ALLEVAMENTO BIOLOGICO SAN LORENZO · 2019. 1. 10. · SOCIETA’ AGRICOLA FILENI S.r.l. Società...

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  • ALLEVAMENTO BIOLOGICO SAN LORENZO

  • SOCIETA’ AGRICOLA FILENI S.r.l. Società Unipersonale Realizzazione di Allevamento Avicolo Biologico (art.9 L.R.13/90) - San Lorenzo in Campo (PU)

    Avvio del procedimento autorizzatorio unico di cui all’articolo 27 bis del D.lgs. n. 152/2006 Studio di Impatto Ambientale

    INDICE

    1. INTRODUZIONE 5

    1.1 Insediamenti produttivi prossimi da considerare per gli impatti cumulati 6

    1.2 Opzione zero 7

    1.3 Alternative di progetto 7

    2. ORGANIZZAZIONE DELL STUDIO 8

    QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO 10

    1. PREMESSA 10

    2. VINCOLI E PIANI DI INTERESSE NAZIONALE 11

    3. ATTI DI PIANIFICAZIONE E PROGRAMMAZIONE DI INTERESSE REGIONALE E PROVINCIALE 12

    4 VINCOLI ED ATTI DI PROGRAMMAZIONE DI INTERESSE COMUNALE 43

    QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE 47

    1. PREMESSA 47

    2. STATO ATTUALE 48

    3. NORMATIVE DI SETTORE 50

    4 CONSISTENZA DEL PROGETTO 69

    4.1 Edifici esistenti 69

    4.2 Volumetrie da realizzare per l’allevamento avicolo 69

    5. DESCRIZIONE DELLA STRUTTURA DA REALIZZARE 71

    6 IL CICLO PRODUTTIVO 76

    7. TECNICHE DI ALIMENTAZIONE E BENESSERE ANIMALE 78

    7.1 Benessere animale 78

    7.2 Tecniche di alimentazione 78

    7.3 Alimentazione e abbeverata 78

    7.4 Illuminazione 83

    7.5 Impianto di videosorveglianza 85

    7.6 Impianto di supervisione e monitoraggio 85

    7.7 Cabina Elettrica e Gruppo Elettrogeno 86

    7.8 Ricambio dell’aria 86

    7.9 Condizionamento dei locali (Riscaldamento e raffrescamento) 87

    8. GESTIONE DEL “VUOTO SANITARIO” E SISTEMI DI PULIZIA, DISINFEZIONE, DISINFESTAZIONE E BIOSICUREZZA 91

    8.1 Vuoto sanitario 91

    8.2 Salute ambientale (trattamento mosche, ratti, blatte, zanzare e colombi) 92

    8.2.1 Procedure di intervento 93

    8.3 Bilancio idrico e approvvigionamento 95

    8.4 Materie prime 98

    8.5 Energia 99

    8.6 Impianto fotovoltaico 101

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    9. EMISSIONI 102

    9.1 Emissioni in atmosfera 102

    9.2 Gestione delle acque 107

    9.3 Scarichi idrici 109

    9.4 Rifiuti 109

    9.5 Animali morti 110

    9.6 Produzione e gestione effluenti dell’allevamento. 110

    10. SISTEMI DI CONTENIMENTO E ABBATTIMENTO 113

    11. VALUTAZIONE INTEGRATA 117

    11.1 Sintesi degli aspetti ambientali significativi 118

    12. VIABILITÀ E TRAFFICO INDOTTO 120

    12.1 Compatibilità dei flussi attratti con la viabilità esistente 120

    13. FASE DI CANTIERE 123

    13.1 Tempi di attuazione del progetto 123

    13.2 Stato attuale dell’area 123

    13.3 Fasi di cantiere 123

    13.4 Eventuale dismissione dell’opera 127

    14. INSERIMENTO AMBIENTALE E PAESAGGISTICO 129

    15. MONITORAGGIO 131

    QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE 132

    1. PREMESSA 132

    2 INDAGINE CONOSCITIVA PRELIMINARE 133

    2.1 Individuazione degli impatti e delle componenti ambientali coinvolte 133

    2.2 Azioni progettuali e fattori di perturbazione 133

    2.3 Interazione tra azioni progettuali e componenti ambientali 134

    2.4 Area oggetto di studio 136

    2.5 Identificazione delle componenti ambientali interessate dall’opera 136

    2.6 Analisi delle componenti ambientali 137

    3. ATMOSFERA 139

    3.1 Caratterizzazione delle sorgenti emissive 140

    3.2 Inquinanti e limiti di qualità dell’aria 145

    3.3 Stato di qualità dell’aria ante-operam 146

    3.4 Il modello previsionale ISC-AERMODView 147

    3.5 Caratterizzazione meteo climatica dell’area in esame 147

    3.6 Identificazione dei recettori interessati 149

    3.7 Valutazione di impatto fase di cantiere 150

    3.8 Valutazione di impatto atmosferico per le emissioni provenienti dai generatori di calore 153

    3.9 Valutazione previsionale di concentrazione di inquinanti ai recettori e analisi dei risultati 156

    3.10 Campagna di misura ante operam della qualità dell’aria del sito in termini di impatto odorigeno 158

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    3.11 Valutazione di impatto odorigeno delle emissioni convogliate 163

    3.12 Valutazione di impatto odorigeno delle emissioni convogliate 164

    3.13 Conclusioni 169

    4. AMBIENTE IDRICO 170

    4.1 Stato attuale 170

    4.2 Stima degli impatti 174

    4.3 Mitigazioni 175

    5. SUOLO E SOTTOSUOLO 176

    5.1 Stato attuale 176

    5.1.1 Inquadramento geologico generale 176

    5.1.2 Geologia del sito di progetto 176

    5.1.3 Caratteristiche stratigrafiche e geotecniche dei sedimenti 177

    5.1.4 Geomorfologia dell’area 178

    5.1.5 Caratteristiche sismiche dell’area 178

    5.1.6 Idrogeologia 187

    5.1.7 Fattibilità geologica e idrogeologica del progetto 189

    5.2 Stima degli impatti 190

    5.3 Mitigazioni 190

    6. VEGETAZIONE, FLORA, FAUNA ED ECOSISTEMI 192

    6.1 Stato attuale 192

    6.1.2 Vegetazione e flora 192

    6.1.3 Fauna ed ecosistema 206

    6.2 Valutazione degli impatti 208

    6.3 Mitigazioni 209

    7. PAESAGGIO 210

    7.1 Notizie storiche ed elementi di pregio architettonico nel contesto di area vasta 210

    7.2 Analisi delle unità di paesaggio 212

    7.3 Impatti e valutazione del grado di visibilità 213

    7.4 Interventi di mitigazione 217

    8. RUMORE 218

    8.1 Sintesi del progetto 218

    8.2 Inquadramento acustico del territorio 219

    8.3 Situazione ante-operam 221

    8.4 Caratterizzazione acustica post operam 222

    8.6 Risultati delle simulazioni 225

    9. SALUTE PUBBLICA 226

    10. CONCLUSIONE 228

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    1. INTRODUZIONE

    Nel presente elaborato viene sviluppato lo Studio di Impatto Ambientale per il progetto denominato: “Realizzazione di Allevamento Avicolo Biologico”, localizzato in Loc. Miralbello, 53, 61047 San Lorenzo in Campo (PU). Esso consiste nella riconversione produttiva di un sito direzionale dismesso ubicato in contesto agricolo e la destinazione alla funzione pertinenziale agricola di volumi esistenti.

    Il progetto prevede la realizzazione di 6 capannoni, ciascuno delle dimensioni esterne di 1.692,67 m2 e utili di 1.599,4 m2 caratterizzati dalle migliori tecnologie per rispondere ai criteri del benessere animale e delle BAT di settore. Parte integrante dell’intervento è lo smantellamento delle infrastrutture presenti con salvaguardia del patrimonio vegetazionale esistente, fatto di siepi, filari, nuclei arborei e alberi isolati, strutturato secondo uno schema coerente con le infrastrutture esistenti.

    Il proponente è la Società Agricola Fileni s.r.l. Unipersonale con sede a Cingoli (MC).

    L’intervento è soggetto alla valutazione di impatto ambientale regionale ai sensi dell’art. 12 della legge regionale 26 marzo 2012, n., rientrando nell’elenco A1, punto V che prevede la procedura VIA per le seguenti tipologie di allevamento:

    1) 85.000 posti per polli da ingrasso;

    2) 60.000 posti per galline;

    3) 3.000 posti per suini da allevamento carne (di oltre 30 kg.);

    4) 900 posti per scrofe.

    Esso è inoltre soggetto al procedimento autorizzatorio unico di cui all’articolo 27 bis del D.lgs. n. 152/2006.

    Dal punto di vista urbanistico il progetto ricade prevalentemente in una Zona Direzionale di completamento D3 per la quale è prevista una Variante urbanistica per ricondurla a Zona E1, al pari della restante superficie del comparto.

    Analoga variante è prevista per un progetto confinante a est, ricadente per una piccola superficie in area D3, dove viene proposta dalla Società Agricola Ponte Pio s.r.l. un allevamento avicolo convenzionale.

    L’insieme dei due progetti rientrano nella più generale riconversione produttiva di un’area adibita nel passato ad uffici e volumetrie accessorie per la logistica (mensa e magazzini).

    Per avviare i procedimenti di variante urbanistica saranno elaborati specifici Rapporti Ambientali finalizzati alle rispettive Valutazioni Ambientali Strategiche che saranno attivate congiuntamente alle Valutazioni di Impatto Ambientale.

    Infatti, al punto 9 del paragrafo 1.3 della DGR 1813 del 21/12/2010 si afferma:

    “9. La VAS e la verifica di assoggettabilità a VAS relative a varianti agli strumenti di pianificazione territoriale

    e urbanistica che hanno come oggetto esclusivo opere o interventi sottoposti a VIA possono essere sostituite e

    comprese nella procedura di VIA. A tal fine è necessario che le modalità di informazione al pubblico diano

    specifica evidenza della sostituzione procedimentale e che gli elaborati di VIA comprendano anche tutti i

    contenuti previsti per gli elaborati di VAS, così come illustrato nell’Allegato I – ID) di queste linee guida. L’iter

    procedimentale di VAS è sostituito nell’iter della procedura di VIA; tale possibilità tiene conto di quanto indicato

    all’art. 11 comma 4 del D.lgs 152/2006 relativo all'esigenza di razionalizzare i procedimenti ed evitare

    duplicazioni nelle valutazioni.”

    Il sito di progetto si trova nella pianura del fiume Cesano, a est del centro abitato di San Lorenzo in Campo (PU). Si tratta di un seminativo a confine, a ovest, con la Strada Statale 424 della Val Cesano, a est con la superficie dove si propone l’allevamento avicolo convenzionale. A nord e a sud ci sono aree coltivate. L’accesso all’area è garantito dalla SS 424 della Val Cesano.

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    L’ambito di area vasta è caratterizzato da una diffusa urbanizzazione a cavallo della SS 424 della Val Cesano e da aree agricole, dove prevale l’avvicendamento fra cereali autunno vernini, colture da rinnovo e prati di erba medica.

    Dal punto di vista vegetazionale emerge, a circa 500 m a est, il corridoio ecologico legato alla presenza del fiume Cesano. Nelle aree agricole sono inoltre presenti diversi elementi vegetali naturali a carattere diffuso.

    Fig. 1/1: Corografia.

    1.1 Insediamenti produttivi prossimi da considerare per gli impatti cumulati

    Per impatti cumulati, s’intendono gli Impatti (positivi o negativi, diretti o indiretti, a lungo e a breve termine) derivanti da una gamma di attività in una determinata area, ciascuno dei quali potrebbe non risultare significativo se considerato separatamente.

    Nel caso in esame il progetto riguarda la riqualificazione funzionale di un comparto che sarà diviso in due settori pertinenti a due società diverse. In uno di questi si realizzerà l’allevamento biologico oggetto del presente studio. In quello a confine si realizzerà un allevamento convenzionale che sarà oggetto di un analogo studio di impatto ambientale.

    Trattandosi di due allevamenti zootecnici confinanti, nell’analisi del Quadro di Riferimento Ambientale e nella stima degli impatti sulle matrici ambientali potenzialmente coinvolte, si considererà l’insieme dei due allevamenti, cumulando i relativi impatti e le ricadute nel territorio circostante.

    Nell’ambito dello sviluppo dello studio, le ulteriori presenze antropiche in grado di generare impatti che si cumulano con l’attività da realizzare sono analizzati con l’indagine dello stato attuale e dei valori di qualità ambientale di riferimento. Infatti, su tali valori si sono sommati gli impatti derivanti dal progetto in esame.

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    1.2 Opzione zero

    Il progetto per la realizzazione di un allevamento biologico è parte della riqualificazione funzionale di una proprietà in buona parte a Destinazione D3 (Zona Direzionale di Completamento) con un ampio parco ricco di specie arboree e arbustive.

    L’operazione nel suo complesso prevede lo smantellamento parziale o totale di strutture esistenti in gran parte in stato di deterioramento, la riqualificazione di alcune di esse da destinare alla nuova destinazione produttiva, il recupero della destinazione d’uso agricola e la realizzazione due aziende zootecniche, una in regime di biologico e un’altra con indirizzo convenzionale.

    La scelta di realizzare un allevamento convenzionale con strutture collocate in un settore della proprietà libero di alberi e arbusti e un allevamento biologico dove la necessità di destinare ampie superfici a prato per il pascolamento degli animali attorno ai singoli capannoni permette di salvaguardare l’importante patrimonio vegetale esistente, con piante arboree di notevoli dimensioni, è finalizzata a minimizzare l’impatto ambientale e favorire il migliore inserimento ambientale e paesaggistico.

    In questo modo si ricolloca funzionalmente l’area in sintonia con la vocazione agricola del contesto territoriale circostante, perseguendo l’obiettivo della sostenibilità ambientale, in particolare con l’allevamento biologico.

    La scelta dell’indirizzo zootecnico è dettata dal fatto che il mercato delle carni bianche è in forte espansione e che la presenza del Gruppo Fileni nella Regione Marche è una realtà di interesse nazionale, leader nel settore della produzione delle carni avicole, in particolare prodotte con metodo biologico, in grado di garantire un futuro alla destinazione produttiva dell’area.

    L’opzione “0” di non realizzare il progetto non è percorribile perché le infrastrutture esistenti sono in fase di degrado con potenziali problemi ambientali. Inoltre ci sono volumetrie in buono stato che possono essere recuperate destinandole alla gestione del nuovo indirizzo zootecnico.

    1.3 Alternative di progetto

    La localizzazione del progetto è dettata dall’ampia superficie della proprietà che permette di realizzare due aziende zootecniche indipendenti e alternative per tipo di gestione.

    Questo permette di generare un indotto e assumere personale per condurle.

    Negli anni trascorsi, dal momento dell’abbandono dell’area ci sono state diverse ipotesi di utilizzo del sito e della proprietà nel suo complesso. Purtroppo non ci sono state proposte concrete relegando le volumetrie esistenti in uno stato di abbandono. Se non si realizzerà il progetto la situazione di degrado delle volumetrie esistenti, e potenzialmente del patrimonio vegetale a carattere ornamentale esistente, non può che peggiorare.

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    2. ORGANIZZAZIONE DELL STUDIO

    La presente relazione è stata articolata come segue:

    QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO: Descrive la finalità dell’opera ed esamina gli strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica nazionali, regionali e locali e la loro interazione con l’opera in progetto.

    QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE: Descrive i motivi ed i criteri nella definizione della localizzazione prescelta, la normativa di riferimento cui l’opera attiene, le caratteristiche tecniche e fisiche del progetto, le fasi di realizzazione e gli interventi di ottimizzazione e di mitigazione ambientale.

    QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE E STIMA DEGLI IMPATTI: Inquadra la situazione ambientale e vengono descritte le componenti ambientali interessate dall’opera. Sono inoltre indicate le azioni progettuali, i fattori d’impatto, elaborata la stima degli stessi e formulate le eventuali mitigazioni.

    Lo schema metodologico adottato per l'esecuzione dello Studio di Impatto Ambientale è illustrato nella Fig.2/1.

    Le attività svolte hanno riguardato le analisi preliminari di carattere progettuale, ambientale e pianificatorio, l’individuazione di tutti gli aspetti tecnici ed ambientali da prendere in considerazione per approfondimenti e per effettuare le necessarie valutazioni sulle possibili ricadute ambientali.

    Il quadro di riferimento programmatico e progettuale è stato predisposto a seguito, rispettivamente, dell'analisi degli strumenti programmatici e pianificatori e della configurazione progettuale scelta.

    L'analisi del quadro ambientale è stata condotta, per le componenti ambientali potenzialmente coinvolte, dagli specialisti di settore. Ciascuna componente è stata sviluppata attraverso la caratterizzazione dello stato attuale, effettuata prendendo in esame i dati bibliografici ed i risultati delle indagini direttamente condotte nell'area, la stima degli impatti per le fasi di cantiere e di esercizio dell’allevamento, e l’eventuale proposta di mitigazioni.

    Per la valutazione degli impatti ci si è riferiti alle azioni che caratterizzano le fasi del progetto ed ai fattori di perturbazione che potenzialmente si possono generare dalle stesse.

    Le misure di mitigazione che si ritengono necessarie per minimizzare l'impatto sull'ambiente sono state recepite all’interno degli elaborati di progetto.

    Sulla base dei risultati delle analisi sviluppate e delle caratteristiche del progetto, si può ritenere che gli impatti diretti e indiretti sull’ambiente, sia interni che esterni all’area di progetto, considerate anche le mitigazioni, sono sostenibili.

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    Fig. 2/1: Schema metodologico dello Studio di Impatto Ambientale

    Analisi preliminare del progetto

    Analisi preliminare ambientale

    Analisi piani e

    strumenti programmatici

    Analisi delle alternative

    tecniche

    Analisi del quadro progettuale

    Individuazione delle

    componenti ambientali

    Analisi del quadro programmatico

    Caratterizzazione

    dello stato attuale

    Analisi degli impatti

    Individuazione delle misure di

    mitigazione

    Analisi del quadro ambientale

    per componenti

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    QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO

    1. PREMESSA

    Gli atti e strumenti di programmazione che possono avere una relazione diretta o indiretta con il progetto in esame sono:

    Vincoli e piani di interesse nazionale nazionali

    R.D. 30/12/1923 n. 3267 Vincolo idrogeologico;

    DPR 8/09/97 “Regolamento recante norme di attuazione della direttiva 92/43 CEE relativa alla conservazione degli habitat e semi naturali, nonché della flora e della fauna selvatica”;

    Decreto Legislativo n. 42 del 22 Gennaio 2004;

    Vincoli e piani di interesse regionale e provinciale

    Piano Paesistico Ambientale Regionale delibera n.197 del 3/11/89

    Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.) di Pesaro Urbino;

    Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico (PAI);

    Piano Regionale di Tutela delle Acque (PTA);

    Rete Ecologica delle Marche (REM).

    Vincoli ed atti programmatici comunali

    Piano Regolatore Generale del comune San Lorenzo in Campo (PU).

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    2. VINCOLI E PIANI DI INTERESSE NAZIONALE

    R.D. 30/12/1923 N. 3267: VINCOLO IDROGEOLOGICO.

    Il Regio decreto-legge n. 3267/1923 prevede il riordinamento e la riforma della legislazione in materia di boschi e di terreni montani. In particolare tale decreto vincola, per scopi idrogeologici, i terreni di qualsiasi natura e destinazione che possono subire denudazioni, perdere la stabilità o turbare il regime delle acque; un secondo vincolo è posto sui boschi che per loro speciale ubicazione, difendono terreni o fabbricati da caduta di valanghe, dal rotolamento dei sassi o dalla furia del vento.

    Per i territori vincolati, sono segnalate una serie di prescrizioni sull'utilizzo e la gestione; il vincolo idrogeologico deve essere tenuto in considerazione soprattutto nel caso di territori montani dove tagli indiscriminati e/o opere di edilizia possono creare gravi danni all'ambiente.

    Le trasformazioni dei terreni soggetti a vincolo devono essere autorizzate dal Corpo Forestale (art. 7).

    Nella Regione Marche, con l’entrata in vigore della Legge Forestale Regionale (L.R. 6/2005) le aree sottoposte a vincolo idrogeologico sono state estese a tutte le aree boscate (art. 11).

    Il progetto in esame non ricade nel vincolo idrogeologico.

    DPR 8/09/97 N. 357 “REGOLAMENTO RECANTE ATTUAZIONE DELLA DIRETTIVA 92/43 CEE RELATIVA ALLA CONSERVAZIONE DEGLI HABITAT NATURALI E SEMI NATURALI, NONCHÉ DELLA FLORA E DELLA FAUNA SELVATICA”

    La normativa prevede, ai fini della salvaguardia della biodiversità mediante la conservazione di definiti habitat naturali e di specie della flora e della fauna, l’istituzione di “Siti di Importanza Comunitaria” e di “Zone speciali di conservazione”.

    In tali aree sono previste norme di tutela per le specie faunistiche e vegetazionali (art. 8, 9 e 10) e possibili deroghe alle stesse in mancanza di soluzioni alternative valide e che comunque non pregiudichino il mantenimento della popolazione delle specie presenti nelle stesse.

    Il progetto in esame non ricade all’interno di SIC e ZPS

    DECRETO LEGISLATIVO N. 42 DEL 22 GENNAIO 2004

    Il Decreto Legislativo 22 Gennaio 2004, n. 42 “Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’art. 10 della legge 6 Luglio 2002, n. 137”, abrogando il precedente DLgs 490/99, detta una nuova classificazione degli oggetti e dei beni da sottoporre a tutela e introduce diversi elementi innovativi per quanto concerne la gestione della tutela stessa.

    Nella Parte Terza “Beni paesaggistici”, Titolo I, Capo I, art. 134, il Codice individua come beni paesaggistici:

    a) gli immobili e le aree di notevole interesse pubblico (art. 136) - (art. 139 ex DLgs 490/99):

    b) le aree tutelate per legge (art. 142) - (art 146 ex DLgs 490/99) -, fino all’approvazione del piano paesaggistico:

    c) "gli immobili e le aree comunque sottoposti a tutela dai piani paesaggistici previsti dagli articoli 143 e 156".

    L’area di progetto non ricade in un ambito a vincolo paesaggistico.

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    3. ATTI DI PIANIFICAZIONE E PROGRAMMAZIONE DI INTERESSE REGIONALE E

    PROVINCIALE

    La Regione Marche individua e disciplina, in riferimento ai livelli di governo del territorio, gli strumenti di pianificazione urbanistica, le forme di controllo, nonché l’esercizio delle relative funzioni amministrative.

    Gli strumenti di pianificazione territoriale individuati sono:

    Piano Paesistico Ambientale regionale (PPAR);

    Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTC);

    Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico (PAI);

    Piano Regionale di Tutela delle Acque (PTA);

    Rete Ecologica Marchigiana (REM).

    PIANO PAESISTICO AMBIENTALE REGIONALE (PPAR)

    La pianificazione a valenza ambientale nella Regione Marche viene attuata attraverso il Piano Paesistico Ambientale regionale, approvato con delibera n. 197 del 3/11/89. Tale Piano ha seguito quanto disposto dalla ex L. 431/85, ora D.lgs 42/04.

    Il Piano si articola in:

    - Sottosistemi Tematici;

    - Sottosistemi Territoriali;

    - Categorie Costitutive del Paesaggio.

    Le disposizioni dettate dal Piano sono:

    - indirizzi di orientamento per la formazione e la revisione degli strumenti urbanistici di ogni specie e livello, nonché degli atti di pianificazione, programmazione e di esercizio di funzioni amministrative attinenti alla gestione del territorio;

    - direttive per l’adeguamento al Piano degli strumenti urbanistici generali e per la specificazione e/o sostituzione delle prescrizioni di base transitorie di cui al punto successivo;

    - prescrizioni di base (transitorie o permanenti) vincolanti per qualsiasi soggetto pubblico o privato e prevalenti nei confronti di tutti gli strumenti di pianificazione e programmazione vigenti; restano comunque salve le disposizioni più restrittive, ove previste dagli strumenti urbanistici vigenti e da leggi statali e regionali.

    I Sottosistemi tematici costituiscono la chiave di lettura delle principali componenti per l’analisi territoriale, dividendosi in: Sottosistema Geologico, Geomorfologico e Idrogeologico; Sottosistema Botanico-Vegetazionale; Sottosistema Storico-Culturale.

    Le disposizioni vincolanti sono indicate nelle seguenti tavole allegate al PPAR.

    I sottosistemi tematici si dividono in:

    0. Sottosistema geologico-geomorfologico-idrogeologico individuato nella tav. 3;

    1. Sottosistema botanico-vegetazionale individuato nelle tavv. 4 e 5;

    2. Sottosistema storico-culturale riportato nelle tavv. 8, 9, 10, 15, 16 e 17;

    Nell’ambito dei tre sottosistemi tematici sono generate per caduta le Categorie costitutive del paesaggio, le quali sono riferite ad elementi fondamentali del territorio che definiscono la

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    struttura del medesimo, tenuto conto della specificità del territorio marchigiano, delle individuazioni di cui al V° comma dell’art. 82 del D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616 e del testo di cui alla ex legge 8 agosto 1985 n. 43. La loro salvaguardia viene attuata attraverso due livelli di tutela, integrale ed orientata.

    L’aspetto valutativo del sistema ambientale regionale è invece espresso con i Sottosistemi territoriali, i quali suddividono in zone omogenee le aree della Regione, in base alla rilevanza dei valori paesistico-ambientali (A, B, C, D e V). Le prescrizioni del Piano variano in rapporto ai diversi gradi di rilevanza dei valori paesistico-ambientali, e quindi anche in rapporto all’appartenenza dei territori interessati alle unità di paesaggio.

    I Sottosistemi territoriali sono individuati nelle tavole 6 e 7

    Le Categorie costitutive del paesaggio sono suddivise in:

    Categoria della struttura geomorfologia:

    3. Emergenze geologiche, geomorfologiche, idrogeologiche: tavv. 3a e 13, nell’allegato 1;

    4. Corsi d’acqua: tav. 12;

    5. Crinali: tav. 12;

    6. Versanti: aree delimitate da un crinale e da un fondo vallivo;

    7. Litorali marini: dalla battigia al crinale costiero;

    Categoria del patrimonio botanico vegetazionale:

    8. Aree floristiche: tav. 4;

    9. Foreste demaniali regionali e boschi: tavv 5 e 14;

    10. Pascoli: tav. 5;

    11. Zone umide: tav. 5;

    12. Elementi diffusi del paesaggio agrario: elementi vegetali a carattere diffuso.

    Categoria del patrimonio storico culturale:

    13. Paesaggio agrario di interesse storico-ambientale: tav. 8 e allegato 2;

    14. Centri e nuclei storici: tavv 8 e 15, allegato 2;

    15. Edifici e manufatti storici: tavv. 9 e 16, allegato 2;

    16. Zone archeologiche e strade consolari: tavv. 10 e 17, allegato 2;

    17. Luoghi di memoria storica: tavv. 10 e 17, allegato 2;

    18. Punti panoramici e strade panoramiche: tav. 7.

    Le disposizioni del PPAR sono state recepite dallo strumento urbanistico del Comune di Jesi.

    Di seguito si riportano le previsioni del PPAR nelle aree di progetto indicando i punti di interferenza con le previsioni per le quali necessita la verifica di compatibilità.

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    TAV.1: Vincoli Paesistico-ambientali vigenti:

    Come evidenziato nella trattazione del D.lgs 42/2004 l’area non presenta vincoli paesaggistici.

    Fig. 3/1: Vincolo paesaggistico da PPAR

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    TAV.2 Fasce morfologiche

    Ricade all’interno della fascia subappenninica.

    Fig. 3/2: Fasce morfologiche

    TAV.3: Sottosistema geologico-geomorfologico sottosistemi tematici

    Nessuna interferenza.

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    Fig. 3/3: Sottosistema geologico e geomorfologico

    TAV.3A: Emergenze geologiche:

    Non ricade in ambiti di interesse.

    TAV.4 Sottosistemi tematici ed elementi costitutivi del sottosistema botanico-vegetazionale:

    Il progetto in esame si sviluppa in ambiti agricoli senza interessare aree oggetto di vincolo.

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    Fig. 3/4: Sottosistema botanico vegetazionale

    TAV.5 Valutazione qualitativa del sottosistema botanico-vegetazionale:

    Il progetto non ricade negli ambiti di tutela individuati dal PPAR, in aree di bosco o pascolo.

    TAV.6 Sottosistemi territoriali generali:

    Il progetto non ricade all’interno di ambiti oggetto di tutela.

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    Fig. 3/5: Il progetto ricade all’interno di un’area di qualità diffusa

    TAV.7 Ambiti di alta percettività visuale, strade e punti panoramici:

    Il sito di interesse ricade in un ambito di alta percettività visuale relativo alle vie di comunicazione di maggiore intensità di traffico, indicate come “V”. Le NTA del PPAR indicano che nell’area V deve essere attuata una politica di salvaguardia, qualificazione e valorizzazione delle visuali panoramiche percepite dai luoghi di osservazione puntuali o lineari (art. 23).

    Si evidenzia che l’area Zonizzata D3 risulta esente dai vincoli del PPAR in quanto precedente alla sua emissione.

    Relativamente al sito dove è prevista la realizzazione dell’allevamento biologico, esso si caratterizza per la presenza di un parco caratterizzato da siepi e da piante arboree di diversa grandezza e disposizione varia in relazione alla specifica funzione ornamentale in grado di mitigare la vista dei nuovi edifici. Il progetto prevede inoltre la demolizione di alcune volumetrie esistenti e il potenziamento delle siepi perimetrali. Tali interventi contribuiranno a mitigare l’impatto paesaggistico del nuovo progetto.

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    Fig. 3/6: Il progetto ricade in un’area di alta percettività “V”

    Al fine di verificare l’impatto delle nuove infrastrutture ad uso zootecnico è stata elaborata l’analisi di visibilità del sito attraverso la quale è stato individuato il bacino di visuale e valutati i punti di visuale significativi nel contesto di area vasta. I risultati dell’analisi, insieme alla rete ecologica di area vasta, sono stati gli elementi di base per finalizzare il progetto di inserimento ambientale e paesaggistico che permette di mitigare, dal punto di vista visivo ed ecologico, le nuove strutture.

    Occorre sottolineare che la strada statale della Val Cesano si caratterizza per un traffico sostenuto dove il guidatore, a causa della velocità, a meno di realizzare strutture particolarmente ingombranti per altezza, non previstevdal progetto in esame, pone l’attenzione alla guida piuttosto che al paesaggio circostante.

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    TAV.8 Centri e nuclei storici e paesaggio agrario di interesse storico-ambientale:

    Il progetto non ricade in ambiti di interesse storico ambientale.

    Fig. 3/7: Centri e nuclei storici, paesaggi agrari storici

    TAV.9 Edifici e manufatti storici extraurbani:

    Il progetto non interessa aree di rispetto dei edifici e manufatti storici extraurbani.

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    Fig. 3/8: Centri e nuclei storici, paesaggi agrari storici

    TAV.10 Zone archeologiche, strade consolari e luoghi di memoria storica:

    Dall’esame della specifica tavola di PPAR non risultano coinvolte aree archeologiche.

    A tal proposito è stata svolta una indagine da parte di una società iscritta negli elenchi della Soprintendenza che ha confermato quanto risulta dalle tavole del PPAR.

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    Fig. 3/9: Luoghi archeologici e di memoria storica

    TAV.11 Parchi, riserve naturali regionali:

    Non sono interessati Parchi, Riserve naturali regionali.

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    Fig. 1.3/10: Luoghi archeologici e di memoria storica

    TAV.12 Componenti della struttura geomorfologia, classificazione dei corsi d’acqua e dei crinali:

    Non si interferisce con la tutela dei crinali.

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    Fig. 1.3/11: Classificazione dei corsi d’acqua e dei crinali

    L’area di intervento ricade all’interno del bacino del Fiume Cesano, di ordine 6, classificato secondo l’art. 29 delle NTA del PPAR come corso d’acqua di classe 1. Nella Tavola 2 del PPAR si è evidenziato di essere nella fascia morfologica subappenninica, per cui il fiume Cesano ha un ambito di tutela di 175 m su ogni lato del corso d’acqua.

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    Come già evidenziato sopra, l’area d’intervento non interferisce con la fascia di rispetto del Fiume Cesano

    L’area di intervento NON si sviluppa in area di crinale.

    Art. 29 delle NTA del PPAR - Corsi d’acqua

    I corso d’acqua, ai fini della tutela transitoria, sono quelli individuati nella Tavola 12 del PPAR, e sono suddivisi in tre classi in rapporto al ruolo nel bacino idrografico .

    La classificazione dei corsi d’acqua è ordinata come segue:

    - la classe 1 sottintende bacini idrografici con numero d’ordine superiore al 5;

    - la classe 2 sottintende bacini idrografici con numero d’ordine 4 e 5;

    - la classe 3 sottintende bacini idrografici con numero d’ordine 2 e 3

    Per i corsi d'acqua iscritti negli elenchi di cui al T.U. delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con R.D . 11 dicembre 1933, n. 1775 è stabilito un ambito provvisorio di tutela a partire dalle sponde o dal piede esterno dell'argine, in rapporto alla classificazione di cui al primo comma, fatte salve le piantate di tipo produttivo-industriale con esclusione, quindi, della vegetazione arbustiva di molteplici specie irregolarmente in framezzata da alberi di alto fusto:

    classe 1: fascia appenninica mt. 60 su ogni lato;

    fascia pedeappenninica mt. 125 su ogni lato;

    fascia subappenninica mt. 175 su ogni lato;

    classe 2: fascia appenninica mt. 45 su ogni lato;

    fascia pedeappenninica mt. 90 su ogni lato;

    fascia subappenninica mt. 135 su ogni lato;

    classe 3: fascia appenninica mt. 25 su ogni lato;

    fascia pedeappenninica mt. 50 su ogni lato;

    fascia subappenninica mt. 75 su ogni lato.

    TAV.13 Emergenze geomorfologiche:

    Nessun ambito di tutela interessa la zona d’intervento.

    TAV.14 Foreste demaniali:

    Nessun ambito di tutela interessa la zona d’intervento.

    TAV.15 Centri, nuclei storici e ambiti di tutela cartograficamente delimitati:

    Nessun ambito di tutela interessa la zona d’intervento.

    TAV.16 Manufatti storici e ambiti di tutela cartograficamente delimitati:

    Il progetto non coinvolge nessuna ambito di rispetto di manufatti storici.

    TAV.17 Località di interesse archeologico cartograficamente delimitate:

    Non sono interessate aree archeologiche cartograficamente limitate.

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    Fig. 3/12: Località di interesse archeologico

    TAV.18: Ambiti di tutela costieri cartograficamente delimitati:

    Il progetto si trova in un ambito collinare e pertanto non si interferisce con gli ambiti costieri.

    Verifica della tutela passiva da elaborati PRG

    Dall’esame delle tavole di PRG dove si riporta la tutela passiva si conferma quanto già descritto in merito alla mancanza di vincoli ostativi.

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    Fig. 3/13: Tutela diffusa

    Fig. 3/14: Tutela orientata

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    Fig.3/15: Tutela integrale

    PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE (PTC)

    Gli strumenti di pianificazione territoriale esistenti a livello provinciale fanno riferimento essenzialmente al Piano di Coordinamento Territoriale della Provincia di Pesaro e Urbino (PTC), approvato con Delibera del Consiglio Provinciale (DCP) n.109 del 20/07/2000, che rappresenta uno strumento fondamentale di pianificazione intermedia a scala sovracomunale che tuttavia garantisce completa autonomia di governo del territorio alle Amministrazioni Comunali.

    Il progetto in esame è stato confrontato con il Piano di Coordinamento Territoriale della Provincia di Pesaro e Urbino (PTC), che modella il proprio quadro di indirizzo sulla base dei contenuti della legislazione regionale in materia di Programmazione e Pianificazione Territoriale, L.R. 34/92 e L.R. 46/92 e delle disposizioni della legge 142/90, nonché delle leggi di riforma n. 59/97 e n. 127/97 che tendono a valorizzare, analizzare, pianificare e disciplinare l’insieme delle problematiche territoriali e paesistico-ambientali per coordinare ed indirizzare i processi di trasformazione urbanistica dei PRG comunali.

    Il PTC rappresenta uno dei momenti fondamentali di programmazione e governo del territorio perché contiene gli indirizzi e le azioni da promuovere per lo sviluppo economico e sociale del territorio compatibilmente con la tutela e la salvaguardia delle risorse ambientali.

    Il PTC, quale primo strumento di pianificazione di area vasta della Provincia di Pesaro e Urbino, si propone il perseguimento dei seguenti obiettivi generali:

    promuovere concretamente, interagendo costruttivamente con altri strumenti di pianificazione e programmazione territoriale (vigenti o redigenti) dei vari Enti che hanno competenze sul territorio, una positiva e razionale coniugazione tra le ragioni dello sviluppo e quelle proprie delle risorse naturali, la cui tutela e valorizzazione sono riconosciuti come valori primari e fondamentali per il futuro della Comunità Provinciale;

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    costruire un primo quadro conoscitivo complessivo delle caratteristiche socio-economiche, ambientali ed insediativo-infrastrutturali della realtà provinciale da arricchire e affinare con regolarità e costanza, attraverso il Sistema Informativo, al fine di elevare sempre più la coscienza collettiva dei problemi legati sia alla tutela Ambientale, sia alla organizzazione urbanistico-infrastrutturale del territorio, in modo da supportare con conoscenze adeguate i vari tavoli della copianificazione e/o concertazione programmatica interistituzionale.

    Il PTC, nell’ambito delle proprie competenze, costituisce strumento di indirizzo e riferimento per le politiche e le scelte di Pianificazione Territoriale, Ambientale ed Urbanistica di rilevanza sovracomunale e provinciale che si intendono attivare ai vari livelli istituzionali sul territorio provinciale.

    In tal senso, esso assume il ruolo di essenziale punto di riferimento per:

    la valutazione delle previsioni degli strumenti urbanistici comunali ed intercomunali;

    la definizione e puntualizzazione delle iniziative di copianificazione interistituzionale che abbiano significativa rilevanza territoriale;

    la redazione e definizione di piani o programmi di settore regionali, provinciali o intercomunali sempre di significativa rilevanza territoriale.

    La verifica di conformità con gli indirizzi, gli obiettivi, le azioni, gli strumenti e i progetti del PTC, rappresenta un importante e fondamentale processo di valutazione del Piano Urbanistico comunale.

    Gli elaborati costitutivi del PTC della Provincia di Pesaro e Urbino sono principalmente una serie di Regole e criteri per la copianificazione, tre Atlanti (Matrice socio-economica, Matrice Ambientale di rilevanza provinciale, Matrice insediativo- infrastrutturale di rilevanza provinciale) e i criteri per l’adeguamento dei PRG al PPAR e per la definizione del progetto urbanistico.

    I contenuti del PTC inerenti agli aspetti paesistico-ambientali trattati negli elaborati dell’“Atlante della Matrice Ambientale” e del “Documento di Indirizzi in materia di Pianificazione Urbanistica - criteri per l’adeguamento dei PRG al PPAR e per la definizione del progetto urbanistico” e relativi allegati, costituiscono indirizzo provinciale per l’adeguamento dei PRG comunali al PPAR.

    I contenuti e le scelte di PPAR non trattate dal PTC mantengono inalterato il loro valore di cogenza ed indirizzo nei confronti dei PRG non adeguati.

    Dall’analisi di quanto sopra esposto emerge, anche sulla base del confronto con le norme del PPAR e del PRG comunale, che l’opera di progetto non presenta alcun elemento di contrasto rispetto agli indirizzi definiti dal PTC.

    Si deve inoltre tenere presente che:

    non esiste alcuna interazione dell’opera con gli ambiti fluviali e con le piane di esondazione ad essi riconducibili;

    è garantita una sostanziale conservazione dell’assetto attuale del territorio,

    non è prevista l’apertura di nuovi pozzi,

    l’opera di progetto non prevede interventi di carattere infrastrutturale. Si interviene su parte delle aree ora adibite ad uso agricolo.

    Gli interventi di progetto non prevedono alcun tipo di modificazione sulle strutture vegetazionali e arbustive esistenti nell’area. Si ritiene pertanto garantita la continuità paesistico-infrastrutturale individuata dal PTCP stesso e non esiste alcun contrasto con i criteri di incentivazione previsti dal Piano per la riqualificazione dei tessuti paesistico-ambientali e degli aggregati urbani esistenti. Il progetto di inserimento ambientale e

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    paesaggistico prevede con aumento delle connessioni ecologiche a carattere locale attraverso l’implementazione delle siepi arboree, in particolare lungo il perimetro del comparto, e la messa a dimora di nuclei arborei all’interno dei parchetti dell’allevamento biologico privi di piante arboree.

    Si ritiene pertanto garantita la continuità paesistico-infrastrutturale individuata dal PTC stesso e non esiste alcun contrasto con i criteri di incentivazione previsti dal Piano per la riqualificazione dei tessuti paesistico-ambientali e degli aggregati urbani esistenti. Si interverrà con aumento della struttura vegetazionale nell’intera area da distribuirsi principalmente ai lati delle nuovi edifici. Rispetto al PTCP, si può affermare che l’intervento è Coerente.

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    Fig.3/16: Matrice ambientale – emergenze geologiche e geomorfologiche

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    Fig.3/17: Matrice ambientale – sistema ecologico-naturalistico e storico-ambientale

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    PIANO PER L’ASSETTO IDROGEOLOGICO (PAI)

    Il Piano Stralcio di bacino per l’Assetto Idrogeologico (PAI), elaborato dall’Autorità di Bacino, della Regione Marche, ai sensi della L 183/89 – L 365/00 – LR. 13/99, è stato adottato dal Comitato Istituzionale con Delibera n. 15/2001 e n. 42/2003.

    Il PAI è diretto all’identificazione delle zone a rischio di frana e alluvione e delle misure finalizzate alla mitigazione del rischio. Cerca di raggiungere il miglior utilizzo, lo sviluppo del territorio e la naturale dinamica idrogeomorfologica dei bacini, nel rispetto della tutela ambientale e della sicurezza della popolazione, degli insediamenti e delle infrastrutture.

    Allo stato attuale nella zona non sono presenti zone esondabili o a rischi frana.

    Fig. 3/18: Stralcio PAI Marche. Il sito di progetto è esterno ad aree a rischio frana ed esondazione.

    PIANO DI TUTELA DELLE ACQUE (PTA)

    Il Piano di Tutela delle Acque è stato adottato con Deliberazione della Giunta Regionale n. 1531 del 18 dicembre 2007 “D.lgs. 152/2006 art. 21 e art. 122 ed approvato con DACR n.145 del 26/10/2010.

    Esso ha l’obiettivo di perseguire il mantenimento dell’integrità della risorsa idrica, compatibilmente con gli usi della risorsa stessa e delle attività socio-economiche in opera sul territorio. Il PTA prevede sia gli interventi volti a garantire il raggiungimento e il mantenimento degli obiettivi del D.lgs. 152/2006, sia le misure necessarie alla tutela qualitativa e quantitativa del sistema idrico superficiale e sotterraneo.

    Per quanto riguarda lo stato di qualità dei corpi idrici superficiali, gli studi condotti ed elaborati nell’ambito del PTA mettono in evidenza uno stato qualitativo abbastanza omogeneo, con un andamento generale distribuito uniformemente lungo quasi tutte le aste fluviali.

    La qualità delle acque dei fiumi nelle zone montane o collinari più interne risulta essere “buona”, nelle zone subcollinari, ricadenti nella fascia centrale della regione, lo stato ambientale è risultato in generale di classe “sufficiente”. Il degrado è poi progressivamente

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    significativo e raggiunge, in corrispondenza delle foci, classi di qualità che oscillano negli anni, ed a seconda delle condizioni meteoclimatiche, tra uno stato ambientale “scadente” o “pessimo”; più di rado è attribuibile la sufficienza alla foce.

    La causa del progressivo aumento dell’inquinamento dalle sorgenti alle foci è individuata nell’aumentato impatto antropico con il superamento nei periodi di minor portata della capacità autodepurativa del corso d’acqua.

    Nel dettaglio, per quanto riguarda l’area in esame, questa ricade all’interno del bacino del Fiume Cesano, caratterizzato da uno stato di qualità “buono” nella parte alta vicino alla sorgente e “sufficiente” alla foce. Il progetto in esame non va ad incidere sulla modificazione delle acque superficiali vista anche la sua lontananza da tale corpo idrico.

    Relativamente alle acque di prima pioggia all’art. 42 “Acque meteoriche di dilavamento, acque di lavaggio, acque di prima pioggia” il PTA cita quanto segue:

    1. Ai sensi dell’art. 113, comma 3, del d.lgs. 152/2006 e s.m.i.:

    - nell’ambito delle acque di lavaggio delle aree esterne adibite ad attività produttive o di servizi, quelle specificate ai commi seguenti devono essere convogliate ed opportunamente trattate in idonei impianti;

    - nell’ambito delle acque meteoriche di dilavamento delle medesime aree esterne, quelle specificate ai commi seguenti devono essere convogliate e la loro frazione di prima pioggia deve anche essere opportunamente trattata in idonei impianti.

    Le suddette acque di lavaggio, nonché le suddette acque meteoriche di dilavamento di prima pioggia sono sottoposte alla disciplina delle acque reflue industriali. In sede autorizzatoria, nel calcolo del volume delle acque di prima pioggia saranno incluse tutte le acque meteoriche di dilavamento che possono asportare, anche in soluzione, sostanze inquinanti, quali sostanze idrosolubili, sostanze putrescibili, sostanze e materiali parzialmente o totalmente polverulenti. Le acque meteoriche di dilavamento di seconda pioggia non sono soggette alla disciplina delle acque reflue industriali e i loro scarichi non devono essere autorizzati ai fini delle norme inerenti alla qualità delle acque, ovvero al concorso del raggiungimento degli obiettivi di qualità.

    2. Sono assoggettate alle norme di cui al comma 1 le acque di lavaggio e le acque meteoriche di dilavamento di tutte le aree scoperte:

    a) ove vi sia la presenza di materie e di prodotti non protetti dall’azione degli agenti atmosferici, a causa dei quali vi sia il rischio significativo di dilavamento, quali:

    a1) sostanze prioritarie, prioritarie pericolose o sostanze in grado di determinare effettivi pregiudizi ambientali, di cui all’art. 108, ed indicate nelle Tabelle 3/A e 5 dell’allegato 5 del D.lgs. 152/2006 e s.m.i., e nelle Tabelle 1/A e 1/B dell’Allegato 1 del D.MATTM 14 aprile 2009, n. 56 (Tabb. 1/A e 1/B dell’Allegato 1 alla parte terza del d.lgs. 152/2006);

    a2) altre sostanze in grado di pregiudicare il raggiungimento dell’obiettivo di qualità dei corpi idrici, secondo quanto sarà stabilito con apposita DGR, in relazione alla situazione ambientale locale;

    b) in cui avvengano lavorazioni con una qualche sistematicità, a causa delle quali vi sia il rischio significativo di dilavamento quali:

    b1) sostanze prioritarie, prioritarie pericolose o di sostanze in grado di determinare effettivi pregiudizi ambientali, di cui all’art. 108, ed indicate nelle Tabelle 3/A e 5 dell’allegato 5 del d.lgs. 152/2006 e s.m.i., e nelle Tabelle 1/A e 1/B dell’Allegato 1 del D.MATTM 14 aprile 2009, n. 56;

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    b2) altre sostanze in grado di pregiudicare il raggiungimento dell’obiettivo di qualità dei corpi idrici, secondo quanto sarà stabilito con apposita DGR, in relazione alla situazione ambientale locale.

    Le situazioni esistenti devono essere adeguate entro 740 giorni dalla entrata in vigore delle presenti NTA.

    La significatività del rischio è valutata, sulla base degli studi forniti dal titolare dell'attività, dall'Autorità competente ad autorizzare lo scarico, in relazione alla situazione ambientale esistente, eventualmente sulla base delle prescrizioni emanate dalla Giunta regionale anche per singoli corpi idrici.

    3. Sono assoggettati alle norme di cui al comma 1, i distributori di carburante, comprese le aree di autolavaggio, e situazioni similari, per i quali inoltre va effettuata la separazione delle acque meteoriche di dilavamento e di quelle di lavaggio, da eventuali residui di prodotti petroliferi presenti nell’area, mediante l’installazione di disoleatori, prima dell’immissione nel corpo idrico recettore, ivi inclusa la pubblica fognatura. Le situazioni esistenti devono essere adeguate entro il 740 giorni dalla entrata in vigore delle presenti NTA. REGIONE MARCHE Giunta Regionale Servizio Ambiente e Paesaggio Piano Tutela Acque sezione - D 52

    4. Non sono assoggettate alle norme di cui al comma 1 le strade pubbliche e private, i piazzali di sosta e movimentazione di automezzi, i parcheggi anche di aree industriali, purché in tali superfici non si svolgano attività, escluso il mero trasporto con mezzi adeguati, che possono oggettivamente comportare il rischio significativo di dilavamento, anche in soluzione, di sostanze prioritarie, pericolose prioritarie, di cui alla Tab. 5 dell’Allegato 5 alla parte terza del d.lgs. 152/2006 e alla Tab. 1/A dell’Allegato 1 al D MATTM 14 aprile 2009, n. 56, nonché delle sostanze di cui alla Tabella 1/B dell’Allegato 1 al D MATTM 14 aprile 2009, n. 56, o di sostanze in grado di determinare effettivi pregiudizi ambientali, ovvero pregiudicare il raggiungimento dell’obiettivo di qualità; pertanto gli scarichi delle reti fognarie o, comunque, delle condotte separate che raccolgono le sole acque meteoriche di dilavamento delle superfici di cui al presente comma non devono essere autorizzati ai fini delle norme inerenti alla qualità delle acque, ovvero al concorso del raggiungimento degli obiettivi di qualità.

    5. Resta fermo che, per il recapito di tutte le acque, cioè incluse quelle non soggette alla disciplina delle acque reflue industriali, in corpo idrico superficiale interno deve essere ottenuta l’autorizzazione di cui alle norme di polizia idraulica recate dal r.d. 523/1904, nonché la concessione demaniale, mentre per il recapito in corpo idrico marino-costiero devono essere ottenute l'autorizzazione di polizia marittima, in quanto dovuta, e la concessione demaniale marittima.

    …. omississ ….

    Il progetto in esame prevede la realizzazione di aree pavimentate funzionali alla movimentazione dei mezzi per il carico degli animali, della pollina al termine del ciclo, al conferimento dei mangimi e cario dei silos e al conferimento dei pulcini.

    In estrema sintesi non ci sono operazioni che movimentano sostanze prioritarie, prioritarie pericolose o sostanze in grado di determinare effettivi pregiudizi ambientali, di cui all’art. 108.

    Inoltre le procedure operative, che si illustrano nel Quadro di riferimento progettuale, sono tali da pulire prontamente le superfici pavimentate da eventuali perdite di olio dai motori o di pollina durante il caricamento sugli automezzi.

    Pertanto, le acque piovane dei piazzali, al pari di quelle dei tetti, si disperdono al suolo in quanto non creano problemi.

    Si precisa inoltre che le acque di lavaggio dei capannoni, ricche di particellato e sostanze azotate, saranno raccolte in vasche per poi essere utilizzate per irrigazione delle aree verdi.

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    In base a quanto sopra si può affermare che l’intervento sia Coerente e non necessita adempiere alla normativa relative alle acque di prima pioggia.

    RETE ECOLOGICA MARCHIGIANA (REM)

    Le aree di connessione e continuità ecologica-funzionale tra i vari sistemi naturali e seminaturali della Regione Marche sono state individuate dalla Rete Ecologica delle Marche (REM) approvata con DGR n. 1634/2011.

    La Rete Ecologica delle Marche è costituita dai seguenti elementi strutturali:

    i nodi comprendono le aree di maggior pregio ecologico regionale: in particolare sono stati individuati in base alla presenza e alla distribuzione di specie e di habitat target considerandone lo status legale, la rarità a livello regionale e le esigenze ecologiche particolari (siti Natura 2000, aree floristiche, oasi di protezione faunistica, altri nodi, complessi di nodi).

    le aree buffer, definite sulla base delle caratteristiche ecologiche territoriali, costituiscono porzioni di territorio che pur essendo al di fuori dei loro limiti sono funzionalmente e strettamente collegate ai nodi. In particolare si tratta di aree omogenee rispetto alle tipologie vegetazionali o, per la fauna, alle aree di alimentazione;

    le continuità naturali rappresentano le porzioni di vegetazione naturale fisicamente contigue all’interno delle quali si può supporre che le specie animali si possano spostare liberamente. I sistemi di connessione sono stati articolati in:

    Sistemi di connessione di interesse regionale: sono i grandi sistemi collegati con la dorsale (distanza

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    Aree di connessione sensibili

    Aree che per le caratteristiche delle unità ecosistemiche o per la loro collocazione svolgono una funzione particolarmente importante per la REM. (“Area di contatto Dorsale – Sistemi di connessione” dove si svolgono con più intensità gli scambio di individui tra i diversi sistemi, “Area di indebolimento interno alla Dorsale”, in prevalenza attraversamenti vallivi che interrompono i sistema dei boschi e delle praterie con infrastrutture lineari o coltivi e infine “Tratti fluviali in ambito urbano”).

    Interventi che portino ad un deterioramento delle continuità ecologiche in queste aree hanno quindi un effetto particolarmente negativo sull’intero sistema.

    La gestione di tali aree deve perseguire gli obiettivi di gestione individuati per l’unità ecologica di riferimento di cui all’allegato II della DGR n. 1634/2011.

    Le tutele da queste richiamate sono ricondotte anche ai seguenti articoli delle NTA PPAR: Artt. 29, 30, 31, 35, 36.

    Nella figura che segue si riporta lo stralcio della REM con individuata l’area di studio.

    Fig. 3/19: Stralcio del disegno di dettaglio della rete – Quadro propositivo – scheda 19e – UEF 75 - REM

    Sistemi di Connessione

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    Minacce potenziali

    Sistemi della mobilità

    Turismo

    Altre minacce potenziali

    UEF 75 Comuni Arcevia 3,16%


    Castel Colonna 1,87% Castelleone di Suasa 4,94%

    Corinaldo 14,38%


    Mondavio 6,32%


    Mondolfo 22,19%
 Monte Porzio 13,21%

    Monterado 10,49%


    Pergola 0,82%


    San Costanzo 0,00%
 San Lorenzo in Campo 19,50% Senigallia 3,11%

    Sistema botanico

    Unità paesaggio vegetale

    alluvioni terrazzate del piano bioclimatico mesotemperato inferiore 36,00%

    pianure alluvionali attuali e recenti delle aste fluviali 40,65%


    substrati calcarei del piano bioclimatico mesotemperato superiore 0,15%


    substrati pelitici del piano bioclimatico mesotemperato inferiore 11,27%
 substrati pelitici e pelitico-arenacei del piano bioclimatico mesotemperato inferiore 0,04% substrati pelitico-sabbiosi del piano bioclimatico mesotemperato inferiore variante submediterranea 11,89%

    Serie di vegetazione MICROGEOSIGMETO - Vegetazione delle spiaggie sabbiose e ghiaiose 0,18%
 Serie del carpino nero. Asparago acutifolii-Ostryo carpinifoliae asparago acutifolii Sigm 9,93%

    Serie del pioppo nero. Salici albae-Populo nigrae populo nigrae Sigm 37,61%


    Serie della roverella. Cytiso sessilifoliae-Querco pubescentis Sigm 0,15%
 Serie della roverella. Roso sempervirentis-Querco pubescentis cotino coggygriae Sigm 0,35% Serie della roverella. Roso sempervirentis-Querco pubescentis lauro nobilis

    Sigm 3,83%
 Serie della roverella. Roso sempervirentis-Querco pubescentis pruno avii Sigm

    0,04%
 Serie della roverella. Roso sempervirentis-Querco pubescentis querco pubescentis Sigm 42,33% Superfici artificiali 5,58%

    Indice di conservazione 0.24

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    del paesaggio (ILC)

    Sintaxa di interesse geobotanico

    I Salsolo kali-Cakiletum maritimae 3,74%


    II Salici albae-Populetum nigrae 1,45%


    I Senecio erucifolii-Inuletum viscosae 0,81%


    III Rimboschimento 0,06%


    III Spartio juncei-Cytisetum sessilifolii 0,01%
 II Roso sempervirentis-Quercetum pubescentis 0,01%

    Habitat di interesse comunitario

    1210 Vegetazione annua delle linee di deposito marine 0,18%

    91AA Boschi orientali di quercia bianca 0,01%
 92A0 Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba 2,98% NC Non comunitario 96,82%

    Sistema Faunistico

    IFm 29,92

    Elenco specie target Averla piccolo Presente Calandrella Presente Cavaliera d'Italia Presente Geco verrucoso Presente Airone cenerino Possibile Garzetta Possibile

    Geco comune
 Possibile

    Nitticora
 Possibile Rospo smeraldino Possibile Tritone crestato italiano Possibile

    Aree soggette a vincoli

    Ambiti PPAR 2009 Cagli e le Valli del Candigliano ed alto Cesano 3,36%

    La Valle del Cesano 96,59%
 Senigallia e la Valle del Misa 0,04%

    PAI Esondazioni

    Parchi e Riserve

    Sistema insediativo infrastrutturale

    UFI 1,04

    IFI 11,81

    Sensibilità alla diffusione insediativa

    22,42

    Infrastrutture stradali principali

    AA km 2,74 FS km 3,09 SP km 41,12 SS km 2,97

    Linee elettriche AT km 10,11 MT km 108,3

    Nuclei attrattori MAROTTA SENIGALLIA

    Attività turistiche -

    Elementi di interferenza di progetto

    PTC Pesaro Urbino 35,96 SS16 bretelle ANAS 8,92

    Elementi di interferenza esistenti

    Cave attive Sistema della mobilità aerea Siti SAIA

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    Sistema agricolo

    Caratteri del tessuto ecologico

    Composizione del mosaico ecologico

    Vegetazione naturale 8,15 Aree agricole 79,12 Superfici artificiali 12,73

    Struttura del tessuto naturale (tipologia di Formann)

    Dentritico

    Descrizione sintetica del tessuto ecologico

    Fondovalle coltivati (agricolo > 50%) con caratteri suburbani (superfici artificiali >20%).

    Elementi della REM

    Nodi -

    Sistema di connessione di appartenenza

    Montefeltro

    Elementi della rete Aree non naturali 91,83% Sistema di connessione di interesse regionale 7,54% Stepping stone 4 0,63%

    Minacce Punti di debolezza

    - Espansione insediativa lungo la SS 16


    - Espansione insediativa lineare lungo la SS 424 della Valle del Cesano nei comuni di Mondolfo, Monterado, Monte Porzio e San Lorenzo in Campo

    - Barriera infrastrutturale dell'autostrada A14


    - Ipotesi progettuale “Adeguamento SS 16”
 - Ipotesi del PTC di PU di adeguamento della SS 424 della Valle del Cesano

    - Collegamenti ecologici molto deboli con le UEF collinari circostanti ed in particolare con il Sistema di connessione di interesse regionale ”Bacino del Misa” a sud - Foce del Cesano circondata dagli insediamenti

    Opportunità Punti di forza

    - Aree inedificate individuate dal Piano Regionale Difesa della Costa intorno alla foce del Cesano - Fascia continua di aree a rischio di esondazione (PAI) lungo il fiume Cesano ed i suoi principali affluenti - Versante destro inserito quasi completamente nella Fascia della Continuità naturalistica del PTC di Ancona (ATO V1)

    - Sistema di connessione di interesse regionale “Montefeltro” che percorre longitudinalmente tutta l'UEF - Assenza di barriere infrastrutturali ed insediative longitudinali di forte impatto - Mosaico ecologico ancora con caratteri decisamente rurali - Presenza negli agroecosistemi dell'Averla piccola e della Calandrella - Presenza del Cavaliere d'Italia presso la foce del Cesano - Presenza del Fratino nelle immediate vicinanze (UEF “Colline costiere di Senigallia”) - Idoneità faunistica espressa tramite l'IFm mediamente buona -

    Obiettivi gestionali

    L’UEF si caratterizza, rispetto agli altri fondovalle della regione, per la presenza di un sistema insediativo che ancora presenta discontinuità significative tra i diversi nuclei. Questo fa si che ancora sussista limitate connessioni ecologiche con le UEF circostanti e che la matrice agricola

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    ancora possa svolgere, se correttamente gestita una significativa funzione di permeabilità. La fascia ripariale del Cesano, sebbene molto ridotta, ancora presenta una Presente continuità ed è la parte più meridionale del Sistema di interesse regionale “Montefeltro”. L’obiettivo gestionale è il rafforzamento del sistema di connessione Montefeltro e l’incremento dei collegamenti ecologici con le aree circostanti. A questo scopo possono essere individuati i seguenti obiettivi specifici minimi: Nodi e connessioni: Rafforzamento del Sistema di connessione di interesse regionale “Montefeltro” attraverso il potenziamento della vegetazione ripariale del Cesano. Rafforzamento delle connessioni ecologiche con l’UEF “Colline costiere di Senigallia” anche attraverso l’incremento dei collegamenti ecologici con le stepping stones intorno a Monte d’Oro. Rafforzamento delle connessioni ecologiche con l’UEF “Fascia medio collinare tra Metauro e Cesano” anche attraverso l’incremento dei collegamenti ecologici con il Sistema di interesse locale “Rio Grande” presso Osteria del Rio ed il potenziamento del Sistema di interesse regionale “Montefeltro” alle confluenze del Fosso di Rialdone, di Rio Maggio e di Rio Freddo con il Cesano . Rafforzamento delle connessioni ecologiche con l’UEF “Fascia medio collinare tra Cesano ed Esino” anche attraverso l’incremento dei collegamenti ecologici con il Sistema di interesse regionale “Bacino del Misa”intorno a Casteleone di Suasa.

    Tessuto ecologico:
 Potenziamento del sistema forestale anche attraverso la creazione di nuove aree con formazioni planiziali Riqualificazione del sistema degli agroecosistemi aumentando la presenza di elementi lineari naturali e seminaturali per favorire l’incremento della permeabilità della matrice. Creazione

    di nuove aree umide
Tutela e riqualificazione delle aree di litorale intorno alla foce del Cesano

    Il progetto, come evidenziato anche in altre parti della relazione, si basa sulla realizzazione di un allevamento avicolo convenzionale.

    Dal punto di vista ecologico non sono previste interferenze con la vegetazione naturale; per contro sarà implementato il sistema delle siepi perimetrali che determinerà un rafforzamento della rete ecologica locale.

    Il progetto di implementazione della rete ecologica è in linea con gli obbiettivi gestionali della dell’UEF 75.

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    DGR 1448 DEL 3/12/2007 “PROGRAMMA D’AZIONE DELLE ZONE VULNERABILI DA NITRATI DI ORIGINE AGRICOLA DELLA REGIONE MARCHE (ZVN) E PRIME DISPOSIZIONI DI ATTUAZIONE DEL D. LGS. 152/2006 E DEL TITOLO V DEL D.M. 7 APRILE 2006 PER LE ZVN.

    Fig. 3/20: Le Zone vulnerabili da nitrati di Origine Agricola (ZVN) sono all’interno del perimetro rosso. Il sito di progetto vi ricade e pertanto il limite massimo di azoto al campo è 170 kg.

    L’ambito di intervento è situato interamente in Zona Agricola Vulnerabile (ZVN) come chiaramente si evince dallo stralcio dalla cartografia regionale qui riprodotto, che ammette il livello standard di azoto al campo nella misura di 170 kg/ha/anno. L’allevamento biologico non contrasta con la norma relativa al carico di azoto ad ettaro in quanto prevede di conferire ad operatore esterno tutta la pollina.

    Ai fini dell’applicazione della normativa sul biologico in merito al requisito del rispetto del carico di 179 kg di azoto ad ettaro si sottolinea che l’azienda può disporre di circa 200 ha di terreno in regime di biologico. Prima dell’esercizio di indicheranno le superfici collegate al progetto.

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    4 VINCOLI ED ATTI DI PROGRAMMAZIONE DI INTERESSE COMUNALE

    PRG COMUNE DI SAN LORENZO IN CAMPO ADEGUATO AL PPAR

    Lo Strumento Urbanistico del comune di S. Lorenzo in Campo è stato elaborato ai sensi della legislazione nazionale e regionale vigente in materia urbanistica, con specifico riferimento alla Legge nº1150/1942, alla D.A. nº197/1989 della Regione Marche, della L.R. nº34/92 e loro successive modificazioni ed integrazioni.

    Come anticipato in premessa il progetto ricade prevalenza in Zona Agricola E e per una minima porzione in Zona D3. Nell’attuale PRG la zonizzazione E è normata dal punto 6.8 e seguenti di cui di seguito si riportano i relativi parametri urbanistici, nello specifico nella cartografia del PRG l’area di interesse è denominata “E1”:

    La Zona D3 sarà oggetto di variante urbanistica per riportarla a Zona E1. Nella figura che segue si riporta la Zonizzazione attuale del PRG e quella proposta con la variante urbanistica.

    Fig. 4/1: Zonizzazione dell’attuale PRG – La superficie occupata dall’allevamento convenzionale è delimitata in rosso. Il resto sarà dedicato all’allevamento biologico.

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    Fig. 4/2: Zonizzazione di variante urbanistica richiesta – La superficie occupata dall’allevamento convenzionale è delimitata in rosso. Il resto sarà dedicato all’allevamento biologico.

    Per la descrizione della variante urbanistica e la verifica della coerenza del progetto con i paarametri urbanistici si rimanda agli elaborati della variante stessa.

    Di seguito si riporta le NTA delle Zone ad Uso Agricolo E da dove si evidenzia la compatibilità dell’allevamento in esame. Si sottolinea che nelle carte del PRG la Zona agricola di interesse è indicata come E1.

    Relativamente alla vegetazione naturale non è previsto il taglio di specie arboree e arbustive. Per contro si implementerà la vegetazione esistente attraverso il rafforzamento del sistema delle siepi per dividere l’allevamento biologico dal convenzionale e per rafforzare la vegetazione perimetrale.

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    6.8. ZONE AD USO AGRICOLO “E” 6.8.1. Generalità

    Vengono considerate zone ad uso agricolo le parti del territorio comunale individuate nelle tavole grafiche del presente piano come zone omogenee “E” ai sensi del D.M.02.04.1968 nº1444.

    I tali zone il Piano si attua applicando integralmente il disposto della L.R.13/90 e sue successive modificazioni ed integrazioni.

    In tali zone sono consentiti tutti gli usi citati dall'art. 5.3. delle presenti N.T.A., nonché l'US11 di nuovo impianto.

    Nei casi non regolamentati dalla L.R.13/90, per le distanze si fa riferimento all’art.6.1, commi 3 e seguenti del R.E.C.

    6.8.2. Prescrizioni compositivo-costruttive

    In tali zone si prescrivono le seguenti indicazioni costruttivo-compositive:

    i tetti delle abitazioni dovranno essere del tipo a falde semplici, due falde rettangolari a colmo concorrente o a padiglione, con inclinazione delle falde compresa tra il 20% e il 40%;

    manto di copertura in laterizio del tipo vecchio di colore rosso mattone, con esclusione delle tegole marsigliesi.

    i tetti dei restanti fabbricati possono essere eseguiti come sopra precisato, ovvero utilizzando per i manti di copertura pannelli tipo DECK con finiture esterne in lamiera verniciata, eventualmente anche con pendenze inferiori al 20%.

    In tale caso il colore della lamiera deve essere sottoposto alla preventiva approvazione dell’Ufficio Tecnico.

    è ammessa la costruzione di scale esterne a rampa semplice addossata ai fronti del fabbricato, ed a condizione che vengano realizzate con tipologie e materiali tradizionali;

    le zone sottostanti le scale stesse dovranno essere tamponate così da non rendere evidente lo sbalzo o gli eventuali pilastri di sostegno;

    i parapetti dovranno essere realizzati in ringhiera metallica verniciata, con muretto intonacato, o in legno;

    le murature esterne dovranno essere in mattoni faccia a vista oppure intonacate con intonaco di malta bastarda tinteggiato, con esclusione di vernici plastiche, vernici al quarzo e pitture a grana grossa;

    sono ammesse differenziazioni cromatiche materiche sui prospetti se corrispondenti a distinzioni di volumi;

    non sono ammessi balconi a sbalzo, ma solo logge;

    i terrazzi, ricavati all’interno delle falde di copertura di eventuali portici o corpi aggiunti, ovvero delle falde di copertura del sottotetto, devono essere realizzati in modo tale da non

    rendere visibile il parapetto frontale rispetto alla pendenza della falda;

    è consentita la costruzione di porticati, ove le prescrizioni urbanistiche lo consentano, preferibilmente con strutture portanti in legno, e, se in cemento armato, con mattoni faccia a vista o intonacate con malta bastarda;

    gli sporti di gronda del tetto, così come quelli dei porticati, non dovranno essere superiori a cm. 80, e dovranno essere realizzati preferibilmente con materiali caratteristici delle zone agricole, quali mattoni a faccia a vista o legno. L’uso del cemento armato è consentito a condizione che venga intonacato con malta bastarda;

    gli infissi e serramenti dovranno essere realizzati in legno naturale o verniciato o in metallo verniciato, con esclusione di quelli in alluminio anodizzato;

  • SOCIETA’ AGRICOLA PONTE PIO S.r.l. Società Unipersonale Realizzazione di Allevamento Avicolo Convenzionale (art.9 L.R.13/90) - San Lorenzo in Campo (PU)

    Avvio del procedimento autorizzatorio unico di cui all’articolo 27 bis del D.lgs. n. 152/2006 Studio di Impatto Ambientale

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    l’oscuramento deve essere realizzato preferibilmente con persiane o sportelloni esterni, in legno naturale o verniciato, ovvero in metallo verniciato; è vietato l’utilizzo di serrande nel recupero dei fabbricati esistenti;

    nelle falde dei tetti è consentita l’apertura di lucernari a filo di superficie max 0,50 mq. Ciascuno e per una superficie complessiva non superiore a mq. 2,00;

    non sono ammessi movimenti di terra che alterino in maniera sostanziale il profilo del terreno;

    l’apertura di strade e viali di accesso dovrà essere realizzata in modo da ridurre al minimo la necessità di scarpate artificiali o di rilevati;

    gli eventuali muri di sostegno dovranno essere realizzati in pietrame, oppure adeguatamente rivestiti (mattoni, pietra); non potranno avere un’altezza libera superiore a m. 2 e dovrà essere realizzata un’idonea schermatura a valle con elementi arborei ed arbustivi;

    eventuali recinzioni sono ammesse solo se realizzate in rete metallica plastificata verde, in legno o in muratura tradizionale tipica dei luoghi. Le recinzioni in muratura sono ammesse solo se di pertinenza di edifici residenziali e comunque sempre associate a siepi sempre verdi di essenze arboree d’alto fusto autoctone;

    la eventuale messa in opera di serbatoi di gas per uso domestico (bomboloni) dovrà privilegiare la scelta di siti poco visibili e soluzioni progettuali di schermatura vegetale e mimetizzazione tramite uso di colori intonati all’ambiente.

    Strade, fossi, filari ed alberate, recinzioni, edicole e tabernacoli, fonti, lavatoi ecc., sono considerati elementi strutturanti il territorio rurale, ed in quanto tali da tutelare come segue:

    strade rurali bianche: dovranno essere adeguatamente mantenute conservando le caratteristiche originarie esistenti alla data di adozione del presente P.R.G. È ammesso, per i casi dove sussistano oggettivi problemi di ordine manutentivo, accertati dall’U.T.C. e previo parere vincolante della C.E.I., l’intervento di depolverizzazione;

    fossi e corsi d’acqua: è prescritto il mantenimento dell’ampiezza e dell’andamento degli alvei senza opere di colmata;

    filari e alberate: è prescritto il mantenimento, l’incremento e la sostituzione di alberi in caso di morte lungo le strade comunali ed i corsi d’acqua, nonché il mantenimento delle siepi lungo le scarpate;

    edicole, fonti, lavatoi, croci, grotte: tali manufatti possono essere soggetti ad interventi di solo restauro conservativo; eventuali recinzioni delle proprietà dovranno preservarne gli usi civili e quindi l’accesso.

  • SOCIETA’ AGRICOLA FILENI S.r.l. Unipersonale Realizzazione di Allevamento Avicolo Biologico (art.9 L.R.13/90) - San Lorenzo in Campo (PU)

    Autorizzazione Integrata Ambientale - Relazione tecnica

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    QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE

    1. PREMESSA

    Nel quadro di riferimento progettuale, dopo una breve disamina delle norme che regolano l’allevamento avicolo, si riportano i dati dell’azienda, si descrivono le modalità di gestione dell’allevamento biologico, si illustrano le misure di mitigazione e il progetto di inserimento ambientale e paesaggistico.

    Si descriveranno inoltre le attività in fase di cantiere e di esercizio mettendo in evidenza la necessità di azioni che possono generare fattori di perturbazione sulle componenti ambientali che saranno descritte e valutate nell’ambito del Quadro di riferimento ambientale.

    Il progetto prevede la realizzazione di un allevamento avicolo biologico nel comune di San Lorenzo in Campo. Esso, insieme al progetto di allevamento avicolo convenzionale a confine, si pone l’obiettivo di riconvertire una proprietà di circa 28 ha, in parte a destinazione direzionale D3, ripristinando l’originaria destinazione e vocazione agricola con indirizzo zootecnico.

    Nello specifico dell’allevamento biologico, il progetto mira a realizzare 6 capannoni dotati di tutte le tecnologie per rispondere alle norme sul benessere animale e per applicare le BAT di settore.

  • SOCIETA’ AGRICOLA FILENI S.r.l. Unipersonale Realizzazione di Allevamento Avicolo Biologico (art.9 L.R.13/90) - San Lorenzo in Campo (PU)

    Autorizzazione Integrata Ambientale - Relazione tecnica

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    2. STATO ATTUALE

    Come detto in premessa, il progetto prevede di realizzare un allevamento avicolo con una gestione biologica in un’area in gran parte a destinazione D3 che sarà oggetto di variante urbanistica per riportarla a Zona E1.

    All’interno della zonizzazione D3, gli attuali edifici presentano le seguenti caratteristiche dimensionali e volumetriche:

    Edificio destinato ad uffici

    - superficie SL mq. 4.614.39 - altezza esterna ml. 5.00 - altezza al controsoffitto ml. 3.08 - volume utile mc.14.212,21 - volume sottotetto non utilizzabile mc. 8.859,74

    Edificio destinato a mensa

    - superficie SL mq. 1.193.75 - altezza esterna ml. 4.50 - altezza al controsoffitto ml. 3.08 - volume utile mc. 3.676,75 - volume sottotetto non utilizzabile mc. 1.695,12

    Edifici destinati a CT e Magazzini

    - superficie coperta SL mq. 481.12 - altezza esterna ml. 3.55 - volume complessivo mc 1.707.98

    Edificio destinato alla centrale di condizionamento

    - superficie coperta SL mq. 90.17 - altezza esterna fuori terra ml. 1.65 - altezza interna ml. 2.60 - volume fuori terra mc. 148.78

    Edificio destinato a capannone

    - superficie coperta con accessorio SL mq. 1.095.00 - altezza esterna ml. 6.00 - volume complessivo mc. 4.410.00 - superficie accessorio SL mq. 20.90 - altezza ml. 2.70 - volume accessorio mc. 72.63 - volume complessivo mc. 4410+72.63 mc. 4.482.63

    Annesso vi è un piazzale in cemento armato della superficie di circa 10.000 mq.

    Edificio cabina elettrica di proprietà

    - superficie coperta SL