

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gruppo patognomonico dei sintomi, avendo d’altronde ache fare con un soggetto linfatico scrofoloso, credettibene secondare l’istinto, e diedi nell’acqua alcuni globu-li di calcarea carbonica, che in poco tempo la risanaro-no perfettamente.»

«Un altro caso di pronta guarigione di antica bronchi-te ostinatissima lo debbo all’omeopatia, e lo confessoingenuamente; cuique suum. – Una signora sui trenta-cinque anni circa, era affetta da più di due anni da unatosse ostinata e molto insistente; nata e maritata a Mila-no, per ragione d’impiego del marito domiciliava daanni in Genova. Per guarirle questa tosse si ebbe da pri-ma ricorso a quanti ammollienti consiglia l’allopatia, aisalassi, alle mignatte, alle unzioni stibiate, olio di fegatodi merluzzo, calmanti, narcotici ecc.; ma tutto inutil-mente. Non persuasa dell’inutile assistenza di molti di-stinti medici allopatici di Genova, recossi a Pavia perconsultare un professore di grande fama, il quale dia-gnosticò una tubercolosi al periodo di crudità, e confor-tò in quattr’occhi il marito a rassegnarsi alla perdita del-la moglie (la quale aveva, a quanto mi disse il marito,deteriorato assai sin d’allora il suo fisico); ordinò qual-che calmante e regime adatto: la tosse intanto persistevatenace, nè punto aveva diminuito in seguito alla novellacura. Si decisero allora di recarsi a Pisa, tanto per gode-re dei vantaggi che il clima offre ai tisici, quanto per af-fidarla alle cure di un distinto pratico di quella città.Dopo avere inutilmente soggiornato qualche mese aPisa, ritornarono a Genova, ove non venne loro mai la

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gruppo patognomonico dei sintomi, avendo d’altronde ache fare con un soggetto linfatico scrofoloso, credettibene secondare l’istinto, e diedi nell’acqua alcuni globu-li di calcarea carbonica, che in poco tempo la risanaro-no perfettamente.»

«Un altro caso di pronta guarigione di antica bronchi-te ostinatissima lo debbo all’omeopatia, e lo confessoingenuamente; cuique suum. – Una signora sui trenta-cinque anni circa, era affetta da più di due anni da unatosse ostinata e molto insistente; nata e maritata a Mila-no, per ragione d’impiego del marito domiciliava daanni in Genova. Per guarirle questa tosse si ebbe da pri-ma ricorso a quanti ammollienti consiglia l’allopatia, aisalassi, alle mignatte, alle unzioni stibiate, olio di fegatodi merluzzo, calmanti, narcotici ecc.; ma tutto inutil-mente. Non persuasa dell’inutile assistenza di molti di-stinti medici allopatici di Genova, recossi a Pavia perconsultare un professore di grande fama, il quale dia-gnosticò una tubercolosi al periodo di crudità, e confor-tò in quattr’occhi il marito a rassegnarsi alla perdita del-la moglie (la quale aveva, a quanto mi disse il marito,deteriorato assai sin d’allora il suo fisico); ordinò qual-che calmante e regime adatto: la tosse intanto persistevatenace, nè punto aveva diminuito in seguito alla novellacura. Si decisero allora di recarsi a Pisa, tanto per gode-re dei vantaggi che il clima offre ai tisici, quanto per af-fidarla alle cure di un distinto pratico di quella città.Dopo avere inutilmente soggiornato qualche mese aPisa, ritornarono a Genova, ove non venne loro mai la

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buona ispirazione di ricorrere all’istituto omeopatico deldott. Gatti, o di consultare i dotti prof. Angiolini. Coddèod altri medici omeopatici; ma invece ebbero consigliodi venire da me, che pure esercitava l’allopatia. Fattach’io ebbi una diligente percussione ed ascoltazione sultorace, ed esaminati gli sputi, non esitai a dichiarare esi-stere solo un enfisema generale, non trovando alcun se-gno stetoscopico indicante la presenza dei tubercoli; e,visto la difficoltà del caso, attesochè l’allopatia avevagià esaurito le sue risorse, mi appigliai al partito di espe-rimentare l’omeopatia. Parevami indicato dal complessodei sintomi il metallum album; preparai quindi sei dosidi un centesimo di centigramma ognuna di questo mine-rale, triturato alcuni minuti con sufficiente quantità dizucchero ordinario; e le diedi all’ammalata, a prenderneuna per mattina; alla quarta giornata la tosse era sparitacompletamente, ed in meno d’un mese, senz’altro rime-dio, una florida salute coronava il meraviglioso esitod’una guarigione così pronta.»

Varii altri esempi di cure omeopatiche potrei citare adifesa della nuova dottrina hahnemaniana, riuscitemicolle poche e scarse cognizioni omeopatiche di cinqueanni addietro: però desisto dalle citazioni di questo ge-nere, giacchè ora che curo omeopaticamente, sebbenenon profondo ancora in questa difficile dottrina, conto leguarigioni difficoltose a più d’un migliajo ottenute inquesti ultimi anni. Tuttavia mi piace riferire ancora po-che righe di quanto allora io scriveva in proposito, quan-do non mi sognava tampoco di voler abbandonare l’anti-

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buona ispirazione di ricorrere all’istituto omeopatico deldott. Gatti, o di consultare i dotti prof. Angiolini. Coddèod altri medici omeopatici; ma invece ebbero consigliodi venire da me, che pure esercitava l’allopatia. Fattach’io ebbi una diligente percussione ed ascoltazione sultorace, ed esaminati gli sputi, non esitai a dichiarare esi-stere solo un enfisema generale, non trovando alcun se-gno stetoscopico indicante la presenza dei tubercoli; e,visto la difficoltà del caso, attesochè l’allopatia avevagià esaurito le sue risorse, mi appigliai al partito di espe-rimentare l’omeopatia. Parevami indicato dal complessodei sintomi il metallum album; preparai quindi sei dosidi un centesimo di centigramma ognuna di questo mine-rale, triturato alcuni minuti con sufficiente quantità dizucchero ordinario; e le diedi all’ammalata, a prenderneuna per mattina; alla quarta giornata la tosse era sparitacompletamente, ed in meno d’un mese, senz’altro rime-dio, una florida salute coronava il meraviglioso esitod’una guarigione così pronta.»

Varii altri esempi di cure omeopatiche potrei citare adifesa della nuova dottrina hahnemaniana, riuscitemicolle poche e scarse cognizioni omeopatiche di cinqueanni addietro: però desisto dalle citazioni di questo ge-nere, giacchè ora che curo omeopaticamente, sebbenenon profondo ancora in questa difficile dottrina, conto leguarigioni difficoltose a più d’un migliajo ottenute inquesti ultimi anni. Tuttavia mi piace riferire ancora po-che righe di quanto allora io scriveva in proposito, quan-do non mi sognava tampoco di voler abbandonare l’anti-

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ca scuola, i cui diritti da nessuno erano contestati, per lanuova che si onora delle persecuzioni di coloro che nonebbero il vantaggio di conoscerla; io dunque conclude-va, allora certamente, a torto: «Però se questi esempi diguarigioni omeopatiche sono consolanti per la nuovamedicina ed in genere per li cultori spassionati di no-str’arte, tuttavia come ho qui sopra confessato per debi-to di sincerità, di aver avuto occasione di rallegrarmicoll’omeopatia in alcuni pochi casi, così soggiungeròanche che, nella pluralità di essi, mi riuscì affatto incer-ta, e talora dicasi pure evidentemente inutile. Avrò ioesperimentato male? Confesso di non essere profondoomeopatico: tuttavia parmi di aver messo studio ne’miei esperimenti, perchè l’indicazione fosse evidente,prima di amministrare il rimedio omeopatico. Potrebbedarsi che altri esperimentatori disinteressati riescisseropiù fortunati di me..... io lo desidero per l’avvenire dellanuova dottrina, e sopratutto, pel maggiore e più prontosollievo dell’umanità mediante la stessa.»

Ora però che in me è radicata profondamente l’opi-nione che la dottrina da Hahnemann, proclamata qualelegge fondamentale di natura coll’assioma similia simi-libus curantur, sia la sola vera, la sola mercè la quale sipossono guarire quasi tutte le infermità, la sola aventeincontestabili doti di superiorità in confronto di qualsi-voglia altro sistema (e le esperienze sono facili a tuttiper convincersene), la sola che guarisce presto e benegli ammalati; ora ripeto agli allopatici miei confratelli,la convinzione, che in me è venuta a forza di esperimen-

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ca scuola, i cui diritti da nessuno erano contestati, per lanuova che si onora delle persecuzioni di coloro che nonebbero il vantaggio di conoscerla; io dunque conclude-va, allora certamente, a torto: «Però se questi esempi diguarigioni omeopatiche sono consolanti per la nuovamedicina ed in genere per li cultori spassionati di no-str’arte, tuttavia come ho qui sopra confessato per debi-to di sincerità, di aver avuto occasione di rallegrarmicoll’omeopatia in alcuni pochi casi, così soggiungeròanche che, nella pluralità di essi, mi riuscì affatto incer-ta, e talora dicasi pure evidentemente inutile. Avrò ioesperimentato male? Confesso di non essere profondoomeopatico: tuttavia parmi di aver messo studio ne’miei esperimenti, perchè l’indicazione fosse evidente,prima di amministrare il rimedio omeopatico. Potrebbedarsi che altri esperimentatori disinteressati riescisseropiù fortunati di me..... io lo desidero per l’avvenire dellanuova dottrina, e sopratutto, pel maggiore e più prontosollievo dell’umanità mediante la stessa.»

Ora però che in me è radicata profondamente l’opi-nione che la dottrina da Hahnemann, proclamata qualelegge fondamentale di natura coll’assioma similia simi-libus curantur, sia la sola vera, la sola mercè la quale sipossono guarire quasi tutte le infermità, la sola aventeincontestabili doti di superiorità in confronto di qualsi-voglia altro sistema (e le esperienze sono facili a tuttiper convincersene), la sola che guarisce presto e benegli ammalati; ora ripeto agli allopatici miei confratelli,la convinzione, che in me è venuta a forza di esperimen-

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ti e di studio, vorrà pure in voi, se non rifiutate per siste-ma o per un’ostinazione che vi fa poco onore, di cono-scere la verità, mediante la ripetizione di altri esperi-menti, per la maggior riuscita dei quali io mi offro diajutarvi e dirigervi. Buon per coloro tra voi che avrannola fortuna di trovare chi li guidi più prontamente a rag-giungere quelle cognizioni d’omeopatia, che sono purtanto necessarie a guarir bene i proprj ammalati colmezzo di essa.

Ad ogni modo io non sarò di quei pochi che, abjuratala antichissima dottrina sostenuta da quasi tremila annid’esperienze e di studj, tuttochè mal diretti, si rivolgonoaddietro ed imprecano e maledicono a quell’arte medi-ca, alla quale l’omeopatia debbe tuttavia la propria esi-stenza. Difatti chi era Hahnemann? Un medico allopati-co studiosissimo, osservatore oculato ed indefesso espe-rimentatore... il quale ha fatto fare alla medicina il passopiù ardito e più decisivo ch’ella avesse mai potuto im-maginare, e seppe colla sua mente profonda strapparealla natura il segreto de’ suoi mirabili effetti curativi.Anzi io convengo pienamente che anche l’allopatia, benintesa, guarisce molti ammalati..... ma con qual differen-za!

Una volta afferrata la verità, ed entrata in noi la pienapersuasione di questo fatto, è tale l’entusiasmo ed ilconforto che ne sopraggiunge, che sentiamo ben tosto ilbisogno di proclamarla ovunque, e di invitare altri, che,meno fortunati, non la conoscono ancora, a profittaredella sua benefica rugiada, coprirsi della sua ombra, im-

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ti e di studio, vorrà pure in voi, se non rifiutate per siste-ma o per un’ostinazione che vi fa poco onore, di cono-scere la verità, mediante la ripetizione di altri esperi-menti, per la maggior riuscita dei quali io mi offro diajutarvi e dirigervi. Buon per coloro tra voi che avrannola fortuna di trovare chi li guidi più prontamente a rag-giungere quelle cognizioni d’omeopatia, che sono purtanto necessarie a guarir bene i proprj ammalati colmezzo di essa.

Ad ogni modo io non sarò di quei pochi che, abjuratala antichissima dottrina sostenuta da quasi tremila annid’esperienze e di studj, tuttochè mal diretti, si rivolgonoaddietro ed imprecano e maledicono a quell’arte medi-ca, alla quale l’omeopatia debbe tuttavia la propria esi-stenza. Difatti chi era Hahnemann? Un medico allopati-co studiosissimo, osservatore oculato ed indefesso espe-rimentatore... il quale ha fatto fare alla medicina il passopiù ardito e più decisivo ch’ella avesse mai potuto im-maginare, e seppe colla sua mente profonda strapparealla natura il segreto de’ suoi mirabili effetti curativi.Anzi io convengo pienamente che anche l’allopatia, benintesa, guarisce molti ammalati..... ma con qual differen-za!

Una volta afferrata la verità, ed entrata in noi la pienapersuasione di questo fatto, è tale l’entusiasmo ed ilconforto che ne sopraggiunge, che sentiamo ben tosto ilbisogno di proclamarla ovunque, e di invitare altri, che,meno fortunati, non la conoscono ancora, a profittaredella sua benefica rugiada, coprirsi della sua ombra, im-

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Page 33: Allopatia od omeopatia? - Liber Liber · 1 Diciamo empirici, perchè anche la medicina veterinaria tro-vasi nella stessa condizione di quella che ci riguarda, rimpetto all’omeopatia.

medesimarsi in essa; ma non per questo devesi disprez-zare l’allopatia, che pure annovera fra le sue schiere tan-ti fertili e robusti ingegni; che s’è arricchita di tutte lescienze naturali; che ci ha dato l’anatomia, e più tardi laverità sulla circolazione del sangue; che mediante la fi-siologia ne insegnava per quali rapporti e procedimentisi hanno vita e si mantengono le funzioni animali; allaquale allopatia siamo debitori della chimica e de’ suoiprogressi, della botanica, della zoologia e mineralogia,dalle quali scienze sorelle ha l’allopatia, investigandonei tre regni della natura, messo in luce a beneficiodell’umanità inferma tutti i tesori che noi possediamo infatto di medicamenti, e dei quali anche l’omeopatia con-tinuamente abbisogna.

Vorrei soltanto che, fatto il dovuto confronto tra il si-stema dei contrari e quello dei simili, tra il metodo dicontrariare e quello di secondare la natura, il pubblicoassennato ed i colleghi miei allopatici rendessero allascoperta Hahnemaniana quella giustizia che le è dovuta,persuadendosi della immensa superiorità di essa in con-fronto della pratica medica allopatica.

Difatti la pratica medica allopatica comechè antichis-sima e divulgata dovunque, appunto perchè regnò da Ip-pocrate sino ad Hahnemann senza opposizione, è prestogiudicata anche da coloro stessi che ad ogni costo vo-gliono sostenerla. Essa, frazionata in innumerevoli siste-mi e teorie, le une dalle altre affatto opposte e contraddi-centesi, si riduce in massima all’applicazione di certimedicamenti di poca azione, quali i purgativi; e, sapen-

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medesimarsi in essa; ma non per questo devesi disprez-zare l’allopatia, che pure annovera fra le sue schiere tan-ti fertili e robusti ingegni; che s’è arricchita di tutte lescienze naturali; che ci ha dato l’anatomia, e più tardi laverità sulla circolazione del sangue; che mediante la fi-siologia ne insegnava per quali rapporti e procedimentisi hanno vita e si mantengono le funzioni animali; allaquale allopatia siamo debitori della chimica e de’ suoiprogressi, della botanica, della zoologia e mineralogia,dalle quali scienze sorelle ha l’allopatia, investigandonei tre regni della natura, messo in luce a beneficiodell’umanità inferma tutti i tesori che noi possediamo infatto di medicamenti, e dei quali anche l’omeopatia con-tinuamente abbisogna.

Vorrei soltanto che, fatto il dovuto confronto tra il si-stema dei contrari e quello dei simili, tra il metodo dicontrariare e quello di secondare la natura, il pubblicoassennato ed i colleghi miei allopatici rendessero allascoperta Hahnemaniana quella giustizia che le è dovuta,persuadendosi della immensa superiorità di essa in con-fronto della pratica medica allopatica.

Difatti la pratica medica allopatica comechè antichis-sima e divulgata dovunque, appunto perchè regnò da Ip-pocrate sino ad Hahnemann senza opposizione, è prestogiudicata anche da coloro stessi che ad ogni costo vo-gliono sostenerla. Essa, frazionata in innumerevoli siste-mi e teorie, le une dalle altre affatto opposte e contraddi-centesi, si riduce in massima all’applicazione di certimedicamenti di poca azione, quali i purgativi; e, sapen-

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Page 34: Allopatia od omeopatia? - Liber Liber · 1 Diciamo empirici, perchè anche la medicina veterinaria tro-vasi nella stessa condizione di quella che ci riguarda, rimpetto all’omeopatia.

do aspettare a proposito, favorisce intanto la traspirazio-ne e le secrezioni, modera il soverchio eccitamento delcircolo sanguigno, attutisce il sistema nervoso, e facilitaanche talora alla natura medicatrice i mezzi o di espelle-re il principio nocivo, causa di molte malattie, o di resti-tuire l’equilibrio alle funzioni nello stato morboso disor-dinate: sempre che, s’intende, il medico allopatico siadotto, prudente e coscienzioso interprete degli sforzi chefa natura per il ritorno delle funzioni animali al loro sta-to ordinario e naturale. – Che se poi l’allopatico trovasiessere un dottrinario ad ogni costo, che voglia sostituiresè stesso e le sue teorie alle forze dell’organismo uma-no, e che pretenda ad ogni modo soggiogare l’espressio-ne la più ovvia della lotta che nasce tra l’organismo ed ilmale, all’oggetto di abbatterlo, lotta necessaria, sebbenetalora smodata, la cui espressione principale è la febbre;quell’allopatico, dico, che si sarà fitto in testa di abbat-tere ad ogni costo la febbre (e tanti ve ne sono special-mente tra i seguaci della scuola Tommasiniana) comin-cierà col dissanguare l’ammalato ripetutamente, (il mag-giore degli spropositi), purgandolo poscia e ripurgando-lo, quasi avesse a pulire una sentina, non un nobilissimoed importantissimo apparecchio organico quale il dige-stivo, per finire quasi sempre col passare in rassegna atastoni e far ingojare, al mal capitato paziente, una buo-na parte dei molti vecchi, putridi e mal preparati rimedi,che si conservano ab antiquo in molte farmacie allopati-che, specialmente nelle campagne, quando contempora-neamente non ricopra l’ammalato di mignatte, vescican-

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do aspettare a proposito, favorisce intanto la traspirazio-ne e le secrezioni, modera il soverchio eccitamento delcircolo sanguigno, attutisce il sistema nervoso, e facilitaanche talora alla natura medicatrice i mezzi o di espelle-re il principio nocivo, causa di molte malattie, o di resti-tuire l’equilibrio alle funzioni nello stato morboso disor-dinate: sempre che, s’intende, il medico allopatico siadotto, prudente e coscienzioso interprete degli sforzi chefa natura per il ritorno delle funzioni animali al loro sta-to ordinario e naturale. – Che se poi l’allopatico trovasiessere un dottrinario ad ogni costo, che voglia sostituiresè stesso e le sue teorie alle forze dell’organismo uma-no, e che pretenda ad ogni modo soggiogare l’espressio-ne la più ovvia della lotta che nasce tra l’organismo ed ilmale, all’oggetto di abbatterlo, lotta necessaria, sebbenetalora smodata, la cui espressione principale è la febbre;quell’allopatico, dico, che si sarà fitto in testa di abbat-tere ad ogni costo la febbre (e tanti ve ne sono special-mente tra i seguaci della scuola Tommasiniana) comin-cierà col dissanguare l’ammalato ripetutamente, (il mag-giore degli spropositi), purgandolo poscia e ripurgando-lo, quasi avesse a pulire una sentina, non un nobilissimoed importantissimo apparecchio organico quale il dige-stivo, per finire quasi sempre col passare in rassegna atastoni e far ingojare, al mal capitato paziente, una buo-na parte dei molti vecchi, putridi e mal preparati rimedi,che si conservano ab antiquo in molte farmacie allopati-che, specialmente nelle campagne, quando contempora-neamente non ricopra l’ammalato di mignatte, vescican-

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ti e senapismi; i quali rimedi tutti non hanno mai datoalcun ben evidente risultato tranne in quei rarissimi casi,nei quali per azzardo il medico abbia indovinato ammi-nistrando il medicamento che veramente era, benchènon convenientemente preparato, indicato dalla eterna esola vera legge dei simili.

È certo che malgrado i molteplici e continui errori cuil’allopatia commette nella cura delle malattie, special-mente acute, si operano da essa tutto giorno delle appa-renti guarigioni; dico apparenti guarigioni appunto per-chè, meno i suddetti rarissimi casi d’azzardo, tali nonsono. Dissanguando un ammalato nel corso d’una ma-lattia acuta, se la sottrazione sanguigna è moderata, puòalcune volte produrre qualche vantaggio evidentenell’ammansare il progresso dell’infiammazione; e que-sto vantaggio consiste nel ritornare allo stato latente lacausa del male, cui l’organismo con un moto esagerato(la febbre) voleva espellere; ma ammesso che ciò possaanche essere un bene, chi potrà dirci esattamente laquantità di sangue che convenga sottrarre, oltre la qualela malattia non precipiti al suo esito mortale? D’altrondetutti i medici addottrinati sanno che l’energia e frequen-za delle pulsazioni, meno pochissimi casi di pletora san-guigna ben confermata, cresce in ragione diretta dallamaggior quantità di sangue artificialmente tolto. Lo pro-vano, oltre l’esperienza continua, le lettere dell’eruditocavaliere prof. Meli, medico allopatico, dirette a’ suoiamici, cioè al d.r Luigi Angeli d’Imola, al prof. Speran-za di Parma, al consigliere Frank ed al prof. Goldoni di

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ti e senapismi; i quali rimedi tutti non hanno mai datoalcun ben evidente risultato tranne in quei rarissimi casi,nei quali per azzardo il medico abbia indovinato ammi-nistrando il medicamento che veramente era, benchènon convenientemente preparato, indicato dalla eterna esola vera legge dei simili.

È certo che malgrado i molteplici e continui errori cuil’allopatia commette nella cura delle malattie, special-mente acute, si operano da essa tutto giorno delle appa-renti guarigioni; dico apparenti guarigioni appunto per-chè, meno i suddetti rarissimi casi d’azzardo, tali nonsono. Dissanguando un ammalato nel corso d’una ma-lattia acuta, se la sottrazione sanguigna è moderata, puòalcune volte produrre qualche vantaggio evidentenell’ammansare il progresso dell’infiammazione; e que-sto vantaggio consiste nel ritornare allo stato latente lacausa del male, cui l’organismo con un moto esagerato(la febbre) voleva espellere; ma ammesso che ciò possaanche essere un bene, chi potrà dirci esattamente laquantità di sangue che convenga sottrarre, oltre la qualela malattia non precipiti al suo esito mortale? D’altrondetutti i medici addottrinati sanno che l’energia e frequen-za delle pulsazioni, meno pochissimi casi di pletora san-guigna ben confermata, cresce in ragione diretta dallamaggior quantità di sangue artificialmente tolto. Lo pro-vano, oltre l’esperienza continua, le lettere dell’eruditocavaliere prof. Meli, medico allopatico, dirette a’ suoiamici, cioè al d.r Luigi Angeli d’Imola, al prof. Speran-za di Parma, al consigliere Frank ed al prof. Goldoni di

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Page 36: Allopatia od omeopatia? - Liber Liber · 1 Diciamo empirici, perchè anche la medicina veterinaria tro-vasi nella stessa condizione di quella che ci riguarda, rimpetto all’omeopatia.

Modena. Nella prima di esse lettere, cui io raccomandoalla lettura di tutti que’ allopatici che non le conosconoancora, lo stesso prof. Meli si esprime che: rifugge lamano dal notare l’onta e il tanto disdoro della medicinaalla relazione degli innumerevoli esempi delle conse-guenze lunghe e molestissime causate dall’immoderan-za e dal trascendente modo, con che si praticano leemissioni di sangue, ed alla relazione pur anche di ciòche venne additato dall’anatomia patologica entro levittime di questo grave abuso. Riferisce poi quello chedi sinistro avvenne a lui stesso per aver troppo larga-mente sacrificato il suo sangue all’idolo fallace dei cri-teri, dai quali oggigiorno trae una gran parte dei medicila indicazione di moltiplicare le cavate di sangue. Al cheaggiunge la notizia di due avvenimenti di mortal sinco-pe, che dopo smodate emissioni di sangue troncò,nell’occasione di forzato movimento degli infermi, lalor vita, mentre giudicavansi sanati. Conchiude quindila prima lettera esternando le sue brame, perchè richia-mata venga l’attenzione dei pratici sulla cognizione del-le proprietà e delle elevate funzioni del sangue, e delnon pronto suo ripristino integrale, onde apprendano ta-luni ad arrestarsi dallo spargerlo senza freno, senza mi-sura e senza rimorso, ed a paventare i fatali effettidell’anemia.

Molti altri distinti e dotti medici allopatici condanna-rono l’abuso del salasso; quali un Anselmo Prato, chestampava le sue osservazioni in Milano sin dal 1812, unC. Speranza, che pubblicava egli pure in Milano la sua

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Modena. Nella prima di esse lettere, cui io raccomandoalla lettura di tutti que’ allopatici che non le conosconoancora, lo stesso prof. Meli si esprime che: rifugge lamano dal notare l’onta e il tanto disdoro della medicinaalla relazione degli innumerevoli esempi delle conse-guenze lunghe e molestissime causate dall’immoderan-za e dal trascendente modo, con che si praticano leemissioni di sangue, ed alla relazione pur anche di ciòche venne additato dall’anatomia patologica entro levittime di questo grave abuso. Riferisce poi quello chedi sinistro avvenne a lui stesso per aver troppo larga-mente sacrificato il suo sangue all’idolo fallace dei cri-teri, dai quali oggigiorno trae una gran parte dei medicila indicazione di moltiplicare le cavate di sangue. Al cheaggiunge la notizia di due avvenimenti di mortal sinco-pe, che dopo smodate emissioni di sangue troncò,nell’occasione di forzato movimento degli infermi, lalor vita, mentre giudicavansi sanati. Conchiude quindila prima lettera esternando le sue brame, perchè richia-mata venga l’attenzione dei pratici sulla cognizione del-le proprietà e delle elevate funzioni del sangue, e delnon pronto suo ripristino integrale, onde apprendano ta-luni ad arrestarsi dallo spargerlo senza freno, senza mi-sura e senza rimorso, ed a paventare i fatali effettidell’anemia.

Molti altri distinti e dotti medici allopatici condanna-rono l’abuso del salasso; quali un Anselmo Prato, chestampava le sue osservazioni in Milano sin dal 1812, unC. Speranza, che pubblicava egli pure in Milano la sua

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Page 37: Allopatia od omeopatia? - Liber Liber · 1 Diciamo empirici, perchè anche la medicina veterinaria tro-vasi nella stessa condizione di quella che ci riguarda, rimpetto all’omeopatia.

dissertazione medica sull’abuso del salasso, nel 1818,ed altri; come Tissot, Gattenhoff, De-Haen, Morgagni,Gorter, Hennan, Sydenham, Hoffmann, Borsieri, Frank,Giannini, Ozanam, Prato, Federigo, Acerbi, Cerri, An-geli, Gatti; e più di recente l’inglese Marshall Hall, chedivulgò per le stampe di Edimburgo e di Londra due sueopere di non comune levata, delle quali la prima ha pertitolo: Proposta di un piano per investigare il modo difar retto uso del salasso; e la seconda: ricerche tendentiprincipalmente a determinare il modo di far retto usodel salasso. In esso egli espone parecchie storie di affe-zioni curate con soverchie sottrazioni di sangue. Possa-no i medici, che leggeranno le stesse, riflettere seria-mente sui gravissimi e mortali accidenti sopravvenuti aquegli infermi; accidenti che, sebbene si abbia interessea disconoscerli e nasconderli, avvengono tuttavia assaidi frequente anche fra noi. Interminabili convalescenze,lo sviluppo impreveduto di una tisi, il temperamento e larobustezza ordinaria rovinata, spese continue ed esage-rate in medici e medicinali, una vecchiaja (quando vi siarriva) anticipata sono la prospettiva ordinaria dellesciagurate vittime dei salassi. Il dottor Hall rimandainoltre il lettore alla sua opera intitolata: Commentarieson the Diseases of Females, ove ha consegnato diversiesempi di morte subitanea sopravvenuta a gravi perditedi sangue.

E ritornando a ragionare della pratica medica allopati-ca posta a confronto dell’omeopatia, all’infuori del me-todo di dissanguazione tanto generalizzato in Italia,

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dissertazione medica sull’abuso del salasso, nel 1818,ed altri; come Tissot, Gattenhoff, De-Haen, Morgagni,Gorter, Hennan, Sydenham, Hoffmann, Borsieri, Frank,Giannini, Ozanam, Prato, Federigo, Acerbi, Cerri, An-geli, Gatti; e più di recente l’inglese Marshall Hall, chedivulgò per le stampe di Edimburgo e di Londra due sueopere di non comune levata, delle quali la prima ha pertitolo: Proposta di un piano per investigare il modo difar retto uso del salasso; e la seconda: ricerche tendentiprincipalmente a determinare il modo di far retto usodel salasso. In esso egli espone parecchie storie di affe-zioni curate con soverchie sottrazioni di sangue. Possa-no i medici, che leggeranno le stesse, riflettere seria-mente sui gravissimi e mortali accidenti sopravvenuti aquegli infermi; accidenti che, sebbene si abbia interessea disconoscerli e nasconderli, avvengono tuttavia assaidi frequente anche fra noi. Interminabili convalescenze,lo sviluppo impreveduto di una tisi, il temperamento e larobustezza ordinaria rovinata, spese continue ed esage-rate in medici e medicinali, una vecchiaja (quando vi siarriva) anticipata sono la prospettiva ordinaria dellesciagurate vittime dei salassi. Il dottor Hall rimandainoltre il lettore alla sua opera intitolata: Commentarieson the Diseases of Females, ove ha consegnato diversiesempi di morte subitanea sopravvenuta a gravi perditedi sangue.

E ritornando a ragionare della pratica medica allopati-ca posta a confronto dell’omeopatia, all’infuori del me-todo di dissanguazione tanto generalizzato in Italia,

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Page 38: Allopatia od omeopatia? - Liber Liber · 1 Diciamo empirici, perchè anche la medicina veterinaria tro-vasi nella stessa condizione di quella che ci riguarda, rimpetto all’omeopatia.

l’allopatia si riduce ai varj metodi tentati a juvantibus etlædentibus, quali la derivazione, la perturbazione, lapropinazione di rimedi empirici in genere, la cui appli-cazione non è allora regolata da alcuna legge, cui l’allo-patia possa vantare in appoggio del proprio sistema dicurare; poichè, diciamolo qui apertamente, nessun siste-ma fisso fu adottato nella pratica allopatica, siccomenon avente per base alcuna legge vera, la quale regoli,come emanazione degli atti vitali, l’applicazione delleteorie allopatiche; poichè nè legge nè sistema puossi no-minare l’assioma vantato dagli oppositori della scienzadei simili, il contraria contrariis curantur.

La legge dei contrarj, che non è quella certamenteche domina tutta la medicina allopatica, e tutti i medicine converranno, ci sfugge continuamente di vista nellemille dottrine più o meno parziali, disparate, eterogenee,opposte, che si combinano diversamente per formare lamedicina teoretica di ciascuno dei nostri avversarj allo-patici; anzi non puossi che fare uno sforzo di mente perammettere questa legge nella sua generalità, quale do-minante tutte le dottrine mediche dalla culla dell’arte inpoi. Ne deriva che la legge dei contrarj non essendovera, perchè a priori ideata, ma semplicemente ideata,tutti i sistemi, che su questa si appoggiano, debbono es-sere necessariamente assurdi. – Mentre poi sarebbe faci-le impresa il provare, come le più evidenti guarigioni,cui l’allopatia può vantare in suo favore, sono dovutemolte volte al caso; nonchè alla legge dei simili applica-ta dietro osservazioni imperfette, o tutt’al più ad un for-

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l’allopatia si riduce ai varj metodi tentati a juvantibus etlædentibus, quali la derivazione, la perturbazione, lapropinazione di rimedi empirici in genere, la cui appli-cazione non è allora regolata da alcuna legge, cui l’allo-patia possa vantare in appoggio del proprio sistema dicurare; poichè, diciamolo qui apertamente, nessun siste-ma fisso fu adottato nella pratica allopatica, siccomenon avente per base alcuna legge vera, la quale regoli,come emanazione degli atti vitali, l’applicazione delleteorie allopatiche; poichè nè legge nè sistema puossi no-minare l’assioma vantato dagli oppositori della scienzadei simili, il contraria contrariis curantur.

La legge dei contrarj, che non è quella certamenteche domina tutta la medicina allopatica, e tutti i medicine converranno, ci sfugge continuamente di vista nellemille dottrine più o meno parziali, disparate, eterogenee,opposte, che si combinano diversamente per formare lamedicina teoretica di ciascuno dei nostri avversarj allo-patici; anzi non puossi che fare uno sforzo di mente perammettere questa legge nella sua generalità, quale do-minante tutte le dottrine mediche dalla culla dell’arte inpoi. Ne deriva che la legge dei contrarj non essendovera, perchè a priori ideata, ma semplicemente ideata,tutti i sistemi, che su questa si appoggiano, debbono es-sere necessariamente assurdi. – Mentre poi sarebbe faci-le impresa il provare, come le più evidenti guarigioni,cui l’allopatia può vantare in suo favore, sono dovutemolte volte al caso; nonchè alla legge dei simili applica-ta dietro osservazioni imperfette, o tutt’al più ad un for-

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Page 39: Allopatia od omeopatia? - Liber Liber · 1 Diciamo empirici, perchè anche la medicina veterinaria tro-vasi nella stessa condizione di quella che ci riguarda, rimpetto all’omeopatia.

tuito perturbamento portato nell’organismo da agentimedicamentosi enormemente troppo energici; il qualeperturbamento avrebbe potuto egualmente produrre unesito esiziale (e lo produce bene spesso) qualora le forzedi questa buona natura, alias le forze medicatrici dellavita, non fossero in questo tumulto intervenute con suf-ficiente energia a restituire l’equilibrio eccessivamenteturbato. Ma a quanti si riducono questi casi di guarigioniciecamente provocate, e quante invece non ne sarannole vittime? e d’altronde puossi con coscienza metterescientemente a repentaglio l’esistenza dell’ammalato,sulla speranza che ne possa scaturire la guarigione?

L’omeopatia invece si basa sul principio che devonsicurare le malattie tutte con quei rimedj che valgano aprodurre, dati a dosi convenienti, sull’organismo, o me-glio su molti organismi sani, un gruppo di sintomi, neiquali siano rappresentati esattamente i sintomi dellamalattia che imprendesi a curare. Da questo scientificoprincipio ne deriva che devesi la sua applicazione deno-minare: l’arte di guarire con gli specifici determinati apriori per un qualunque caso di malattia. – Essa ammi-nistra dosi d’ordinario estremamente tenui, e per ciòmalamente appellate infinitesime; e ciò perchè la forzadinamica di queste dosi viene più utilmente regolata econ certo metodo sviluppata mediante la triturazione, lesuccussioni, le diluzioni e le attenuazioni; operazioniqueste chiamate, in omeopatia, dinamizzazioni.

La scoperta dell’omeopatia rimonta a circa soli ses-santa anni. Questo metodo di guarire non deve, come gli

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tuito perturbamento portato nell’organismo da agentimedicamentosi enormemente troppo energici; il qualeperturbamento avrebbe potuto egualmente produrre unesito esiziale (e lo produce bene spesso) qualora le forzedi questa buona natura, alias le forze medicatrici dellavita, non fossero in questo tumulto intervenute con suf-ficiente energia a restituire l’equilibrio eccessivamenteturbato. Ma a quanti si riducono questi casi di guarigioniciecamente provocate, e quante invece non ne sarannole vittime? e d’altronde puossi con coscienza metterescientemente a repentaglio l’esistenza dell’ammalato,sulla speranza che ne possa scaturire la guarigione?

L’omeopatia invece si basa sul principio che devonsicurare le malattie tutte con quei rimedj che valgano aprodurre, dati a dosi convenienti, sull’organismo, o me-glio su molti organismi sani, un gruppo di sintomi, neiquali siano rappresentati esattamente i sintomi dellamalattia che imprendesi a curare. Da questo scientificoprincipio ne deriva che devesi la sua applicazione deno-minare: l’arte di guarire con gli specifici determinati apriori per un qualunque caso di malattia. – Essa ammi-nistra dosi d’ordinario estremamente tenui, e per ciòmalamente appellate infinitesime; e ciò perchè la forzadinamica di queste dosi viene più utilmente regolata econ certo metodo sviluppata mediante la triturazione, lesuccussioni, le diluzioni e le attenuazioni; operazioniqueste chiamate, in omeopatia, dinamizzazioni.

La scoperta dell’omeopatia rimonta a circa soli ses-santa anni. Questo metodo di guarire non deve, come gli

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Page 40: Allopatia od omeopatia? - Liber Liber · 1 Diciamo empirici, perchè anche la medicina veterinaria tro-vasi nella stessa condizione di quella che ci riguarda, rimpetto all’omeopatia.

altri, la sua origine all’immaginativa d’un uomo; esso ènato dall’osservazione dei fatti, ed il suo sviluppo pro-gressivo non ebbe per guida che l’esperienza.

Parlare dei primordi dell’omeopatia è quanto narrarela storia che riguarda il suo venerabile fondatore. Natonel 1755 a Meissen, piccola città della Sassonia, Samue-le Hahnemann, che distinguevasi sin dalla sua infanziapel suo spirito solido e giudizioso, come anche per lasua grande attitudine all’occupazione, studiò la medici-na a Lipsia, a Vienna, e prese il grado di dottore all’uni-versità d’Erlanghen. Scoraggiato ben tosto dalle imper-fezioni della scienza medica, dalle sue vane teorie e dalcieco empirismo della sua pratica, la sua coscienza lo al-lontanò dall’esercizio d’una professione che si presenta-va come la sua unica risorsa, e si abbandonò principal-mente a degli studj di chimica e di mineralogia. Questiprimi suoi lavori avevangli già fatto una rinomanza; e sipossono ricordare anche al dì d’oggi le sue ricerchesull’avvelenamento col mezzo dell’arsenico, e sulle pro-ve giudiziarie per constatarlo; come anche il modo dipreparazione del mercurio solubile, trovato da lui, e cheha conservato il suo nome – Egli pubblicò anche ungran numero di traduzioni dall’inglese, dal francese edall’italiano; così pure scrisse molti articoli di medicinae di chimica nei giornali scientifici di Germania.

Traducendo egli nel 1790 la materia medica di Cul-len, fu Hahnemann sì malcontento delle ipotesi, per lequali si tentava di spiegare la potenza febbrifuga dellachina, ch’egli risolvette, per chiarire questa questione,

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altri, la sua origine all’immaginativa d’un uomo; esso ènato dall’osservazione dei fatti, ed il suo sviluppo pro-gressivo non ebbe per guida che l’esperienza.

Parlare dei primordi dell’omeopatia è quanto narrarela storia che riguarda il suo venerabile fondatore. Natonel 1755 a Meissen, piccola città della Sassonia, Samue-le Hahnemann, che distinguevasi sin dalla sua infanziapel suo spirito solido e giudizioso, come anche per lasua grande attitudine all’occupazione, studiò la medici-na a Lipsia, a Vienna, e prese il grado di dottore all’uni-versità d’Erlanghen. Scoraggiato ben tosto dalle imper-fezioni della scienza medica, dalle sue vane teorie e dalcieco empirismo della sua pratica, la sua coscienza lo al-lontanò dall’esercizio d’una professione che si presenta-va come la sua unica risorsa, e si abbandonò principal-mente a degli studj di chimica e di mineralogia. Questiprimi suoi lavori avevangli già fatto una rinomanza; e sipossono ricordare anche al dì d’oggi le sue ricerchesull’avvelenamento col mezzo dell’arsenico, e sulle pro-ve giudiziarie per constatarlo; come anche il modo dipreparazione del mercurio solubile, trovato da lui, e cheha conservato il suo nome – Egli pubblicò anche ungran numero di traduzioni dall’inglese, dal francese edall’italiano; così pure scrisse molti articoli di medicinae di chimica nei giornali scientifici di Germania.

Traducendo egli nel 1790 la materia medica di Cul-len, fu Hahnemann sì malcontento delle ipotesi, per lequali si tentava di spiegare la potenza febbrifuga dellachina, ch’egli risolvette, per chiarire questa questione,

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di fare degli esperimenti con questo medicamento soprasè stesso. Questa esperienza doveva far nascere la dot-trina omeopatica.

Hahnemann osservò che l’azione propria della chinasull’uomo sano produceva una febbre intermittente mol-to analoga a quella, cui questo rimedio guarisce il me-glio, e che inoltre essa determinava una quantità d’altrisintomi, dei quali non fu mai parola nelle materie medi-che. Desiderando sapere se la proprietà febbrifuga dellachina non provenisse dalla proprietà di essa di produrreuna affezione somigliante, e se trovato vero questo fatto,esso non si ripeterebbe con altri medicamenti, cominciòsopra sè stesso, e sopra alcuni amici disposti a secondar-lo ne’ suoi lavori, una serie di esperienze, all’occasionedelle quali egli ebbe a tollerare le privazioni imposte daun regime severo, e le indisposizioni, talvolta serie, ca-gionategli dall’ingestione ripetuta di piccole dosi deimedicamenti i più energici. Le scoperte preziose, che ri-sultarono da fatiche così costanti, ne lo compensaronoampiamente.

Hahnemann s’accertò ben tosto che il fatto sì curioso,che aveagli presentato il modo d’azione della china, siriproduceva per tutti quei medicamenti, che erano desi-gnati fin là col nome di specifici. Ne’ suoi studj sopraciascuna sostanza in particolare, egli ebbe occasione diriconoscere l’imperfezione della scienza medica sotto ilrapporto della proprietà dei rimedi, dei quali in realtànon conoscevansi che i sintomi i più salienti, e che ave-vansi classificati a norma dell’effetto principale di cia-

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di fare degli esperimenti con questo medicamento soprasè stesso. Questa esperienza doveva far nascere la dot-trina omeopatica.

Hahnemann osservò che l’azione propria della chinasull’uomo sano produceva una febbre intermittente mol-to analoga a quella, cui questo rimedio guarisce il me-glio, e che inoltre essa determinava una quantità d’altrisintomi, dei quali non fu mai parola nelle materie medi-che. Desiderando sapere se la proprietà febbrifuga dellachina non provenisse dalla proprietà di essa di produrreuna affezione somigliante, e se trovato vero questo fatto,esso non si ripeterebbe con altri medicamenti, cominciòsopra sè stesso, e sopra alcuni amici disposti a secondar-lo ne’ suoi lavori, una serie di esperienze, all’occasionedelle quali egli ebbe a tollerare le privazioni imposte daun regime severo, e le indisposizioni, talvolta serie, ca-gionategli dall’ingestione ripetuta di piccole dosi deimedicamenti i più energici. Le scoperte preziose, che ri-sultarono da fatiche così costanti, ne lo compensaronoampiamente.

Hahnemann s’accertò ben tosto che il fatto sì curioso,che aveagli presentato il modo d’azione della china, siriproduceva per tutti quei medicamenti, che erano desi-gnati fin là col nome di specifici. Ne’ suoi studj sopraciascuna sostanza in particolare, egli ebbe occasione diriconoscere l’imperfezione della scienza medica sotto ilrapporto della proprietà dei rimedi, dei quali in realtànon conoscevansi che i sintomi i più salienti, e che ave-vansi classificati a norma dell’effetto principale di cia-

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scun d’essi in vomitivi, purgativi, sudorifici, diureticiecc., senza esaminare neppure se questi effetti tenesseroall’azione diretta del medicamento od alla reazionedell’organismo.

Abbandonandosi senza posa allo studio che dovevacreare la vera materia medica, Hahnemann fu ricondottoalla pratica della medicina dal desiderio d’applicare e diverificare la legge, cui egli aveva scoperto.

Rinunciando al letto dell’ammalato alla ricerca sem-pre ipotetica della causa essenziale e nascosta di ognimalattia, egli non si attenne che all’osservazione dei fat-ti apprezzabili, cioè dei sintomi, ed impiegò per combat-terli quei medicamenti, i cui effetti esperimentati offri-vano il più d’analogia con quei del morbo. Il successocoronò i suoi tentativi; egli ottenne delle guarigioni si-cure, complete e facili.

La natura stessa del metodo omeopatico, che cagionaun aggravamento passeggiero dei sintomi, doveva im-porre una grande riserva nella quantità delle dosi da am-ministrarsi. Il bisogno d’una esattezza rigorosanell’apprezzazione delle quantità suggerì ad Hahne-mann l’idea di mescolare le sostanze medicinali con unamateria neutra, che aumentandone il volume, ne rendes-se la divisione più facile. – Così una goccia di succo dipianta, mescolata intimamente con novantanove gocciedi spirito di vino, dava una preparazione, ogni gocciadella quale conteneva un centesimo di goccia del medi-camento; una di queste goccie mescolata di nuovo connovantanove goccie di spirito di vino puro, portava la

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scun d’essi in vomitivi, purgativi, sudorifici, diureticiecc., senza esaminare neppure se questi effetti tenesseroall’azione diretta del medicamento od alla reazionedell’organismo.

Abbandonandosi senza posa allo studio che dovevacreare la vera materia medica, Hahnemann fu ricondottoalla pratica della medicina dal desiderio d’applicare e diverificare la legge, cui egli aveva scoperto.

Rinunciando al letto dell’ammalato alla ricerca sem-pre ipotetica della causa essenziale e nascosta di ognimalattia, egli non si attenne che all’osservazione dei fat-ti apprezzabili, cioè dei sintomi, ed impiegò per combat-terli quei medicamenti, i cui effetti esperimentati offri-vano il più d’analogia con quei del morbo. Il successocoronò i suoi tentativi; egli ottenne delle guarigioni si-cure, complete e facili.

La natura stessa del metodo omeopatico, che cagionaun aggravamento passeggiero dei sintomi, doveva im-porre una grande riserva nella quantità delle dosi da am-ministrarsi. Il bisogno d’una esattezza rigorosanell’apprezzazione delle quantità suggerì ad Hahne-mann l’idea di mescolare le sostanze medicinali con unamateria neutra, che aumentandone il volume, ne rendes-se la divisione più facile. – Così una goccia di succo dipianta, mescolata intimamente con novantanove gocciedi spirito di vino, dava una preparazione, ogni gocciadella quale conteneva un centesimo di goccia del medi-camento; una di queste goccie mescolata di nuovo connovantanove goccie di spirito di vino puro, portava la

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divisione alla decimillesima parte di goccia, e così di se-guito. Questo modo di preparare il rimedio condusseHahnemann ad una nuova scoperta; e questa fu chel’azione di tritutare le sostanze secche, o di agitare le so-stanze liquide per operare la mescolanza delle une e del-le altre, sviluppava l’energia delle loro proprietà medi-catrici così fortemente, che la diminuzione della loroforza attiva non era proporzionata alla riduzione dellaloro quantità. Guidato dall’esperienza Hahnemann,dopo aver osservato gli effetti nocivi prodotti da medi-camenti troppo poco attenuati, secondo la natura dellamalattia od il temperamento dell’ammalato, arrivò conriduzioni successive a dosi infinitesime, ch’egli in fineprescrisse.

Come tutte le scoperte importanti, l’omeopatia è stataoggetto di grandi discussioni, e sovente ebbesi a lamen-tare che l’ironia, l’amarezza e le personalità abbianorimpiazzato in esse il sapere e la ragionevolezza; ma ledenegazioni più o meno interessate non potevano lottarecontro la potenza dei fatti, e migliaja d’esperienze ren-dono giornalmente più evidente il principio proclamatoda Hahnemann, che le malattie possono esser guaritecompletamente, prontamente ed in un modo aggradevo-le con delle piccole dosi di sostanze, che abbiano laproprietà di produrre sull’uomo sano sintomi eguali ailoro.

Il medico omeopatico, chiamato al letto dell’ammala-to, non si regola, nel suo metodo di guarire, nè dallecause interne gratuitamente asserite, nè dai nomi imma-

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divisione alla decimillesima parte di goccia, e così di se-guito. Questo modo di preparare il rimedio condusseHahnemann ad una nuova scoperta; e questa fu chel’azione di tritutare le sostanze secche, o di agitare le so-stanze liquide per operare la mescolanza delle une e del-le altre, sviluppava l’energia delle loro proprietà medi-catrici così fortemente, che la diminuzione della loroforza attiva non era proporzionata alla riduzione dellaloro quantità. Guidato dall’esperienza Hahnemann,dopo aver osservato gli effetti nocivi prodotti da medi-camenti troppo poco attenuati, secondo la natura dellamalattia od il temperamento dell’ammalato, arrivò conriduzioni successive a dosi infinitesime, ch’egli in fineprescrisse.

Come tutte le scoperte importanti, l’omeopatia è stataoggetto di grandi discussioni, e sovente ebbesi a lamen-tare che l’ironia, l’amarezza e le personalità abbianorimpiazzato in esse il sapere e la ragionevolezza; ma ledenegazioni più o meno interessate non potevano lottarecontro la potenza dei fatti, e migliaja d’esperienze ren-dono giornalmente più evidente il principio proclamatoda Hahnemann, che le malattie possono esser guaritecompletamente, prontamente ed in un modo aggradevo-le con delle piccole dosi di sostanze, che abbiano laproprietà di produrre sull’uomo sano sintomi eguali ailoro.

Il medico omeopatico, chiamato al letto dell’ammala-to, non si regola, nel suo metodo di guarire, nè dallecause interne gratuitamente asserite, nè dai nomi imma-

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ginati dai nosologisti per dinotare la tale o tal altra ma-lattia, i quali nomi esprimono cose sconosciute alla na-tura. – Per lui ogni malattia è un fatto isolato, presentan-te un’aggregazione di sintomi morbosi, che non ha potu-to essere preveduta, ed il cui rimedio in conseguenzanon potevasi indicare prima. Al gruppo dei sintomi checostituiscono la malattia, il medico deve opporre un in-sieme di sintomi medicinali il più somigliante possibilead ottenersi da uno dei rimedi, di cui conosconsi gli ef-fetti sull’uomo sano.

Dunque il medico omeopatico co’ suoi rimedi, cheproducono gli stessi effetti che quelli del morbo, noncontraria la natura, chè anzi, come dissimo, la secondane’ suoi sforzi. Egli così facendo attacca direttamentecon sicurezza e colla massima energia la causa del male,rivelata appunto dalla espressione sintomatica. – Egli innessun caso si permette di sottrarre il sangue con mezzichirurgici nello scopo di abbattere la febbre.

Blanda e benefica l’omeopatia apporta la salute inmolto minor tempo là, dove l’allopatia o non l’avrebberestituita mai, od imperfettamente, od a caso, e moltolentamente. – Quanti ammalati curati per lungo tempo,poi condannati a morire dai medici allopatici, si sonoveduti e si vedono tuttora guarire abbandonati alle sem-plici risorse della natura, e più spesso mediante i soccor-si dell’omeopatia! Il che arriva poi ogni giorno nelle af-fezioni a corso lento, e nelle malattie d’indole cronica,per le quali l’antica medicina non ha assolutamente al-cun rimedio sicuro. Intendo parlare delle etisie, delle ar-

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ginati dai nosologisti per dinotare la tale o tal altra ma-lattia, i quali nomi esprimono cose sconosciute alla na-tura. – Per lui ogni malattia è un fatto isolato, presentan-te un’aggregazione di sintomi morbosi, che non ha potu-to essere preveduta, ed il cui rimedio in conseguenzanon potevasi indicare prima. Al gruppo dei sintomi checostituiscono la malattia, il medico deve opporre un in-sieme di sintomi medicinali il più somigliante possibilead ottenersi da uno dei rimedi, di cui conosconsi gli ef-fetti sull’uomo sano.

Dunque il medico omeopatico co’ suoi rimedi, cheproducono gli stessi effetti che quelli del morbo, noncontraria la natura, chè anzi, come dissimo, la secondane’ suoi sforzi. Egli così facendo attacca direttamentecon sicurezza e colla massima energia la causa del male,rivelata appunto dalla espressione sintomatica. – Egli innessun caso si permette di sottrarre il sangue con mezzichirurgici nello scopo di abbattere la febbre.

Blanda e benefica l’omeopatia apporta la salute inmolto minor tempo là, dove l’allopatia o non l’avrebberestituita mai, od imperfettamente, od a caso, e moltolentamente. – Quanti ammalati curati per lungo tempo,poi condannati a morire dai medici allopatici, si sonoveduti e si vedono tuttora guarire abbandonati alle sem-plici risorse della natura, e più spesso mediante i soccor-si dell’omeopatia! Il che arriva poi ogni giorno nelle af-fezioni a corso lento, e nelle malattie d’indole cronica,per le quali l’antica medicina non ha assolutamente al-cun rimedio sicuro. Intendo parlare delle etisie, delle ar-

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triti-gottose, delle paralisi recenti, delle sordità, artro-caci, carie delle ossa, oftalmie ribelli, gastro-enteritiantiche, diarree, stitichezze e vomiti cronici, dolori distomaco, scrofola, tumori bianchi, anchilosi, ingorghid’utero, metriti croniche, sifilidi antiche e costituzionali,erpeti, affezioni mercuriali, ulcere cancerose e perfinoscirri ecc. ecc. Tutte infermità incurabili affatto o quasiaffatto dall’allopatia, e da essa abbandonate (talune con-segnate alle operazioni chirurgiche), e delle qualil’omeopatia trionfa quasi sempre ed in poco tempo. Noisiamo pronti ad offrirne le prove viventi ai nostri colle-ghi allopatici, che si ostinano a fare gli increduli.

Altra ragione non indifferente milita in favoredell’omeopatia, per le genti che non applaudono che allariuscita. Nata da poco più che 60 anni pel genio di Hah-nemann, malgrado le persecuzioni, le derisioni e le ca-lunnie de’ suoi nemici, senza appoggiarsi a nessuna ca-sta privilegiata, ben presto trionfava di questi, e fondavacattedre, pubblicava opere eruditissime, apriva ospedali,sistemava dispensarj di medicamenti e farmacie, ottene-va le maggiori testimonianze di stima per parte dei so-vrani e loro ministri i più illuminati e studiosi, e si meri-tava il rispetto de’ suoi più coscienziosi avversarj, seb-bene rinomati e valenti medici allopatici.

Non permettendoci la mole di questo libretto di riferi-re i documenti, decreti e munificenze accordate dai Go-verni e Sovrani rispettivi d’Italia, Germania, Prussia,Austria, Ungheria, Francia, Spagna, Russia, Inghilterra:e nell’America, Pensilvania, Nuova-York, Brasile, Mes-

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triti-gottose, delle paralisi recenti, delle sordità, artro-caci, carie delle ossa, oftalmie ribelli, gastro-enteritiantiche, diarree, stitichezze e vomiti cronici, dolori distomaco, scrofola, tumori bianchi, anchilosi, ingorghid’utero, metriti croniche, sifilidi antiche e costituzionali,erpeti, affezioni mercuriali, ulcere cancerose e perfinoscirri ecc. ecc. Tutte infermità incurabili affatto o quasiaffatto dall’allopatia, e da essa abbandonate (talune con-segnate alle operazioni chirurgiche), e delle qualil’omeopatia trionfa quasi sempre ed in poco tempo. Noisiamo pronti ad offrirne le prove viventi ai nostri colle-ghi allopatici, che si ostinano a fare gli increduli.

Altra ragione non indifferente milita in favoredell’omeopatia, per le genti che non applaudono che allariuscita. Nata da poco più che 60 anni pel genio di Hah-nemann, malgrado le persecuzioni, le derisioni e le ca-lunnie de’ suoi nemici, senza appoggiarsi a nessuna ca-sta privilegiata, ben presto trionfava di questi, e fondavacattedre, pubblicava opere eruditissime, apriva ospedali,sistemava dispensarj di medicamenti e farmacie, ottene-va le maggiori testimonianze di stima per parte dei so-vrani e loro ministri i più illuminati e studiosi, e si meri-tava il rispetto de’ suoi più coscienziosi avversarj, seb-bene rinomati e valenti medici allopatici.

Non permettendoci la mole di questo libretto di riferi-re i documenti, decreti e munificenze accordate dai Go-verni e Sovrani rispettivi d’Italia, Germania, Prussia,Austria, Ungheria, Francia, Spagna, Russia, Inghilterra:e nell’America, Pensilvania, Nuova-York, Brasile, Mes-

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sico, ecc. ecc., gioverà almeno apportare qui alcuni giu-dizj, cui molti luminarj dell’allopatia emisero a condan-na dell’allopatia medesima; prima che l’omeopatia siconoscesse, e d’altri che posteriormente si espressero;costrettivi dalla grande evidenza dei fatti, in favoredell’omeopatia.

Affinchè ognuno che il voglia possa attingere a sor-gente più pura e più abbondante le cognizioni ch’io piùavanti in succinto ho svolte, consiglierò i miei lettori aprocurarsi l’ottima opera intitolata la Medicina domesti-ca omeopatica del Prof. Giovanni Ettore Mengozzi, dal-la quale ho anch’io rilevato qualche brano di citazione,in ispecie le seguenti nella sua parte seconda.

Il celebratissimo Bichat, lustro e decoro della Franciamedica allopatica, nella sua Anatomia generale, parlan-do della medicina del Contraria, lasciò scritto quantoappresso: «A quali errori non s’è fatta trascinare la me-dicina (allopatica) nell’impiego e nella denominazionedei medicamenti! Si crearono dei deostruenti, quandoera in voga la teoria dell’ostruzione. Si impiegarono ser-vilmente i dissolventi o incisivi, quando fu associataquella dell’ispessamento degli umori. Nell’istessa epocafurono messe fuori le espressioni di diluenti e le ideeche ad essi arbitrariamente si annessero. Quando si volleinviluppare le acrimonie si immaginarono gli involventi,gli ingrassanti, ecc. Coloro i quali altro non videro nellemalattie che rilasciamento e tensione di fibra, laxum etstrictum, com’essi dicono, impiegarono gli astringenti erilassanti. I rinfrescanti, i riscaldanti furono messi in

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sico, ecc. ecc., gioverà almeno apportare qui alcuni giu-dizj, cui molti luminarj dell’allopatia emisero a condan-na dell’allopatia medesima; prima che l’omeopatia siconoscesse, e d’altri che posteriormente si espressero;costrettivi dalla grande evidenza dei fatti, in favoredell’omeopatia.

Affinchè ognuno che il voglia possa attingere a sor-gente più pura e più abbondante le cognizioni ch’io piùavanti in succinto ho svolte, consiglierò i miei lettori aprocurarsi l’ottima opera intitolata la Medicina domesti-ca omeopatica del Prof. Giovanni Ettore Mengozzi, dal-la quale ho anch’io rilevato qualche brano di citazione,in ispecie le seguenti nella sua parte seconda.

Il celebratissimo Bichat, lustro e decoro della Franciamedica allopatica, nella sua Anatomia generale, parlan-do della medicina del Contraria, lasciò scritto quantoappresso: «A quali errori non s’è fatta trascinare la me-dicina (allopatica) nell’impiego e nella denominazionedei medicamenti! Si crearono dei deostruenti, quandoera in voga la teoria dell’ostruzione. Si impiegarono ser-vilmente i dissolventi o incisivi, quando fu associataquella dell’ispessamento degli umori. Nell’istessa epocafurono messe fuori le espressioni di diluenti e le ideeche ad essi arbitrariamente si annessero. Quando si volleinviluppare le acrimonie si immaginarono gli involventi,gli ingrassanti, ecc. Coloro i quali altro non videro nellemalattie che rilasciamento e tensione di fibra, laxum etstrictum, com’essi dicono, impiegarono gli astringenti erilassanti. I rinfrescanti, i riscaldanti furono messi in

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Page 47: Allopatia od omeopatia? - Liber Liber · 1 Diciamo empirici, perchè anche la medicina veterinaria tro-vasi nella stessa condizione di quella che ci riguarda, rimpetto all’omeopatia.

uso sopratutto da quelli, che nelle malattie ebbero spe-cialmente riguardo all’eccesso o difetto di calore, ecc.:mezzi identici hanno avuto sovente nomi differenti, se-guendo la maniera con cui si credeva che agissero. Quelrimedio che è deostruente secondo uno, è riscaldantesecondo un altro, rinfrescante secondo un terzo. – Unistesso medicamento è stato, come in giro, impiegatosotto tutte le vedute differenti, ed egualmente opposte.Tanto è vero che lo spirito umano va all’azzardo quandola stravaganza delle opinioni lo conduce. Nella dottrinadei medicamenti non vi possono essere dei sistemi gene-rali. Ma questa scienza è stata influenzata dall’uno dopol’altro di coloro che hanno dominato in medicina: cia-scuno, se posso così esprimermi, ha refluito su di essa;quindi la stravaganza e l’incertezza che oggidì ci pre-senta la medicina. Dessa è un gruppo incoerente di in-coerenti opinioni. È quasi, di tutte le scienze naturali,quella nella quale si dipingono al vivo i traviamenti del-lo spirito umano. Che dico? dessa non è punto unascienza per uno spirito ordinato. È un insieme informed’idee inesatte, d’osservazioni per lo più puerili, di mez-zi illusorii, di formule (ricette) così bizzarramente con-cepite, che a mala pena si possono combinare. Dico chela pratica della medicina devesi rigettare. Dico di più:non è, sotto certi riguardi, ammissibile da uomo ragio-nevole.»

Ippocrate, salutato per padre della medicina già dasecoli, non dubitò confessare che «i medici nel curare lemalattie dissentono in modo, che quei rimedi, cui uno

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uso sopratutto da quelli, che nelle malattie ebbero spe-cialmente riguardo all’eccesso o difetto di calore, ecc.:mezzi identici hanno avuto sovente nomi differenti, se-guendo la maniera con cui si credeva che agissero. Quelrimedio che è deostruente secondo uno, è riscaldantesecondo un altro, rinfrescante secondo un terzo. – Unistesso medicamento è stato, come in giro, impiegatosotto tutte le vedute differenti, ed egualmente opposte.Tanto è vero che lo spirito umano va all’azzardo quandola stravaganza delle opinioni lo conduce. Nella dottrinadei medicamenti non vi possono essere dei sistemi gene-rali. Ma questa scienza è stata influenzata dall’uno dopol’altro di coloro che hanno dominato in medicina: cia-scuno, se posso così esprimermi, ha refluito su di essa;quindi la stravaganza e l’incertezza che oggidì ci pre-senta la medicina. Dessa è un gruppo incoerente di in-coerenti opinioni. È quasi, di tutte le scienze naturali,quella nella quale si dipingono al vivo i traviamenti del-lo spirito umano. Che dico? dessa non è punto unascienza per uno spirito ordinato. È un insieme informed’idee inesatte, d’osservazioni per lo più puerili, di mez-zi illusorii, di formule (ricette) così bizzarramente con-cepite, che a mala pena si possono combinare. Dico chela pratica della medicina devesi rigettare. Dico di più:non è, sotto certi riguardi, ammissibile da uomo ragio-nevole.»

Ippocrate, salutato per padre della medicina già dasecoli, non dubitò confessare che «i medici nel curare lemalattie dissentono in modo, che quei rimedi, cui uno

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amministra quali ottimi, l’altro li reputa quali pessimi;per la qual cosa l’arte medica (allopatica) è come l’artedi indovinare». (De vict. rat. in acut.). E nell’opera Deloc. in hom Ippocrate stesso disse, che l’arte medicanon ha una stabile dottrina.

Peracelso, nella sua opera, ha lasciato scritto quantoappresso: In medicina non ha mai esistito alcun che divero (Tom. I.)

Il sommo medico allopatico Sydhenam sentenziò inquesti termini: Quell’arte scientifica che appellasi medi-cina è in realtà un’arte piuttosto di chiacchere e di gar-rire, che di medicare (Dissert. epist. ad Gulielm.): enell’epistola seconda di risposta, il medesimo Sydhe-nam scrisse..... «mentre gli ajuti che gli autori prometto-no, e i lumi di che fan mostra sono piuttosto fuochi fatuiche vere faci, e conducono chi li segue per vie tortuose escoscese al precipizio, e non dirigono con fedeltà lamente per la via retta alla ricerca e al ritrovamento delgenuino metodo della natura, poggiando i loro scritti so-pra ipotesi, cui produsse la lussuria d’ingegno e di fanta-sia lasciva. Gli stessi fenomeni morbosi (circa ai quali siaggira la storia dei medesimi) talmente da essi si descri-vono, che vengono dalla medesima officina delle ipote-si. Chè anzi la stessa pratica di curare le malattie (il cheè una peste, è un danno certissimo dell’uman genere) atal fine si compone, non alla verità della cosa.»

Il grande Morgagni (De caus. et sed. morb.) dichiaròapertamente che «in medicina nulla vi è di certo e di co-stante». Egli, al pari degli altri dotti medici, che rico-

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amministra quali ottimi, l’altro li reputa quali pessimi;per la qual cosa l’arte medica (allopatica) è come l’artedi indovinare». (De vict. rat. in acut.). E nell’opera Deloc. in hom Ippocrate stesso disse, che l’arte medicanon ha una stabile dottrina.

Peracelso, nella sua opera, ha lasciato scritto quantoappresso: In medicina non ha mai esistito alcun che divero (Tom. I.)

Il sommo medico allopatico Sydhenam sentenziò inquesti termini: Quell’arte scientifica che appellasi medi-cina è in realtà un’arte piuttosto di chiacchere e di gar-rire, che di medicare (Dissert. epist. ad Gulielm.): enell’epistola seconda di risposta, il medesimo Sydhe-nam scrisse..... «mentre gli ajuti che gli autori prometto-no, e i lumi di che fan mostra sono piuttosto fuochi fatuiche vere faci, e conducono chi li segue per vie tortuose escoscese al precipizio, e non dirigono con fedeltà lamente per la via retta alla ricerca e al ritrovamento delgenuino metodo della natura, poggiando i loro scritti so-pra ipotesi, cui produsse la lussuria d’ingegno e di fanta-sia lasciva. Gli stessi fenomeni morbosi (circa ai quali siaggira la storia dei medesimi) talmente da essi si descri-vono, che vengono dalla medesima officina delle ipote-si. Chè anzi la stessa pratica di curare le malattie (il cheè una peste, è un danno certissimo dell’uman genere) atal fine si compone, non alla verità della cosa.»

Il grande Morgagni (De caus. et sed. morb.) dichiaròapertamente che «in medicina nulla vi è di certo e di co-stante». Egli, al pari degli altri dotti medici, che rico-

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nobbero la falsità della medicina, ignoravano l’omeopa-tia, cioè la vera.

L’Harvey, nella sua opera il Conclave dei medici, incui si svelano i loro raggiri, le loro frodi, le loro tramecontro i loro malati ecc. palesò la medesima opinionecontro la medicina allopatica.

Baglivi, onore della medicina ordinaria, disse che «ilmedico allora eliminerà facilmente le malattie sì croni-che che acute, quando s’imbatterà per caso nel rimedioche valga a distruggerle sino dai primordi.» (Opera om-nia).

Il Morgera disse: «Se la medicina non avesse altri de-trattori, sarebbero stati più che sufficienti gli stessi auto-ri di opere mediche gareggianti insieme per abbatterla ediscreditarsi a vicenda (Rudimenti di medic. filosof.). E,preso da indegnazione, esclamò: «Qual conflitto di op-posti sistemi è mai la medicina! o per dir meglio, qualcompleta vicendevole sconfitta di sistemi!» (op. cit.).

Il Bucellati, altro lume della scuola allopatica, intrat-tenendosi intorno l’indole delle malattie, nell’opera cheporta siffatta intitolazione, francamente sostiene, che«non abbiamo di più certo in medicina quanto l’incoe-renza di tutti i sistemi, quanto l’erroneità di tutti i princi-pj ipotetici, e la contraddizione di tutti i fatti pratici; chequel sistema ch’è abbracciato dagli uni come infallibile,è rigettato dagli altri come incoerente ed assai pericolo-so; che la medicina è stata sempre in pratica un ciecoempirismo, e in teoria un gergo misterioso di parole.»(Vol. I. pag. 11 e 14).

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nobbero la falsità della medicina, ignoravano l’omeopa-tia, cioè la vera.

L’Harvey, nella sua opera il Conclave dei medici, incui si svelano i loro raggiri, le loro frodi, le loro tramecontro i loro malati ecc. palesò la medesima opinionecontro la medicina allopatica.

Baglivi, onore della medicina ordinaria, disse che «ilmedico allora eliminerà facilmente le malattie sì croni-che che acute, quando s’imbatterà per caso nel rimedioche valga a distruggerle sino dai primordi.» (Opera om-nia).

Il Morgera disse: «Se la medicina non avesse altri de-trattori, sarebbero stati più che sufficienti gli stessi auto-ri di opere mediche gareggianti insieme per abbatterla ediscreditarsi a vicenda (Rudimenti di medic. filosof.). E,preso da indegnazione, esclamò: «Qual conflitto di op-posti sistemi è mai la medicina! o per dir meglio, qualcompleta vicendevole sconfitta di sistemi!» (op. cit.).

Il Bucellati, altro lume della scuola allopatica, intrat-tenendosi intorno l’indole delle malattie, nell’opera cheporta siffatta intitolazione, francamente sostiene, che«non abbiamo di più certo in medicina quanto l’incoe-renza di tutti i sistemi, quanto l’erroneità di tutti i princi-pj ipotetici, e la contraddizione di tutti i fatti pratici; chequel sistema ch’è abbracciato dagli uni come infallibile,è rigettato dagli altri come incoerente ed assai pericolo-so; che la medicina è stata sempre in pratica un ciecoempirismo, e in teoria un gergo misterioso di parole.»(Vol. I. pag. 11 e 14).

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Scrivendo il chiarissimo Pancaldi sullo stato presentedella medicina allopatica una memoria che inseriva nelgiornale di Messina, non dubitò di pronunciare a tutto ilmondo medico allopatico queste parole: «La quale utili-tà della medicina, com’è da tutti conceduta, avuto ri-guardo al fine ch’ella si propone di conservare la sanità,e di ricuperarla perduta; così è da alcuni negata l’effica-cia dei mezzi, che ella possiede. Promette, dicesi, manon mantiene. Anzi vuolsi la medicina piuttosto nocivache utile, un caos d’incertezze e di pericoli, un maresconosciuto e in continua tempesta, in cui facile è il per-dersi e il fare naufragio, difficilissimo e quasi impossibi-le il lido afferrare.»

Qui ora credo indispensabile, soggiunge il sullodatoprofessor Mengozzi, il riportare l’opinione che, dietroprofonde e continue meditazioni, nutriva intorno allamedicina allopatica uno dei più distinti membridell’accademia di Parigi, e che non dubitò di esternareal corpo scientifico, di cui faceva parte splendidissima,il chiarissimo dottor Turk: «La medicina (allopatica) frale scienze dell’osservazione è certamente quella che hameno progredito. Sicchè una mente esatta e severa tro-verebbe senza dubbio moltissime ragioni per dimostrareche non è ancora scienza. Conciossiachè, esaminandolo studio della natura in tutti i suoi rami, si ravvisa riccodi una moltitudine di fatti incontrastabili, legati gli uniagli altri, talchè sostengonsi a vicenda..... Ma la medici-na quanto è lontana dall’esser arrivata a questo punto!sebbene il suo fine sia importante, ed urgenti i bisogni

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Scrivendo il chiarissimo Pancaldi sullo stato presentedella medicina allopatica una memoria che inseriva nelgiornale di Messina, non dubitò di pronunciare a tutto ilmondo medico allopatico queste parole: «La quale utili-tà della medicina, com’è da tutti conceduta, avuto ri-guardo al fine ch’ella si propone di conservare la sanità,e di ricuperarla perduta; così è da alcuni negata l’effica-cia dei mezzi, che ella possiede. Promette, dicesi, manon mantiene. Anzi vuolsi la medicina piuttosto nocivache utile, un caos d’incertezze e di pericoli, un maresconosciuto e in continua tempesta, in cui facile è il per-dersi e il fare naufragio, difficilissimo e quasi impossibi-le il lido afferrare.»

Qui ora credo indispensabile, soggiunge il sullodatoprofessor Mengozzi, il riportare l’opinione che, dietroprofonde e continue meditazioni, nutriva intorno allamedicina allopatica uno dei più distinti membridell’accademia di Parigi, e che non dubitò di esternareal corpo scientifico, di cui faceva parte splendidissima,il chiarissimo dottor Turk: «La medicina (allopatica) frale scienze dell’osservazione è certamente quella che hameno progredito. Sicchè una mente esatta e severa tro-verebbe senza dubbio moltissime ragioni per dimostrareche non è ancora scienza. Conciossiachè, esaminandolo studio della natura in tutti i suoi rami, si ravvisa riccodi una moltitudine di fatti incontrastabili, legati gli uniagli altri, talchè sostengonsi a vicenda..... Ma la medici-na quanto è lontana dall’esser arrivata a questo punto!sebbene il suo fine sia importante, ed urgenti i bisogni

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dell’umanità. Invece niente di fermo, niente di evidente,che debba esser durevole. Le sue opinioni, i suoi argo-menti, le sue dottrine, che in vista sembrano le più fon-date, cangiano, passano, si dileguano e si dimenticanocome gli usi della moda, come i capricci del più frivologusto. E intanto la vita degli uomini viene governata dasì fugaci opinioni!..... Tutto in medicina sino ad ora altronon è che un abbozzo, un saggio disgraziato che biso-gnerebbe abbandonare dopo due mila e più anni di studjprofondi e d’immense fatiche.» Queste sentenze si tro-vano registrate sul Trattato della Podagra, di recentepubblicato dal chiarissimo Turk, volto nell’itala favelladal dottor Gnoli.

Spero si vorrà condonarmi la lunghezza soverchiadelle citazioni, giacchè, piuttosto che mettere in luce ilmio scarso sapere, ebbi in vista di persuadere i miei let-tori dell’eccellenza dell’omeopatia, e della sua superio-rità sull’antica medicina; al qual fine non credo di potermeglio fare che chiamando in mio soccorso gli studj e leosservazioni dei grandi scrittori e pratici della stessascuola medica allopatica; per cui continuerò a riferire al-cuni altri importanti brani della succitata opera.

Magendie scriveva nel dizionario generale di medici-na allopatica, che «noi siamo ancora lungi dall’epoca,in cui una sana teoria spiegherà tutti i fenomeni dellemalattie, come ancora la maniera di agire dei mezzi cu-rativi. E se arriveremo a questo punto, succederà senzadubbio una grande riforma nella maniera con che sicoltiva da tanto tempo la medicina.» Il Magendie igno-

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dell’umanità. Invece niente di fermo, niente di evidente,che debba esser durevole. Le sue opinioni, i suoi argo-menti, le sue dottrine, che in vista sembrano le più fon-date, cangiano, passano, si dileguano e si dimenticanocome gli usi della moda, come i capricci del più frivologusto. E intanto la vita degli uomini viene governata dasì fugaci opinioni!..... Tutto in medicina sino ad ora altronon è che un abbozzo, un saggio disgraziato che biso-gnerebbe abbandonare dopo due mila e più anni di studjprofondi e d’immense fatiche.» Queste sentenze si tro-vano registrate sul Trattato della Podagra, di recentepubblicato dal chiarissimo Turk, volto nell’itala favelladal dottor Gnoli.

Spero si vorrà condonarmi la lunghezza soverchiadelle citazioni, giacchè, piuttosto che mettere in luce ilmio scarso sapere, ebbi in vista di persuadere i miei let-tori dell’eccellenza dell’omeopatia, e della sua superio-rità sull’antica medicina; al qual fine non credo di potermeglio fare che chiamando in mio soccorso gli studj e leosservazioni dei grandi scrittori e pratici della stessascuola medica allopatica; per cui continuerò a riferire al-cuni altri importanti brani della succitata opera.

Magendie scriveva nel dizionario generale di medici-na allopatica, che «noi siamo ancora lungi dall’epoca,in cui una sana teoria spiegherà tutti i fenomeni dellemalattie, come ancora la maniera di agire dei mezzi cu-rativi. E se arriveremo a questo punto, succederà senzadubbio una grande riforma nella maniera con che sicoltiva da tanto tempo la medicina.» Il Magendie igno-

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rava interamente il metodo eminentemente logico cheserve di base alla medicina omeopatica; che se cono-sciuto l’avesse, avrebbe apertamente dichiarato chegiunta era l’epoca desiderata a dare un novello e logicoindirizzo alla scienza della medicina, e a fornire la me-desima di una teorica, che al certo non lascia adito alcu-no al bisogno di novelle riforme, e alla necessità di nuo-ve dottrine.

Maurizio Bufalini, rappresentante insigne della medi-cina allopatica contemporanea europea, lamenta in parimodo lo stato deplorabile, incerto, oscuro, equivoco,dannoso della medicina riformata dal Rasori e dal Tom-masini. «Siano pure i morbi un eccesso, diceva il Bufa-lini, o un difetto, o mutazione di vitalità o di ordinamen-to organico; ma a che questo eccesso o difetto? quali equante sono queste mutazioni? quali i rimedj? tuttociòignoriamo ancora, e per ciò restiamo nella medesimaoscurità di prima.»

Il grande Giovanni Pietro Frank nell’Introduzionealla Polizia Medica dice: «Ciò che per la sua prima isti-tuzione (la medicina) dovrebbe contribuire a conservareil genere umano, riuscì per mala disposizione una causadi maggiore mortalità.»

Il dottissimo Boerhave, il quale a suo tempo menò disè tanta rinomanza, dopo aver conosciuto l’incertezza,la fallacia della medicina allopatica, di cui era caldissi-mo cultore, e i gravi danni che doveano derivarneall’umanità usandone, nelle sue Instituzioni di Medicinalasciò scritto queste parole abbastanza significanti:

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rava interamente il metodo eminentemente logico cheserve di base alla medicina omeopatica; che se cono-sciuto l’avesse, avrebbe apertamente dichiarato chegiunta era l’epoca desiderata a dare un novello e logicoindirizzo alla scienza della medicina, e a fornire la me-desima di una teorica, che al certo non lascia adito alcu-no al bisogno di novelle riforme, e alla necessità di nuo-ve dottrine.

Maurizio Bufalini, rappresentante insigne della medi-cina allopatica contemporanea europea, lamenta in parimodo lo stato deplorabile, incerto, oscuro, equivoco,dannoso della medicina riformata dal Rasori e dal Tom-masini. «Siano pure i morbi un eccesso, diceva il Bufa-lini, o un difetto, o mutazione di vitalità o di ordinamen-to organico; ma a che questo eccesso o difetto? quali equante sono queste mutazioni? quali i rimedj? tuttociòignoriamo ancora, e per ciò restiamo nella medesimaoscurità di prima.»

Il grande Giovanni Pietro Frank nell’Introduzionealla Polizia Medica dice: «Ciò che per la sua prima isti-tuzione (la medicina) dovrebbe contribuire a conservareil genere umano, riuscì per mala disposizione una causadi maggiore mortalità.»

Il dottissimo Boerhave, il quale a suo tempo menò disè tanta rinomanza, dopo aver conosciuto l’incertezza,la fallacia della medicina allopatica, di cui era caldissi-mo cultore, e i gravi danni che doveano derivarneall’umanità usandone, nelle sue Instituzioni di Medicinalasciò scritto queste parole abbastanza significanti:

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«Non sarebbe egli stato meglio per l’umanità se non vifosse mai stata medicina nel mondo?»

L’illustre cav. Temple, lamentando grandemente lostato della medicina allopatica, e deplorandone i risultatipratici, lasciò scritto quanto appresso: «Noi possiamoparagonare i nostri medici (allopatici) agli eserciti degliantichi Britanni nei tempi di Cesare, che parte uccideva-no combattendo a piedi e parte montati in sui carri. Sel’infanteria ne ammazza meno della cavalleria, gli è per-chè non si può a piedi correre sì velocemente da una inaltra contrada, e fare con la stessa prontezza i fatti suoi.Egli è fuor di dubbio che dovrebbe lo Stato o sbandireaffatto tutti i medici (non conosceva che gli allopatici) el’arte loro, o prendere delle misure che rendano più si-cura la vita degli uomini.» (Vedi lo Spettatore Inglesenel discorso XV).

Scriveva Bacone: «Medicina autem in philosophianon fundata res infirma est». Poi soggiungeva: «Le ope-re di medicina sino ad ora (prima che sorgesse l’omeo-patia) sono state scritte più per ostentazione, che perperfezionarla, essendo la medicina o retrograda o stazio-naria, non già in progresso». (Opera omn.).

Inoltre è cosa, scrive il Mengozzi, da indegnare ognipensante allorquando nelle opere mediche allopatiche siscorge ad ogni passo uno stesso medicamento battezzatosotto vedute interamente opposte. Il Rasori, verbi gratia,opina la digitale esser dotata di virtù contro-stimolante,mentre Giovanni Pietro Frank l’asserisce stimolante.Quindi il celebre Tralles (de Opera virib.) parlò, scher-

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«Non sarebbe egli stato meglio per l’umanità se non vifosse mai stata medicina nel mondo?»

L’illustre cav. Temple, lamentando grandemente lostato della medicina allopatica, e deplorandone i risultatipratici, lasciò scritto quanto appresso: «Noi possiamoparagonare i nostri medici (allopatici) agli eserciti degliantichi Britanni nei tempi di Cesare, che parte uccideva-no combattendo a piedi e parte montati in sui carri. Sel’infanteria ne ammazza meno della cavalleria, gli è per-chè non si può a piedi correre sì velocemente da una inaltra contrada, e fare con la stessa prontezza i fatti suoi.Egli è fuor di dubbio che dovrebbe lo Stato o sbandireaffatto tutti i medici (non conosceva che gli allopatici) el’arte loro, o prendere delle misure che rendano più si-cura la vita degli uomini.» (Vedi lo Spettatore Inglesenel discorso XV).

Scriveva Bacone: «Medicina autem in philosophianon fundata res infirma est». Poi soggiungeva: «Le ope-re di medicina sino ad ora (prima che sorgesse l’omeo-patia) sono state scritte più per ostentazione, che perperfezionarla, essendo la medicina o retrograda o stazio-naria, non già in progresso». (Opera omn.).

Inoltre è cosa, scrive il Mengozzi, da indegnare ognipensante allorquando nelle opere mediche allopatiche siscorge ad ogni passo uno stesso medicamento battezzatosotto vedute interamente opposte. Il Rasori, verbi gratia,opina la digitale esser dotata di virtù contro-stimolante,mentre Giovanni Pietro Frank l’asserisce stimolante.Quindi il celebre Tralles (de Opera virib.) parlò, scher-

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zando, della contraria azione attribuita all’opio. Eglidice: «Certi buoni uomini non hanno arrossito di confes-sare pubblicamente doversi credere l’opio ora frigido,ora calido; benissimo davvero; io meraviglio perchènon tepido.» E quello che è più doloroso e vergognosoinsieme, è ciò che saviamente dice il clinico di Romacav. De-Mattheis: «Molti medicamenti si disprezzanodagli uni, perchè sono lodati dagli altri»: e l’Hoffmann(Med. Ration. tom. III.) ha lasciato scritto: «Dobbiamodolerci, anzichè meravigliarci, se lice come sta la cosa;pochissimi sono i rimedj, dei quali si conosce la veravirtù, mentre la maggior parte di essi deludono la spe-ranza e l’aspettazione del medico; perchè le vere virtùdei medicamenti stanno ancora sepolte nel pozzo di De-mocrito.»

Il Vogel ci assicura che molti dei medicamenti, le cuivirtù sono tanto lodate, sono più dannosi che utili; gli al-tri poi non bastantemente comprovati dall’uso (De co-nosc. et curand. precept. corp. human.). – E seguitandoa riferire sentenze di sommi scrittori di medicina allopa-tica, le quali palesano l’ignoranza in che sono i mediciallopatici delle necessarie ed utili cognizioni intorno allavirtù dei medicamenti, qui è mestieri dire l’opinione inproposito dell’illustre Alexander, che emise l’anno 1783nella sua opera Esperienze mediche. Egli scrisse: «Mol-te delle nostre presenti medicine sono salite in grido permera casualità. Molte sono state ricevute più a detto sol-tanto di qualche solenne barbassoro, il quale sottol’impostura di una sperticata dottrina (è un distinto allo-

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zando, della contraria azione attribuita all’opio. Eglidice: «Certi buoni uomini non hanno arrossito di confes-sare pubblicamente doversi credere l’opio ora frigido,ora calido; benissimo davvero; io meraviglio perchènon tepido.» E quello che è più doloroso e vergognosoinsieme, è ciò che saviamente dice il clinico di Romacav. De-Mattheis: «Molti medicamenti si disprezzanodagli uni, perchè sono lodati dagli altri»: e l’Hoffmann(Med. Ration. tom. III.) ha lasciato scritto: «Dobbiamodolerci, anzichè meravigliarci, se lice come sta la cosa;pochissimi sono i rimedj, dei quali si conosce la veravirtù, mentre la maggior parte di essi deludono la spe-ranza e l’aspettazione del medico; perchè le vere virtùdei medicamenti stanno ancora sepolte nel pozzo di De-mocrito.»

Il Vogel ci assicura che molti dei medicamenti, le cuivirtù sono tanto lodate, sono più dannosi che utili; gli al-tri poi non bastantemente comprovati dall’uso (De co-nosc. et curand. precept. corp. human.). – E seguitandoa riferire sentenze di sommi scrittori di medicina allopa-tica, le quali palesano l’ignoranza in che sono i mediciallopatici delle necessarie ed utili cognizioni intorno allavirtù dei medicamenti, qui è mestieri dire l’opinione inproposito dell’illustre Alexander, che emise l’anno 1783nella sua opera Esperienze mediche. Egli scrisse: «Mol-te delle nostre presenti medicine sono salite in grido permera casualità. Molte sono state ricevute più a detto sol-tanto di qualche solenne barbassoro, il quale sottol’impostura di una sperticata dottrina (è un distinto allo-

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patico che scrive) altro in sostanza non ispacciò chequanto la consuetudine, o la tradizione, o l’altrui autori-tà gli avevano fatto adottare. A questo modo la massimaparte dei rimedj che si usano oggidì furono dai nostrivecchi a noi tramandati, che ce li siamo per tanti secolibevuti per belli e per buoni, senza darci mai punto labriga di esaminarne la natura e la virtù. La credulità so-pratutto li ha, come a dire, consacrati. La infingardaggi-ne, che tende alla meta del sapere sulle traccia altrui, sene stette con le mani alla cintola, e sfuggì il disagiod’illuminarsi per via dell’esperienza e della discussione.Ella è cosa strana oltremodo e quasi incredibile, chequesta nobile arte (la medicina) dopo essere stata finoab antiquo studiata dagli uomini più dotti ed ingegnosidi ciascuna età, debba tuttavia rimanere nell’infanzia, etrovarsi fondata sopra sì vaghi ed incerti principj».

Nell’opera Analisi sulla virtù dei medicamenti, l’illu-stre De-Mattheis in proposito così si esprime: «L’impo-stura degli scrittori di medicina (allopatica) ha più con-tribuito ad ingannare sopra la virtù dei medicamenti....»e prosegue: «spesso attribuiamo alla virtù dei medica-menti delle guarigioni che dipendono dalla forza medi-catrice della vita. L’incertezza del credito di cui hannogoduto i rimedj, è una prova dell’incertezza della lorovirtù. Può agire il medico con efficacia contro alcunemalattie, ma lo fa quasi sempre ciecamente.»

E l’illustre Pinel scorgendo che i rimedj sono staticlassificati secondo il modo con che si credeva che agis-sero, esclamò: «Qual assortimento bizzarro, o per dir

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patico che scrive) altro in sostanza non ispacciò chequanto la consuetudine, o la tradizione, o l’altrui autori-tà gli avevano fatto adottare. A questo modo la massimaparte dei rimedj che si usano oggidì furono dai nostrivecchi a noi tramandati, che ce li siamo per tanti secolibevuti per belli e per buoni, senza darci mai punto labriga di esaminarne la natura e la virtù. La credulità so-pratutto li ha, come a dire, consacrati. La infingardaggi-ne, che tende alla meta del sapere sulle traccia altrui, sene stette con le mani alla cintola, e sfuggì il disagiod’illuminarsi per via dell’esperienza e della discussione.Ella è cosa strana oltremodo e quasi incredibile, chequesta nobile arte (la medicina) dopo essere stata finoab antiquo studiata dagli uomini più dotti ed ingegnosidi ciascuna età, debba tuttavia rimanere nell’infanzia, etrovarsi fondata sopra sì vaghi ed incerti principj».

Nell’opera Analisi sulla virtù dei medicamenti, l’illu-stre De-Mattheis in proposito così si esprime: «L’impo-stura degli scrittori di medicina (allopatica) ha più con-tribuito ad ingannare sopra la virtù dei medicamenti....»e prosegue: «spesso attribuiamo alla virtù dei medica-menti delle guarigioni che dipendono dalla forza medi-catrice della vita. L’incertezza del credito di cui hannogoduto i rimedj, è una prova dell’incertezza della lorovirtù. Può agire il medico con efficacia contro alcunemalattie, ma lo fa quasi sempre ciecamente.»

E l’illustre Pinel scorgendo che i rimedj sono staticlassificati secondo il modo con che si credeva che agis-sero, esclamò: «Qual assortimento bizzarro, o per dir

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meglio, qual caos mostruoso ci offre una lista di astrin-genti, di tonici, di debilitanti, di calmanti, di stimolanti,di diuretici, di narcotici ecc. Il che prova che spiriti follie superficiali, invece di formarsi delle idee precise, sisono librati sui vaneggiamenti dell’immaginazione e dierronee prevenzioni.»

Ora cesserò, per non dilungarmi di troppo, dal citarele opinioni emesse dai luminari dell’allopatia, in meritoal valore della stessa, prima che l’omeopatia spuntassesull’orizzonte della scienza, parendomi abbastanza, conesse dimostrato, che non bastarono 2000 o più anni divita a darle un indirizzo coerente e comune, mentre an-cora tuttodì, leggendo le differenti opere allopatiche chevengono in luce, a grandi caratteri vi si legge la dissen-sione, l’individualismo, la confusione, il caos.

Ma qual differenza non presentano forse tutte le opered’omeopatia! In esse tutte le singole opinioni degli auto-ri non sono che perfezionamenti, che corollari del primoassioma similia similibus curantur. Considerati i sintomidelle malattie quali manifestazioni di modalità deglisforzi che fa natura, onde efficacemente lottare contro lacausa morbosa (che è sconosciuta necessariamente fin-chè non ci sia palese la causa della vita), non sarà eglipiù ragionevole secondare questi sforzi o sintomi conmedicamenti che anch’essi producano sforzi o sintomieguali o molto somiglianti? In questo sta appunto tutto ilsegreto dell’arte del guarire con l’omeopatia; tutti glistudj intorno alla stessa si rivolgeranno per conseguenzaa far ricerca nei medicamenti della loro individuale virtù

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meglio, qual caos mostruoso ci offre una lista di astrin-genti, di tonici, di debilitanti, di calmanti, di stimolanti,di diuretici, di narcotici ecc. Il che prova che spiriti follie superficiali, invece di formarsi delle idee precise, sisono librati sui vaneggiamenti dell’immaginazione e dierronee prevenzioni.»

Ora cesserò, per non dilungarmi di troppo, dal citarele opinioni emesse dai luminari dell’allopatia, in meritoal valore della stessa, prima che l’omeopatia spuntassesull’orizzonte della scienza, parendomi abbastanza, conesse dimostrato, che non bastarono 2000 o più anni divita a darle un indirizzo coerente e comune, mentre an-cora tuttodì, leggendo le differenti opere allopatiche chevengono in luce, a grandi caratteri vi si legge la dissen-sione, l’individualismo, la confusione, il caos.

Ma qual differenza non presentano forse tutte le opered’omeopatia! In esse tutte le singole opinioni degli auto-ri non sono che perfezionamenti, che corollari del primoassioma similia similibus curantur. Considerati i sintomidelle malattie quali manifestazioni di modalità deglisforzi che fa natura, onde efficacemente lottare contro lacausa morbosa (che è sconosciuta necessariamente fin-chè non ci sia palese la causa della vita), non sarà eglipiù ragionevole secondare questi sforzi o sintomi conmedicamenti che anch’essi producano sforzi o sintomieguali o molto somiglianti? In questo sta appunto tutto ilsegreto dell’arte del guarire con l’omeopatia; tutti glistudj intorno alla stessa si rivolgeranno per conseguenzaa far ricerca nei medicamenti della loro individuale virtù

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sintomatica, tenerne calcolo, onde utilizzarli all’uopo,colle condizioni di dose, di tempo, di opportunità sullequali la scienza va continuamente investigando.

L’allopatia invece agisce con un sistema affatto oppo-sto; essa considera i sintomi, e specialmente la febbrenon quale effetto di causa nascosta, ma quale una perso-nalità di malattia; combatte quindi i sintomi con rimedje mezzi possibilmente opposti, o producenti sintomi af-fatto contrarii; almeno così essa pretende, sebbene que-sti mezzi e rimedj di cui si vale l’allopatia non siano perniente affatto provati essere opposti ai sintomi di unamalattia, cui essa vuol debellare. Chè anzi se l’allopatiasi studiasse di trovare l’azione dei rimedj opposta, cioèproducente sintomi affatto contrarii a quelli del male,scoprirebbe ben presto la verità, poichè si accorgerebbetosto che i rimedj che producono sintomi simili, ne pro-ducono somministrati a dosi differenti anche di opposti.Così mentre per esempio la nux vomica vale in molticasi a guarire la stitichezza, perchè la produce sul corposano, vale anche in altri casi a guarire la diarrea, perchèquesta pure viene prodotta dalla nux vomica ammini-strata ad altre dosi e sotto altre condizioni individuali.Dicasi altrettanto degli altri sintomi morbosi. Il metal-lum album, che tra i sintomi che esso produce sull’uomosano e guarisce sull’ammalato, conta una sete ardente,sullo stesso individuo spegne la sete e la ridesta secondola forza e frequenza delle dosi amministrate, e secondola disposizione, e il carattere della malattia. Dicasi al-trettanto di tutti gli altri farmaci, nessuno eccettuato.

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sintomatica, tenerne calcolo, onde utilizzarli all’uopo,colle condizioni di dose, di tempo, di opportunità sullequali la scienza va continuamente investigando.

L’allopatia invece agisce con un sistema affatto oppo-sto; essa considera i sintomi, e specialmente la febbrenon quale effetto di causa nascosta, ma quale una perso-nalità di malattia; combatte quindi i sintomi con rimedje mezzi possibilmente opposti, o producenti sintomi af-fatto contrarii; almeno così essa pretende, sebbene que-sti mezzi e rimedj di cui si vale l’allopatia non siano perniente affatto provati essere opposti ai sintomi di unamalattia, cui essa vuol debellare. Chè anzi se l’allopatiasi studiasse di trovare l’azione dei rimedj opposta, cioèproducente sintomi affatto contrarii a quelli del male,scoprirebbe ben presto la verità, poichè si accorgerebbetosto che i rimedj che producono sintomi simili, ne pro-ducono somministrati a dosi differenti anche di opposti.Così mentre per esempio la nux vomica vale in molticasi a guarire la stitichezza, perchè la produce sul corposano, vale anche in altri casi a guarire la diarrea, perchèquesta pure viene prodotta dalla nux vomica ammini-strata ad altre dosi e sotto altre condizioni individuali.Dicasi altrettanto degli altri sintomi morbosi. Il metal-lum album, che tra i sintomi che esso produce sull’uomosano e guarisce sull’ammalato, conta una sete ardente,sullo stesso individuo spegne la sete e la ridesta secondola forza e frequenza delle dosi amministrate, e secondola disposizione, e il carattere della malattia. Dicasi al-trettanto di tutti gli altri farmaci, nessuno eccettuato.

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Page 58: Allopatia od omeopatia? - Liber Liber · 1 Diciamo empirici, perchè anche la medicina veterinaria tro-vasi nella stessa condizione di quella che ci riguarda, rimpetto all’omeopatia.

Sono riuscito perfino a procurare straordinaria abbon-danza di latte ad una lattante con la brionia, mentre lastessa brionia è lo specifico che lo fa sparire anche neicasi i più difficili, dopo somministrata la pulsatilla.

Il consiglio del sig. dott. Hèring di Filadelfia, di farseguire in moltissimi casi all’amministrazione del rime-dio indicato l’amministrazione dell’antidoto, perchè ap-punto pare che la natura si valga nelle sue funzionid’una specie di oscillazione, di pro e di contra, per arri-vare al suo fine provvidenziale, la conservazionedell’armonia, mi confermò nell’opinione che i farmacigodano tutti di una azione di pro e di contro. – Cercandoi medici allopatici la vera azione contraria alla manife-stazione del male si accorgerebbero tosto che dessa nonè che l’eco, direi quasi il rimbalzo dell’azione simile;quindi nell’applicazione dei farmaci i medici omeopaticied i loro avversarj finirebbero col mettersi d’accordo; otutt’al più la divergenza non sarebbe che una meschinaquestione di dosi, però necessariamente piccole da ambele parti. Ma così non è delle ricerche dell’allopatia.

La legge di natura, scoperta da Hahnemann, similiasimilibus curantur, sulla quale si aggira e si basa tutta lascienza nuova della medicina omeopatica, sarebbe soloapparentemente in contraddizione coll’assioma contra-ria contrariis curantur; ma in realtà per altra legge dinatura, quella degli estremi (gli estremi si toccano), illor disaccordo non sarebbe che di parole. – Però sicco-me il contraria contrariis curantur, come trovasi intesoe ricercato dalla scuola allopatica, non ha una ragione

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Sono riuscito perfino a procurare straordinaria abbon-danza di latte ad una lattante con la brionia, mentre lastessa brionia è lo specifico che lo fa sparire anche neicasi i più difficili, dopo somministrata la pulsatilla.

Il consiglio del sig. dott. Hèring di Filadelfia, di farseguire in moltissimi casi all’amministrazione del rime-dio indicato l’amministrazione dell’antidoto, perchè ap-punto pare che la natura si valga nelle sue funzionid’una specie di oscillazione, di pro e di contra, per arri-vare al suo fine provvidenziale, la conservazionedell’armonia, mi confermò nell’opinione che i farmacigodano tutti di una azione di pro e di contro. – Cercandoi medici allopatici la vera azione contraria alla manife-stazione del male si accorgerebbero tosto che dessa nonè che l’eco, direi quasi il rimbalzo dell’azione simile;quindi nell’applicazione dei farmaci i medici omeopaticied i loro avversarj finirebbero col mettersi d’accordo; otutt’al più la divergenza non sarebbe che una meschinaquestione di dosi, però necessariamente piccole da ambele parti. Ma così non è delle ricerche dell’allopatia.

La legge di natura, scoperta da Hahnemann, similiasimilibus curantur, sulla quale si aggira e si basa tutta lascienza nuova della medicina omeopatica, sarebbe soloapparentemente in contraddizione coll’assioma contra-ria contrariis curantur; ma in realtà per altra legge dinatura, quella degli estremi (gli estremi si toccano), illor disaccordo non sarebbe che di parole. – Però sicco-me il contraria contrariis curantur, come trovasi intesoe ricercato dalla scuola allopatica, non ha una ragione

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positiva, ma si manifesta quale un ideale erroneo, ecome tale non avente un valore reale nell’ordine dei fat-ti, così riesce impossibile ad ogni intelletto di mostrarlologicamente, ed alle scuole il comprenderlo. Tutti i si-stemi quindi di medicina (allopatica), oltrechè nei lorosvolgimenti e nella loro applicazione differiscono essen-zialmente gli uni dagli altri, hanno anche per base tutti ilpredetto assioma del contraria, il quale viene provatoerroneo, perchè a priori ideato, ma principalmente pelfatto stesso della disparità dei sistemi, che da esso ema-narono; quindi tutti questi sistemi allopatici debbono es-sere necessariamente erronei.

Diffatti ogni dottrina medica allopatica tende princi-palmente ad indagare i lavori interni morbosi, che hannoluogo nei tessuti, nei sistemi e negli organi, ed a scopri-re e fissare la natura dei morbi; ma ciò non potendosimai conoscere, riesce inutile, anzi dannoso ogni sapereallopatico.

Ogni trattamento curativo allopatico, essendo una de-rivazione della pretesa conoscenza della natura ed indo-le dei processi morbosi, altro non risultano che mente-catte ordinazioni; ed i medici sono costretti operare allacieca, combattendo contro quella che interamente igno-rano, cioè la natura, l’indole, la diatesi e la costituzionedella malattia.

Le molteplici e stravaganti classificazioni dei rimedjrivelano abbastanza l’ignoranza, in cui trovasi l’allopa-tia quanto a conoscere la virtù precisa dei differenti far-maci cui ella impiega.

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positiva, ma si manifesta quale un ideale erroneo, ecome tale non avente un valore reale nell’ordine dei fat-ti, così riesce impossibile ad ogni intelletto di mostrarlologicamente, ed alle scuole il comprenderlo. Tutti i si-stemi quindi di medicina (allopatica), oltrechè nei lorosvolgimenti e nella loro applicazione differiscono essen-zialmente gli uni dagli altri, hanno anche per base tutti ilpredetto assioma del contraria, il quale viene provatoerroneo, perchè a priori ideato, ma principalmente pelfatto stesso della disparità dei sistemi, che da esso ema-narono; quindi tutti questi sistemi allopatici debbono es-sere necessariamente erronei.

Diffatti ogni dottrina medica allopatica tende princi-palmente ad indagare i lavori interni morbosi, che hannoluogo nei tessuti, nei sistemi e negli organi, ed a scopri-re e fissare la natura dei morbi; ma ciò non potendosimai conoscere, riesce inutile, anzi dannoso ogni sapereallopatico.

Ogni trattamento curativo allopatico, essendo una de-rivazione della pretesa conoscenza della natura ed indo-le dei processi morbosi, altro non risultano che mente-catte ordinazioni; ed i medici sono costretti operare allacieca, combattendo contro quella che interamente igno-rano, cioè la natura, l’indole, la diatesi e la costituzionedella malattia.

Le molteplici e stravaganti classificazioni dei rimedjrivelano abbastanza l’ignoranza, in cui trovasi l’allopa-tia quanto a conoscere la virtù precisa dei differenti far-maci cui ella impiega.

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Certamente non si possono negare molti casi di guari-gioni allopatiche, anche se vuolsi in malattie croniche,nei quali evidentemente devesi attribuire la guarigionedella malattia al rimedio propinato; ma si è appuntoquesta una delle ragioni più forti che valsero a farmi ab-bandonare l’antica scuola medica allopatica, universal-mente ricevuta per la nuova perseguitata e calunniata,poichè riandando gli annuari delle storie delle malattiecurate dai migliori medici allopatici, e le curate da me,ebbi motivo di persuadermi, che quei rimedj ordinati acaso, o per memoria di successi altra volta ottenuti acci-dentalmente (empirismo, a cui riduconsi quasi tutte lemigliori cure dell’allopatia), e confrontati cogli insegna-menti omeopatici, che ai casi delle singole cure si riferi-vano, le tante e tante volte mi persuasi, ripeto, essersi lepredette guarigioni ottenute col solito empirismo allopa-tico, mentre infatti non erasi applicata che, malamente èvero, ma pur sempre, la legge dei simili.

Prima di passar oltre, siccome l’ho dianzi promesso,riporterò pure alcuni pareri di varie celebrità della scuo-la allopatica intorno al valore che attribuirono all’omeo-patia, ed alla stima che nutrirono per siffatta dottrina. –È ancora dal sullodato chiarissimo prof. Mengozzi,ch’io per brevità prendo ad imprestito una parte delleseguenti citazioni =

«L’omeopatia (scrive Valeriano Luigi Brera, orna-mento splendidissimo dell’itala medicina, nell’Ontolo-gia medica, fasc. di settembre, Venezia) comunque agliuni possa sembrare strana, singolare agli altri, strava-

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Certamente non si possono negare molti casi di guari-gioni allopatiche, anche se vuolsi in malattie croniche,nei quali evidentemente devesi attribuire la guarigionedella malattia al rimedio propinato; ma si è appuntoquesta una delle ragioni più forti che valsero a farmi ab-bandonare l’antica scuola medica allopatica, universal-mente ricevuta per la nuova perseguitata e calunniata,poichè riandando gli annuari delle storie delle malattiecurate dai migliori medici allopatici, e le curate da me,ebbi motivo di persuadermi, che quei rimedj ordinati acaso, o per memoria di successi altra volta ottenuti acci-dentalmente (empirismo, a cui riduconsi quasi tutte lemigliori cure dell’allopatia), e confrontati cogli insegna-menti omeopatici, che ai casi delle singole cure si riferi-vano, le tante e tante volte mi persuasi, ripeto, essersi lepredette guarigioni ottenute col solito empirismo allopa-tico, mentre infatti non erasi applicata che, malamente èvero, ma pur sempre, la legge dei simili.

Prima di passar oltre, siccome l’ho dianzi promesso,riporterò pure alcuni pareri di varie celebrità della scuo-la allopatica intorno al valore che attribuirono all’omeo-patia, ed alla stima che nutrirono per siffatta dottrina. –È ancora dal sullodato chiarissimo prof. Mengozzi,ch’io per brevità prendo ad imprestito una parte delleseguenti citazioni =

«L’omeopatia (scrive Valeriano Luigi Brera, orna-mento splendidissimo dell’itala medicina, nell’Ontolo-gia medica, fasc. di settembre, Venezia) comunque agliuni possa sembrare strana, singolare agli altri, strava-

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gante alla maggior parte, attualmente regna nel mondoscientifico, e come ogni altra scuola ha cattedre, libri,giornali, ospedali, cliniche, professori che insegnano, edun pubblico che ascolta. Al pari di ogni altro sistema lamedesima si è così bene stabilita, che la sua posizionepresente, vogliasi o no, l’ha fatta appartenere alla storiadella medicina. Salita a questo rango, più non merita ildispregio, ma bensì un esame tranquillo, e quella stessaseverità di giudizio, con cui successivamente sono statiin medicina apprezzati tutti i sistemi; come ne abbiamoa’ giorni nostri le prove rapporto a quelli di Boerhave, diCullen, di Brown, di Kant, del Controstimolo e de’ suoiriformatori, di Broussais ecc. ecc. Ciò tanto più perchè,sia lode al vero, gli omeopatisti non si scostano dai prin-cipii di render conto dei loro fatti o prescrizioni, nonchèd’impiegare la quantità e qualità di sostanze, dalle quali,nessun danno diretto possa risultarne all’ammalato. Sel’omeopatia annunzia dei fatti e delle teoriche, che sonofuori del cerchio delle nostre cognizioni attuali, non èquesto un motivo per noi di averle a sdegno e rilegarlefra le illusioni. Sconsigliato quel medico che crede dinon poter domani apprendere quello che oggi ignora.....Non si accusa ogni giorno la medicina di insufficienza ed’incertezza? Non sono appunto, che più dubitano dellasolidità delle loro cognizioni, i medici meglio fondatinella pratica e più istruiti? Bisogna dunque ritenere chein forza dell’interno convincimento, molti medici, inispecie oltramontani, siensi determinati, sebbene con ri-pugnanza, a rinunziare agli antichi principj, consacran-

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gante alla maggior parte, attualmente regna nel mondoscientifico, e come ogni altra scuola ha cattedre, libri,giornali, ospedali, cliniche, professori che insegnano, edun pubblico che ascolta. Al pari di ogni altro sistema lamedesima si è così bene stabilita, che la sua posizionepresente, vogliasi o no, l’ha fatta appartenere alla storiadella medicina. Salita a questo rango, più non merita ildispregio, ma bensì un esame tranquillo, e quella stessaseverità di giudizio, con cui successivamente sono statiin medicina apprezzati tutti i sistemi; come ne abbiamoa’ giorni nostri le prove rapporto a quelli di Boerhave, diCullen, di Brown, di Kant, del Controstimolo e de’ suoiriformatori, di Broussais ecc. ecc. Ciò tanto più perchè,sia lode al vero, gli omeopatisti non si scostano dai prin-cipii di render conto dei loro fatti o prescrizioni, nonchèd’impiegare la quantità e qualità di sostanze, dalle quali,nessun danno diretto possa risultarne all’ammalato. Sel’omeopatia annunzia dei fatti e delle teoriche, che sonofuori del cerchio delle nostre cognizioni attuali, non èquesto un motivo per noi di averle a sdegno e rilegarlefra le illusioni. Sconsigliato quel medico che crede dinon poter domani apprendere quello che oggi ignora.....Non si accusa ogni giorno la medicina di insufficienza ed’incertezza? Non sono appunto, che più dubitano dellasolidità delle loro cognizioni, i medici meglio fondatinella pratica e più istruiti? Bisogna dunque ritenere chein forza dell’interno convincimento, molti medici, inispecie oltramontani, siensi determinati, sebbene con ri-pugnanza, a rinunziare agli antichi principj, consacran-

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dosi all’esame imparziale de’ nuovi, e disposti di profes-sare, quando fosse d’uopo, quelli che tornassero piùvantaggiosi alla sofferente umanità, a costo anche dimancare alla loro prima fede. Ricordiamoci le vive con-testazioni insorte prima che venissero ammesse le piùgrandi scoperte. Basterà citare quelle di Galileo, diNewton, di Cartesio, non che quelle della circolazionedel sangue, dell’innesto del vajolo, dell’uso della chi-na.»

Ed il valente prof. di Patologia allopatica nell’univer-sità di Mompellieri (Francia) Ressuemo d’Amador, pro-nunciava sull’omeopatia le seguenti parole, riportate inuna lettera; (coi tipi delle belle arti, Bologna 1845):«Arrivati a questo punto, o signori, avete il diritto di esi-gere da me un sincero giudizio sul valore pratico e teori-co di questa dottrina (omeopatia). Non dirovvi che po-che parole. Essa praticamente è un metodo da aggiun-gersi ai metodi esistenti; ma è un metodo che general-mente supera gli altri. È una via di più, ma più diretta, esulla quale si cammina con maggiore comodità, sicurez-za e celerità. E se mi permetterete un paragone che mipare giusto, io rassomiglio il nuovo metodo di guarire aquelle vie rapide, aperte dall’industria moderna, che fa-ranno stupire quelli che verranno come hanno sorpresogli uomini viventi. Teoricamente è per noi l’omeopatiauna dottrina congenere al vitalismo, è anzi il vitalismostesso largamente applicato alla terapia. La grande e bel-la scoperta dell’Hahnemann ha così ingrandito la sfera

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dosi all’esame imparziale de’ nuovi, e disposti di profes-sare, quando fosse d’uopo, quelli che tornassero piùvantaggiosi alla sofferente umanità, a costo anche dimancare alla loro prima fede. Ricordiamoci le vive con-testazioni insorte prima che venissero ammesse le piùgrandi scoperte. Basterà citare quelle di Galileo, diNewton, di Cartesio, non che quelle della circolazionedel sangue, dell’innesto del vajolo, dell’uso della chi-na.»

Ed il valente prof. di Patologia allopatica nell’univer-sità di Mompellieri (Francia) Ressuemo d’Amador, pro-nunciava sull’omeopatia le seguenti parole, riportate inuna lettera; (coi tipi delle belle arti, Bologna 1845):«Arrivati a questo punto, o signori, avete il diritto di esi-gere da me un sincero giudizio sul valore pratico e teori-co di questa dottrina (omeopatia). Non dirovvi che po-che parole. Essa praticamente è un metodo da aggiun-gersi ai metodi esistenti; ma è un metodo che general-mente supera gli altri. È una via di più, ma più diretta, esulla quale si cammina con maggiore comodità, sicurez-za e celerità. E se mi permetterete un paragone che mipare giusto, io rassomiglio il nuovo metodo di guarire aquelle vie rapide, aperte dall’industria moderna, che fa-ranno stupire quelli che verranno come hanno sorpresogli uomini viventi. Teoricamente è per noi l’omeopatiauna dottrina congenere al vitalismo, è anzi il vitalismostesso largamente applicato alla terapia. La grande e bel-la scoperta dell’Hahnemann ha così ingrandito la sfera

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del vitalismo, che a questa dottrina ha dato ormai unabase certa.»

Il sapientissimo Hufeland, onore della scuola allopati-ca, grandemente stimò l’omeopatia; a tal che lasciòscritto nel suo Encheridion medicum queste parole:«Sotto questo rapporto l’omeopatia fornisce la provamigliore dall’alta possanza della natura; dappoichè ellamedesima non è che una maniera di guarire cogli speci-fici. E scegliendo per medicamenti le sostanze che pro-ducono effetti precisamente analoghi a quelli dell’orga-no malato, vi attiva la reazione della natura, e vi fa na-scere l’interno lavorìo, che alla guarigione conduce.»

Domenico Bruschi, altro sommo pratico della medici-na italiana, parlando del perfezionamento più desidera-bile in nostra scienza, così si espresse rispetto ai lavoridel sommo d’Allemagna: «Egli è fuor di dubbio che seha luogo a desiderarsi un perfezionamento nell’arte me-dica, questo deve essere costituito dall’aumentarsi il nu-mero dei rimedj specifici; ed è certo che Hahnemann,avendo indicato il vero modo di conoscere l’azione po-sitiva dei medicamenti coll’osservarne gli effettinell’uomo sano, avendo esattamente insegnato le normea seguirsi nelle esperienze di tal fatta, ed avendole infine praticate sopra molte sostanze medicinali, è certoche Hahnemann ha reso un notevole servigio alla medi-cina curativa..... ed in ciò l’arte salutare avrà di che es-sere a lui sommamente benemerita.» (Vedi Esposizionedel medico sistema omeopatico, Milano 1839). E segui-tando l’illustre medico italiano ad accennare i reali van-

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del vitalismo, che a questa dottrina ha dato ormai unabase certa.»

Il sapientissimo Hufeland, onore della scuola allopati-ca, grandemente stimò l’omeopatia; a tal che lasciòscritto nel suo Encheridion medicum queste parole:«Sotto questo rapporto l’omeopatia fornisce la provamigliore dall’alta possanza della natura; dappoichè ellamedesima non è che una maniera di guarire cogli speci-fici. E scegliendo per medicamenti le sostanze che pro-ducono effetti precisamente analoghi a quelli dell’orga-no malato, vi attiva la reazione della natura, e vi fa na-scere l’interno lavorìo, che alla guarigione conduce.»

Domenico Bruschi, altro sommo pratico della medici-na italiana, parlando del perfezionamento più desidera-bile in nostra scienza, così si espresse rispetto ai lavoridel sommo d’Allemagna: «Egli è fuor di dubbio che seha luogo a desiderarsi un perfezionamento nell’arte me-dica, questo deve essere costituito dall’aumentarsi il nu-mero dei rimedj specifici; ed è certo che Hahnemann,avendo indicato il vero modo di conoscere l’azione po-sitiva dei medicamenti coll’osservarne gli effettinell’uomo sano, avendo esattamente insegnato le normea seguirsi nelle esperienze di tal fatta, ed avendole infine praticate sopra molte sostanze medicinali, è certoche Hahnemann ha reso un notevole servigio alla medi-cina curativa..... ed in ciò l’arte salutare avrà di che es-sere a lui sommamente benemerita.» (Vedi Esposizionedel medico sistema omeopatico, Milano 1839). E segui-tando l’illustre medico italiano ad accennare i reali van-

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Page 64: Allopatia od omeopatia? - Liber Liber · 1 Diciamo empirici, perchè anche la medicina veterinaria tro-vasi nella stessa condizione di quella che ci riguarda, rimpetto all’omeopatia.

taggi arrecati alla medicina dallo scopritore della forma,cui prender dovea la scienza della medicina sotto la leg-ge dei simili, nella medesima Esposizione. così discorre:«Conosca ella inoltre quanto l’Hahnemann abbia contri-buito a favoreggiare il perfezionamento della praticamedicina, mediante i suoi esperimenti, che ci fanno co-noscere con ogni esattezza, e minuziosamente ne istrui-scono circa i sintomi tutti, sviluppati da ogni medica-mento introdotto nel corpo umano, in sanità costituito.Cotesta sintomografia medicinale è un acquisto prezio-sissimo per l’arte medica, e può fornire anche al cliniconon omeopatico la vera pietra di paragone per conoscereil valore dei sintomi morbosi e medicamentosi. Manche-vole il medico di tale conoscenza può con facilità, du-rante il trattamento curativo di una malattia, scambiareinsieme gli indicati sintomi, e considerare siccome ap-partenenti all’infermità quelli originati soltanto dal ri-medio posto in opera per combatterla! Ella è agevolcosa il persuadersi come cotesto scambiamento di sinto-mi è per nuocere grandemente all’infermo». – E com-preso il Bruschi dai sommi veri che racchiude la dottri-na omeopatica, seguita ad accennarne un altro, che me-rita di qui essere ricordato con le sue parole, onde sem-pre più persuadere i lettori dell’alto valore che hal’omeopatia nel sanare i morbi: «Valutevolissima ezian-dio è la costumanza degli Hahnemaniani relativa almodo d’impiegare i farmaci alla curagione dei morbi, lacostumanza cioè di prescrivere nel trattamento curativodi un’infermità un rimedio unico, e di non affidarne la

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taggi arrecati alla medicina dallo scopritore della forma,cui prender dovea la scienza della medicina sotto la leg-ge dei simili, nella medesima Esposizione. così discorre:«Conosca ella inoltre quanto l’Hahnemann abbia contri-buito a favoreggiare il perfezionamento della praticamedicina, mediante i suoi esperimenti, che ci fanno co-noscere con ogni esattezza, e minuziosamente ne istrui-scono circa i sintomi tutti, sviluppati da ogni medica-mento introdotto nel corpo umano, in sanità costituito.Cotesta sintomografia medicinale è un acquisto prezio-sissimo per l’arte medica, e può fornire anche al cliniconon omeopatico la vera pietra di paragone per conoscereil valore dei sintomi morbosi e medicamentosi. Manche-vole il medico di tale conoscenza può con facilità, du-rante il trattamento curativo di una malattia, scambiareinsieme gli indicati sintomi, e considerare siccome ap-partenenti all’infermità quelli originati soltanto dal ri-medio posto in opera per combatterla! Ella è agevolcosa il persuadersi come cotesto scambiamento di sinto-mi è per nuocere grandemente all’infermo». – E com-preso il Bruschi dai sommi veri che racchiude la dottri-na omeopatica, seguita ad accennarne un altro, che me-rita di qui essere ricordato con le sue parole, onde sem-pre più persuadere i lettori dell’alto valore che hal’omeopatia nel sanare i morbi: «Valutevolissima ezian-dio è la costumanza degli Hahnemaniani relativa almodo d’impiegare i farmaci alla curagione dei morbi, lacostumanza cioè di prescrivere nel trattamento curativodi un’infermità un rimedio unico, e di non affidarne la

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guarigione all’opera di più farmaci, simultaneamentepropinati. Quanto fecondo di reali vantaggi è mai que-sto insegnamento dell’Hahnemann anche pei medicinon inchinevoli ad abbracciarne la dottrina! Si esclude-rebbero, seguendo questo Hahnemaniano precetto, tuttequelle pregiudicievoli ed inopportunissime complicanzenel soddisfacimento delle indicazioni curative; si ridur-rebbero le medicazioni a quel giusto punto di semplicitàdimostrata mai sempre utilissima nella genuina osserva-zione dei fatti clinici, e si toglierebbero dall’eserciziodella medicina quelle sconvenevoli maniere di curare leinfermità mercè l’opera della polifarmacia o prescrizio-ne simultanea di molti medicamenti, cotanto accarezzatada taluni medici che ne precedettero, e non ancora ba-stevolmente proscritta dall’odierna clinica, siccome pelbene della sofferente umanità sarebbe a desiderarsi.» –Conchiude il prelodato allopatico italiano: «Sia dunquelode all’Hahnemann, il quale, mediante le sue esperien-ze istituite con molti medicamenti propinati all’uomosano, ci ha fatto conoscere per ognuno di essi la diversamodalità di azione, i varj organi che affetta, i differentisintomi che sviluppa, ed in somma l’attività da ciascunfarmaco posseduta, mirando di tal guisa a stabilire soli-de basi e fornire magnifico disegno per lo innalzamentoe costruzione di un nuovo e grandioso edificio farmaco-logico!»

Queste parole, pronunziate coscienziosamente da unallopatico molto dotto, dovrebbero seriamente far riflet-tere tutti i medici dell’antica scuola, che hanno per vez-

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guarigione all’opera di più farmaci, simultaneamentepropinati. Quanto fecondo di reali vantaggi è mai que-sto insegnamento dell’Hahnemann anche pei medicinon inchinevoli ad abbracciarne la dottrina! Si esclude-rebbero, seguendo questo Hahnemaniano precetto, tuttequelle pregiudicievoli ed inopportunissime complicanzenel soddisfacimento delle indicazioni curative; si ridur-rebbero le medicazioni a quel giusto punto di semplicitàdimostrata mai sempre utilissima nella genuina osserva-zione dei fatti clinici, e si toglierebbero dall’eserciziodella medicina quelle sconvenevoli maniere di curare leinfermità mercè l’opera della polifarmacia o prescrizio-ne simultanea di molti medicamenti, cotanto accarezzatada taluni medici che ne precedettero, e non ancora ba-stevolmente proscritta dall’odierna clinica, siccome pelbene della sofferente umanità sarebbe a desiderarsi.» –Conchiude il prelodato allopatico italiano: «Sia dunquelode all’Hahnemann, il quale, mediante le sue esperien-ze istituite con molti medicamenti propinati all’uomosano, ci ha fatto conoscere per ognuno di essi la diversamodalità di azione, i varj organi che affetta, i differentisintomi che sviluppa, ed in somma l’attività da ciascunfarmaco posseduta, mirando di tal guisa a stabilire soli-de basi e fornire magnifico disegno per lo innalzamentoe costruzione di un nuovo e grandioso edificio farmaco-logico!»

Queste parole, pronunziate coscienziosamente da unallopatico molto dotto, dovrebbero seriamente far riflet-tere tutti i medici dell’antica scuola, che hanno per vez-

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Page 66: Allopatia od omeopatia? - Liber Liber · 1 Diciamo empirici, perchè anche la medicina veterinaria tro-vasi nella stessa condizione di quella che ci riguarda, rimpetto all’omeopatia.

zo di disprezzare e talora anche di villaneggiare l’omeo-patia ed i suoi cultori senza nemmeno darsi la pena divoler conoscere in che essa consista. Lo studio coscien-zioso e paziente, che presenta l’omeopatia alla allopatiasopra l’azione dei farmaci sui corpi sani e sulla loro atti-vità negli ammalati, non che le singole proprietà curati-ve d’ogni farmaco, da non confondersi per nulla colleproprietà di altri farmaci per quanto sien essi somiliantiper alcuni fenomeni parziali, è tale un merito per Hah-nemann e i suoi seguaci da farli riguardare con rispetto econ deferenza dagli stessi medici allopatici, che nonsanno risolversi ad abjurare gli errori attinti all’anticascuola.

Così in qualunque maniera si voglia dai medici allo-patici giudicare la nuova dottrina, resterà sempre veroche essi sono debitori all’omeopatia della conoscenzadell’azione patogenica di più di 200 medicamenti, espe-rimentati sull’uomo sano. Questa materia medica, esenteda ogni congettura quand’anche abbia bisogno di perfe-zionamenti, resterà sempre un monumento dell’arte no-stra, senza esempio nell’antica medicina. Di essa po-tranno gli allopatici giovarsi nei loro studj e nelle loroapplicazioni; e, se coscienziosi, renderanno il giustoomaggio al genio, che seppe radunare a forza di perse-veranza nelle sue esperienze, e di fermezza nel raggiun-gere il suo scopo, un tesoro, nel quale anche l’allopatiapotrà attingere largamente.

Ad ogni modo ella è cosa gloriosa per l’omeopatial’aver avuto a sua giustificazione e sostegno i principali

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zo di disprezzare e talora anche di villaneggiare l’omeo-patia ed i suoi cultori senza nemmeno darsi la pena divoler conoscere in che essa consista. Lo studio coscien-zioso e paziente, che presenta l’omeopatia alla allopatiasopra l’azione dei farmaci sui corpi sani e sulla loro atti-vità negli ammalati, non che le singole proprietà curati-ve d’ogni farmaco, da non confondersi per nulla colleproprietà di altri farmaci per quanto sien essi somiliantiper alcuni fenomeni parziali, è tale un merito per Hah-nemann e i suoi seguaci da farli riguardare con rispetto econ deferenza dagli stessi medici allopatici, che nonsanno risolversi ad abjurare gli errori attinti all’anticascuola.

Così in qualunque maniera si voglia dai medici allo-patici giudicare la nuova dottrina, resterà sempre veroche essi sono debitori all’omeopatia della conoscenzadell’azione patogenica di più di 200 medicamenti, espe-rimentati sull’uomo sano. Questa materia medica, esenteda ogni congettura quand’anche abbia bisogno di perfe-zionamenti, resterà sempre un monumento dell’arte no-stra, senza esempio nell’antica medicina. Di essa po-tranno gli allopatici giovarsi nei loro studj e nelle loroapplicazioni; e, se coscienziosi, renderanno il giustoomaggio al genio, che seppe radunare a forza di perse-veranza nelle sue esperienze, e di fermezza nel raggiun-gere il suo scopo, un tesoro, nel quale anche l’allopatiapotrà attingere largamente.

Ad ogni modo ella è cosa gloriosa per l’omeopatial’aver avuto a sua giustificazione e sostegno i principali

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Page 67: Allopatia od omeopatia? - Liber Liber · 1 Diciamo empirici, perchè anche la medicina veterinaria tro-vasi nella stessa condizione di quella che ci riguarda, rimpetto all’omeopatia.

cardini della scuola allopatica; mentre poi è palese chela grande maggioranza dei medici allopatici che muovo-no una sleale, sorda, ma accanita guerra all’omeopatia,si può riassumere nell’epiteto che molto a proposito vie-ne applicato per dinotare tutti quelli la cui vista è abba-gliata dalle passioni di partito, nè sanno elevarsi al disopra de’ loro meschini interessi; oppure così corta danon distinguere un palmo più lontano del loro naso: epi-teto laconico, ma abbastanza significativo: volgo.

Ora poi che la legge dei simili non sia una cosa affattonuova nella storia della medicina antica, avanti la sco-perta della sua positiva applicazione, fatta dal grandeRiformatore tedesco, ce lo provano fra le altre le se-guenti osservazioni, desunte dalla storia prammaticadella medicina =

Empedocle Argentino fu il primo che enunciò in aureied affettuosi versi la legge dei simili, quale legge uni-versale della natura, svolgendone nei termini i più preci-si l’estensione, la profondità, la sublimità, la grandezzae l’universalismo in tutto il creato!

Ippocrate, padre della medicina, in modo variatissimoesprimesi in favore della dottrina dei simili. – Nelle sueopere si legge: «Per similia morbus oritur, et per similiaoblata ex morbis sanatur.» Però, sebbene questa leggeuniversale di natura non fosse palesemente e sciente-mente applicata alla medicina nella sua generalità, sem-bra che la si presentisse o se ne avesse una non avvertitaintuizione dalla scuola degli empirici od esperimentato-ri, alle cui esperienze ed utili applicazioni in medicina

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cardini della scuola allopatica; mentre poi è palese chela grande maggioranza dei medici allopatici che muovo-no una sleale, sorda, ma accanita guerra all’omeopatia,si può riassumere nell’epiteto che molto a proposito vie-ne applicato per dinotare tutti quelli la cui vista è abba-gliata dalle passioni di partito, nè sanno elevarsi al disopra de’ loro meschini interessi; oppure così corta danon distinguere un palmo più lontano del loro naso: epi-teto laconico, ma abbastanza significativo: volgo.

Ora poi che la legge dei simili non sia una cosa affattonuova nella storia della medicina antica, avanti la sco-perta della sua positiva applicazione, fatta dal grandeRiformatore tedesco, ce lo provano fra le altre le se-guenti osservazioni, desunte dalla storia prammaticadella medicina =

Empedocle Argentino fu il primo che enunciò in aureied affettuosi versi la legge dei simili, quale legge uni-versale della natura, svolgendone nei termini i più preci-si l’estensione, la profondità, la sublimità, la grandezzae l’universalismo in tutto il creato!

Ippocrate, padre della medicina, in modo variatissimoesprimesi in favore della dottrina dei simili. – Nelle sueopere si legge: «Per similia morbus oritur, et per similiaoblata ex morbis sanatur.» Però, sebbene questa leggeuniversale di natura non fosse palesemente e sciente-mente applicata alla medicina nella sua generalità, sem-bra che la si presentisse o se ne avesse una non avvertitaintuizione dalla scuola degli empirici od esperimentato-ri, alle cui esperienze ed utili applicazioni in medicina

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Page 68: Allopatia od omeopatia? - Liber Liber · 1 Diciamo empirici, perchè anche la medicina veterinaria tro-vasi nella stessa condizione di quella che ci riguarda, rimpetto all’omeopatia.

noi dobbiamo questa grande scoperta fatta da Hahne-mann, seguace illustre della predetta scuola degli empi-rici, conservatasi in Germania, della quale pare che Se-rapione fosse ritenuto quale fondatore. Difatti Serapioneil vecchio, nato in Alessandria d’Egitto, che visse circa300 anni prima di Cristo, facendo argine all’invasionedel dogmatismo, sostenne e provò che per esercitare lamedicina con successo abbisognava meno ragionamentoe teoria, e più di pratica e d’esperienza.

La medicina esperimentale non fu dapprima chel’istinto degli ammalati, e di quelli che cercavano disoccorrerli; donde nacque una curiosità curativa ed in-dustriosa nel fare delle prove sopra ogni sorta di rime-dio. L’azzardo venne in appoggio; l’osservazione rac-colse e mise, per così dire, in deposito il risultato dellevarie esperienze; il confronto dei malati nuovi a curarecon quelli che furono precedentemente guariti, o che fu-rono da alcun rimedio, peggiorati, ajutò a formare unaspecie di corpo di dottrina. Non vi erano ancora a queitempi scolari destinati ad impararla, nè libri per conser-varla, nè professori per promulgarla; l’istinto, il sensocomune, i talenti naturali di alcune persone, l’esperienzach’esse avevano acquistata, il desiderio d’essere utili alprossimo; il racconto dei fatti spogli da ogni discussionescientifica, ecco quali furono i libri, gli scolari ed i pro-fessori dei primissimi empirici. «Dire, soggiunge il dot-to scrittore francese Bordeu, que ces empiriques ne rai-sonnaient point, et qu’ils étaient même hors d’état deraisonner, à cause de l’ignorance profonde ou ils étaient

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noi dobbiamo questa grande scoperta fatta da Hahne-mann, seguace illustre della predetta scuola degli empi-rici, conservatasi in Germania, della quale pare che Se-rapione fosse ritenuto quale fondatore. Difatti Serapioneil vecchio, nato in Alessandria d’Egitto, che visse circa300 anni prima di Cristo, facendo argine all’invasionedel dogmatismo, sostenne e provò che per esercitare lamedicina con successo abbisognava meno ragionamentoe teoria, e più di pratica e d’esperienza.

La medicina esperimentale non fu dapprima chel’istinto degli ammalati, e di quelli che cercavano disoccorrerli; donde nacque una curiosità curativa ed in-dustriosa nel fare delle prove sopra ogni sorta di rime-dio. L’azzardo venne in appoggio; l’osservazione rac-colse e mise, per così dire, in deposito il risultato dellevarie esperienze; il confronto dei malati nuovi a curarecon quelli che furono precedentemente guariti, o che fu-rono da alcun rimedio, peggiorati, ajutò a formare unaspecie di corpo di dottrina. Non vi erano ancora a queitempi scolari destinati ad impararla, nè libri per conser-varla, nè professori per promulgarla; l’istinto, il sensocomune, i talenti naturali di alcune persone, l’esperienzach’esse avevano acquistata, il desiderio d’essere utili alprossimo; il racconto dei fatti spogli da ogni discussionescientifica, ecco quali furono i libri, gli scolari ed i pro-fessori dei primissimi empirici. «Dire, soggiunge il dot-to scrittore francese Bordeu, que ces empiriques ne rai-sonnaient point, et qu’ils étaient même hors d’état deraisonner, à cause de l’ignorance profonde ou ils étaient

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des hautes sciences, c’est en imposer évidémment, c’estse jouer de la crédulité du monde; c’est vouloir suivreles excés des dialectitiens et d’autres sectes savantes,qui prétendirent, que les connaissances les plus commu-nes étaient assugetties à leurs lois. Los empiriques onttoujours raisonné à leur manière sur la nature et les cir-constances des maladies, choisi l’espèce, gradué les do-ses des remèdes, saisi les temps qui leur ont paru lesplus propres à leur application.»

Gli empirici, dice Sprengel, amando meglio le nozio-ni dedotte da un’immediata esperienza che la percezionea priori, si acquistarono un merito di gran lunga supe-riore a quello dei lavori di non pochi medici teoreticidell’antichità, coll’aver sottomessa a certe regole l’artedi osservare. Di fatti, malgrado le contraddizioni deidogmatici, giovarono in tal materia assai più che tuttal’antica scuola dei medesimi colle sue speculazioni.Queste sono già sepolte nel più bujo oblio, ed omai noninteressano che lo storico. All’incontro le regoledell’osservare tramandateci dai primi empirici, ci posso-no servire anche oggigiorno di base a simili tentativi, edi pietra di paragone alle nostre osservazioni. L’espe-rienza, su cui esse regole posavano, doveva essere il ri-sultato della migliore induzione. Per dire d’aver fattoesperienza bisogna aver osservato un caso molte volte, esempre sotto le medesime circostanze. Benchè gli empi-rici trasandassero qualsiasi ricerca delle cause che noncadevano apertamente sotto i sensi, tenevano però unascelta esatta di quei fenomeni che potessero divenire og-

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des hautes sciences, c’est en imposer évidémment, c’estse jouer de la crédulité du monde; c’est vouloir suivreles excés des dialectitiens et d’autres sectes savantes,qui prétendirent, que les connaissances les plus commu-nes étaient assugetties à leurs lois. Los empiriques onttoujours raisonné à leur manière sur la nature et les cir-constances des maladies, choisi l’espèce, gradué les do-ses des remèdes, saisi les temps qui leur ont paru lesplus propres à leur application.»

Gli empirici, dice Sprengel, amando meglio le nozio-ni dedotte da un’immediata esperienza che la percezionea priori, si acquistarono un merito di gran lunga supe-riore a quello dei lavori di non pochi medici teoreticidell’antichità, coll’aver sottomessa a certe regole l’artedi osservare. Di fatti, malgrado le contraddizioni deidogmatici, giovarono in tal materia assai più che tuttal’antica scuola dei medesimi colle sue speculazioni.Queste sono già sepolte nel più bujo oblio, ed omai noninteressano che lo storico. All’incontro le regoledell’osservare tramandateci dai primi empirici, ci posso-no servire anche oggigiorno di base a simili tentativi, edi pietra di paragone alle nostre osservazioni. L’espe-rienza, su cui esse regole posavano, doveva essere il ri-sultato della migliore induzione. Per dire d’aver fattoesperienza bisogna aver osservato un caso molte volte, esempre sotto le medesime circostanze. Benchè gli empi-rici trasandassero qualsiasi ricerca delle cause che noncadevano apertamente sotto i sensi, tenevano però unascelta esatta di quei fenomeni che potessero divenire og-

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getto dell’osservazione, giudicando non del tutto super-fluo osservare tutti i singoli sintomi della malattia. – Ol-tre a ciò distinguevano i sintomi essenziali dai fortuiti enon immediati. Tali osservazioni si tenevano a memoria,e la rimembranza del caso osservato fu chiamata teore-ma. Varj casi osservati nella stessa guisa capacitavano ilmedico a pretendere all’empirica o all’antopsia; e la col-lezione intera di questi teoremi costituiva l’arte medica,le cui basi erano, per conseguenza, l’osservazione e laricordanza. V’aveva tre sorgenti di osservazione; vale adire l’accidente, l’esperimento istituito a bella posta, el’esempio di altri casi consimili, cioè l’analogia.

Sebbene Ippocrate avesse cercato di separare la medi-cina dallo studio della filosofia, malgrado i suoi preziosiinsegnamenti, dopo lui varie sette dominanti si impadro-nirono dell’arte del guarire, e fondarono il dogmatismo,il quale, duce Galeno, attraversava quei secoli di ferrosino al mille circa dell’êra cristiana, non avendo fin là ilGalenismo trovato oppositori di molto senno.

Teofrasto Peracelso, medico della scuola araba odempirica, fu quello che a quest’epoca vibrava i primicolpi al Galenismo; egli si oppose energicamenteall’invasione umoristica generale; il perchè rimise inonore la pratica della medicina, e diede agli studj mediciquell’indirizzo sperimentale che la medicina aveva real-mente perduto, abbagliata del dogmatismo; ed alla scuo-la di Peracelso o degli empirici deve la medicina tutti isuoi progressi in merito all’applicazione terapeutica.

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getto dell’osservazione, giudicando non del tutto super-fluo osservare tutti i singoli sintomi della malattia. – Ol-tre a ciò distinguevano i sintomi essenziali dai fortuiti enon immediati. Tali osservazioni si tenevano a memoria,e la rimembranza del caso osservato fu chiamata teore-ma. Varj casi osservati nella stessa guisa capacitavano ilmedico a pretendere all’empirica o all’antopsia; e la col-lezione intera di questi teoremi costituiva l’arte medica,le cui basi erano, per conseguenza, l’osservazione e laricordanza. V’aveva tre sorgenti di osservazione; vale adire l’accidente, l’esperimento istituito a bella posta, el’esempio di altri casi consimili, cioè l’analogia.

Sebbene Ippocrate avesse cercato di separare la medi-cina dallo studio della filosofia, malgrado i suoi preziosiinsegnamenti, dopo lui varie sette dominanti si impadro-nirono dell’arte del guarire, e fondarono il dogmatismo,il quale, duce Galeno, attraversava quei secoli di ferrosino al mille circa dell’êra cristiana, non avendo fin là ilGalenismo trovato oppositori di molto senno.

Teofrasto Peracelso, medico della scuola araba odempirica, fu quello che a quest’epoca vibrava i primicolpi al Galenismo; egli si oppose energicamenteall’invasione umoristica generale; il perchè rimise inonore la pratica della medicina, e diede agli studj mediciquell’indirizzo sperimentale che la medicina aveva real-mente perduto, abbagliata del dogmatismo; ed alla scuo-la di Peracelso o degli empirici deve la medicina tutti isuoi progressi in merito all’applicazione terapeutica.

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Difatti Peracelso aveva anch’egli imperfettamente in-travveduta la legge dei simili, quando disse: «Simile au-tem suum simile frequenter curavit.»

E lo stesso Galeno, sebbene nemico naturalmente allalegge dei simili, disse: «Cantharis exhibita vessicamexulcerat, et inimicum est ipsi medicamentum, vehe-menter urinam provocat, et fit auxilium vessicæ.» (oper.omn.)

Baglivi (allopatico) lasciò scritto: «Multi mali, calidivulgo dicti, calidis curantur rimediis» (Praxis medica).

Sthal: «La regola ammessa in medicina di trattare lemalattie con i rimedj contrarj o opposti agli effetti cheesse producono potrà essere falsa. Io sono persuaso, alcontrario, che le malattie cedono agli agenti che deter-minano un’affezione simile. È appunto per questa ragio-ne ch’io sono riuscito a far cessare la disposizioniall’acidità per lo mezzo di piccole dosi di acido solfori-co in quegli stessi, ove aveva inutilmente amministratouna moltitudine di polveri assorbenti.»

Da storici riscontri la legge dei simili era grandemen-te conosciuta nel secolo XVI. Negli scritti del sommo diSales si leggono le parole seguenti: «I medici metodicihanno sempre in bocca questa massima, che i contrarjsono guariti per i loro contrarj, e gli spargirici celebranouna sentenza opposta a quella, dicendo che i simili sonoguariti per i loro simili.»

I casi pratici (riprende il Mengozzi) testimoniano chela legge dei simili è stata in pratica seguita e riconosciu-ta da tutti quelli che avevano approfondito i loro studj

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Difatti Peracelso aveva anch’egli imperfettamente in-travveduta la legge dei simili, quando disse: «Simile au-tem suum simile frequenter curavit.»

E lo stesso Galeno, sebbene nemico naturalmente allalegge dei simili, disse: «Cantharis exhibita vessicamexulcerat, et inimicum est ipsi medicamentum, vehe-menter urinam provocat, et fit auxilium vessicæ.» (oper.omn.)

Baglivi (allopatico) lasciò scritto: «Multi mali, calidivulgo dicti, calidis curantur rimediis» (Praxis medica).

Sthal: «La regola ammessa in medicina di trattare lemalattie con i rimedj contrarj o opposti agli effetti cheesse producono potrà essere falsa. Io sono persuaso, alcontrario, che le malattie cedono agli agenti che deter-minano un’affezione simile. È appunto per questa ragio-ne ch’io sono riuscito a far cessare la disposizioniall’acidità per lo mezzo di piccole dosi di acido solfori-co in quegli stessi, ove aveva inutilmente amministratouna moltitudine di polveri assorbenti.»

Da storici riscontri la legge dei simili era grandemen-te conosciuta nel secolo XVI. Negli scritti del sommo diSales si leggono le parole seguenti: «I medici metodicihanno sempre in bocca questa massima, che i contrarjsono guariti per i loro contrarj, e gli spargirici celebranouna sentenza opposta a quella, dicendo che i simili sonoguariti per i loro simili.»

I casi pratici (riprende il Mengozzi) testimoniano chela legge dei simili è stata in pratica seguita e riconosciu-ta da tutti quelli che avevano approfondito i loro studj

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intorno la filosofia, ma che pure venivano spiegati per ilsofisma dei contrarj. – Si consulti l’Organo dell’arte diguarire di Hahnemann, l’opera del Mûller e quella delGrisselich, e si vedranno registrate le guarigioni di sva-riate malattie, allorquando alla cieca i medici sommini-strarono ai loro infermi rimedj, che solo agirono in gra-zia della somiglianza dei loro effetti patogenici alla sin-tomatologia delle guarite infermità.

Le autorità poi che ci offre la storia contemporaneaintorno la legge dei simili, volendole solo accennare, miporterebbero lungi da quella brevità che mi sono impo-sta; quindi indicherò solo le poche che seguono:

Hufeland scrive: «Io ho veduto sovente, e persone de-gne di fede, hanno eziandio veduto l’omeopatia mostrar-si efficace nelle malattie gravi, ove gli altri mezzi eranostati impotenti.»

M. Andral, parlando della medicina omeopatica e del-la legge dei simili, scrive: «Noi crediamo che la leggedei simili sia una veduta che si appoggia a dei fatti in-contestabili, e che a causa delle conseguenze immenseche possono risultarne, merita per lo meno l’attenzionedegli osservatori. (Bollettino di terapeutica 1835).

Il prof. Trousseau nel 1844 non negava che alcunimedicamenti guariscono per la legge dei simili.

Il prof. Puccinotti, nella sua Patologia, scrive: «Lasola legge dei contrarj è potuta entrare come base scien-tifica della terapia, dopo sì lunghi studj sulle intime ra-gioni dei morbi. Ma la natura non si limita a questa leg-

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intorno la filosofia, ma che pure venivano spiegati per ilsofisma dei contrarj. – Si consulti l’Organo dell’arte diguarire di Hahnemann, l’opera del Mûller e quella delGrisselich, e si vedranno registrate le guarigioni di sva-riate malattie, allorquando alla cieca i medici sommini-strarono ai loro infermi rimedj, che solo agirono in gra-zia della somiglianza dei loro effetti patogenici alla sin-tomatologia delle guarite infermità.

Le autorità poi che ci offre la storia contemporaneaintorno la legge dei simili, volendole solo accennare, miporterebbero lungi da quella brevità che mi sono impo-sta; quindi indicherò solo le poche che seguono:

Hufeland scrive: «Io ho veduto sovente, e persone de-gne di fede, hanno eziandio veduto l’omeopatia mostrar-si efficace nelle malattie gravi, ove gli altri mezzi eranostati impotenti.»

M. Andral, parlando della medicina omeopatica e del-la legge dei simili, scrive: «Noi crediamo che la leggedei simili sia una veduta che si appoggia a dei fatti in-contestabili, e che a causa delle conseguenze immenseche possono risultarne, merita per lo meno l’attenzionedegli osservatori. (Bollettino di terapeutica 1835).

Il prof. Trousseau nel 1844 non negava che alcunimedicamenti guariscono per la legge dei simili.

Il prof. Puccinotti, nella sua Patologia, scrive: «Lasola legge dei contrarj è potuta entrare come base scien-tifica della terapia, dopo sì lunghi studj sulle intime ra-gioni dei morbi. Ma la natura non si limita a questa leg-

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Page 73: Allopatia od omeopatia? - Liber Liber · 1 Diciamo empirici, perchè anche la medicina veterinaria tro-vasi nella stessa condizione di quella che ci riguarda, rimpetto all’omeopatia.

ge soltanto nella sanagione di essi, ma talvolta ella se-gue la legge dei simili.» (Vol. unico parte I, pag. 555).

L’esistenza della legge dei simili, siccome legge di ar-monia universale e la sua verità sperimentale non isfug-gì alla gran mente dell’insigne pensatore Gioberti; chèquesti parlando dell’intervento della volontà nella gene-razione, e del vero che racchiude il concetto di Hen-schel inverso la medesima funzione, consistente nelconsiderare il polline e lo sperma come operanti per in-fezione sullo stigma e l’uovo, e queste due sostanze es-sere negative, distruttive, morbifere, nel mentre che ec-citano la formazione della vita provocando la morte,vide l’espressione del fenomeno di somiglianza che sipalesa nell’omeopatia, essenzialmente costituendola, elo dichiarò analogo a quello del Polarismo, di cui le so-stanze diverse operano per antagonismo, suscitando unaforza opposta. Laonde il fenomeno omeopatico che ilprincipio del male lo guarisce (siccome sapientementesi esprime l’illustre filosofo), cioè la legge dei simili,come è manifestazione del fenomeno della generazione,così è legge di armonia universale in tutte le create esi-stenze (Vedi nella Protologia di Vinc. Gioberti).

Il prof. Giacomo Tommasini, nome illustre nellascuola allopatica, richiesto dal cav. prof. De-Horatiis inuna solenne adunanza nell’accademia medica di Napoli,l’anno 1826, che esternasse il suo giudizio sul sistema diHahnemann, si dichiarava finalmente convinto da moltifatti in favore dell’omeopatia. – Premesso che il prof.dottore Cosimo De-Horatiis era il presidente dell’acca-

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ge soltanto nella sanagione di essi, ma talvolta ella se-gue la legge dei simili.» (Vol. unico parte I, pag. 555).

L’esistenza della legge dei simili, siccome legge di ar-monia universale e la sua verità sperimentale non isfug-gì alla gran mente dell’insigne pensatore Gioberti; chèquesti parlando dell’intervento della volontà nella gene-razione, e del vero che racchiude il concetto di Hen-schel inverso la medesima funzione, consistente nelconsiderare il polline e lo sperma come operanti per in-fezione sullo stigma e l’uovo, e queste due sostanze es-sere negative, distruttive, morbifere, nel mentre che ec-citano la formazione della vita provocando la morte,vide l’espressione del fenomeno di somiglianza che sipalesa nell’omeopatia, essenzialmente costituendola, elo dichiarò analogo a quello del Polarismo, di cui le so-stanze diverse operano per antagonismo, suscitando unaforza opposta. Laonde il fenomeno omeopatico che ilprincipio del male lo guarisce (siccome sapientementesi esprime l’illustre filosofo), cioè la legge dei simili,come è manifestazione del fenomeno della generazione,così è legge di armonia universale in tutte le create esi-stenze (Vedi nella Protologia di Vinc. Gioberti).

Il prof. Giacomo Tommasini, nome illustre nellascuola allopatica, richiesto dal cav. prof. De-Horatiis inuna solenne adunanza nell’accademia medica di Napoli,l’anno 1826, che esternasse il suo giudizio sul sistema diHahnemann, si dichiarava finalmente convinto da moltifatti in favore dell’omeopatia. – Premesso che il prof.dottore Cosimo De-Horatiis era il presidente dell’acca-

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demia medico-chirurgica di Napoli e medico di SuaMaestà, si capisce facilmente che il prof. Tommasininon poteva esimersi dal dare una risposta qualunque inmerito alla nuova dottrina, patrocinata da re e principi,ma quel che più monta, da celebri e sapienti medici,quali il De-Horatiis, il Neker, il Coddè, Talianini, Roma-ni, Mauro, Pezzillo ed altri molti, che fra gli italiani no-stri contemporanei sonosi convertiti alla dottrina dei si-mili abjurando gli errori dell’antica medicina. – Lascioparlare lo stesso Tommasini: «D’altra parte diversi fat-ti, comprovanti l’indicata efficacia di dosi infinitesimedi rimedj, furono già riferiti, da pochi sì ma onorati me-dici, della cui fede non mi sarebbe possibile il dubita-re.» – «Ma due anni sono, scriveva il Tommasini nel1826, un professore medico chirurgo di Parma, cheavea dimorato qualche tempo in Napoli, mi narrò fattidi guarigioni non ottenute da molti altri metodi, ed ope-rate sotto gli occhi suoi dal dottor Neker mediante lamedicina omeopatica.» E nel suo discorso letto al gio-vane uditorio, dalla cattedra clinica allopatica dell’Uni-versità di Bologna l’anno 1826-27, parlando dell’omeo-patia, non dubitò dire: «Non si tacci da qualche rigidocensore come soverchia condiscendenza il non rigettarei tentativi hahnemaniani.» Aggiungendo in seguito altreespressioni, le quali dovrebbero tuttavia essere meditateda’ suoi proseliti, che per disgrazia d’Italia sono ancormolti: «Io crederei pertinacia di mente che troppo fidiin sè medesima, crederei intolleranza di tutto ciò che siscosta dalle ricevute opinioni l’escludere i tentativi hah-

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demia medico-chirurgica di Napoli e medico di SuaMaestà, si capisce facilmente che il prof. Tommasininon poteva esimersi dal dare una risposta qualunque inmerito alla nuova dottrina, patrocinata da re e principi,ma quel che più monta, da celebri e sapienti medici,quali il De-Horatiis, il Neker, il Coddè, Talianini, Roma-ni, Mauro, Pezzillo ed altri molti, che fra gli italiani no-stri contemporanei sonosi convertiti alla dottrina dei si-mili abjurando gli errori dell’antica medicina. – Lascioparlare lo stesso Tommasini: «D’altra parte diversi fat-ti, comprovanti l’indicata efficacia di dosi infinitesimedi rimedj, furono già riferiti, da pochi sì ma onorati me-dici, della cui fede non mi sarebbe possibile il dubita-re.» – «Ma due anni sono, scriveva il Tommasini nel1826, un professore medico chirurgo di Parma, cheavea dimorato qualche tempo in Napoli, mi narrò fattidi guarigioni non ottenute da molti altri metodi, ed ope-rate sotto gli occhi suoi dal dottor Neker mediante lamedicina omeopatica.» E nel suo discorso letto al gio-vane uditorio, dalla cattedra clinica allopatica dell’Uni-versità di Bologna l’anno 1826-27, parlando dell’omeo-patia, non dubitò dire: «Non si tacci da qualche rigidocensore come soverchia condiscendenza il non rigettarei tentativi hahnemaniani.» Aggiungendo in seguito altreespressioni, le quali dovrebbero tuttavia essere meditateda’ suoi proseliti, che per disgrazia d’Italia sono ancormolti: «Io crederei pertinacia di mente che troppo fidiin sè medesima, crederei intolleranza di tutto ciò che siscosta dalle ricevute opinioni l’escludere i tentativi hah-

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nemaniani». – E nel dichiarare, secondo il suo parere,nel discorso istesso i limiti, entro i quali si debbono cer-care i fatti omeopatici, seguita a dire Tommasini all’udi-torio: «Rammentatevi la mia risposta che detti al prof.De-Horatiis ed ai suoi colleghi omeopatici: Essa potràfacilmente essere utile in qualche circostanza, giacchènon veggo impossibile che la tendenza all’omeopatiavarchi presto o tardi l’Appennino, e sottentri ai metodidi cura diametralmente opposti a quelli dell’innovatoretedesco.» E finalmente prosegue a dire: «Ove il sistemaomeopatico è raccomandato da diversi onorati medici,che asseriscono d’averlo trovato efficace; ove in fine sitratta di fatti, cui non è pericoloso il verificare, non valeche la ragione si arretri, e sorrida amaramente la criti-ca.»

E sebbene l’illustre fondatore della da lui nominatanuova scuola medica italiana, la quale si riduce a svilup-pare le dottrine di Rasori in odio al Brownismo, siasitalvolta contradetto a seconda che le sue opinioni eranostate modificate in lui da fatti veri constatati posterior-mente, e dalle osservazioni proprie ed altrui, il perchènella ristampa delle sue lezioni critiche di patologia e fi-siologia egli fece varie correzioni, modificazioni ed ag-giunte, che credeva (nel 1827) necessarie, per questoche egli seppe per lo addietro valutare i fatti e le osser-vazioni proprie ed altrui, come lo studio cronologicodelle opere di Tommasini ci ammaestra; appunto perquesto, dico io, egli avrebbe dovuto mostrarsi versol’omeopatia dello stesso spirito indipendente, e non la-

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nemaniani». – E nel dichiarare, secondo il suo parere,nel discorso istesso i limiti, entro i quali si debbono cer-care i fatti omeopatici, seguita a dire Tommasini all’udi-torio: «Rammentatevi la mia risposta che detti al prof.De-Horatiis ed ai suoi colleghi omeopatici: Essa potràfacilmente essere utile in qualche circostanza, giacchènon veggo impossibile che la tendenza all’omeopatiavarchi presto o tardi l’Appennino, e sottentri ai metodidi cura diametralmente opposti a quelli dell’innovatoretedesco.» E finalmente prosegue a dire: «Ove il sistemaomeopatico è raccomandato da diversi onorati medici,che asseriscono d’averlo trovato efficace; ove in fine sitratta di fatti, cui non è pericoloso il verificare, non valeche la ragione si arretri, e sorrida amaramente la criti-ca.»

E sebbene l’illustre fondatore della da lui nominatanuova scuola medica italiana, la quale si riduce a svilup-pare le dottrine di Rasori in odio al Brownismo, siasitalvolta contradetto a seconda che le sue opinioni eranostate modificate in lui da fatti veri constatati posterior-mente, e dalle osservazioni proprie ed altrui, il perchènella ristampa delle sue lezioni critiche di patologia e fi-siologia egli fece varie correzioni, modificazioni ed ag-giunte, che credeva (nel 1827) necessarie, per questoche egli seppe per lo addietro valutare i fatti e le osser-vazioni proprie ed altrui, come lo studio cronologicodelle opere di Tommasini ci ammaestra; appunto perquesto, dico io, egli avrebbe dovuto mostrarsi versol’omeopatia dello stesso spirito indipendente, e non la-

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sciarsi imporre da’ suoi colleghi e seguaci, i quali perònon rivaleggiando menomamente col suo grande inge-gno, biasimarono la sua, già per sè stessa ben avara con-discendenza. Era desiderabile, perchè non lo si potesseimputare di spirito di parte, ch’egli non facesse soppri-mere, nella ristampa delle sue opere, alcuni brani relati-vi all’omeopatia, dei quali certamente i suoi fautori e so-stenitori l’avevano biasimato. – Perchè il Tommasini,che scriveva: «In convulsioni epilettiche d’anni, in anti-che doglie membranose e muscolari, nella cronica ar-trite, in una inveterata difficoltà di respiro, od inun’erpetica affezione, che si mantennero pertinaci con-tro i più lodati rimedj, qual danno dal cercare cotestifatti (avanzati dall’omeopatia), qual pericolo dal tentareogni otto giorni un milionesimo o bilionesino di granodi estratti di cicuta o di belladonna, di noce vomica, odi aconito?» perchè, dico, il Tommasini, che scrivendoqueste cose e parlando assurdamente di estratti proscrit-ti in omeopatia, come incerti e di pochissima azione,non si è dato egli stesso a raggranellare qualche elemen-tare nozione di omeopatia (cui mostrava di non conosce-re parlando di estratti a milionesime attenuazioni), efare egli stesso delle esperienze in proposito? esperien-ze, che, sia detto ad onore del vero, riescono quasi sem-pre ad un buon medico allopatico, se fatte con rimedjomeopatici, e che anzi possono talvolta riuscire, purchèin malattie non molto antiche, anche tentate con rimedjallopaticamente preparati purchè allora non soverchia-mente attenuati o diluiti, e purchè il rimedio sia real-

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sciarsi imporre da’ suoi colleghi e seguaci, i quali perònon rivaleggiando menomamente col suo grande inge-gno, biasimarono la sua, già per sè stessa ben avara con-discendenza. Era desiderabile, perchè non lo si potesseimputare di spirito di parte, ch’egli non facesse soppri-mere, nella ristampa delle sue opere, alcuni brani relati-vi all’omeopatia, dei quali certamente i suoi fautori e so-stenitori l’avevano biasimato. – Perchè il Tommasini,che scriveva: «In convulsioni epilettiche d’anni, in anti-che doglie membranose e muscolari, nella cronica ar-trite, in una inveterata difficoltà di respiro, od inun’erpetica affezione, che si mantennero pertinaci con-tro i più lodati rimedj, qual danno dal cercare cotestifatti (avanzati dall’omeopatia), qual pericolo dal tentareogni otto giorni un milionesimo o bilionesino di granodi estratti di cicuta o di belladonna, di noce vomica, odi aconito?» perchè, dico, il Tommasini, che scrivendoqueste cose e parlando assurdamente di estratti proscrit-ti in omeopatia, come incerti e di pochissima azione,non si è dato egli stesso a raggranellare qualche elemen-tare nozione di omeopatia (cui mostrava di non conosce-re parlando di estratti a milionesime attenuazioni), efare egli stesso delle esperienze in proposito? esperien-ze, che, sia detto ad onore del vero, riescono quasi sem-pre ad un buon medico allopatico, se fatte con rimedjomeopatici, e che anzi possono talvolta riuscire, purchèin malattie non molto antiche, anche tentate con rimedjallopaticamente preparati purchè allora non soverchia-mente attenuati o diluiti, e purchè il rimedio sia real-

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mente indicato dal gruppo patognomonico dei sintomi.Non erano d’altronde i buoni rimedj che gli avrebberofatto difetto, nè l’assistenza di provetti medici omeopati-ci, quand’egli si accertava di presenza delle cure riusciteai celebri medici della scuola omeopatica nella sua visi-ta a Napoli.... Si capisce che un uomo che arriva a forzadi ingegno a collocarsi sugli altari, e farsi ardere incen-so, lui vivente, da’ suoi colleghi e seguaci, debba riflet-tere seriamente prima di abjurare la sua dottrina, pertanti lustri accarezzata ed abbellita, e gettarsi abbasso daquel piedestallo fra le imprecazioni d’una folla di medi-ci scandolezzati.... La via che conduce alla praticaomeopatica è così sdrucciola, che facilmente, anche nonavendone primitivamente l’intenzione, la si percorre tut-ta, dopo aver messo il piede su di essa, mediante leesperienze eseguite diligentemente, e coll’intenzione ditrovare e praticare il meglio.

Dietro queste sentenze, ed altre che abbiamo omessoper brevità, di sommi ingegni che formano la gloria del-la scuola allopatica d’ogni età, che cosa dovrà dirsi diquegli allopatici del giorno, che rimirano l’omeopatiasiccome un delirio di menti riscaldate, un’impostura,che senza esaminarla, senza darle ascolto, debba essereall’improbazione pubblica esposta, debba essere discac-ciata come non meritevole di essere studiata insino anon volerne ascoltare parola, nè leggerne i libri per noninsozzarsi la coscienza?!! A buona ventura peròdell’umanità e della scienza medica, continua il Men-gozzi, la Dio mercè pur sonovi degli allopatici, e nella

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mente indicato dal gruppo patognomonico dei sintomi.Non erano d’altronde i buoni rimedj che gli avrebberofatto difetto, nè l’assistenza di provetti medici omeopati-ci, quand’egli si accertava di presenza delle cure riusciteai celebri medici della scuola omeopatica nella sua visi-ta a Napoli.... Si capisce che un uomo che arriva a forzadi ingegno a collocarsi sugli altari, e farsi ardere incen-so, lui vivente, da’ suoi colleghi e seguaci, debba riflet-tere seriamente prima di abjurare la sua dottrina, pertanti lustri accarezzata ed abbellita, e gettarsi abbasso daquel piedestallo fra le imprecazioni d’una folla di medi-ci scandolezzati.... La via che conduce alla praticaomeopatica è così sdrucciola, che facilmente, anche nonavendone primitivamente l’intenzione, la si percorre tut-ta, dopo aver messo il piede su di essa, mediante leesperienze eseguite diligentemente, e coll’intenzione ditrovare e praticare il meglio.

Dietro queste sentenze, ed altre che abbiamo omessoper brevità, di sommi ingegni che formano la gloria del-la scuola allopatica d’ogni età, che cosa dovrà dirsi diquegli allopatici del giorno, che rimirano l’omeopatiasiccome un delirio di menti riscaldate, un’impostura,che senza esaminarla, senza darle ascolto, debba essereall’improbazione pubblica esposta, debba essere discac-ciata come non meritevole di essere studiata insino anon volerne ascoltare parola, nè leggerne i libri per noninsozzarsi la coscienza?!! A buona ventura peròdell’umanità e della scienza medica, continua il Men-gozzi, la Dio mercè pur sonovi degli allopatici, e nella

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classe dei più distinti, che tuttodì porgono esempi lode-volissimi di non solo non rimirare l’omeopatia siccomeun delirio di menti riscaldate, ma eziandio di non volervivere apatisticamente e neghittosamente rispetto adessa, bellamente desiderosi di non tenerla siccome unascienza estranea al loro sapere; saviamente presti di nonessere tenuti per medici di meno che metà ignorandola,e finalmente grandemente convinti che la dottrinaomeopatica ha in sè tutto il diritto di essere accolta emeditata da ogni mente che è desiderosa di conoscerel’unità della scienza che coltiva, e che vuole giovare a’suoi fratelli.

Tra i molti atti più o meno pubblici di abjura alla fal-lacia dell’antica dottrina dei contrarj, che avvennero inItalia per parte di dotti medici allopatici, che seguironol’omeopatia, mi piace riferire quello citato dal Mengoz-zi, nella persona, per meriti ed ingegno rara, dello stu-diosissimo dottor Landini Domenico, toscano, autore dimolte monografie edite ed inedite, ricostruttore dell’arteostetrica, il quale pubblicava sulla Gazzetta di Genovala seguente lettera:

«Meritissimo Sig. Professore.Livorno, 2 ottobre 1856.

«La gentilezza delle espressioni usate a mio riguardonella sua pregiatissima, se a fondo non conoscessi lamia pochezza, avrebbero potuto in qualche modo inor-goglire il mio amor proprio. Amai ed amo tuttora lo stu-dio per la necessità di istruirmi. Sventuratamente s’aggi-rò per molti anni attorno a mere ipotesi, e sogni di menti

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classe dei più distinti, che tuttodì porgono esempi lode-volissimi di non solo non rimirare l’omeopatia siccomeun delirio di menti riscaldate, ma eziandio di non volervivere apatisticamente e neghittosamente rispetto adessa, bellamente desiderosi di non tenerla siccome unascienza estranea al loro sapere; saviamente presti di nonessere tenuti per medici di meno che metà ignorandola,e finalmente grandemente convinti che la dottrinaomeopatica ha in sè tutto il diritto di essere accolta emeditata da ogni mente che è desiderosa di conoscerel’unità della scienza che coltiva, e che vuole giovare a’suoi fratelli.

Tra i molti atti più o meno pubblici di abjura alla fal-lacia dell’antica dottrina dei contrarj, che avvennero inItalia per parte di dotti medici allopatici, che seguironol’omeopatia, mi piace riferire quello citato dal Mengoz-zi, nella persona, per meriti ed ingegno rara, dello stu-diosissimo dottor Landini Domenico, toscano, autore dimolte monografie edite ed inedite, ricostruttore dell’arteostetrica, il quale pubblicava sulla Gazzetta di Genovala seguente lettera:

«Meritissimo Sig. Professore.Livorno, 2 ottobre 1856.

«La gentilezza delle espressioni usate a mio riguardonella sua pregiatissima, se a fondo non conoscessi lamia pochezza, avrebbero potuto in qualche modo inor-goglire il mio amor proprio. Amai ed amo tuttora lo stu-dio per la necessità di istruirmi. Sventuratamente s’aggi-rò per molti anni attorno a mere ipotesi, e sogni di menti

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Page 79: Allopatia od omeopatia? - Liber Liber · 1 Diciamo empirici, perchè anche la medicina veterinaria tro-vasi nella stessa condizione di quella che ci riguarda, rimpetto all’omeopatia.

illustri. La successione continua dei nuovi sistemi diteorie allopatiche, anzichè arrecar luce per liberarcene,costrinse allettando l’intelletto, a familiarizzarsi, a im-medesimarsi cogli stessi errori, bellamente combinati,per rendere illusoriamente più agevole la pratica e l’uti-lità della medicina.»

«Mi gode frattanto l’animo di averla conosciuta, e leprotesto eterna gratitudine delle cognizioni e dei libriche mi prodiga per raggiungere la meta che mi sono pre-fisso, di conoscere, cioè, i pregi e la vera utilità dellamedicina omeopatica, che sotto la direzione di V. S. Ec-cellentissima studio e studierò con tutte le forze rimaste-mi nella grave età mia.

«Avrò per sommo onore di essere noverato nel nume-ro dei medici veri filantropi, perchè omeopatici. Sdegnole baje degli ignoranti miei colleghi, cui molto calel’interesse, punto la vita degli uomini.

«Gradisca, sig. professore, ch’io mi ripeta di cuoreDi V. S. chiarissima

Sig. prof. dott. Giovanni Ettore MengozziUmilissimo obbligat. servitore

Dott. DOMENICO LANDINI.Che cosa aggiungere dopo una dichiarazione solenne

d’abjura in persona così stimabile, e di grave età, qualel’autore della precedente lettera? Qualunque altra provasarebbe superflua; quindi desisto affatto dalle citazioni,e coi pochi cenni seguenti chiuderò i miei confronti sto-rico-critici, ch’io mi era prefisso stabilire tra l’antica e lanuova medicina.

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illustri. La successione continua dei nuovi sistemi diteorie allopatiche, anzichè arrecar luce per liberarcene,costrinse allettando l’intelletto, a familiarizzarsi, a im-medesimarsi cogli stessi errori, bellamente combinati,per rendere illusoriamente più agevole la pratica e l’uti-lità della medicina.»

«Mi gode frattanto l’animo di averla conosciuta, e leprotesto eterna gratitudine delle cognizioni e dei libriche mi prodiga per raggiungere la meta che mi sono pre-fisso, di conoscere, cioè, i pregi e la vera utilità dellamedicina omeopatica, che sotto la direzione di V. S. Ec-cellentissima studio e studierò con tutte le forze rimaste-mi nella grave età mia.

«Avrò per sommo onore di essere noverato nel nume-ro dei medici veri filantropi, perchè omeopatici. Sdegnole baje degli ignoranti miei colleghi, cui molto calel’interesse, punto la vita degli uomini.

«Gradisca, sig. professore, ch’io mi ripeta di cuoreDi V. S. chiarissima

Sig. prof. dott. Giovanni Ettore MengozziUmilissimo obbligat. servitore

Dott. DOMENICO LANDINI.Che cosa aggiungere dopo una dichiarazione solenne

d’abjura in persona così stimabile, e di grave età, qualel’autore della precedente lettera? Qualunque altra provasarebbe superflua; quindi desisto affatto dalle citazioni,e coi pochi cenni seguenti chiuderò i miei confronti sto-rico-critici, ch’io mi era prefisso stabilire tra l’antica e lanuova medicina.

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Page 80: Allopatia od omeopatia? - Liber Liber · 1 Diciamo empirici, perchè anche la medicina veterinaria tro-vasi nella stessa condizione di quella che ci riguarda, rimpetto all’omeopatia.

Ben a ragione dunque vediamo talvolta la medicinafatta segno negli scritti anche di uomini colti, in sullescene ed in società, agli amari sarcasmi della critica, av-vegnachè la medicina (allopatica) contraddicentesi spes-so, ed in conseguenza sobbarcandosi talora a grossolanierrori, siasi mai sempre meritata, il nome di arte inesat-ta, di arte che lavora a tastoni; la quale inesattezza risul-ta maggiormente ogni qualvolta la si ponga a confrontocoll’arte chirurgica, alla quale la medicina è pur stretta-mente legata, poichè la chirurgia, per quanto concerne lasua pratica operativa, e non più in là, si fa bella dellamassima esattezza e precisione.

In questo sprezzo dell’arte salutare non merita pernulla essere compresa la nuova scienza dei simili; chèanzi qualunque estraneo all’arte del guarire per poco chevoglia rendersi conto (e sarebbe ottima cosa assai) dellenozioni elementari, sulle quali l’omeopatia si fonda, dileggieri si farà persuaso che solo questa gode logica-mente tutti i diritti e titoli che ad esatta scienza si com-petono, perchè essa sola muove con un metodo logico,con un principio unito, e possedere quindi essa sola unaguida sicura, per aver diritto a curare le malattie, appun-to perchè l’omeopatia si definisce l’arte di guarire congli specifici determinati a priori per un qualunque casodi malattia.

Sarebbe ottima cosa, ripeto, che le persone tutte chedi scienza alcuna si occupano, si facessero sollecitenell’acquistarsi quelle poche elementari cognizioni, chesono pertanto necessarie a chi è chiamato presso l’infeli-

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Ben a ragione dunque vediamo talvolta la medicinafatta segno negli scritti anche di uomini colti, in sullescene ed in società, agli amari sarcasmi della critica, av-vegnachè la medicina (allopatica) contraddicentesi spes-so, ed in conseguenza sobbarcandosi talora a grossolanierrori, siasi mai sempre meritata, il nome di arte inesat-ta, di arte che lavora a tastoni; la quale inesattezza risul-ta maggiormente ogni qualvolta la si ponga a confrontocoll’arte chirurgica, alla quale la medicina è pur stretta-mente legata, poichè la chirurgia, per quanto concerne lasua pratica operativa, e non più in là, si fa bella dellamassima esattezza e precisione.

In questo sprezzo dell’arte salutare non merita pernulla essere compresa la nuova scienza dei simili; chèanzi qualunque estraneo all’arte del guarire per poco chevoglia rendersi conto (e sarebbe ottima cosa assai) dellenozioni elementari, sulle quali l’omeopatia si fonda, dileggieri si farà persuaso che solo questa gode logica-mente tutti i diritti e titoli che ad esatta scienza si com-petono, perchè essa sola muove con un metodo logico,con un principio unito, e possedere quindi essa sola unaguida sicura, per aver diritto a curare le malattie, appun-to perchè l’omeopatia si definisce l’arte di guarire congli specifici determinati a priori per un qualunque casodi malattia.

Sarebbe ottima cosa, ripeto, che le persone tutte chedi scienza alcuna si occupano, si facessero sollecitenell’acquistarsi quelle poche elementari cognizioni, chesono pertanto necessarie a chi è chiamato presso l’infeli-

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Page 81: Allopatia od omeopatia? - Liber Liber · 1 Diciamo empirici, perchè anche la medicina veterinaria tro-vasi nella stessa condizione di quella che ci riguarda, rimpetto all’omeopatia.

ce caduto improvvisamente in istato di malattia, ondepoter arrecare, prima che venga addomandato un buonmedico omeopatico, quei primi soccorsi che talora deci-dono dello sviluppo e dell’esito d’una infermità..... Nel-le campagne, lungi dalle grosse borgate, ove il concorsodel medico riesce dispendioso assai, ed ove quasi sem-pre un ammalato grave si muore per difetto di cure intel-ligenti, e dappertutto ove sonovi medici allopatici chefanno della medicina un mestiere (nel qual caso megliosarebbe non vi fosse medico alcuno), di quale e quantoprofitto non sarebbe ella l’omeopatia caritatevolmenteesercitata dal parroco o vicario, o da qualsiasi altra per-sona intelligente e pietosa? A parte i casi gravi per sèstessi, e nei quali l’assistenza di dotto medico omeopati-co sarebbe affatto necessaria, quante volte nelle famiglieverrebbero guarite le leggiere ed abituali indisposizioni,però sì frequenti, causate dalle variazioni della tempera-tura, dalla costituzione o temperamento individuale, edanche dalle endemiche intercorrenti influenze? Il medi-co, che siasi reso familiare all’omeopatia è sommamenteconvinto, che la più gran parte degli ammalati che muo-jono, curati allopaticamente, devono la gravezza dellaloro malattia alle intempestive e nocive sottrazioni disangue, ai purganti, e ad un metodo di cura contrarianteo troppo attivo; ciò che non può succedere mai alla nuo-va medicina dei simili, inquantochè, ammesso che ilmedico omeopatico abbia commesso errore nell’ammi-nistrazione d’un rimedio a vece di un altro (sbaglio chealla nuova medicina succede ben di rado), quel farmaco

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ce caduto improvvisamente in istato di malattia, ondepoter arrecare, prima che venga addomandato un buonmedico omeopatico, quei primi soccorsi che talora deci-dono dello sviluppo e dell’esito d’una infermità..... Nel-le campagne, lungi dalle grosse borgate, ove il concorsodel medico riesce dispendioso assai, ed ove quasi sem-pre un ammalato grave si muore per difetto di cure intel-ligenti, e dappertutto ove sonovi medici allopatici chefanno della medicina un mestiere (nel qual caso megliosarebbe non vi fosse medico alcuno), di quale e quantoprofitto non sarebbe ella l’omeopatia caritatevolmenteesercitata dal parroco o vicario, o da qualsiasi altra per-sona intelligente e pietosa? A parte i casi gravi per sèstessi, e nei quali l’assistenza di dotto medico omeopati-co sarebbe affatto necessaria, quante volte nelle famiglieverrebbero guarite le leggiere ed abituali indisposizioni,però sì frequenti, causate dalle variazioni della tempera-tura, dalla costituzione o temperamento individuale, edanche dalle endemiche intercorrenti influenze? Il medi-co, che siasi reso familiare all’omeopatia è sommamenteconvinto, che la più gran parte degli ammalati che muo-jono, curati allopaticamente, devono la gravezza dellaloro malattia alle intempestive e nocive sottrazioni disangue, ai purganti, e ad un metodo di cura contrarianteo troppo attivo; ciò che non può succedere mai alla nuo-va medicina dei simili, inquantochè, ammesso che ilmedico omeopatico abbia commesso errore nell’ammi-nistrazione d’un rimedio a vece di un altro (sbaglio chealla nuova medicina succede ben di rado), quel farmaco

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Page 82: Allopatia od omeopatia? - Liber Liber · 1 Diciamo empirici, perchè anche la medicina veterinaria tro-vasi nella stessa condizione di quella che ci riguarda, rimpetto all’omeopatia.

intempestivo introdotto nel corpo a dosi omeopatiche,cioè essenzialmente piccole, non può in alcun modo pre-giudicare l’andamento del morbo.

Agli appunti ed obbiezioni che l’antica medicinamuove alla nuova, fu già da tempo e dai migliori mediciomeopatici risposto vittoriosamente; e sebbene io quipotessi riassumere in succinto le principali questioni, mene astengo per il motivo che mi imposi di essere breve,e perchè sarà assai più proficuo per i signori medici mieiconfratelli il consultare in proposito le già citate letteredel dottor Dansi, e gli opuscoli Deux mots au Public, eEclaircissements sur l’Homeopathie del dottor Pechierdi Ginevra, la Lettre aux médecins français del prof.conte De-Guidi, l’Homeopathie et ses Agresseurs deldottor Dessaix, e molte altre operette ed opere estese digrande merito, nelle quali chi ama mettersi al correntedegli attacchi che ebbe a subire l’omeopatia, e della suadifesa, troverà di che ampiamente istruirsene, e convin-cersi della immensa superiorità dell’omeopatia sull’allo-patia.

Però prima di chiudere queste mie osservazioni miviene molto a proposito una parola di risposta all’obbie-zione che fanno molti medici allopatici. Sono essi con-vinti che all’omeopatia va data la supremazia nella curadelle croniche infermità; ma nelle sole croniche, essi di-cono, perchè le dosi estremamente piccole, che ammini-stra l’omeopatia, esigono un tempo indeterminatamentelungo, onde attaccare la causa che sostiene i morbi cro-nici; cosicchè, secondo essi, per curare le malattie acute

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intempestivo introdotto nel corpo a dosi omeopatiche,cioè essenzialmente piccole, non può in alcun modo pre-giudicare l’andamento del morbo.

Agli appunti ed obbiezioni che l’antica medicinamuove alla nuova, fu già da tempo e dai migliori mediciomeopatici risposto vittoriosamente; e sebbene io quipotessi riassumere in succinto le principali questioni, mene astengo per il motivo che mi imposi di essere breve,e perchè sarà assai più proficuo per i signori medici mieiconfratelli il consultare in proposito le già citate letteredel dottor Dansi, e gli opuscoli Deux mots au Public, eEclaircissements sur l’Homeopathie del dottor Pechierdi Ginevra, la Lettre aux médecins français del prof.conte De-Guidi, l’Homeopathie et ses Agresseurs deldottor Dessaix, e molte altre operette ed opere estese digrande merito, nelle quali chi ama mettersi al correntedegli attacchi che ebbe a subire l’omeopatia, e della suadifesa, troverà di che ampiamente istruirsene, e convin-cersi della immensa superiorità dell’omeopatia sull’allo-patia.

Però prima di chiudere queste mie osservazioni miviene molto a proposito una parola di risposta all’obbie-zione che fanno molti medici allopatici. Sono essi con-vinti che all’omeopatia va data la supremazia nella curadelle croniche infermità; ma nelle sole croniche, essi di-cono, perchè le dosi estremamente piccole, che ammini-stra l’omeopatia, esigono un tempo indeterminatamentelungo, onde attaccare la causa che sostiene i morbi cro-nici; cosicchè, secondo essi, per curare le malattie acute

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Page 83: Allopatia od omeopatia? - Liber Liber · 1 Diciamo empirici, perchè anche la medicina veterinaria tro-vasi nella stessa condizione di quella che ci riguarda, rimpetto all’omeopatia.

sia sempre necessario ricorrere all’allopatia, ed alle sot-trazioni sanguigne....

Per ribattere cotesta gratuita asserzione dei medici al-lopatici, lasciate da parte le questioni scientifiche, che ciporterebbero a riempire molti volumi, limiterò la mia ri-sposta ai due punti seguenti:

1. Nego che per curare le malattie acute anche allo-paticamente sia necessaria la sottrazione sanguigna, av-vegnachè abbiamo esempj negli ospedali di Milano (pernon parlare di autorità d’oltr’alpe) di peripneumonie (in-fiammazioni di polmoni) curate in via d’esperienza contutti i metodi, mentre le statistiche di questi esperimentici danno la minor mortalità in quella clinica, ove si sonocurate col tartaro stibiato ad alte dosi senza nessuna sot-trazione sanguigna nè generale, nè locale; ed io stesso,nella mia pratica privata, quand’era allopatico, curava(in Francia) le pneumonie quasi sempre senza salassi,cioè col tartaro stibiato, o colla veratrima, secondo il piùrecente metodo dei dottori Beau e Aran di Parigi (vediAnnuaire de thèrapeutique, Bouchardat, 1854 et 1855),ed i risultati di questa nuova pratica mi persuasero sem-pre più che le sottrazioni sanguigne erano bene spessocausa di aggravamento della malattia, anzichè di risolu-zione. Tanto per portare esempio di malattia gravissima,nella quale, dicono i Tommasiniani, sarebbe assoluta-mente impossibile guarire senza il soccorso di buon nu-mero di sottrazioni di questo nobile umore, il sangue, daloro così incolpato, eppure tanto necessario per il pronto

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sia sempre necessario ricorrere all’allopatia, ed alle sot-trazioni sanguigne....

Per ribattere cotesta gratuita asserzione dei medici al-lopatici, lasciate da parte le questioni scientifiche, che ciporterebbero a riempire molti volumi, limiterò la mia ri-sposta ai due punti seguenti:

1. Nego che per curare le malattie acute anche allo-paticamente sia necessaria la sottrazione sanguigna, av-vegnachè abbiamo esempj negli ospedali di Milano (pernon parlare di autorità d’oltr’alpe) di peripneumonie (in-fiammazioni di polmoni) curate in via d’esperienza contutti i metodi, mentre le statistiche di questi esperimentici danno la minor mortalità in quella clinica, ove si sonocurate col tartaro stibiato ad alte dosi senza nessuna sot-trazione sanguigna nè generale, nè locale; ed io stesso,nella mia pratica privata, quand’era allopatico, curava(in Francia) le pneumonie quasi sempre senza salassi,cioè col tartaro stibiato, o colla veratrima, secondo il piùrecente metodo dei dottori Beau e Aran di Parigi (vediAnnuaire de thèrapeutique, Bouchardat, 1854 et 1855),ed i risultati di questa nuova pratica mi persuasero sem-pre più che le sottrazioni sanguigne erano bene spessocausa di aggravamento della malattia, anzichè di risolu-zione. Tanto per portare esempio di malattia gravissima,nella quale, dicono i Tommasiniani, sarebbe assoluta-mente impossibile guarire senza il soccorso di buon nu-mero di sottrazioni di questo nobile umore, il sangue, daloro così incolpato, eppure tanto necessario per il pronto

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Page 84: Allopatia od omeopatia? - Liber Liber · 1 Diciamo empirici, perchè anche la medicina veterinaria tro-vasi nella stessa condizione di quella che ci riguarda, rimpetto all’omeopatia.

ritorno alla salute, e tanto prezioso per il sostentamentodella vita.

2. Nego che l’omeopatia co’ suoi farmaci non possaagire prontamente e con energia ne’ casi gravi e pressan-ti; anzi affermo che la sola omeopatia può efficacementesedare un movimento infiammatorio troppo energico, ri-spettando tuttavia nel sangue le forze della natura, checol mezzo d’una crisi salutare opera in assai più brevetempo il ritorno alla salute. Le esperienze coll’aconito,colla belladonna e con tutti i farmaci che valgono a pro-durre un’infiammazione esattamente somigliante a quel-la da combattersi, sono sempre in appoggio della miaasserzione; a quest’effetto raccomando l’uso di rimedjpuri alle basse attenuazioni, se vegetali, ed anche delleessenze o tinture madri, secondo la natura del rimedio. –Il medico allopatico che vuole intraprendere di tali espe-rienze con sicurezza di riuscita, evitando così di esserepiuttosto di danno che di sollievo, trattandosi di casograve e pressante, dovrà prima consultarsi con un buonmedico omeopatico. Insisto sul buono, parlando di me-dici omeopatici, essendo pur troppo vero che l’omeopa-tico senza dottrina serve più a screditare che a porre inonore l’omeopatia, poichè le dosi così dette infinitesi-me, alle quali esso ricorrerà sempre per prudenza, faran-no perdere un tempo prezioso, quando non faccia dipeggio, amministrando dosi troppo energiche fuor diproposito. Tanto per le malattie acute.

Per non entrare qui in materia scientifica sull’argo-mento dell’azione pronta ed efficace dei medicamenti

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ritorno alla salute, e tanto prezioso per il sostentamentodella vita.

2. Nego che l’omeopatia co’ suoi farmaci non possaagire prontamente e con energia ne’ casi gravi e pressan-ti; anzi affermo che la sola omeopatia può efficacementesedare un movimento infiammatorio troppo energico, ri-spettando tuttavia nel sangue le forze della natura, checol mezzo d’una crisi salutare opera in assai più brevetempo il ritorno alla salute. Le esperienze coll’aconito,colla belladonna e con tutti i farmaci che valgono a pro-durre un’infiammazione esattamente somigliante a quel-la da combattersi, sono sempre in appoggio della miaasserzione; a quest’effetto raccomando l’uso di rimedjpuri alle basse attenuazioni, se vegetali, ed anche delleessenze o tinture madri, secondo la natura del rimedio. –Il medico allopatico che vuole intraprendere di tali espe-rienze con sicurezza di riuscita, evitando così di esserepiuttosto di danno che di sollievo, trattandosi di casograve e pressante, dovrà prima consultarsi con un buonmedico omeopatico. Insisto sul buono, parlando di me-dici omeopatici, essendo pur troppo vero che l’omeopa-tico senza dottrina serve più a screditare che a porre inonore l’omeopatia, poichè le dosi così dette infinitesi-me, alle quali esso ricorrerà sempre per prudenza, faran-no perdere un tempo prezioso, quando non faccia dipeggio, amministrando dosi troppo energiche fuor diproposito. Tanto per le malattie acute.

Per non entrare qui in materia scientifica sull’argo-mento dell’azione pronta ed efficace dei medicamenti

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omeopatici, mi rivolgerò ai miei colleghi tutti, allopati-ci, e dirò loro: io mi incarico di modificare potentemen-te il polso in una febbre infiammatoria qualunque nellospazio di poche ore, e far cessare, il più delle volte com-pletamente, la febbre istessa, sia dessa pure sintomaticadi una affezione grave di qualche organo, e meglio seidiopatica, nello spazio di due od al più di tre giorni; etalora, quando però la natura dell’affezione permetta diforzare le dosi, anche in più breve tempo, e ciò con solimezzi omeopatici. – Il grande errore, ripeto, nel qualecadono tutti i medici allopatici nell’apprezzare le risorsedell’omeopatia è quello di credere essere assolutamentenecessarie le dosi infinitesime, mentre i veri omeopaticifanno uso tuttodì anche delle tinture madri, e delle basseattenuazioni, secondo la natura del rimedio.... Le dosiomeopatiche, è vero, sono sempre estremamente piùpiccole di quelle somministrate all’infermo dall’allopa-tia; ma il farmaco omeopatico, per la sua preparazionepiù esatta, senza il concorso del fuoco, e senza mesco-lanza con altre sostanze di natura e di effetti differentied opposti, riesce per sè stesso assai più attivo che nonl’allopatico, sebbene della stessa natura: di più (ciò chegli allopatici non credono, e di che sarebbe loro pur fa-cile il convincersi), l’omeopatia aumenta la forza a’suoi farmaci mediante l’attrito e la succussione; la pro-va teorica di questo fatto l’abbiamo nelle esperienze diGalileo, secondo le quali le masse acquistano con l’atte-nuazione una superficie eguale alla radice cubica dellasomma delle parti in che si è attenuata, e perciò, molti-

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omeopatici, mi rivolgerò ai miei colleghi tutti, allopati-ci, e dirò loro: io mi incarico di modificare potentemen-te il polso in una febbre infiammatoria qualunque nellospazio di poche ore, e far cessare, il più delle volte com-pletamente, la febbre istessa, sia dessa pure sintomaticadi una affezione grave di qualche organo, e meglio seidiopatica, nello spazio di due od al più di tre giorni; etalora, quando però la natura dell’affezione permetta diforzare le dosi, anche in più breve tempo, e ciò con solimezzi omeopatici. – Il grande errore, ripeto, nel qualecadono tutti i medici allopatici nell’apprezzare le risorsedell’omeopatia è quello di credere essere assolutamentenecessarie le dosi infinitesime, mentre i veri omeopaticifanno uso tuttodì anche delle tinture madri, e delle basseattenuazioni, secondo la natura del rimedio.... Le dosiomeopatiche, è vero, sono sempre estremamente piùpiccole di quelle somministrate all’infermo dall’allopa-tia; ma il farmaco omeopatico, per la sua preparazionepiù esatta, senza il concorso del fuoco, e senza mesco-lanza con altre sostanze di natura e di effetti differentied opposti, riesce per sè stesso assai più attivo che nonl’allopatico, sebbene della stessa natura: di più (ciò chegli allopatici non credono, e di che sarebbe loro pur fa-cile il convincersi), l’omeopatia aumenta la forza a’suoi farmaci mediante l’attrito e la succussione; la pro-va teorica di questo fatto l’abbiamo nelle esperienze diGalileo, secondo le quali le masse acquistano con l’atte-nuazione una superficie eguale alla radice cubica dellasomma delle parti in che si è attenuata, e perciò, molti-

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plicati i punti di contatto atti ad impressionare le super-ficie poste in relazione, resta pure moltiplicata l’azione.– Rimandiamo il lettore anche su questo argomento alleeccellenti lettere del dottor Giovanni Dansi, milanese,ed alla già encomiata opera del prof. Mengozzi, partedodicesima; in esse troveranno in brevi pagine svoltetutte le obbiezioni mosse alla dottrina dei simili, e risol-te vittoriosamente: potranno così formarsi un’idea possi-bilmente esatta di questa scienza, che incontra tanta op-posizione.

Dopo quanto esposi precedentemente posso dunqueannunciare ben alto a quanti il vogliono sapere, che, in-vece di celare le mie convinzioni, io mi glorio d’averabbandonata una scienza decrepita, che anzi come talenon ha mai esistito che nell’interesse e nella illusionede’ suoi cultori. Essa (la medicina allopatica) nella suaapplicazione vi lascia continuamente nell’incertezza enello scoraggiamento, talchè prima di conoscerel’omeopatia io faceva ogni sforzo per seguire le tracciedella scuola empirica (empirismo ragionato), coltivatatuttavia in Germania ed in buona parte della Francia,scuola a preferenza d’ogni altra allopatica illuminata eprudente; empirismo a proposito del quale l’eminenteprofessor Bouchardat, dell’Accademia di Parigi, lasciòscritto nel suo Repertorio di Farmacia, numero di giu-gno 1861: Io ammetto la specialità farmaceutica basatasu ricerche scientifiche serie e approfondite, e soprauna incontestabile utilità per il pubblico e per la profes-sione.

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plicati i punti di contatto atti ad impressionare le super-ficie poste in relazione, resta pure moltiplicata l’azione.– Rimandiamo il lettore anche su questo argomento alleeccellenti lettere del dottor Giovanni Dansi, milanese,ed alla già encomiata opera del prof. Mengozzi, partedodicesima; in esse troveranno in brevi pagine svoltetutte le obbiezioni mosse alla dottrina dei simili, e risol-te vittoriosamente: potranno così formarsi un’idea possi-bilmente esatta di questa scienza, che incontra tanta op-posizione.

Dopo quanto esposi precedentemente posso dunqueannunciare ben alto a quanti il vogliono sapere, che, in-vece di celare le mie convinzioni, io mi glorio d’averabbandonata una scienza decrepita, che anzi come talenon ha mai esistito che nell’interesse e nella illusionede’ suoi cultori. Essa (la medicina allopatica) nella suaapplicazione vi lascia continuamente nell’incertezza enello scoraggiamento, talchè prima di conoscerel’omeopatia io faceva ogni sforzo per seguire le tracciedella scuola empirica (empirismo ragionato), coltivatatuttavia in Germania ed in buona parte della Francia,scuola a preferenza d’ogni altra allopatica illuminata eprudente; empirismo a proposito del quale l’eminenteprofessor Bouchardat, dell’Accademia di Parigi, lasciòscritto nel suo Repertorio di Farmacia, numero di giu-gno 1861: Io ammetto la specialità farmaceutica basatasu ricerche scientifiche serie e approfondite, e soprauna incontestabile utilità per il pubblico e per la profes-sione.

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Tuttavia desidero che si prenda nota, come dacchè ioconobbi l’omeopatia, la mia pratica medica privata ètutta conformata ai principj da essa proclamati; avve-gnachè le mie convinzioni da pochi anni in poi sono sta-te profondamente modificate dalla nuova dottrina delgrande Hahnemann, perchè essa, l’omeopatia, qualescienza di tutta esattezza, mi ha provveduto d’una guidasicura onde apprezzare convenientemente l’azione vir-tuale e possente dei farmaci che valgono a trionfare an-che di quei morbi, in faccia ai quali, quando era medicoallopatico, m’era forza starmene neghittoso per non riu-scire di danno; per cui oggidì la titubanza e lo scorag-giamento hanno in me fatto luogo alla persuasione difare tutto quel bene che umanamente è possibile di ope-rare in favore di un ammalato, e quindi all’intima per-suasione d’aver fatto un’opera buona ogni qualvolta miavviene di salvare un individuo qualunque, che presumi-bilmente dovevasi considerare come perduto, attesa lanatura e la gravezza dell’affezione, dalla quale era que-sti tormentato. Questo convincimento e questa intimasoddisfazione è la prima e la più grata ricompensa chepossa rimunerare ogni medico, la cui filosofia sia tale darenderlo un uomo veramente caritatevole e coscienzio-so.

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Tuttavia desidero che si prenda nota, come dacchè ioconobbi l’omeopatia, la mia pratica medica privata ètutta conformata ai principj da essa proclamati; avve-gnachè le mie convinzioni da pochi anni in poi sono sta-te profondamente modificate dalla nuova dottrina delgrande Hahnemann, perchè essa, l’omeopatia, qualescienza di tutta esattezza, mi ha provveduto d’una guidasicura onde apprezzare convenientemente l’azione vir-tuale e possente dei farmaci che valgono a trionfare an-che di quei morbi, in faccia ai quali, quando era medicoallopatico, m’era forza starmene neghittoso per non riu-scire di danno; per cui oggidì la titubanza e lo scorag-giamento hanno in me fatto luogo alla persuasione difare tutto quel bene che umanamente è possibile di ope-rare in favore di un ammalato, e quindi all’intima per-suasione d’aver fatto un’opera buona ogni qualvolta miavviene di salvare un individuo qualunque, che presumi-bilmente dovevasi considerare come perduto, attesa lanatura e la gravezza dell’affezione, dalla quale era que-sti tormentato. Questo convincimento e questa intimasoddisfazione è la prima e la più grata ricompensa chepossa rimunerare ogni medico, la cui filosofia sia tale darenderlo un uomo veramente caritatevole e coscienzio-so.

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Page 88: Allopatia od omeopatia? - Liber Liber · 1 Diciamo empirici, perchè anche la medicina veterinaria tro-vasi nella stessa condizione di quella che ci riguarda, rimpetto all’omeopatia.

NOTA

Scopo di questa mia pubblicazione fu soltanto quellodi disporre favorevolmente quelle persone che non eb-bero mai sentore alcuno di questo nuovo metodo di me-dicare, mediante l’omeopatia, e di disarmare possibil-mente le altre che erano state a torto allarmate o preve-nute contro la stessa; lasciando quindi la cura alle nume-rose guarigioni di malattie difficili che avvengono tuttogiorno sotto gli occhi de’ miei concittadini, di perorarein favore di essa.

Mio primo intendimento era quello di pubblicare inuna sola operetta unitamente a questo opuscolo anche leNotizie Elementari sull’Omeopatia e la Sintomatologia,o quadro generale di tutti i sintomi principali corrispon-denti a ciascuno dei dieci medicamenti omeopatici i piùusati; non che l’estratto d’una memoria del dott. Héringdi Filadelfia sulla ripetizione delle dosi, ed altra memo-ria di Hahnemann sullo stesso soggetto; più le NozioniGenerali sulla preparazione, conservazione e dispensadei medicamenti; tolte dal Manuale di omeopatia deldottor Jhar.

Era questo, dico, il mio primo intendimento, ma pa-rendomi con ciò troppo abusare della benigna attenzionede’ miei lettori, e pensando che sarebbe più facile la dif-fusione dell’opuscolo Allopatia od Omeopatia? quanto

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NOTA

Scopo di questa mia pubblicazione fu soltanto quellodi disporre favorevolmente quelle persone che non eb-bero mai sentore alcuno di questo nuovo metodo di me-dicare, mediante l’omeopatia, e di disarmare possibil-mente le altre che erano state a torto allarmate o preve-nute contro la stessa; lasciando quindi la cura alle nume-rose guarigioni di malattie difficili che avvengono tuttogiorno sotto gli occhi de’ miei concittadini, di perorarein favore di essa.

Mio primo intendimento era quello di pubblicare inuna sola operetta unitamente a questo opuscolo anche leNotizie Elementari sull’Omeopatia e la Sintomatologia,o quadro generale di tutti i sintomi principali corrispon-denti a ciascuno dei dieci medicamenti omeopatici i piùusati; non che l’estratto d’una memoria del dott. Héringdi Filadelfia sulla ripetizione delle dosi, ed altra memo-ria di Hahnemann sullo stesso soggetto; più le NozioniGenerali sulla preparazione, conservazione e dispensadei medicamenti; tolte dal Manuale di omeopatia deldottor Jhar.

Era questo, dico, il mio primo intendimento, ma pa-rendomi con ciò troppo abusare della benigna attenzionede’ miei lettori, e pensando che sarebbe più facile la dif-fusione dell’opuscolo Allopatia od Omeopatia? quanto

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più tenue ne fosse per riuscire il suo prezzo, ho pensatodi presentare al pubblico le dette Nozioni Elementarisull’Omeopatia in una prossima pubblicazione (quandoperò il pubblico faccia buon viso alla prima), la qualeavrà luogo nello stesso formato, affinchè quelle personeche il vogliono, possano unire il secondo opuscolo alprimo in una stessa legatura.

Così se il presente è diretto ad aprire gli occhi sopra imeriti che ha l’omeopatia incontestabilmente superiorea qualunque altro sistema di medicare, le Notizie Ele-mentari sulla stessa riusciranno utilissime a tutti, ma inispecie a quelle persone studiose, le quali alcun che diquesta tanto utile scienza vogliono conoscere, sieno essomedici o non medici. – E se, a chi legge cose medichesui libri che svolgono le teorie dell’antica medicina allo-patica, avviene che facciano a sè stessi o ad altrui piùmale che bene (poichè alla fin dei conti più un medicoallopatico invecchia sui suoi libri, più s’accorge d’averperduto il suo tempo, mentrechè la vecchia medicina ècontradditoria e insufficiente), non avverrà altrettanto achi studierà la nuova dottrina omeopatica; ogni passo inquesta via è fatto in avanti, ogni nuovo acquisto è un te-soro, ogni nuova dottrina è un teorema, che gli darà lachiave, che varrà ad aprirgli la mente all’intelligenza deipiù astrusi secreti di natura.

Inoltre lo studio dell’omeopatia non è arido, comequello dell’allopatia; quella ci riempie l’animo di con-tentezza, ci scalda il cuore di amor del prossimo, ci fapalpitare di emozione ad ogni passo che praticamente

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più tenue ne fosse per riuscire il suo prezzo, ho pensatodi presentare al pubblico le dette Nozioni Elementarisull’Omeopatia in una prossima pubblicazione (quandoperò il pubblico faccia buon viso alla prima), la qualeavrà luogo nello stesso formato, affinchè quelle personeche il vogliono, possano unire il secondo opuscolo alprimo in una stessa legatura.

Così se il presente è diretto ad aprire gli occhi sopra imeriti che ha l’omeopatia incontestabilmente superiorea qualunque altro sistema di medicare, le Notizie Ele-mentari sulla stessa riusciranno utilissime a tutti, ma inispecie a quelle persone studiose, le quali alcun che diquesta tanto utile scienza vogliono conoscere, sieno essomedici o non medici. – E se, a chi legge cose medichesui libri che svolgono le teorie dell’antica medicina allo-patica, avviene che facciano a sè stessi o ad altrui piùmale che bene (poichè alla fin dei conti più un medicoallopatico invecchia sui suoi libri, più s’accorge d’averperduto il suo tempo, mentrechè la vecchia medicina ècontradditoria e insufficiente), non avverrà altrettanto achi studierà la nuova dottrina omeopatica; ogni passo inquesta via è fatto in avanti, ogni nuovo acquisto è un te-soro, ogni nuova dottrina è un teorema, che gli darà lachiave, che varrà ad aprirgli la mente all’intelligenza deipiù astrusi secreti di natura.

Inoltre lo studio dell’omeopatia non è arido, comequello dell’allopatia; quella ci riempie l’animo di con-tentezza, ci scalda il cuore di amor del prossimo, ci fapalpitare di emozione ad ogni passo che praticamente

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tentiamo in favore dell’umanità che soffre. L’omeopatia,basata sul vitalismo, ci solleva dalle idee materiali, cirende migliori, ci avvezza a pensare sulla guida d’unasana filosofia; ed in ultima analisi sublima lo spirito dichi la coltiva con amore, e forse solleva per lui un lem-bo della tela misteriosa, che gli nasconde l’avvenire del-la propria esistenza.

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tentiamo in favore dell’umanità che soffre. L’omeopatia,basata sul vitalismo, ci solleva dalle idee materiali, cirende migliori, ci avvezza a pensare sulla guida d’unasana filosofia; ed in ultima analisi sublima lo spirito dichi la coltiva con amore, e forse solleva per lui un lem-bo della tela misteriosa, che gli nasconde l’avvenire del-la propria esistenza.

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Arte o scienza?

La medicina, tal quale viene dalla massima parte deimedici esercitata, è senza dubbio un’arte, mentre perscienza devesi intendere soltanto il concetto che infor-mava la stessa dal principio della sua comparsa sullaterra sino a noi; concetto che si riassume tutto nello stu-dio delle leggi fisiologiche e psicologiche relativeall’essere animato ed alla natura che lo circonda.

Difatti la medicina diventa un’arte, una spregievolearte, che non ha altra base che la moda, cioè una frivolainvenzione umana, allorquando essa ne’ suoi studjscientifici e nella investigazione dei fenomeni della na-tura si allontana dalla via tracciata dai fatti e si perde inun laberinto di congetture e di teorie, che la portano ne-cessariamente a costituirsi in aperta opposizione alle sa-vie leggi della natura.

Questa, così semplice e ad un tempo così sublime nel-le sue manifestazioni, va diritto al suo scopo, e compiele meravigliose sue funzioni malgrado gli ostacoli cui ilpregiudizio volgare o dottrinale cerca di opporle, purchèsi lascino ad essa integralmente le sue forze, i suoi ele-menti di vitalità, che nel corpo animale sono principal-mente il sangue e gli umori.

Così, parlando della medicina antica od allopatica,che non ha alcun fondamento sicuro all’edificio delle

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Arte o scienza?

La medicina, tal quale viene dalla massima parte deimedici esercitata, è senza dubbio un’arte, mentre perscienza devesi intendere soltanto il concetto che infor-mava la stessa dal principio della sua comparsa sullaterra sino a noi; concetto che si riassume tutto nello stu-dio delle leggi fisiologiche e psicologiche relativeall’essere animato ed alla natura che lo circonda.

Difatti la medicina diventa un’arte, una spregievolearte, che non ha altra base che la moda, cioè una frivolainvenzione umana, allorquando essa ne’ suoi studjscientifici e nella investigazione dei fenomeni della na-tura si allontana dalla via tracciata dai fatti e si perde inun laberinto di congetture e di teorie, che la portano ne-cessariamente a costituirsi in aperta opposizione alle sa-vie leggi della natura.

Questa, così semplice e ad un tempo così sublime nel-le sue manifestazioni, va diritto al suo scopo, e compiele meravigliose sue funzioni malgrado gli ostacoli cui ilpregiudizio volgare o dottrinale cerca di opporle, purchèsi lascino ad essa integralmente le sue forze, i suoi ele-menti di vitalità, che nel corpo animale sono principal-mente il sangue e gli umori.

Così, parlando della medicina antica od allopatica,che non ha alcun fondamento sicuro all’edificio delle

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sue elucubrazioni, ha essa dato il nome di arte, e ben aproposito, all’insieme dei mezzi, coi quali il medicosuole riparare agli sconcerti che nell’organismo vitalepossono per differenti cause avvenire; ma appunto que-sta sarà un’arte fallace, perchè questi mezzi invariabilinella loro sostanza, non sono che il corollario di leggifallaci previamente dall’umano intendimento stabilite;mentre che lo studio dei fenomeni della natura è studiopuramente filosofico, profondo, ripugnante a qualsiasivincolo di sistema o sofismo, e perciò eminentementescientifico.

Ed in vero com’è egli possibile all’allopatia, che nonha ancora scoperto uno dei mille modi non equivoci, coiquali natura sapientemente agisce nella conservazionede’ suoi elementi, stabilire delle regole invariabili, men-tre che la causa, la sede, la natura della vitalità e quelladei morbi le sono tutt’ora sconosciute? – Volete una pro-va dei continui spropositi che le sono proprj nella curadelle infermità? Eccola: Essa scambia l’effetto collacausa; e perdendosi teoricamente a cercare la causa del-le malattie, essa la disconosce e la dimentica affattoall’atto pratico per non occuparsi che dell’effetto,l’infiammazione. Cosicchè in ogni affezione acuta, lacui causa sia traumatica, accidentale, sporadica, ende-mica, miasmatica, e perfino epidemica, il cui effetto siaapparentemente una infiammazione (così materialmentechiamata due mila anni addietro, quando l’arte di osser-vare era ancora affatto bambina), l’allopatia ricorre in-variabilmente alle sostanze multiformi per azione e na-

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sue elucubrazioni, ha essa dato il nome di arte, e ben aproposito, all’insieme dei mezzi, coi quali il medicosuole riparare agli sconcerti che nell’organismo vitalepossono per differenti cause avvenire; ma appunto que-sta sarà un’arte fallace, perchè questi mezzi invariabilinella loro sostanza, non sono che il corollario di leggifallaci previamente dall’umano intendimento stabilite;mentre che lo studio dei fenomeni della natura è studiopuramente filosofico, profondo, ripugnante a qualsiasivincolo di sistema o sofismo, e perciò eminentementescientifico.

Ed in vero com’è egli possibile all’allopatia, che nonha ancora scoperto uno dei mille modi non equivoci, coiquali natura sapientemente agisce nella conservazionede’ suoi elementi, stabilire delle regole invariabili, men-tre che la causa, la sede, la natura della vitalità e quelladei morbi le sono tutt’ora sconosciute? – Volete una pro-va dei continui spropositi che le sono proprj nella curadelle infermità? Eccola: Essa scambia l’effetto collacausa; e perdendosi teoricamente a cercare la causa del-le malattie, essa la disconosce e la dimentica affattoall’atto pratico per non occuparsi che dell’effetto,l’infiammazione. Cosicchè in ogni affezione acuta, lacui causa sia traumatica, accidentale, sporadica, ende-mica, miasmatica, e perfino epidemica, il cui effetto siaapparentemente una infiammazione (così materialmentechiamata due mila anni addietro, quando l’arte di osser-vare era ancora affatto bambina), l’allopatia ricorre in-variabilmente alle sostanze multiformi per azione e na-

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tura da essa chiamate rinfrescanti, alla rinfusa ammini-strati, sien essi tolti dal regno vegetale, minerale od ani-male nulla importa..... e siccome secondo l’allopatia,l’infiammazione costituisce per se stessa uno stato dipletora, così si ha tosto ricorso ai depletizzanti, col lorospaventevole apparato distruttore, i salassi e le mignatte;quindi allorchè è troppo palese essere stato l’ammalato,soverchiamente indebolito; ricorresi ai così detti tonici,cioè anche qui ad una falange di rimedi di virtù tra lorole più contraddicentesi; negli spasimi, dolori, convulsio-ni ecc. si ricorre ai nervini o calmanti, sostanze tutteche, sebbene annoverate nella stessa categoria, comeche dirette allo stesso fine supposto, anche a detto deipiù celebri allopatici, possiedono azione fra loro diffe-rente, e talora affatto contraria. – Per cui ad ogni modo oper quanto sieno ingegnose le teorie inventate, onde co-prire d’un certo manto di dottrina l’ignoranza profondain cui versa ancora la vecchia arte del guarire, resta sem-pre vero che scambiasi continuamente la causacoll’effetto, e che, non conoscendo, nè potendo in nes-sun modo l’allopatia conoscere la causa vera della pre-senza dei morbi, è costretta avvilire sè stessa cercandoopporsi alle parziali espressioni, con cui natura accennaalla presenza d’una causa generale. – Anche l’omeopa-tia, mi si risponderà, anzi essa meglio che la vecchiascuola si occupa delle minuzie nella ricerca dei sintomiod effetti d’una causa occulta..... ma l’omeopatia avendotrovato, a caso se vuolsi, e possedendo una norma sicu-ra, onde col complesso dei sintomi giudicare e colpire la

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tura da essa chiamate rinfrescanti, alla rinfusa ammini-strati, sien essi tolti dal regno vegetale, minerale od ani-male nulla importa..... e siccome secondo l’allopatia,l’infiammazione costituisce per se stessa uno stato dipletora, così si ha tosto ricorso ai depletizzanti, col lorospaventevole apparato distruttore, i salassi e le mignatte;quindi allorchè è troppo palese essere stato l’ammalato,soverchiamente indebolito; ricorresi ai così detti tonici,cioè anche qui ad una falange di rimedi di virtù tra lorole più contraddicentesi; negli spasimi, dolori, convulsio-ni ecc. si ricorre ai nervini o calmanti, sostanze tutteche, sebbene annoverate nella stessa categoria, comeche dirette allo stesso fine supposto, anche a detto deipiù celebri allopatici, possiedono azione fra loro diffe-rente, e talora affatto contraria. – Per cui ad ogni modo oper quanto sieno ingegnose le teorie inventate, onde co-prire d’un certo manto di dottrina l’ignoranza profondain cui versa ancora la vecchia arte del guarire, resta sem-pre vero che scambiasi continuamente la causacoll’effetto, e che, non conoscendo, nè potendo in nes-sun modo l’allopatia conoscere la causa vera della pre-senza dei morbi, è costretta avvilire sè stessa cercandoopporsi alle parziali espressioni, con cui natura accennaalla presenza d’una causa generale. – Anche l’omeopa-tia, mi si risponderà, anzi essa meglio che la vecchiascuola si occupa delle minuzie nella ricerca dei sintomiod effetti d’una causa occulta..... ma l’omeopatia avendotrovato, a caso se vuolsi, e possedendo una norma sicu-ra, onde col complesso dei sintomi giudicare e colpire la

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causa, ne avviene che il farmaco dall’omeopatia propi-nato non è diretto mai, ritenete ben questo, a combatterequesto o quel sintomo, ma bensì lo stato generale, dalquale l’espressione sintomatica dipende.

Così un medico allopatico, benchè studioso, delle leg-gi dinamico-fisiche, che informano gli atti vitali, mentredalla tendenza stessa di questi atti dovrebbe esser con-dotto a farsi ministro benevolo ed intelligente della na-tura, è talvolta trascinato dalla forza delle conclusioniteoriche, dedotte da principj falsamente premessi, a farsinon che l’amico, ma il più acerrimo tiranno delle fun-zioni della vita.

Però in mezzo al bujo caos dei diversi sistemi, delleassurde interpretazioni, delle illogiche dottrine, lenta-mente e quasi spintavi da inesorabile necessità, avanza-va passo passo la scienza medica vera, quella che prepa-rava il terreno alla scoperta della omeopatia, e che inquesta si continua, i cui principj, inerenti alle sublimi esempre misteriose leggi della natura, sono basati su fattipositivi e diligentemente constatati; essa, la vera scienzamedica, non si cura troppo di creare leggi o sistemi aiquali la meravigliosa armonia delle funzioni degli ele-menti vitali debbano obbedire, ma piuttosto si studia difar ripetere i fatti, di coordinarli, di dedurne dei corolla-rj, che valgano mediante l’analogia a condurci agli stes-si risultati; pronta sempre a dichiararsi in errore qualorai fatti non corrispondano, vogliosa di rimettersi in sullastrada, che conduce a quella armonia, che costituisce ilfenomeno più meraviglioso delle funzioni vitali, e di-

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causa, ne avviene che il farmaco dall’omeopatia propi-nato non è diretto mai, ritenete ben questo, a combatterequesto o quel sintomo, ma bensì lo stato generale, dalquale l’espressione sintomatica dipende.

Così un medico allopatico, benchè studioso, delle leg-gi dinamico-fisiche, che informano gli atti vitali, mentredalla tendenza stessa di questi atti dovrebbe esser con-dotto a farsi ministro benevolo ed intelligente della na-tura, è talvolta trascinato dalla forza delle conclusioniteoriche, dedotte da principj falsamente premessi, a farsinon che l’amico, ma il più acerrimo tiranno delle fun-zioni della vita.

Però in mezzo al bujo caos dei diversi sistemi, delleassurde interpretazioni, delle illogiche dottrine, lenta-mente e quasi spintavi da inesorabile necessità, avanza-va passo passo la scienza medica vera, quella che prepa-rava il terreno alla scoperta della omeopatia, e che inquesta si continua, i cui principj, inerenti alle sublimi esempre misteriose leggi della natura, sono basati su fattipositivi e diligentemente constatati; essa, la vera scienzamedica, non si cura troppo di creare leggi o sistemi aiquali la meravigliosa armonia delle funzioni degli ele-menti vitali debbano obbedire, ma piuttosto si studia difar ripetere i fatti, di coordinarli, di dedurne dei corolla-rj, che valgano mediante l’analogia a condurci agli stes-si risultati; pronta sempre a dichiararsi in errore qualorai fatti non corrispondano, vogliosa di rimettersi in sullastrada, che conduce a quella armonia, che costituisce ilfenomeno più meraviglioso delle funzioni vitali, e di-

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Page 95: Allopatia od omeopatia? - Liber Liber · 1 Diciamo empirici, perchè anche la medicina veterinaria tro-vasi nella stessa condizione di quella che ci riguarda, rimpetto all’omeopatia.

remmo quasi il marchio della verità. – A questa medicascienza sola, non a quella dei teorici e scolastici d’ognirisma, dobbiamo le importanti scoperte che fecero quasiscomparire dalla terra il vajolo, la lepra e la peste bubo-nica; nefande infezioni, che mietevano vittime e defor-mavano orribilmente l’essere il più favorito dalla Prov-videnza. – Dobbiamo ad essa la scoperta dell’Arveo sul-la doppia circolazione del sangue; ad essa dobbiamoquella di Jenner sul vaccino per prevenire lo sviluppodel vajuolo; alla scienza in generale, a quella scienzache non conosca limiti, che non si lascia imprigionareda leggi e sistemi, dobbiamo tutte le grandi scoperte cheonorano l’umanità, fra le quali primeggiano la rotazionedella terra, il parafulmine, il vapore, il telegrafo elettri-co, la dagherrotipia e suoi perfezionamenti, ecc. – Allamedica scienza dobbiamo ancora la scoperta dell’azionee dell’utile applicazione di tutti i principali medicamen-ti, che dotati di grande attività e di un’azione costante especifica si oppongono efficacemente a malattie, la cuimanifestazione fenomenale è parimente costante edidentica a quella dei medicamenti. Ed alla medica scien-za è pure dovuta la più grande delle scoperte antiche emoderne, intraveduta dagli antichi, riconosciuta, messain luce e proclamata dal grande Samuele Hahnemannquale eterna legge di natura, la legge dei simili.

Oggigiorno la sola omeopatia, rappresentando la con-tinuazione ed il maggiore sviluppo e perfezionamento diquesta scienza medica vera, ha sola in medicina dirittoal titolo di scienza, mentre le leggi, i precetti e l’applica-

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remmo quasi il marchio della verità. – A questa medicascienza sola, non a quella dei teorici e scolastici d’ognirisma, dobbiamo le importanti scoperte che fecero quasiscomparire dalla terra il vajolo, la lepra e la peste bubo-nica; nefande infezioni, che mietevano vittime e defor-mavano orribilmente l’essere il più favorito dalla Prov-videnza. – Dobbiamo ad essa la scoperta dell’Arveo sul-la doppia circolazione del sangue; ad essa dobbiamoquella di Jenner sul vaccino per prevenire lo sviluppodel vajuolo; alla scienza in generale, a quella scienzache non conosca limiti, che non si lascia imprigionareda leggi e sistemi, dobbiamo tutte le grandi scoperte cheonorano l’umanità, fra le quali primeggiano la rotazionedella terra, il parafulmine, il vapore, il telegrafo elettri-co, la dagherrotipia e suoi perfezionamenti, ecc. – Allamedica scienza dobbiamo ancora la scoperta dell’azionee dell’utile applicazione di tutti i principali medicamen-ti, che dotati di grande attività e di un’azione costante especifica si oppongono efficacemente a malattie, la cuimanifestazione fenomenale è parimente costante edidentica a quella dei medicamenti. Ed alla medica scien-za è pure dovuta la più grande delle scoperte antiche emoderne, intraveduta dagli antichi, riconosciuta, messain luce e proclamata dal grande Samuele Hahnemannquale eterna legge di natura, la legge dei simili.

Oggigiorno la sola omeopatia, rappresentando la con-tinuazione ed il maggiore sviluppo e perfezionamento diquesta scienza medica vera, ha sola in medicina dirittoal titolo di scienza, mentre le leggi, i precetti e l’applica-

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zione di essa ai singoli casi pratici, debbono esserescientificamente dedotti i primi, e scientificamente rego-lata la seconda, sebbene poi a semplificazione ed a faci-litazione dell’immenso còmpito sia stata la patologiatutta omeopatica ordinata in gruppi di sintomi potogno-monici, che conducono il medico quasi per mano allascelta esatta dello specifico, che solo può presto e benefar sparire il complesso dei disordini vitali che costitui-scono appunto lo stato di malattia.

Che la medicina tal quale viene esercitata allopatica-mente non si possa onorare del titolo di scienza lo tro-viamo confermato dalla seguente osservazione, che ri-portiamo dal Dictionnaire abrégé des Sciences Médica-les, parola Médecine. «Il ni à point de veritable traité deMédecine, parceque la Médecine n’est pas une science;sous ce nom collectif on designe toutes les parties de lascience de l’homme et des agents qui le modifient; enun mot toutes les parties de la science de la nature qu’ilfaut connaître pour lui conserver la santé, guérir ou dumoins pallier ses maladies, et, de plus, les reglesd’après les quelles on doit procéder pour arriver à cerésultat».

La medicina, che potrebbesi definire la scienza cheinsegna a conservar la salute, ha per iscopo di rinforzar-la quand’essa è indebolita, di procurarla quando è dimi-nuita o perduta; ed i mezzi di cui si serve sono special-mente il risultato di principj sicuri, d’osservazioni benfatte, d’esperienze ripetute, metodiche e ben dirette, chenon ammettano nulla di dubbio.

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zione di essa ai singoli casi pratici, debbono esserescientificamente dedotti i primi, e scientificamente rego-lata la seconda, sebbene poi a semplificazione ed a faci-litazione dell’immenso còmpito sia stata la patologiatutta omeopatica ordinata in gruppi di sintomi potogno-monici, che conducono il medico quasi per mano allascelta esatta dello specifico, che solo può presto e benefar sparire il complesso dei disordini vitali che costitui-scono appunto lo stato di malattia.

Che la medicina tal quale viene esercitata allopatica-mente non si possa onorare del titolo di scienza lo tro-viamo confermato dalla seguente osservazione, che ri-portiamo dal Dictionnaire abrégé des Sciences Médica-les, parola Médecine. «Il ni à point de veritable traité deMédecine, parceque la Médecine n’est pas une science;sous ce nom collectif on designe toutes les parties de lascience de l’homme et des agents qui le modifient; enun mot toutes les parties de la science de la nature qu’ilfaut connaître pour lui conserver la santé, guérir ou dumoins pallier ses maladies, et, de plus, les reglesd’après les quelles on doit procéder pour arriver à cerésultat».

La medicina, che potrebbesi definire la scienza cheinsegna a conservar la salute, ha per iscopo di rinforzar-la quand’essa è indebolita, di procurarla quando è dimi-nuita o perduta; ed i mezzi di cui si serve sono special-mente il risultato di principj sicuri, d’osservazioni benfatte, d’esperienze ripetute, metodiche e ben dirette, chenon ammettano nulla di dubbio.

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Quella medicina, alla quale si può applicare senza re-plica la presente definizione, a buon diritto gode di tuttala nostra simpatia; può essa l’antica medicina dirci qualisono i suoi principj sicuri, le sue osservazioni ben fatte,le sue esperienze ripetute, che non ammettano nulla didubbio? – L’omeopatia, la sola omeopatia, ha tutto il di-ritto ad una siffatta definizione. – I suoi principj – Simi-lia similibus curantur – non furono mai alterati, nè mes-si in dubbio per qualche caso eccezionale, da quelli chel’ebbero una volta conosciuta ed abbracciata; invecequante modificazioni furono inventate dagli allopaticiintorno al loro supposto – Contraria contrariis curan-tur! – Le esperienze e le osservazioni dell’omeopatia sipossono bensì perfezionare, ma non alterare, come quel-le che ripetute danno continuamente gli stessissimi ri-sultati, basandosi quelle sull’azione dei medicamenti so-pra molti corpi sani, e queste sui principj che regolanol’applicazione dei farmaci ai singoli casi morbosi.

Premesso dunque quanto sopra, ci sembra che la me-dicina come scienza possa definirsi l’insieme di tutte leleggi fisiologiche che reggono l’organismo nello statosano, sulla guida delle quali leggi il medico possa porta-re un giudizio possibilmente vero sullo stato anormale,esagerato o morboso, delle funzioni animali, e sulla lorodisarmonizzata relazione funzionale.

Mentre poi dovrebbesi denominare arte la metodicaapplicazione dei mezzi e dei farmaci che valgano a sup-plire alle indicazioni scientificamente dedotte, allo sco-

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Quella medicina, alla quale si può applicare senza re-plica la presente definizione, a buon diritto gode di tuttala nostra simpatia; può essa l’antica medicina dirci qualisono i suoi principj sicuri, le sue osservazioni ben fatte,le sue esperienze ripetute, che non ammettano nulla didubbio? – L’omeopatia, la sola omeopatia, ha tutto il di-ritto ad una siffatta definizione. – I suoi principj – Simi-lia similibus curantur – non furono mai alterati, nè mes-si in dubbio per qualche caso eccezionale, da quelli chel’ebbero una volta conosciuta ed abbracciata; invecequante modificazioni furono inventate dagli allopaticiintorno al loro supposto – Contraria contrariis curan-tur! – Le esperienze e le osservazioni dell’omeopatia sipossono bensì perfezionare, ma non alterare, come quel-le che ripetute danno continuamente gli stessissimi ri-sultati, basandosi quelle sull’azione dei medicamenti so-pra molti corpi sani, e queste sui principj che regolanol’applicazione dei farmaci ai singoli casi morbosi.

Premesso dunque quanto sopra, ci sembra che la me-dicina come scienza possa definirsi l’insieme di tutte leleggi fisiologiche che reggono l’organismo nello statosano, sulla guida delle quali leggi il medico possa porta-re un giudizio possibilmente vero sullo stato anormale,esagerato o morboso, delle funzioni animali, e sulla lorodisarmonizzata relazione funzionale.

Mentre poi dovrebbesi denominare arte la metodicaapplicazione dei mezzi e dei farmaci che valgano a sup-plire alle indicazioni scientificamente dedotte, allo sco-

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Page 98: Allopatia od omeopatia? - Liber Liber · 1 Diciamo empirici, perchè anche la medicina veterinaria tro-vasi nella stessa condizione di quella che ci riguarda, rimpetto all’omeopatia.

po di restituire l’organismo animale al suo stato ordina-rio di equilibrio e di prosperità.

Ora, secondo noi, siccome l’allopatia disconosce lalegge fondamentale di natura, che non può essere quelladei contrarj, e che ci è rivelata dai fatti nella legge deisimili, non può formarsi una nozione giusta e nemmenoapprossimativa delle leggi fisiologiche che reggonol’organismo; quindi essendo l’allopatia obbligata ad agi-re dietro convenzionali ipotesi, e sulle traccie di fattiempiricamente osservati o ripetuti, non può meritarsiche il nome di arte, come appunto l’hanno sempre chia-mata le principali notabilità mediche di tutti i tempi; maarte fallace, come quella che appunto risulta da principje leggi ipoteticamente stabilite.

Così l’omeopatia, che, ammessa questa legge supre-ma nella sua formola dei simili, e trovatala vera nellamultiforme espressione dei fatti e fenomeni naturali,procede dietro norme sicure al diagnostico delle malat-tie, e porta un giudizio esatto circa i mezzi che valgonoa debellare le stesse, merita sola, ed a buon diritto, il ti-tolo di scienza, anzi direi quasi di scienza esatta. – Men-tre poi puossi chiamare arte, ma arte vera ed esatta lasola metodica preparazione dei medicamenti; avvegna-chè anche l’applicazione di essi ai singoli casi patologicidebba essere scientificamente regolata. Questa prepara-zione poi, nella quale l’arte consiste, abbracciante lapartita farmaceutica, che, come notammo più sopra,deve nel medico omeopatico accumularsi come accesso-rio e corollario d’una sola scienza, trovasi in relazione

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po di restituire l’organismo animale al suo stato ordina-rio di equilibrio e di prosperità.

Ora, secondo noi, siccome l’allopatia disconosce lalegge fondamentale di natura, che non può essere quelladei contrarj, e che ci è rivelata dai fatti nella legge deisimili, non può formarsi una nozione giusta e nemmenoapprossimativa delle leggi fisiologiche che reggonol’organismo; quindi essendo l’allopatia obbligata ad agi-re dietro convenzionali ipotesi, e sulle traccie di fattiempiricamente osservati o ripetuti, non può meritarsiche il nome di arte, come appunto l’hanno sempre chia-mata le principali notabilità mediche di tutti i tempi; maarte fallace, come quella che appunto risulta da principje leggi ipoteticamente stabilite.

Così l’omeopatia, che, ammessa questa legge supre-ma nella sua formola dei simili, e trovatala vera nellamultiforme espressione dei fatti e fenomeni naturali,procede dietro norme sicure al diagnostico delle malat-tie, e porta un giudizio esatto circa i mezzi che valgonoa debellare le stesse, merita sola, ed a buon diritto, il ti-tolo di scienza, anzi direi quasi di scienza esatta. – Men-tre poi puossi chiamare arte, ma arte vera ed esatta lasola metodica preparazione dei medicamenti; avvegna-chè anche l’applicazione di essi ai singoli casi patologicidebba essere scientificamente regolata. Questa prepara-zione poi, nella quale l’arte consiste, abbracciante lapartita farmaceutica, che, come notammo più sopra,deve nel medico omeopatico accumularsi come accesso-rio e corollario d’una sola scienza, trovasi in relazione

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Page 99: Allopatia od omeopatia? - Liber Liber · 1 Diciamo empirici, perchè anche la medicina veterinaria tro-vasi nella stessa condizione di quella che ci riguarda, rimpetto all’omeopatia.

perfetta ed in dipendenza dai princìpi scientificamentededotti dalla invariabile ed eterna legge dei simili.

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perfetta ed in dipendenza dai princìpi scientificamentededotti dalla invariabile ed eterna legge dei simili.

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A’ suoi Concittadini l’Autore

Quest’opuscolo, che si raccomanda a tutti quelli cheamano provvedere efficacemente alla propria salute, èutile in generale a tutti, medici e non medici, che voglio-no rimanere all’altezza dei tempi, e farsi un’idea di que-sta scienza sublime, la medicina, che ha per iscopo diconservare la sanità, e di ritornarla se perduta.

L’Omeopatia, che si fa strada imperterrita attraversole persecuzioni di chi non la conosce e degli aventi inte-resse a soffocarla, che proclama la verità, in fatto di sa-lute, conculcando i privilegi dell’antica scuola medicaraggirantesi nell’errore, è tale una rivoluzione che ab-batte tutte le teorie ingegnose delle scuole mediche lemeglio consolidate, e quindi si merita da queste le per-secuzioni le più accanite, e per esse trionfa.

L’Omeopatia, il cui fondamento è la legge dei simili,scoperta da Hahnemann, sostiene, e lo prova col fatto,che essa sola guarisce le malattie nel modo il più pron-to, il più breve, il più sicuro, con una previdenza e preci-sione quasi matematica; ed al contrario di quanto asseri-scono i suoi avversari, l’immenso vantaggio che essapresenta sull’Allopatia, lo dimostra specialmente nellacura delle affezioni acute, nelle infiammazioni propria-mente dette, perchè l’Omeopatia trionfa delle medesime

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A’ suoi Concittadini l’Autore

Quest’opuscolo, che si raccomanda a tutti quelli cheamano provvedere efficacemente alla propria salute, èutile in generale a tutti, medici e non medici, che voglio-no rimanere all’altezza dei tempi, e farsi un’idea di que-sta scienza sublime, la medicina, che ha per iscopo diconservare la sanità, e di ritornarla se perduta.

L’Omeopatia, che si fa strada imperterrita attraversole persecuzioni di chi non la conosce e degli aventi inte-resse a soffocarla, che proclama la verità, in fatto di sa-lute, conculcando i privilegi dell’antica scuola medicaraggirantesi nell’errore, è tale una rivoluzione che ab-batte tutte le teorie ingegnose delle scuole mediche lemeglio consolidate, e quindi si merita da queste le per-secuzioni le più accanite, e per esse trionfa.

L’Omeopatia, il cui fondamento è la legge dei simili,scoperta da Hahnemann, sostiene, e lo prova col fatto,che essa sola guarisce le malattie nel modo il più pron-to, il più breve, il più sicuro, con una previdenza e preci-sione quasi matematica; ed al contrario di quanto asseri-scono i suoi avversari, l’immenso vantaggio che essapresenta sull’Allopatia, lo dimostra specialmente nellacura delle affezioni acute, nelle infiammazioni propria-mente dette, perchè l’Omeopatia trionfa delle medesime

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in molto minor tempo che non l’antica medicina, e ciòsenza sottrarre all’ammalato una sola goccia di sangue.

Questa nuova scienza – patrocinata da imperatori, re,principi e ministri di tutte le corti d’Europa, e dai Go-verni d’America – che in 60 anni fondava cattedre, apri-va ospedali, stampava innumerevoli ed eruditissimeopere – accessibile a tutte le menti, ma concepibile solodagli ingegni svegliati, dalle menti profonde – si presen-ta forse per la prima volta a’ miei concittadini; e doman-da in nome dell’umanità, della verità e del progresso,l’accesso libero nelle loro famiglie e nelle loro riunioni;ben sicura che non le mancheranno persone di sceltocriterio, di cuor leale, d’incorrotto giudizio che valganoa patrocinarla. – Prezzo it. Cent. 75.

Si vende alla Libreria Gilberti, dietro la Loggia, e pressol’Autore, Contr. del Carmine, N. 2830.

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in molto minor tempo che non l’antica medicina, e ciòsenza sottrarre all’ammalato una sola goccia di sangue.

Questa nuova scienza – patrocinata da imperatori, re,principi e ministri di tutte le corti d’Europa, e dai Go-verni d’America – che in 60 anni fondava cattedre, apri-va ospedali, stampava innumerevoli ed eruditissimeopere – accessibile a tutte le menti, ma concepibile solodagli ingegni svegliati, dalle menti profonde – si presen-ta forse per la prima volta a’ miei concittadini; e doman-da in nome dell’umanità, della verità e del progresso,l’accesso libero nelle loro famiglie e nelle loro riunioni;ben sicura che non le mancheranno persone di sceltocriterio, di cuor leale, d’incorrotto giudizio che valganoa patrocinarla. – Prezzo it. Cent. 75.

Si vende alla Libreria Gilberti, dietro la Loggia, e pressol’Autore, Contr. del Carmine, N. 2830.

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