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Prodotto Finale del Laboratorio di RICERCA

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Prodotto Finale del Laboratorio di RICERCA

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Laboratorio di Ricerca 2014

Profit Vs. Non profit

Due mondi a confronto2

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Il gruppo di lavoro

Laboratorio Campania

Formatore regionale: Marcello Colopi

Partecipanti:Gennaro Carbone Valentina ChiaieseDanilo FranginiAdemir FredaElisa MacciocchiTino PerrottaAnna Ruffino

Laboratorio Calabria

Formatore regionale: Marisa Meduri

Partecipanti:Annamaria BavaroDomenico BombaraNoemi EvoliGiuseppe FedericoAntonella PascuzziLetizia Rocca

Laboratorio Basilicata

Formatore regionale: Claudio Persiani

Partecipanti:Francesca De FeliceDomenico Faliero Giuseppe MelilloRosario PaleseMariella PangaroRocco ParigiOlga Stigliano

Laboratorio Puglia

Formatore regionale: Caterina Nardulli

Partecipanti:Barbara AlabbruzzettiAnna ArenaElisabetta De BlasiPasqua De MarcoVito IacovelliGiovanna LepreGiorgio RosatoGeorgia Schirinzi

Laboratorio Sicilia

Formatore regionale: Tiziana Tarsia

Partecipanti:Adelaide AmicoTeresa BellinoPaolo CapizziAnna CiuroMarisa ColloràMaria Lisa FigucciaMarta Lo Sicco

Laboratorio Sardegna

Formatore regionale: Damiana Culeddu

Partecipanti:Valentina AngioniAnnalisa AtzeiRoberta CaoPaolo ErasmoMatteo FenuLaura FerreliRoberto PuscedduRossana Salis

Sylla MagayeMarilena ManeraNicolina PattiAntonio RespisiCinzia RodiDaniela Sangiorgio

Formatore nazionale: Roberto Porciello

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1. Disegno della ricerca

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Lo studio delle collaborazioni tra profit e non profìt è un tema relativamenterecente nella letteratura. Ad oggi risulta piuttosto inesplorato lo studio dellemodalità di collaborazione, del livello di impegno e delle caratteristichetipiche delle due realtà che intendono collaborare.

Al contrario, una delle evidenze dell’evoluzione socio-economica a livellomacro (cioè di sistema-Paese) è che è finita l’era della netta “separazione” traStato, privato for profit e privato non profit.

E’ perciò necessario assumere una nuova prospettiva di interpretazione e diazione, quella della co-produzione dei beni di pubblica utilità, ovvero di queibeni in grado di rimuovere o ridurre il disagio sociale nelle sue diverseespressioni e, di conseguenza, di aumentare il livello di benessere collettivo.

Premessa

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Assumere la prospettiva dell’ibridazione influenzaradicalmente il modello di sviluppo, inteso comeprocesso che coinvolge non solo aspetti di naturaeconomica, ma anche sociale e politica.

Ciò implica la conseguente necessità di vedertradotto tale processo all’interno dei soggetti dellediverse sfere che compongono la società.

Premessa

Società civile

Settore privato Settore pubblico

Formale-Informale

Collaborazionimultisettore

Il processo di ibridazione deriva quindi dall’azione didue processi convergenti che contendono unospazio decisivo e strategico: da un lato, la necessitàdi aggiungere al tradizionale operato (di naturacommerciale) dei soggetti for profit una dimensionesociale (relazionale). Dall’altro, il bisogno deisoggetti non profit di fare propri modelliorganizzativi che permettano un più ampio respiroin termini di governance e di accesso a risorsefinanziarie.

Valoreeconomico

Valoresociale

Area dell’ibridazione

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Obiettivi della ricerca

Il Laboratorio di Ricerca 2014 si è posto l’obiettivo di approfondire gli spazi diconnessione tra gli operatori economici privati ed il mondo del no-profit.

In questa logica, il Laboratorio ha studiato l’evoluzione e le prospettive delrapporto tra profit e no-profit nelle regioni obiettivo del progetto, analizzandole diverse forme del rapporto (attuali e prospettiche) nella prospettiva direndere più chiaro il sistema delle aspettative reciproche di questi “duemondi” e di individuare le caratteristiche del rapporto tra essi, con l'obiettivodi individuare le variabili che rendono efficace e profìcuo il rapporto tra icontraenti, al fine di definire linee guida operative per il miglioramento dellerelazioni.

In particolare, il Laboratorio ha messo l’accento ed ha individuato, in terminiproiettivi, le condizioni, le motivazioni e le pratiche operative attivabili - nellacollaborazione tra profit e no-profit - per l’attivazione e lo sviluppo di legamicomunitari.

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Il disegno della ricerca

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La metodologia di indagine

Inte

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fond

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Esponenti di Associazioni di categoria

20 interviste ad organizzazioni di categoria del mondo profit

20 interviste ad organizzazioni di categoria del mondo non profit

Focu

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up

Esponenti del mondo profit e non profit

6 focus group con esponenti del mondo profit

4 focus group con esponenti del mondo non profit

2 focus group «misti» con esponenti del mondo profit e non profit

Case

Hist

orie

s

Esperienze di collaborazione profit-non profit

6 Case Histories

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2. Interviste in profondità a testimoni privilegiati del

mondo profit e del mondo non profit

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Obiettivi della fase di ricerca

Descrizione degli spazi di connessione, delle reciproche percezioni e delleprospettive future di collaborazione tra gli operatori economici privati ed ilmondo del non profit nelle sei regioni meridionali attraverso intervistediscorsive a testimoni privilegiati appartenenti ad organizzazioni datoriali delmondo profit e ad organismi del mondo non profit.

L’analisi si è concentrata su quattro ambiti tematici

• Le esperienze di collaborazione• Le percezioni reciproche• Gli spazi di collaborazione futura• I fattori e criteri della collaborazione

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Intervista in profondità

«L’Intervista di ricerca è una forma speciale di conversazione nella quale duepersone (e talvolta più di due) si impegnano in un’interazione verbalenell’intento di raggiungere una meta cognitiva precedentemente condivisa.

La conversazione è speciale per l’asimmetria di potere dei due interlocutori.

E’ l’intervistatore a stabilire gli obiettivi cognitivi della conversazione e adettarne il ritmo ponendo domande cui l’intervistatore deve - oquantomeno dovrebbe – rispondere con sincerità. …[…]…

Nell’intervista discorsiva l’intervistato risponde alle domandedell’intervistatore con parole sue, scelte lì per lì, costruendo nel modo che gliè più congeniale la propria argomentazione.»

(Cfr Mario Cardano «Tecniche di ricerca qualitativa» Carocci Editore, Romapag.73)

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I testimoni privilegiati intervistati

Organizzazioni Profit 20 Interviste

Organizzazioni Non Profit 22 Interviste

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La matrice interpretativaLe esperienze di collaborazione

• Al fine di cogliere la ricchezza discorsiva delle intervisteraccolte e di organizzare le informazioni in modo tale darestituire anche graficamente il tipo di impegno che leorganizzazioni (profit e non profit) intervistate hanno profusonella costruzione delle esperienze di collaborazione, è statacostruita una matrice interpretativa incentrata su duedicotomie concettuali: occasionale-frequente e generico-concreto.

• L’asse cartesiano «occasionale-frequente» si focalizza suiriferimenti empirici delle esperienze raccontate dai testimoniprivilegiati, vale a dire che analizza la dimensione fattuale epositiva delle esperienze discorsive. Sul polo «occasionale»vengono collocate quelle esperienze fortuite, casuali,estemporanee che non hanno durata. Sul polo «frequente»vengono invece collocate tutte quelle esperienze che sonodurature, numerose, significative, ed abituali.

• L’asse cartesiano «generico-concreto» rileva il tipo di discorsoutilizzato dal testimone privilegiato nel raccontare leesperienze di collaborazioni. Sul polo «generico» vengonocollocate tutte quelle esperienze raccontate senza precisione,determinatezza e concretezza. Sul polo «concreto» invecevengono condotte quelle esperienze precise, determinate eraccontate con un tipo di discorso ricco di riferimenti e dielementi indentificativi.

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Le esperienze di collaborazione Il punto di vista del mondo profit

• I testimoni privilegiati intervistati dichiarano tutti diaver avuto esperienza di collaborazione con soggettidel mondo non profit.

• Sono state censite ben trentaquattro (34) esperienze dicollaborazione.

• Le esperienze sono state raccontate tutte in terminipositivi.

• Le conversazioni restituiscono un variegato mondo dicollaborazione svolte sia al livello nazionale che a livellolocale e regionale. Le esperienze «generiche » sonosedici (16) e quelle «concrete» sono diciotto (18),mentre risultano di misura superiori (diciannove-19), leesperienze «occasionali» rispetto alle esperienze«frequenti» (diciassette-17).

• Alcune collaborazioni sono dettate dalla vicinanza edella conoscenza reciproca dei soggetti dellapartnership, altre sono mosse dalla comune volontà disviluppare progettualità condivisa, altre ancora sono unmero sostegno economico ad iniziative di utilità sociale.

• Soltanto una minoranza di esempi, sette (7), hannoassunto i tratti di collaborazioni strutturali (concrete econtinue nel tempo).

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«Abbiamo una collaborazione di tipo organizzata e strutturale conuna cooperativa sociale. Questa collaborazione è finalizzata adesaltare le produzioni agroalimentari legate al territorio e allaqualità, si occupa di vendita diretta all’interno di spazi destinatialla fruizione collettiva»«Abbiamo avuto rapporti più strutturati con una cooperativasociale che si chiama “ In Rete” con la quale abbiamo un rapportodi lunghissima data, più di 15 anni, sia di collaborazione che di co-progettazione di prodotti ,di eventi, di libri, sia rapporti di clientefornitore.»«Abbiamo una collaborazione progettuale con un centro socio-educativo polivalente sul modello delle fattorie sociali, finalizzataa favorire il processo di crescita e d’integrazione sociale dipersone temporaneamente o permanentemente disabili,mediante la realizzazione di attività di piccola agricoltura»«Due sportelli informativi e di assistenza per gli immigrati»«Confindustria Salerno ha per associata una associazione del terzosettore, la cooperativa «Volo alto««Abbiamo un rapporto come Coldiretti nazionale con il Bancoalimentare che è un’organizzazione non profit.»

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• Sette (7) Esperienze raccontate

• I testimoni privilegiati delle organizzazioni di categoria raccontano esperienze di collaborazioni realizzate prevalentemente con Cooperative sociali

• Le esperienze di collaborazioni sono frutto di progettazioni condivise

• I temi delle collaborazioni sono:– Agricoltura e agroalimentare – Immigrazione– Rappresentanza

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Le esperienze di collaborazione Il punto di vista del mondo profit - Quadrante 2

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«Organizziamo partite di beneficienza per l’Associazione down»«Per l’iniziativa «24 Ore Per La Vita» noi vediamo un prodotto con ilmarchio dell’associazione e devolviamo all’associazione 0,50 € per ogniprodotto venduto»“Il Maggio Dell’infanzia”“La Borsa Del Turismo Sociale”« C’è un protocollo d’intesa nazionale tra Unioncamere e Forum delTerzo Settore»«Iniziative che coinvolgono i nostri associati in maniera gratuita,soprattutto parrucchieri, per offrire servizi agli ospiti di case per anzianie di ospedali»«Progetto per il recupero dei minori a rischio di esclusione sociale conla Fondazione Falcone»«Noi per esempio come giovani imprenditori abbiamo donatoun'ambulanza al Policlinico, poi abbiamo allestito la mensa di SantaFara, con la parrocchia. Abbiamo fatto un concerto di beneficenza eabbiamo devoluto tutti gli incassi all‘Ospedaletto per comprare unmacchinario»«Abbiamo attivato un progetto di recupero degli scarti di lavorazionedel comparto del mobile imbottito realizzando tappeti e altri oggetti diarredamento»«Con Action Aid abbiamo condiviso un progetto, sulla fame nel mondo,di formazione nelle scuole. Un'azienda del settore farmaceutico haassunto una famiglia di extracomunitari che aveva problemi economicie di permanenza in Italia»«Abbiamo collaborato alla raccolta dei libri per la costituzione dellabiblioteca comunale, abbiamo ancora in essere diverse convenzioni contali realtà per utilizzo di spazi»

• Undici (11) Esperienze raccontate

• I testimoni privilegiati raccontano di esperienze estemporanee e non continue

• Sono esperienze legate a singoli eventi di natura filantropica

• Solitamente le esperienze non richiedono una progettazione condivisa

• I temi delle collaborazioni sono molteplici:– Cultura– Inserimento lavorativo– Fame nel mondo– Esclusione sociale– Socio-sanitario

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Le esperienze di collaborazione Il punto di vista del mondo profit -Quadrante 3

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• Otto (8) Esperienze raccontate

• I testimoni privilegiati raccontano di esperienze di collaborazioni con soggetti del mondo profit senza entrare dei dettagli dell’intervento, del tema e delle attività realizzate.

• Si trattano prevalentemente di collaborazioni incentrate sul sostegno economico

«Abbiamo collaborato spesso nell’inserimento lavorativo degli immigranti»

«Abbiamo collaborato con diverse associazioni non profit, da ‘Le onde’ allaFondazione Falcone, con i quali abbiamo condiviso dei percorsi, siamo statipartner di progetti con queste associazioni»

«Abbiamo avuto più contatti con organizzazioni non profit. Ricordare i nomi èdifficile. con alcune abbiamo realizzato progetti ed attività insieme, con altri soloincontri.»

«Sosteniamo molte associazioni, come sostegno economico e come altro»

«Abbiamo collaborazioni ad iniziative di promozione e di diffusione di una culturache sappia coniugare profitto e creazione di benessere per la comunità»

«Già da molti anni la mia organizzazione intrattiene rapporti di collaborazione,informazione sensibilizzazione e denuncia sociale con le varie associazioni divolontariato radicate nel territorio»

«La mia organizzazione ha supportato progetti di numerose onlus: AmnestyInternational, Oxfam, Comunità Di Sant’egidio, Apriti Cuore, Bambini Cardiopaticinel Mondo, Save The Children, Unicef, Viveresano, Vida A Pititinga, Siciliasì emolte altre»

«Abbiamo intrapreso rapporti con il mondo del non profit tessendo collaborazionie partenariati per progetti; da ciò che mi consta alcune imprese nostre associate,spesso si concedono sponsorizzazioni e contributi per le vari associazioni»

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• Otto (8) esperienze raccontate• Sono esperienze occasionali e

generiche.

«Esperienze di tipo commerciale»

«Siamo stati presenti in tantissime manifestazioni»

«Abbiamo collaborato anche con il Csv»«Spesso vengono da noi associazioni nuove che nascono e chiedono aiuto, e noidiamo quello che noi possiamo dare di nostra competenza»

«Organizziamo iniziative di intrattenimento (gite e vacanze) per la sezioneanziani dell’organizzazione»

«La tipologia di intervento è diversa e va dal “mero” emolumento in denaro,alla donazione di bottiglie con etichette personalizzate, all’acquisto di cartolinenatalizie aziendali, all’organizzazione di spettacoli di teatro, di aperitivi solidali,alla sponsorizzazione di una squadra sportiva di torball e molto altro»

«Le collaborazioni si sono svolte solo attraverso un rapporto con un soggettoimprenditorialmente strutturato»«Abbiamo collaborato in manifestazioni per la sensibilizzazione contro laviolenza sulle donne, in progetti sulla cooperazione sociale»

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Le esperienze di collaborazioneIl punto di vista del mondo non profit

• Le esperienze raccontate dai soggetti del mondo non profitintervistati sono ventotto (28).

• Il numero elevato di esperienze censite dimostrano che leorganizzazioni non profit hanno sviluppato apprendimentoorganizzativo sul tema. Maggioritarie sono gli esempi dicollaborazione che hanno le proprietà della continuità e dellaconcretezza (9 esempi), in molti casi ci troviamo di fronte ad unrapporto strutturato in filiera (fornitura-servizio-partnershipcommerciale) che permette ai soggetti in collaborazione disperimentare nuove progettualità, di contaminarsi e diimplementare nuovo percorsi, in altri casi ci troviamo difronte adesperienze che hanno disciplinato eticamente le condotte deisoggetti in territori inquinanti dalla criminalità.

• Quattro sono gli esempi che dimostrano di avere le proprietàdella concretezza e della occasionalità. Si tratta di sperimentazioniche sono state avviate e che quindi sono in corsa o che seconcluse non hanno avuto delle evoluzioni. In entrambi i casi leesperienze collocate in questo quadrante ci restituiscono lacapacità di innovazione che i testimoni del terzo settoreintercettati dimostrano di possedere in termini di sperimentazionidi nuove pratiche e progettualità.

• Sui due quadranti caratterizzati dalla genericità (8 «occasionali» e7 «frequenti») sono stati incasellati quelle esperienze che nonhanno portato risultati significati o che si sono consumate nellearee periferiche delle organizzazioni. Il numero è superiore delleesperienze censite nei due quadranti della concretezza, il dato cirestituisce una sorta di impermeabilità dell’organizzazioni alletante iniziative di collaborazioni attivate e che per diversi motivi(non sono state pianificate a livello di dirigenza oppure sonolegate all’esperienza di un dirigente in particolare) non sono stateincluse in un patrimonio comune e condiviso di pratiche.

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• Nove (9) Esperienze raccontate

• Le cooperative sociali sono i soggetti protagonisti della maggioranza delle collaborazioni.

• Sono esperienze che sperimentano della nuove pratiche e progettualità

• I temi delle collaborazioni sono:– Agricoltura e agroalimentare – Immigrazione– Raccolta dei rifiuti– Esclusione sociale– Inserimento lavorativo

«Il Protocollo di Legalità tra Legacoop e l’Associazione dei Costruttori di Confindustria di Napoli»«Convenzione tra Legacoop Campania e Interconsult Sud srl, per l’adozione di un regime agevolato per lafornitura di energia elettrica e gas naturale»«Abbiamo organizzato …[…]…festival di arte contemporanea in Calabria …[…]… Abbiamo deciso di mettereinsieme i valori delle organizzazioni non profit e quelle delle organizzazioni profit …[…]… per creare unapiattaforma di pensiero contemporaneo in grado di impattare sul benessere della comunità, e dal punto divista del non profit di generare quei valori della cultura della creatività, dei valori di brand da consentireall'azienda di rimettersi in sesto, di riconfigurare una collezione di prodotti che prima l'azienda non aveva,utilizzando anche i giovani creativi e designer provenienti da tutta Europa»«Con il consorzio nazionale CONAI …[…]… noi portiamo la carta a questa azienda profit del lametino (cheaderisce al consorzio Conai). Faccio un altro esempio: noi stiamo facendo la raccolta dell’olio esausto …[..]…abbiamo una convenzione con la multiservizi …[..]… e vendiamo (l’olio raccolto) ad una aziende profit delterritorio … […]…per trasformarlo in bio gas»«Le cooperative sociali di inserimento lavorativo in Sardegna sono state realizzate con la legge Biagi che,sostanzialmente permetteva una collaborazione tra una cooperativa sociale di tipo B ed un’azienda profitper l’inserimento lavorativo di persone con disabilità. Nel 2001 in Sardegna un’azienda profit haesternalizzato una commesse ad una cooperativa sociale di inserimento lavorativo. Questo ha consentitoalla Cooperativa di assumere 17 persone con disabilità mentale che hanno lavorato all’interno dellaCooperativa»«La gestione della lavanderia del carcere minorile di Quartucciu, realizzata con un accordo che abbiamo conla Nivea, la principale azienda di lavanderia sarda. Iniziativa nata sulla base di un’esigenza specifica, quelladi trovare delle opportunità di lavoro, per cui la Nivea ci permette di occuparci della piegatura diasciugamani, scendibagno e simili, creando opportunità di occupazione»«È in programma un’azione di collaborazione tra Fondazione Altagamma e Federsolidarietà ConfcooperativeNazionale, con l’obiettivo di implementare imprese di produzione legate alla moda con riferimentoall’inserimento lavorativo di persone svantaggiate»«Panecotto, ideato dal Consorzio La Città Essenziale, nasce con l’ambizione di promuovere e sostenere lerisorse e le tradizioni della Basilicata. È un modello imprenditoriale etico, fisicamente identificato con unluogo fisico Panecotto store, che ha l’obiettivo di promuovere l’inclusione di soggetti svantaggiati e fascedeboli sul mercato del lavoro»«Altro esempio è il network commerciale Ortofrù del consorzio CS di Potenza (zona di Potenza e Salerno),per l’inserimento lavorativo che vede la collaborazione di partner istituzionali, di Terzo settore e del settoreagroalimentare»

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• Quattro (4) Esperienze raccontate

• I testimoni privilegiati raccontano di esperienze occasionali e concrete

• Sono esperienze incentrate sulla ricerca di fondi per il sostegno economico di iniziative

• I temi delle collaborazioni sono molteplici:– Cultura– Rappresentanza– Nuova progettualità nel campo

dell’economia sociale– Socio-sanitario

«Abbiamo partecipato all’esperienza di Fondazione di Comunità,finanziata da Fondazione con il Sud, nella giornata di presentazioneè stato presentato un progetto di intervento sull’ex Birra Messina»

«Collaborazione con la libreria di Crispiano, che è comunque profit,e con la quale abbiamo avuto negli anni varie occasioni diorganizzare eventi per promuovere la cultura e la lettura»

«I nostri rapporti di organizzazione sono relativi più a rapporti dirappresentanza sindacale, a tavoli tematici … che portano anche adaccordi commerciali»

«Con il progetto “Tutti con Caritas” realizzato in collaborazione conMediatris, una società di comunicazione composta da tre giornalistiche si sono offerti come mediatori per mettere in contatto Caritascon il mondo delle imprese, si è riusciti a chiudere un accordo conAsdomar, Riso di Sardegna, Smeraldina: sono sigle che hannosottoscritto una convenzione con noi; con una donazione iniziale diprodotti alle 10 Caritas dell’Isola si sono stretti degli accordi per lafornitura di prodotti a prezzi inferiori a quelli commerciali

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• Sette (7) Esperienze raccontate

• I testimoni privilegiati raccontano diesperienze di collaborazioni in terminidi fornitura di prestazioni e di scambicommerciali.

• Si trattano di collaborazioni stimolateanche dalla partecipazione a bandipubblici.

• La collaborazione con soggettieconomici che hanno intrapreso lastrada delle Responsabilità sociale diimpresa si stanno dimostrandoproduttive ed interessanti

«Manifestazioni, iniziative di categoria, avvio di iniziative economiche,programmazione negoziata per il sostegno economico e la formazione diimprese profit e non profit»

«Collaborazioni per rispondere ai bandi … per l’utilizzo dei fondistrutturali»

«I bandi offrono l’opportunità di mettere insieme forme di impresa diverseche condividono gli obiettivi sia economici che sociali»«…[…]… ci sono, delle collaborazioni col profit, in particolar modo per lecooperative sociali di tipo B, cooperative sociali di inserimento lavorativo»

«Ad oggi le collaborazioni sono esclusivamente di tipo imprenditoriale, nonsi basano su visioni comuni ma su scambi commerciali ed imprenditoriali.Anche le relazioni con alcune organizzazioni datoriali (vedi Confindustria)seguono lo stesso percorso»

«La Caritas diocesana di Iglesias ha dei rapporti con il mondo del profit perquanto riguarda i servizi di gestione delle necessità degli uffici, comepossono essere le forniture di cancelleria o bollette, quindi per ragioni dinatura strettamente commerciale»

«I rapporti, in particolare con l’Istituto per la Donazione e con ilcostituendo Forum per la Responsabilità Sociale d’Impresa stannodeterminando le condizioni per lo sviluppo di molte iniziative in tal senso»

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• Otto (8) Esperienze raccontate

• Sono esperienze occasionali e generiche che non hanno prodotto nuova progettualità.

• Appartengono a diverse famiglie di collaborazioni (partnership, protocolli di intesa, sponsorizzazioni)

«L’attività di rinascita di Piazza Mercato di Napoli dove l’animazione del territorio haincontrato gli imprenditori ed ha prodotto anche avviamento al lavoro di giovani.»

«I rapporti sono di tipo estemporaneo e locali. Le numerose operazioni di supporto sonocondotte a livello micro e si concretizzano nelle numerosissime operazioni disponsorizzazione da beneficenza su singoli episodi»

«La mia organizzazione ha avuto rapporti con organizzazioni rappresentative del mondoprofit ( CNA) in relazione alla possibilità di realizzare servizi in modo strutturato. Inoltreabbiamo avuto rapporti con altre organizzazioni (agricoltura e commercio)»

«Sicuramente ci saranno state a macchia di leopardo, non con l'obiettivo di collaborarecol profit, ma come mezzo per soddisfare un'esigenza»

«Abbiamo avuto rapporti con il mondo del profit. Espressamente i rapporti erano legatialla possibilità da parte del profit di contribuire alle varie attività che noi facevamo,quindi anche con sponsorizzazioni di attività, la fornitura di materiali ed attrezzature dicui non eravamo provvisti, quindi uno scambio, un sostegno di natura economica estrumentale»

«Appalti, contratti (Rete d’impresa, ATS, ecc …), convenzioni, Protocolli d’Intesa, alleanzetra organizzazioni di rappresentanza presso le istituzioni su temi di comune interesse»

«Partnership, sponsorizzazioni, patrocini, partecipazione alle spese»

«ci siamo trovati ad avere un contatto con un profit reale, e quindi con un fornitore o chiha sponsorizzato, lì i livelli cambiano, perché il fornitore fa mercato e quindi io per ilfornitore sono un cliente e in quanto tale vengo trattato, quindi precisione nelpagamento, la definizione del prodotto che mi deve fornire nei tempi, la qualità delprodotto, la consegna»

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La matrice interpretativa delle percezioni reciproche

• La matrice interpretativa utilizzata per ordinare leinformazioni relative alle percezioni reciproche èincentrata su due dimensioni concettuali:«valutazioni» e «propositività».

• La dimensione delle «valutazioni» ha l’obiettivo diisolare gli elementi di giudizio e di determinazionecontenuti nelle interviste dei testimoni privilegiati.La dimensione è stata scomposta nella polaritànegativo-positivo. Sul polo «valutazioni positive»vengono ricondotte le determinazioni e i giudizifavorevoli nei confronti dell’altro mondo, vale adire che contengono degli elementi di utilità,validità e approvazione sull’operato, mentre sulpolo «valutazioni negative» vengono collocate ledeterminazioni e i giudizi sfavorevoli.

• La dimensione della «propositività» ha l’obiettivo diisolare i temi e gli ambiti di proposte dicollaborazioni contenute nelle interviste chepossano svolgere degli spazi futuri di connessionetra gli operatori appartenenti ai due settori delprofit e non profit. La dimensione è statascomposta in poli opposti: assenza di proposte epresenza di proposte.

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Le percezioni reciprocheIl punto di vista dei soggetti profit

• Sono state individuate sedici (16) percezioni delmondo non profit. La maggioranza assoluta (dodici)delle percezione esprimono delle valutazioni. Soltantoin cinque (5) percezioni sono isolabili dei contenutinegativi. Nel quadrante dato dall’intersezione tra«valutazione negative» e «assenza di proposte» sonostate collocate zero (0) percezioni.

• Generalmente i referenti delle organizzazioni datorialiintervistati percepiscono il terzo settore come positivoe come un settore con il quale costruire in futurocollaborazioni e nuova progettualità.

• «Concorrenti sleale», «nascondono organizzazionilucrative», «sono incubatori di voti» sono soltantoalcune delle espressioni che vengono utilizzare daitestimoni privilegiati per descrivere le percezioninegative del mondo non profit.

• Il quadrante ottenuto dall’incrocio «valutazionepositive» e «presenza di proposte» è uno spaziosemantico molto interessante in quanto contienel’insieme dei temi-ponti che i due mondi possonoattivare per costruire partnership nel futuro.

• I temi isolabili sono:• L’inserimento sociale e lavorativo dei migranti;• La serietà dei progetti• I nuovi ambiti di intervento dell’economia sociale• La diffusione di valori etici• Una Maggiore consapevolezza imprenditoriale del

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• Cinque (5) percezioni

• Le percezioni collocate in questo quadrante fanno leva su tre argomenti principali:– il ruolo di corpo intermedio

del mondo non profit;– il Modello organizzativo e

imprenditoriale capace di rispondere adeguatamente alle nuove esigenze;

– la funzione inclusiva e compensativa

«Il non profit presenta delle realtà che sono assolutamente organizzate e che riesconoadoperandosi ogni giorno a risolvere problemi che la nostra società purtroppo presenta eappunto si riesce a dare delle risposte diverse soprattutto da parte delle istituzioni. Ad esempioil caso dei migranti che spesso hanno delle professionalità che comunque possono esseremesse a valore in aziende del nostro territorio però a volte manca un tramite o megliomancherebbe questo tramite se non ci fossero associazioni ….[…]…. che si fanno promotrici diquesta integrazione anche nel mondo del lavoro che della collettivit໫Il mondo del profit è assolutamente essenziale, soprattutto per il periodo storico che viviamo,molte cose sono affidate al non profit, forse anche più di quelle che dovrebbero essere di suacompetenza. Quindi, è assolutamente positivo. Più che parlare poi del mondo del non profit, ioparlerei più della serietà dei progetti; quindi se un progetto è svolto seriamente va benissimochiunque lo proponga»«In un’economia evoluta, in un’economia sviluppata, il non profit ha un suo ruolo ben definitoche deve essere valorizzato perché svolge un ruolo essenziale all’interno della società. E’ unacomponente complementare che serve a fare evolvere una società, a dare maggiori standard diqualità della vita, per tutta una serie di soggetti e comunque, per la collettività intera, daglianziani, ai bambini, agli immigrati, alle fasce deboli che hanno più bisogno di supporto»«Queste associazioni devono esistere e devono necessariamente interfacciarsi con il profit...unpo' perchè potrebbero trasmettere i propri valori al profit.....non che non ne abbia, ma il profitè profit, quindi persegue il profitto a 360 gradi. Quindi il giusto sarebbe un continuo dialogopotrebbe migliorare il profit ma allo stesso tempo il non profit non devono essere idealistiche,devono essere più contestualizzate»«Il mondo no profit è una componente essenziale dell’economia e della società civile, pensoche fa parte di quella società di mezzo, che si pone in mezzo fra lo Stato, le istituzioni el’individuo…..[…]… c’è uno spazio enorme di intervento che potrebbe essere gestito dal nonprofit con evidenti vantaggi nei servizi : si abbatte il monopolio statale tradizionale, si mette inconcorrenza una serie di soggetti no profit e già questo di suo, dal mio punto di vista, puòprodurre notevoli vantaggi»«Il non profit è un modello che deve essere portato avanti con maggiore forza, perché ilmodello sul quale si sono sviluppate tutte le organizzazioni è saltato. Non si può più pensare diessere vincolati solo ed esclusivamente ad enti pubblici. …[…]…Bisogna quindi puntare adessere autonomi anche nella realizzazione delle proprie idee e comperando maggiormente.Credo che sia un ottimo modo di agire; per le collaborazioni future credo che sia doverososviluppare nel no profit una maggiore concretezza imprenditoriale, avere il coraggio di puntaread una maggior consapevolezza imprenditoriale, come dire avere più visione di business»

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• Quattro (4) percezioni

• Le valutazioni negative si incentrano su:– Sul ruolo di concorrenti sleali che in

alcuni settori svolgono i soggetti del non profit (turismo)

– Sulla distinzione tra i soggetti non profit che operano nell’interesse generale e del bene comune e i soggetti che operano al servizio dei partiti per la creazione del consenso o che operano in maniera scorretta sul mercato

• Proposte:– Rappresentano un’opportunità di

crescita– Dovrebbero rendicontare

puntualmente le loro attività

«La percezione è quella di un’opportunità per il settore degli alberghi. Mentre per ilsettore delle agenzie di viaggio, invece, la percezione è quella che siano dei concorrentisleali. Perché non hanno le licenze, non sono autorizzati, comprano e vendonopacchetti e viaggi, evadono l’IVA. Diciamo che il no profit ancora in Italia, rispetto alprofit risulta un settore che manca di struttura perché le leggi sono tante e confuse equindi è difficile avere una struttura trasparente e chiara da una parte. Dall’altra, leimprese del settore ricettivo hanno invece tutto da guadagnarci, hanno vantaggio adoperare con queste attività no profit perché sostanzialmente coprono dei buchi chealtri mercati non coprono.»«Io credo nella validità delle associazioni di volontariato, però ci sono associazioni eassociazioni, io parlo per quella che è la nostra realtà territoriale, ci sono molteassociazioni che dietro l’aspetto no-profit poi fanno lucro e danaro che gira, purtroppoa Taranto ce ne sono; costa mantenere una struttura e spesso queste associazioni sonoincubatori di voti per dei politici che sotto l’aspetto dell’associazionismo le usano aisoli fini elettorali. Le associazioni andrebbero meglio regolamentate, chi fa veramentevolontariato viene distrutto da quel mondo che, ripeto, fa profit e danneggia il verovolontariato perché chi viene in contatto con questo tipo di realtà poi non crede piùnel volontariato.»«Occorrerebbe sollecitare le associazioni a fornire una rendicontazione puntuale delleattività svolte per vedere se davvero hanno raggiunto risultati per il bene comune;devono mantenere la loro identità per non far perdere la fiducia alle persone che siavvicinano. Andrebbero pubblicamente premiate quelle associazioni che si distinguonoper il loro lavoro.»«È importante in questo momento cercare di fare una cernita perché in un momentoparticolare di crisi non solo economica ma appunto culturale c’è un proliferare diorganizzazioni che non so…è un parere mio personale, che non tutte hanno dei fininobili. Sicuramente sono una parte importante di una società, è importante cheesistano e ci sono alcune buone e altre che non vedo il motivo per cui esistono. Questoè un parere personale.»

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• Cinque (5) esperienze

• Le valutazioni fanno leva su molti elementi consolidati del clichè del terzo settore:– Sono persone che si sacrificano

direttamente– Non percepiscono compensi– Svolgono una funzione

essenziale– Svolgono un ottimo lavoro

«Il non profit è un mondo di gente che si sacrifica direttamente e chelavora senza compensi; non ha soddisfazioni economiche, ma moraliperché pensa di poter aiutare gli altri»

«Ha una grande importanza soprattutto il settore delle impresesociali»

«La percezione è positiva, per l'azione che questi conducono, per lesinergie che possono aiutare a migliorare le condizioni di quelle fascepiù deboli che in questo momento sono veramente in difficoltà. percui va elogiato il lavoro che fanno, generalmente in silenzio»

«L’organizzazione considera attentamente il mondo del no-profit egiudica positivamente le esperienze avute in passato»

«..[..]… in molti casi fanno un ottimo lavoro e sopperiscono allelacune delle istituzioni»

«Nelle moderne società capitalistiche svolgono una funzioneessenziale per la promozione e regolazione dei rapporti economici ela produzione e distribuzione (seppure spesso non equa) dellaricchezza e del benessere»

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Le percezioni reciprocheIl punto di vista dei soggetti non profit

• Sono state individuate venti (20) percezioni del mondo profit.Generalmente il mondo del non profit attribuisce un ruolopositivo ai soggetti profit. Il quadrante nel quale si collocano ilmaggior numero di percezioni è quello determinato dallepolarità «Valutazione positiva» e «Proposte», ben otto (8)percezioni. Questo dato ci restituisce l’apertura del mondonon profit ad una collaborazione proficua e virtuosa,incentrata sulla contaminazione di pratiche e su unaprospettiva economica dettata da un approccio etico. Per leorganizzazioni intervistate i soggetti del profit devonorecuperare una dimensione territoriale e locale nella ricercadel profitto, devono assumente una condotta responsabile edevono focalizzare l’attenzione sulla funzione sociale chesvolgono.

• Anche il quadrante delle «Valutazioni negative» e «Proposte»è interessante. Ben cinque (5) percezioni si collocano in esso,questo quadrante può essere interpretato e ricondotto ad unaposizione strategica di apertura alla collaborazione con isoggetti del mondo profit ma secondo alcune condizioni, acondizione che che si mettano al centro le persone coinvoltenel ciclo produttivo, a condizione che si investa su un profilomanageriale simile a quelle delle cooperative sociali, acondizione che si recuperi una progettualità economica dilungo periodo evitando comportamenti “canaglieschi”.

• Il versante opposto, quello composto dal quadrante«Valutazione negative» e «Assenza di proposte» e da quellodelle «Valutazioni positive» e «Assenza di proposte» sono benquattro (4) le prime e tre (3) le seconde, ospita scarsepercezioni e poco significative ai fini degli obiettivi di questafase della ricerca. Queste posizione si caratterizzano per nonesprimere visioni strategiche, sono delle semplici valutazioniincentrate soprattutto sulla domanda dell’intervista e non suuna riflessione generale che l’organizzazione di appartenenzasvolge nelle fasi di pianificazione strategica.

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• Otto (8) percezioni

• Le percezioni fanno leva:– sul superamento della distinzione tra

soggetti profit e non profit– sulla funzione sociale delle imprese

profit, sul legame con il territorio e sullaresponsabilità

– sulla centralità della personale nel cicloproduttivo

«Esistono tantissimi esempi di imprese Profit che lavorano seriamente e sono più collaborative di alcune cooperative. Ci sonoimprenditori pronti a dare la vita per la propria attività imprenditoriale. Le imprese nascono e hanno una funzione sociale el’imprenditore ne è cosciente perché sa che quando va a lavoro e rispetta le norme, sta aiutando il buon Dio a completare lacostruzione del modo, e partecipa molto anche perché rischia molto. ….[…]…se io imprenditore guadagno una certa cifra chespendo bene, investendo sul territorio, la mia azione ha comunque un riscontro positivo»«…[…]… Esiste un profit illuminato, la cui collaborazione non può essere respinta per ragioni “ideologiche”. La Puglia, suquesto specifico aspetto, non è luogo ottimale di sperimentazione; bisogna preparare il terreno affinché divenga, attivandoqualche sperimentazione motivante e contaminante per i soggetti che ancora non credono a tale prospettiva»«Non c'è una chiusura a priori per cui tutto ciò che è profit è sbagliato e ciò che non lo è no. …[…]… noi desideriamoriportare l'attenzione all'economia reale, attenzione alle ricadute, all'uso responsabile del denaro, alla ricaduta che può averel'utilizzo del denaro, per cui questi sono i parametri che poi ci permettono di entrare nel dettaglio di volta in volta e capire sequella attività è giusta o no»«Questa divisione genera un ritardo ….[…]… a furia di incasellare le organizzazioni in questa distinzione di fondo e a furia diincasellare si creano delle separazioni nette e a volte dei pregiudizi e delle forme di incomunicabilità tra questi due mondi epoi tendenzialmente il pregiudizio finisce per etichettare il profit come un mondo all'interno del quale non vi è un alto sensodi responsabilità rispetto al territorio, non vi è una visione etica o addirittura si alimenta l'idea che il profit quindi gliimprenditori lavorino per la massimizzazione del profitto»«L’impresa profit è etica se va oltre agli importanti risultati economici; se l'imprenditore o la famiglia che la gestisce haattenzione anche per la comunità più ampia, più larga che non sia l'azienda tout court …..[…]…è importante che vi siarispetto da parte dell'imprenditore per le risorse umane interne, che consenta a quelle risorse umane di poter vivere ilcontesto lavorativo in maniera positiva e felice»«Noi non possiamo fare a meno di una contaminazioni del mondo profit. Credo che questa discriminante siavecchia….[…]…vedo che esiste uno scollamento tra le imprese di base e le centrali di rappresentanza. Questo però è un limitesia del profit che del non profit… L’impresa profit ha capito che per organizzare meglio il proprio processo produttivo(politica di conciliazione) deve costruire alleanze sinergiche con il terzo settore che migliora la vita dei suoi lavoratorigenerando benessere»«Le organizzazioni profit sicuramente sono la risorsa principale per l’economia del Paese …[…]… danno il lavoro, danno ilsostegno alle persone che ci lavorano. …[…]…dovrebbero cercare di fare qualche salto in più rispetto all’innovazione, nonpuntare solo al profitto ma dovrebbero pensare a lasciare qualcosa sul territorio, per lo sviluppo del territorio dove hannooperato anche senza un ritorno di natura economica»«Il mondo profit, in un’ottica di responsabilità sociale della proprie azioni, ha compreso il valore che viene dal mondo non-profit in termini di professionalità, visto che sempre di più le cooperative hanno ai vertici risorse altamente qualificate»

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• Cinque (5) Esperienze

• Le percezioni si focalizzano:– sul forte legame dell’imprese profit

con le persone che le guidano– sugli strumenti e metodi che i

soggetti del profit potrebbero mutuare dal mondo non profit per migliorare il proprio operato (es. bilancio sociale)

– sull’organizzazione di un’impresa incentrata sullo slow profit

– sulla contaminazione con pratiche e modelli gestionali mutuate dalle cooperative sociali

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«… un maggior connubio tra il profit ed il no profit, affinchè il profit investa più sul profilomanageriale, magari….[…]… Il profit dovrebbe avere una gestione manageriale ed una capacitàdi capitalizzazione delle imprese rivolgendosi al non profit e al mondo della cooperazione conattività più manuale, come fase realizzativa ed operativa.

«Il profit, in Italia, ed in Sardegna, dovrebbe valorizzare di più le persone, non soltanto in unalogica di diritti, di doveri eccetera, ma in una logica di aiutare le persone a stare benenell’ambiente di lavoro, facilitare l’ambientamento, il coinvolgimento della persona all’interno deiprocessi produttivi.. siamo molto distanti rispetto a questo in Italia.. quindi, a mio parere, il profitdovrebbe fare un salto in avanti, e sta iniziando a farlo, e, proprio come fanno le cooperativesociali ed il no profit in genere, dovrebbe mettere al centro la persona»

«Il profit non dovrebbe pretendere guadagni immediati ma aspettare con pazienza l’evolversi deirisultati».

«La cultura di impresa è estremamente variabile e lascia gli aspetti di qualità agli individuicoinvolti ed alla loro storia piuttosto che a stimoli di categoria che ci si aspetterebbe per un azionesistematica».

«Ritengo che il profit, soprattutto in questo periodo di crisi, sia ripiegato su se stesso e non riesca apercepire il vantaggio (anche imprenditoriale) che un coinvolgimento con il mondo del non profitpotrebbe apportare. Strumenti quali “il bilancio sociale”, il sostegno ad iniziative non profit,allargano di fatto la platea dei possibili acquirenti e attribuisce alle profit una sensibilità, unapresenza, un radicamento che potrebbe allargare la platea degli acquirenti: ma il profit non riescea comprendere questo vantaggio e di fatto i due mondi restano sempre distanti»

«… un maggior connubio tra il profit ed il no profit, affinchè il profit investa più sulprofilo manageriale, magari….[…]… Il profit dovrebbe avere una gestionemanageriale ed una capacità di capitalizzazione delle imprese rivolgendosi al nonprofit e al mondo della cooperazione con attività più manuale, come faserealizzativa ed operativa.«Il profit, in Italia, ed in Sardegna, dovrebbe valorizzare di più le persone, nonsoltanto in una logica di diritti, di doveri eccetera, ma in una logica di aiutare lepersone a stare bene nell’ambiente di lavoro, facilitare l’ambientamento, ilcoinvolgimento della persona all’interno dei processi produttivi.. siamo moltodistanti rispetto a questo in Italia.. quindi, a mio parere, il profit dovrebbe fare unsalto in avanti, e sta iniziando a farlo, e, proprio come fanno le cooperative socialied il no profit in genere, dovrebbe mettere al centro la persona»«Il profit non dovrebbe pretendere guadagni immediati ma aspettare conpazienza l’evolversi dei risultati».«La cultura di impresa è estremamente variabile e lascia gli aspetti di qualità agliindividui coinvolti ed alla loro storia piuttosto che a stimoli di categoria che ci siaspetterebbe per un azione sistematica».«Ritengo che il profit, soprattutto in questo periodo di crisi, sia ripiegato su sestesso e non riesca a percepire il vantaggio (anche imprenditoriale) che uncoinvolgimento con il mondo del non profit potrebbe apportare. Strumenti quali“il bilancio sociale”, il sostegno ad iniziative non profit, allargano di fatto la plateadei possibili acquirenti e attribuisce alle profit una sensibilità, una presenza, unradicamento che potrebbe allargare la platea degli acquirenti: ma il profit nonriesce a comprendere questo vantaggio e di fatto i due mondi restano sempredistanti»

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• Tre (3) percezioni

• Le percezioni collocate inquesto quadrante sonogeneriche, fanno leva suaperture di circostanza e sonocarenti di elementi strategici edi proposte.

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«E’ una percezione importante, vi è una varietà di soggettiimprenditoriali che sono una risorsa importante»

«Il Profit non va demonizzato …[…]…fare profitti vuol direanche avere ricadute sociali ed economico non solo perl'impresa ma anche per la società e questo può esserel'elemento positivo del profit»

«…c’è un profit che ha una sua dignità, che è legato molto aduna professionalità e competenze, un altro che ti devi stareattenta, che soprattutto nel settore ambientale dove lavoriamonoi, devi stare attenta con chi lavori. Perché nel settoreambientale puoi rischiare dei “fallimenti”»

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• Quattro (4) esperienze

• Le valutazioni fanno leva su molti elementi consolidati del clichè dei soggetti del profit:– Scarsa dimensione etica– Autoreferenzialità e

frammentarietà– Attenzione ai nuovi sbocchi di

mercato

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«Ritengo che nel profit ci sia una scarsa etica nei prezzi. Vi è un eccessivo ricarico dei prezzi nella catena di distribuzione, soprattutto in Sardegna in parte a causa della discontinuità, in parte a causa di un fattore socio culturale»«Bisognerebbe avere una conoscenza del profit nel nostro settore, faccio sempre quella premessa, mi riferisco al profit, non altro, noi abbiamo ben poco…[…]…hanno chiuso tutti…[…]…fondi strutturali sono stati investiti per attivare le aziende e sono cattedrali nel deserto, se giriamo un po’ la Sicilia troviamo tanti capannoni abbandonati, a noi manca proprio la cultura del mercato»«Ritengo che siano troppo frammentate e, a volte, autoreferenziali, in particolare in Campania. Noi, per nostra natura probabilmente, siamo convinti che fare massa critica aiuti a realizzare idee, progetti e, quindi, anche politiche utili per il territorio. Non ci sono primati da affermare ma da lavorare insieme per affermare scelte che vanno nell’indirizzo del bene comune»«E’ chiaro che il circuito profit è molto diverso dal circuito non-profit e allora per una impresa, per una organizzazione profit, cercare alleanze, andando al di là delle reti di mercato nelle quali è inserita generalmente, cercare altri tipi di circuito, è anche uno sbocco per il proprio prodotto»

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Elementi di comunanza nelle percezioni reciproche

o Prospettiva culturale ed etica comune

o Nuovo modello imprenditoriale capace diconiugare profitto e benessere sociale

o L’opportunità di costruzione di un nuovomercato qualificato socialmente

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La collaborazione - le visioni positive/negative

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• (14 ) percezioni

• Le valutazioni positive collocate in questo quadrante sono di valutazione complessiva e fanno parte più del livello di conoscenza diretta degli interlocutori. Esse si fondano sul livello di analisi di dicircostanza ma sono carenti di livelli esperenziali. In sostanza si fondano su una percezione inerente al ruolo ricoperto dagli intervistati

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Nelle slide successive sono evidenziate le positività/negativitàdella collaborazione. Essa è intesa ad un livello “ propedeutico”alla collaborazione stessa. Infatti gli intervistati ( rappresentatidi categoria) fondano la loro riflessione più su uno statod’animo che su una analisi di un processo in atto. In modoparticolare il settore del profit dimostra avere una scarsaconoscenza delle imprese associate che hanno rapporto con ilsettore del non profit. Quindi i livelli POSITIVO /NEGATIVOsono essenzialmente collocati all’interno di un “senso comunedel sentire” invece che in una visione di analisi strategia tra leorganizzazioni di rappresentanza .

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Punti di forza nella collaborazione reciproca

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Gli elementi ed i fattori fondamentali per la collaborazione che il profit ha verso il non profit si fondano essenzialmente sulla capacità riconosciuta al terzo settore di essere elemento riconoscitivo del proprio territorio e di rappresentare istanze di comunità. Questo è sicuramente il valore aggiunto che il non profit rappresenta, oltre a ciò risultano fondamentali: -l’approccio etico e solidale;-La capacità di sviluppare “ territorio e partecipazione”- visibilità dell’intervento.

I fattori positivi per la collaborazione del settore non profit verso il profit sono riconosciuti nella capacità imprenditoriale che il settore del profit; nello specifico:-la capacità di sviluppare impresa;- di specifiche azioni di marketing e di allocazione di risorse;-Capacità di far “ crescere le risorse umane ed economiche; - -informazione-Responsabilità verso i clienti; -Solvibilità bancaria-Capitalizzazione dell’impresa

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Analisi della collaborazione punti di forza

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Il principale “riconoscimento” che viene fatto al non profit da parte del profit è quello di essere elemento di rappresentanza di istanze sociali e territoriali. Questa riconoscibilità è l’elemento primario per una collaborazione fattiva e continuativa, in quanto, al tempo stesso, in caso di particolari partecipazioni imprenditoriali, determina una visibilità immediata alle imprese profit. La “visibilità “ è sicuramente un elemento peculiare che le organizzazioni del profit analizzano. Quanto è visibile un organizzazione non profit nel territorio? Quanta ricchezza di relazioni essa ha? Quindi, la visibilità, che viene valutata in base alla capacità organica di sviluppare progettualità partecipata , è uno degli elementi fondamentali per la collaborazione di progetti condivisi e di lungo periodo che vanno ad interagire a vari titolo con il territorio e con le relazioni che esso attiva . Appare opportuno , specificare che, il senso della collaborazione positiva si fonda sulla reciprocità ed è chiaro che il valore aggiunto delle imprese non profit è la rete di relazioni territoriali e di relazioni sociali che le stesse costruiscono nel corso del tempo.

Le organizzazioni non profit guardano al profit essenzialmente nella capacità che queste ultime hanno nel mettere insieme efficacia /efficienza del proprio essere impresa. Le imprese profit sono viste come portatori di una capacità imprenditoriale che probabilmente manca al non profit in particolare nelle aree di marketing, capitalizzazione e commercializzazione.

Un ulteriore elemento della collaborazione risulta essere quello della capacità riconosciuta al profit di essere fortemente caparbio nel perseguire i propri obiettivi di impresa e di gruppo e di sviluppare, tramite specifiche azioni di marketing un processo di fidelizzazione dei clienti.

Profit No profit

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Fattori ostativi della collaborazione/negatività

Le valutazione negative del Profit verso il non profti in relazione ai fattori sono riconducibili ad una forma di superficialità di alcune organizzazione di gestione dell’intervento: I fattori sono quindi legati ad una capacità di un linguaggio imprenditoriale nuovo ed efficace: in particolare : ;- approccio non ideologico;-Forte dipendenza dagli enti locali e quindi dalla politica- molti “personalismi” nelle strutture di terzo settore.-Incapacità di autofinanziamento -Scarsa solvibilità bancaria. -Debolezza

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Le valutazione negative in relazione della collaborazione da parte nel non profit è in primis di diffidenza verso alcune imprese( in modo particolare le medie e grandi) che potrebbero utilizzare il non profit come uno “specchio per le allodole”. I fattori sono quindi legati ad una percezione in relazione alla mission imprenditoriale. -Trasparenza dei bilanci e certificazione etica degli stessi;-Rispetto del contratto di lavoro;-Luoghi di lavoro sicuri con piena applicazione delle norme di sicurezza;-Imprese eticamente riconosciute e non colluse con metodi e stili mafiosi.

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Il futuro: prospettiva del rapporto

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• (18) percezioni

• In questa analisi prospettica appare, in maniera forte il senso delle organizzazioni di essere poco concrete nella direttrice di uno sviluppo in futuro. Esso appare come variabile poco analizzata dal profit; mentre per il settore del non profit la colloborazionefutura viene percepita come una chiave di uscita da una situazione stagnante di crisi sia di risorse che di progetti

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La visione del futuro nella percezione intervista è frammentato e questo rende difficile una programmazione . E’ fatto di mille piccole sfaccettature che se da un lato sono una ricchezza dell’altro sono un vincolo forte allo sviluppo dei rapporti tra i due mondi imprenditoriali che si guardano con curiosità e attenzione ma che non riescono a definire in modo progettuale una visione condivisa ( seppur in alcuni ambiti) di azioni di sviluppo sia di impresa che di settore. E’ chiaro che il circuito e il marketing del non profit è molto diverso dal circuito -profit , ma al tempo stesso oggi più che mai ci sono mercati (ambiente, energie, attività del terziario) che vedono i due soggetti imprenditoriali agire in mercati comuni e spesso in concorrenza .

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Il futuro: profit verso il no Profit

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Sono state individuate 21 aree di percezioni di possibilicollaborazioni future tra il mondo del profit con quellodel non profit.Anzitutto emerge chiaramente che le azioni messe incampo sono “spontanee” in quanto sono dei rapportiche nascono esclusivamente tra reti di conoscenzepersonali.Manca in tal senso una visione “politica” dicollaborazione strategica tra le centrali dirappresentanza del mondo del profit e del non profit. Inmodo particolare il mondo profit nella suarappresentanza politica ignora una seria di rapporti e dicollaborazioni messe in campo dai propri iscritti. . Ilquadrante nel quale si collocano il maggior numero dipercezioni è quello determinato dal senso di comunitàe di rapporto con il territorio che hanno leorganizzazioni non profit.Questo dato ci restituisce l’apertura del mondo profitad una collaborazione che guarda con maggior capacitàprogettuale i due soggetti imprenditoriali. Il futuro sigioca essenzialmente su un rapporto di collaborazioneparitario che tenga ben presente due aspetti:occupazione e progettualità

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Il futuro: Non profit verso Profit

In questa analisi si evidenzia che le azioni messe incampo sono “spontanee” e molto legate alla impresaprofit in termini di sponsorizzazioni e specifiche azionedi raccolta fondi.Il futuro è inteso come un variabile da costruire eprogettare tenendo conto della responsabilità sociale edetica dell’impresa profit.In linea di massima il mondo del non profit guarda coninteresse e curiosità la possibilità, in futuro, di costruireazioni sinergiche di collaborazione su progetti ampi ecomplessi, ma in tal senso appare opportuno che nascaanche un rapporto “politico” tra le centrali dirappresentanza (Organismi del terzo settore edorganismi del mondo profit) al fine di generare unrapporto su più livelli ed estensibile ai loro aderenti.Il futuro si gioca essenzialmente su un rapporto dicollaborazione paritario che tenga ben presente alcuniaspetti imprescindibili quali: il rispetto dei lavoratori edei contratti, il livello di legalità, la responsabilità socialidi impresa, la salvaguardia del territorio e dell’ambiente.

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Il futuro / valutazione positiva: elementi di forza

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Le organizzazioni del non profit sono sicuramente l’economia civile del Paese e hanno sviluppato negli anni una capacità di essere parte attiva del proprio territorio La forza del non profit è proprio la capacità di essere espressione della propria comunità; per il futuro questo è uno degli elementi fondamentali per costruire una progettazione ed uno sviluppo dei rapporti .Capacità di unirsi e costruire progetti “Utili” sia per l’impresa sia per il territorio perché quando si lavora non c’è solo il denaro ma c’è anche altro che permette di realizzarsi come persone e come cittadini .

Il Profit può essere un incentivo maggiore nel sviluppare un mercato etico e solidali. Il settore del profit mette insieme efficacia ed efficienza e quindi possiamo in futuro sviluppare azioni progettuali acquisendo mezzi e strumenti finanziari nuovi per il terzo settore.La capacità di capitalizzare risorse economiche e risorse umane sono delle capacità specifiche del profit ; in tal senso in futuro vedo possibile una collaborazione tra queste due concezioni di impresa.

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Il futuro / valutazione negativa: elementi di debolezza

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Il profit deve imparare ed essere più legato al proprio territorio viverlo come se fosse una risorsa importante per il proprio sviluppo.Il profit deve smetterla anzitutto di sacrificare tutto sull’altare del profit.Bisogna che impari ad agire come una impresa che ha una propria finalità ma che ha anche “qualcosa da vendere” non solo in termini di bene ma anche in termini di servizio in per questo in futuro credo che bisogna costruire incontri e azioni culturali che siano condivise

Il non profit deve imparare ed essere più autosufficiente; nel senso che spesso dipende dalla istituzione pubblica mentre dovrebbe essere più capace di sviluppare impresa seppur sociale.

Il non profit deve assumere maggior pragmatismo ed abbandore logiche ideologiche . Il non profit deve imparare ad agire come una impresa che ha una propria finalità ma che ha anche “qualcosa da vendere” da mettere sul mercato in modo innovativo

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3. I Focus Group

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STRUMENTO: FOCUS GROUP

Il focus group è una tecnica qualitativa di rilevazione dati utilizzata nella ricerca sociale che si basa sulle informazioni che emergono da una discussione di gruppo su un tema o un argomento che il ricercatore desidera indagare in profondità.

(Zammuner, 2003)

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Articolazione dei focus group

FOCUS GROUP NO PROFITN°focus group: 4

N°partecipanti totali:27

FOCUS GROUP PROFITN°focus group: 6

N°partecipanti totali:60

FOCUS GROUP NO PROFIT E PROFIT (MISTO)

N°focus group: 2N°partecipanti totali: 14

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Obiettivi: esplorare le seguenti dimensioni

Rappresentazione reciproca

Legami comunitari

Pilastri della collaborazione ovvero

condizioni facilitanti/ostacolanti

il rapporto

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Sollecitazione iniziale:Quale animale rappresenta il mondo profit/no profit?

49

Page 50: Allegato n.1 (PDF 7,5Mb)

In mondo profit visto dal no profit

I cinque animali individuati con maggiore frequenza per rappresentare il mondo profit

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Page 51: Allegato n.1 (PDF 7,5Mb)

Strategica nellerelazioni

Fragile

Produttiva

Laboriosa

Operosa

Gerarchica

DIMENSIONE INTERNA (organizzativa, produttiva…)

DIMENSIONE ESTERNA (rapporti con il mercato, rapporti con il territorio…)

In mondo profit visto dal no profit

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Page 52: Allegato n.1 (PDF 7,5Mb)

«L’ape perché da una parte la penso laboriosa ed è sempre in azione in tante operazioni, è sempre in evoluzione. Vuole fare economia e ottimizzare tutti gli scopi. L’ape ha anche il pungiglione che è qualcosa di pungente e questo rappresenta la differenza tra profit e no profit»

«Ho scelto l’ape perché vedo nel profit la grande capacità di progettualità, quindi l’operosità tipica delle api e questo ritengo sia un aspetto positivo che possa contaminare in maniera positiva il no profit mentre l’aspetto negativo è l’eccessivo automatismo, la catena di montaggio delle imprese»

In mondo profit visto dal no profit

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Page 53: Allegato n.1 (PDF 7,5Mb)

Cinica

Furba/Astuta/Scaltra

Ambivalente/Invadente

Asociale

In mondo profit visto dal no profit

DIMENSIONE INTERNA (organizzativa, produttiva…)

DIMENSIONE ESTERNA (rapporti con il mercato, rapporti con il territorio…)

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Page 54: Allegato n.1 (PDF 7,5Mb)

«La volpe è un animale lontano da una logica comunitaria allo stesso modo del profit»

«L’aspetto positivo della volpe è la sua voglia di conoscere e sperimentare nuovi territori utilizzando furbizia e scaltrezza»

«La volpe è un animale libero, furbo, che conosce bene il territorio nel quale vive per coglierne tutte le opportunità…il mondo profit sa cosa vuole e sa come ottenerlo, a discapito poi della collaborazione col no profit che può dare sempre e comunque un ritorno di immagine per l’azienda»

In mondo profit visto dal no profit

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Page 55: Allegato n.1 (PDF 7,5Mb)

Ingombrante/Pesante

Imponente

Visibile

Strutturato

In mondo profit visto dal no profit

DIMENSIONE INTERNA (organizzativa, produttiva…)

DIMENSIONE ESTERNA (rapporti con il mercato, rapporti con il territorio…)

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Page 56: Allegato n.1 (PDF 7,5Mb)

«Io ho scelto l’elefante perché nel contesto della società il mondo profit è una realtà molto significativa e accumula. Visibile, nel senso che quando si tratta di problemi della società riescono sempre a mettersi in primo piano e anche ad attirare l’attenzione e infine anche utile, questo l’ho visto come aspetto positivo, rispetto a tutto il resto della società, e quindi l’attività economica profit può avere anche aspetti positivi per la società»

In mondo profit visto dal no profit

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Page 57: Allegato n.1 (PDF 7,5Mb)

Gerarchico

Libero

Spregiudicato

Dominante/Aggressivo

In mondo profit visto dal no profit

DIMENSIONE INTERNA (organizzativa, produttiva…)

DIMENSIONE ESTERNA (rapporti con il mercato, rapporti con il territorio…)

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Page 58: Allegato n.1 (PDF 7,5Mb)

«Il leone, come il profit, prende di mira le sue prede, batte tutti i mercati…riesce a raggiungere il suo obiettivo»

«Aggressivo per crearsi un impero…»

In mondo profit visto dal no profit

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Page 59: Allegato n.1 (PDF 7,5Mb)

Priva di visione d’insieme

Tenace

Concreta

In mondo profit visto dal no profit

DIMENSIONE INTERNA (organizzativa, produttiva…)

DIMENSIONE ESTERNA (rapporti con il mercato, rapporti con il territorio…)

59

Page 60: Allegato n.1 (PDF 7,5Mb)

«Poca disponibilità, l’idea del guscio della lumaca che rimanda chiusura in se stessi rispetto alla vita esterna, poca disponibilità all’apertura, a condividere informazioni ad essere chiari»

In mondo no profit visto dal profit

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Page 61: Allegato n.1 (PDF 7,5Mb)

In mondo profit visto dal no profitConsiderazione conclusive

DIMENSIONE INTERNA (organizzativa, produttiva…)

GerarchicoStrutturatoLaboriosoProduttivoOperosoTenaceConcreto

Libero

Cinico

Le organizzazioni del profit sembrano essere percepite dal mondo no profit come caratterizzate da un livello di organizzazione interna elevato, in particolare sembrano essere considerate altamente strutturate e gerarchiche e tale caratteristica determina una maggiore produttività visto l’orientamento forte al mercato e al guadagno.In questo senso sono percepite tenaci e concrete nel perseguimento dei loro obiettivi rendendole ciniche nella gestione non solo dei rapporti con l’esterno ma anche delle risorse umane interne.Vengono inoltre considerate libere perché, nonostante la strutturazione interna, riescono a prendere decisioni immediate in quanto ritenute con meno vincoli «interni» delle organizzazioni no profit.

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Page 62: Allegato n.1 (PDF 7,5Mb)

DIMENSIONE ESTERNA (rapporti con il mercato, rapporti con il territorio…)

Strategico nelle relazioniAmbivalente/InvadenteAsocialeFurbo/Astuto/ScaltroSpregiudicatoDominante/AggressivoPrivo di visione d’insiemeFragile

Libero

Cinico

Le organizzazioni profit sono ritenute molto attente ai rapporti con il mercato e capaci di intrattenere relazioni strategiche al fine del proprio guadagno. Analizzano il territorio per cogliere in maniera scaltra e cinica le opportunità ma questo spesso le fa vivere in maniera isolata la propria mission facendo loro mancare una visione d’insieme in quanto autocentrate.Allo stesso tempo vengono considerate fragili perché possono rimanere schiacciate dalle dinamiche del mercato.Sono ritenute libere e capaci di rispondere in maniera immediata alle richieste del territorio ma sempre in un’ottica spregiudicata.

In mondo profit visto dal no profitConsiderazione conclusive

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Page 63: Allegato n.1 (PDF 7,5Mb)

In mondo profit visto dal no profitConsiderazione conclusive

In sintesi, dall’analisi delle rappresentazioni emerse si riscontrauna visione delle organizzazioni del profit positiva per quantoattiene l’organizzazione e la produttività ma viene sottolineatain diverse occasioni l’elevato orientamento al guadagno chespesso le rende poco inserite nel territorio, se non con finistrategici, e con un approccio cinico e spregiudicato.

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Page 64: Allegato n.1 (PDF 7,5Mb)

In mondo no profit visto dal

profit

In mondo non profit visto dal profit

I cinque animali individuati con maggiore frequenza per rappresentare il mondo del non profit

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Page 65: Allegato n.1 (PDF 7,5Mb)

Indispensabile

Laboriosa

Cooperante

DIMENSIONE INTERNA (organizzativa, produttiva…)

DIMENSIONE ESTERNA (rapporti con il mercato, rapporti con il territorio…)

In mondo non profit visto dal profit

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Page 66: Allegato n.1 (PDF 7,5Mb)

«La mia scelta è quella delle api perché vedo quelli del mondo del non profit operosi, collaborativi e indispensabili perché se certe cose non le fa il non profit secondo me non le fa nessun’altro e dipinge una funzione sociale indispensabile. Operosi perché solitamente chi opera nel non profit si impegna nella sua attività. Collaborativi perché ti devi industriare per cercare aiuti e collaborazioni ovunque per realizzare gli obiettivi che ti sei prefisso»

In mondo non profit visto dal profit

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Page 67: Allegato n.1 (PDF 7,5Mb)

Tenero

Veloce

Pauroso

DIMENSIONE INTERNA (organizzativa, produttiva…)

DIMENSIONE ESTERNA (rapporti con il mercato, rapporti con il territorio…)

In mondo non profit visto dal profit

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Page 68: Allegato n.1 (PDF 7,5Mb)

«Fare le cose velocemente per aiutare tempestivamente le persone che sono in difficoltà»

«Il no profit come il coniglio va aiutato e protetto…»

In mondo non profit visto dal profit

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Page 69: Allegato n.1 (PDF 7,5Mb)

Vulnerabile

Fedele

Leale

DIMENSIONE INTERNA (organizzativa, produttiva…)

DIMENSIONE ESTERNA (rapporti con il mercato, rapporti con il territorio…)

In mondo non profit visto dal profit

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Page 70: Allegato n.1 (PDF 7,5Mb)

«Leale perché il mondo del no profit è composto da persone positive anche se penso sia vulnerabile perché a volte può essere insediato da persone che deviano la vera volontà del no profit»

In mondo non profit visto dal profit

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Page 71: Allegato n.1 (PDF 7,5Mb)

IsolataLenta

Numerosa

DIMENSIONE INTERNA (organizzativa, produttiva…)

DIMENSIONE ESTERNA (rapporti con il mercato, rapporti con il territorio…)

In mondo non profit visto dal profit

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Page 72: Allegato n.1 (PDF 7,5Mb)

«Io ho scelto la lumaca perché il settore non profit è sicuramente molto difficile. Io l’ho identificato con gli aggettivi lento, difficile e numeroso. Bisogna prima chiarire le figure di riferimento, se la definizione va intesa per i lavoratori o i soci o chi fa il volontario perché all’interno del settore non profit compaiono tante figure»

«Lenta rispetto ai bisogni emergenti e non al passo con i cambiamenti del contesto in cui opera»

In mondo non profit visto dal profit

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Page 73: Allegato n.1 (PDF 7,5Mb)

Fragile

Portatrice di benessereLenta

DIMENSIONE INTERNA (organizzativa, produttiva…)

DIMENSIONE ESTERNA (rapporti con il mercato, rapporti con il territorio…)

Lungimirante

In mondo non profit visto dal profit

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Page 74: Allegato n.1 (PDF 7,5Mb)

«Lento perché il non profit è un mondo che và lento rispetto gli obiettivi che dovrebbe raggiungere; fragile perché non ha dietro una base solida che lo aiuti a trovare le risorse, lungimirante perché i temi che affronta il non profit ha obiettivi importanti come il volontariato, anche se dal punto di vista attuativo ha qualche problema»

In mondo non profit visto dal profit

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Page 75: Allegato n.1 (PDF 7,5Mb)

DIMENSIONE INTERNA (organizzativa, produttiva…)

CooperanteLaboriosoTeneroVulnerabile NumeroseLentoFragile

Le organizzazioni no profit sono percepite caratterizzate da un livello di cooperazione elevato tra le persone che vi operano.Spesso, nonostante la laboriosità e la numerosità dei soggetti coinvolti, risulta essere percepito come lento nel rispondere alle esigenze del territorio in quanto non sempre le organizzazioni no profit vengono percepite con una strutturazione interna funzionale.In quale modo vi è una percezione di debolezza interna del no profit in quanto nel definirle tenere si rimanda alla necessità di protezione e di supporto da parte del profit e delle istituzioni.Ulteriore elemento interessante da mettere in evidenza è la caratteristica di lealtà e fedeltà ai valori del no profit che, seppur riconosciuta alla maggior parte delle persone che vi operano, non viene considerata scontata in quanto la percezione è che vi siano anche diversi soggetti no profit che «tradiscono» tali valori.

Leale

Fedele

In mondo non profit visto dal profitConsiderazioni conclusive

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Page 76: Allegato n.1 (PDF 7,5Mb)

DIMENSIONE ESTERNA (rapporti con il mercato, rapporti con il territorio…)

IndispensabilePaurosoVeloceIsolatoPortatore di benessereLungimirante

Viene riconosciuto il valore delle organizzazioni no profit tanto da definirle in diverse occasioni «indispensabili» per poter mantenere la coesione sociale e il benessere nei diversi territori. È sottolineata la capacità di rispondere tempestivamente ai bisogni dei cittadini.Allo stesso tempo è messo in evidenza che in alcune occasioni il no profit è isolato in quanto caratterizzato da un elevata frammentazioni interna (volontariato, cooperative, Aps, Ong) e da una mancanza di fiducia nei confronti del profit che porta le singole realtà a non lavorare in maniera sinergica.

Fedele

Leale

In mondo non profit visto dal profitConsiderazioni conclusive

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Page 77: Allegato n.1 (PDF 7,5Mb)

In sintesi, dall’analisi delle rappresentazioni emerse si riscontra una visione delle organizzazioni del no profit positiva per quanto attiene il loro operato in termini di «impatto sociale» ma viene messa in evidenza una fragilità interna in termini organizzativi e di relazioni con le altre realtà.

In mondo non profit visto dal profitConsiderazioni conclusive

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Page 78: Allegato n.1 (PDF 7,5Mb)

«La cosa che ci accomuna è che siamo tutti cittadini, ogni giorno facciamo delle scelte. Abbiamo il potere di farle e

dobbiamo farle»

In mondo non profit visto dal profitConsiderazioni conclusive

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Page 79: Allegato n.1 (PDF 7,5Mb)

Focus mistocon rappresentanti del profit e del no profit

DEFINIZIONI RECIPROCHE EMERSE

IL MONDO NON PROFIT E’….

Concreto Solidale Attento Orizzontale Idealista Eccessivamente burocratico Poco sinergico Adattabile

IL MONDO PROFIT E’….

Concreto Efficace Sbrigativo Pragmatico Freddo Veloce Stabile Spregiudicato

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Rapporto profit

e no profit

Interessante e scarso (sarebbe interessante lavorare in sinergia ma non accade spesso)Migliorabile e positivo (i due mondi operano ancora troppo in maniera isolata per mancanza di fiducia reciproca)Costruttivo e innovativo (le esperienze avute sono state positive e costruttive e hanno permesso di mettere in campo progetti innovativi)

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Page 81: Allegato n.1 (PDF 7,5Mb)

« Ritengo un potenziale rischio l'idea che, noi come profit, abbiamo bisogno del no profit perché il mercato del profit è saturo e allora l'idea è che serva il no profit per occupare un nuovo mercato. Per me l'idea è che il no profit serve perché serve una nuova maniera di guardare l'organizzazione d'impresa di pensare che cosa sia l'utile e che cosa sia il profitto. Credo che soprattutto negli ultimi anni anche il no profit stia mutuando dal profit idee di occupazione di mercato in maniera violenta…»

«Quello che manca al no profit e la capacità di fare sinergia che il profit spesso ha per interesse, però il no profit avrebbe bisogno di acquisire una cultura di sistema di fare rete per obbiettivi e non rete su debolezze. Purtroppo spesse volte il no profit si mette insieme per contrastare le debolezze strutturali invece da debolezza a debolezza non nasce mai una forza, sarebbe il caso di costruire sinergicamente un'azione che sia finalizzata a dare più forza»

In mondo profit e no profit le visioni a confronto

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Page 82: Allegato n.1 (PDF 7,5Mb)

I Pilastri della collaborazione

FOCUS NO PROFIT Chiarezza e riconoscimento

reciproco;consapevolezza e responsabilità

sociale;esplicitazione rapporto

prodotto/denaro;riflessione i rapporti basati

esclusivamente sulle donazioni ma attivare collaborazioni su azioni strategiche e progetti

comuni;

FOCUS PROFIT Trasparenza e chiarezza sul

regime fiscale;esplicitazione rapporto

merce/denaro;capacità progettuale e

concretezza;risposta/impatto sul

consumatore;maggiore consapevolezza

identitaria;Riflessione sulla mancanza di reciprocità dal mondo no profit vs quello profit: «do sed non des»

La collaborazione si basa sul RICONOSCIMENTO e sulla definizione di RUOLIe COMPETENZE da poter acquisire l’uno dal’altromantenendo la propria

IDENTITÀ

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Page 83: Allegato n.1 (PDF 7,5Mb)

Riconoscimento reciproco sul livello locale;Acquisizione di una sensibilità culturale per diminuire le distanze;

Promozione spazi di incontro duraturi e sostenibili;Istituzione soggetto super partes che coordina e regolamenta;

Semplificazione normativa;

Focus gr oup misto

I Pilastri della collaborazione

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Page 84: Allegato n.1 (PDF 7,5Mb)

«Noi abbiamo un rapporto con alcune aziende profit, alcune anche molto grandi, penso soprattutto ai consorzi di materiali per la raccolta differenziata e ai produttori di

energia rinnovabili. Noi con questi soggetti condividiamo degli obiettivi che a volte non sono gli obiettivi generali dell'associazione, quelli di lungo periodo, ma sono obiettivi

concreti che rispondono ad esigenze operative»(Basilicata)

«Io sono l’ennesima voce fuori dal coro perché appartengo al no profit, ma vengo qui come impresa, grazie al progetto La Res il 30 Luglio, 11 imprese di cui 10 no profit e una profit hanno

sottoscritto questo contratto di rete e avviato una sperimentazione per porsi sul mercato e strutturarsi …. Il profit può dare una facilitazione come studio legale o come rete commerciale. D’altro canto il no profit può aiutare il profit a responsabilizzarsi. …

La differenza è raccontare storie come quella del tossicodipendente che possono avvicinare i due mondi un valore aggiunto al prodotto e facilita il consumatore. La chiave sta nel

consumatore» (Campania)

La voce dei testimoni privilegiati

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Page 85: Allegato n.1 (PDF 7,5Mb)

Per me il non profit non viene identificato solo se non ridistribuisce gli utili. Secondo me bisognerebbe ridurre la capacità attrattiva del sistema non profit e semplificare la vita al profit che se ha un atteggiamento ETICAMENTE corretto, rispettoso dell’ambiente, chi si comporta bene ed è in grado di certificare le proprie qualità ha più possibilità di andare avanti, dall’altra

parte se mettiamo in condizioni il non profit di interagire meglio col profit e di creare un sistema in grado di interagire, integrarsi e creare valore e lavoro. (Sicilia)

Io credo, al di là, e quello che sta cambiando e sta condizionando il profit è lo sguardo ai bisogni espressi dai consumatori, adesso sono sempre di più i consumatori consapevoli che

se vanno a fare la vacanza non si accontentano più di avere il bungalow eforse sono più attenti di avere il bungalow che è stato realizzato con dei criteri

di sostenibilità ambientale, che non si accontentano più di comprare la borsa perché costa di meno, ma che accanto a quello che costa di meno, guardano anche cosa c'è dietro la

produzione di quella borsa, quindi tutta una dimensione diciamo di cultura aziendale che è anche condizionata com'è giusto che sia, dalle richieste dei consumatori (Puglia)

La voce dei testimoni privilegiati

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Page 86: Allegato n.1 (PDF 7,5Mb)

«Dobbiamo evitare di fare buoni e cattivi e forse certe volte è anche opportuno relazionarsi con il profit. Non possiamo fare distinzioni nette; ci si può relazionare anche con il profit; è avvenuto da

noi con imprenditori molto vicini che frequentavano già alcune realtà delle nostre anche a livello di associazionismo e da questo possono nascere molte sinergie e relazioni positive per tutte le

organizzazioni quindi io eviterai di precluderci questo tipo di rapporto, ovviamente tenendo conto ognuna delle sue peculiarità ci dobbiamo relazionare con il profit che sia etico che abbia le

caratteristiche di eticità e che abbia aderenza con i valori del nostro mondo» (Calabria)

«Se vogliamo aprirci alle collaborazioni dobbiamo da una parte uscire dalla logica dell'essere figli di un Dio Minore…»(Sardegna)

La voce dei testimoni privilegiati

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In sintesi

Lo stato dell’arte della collaborazione tra profit e non profit si caratterizza per essere saltuaria, finalizzata ad iniziative o eventi precisi e riconducibile spesso a elargizioni di denaro. Dal ragionamento che ha avuto origine dai focus group è emersa la volontà ma anche la fatica di riuscire a costruire network forti a livello locale anche a causa di un immaginario, ormai consolidato, che appare stereotipato e rigido.Da una riflessione più approfondita sono emersi come gli spazi di azione sui quali è necessario lavorare per sviluppare e implementare tale collaborazione siano principalmente:

- il riconoscimento reciproco;- la definizione dei ruoli e dei compiti;- la costruzione di una cordata duratura e sostenibile nel tempo.

Sembra inoltre emergere la necessità di uno spazio fisico di incontro e di una organizzazione strutturata e super partes che possa facilitare la comunicazione tra profit e non profit.

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Page 88: Allegato n.1 (PDF 7,5Mb)

Legami Comunitari

FOCUS NO PROFIT È necessario mettere in atto

collaborazioni al fine di intervenire in maniera sinergica sulla crisi;

Le realtà profit e no profit non devono viversi in contrapposizione

ma come realtà integrate che possono intervenire nelle

comunità di appartenenza;

È necessario attivare un processo di scambio di risorse

umane/professionali tra il mondo profit e no profit;

Attivare azioni strategiche valorizzando la territorialità degli

interventi rinforzando i rapporti di fiducia e coesione sociale.

FOCUS PROFIT È necessario attivare occasioni

in cui i cittadini anziché isolarsi possano condividere

spazi di integrazione mettendo in contatto le due

realtà (es. orti urbani, mercatini dello scambio, banca del tempo, ecc);

La cooperazione tra le due realtà supporta i territori per

una crescita strategica;

Le persone/cittadini fanno spesso parte dei due mondi e l’implementazione dei legami

comunitari è alla base dell’l’attivazione di interventi

integrati.

I legami comunitari alla base della collaborazionesi basano sulla conoscenza

e fiducia reciproca tra le realtà profit e no profit

di un medesimo territorio

I legami sociali sono essenziali al mantenimento della coesione sociale tra uomini… (Giner,1999)

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In sintesi

L’incidenza che la collaborazione tra le realtà del mondo non profit e quelle profit può avere sul territorio, in termini di consolidamento dei legami comunitari, è auspicata da tutti coloro che abbiamo ascoltato nei focus group: si evidenzia come una vera collaborazione possa incentivare lo sviluppo locale, lì dove logiche organizzative e identità differenti riescono ad interagire ed integrarsi costruendo qualcosa di nuovo, creativo e innovativo.

Si sottolinea come lì dove questa sinergia è già in atto e sembra funzionare è perché parte degli attori sociali (soci individuali) protagonisti e promotori della collaborazione appartengono ad entrambe realtà, le conoscono bene, le vivono dal di dentro. I settori in cui è stata sperimentata questa collaborazione finalizzata a dare una risposta alla crisi e a rafforzare i legami sociali sono ad esempio quello agroalimentare, quello tecnologico e quello culturale-sociale.

Si evidenzia infine come la conoscenza e il rapporto di fiducia sia necessario per attivare collaborazioni che permettano una reale ricaduta sul territorio in termini di consolidamento dei legami comunitari ma anche di autodefinizione e autodeterminazione delle singole realtà locali territoriali.

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4. I Case Studies

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Case Studies: Obiettivi e fasi di ricerca

Scegliere casirappresentativi delrapporto tra mondoprofit e non profit

1 2 3Comprendere le potenzialità in termini di: -EFFETTI ECONOMICI (reddito prodotto)-EFFETTI SOCIALI(occupazione)-INNOVAZIONE(originalità progettuale)

Capire come il rapporto profit e non profit contribuisca alla produzione di legami comunitari

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Page 92: Allegato n.1 (PDF 7,5Mb)

Il Metodo• derivante dalla

ricerca sociale quindi rigoroso

• ma creativo e aperto alla scoperta

1. Scegliere e descrivere il caso

2. Analizzarlo e approfondirlo

3. Rintracciare aspetti comuni di buone prassi

I casi sono emersi nel corso della prime due fasi di ricerca (intervistee focus group) o suggeriti dai gruppi di pilotaggio regionale inquanto rappresentanti di reti.Per descriverli si è adottata la tecnica giornalistica delle 5 W, che haconsentito in modo efficace di avere un quadro della storia che ciaccingevamo ad approfondire

L’analisi è stata compiuta grazie alla ricostruzione di alcuniindicatori: attraverso una ricerca desk si sono utilizzati i materialiprodotti da FQTS nel corso della ricerca sociale compiuta nel2012, riprendendo gli indicatori che caratterizzano una buonaprassi. Attraverso questo lavoro si è operata la scelta di un casoper regione.Per approfondire alcuni aspetti si è ricorso alle intervistequalitative.

Il presente lavoro, attraverso i metodi di analisi della ricerca qualitativa, rintraccia gli aspetti comuni dei casi analizzati, fornendo delle linee guida

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I Case Studies di FQTS

Fondazione ZetemaFondazione Zetema

Consorzio Terre del SoleConsorzio Terre del Sole

Cara TerraCara Terra

EX EX FaddaFadda

Ex Ex RockwoolRockwool di Iglesiasdi Iglesias

Birrificio Messina SRLBirrificio Messina SRL

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Basilicata: N°3 casi studio indagati

1• PANE COTTO

2• JONIAN DOLPHIN CONSERVATION

3• FONDAZIONE ZETEMA

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Page 95: Allegato n.1 (PDF 7,5Mb)

Basilicata: Fondazione Zetema

WhoWhoBanca Prossima della Città di Matera (progetto Casa di Ortega)

WhatWhatContraddistinta dal termine classico Zétema richiamante leattività di studio applicativo, la Fondazione individua i beniculturali che possono essere fruibili, ne programma un progettodi riqualificazione, ne individua eventuali fonti di finanziamentoe li affida alla rete partneriale per la gestione. Le scelteprogettuali della Fondazione sono dirette a trasformarel’armatura culturale del territorio lucano in matrice diautenticità e in strumento di sviluppo locale, per contribuirealla realizzazione di nuovi modelli di crescita del reddito edella occupazione.

WhenWhenE’ stata istituita il 24 ottobre E’ stata istituita il 24 ottobre

19981998

WhereWhereHa sede a MATERA con Ha sede a MATERA con radicamento su tutta la radicamento su tutta la

BasilicataBasilicata

WhyWhyContraddistinta dal termine classico zétema richiamante leattività di studio applicativo, la Fondazione realizza, progetti diricerca ed interventi diretti sul territorio. Le scelte progettualidella Fondazione sono dirette a trasformare l’armatura culturaledel territorio lucano in matrice di autenticità e in strumento disviluppo locale, per contribuire alla realizzazione di nuovimodelli di crescita del reddito e dell’occupazione.

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Page 96: Allegato n.1 (PDF 7,5Mb)

Gli effetti economici sono di natura prevalentemente occupazionale, sono stati creati 12 postidi lavoro direttamente, mentre è stato aumentato l’indotto della vendita di prodottiartigianali.

Il referente della Fondazione afferma che «se a questo accoppiamo il fatto che tra le filiere dicontorno abbiamo le produzioni artigianali che vengono vedute nei bookshop ma soprattuttoalcune produzioni editoriali che sono pubblicate dalla casa editrice Giuseppe Barile di Irsina,abbiamo creato un humus fertilizzante e di attività economiche all’interno del nostroterritorio. Questo humus, questa struttura che abbiamo realizzato ha una visioneesponenziale se collegata alla designazione di Matera come Capitale della cultura nel 2019 econ l’ipotesi di una presenza su Matera di 1000000 di visitatori, si potrebbe immaginare cosapossono diventare questi luoghi attrezzati perché non sono luoghi di routine e normali, sonoluoghi unici e eccezionali».

Fondazione Zetema – Effetti economici

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Page 97: Allegato n.1 (PDF 7,5Mb)

Calabria: N° 5 Casi studio indagati

1••Accademia del Peperoncino di Diamante Accademia del Peperoncino di Diamante - associazione

culturale

2••EcolandiaEcolandia – parco culturale della città di Reggio Calabria

3••Le Orme nel Parco Le Orme nel Parco – parco avventura nella Sila Piccola

calabrese

4••Terre del SoleTerre del Sole produce olio nei terreni confiscati alla mafia e

lo trasforma grazie ad un accordo con un’azienda profit

5••Progetto Policoro Progetto Policoro -- Progetto della caritas per l’ingresso dei

giovani nel mondo del lavoro

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Calabria: Consorzio Terre del Sole

WhoWhoJoint venture con AziendaAgricola Carbone per unsupporto alla produzione econfezionamento dell’olio d’olivaricavato da terreni confiscati allamafia assegnati al consorzio

WhatWhatHa L’Azienda Agricola Carbone ha messo a disposizione ilproprio frantoio e la linea di imbottigliamento che il consorzioutilizza di volta in volta in base alla necessità oltre al supportospecialistico nelle fasi di raccolta attraverso la messa adisposizione di particolari attrezzature di cui il consorzio nondispone.

WhenWhenLa joint venture è stata costituitanel 2012 e trasformata inconvenzione stabile nel 2014.

WhereWhereNei terreni confiscati alla mafia assegnati al consorzio (Melito Porto Salvo, Rosarno, Laureana di Borrello), nei terreni in uso al consorzio (Bivongi), nei terreni delle cooperative socie (Palizzi).

WhyWhyLa natura sociale del consorzio non gli consente di disporre dicapitali propri per realizzare gli investimenti necessari ademancipare completamente la produzione dell’olio, cuisopperisce l’azienda proft (Carbone) e quest’ultima fa prevalerel’aspetto filantropico piuttosto quello prettamentecommerciale.

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Campania: n°4 casi studio indagati

1 • Fondazione San Gennaro

2 • Ecolab

3 • CA. RA. Terra

4 • CLEPIN

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Campania: CA.RA. Terra

WhoWhoCA.RA. Terra è un progetto dibiomonitoraggio che si avvaledelle api per rilevare il livello diinquinamento del territorioindagato. Attraverso l’analisi deimicroprelievi (circa 10 mln/die)effettuati dalle api su acqua, aria,terra e flora e conservati inmiele, cera o sul proprio corpo.

WhatWhatIl consorzio che opera essenzialmente in Campania eprecisamente nella cosi definita “ terra dei fuochi” ha messo adisposizione la propria esperienza e l’utilizzo dello sciame delleapi (circa 10 mila) per effettuare “la ricognizione biologica” deiterreni.

WhenWhenIl progetto ( CARA TERRA) promosso da cooperative agricole del territorio casertano e imprenditori apisti si sviluppa nel corso di tutto l’anno proprio per censire e monitorare, in diversi periodi dell’anno i terreni.

WhereWhereIl consorzio ed il progettooperano nelle aree del casertanoe in particolare: Caianello,Vairamo Patenora, Galluccio,Marzano Appio Caserta eprovincia.

WhyWhyLa natura sociale del consorzio è tipicamente non profit e riunisce sia imprenditori apistici, sia cooperative sociale in campo agricolo. il consorzio e le sue associate hanno stipulato con il Progetto CARA TERRA specifici rapporti di collaborazione sinergica con il mondo profit e in particolare il profit ha garantito il sostegno finanziario indispensabile alla copertura delle spese di realizzazione del progetto (gestione tecnica delle centraline, prelievo campioni, analisi di laboratorio, consulenze specialistiche, etc.). Il CoNaProA che rappresenta il mondo del no profit, invece, garantisce il know how e l’utilizzo a finalità sociale dei risultati .

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Una esperienza molto giovane, con impatti non ancora quantificabili

Come afferma il nostro intervistato «CARA Terra non ha finalità dirette in termini occupazionali, di redditività o di sostenibilità. CARA Terra, però, può essere uno strumento straordinario in grado di contribuire in maniera sostanziale allo sviluppo sostenibile dell’occupazione e dell’economia locale. Ovviamente la quantificazione previsionale di queste ricadute è esercizio eccessivamente difficile da risolvere in maniera attendibile. Troppe le variabili, in campo. Una per tutte: la capacità di utilizzarlo, questo strumento. Ma certamente si può affermare che la diffusione del modello di impresa socialmente responsabile che rappresenta CARA Terra può contribuire in maniera significativa allo sviluppo economico e sociale del territorio di appartenenza.»

CA. RA. Terra – Effetti economici

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Puglia. N°4 casi studio indagati

1 • Made in Carcere

2 • Ex Fadda

3 • ME. TA.

4 • Terre di Puglia

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WhoWhoS.r.l. a scopo di lucro e associazioni culturali senza scopo di lucro Sandei s.r.l, Magazzini Teatrali Dardagnam, Associazione Un Futuro a Sud, Associazione Bendicò e le Stelle, Associazione Epifani Barbers

WhatWhatNel cuore della Puglia, una comunità di persone ha trasformato un antico stabilimento enologico abbandonato in un luogo pubblico per l’aggregazione, la creatività e l’innovazione sociale. A partire da tale luogo fisico si è progettato EX Fadda e con finanziamento a valere dal programma regionale per le politiche giovanili Bollenti Spiriti, una cordata di organizzazioni locali attive nei campi della comunicazione, della cultura e del sociale che vogliono offrire un contenitore culturale al servizio del territorio .

WhenWhenFondato nel 2012 e finanziato dalla Regione Puglia –Assessorato Politiche, Programma Giovanili «Bollenti Spiriti».

WhereWhereStabilimento enologico “Dentice di Frasso” ex Fadda S. Vito dei Normanni ( Br)

Puglia: Ex Fadda

WhyWhyFar rivivere gli spazi come contenitori culturali e produttivi per il territorio con finalità sociali . Attività in atto: Exfadda teatro/ Exfadda live/ Exfadda Lab/ Ex fadda caffè/ Xfood Ristorante

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Redditività Redditività Apporti economici efinanziari da parte delleorganizzazioni profit quali ilbar Ex Fadda caffè e ilristorante X Food ristorante

Sostenibilità: Sostenibilità: Contributi volontari delle associazioni partecipanti e di utenti della struttura con continuità e sistematicità – apporti economici dalle organizzazioni profit. Insieme di organizzazioni locali attive nei campi dellacomunicazione, della cultura e del sociale che vogliono offrireun contenitore culturale al servizio del territorio

Impatto occupazionaleImpatto occupazionale8 addetti a tempo determinato e indeterminato con un projectmanager.

Inclusione sociale e Inclusione sociale e integrazione: integrazione:

Ex Fadda sperimenta forme di integrazione di soggetti

con disabilità psichica.

Effetti sulla produzione di ricchezzaEffetti sulla produzione di ricchezzaLa sinergia e la governance tra le due forme di attività nellaorganizzazione di eventi e attività sociali permette a ciascuna diesse di ottenere vantaggi dalla presenza delle due forme diattività

EX Fadda – effetti economici

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Sardegna: n°6 casi studio indagati

1 •Pizzardi editore – amici cucciolotti

2 •DOMUS DE LUNA

3•PROGETTO H.DOC

4•PROGRAMMA SALUTE

5 •PURINA-EUROVET – GLIA ANGELI DEL SOCCORSO

6 •EX ROCKWOOL

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Sardegna: Ex Rockwool di Iglesias

WhoWhoSan Lorenzo scs

WhatWhatRiconversione dello stabilimento industriale ex Rockwoolcreazione di un bio - distretto per lo sviluppo, la ricerca, laformazione, la gestione e l’erogazione di servizi di consulenza eper la produzione di materiali per l’edilizia (mattoni, intonaci,malte in terra cruda, materassini in lana di pecora, pannelli),avvalendosi di materie prime locali della filiera corta, dallecaratteristiche intrinseche a forte risparmio energetico e ascarsissimo impatto ambientale.

WhenWhen2011: la San Lorenzo scsacquista lo stabilimento10/06/2014: Inaugurato ilcantiere per la realizzazionedella centrale termoelettrica

WhereWhereIGLESIAS

WhyWhyLa mission del progetto del bio - distretto è riconoscibile nellavolontà di effettuare interventi nel settore dell'efficienzaenergetica con un approccio socialmente ed ambientalmenteresponsabile, tramite un sistema di rete che sviluppapartnership con soggetti dell'economia sociale, del mondo no-profit e profit responsabile, in grado di favorire una gestioneintegrata e diffusa della tematica energetica e l'inserimentolavorativo di persone in condizione di disagio.

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Ex Rockwool - effetti economici

La sostenibilità è non solo imprenditoriale ma anche etica, economica e sociale. Si vuole infatti promuovere lo sviluppo di strategie di rete con soggetti del mondo della cooperazione sociale, dell'economia sociale e dell'imprenditoria responsabile, per avviare importanti sinergie.

L’esperienza consente di creare una patrimonializzazione tale da rendere forte la struttura dell'impresa e garantire continuità imprenditoriale

Il responsabile afferma a proposito degli effettieconomici che sono state stimati in termini dioccupazione di circa «80 persone dirette e con l’indottoalmeno 100 persone. Si tratta di persone specializzateche possano curare l’aspetto del prodotto e dellaqualità. Vogliamo fare una selezione importante senzaessere dentro logiche assistenzialistiche, faremo dellaformazione anche perché la cooperativa è enteaccreditato per la formazione».

Nella progressione degli anni da 1 a 5, l’impiego complessivo a regime di n. 60 occupati diretti;La società costituirà una rete di vendita costituita di 15 agenti, appositamente formati, e n. 10 applicatori. Il progetto del bio-distretto sarà in grado di riassorbire gradualmente personale in cassa integrazione e di occupare persone in condizione di svantaggio per un loro inserimento lavorativo.Favorisce l’occupazione giovanile in particolare i giovani in possesso di titoli accademici.

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Sicilia: n°4 casi studio indagati

1• Rete delle Fattorie Sociali

2• Moltivolti

3• Fondazione di Comunità (GAS)

4• Birrificio Messina

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Sicilia: Birrificio Messina S.r.l.

WhoWho"Birrificio Messina“ è una cooperativa composta da ex-dipendenti Triscele ha annunciato per l'autunno 2014 la ripresa della produzione di birra.

WhatWhatUn valore aggiunto di EcoGAStronomia è la sua propensione didattica dieducazione al gusto. Tutti i prodotti saranno presentati settimanalmenteattraverso i Laboratori del Gusto Slow Food, alla presenza del produttore,in modo che ci sia una conoscenza approfondita non solo delle qualitàorganolettiche del prodotto e del suo legame con il territorio, ma ancheun incontro ed un racconto dei saperi artigianali del produttore. Grazieall'osservatorio astronomico collegato con gli spazi del Gas, sarà anchepossibile accompagnare la degustazione dei prodotti con l'osservazionedelle stelle.

WhenWhenCostituita nel settembre2013

WhereWhereMessina

WhyWhyL’Associazione promuove e gestisce un Gruppo d’Acquisto Solidale edintende anche promuovere e gestire esperienze, processi, iniziative edeventi in campo culturale, sociale, turistico, educativo, di mutuo aiuto edi sostegno valorizzazione e cura della famiglia, ispirati a criteri di qualitàsociale ed ambientale, suscitando una cultura del consumo responsabileed etico ed incentivando il consumo di tutti quei prodotti che raccontanostorie di libertà, di tutela dell’ambiente, la multiculturalità ed il turismoresponsabile.

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Birrificio Messina S.r.l. – effetti economici

"Birrificio Messina“ è una realtà in fieri, pertanto gli effetti economici sono soltanto previsionali.

Si punta sulla «sulla vendita online infatti abbiamo tanta richiesta online siadall’Italia che dall’estero, difficilmente entreremo nei supermercati perché sesi entra nella catena dei supermercati si va a scontrarsi con la concorrenza,mentre con la vendita nei bar, nei locali, un pò come fanno le varie aziendepiccole medie locali che ci sono. Andiamo nel bar e consegniamo i 2 cartoni dibirra … i 3 cartoni di birra, un pò alla vecchia maniera come è nata nel 1923 labirra Messina che iniziando così. abbiamo già sondato, i bar, le discoteche, lepizzerie»

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Effetti sociali dei casi analizzati

Efficacia e rafforzamento dei legami sociali Tutte le realtà mettono in sinergia una pluralità di soggetti che non sono solo quelli profit non profit, ma coinvolgono più tipologie. Questo crea partenariati ampi che portano a prese in carico di questioni di inclusione sociale (Puglia, Sicilia, Calabria) o di questioni ambientali (Sardegna e Campania)

Analisi e soluzione dei bisogni A partire da un bisogno occupazionale e di inclusione sociale il rapporto profit/no profit si avvia su un problema, su una questione complessa da affrontare; tutte le esperienze si caratterizzano per l’esigenza di mettere insieme più problematiche: lavoro, inclusione, rigenerazione ambientale e strutturale.

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Efficacia e rafforzamento dei legami sociali Tutte le realtà mettono in sinergia una pluralità di soggetti che non sono solo quelli profit non profit, ma coinvolgono più tipologie. Questo crea partneriati ampi che portano a prese in carico di questioni di inclusione sociale (Puglia, Sicilia, Calabria) o di questioni ambientali (Sardegna e Campania).

Analisi e soluzione dei bisogni A partire da un bisogno occupazionale e di inclusione sociale il rapporto profit/no profit si avvia su un problema, su una questione complessa da affrontare; tutte le esperienze si caratterizzano per l’esigenza di mettere insieme più problematiche: lavoro, inclusione, rigenerazione ambientale e strutturale.

Effetti sociali dei casi analizzati

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Innovatività delle esperienze

Processi di lavoro Le pratiche messe in atto sono tutte molto complesse ediversificate, hanno in comune la molteplicità di azioni sinergiche,ovvero occupazione, inclusione sociale, processi innovativi dellaorganizzazione del lavoro. Sono emblematici i casi di Basilicata eSardegna, che includono più elementi ricerca, formazione,produzione industriale e culturale.

Pratiche «La nostra pratica è quella di diventare protagonisti civili, noi prima di essere un modello culturale siamo un modello sociale.»«Noi siamo operatori di un territorio e noi dobbiamo puntare a valorizzare la cittadinanza attiva indipendentemente dall’essere profit o no profit.»«La tutela dell’ambiente e la promozione del territorio non più come solo diritto di cittadini e imprese, ma anche come dovere di cittadini e imprese.»Sono pratiche di metodo, di protagonismo, di cittadinanza.

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LE SFIDE

I 6 casi studio prescelti hanno identificato un luogopreciso dove il rapporto profit no profit si struttura(ex stabilimenti, terreni agricoli, i luoghi culturali diuna città, una ex masseria).Questi luoghi fisici sono emblema dellaconcretezza della collaborazione, perché luoghiche danno vita a «rinascite e rivitalizzazioni».

I LUOGHI

Due le sfide che emergono dai casi studio:- Laddove il profit non ha più investito (Sardegna,

Sicilia), il non profit si è fatto carico di unaleadership che ha creato nuove visioni elegami;

- Laddove i luoghi andavano curati e migliorati(Campania e Basilicata) il non profit ha creatonuove relazioni, in vista di nuove gestioni emodelli di intervento.

Innovatività delle esperienze

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IL CAPITALE SOCIALE

Le tematiche di intervento dei 6 casi studio sonotutte definibili «etiche», hanno a che fare conl’ambiente, la cultura, la legalità; sono relazioniprofit/no profit che si creano laddove il no profitha scelto di intervenire. Emerge chiaramente comela collaborazione avvenga, per tutti, nellainclusione sociale, nella capacità di offrireopportunità, come dice il referente di Iglesias«recuperiamo le risorse “scarto” e le prendiamo incarico per migliorarle e restituirle alla comunità,migliori».

I TEMI

Un elemento comune dei casi studio è il rivolgersialla comunità locale, per vendere un servizio(culturale o di produzione) o per bonificare emigliorare un territorio. I cittadini /la comunitàsono protagonisti chiamati in causa e coinvoltinella sfida posta in essere. E’ il valore aggiunto delno profit che culturalmente porta i suoi valori e lasua essenza.

Innovatività delle esperienze

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La lente di ingrandimento utilizzata per studiare i casi è stataquella del rafforzamento dei legami sociali, come cioè questeesperienze contribuiscano a migliorare le condizioni di vita, masoprattutto come contribuiscano a creare capitale sociale.

Appare chiaro come, in un momento di crisi, le esperienzeanalizzate dimostrino che la collaborazione, l’alleanza tra questimondi, rappresenti un modo per fronteggiare le criticità, masoprattutto costituisca una via di uscita vincente.

Il rapporto che si crea tende ad utilizzare e valorizzarecompetenze diverse che, messe insieme, sono efficacinell’affrontare nuove sfide. E’ chiaro che la capacità del no profitdi porsi nuovi obiettivi, ma anche di intervenire laddove il profitha abbandonato dei contesti, può rappresentare un momento disvolta, ma questa svolta si concretizza anche grazie alleconoscenze tecniche e specifiche del profit.Insieme, questi due mondi, rigenerano e danno vita a nuovevisioni, a nuove relazioni, riescono a concretizzare processi realidi sussidiarietà circolare.

CONCLUSIONI

Conclusioni

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