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PROGRAMMI DI RICERCA SCIENTIFICA DI RILEVANTE INTERESSE NAZIONALE
(D.M. 1152/ric del 27/12/2011)
La mitigazione del rischio da frana mediante interventi sostenibili
Coordinatore nazionale: Prof. Leonardo Cascini – Università di Salerno
Rapporto scientifico
Allertamento per il rischio da frana in Italia
a scala regionale: analisi della normativa vigente
Unità di Ricerca dell’Università degli Studi di Salerno
Gaetano Pecoraro, Michele Calvello
(Marzo 2016)
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
1
Indice
Introduzione ............................................................................................................................................... p. 2
DPCM del 27 febbraio 2004 ...................................................................................................................... p. 3
Fonti consultate ............................................................................................................................... p. 3
Indirizzi generali ............................................................................................................................. p. 3
Zone di allerta, soglie e livelli di criticità ....................................................................................... p. 5
Sistema dei centri funzionali .......................................................................................................... p. 6
Strumenti di comunicazione ........................................................................................................... p. 8
I sistemi di allerta operanti a scala regionale ......................................................................................... p. 10
Emanazione e aggiornamento delle normative regionali ............................................................ p. 11
Rete di monitoraggio ..................................................................................................................... p. 12
Precursori di allerta ....................................................................................................................... p. 13
Strategie di comunicazione ........................................................................................................... p. 15
ALLEGATI: SCHEDE MONOGRAFICHE
Provincia autonoma di Bolzano
Provincia autonoma di Trento
Regione Abruzzo
Regione Basilicata
Regione Calabria
Regione Campania
Regione Emilia-Romagna
Regione Friuli-Venezia Giulia
Regione Lazio
Regione Liguria
Regione Lombardia
Regione Marche
Regione Molise
Regione Piemonte
Regione Puglia
Regione Sardegna
Regione Sicilia
Regione Toscana
Regione Umbria
Regione Valle d’Aosta
Regione Veneto
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
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Introduzione
In Italia le attività di previsione, monitoraggio e sorveglianza in tempo reale dei fenomeni
meteorologici con conseguente valutazione degli effetti previsti su persone e cose in un determinato
territorio è effettuata dalla rete dei Centri Funzionali. Tale rete è costituita dal Centro Funzionale
centrale, presso il Dipartimento della Protezione Civile, e da 21 Centri Funzionali decentrati
presso le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano.
Il principale riferimento normativo per la gestione dell’allertamento per il rischio da frana sul
territorio nazionale è la Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27 febbraio
2004 “Indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento
nazionale, statale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile”. Sulla
base di tale direttiva, ogni Regione e Provincia autonoma ha successivamente definito, attraverso
opportuna normativa di livello regionale, le caratteristiche e le modalità di funzionamento dei vari
sistemi di allertamento gestiti dai centri funzionali decentrati.
Questo rapporto illustra le caratteristiche della normativa vigente, sia di livello nazionale che di livello
regionale, attraverso un confronto ed un’analisi dei principali aspetti considerati nella definizione delle
modalità operative di gestione dell’allertamento per il rischio da frana nell’ambito dei diversi sistemi di
allertamento regionali.
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
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DPCM del 27 febbraio 2004
Fonti consultate
Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27 febbraio 2004
“Indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale,
statale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile”.
http://www.protezionecivile.gov.it/
Indirizzi generali
Il DPCM del 27/02/2004 fornisce gli “indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale
del sistema di allertamento nazionale, statale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini
di protezione civile”.
La normativa, di carattere nazionale, persegue i seguenti scopi:
individuare le autorità a cui compete la decisione e la responsabilità di allertare il sistema
della protezione civile ai diversi livelli, statale e regionale, e nelle diverse fasi dell'eventuale
manifestarsi, nonché del manifestarsi, di calamità, catastrofi e altri eventi che possano
determinare o che determinino situazioni di rischio;
definire i soggetti istituzionali e gli organi territoriali coinvolti nelle attività di previsione e
prevenzione del rischio e di gestione dell'emergenza, nonché i loro legami funzionali ed
organizzativi al fine di sostenere le autorità di protezione civile, sia in tale decisione ed
assunzione di responsabilità che nella organizzazione ed attuazione di adeguate azioni di
contrasto del rischio stesso;
stabilire gli strumenti e le modalità con cui le informazioni relative all'insorgenza ed
evoluzione del rischio idrogeologico ed idraulico, legate al manifestarsi di eventi meteo-
idrologici particolarmente intensi tali da generare nelle diverse aree del Paese situazioni di
dissesto per il territorio, nonché di pericolosità per la popolazione, devono essere raccolte,
analizzate e rese disponibili alle autorità, ai soggetti istituzionali ed agli organi territoriali
individuati e coinvolti nel sistema e nelle attività di protezione civile;
sancire i rapporti funzionali e le relazioni di leale collaborazione tra il sistema della
protezione civile, sia nazionale che regionale, e le altre autorità, i soggetti istituzionali e gli
organi territoriali, preposti, ancorché con altre finalità e strumenti, ma comunque
ordinariamente, alla valutazione e mitigazione del rischio in materia;
organizzare il sistema di allerta nazionale distribuito, ferme restando le prerogative in
materia di legislazione concorrente e nel rispetto delle competenze delle Regioni a statuto
ordinario e quelle autonome a statuto speciale.
Al governo del sistema di allerta nazionale distribuito concorrono:
la Presidenza del Consiglio, attraverso il Dipartimento della protezione civile;
le Presidenze delle Giunte regionali, attraverso diversi soggetti e strutture.
La gestione del sistema di allerta nazionale è assicurata dal Dipartimento della protezione civile e dalle
Regioni attraverso la rete dei Centri Funzionali, nonché le strutture regionali ed i Centri di
Competenza chiamati a concorrere funzionalmente ed operativamente a tale rete.
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
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Il sistema di allerta nazionale prevede:
1. una fase previsionale costituita dalla valutazione, sostenuta da una adeguata modellistica
numerica, della situazione meteorologica, nivologica, idrologica, idraulica e geomorfologica
attesa, nonché degli effetti che tale situazione può determinare sull'integrità della vita, dei
beni, degli insediamenti e dell'ambiente;
2. una fase di monitoraggio e sorveglianza, a sua volta articolata in: a) osservazione
qualitativa e quantitativa, diretta e strumentale, dell'evento meteo-idrologico ed idrogeologico
in atto; b) previsione a breve dei relativi effetti attraverso il nowcasting meteorologico e/o
modelli afflussi-deflussi inizializzati da misure raccolte in tempo reale.
Le precedenti fasi attivano:
la fase di prevenzione del rischio, attraverso sia azioni, anche di contrasto dell'evento,
che interventi urgenti anche di natura tecnica;
le diverse fasi della gestione dell'emergenza, in attuazione dei Piani d'emergenza
regionali, provinciali e comunali.
Schema di gestione del Sistema di Protezione Civile (fonte: www.protezionecivile.gov.it)
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
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Zone di allerta, soglie e livelli di criticità
Ai fini delle attività di previsione e prevenzione, le Regioni, anche cooperando tra loro e d'intesa con il
Dipartimento della protezione civile, suddividono e/o aggregano i bacini idrografici di propria
competenza, o parti di essi, in ambiti territoriali significativamente omogenei per l'atteso manifestarsi
nel tempo reale della tipologia e della severità degli eventi meteo-idrologici intensi e dei relativi effetti.
Tali ambiti territoriali sono denominati Zone di allerta. Le zone di allerta sono quindi identificate e
delimitate tenendo in considerazione:
le possibili tipologie di rischio presenti;
il naturale evolversi nello spazio e nel tempo degli eventi e dei relativi effetti;
le relazioni ed i vincoli geologici, idrologici, idraulici, infrastrutturali, amministrativi e socio-
ambientali tra i diversi
ambiti territoriali e tra i diversi bacini;
le indicazioni e risultanze presenti nei piani stralcio per la tutela dal rischio idrogeologico;
la più generale pianificazione nazionale, regionale e provinciale in materia.
In ogni zona e per ciascuna tipologia di rischio le Regioni devono identificare adeguate grandezze e
relativi valori, quali precursori ed indicatori del probabile manifestarsi di prefigurati scenari d'evento,
nonché dei conseguenti effetti sull'integrità della vita, dei beni, degli insediamenti e dell'ambiente,
qualora non intervenga nessuna azione di contrasto e contenimento, ancorché temporanea e
provvisoria, dell'evento stesso.
Le Regioni, anche cooperando tra loro e d'intesa con il Dipartimento, stabiliscono un insieme di valori
degli indicatori che, singolarmente o concorrendo tra loro, definiscono, per ogni tipologia di rischio, un
sistema di soglie articolato almeno sui due livelli di moderata ed elevata criticità, oltre che un
livello base di situazione ordinaria, in cui le criticità possibili sono ritenute comunemente ed
usualmente accettabili dalle popolazioni. Poiché lo scenario d'evento previsto, monitorato e sorvegliato
nel tempo reale potrebbe manifestarsi in modo ben differente da quanto descritto dallo scenario
d'evento, i valori assunti nel sistema di soglie, nonché i relativi livelli di criticità, devono
precauzionalmente ed adeguatamente includere una quota di "non conoscenza", cioè di incertezza
nella valutazione dei prefigurati scenari di rischio, da associare alle stime fatte in ambito valutativo.
Sarà cura delle Regioni far sì che al raggiungimento e/o superamento di tali soglie, ancorché
semplicemente previsto, siano pianificati e fatti corrispondere i livelli di allerta del sistema della
protezione civile preposti:
prima del manifestarsi dell'evento temuto, alle fasi di attivazione dei sistemi di
contrasto preventivo degli eventi e dei conseguenti effetti, nonché di preparazione
all'emergenza;
durante e dopo il manifestarsi dell'evento, alla fase di governo e superamento
dell'emergenza.
La relazione tra i livelli di criticità e i livelli di allerta, le azioni di protezione civile da attivare
progressivamente nell'ambito di tali livelli di allerta al crescere della criticità, le funzioni di supporto
ed i soggetti responsabili di tali funzioni, devono essere dalle Regioni univocamente stabiliti,
funzionalmente rappresentati e comunicati al Dipartimento della protezione civile.
La valutazione dei livelli di criticità, attesi o in atto, in rapporto ai predefiniti scenari di evento
compete al Centro Funzionale.
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Sistema dei centri funzionali
In linea generale i compiti della rete dei Centri Funzionali sono quelli di far confluire, concentrare
ed integrare tra loro:
i dati qualitativi e quantitativi rilevati dalle reti meteo-idro-pluviometriche, dalla rete
radarmeteorologica nazionale, dalle diverse piattaforme satellitari disponibili per
l'osservazione della terra;
i dati territoriali idrologici, geologici, geomorfologici e quelli derivanti dai sistemi di
monitoraggio delle frane;
le modellazioni meteorologiche, idrologiche, idrogeologiche ed idrauliche.
Tali compiti sono finalizzati a fornire un servizio continuativo per tutti i giorni dell'anno e, se del caso,
su tutto l'arco delle 24 ore giornaliere che sia di supporto alle decisioni delle autorità competenti per le
allerte e per la gestione dell'emergenza, nonché assolva alle necessità operative dei sistemi di
protezione civile.
Il Centro Funzionale centrale presso il Dipartimento della protezione civile è organizzato come i
Centri Funzionali decentrati ed assolve, tra l'altro, ai compiti ed alle funzioni di:
indirizzo e coordinamento generale della rete dei Centri Funzionali; su esplicita richiesta
delle Regioni stesse e/o per giustificati motivi, il Centro Funzionale centrale presso il
Dipartimento potrà sostituire nei compiti e nelle funzioni uno o più Centri Funzionali
decentrati;
generale sorveglianza idropluviometrica e radarmeteorologica, anche di singoli
territori regionali, provinciali e comunali, affiancando i Centri Funzionali decentrati o se del
caso in loro sostituzione;
predisposizione per tutta la rete dei Centri Funzionali della mosaicatura delle
informazioni prodotte dagli impianti radar meteorologici esistenti sul territorio nazionale;
mantenimento di rapporti operativi con il Registro italiano dighe e con il Servizio
Meteorologico dell'Aeronautica Militare, oltre che con l'Agenzia per la protezione
dell'ambiente e per i servizi tecnici, nonché con gli organi internazionali competenti in
materia;
promozione di studi e ricerche, nonché dello sviluppo di prodotti per l'ottimale
funzionamento della rete dei Centri Funzionali e per far progredire complessivamente le
capacità di previsione e prevenzione del sistema della protezione civile nel tempo reale.
Ciascun Centro Funzionale decentrato è un sistema generalmente organizzato in tre grandi
aree, a cui possono concorrere per lo svolgimento delle diverse funzioni, unitariamente dirette e
coordinate a tal fine, altre strutture regionali e/o Centri di Competenza.
La prima area è dedicata alla raccolta, concentrazione, elaborazione, archiviazione e validazione dei
dati rilevati nel territorio di competenza che dovranno quindi essere trasmessi al Centro Funzionale
centrale presso il Dipartimento, nonché, qualora ciò sia previsto da intese o accordi tra
Amministrazioni diverse, alla raccolta di dati provenienti da altre reti di rilevamento e sorveglianza dei
parametri meteo -pluvio-idrometrici.
La seconda area è dedicata all'interpretazione nonché all'utilizzo integrato dei dati rilevati e delle
informazioni prodotte dai modelli previsionali relativi al dominio territoriale di competenza di ciascun
Centro Funzionale decentrato, nonché a fornire pieno supporto alle decisioni delle Autorità di
protezione civile competenti per gli allertamenti.
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
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La terza area è dedicata alla gestione del sistema di scambio informativo che garantisce il
funzionamento dei sistemi di comunicazione, cura l'interscambio dei dati, anche in forma grafica e
della messaggistica tra i Centri Funzionali anche ai fini dell'esercizio dei compiti nazionali ed è la sede
di connessione tra i Centri Funzionali ed i Centri di Competenza laddove esistenti.
Il servizio svolto dalla rete dei Centri Funzionali nel tempo reale assume in sé, sia la fase di previsione
che la fase di monitoraggio e sorveglianza.
I Centri di Competenza sono dei soggetti che forniscono servizi, informazioni, dati, elaborazioni e
contributi tecnico-scientifici in ambiti specifici. Essi possono coincidere con i Centri Funzionali stessi,
oppure essere rappresentati da soggetti, pubblici e privati, e sterni alla rete dei Centri Funzionali, ma
ad essa connessi, organizzativamente ed amministrativamente, attraverso la stipula di convenzioni.
Sono Centri di Competenza nazionale:
l'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici;
il Servizio Meteorologico dell'Aeronautica Militare per il tramite del proprio CNMCA
di Pratica di Mare.
Rete dei Centri Funzionali decentrati (fonte: www.protezionecivile.gov.it)
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
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Strumenti di comunicazione
La modellazione a scala sinottica degli eventi meteorologici rappresenta una condizione irrinunciabile
per la modellazione ad area limitata e le previsioni meteorologiche numeriche rappresentano il primo
passo verso la predisposizione della previsione deterministica degli effetti al suolo ed una prima
manifesta affermazione della loro possibile criticità. Per questi motivi è stato predisposto presso il
Dipartimento della protezione civile un Gruppo Tecnico, che predispone e comunica formalmente al
Capo Dipartimento della protezione civile entro le ore 12:00 di ogni giorno le previsioni
meteorologiche a scala sinottica ai fini della protezione civile per le successive 24, 48 e 72 ore.
Tali previsioni, rappresentate in forma numerica da modelli adeguatamente commentati almeno a
scala regionale o in forma descritti va e grafica, sono predisposte al fine di consentire al Dipartimento
di emettere, quotidianamente, un Bollettino di vigilanza meteo.
Le Regioni, sulla base delle previsioni meteorologiche a scala sinottica, hanno la facoltà di emettere
degli Avvisi meteo regionali, i quali avranno efficacia, a meno di specifici accordi tra le Regioni
limitrofe, solo sul territorio regionale in cui ha sede il Centro Funzionale decentrato e verranno
trasmessi dalle Regioni agli Uffici territoriali di Governo, alle Province ed ai Comuni interessati
secondo proprie procedure, nonché al Dipartimento della protezione civile.
Gli Avvisi meteo regionali dovranno quantomeno contenere indicazioni circa il periodo di validità, la
tipologia di evento atteso e/o in atto, il relativo tempo di avvento, durata ed evoluzione a scala
regionale, nonché una valutazione anche solo aggettivale delle grandezze meteo-idrologiche attese, con
riferimento alle zone d'allerta interessate ed indicate in forma singola e/o aggregata.
L'effetto di un Avviso meteo regionale, è quello di attivare presso il Centro Funzionale decentrato le
attività di presidio e sorveglianza, secondo le procedure adottate autonomamente dalla Regione stessa.
I Centri Funzionali interessati dall'Avviso meteo si attiveranno per estendere il servizio a tutto l'arco
delle 24 ore e, per le 48 ore successive o, comunque, sino a quando autonomamente o tramite
l’Autorità di protezione civile non siano stato valutate cessate le condizioni di rischio.
Nel caso di più Avvisi meteo regionali e/o di eventi stimati dal Dipartimento della protezione civile di
riconosciuta rilevanza a scala sovra regionale, il Dipartimento stesso provvederà ad emettere un
Avviso meteo nazionale, costituito dall'integrazione degli Avvisi meteo regionali pervenuti.
L'Avviso meteo nazionale oltre a prendere atto degli avvisi meteo regionali emessi, analogamente a
questi contiene indicazioni circa il suo periodo di validità e le Regioni interessate. Tali indicazioni
saranno, altresì, accompagnate da una breve sintesi della situazione meteorologica in atto e prevista
dal Gruppo Tecnico, da una descrizione sintetica del tipo di evento atteso, da una valutazione del suo
tempo di avvento e della durata della sua evoluzione spazio-temporale, nonché da una valutazione
anche solo aggettivale delle grandezze meteo-idrologiche attese.
Il Dipartimento della protezione civile renderà tempestivamente disponibile l'Avviso meteo nazionale
adottato dal Capo Dipartimento con notifica: alle Regioni; agli Uffici territoriali di Governo interessati
dalle probabili criticità; al Ministero dell'interno, al Ministero per le politiche agricole e forestali, al
Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio.
Le Regioni interessate dall'Avviso nazionale, alle quali non sia stata preventivamente riconosciuta la
capacità di emettere Avvisi meteo regionali, oppure nelle quali il Centro funzionale decentrato non sia
operativo, provvederanno, nei modi ritenuti più opportuni ed adeguati, a trasmettere tale Avviso alle
Province ed ai Comuni, nonché a prendere contatto con gli Uffici territoriali di Governo interessati, ai
fini di indirizzare e predisporre le attività di coordinamento e le iniziative ritenute necessarie.
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
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L'effetto di un avviso meteo nazionale è quello di far conoscere e condividere con tutte le regioni una
prima speditiva valutazione previsionale del possibile manifestarsi di criticità almeno a scala regionale,
sia per valutare i livelli di criticità nelle zone di allertamento che per svolgere, se del caso, le attività di
monitoraggio e sorveglianza degli eventi e dei conseguenti effetti sul territorio regionale.
All'emissione di un Avviso meteo regionale, il Centro Funzionale:
valuta gli scenari di rischio probabili e, anche sulla base della classificazione del territorio
regionale in zone di allerta e delle relative soglie, si esprime sui livelli di criticità raggiungibili;
dichiara le proprie valutazioni in un Avviso di criticità regionale, in cui riporta per
ciascuna zona d'allerta il tipo di rischio, il livello di criticità, nonché, se possibile, le previsioni
relative ad alcuni indicatori di criticità e lo scenario d'evento atteso per le successive 24 ore;
assunto lo stato di attenzione, ancorché relativo ad uno scenario di criticità ordinaria,
trasmette l'Avviso di criticità regionale alla Presidenza della Giunta regionale o al soggetto da
questi delegato che, dopo averlo adottato, lo dirama agli Uffici territoriali di Governo ed ai
soggetti interessati, nonché ai Centri Funzionali decentrati delle Regioni dei bacini idrografici
interregionali con cui sono in vigore accordi per la gestione integrata dei bacini idrografici.
Quotidianamente il Dipartimento della protezione civile emetterà entro le ore 16:00 un Bollettino di
criticità nazionale, in cui raccoglierà in forma sintetica:
il bollettino di vigilanza meteorologica giornaliera nazionale, contenente una sintesi delle
previsioni a scala sinottica;
gli Avvisi meteo emessi sia a livello nazionale che regionale;
gli Avvisi di criticità emessi dalle Regioni pervenuti.
Il Dipartimento della protezione civile renderà tempestivamente disponibile il bollettino di criticità
nazionale:
alle Regioni;
al Ministero dell'interno, al Ministero per le politiche agricole e forestali, al Ministero delle
infrastrutture e dei trasporti, al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio.
Flussi informativi del Sistema di allertamento (fonte: www.protezionecivile.gov.it)
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
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I sistemi di allerta operanti a scala regionale
Per analizzare e confrontare i sistemi di allerta per il rischio idrogeologico operanti, a scala regionale,
sul territorio italiano sono state utilizzate, come fonti di dati contenenti le informazioni necessarie ad
analizzare gli aspetti peculiari di tali sistemi, le diverse normative regionali e/o provinciali emanate in
attuazione delle indicazioni contenute nel DPCM del 27/02/2004.
È possibile affermare che le normative consultate consentono di disporre di informazioni esaustive,
per tutti i 21 Sistemi di Allerta analizzati, relativamente ai seguenti aspetti: suddivisione del territorio
in Zone di Allerta Meteo, caratteristiche della rete di monitoraggio, strategie di comunicazione. Con
riferimento ai modelli meteorologici adottati per le previsioni, le informazioni disponibili nei
documenti normativi risultano piuttosto scarse e quindi esse sono state desunte, laddove possibile, da
altre fonti di informazione. Per quanto riguarda gli indicatori utilizzati e le relative soglie adottate per
l’emissione delle allerte, non è stato possibile trovare informazioni quantitative solo in 4 casi, ovvero
per i sistemi di allerta operanti nelle Provincia Autonome di Trento e di Bolzano e nelle Regioni Friuli-
Venezia Giulia e Valle d’Aosta.
Per confrontare le caratteristiche dei vari sistema di allerta (vedi: pagine seguenti in questa sezione,
Schede monografiche Allegate) sono stati analizzati, principalmente, i seguenti aspetti: promulgazione
e aggiornamento della normativa regionale; rete di monitoraggio; tipologia di evento; zone di allerta
meteo; modelli previsionali, precursori di allerta pluviometrica; presenza di eventuali precursori
aggiuntivi; strategie di comunicazione.
Disponibilità di informazioni su diversi aspetti dei 21 sistemi di allerta operanti a scale regionale.
0
3
6
9
12
15
18
21
Zone AllertaMeteo
Retemonitoraggio
Modellometeorologico
Precursori diallerta
Strategie dicomunicazione
No
Sì
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
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Emanazione e aggiornamento delle normative regionali
Un primo parametro di confronto è rappresentato dagli anni di promulgazione e di eventuale
aggiornamento delle 21 normative regionali.
L’analisi permette di mettere in evidenza che la maggior parte degli enti ha recepito il DPCM
27/02/2004 in tempi relativamente brevi ed in due casi, Regione Puglia e Provincia Autonoma di
Bolzano, era già stato predisposto un Centro Funzionale per il rischio idrogeologico prima
dell’emanazione della norma statale. Il discorso cambia se si prende invece in considerazione l’ultimo
aggiornamento, in quanto quasi la metà degli enti non ha aggiornato le procedure negli ultimi 5 anni.
2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015
Campania Marche Calabria Lombardia Molise
Lazio Puglia
(2003) Sicilia
Toscana
(2006)
(2010)
Emilia-
Romagna Umbria
P.A. di
Bolzano
(2002)
Valle
d'Aosta
(2009)
Liguria
(2007)
Piemonte
Basilicata
P.A. di
Trento
Friuli-
Venezia
Giulia
Sardegna
Abruzzo
(2007)
Veneto
(2009)
Anno di emanazione delle normative regionali vigenti (in rosso anni di promulgazione)
16
5
Recepimento DPCM 27/02/2004
<5 anni
> 5 anni
12
9
Ultimo aggiornamento
<5 anni
> 5 anni
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
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Rete di monitoraggio
Componente essenziale di un Sistema di Allerta Meteo è la rete di monitoraggio, la cui consistenza
è fondamentale al fine di ottenere i dati necessari per le previsioni e le valutazioni del rischio
idrogeologico nel tempo.
Com’era ovvio attendersi, tutti i sistemi fanno affidamento su reti pluviometriche, le quali, nella
maggior parte dei casi, sono state recentemente ampliate o sono in fase di ampliamento. Accanto ad
esse, è sempre più frequente il ricorso a tecnologie radar o, come nel caso delle regioni Liguria e
Veneto, a dati satellitari che consentono di rendere più precise ed affidabili le previsioni
meteorologiche. Infine, va segnalato il ricorso, in alcuni casi, a un monitoraggio in tempo reale del
cinematismo di fenomeni franosi significativi (in particolare nelle regioni Emilia-Romagna e Valle
d’Aosta) e l’utilizzo di sensori di umidità del suolo nella regione Umbria nell’ambito del Progetto
LandWarn, il quale prevede di definire soglie di allerta che tengano conto anche delle condizioni del
suolo e non solamente del regime pluviometrico.
Ente territoriale Pluviometri Radar Dati satellitari Monitoraggio
geotecnico
P.A. di BOLZANO X X
P.A. di TRENTO X X
X
ABRUZZO X X
BASILICATA X
CALABRIA X
CAMPANIA X X
EMILIA-ROMAGNA X X
X
FRIULI-VENEZIA GIULIA X X
LAZIO X X
LIGURIA X X X
LOMBARDIA X
MARCHE X
MOLISE X
PIEMONTE X X
PUGLIA X
SARDEGNA X X
SICILIA X
TOSCANA X
UMBRIA X
X X
VALLE D'AOSTA X
X
VENETO X X X
Componenti delle reti di monitoraggio nei 21 sistemi di allerta operanti a scale regionale
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
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Precursori di allerta
Uno dei passi più importanti nell’impostazione di un Sistema di Allerta è quello della definizione dei
precursori di allerta. Nella quasi totalità dei casi, i precursori di allerta utilizzati sono valori
cumulati di precipitazione in un certo intervallo temporale, ovvero soglie pluviometriche al
superamento delle quali sono attesi effetti al suolo di diversa entità.
L’analisi dei valori delle soglie pluviometriche adottate a livello regionale per la definizione dei livelli di
allerta nei riguardi del rischio idrogeologico permette innanzitutto di evidenziare come vi sia una certa
eterogeneità nelle scelte effettuate dai vari Centri Funzionali decentrati. Ciò può essere giustificato
dalla specificità, nei territori di competenza dei Centri Funzionali, di una serie di fattori che
influenzano l’innesco di fenomeno franosi, tra cui: le caratteristiche del regime pluviometrico tipico, le
tipologie di frana, le caratteristiche idro-geo-morfologiche del territorio, le caratteristiche meccaniche
dei terreni coinvolti. Si può segnalare che le soglie adottate fanno riferimento, nella maggior parte dei
casi, all’intervallo 1 h – 24 h. Solo in alcuni casi sono state adottate delle strategie differenti: ad
esempio in Calabria si fa riferimento al concetto di “pioggia critica”, mentre in Valle d’Aosta vengono
considerate soglie multiparametriche, le quali portano in conto anche il contributo dello scioglimento
delle nevi, particolarmente significativo in quel contesto territoriale.
Ente territoriale
Precursori pluviometrici
Altro n.d. mm/
0,5 h
mm/
1 h
mm/
3 h
mm/
6 h
mm/
12 h
mm/
24 h
mm/
36 h
mm/
48 h
mm/
72 h
P.A. di BOLZANO
X
P.A. di TRENTO
X
ABRUZZO
X X X X X
X
BASILICATA
X X X X X
X
CALABRIA
X X X X X
CAMPANIA
X
X X
EMILIA-ROMAGNA
X
X X
FRIULI-VENEZIA GIULIA
X
LAZIO
X X X X X
X
LIGURIA
X
X
LOMBARDIA
X X
MARCHE
X
X
MOLISE
X
PIEMONTE
X X X
X
PUGLIA
X X X X X
SARDEGNA
X X X X X
X
SICILIA X X X X X X
X
TOSCANA
X X X X X
X
UMBRIA
X X X X X X X
X
VALLE D'AOSTA
X
VENETO
X X X X X
X
Precursori considerati dai 21 sistemi di allerta operanti a scale regionale
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
14
In alcuni dei sistemi di allerta, all’interno del modello di allertamento i precursori pluviometrici sono
integrati da ulteriori precursori che portano in conto, in maniera per lo più indiretta, altri fattori
predisponenti la franosità e/o ulteriori cause innescanti. In più della metà dei casi si tiene conto della
condizione di saturazione del suolo, tipicamente andando a considerare valori di pioggia cumulata
riferita a periodi relativamente lunghi; in 2 casi (regioni Emilia-Romagna e Valle d’Aosta) si tiene
conto anche dello scioglimento delle nevi, in quanto questa variabile che può avere effetti significativi
in particolari contesti geo-ambientali.
Variabili aggiuntive considerate da una parte dei sistemi di allerta operanti a scale regionale
12
7
2
Variabili aggiuntive
Sì
No
n.d.
0
2
4
6
8
10
12
Condizione del suolo Scioglimento nevi
Variabili considerate
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
15
Strategie di comunicazione
L’ultima parte della breve analisi comparativa condotta prende in considerazione le strategie di
comunicazione, ovvero le modalità con le quali i Centri Funzionali decentrati informano i soggetti
interessati e la popolazione dell’eventuale presenza di situazioni di rischio idrogeologico.
Analizzando le modalità di comunicazione adottate, appare evidente come sia ormai consolidata la
consuetudine di ricorrere a piattaforme web per rendere pubblici i vari bollettini e avvisi alla
popolazione. Per notificare i documenti a soggetti istituzionali le strategie sono diverse e
comprendono: fax, e-mail, PEC, SMS e verifiche telefoniche.
Ente
territoriale
P.A
di
BO
LZ
AN
O
P.A
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RE
NT
O
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ZZ
O
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PIE
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NT
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SIC
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A
UM
BR
IA
VA
LL
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'AO
ST
A
VE
NE
TO
Fax X X X X X X X X X X X X X X X
Sito web X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X
E-mail X X X X X X X X X X X X
SMS X X X X X X X X X X X X X
Altro X X X X X X X X X X X
Strategie di comunicazione adottate dai Centri Funzionali decentrati
0
3
6
9
12
15
18
21
Fax Sito web E-mail SMS Altro
PROGRAMMI DI RICERCA SCIENTIFICA DI RILEVANTE INTERESSE NAZIONALE
(D.M. 1152/ric del 27/12/2011)
La mitigazione del rischio da frana mediante interventi sostenibili
ALLEGATO al rapporto scientifico
Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale:
analisi della normativa vigente
Scheda Monografica
14/03/2016
P.A. di Bolzano Testo unico dell'ordinamento dei servizi antincendi e per la protezione civile
G. Pecoraro, M. Calvello
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Provincia Autonoma di Bolzano – p. 1
P.A. di Bolzano Testo unico dell'ordinamento dei servizi antincendi e per la protezione civile
Normativa
Legge Provinciale n° 15 del 18 dicembre 2002
Testo unico dell'ordinamento dei servizi antincendi e per la protezione civile.
Art. 7, comma 3 della Legge Provinciale n° 7 del 15 maggio 2013 (Aggiornamento)
Commissioni valanghe e modifiche di varie leggi provinciali.
Altre fonti consultate
http://www.provincia.bz.it/protezione-civile/allarme/centro-funzionale.asp
http://polaris.irpi.cnr.it/elenco-zone-allerta/
http://www.provincia.bz.it/meteo/stazioni-meteo-valle.asp
http://www.alto-adige.com/bassa-atesina/andriano/monte-macaion
http://www.centrometeo.com/modelli-numerici/radiosondaggi-wrf/810-
radiosondaggi-bolzano-wrf
http://www.provincia.bz.it/protezione-civile/allarme/1106.asp
http://www.provincia.bz.it/protezione-civile/allarme/centro-funzionale.asp
Dati generali
La Provincia Autonoma di Bolzano ha istituito nell’anno 2004 il Centro Funzionale Provinciale (CFP).
In virtù delle competenze riconosciute dallo Statuto Speciale per la Regione Trentino Alto Adige e
relative norme di attuazione, la Direttiva del PCM 27 febbraio 2004 istitutiva dei Centri funzionali in
Italia non ha trovato diretta applicazione in Trentino Alto Adige. Il Centro Funzionale della Provincia
di Bolzano ha invece aderito alla rete dei Centri Funzionali con la stipula di una convenzione tra la
Provincia Autonoma di Bolzano e la Presidenza del Consiglio dei Ministri-Dipartimento della
Protezione Civile il 1° dicembre 2004.
Il Centro Funzionale Provinciale provvede al Sistema di Allerta Provinciale. Esso è diretto dalla
Ripartizione protezione Antincendi e Civile, che si avvale della collaborazione di Servizi appartenenti
anche ad altre Ripartizioni in materia di previsione meteorologica, rilevazione e acquisizione dati,
geologia, idrologia, idraulica, valanghe, pianificazione.
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Provincia Autonoma di Bolzano – p. 2
Per gli aspetti relativi al sistema di allertamento, è garantito un servizio continuativo per tutti i giorni
dell’anno e, quando necessario, su tutto l’arco delle 24 ore giornaliere, avvalendosi del Centro
Situazioni Provinciale e di vari servizi di reperibilità. Nel corso del tempo il Centro Funzionale
Provinciale ha inoltre sviluppato un approccio multirischio delle proprie attività.
Si stabilisce che:
il Centro Funzionale Provinciale è istituito presso la ripartizione competente in materia di
protezione antincendi e civile;
il Centro Funzionale Provinciale svolge funzioni di supporto tecnico scientifico per i servizi
antincendi e per la protezione civile;
nel Centro Funzionale Provinciale confluiscono dati di rilievo per i rischi e sistemi di
monitoraggio a fini previsionali;
nel Centro Funzionale Provinciale vengono coordinate le analisi e le valutazioni degli scenari
di rischio e redatti allertamenti per la riduzione dei rischi.
L’attività del Centro Funzionale Provinciale è basata sulle seguenti fasi:
osservazione;
previsione;
allertamento.
Ciò viene fatto sia in cosiddetto “tempo di pace” ai fini dell’allertamento preventivo e quindi per
consentire la preparazione all’evento, che ad evento in corso al fine di fornire un adeguato supporto
decisionale ed il coordinamento delle competenze tecnico scientifiche in merito all’analisi degli scenari
e la loro evoluzione.
Per consentire al Centro Funzionale Provinciale di disporre di locali ed infrastrutture adeguate per
poter svolgere al meglio i propri compiti, nel novembre 2008 la Giunta Provinciale ha approvato la
costruzione del Centro Funzionale Provinciale nell’ambito della sistemazione dell’Ufficio idrografico
presso un ampliamento della Sede della Protezione Civile a Bolzano.
Tipologie di evento
Nell’ambito del Sistema di Allertamento Provinciale ci si riferisce alle seguenti tipologie di evento:
idraulico;
idrogeologico;
valanghe.
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Allegato: Provincia Autonoma di Bolzano – p. 3
Zone di allerta meteo
Le Zone di Allerta Meteo sono ambiti territoriali significativamente omogenei per l'atteso
manifestarsi della tipologia e della severità degli eventi meteo-idrologici intensi e dei relativi effetti al
suolo.
Nel caso specifico, dato l’ambito territoriale di riferimento, si è ritenuto opportuno individuare
un’unica Zona di Allerta Meteo coincidente con l’intero territorio provinciale.
ZONE DI ALLERTA DENOMINAZIONE ZONE DI ALLERTA PROVINCE INCLUSE
TRENT-A Provincia Autonoma di Bolzano Bolzano
Zona di allerta meteo della P.A. di Bolzano
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Allegato: Provincia Autonoma di Bolzano – p. 4
Sistema di monitoraggio
Le stazioni hanno uno o più sensori per misurare i seguenti parametri: pioggia, temperatura dell’aria,
velocità media del vento, velocità della raffica, direzione del vento, umidità relativa e pressione
atmosferica.
Relativamente al rischio frane sono localizzati nel territorio provinciale 25 pluviometri.
Inoltre il Centro Funzionale riceve i dati forniti dal radar meteorologico del monte Macaion
(TN), le cui informazioni permettono di stimare l’intensità di precipitazioni in atto, seguire in tempo
reale la loro evoluzione e fare delle previsioni a breve termine molto precise.
Modelli previsionali
I dati e le informazioni di tipo meteorologico sono utilizzati per l'elaborazione della previsione
meteorologica e per la previsione dell'evoluzione a breve termine degli eventi in atto ai fini della
valutazione dei livelli di criticità di carattere idraulico ed idrogeologico.
Per quanto riguarda la modellazione meteorologica, il Centro Funzionale Provinciale si avvale del
modello fisico-matematico ad area limitata Weather Research and Forecasting model
(WRF), il quale gira a diverse risoluzioni e con più corse giornaliere che permettono di produrre
previsioni operative ad altissima risoluzione.
Per la previsione degli effetti al suolo non vi sono disponibili informazioni disponibili.
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Allegato: Provincia Autonoma di Bolzano – p. 5
Strumenti di comunicazione
Il Centro Funzionale Provinciale emette diversi documenti relativamente al rischio idrogeologico.
Giornalmente alle ore 10:00 vengono emessi dal servizio Meteorologico Provinciale i Bollettini Speciali
di Previsione di Eventi Estremi, nei quali sono identificati i fenomeni che possono interessare il
territorio provinciale nel giorno in corso e nei 3 giorni a seguire, con un dettaglio su 6 aree meteo
climatiche di riferimento, e per ulteriori 2 giorni a seguire come tendenza generale valido per l’intero
territorio provinciale. Ogni bollettino fornisce una rappresentazione sintetica delle previsioni relative a
5 fenomeni naturali.
Quotidianamente alle ore 10:00 vengono emessi dal servizio Meteorologico Provinciale i Bollettini
Speciali di Previsione di Eventi Estremi, nei quali sono identificati i fenomeni che possono
interessare il territorio provinciale nel giorno in corso e nei 3 giorni a seguire, con un dettaglio su 6
aree meteo climatiche di riferimento, e per ulteriori 2 giorni a seguire come tendenza generale valido
per l’intero territorio provinciale. Il bollettino speciale fornisce una rappresentazione sintetica delle
previsioni relative a 5 fenomeni naturali.
Per ciascun fenomeno sono classificati livelli crescenti di intensità dei fenomeni al fine di una
valutazione oggettiva e sistematica del bollettino rispetto ad un bollettino meteo descrittivo-testuale, e
per l’identificazione di soglie di riferimento per l’intensità dei fenomeni.
Il bollettino è reso disponibile ai soggetti afferenti al sistema di protezione civile sia tramite liste di
distribuzione che mediante pubblicazione on-line. Esso non rappresenta uno strumento di
allertamento ma uno strumento finalizzato alla valutazione al fine della attivazione di una successiva
fase di valutazione da parte dei soggetti coinvolti nel sistema di protezione civile. È compito di ciascun
soggetto interpretare il bollettino speciale secondo le proprie competenze e di segnalare alla Direzione
del Centro Funzionale Provinciale (CFP) eventuali potenziali pericoli al fine della convocazione di una
conferenza di valutazione.
Qualora al seguito di valutazione congiunta da parte dei servizi competenti vengano riscontrati livelli
di criticità almeno moderata o elevata correlati ai fenomeni attesi viene dichiarato tramite emissione di
un’Allerta lo stato di protezione di attenzione, che corrisponde allo stato di protezione civile relativo
alla fase di attesa, osservazione mirata e preparazione all’evento. In caso di emissione, l’allerta viene
notificata tramite sistemi ridondanti automatizzati tramite campagne fax, SMS ed e-mail ai soggetti
a vario titolo interessati.
Il documento di notifica della dichiarazione dello stato di protezione civile (Allerta) contiene i seguenti
elementi essenziali: riferimenti del documento (protocollo, data ed ora di emissione); riferimenti alle
basi di valutazione (previsioni, valutazioni congiunte, altri documenti) sui fenomeni attesi; elenco delle
criticità riscontrate relative ai possibili effetti (grado di criticità legato a eventi derivanti dai fenomeni o
dalle combinazioni dei fenomeni attesi); dichiarazione dello stato di protezione civile relativamente a
tipologie di rischio (idrogeologico, idraulico, valanghe); validità temporale; indicazione prossimo
aggiornamento fatte salve evoluzioni ulteriori; riferimenti alla lista di distribuzione.
PROGRAMMI DI RICERCA SCIENTIFICA DI RILEVANTE INTERESSE NAZIONALE
(D.M. 1152/ric del 27/12/2011)
La mitigazione del rischio da frana mediante interventi sostenibili
ALLEGATO al rapporto scientifico
Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale:
analisi della normativa vigente
Scheda Monografica
14/03/2016
P.A. di Trento Sistema di Allerta Provinciale per fini di protezione civile
G. Pecoraro, M. Calvello
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Provincia Autonoma di Trento – p. 1
P.A. di Trento Sistema di Allerta Provinciale per fini di protezione civile
Normativa
Deliberazione della Giunta Provinciale n° 972 del 13 maggio 2005
Aggiornamento del Sistema di Allerta Provinciale per fini di protezione civile approvato con
deliberazione n° 2488 di data 29/10/2004.
Altre fonti consultate
http://polaris.irpi.cnr.it/elenco-zone-allerta/
http://www.meteotrentino.it/dati-meteo/stazioni/elenco-staz-hydstra.aspx?ID=151
http://www.protezionecivile.tn.it/territorio/FraneMonitoraggio
http://www.meteotrentino.it/Meteotrentino/SettoreMeteo.aspx?id=22
Dati generali
Il Sistema di Allerta costituisce una parte essenziale delle attività di protezione civile a livello
provinciale.
Esso infatti disciplina l’insieme dei processi organizzativi, procedurali e comunicativi che coinvolgono
numerose strutture ed Enti al fine di ottimizzarne l’attivazione, sia nei modi che nei tempi, assicurando
che tutti gli interessati siano opportunamente informati e mobilitati ed evitando allo stesso tempo
ridondanza o sovrapposizione tra le forze in campo.
Analogamente a quanto già definito per il sistema nazionale dei centri funzionali di protezione civile, il
Sistema di Allerta è riferito principalmente ai rischi di tipo idrogeologico e idraulico, ovvero ad eventi
che dipendono essenzialmente dalle condizioni meteorologiche e dalle dinamiche naturali del
territorio; esso può rappresentare tuttavia un valido riferimento anche per altre tipologie di rischio (di
incendio, chimico, ecc.), rispetto alle quali si dovranno apportare in futuro gli opportuni
aggiustamenti.
Con riferimento alla natura dei rischi idrogeologico e idraulico il presente sistema mira quindi ad
assicurare:
costante attenzione all’insorgenza di fenomeni avversi;
efficienza al flusso di informazioni tra tutti i soggetti interessati;
tempestiva attivazione dei presidi e degli interventi necessari e sufficienti;
autonoma capacità di azione nell’ambito del sistema nazionale.
Tale sistema è articolato nelle seguenti tre fasi che si concatenano in successione cronologica a
seconda degli esiti a cui le stesse pervengono:
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Allegato: Provincia Autonoma di Trento – p. 2
fase di previsione: è curata direttamente dalla struttura competente in materia di previsioni
meteorologiche, che opera mediante propri previsori avvalendosi dei dati provenienti in tempo
reale da strumenti a terra (radar, stazioni meteorologiche e apparati di rilevamento fulmini),
da satellite e da modelli fisico-matematici;
fase di valutazione: è finalizzata all’analisi dei possibili effetti che possono essere prodotti
dai fenomeni avversi previsti e resi noti in quella precedente; all’esame dell’intensità e della
probabilità degli eventi si viene quindi ad aggiungere quello delle loro potenziali ripercussioni
a carico della popolazione, delle strutture, delle infrastrutture e più in generale del territorio;
fase di allertamento: in base agli esiti della valutazione congiunta con cui si conclude la
fase precedente, il Dirigente generale del Dipartimento Protezione Civile decide in merito al
livello di criticità dei fenomeni.
Qualora non sia riconosciuta la sussistenza di elementi tali da determinare una criticità
almeno ordinaria, dispone, mediante apposito verbale, la cessazione della procedura di allerta.
In caso contrario, si provvede all’emissione di un avviso di allerta riportante indicazioni
relative alla tipologia ed alla criticità dei fenomeni, e nel quale viene definito il corrispondente
livello di allerta.
Tipologie di evento
Non vi sono informazioni disponibili.
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Allegato: Provincia Autonoma di Trento – p. 3
Zone di allerta meteo
Le Zone di Allerta Meteo sono ambiti territoriali significativamente omogenei per l'atteso
manifestarsi della tipologia e della severità degli eventi meteo-idrologici intensi e dei relativi effetti al
suolo.
Nel caso specifico, dato l’ambito territoriale di riferimento, si è ritenuto opportuno individuare
un’unica Zona di Allerta Meteo coincidente con l’intero territorio provinciale.
ZONE DI ALLERTA DENOMINAZIONE ZONE DI ALLERTA PROVINCE INCLUSE
TRENT-B Provincia Autonoma di Trento Trento
Zona di allerta meteo della P.A. di Trento
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Sistema di monitoraggio
Le stazioni hanno uno o più sensori per misurare i seguenti parametri: pioggia, temperatura dell’aria,
direzione e velocità del vento e precipitazione nevosa.
Relativamente al rischio frane sono localizzati nel territorio provinciale 43 pluviometri.
Inoltre il Centro Funzionale riceve i dati forniti dal radar meteorologico del monte Macaion
(TN), le cui informazioni permettono di stimare l’intensità di precipitazioni in atto, seguire in tempo
reale la loro evoluzione e fare delle previsioni a breve termine molto precise.
Infine, per approfondire le conoscenze e per definire l’evoluzione nel tempo dei movimenti, molti
fenomeni franosi sono attualmente monitorati con l’ausilio di strumentazione dedicata alla rilevazione
di dati utili allo studio e alla sorveglianza dei loro movimenti.
Varie sono le tecniche utilizzate tra le quali: monitoraggio topografico di precisione mediante l'uso di
stazione ottica totale, livello e strumentazione GPS; monitoraggio con strumentazione
geotecnica di superficie (estensimetri e fessurimetri) predisposta anche per la trasmissione dei
dati in continuo; monitoraggio con strumentazione geotecnica in foro (inclinometri); controllo e
misurazione della falda nel sottosuolo (piezometri).
Modelli previsionali
I dati e le informazioni di tipo meteorologico sono utilizzati per l'elaborazione della previsione
meteorologica alla scala sinottica e alla mesoscala, per la conseguente redazione del Bollettino
Meteorologico Regionale, per l'adozione degli Avvisi di Avverse Condizioni Meteorologiche e per la
previsione dell'evoluzione a breve termine degli eventi in atto ai fini della valutazione dei livelli di
criticità di carattere idraulico ed idrogeologico.
Per quanto riguarda la modellazione meteorologica, la previsione con i modelli numerici presso
Meteotrentino si trova un sistema hardware e software per la ricezione ed elaborazione dei campi del
modello a circolazione globale del Centro Europeo di Reading (ECMWF), grazie alla
convenzione avviata con l'Ufficio Generale di Meteorologia dell'Aeronautica Militare. Il collegamento a
Internet consente di accedere a numerose altre informazioni di carattere meteorologico. Per avere un
quadro più accurato della previsione ogni giorno, infatti, i dati del modello europeo di Reading
vengono confrontati con quelli di altri modelli ad area limitata quali ALADIN e BOLAM.
Per la previsione degli effetti al suolo non vi sono disponibili informazioni disponibili.
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Allegato: Provincia Autonoma di Trento – p. 5
Strumenti di comunicazione
Le previsioni effettuate con riguardo alle finalità del presente sistema di allerta sono divulgate
mediante appositi bollettini e avvisi, che si affiancano a quelli ordinari nel rispetto di varie scadenze.
I documenti che vengono prodotti possono essere riassunti in questa maniera:
Bollettino Sintetico: emesso quotidianamente entro le ore 6:45, fornisce sintetiche
indicazioni riguardo alle ordinarie previsioni meteorologiche per la giornata in corso, che sono
poi dettagliate con il bollettino delle ore 13:00;
Bollettino Probabilistico: emesso quotidianamente entro le ore 10:00, fornisce indicazioni
sulla probabilità che si verifichino fenomeni di particolare intensità nei tre giorni a venire, con
indicazioni di tendenza anche per i due successivi;
Avviso di Condizioni Meteo Avverse: emesso qualora si prevedano condizioni
meteorologiche avverse, fornisce indicazioni sull’intensità e sulla probabilità dei fenomeni
previsti. L’orario per l’emissione di tale avviso è fissato per le 11:00.
Nell’ambito del Sistema di Allerta assume tale avviso assume particolare rilevanza, in quanto
va emesso in relazione alla possibile insorgenza di condizioni avverse e costituisce il passaggio
essenziale per l’attivazione della successiva fase di valutazione.
Le condizioni meteo avverse sono da considerarsi in ogni caso sussistenti qualora gli eventi
previsti presentino particolari combinazioni di intensità e probabilità.
Il previsore può stabilire la sussistenza di condizioni meteorologiche avverse (e quindi
provvedere alla redazione dell’avviso) anche nei casi in cui, pur non riscontrando il
superamento delle soglie, si prefiguri una combinazione tra i fattori di probabilità e di
intensità degli eventi che possano produrre situazioni di emergenza, tenendo anche conto
dell’andamento meteorologico dei giorni precedenti o dell’occorrenza di significativi fenomeni
di massa (giornate di punta nei flussi turistici, manifestazioni pubbliche di particolare
rilevanza, ecc.).
L’avviso viene inviato a mezzo fax eventualmente seguito da messaggio sms ai soggetti
interessati. Viene inoltre pubblicato su apposita pagina web della Provincia. Lo stesso è
inoltre pubblicato sulla pagina 540 del televideo di RAI3. Infine, viene effettuata una
verifica telefonica al fine di appurare l’effettivo ricevimento dello stesso in vista della
successiva fase di valutazione per quanto riguarda particolari soggetti.
Bollettino Meteorologico: emesso quotidianamente entro le ore 13:00, riporta le
previsioni meteorologiche ordinarie per i tre giorni a venire con indicazioni di tendenza per i
due successivi.
Avviso di Allerta: emesso entro le ore 14:00 qualora ve ne sia necessità, riporta indicazioni
relative alla tipologia ed alla criticità dei fenomeni e definisce il corrispondente livello di
allerta. Sono indicate sommariamente anche le misure operative minime che tutte le strutture
interessate devono assicurare per i diversi tipi di allerta. L’avviso viene inviato a mezzo fax
eventualmente seguito da messaggio sms ai soggetti interessati. Viene inoltre pubblicato su
apposita pagina web della Provincia. Lo stesso è inoltre pubblicato sulla pagina 540 del
televideo di RAI3.
Avviso di Cessata Allerta: serve per disporre la conclusione della fase di allertamento e va
emanato quando la criticità degli eventi si riduce al di sotto del livello ordinario. Le modalità
di diffusione sono le stesse del precedente avviso.
PROGRAMMI DI RICERCA SCIENTIFICA DI RILEVANTE INTERESSE NAZIONALE
(D.M. 1152/ric del 27/12/2011)
La mitigazione del rischio da frana mediante interventi sostenibili
ALLEGATO al rapporto scientifico
Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale:
analisi della normativa vigente
Scheda Monografica
14/03/2016
Regione Abruzzo Direttiva regionale per l’allertamento rischi idrogeologico-idraulico e incendi.
G. Pecoraro, M. Calvello
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Abruzzo – p. 1
Regione Abruzzo Direttiva regionale per l’allertamento rischi idrogeologico-idraulico e incendi.
Normativa
Legge regionale n° 34 dell’1 ottobre 2007
Deliberazione della Giunta Regionale n° 135 del 12 maggio 2014 (normativa vigente)
Direttiva regionale per l’allertamento rischi idrogeologico-idraulico e incendi. Approvazione
documento “Sistema di allertamento regionale multirischio”.
Allegato A
Aree di Vigilanza Meteo e Zone di Allertamento.
Altre fonti consultate
http://cetemps.aquila.infn.it/index.php?option=com_content&view=frontpage&Itemid
=1
Dati generali
Le attività svolte dal Centro Funzionale Decentrato della Regione Abruzzo possono essere
raggruppate in:
fase di previsione;
fase di monitoraggio e sorveglianza.
Schema delle attività svolte dal Centro Funzionale Decentrato della Regione Abruzzo
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Abruzzo – p. 2
La fase di previsione è a sua volta articolata in tre funzioni:
la prima è relativa alla assimilazione dei dati osservati e/o all’elaborazione della previsione
circa la natura e l'intensità degli eventi attesi;
la seconda è relativa alla previsione degli effetti che il manifestarsi di tali eventi può
determinare sul dominio territoriale attribuito al Centro Funzionale Decentrato della Regione
Abruzzo;
la terza è relativa alla valutazione del livello di criticità complessivamente atteso nelle Zone
d'Allerta Meteo, ottenuto anche confrontando le previsioni elaborate con i valori delle soglie
adottate.
La prima funzione può essere assolta anche con il concorso di Centri di Competenza, ovvero soggetti
che forniscono servizi, informazioni, dati, elaborazioni e contributi tecnico-scientifici in ambiti
specifici ed altamente specialistici. La seconda e la terza funzione sono assolte dal Centro Funzionale,
presso cui risiedono le necessarie competenze e le specifiche attività tecniche di supporto alle
decisioni.
La fase di monitoraggio e sorveglianza si realizza attraverso la trasmissione, la raccolta e la
concentrazione nel Centro Funzionale dei dati rilevati dalle diverse tipologie di sensori, nonché tramite
la raccolta di informazioni reperite localmente, ed ha lo scopo di elaborare gli scenari previsti e di
aggiornarli in base all'evoluzione dell'evento in atto.
L’attività di reperimento locale di informazioni è delegata ai Presidi Territoriali.
Il Dipartimento di Protezione Civile e la Regione Abruzzo stabiliscono criteri, metodi e standard di
raccolta, acquisizione, elaborazione e consultazione dei dati d'interesse per la fase di monitoraggio e
sorveglianza svolta dal Centro Funzionale.
Tipologie di evento
Nell’ambito del Sistema di Allertamento Regionale vengono considerate le seguenti tipologie di evento:
idraulico:
erosioni e sovralluvionamenti d’alveo;
esondazioni dei corsi d’acqua in tratti arginati e non arginati;
idrogeologico:
frane superficiali;
colate rapide di detriti o fango;
caduta di massi;
ondate di calore;
nevicate a bassa quota;
gelate;
nebbia;
venti forti;
mareggiate;
fenomeni temporaleschi.
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Abruzzo – p. 3
Zone di allerta meteo
Una prima suddivisione in Zone di Allerta Meteo per il rischio idrogeologico e idraulico è stata
delineata, a livello nazionale, dal Dipartimento Nazionale della Protezione Civile. Il confine delle
singole aree è tracciato con riferimento ai bacini idrografici, ma coincide, nell’ambito di tale criterio
generale, sempre con i confini comunali. Tale suddivisione è stata affinata sulla base delle specifiche
conoscenze del Centro Funzionale della Regione Abruzzo.
ZONE DI ALLERTA DENOMINAZIONE ZONE DI ALLERTA PROVINCE INCLUSE
ABRU-A Bacini di Vibrata e del Salinello, Bacino del Vomano, Bacino del Tardino, Versante Orientale del Gran Sasso, Monti della Laga
Teramo
ABRU-B Bacino dell’Aterno e del Sagittario, Altopiano delle Cinquemiglia L’Aquila
ABRU-C Bacini di Piomba, Tavo-Fino-Saline, Pescara, Alento, Foro, Moro, Feltrino e Fossi Minori, Versante Nord-Ovest della Maiella
Chieti, Pescara, Teramo
ABRU-D1 Alto e Medio Bacino del Sangro, Alto Bacino del Trigno Chieti, L’Aquila
ABRU-D2 Foce del Sangro, Bacini di Osento e Sinello, Bacino Basso del Trigno
Chieti
ABRU-E Bacini di Salto e Turano, Altopiano del Fucino e Bacini affluenti del Garigliano
L’Aquila
Zone di allerta meteo della Regione Abruzzo
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Abruzzo – p. 4
Sistema di monitoraggio
Le stazioni hanno uno o più sensori per misurare i seguenti parametri: pioggia, livello idrometrico,
temperatura dell’aria, direzione e velocità del vento, radiazione solare globale, pressione atmosferica,
umidità dell’aria, moto ondoso e precipitazione nevosa.
Relativamente al rischio frane sono localizzati nel territorio regionale 141 pluviometri, tutti in
telemisura.
Le previsioni sono supportate anche da un radar meteorologico situato sul Monte Midia nei
pressi di Tagliacozzo (AQ), il quale rende un servizio di monitoraggio e nowcasting su buona parte
dell’Italia centrale, compresi il Lazio e l’Abruzzo interno.
Inoltre alla Regione Abruzzo è stata assegnato un altro sistema radar, l’unico a doppia polarizzazione,
che grazie a questa avanzatissima tecnologia è in grado di distinguere anche il tipo di precipitazione. Il
radar a doppia polarizzazione è posizionato nel comune di Tufillo (CH) e ha l’importante
compito di coprire la fascia costiera del medio Adriatico, dove sono frequenti fenomeni disastrosi.
Attualmente i dati del radar di Tufillo sono visibili solo attraverso il composito radar nazionale in
quanto il sistema è ancora in fase di test.
Oltre alla gestione della strumentazione e dei dati radar di monte Midia e Tufillo, il CETEMPS sta
attualmente sperimentando a Roma un radar in banda X (o miniradar) che potrebbe in futuro essere
posizionato nella Valle dell’Aterno, che a causa degli ostacoli del Gran Sasso e del Velino-Sirente,
risulta solo parzialmente coperta dai radar di Monte Midia e Tufillo. I radar in banda X hanno una
portata di circa 50 km e rappresentano il miglior compromesso copertura/costo in zone dall’orografia
particolarmente complessa.
Modelli previsionali
I dati e le informazioni di tipo meteorologico sono utilizzati per l'elaborazione della previsione
meteorologica e per la previsione dell'evoluzione a breve termine degli eventi in atto.
Per quanto riguarda la modellazione meteorologica, viene utilizzato un modello WRF
(Weather Research and Forecasting Model), il quale rientra tra i modelli LAM ed è
particolarmente adatto a cogliere i fenomeni a mesoscala (individuare ad esempio una cellula
temporalesca) e tener meglio in conto dell'orografia particolare della Regione Abruzzo.
Per la previsione degli effetti al suolo si fa riferimento ad un modello di tipo probabilistico
con tempi di ritorno pari a 2, 5 e 10 anni corrispondenti rispettivamente allo stato di attenzione,
preallarme e allarme.
Per stabilire il livello di criticità si fa ricorso a delle soglie pluviometriche. Tali soglie sono state
calcolate sulla base dei valori massimi di precipitazione registrati storicamente fino al 1998 e sono in
fase di aggiornamento con la collaborazione del Centro di Competenza CETEMPS.
Per quanto riguarda il rischio idrogeologico, si utilizzano delle soglie pluviometriche puntuali,
ovvero significative a scala locale, da riferirsi al punto/stazione e come tali rappresentative appunto dei
fenomeni quali frane, attività torrentizia e piene limitatamente al reticolo idrografico minore. Le soglie
sono differenziate in funzione del grado di saturazione del suolo.
Per le soglie puntuali si fa riferimento a precipitazioni di durata pari a 1 h, 3 h, 6 h, 12 h e 24 h, è
stato possibile determinare le soglie pluviometriche puntuali mediante metodo statistico,
considerando una legge di distribuzione di probabilità doppio esponenziale (Legge di Gumbel), che
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Abruzzo – p. 5
permette di ottenere i valori di pioggia con assegnato tempo di ritorno. Tali valori di soglia necessitano
di ulteriori verifiche e approfondimenti in base a valutazioni provenienti direttamente dal territorio.
Restano ancora da definire, inoltre, le soglie per la Marsica.
Strumenti di comunicazione
Relativamente al rischio idrogeologico, la diffusione dei documenti avviene tramite e-mail, sms,
pubblicazione su sito web (http://allarmeteo.regione.abruzzo.it/) e PEC. In particolare
vengono pubblicati:
Bollettino di Vigilanza Meteorologica Regionale (quotidianamente),
Bollettino di Criticità Idrogeologica Regionale (quotidianamente);
Avviso Regionale di Criticità Idrogeologica (in particolari condizioni);
Avviso per Evento in Atto per il Rischio Idrogeologico e Idraulico (in particolari
condizioni);
Bollettino Meteorologico Regionale (dal lunedì al venerdì).
Schema descrittivo delle modalità di comunicazione della Regione Abruzzo
PROGRAMMI DI RICERCA SCIENTIFICA DI RILEVANTE INTERESSE NAZIONALE
(D.M. 1152/ric del 27/12/2011)
La mitigazione del rischio da frana mediante interventi sostenibili
ALLEGATO al rapporto scientifico
Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale:
analisi della normativa vigente
Scheda Monografica
14/03/2016
Regione Basilicata Procedure di Allertamento del Sistema Regionale di Protezione Civile per Rischio Meteorologico, Idrogeologico ed Idraulico ed avvio Centro Funzionale Decentrato di Basilicata
G. Pecoraro, M. Calvello
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Basilicata – p. 1
Regione Basilicata Procedure di Allertamento del Sistema Regionale di Protezione Civile per Rischio Meteorologico, Idrogeologico ed Idraulico ed avvio Centro Funzionale Decentrato di Basilicata
Normativa
Delibera della Giunta Regionale n° 1157 del 26 settembre 2014
Procedure di Allertamento del Sistema Regionale di Protezione Civile per Rischio Meteorologico,
Idrogeologico ed Idraulico ed avvio Centro Funzionale Decentrato di Basilicata (in attuazione della
Direttiva 27/02/2004 e ss.mm.ii.).
Altre fonti consultate
Potenziamento e manutenzione della rete di monitoraggio idropluviometrico in tempo
reale della Regione Basilicata
Capitolato speciale descrittivo e prestazionale.
http://www.arpab.it/idrometeorologico/stazioni.asp
Dati generali
Le attività del CFD della Regione Basilicata si svolgono attraverso:
fase di previsione;
fase di monitoraggio e sorveglianza in tempo reale.
La fase di previsione è a sua volta articolata in tre funzioni:
assimilazione dei dati osservati ed elaborazione della previsione circa la natura e l'intensità
degli eventi attesi;
previsione degli effetti al suolo che la manifestazione dei fenomeni meteorologici attesi può
determinare su ciascuna Zona di allerta in cui è suddiviso il territorio regionale;
valutazione del livello di criticità complessivamente atteso in ciascuna Zona di Allerta,
ottenuta anche attraverso il confronto tra le previsioni meteorologiche elaborate dal DPC ed i
valori delle soglie adottate.
La fase di monitoraggio e sorveglianza si realizza attraverso l’osservazione qualitativa e
quantitativa, diretta e strumentale, dell'evento meteo-idrologico in atto. L’acquisizione di dati rilevati
attraverso le reti strumentali, la rete radarmeteorologica nazionale, le diverse piattaforme satellitari
disponibili per l'osservazione della terra, integrata mediante le notizie non strumentali, reperite
localmente da operatori debitamente istruiti (Presidi territoriali), consente di effettuare una previsione
a breve degli effetti dell’evento in corso attraverso il nowcasting meteorologico e/o l’impiego di modelli
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Basilicata – p. 2
afflussi-deflussi inizializzati da misure raccolte in tempo reale (ove operativi in tempo reale sia pure in
via sperimentale).
Schema di gestione del Sistema di Protezione Civile della Regione Basilicata
Tipologie di evento
Nell’ambito del Sistema di Allertamento Regionale vengono considerate le seguenti tipologie di evento:
idraulico:
erosioni e sovralluvionamenti d’alveo;
esondazioni dei corsi d’acqua in tratti arginati e non arginati;
idrogeologico:
frane superficiali;
colate rapide di detriti o fango;
caduta di massi;
nevicate abbondanti, anche a bassa quota;
ondate di calore;
forte freddo e gelate;
vento forte e mareggiate.
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Basilicata – p. 3
Zone di allerta meteo
Per l’esecuzione delle attività di previsione e prevenzione finalizzate al sistema di allertamento, il
territorio nazionale è suddiviso in ambiti territoriali significativamente omogenei, per tipologia e
severità degli eventi attesi, meteorologici e idrologici intensi, e dei relativi effetti. Tali ambiti sono
denominati Zone di Allerta Meteo. La definizione delle zone di allerta, eseguita sulla base della
proposta elaborata dall’Arpa Piemonte in collaborazione con il Dipartimento Nazionale di Protezione
Civile, segue criteri di omogeneità di natura orografica, meteorologica ed idrografica e tiene conto in
particolare:
delle possibili tipologie di rischio presenti;
del naturale evolversi nello spazio e nel tempo degli eventi e dei relativi effetti;
delle relazioni e dei vincoli geologici, idrologici, idraulici, infrastrutturali, amministrativi e
socio-ambientali tra i diversi ambiti territoriali e tra i diversi bacini;
delle indicazioni e risultanze presenti nei piani stralcio per la tutela dal rischio idrogeologico;
della più generale pianificazione nazionale, regionale e provinciale in materia.
ZONE DI ALLERTA DENOMINAZIONE ZONE DI ALLERTA PROVINCE INCLUSE
BASI-A Bacino dell’Ofanto Potenza
BASI-B Bacini Basento-Bradano Matera, Potenza
BASI-C Bacini Agri-Sinni Matera, Potenza
Zone di allerta meteo della Regione Basilicata
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Basilicata – p. 4
Sistema di monitoraggio
Le stazioni hanno uno o più sensori per misurare i seguenti parametri: pioggia, livello idrometrico,
temperatura dell’aria, direzione e velocità del vento, precipitazione nevosa e radiazione solare globale.
Relativamente al rischio frane sono localizzati nel territorio regionale 47 pluviometri.
Modelli previsionali
I dati e le informazioni di tipo meteorologico sono utilizzati per l'elaborazione della previsione
meteorologica alla scala sinottica e alla mesoscala, per la conseguente redazione del Bollettino
Meteorologico Regionale, per l'adozione degli Avvisi di Avverse Condizioni Meteorologiche e per la
previsione dell'evoluzione a breve termine degli eventi in atto ai fini della valutazione dei livelli di
criticità di carattere idraulico ed idrogeologico.
Per quanto riguarda la modellazione meteorologica, non vi sono informazioni disponibili.
Ai fini della valutazione del rischio idrogeologico, in sede di prima applicazione, per ciascuna
delle Zone di Allerta Meteo sono adottate le soglie pluviometriche, corrispondenti a diversi livelli di
criticità, associati a degli opportuni tempi di ritorno, individuabili dall’analisi probabilistica dei
fenomeni di pioggia, così come sviluppate nell’ambito della convenzione tra Dipartimento della
protezione civile e la Regione Piemonte n° 391 del 19 dicembre 2001.
In particolare, le soglie pluviometriche sono state calcolate in funzione di tre diversi livelli di
criticità, secondo le seguenti corrispondenze:
ordinaria (associabile a precipitazioni con tempo di ritorno compresi tra 2 e 5 anni o a
fenomeni intensi quali temporali di incerta prevedibilità);
moderata (associabile a precipitazioni con tempo di ritorno compresi tra 5 e 20 anni);
elevata (associabile a precipitazioni con tempo di ritorno almeno pari a 20 anni).
Uno dei compiti del CFD Basilicata è quello di procedere ad un aggiornamento delle soglie
pluviometriche attraverso una specifica indagine retrospettiva di eventi storici e dei relativi effetti al
suolo verificatisi sul territorio regionale. Solo disponendo di un congruo numero di eventi
meteorologici significativi, distribuiti sul territorio regionale, sarà possibile migliorare la conoscenza in
merito ad alcune variabili (grado saturazione del suolo, permeabilità, uso del suolo, etc.) che
influenzano le modalità di sviluppo di fenomeni idrogeologici ad essi correlabili e di conseguenza
riformulare nuovi valori di soglia.
Con riferimento agli allarmi idrogeologici derivanti dai valori di precipitazione registrati dai
pluviometri della rete di monitoraggio regionale, bisogna tener conto soglie puntuali per ciascun
pluviometro (soglie fissate pari a 1 h, 3 h, 6 h, 12 h, 24 h) e dell’analisi della situazione idrologica
nei 15-30 giorni precedenti in termini di:
valutazione della saturazione dei suoli;
presenza di fenomeni di smottamento in corso;
ecc.
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Basilicata – p. 5
Strumenti di comunicazione
Il CFD si avvale delle previsioni meteorologiche nazionali e regionali emesse quotidianamente dal CFC,
che ogni giorno predispone e rende disponibile:
un documento di valutazione meteorologica per la Regione Basilicata contenente una stima delle
quantità di precipitazione cumulate;
le previsioni meteorologiche a scala sinottica, ai fini di protezione civile, per la giornata in corso e per i
due giorni a seguire;
un Bollettino di vigilanza meteorologica nazionale;
se del caso, un Avviso di avverse condizioni meteorologiche nazionale.
Il CFD emette quotidianamente, entro le ore 14:00, il Bollettino di criticità regionale nel quale,
per ciascuna Zona di allerta, è riportata la previsione degli effetti al suolo, per la giornata in corso e le
successive 24 ore, ovvero sul livello di criticità idrogeologica e idraulica indotti dalle forzanti
meteoriche previste e idrologiche pregresse. Il Bollettino di criticità regionale viene pubblicato
quotidianamente sul sito web regionale http://www.protezionecivilebasilicata.it. Il
Bollettino di criticità regionale rimanda ad una legenda con i dettagli dei possibili effetti attesi al suolo.
Se dalle valutazioni tecniche viene stimato un livello di criticità almeno moderata su una o più Zone di
Allerta Meteo, il CFD emette un Avviso di criticità idrogeologica ed idraulica regionale. Il
CFD stabilisce l’opportunità di emissione dell’Avviso di criticità regionale sulla base dei seguenti
elementi: piogge previste; condizioni pregresse di saturazione dei suoli; piogge in atto, come misurate
dalla rete di monitoraggio pluviometrico in telemisura; confronti tra piogge, previste o misurate, e
relative soglie pluviometriche; valutazioni in merito ad eventuali condizioni di criticità sul territorio
regionale comunicate da parte dei soggetti del sistema di Protezione Civile.
L’Avviso di criticità regionale, una volta adottato, viene diramato tramite fax al CFC presso il DPC, ai
CFD delle Regioni Puglia, Campania, Calabria e alla Sala Operativa Regionale della PC.
A seguito dell’adozione del Bollettino o Avviso di Criticità Idrogeologica ed Idraulica Regionale e della
decisione in merito al livello di allertamento del Sistema Regionale di Protezione Civile, viene emesso
un Messaggio di Allerta che, a seconda del livello di criticità, viene disseminato in modalità diverse.
In caso di eventuale presenza di una ordinaria criticità almeno per una delle zone di allerta regionale, il
Messaggio di Allerta, oltre ad essere pubblicato e reso disponibile sul sito web regionale
http://www.protezionecivilebasilicata.it viene inviato ai comuni ricadenti nelle zone di allerta
interessate tramite e-mail non certificate e/o sms, oltre che alle prefetture e province interessate.
In caso di presenza di una Criticità Moderata o Elevata almeno per una zona di allerta regionale il
Messaggio di Allerta, viene anche inviato tramite PEC, verificandone l’avvenuta ricezione.
PROGRAMMI DI RICERCA SCIENTIFICA DI RILEVANTE INTERESSE NAZIONALE
(D.M. 1152/ric del 27/12/2011)
La mitigazione del rischio da frana mediante interventi sostenibili
ALLEGATO al rapporto scientifico
Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale:
analisi della normativa vigente
Scheda Monografica
14/03/2016
Regione Calabria Sistema di Allertamento regionale per il Rischio idrogeologico e idraulico in Calabria
G. Pecoraro, M. Calvello
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Calabria – p. 1
Regione Calabria Sistema di Allertamento regionale per il Rischio idrogeologico e idraulico in Calabria
Normativa
Delibera della Giunta Regionale n° 172 del 29 marzo 2007
Sistema di Allertamento regionale per il Rischio idrogeologico e idraulico in Calabria.
Altre fonti consultate
Centro funzionale meteo idrologico regione Calabria
Pluviometri di riferimento comunali per la tipologia di rischio “A”
http://www.cfd.calabria.it/index.php?option=com_content&view=article&id=63&Itemid=28
Dati generali
I compiti ed il ruolo del Centro sono definiti dalla Delibera appena richiamata e possono essere
riassunti in:
Attività previsionale:
valutazione, sostenuta da modellistica numerica, della situazione meteorologica,
idrologica, idraulica attesa e dei previsti effetti al suolo.
Attività di monitoraggio e sorveglianza:
osservazione quantitativa, attraverso una rete di stazioni di monitoraggio diffuse su tutto il
territorio regionale dei fenomeni in atto;
previsione a breve dei relativi effetti attraverso il nowcasting meteorologico e/o modelli si
simulazione afflussi-deflussi inizializzati anche con misure rilevate in tempo reale.
Attività di analisi e studio:
costante sviluppo della modellistica previsionale;
analisi delle principali condizioni di rischio;
gestione del sistema informativo di interscambio dei dati raccolti per finalità di
pianificazione, programmazione e progettazione;
redazione di rapporti sugli eventi meteorologici più rilevanti sul territorio regionale ecc.
Il centro inoltre svolge le funzioni del Servizio Idrografico e Mareografico e partecipa al
Comitato Tecnico dell'Autorità di Bacino Regionale.
Il ridotto tempo di preannuncio necessario e i tempi di risposta idrologici dei bacini calabresi che
spesso non eccedono le 24 ore, impongono l'osservazione delle misure di precipitazione disponibili in
tempo reale, ma un sistema di valutazione, basato solo sulla pioggia caduta ed osservata dai
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Calabria – p. 2
pluviometri, non potrebbe garantire un preannuncio efficace perché la predizione precederebbe di
poco l'evento.
Di conseguenza la predizione deve utilizzare non solo le osservazioni di pioggia, ma anche la previsione
delle stesse derivanti da modelli di circolazione atmosferica, e tutte le altre osservazioni (satellitari e da
radar meteorologico), che consentono di ridurre il grado di incertezza.
Il Centro funzionale, quindi, in collaborazione con Centri di Competenza nazionali e regionali sviluppa
tecniche per la gestione operativa di situazioni ad alto rischio a rapida evoluzione temporale, per
migliorare la previsione idrometeorologica a brevissimo ed a breve termine, per sperimentare sistemi
modellistici per l'utilizzo integrato di osservazioni convenzionali e non convenzionali, per valutare gli
effetti al suolo.
L'attività di monitoraggio e sorveglianza si basa:
sulla ricezione dati convenzionali e non convenzionali (osservazioni in tempo reale da stazioni
di telemisura, osservazioni da satelliti, previsioni meteorologiche con modelli di circolazione
atmosferica sia a scala globale che locale);
sulla elaborazione dati (visualizzazione dei dati su piattaforma GIS, validazione delle
previsioni, modellistica idrologica ed idraulica);
sulla individuazione livelli di allerta e diffusione dell'informazione.
Tipologie di evento
Gli Scenari di Rischio prefigurano:
Scenari di Rischio per Eventi meteorologici:
ondate di calore;
nevicate a bassa quota;
gelate;
nebbia;
venti forti;
mareggiate.
Scenari di Rischio per Eventi idrogeologici e idraulici:
temporali;
erosione di suolo e smottamenti diffusi del terreno;
erosioni d’alveo;
esondazioni localizzate;
alluvioni;
frane.
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Calabria – p. 3
Zone di allerta meteo
Ai fini delle attività di previsione e prevenzione, la Calabria è suddivisa in ambiti territoriali
significativamente omogenei, per tipologia e severità degli eventi attesi, meteorologici e idrologici
intensi, e dei relativi effetti. Tali ambiti sono indicati come Zone di Allerta Meteo.
ZONE DI ALLERTA DENOMINAZIONE ZONE DI ALLERTA PROVINCE INCLUSE
CALA-1 Versante Tirrenico Settentrionale Calabrese Cosenza
CALA-2 Versante Tirrenico Centrale Calabrese Catanzaro, Cosenza, Vibo
Valentia
CALA-3 Versante Tirrenico Meridionale Calabrese Reggio Calabria
CALA-4 Versante Ionico Settentrionale Calabrese Cosenza
CALA-5 Versante Ionico Centrale Calabrese Catanzaro, Crotone
CALA-6 Versante Ionico Meridionale Calabrese Reggio Calabria,
Vibo Valentia
Zone di allerta meteo della Regione Calabria
Nella delimitazione delle Zone di Allerta si sono tenuti in considerazione: le possibili tipologie di
rischio presenti; il naturale evolversi nello spazio e nel tempo degli eventi e dei relativi effetti; le
relazioni ed i vincoli geologici, idrologici, idraulici, infrastrutturali, amministrativi e socio-ambientali
tra i diversi ambiti territoriali e tra i diversi bacini; le indicazioni e risultanze presenti nei piani
stralcio per la tutela dal rischio idrogeologico; la più generale pianificazione nazionale, regionale e
provinciale in materia.
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Calabria – p. 4
Sistema di monitoraggio
Il Monitoraggio Idrogeologico in Calabria comprende sensori, stazioni di misura, sistemi di
trasmissione, centrali di acquisizione dati e quanto altro necessario ad acquisire in tempo reale o in
tempo differito misure e dati idrologici, idraulici, geotecnici, climatici, ambientali o di altra natura che
potrebbero rappresentare, direttamente o indirettamente, precursori di evento.
Si possono distinguere:
reti di monitoraggio regionali che si estendono su tutto il territorio calabrese, o su larga parte
di esso, e sono dedicate alla rilevazione di una o più grandezze. Fanno parte di questo gruppo:
la rete termo-pluviometrica, la rete idrometrica, la rete ondametrica, la rete
radarmeteorologica, ecc.
reti di monitoraggio locali dedicate al monitoraggio di singoli fenomeni a scala locale o di
comprensorio subregionale.
Relativamente al rischio frane sono localizzati nel territorio regionale 98 pluviometri.
Al fine di potenziare la rete pluviometrica calabrese sono in corso di installazione ulteriori pluviometri
nel territorio.
Modelli previsionali
I modelli previsionali prevedono innanzitutto una stima delle precipitazioni mediante dei modelli di
circolazione atmosferica ed in secondo luogo una stima degli effetti al suolo tramite una modellazione
idraulica e geotecnica.
Per quanto riguarda la modellazione meteorologica, il Centro Funzionale utilizza sia un modello
di circolazione atmosferica a scala globale (GCM), che riesce a simulare la termo-dinamica
atmosferica su tutto il globo terrestre, sia un modello a scala locale (LAM), che simula la termo-
dinamica atmosferica relativamente al territorio regionale calabrese, permettendo di aumentare la
risoluzione spaziale della zona da investigare, pur dipendendo comunque dal modello GCM.
Per la previsione degli effetti al suolo l’applicazione dei modelli matematici è finalizzata alla
valutazione ex ante del possibile verificarsi di eventi calamitosi, e all’attivazione di specifiche fasi di
allertamento. Per i movimenti franosi si considerano solo i modelli di terzo e quarto livello.
Ai modelli di terzo livello appartiene il modello FLaIR (Forecasting Landslides Induced by
Rainfall) (Sirangelo e Versace, 1992) applicato nella modalità regionale (Sirangelo et al., 2003): tale
approccio consente di individuare i valori soglia delle precipitazioni al di sopra dei quali potrebbe
verificarsi il fenomeno franoso anche in assenza di informazione sugli eventi di mobilizzazione
pregressi. Il modello trova già applicazione nel territorio calabrese, in particolare nel sistema di
preannuncio predisposto per il sistema viario provinciale di Cosenza.
Del quarto livello fanno parte i modelli completi di versante e in Calabria è utilizzato il modello
SUSHI (Saturated Unsaturated Simulation for Hillslope Instability) che tenta di riprodurre
i fenomeni che avvengono nel pendio: l’infiltrazione, il movimento dell’acqua nella zona non satura e
in quella satura, la conseguente distribuzione delle pressioni neutre, e in ultima analisi il grado di
stabilità del pendio. Modelli di questo tipo richiedono una caratterizzazione morfologica, geotecnica e
geologica di adeguato dettaglio.
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Calabria – p. 5
Le soglie pluviometriche utilizzate per le allerte sono articolate su tre livelli ciascuno dei quali definito
come una percentuale della pioggia critica (pioggia indicatrice cui corrisponde un T pari a 10 anni), in
particolare: soglia di livello 1 (pari al 45% della pioggia critica), soglia di livello 2 (pari al 60%
della pioggia critica), soglia di livello 3 (pari all’80% della pioggia critica). Le percentuali sono state
fissate in base ad una back-analysis.
Strumenti di comunicazione
Un sistema informativo è stato appositamente sviluppato per la gestione del sistema di allertamento
basato sui precursori pluviometrici puntuali ed areali in tempo reale. Il sistema informativo è collegato
al sistema di archiviazione dei dati idropluviometrici del Centro Funzionale. Il sistema è in grado di
elaborare e visualizzare in tempo reale i valori dei precursori pluviometrici puntuali ed areali ed avvisa
l’eventuale superamento dei valori di soglia. Al superamento di un valore di soglia da parte di un
precursore, è automaticamente evidenziato l’elenco dei comuni associati al precursore ed il relativo
stato di allertamento. Questo consente di individuare in modo efficace e rapido le autorità competenti
sul territorio cui comunicare lo stato di allertamento.
Il sistema informativo è inglobato nel sistema informativo territoriale operante presso la Sala
Operativa Regionale Unificata. Questo permette di visualizzare planimetricamente la rete
pluviometrica in tempo reale, i bacini idrografici presi a riferimento per la costruzione dei precursori
areali organizzati per classi di rischio, i comuni della Regione Campania anch’essi strutturati per classi
di rischio, i comuni interessati da un eventuale superamento di valori di soglia da parte di uno dei
precursori ed il relativo stato di allertamento.
Il Dirigente Responsabile diffonde, tramite la Sala Operativa, un Messaggio di Allerta, e lo invia a tutti
i soggetti interessati tramite fax. Vi sono inoltre degli avvisi sul sito web
http://www.cfd.calabria.it/. I Messaggi di Allerta contengono l’indicazione degli Scenari di
Rischio previsti.
Essi sono di tre tipi:
Messaggio di Allerta per Previsioni Meteorologiche avverse, relativo agli Scenari per
Eventi meteorologici;
Messaggio di Allerta per Possibili Fenomeni di Dissesto Idrogeologico, relativo agli
Scenari di Rischio per Eventi idrogeologici;
Messaggio di Allerta per Evento Pluviometrico in atto, relativo anch’esso agli Scenari
di Rischio per Eventi idrogeologici.
I primi due sono basati su previsioni meteo e valgono a scala di Zona di Allerta. Il terzo è basato sulle
piogge misurate a terra e vale a scala comunale.
PROGRAMMI DI RICERCA SCIENTIFICA DI RILEVANTE INTERESSE NAZIONALE
(D.M. 1152/ric del 27/12/2011)
La mitigazione del rischio da frana mediante interventi sostenibili
ALLEGATO al rapporto scientifico
Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale:
analisi della normativa vigente
Scheda Monografica
14/03/2016
Regione Campania Il sistema di allertamento regionale per il rischio idrogeologico e idraulico ai fini di protezione civile
G. Pecoraro, M. Calvello
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Campania – p. 1
Regione Campania Il sistema di allertamento regionale per il rischio idrogeologico e idraulico ai fini di protezione civile
Normativa
Decreto del Presidente della Giunta Regionale n° 299 del 30 giugno 2005
Protezione Civile - Il Sistema di Allertamento Regionale per il rischio idrogeologico e idraulico ai fini di
protezione civile. Ruoli e compiti delle strutture regionali di protezione civile nell’ambito delle
procedure di previsione e prevenzione del rischio idrogeologico per il territorio regionale.
Allegato SUB A
Il Sistema di Allertamento Regionale per il rischio idrogeologico e idraulico ai fini di protezione civile.
Allegato SUB B
Ruoli e compiti delle strutture regionali di protezione civile nell’ambito delle procedure di previsione e
prevenzione del rischio idrogeologico per il territorio regionale.
Altre fonti consultate
Dati generali
Il Centro Funzionale assicura, in forza del disposto delle suddette DD.GG.RR., le funzioni di:
• previsione meteorologica e adozione degli avvisi meteo a fini di protezione civile;
• monitoraggio meteoidropluviometrico e delle frane;
• modelli e soglie pluviometriche e idrometriche;
• attività di competenza dell'ex Ufficio Compartimentale SIMN di Napoli;
• programmazione, progettazione, manutenzione e gestione reti di monitoraggio.
La gestione del Sistema di Protezione Civile è organizzata in tre grandi aree, fisicamente e
logisticamente integrate, a cui possono concorrere per lo svolgimento delle diverse funzioni,
unitariamente dirette e coordinate a tal fine, altre strutture regionali ed il Centro di Competenza
Regionale "Analisi e Monitoraggio Rischi Ambientali" (AMRA).
Il servizio svolto dal Centro Funzionale nel tempo reale, quindi, si attua attraverso le fasi,
implementate in modo coordinato ed integrato, di previsione meteorologica e monitoraggio.
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Campania – p. 2
Schema di gestione del Sistema di Protezione Civile della Regione Campania
Tipologie di evento
Nell’ambito del Sistema di Allertamento Regionale vengono considerate le seguenti tipologie di evento:
idraulico:
erosioni e sovralluvionamenti d’alveo;
esondazioni dei corsi d’acqua in tratti arginati e non arginati;
idrogeologico:
frane superficiali associate a eventi pluviometrici di lunga durata;
colate di fango generate da frane superficiali in coltri piroclastiche;
pioggia-temporali-nubifragi-grandine;
neve;
valanghe;
gelo;
vento;
mareggiate;
ondate di calore.
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Campania – p. 3
Zone di allerta meteo
Le Zone di Allerta Meteo sono ambiti territoriali significativamente omogenei per l'atteso manifestarsi
della tipologia e della severità degli eventi meteo-idrologici intensi e dei relativi effetti al suolo. Alle
Zone di Allerta si fa riferimento in modo specifico ed esclusivo nella fase di previsione meteorologica,
al fine di rendere più efficaci le comunicazioni relative alle previste condizioni meteo avverse e le
possibili criticità di carattere idraulico ed idrogeologico ad esse associate.
Alcune di queste Zone si estendono in territori di competenza di altre Regioni. Questi territori extra-
regionali riguardano porzioni di bacini idrografici che si estendono oltre i confini della Regione
Campania e nei quali fenomeni meteorici estremi con scale temporali caratteristiche inferiori alle 24
ore possono determinare situazioni di crisi idraulica in territori di competenza della Regione
Campania.
ZONE DI ALLERTA
DENOMINAZIONE ZONE DI ALLERTA PROVINCE INCLUSE
CAMP-1 Piana Campana, Napoli e Isole, Area Vesuviana Napoli, Caserta
CAMP-2 Alto Volturno, Matese Caserta, Isernia
CAMP-3 Penisola Sorrentino-Amalfitana, Monti di Sarno, Monti Picentini Napoli, Avellino, Salerno
CAMP-4 Alta Irpinia, Sannio Benevento, Avellino
CAMP-5 Tusciano, Alto Sele Avellino, Napoli, Salerno
CAMP-6 Piana del Sele, Alto Cilento Salerno
CAMP-7 Tanagro Salerno, Potenza
CAMP-8 Basso Cilento Salerno, Potenza
Zone di allerta meteo della Regione Campania
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Campania – p. 4
Sistema di monitoraggio
Le stazioni hanno uno o più sensori per misurare i seguenti parametri: pioggia, livello idrometrico,
temperatura dell’aria, direzione e velocità del vento, radiazione solare globale, pressione atmosferica,
umidità dell’aria, temperatura superficie suolo, umidità superficie suolo e moto ondoso. Relativamente
al rischio frane sono localizzati nel territorio regionale 147 pluviometri.
Inoltre il Centro Funzionale riceve ogni ora i prodotti relativi alle osservazioni del radar di Grazzanise,
chiamati CAPPI e PIOGGIA. Il prodotto CAPPI è disponibile alle risoluzioni spaziale di 1 e 2 km. Il
CAPPI fornisce il valore di riflettività della precipitazione rilevato dal radar. Il prodotto PIOGGIA offre
l'immagine del campo di pioggia in mm/h, stimato attraverso un apposito algoritmo, a partire dai
valori di riflettività.
Modelli previsionali
I dati e le informazioni di tipo meteorologico sono utilizzati per l'elaborazione della previsione
meteorologica alla scala sinottica e alla mesoscala, per la conseguente redazione del Bollettino
Meteorologico Regionale, per l'adozione degli Avvisi di Avverse Condizioni Meteorologiche e per la
previsione dell'evoluzione a breve termine degli eventi in atto ai fini della valutazione dei livelli di
criticità di carattere idraulico ed idrogeologico.
Per quanto riguarda la modellazione meteorologica, il Centro Funzionale riceve quotidianamente,
generalmente entro le ore 10:00 tutti i parametri meteorologici risultanti dalla corsa delle 00 UTC e,
generalmente entro le ore 22:00, tutti i parametri meteorologici risultanti dalla corsa delle 12 UTC del
modello ad area limitata denominato LAMI, implementato per mezzo del modello a
circolazione generale del DWD. Tutti questi parametri sono visualizzati mediante l'utilizzo del software
METVIEW di proprietà dell'ECMWF, appositamente riconfigurato dal Centro Funzionale.
Per la previsione degli effetti al suolo si fa riferimento ad un modello di tipo probabilistico
con tempi di ritorno pari a 2, 5 e 10 anni corrispondenti rispettivamente allo stato di attenzione,
preallarme e allarme. Partendo da questo tipo di modellazione sono stati definiti 2 tipi di precursori (di
criticità locali e di criticità diffuse) e per le frane si adottano precursori di criticità locali,
rappresentativi di eventi pluviometrici con caratteristiche spaziali tali da interessare solo una porzione
della Zona di Allerta. Le scale temporali prese in esame sono intervalli di durata pari a 24, 48 e
72 h.
I precursori di possibili criticità locali sono assunti pari al valore massimo dell’altezza media di
precipitazione prevista su un’area di circa 450 km2 (9 punti della griglia numerica del modello LAMI)
nell’ambito di ciascuna Zona di Allerta, calcolati nell’orizzonte di previsione attraverso finestre
temporali mobili di ampiezze pari a 24 ore.
CLASSE COMUNE
DURATA (h)
1 3 6 24 48 72
I
VI
Durate caratteristiche adottate per i precursori puntuali relativamente alle classi di comuni I e VI
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Allegato: Regione Campania – p. 5
Strumenti di comunicazione
Un sistema informativo è stato appositamente sviluppato per la gestione del sistema di allertamento
basato sui precursori pluviometrici puntuali ed areali in tempo reale. Il sistema informativo è collegato
al sistema di archiviazione dei dati idropluviometrici del Centro Funzionale. Il sistema è in grado di
elaborare e visualizzare in tempo reale i valori dei precursori pluviometrici puntuali ed areali ed avvisa
l’eventuale superamento dei valori di soglia. Al superamento di un valore di soglia da parte di un
precursore, è automaticamente evidenziato l’elenco dei comuni associati al precursore ed il relativo
stato di allertamento. Questo consente di individuare in modo efficace e rapido le autorità competenti
sul territorio cui comunicare lo stato di allertamento.
Il sistema informativo è inglobato nel sistema informativo territoriale operante presso la Sala
Operativa Regionale Unificata. Questo permette di visualizzare planimetricamente la rete
pluviometrica in tempo reale, i bacini idrografici presi a riferimento per la costruzione dei precursori
areali organizzati per classi di rischio, i comuni della Regione Campania anch’essi strutturati per classi
di rischio, i comuni interessati da un eventuale superamento di valori di soglia da parte di uno dei
precursori ed il relativo stato di allertamento.
Il Centro Funzionale emette quotidianamente, entro le ore 10:30, il Bollettino Meteorologico
Regionale, a fini di protezione civile, con validità di 72 ore, elaborato sulla base di modelli
previsionali a diverse scale spazio-temporali.
Il Centro Funzionale, tenuto conto del Bollettino Meteorologico Giornaliero emesso dal Dipartimento
della Protezione Civile, del proprio Bollettino Meteorologico Regionale e valutato ogni ulteriore
elemento e/o dato e/o informazione allo scopo necessaria, emette un Avviso Regionale di Avverse
Condizioni Meteo.
Il Centro Funzionale emette l’Avviso di Criticità per Rischio Idrogeologico ed Idraulico ogni
qualvolta l’Avviso Meteo prevede fenomeni meteorologici e pluviometrici significativi. Con l’emissione
dell’Avviso di Criticità, il Centro Funzionale dichiara, per quanto reso possibile dalle proprie dotazioni
strumentali e conoscenze, i possibili livelli di criticità nel territorio della Regione Campania, le
tipologie di evento, gli scenari di rischio attesi e le classi di comuni coinvolte nell’ambito di ciascuna
Zona di Allerta.
Questi documenti vengono redatti in due formati: uno completo, composto da due pagine, con grafica
a colori, ad uso interno al Settore e pubblicabile sul web; l’altro in formato semplificato che viene
inviato via fax alle autorità e agli enti territoriali interessati.
PROGRAMMI DI RICERCA SCIENTIFICA DI RILEVANTE INTERESSE NAZIONALE
(D.M. 1152/ric del 27/12/2011)
La mitigazione del rischio da frana mediante interventi sostenibili
ALLEGATO al rapporto scientifico
Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale:
analisi della normativa vigente
Scheda Monografica
14/03/2016
Regione Emilia-Romagna Attivazione del Centro Funzionale e procedure per la gestione del sistema di allertamento regionale ai fini di protezione civile (come previsto dal) D.P.C.M. 27 febbraio 2004
G. Pecoraro, M. Calvello
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Emilia-Romagna – p. 1
Regione Emilia-Romagna Attivazione del Centro Funzionale e procedure per la gestione del sistema di allertamento regionale ai fini di protezione civile (come previsto dal) D.P.C.M. 27 febbraio 2004
Normativa
Deliberazione della Giunta Regionale n° 1427 del 12 settembre 2005
Attivazione del Centro Funzionale e procedure per la gestione del sistema di allertamento regionale ai
fini di protezione civile (come previsto dal) D.P.C.M. 27 febbraio 2004
Altre fonti consultate
Il sistema regionale di allertamento per il rischio idrogeologico-idraulico
Manuale operativo fornito dall’Agenzia Regionale di Protezione Civile dell’Emilia-Romagna
Lagomarsino, D., Segoni, S., Rosi, A., Rossi, G., Battistini, A., Catani, F., and Casagli, N.: Quantitative
comparison between two different methodologies to define rainfall thresholds for landslide
forecasting, Nat. Hazards Earth Syst. Sci., 15, 2413–2423, 2015, doi:10.5194/nhess-15-2413-2015, 2015
Dati generali
Il sistema di allertamento deve assicurare tre funzioni essenziali: la stima del pericolo, la valutazione
del rischio e la diffusione di un messaggio alle autorità di governo locali ed ai cittadini.
Schema di gestione del Sistema di Protezione Civile della Regione Emilia-Romagna
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Emilia-Romagna – p. 2
L’allertamento consiste in un sistema di procedure, strumenti, metodi e responsabilità definite e
condivise, nonché in un linguaggio standardizzato e codificato, per le attività di previsione del rischio e
di allertamento delle strutture proposte all’attivazione delle misure di prevenzione e delle fasi di
gestione dell’emergenza.
Il sistema di allertamento prevede la predisposizione e la diffusione di documenti modulati in funzione
dell’evoluzione temporale e dell’intensità dell’evento previsto o in atto. Le procedure di allertamento
prevedono l’attivazione di diverse fasi (attenzione, preallarme, allarme). Ad ogni fase
corrispondono ambiti territoriali via via più ristretti, informazioni più puntuali, azioni di salvaguardia
e coordinamento sempre più incisive ed il progressivo coinvolgimento diretto dei cittadini a rischio.
Schema di gestione del Sistema di Protezione Civile della Regione Campania
Tipologie di evento
Nell’ambito del Sistema di Allertamento Regionale vengono considerate le seguenti tipologie di evento:
Idraulico;
Idrogeologico (frane profonde e superficiali);
pioggia-temporali-nubifragi-grandine;
neve;
valanghe;
gelo;
vento;
stato del mare;
calore.
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Allegato: Regione Emilia-Romagna – p. 3
Zone di allerta meteo
Le Zone di Allerta Meteo sono ambiti territoriali che costituiscono la base dell’organizzazione del
sistema di allertamento in fase previsionale (fase attenzione). I criteri considerati per la loro
individuazione sono di natura idrografica, meteorologica, orografica ed amministrativa.
Tali aree sono caratterizzate da una risposta sufficientemente omogenea dal punto di vista
meteoclimatico ed hanno una dimensione che risponde alle esigenze dettate dagli strumenti di
previsione meteorologica ad oggi disponibili.
La definizione delle Zone di Allerta è stata effettuata dalla collaborazione di Arpa SIMC-CF ed
AGENZIA ed ARPA Piemonte su incarico del Dipartimento della Protezione Civile. Quando l’evento è
in corso o comunque risulta possibile una valutazione spaziale più precisa, l’allerta riguarda ambiti
territoriali più limitati, tipicamente fasce fluviali o aree in frana (fasi di preallarme ed allarme).
ZONE DI ALLERTA DENOMINAZIONE ZONE DI ALLERTA PROVINCE INCLUSE
EMIL-A Bacino del Lamone e Savio Forlì-Cesena, Ravenna
EMIL-B Pianura di Forlì e Ravenna Forlì-Cesena, Ravenna, Rimini
EMIL-C Bacino del Reno Ravenna, Bologna, Modena
EMIL-D Pianura di Bologna e Ferrara Ravenna, Ferrara, Bologna
EMIL-E Bacini del Secchia e Panaro Bologna, Modena, Reggio-
Emilia, Parma
EMIL-F Pianura di Modena e Reggio-Emilia Bologna, Modena, Reggio-
Emilia, Parma
EMIL-G Bacini del Trebbia e Taro Parma, Piacenza
EMIL-H Pianura di Piacenza e Parma Parma, Piacenza
Zone di allerta meteo della Regione Emilia-Romagna
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Allegato: Regione Emilia-Romagna – p. 4
Sistema di monitoraggio
Le stazioni hanno uno o più sensori per misurare i seguenti parametri: pioggia, livello idrometrico,
temperatura dell’aria, vento, radiazione solare, pressione, umidità dell’aria e spessore della neve.
Relativamente al rischio frane sono localizzati nel territorio regionale 282 pluviometri.
La rete di monitoraggio RIRER è integrata con due radar meteorologici, gestiti da Arpa SIMC-CF,
uno sito a Gattatico (Reggio Emilia) e l’altro a San Pietro Capofiume (Bologna). I radar integrano
il monitoraggio in tempo reale, con elevata risoluzione spaziale dei fenomeni di precipitazione, anche
di quelli a spiccata caratterizzazione locale.
Sono inoltre utilizzati degli inclinometri, dei piezometri e un sistema GPS per il monitoraggio di
alcuni fenomeni franosi significativi.
Modelli previsionali
La modellistica previsionale presente presso l’Agenzia Regionale di Protezione Civile è di diversa
tipologia e permette di definire la quantificazione del fenomeno e/o pericolo o impatto sul territorio,
secondo le componenti temporale, spaziale, di intensità e di evoluzione.
I modelli previsionali meteorologici gestiti da Arpa SIMC-CF (modelli COSMO-IT 7 km e
COSMO-IT 2 km per previsioni deterministiche e probabilistiche) sono consultabili tramite il sito
internet sia con accesso pubblico (www.arpa.emr.it/sim) che riservato.
La previsione degli effetti al suolo causati da precipitazioni viene fatta incrociando i valori
osservati a quelli previsti e gli strumenti utilizzati in questa fase sono:
Funzione soglia (a cura di ARPA-SIM e Servizio geologico, sismico e dei Suoli RER) → la
valutazione del livello di criticità viene fatta unendo le condizioni iniziali di stima del grado di
saturazione del suolo con la previsione meteorologica dell’evento atteso. Il grado iniziale di
saturazione del suolo viene stimato confrontando la pioggia caduta negli ultimi 30 giorni con
la media annua di precipitazione. Possono presentarsi due differenti situazioni:
nel caso in cui nella stazione n-esima nell’ultimo mese siano caduti quantitativi inferiori al
3,5% della pioggia media annuale le condizioni antecedenti possono definirsi secche.
nel caso in cui nella stazione n-esima nell’ultimo mese siano caduti quantitativi superiori
del 3,5% della pioggia media annuale le condizioni antecedenti possono definirsi umide.
Modello Sigma (modello statistico di previsione delle frane superficiali e profonde realizzato
da Università di Firenze, Arpa Servizio IdroMeteorologico e Protezione Civile Regionale) → la
definizione di soglie pluviometriche è basata su un approccio statistico “a scatola chiusa”, che
trascura cioè i processi fisici che intercorrono tra l’evento di precipitazione e l’innesco dei
fenomeni franosi. Il modello prevede schemi previsionali differenti per frane superficiali e
frane profonde (con soglie pari a: 1,5 σ, 2 σ, 2,5 σ e 3 σ): l’idea di fondo è che le frane
superficiali sono innescate da eventi meteo con durata minore ma intensità maggiore rispetto
alle frane profonde. Di seguito, sono riportate in modo schematico le fasi che portano alla
determinazione delle soglie:
sono calcolate le cumulate di precipitazione per ogni giorno tra 1 e 365 giorni precedenti la
data di innesco riportata sulla segnalazione;
ogni cumulata è trasformata nella funzione obiettivo G (distribuzione normale standard);
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Emilia-Romagna – p. 5
dopo aver calcolato il valore medio della distribuzione trasformata per ogni segnalazione
di frana, è calcolata la deviazione standard σ per ogni intervallo di cumulo;
sono infine costruite le curve pluviometriche con probabilità uguali a quelle dei dati
distanti valori multipli della deviazione standard dalla media della distribuzione
trasformata.
Strumenti di comunicazione
L’Agenzia, tenendo conto delle elaborazioni previsionali di Arpa SIMC-CF e del conseguente Avviso
Meteo e/o Avviso di Criticità, emette un’Allerta di protezione civile per un definito livello di
rischio cui corrispondono le azioni progressive del sistema di protezione civile. Le situazioni
contingenti e le condizioni di criticità del territorio regionale possono, anche in assenza di Avviso
Meteo, attivare la fase di attenzione con la diramazione dell’Allerta di protezione civile. Condizioni
meteorologiche avverse, improvvise e non previste, possono rendere necessaria la diramazione di
Allerte in tempi brevi. In tali casi l’Agenzia provvede alla tempestiva diffusione degli stessi anche ai
Comuni, alle Strutture operative ed agli Enti direttamente interessati. I contenuti delle Allerte sono
formulati con un linguaggio standardizzato e facilmente comprensibile da tutte le componenti
istituzionali del sistema di protezione civile e dai cittadini.
I contenuti dell’Allerta sono di seguito schematizzati:
tipologia di allertamento: attivazione della fase di attenzione e/o aggiornamenti e/o
cessazione;
enti destinatari;
tipologia dell’evento e livello di allertamento;
localizzazione e periodo dell’evento;
descrizione dell’evento;
effetti attesi sul territorio;
azioni del sistema di protezione civile;
consigli di comportamento per la popolazione.
In caso di attivazione delle fasi di preallarme e allarme l’allerta viene inviata direttamente ai Comuni,
oltre a tutti gli Enti e le strutture interessate.
La trasmissione avviene con apposito software di rilancio della messaggistica integrata, via
fax, e-mail e sms. Le allerte sono pubblicate in tempo reale sul sito dell’AGENZIA al link
http://www.protezionecivile.emilia-romagna.it/allerteregionali.
PROGRAMMI DI RICERCA SCIENTIFICA DI RILEVANTE INTERESSE NAZIONALE
(D.M. 1152/ric del 27/12/2011)
La mitigazione del rischio da frana mediante interventi sostenibili
ALLEGATO al rapporto scientifico
Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale:
analisi della normativa vigente
Scheda Monografica
14/03/2016
Regione Friuli-Venezia Giulia Direttiva regionale sul Sistema di Allertamento per rischio meteorologico, idrogeologico, idraulico
G. Pecoraro, M. Calvello
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Friuli-Venezia Giulia – p. 1
Regione Friuli-Venezia Giulia Direttiva regionale sul Sistema di Allertamento per rischio meteorologico, idrogeologico, idraulico
Normativa
Deliberazione della Giunta Regionale n° 1939 del 17 ottobre 2014
Direttiva regionale sul Sistema di Allertamento per rischio meteorologico, idrogeologico, idraulico.
Altre fonti consultate
Sistema di allerta idrometeorologico in Friuli-Venezia Giulia
(http://slideplayer.it/slide/933456/)
Presentazione Ing. Aldo Primiero – Protezione Civile della Regione Friuli-Venezia Giulia.
http://www.meteo.fvg.it/modelli.php?ln=&m=0
Dati generali
Il Sistema di Allertamento regionale è articolato in due fasi operative:
fase di previsione;
fase di monitoraggio e sorveglianza.
La fase di previsione deve essere costituita dalla valutazione, sostenuta da un’adeguata modellistica
numerica, della situazione meteorologica, nivologica, idrologica, idraulica e geomorfologica attesa,
nonché degli effetti che tale situazione può determinare sull’integrità della vita, dei beni, degli
insediamenti e dell’ambiente. Tale fase si articola in tre attività:
analisi dei dati meteorologici e elaborazione delle previsioni circa la natura e l’intensità degli
eventi meteorologici attesi, ai fini di protezione civile – funzione assicurata dal Settore Meteo
del CFD;
previsione degli effetti al suolo che il manifestarsi dei fenomeni atmosferici previsti dovrebbe
determinare sulle diverse aree del territorio regionale – funzione assicurata dal Settore
IdroGeo del CFD;
valutazione del livello di criticità atteso nelle diverse zone di allerta, ottenuto confrontando le
previsioni elaborate con i valori delle soglie adottate – funzione assicurata dal Settore IdroGeo
del CFD.
La fase di monitoraggio e sorveglianza viene attivata in vista del verificarsi di un evento
meteorologico avverso, in altre parole quando la combinazione delle previsioni meteorologiche e dei
previsti effetti al suolo determina uno stato di attivazione del sistema di protezione civile. Tale fase
deve essere attuata allo scopo di rendere disponibili al sistema di protezione civile le informazioni che
consentano di formulare e confermare gli scenari previsti o di aggiornarli a seguito dell’evoluzione
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Friuli-Venezia Giulia – p. 2
dell’evento in atto, per permettere alla protezione civile di adottare tempestivamente le misure di
salvaguardia della pubblica incolumità. Tale fase, quando attivata, deve garantire le seguenti funzioni:
osservazione qualitativa e quantitativa, diretta e strumentale, dell’evento in atto;
previsione a breve e a brevissimo termine dell’evoluzione dell’evento meteorologico e dei
relativi effetti attraverso il nowcasting meteorologico e/o mediante modelli idrologici-
idraulici-idrogeologici.
Attività svolte dal Centro Funzionale della Regione Friuli-Venezia Giulia
Tipologie di evento
Nell’ambito del Sistema di Allertamento Regionale vengono considerate le seguenti tipologie di evento:
idraulico:
erosioni e sovralluvionamenti d’alveo;
esondazioni dei corsi d’acqua in tratti arginati e non arginati;
idrogeologico:
frane superficiali;
colate rapide di detriti o fango;
caduta di massi;
piogge intense e temporali forti;
nevicate;
gelo;
vento;
ecc.
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Friuli-Venezia Giulia – p. 3
Zone di allerta meteo
La definizione delle Zone di Allerta Meteo per rischio meteorologico, idrogeologico, idraulico ha
portato all’individuazione di ambiti territoriali caratterizzati da una risposta meteorologica omogenea,
tenendo in considerazione l’idrografia, la meteorologia e l’orografia del territorio.
Il criterio idrografico è stato utilizzato per cercare di circoscrivere, per quanto possibile, la parte
montana dei principali bacini, avente caratteristiche prevalentemente torrentizie, e la parte di pianura,
con caratteristiche prevalentemente fluviali e tratte arginate nel basso corso.
Il criterio meteorologico si riferisce alle scale spaziali delle previsioni meteorologiche, tenendo conto
delle caratteristiche pluviometriche e climatiche dei differenti ambiti.
Il criterio orografico permette di distinguere, per quanto possibile, settori omogenei dal punto di vista
degli effetti sul territorio.
Come sintesi dell’applicazione dei diversi criteri è stato individuato un numero limitato di zone di
allerta al fine di poter utilizzare le medesime per tre tipi di rischio nelle diverse articolazioni, anche in
relazione alle possibilità di previsione e monitoraggio dell’evoluzione dei diversi fenomeni e dei
processi di piena.
ZONE DI ALLERTA DENOMINAZIONE ZONE DI ALLERTA PROVINCE INCLUSE
FVG-A Bacino del Livenza e del Lemene Pordenone
FVG-B Bacino montano del Tagliamento e del Torre Pordenone, Udine
FVG-C Bacino dell’Isonzo e Pianura di Udine e Gorizia Gorizia, Udine
FVG-D Bacino di Levante/Carso Gorizia, Trieste
Zone di allerta meteo della Regione Friuli-Venezia Giulia
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Friuli-Venezia Giulia – p. 4
Sistema di monitoraggio
Le stazioni hanno uno o più sensori per misurare i seguenti parametri: pioggia, livello idrometrico,
temperatura dell’aria, pressione atmosferica, umidità dell’aria, moto ondoso e precipitazione nevosa.
Relativamente al rischio frane sono localizzati nel territorio regionale 143 pluviometri.
Inoltre il Centro Funzionale ha a disposizione 2 radar meteorologici.
Il primo radar è situato a Fossalon, frazione del comune di Grado (GO), mentre il secondo, entrato in
funzione nell’autunno del 2008, è situato sul monte Zouf Plan (UD). Quest’ultimo consente la
massima copertura della zona montana della Regione ed anche di parte della Carinzia e della Slovenia.
In generale i dati radar vengono utilizzati per scopi di protezione civile al fine di individuare e
monitorare eventi critici nonché per effettuare il nowcasting meteorologico.
Modelli previsionali
I dati e le informazioni di tipo meteorologico sono utilizzati per l'elaborazione della previsione
meteorologica alla scala sinottica e alla mesoscala, per la conseguente redazione del Bollettino
Meteorologico Regionale, per l'adozione degli Avvisi di Avverse Condizioni Meteorologiche e per la
previsione dell'evoluzione a breve termine degli eventi in atto ai fini della valutazione dei livelli di
criticità di carattere idraulico ed idrogeologico. Per quanto riguarda la modellazione
meteorologica, il Centro Funzionale fa riferimento al modello WRF (Weather Research and
Forecasting), con risoluzione pari a 5 km e aggiornamenti quotidiani disponibili dopo le ore 13:00
ed al modello INCA (Integrated Nowcasting Comprehensive Analysis), realizzato dal servizio
meteo austriaco e con una risoluzione pari a 1 km.
Per la previsione degli effetti al suolo è stato definito un sistema di soglie pluviometriche per
valutare il rischio di insorgenza di uno scenario di ordinaria, moderata o elevata criticità. Il modello
adottato per la definizione del sistema di soglie non deriva da un approccio fisico, in un particolare
contesto geografico e per una determinata tipologia di fenomeno, ma dall’elaborazione di un
approccio statistico-probabilistico, che considera contemporaneamente contesti fisico-geografici
e geologici differenti e diverse tipologie di fenomeni. Il sistema di soglie risulta un utile indicatore per
la previsione degli effetti al suolo; il superamento, in fase previsionale, di un valore soglia non dovrà
però costituire un automatismo per l’emissione di un Avviso di criticità, ed analogamente il non
superamento di soglie pluviometriche non indica che non verrà invece emesso un “Avviso di criticità”,
in quanto nella valutazione si tiene conto anche dell’attendibilità della previsione e di altri riscontri
diretti e informazioni dal territorio. Il confronto tra previsione e soglia viene operato secondo due
aspetti:
in base al tipo di rischio il superamento di soglie di tipo puntuale, da parte dei valori di
precipitazione massima previsti, risulta un indicatore di un possibile rischio idrogeologico
localizzato, caratterizzato da fenomeni localizzati quali debris flows, erosioni puntuali e frane
di scivolamento; il superamento della soglia di tipo areale, da parte dei valori di precipitazione
media previsti, risulta invece indicatore di un possibile rischio idraulico a scala di bacino o di
insieme di bacini;
in base alla situazione in atto per ciascun tipo di rischio, analizzando oltre ai quantitativi di
pioggia previsti e quindi le eventuali soglie superate, anche le condizioni di saturazione
dei suoli determinate dalla pioggia dei giorni precedenti e le eventuali condizioni di dissesto
in essere.
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Friuli-Venezia Giulia – p. 5
Strumenti di comunicazione
I documenti emessi dal CFR, relativamente al rischio idrogeologico, sono costituiti da:
Bollettino di Criticità Regionale per Rischio Idrogeologico e Idraulico: viene
pubblicato nelle ore di emissione previste (tipicamente le ore 12:00) dal Settore IdroGeo del
CFR e viene trasmesso al CFC presso il Dipartimento della Protezione Civile.
Riporta in premessa un riferimento alla previsione meteorologica fornita dal Settore Meteo del
CFR nel Bollettino di Vigilanza Meteorologica Regionale, contenente gli eventuali Avvisi
Meteo Regionali, e un quadro delle precipitazioni verificatesi nelle 24 ore precedenti. Riporta
inoltre la previsione degli effetti al suolo attesi per il rischio idrogeologico ed idraulico, il
livello di criticità previsto, secondo gli scenari generali, differenziato per le quattro zone di
allerta (A, B, C, e D), per le successive 36 ore, nonché eventualmente una nota sulla tendenza
per le successive 24 ore.
Il Bollettino di Criticità Regionale per rischio idrogeologico e idraulico, compilato ed emesso
con il sistema DEWETRA WEB-ALERT, è così disponibile direttamente via web al CFC e
viene inoltre pubblicato quotidianamente sul sito della Protezione Civile della Regione
all’indirizzo http://www.protezionecivile.fvg.it;
Avviso di Criticità Regionale per Rischio Idrogeologico e Idraulico: viene
pubblicato nelle ore di emissione previste (tipicamente entro le ore 14:00) e nei casi in cui si
valuti una criticità almeno ordinaria in una delle Zone di Allerta Meteo della Regione, dal
Settore IdroGeo del CFR provvede ad emettere l’Avviso di criticità regionale per rischio
idrogeologico e idraulico, viene trasmesso alla SOR e da questa, unitamente al messaggio di
Allerta Regionale che ne consegue, al Centro Funzionale Centrale presso il Dipartimento della
Protezione Civile. La SOR provvede inoltre a diramare tale Avviso recepito nell’Allerta
Regionale, agli Enti e soggetti interessati.
Una sintesi dell’Avviso di Criticità Regionale e dell’Allerta Regionale viene trasmesso via sms
ai cellulari in dotazione ai gruppi comunali di Protezione civile, e ai numeri forniti dagli Enti e
soggetti interessati.
L’Avviso di Criticità e l’Allerta Regionale vengono altresì comunicati alla popolazione
attraverso il sito web della Protezione Civile della Regione all’indirizzo
http://www.protezionecivile.fvg.it e con appositi comunicati stampa trasmessi ai
mass media regionali;
Bollettino di Aggiornamento sull’Evento in Atto: in caso di emissione questo
documento viene diffuso dalla SOR agli Enti e soggetti interessati tramite le seguenti modalità:
PEC ed e-mail.
PROGRAMMI DI RICERCA SCIENTIFICA DI RILEVANTE INTERESSE NAZIONALE
(D.M. 1152/ric del 27/12/2011)
La mitigazione del rischio da frana mediante interventi sostenibili
ALLEGATO al rapporto scientifico
Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale:
analisi della normativa vigente
Scheda Monografica
14/03/2016
Regione Lazio Approvazione delle direttive per la gestione del Sistema di Allertamento per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile della Regione Lazio
G. Pecoraro, M. Calvello
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Lazio – p. 1
Regione Lazio Approvazione delle direttive per la gestione del Sistema di Allertamento per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile della Regione Lazio
Normativa
Deliberazione della Giunta Regionale n° 272 del 15 giugno 2012
Approvazione delle direttive per la gestione del Sistema di Allertamento per il rischio idrogeologico ed
idraulico ai fini di protezione civile della Regione Lazio, propedeutiche all'attivazione formale del
Centro Funzionale Regionale.
Altre fonti consultate
Dati generali
Il CFR svolge tre tipi di attività:
attività previsionale;
attività di monitoraggio e sorveglianza;
attività di analisi e studio.
L’attività previsionale si basa sulla valutazione, sostenuta da adeguata modellistica numerica, della
situazione meteorologica, nivologica, idrologica, idraulica e idrogeologica attesa e dei previsti effetti al
suolo. Essa è articolata in tre funzioni:
assimilazione dei dati osservati e/o elaborazione della previsione circa la natura e l'intensità
degli eventi meteorologici attesi;
previsione degli effetti che il manifestarsi di tali eventi dovrebbe determinare sul territorio
regionale;
valutazione del livello di criticità complessivamente atteso nelle zone d'allerta, ottenuto anche
confrontando le previsioni elaborate con i valori delle soglie prefissate.
L’attività di monitoraggio e sorveglianza ha lo scopo, tramite la trasmissione, la raccolta e la
concentrazione nei Centri Funzionali dei dati rilevati, nonché tramite le notizie non strumentali
reperite localmente, di rendere disponibili informazioni che consentano sia di formulare e/o di
confermare gli scenari previsti, sia di aggiornarli a seguito dell'evoluzione dell'evento in atto.
Questa è articolata in quattro funzioni:
composizione e rappresentazione di dati meteo-climatici rilevati sia da piattaforme satellitari
che da stazioni strumentali e reti a terra;
composizione e rappresentazione di dati pluvio-idrometrici;
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Allegato: Regione Lazio – p. 2
previsione a breve termine sia dell'evoluzione dell'evento che dei relativi effetti attraverso il
nowcasting meteorologico, cioè l'uso di modelli meteorologici ad area limitata inizializzati
sulla base delle informazioni radar meteorologiche e pluvio-idrometriche raccolte in tempo
reale, e quindi di modelli idrologici-idraulici-idrogeologici inizializzati dalle misure
pluvioidrometriche raccolte in tempo reale;
verifica del livello di criticità in essere e previsto, attraverso il confronto delle misure rilevate
con le soglie adottate e/o con eventuali notizie fornite da osservatori locali debitamente
istruiti.
L’attività di analisi e studio è dedicata al costante sviluppo della modellistica previsionale,
all’analisi delle principali condizioni di rischio ed alla gestione del sistema informativo di interscambio
dei dati raccolti per finalità di pianificazione, programmazione nonché per compiti di protezione civile.
Al termine di ogni evento meteo-idrologico significativo, in particolare il CFR elabora un Rapporto di
evento, che ha lo scopo di riassumere le informazioni relative all’evento stesso, al fine di rilevarne le
caratteristiche salienti e consentirne un inquadramento più ampio. Esso, tra l’altro, consente
l’immediata verifica delle previsioni meteorologiche in relazione agli eventi realmente accaduti, la
verifica della validità dei livelli di allerta del sistema di protezione civile, la valutazione degli scenari
prodotti dall’evento.
Tipologie di evento
Nell’ambito del Sistema di Allertamento Regionale vengono considerate le seguenti tipologie di evento:
idraulico:
erosioni e sovralluvionamenti d’alveo;
esondazioni dei corsi d’acqua in tratti arginati e non arginati;
idrogeologico:
scorrimenti superficiali;
colate detritiche;
caduta di massi;
temporali accompagnati da fulmini;
rovesci di pioggia e grandinate;
colpi di vento e trombe d’aria.
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Zone di allerta meteo
Il percorso logico seguito, è stato quello di individuare, a partire dai Bacini Idrografici Elementari,
dapprima 19 Aree Idrogeologiche Omogenee di dimensioni tali da rappresentare con un dettaglio
sufficiente le distinte zone e sottozone pluviometriche all’interno della Regione Lazio.
Successivamente tali aree sono state accorpate, in base a criteri orografici, fino ad una scala spaziale
coerente con le previsioni meteorologiche, definendo così le Zone di Allerta Meteo.
ZONE DI ALLERTA
DENOMINAZIONE ZONE DI ALLERTA
AREE IDROLOGICHE OMOGENEE
PROVINCE INCLUSE
LAZI-A Bacini Costieri Nord
1. Fiora-Chiarone-Tafone 2. Marta-Arrone Nord-Bolsena
3. Mignone 4. Arrone Sud-Bracciano
5. Chiani-Puglia
Roma, Viterbo
LAZI-B Bacino Medio Tevere 6. Tevere Rieti, Roma, Viterbo
LAZI-C Appennino di Rieti 7. Tronto
8. Velino-Corno 9. Salto-Turano
Rieti, Roma
LAZI-D Roma 10. Roma Roma
LAZI-E Aniene 11. Aniene Frosinone, Rieti, Roma
LAZI-F Bacini Costieri Sud
12. Astura-Moscarello 13. Latina
14. Amaseno-Ufente 15. Lago di Fondi
Frosinone, Latina, Roma
LAZI-G Bacino del Liri
16. Sacco-Cosa 17. Liri
18. Melfa 19. Gari
Frosinone, Latina, Roma
Zone di allerta meteo della Regione Lazio
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Sistema di monitoraggio
Il CFR integra i dati, rilevati in tempo reale ad intervalli di 15 minuti dalla rete meteo-pluvio-
idrometrica della Regione Lazio attraverso ponti radio, relativi ai principali parametri meteorologici
(temperatura e umidità dell’aria, pressione atmosferica, vento, ecc.), pluviometrici (altezza ed intensità
di pioggia) e idrometrici (livello dei corsi d'acqua e portata), con la raccolta di dati provenienti da altre
reti di rilevamento in base ad intese o accordi tra amministrazioni diverse.
Relativamente al rischio frane sono localizzati nel territorio regionale 121 pluviometri, ma è previsto
a breve un potenziamento della rete pluviometrica tramite l’installazione di ulteriori 60 stazioni in
corso di progettazione.
Inoltre il Centro Funzionale ha attivato la sperimentazione di un sistema radar per la stima delle
precipitazioni siano esse pioggia, neve o ghiaccio. Il radar consente di acquisire in tempo reale i dati
istantanei di precipitazione per applicazioni di nowcasting consentendo l'individuazione dei fenomeni
particolarmente violenti.
Modelli previsionali
I dati e le informazioni di tipo meteorologico sono utilizzati per l'elaborazione della previsione
meteorologica alla scala sinottica e alla mesoscala, per la conseguente redazione del Bollettino
Meteorologico Regionale, per l'adozione degli Avvisi di Avverse Condizioni Meteorologiche e per la
previsione dell'evoluzione a breve termine degli eventi in atto ai fini della valutazione dei livelli di
criticità di carattere idraulico ed idrogeologico.
Per quanto riguarda la modellazione meteorologica, non vi sono informazioni disponibili.
Ai fini della valutazione del rischio idrogeologico, in sede di prima applicazione, per ciascuna
delle Zone di Allerta sono state calcolate le soglie pluviometriche, corrispondenti a diversi livelli di
criticità, associati a degli opportuni tempi di ritorno, individuabili dall’analisi probabilistica dei
fenomeni di pioggia. Il concetto di tempo di ritorno può essere utilizzato come un indicatore di
massima della pericolosità.
In particolare, le soglie pluviometriche sono state calcolate in funzione di tre diversi livelli di criticità,
secondo le seguenti:
ordinaria (associabile a precipitazioni con tempo di ritorno pari a 2 anni o a fenomeni intensi
quali temporali di incerta prevedibilità);
moderata (associabile a precipitazioni con tempo di ritorno pari a 10 anni);
elevata (associabile a precipitazioni con tempo di ritorno pari a 50 anni).
Le soglie relative ai vari tempi di ritorno ed alle diverse durate di pioggia, sono state dapprima
calcolate per ogni microarea tramite le curve segnalatrici di probabilità pluviometrica.
Successivamente per ogni Area Idrogeologica Omogenea sono state calcolate le soglie come media,
pesata sulla superficie, delle soglie delle corrispondenti microaree. Le soglie pluviometriche di
riferimento sono state ulteriormente verificate attraverso l’utilizzo delle quote minima e massima di
ciascun bacino, per poter apprezzare gli scostamenti indotti nel risultato finale dal fattore orografico.
Un’ulteriore verifica ha riguardato il confronto tra le soglie pluviometriche areali e le corrispondenti
soglie puntuali calcolate per ciascun pluviometro di osservazione. Tenendo conto che le previsioni
meteorologiche di cui si dispone risultano calibrate ordinariamente su un arco temporale di 24 h, 48 h
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e 72 h, si sono privilegiati i dati corrispondenti a durate di pioggia pari a 24 h e 48 h per le successive
analisi idrologiche (pur avendo conservato la disponibilità di informazioni relative a durate di pioggia
di 1 h, 3 h, 6 h e 12 h, utili in una successiva fase di gestione in tempo reale degli eventi attesi).
Strumenti di comunicazione
Le previsioni meteorologiche e gli Avvisi meteo rappresentano, rispettivamente, il primo passo verso la
predisposizione della previsione deterministica degli effetti al suolo, ed una prima interpretazione
della loro possibile criticità nell’ambito delle Zone di Allerta individuate dal CFR. Il CFR si avvale delle
previsioni meteorologiche nazionali e regionali emesse quotidianamente dal DPC, presso il quale è
costituito un apposito Gruppo Tecnico per le previsioni sinottiche. Il Gruppo Tecnico predispone ogni
giorno le previsioni meteorologiche a scala sinottica ai fini di protezione civile per le successive 24, 48
e 72 ore, le rende disponibili al CFR tramite un’area riservata web entro le ore 12.00. Tali previsioni
consentono al DPC di emettere e pubblicare sul sito internet www.protezionecivile.it, quotidianamente
entro le ore 15.00 un Bollettino di vigilanza meteorologica giornaliero a scala nazionale ai fini di
protezione civile, un documento di Previsione Meteorologica per il Lazio e di emettere e pubblicare
tempestivamente, se del caso, un Avviso di avverse condizioni meteorologiche nazionale che conterrà
opportune informazioni per tutte le regioni interessate.
Il CFR emette quotidianamente, entro le ore 14.00, un Bollettino di Criticità idrogeologica ed
idraulica regionale per il Lazio, sulla base dei Bollettini di vigilanza meteo prodotti dal DPC.
In caso di fenomeni precipitativi significativi previsti per la regione Lazio, il DPC di concerto con il
CFR valuta ed eventualmente predispone l'emissione di un Avviso meteo, contestualmente il CFR
valuta gli scenari di rischio probabili e, sulla base della classificazione del territorio in Zone di Allerta e
delle relative soglie pluviometriche, si esprime sui livelli di criticità raggiungibili in ciascuna di esse,
riportandoli eventualmente in un Avviso di criticità idrogeologica ed idraulica regionale.
In dettaglio, il CFR stabilisce l’opportunità di emissione dell’Avviso di criticità regionale sulla base dei
seguenti elementi: piogge previste, come riportate dai Bollettini del DPC; condizioni pregresse di
saturazione dei suoli; piogge in atto, come misurate dalla rete di monitoraggio pluviometrico in
telemisura; dati di altro tipo misurati da altre reti di monitoraggio locali o regionali; confronti tra
piogge, previste o misurate, e relative soglie pluviometriche; elaborazioni effettuate con modelli di
livello superiore di natura analitica, per prefigurare gli scenari di evoluzione dei deflussi fluviali e le
eventuali interazioni con l’ambito territoriale di pertinenza; valutazioni derivanti da comunicazioni da
parte di soggetti protagonisti del sistema di Protezione Civile riguardo a particolari condizioni critiche
sul territorio regionale.
Tutti i documenti prodotti dal CFR del Lazio vengono diffusi tramite messaggio di allertamento e
tramite il sito web istituzionale (www.regione.lazio.it).
PROGRAMMI DI RICERCA SCIENTIFICA DI RILEVANTE INTERESSE NAZIONALE
(D.M. 1152/ric del 27/12/2011)
La mitigazione del rischio da frana mediante interventi sostenibili
ALLEGATO al rapporto scientifico
Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale:
analisi della normativa vigente
Scheda Monografica
14/03/2016
Regione Liguria Procedura di allertamento meteo ed idrologica per la Regione Liguria
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Regione Liguria Procedura di allertamento meteo ed idrologica per la Regione Liguria
Normativa
Deliberazione della Giunta Regionale n° 746 del 9 luglio 2007
Procedura di allertamento meteo ed idrologica per la Regione Liguria.
Deliberazione della Giunta Regionale n° 1057 del 6 ottobre 2015 (aggiornamento)
Aggiornamento del sistema di allertamento e linee guida per la pianificazione del livello comunale e
provinciale di Protezione Civile.
Altre fonti consultate
http://www.meteolanterna.net/approfondimenti/nuova-procedura-di-allerta-ligure
Dati generali
A seguito della Direttiva del P.C.M. 27 febbraio 2004 le strutture di previsione e monitoraggio, nate
dalle esigenze regionali di protezione civile nel corso degli anni, sono state unificate sotto il nome di
Centro Funzionale Meteo Idrologico della Protezione Civile (CFMI-PC) della Regione Liguria.
Tale Centro Funzionale:
fa parte della rete nazionale dei centri funzionali e svolge attività operative di previsione,
monitoraggio e sorveglianza, in accordo con gli indirizzi operativi del sistema di
allertamento statale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di Protezione
Civile;
è gestito da ARPAL, ai sensi della L.R. n. 20/2006 ed è dipendente funzionalmente dalla
struttura regionale competente in materia di protezione civile con le modalità di cui alla
D.G.R. n. 915/2007.
Il CFMI-PC, pur tenendo conto delle peculiarità fisiografiche e climatologiche locali, opera, a seguito
della Direttiva del PCM del 27 febbraio 2004, nell’ambito della rete nazionale dei Centri Funzionali e
secondo criteri e procedure operative oggettive e condivise a livello nazionale. Compito della rete dei
Centri Funzionali è quello di far confluire, concentrare ed integrare tra loro dati rilevati dalle reti
meteo-idro-pluviometriche locali, dalla rete radarmeteorologica nazionale, dalle diverse piattaforme
satellitari disponibili per l'osservazione della terra, nonché dati territoriali idrologici, geologici,
geomorfologici e modellazioni meteorologiche, idrologiche, idrogeologiche ed idrauliche.
L’attività previsionale e di monitoraggio del CFMI-PC si esplica applicando le più avanzate tecnologie
scientifico-operative di settore attualmente disponibili, pur in un quadro di possibile o parziale
indeterminatezza conseguente alla peculiarità dei parametri di genesi e del comportamento meteo-
idrologico determinato dalle specificità del golfo ligure e del territorio regionale.
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Allegato: Regione Liguria – p. 2
In particolare, il CFMI-PC effettua le previsioni meteo-idrologiche ed una valutazione del possibile
conseguente rischio su specifiche Zone di Allerta (meglio identificate in seguito) definite in accordo
con lo Stato in base alla citata direttiva ed adottate da Regione Liguria. Da un punto di vista
procedurale tale rischio è stato suddiviso in tre specifiche tipologie: idrogeologico, nivologico e
puramente meteorologico (probabilità di temporali forti, vento, mare, disagio fisiologico).
Il raggiungimento di un livello di rischio non nullo, associato a definiti scenari di rischio, determina
l’emissione di opportuna messaggistica da parte del CFMI-PC ed è alla base del sistema di
allertamento della PC-RL. Per il rischio meteorologico indotto da temporali, vento, mare, disagio
fisiologico non è prevista procedura di allertamento ma si instaurano dei livelli di Vigilanza
differenziati e crescenti (Nullo, Attenzione, Avviso). Per il rischio idrogeologico o nivologico è prevista
una procedura di allertamento tramite messaggistica di allerta.
Tipologie di evento
Nell’ambito del Sistema di Allertamento Regionale vengono considerate le seguenti tipologie di evento:
idraulico:
erosioni e sovralluvionamenti d’alveo;
esondazioni dei corsi d’acqua in tratti arginati e non arginati;
idrogeologico:
frane innescate da piogge;
temporali forti;
neve e ghiaccio;
vento;
mareggiate;
disagio fisiologico.
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Zone di allerta meteo
A partire dal 2004 la Regione Liguria ha previsto la divisione del territorio in Zone di Allerta Meteo
che non coincidono con i limiti amministrativi provinciali ma rispettano il criterio di zonazione
fisiografica imposto dalla Direttiva del P.C.M. 27 febbraio 2004.
A differenza dei limiti amministrativi provinciali, le Zone di Allerta Meteo rispettano sia gli ambiti
territoriali di bacino idrografico che criteri di congruenza meteorologica, ovvero individuano
comprensori di bacini idrografici meteorologicamente simili per quanto concerne la tipologia dei
fenomeni pluviometricamente intensi che si vengono a presentare con maggiore frequenza.
La zonazione ha comunque adottato i limiti comunali quali unità territoriale minima, dal punto di
vista amministrativo, perciò ad ognuno dei 235 Comuni della Regione Liguria corrisponde solo una
Zona di Allerta Meteo.
ZONE DI ALLERTA DENOMINAZIONE ZONE DI ALLERTA PROVINCE INCLUSE
LIGU-A Bacini Liguri Marittimi di Ponente Imperia, Savona
LIGU-B Bacini Liguri Marittimi di Centro Genova, Savona
LIGU-C Bacini Liguri Marittimi di Levante Genova, La Spezia
LIGU-D Bacini Liguri Padani di Ponente Genova, Savona
LIGU-E Bacini Liguri Padani di Levante Genova
Zone di allerta meteo della Regione Liguria
All’interno di queste macroaree, sono identificate zone “particolari”, considerate a vulnerabilità
maggiore:
comuni costieri (intesi come quei comuni con uno sbocco sul mare, per i quali in caso di allerta
nivologica vengono previste azioni di mitigazione delle emergenze maggiori rispetto a un
comune dell’interno, perché solitamente i comuni costieri hanno una densità abitativa
maggiore e sono “meno abituati” a vivere nevicate anche di debole intensità);
tracciati autostradali (i quali spesso attraversano zone impervie e di difficile accesso, ma
possono essere fondamentali vie di transito in situazioni di disagio: il loro malfunzionamento
può ripercuotersi sulla viabilità ordinaria e rallentare la “macchina dei soccorsi”).
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Sistema di monitoraggio
Le stazioni hanno uno o più sensori per misurare i seguenti parametri: pioggia, livello idrometrico,
temperatura dell’aria, direzione e velocità del vento, radiazione solare globale, pressione atmosferica,
umidità relativa, altezza della neve, altezza d’onda e bagnatura fogliare.
Relativamente al rischio frane sono localizzati nel territorio regionale 209 pluviometri.
Inoltre, è disponibile il radar meteorologico del monte Settepani (SV) è stato installato nel 2002
dalle regioni Liguria e Piemonte a 1387 metri s.l.m. Si tratta di un radar meteorologico Doppler
polarimetrico in banda C, modello GPM 250, che attraverso la misura della riflettività consente di
osservare la distribuzione spaziale delle strutture di precipitazione con elevato dettaglio.
Il radar è uno strumento per il monitoraggio pluviometrico di un evento intenso: esso fornisce una
stima dedotta della precipitazione (non una misura diretta come per il pluviometro) ma ha il pregio di
fornire un quadro areale d’insieme del campo di precipitazione, anche in zone non coperte dalla rete,
come per esempio il mare.
Un altro strumento utile per il monitoraggio è il satellite meteorologico geostazionario di
seconda generazione MSG (Meteosat Second Generation). L'MSG, il cui segnale è ricevuto da
un’antenna primaria presso il CFMI-PC di ARPAL, “osserva” costantemente da un’altezza di 36000 km
le nubi. Il maggiore pregio di MSG è l'alta risoluzione: spaziale, temporale e radiometrica.
Modelli previsionali
I dati e le informazioni di tipo meteorologico sono utilizzati per l'elaborazione della previsione
meteorologica e per la previsione dell'evoluzione a breve termine degli eventi in atto.
Per la modellazione meteorologica, quotidianamente vengono acquisiti e confrontati i risultati
delle simulazioni dei modelli meteorologici a circolazione generale (modello europeo
ECMWF e modello americano AVN) e ad area limitata (LOKALL Modell, BOLAM-
MOLOCH).
Per la previsione degli effetti al suolo va precisato che il rischio idrogeologico può derivare da:
eventi di precipitazione diffusa, intensa e/o persistente, tali da coinvolgere ambiti
territoriali con l’estensione tipica delle Zone di Allerta Meteo;
probabilità di accadimento di rovesci/temporali di forte intensità, anche
organizzati e/o persistenti, che tipicamente interessano ambiti territoriali di minore
estensione rispetto a quella delle Zone di Allerta Meteo.
CLASSIFICAZIONE FENOMENI METEO
ASSENTI/ NON SIGNIFICATIVI
SIGNIFICATIVI INTENSI MOLTO INTENSI
Intensità di precipitazione (mm/3 h)
— Moderata Forte
(T=2 anni) Molto forte (T=5 anni)
Quantità di precipitazione (mm/12 h)
— Significativa Elevata
(T=1 anno) Molto elevata (T=4 anni)
Temporali/ rovesci forti
— Bassa probabilità Alta probabilità Alta probabilità
Modello probabilistico adottato dalla Regione Liguria
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Strumenti di comunicazione
Il flusso informativo tra le diverse componenti del sistema di protezione civile e da/verso l’esterno è un
aspetto cruciale della gestione del rischio meteo-idrogeologico e idraulico. L’informazione, chiara e
completa, deve fluire in modo efficace e rapido sia prima che durante l’emergenza.
La messaggistica previsionale del CFMI-PC di ARPAL comprende:
Bollettino di Vigilanza/Avviso Meteo Regionale: viene di norma emesso dal lunedì al
sabato, entro le 11:00, ha validità di 72 ore dal giorno di emissione e costituisce un messaggio
di Protezione Civile. In caso di previsione di scenari di criticità al suolo non nulli di rischio
idrologico/nivologico per un festivo non coperto da servizio ordinario, o per il giorno seguente
ad esso, viene garantita l’emissione anche nel suddetto festivo;
Messaggio/Avviso di Criticità Idrologica Regionale;
Avviso di Criticità Idrologica Regionale per Temporali Forti.
Vengono pubblicati sui siti web www.allertaliguria.gov.it e www.arpal.gov.it e vengono
diramati agli enti del sistema di protezione civile ligure via e-mail e PEC. Vengono diffusi da ARPAL
tramite sms. Inoltre, il Bollettino di Vigilanza/Avviso meteo regionale viene trasmesso anche
attraverso i social network Facebook e Twitter.
Invece, la messaggistica di allertamento della Protezione Civile della Regione Liguria comprende:
Preallerta (idrogeologica/idraulica e/o nivologica), per eventi che iniziano dopo 48
ore dal giorno di emissione. Contiene i seguenti elementi: ora e data di emissione e numero
progressivo della comunicazione; destinatari diretti del messaggio; Zone di Allerta Meteo
interessate e per quale fenomeno meteorologico; informazioni in ordine ad eventuali altri
rischi; effetti al suolo legati al rischio frane.
Al Messaggio di Preallerta segue in ogni caso un successivo messaggio, che può essere di
Cessato Preallerta o di Allerta;
Allerta (idrogeologica/idraulica e/o nivologica), per eventi che iniziano entro 48 ore
dal giorno di emissione e per l’aggiornamento di uno stato di allerta già emesso. Riporta: ora e
data di emissione; destinatari diretti del messaggio; Zone di Allerta Meteo interessate; data e
ora di inizio e di fine di validità dell’allerta, distinta per Zona; livello cromatico dell’allerta;
informazioni in ordine ad eventuali altri rischi meteorologici; effetti al suolo legati al rischio
frane;
Cessata Allerta e Cessata Preallerta (idrogeologica/idraulica e/o nivologica).
La messaggistica di allertamento viene pubblicata sul sito web www.allertaliguria.gov.it; il
messaggio di allertamento viene trasmesso via PEC, posta elettronica, telefax e sms.
PROGRAMMI DI RICERCA SCIENTIFICA DI RILEVANTE INTERESSE NAZIONALE
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La mitigazione del rischio da frana mediante interventi sostenibili
ALLEGATO al rapporto scientifico
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analisi della normativa vigente
Scheda Monografica
14/03/2016
Regione Lombardia Direttiva regionale per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allerta per i rischi naturali ai fini di protezione civile
G. Pecoraro, M. Calvello
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Regione Lombardia Direttiva regionale per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allerta per i rischi naturali ai fini di protezione civile
Normativa
Deliberazione della Giunta Regionale n° 8/8753 del 22 dicembre 2008
Direttiva regionale per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allerta per i rischi naturali
ai fini di protezione civile.
Decreto del Dirigente della U.O. Protezione Civile n° 12722 del 22 dicembre 2011
(Aggiornamento)
Approvazione dell’aggiornamento tecnico della direttiva regionale per la gestione organizzativa e
funzionale del sistema di allertamento per i rischi naturali ai fini di protezione civile.
Decreto del Dirigente della U.O. Protezione Civile n° 12812 del 30 dicembre 2013
(Aggiornamento)
Aggiornamento tecnico della direttiva per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allerta
per i rischi naturali ai fini di protezione civile (d.g.r. n° 8/8753/2008).
Altre fonti consultate
http://ita.arpalombardia.it/ITA/servizi/richiesta_dati/idro/staz_auto.asp
Dati generali
La gestione dell’allerta, per ogni tipo di rischio, è sviluppata su due distinte fasi:
una fase previsionale, costituita dalla valutazione della situazione meteorologica,
nivoidrologica e geomorfologica attesa, nonché degli effetti al suolo che possono impattare
sull’integrità della vita, dei beni, degli insediamenti e dell’ambiente;
una fase di monitoraggio e sorveglianza, costituita da osservazioni dirette e strumentali
oltre che da previsioni ottenute mediante modelli matematici.
La fase previsionale è finalizzata alla previsione degli effetti al suolo, che possono interessare
l’ambito della protezione civile, e si attua con tempi di preavviso tipicamente superiori a 12 ore. Si
articola in un’analisi dei dati meteorologici e in una previsione dei fenomeni atmosferici, mediante
modellistica numerica, riassunta nei parametri fisici più indicativi. Queste funzioni sono assicurate dal
Servizio meteorologico di ARPA Lombardia, e possono portare all’emissione di un Avviso di
Condizioni Meteo Avverse indirizzato all’U.O. Protezione Civile della Giunta Regionale. A seguito del
suddetto Avviso, il gruppo di lavoro del Centro Funzionale della Sala operativa elabora la previsione
degli effetti al suolo, classificandoli secondo diversi livelli di criticità, mediante l’emissione giornaliera
di un Avviso di Criticità emesso dal Dirigente dell’U.O. Protezione Civile, per conto del Presidente di
Regione Lombardia.
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La fase di monitoraggio e sorveglianza è finalizzata a verificare l’evoluzione dei fenomeni
meteorologici e a confermare o aggiornare la previsione degli effetti al suolo; in tale fase sono
sviluppate anche previsioni a breve e brevissimo termine allo scopo di mettere a disposizione, con la
massima tempestività e anticipo possibili, gli scenari di rischio. Queste funzioni sono assicurate
costantemente dal predetto gruppo di lavoro del Centro Funzionale tramite l’osservazione dei dati
strumentali e l’utilizzo di modellistica numerica idrologica e idraulica. Alla fase di monitoraggio
concorrono altresì tutti i Presidi territoriali secondo le specifiche descritte nei piani d’emergenza, o atti
equivalenti, e definite in sede locale in funzione degli scenari di rischio anche mediante l’osservazione
diretta dei fenomeni precursori.
Le componenti del sistema di protezione civile coinvolte nella gestione del rischio idrogeologico
sono le seguenti:
U.O. Protezione Civile-Centro Funzionale;
ARPA Lombardia;
Presidi territoriali: Pubbliche Amministrazioni, Agenzie e Strutture operative delle Pubbliche
Amministrazioni (Agenzia Interregionale del fiume PO (AIPO), Sedi Territoriali provinciali
(STER) e Comuni), Enti di regolazione dei grandi laghi alpini, Consorzi di Bonifica, Consorzi
di Irrigazione e Consorzi di miglioramento fondiario e Società private e soggetti privati;
Soggetti titolari e/o concessionari di servizi e infrastrutture di trasporto.
Tipologie di evento
Nell’ambito del Sistema di Allertamento Regionale vengono considerate le seguenti tipologie di evento:
Idraulico:
erosioni e sovralluvionamenti d’alveo;
esondazioni dei corsi d’acqua in tratti arginati e non arginati;
idrogeologico:
soil slip;
colate detritiche;
colate fangose;
debris flow;
debris torrent;
temporali forti;
neve;
valanghe;
vento forte;
ondate di calore.
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Lombardia – p. 3
Zone di allerta meteo
I criteri considerati per definire le Zone di Allerta Meteo sono di natura meteorologica, orografica,
idrografica e amministrativa. Il criterio prioritario d’omogeneità è rappresentato dalla valutazione del
regime delle precipitazioni sulle quali incide in modo rilevante l’orografia del territorio. I rilievi, infatti,
forzando il sollevamento delle masse d’aria, contribuiscono alla formazione delle nubi e delle
precipitazioni. Il criterio idrografico è decisivo sull’evoluzione dei fenomeni di piena, perché la pioggia
caduta all’interno di un bacino idrografico genera effetti sul territorio dello stesso bacino. I confini
amministrativi permettono infine di rendere le fasi di allerta e di prima risposta all’insorgenza dei
rischi più semplici e veloci.
ZONE DI ALLERTA DENOMINAZIONE ZONE DI ALLERTA PROVINCE INCLUSE
LOMB-A Alta Valtellina Sondrio
LOMB-B Media-Bassa Valtellina Sondrio
LOMB-C Nordovest Como, Lecco, Sondrio, Varese
LOMB-D Pianura Occidentale Como, Crema, Lecco, Lodi,
Milano, Monza, Pavia, Varese
LOMB-E Oltrepò Pavese Pavia
LOMB-F Pianura Orientale Bergamo, Brescia, Crema,
Mantova
LOMB-G Garda-Valcamonica Bergamo, Brescia
LOMB-H Prealpi Centrali Bergamo, Lecco
Zone di allerta meteo della Regione Lombardia
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Lombardia – p. 4
Sistema di monitoraggio
Le stazioni hanno uno o più sensori per misurare i seguenti parametri: pioggia, livello idrometrico,
temperatura dell’aria, direzione e velocità del vento, radiazione solare netta e globale, pressione
atmosferica, umidità dell’aria e precipitazione nevosa.
Relativamente al rischio frane sono localizzati nel territorio regionale 230 pluviometri, appartenenti
alle seguenti reti di rilevamento: Idropluvio Radio (60 pluviometri), Idropluvio GSM (33 pluviometri),
Ersaf (36 pluviometri), Shake Up (10 pluviometri), CMG (39 pluviometri), Aria (45 pluviometri) e
Nivometeo (7 pluviometri).
Modelli previsionali
I dati e le informazioni di tipo meteorologico sono utilizzati per l'elaborazione della previsione
meteorologica alla scala sinottica e alla mesoscala, per la conseguente redazione del Bollettino
Meteorologico Regionale, per l'adozione degli Avvisi di Avverse Condizioni Meteorologiche e per la
previsione dell'evoluzione a breve termine degli eventi in atto ai fini della valutazione dei livelli di
criticità di carattere idraulico ed idrogeologico.
Per quanto riguarda la modellazione meteorologica, il Centro Funzionale riceve quotidianamente,
tutti i parametri meteorologici del modello ad area limitata denominato COSMO I-7.
Per la previsione degli effetti al suolo è stato utilizzato un approccio di tipo probabilistico
considerando dei tempi di ritorno pari a 2 e 5 anni.
In questo senso è fondamentale individuare delle soglie di allerta, cioè dei valori da associare ad
alcuni parametri, che diano indicazioni sulla gravità del fenomeno che sta approssimandosi con un
certo anticipo. Questo anticipo serve al sistema di protezione civile per adottare le idonee misure di
prevenzione indicate nei piani di emergenza locali, qualora si renda necessario. Le soglie di
allertamento sono utilizzate anche per ulteriori attività di allerta a breve e brevissimo termine (es:
avvisi di criticità localizzati); tali soglie talvolta sono il risultato di modelli numerici che riescono a
raggiungere un livello di affidabilità più elevato. I valori devono essere definiti con molta cautela
perché devono tener conto sia dell’incertezza dei dati di previsione che si stanno utilizzando, sia della
confidenza della modellistica.
Il rischio idrogeologico è legato ai dissesti superficiali e dipende fortemente dal regime delle
precipitazioni, dalla litologia e dalla copertura superficiale del terreno; tutte caratteristiche
sufficientemente omogenee per vaste aree di territorio. Si tratta di fenomeni generalmente diffusi che
giustificano quindi l’utilizzo della pioggia come parametro precursore principale per l’attivazione delle
allerte per rischio idrogeologico.
I risultati elaborati dal Servizio Geologico della Regione Lombardia consentono l’individuazione di
soglie limite, basate su intensità di precipitazione e durata della stessa, correlata alla pioggia media
annua dell’area in esame, senza considerare i dati geotecnici dei materiali coinvolti. Le soglie sono
state ottenute su base sperimentale e in pratica verificando per ogni fenomeno, di cui si conoscessero
orario d’accadimento e località, quale era stata la pioggia caduta al suolo in precedenza; elaborando
tali informazioni si sono estrapolati dei valori ricorrenti che sono stati assunti come quantitativi
responsabili dell’innesco del fenomeno considerato.
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Lombardia – p. 5
Il punto di partenza per la valutazione delle soglie minime d’innesco dei movimenti franosi
superficiali, è la carta delle p.m.a. (precipitazioni medie annue). Su di essa sono stati ricavati i valori
delle soglie S1 ed S2 per ogni isoieta, valutata per intervalli di tempo pari a 12 h e 24 h.
Inoltre è stata individuata una soglia S0, corrispondente alla soglia indicativa del passaggio da
normalità a criticità ordinaria, ottenuta moltiplicando per 0,75 i valori di S1.
Strumenti di comunicazione
Relativamente al rischio idrogeologico, il Centro Funzionale Regionale ha il compito di diffondere i
seguenti documenti:
Bollettino di Vigilanza Meteorologica Regionale: viene predisposto e diffuso
quotidianamente entro le ore 10:30; ha lo scopo di individuare i superamenti di soglia relativi
a diversi rischi naturali, tra i quali rientra anche il rischio idrogeologico;
Avviso Regionale di Condizioni Meteorologiche Avverse (Avviso CMA): viene
predisposto nel caso di eventi considerati potenzialmente critici ai fini di protezione civile, cioè
qualora si preveda il superamento di valori di soglia per criticità almeno moderata. La
diffusione avviene entro le ore 10:30 o appena si renda necessario.
Tale Avviso contiene indicazioni sul periodo di validità, le Zone di Allerta Meteo interessate, la
situazione meteorologica ed il tipo di evento attesi, l’evoluzione spazio-temporale, il periodo di
massima intensità, nonché la valutazione, qualitativa e quantitativa, delle grandezze meteo-
idrologiche previste.
Avviso di Criticità Regionale: viene emesso dal dirigente UOPC (delegato del Presidente
della Giunta Regionale) valutando gli effetti al suolo sulla base del Bollettino di Vigilanza
Meteorologica Regionale e dell’Avviso Regionale di Condizioni Meteorologiche Avverse. Il
documento viene emesso con immediatezza appena si renda necessario.
Per previsioni meteorologiche che interessano solamente porzioni limitate di aree omogenee o
per fenomeni ben circoscritti risulta opportuno indirizzare l’Avviso solo ad aree specifiche, da
definire di volta in volta, sulla base delle previsioni.
L’attivazione può riguardare:
stato di allerta (codice 2): moderata criticità;
stato di allerta (codice 3): elevata criticità.
L’Avviso potrà riguardare intere Zone di Allerta Meteo, ovvero porzioni di esse, definite di
volta in volta sulla base delle previsioni circa l’estensione dei fenomeni in atto.
Esso viene inviato a tutti i soggetti interessati nelle seguenti modalità:
Lombardia Integrata Posta Sicura (LIPS);
fax;
sms;
nella parte pubblica del sito web RL-UOPC.
PROGRAMMI DI RICERCA SCIENTIFICA DI RILEVANTE INTERESSE NAZIONALE
(D.M. 1152/ric del 27/12/2011)
La mitigazione del rischio da frana mediante interventi sostenibili
ALLEGATO al rapporto scientifico
Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale:
analisi della normativa vigente
Scheda Monografica
14/03/2016
Regione Marche Procedure di allertamento del Sistema regionale Marche di Protezione Civile per il rischio idrogeologico e il governo delle piene
G. Pecoraro, M. Calvello
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Marche – p. 1
Regione Marche Procedure di allertamento del Sistema regionale Marche di Protezione Civile per il rischio idrogeologico e il governo delle piene
Normativa
Decreto del Presidente della Giunta Regionale n° 301 del 22 dicembre 2006
Procedure di allertamento del Sistema regionale Marche di Protezione Civile per il rischio
idrogeologico e il governo delle piene.
Altre fonti consultate
Manuale per l'Uso dell'Estrattore on-line – Centro Funzionale Multirischi Protezione
Civile Regione Marche
Archivio dei dati della rete di monitoraggio meteo-idro-pluviometrica.
Dati generali
La Regione Marche, ha destinato notevoli risorse, economiche ed umane, per sviluppare il Servizio
previsionale di meteorologia e idrologia decentrata e fornire, quotidianamente, un servizio di
valutazione della situazione meteo-idrologica, osservata e attesa, nonché una previsione degli effetti
indotti dalle precipitazioni sul territorio regionale. Tale servizio ha lo scopo di prevedere l’insorgenza
del rischio idrogeologico, la cui origine ed evoluzione è connessa a precipitazioni intense e tali da
determinare effetti critici sul territorio.
Uno dei compiti principali del Centro Funzionale è quello di fornire un servizio quotidiano di
valutazione sia del rischio meteo-idrologico, sia del rischio idrogeologico, la cui insorgenza ed
evoluzione, legata a precipitazioni intense, è in grado di generare situazioni di instabilità e di dissesto
in forma più o meno gravosa per il territorio e le popolazioni residenti.
Tale servizio sarà assicurato dal Centro:
in fase previsionale, attraverso la valutazione della situazione meteorologica e idrologica
attesa;
in fase di monitoraggio, per mezzo dell’osservazione diretta delle precipitazioni e dei livelli
idrometrici misurati dalle stazioni idro-meteo-pluviometriche della rete regionale.
Il servizio di previsione meteo-idrologica viene garantito dalla presenza quotidiana di esperti
(meteorologi, informatici, tecnici, idrologi e geologi) che, quotidianamente e in stretta
collaborazione, analizzano, valutano ed interpretano i fenomeni di natura meteo-idrologica ed
i relativi effetti al suolo.
Per lo svolgimento delle attività il Centro è strutturato in quattro specifiche aree:
area sismologica: dedicata al monitoraggio sismico ed alla manutenzione della rete
sismometrica regionale;
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Marche – p. 2
area meteorologica: dedicata alla raccolta, elaborazione, archiviazione e validazione dei
dati metereologici rilevati nel territorio regionale;
area idrologica, geologica e nivologica: dedicata all’interpretazione e all’utilizzo dei dati
rilevati e delle informazioni provenienti dalle reti di monitoraggio idro-pluviometrico;
area informatica: dedicata alla gestione del sistema di scambio informativo che garantisce il
funzionamento dei sistemi di comunicazione attraverso l’interscambio dei dati, anche in forma
grafica, e della messaggistica tra i Centri Funzionali.
Aree operative del Centro Funzionale Decentrato della Regione Marche
Tipologie di evento
Nell’ambito del Sistema di Allertamento Regionale vengono considerate le seguenti tipologie di evento:
idraulico:
erosioni e sovralluvionamenti d’alveo;
esondazioni dei corsi d’acqua in tratti arginati e non arginati;
idrogeologico:
frane innescate da piogge;
temporali;
neve;
nebbia;
vento;
mareggiate;
ondate di calore;
ecc.
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Allegato: Regione Marche – p. 3
Zone di allerta meteo
Il processo che ha portato alla definizione di 4 distinte Zone di Allerta Meteo per la Regione
Marche si è svolto attraverso numerose fasi di approfondimento, comprese le analisi dei dati di natura
climatologica, orografica, ed idrologica. Quest’ultimo criterio ha consentito di individuare le aree
omogenee anche dal punto di vista dell’evoluzione dei processi di piena, e di confrontarle e raccordarle
con quelle definite “ad elevato rischio idrogeologico” dal Piano per l’Assetto Idrogeologico.
Le Z.A.M. sono state individuate tramite l’applicazione dei criteri sopra citati, (tenuto conto degli
Indirizzi Operativi di cui alla Direttiva del P.C.M. 27 febbraio 2004 nonché della proposta elaborata
dall’Arpa Piemonte in collaborazione col Dipartimento Nazionale di Protezione Civile).
Tale suddivisione del territorio regionale in 4 Aree (tenuto anche conto dell’assetto idrogeologico e
della suddivisione amministrativa della Regione), riveste carattere sperimentale: sarà pertanto
suscettibile di valutazioni, verifiche ed aggiornamenti costanti al fine di valutarne la validità; qualora
tali analisi facessero emergere lacune e/o scarsa efficacia potrà essere rivista.
ZONE DI ALLERTA DENOMINAZIONE ZONE DI ALLERTA PROVINCE INCLUSE
MARC-A Appennino Marchigiano Settentrionale Ancona, Pesaro e Urbino
MARC-B Pianura Marchigiana Settentrionale Ancona, Pesaro e Urbino
MARC-C Appennino Marchigiano Meridionale Ascoli Piceno, Fermo, Macerata
MARC-D Pianura Marchigiana Meridionale Ascoli Piceno, Fermo, Macerata
Zone di allerta meteo della Regione Marche
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Marche – p. 4
Sistema di monitoraggio
Le stazioni hanno uno o più sensori per misurare i seguenti parametri: pioggia, livello idrometrico,
temperatura dell’aria, direzione e velocità del vento, radiazione solare globale, pressione atmosferica,
umidità dell’aria e precipitazione nevosa.
Relativamente al rischio frane sono localizzati nel territorio regionale 77 pluviometri, i quali
riportano: altezza di precipitazione ogni 15 minuti, intensità di precipitazione massima in 15 minuti,
cumulata, cumulata stagionale, precipitazioni più intense per 1, 3, 6, 12 e 24 ore consecutive
mensilmente e annualmente, precipitazioni più intense per 1, 2, 3, 4 e 5 giorni consecutivi
mensilmente e precipitazioni più intense per intervalli di 15 e 30 minuti.
Modelli previsionali
I dati e le informazioni di tipo meteorologico sono utilizzati per l'elaborazione della previsione
meteorologica alla scala sinottica e alla mesoscala, per la conseguente redazione del Bollettino
Meteorologico Regionale, per l'adozione degli Avvisi di Avverse Condizioni Meteorologiche e per la
previsione dell'evoluzione a breve termine degli eventi in atto ai fini della valutazione dei livelli di
criticità di carattere idraulico ed idrogeologico.
Il punto di partenza per una corretta modellazione meteorologica da parte del Centro Funzionale
è il modello dell’ECMWF di Reading (Inghilterra), che è un Modello a Circolazione Generale (GCM)
avente una risoluzione di circa 40 km. Ad esso viene affiancato un modello ad area limitata
denominato Lokalmodell (LAMI) innestato sul modello a circolazione generale GME del Servizio
Meteorologico Tedesco (DWD) gestito operativamente, per conto della Regione Marche, dal CINECA
di Bologna. Quest’ultimo modello simula il comportamento dell’atmosfera in un’area che comprende la
Penisola italiana e permette di fare previsioni con una risoluzione di 7 km. Il modello fornisce
l’evoluzione dei campi di precipitazione, vento, pressione, umidità relativa e temperatura per le 24 ore
successive alla previsione e permette di definire la tendenza per le future 48 e 72 ore.
Per quanto riguarda la previsione degli effetti al suolo, il punto di partenza è la determinazione
attraverso un’analisi probabilistica di soglie pluviometriche, intese come precursori di evento
relativo all’innesco di fenomeni franosi, è derivata dall’analisi di un elevato numero di eventi
meteorologici significativi, sufficientemente distribuiti sul territorio regionale, tali da essere correlati
attraverso da un’idonea base di dati che preveda almeno la conoscenza di: valori di pioggia critica e
situazioni di crisi determinatesi a seguito di precipitazioni.
Le soglie precedentemente descritte variano a seconda del grado di saturazione del suolo.
CONDIZIONI DEL SUOLO 1a SOGLIA 2a SOGLIA
Terreni asciutti o moderatamente bagnati 80 mm/24 h 100 mm/24 h
Terreni parzialmente o moderatamente saturi 60 mm/24 h 80 mm/ 24 h
Precipitazioni eccezionali 40-50 mm/3-5 h 90-100 mm/6-8 h
Soglie pluviometriche adottate per la Regione Marche
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Allegato: Regione Marche – p. 5
I dati quantitativi si riferiscono ad altezze di pioggia ragguagliate sulle superfici dei singoli bacini
idrografici interessati.
Strumenti di comunicazione
La Regione, tramite il Centro Funzionale, redige e pubblica quotidianamente nel sito ufficiale della
Protezione Civile regionale (http://protezionecivile.regione.marche.it) specifici documenti
tra cui:
Situazione Meteorologica;
Bollettino Meteorologico (redatto attraverso un’analisi della situazione attuale ed una
valutazione dell’evoluzione meteorologica per le 48 e 72 ore successive, nonché della dalla
tendenza per il quarto giorno di previsione. Il Bollettino contiene: data e ora di emissione;
stato del cielo; previsione media di pioggia; limite delle nevicate; andamento e previsione delle
temperature; previsione dei venti; stato dei mari: spazio riservato all’inserimento di eventuali
segnalazioni di rilievo);
Bollettino di Vigilanza Meteo-Idrogeologica (emesso in condizioni di criticità assente
od ordinaria, è costituito da due parti distinte: la sezione “Avvertenze di carattere
meteorologico” in cui vengono segnalate, qualora esistenti, eventuali fenomeni di natura
meteorologica che, per intensità e caratteristiche, sono potenzialmente in grado di causare
dissesti per il territorio e/o disagi per la popolazione e la sezione “Criticità Idrogeologiche”,
relativa alla previsione degli effetti al suolo previsti sulle Aree di Allertamento, distinta in
criticità geologica ed idrologica, riferita al giorno successivo. Il documento, emesso tutti i
giorni dal lunedì al sabato entro le ore 14.00 locali, contiene: data e ora di emissione; inizio e
fine validità; fenomeni meteorologici particolari, qualora esistenti; grado di criticità
idrogeologica previsto per ognuna delle 4 Zone di Allerta Meteo; eventuali commenti).
In caso di particolari condizioni, inoltre vengono pubblicati:
Avviso Regionale di Condizioni Meteorologiche Avverse (emesso qualora le previsioni
meteorologiche dovessero prevedere un peggioramento della situazione in atto tale da far
ipotizzare condizioni di potenziale pericolo. Tale avviso sarà emesso con 24 ore di preavviso
(qualora il grado di predicibilità lo renda possibile anche con 48 ore di preannuncio) e sarà
inviato (a mezzo fax) al Centro Funzionale Centrale c/o il Dipartimento di Protezione Civile,
nonché alla Sala Operativa Unificata permanente -SOUP- la quale provvederà ad inoltrare il
documento a tutti gli Enti e le strutture del Sistema regionale di Protezione Civile;
Avviso di Criticità Idrogeologica Regionale (emesso, di solito entro le ore 14:00 ma
anche in altri orari in situazioni particolari, nel caso in cui gli effetti al suolo previsti in almeno
una delle 4 Zona di Allerta Meteo siano stati valutati di moderata od elevata criticità).
Questi ultimi sono ufficialmente trasmessi a mezzo fax agli organi competenti, secondo le consuete
procedure previste.
PROGRAMMI DI RICERCA SCIENTIFICA DI RILEVANTE INTERESSE NAZIONALE
(D.M. 1152/ric del 27/12/2011)
La mitigazione del rischio da frana mediante interventi sostenibili
ALLEGATO al rapporto scientifico
Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale:
analisi della normativa vigente
Scheda Monografica
14/03/2016
Regione Molise Dichiarazione dello stato di attività del Centro Funzionale Decentrato della Regione Molise
G. Pecoraro, M. Calvello
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Molise – p. 1
Regione Molise Dichiarazione dello stato di attività del Centro Funzionale Decentrato della Regione Molise
Normativa
Delibera della Giunta Regionale n° 152 del 23 febbraio 2009
Dichiarazione dello stato di attività del Centro Funzionale Decentrato della Regione Molise.
Altre fonti consultate
Dati generali
Il Centro Funzionale Regionale del Molise assicura lo svolgimento di una molteplicità di funzioni, di
seguito descritte:
analisi critica quotidiana dei dati e delle informazioni a disposizione dalle reti dei Centri
Funzionali: rete Primaria e rete Secondaria per i dati in tempo reale e differito; Web,
Piattaforma Prometeo e Piattaforma Experience per i dati previsionali;
interpretazione, verifica e stima dell’attendibilità e rappresentatività dei rischi analizzati nei
bollettini, nonché allo studio e archiviazione di particolari situazioni meteorologiche
rappresentative di eventi di particolare interesse;
redazione dei bollettini e degli Avvisi, della pagina web e cura dell’informatizzazione dei
prodotti e della comunicazione;
briefing tra il settore meteo e il settore idrologico, geologico e nivologico per la valutazione dei
livelli di criticità idrogeologica;
monitoraggio meteoidropluviometrico;
programmazione, progettazione, manutenzione e gestione delle reti di monitoraggio
meteoidropluviometriche;
pubblicazione sistematica degli elementi osservati ed elaborati;
organizzazione, gestione e coordinamento di un sistema informativo unico e di una rete
regionale integrata di rilevamento e sorveglianza definendo con le Amministrazioni Statali,
Regionali, e gli altri soggetti pubblici e privati interessati, le integrazioni e i coordinamenti
necessari;
cessione a soggetti terzi interessati di dati, pareri e consulenze secondo quanto disposto dalla
normativa regionale vigente;
sviluppo e gestione di sistemi di allerta per i rischi idrogeologico ed idraulico;
rilievo di parametri fisici propedeutici alla conoscenza dei fenomeni naturali ed alla
mitigazione dei rischi.
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Allegato: Regione Molise – p. 2
Con riferimento alla previsione ed all’analisi dell’evoluzione degli eventi meteorologici nel
tempo reale, l’attività del Centro Funzionale è articolata seguenti fasi:
fase di previsione meteorologica, di concerto con il Dipartimento Nazionale di
Protezione Civile, Ufficio Previsione, Valutazione, Prevenzione e Mitigazione dei Rischi
Naturali, Servizio per la Vigilanza e la Previsione Meteorologica (di seguito per brevità
chiamato “Ufficio Meteo DPC”), dedicata alla redazione di previsioni e avvisi meteo;
fase di valutazione del livello di criticità da adottare per ciascuna Zona di
Allertamento, stabilendo gli effetti che gli eventi previsti possono determinare al suolo;
fase di monitoraggio, con lo scopo di analizzare i dati provenienti in tempo reale dalle
stazioni remote integrandole anche con le notizie non strumentali provenienti dai presidi
territoriali, al fine di verificare l’evoluzione degli eventi previsti, formulare possibili scenari
critici nel breve e medio termine e riconoscere l’occorrenza di condizioni di criticità.
Tipologie di evento
Gli Scenari di Rischio considerati per la Regione Molise sono:
idraulico:
erosioni dell’alveo, che possono essere differenziate a seconda delle dimensioni del
bacino;
esondazioni localizzate, che possono essere differenziate a seconda delle dimensioni
del bacino;
alluvioni, che possono essere differenziate a seconda delle dimensioni del bacino;
idrogeologico:
scorrimenti superficiali;
colate detritiche;
caduta di massi;
ondate di calore;
nevicate a bassa quota;
gelate;
nebbia;
venti forti;
mareggiate;
temporali.
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Molise – p. 3
Zone di allerta meteo
In base alla caratterizzazione climatologica descrittiva e dinamica, con particolare riferimento agli esiti
di eventi atmosferici di particolare intensità e/ o persistenza, si è deciso di suddividere il territorio di
competenza in 3 Zone di Allerta Meteo in Fase di Previsione.
Le 19 Zone di Allerta per Evento in Atto sono state individuate attraverso l’analisi territoriale e
spaziale operando delle fusioni e delle unioni fra aree idraulicamente omogenee.
ZONE DI ALLERTA (Fase di
Previsione)
DENOMINAZIONE ZONE DI ALLERTA
(Fase di Previsione)
ZONE DI ALLERTA (Fase di Evento in Atto)
PROVINCE INCLUSE
MOLI-A Alto Volturno-Medio Sangro A01 A02 A03
Isernia
MOLI-B Frentani-Sannio Matese
B01 B02 B03 B04 B05 B06 B07 B08 B09 B10 B11 B12
Campobasso, Isernia
MOLI-C Litoranea C01 C02 C03
Campobasso
Zone di allerta meteo della Regione Campania
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Allegato: Regione Molise – p. 4
Sistema di monitoraggio
Le stazioni hanno uno o più sensori per misurare i seguenti parametri: pioggia, livello idrometrico,
temperatura dell’aria, direzione e velocità del vento, radiazione solare globale, pressione atmosferica,
umidità dell’aria e precipitazione nevosa.
Relativamente al rischio frane sono localizzati nel territorio regionale 62 pluviometri.
Modelli previsionali
I dati e le informazioni di tipo meteorologico sono utilizzati per l'elaborazione della previsione
meteorologica alla scala sinottica e alla mesoscala, per la conseguente redazione del Bollettino
Meteorologico Regionale, per l'adozione degli Avvisi di Avverse Condizioni Meteorologiche e per la
previsione dell'evoluzione a breve termine degli eventi in atto ai fini della valutazione dei livelli di
criticità di carattere idraulico ed idrogeologico.
Nella fase di previsione meteorologica, le precipitazioni previste dal modello LAMI, corsa delle
00 UTC, sono adottate quali precursori delle possibili criticità di carattere idraulico ed idrogeologico
associate a fenomeni meteorici intensi, qualora sia verificata la loro coerenza con le previsioni
meteorologiche alla scala sinottica nelle successive 36 ore. Per il rischio idrogeologico si fa riferimento
a precursori di possibili criticità locali, assunti pari al valore massimo dell’altezza media di
precipitazione prevista su un’area di circa 450 km2 (9 punti della griglia numerica del modello LAMI
nella versione con risoluzione 7 km) nell’ambito di ciascuna Zona di Allerta, calcolati nell’orizzonte di
previsione attraverso finestre temporali mobili di ampiezza pari a 24 ore.
Per quanto riguarda la previsione degli effetti al suolo, va innanzitutto osservato che le
precipitazioni rappresentano un indicatore fondamentale per l’attivazione del rischio idrogeologico.
Le soglie pluviometriche costituiscono una componente importante nel Sistema di Allertamento.
Utilizzando un piano cartesiano (P,d), in cui P rappresenta la precipitazione cumulata e d la durata
progressiva dell’evento meteorico, le soglie pluviometriche si rappresentano come una curva che
delimita i possibili stati: al di sopra la precipitazione determina una situazione che si può considerare
potenzialmente critica, al di sotto invece l’evento meteorico non ha le caratteristiche di intensità tali da
innescare uno stato di allerta. Sarebbe possibile individuare un gruppo di curve che definiscono una
serie di stati a pericolosità crescente, ma ci si è limitati ad individuare un numero ridotto di livelli di
pericolosità, al fine di semplificare l’organizzazione del Sistema di Allertamento.
La definizione delle soglie pluviometriche è stata sviluppata attraverso l’utilizzo di modelli empirici,
basati su analisi statistiche volte all’individuazione di rapporti diretti tra le precipitazioni e gli inneschi
di problematiche idrogeologiche sul territorio avvalendosi solo di valutazioni di tipo statistico e
qualitativo per quanto riguarda le variabili ambientali.
Un approccio empirico vede come parametro fondamentale la precipitazione cumulata (espressa in
millimetri), in un dato intervallo di tempo (espresso in ore o giorni).
Nell’ambito del presente sistema di allertamento, si assumeranno genericamente critiche per la
mobilizzazione di movimenti franosi le precipitazioni significative su intervalli temporali di durata
superiore o uguale a 24 ore.
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Molise – p. 5
Tale assunzione deriva da due constatazioni: l’acqua nel suolo costituisce uno dei principali fattori che
determinano l’innesco dei movimenti franosi e precipitazioni prolungate favoriscono l’infiltrazione
dell’acqua nel suolo negli strati più profondi.
Strumenti di comunicazione
Il Centro Funzionale Regionale del Molise emette i seguenti documenti:
Bollettino di Vigilanza: è un insieme di elaborati realizzati dal Centro Funzionale
attraverso la sinergia fra il Settore Meteo ed il Settore Geologico, Idraulico e Nivologico. Tali
prodotti sono il risultato di analisi di previsioni e determinazione di effetti al suolo che queste
producono sul territorio regionale. Il Bollettino di Vigilanza di base è composto dal Bollettino
Meteo Regionale (elaborato quotidianamente e contenente le previsioni meteorologiche a
scala regionale con la descrizione della giornata odierna e le previsioni a 24 ore ed a 48 ore.
Viene anche determinata una tendenza a 72 ore, riportando eventuali fenomeni significativi
previsti nelle singole zone omogenee. I dati di previsione sono elaborati quotidianamente di
concerto con l’Ufficio Meteo DPC. Il solo Bollettino Meteo Regionale viene pubblicato anche
sul sito internet del Servizio (www.protezionecivile.molise.it) con lo scopo di divulgare le
informazioni relative alle previsioni meteo, raggiungendo un bacino di utenti quanto più vasto
possibile) e dal Bollettino di Sintesi delle Criticità (emesso quotidianamente, in esso
viene dichiarato il livello di criticità previsto e viene indicata l'eventuale emanazione di un
"Avviso di criticità". Il Bollettino di Sintesi può essere corredato anche da valutazioni di
criticità emesse da altri Enti come la valutazione del rischio neve e valanghe del Servizio
Meteomont-Corpo Forestale dello Stato), all’occorrenza può essere integrato da bollettini
accessori di tipo stagionale.
Avviso di Criticità: riguarda valutazioni di tipo previsionale o di monitoraggio dei fenomeni
in atto.
Avviso di Condizioni Meteorologiche Avverse: questo prodotto ha lo scopo di fornire
con un certo anticipo informazioni previsionali, alla scala interregionale, circa l’insorgenza e
l’evoluzione di situazioni di pericolosità idrogeologica.
Oltre alla divulgazione sul sito web www.protezionecivile.molise.it, i documenti descritti in
precedenza vengono inviati tramite fax ai soggetti interessati.
PROGRAMMI DI RICERCA SCIENTIFICA DI RILEVANTE INTERESSE NAZIONALE
(D.M. 1152/ric del 27/12/2011)
La mitigazione del rischio da frana mediante interventi sostenibili
ALLEGATO al rapporto scientifico
Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale:
analisi della normativa vigente
Scheda Monografica
14/03/2016
Regione Piemonte Gestione organizzativa e funzionale del Sistema di Allertamento Regionale ai fini di protezione civile
G. Pecoraro, M. Calvello
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Piemonte – p. 1
Regione Piemonte Gestione organizzativa e funzionale del Sistema di Allertamento Regionale ai fini di protezione civile
Normativa
Deliberazione della Giunta Regionale n° 37-15176 del 23 marzo 2005
Approvazione della prima sezione del disciplinare per la gestione organizzativa e funzionale del
Sistema di Allertamento Regionale ai fini di protezione civile.
Deliberazione della Giunta Regionale n° 46-6578 del 30 luglio 2007 (Aggiornamento)
Approvazione del nuovo disciplinare per la gestione organizzativa e funzionale del “Sistema di
allertamento regionale ai fini di protezione civile”.
Altre fonti consultate
Indagini e studi finalizzati alla predisposizione del Piano di Tutela delle Acque (D.Lgs.
152/99) – Allegato tecnico
Analisi sulla consistenza della rete di monitoraggio meteo-idro-pluviometrica.
http://www.arpa.piemonte.gov.it/approfondimenti/temi-ambientali/idrologia-e-
neve/neve-e-valanghe/radar
http://www.arpa.piemonte.gov.it/approfondimenti/temi-ambientali/meteorologia-e-
clima/meteo/modelli-numerici
Dati generali
La gestione del Sistema di Allertamento Regionale è assicurata, attraverso la rete del Centro
Funzionale Regionale dell’ARPA Piemonte, dalla Regione, dagli Uffici Territoriali di Governo, dalle
Province e dai Comuni, nonché dalle altre strutture pubbliche e private regionali.
Il sistema di allertamento regionale è definito da:
una fase previsionale;
una fase di monitoraggio e sorveglianza.
Entrambe le fasi sono attuate dal Centro Funzionale Regionale.
La Regione Piemonte ha adottato l’insieme degli elementi tecnico-scientifici di base che concorrono a
definire il Sistema di Allertamento Regionale, in particolare:
la suddivisione del territorio regionale in Zone di Allerta Meteo;
i livelli e gli scenari di rischio;
il sistema di soglie.
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Piemonte – p. 2
La Regione Piemonte adotta, inoltre, l’insieme degli elementi che concorrono a definire le procedure di
attivazione e gestione del Sistema di Allertamento Regionale, in particolare:
i documenti informativi (bollettini, avvisi, dati di monitoraggio);
le modalità di diffusione dei documenti informativi;
il sistema di trasmissione dei documenti informativi;
i compiti e l’operatività del centro funzionale regionale;
la corrispondenza fra livelli di criticità e livelli di allerta.
Schema di gestione del Sistema di Protezione Civile della Regione Piemonte
Tipologie di evento
Nell’ambito del Sistema di Allertamento Regionale vengono considerate le seguenti tipologie di evento:
idraulico:
erosioni e sovralluvionamenti d’alveo;
esondazioni dei corsi d’acqua in tratti arginati e non arginati;
idrogeologico:
frane innescate da piogge;
pioggia e temporali;
neve;
ondate di calore;
gelo;
vento;
nebbia.
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Piemonte – p. 3
Zone di allerta meteo
Le Zone di Allerta Meteo sono state individuate in base alle scale spaziali caratteristiche delle
previsioni meteorologiche tenendo conto delle caratteristiche pluviometriche e climatiche; tale criterio
ha portato a una suddivisione di natura orografica con la quale si è cercato di separare le aree
montuose da quelle di pianura e collinari, non solo per agevolare la fase previsionale, ma anche per
distinguere settori omogenei dal punto di vista degli effetti sul territorio.
ZONE DI ALLERTA DENOMINAZIONE ZONE DI ALLERTA PROVINCE INCLUSE
PIEM-A Toce Novara, Verbano-Cusio-Ossola
PIEM-B Dora Baltea-Sesia Biella, Novara, Torino, Vercelli
PIEM-C Orco-Bassa Dora Riparia-Sangone Torino
PIEM-D Alta Dora Riparia-Po Cuneo, Torino
PIEM-E Varaita-Stura Cuneo
PIEM-F Alto Tanaro Cuneo
PIEM-G Belbo-Bormida Alessandria, Asti, Cuneo
PIEM-H Scrivia Alessandria
PIEM-I Pianura Settentrionale Alessandria, Asti, Biella, Novara, Torino,
Vercelli
PIEM-L Pianura Torinese-Colline Alessandria, Asti, Cuneo, Torino
PIEM-M Pianura Cuneese Cuneo, Torino
Zone di allerta meteo della Regione Piemonte
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Piemonte – p. 4
Sistema di monitoraggio
Le stazioni hanno uno o più sensori per misurare i seguenti parametri: pioggia, livello idrometrico,
portate, temperatura dell’aria, direzione e velocità del vento, radiazione solare, pressione atmosferica,
umidità dell’aria, evapotraspirazione e nevosità.
Relativamente al rischio frane sono localizzati nel territorio regionale 232 pluviometri (la rete
pluviometrica è stata potenziata recentemente ed è tuttora in crescita).
Inoltre la Regione Piemonte gestisce i radar Doppler polarimetrici in banda C di Bric della
Croce, Pecetto (TO) e, in collaborazione con il Settore di Protezione Civile della Regione Liguria, di
Monte Settepani, Osiglia (SV) sull'Appennino Ligure-Piemontese.
Le più comuni applicazioni sono: monitoraggio in tempo reale dell'intensità e del tipo di precipitazione
(pioggia, neve, grandine) entro un raggio di 150-200 km dal sito radar e con una risoluzione di 1 km2
ed un aggiornamento ogni 5 minuti e individuazione e previsione fino a 1-2 ore di anticipo
(nowcasting) di fenomeni associati a precipitazioni intense anche in forma di grandine.
Modelli previsionali
I dati e le informazioni di tipo meteorologico sono utilizzati per l'elaborazione della previsione
meteorologica e per la previsione dell'evoluzione a breve termine degli eventi in atto.
Per quanto riguarda la modellazione meteorologica, il servizio meteorologico della Regione
Piemonte utilizza diversi modelli numerici. L'utilizzo di più modelli è fondamentale per tenere conto
dei diversi possibili scenari e definire un'affidabilità della previsione.
Il modello numerico utilizzati per definire il quadro sinottico e l'evoluzione a più lungo termine della
situazione meteorologica è l’Integrated Forecast System (IFS) di ECMWF.
I modelli ad area limitata (LAM), simulando l'atmosfera su un dominio più piccolo, sono in grado di
rappresentare con maggiore dettaglio ii processi meteorologici. I modelli LAM utilizzati sono quelli
afferenti al consorzio internazionale COSMO (COnsortium for Small-scale MOdelling) e quelli
sviluppati e implementati operativamente dall'ISAC-CNR della catena BOLAM-MOLOCH.
Esistono due implementazioni del modello COSMO: la prima con risoluzione orizzontale di circa 7,5
km (COSMO-I7) e il secondo con risoluzione orizzontale di circa 2,8 km (COSMO-I2).
Per la previsione degli effetti al suolo si fa riferimento ad un modello di tipo probabilistico
basato su un sistema di soglie pluviometriche a valenza puntuale, le quali tengono conto del
grado di saturazione del suolo.
VALIDITÀ DELLA VALUTAZIONE PARAMETRO
DI CONFRONTO
TEMPO DI RITORNO SOGLIE (TRH) [anni]
Territoriale Fase Durata d
[h]
moderata criticità
elevata criticità
I suolo secco
I suolo umido
I suolo secco
I suolo umido
Rappresentativo della zona Previsionale 6, 12, 24 Massimo previsto
5 2 20 5 Rappresentativo del sito
sede di stazione Monitoraggio 1, 3, 6, 12, 24
Valore misurato dalla stazione
Soglie pluviometriche adottate dalla Regione Piemonte
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Piemonte – p. 5
Strumenti di comunicazione
Relativamente al rischio idrogeologico, i documenti informativi emessi si distinguono in:
documenti previsionali, a loro volta suddivisi in:
Bollettino di Vigilanza Meteorologica: emesso dal Centro Funzionale del
Piemonte tutti i giorni entro le ore 13:00. Il bollettino contiene una previsione dei
fenomeni meteorologici per il pomeriggio e per i due giorni successivi, differenziati
per Zone di Allerta. Condizioni meteorologiche avverse vengono segnalate all’interno
del bollettino tramite un avviso di avverse condizioni meteorologiche;
Bollettino Idrogeologico ed Idraulico: emesso dal Centro Funzionale del
Piemonte tutti i giorni entro le ore 13:00. Il bollettino contiene una previsione circa gli
effetti al suolo attesi per il rischio idrogeologico ed idraulico per il pomeriggio e per il
giorno successivo, differenziato per Zone di Allerta.
documenti di monitoraggio e sorveglianza, a loro volta suddivisi in:
Bollettino di Aggiornamento della Situazione Idrogeologica ed Idraulica:
emesso dal Centro Funzionale del Piemonte nel caso di criticità idrogeologica ed
idraulica. In caso di livello 2 vengono emessi due aggiornamenti al giorno alle ore
09:00 e alle ore 21:00. In caso di livello 3 vengono emessi quattro aggiornamenti al
giorno alle ore 06:00, alle ore 12:00, alle ore 18:00 e alle ore 24:00. Il documento
contiene una descrizione testuale della situazione basata sul monitoraggio e della sua
evoluzione basata sulla previsione a breve termine.
Avviso Straordinario di Criticità Idrogeologica ed Idraulica: emesso dal
Centro Funzionale del Piemonte nel caso di accertamento di situazioni impreviste di
criticità idrogeologica o idraulica moderata o elevata. Il documento contiene una
descrizione testuale della situazione osservata e della sua evoluzione a breve termine
(nowcasting) basata sulle previsioni dei modelli disponibili presso il Centro
Funzionale inizializzati con le misure raccolte in tempo reale.
I documenti previsionali contenenti avvisi sono trasmessi dal Settore Protezione Civile della Regione
Piemonte tramite apparecchiatura fax. La trasmissione dei documenti previsionali alle Province e
agli Uffici Territoriali di Governo è seguita dalla verifica di avvenuta ricezione effettuata con
apparecchiatura telefonica.
I documenti di monitoraggio e sorveglianza, per il loro carattere d’urgenza, sono trasmessi
direttamente dal Centro Funzionale tramite apparecchiatura fax.
I documenti sono pubblicati sul sito web http://www.arpa.piemonte.gov.it/.
PROGRAMMI DI RICERCA SCIENTIFICA DI RILEVANTE INTERESSE NAZIONALE
(D.M. 1152/ric del 27/12/2011)
La mitigazione del rischio da frana mediante interventi sostenibili
ALLEGATO al rapporto scientifico
Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale:
analisi della normativa vigente
Scheda Monografica
14/03/2016
Regione Puglia Dichiarazione di attività del centro funzionale decentrato della regione Puglia
G. Pecoraro, M. Calvello
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Puglia – p. 1
Regione Puglia Dichiarazione di attività del centro funzionale decentrato della regione Puglia
Normativa
Deliberazione della Giunta Regionale n° 2217 del 23 dicembre 2003
Deliberazione della Giunta Regionale n° 2181 del 26 novembre 2013 (normativa vigente)
Dichiarazione di attività del centro funzionale decentrato della regione Puglia.
Altre fonti consultate
http://www.arpa.puglia.it/web/guest/serviziometeo
Dati generali
Le attività del Centro Funzionale si svolgono attraverso:
fase di previsione;
fase di monitoraggio e sorveglianza in tempo reale.
La fase di previsione è articolata in tre funzioni:
assimilazione dei dati osservati ed elaborazione della previsione circa la natura e l'intensità
degli eventi attesi;
previsione degli effetti al suolo che la manifestazione dei fenomeni meteorologici attesi può
determinare su ciascuna Zona di Allerta in cui è suddiviso il territorio regionale;
valutazione del livello di criticità complessivamente atteso in ciascuna Zona di Allerta,
ottenuta anche attraverso il confronto tra le previsioni meteorologiche elaborate dal DPC e i
valori delle soglie adottate.
La fase di monitoraggio e sorveglianza si realizza attraverso l'osservazione qualitativa e
quantitativa, diretta e strumentale, dell'evento meteo-idrologico in atto. L’acquisizione di dati rilevati
attraverso le reti strumentali, la rete radarmeteorologica nazionale, le diverse piattaforme satellitari
disponibili per l'osservazione della terra, integrata mediante le notizie non strumentali, reperite
localmente da operatori debitamente istruiti (Presidi territoriali), consente di effettuare una previsione
a breve degli effetti dell'evento in corso attraverso il nowcasting meteorologico e/ o l’impiego di
modelli afflussi-deflussi inizializzati da misure raccolte in tempo reale (ove operativi in tempo reale sia
pure in via sperimentale).
Tale fase è il presupposto per:
rendere disponibili informazioni indispensabili alla formazione di nuovi scenari di criticità,
ovvero all’aggiornamento degli scenari previsti in base all’evoluzione dell’evento in atto, e
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Puglia – p. 2
verificare il livello di criticità, in essere e previsto, attraverso il confronto delle misure rilevate
con le soglie adottate e/o con eventuali notizie comunicate dal territorio;
svolgere una funzione di supporto alle decisioni per tutte le strutture preposte ad attività
decisionali ed operative in tema di protezione civile al fine di mitigare l’impatto sul territorio
regionale degli eventi meteorologici avversi, mediante l’acquisizione e l’elaborazione dei dati
rilevati in tempo reale dalle stazioni di monitoraggio.
A valle di queste due fasi, vi può essere una fase di allertamento.
Schematizzazione della fase di allertamento della Regione Puglia
Tipologie di evento
Nel Sistema di Allertamento Regionale vengono considerate le seguenti tipologie di evento:
idraulico:
erosioni e sovralluvionamenti d’alveo;
esondazioni dei corsi d’acqua in tratti arginati e non arginati;
idrogeologico:
frane superficiali;
colate rapide di detriti o fango;
caduta di massi;
temporali (si tratta di fenomeni a carattere impulsivo, ovvero in grado di liberare una
considerevole quantità di energia in breve tempo e in aree anche molto limitate; si
manifestano tipicamente con attività elettrica (fulminazioni) associata a precipitazione molto
intensa (pioggia, grandine o neve), forti raffiche di vento e, talvolta, trombe d’aria);
nevicate abbondanti, anche a bassa quota;
anomalie termiche (ondate di calore nei mesi estivi, significative condizioni di freddo e gelate
nei mesi invernali);
vento forte e mareggiate.
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Puglia – p. 3
Zone di allerta meteo
Ai fini della valutazione degli scenari di rischio attesi, il territorio della Regione Puglia è stato
suddiviso in Zone di Allerta Meteo.
L'individuazione delle Zone di Allerta Meteo passa attraverso successive fasi di definizione nelle quali
hanno un ruolo fondamentale criteri di svariata natura (idrografica, meteorologica ed orografica) che
tengano conto della risposta del territorio agli effetti meteorologici.
La definizione delle Zone di Allerta Meteo della Regione Puglia è stata eseguita considerando alcuni
criteri fondamentali.
ZONE DI ALLERTA DENOMINAZIONE ZONE DI ALLERTA PROVINCE INCLUSE
PUGL-A Gargano e Tremiti Foggia
PUGL-B Tavoliere-bassi bacini del Candelaro, Cervaro e Carapelle
Barletta-Andria-Trani, Foggia
PUGL-C Puglia Centrale Adriatica Bari, Barletta-Andria-Trani,
Brindisi, Taranto
PUGL-D Salento Brindisi, Lecce, Taranto
PUGL-E Bacini del Lato e del Lenne Bari, Taranto
PUGL-F Puglia Centrale Bradanica Bari
PUGL-G Basso Ofanto Barletta-Andria-Trani, Foggia
PUGL-H Sub-Appennino Dauno Foggia
PUGL-I Basso Cilento Foggia
Zone di allerta meteo della Regione Puglia
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Puglia – p. 4
Sistema di monitoraggio
Le stazioni hanno uno o più sensori per misurare i seguenti parametri: pioggia, temperatura
atmosferica, livello idrometrico, umidità relativa, velocità e direzione del vento, radiazione solare e
pressione atmosferica.
Relativamente al rischio frane sono localizzati nel territorio regionale 151 pluviometri.
Modelli previsionali
I dati e le informazioni di tipo meteorologico sono utilizzati per la previsione dell'evoluzione a breve
termine degli eventi in atto ai fini della valutazione dei livelli di criticità di carattere idraulico ed
idrogeologico.
Per quanto riguarda la modellazione meteorologica, presso il Servizio Agenti Fisici (SAF) della
Direzione Scientifica di ARPA Puglia è stato implementato ed è operativo il modello meteorologico
ad area limitata WRF (Weather Research and Forecasting model). Il modello meteorologico
WRF è stato installato presso le infrastrutture di calcolo del Data Center ReCaS delI'Istituto Nazionale
di Fisica Nucelare - Sezione di Bari - e del Dipartimento Interateneo di Fisica "Michelangelo Merlin"
dell'Università degli Studi di Bari "Aldo Moro", in virtù di un accordo quadro tra ARPA Puglia e INFN.
ARPA Puglia inoltre ha accesso ai dati previsionali del modello COSMO forniti dal Servizio Idro-
Meteo-Clima di ARPA Emilia Romagna, secondo quanto stabilito da specifico protocollo di intesa tra
le due Agenzie.
In riferimento alla previsione degli effetti al suolo, la metodologia di definizione delle soglie
pluviometriche in fase di previsione è applicata a scala di Zona di Allerta e fa riferimento a
fenomeni di tipo idrogeologico a scala locale quali smottamenti, erosione, esondazioni del reticolo
minore, allagamenti dei centri urbani.
La metodologia di calcolo si avvale dell'analisi probabilistica dei fenomeni di pioggia di breve durata e
massima intensità. I dati utilizzati per le elaborazioni statistiche, forniti dalla Struttura di
Monitoraggio Meteoclimatico-Centro Funzionale Decentrato Regionale, sono relativi alle massime
intensità di pioggia per le durate 1 h, 3 h, 6 h, 12 h, e 24 h.
Rispetto alla valenza spaziale dei possibili effetti al suolo sono state calcolate per ciascuna Zona di
Allerta le soglie pluviometriche puntuali.
Alle soglie pluviometriche sono associati tre diversi livelli di criticità:
ordinaria (precipitazioni con tempo di ritorno pari a 2 anni o a fenomeni intensi quali
temporali di incerta prevedibilità);
moderata (precipitazioni con tempo di ritorno pari a 5 anni);
elevata (precipitazioni con tempo di ritorno pari a 20 anni).
La metodologia di definizione delle soglie pluviometriche per gli eventi in atto è applicata a
scala comunale e fa sempre riferimento agli scenari per eventi idrogeologici relativi a fenomeni di tipo
idrogeologico a scala locale quali smottamenti, erosione, esondazioni del reticolo minore, allagamenti
dei centri urbani.
Si è effettuata una spazializzazione dei coefficienti a ed n delle curve di possibilità pluviometrica,
mediante metodologia geostatistica estendendola al territorio della Regione Puglia per estrapolare i
valori dei coefficienti relativi alle stazioni di recente installazione. A ciascun comune, mediante
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Puglia – p. 5
poligonazione di Thiessen, è stato associato un pluviometro prevalente ed eventualmente dei
pluviometri sostitutivi da utilizzare in caso di malfunzionamento.
Strumenti di comunicazione
Il CFD si avvale delle previsioni meteorologiche nazionali e regionali emesse quotidianamente dal CFC,
che ogni giorno predispone e rende disponibili diversi documenti.
Il CFD emette quotidianamente, entro le ore 14:00, il Bollettino di criticità regionale nel quale,
per ciascuna Zona di allerta, è riportata la previsione degli effetti al suolo, per la giornata in corso e le
successive 24 ore. Il Bollettino di criticità regionale viene pubblicato quotidianamente sul sito web
regionale http://www.protezionecivile.puglia.it. Il Bollettino di criticità regionale rimanda ad
una legenda con i dettagli dei possibili effetti attesi al suolo.
Se dalle valutazioni tecniche viene stimato un livello di criticità almeno moderata su una o più Zone di
Allerta Meteo, il CFD emette un Avviso di criticità idrogeologica ed idraulica regionale. Il
CFD stabilisce l’opportunità di emissione dell’Avviso di criticità regionale sulla base dei seguenti
elementi: piogge previste; condizioni pregresse di saturazione dei suoli; piogge in atto, come misurate
dalla rete di monitoraggio pluviometrico in telemisura; confronti tra piogge, previste o misurate, e
relative soglie pluviometriche; valutazioni in merito ad eventuali condizioni di criticità sul territorio
regionale comunicate da parte dei soggetti del sistema di Protezione Civile.
L’Avviso di criticità regionale, una volta adottato, viene diramato tramite fax al CFC presso il DPC, ai
CFD delle Regioni Molise, Campania, Basilicata e alla Sala Operativa Regionale della PC.
Se necessario, viene predisposto un Bollettino di aggiornamento regionale in corso di evento,
contenente l’indicazione dei possibili scenari di rischio associati ai livelli di criticità raggiunti e dei
territori dci comuni potenzialmente interessati.
A seguito dell’adozione del Bollettino o Avviso di Criticità Idrogeologica ed Idraulica Regionale e della
decisione in merito al livello di allertamento del Sistema Regionale di Protezione Civile, viene emesso
un Messaggio di Allerta che, a seconda del livello di criticità, viene disseminato in modalità diverse.
In caso di eventuale presenza di una ordinaria criticità almeno per una zona di allerta regionale, il
Messaggio di Allerta, oltre ad essere pubblicato sul sito web regionale
http://www.protezionecivile.puglia.it viene anche inviato ai comuni ricadenti nelle zone di
allerta interessate tramite e-mail non certificate e/o sms, oltre che alle prefetture e province
interessate.
In caso di presenza di una Criticità Moderata o Elevata almeno per una zona di allerta regionale il
Messaggio di Allerta, viene anche inviato tramite PEC, verificandone l’avvenuta ricezione.
PROGRAMMI DI RICERCA SCIENTIFICA DI RILEVANTE INTERESSE NAZIONALE
(D.M. 1152/ric del 27/12/2011)
La mitigazione del rischio da frana mediante interventi sostenibili
ALLEGATO al rapporto scientifico
Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale:
analisi della normativa vigente
Scheda Monografica
14/03/2016
Regione Sardegna Modalità di attivazione del Centro funzionale regionale
G. Pecoraro, M. Calvello
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Sardegna – p. 1
Regione Sardegna Modalità di attivazione del Centro funzionale regionale
Normativa
Deliberazione della Giunta regionale n° 34/12 del 2 settembre 2014
Modalità di attivazione del Centro funzionale regionale Direttiva del presidente del consiglio dei
ministri 27/02/2004 e 25/02/2005.
Allegato A
Sintesi progetto Centro Funzionale Decentrato della Protezione Civile.
Manuale operativo delle allerte ai fini di Protezione Civile
Procedure di allertamento del sistema regionale di protezione civile per rischio meteorologico,
idrogeologico e idraulico.
Altre fonti consultate
http://www.sardegna-clima.it/index.php/mappe-147
Dati generali
Lo schema organizzativo del Centro Funzionale può essere sintetizzato nella seguente maniera:
fase di previsione;
fase di monitoraggio e sorveglianza.
La prima delle tre funzioni della fase di previsione è relativa all’assimilazione dei dati osservati e/o
all'elaborazione della previsione circa la natura e l'intensità degli eventi meteorologici attesi. Questa
funzione può essere assolta anche con il concorso di centri di competenza e la Regione Sardegna
attribuisce la competenza di tale funzione all'ARPAS, e più precisamente al Dipartimento Specialistico
Regionale Meteoclimatico.
La seconda delle funzioni (previsione degli effetti che il manifestarsi di condizioni meteorologiche
avverse possono determinare sul dominio territoriale regionale) e la terza (valutazione del livello di
criticità complessivamente atteso nelle zone d'allerta, ottenuto anche confrontando le previsioni
elaborate con i valori delle soglie adottate) devono essere assolte dal Centro Funzionale.
La prima funzione della fase di monitoraggio e sorveglianza è relativa alla composizione e
rappresentazione di dati meteo-climatici rilevati sia da piattaforme satellitari, radiosonde e sonde
aerostatiche, che da stazioni strumentali e reti a terra.
La seconda funzione è relativa alla composizione e rappresentazione di dati idropluviometrici. Anche
questa funzione viene attribuita all'ARPAS, DMC.
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Sardegna – p. 2
La terza funzione è relativa alla previsione a brevissimo termine sia dell'evoluzione dell'evento che dei
relativi effetti attraverso il now casting meteorologico.
Infine la quarta funzione è relativa alla verifica del livello di criticità in essere e previsto, attraverso il
confronto delle misure rilevate con le soglie adottate e/o con eventuali notizie fornite da osservatori
locali debitamente istruiti e dal personale degli uffici periferici di Protezione Civile.
Architettura del sistema di allertamento della Regione Sardegna
Tipologie di evento
Nell’ambito del Sistema di Allertamento Regionale vengono considerate le seguenti tipologie di evento:
idraulico:
erosioni e sovralluvionamenti d’alveo;
esondazioni dei corsi d’acqua in tratti arginati e non arginati;
idrogeologico:
frane superficiali;
colate rapide di detriti o fango;
caduta di massi;
temporali forti;
vento;
mareggiate;
neve;
ecc.
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Sardegna – p. 3
Zone di allerta meteo
Le Zone di vigilanza meteorologica previste dal Centro di Competenza Meteorologico della Sardegna
(CdCM) nella fase di avvio del Centro Funzionale della Sardegna sono riportate nella figura sottostante
e sono sovrapposte alle Zone di Allerta Meteo utilizzate dalla Protezione Civile per emanare gli
avvisi di criticità.
La revisione delle zone di sorveglianza meteorologica e le aree di allerta sarà a cura di un gruppo di
lavoro costituito da rappresentanti della Protezione Civile, dell’ARPAS e dell’Agenzia Regionale del
Distretto Idrografico (ADIS), oltre altri esperti (es. docenti o ricercatori universitari).
ZONE DI ALLERTA DENOMINAZIONE ZONE DI ALLERTA PROVINCE INCLUSE
SARD-A Iglesiente Cagliari, Carbonia-Iglesias
SARD-B Campidano Cagliari, Medio Campidano
SARD-C Bacini Montevecchio-Pischilappiu Medio Campidano, Oristano
SARD-D Bacini Flumendosa-Flumineddu Cagliari, Nuoro, Ogliastra
SARD-E Bacino del Tirso Cagliari, Nuoro, Oristano, Sassari
SARD-F Gallura Nuoro, Olbia-Tempio
SARD-G Logudoro Nuoro, Olbia-Tempio, Oristano,
Sassari
Zone di allerta meteo della Regione Sardegna
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Sardegna – p. 4
Sistema di monitoraggio
Le stazioni hanno uno o più sensori per misurare i seguenti parametri: pioggia, livello idrometrico,
temperatura dell’aria e direzione e velocità del vento.
Relativamente al rischio frane sono localizzati nel territorio regionale 255 pluviometri, di cui 160
tradizionali e 99 in telemisura. Risulta al momento in fase di allestimento la “Rete unica regionale di
monitoraggio meteorologico e idropluviometrico della Regione Sardegna” che prevede la realizzazione
di 122 stazioni di misura termo-pluviometriche di nuova installazione.
Sono state ultimate le operazioni di installazione del secondo radar meteorologico che opererà in
Sardegna, posizionato sul Monte Armidda in Ogliastra. L’installazione e gestione di questo radar è a
cura del Dipartimento della Protezione Civile Nazionale (DPCN). I dati raccolti dal radar di Monte
Armidda hanno completato il composito radar sulla Regione Sardegna, in precedenza assicurato dal
solo radar meteorologico dell’ARPAS di Monte Rasu.
Modelli previsionali
I dati e le informazioni di tipo meteorologico sono utilizzati per la previsione dell'evoluzione a breve
termine degli eventi in atto ai fini della valutazione dei livelli di criticità di carattere idraulico ed
idrogeologico.
Per quanto riguarda la modellazione meteorologica, Il nuovo modello previsionale LAM si basa
sul core WRF-ARW (Advanced Research WRF, Versione 3.7) ed è inizializzato su dati GFS
(27km) con due domini di nesting integrato a 9km all 3km di risoluzione e 40 livelli verticali. Sono
disponibili tre corse giornaliere del modello (su dati GFS 00:00, 12:00 e 18:00) a 72 ore previsionali
ciascuna, pubblicate sul sito rispettivamente alle 09:00 e alle 20:00 e alle 03:00. Gli orari riportati
sulle mappe sono sempre in formato GMT.
Per la previsione degli effetti al suolo si fa riferimento ad un modello di tipo probabilistico
con tempi di ritorno pari a 2, 5 e 20 anni corrispondenti rispettivamente ad ordinaria, moderata
ed elevata criticità.
Per l’applicazione alle zone di allerta della Sardegna si è proceduto innanzitutto a stimare i valori della
pioggia indice, su tutto il territorio della Sardegna su una maglia di 1,2 km.
Sono stati quindi stimati i valori della pioggia indice sui nodi della maglia con la tecnica della media
pesata dei valori osservati nelle stazioni più vicine.
Per tener conto della dipendenza dei processi idrologici dallo stato del sistema ovvero dal grado di
saturazione dei suoli si è fatto riferimento ad un indice indiretto quale la precipitazione avvenuta nei
giorni precedenti l’evento.
In assenza di un archivio storico di eventi che consenta di correlare le altezze di pioggia con i danni
registrati, si è ritenuto opportuno adottare la metodologia indicata nello studio citato in premessa
elaborato da l’ARPA Piemonte.
Essa è stata utilizzata per definire la quantità di pioggia precedente all’evento da considerare critica
per la categoria dei fenomeni qui definiti puntuali; l’analisi di sensitività ha messo in evidenza che la
massima pioggia cumulata da 1 a 15 giorni rappresenta l’indicatore maggiormente rappresentativo.
Si è ritenuto opportuno riferirsi alle sole stazioni in telemisura in quanto in fase applicativa avverrà
che la pioggia ragguagliata dei quindici giorni sarà giornalmente calcolata sulla base dei dati registrati
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Sardegna – p. 5
dalla rete in telemisura, rendendo quindi più affidabile il confronto tra pioggia indice e valore
osservato essendo coincidenti i punti di misura.
In definitiva, vengono forniti gli indicatori di pericolosità pluviometrica per le durate 1 h, 3 h, 6 h, 12 h
e 24 h e per i diversi tempi di ritorno.
Strumenti di comunicazione
Il CFD si occupa, in fase previsionale, della diramazione e pubblicazione sul sito internet istituzionale
dei seguenti prodotti:
Bollettino di Vigilanza Meteorologica Regionale (Bollettino di Vigilanza), contenente
una sintesi delle previsioni regionali a scala sinottica;
Avviso di Avverse Condizioni Meteorologiche (Avviso Meteo), emesso prima di
possibili fenomeni meteorologici di particolare rilevanza (vento forte, neve a bassa quota,
temporali di forte intensità, piogge diffuse e persistenti, mareggiate ecc.).
Avviso di Criticità Idrogeologica e Idraulica (Avviso di Criticità), emesso a seguito di
un Avviso Meteo e prima del possibile manifestarsi di criticità ed articolato secondo i livelli
menzionati in precedenza.
Tutti gli Avvisi precedentemente elencati vengono pubblicati nella sezione “Allerte di protezione
civile” del sito istituzionale della Regione Sardegna al seguente link:
http://www.sardegnaambiente.it/servizi/allertediprotezionecivile/.
Nel caso in cui l'Avviso meteo non comportasse l'emissione di un Avviso di criticità (poiché relativo a
vento forte, neve a bassa quota, mareggiate ecc.), il CFD invia un sms ed una e-mail contenente
l'Avviso a tutti i soggetti di cui al presente Manuale Operativo. Gli Avvisi di criticità possono essere
eventualmente aggiornati dal CFD a seguito dell’emissione di nuovo Avviso Meteo da parte del DMC -
Settore meteo del CFD, anche sulla base delle attività di presidio territoriale regionale. I relativi
aggiornamenti sono pubblicati e comunicati agli Enti di competenza con le stesse modalità utilizzate in
fase previsionale.
Ad ogni modo, i soggetti interessati (le Prefetture, le Province, i Comuni, il Corpo Forestale e di
Vigilanza Ambientale (CFVA), l’Ente Foreste della Sardegna (EFS), il Centro di Competenza - ARPAS, i
Servizi del Genio Civile, i Consorzi di Bonifica, l'Ente Acque della Sardegna (ENAS), l'Agenzia di
Distretto Idrografico della Sardegna (ADIS), le Organizzazioni di Volontariato, l’ENEL, i Consorzi
Industriali, le Centrali Operative 118, l’Ufficio Tecnico per le Dighe di Cagliari, Enti gestori di serbatoi
artificiali, Abbanoa SpA, l’ARST, RFI, TRENITALIA, ANAS, i Gestori dei servizi di elettricità e le
Società di Telefonia Fissa e Mobile, la Direzione Regionale dei Vigili del Fuoco) sono tenuti a verificare
quotidianamente, sul sito internet della Regione, l'eventuale pubblicazione di un Avviso di Criticità.
I suddetti soggetti sono tenuti a comunicare alla Direzione generale della Protezione Civile i recapiti a
cui ricevere l’sms e l’e-mail provvedendo inoltre a comunicare tempestivamente eventuali
aggiornamenti.
PROGRAMMI DI RICERCA SCIENTIFICA DI RILEVANTE INTERESSE NAZIONALE
(D.M. 1152/ric del 27/12/2011)
La mitigazione del rischio da frana mediante interventi sostenibili
ALLEGATO al rapporto scientifico
Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale:
analisi della normativa vigente
Scheda Monografica
14/03/2016
Regione Sicilia Gestione organizzativa e funzionale del sistema di allerta per il rischio idrogeologico e idraulico ai fini di protezione civile
G. Pecoraro, M. Calvello
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Sicilia – p. 1
Regione Sicilia Gestione organizzativa e funzionale del sistema di allerta per il rischio idrogeologico e idraulico ai fini di protezione civile
Normativa
Decreto del Presidente della Regione Sicilia n° 626/GAB del 30 ottobre 2014
Gestione organizzativa e funzionale del sistema di allerta per il rischio idrogeologico e idraulico ai fini
di protezione civile.
Altre fonti consultate
Dati generali
La gestione dell’allerta per il rischio idrogeologico e idraulico è sviluppata su due distinte
fasi:
una fase previsionale, costituita dalla valutazione della situazione meteorologica, idrologica
e geomorfologica attesa, nonché degli effetti al suolo che possono impattare sull’integrità della
vita, dei beni, degli insediamenti e dell’ambiente;
una fase di monitoraggio e sorveglianza, costituita da osservazioni dirette e strumentali
oltre che da previsioni ottenute mediante modelli matematici.
La fase previsionale è finalizzata alla previsione degli effetti al suolo connessi al rischio
idrogeologico e idraulico, che possono interessare l’ambito della protezione civile, e si attua con tempi
di preavviso tipicamente superiori alle 12 ore. Essa si articola in:
un’analisi dei dati meteorologici e in una previsione dei fenomeni atmosferici, mediante
modellistica numerica, riassunta nei parametri fisici più indicativi; queste funzioni sono
assicurate dal Centro Funzionale Centrale presso il Dipartimento della Protezione Civile fino a
quando non verrà riconosciuta alla Regione Siciliana l’autonomia in materia di previsioni
meteorologiche ed emissione degli eventuali avvisi di condizioni meteo avverse.
un’analisi dei possibili effetti al suolo basata sulla relazione complessa tra precipitazioni
cumulate nei giorni precedenti, vulnerabilità del territorio e previsioni meteorologiche, che dà
luogo agli Avvisi di protezione civile emessi dal CFDMI, adottati dal Dirigente del
Dipartimento Regionale della Protezione Civile per conto del Presidente della Regione
Siciliana e pubblicati dal Dipartimento Regionale della Protezione Civile.
La previsione è condizionata dai limiti insiti nei modelli di preannuncio sia nei riguardi delle
condizioni meteorologiche, sia nei riguardi degli effetti al suolo a loro volta dipendenti da
numerosi fattori non tutti riconducibili ad accertate relazioni di tipo deterministico.
La fase di monitoraggio e sorveglianza è finalizzata a verificare l’evoluzione dei fenomeni
meteorologici e a confermare o aggiornare la previsione degli effetti al suolo; in tale fase vengono
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Sicilia – p. 2
sviluppate anche valutazioni a breve e brevissimo termine allo scopo di mettere a disposizione, con la
massima tempestività e anticipo possibili, gli scenari di rischio. Queste funzioni sono assicurate
costantemente dal CFDMI, con il concorso dei Centri di competenza regionali, tramite l’osservazione
in tempo reale dei dati strumentali, l’utilizzo di modellistica numerica, qualora disponibile, e con il
contributo conoscitivo (sorveglianza) reso dai Presidi territoriali.
Il CFDMI-Settore IDRO si avvale inoltre della collaborazione di:
Servizio S4-Rischi Idrogeologici e Idraulici;
SORIS (Sala Operativa Regionale Integrata Siciliana);
Osservatorio delle Acque;
SIAS;
Comando Corpo Forestale della Regione Siciliana.
Tipologie di evento
Nell’ambito del Sistema di Allertamento Regionale vengono considerate le seguenti tipologie di evento:
meteorologico:
temporali;
fulmini;
grandinate;
raffiche di vento;
idrologico:
ruscellamenti superficiali con possibili fenomeni di trasporto di materiale;
innalzamenti dei livelli idrometrici dei corsi d’acqua;
piene dei corsi d’acqua;
fenomeni di erosione spondale;
tracimazione;
sifonamento;
rottura delle opere arginali;
idrogeologico:
frane superficiali;
colate rapide di detriti o fango:
caduta di massi.
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Sicilia – p. 3
Zone di allerta meteo
Il territorio regionale è suddiviso in Zone Omogenee di Allerta (Z.O.A.), che sono ambiti
territoriali per grandi linee uniformi nei riguardi delle forzanti meteorologiche e dei possibili effetti al
suolo, cioè dei rischi, che si considerano. La distinzione in Zone Omogenee di Allerta deriva
dall’esigenza di attivare risposte omogenee e adeguate a fronteggiare i rischi per la popolazione, per il
contesto sociale e per l’ambiente naturale.
ZONE DI ALLERTA DENOMINAZIONE ZONE DI ALLERTA PROVINCE INCLUSE
SICI-A Sicilia Nord-Orientale, versante tirrenico Messina
SICI-B Sicilia Centro-Settentrionale, versante tirrenico Messina, Palermo
SICI-C Sicilia Nord-Occidentale Palermo, Trapani
SICI-D Sicilia Sud-Occidentale Agrigento, Palermo, Trapani
SICI-E Sicilia Centro-Meridionale Agrigento, Caltanissetta, Enna,
Palermo
SICI-F Sicilia Sud-Orientale, versante Stretto di Sicilia Caltanissetta, Catania, Enna,
Ragusa, Siracusa
SICI-G Sicilia Sud-Orientale, versante ionico Catania, Siracusa
SICI-H Bacino del Fiume Simeto Catania, Enna, Messina
SICI-I Sicilia Nord-Orientale, versante ionico Catania, Messina
Zone di allerta meteo della Regione Sicilia
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Sicilia – p. 4
Sistema di monitoraggio
Le stazioni hanno uno o più sensori per misurare i seguenti parametri: pioggia, livello idrometrico,
temperatura dell’aria, direzione e velocità del vento, radiazione solare globale, pressione atmosferica,
umidità dell’aria.
Relativamente al rischio frane sono localizzati nel territorio regionale 275 pluviometri, appartenenti
a diverse reti di monitoraggio:
174 stazioni di misura della rete dell’Osservatorio delle Acque (condivise nella piattaforma
nazionale DEWETRA);
95 stazioni di misura della rete del SIAS (al momento non condivise nella piattaforma
nazionale DEWETRA);
6 stazioni in telemisura della rete del DRPC (condivise nella piattaforma nazionale
DEWETRA).
Modelli previsionali
I dati e le informazioni di tipo meteorologico sono utilizzati per l'elaborazione della previsione
meteorologica alla scala sinottica per la previsione dell'evoluzione a breve termine degli eventi in atto
ai fini della valutazione dei livelli di criticità di carattere idraulico ed idrogeologico.
Per quanto riguarda la modellazione meteorologica, non vi sono informazioni disponibili.
La modellistica previsionale per il rischio geomorfologico e idraulico volta a supportare le
attività del CFDMI-settore IDRO, prevede la definizione di soglie critiche di pioggia elaborate in
funzione delle curve segnalatrici di pioggia elaborate dal DRPC-Servizio RIA. Le curve sono state
costruite analizzando le altezze di pioggia, pubblicate negli Annali idrologici, registrate nelle stazioni
pluviometriche storiche del Servizio Idrografico Regionale (ora Osservatorio delle Acque) per le quali,
di conseguenza, esistono serie significative dal punto di vista statistico.
I tempi di ritorno di riferimento sono pari a 2, 5 e 20 anni con soglie pluviometriche pari
a 0,5 h, 1 h, 3 h, 6 h, 12 h e 24 h in coerenza con il documento DPC-ARPA Piemonte, 2004:
“Convenzione tra il Dipartimento per la protezione civile e l’ARPA Piemonte per l’assistenza alla
gestione delle situazioni di rischio idro-meteorologico sul territorio nazionale. Soglie pluviometriche”
e suoi allegati.
Per l’elaborazione degli Avvisi regionali di protezione civile si osserveranno criteri oggettivi (basati sul
superamento o meno delle soglie critiche) e soggettivi (basati sulle osservazioni degli effetti al suolo
e/o in caso di previsioni meteo caratterizzate da estrema variabilità) secondo il seguente schema di
massima: le corrispondenze tra previsioni meteorologiche e livelli di criticità previsti potranno variare
in funzione di particolari condizioni quali, per esempio, diverse combinazioni di previsioni meteo e
coefficiente AMC (Antecedent Moisture Content) e/o criticità residue per effetti al suolo
determinati dai fenomeni meteorologici e anche nei casi in cui siano stati sviluppati appositi
approfondimenti in aree specifiche.
Lo stato di saturazione del terreno è un indicatore condizionato da molteplici fattori (tipo di suolo,
copertura vegetale, pendenza dei versanti, stagione vegetativa, piogge, temperatura dell’aria) e, per
questo, affetto da un elevato grado di indeterminatezza. A riprova di ciò, sull’applicativo DEWETRA è
possibile osservare spesso valutazioni differenti dello stato di saturazione del suolo. Pertanto, e solo
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Sicilia – p. 5
per semplicità di calcolo, le valutazioni in ambito del CFDMI-Settore IDRO sono state effettuate
preferibilmente con il metodo AMC (Antecedent Moisture Content) basato sulla cumulata di
precipitazione dei 5 giorni precedenti quello della valutazione, in funzione della stagione (da ottobre a
marzo: dormiente; da aprile a settembre: crescita).
Strumenti di comunicazione
Le operazioni quotidiane per l’emissione dei documenti prevedono il ricorso a procedure
standardizzate.
Schema della strategia di comunicazione della Regione Sicilia
Le comunicazioni verranno effettuate esclusivamente per via telematica e quindi non verranno inviati
fax. Pertanto, gli Avvisi regionali di protezione civile verranno:
pubblicati sul sito del DRPC;
trasmessi via e-mail agli indirizzi di posta elettronica da avvisare.
In caso di allerta Gialla, Arancione o Rossa e conseguenti Fasi operative e in caso dell’emissione, da
parte del CFC, dell’Avviso di condizioni meteorologiche avverse, ai soggetti interessati
verranno inviati anche SMS.
Nel sito internet del CFDMI-Settore IDRO verrà inserita idonea documentazione volta a fornire ampie
informazioni sul significato generale da dare agli Avvisi regionali di protezione civile.
PROGRAMMI DI RICERCA SCIENTIFICA DI RILEVANTE INTERESSE NAZIONALE
(D.M. 1152/ric del 27/12/2011)
La mitigazione del rischio da frana mediante interventi sostenibili
ALLEGATO al rapporto scientifico
Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale:
analisi della normativa vigente
Scheda Monografica
14/03/2016
Regione Toscana Sistema di Allertamento Regionale e Centro Funzionale Regionale
G. Pecoraro, M. Calvello
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Toscana – p. 1
Regione Toscana Sistema di Allertamento Regionale e Centro Funzionale Regionale
Normativa
Delibera della Giunta regionale n° 611 del 4 settembre 2006
Delibera della Giunta regionale n° 857 del 4 ottobre 2010
Delibera della Giunta regionale n° 395 del 7 aprile 2015 (normativa vigente)
Disposizioni in attuazione dell’art. 3 bis della Legge 225/1992 e della Direttiva del Presidente del
Consiglio dei Ministri del 27/02/2004 Sistema di Allertamento Regionale e Centro Funzionale
Regionale.
Altre fonti consultate
http://www.cfr.toscana.it/index.php?IDS=8&IDSS=241
http://www.sir.toscana.it/index.php?IDS=3&IDSS=33
http://www.lamma.rete.toscana.it/meteo/modelli
Dati generali
I compiti del Centro Funzionale Regionale della Toscana sono sintetizzabili in questa maniera:
collegamento del CF con le Centrali Periferiche di coordinamento e raccolta dei dati dalle reti
in telemisura ricadenti nell’ambito di competenza;
collegare il CF con gli altri CF regionali con funzioni di previsori meteorologici operanti
nell’ambito di competenza o di interesse, qualora non coincidono con il CF stesso;
collegare il CF con le sedi del Sistema Centrale;
utilizzare un Sistema Informativo Geografico a risoluzione spaziale variabile su cui
implementare le informazioni (pedologiche, di uso del suolo, aree esposte a rischio);
associare le precipitazioni osservate o gli stati idrometrici previsti alle condizioni dei
precursori individuati negli scenari di rischio.
In generale, il sistema di allerta deve prevedere:
una fase previsionale costituita dalla valutazione della situazione meteorologica, nivologica,
idrologica, idraulica e geomorfologica attesa, nonché degli effetti che tale situazione può
determinare sull’integrità della vita, dei beni, degli insediamenti e dell’ambiente;
una fase di monitoraggio e sorveglianza, articolata a sua volta in:
osservazione qualitativa e quantitativa, diretta e strumentale, dell’evento
meteoidrologico ed idrogeologico in atto;
previsione a breve dei relativi effetti attraverso il now casting meteorologico e/o
modelli afflussi-deflussi sulla base di misure raccolte in tempo reale.
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Toscana – p. 2
Schema operativo del Centro Funzionale Regionale della Toscana
Tipologie di evento
Nell’ambito del Sistema di Allertamento Regionale vengono considerate le seguenti tipologie di evento:
idraulico:
erosioni e sovralluvionamenti d’alveo;
esondazioni dei corsi d’acqua in tratti arginati e non arginati;
idrogeologico:
frane superficiali;
colate rapide di detriti o fango;
caduta di massi;
temporali forti;
vento;
mareggiate;
neve;
ghiaccio.
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Toscana – p. 3
Zone di allerta meteo
Il risultato dell’analisi condotta ha portato all’individuazione di 26 Zone di Allerta Meteo.
ZONE DI ALLERTA DENOMINAZIONE ZONE DI ALLERTA PROVINCE INCLUSE
TOSC-A1 Arno-Casentino Arezzo
TOSC-A2 Arno-Valdarno Superiore Arezzo, Firenze
TOSC-A3 Arno-Firenze Firenze
TOSC-A4 Valdarno Inferiore Firenze, Lucca, Pisa, Pistoia
TOSC-A5 Valdelsa-Valdera Firenze, Pisa, Siena
TOSC-A6 Arno-Costa Livorno, Pisa
TOSC-B Bisenzio e Ombrone Pt Firenze, Pistoia, Prato
TOSC-C Valdichiana Arezzo, Siena
TOSC-E1 Etruria Grosseto, Livorno, Pisa, Siena
TOSC-E2 Etruria-Costa Nord Livorno
TOSC-E3 Etruria-Costa Sud Grosseto, Livorno
TOSC-F1 Fiora e Albegna Grosseto, Siena
TOSC-F2 Fiora e Albegna-Costa e Giglio Grosseto
TOSC-I Isole Livorno
TOSC-L Lunigiana Massa-Carrara
TOSC-M Mugello-Val di Sieve Firenze
TOSC-O1 Ombrone Gr-Alto Siena
TOSC-O2 Ombrone Gr-Medio Grosseto, Siena
TOSC-O3 Ombrone Gr-Costa Grosseto
TOSC-R1 Reno Pistoia, Prato
TOSC-R2 Romagna-Toscana Firenze
TOSC-S1 Serchio-Garfagnana-Lima Lucca, Pistoia
TOSC-S2 Serchio-Lucca Lucca
TOSC-S3 Serchio-Costa Lucca, Pisa
TOSC-T Valtiberina Arezzo
TOSC-V Versilia Lucca, Massa-Carrara
Zone di allerta meteo della Regione Toscana
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Toscana – p. 4
Sistema di monitoraggio
Le stazioni hanno uno o più sensori per misurare i seguenti parametri: pioggia, livello idrometrico,
temperatura dell’aria, direzione e velocità del vento, radiazione solare globale, pressione atmosferica,
umidità dell’aria, livello freatico e livello del mare.
Relativamente al rischio frane sono localizzati nel territorio regionale 302 pluviometri, così ripartiti:
stazioni automatiche gestite dal Servizio Idrologico Regionale;
stazioni tradizionali gestite dal Servizio Idrologico Regionale;
stazioni automatiche gestite dalla P.I. Rete Dati Agrometeo-Climatici;
stazioni automatiche gestite da:
Regione Umbria;
Regione Lazio;
ARPA Emila-Romagna.
Modelli previsionali
I dati e le informazioni di tipo meteorologico sono utilizzati per l'elaborazione della previsione
meteorologica e per la previsione dell'evoluzione a breve termine degli eventi in atto ai fini della
valutazione dei livelli di criticità di carattere idraulico ed idrogeologico.
Per quanto riguarda la modellazione meteorologica, il Centro Funzionale riceve quotidianamente
tutti i parametri meteorologici risultanti elaborati dal modello WRF (Weather Research and
Forecasting) con risoluzione 3 km e 12 km. Questo modello è di tipo locale ed è utilizzato per cogliere
i fenomeni a mesoscala (individuare ad esempio una cellula temporalesca) e per tener conto con più
precisione dell'orografia della Regione Toscana, anche se per raggiungere questi scopi sono necessari
più punti di calcolo (maggiore risoluzione) e schemi fisici particolari da inserire nelle equazioni.
Il livello di allerta associato al rischio idrogeologico dipende dall’analisi congiunta dei sottostanti
elementi:
le cumulate di pioggia previste confrontate con quelle calcolate in funzione dei tempi di
ritorno e delle durate delle piogge caratteristiche della zona di allerta interessata;
il grado di saturazione del suolo e lo scenario di evento previsto.
In presenza di previsione di fenomeni precipitativi con potenziale avvicinamento dei livelli
pluviometrici medi areali corrispondenti alla stima del tempo di ritorno almeno biennale il territorio
regionale è soggetto a potenziali criticità idrogeologiche i cui effetti risultano di difficile previsione e
valutazione. In tali situazioni il processo di analisi congiunta degli elementi di cui sopra, sia in fase
previsionale che in fase di monitoraggio, può dar luogo solo a valutazioni di tipo probabilistico e non di
dettaglio, essendo coinvolti bacini idrografici di piccole dimensioni (inferiori ai 400 km2) e criticità
anche diffuse sia idrauliche che geomorfologiche.
La prevedibilità può al più avvenire con un modello probabilistico tenendo conto di cumulati di
pioggia riferiti a durata t = 1, 3, 6, 12 e 24 h (si intende la pioggia totale sull'intera zona di allerta
mediata partendo dai dati puntuali registrati ai pluviometri insistenti nell'area di cui trattasi
nell'intervallo t preso in considerazione).
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Toscana – p. 5
Strumenti di comunicazione
Il sistema di allertamento si basa su 3 documenti, 2 per la parte previsionale e uno per la parte di
gestione dell'evento.
I documenti che identificano la fase previsionale sono:
Bollettino di Vigilanza (BV);
Bollettino di Valutazione delle Criticità (BC) / Avviso di Criticità Regionale (AC).
Il Bollettino di Vigilanza esprime la valutazione del settore Meteo sull'intensità di determinati
fenomeni meteo, attraverso un sistema di soglie ed una probabilità di accadimento, dettagliati sulle
aree di allertamento per le successive 36 ore + la tendenza.
Il bollettino è composto, per ogni fenomeno meteo, da una sezione grafica e da una testuale. La parte
grafica comprende due mappe (una per giorno), rappresentanti la pericolosità (intensità/probabilità)
del fenomeno, tramite una colorazione definita sulle aree di allertamento. La parte testuale contiene la
descrizione, nel maggior dettaglio possibile del fenomeno meteo atteso, di tempistica, localizzazione e
intensità del fenomeno stesso.
Il Bollettino di Valutazione delle Criticità, emesso quotidianamente entro le ore 13:00,
rappresenta, tramite il codice colore, il livello di criticità previsto sul territorio regionale, ovvero
esprime la valutazione dei possibili effetti che le forzanti indicate nel bollettino di vigilanza e le
condizioni in atto potrebbero avere sul territorio, tenendo conto anche della probabilità di
accadimento.
Il bollettino si compone di una prima parte riepilogativa delle criticità di oggi e di domani, e di una
seconda parte che, per ogni singolo rischio, evidenzia il livello di criticità previsto con riferimento ad
oggi e domani. Il Bollettino riporta anche una parte testuale con la descrizione, nel maggior dettaglio
possibile, del fenomeno meteo atteso, di tempistica, localizzazione e intensità del fenomeno stesso.
Lo stato di allerta regionale viene trasmesso dalla SOUP ai destinatari, oltre che per fax, tramite invio
e-mail, notificato via SMS e ne viene verificata la ricezione tramite telefonata registrata. Ne viene
data altresì comunicazione tramite il sistema radio regionale. Il documento è inoltre fruibile sui
siti web istituzionali sia in formato pdf che tramite pagine web dedicate, nonché tramite file XLM.
PROGRAMMI DI RICERCA SCIENTIFICA DI RILEVANTE INTERESSE NAZIONALE
(D.M. 1152/ric del 27/12/2011)
La mitigazione del rischio da frana mediante interventi sostenibili
ALLEGATO al rapporto scientifico
Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale:
analisi della normativa vigente
Scheda Monografica
14/03/2016
Regione Umbria Direttiva Regionale per allertamento rischi idrogeologico-idraulico e per gestione relative emergenze
G. Pecoraro, M. Calvello
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Umbria – p. 1
Regione Umbria Direttiva Regionale per allertamento rischi idrogeologico-idraulico e per gestione relative emergenze
Normativa
Deliberazione della Giunta regionale n° 2312 del 27 dicembre 2007
Direttiva Regionale per allertamento rischi idrogeologico-idraulico e per gestione relative emergenze
(in prima applicazione della Direttiva del P.C.M. 27 febbraio 2004).
Altre fonti consultate
LandWarn: un sistema operativo di early warning per il rischio idrogeologico basato su
soglie pluviometriche e saturazione dei suoli
http://www.cfumbria.it/index.php?s=47
Dati generali
I compiti istituzionali del CFD Umbria sono, in accordo con la Normativa sopra richiamata:
Acquisizione dei dati meteo-idropluviometrici e successiva elaborazione modellistica;
Gestione della rete radar regionale;
Trasmissione dei dati ai Centri Funzionali Decentrati presso le Regioni e al Centro Funzionale
Centrale presso il Dipartimento Nazionale di Protezione Civile, mediante apposito Sistema di
Scambio Informativo predisposto per il funzionamento dei sistemi di comunicazione e per la
cura dell’interscambio dei dati;
Attività a supporto della Protezione Civile;
Concentrazione ed integrazione dei:
dati qualitativi e quantitativi rilevati dalle reti meteo-idropluviometriche, dalla rete
radarmeteorologica nazionale e regionale, dalle diverse piattaforme satellitari
disponibili per l’osservazione della terra;
dati territoriali idrologici, geologici, geomorfologici e quelli derivanti dai sistemi di
monitoraggio delle frane;
Modellazioni meteorologiche, idrologiche, idrogeologiche ed idrauliche finalizzate
all’elaborazione di scenari di rischio;
Elaborazione di bollettini meteorologici finalizzati all’elaborazione di scenari di rischio;
Attività di previsione, di valutazione, di monitoraggio e sorveglianza in ordine agli scenari di
rischio probabili e ai livelli di criticità raggiungibili, in relazione alle diverse tipologie di
rischio;
Attività connesse alla definizione e all’aggiornamento delle zone di allertamento del territorio
regionale e del relativo sistema di soglie di allarme pluviometrico e idrometrico;
Svolgimento delle seguenti ulteriori attività:
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Umbria – p. 2
Elaborazione ed emissione dell’”Avviso di criticità";
Espletamento delle attività connesse alle fasi dell’emergenza, inerenti la raccolta dati di
tipo idrometeorologico e previsione meteorologica, finalizzata alla gestione della fase
stessa, garantendo per il periodo di allertamento, e qualora necessario, un’attività H24;
Espletamento delle necessarie attività di interlocuzione operativa con il Centro Funzionale
Centrale presso il Dipartimento di Protezione Civile e con il Servizio regionale di
Protezione Civile.
L’ufficio, ad oggi operativo in condizioni “di pace” 5 giorni alla settimana sull’arco delle 9 ore con
supporto H24, 7 giorni su 7, 365 giorni all’anno garantito dallo specifico servizio di reperibilità, è
diviso operativamente nelle seguenti aree:
Area dedicata alla raccolta, concentrazione, elaborazione, validazione e archiviazione dei dati
rilevati, anche meteorologici;
Area dedicata all’interpretazione nonché all’utilizzo integrato dei dati rilevati e delle
informazioni fornite dai modelli previsionali;
Area di gestione del sistema che deve garantire il funzionamento dei sistemi costituenti il
Centro Funzionale, nonché degli apparati di comunicazione e scambio dati.
Tipologie di evento
Nel Sistema di Allertamento Regionale dell’Umbria ci si riferisce alle seguenti tipologie di evento:
idraulico;
idrogeologico (frane innescate da piogge);
neve;
ghiaccio;
vento;
ecc.
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Allegato: Regione Umbria – p. 3
Zone di allerta meteo
Per quanto concerne la definizione delle Zone di Allerta Meteo, il Dipartimento Nazionale di
Protezione Civile (con il supporto dell’Arpa Piemonte), aveva suddiviso il territorio nazionale in Zone
di Allerta individuando per la Regione Umbria 3 macro-aree: Alta Valle del Tevere, Rilievi Appenninici
e Media Valle del Tevere.
In seguito ad analisi di maggior dettaglio, soprattutto legate ai principali aspetti di carattere
idrologico-idraulico di formazione e propagazione verso valle delle piene maggiormente significative
occorse in Umbria negli ultimi 20 anni, sono state individuate 6 Zone di Allerta Meteo.
ZONE DI ALLERTA DENOMINAZIONE ZONE DI ALLERTA PROVINCE INCLUSE
UMBR-A Alto Tevere Perugia
UMBR-B Medio Tevere Perugia, Terni
UMBR-C Chiascio-Topino Perugia
UMBR-D Nera-Corno Perugia, Terni
UMBR-E Trasimeno-Nestore Perugia
UMBR-F Chiani-Paglia Perugia, Terni
Zone di allerta meteo della Regione Umbria
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Allegato: Regione Umbria – p. 4
Sistema di monitoraggio
Le stazioni hanno uno o più sensori per misurare i seguenti parametri: pioggia, livello idrometrico,
temperatura dell’aria, pressione atmosferica, direzione e velocità del vento, umidità dell’aria,
radiazione solare e precipitazione nevosa.
Relativamente al rischio frane sono localizzati nel territorio regionale 149 pluviometri.
Inoltre, nell’ambito del Progetto Landwarn, il sistema di monitoraggio è stato ulteriormente
potenziato. Innanzitutto, vengono utilizzati dei sensori di umidità del suolo e dei dati satellitari
per misurare il contenuto d’acqua del suolo. Nel territorio è poi previsto anche il monitoraggio di
alcuni fenomeni franosi significativi attraverso estensimetri ed accelerometri.
Modelli previsionali
I dati e le informazioni di tipo meteorologico sono utilizzati per la previsione dell'evoluzione a breve
termine degli eventi in atto ai fini della valutazione dei livelli di criticità di carattere idraulico ed
idrogeologico.
Per quanto riguarda la modellazione meteorologica, il Centro Funzionale utilizza le elaborazioni
del modello QPF COSMO ME, che effettua previsioni di pioggia a scala locale per una finestra
temporale di 72 ore.
Per la previsione degli effetti al suolo si fa riferimento ad un modello di tipo probabilistico
con tempi di ritorno pari a 2, 5 e 10 anni. Nello specifico, i tre livelli di Criticità vengono definiti
sulla base di sette valori previsti di pioggia cumulata (1h, 3h, 6h, 12h, 24h, 36h, 48h) comparati ad
altrettante soglie corrispondenti a tempi di ritorno di 2 anni (criticità ordinaria), 5 anni (criticità
moderata), e 10 anni (criticità elevata). Il sistema è sempre basato sulle soglie pluviometriche, che
rappresentano il principale strumento di valutazione per le procedure di Early Warning del Sistema
Nazionale di Protezione Civile per il rischio idrogeologico.
Tuttavia allo scopo di aumentare l’affidabilità del sistema, è stato adattato e applicato un modello di
bilancio del contenuto d’acqua del suolo fisicamente basato, sviluppato in cooperazione con L’Istituto
di Ricerca per la Protezione Idrogeologica del CNR (CNR-IRPI), finalizzato alla stima quantitativa
delle condizioni di saturazione dei suoli in tutto il territorio regionale, denominato Progetto
Landwarn.
Recentemente, a tale procedura sono stati affiancati dati provenienti da reti sperimentali si sensori di
umidità del suolo e lo sviluppo di una procedura di stima di umidità del suolo da dati satellitari. Il
Sistema di Allerta prende spunto da un precedente lavoro di analisi che mira a definire una
correlazione osservata tra saturazione dei suoli (stimata attraverso il modello di bilancio) e le soglie
pluviometriche definite in base a effetti al suolo documentati, che trova applicazione per scopi di Early
Warning.
Su queste basi è stato costruito il sistema per il supporto alla valutazione degli stati di criticità. Il
sistema segue seguenti step:
stima (usando algoritmi di interpolazione spaziale) dei sette valori di pioggia cumulata e
temperatura per i 20 giorni precedenti, uniti a 72 ore di previsione, per ogni punto di una
griglia di calcolo;
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Umbria – p. 5
calcolo dei valori dell’indice di saturazione per gli stessi punti attraverso il modello di bilancio
del contenuto d’acqua;
comparazione dei valori di pioggia cumulata osservati e previsti con le soglie pluviometriche,
comprensive del fattore di correzione che tiene conto dell’indice di saturazione;
dai risultati della comparazione, definizione di quattro indicatori di Early Warning per ogni
punto della griglia (normale, attenzione, preallarme, allarme).
Strumenti di comunicazione
Il Bollettino Meteo regionale contiene: data e ora di emissione; situazione sinottica generale;
previsioni fino alle ore 24, 48 e 72 sull’Umbria (stato del cielo, temperature, venti, umidità); tendenza
per il quarto giorno successivo; fenomeni rilevanti per oggi, domani e dopodomani e tendenza per il
quarto giorno successivo.
Il Bollettino Meteo regionale è pubblicato sulle pagine web del CFD e consultabile da qualsiasi
utente senza alcuna ulteriore forma di comunicazione.
Il DPC fornisce quotidianamente al CFD, entro le ore 11:00, il Bollettino di Vigilanza
Meteorologica regionale dove viene evidenziata la possibile presenza di fenomeni meteorologici
significativi, in grado di superare determinate soglie di intensità. Il CFD, acquisito il Bollettino,
aggiorna le proprie pagine web. Nell’ambito del Bollettino di Vigilanza Meteorologica regionale
vengono indicate previsioni di fenomeni significativi o avversi fino alle ore 24, 48 e 72 sull’Umbria e
una tendenza per i giorni successivi.
Il CFD emette quotidianamente, entro le ore 13:00, il Bollettino di Criticità regionale, nel quale
sono riportate le valutazioni degli effetti al suolo rispetto alle forzanti meteoriche previste dai modelli
meteo disponibili; in particolare, vengono riportati, per tutte le Zone di Allerta, i livelli di criticità
previsti per il giorno stesso e per il successivo per le diverse tipologie di rischio.
Il DPC, qualora le previsioni dovessero prevedere un peggioramento della situazione meteorologica in
atto tale da far presagire condizioni di potenziale pericolo, provvederà ad emettere, di concerto con il
CFD, l’Avviso Meteo regionale per l’Umbria trasmettendolo al CFD tramite fax, in formato
digitale e mediante pubblicazione su di un’area web riservata ed accessibile a scala
regionale almeno 12 ore prima dell’evento. L’Avviso Meteo regionale ha i seguenti contenuti:
riferimento al Bollettino di Vigilanza Meteo regionale; data e ora di emissione; periodo di validità;
elenco dei destinatari dell’Avviso; tabella con indicazione delle zone d’allerta interessate dagli eventi
oggetto dell’Avviso Meteo stesso.
La predisposizione dell’Avviso di Criticità viene effettuata ove le previsioni quantitative
meteorologiche evidenzino, sulla popolazione e sui beni all’interno delle Zone di Allerta individuate, il
superamento della soglia di criticità moderata od elevata, oppure in presenza di fenomeni
meteorologici i cui effetti al suolo siano difficilmente prevedibili. L’Avviso di Criticità regionale viene
emesso entro le ore 13.00, con preavviso di 12-36 ore dall’inizio dell’evento. Contiene: data e ora di
adozione; riferimento all’Avviso Meteo regionale; periodo di validità; elenco dei destinatari;
indicazione delle Zone d’Allerta interessate anche dai conseguenti effetti; commento testuale sul tipo
di evento e sugli effetti attesi; livello di criticità degli effetti attesi per ciascuna delle Zone di Allerta ed
orario atteso di inizio e fine sia dell’evento che della criticità.
PROGRAMMI DI RICERCA SCIENTIFICA DI RILEVANTE INTERESSE NAZIONALE
(D.M. 1152/ric del 27/12/2011)
La mitigazione del rischio da frana mediante interventi sostenibili
ALLEGATO al rapporto scientifico
Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale:
analisi della normativa vigente
Scheda Monografica
14/03/2016
Regione Valle d’Aosta Protocollo di intesa tra strutture regionali che concorrono al sistema di allertamento per rischio meteorologico, idrogeologico, idraulico e pericolo valanghe
G. Pecoraro, M. Calvello
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Valle D’Aosta – p. 1
Regione Valle d’Aosta Protocollo di intesa tra strutture regionali che concorrono al sistema di allertamento per rischio meteorologico, idrogeologico, idraulico e pericolo valanghe
Normativa
Deliberazione della Giunta Regionale n° 3655 dell’11 dicembre 2009
Disposizioni e procedure operative per l’attivazione della Direttiva del Presidente del Consiglio dei
Ministri del 27 febbraio 2004 (Supp. G.U. n° 59 dell’11 marzo 2004) e successive modifiche e
integrazioni.
Deliberazione della Giunta Regionale n° 26 dell’11 gennaio 2014 (Aggiornamento)
Aggiornamento delle procedure approvate con la Deliberazione della Giunta Regionale n° 3655 dell’11
dicembre 2009.
Altre fonti consultate
ECOSCIENZA – Numero 3 – Anno 2015
Descrizione del sistema di soglie multiparametriche adottato nella Regione Valle d’Aosta.
http://cf.regione.vda.it/lista_stazioni.php
http://www.regione.vda.it/territorio/territorio/rischiidrogeologici/conoscere_territori
o_e_rischi/monitoraggio_frane_i.aspx
Dati generali
Il Sistema di Allertamento Regionale è rappresentato da: una fase previsionale e una fase di
monitoraggio e sorveglianza, oltre ad una fase conoscitiva volta a definire e aggiornare gli
elementi tecnico-scientifici di base che concorrono al funzionamento del sistema di allertamento
stesso.
Andando maggiormente nel dettaglio:
la fase previsionale deve essere costituita dalla valutazione, sostenuta da un’adeguata
modellistica numerica, della situazione meteorologica, nivologica, idrologica, idraulica e
geomorfologica attesa, nonché degli effetti che tale situazione può determinare sul territorio
regionale;
la fase di monitoraggio e sorveglianza è a sua volta articolata in:
osservazione dell’evento meteo-idrologico ed idrogeologico in atto;
previsione a breve dei relativi effetti attraverso il nowcasting meteorologico e/o
modelli afflussi-deflussi inizializzati da misure raccolte in tempo reale dalla rete di
monitoraggio.
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Valle D’Aosta – p. 2
Le fasi descritte precedentemente prevedono l’avvio delle:
attività di prevenzione del rischio (studi, programmi regionali, interventi strutturali,
pianificazione territoriale, ecc.);
attività di gestione delle emergenze (in attuazione dei piani regionali e comunali di
protezione civile).
Le principali strutture regionali coinvolte nel Sistema di Allertamento sono:
il Centro funzionale Regionale, struttura deputata alla predisposizione e alla
pubblicazione dei documenti previsionali, di monitoraggio e di sorveglianza, a definire il
sistema di previsione delle criticità meteorologica, idrogeologica e idraulica finalizzata
all´allertamento del sistema di protezione civile, al monitoraggio della situazione meteo-
idrologica e alla gestione, manutenzione e implementazione della rete di monitoraggio;
la struttura Assetto idrogeologico dei bacini montani per assicurare nell’ambito del
sistema di allertamento per criticità valanghiva la redazione e l´emissione del Bollettino
Valanghe (a scala regionale), il monitoraggio in corso di evento, la realizzazione degli
adempimenti, compresa l’attivazione delle Commissioni Locali Valanghe, oltre agli studi e ai
prodotti necessari per elaborare la previsione degli effetti delle nevicate;
la struttura Attività geologiche per la gestione delle reti di monitoraggio e rilevamento di
dati relativi ai dissesti di versante nonché per il supporto geologico alle strutture regionali;
la struttura Protezione Civile regionale per l’adozione e la diramazione dei
Bollettini/Messaggi di Allertamento, per la dichiarazione dei diversi livelli di allerta del Piano
regionale di Protezione Civile e la gestione del Sistema di Allerta Regionale;
il Comando del Corpo Forestale della Valle d’Aosta per il coordinamento e l’esecuzione
delle attività di presidio territoriale idrogeologico e idraulico.
Tipologie di evento
Nell’ambito del Sistema di Allertamento Regionale vengono considerate le seguenti tipologie di evento:
idraulico:
erosioni e sovralluvionamenti d’alveo;
esondazioni dei corsi d’acqua in tratti arginati e non arginati;
idrogeologico:
frane per colamento e scivolamento;
frane complesse;
colate di detriti o fango;
caduta di massi;
piogge e temporali forti e diffusi;
nevicate;
freddo;
vento;
ecc.
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Allegato: Regione Valle D’Aosta – p. 3
Zone di allerta meteo
La definizione delle Zone di Allerta Meteo ha previsto l’individuazione di ambiti territoriali
caratterizzati da una risposta meteorologica omogenea, tenendo in considerazione l’idrografia, la
meteorologia e l’orografia del territorio.
Il criterio idrografico è stato utilizzato per cercare di circoscrivere, per quanto possibile, uno stesso
bacino in una sola zona di allerta al fine di poter meglio prevedere e monitorare l’evoluzione dei
processi di piena.
Il criterio meteorologico si riferisce alle scale spaziali delle previsioni meteorologiche, tenendo conto
delle caratteristiche pluviometriche e climatiche dei differenti ambiti.
Infine, il criterio orografico permette di distinguere, per quanto possibile, settori omogenei dal punto
di vista degli effetti sul territorio.
ZONE DI ALLERTA
DENOMINAZIONE ZONE DI ALLERTA PROVINCE INCLUSE
VDAO-A Valle d’Aosta Centrale, Valle del Gran San Bernardo da Aosta a Valpelline, Valle di Saint-Barthélemy e Valtournenche
Aosta
VDAO-B Bassa Valle d’Aosta, dalla Gola di Montjovet a Pont-Saint-Martin, Valle del torrente Chalamy, Valle d’Ayas, Valle di Champorcher e Valle di Gressoney
Aosta
VDAO-C Valle di Cogne, Valsavarenche e Valle di Rhêmes Aosta
VDAO-D Dorsale Settentrionale e Nord-Occidentale, Valgrisenche e Valdigne Aosta
Zone di allerta meteo della Regione Valle d’Aosta
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Valle D’Aosta – p. 4
Sistema di monitoraggio
Le stazioni hanno uno o più sensori per misurare i seguenti parametri: pioggia, livello idrometrico,
temperatura dell’aria, direzione e velocità del vento, radiazione solare globale, pressione atmosferica,
umidità dell’aria, temperatura superficie suolo, umidità superficie suolo e moto ondoso.
Relativamente al rischio frane sono localizzati nel territorio regionale 70 pluviometri.
Inoltre la Regione Valle d’Aosta ha predisposto il monitoraggio in tempo reale di 6 movimenti
franosi: Bosmatto, Chervaz, Vollein, Versante Nord-Occidentale della Becca di Nona, Vallone di
Citrin, Versante Nord-Occidentale del Mont de la Saxe.
Modelli previsionali
I dati e le informazioni di tipo meteorologico sono utilizzati per l'elaborazione della previsione
meteorologica alla scala sinottica e alla mesoscala, per la conseguente redazione del Bollettino
Meteorologico Regionale, per l'adozione degli Avvisi di Avverse Condizioni Meteorologiche e per la
previsione dell'evoluzione a breve termine degli eventi in atto ai fini della valutazione dei livelli di
criticità di carattere idraulico ed idrogeologico.
Per quanto riguarda la modellazione meteorologica, il Centro Funzionale riceve quotidianamente
i dati provenienti dai seguenti modelli matematici: il modello globale ECMWF T799 ed il
modello ad area limitata COSMO-I7 (LAMI).
Per ciò che concerne la previsione degli effetti al suolo, è stato elaborato un sistema di soglie
multiparametriche per valutare il rischio di insorgenza di uno scenario di ordinaria criticità (allerta
gialla) o moderata criticità (allerta arancione) idrogeologica. Per la definizione di uno scenario di
elevata criticità (allerta rossa) risulta preponderante rispetto agli altri fattori la valutazione dello
scenario in atto e la rapidità della sua evoluzione.
La precipitazione non è la sola causa “innescante” di fenomeni franosi e/o di dissesto: a parità di
quantitativi di pioggia, ci sono altri fattori meteorologici-climatici, oltre che geologici-geotecnici, che
possono contribuire a determinare condizioni di criticità. Per tale ragione, nel corso degli anni, sono
state condotte varie analisi sugli eventi che hanno interessato la Valle d’Aosta tra il 1990 ed il 2009;
tali analisi hanno permesso di sviluppare un percorso che ha portato prima alla definizione di un
sistema di soglie pluviometriche che è stato successivamente integrato e calibrato definendo un
sistema di indicatori e soglie multiparametriche.
Gli indicatori attualmente considerati, che tengono conto sia delle condizioni antecedenti sia di quelle
previste, sono:
le piogge registrate negli ultimi 30 giorni;
le piogge medie previste;
le piogge massime previste;
la quota neve prevista.
Una back-analysis, che ha tenuto conto del numero di false e mancate allerte nel periodo tra il 2002 ed
il 2009, ha permesso di ricalibrare le soglie relative agli indicatori multiparametrici.
Il superamento delle soglie multiparametriche e la valutazione dello scenario in atto permettono di
valutare la probabilità che si manifesti uno scenario di ordinaria criticità (allerta gialla) o di moderata
criticità (allerta arancione).
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Valle D’Aosta – p. 5
Dopo una fase di test che, attraverso un confronto con gli strumenti operativi, ha permesso di
ricalibrare alcuni valori si soglia e ne ha verificato la robustezza e l’affidabilità, tale sistema è
attualmente usato come supporto decisionale.
Strumenti di comunicazione
I documenti informativi emessi riguardanti il rischio idrogeologico sono diffusi tramite posta
elettronica, sul sito web http://cf.regione.vda.it/home.php oppure tramite fax e si distinguono in:
documenti previsionali:
Bollettino di Criticità Meteorologica, Idrogeologica, Idraulica e
Valanghiva Regionale: emesso dal Centro Funzionale tutti i giorni entro le ore
14:00. Il bollettino sintetizza le valutazioni effettuate dall’ufficio meteorologico,
dall’ufficio effetti al suolo e dall’ufficio neve e valanghe. Esso è costituito da una prima
pagina che riassume i dati principali necessari ai sindaci per predisporre le misure
previste nei piani comunali di protezione civile. In particolare, è riportata una carta
della Valle d’Aosta suddivisa nelle 4 Zone di Allerta. Per ognuna di esse, attraverso una
rappresentazione iconografica, sono riportati i livelli di criticità associati alle quattro
tipologie di rischio (meteorologico, idrogeologico, idraulico e valanghivo). Ogni Zona
di Allerta è colorata con il colore associata al massimo tra i 4 livelli, in modo che il
sindaco, sapendo in quale zona ricade il suo comune, sappia qual è il livello più alto di
attivazione del piano regionale. Sono inoltre presenti le informazioni sulla data di
emissione, il periodo di validità del bollettino, le quote previste per oggi e per domani
dello zero termico e della quota neve. La seconda pagina fornisce informazioni di
dettaglio sui rischi. Per le giornate di oggi e di domani sono riportate carte analoghe a
quelle della prima pagina. Inoltre, per zona, per tipologia di rischio e per giornata di
previsione, è riportata una sintesi degli scenari attesi. Nella parte in basso sono poi
riportate note generali per ogni tipologia di rischio.
documenti di monitoraggio e sorveglianza, suddivisi in:
Bollettino di Aggiornamento dell’Evento in Atto per Criticità
Idrogeologica e Idraulica: emesso dal Centro Funzionale entro le 24 ore
successive all’emanazione di un avviso di criticità (allerta arancione o rossa), con una
frequenza variabile a seconda del livello di criticità e delle tempistiche del fenomeno
atteso. Il documento contiene una sintesi della situazione in atto rilevata dalla rete di
monitoraggio regionale.
Bollettino di Aggiornamento Straordinario sull’Evento in Atto per
Criticità Idrogeologica e Idraulica: emesso dal Centro Funzionale nel caso di
accertamento di situazioni impreviste di criticità idrogeologica o idraulica tali da poter
indurre situazioni di pericolosità sul territorio, non segnalate in precedenza.
PROGRAMMI DI RICERCA SCIENTIFICA DI RILEVANTE INTERESSE NAZIONALE
(D.M. 1152/ric del 27/12/2011)
La mitigazione del rischio da frana mediante interventi sostenibili
ALLEGATO al rapporto scientifico
Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale:
analisi della normativa vigente
Scheda Monografica
14/03/2016
Regione Veneto Attivazione del Centro Funzionale Decentrato della Regione del Veneto per il rischio idrogeologico e idraulico
G. Pecoraro, M. Calvello
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Veneto – p. 1
Regione Veneto Attivazione del Centro Funzionale Decentrato della Regione del Veneto per il rischio idrogeologico e idraulico
Normativa
Deliberazione della Giunta Regionale n° 873 del 31 marzo 2009
Attivazione del Centro Funzionale Decentrato della Regione del Veneto per il rischio idrogeologico e
idraulico.
Deliberazione della Giunta Regionale n° 1373 del 28 luglio 2014 (Aggiornamento)
Aggiornamento delle modalità di funzionamento del Centro Funzionale Decentrato della Regione del
Veneto.
Altre fonti consultate
Modalità di funzionamento del Centro Funzionale Decentrato della Regione del Veneto
Presentazione ai Comuni – ARPAV.
Definizione del sistema di allertamento regionale ai fini di protezione civile per la
previsione, il monitoraggio e la sorveglianza di situazioni di rischio idrogeologico,
idraulico e valanghivo
Presentazione alle Province – ARPAV.
http://www.arpa.veneto.it/temi-ambientali/meteo/monitoraggio/rete-di-telemisura-1
http://www.arpa.veneto.it/temi-ambientali/meteo/approfondimenti/metereologia-
gen.-e-prev
Dati generali
Il Centro Funzionale Regionale del Veneto è la struttura regionale deputata alla gestione delle allerte
nel territorio regionale di concerto con il Dipartimento Nazionale di Protezione Civile, la Regione e le
Province.
Esso è costituito da:
Sezione Protezione Civile: responsabile del CFR e delle dichiarazioni degli stati di allarme,
preallarme e di attenzione;
Sezione Difesa del Suolo: responsabile della determinazione dei livelli di criticità emessi e
dei rapporti con l’ex Genio Civile;
ARPAV-Dipartimento Regionale Sicurezza del Territorio: responsabile delle
previsioni meteorologiche, dell’elaborazione della criticità valanghe e della gestione della sala
operativa.
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Veneto – p. 2
Le funzioni del CFR riguardano principalmente:
la previsione degli eventi;
il monitoraggio degli eventi e degli effetti sul territorio;
il supporto alla gestione dell’emergenza.
La gestione delle allerte è organizzata nella seguente maniera:
fase previsionale di valutazione delle condizioni meteorologiche nivologiche, idrologiche,
idrauliche e geomorfologiche attese, nonché dei possibili effetti sull’integrità della vita, dei
beni, degli insediamenti e dell’ambiente;
fase di monitoraggio e sorveglianza di osservazione qualitativa e quantitativa, dell’evento
meteo-idrologico ed idrogeologico in atto e di previsione a breve dei relativi effetti attraverso il
nowcasting.
Le tipologie di rischio principalmente monitorate dal CFR del Veneto sono:
rischio meteorologico;
rischio idrogeologico e idraulico;
rischio valanghivo (a partire dal mese di novembre del 2009).
Per ciascuna tipologia di rischio sono previste:
suddivisione del territorio in Zone di Allerta (ambiti territoriali significativamente omogenei);
definizione di un sistema di soglie articolato almeno sui due livelli di moderata ed elevata
criticità.
Tipologie di evento
Nell’ambito del Sistema di Allertamento Regionale vengono considerate le seguenti tipologie di evento:
idraulico:
erosioni e sovralluvionamenti d’alveo;
esondazioni dei corsi d’acqua in tratti arginati e non arginati;
idrogeologico:
frane superficiali;
temporali intensi;
neve;
valanghe;
gelo;
vento.
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Veneto – p. 3
Zone di allerta meteo
Nell'ottica di affinare e sviluppare i sistemi di previsione, ed in particolare di ridefinire le aree di in
modo tale che suddividano il territorio regionale secondo criteri di maggiore omogeneità, è stata
rivista la prima suddivisione che prevedeva 7 aree omogenee.
I risultati del gruppo di lavoro hanno portato ad una nuova suddivisione del territorio regionale in 8
distinte Zone di Allerta Meteo e a delle modifiche nei confini di quelle già esistenti.
ZONE DI ALLERTA DENOMINAZIONE ZONE DI ALLERTA PROVINCE INCLUSE
VENE-A Alto Piave Belluno
VENE-B Alto Brenta-Bacchiglione-Alpone Belluno, Treviso, Vicenza, Verona
VENE-C Adige-Garda e monti Lessini Verona
VENE-D Po, Fissero-Tartaro-Canalbianco e Basso Adige Rovigo, Verona
VENE-E Basso Brenta-Bacchiglione e Fratta Gorzone Padova, Treviso, Venezia,
Vicenza, Verona
VENE-F Basso Piave, Sile e Bacino scolante in laguna Padova, Treviso, Venezia
VENE-G Livenza, Lemene e Tagliamento Treviso, Verona
VENE-H Piave pedemontano Belluno, Treviso
Zone di allerta meteo della Regione Veneto
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Veneto – p. 4
Sistema di monitoraggio
Le stazioni hanno uno o più sensori per misurare i seguenti parametri: pioggia, livello idrometrico,
temperatura dell’aria, direzione e intensità del vento, radiazione solare incidente e riflessa, pressione
atmosferica, umidità dell’aria, temperatura superficie suolo, umidità superficie, evaporazione e
bagnatura fogliare.
Relativamente al rischio frane sono localizzati nel territorio regionale 163 pluviometri.
Inoltre nel territorio veneto sono presenti 3 radar meteorologici:
in provincia di Padova, a Teolo, sulla sommità del Monte Grande (Colli Euganei), alla
quota di 472 m.s.l.m.;
in provincia di Venezia, a Concordia Sagittaria in località Loncon, alla quota di 20 m.s.l.m.;
in provincia di Verona, a Valeggio sul Mincio.
Infine, vengono utilizzati anche i dati provenienti dal satellite meteorologico METEOSAT.
Modelli previsionali
I dati e le informazioni di tipo meteorologico sono utilizzati per l'elaborazione della previsione
meteorologica e per la previsione dell'evoluzione a breve termine degli eventi in atto ai fini della
valutazione dei livelli di criticità di carattere idraulico ed idrogeologico.
Per quanto riguarda la modellazione meteorologica, vengono utilizzati modelli meteorologici
di livello internazionale, come ad esempio ECMWF e NCEP.
I centri meteorologici di livello internazionale si occupano dello sviluppo dei cosiddetti "modelli
meteorologici globali", i quali forniscono prodotti meteorologici sull'intero globo terrestre (o su un
emisfero) per periodi temporali medio-lunghi e con risoluzione spaziale medio-bassa (fino a 12,5 km),
mentre alcuni centri meteorologici di livello nazionale e locale si occupano dello sviluppo dei cosiddetti
"modelli meteorologici locali", i quali forniscono prodotti meteorologici su aree ristrette per periodi
temporali brevi o medi e con risoluzione spaziale alta (fino a 1-2 km).
Per la previsione degli effetti al suolo va innanzitutto precisato che il rischio idrogeologico
contemplato dal sistema di allerta regionale corrisponde agli effetti indotti sul territorio dal
superamento dei livelli pluviometrici critici definiti da soglie pluviometriche massime puntuali.
Esso si riferisce specificamente al rischio geologico legato ai fenomeni gravitativi di versante in
generale.
Dal rischio idrogeologico restano esclusi dall’allertamento in previsione i rischi geologici non
conseguenti direttamente agli eventi piovosi (DGPV, sprofondamenti carsici, fenomeni geotecnici,
altre frane con differenti cause di innesco, o al cui innesco concorrono altri fattori).
La criticità idrogeologica viene discriminata con due differenti metodologie a seconda del tipo di
fenomeno meteorologico previsto. In particolare, l’innesco o la riattivazione di frane possono essere
conseguenza di eventi meteorologici sia intensi (e di breve durata) che prolungati (di varia intensità)
sulle stesse zone.
Il metodo è basato sul confronto con le soglie pluviometriche e prevede che i diversi livelli di criticità
siano assegnati a ciascuna area quando i quantitativi di precipitazione ivi previsti, in un determinato
intervallo tempo e per un determinato stato del suolo, superano la corrispondente soglia per una delle
durate di precipitazione attese.
G. Pecoraro, M. Calvello (2016) Allertamento per il rischio da frana in Italia a scala regionale: analisi della normativa vigente
Allegato: Regione Veneto – p. 5
Nello specifico, è stato sviluppato un modello probabilistico con tempi di ritorno pari a 2, 5 e
20 anni (corrispondenti ai diversi livelli di allerta) e con delle soglie pluviometriche pari a 1 h, 3 h, 6
h, 12 h e 24 h. Nel modello le soglie sono inoltre differenziate a seconda del grado di saturazione
del suolo.
Strumenti di comunicazione
I documenti predisposti dal CFR del Veneto sono i seguenti:
Bollettino Meteo Veneto: viene elaborato quotidianamente ed attraverso di esso vengono
riportate le previsioni meteo a livello regionale per il giorno di emissione e successivo con
indicazione di tendenza per i due giorni successivi.
La diffusione avviene sui siti internet del CFR e dell’ARPAV.
Eventualmente può includere la segnalazione di diverse tipologie di evento e in questo caso la
diffusione avviene anche tramite sms informativo;
Avviso di Condizioni Meteorologiche Avverse (e relativi aggiornamenti): contiene i
seguenti elementi: periodo di validità del messaggio; descrizione sintetica e localizzazione
dell’evento previsto; descrizione di maggior dettaglio della previsione meteorologica per le
successive 24-36 ore; previsione quantitativa dei fenomeni ed eventuali osservazioni;
segnalazioni di servizio; modalità di contatto con il CFR.
La diffusione avviene attraverso le seguenti modalità: fax; e-mail; sito internet del CFR;
sms informativo;
Avviso di Criticità Idrogeologica ed Idraulica (e relativi aggiornamenti): viene emesso
nel caso in cui almeno un’area di allerta presenti condizioni di potenziale criticità. Tali
valutazioni sono eseguite mediante il confronto dei dati di pioggia, in atto o previsti, con le
soglie pluviometriche areali e puntuali disponibili sulla base delle linee guida nazionali.
Contiene i seguenti elementi: data e ora di emissione del messaggio; breve riepilogo delle
condizioni meteo attuali e previste; individuazione grafica delle aree in allerta; individuazione
tabellare del livello di criticità previsto per ciascuna Zona di Allerta Meteo; indicato periodo
della criticità prevista; descrizione della situazione idrogeologica e idraulica attuale e prevista;
modalità di contatto con il CFR.
La diffusione avviene attraverso le seguenti modalità: fax; e-mail; sito internet del CFR;
sms informativo;
Bollettino di nowcasting: viene emesso ogni 3-6 ore quando è attiva l’assistenza H24
presso il CFR e contiene: periodo di validità del messaggio; area di validità; descrizione della
situazione attuale; situazione meteorologica e/o idrometrica prevista; prossimo bollettino;
modalità di contatto con il CFR.
La diffusione avviene attraverso le seguenti modalità: fax; e-mail; sito internet del CFR;
sms informativo;
Avviso di Cessate Condizioni Meteorologiche Avverse;
Avviso di Cessata Criticità Idrogeologica ed Idraulica: sancisce il ritorno alle
condizioni di normalità.
La diffusione avviene attraverso le seguenti modalità: fax; e-mail; sito internet del CFR;
sms informativo.