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L’EDITORIALE EXPO 2015 Idee giovani per un business sostenibile a pag. 2 Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1 – CN/MI N. 1 - Gennaio 2013 www.giornaleingegnere.it Dal 1952 periodico di informazione per ingegneri e architei a pag. 8 a pag. 13 FOCUS/ Software MATERIALI/ LA GUGLIA DI “PORTA NUOVA-GARIBALDI” A MILANO pag. 9 A2A: ILLEGITTIMA LA REVOCA DI RENZO CAPRA pag. 10 INGEGNERI BIOMEDICI E SANITÀ pag. 12 SALA DI LETTURA pag. 12 CNI / COMMISSIONI Progetto e innovazione R.D.S. Alla scoperta dei venti gruppi di la- voro istituiti dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri e concernenti le molteplici aree di interesse della categoria. In questo numero del Giornale analizziamo le caratteri- stiche e gli obiettivi del gruppo “Pro- getto e Innovazione”, il cui coordi- natore è Gianni Massa, vice presi- dente del Cni. I dati emersi dalla Conferenza Nazionale sulla Regolamentazione dei Servizi Idrici preoccupano Acqua, non diamo tutto per scontato Nei prossimi trent’anni sarà necessario investire 65 miliardi di euro LINEA DIRETTA CON GLI ORDINI Calzolari (Milano): “Stop alla burocrazia” PENSIERI IN LIBERTÀ Crisi e antidoto Davide Canevari S trano (e amaro) destino quello del nostro Paese, quando si confrontano le bollette che imprese e cittadini europei pagano per l’accesso ai servizi. Se si parla di energia, le nostre sono decisamente fuori mercato: troppo care con ine- vitabili ricadute in termini di competitività. Anche il costo medio della risorsa acqua è palesemente fuori mercato, e pure in questo caso l’anomalia va a minare la competitività (e la qualità della vita) del Sistema Paese. Solo che, stavolta, le nostre bollette sono troppo basse. L’acqua viene via a costo, anzi ancora a meno. In “compenso”, le infrastrutture sono un colabrodo, le perdite di rete netta- mente al di sopra della media comunitaria, l’accesso al sistema fognario o a sistemi di depurazione resta un lusso per parecchi milioni di italiani. E allora è lecito domandarsi se vale davvero la pena per il consumatore avere una tariffa super economy a fronte di un livello di servizio che certo non può essere considerato business. segue a pag. 3 segue a pag. 4 segue a pag. 4 dott. ing. Franco Ligonzo Questa è la domanda che mi è rimasta in mente dopo aver letto l’articolo del professor Giuliano Amato titolato appunto “domanda interna vuol dire lavoro”, pubblicato su Il Sole 24 Ore di domenica 9 dicembre. Il pezzo è complesso e merita di essere letto per intero; il Professore prende spunto dal rapporto annuale sulla crescita della Commissione Eu- ropea (pubblicato il 28 novembre scorso) e dai rimedi più ricorrenti proposti per stimolarla, dribbla le dispute tra eco- nomisti dei diversi schieramenti dottrinali, e sottopone ai lettori due domande cruciali che suonano pressa poco così. Cultura d’impresa per rilanciare l’economia prof. ing. Pierangelo Andreini Secondo le prime stime nell’anno appena trascorso il manifat- turiero italiano ha nuovamente realizzato, pur tra molte difficoltà, un attivo nell’export secondo solo a quello della Germania. segue a pag. 10 NUOVO CENTRO SERVIZI ALLE IMPRESE Alla scoperta di “Veneto City” Roberto Di Sanzo Un deciso snellimento della macchina burocratica e un apporto fatto di con- cretezza e affidabilità. E’ questo il mes- saggio che Stefano Calzolari, Presidente dell’Ordine di Milano, lancia alla politica italiana in vista delle prossime elezioni. Un momento importante per il Paese, alle prese con una crisi economica acu- ta e quindi la scelta dei propri rappre- sentanti istituzionali, mai come in que- sta tornata, diventa fondamentale. servizio a pag. 6 e 7 ACCIAIO COSTRUZIONI Torri solari: caratteristiche e problemi strutturali a pag. 11 segue a pag. 5

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L’EDITORIALE

EXPO 2015

Idee giovaniper un businesssostenibile

a pag. 2

Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1 – CN/MI

N. 1 - Gennaio 2013www.giornaleingegnere.itDal 1952 periodico di informazione per ingegneri e architetti

a pag. 8 a pag. 13

FOCUS/ Software

MATERIALI/ LA GUGLIA DI “PORTA NUOVA-GARIBALDI” A MILANO pag. 9 • A2A: ILLEGITTIMA LA REVOCA DI RENZO CAPRA pag. 10 • INGEGNERI BIOMEDICI E SANITÀ pag. 12 • SALA DI LETTURA pag. 12

CNI / COMMISSIONI

Progetto e innovazione R.D.S.

Alla scoperta dei venti gruppi di la­voro istituiti dal Consiglio Nazionaledegli Ingegneri e concernenti lemolteplici aree di interesse dellacategoria. In questo numero delGiornale analizziamo le caratteri­stiche e gli obiettivi del gruppo “Pro­getto e Innovazione”, il cui coordi­natore è Gianni Massa, vice presi­dente del Cni.

I dati emersi dalla Conferenza Nazionale sulla Regolamentazione dei Servizi Idrici preoccupano

Acqua, non diamo tutto per scontatoNei prossimi trent’anni sarà necessario investire 65 miliardi di euro

LINEA DIRETTA CON GLI ORDINI

Calzolari (Milano): “Stop alla burocrazia”

PENSIERI IN LIBERTÀ

Crisi e antidoto

Davide Canevari

Strano (e amaro) destino quello del nostro Paese, quandosi confrontano le bollette che imprese e cittadini europeipagano per l’accesso ai servizi. Se si parla di energia, le

nostre sono decisamente fuori mercato: troppo care con ine-vitabili ricadute in termini di competitività. Anche il costomedio della risorsa acqua è palesemente fuori mercato, epure in questo caso l’anomalia va a minare la competitività(e la qualità della vita) del Sistema Paese. Solo che, stavolta,le nostre bollette sono troppo basse.L’acqua viene via a costo, anzi ancora a meno. In “compenso”,le infrastrutture sono un colabrodo, le perdite di rete netta-mente al di sopra della media comunitaria, l’accesso al sistemafognario o a sistemi di depurazione resta un lusso per parecchimilioni di italiani. E allora è lecito domandarsi se vale davverola pena per il consumatore avere una tariffa super economya fronte di un livello di servizio che certo non può essereconsiderato business.

segue a pag. 3

segue a pag. 4segue a pag. 4

dott. ing. Franco Ligonzo

Questa è la domanda che mi è rimasta in mente dopo averletto l’articolo del professor Giuliano Amato titolato appunto“domanda interna vuol dire lavoro”, pubblicato su Il Sole24 Ore di domenica 9 dicembre. Il pezzo è complesso emerita di essere letto per intero; il Professore prende spuntodal rapporto annuale sulla crescita della Commissione Eu-ropea (pubblicato il 28 novembre scorso) e dai rimedi piùricorrenti proposti per stimolarla, dribbla le dispute tra eco-nomisti dei diversi schieramenti dottrinali, e sottopone ailettori due domande cruciali che suonano pressa poco così.

Cultura d’impresa per rilanciare l’economiaprof. ing. Pierangelo Andreini

Secondo le prime stime nell’anno appena trascorso il manifat-turiero italiano ha nuovamente realizzato, pur tra molte difficoltà,un attivo nell’export secondo solo a quello della Germania.

segue a pag. 10

NUOVO CENTRO SERVIZI ALLE IMPRESE

Alla scoperta di “Veneto City”

Roberto Di Sanzo

Un deciso snellimento della macchinaburocratica e un apporto fatto di con­cretezza e affidabilità. E’ questo il mes­saggio che Stefano Calzolari, Presidentedell’Ordine di Milano, lancia alla politicaitaliana in vista delle prossime elezioni.Un momento importante per il Paese,alle prese con una crisi economica acu­ta e quindi la scelta dei propri rappre­sentanti istituzionali, mai come in que­sta tornata, diventa fondamentale.

servizio a pag. 6 e 7

ACCIAIO

COSTRUZIONITorri solari: caratteristichee problemistrutturali

a pag. 11

segue a pag. 5

Giornale 01_2013_Layout 6 18/01/13 20.01 Pagina 1

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2 il GIORNALE dell’INGEGNERE N. 1 - Gennaio 2013

Newsletter

Nr.21 – VENERDÌ 30 NOVEMBRE 2012

LE PRINCIPALI NOVI

LA RIFORCONDOM

PREVENZIONE INC

IVA PER CASSA

CERTIFICAZIONI ENERGETICHE

DISSESTO IDROGE

EFFICIENZA ENERGETICA

NELLE IMPRESE

PROFESSIONIAPPALTI PU

DALL’AGENZIA DELLE ENTRATE LE REGOLE

PER L’ESERCIZIO DELL’OPZIONE —>pag.6

NUOVE REGOLE E

SEMPLIFICAZIONI

IN LOMBARDIA —>pag.7

CLINI STIMA IN 40 MLD I

COSTI PER LA MESSA IN

SICUREZZA —>pag.9

PRESENTATO IL 2° RAPPORTO DEL

POLITECNICO DI MILANO —>pag.3

APPROVATA LA RIFORMA PREVIDENZIALE

DI INARCASSA

—>pag.2

INGEGNERI E ARCHITETTI

Il l

Expo 2015 mesi-27

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Proprietà EditorialeSocietà di Servizi del Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano S.r.l.Corso Venezia 16 - 20121 Milano

Hanno collaborato a questo numero:Michele Barbarito, Leonardo Beccegato, Marco Belloli, Stefano Boato, VittorioDrigo, Fabio Fossati, Alberto Franceschini, Bruno Fregosi, Fernando Garbin, GianCarlo Giuliani, Giancarlo Gusmaroli, Luca Iannantuoni, Roberta Lazzari, FrancescaLubelli, Stefano Mori, Piero Pedrocco, Franco Pianon, Fabio Piraino, PaoloRanieri, Lorenzo Rosa, Antonio Sanginiti, Valsiro Scotti, Diego Spolaor, CarloStrata, Arianna Trevisan, Alberto Zasso

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Dal 1952 periodico di informazione per ingegneri e architetti

Con ben 583 progetti, presentatifino a poche ore prima di Capo-danno, si è chiusa la “Change-

makers for Expo Milano 2015”, il pro-gramma di accelerazione di impresa so-stenuto da Expo 2015 e Telecom Italia,legato alle sfide dell’Esposizione Univer-sale. A proporle più di 1.500 giovani un-der 30, provenienti da 21 paesi, tra cuiIndia, Cina, Somalia e Canada, pronti atrasferirsi per due mesi a Milano e crearequi la loro start up digitale, sostenibile einnovativa. L’annuncio dei 10 team se-lezionati per partecipare al percorso diaccelerazione d’impresa è previsto nelleprossime settimane. Sarà una primaveraintensa per i changemakers selezionatiche, da marzo ad aprile 2013, per 8 set-timane, verranno ospitati gratuitamentein un temporary campus, dove vi-vranno e lavoreranno a strettocontatto tra loro, concentrandosiesclusivamente sullo sviluppodella propria idea di business.Con l’aiuto di 16 docenti, 50mentor e il supporto del teamdi Make a Cube, il primo in-cubatore in Italia specia-lizzato in imprese ad al-to valore ambientale,sociale e culturale, igruppi selezionatitrasformeranno leproprie idee d’impre-sa in 10 nuove startupsostenibili e innovative.È questa la particolaritàdel programma di incubazione“Changemakers for Expo Milano 2015”,pensato per favorire un nuovo modo difare impresa, capace di coniugare busi-ness, innovazione e sostenibilità, socialee ambientale. Alla fine del percorso iprogetti verranno presentati a una plateadi potenziali investitori e partner azien-dali in grado di garantirne una piena im-plementazione.Changemakers intende promuovere losviluppo di 10 idee d’impresa in gradodi avere un impatto su 10 milioni di per-sone, così da rendere Milano e le altre

città del mondo più smart, vivibili, eco-logiche, solidali e competitive. “Chan-gemakers for Expo Milano 2015 – hadichiarato Carlotta Ventura, DirettoreDomestic Media di Telecom Italia - rap-presenta una sfida importante per Tele-com Italia e gli altri partner coinvolti,che ha l’obiettivo di creare le condizioniper sviluppare idee di business moltoambiziose e in grado di generare un im-patto positivo su milioni di persone: nonsemplici start-up con buone potenzialitàdi successo sul mercato, ma veri progettid’impresa in grado di coniugare la so-stenibilità economica con quella sociale

e ambientale. Expo 2015, quindi, rap-presenta un'occasione unica di proget-tualità e sperimentazione, un evento epo-cale che deve necessariamente misurarsicon le grandi idee e con modelli di tra-sformazione e valorizzazione della realtàfortemente innovativi. Il fatto di aver ri-cevuto in pochi mesi circa 600 progettirappresenta un risultato straordinario”.“Con l’iniziativa ‘Changemakers’ – haspiegato Valerio Zingarelli, Direttore Ge-nerale Technologies & Technical Servicesdi Expo 2015 S.p.A. – Expo Milano 2015dimostra concretamente il proprio im-pegno a favore dell’innovazione utile amigliorare la vita dei cittadini, chiamandodirettamente i giovani a ideare e svilup-pare soluzioni coerenti con la visionedella Digital Smart City e con i temidell’Esposizione Universale. Il sito di Ex-po Milano 2015 sarà non solo campodi prova, ma anche utilizzatore e pro-motore di quanto realizzato. La nostraintenzione è di estendere questo tipo diiniziativa sia ad altre città italiane sia aPaesi stranieri”.Cambiando argomento va segnalato cheanche il Gruppo Fiat - Chrysler è diven-tato Partner di Expo Milano 2015, co-me Sustainable Mobility Partner. La par-tnership si declinerà quindi sul tema cen-trale della mobilità sostenibile attraversola grande gamma di nuovi mezzi delgruppo che saranno a disposizione deivisitatori e delle delegazioni di tutto ilmondo. Inoltre sarà avviato un impor-tante sforzo congiunto sulla comunica-zione, con progetti internazionali che sa-ranno implementati nei prossimi mesi.L’investimento del gruppo è di 7,1 mi-lioni di euro in cash, oltre a 2,3 milionidi euro in value in kind e alle risorse,assai significative, che saranno impiega-te per i progetti sopra citati e in una im-portante campagna di comunicazione.Presto sarà organizzato un evento pub-blico di presentazione ufficiale dei con-tenuti della partnership, che rappresentauna ulteriore dimostrazione del grandesforzo di sistema che si sta compiendointorno a Expo 2015.

Dieci idee per cambiare la vita: 583 progettidi business sostenibili da giovani di tutto il mondo

Changemakers intendepromuovere losviluppo di 10 idee

d’impresa in gradodi avere unimpatto su 10milioni dipersone, cosìda rendere

Milano e le altrecittà del mondo

più smart, vivibili,ecologiche, solidali ecompetitive

10IDEE

10MILIONI DIPERSONE

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N. 1 - Gennaio 2013 il GIORNALE dell’INGEGNERE 3

C hiaramente, non è af-fatto detto che un au-mento immediato dei

prezzi della risorsa idrica pos-sa essere valorizzato e investi-to in opere di adeguamento eammodernamento. Ma è in-negabile che il settore dell’ac-qua, così come è oggi, nonpuò certo considerarsi in buo-na salute.Per avere un’idea più precisadella partita che si dovrebbegiocare, si può partire dai datiemersi lo scorso dicembre du-rante la Conferenza Nazionalesulla Regolazione dei ServiziIdrici. Le perdite di rete supe-rano il 30 per cento (e sonole più elevate d’Europa), il 15per cento della popolazione(su per giù 9 milioni di italiani)risulta privo di un sistema fo-gnario; per oltre il 30 per cen-to i depuratori sono insuffi-cienti o del tutto assenti. Restainoltre in problema dell’ero-gazione discontinua, soprat-tutto nel Mezzogiorno, sia pu-re il fenomeno risulti in atte-nuazione.Tradotto in soldoni, occorre-rebbe investire 65 miliardi dieuro nei prossimi 30 anni (unorizzonte temporale che sem-bra ragionevole se commisu-rato all’opera titanica).Nella situazione attuale – hacommentato Guido Bortoni,presidente dell’AEEG (vedibox) – non solo è a rischio laqualità del servizio nel suocomplesso, ma un diritto chetroppo spesso si ritiene acqui-sito e si dà per scontato. “Il di-ritto all’acqua non deve piùessere fruito solo sulla carta.per questo l’Autorità intendepromuovere gli adeguati in-vestimenti per il mantenimen-to e lo sviluppo delle infra-strutture, in ossequio al prin-cipio che l’acqua è, appunto,un bene primario e indispen-sabile. Solo grazie all’attuazio-ne di investimenti infrastrut-turali si potrà garantire un’ef-fettiva e reale tutela dei con-sumatori. La tutela si concre-tizza, infatti, anche assicuran-do adeguati livelli di qualitàdel servizio e di rispetto perl’ambiente. Penso alle perditedi rete, ma direi soprattuttoalla depurazione e a tutte quel-le attività volte a preservarequesto bene per le prossimegenerazioni”.Inevitabile il confronto di al-cuni parametri chiave con ilresto d’Europa. Il primo ri-guarda le perdite di rete defi-nite anche come percentualedi acqua immessa in rete enon fatturata; quella che nonarriverà mai al rubinetto. Del-l’Italia si è già detto: dobbiamofare i conti con un valore parial 30 per cento. In Europa, an-che Francia e Spagna sonomesse maluccio (rispettiva-mente con il 26,4 e il 22 percento). Scorrendo la classificaverso le zone di eccellenza, siritrova la Gran Bretagna (19,2per cento), la Svezia (17), laFinlandia (15), la Danimarca(10) e la Germania (7,3).Nel complesso il consumo diacqua pro capite in Italia ri-sulta particolarmente elevatoe al di sopra degli standardeuropei: circa 44 miliardi dimetri cubi/anno.Può sembrare una conso-lazione a questo punto –ma a ben vedere non loè – rilevare che le nostrebollette sono tra le piùeconomiche in Europa epiù in generale tra i Paesi svi-luppati. Le stime in questocampo non sono facili e gran-di sono le differenze da zonaa zona del nostro Paese.Facciamo comunque riferi-mento ai dati divulgati dal-l’AEEG. Un metro cubo diacqua in Italia ha un costo

medio di poco più di un euro.Solo in Romania si paga an-cora meno. Le nostre tariffevanno confrontate con glioltre 4 euro per metro cu-bo del Regno Unito, o glioltre tre euro di Francia,Grecia, Svizzera e Finlan-dia. Gli Stati Uniti si po-sizionano tra Danimarcae Gran Bretagna, la Sviz-zera appena al di sotto dellaFrancia. Anche Lituania, Un-gheria e Portogallo riconosco-no all’acqua un valore supe-riore a quello del nostro Pae-se.È dunque allo studio una nuo-va tariffa che dovrà tenere inconsiderazione una pluralitàdi aspetti: “la sostenibilità eco-nomica della fornitura agli

utenti domestici, la coperturaintegrale dei costi di esercizioe di investimento, la sosteni-bilità ambientale dell’uso della

risorsa attraverso l’applicazio-ne del principio chi inquinapaga, il rispetto dell’esito re-ferendario e meccanismi perfavorire gli investimenti nelsettore”.Resta chiaramente da scioglie-re il nodo degli investimenti,meglio degli investitori. Sulfatto che sia necessario e in-derogabile intervenire, il con-senso è diffuso. Sul chi dovràfarvi fronte e come, nasconole complicazioni, specie inquesta perdurante fase di stalloeconomico. È stato lo stessoGuido Bortoni a mettere sultavolo qualche proposta con-creta. “Abbiamo avanzatol’auspicio che, affinché si pos-sano indirizzare efficacementee in misura quantitativamente

idonea allo scopo gli investi-menti verso il settore idrico,siano sviluppati e resi operativistrumenti integrativi a quellitariffari quali, ad esempio, lacostituzione di fondi rotatividestinati agli investimenti nelsettore idrico, i water bond oaltre soluzioni utili a persegui-re l’obiettivo di rendere dispo-nibili adeguate risorse da in-vestire nel settore. Tali stru-menti diventano ancora piùrilevanti a fronte della dimen-sione e significatività degli in-vestimenti”.Tra i commenti alla primauscita pubblica dell’Autoritàin materia di acqua, segnalia-mo quello di Roberto Bazza-no, presidente di Federutility:“È un primo passo positivo;

la Relazione dell’AEEG di-mostra che si è passati final-mente a parlare di acqua edeconomia senza pregiudizi”.Sono stati sottolineati due pas-saggi fondamentali per la so-stenibilità del servizio idrico.Il primo è che si affermano idue principi cardine in tutt’Eu-ropa: la tariffa deve copriretutti i costi e chi inquina paga,principio, quest’ultimo, desti-nato a spingere gli investimen-ti del settore della depurazio-ne. Il secondo passaggio im-portante è quello nel quale sispiega come il diritto all’acquae la tutela degli utenti si con-cretizzino solo con investi-menti in infrastrutture”.

Davide Canevari

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Acqua e infrastrutture: intervenire su una rete colabrodoUN TEMA DA NON SOTTOVALUTARE

Ancor prima di intervenire… occorrerebbe conoscere. Può sembrare assurdo,ma gli stessi addetti ai lavori ammettono che il sistema acqua in Italia èspesso avvolto nel mistero.“Mi riferisco, in particolare, alla mancanza di informazioni certe o almenoattendibili – la denuncia di Bortoni ­ sulla consistenza delle infrastrutture,

sulla loro vetustà, sul loro stato funzionale sui loro costi storici e di manutenzione,sulla gravissima mancanza di misuratori di portata, che rende difficilissimo costruirequalunque sistema di corrispettivi equi e applicare tramite la regolazione tariffariafunzioni di stimolo agli investimenti e di recupero di efficienza”. Tra le cause diquesta anomalia, la presenza di metodi tariffari differenti e l’elevato numero disoggetti coinvolti: “autorità d’ambito, enti locali e circa 3.000 operatori – aggiungel’AEEG ­ dei quali non esiste una completa anagrafica a livello nazionale”.Forse, prima di posare qualche nuovo tubo, occorrerebbe partire proprio da unarazionalizzazione di questa situazione al limite dell’assurdo.

Non più solo energia nei compiti dell’AutoritàFormalmente si chiama ancora AEEG, l’Autorità per l’energia elettrica e il gas.Ma se l’acronimo fosse stato ideato in questi mesi, probabilmente guadagnerebbeuna lettera in più diventando AEEGA. Il decreto legge 201/11 ha infatti attribuitoall’Autorità “le funzioni attinenti alla regolazione e al controllo dei servizi idrici”,che in precedenza erano affidate all’Agenzia nazionale per la regolazione e lavigilanza in materia di acqua. Le reti idriche si aggiungono, quindi, a quelle elet­triche e di distribuzione del gas. E l’Autorità guadagna voce in capitolo perquanto riguarda le attività di “captazione, potabilizzazione, adduzione, distri­buzione, fognatura e depurazione, ovvero tutte quelle attività che servono perportare l’acqua dalla fonte fino al nostro rubinetto e assicurarne il correttosmaltimento senza impattare sull’ambiente”.Le funzioni, prosegue una nota della stessa Autorità, “fanno riferimento a diversiaspetti del servizio idrico integrato: dalla definizione dei costi ammissibili e deicriteri per la determinazione delle tariffe a copertura di questi costi, alle com­petenze in tema di verifica dei piani d’ambito e di predisposizione delle con­venzioni tipo per l’affidamento del servizio ma anche l’individuazione di adeguatiparametri di qualità del servizio, di tutela degli utenti e dell’ambiente, la defi­nizione di meccanismi di selezione degli investimenti prioritari”.

L’Europa è pronta a presentare il contoSembra che a volte l’Italia si dimentichi di essere parte integrante dell’EuropaUnita. Questo avviene in molti campi e certamente l’acqua non fa eccezione.Lo stato attuale del nostro servizio idrico ci sottopone infatti al rischio di pesantimulte comunitarie a seguito delle procedure di infrazione aperte nei confrontidel nostro Paese per violazione della Direttiva 91/271 sulla protezione dell’am­biente dagli scarichi di reflui urbani, che, a oltre 20 anni di distanza, risultaancora in parte disapplicata.La stessa Autorità ha parlato di una ulteriore spada di Damocle: lo scorso 31dicembre è scaduta l’ultima deroga concessa dalla Commissione all’Italia perl’attuazione della Direttiva 98/83/CE, recepita dal Decreto Legislativo 2 febbraio2001, n. 31 sulla qualità delle acque destinate al consumo umano. “La derogariguarda la presenza in alcune aree del Paese di sostanze quali arsenico efluoruro nell’acqua destinata al consumo umano in quantità superiori ai limitidi legge; una situazione che richiede interventi urgenti rispetto agli impianti diapprovvigionamento e potabilizzazione per garantire la qualità della risorsa,mettendola a norma”.

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GUIDO BORTONI (AEEG):“Il dirittoall’acquanon deve piùesserefruito solo sullacarta;soltanto grazieall’attuazione

di investimentiinfrastrutturali si potràgarantire un’effettivae reale tuteladei consumatori”

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Page 4: Alla scoperta di “Veneto City” - casaeclima.com 01_2013_mr.pdf · 2 il GIORNALE dell’INGEGNERE N. 1 - Gennaio 2013

“Agli ingegneri interessa la semplifica-zione delle regole – spiega l’ingegnerCalzolari – ma ciò non deve però avve-nire attraverso la banalizzazione dei pro-blemi o lo svuotamento di contenuti es-senziali, tutt’altro. E’ necessario, invece, puntare sul correttoriconoscimento della complessità che cicirconda, utilizzando adeguate compe-tenze, al fine di conseguire una ottimaleregolazione delle procedure e delle ri-sorse da impiegare, con il dichiaratoobiettivo di ridurre gli sprechi di tempoe di denaro. Riassumendo tutto in unoslogan, si potrebbe dire che ci vuole mol-ta più qualità. La complicazione buro-cratica è invece sterile e, molto spesso,nasconde situazioni di comodo, renditedi posizione e non aiuta la trasparenza.Molte procedure, poi, sono figlie di unatteggiamento troppo difensivo, iper-garantista, che riduce la libera iniziativadei cittadini. Questa, invece, è una so-cietà che deve fare di tutto per trovareefficienza e liberarsi dei fardelli inutili,dando la giusta importanza alle cose chece l’hanno veramente”.

Quale può essere, in tal senso, l’apportodell’ingegneria alla politica italiana?Un contributo di concretezza e affida-bilità. L’ingegnere per sua natura è por-tato all’applicazione ed è attento al buonesito delle risorse che impiega. Quindinon si presta facilmente ad artifici e hatutte le potenzialità per riavvicinare ilPaese alla cosiddetta “economia reale”.

Recentemente il Presidente Zambranoha ribadito la necessità di una culturaampia per gli ingegneri a discapito diuna eccessiva specializzazione: è questoil valore aggiunto per la competitivitàdella categoria?Il mio concetto è il seguente: è certa-mente preferibile che i giovani studentiin ingegneria allarghino il più possibilela mente, piuttosto che restringersi indannose verticalizzazioni per la loro età,durante gli anni universitari. Per i ragazzila base culturale ampia è fondamentale.La specializzazione verrà successiva-mente, attraverso una crescita profes-sionale costante, che potrà sempre be-neficiare dell’ampiezza iniziale delle co-noscenze. Ciò premesso, sono convintoche il valore aggiunto per l’intera cate-goria sia puntare con forza sulla quali-ficazione professionale, in tutti i settorie ruoli dell’ingegneria. E’ questa la rivo-luzione positiva che potranno e dovran-no fare gli Ordini, con il varo di un veroe proprio CPD (Continuous ProfessionalDevelopment) degli Iscritti e la certifi-cazione delle loro competenze e specia-lizzazioni. Ciò permetterà di valorizzarel’Ingegneria e gli Ingegneri nel mercatodel lavoro, nella società e, forse, perfinonella politica …

Tra i settori di maggior attrazione per ilfuturo della categoria vi è l’energetico:quali soluzioni adottare per far sì che gliingegneri siano davvero protagonisti del­lo sviluppo sostenibile del Paese?L’Italia è un Paese molto delicato da unpunto di vista energetico: l’approvvigio-namento di energia è sempre stato cri-tico e la soluzione ideale è puntare suun saggio “mix” di risorse. Gli ingegneripossono e devono essere i protagonistiindiscussi dell’individuazione di tale mixche, naturalmente, potrà variare da zonaa zona e da regione a regione, in basealle caratteristiche, ai bisogni e alle risorsedei diversi territori. Per raggiungere tale risultato è fonda-mentale basarsi sui criteri di assoluta si-curezza per i cittadini, rispetto per l’am-biente e su ogni tipo di sostenibilità. Iltutto, però, senza pregiudizi e ideologi-smi, i quali pregiudicano l’oggettivitàdelle analisi, il valore delle proposte el’individuazione del mix energetico piùappropriato.

L’Ordine di Milano ha dato vita ad unacampagna di informazione massiccia con“dieci proposte concrete” per la crescitae lo sviluppo. Tra queste vi è l’occupa­zione giovanile, per voi una priorità.L’occupazione giovanile deve essere unapriorità per tutti, non solo per gli inge-gneri. Purtroppo oggi constatiamo conrammarico che si sta percorrendo la stra-da opposta. Le nostre dieci proposte so-no altrettanti progetti concreti, che mi-rano al rilancio dell’Italia valorizzandonele straordinarie peculiarità e attivandomeglio la “risorsa giovani”. Sono proprio loro, infatti, ad essere i piùcreativi, i più inclini e culturalmente pre-parati all’innovazione e i meglio predi-sposti alla modernizzazione del Paese.E invece? La nazione è ferma, attana-gliata dalla crisi e perfino i giovani in-

gegneri faticano a trovare un lavoro ade-guato, situazione mai verificatasi primad’ora. Ecco perché l’Ordine, soprattuttooggi, dovrebbe funzionare per loro comeuna sorta di buon “allenatore”, capacedi svilupparne rapidamente le miglioriqualità e competenze professionali, perpoi affiancarli aiutandone l’ingresso nelmondo del lavoro.

Tra le dieci proposte, anche la valorizza­zione del patrimonio artistico e culturalee il rilancio dell’Italia nel turismo inter­nazionale.L’Italia è al top mondiale per bellezzearchitettoniche, paesaggistiche, monu-mentali e per la sua tradizionale storicae culturale. Un tale patrimonio ci è ri-conosciuto da tutti, ma non è ancora di-ventato (perlomeno non abbastanza)una vera occasione di sviluppo econo-mico per il Paese. La fruibilità di tali ricchezze deve esseremeglio organizzata, dando vita a vere eproprie iniziative di marketing territorialema dando anche molta attenzione allacorretta conservazione e gestione delpatrimonio. In tale ambito le competen-ze degli ingegneri diventano fondamen-tali: penso alla logistica che muove lepersone, ma anche alla trasmissione, ge-stione e disponibilità dei dati, ai progettidi conservazione e manutenzione di am-biente, paesaggi e monumenti… Il tu-rismo si può sviluppare a un livello ve-ramente professionale solo grazie all’in-tegrazione delle discipline e a una im-plementazione ottimale di materie tec-niche ben utilizzate.

Un capitolo importante riguarda le in­frastrutture e telecomunicazioni.Si tratta di progetti strategici per un Pae-se che si vuole definire moderno, maqui da noi – e mi spiace ripetermi – bi-sogna combattere quotidianamente con-tro difficoltà di pianificazione e compli-cazioni burocratiche di ogni genere, cheallungano moltissimo i tempi intercor-renti tra le idee, le proposte iniziali, e larealizzazione delle opere, con gravi ri-tardi nella raccolta dei benefici per lacollettività. Ma il problema sta anchesul lato della concezione delle opere egli ingegneri, così come tutti gli altri“proponenti”, ne devono essere consa-pevoli: bisogna modificare le logiche dipresentazione dei progetti, perché l’udi-torio è oggi molto più ampio. Bisognapensare di più al cliente finale, che nonè il committente dell’opera in senso stret-to, ma è soprattutto il cittadino, che deveessere in grado di cogliere sino in fondola bontà delle proposte avanzate. Conle giuste spiegazioni e le corrette nego-ziazioni sul territorio, tutti dovrebberoessere più disponibili a sopportare i di-sagi che sono inevitabilmente connessialla costruzione di un’opera.

4 il GIORNALE dell’INGEGNERE N. 1 - Gennaio 2013

Linea diretta con gli OrdiniIl messaggio di Stefano Calzolari, presidente dell’Ordine di Milano

DAL CNIIL CNI HA DATO VITA A VENTI GRUPPIDI LAVORO SULLE TEMATICHE PIÙ IMPORTANTI PER LA CATEGORIA

Progetto e innovazione,la tecnologia al serviziodell’ingegneria

Roberto Di Sanzo

Il nuovo corso del Consiglio Nazionale degli Ingegneripassa anche dalla nascita di ben venti gruppi di lavorosu diverse aree tematiche di interesse ma con un unicoscopo: fornire un contributo concreto di idee e proposteper la crescita della figura professionale dell’ingegnere.Tutti gruppi di lavoro che “Il Giornale dell’Ingegnere”analizzerà approfonditamente. A cominciare dal gruppoche si occupa di “Progetto e innovazione”, il cui coor-dinatore è Gianni Massa, vice presidente del Cni e giàpresidente dell’Ordine di Cagliari. Tra i suoi collaboratoriin questa avventura, ecco Ilaria Segala (Verona), AndreaMaddalena (Siracusa), Paolo Stampini (Novara) e An-tonio Masturzo (Salerno). Numerosi gli obiettivi che sipone il team, come spiega lo stesso Gianni Massa: “In-nanzitutto voglio precisare che stiamo iniziando a la-vorare proprio in questi giorni, quindi ci stiamo ancorastrutturando, cercando di raccogliere idee, proposte econtributi. Da sottolineare, tra l’altro, che ogni gruppodi lavoro ha come coordinatore un consigliere del Cniche ha come scopo, successivamente, di far recapitareproprio all’organismo di categoria quanto prodotto dal

gruppo”. Squadre escogitate in maniera “ragionata”:“Sono tutte indipendenti ed autonome ma ci siamo pro-posti di individuare una serie di aree di interesse chepotessero sovrapporsi tra loro, interdisciplinari, in mododa dar vita ad un network interattivo con una visioneunica, proprio per facilitare il compito del Cni e dei pro-fessionisti coinvolti”. Tanta la carne al fuoco al vagliodei componenti del gruppo “Progetto e Innovazione”.“Il lavoro certo non ci manca – sottolinea Massa – e cistiamo muovendo sempre tenendo a mente che al centrodella nostra attività vi è il progetto, l’idea illuminantedel professionista, da cui poi nasce tutto”. In tal senso,ecco un primo contributo importante: “Stiamo studiandol’istituzione di un concorso di idee per valorizzare i pro-getti più innovativi realizzati da professionisti italiani.Come? Un Premio legato proprio all’innovazione, conidee in grado di far interagire tra loro i tre settori del-l’ingegneria. Basta lavorare e pensare per compartimentistagni, il futuro è nella multidisciplinarietà e nell’impresadi spaziare da un settore all’altro con la stessa compe-titività: un obiettivo complesso e ambizioso da perseguirema che noi vorremmo raggiungere, proprio per esaltarele capacità dei colleghi”. Un occhio importante anchealle nuove tecnologie e all’utilizzo dell’high tech proprioa disposizione della categoria: “Come gruppo di lavoronon ci possiamo riunire settimanalmente, ognuno ha ipropri impegni professionali. Eppure abbiamo bisognodi avere contatti frequenti, così come gli Ordini tra loroe il Cni con gli Ordini: perché non pensare, quindi, adun modello di comunicazione rapida basata su Internet?Usare lo strumento della conference call per mettere inrelazione tra loro diversi Ordini non è certo impossibile.Ecco, queste sono alcune idee che proporremo agliiscritti e a tutta la comunità, per una crescita armonicae qualitativamente importante della categoria”.

Una grande festa, un momento con­viviale e di riflessione sulla profes­sione ingegneristica, tra passato e sfi­de future. Questi sono stati gli ingre­dienti dell’evento organizzato recen­temente dall’Ordine degli Ingegneridi Bergamo per celebrare i colleghiche si sono laureati negli anni 1962­1963. Professionisti che “Hanno com­piuto o compiranno a breve ­ comesi legge in una nota divulgata dall’Or­dine ­ i cinquant’anni di laurea, con­tribuendo significativamente a darelustro e prestigio alla nostra Profes­sione e dando ai più giovani esempiodi serietà, rettitudine e impegno pro­fessionale”.Durante la riunione conviviale è statoconsegnato un riconoscimento “a ri­cordo della felice ricorrenza e dellalunga e onorata attività professiona­le” ai Senatori dell'Ordine, gli inge­gneri Rocco Bettinelli, Giacomo Bu­gini, Aldo Castoldi, Francesco Cremo­nesi, Giovanni Maria Fustinoni, Raf­faele Macchia, Luigi Moser, Ezio Pic­

cinelli, Ribes PugliolI, Liborio Ribaudo,Dino Sestini e Luciano Vianello.Nel corso della serata sono stati inol­tre consegnati i Premi in memoriadegli ingegneri Gian Angelo Bana,Guglielmo Battaglia, Franco Brignoli,

Luciano Malanchini, Angelo Rota,Edoardo Terzi. Infine, l’Ordine berga­masco ha voluto premiare dodici gio­vani laureati iscritti all’Albo e parti­colarmente distintisi nel corso deglistudi: Marco Bellini, Marco Bergami­

ni, Matteo Emanuele Borali, MauroBratelli, Matteo Colnago, Chiara Cor­tinovis, Enzo Cortinovis, FedericoFrancesco Locatelli, Alba Letizia Lo­nardi, Simone Mangili, Cristina Merla,Andrea Romano.

L’Ordine degli Ingegneri di Alessandria ha sottoscritto ilprotocollo del programma “Ristruttura” al quale parteci­pano anche il Collegio Costruttori di Alessandria, l’Ordinedegli Architetti, la Banca di Legnano, Unicredit, ANACI,Confedilizia.Il programma “ha lo scopo di incentivare le iniziative edilizie– spiega Marco Colombo, Presidente dell’Ordine alessan­drino ­ offrendo alla committenza che intenda eseguire la­vori di manutenzione e/o ristrutturazione edilizia ammesseal beneficio fiscale dalle norme di legge in vigore, un pac­chetto chiuso di vantaggi e garanzie, che comprendonol’accesso al finanziamento a condizioni agevolate, a frontedell’obbligo di affidare la progettazione e direzione deilavori esclusivamente ai professionisti accreditati dai ri­

spettivi Ordini professionali e l’esecuzione dei lavori esclu­sivamente a imprese a qualità certificata dal Collegio Co­struttori”.I colleghi iscritti che intendono essere inseriti nel suddettoelenco di professionisti accreditati dovranno far pervenireall’Ordine domanda di accreditamento (Mod A) e l’atte­stazione di possesso dei requisiti (Mod B) compilati se­guendo lo schema dei modelli stessi per consentire unapiù agevole valutazione da parte della Commissione di va­lidazione.Come è riportato nel testo del Mod A saranno possibili do­mande di professionisti singoli, associati stabilmente o informa da costituire, allo scopo di poter coprire il maggiornumero di discipline tra quelle indicate.

EDILIZIA, L’ORDINE DI ALESSANDRIA ADERISCE AL PROGRAMMA “RISTRUTTURA”

BERGAMO, GRANDE FESTA CON LA PREMIAZIONE DEI SENATORI DELL’ORDINE

GIANNI MASSA “Il lavoro certonon ci manca e ci stiamomuovendo sempre tenendo amente che al centro della nostraattività vi è il progetto, l’ideailluminante del professionista”

“Gli ingegneri possono offrire alla politicaun contributo di concretezza e affidabilità”

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Page 5: Alla scoperta di “Veneto City” - casaeclima.com 01_2013_mr.pdf · 2 il GIORNALE dell’INGEGNERE N. 1 - Gennaio 2013

N. 1 - Gennaio 2013 il GIORNALE dell’INGEGNERE 5

Èun risultato vitale perla nostra economia el’equilibrio della bilan-

cia commerciale, se si consi-dera che nel 2011 la sola va-luta proveniente dai settoridella meccanica non elettro-nica, degli apparecchi elettricie dei prodotti in metallo, nelloro complesso, ha superatodel 10%, la spesa per l’approv-vigionamento di petrolio egas dell’intero Paese. Un risultato senza dubbioconfortante, che non testimo-nia però un’inversione di ten-denza dell’andamento econo-mico. Di fatto, nel VecchioContinente la congiunturanon registra ancora segni dicedimento, perché non èsemplice conseguenza dellafinanza speculativa, ma traeil suo alimento dalla più ge-nerale crisi dell’industria eu-ropea. E questa non sta col-pendo unicamente i settoritradizionali, come l’automo-tive, la siderurgia e il tessile,ma interessa ormai anchequelli emergenti, uno fra tuttile telecomunicazioni. Di fron-te a tale declino alcuni osser-vatori ritengono che l’Europanon abbia alternative, se nonquella di accelerare la suatransizione verso una societàdi servizi basata sulla cono-scenza che faccia a menodell’industria. Ma favorire lospostamento delle attivitàproduttive, pesanti e manifat-turiere, e accelerare il proces-so di terziarizzazione signifi-cherebbe, nelle condizioni at-

tuali, compiere

un salto in avanti assai peri-coloso. Perché i 4/5 dell’in-novazione avvengono attual-mente all’interno dell’indu-stria, da cui provengono an-che i 3/4 dell’export europeo,e il progresso tecnologico èl’unico materiale possibile percostruire solide basi su cui ac-crescere la produttività, ren-dere più efficienti i servizi esostenere una ripresa duratu-ra. Non sembra, quindi, che sipossa fare a meno dell’indu-stria nel futuro più prossimo.E nel frattempo potremmofar tornare l’Europa un luogonuovamente favorevole perlo sviluppo competitivo dellesue produzioni, indirizzate auna crescente sostenibilità, sesolo avessimo al posto di 27politiche industriali nazionali,talora deboli e inorganiche,come quella italiana, un'unicapolitica continentale, coesa,coerente e pienamente armo-nizzata con adeguati strumen-ti. In tal modo si favorirebbeanche un rapido passaggio aun’ Europa dei servizi, perchéun posto di lavoro nell’indu-stria manifatturiera ne crea al-tri due nel terzo settore. Ogni tergiversazione nel se-guire con fermezza questopercorso è, pertanto, doppia-mente colpevole. Perché al-lontana l’uscita dalla crisi e ri-tarda la rivoluzione industrialeche stanno attuando i nostricompetitor con ingenti inve-stimenti e programmi nelletecnologie abilitanti di base,quali nanotecnologie, microe nano elettronica, materialiavanzati, biotecnologie, vei-

coli puliti, edilizia sostenibile,reti intelligenti, aerospaziale.Certo non è un percorso dipoco conto. Non solo per l’entità delle ri-sorse necessarie, ma per lacomplessità della strategia damettere in campo. Una poli-tica organica, industriale edenergetica, ma anche com-merciale, agricola, infrastrut-turale e ambientale, capace dimigliorare la competitività delsistema economico nel suocomplesso e di recuperare iltempo perduto. Ma soprat-tutto una politica per la cul-tura, che investa fortementenella ricerca e nell’istruzione,specie quella tecnica, per tra-durre le esigenze di sosteni-bilità in vantaggi competitividi manifatture e servizi connuove tecnologie costante-mente aggiornate. Una poli-tica che favorisca il raccordotra istituzioni e lavoro, sia du-rante i percorsi scolastici, siasuccessivamente, con un pro-getto da perseguire con con-tinuità.E’ una grande sfida per l’Eu-ropa e i suoi stati membri per-ché, incalzate dal rapido pro-gresso del sapere tecnico, letipologie di specializzazionelegate alle nuove tecnologiesono in costante evoluzione.Quindi, le maestranze devonopoter contare su una forma-zione di base e specialisticache consenta loro di ordinare,organizzare e rendere opera-tive le cognizioni necessarieper operare in uno spettro diprocessi e servizi, sempre piùampio, parcellizzato e com-plesso. In tal modo acquisen-

do anche crescenti compe-tenze trasversali e capacità co-municative per intraprendere,in tutte le fasce di professio-nalità, alte, medie e basse. Ciò perché la capacità di in-traprendere non è solo il frut-to dell'indole personale. Lodimostrano recenti dati diffusidalla Commissione Ue secon-do i quali un quinto circa de-gli studenti coinvolti in espe-rienze formative svolte pressoimprese decide poi di diven-tare imprenditore. Una per-centuale tripla rispetto allamedia, che conferma il ruolochiave del sistema educativonello sviluppare la propensio-ne a fare impresa.In materia, nei primi giorni digennaio, la Commissione Eu-ropea ha pubblicato il "Pianod'azione Imprenditorialità2020", che sottolinea l'impor-tanza dell'educazione e del-l'informazione e presta mag-gior attenzione alla diffusionedello spirito dell'imprendito-rialità nella scuola e nell’uni-versità, per coltivare una nuo-va generazione di imprendi-tori e rilanciare così l'econo-mia europea. Tuttavia la crisirende proibitive le condizionigià difficili per chi vuole fareimpresa, non solo perché ta-lora manca il coraggio o èscarsa la cultura aziendale, inEuropa come in Italia, maperché manca il capitale, chedeve tornare a sostenere leimprese, il cui indebitamentoin molti paesi ha raggiuntosoglie insostenibili. E’ ben no-to, infatti, che negli ultimi de-cenni quote crescenti del ca-pitale di rischio, che prima

andavano al lavoro, hanno la-sciato purtroppo l’economiareale alla ricerca di rendimentialti su impieghi sicuri, tirandola leva finanziaria al suo limiteestremo. Le conseguenze di-sastrose di tale incontrollatoprocesso sono sotto gli occhidi tutti. Sono segnate dagli in-tollerabili livelli raggiunti dalladisoccupazione: 11.8% in Eu-ropa, 2 punti in più da aprile2011, con ¼ dei giovani di-soccupati. E’ questo il datopiù preoccupante, specie in

Italia, dove la disoccupazionegiovanile (15-24 anni) ha su-perato il 37%, con grave pre-giudizio delle prospettive divita e lavoro dei giovani, equella media sta oltrepassan-do sempre più sensibilmentela soglia critica dell’11%. Perciò la Commissione ha orainvitato gli Stati membri a in-serire nei propri cicli di for-mazione obbligatoria espe-rienze e insegnamenti perpromuovere lo spirito im-prenditoriale e in questa di-

rezione deve muoversi condecisione anche il nostro Pae-se, nel quadro di una generalesemplificazione delle proce-dure per accrescere l’efficienzadei servizi. Del ruolo deter-minante che, a tale scopo,può svolgere in Italia l’istru-zione tecnica e professionaleintermedia e l’educazionecontinua per colmare il gapdi 100.000 tecnici lamentatodalle imprese, è stato già dettoin un precedente articolopubblicato nel numero di di-cembre. Ma c’è un’ulterioreleva da azionare per favorireil raccordo tra istituzioni e la-voro secondo percorsi alta-mente professionalizzanti utilia rafforzare il capitale umanoe favorire il passaggio dall’uni-versità al lavoro. E’ quella della riforma deidottorati di ricerca che con-senta di svolgere i corsi anchedentro le imprese e di attivaredottorati industriali per l’up-grading delle maestranze. Difatto, dei circa 12.000 laureatiche entrano ogni anno nel ci-

clo dei dottorati solo ¼ è poiassorbito dalle carriere acca-demiche. Il 75% dei phd italiani rischiaquindi di disperdersi, unospreco intollerabile che si de-ve e si può ridurre con per-corsi congiunti università-im-presa che hanno il duplicevantaggio di accrescere il tas-so di ricerca delle aziende,portando gli allievi ad operareal loro interno, e di favorireuno sbocco professionale pertutti i neo dottori.Formazione e Ricerca sonoaspetti cruciali, due prioritàper la sostenibilità dello svi-luppo e per supportare le im-prese con servizi altamentequalificati, rispondenti alle esi-genze di una competizioneglobale. E ben lo sanno gli ar-roganti monopolisti del sape-re tecnologico nostri compe-titor, impegnati ad acquisirlocon velocità superiore al giàsostenuto incremento del lororeddito.

prof. ing. Pierangelo Andreini

Un’alleanza tra formazione e ricerca per superare la crisiL’EDITORIALE

segue da pag. 1

I 4/5 dell’innovazione avvengono at­tualmente all’interno dell’industria, dacui provengono anche i 3/4 dell’export

europeo, e il progresso tecnologico èl’unico materiale possibile per costruire so­

lide basi su cui accrescere la produttività, renderepiù efficienti i servizi e sostenere una ripresa duratura.

4/5

E’ necessaria una politica per lacultura, che investa fortementenella ricerca e nell’istruzione, speciequella tecnica, per tradurre leesigenze di sostenibilità in vantaggicompetitivi di manifatture e servizicon nuove tecnologiecostantemente aggiornate

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Page 6: Alla scoperta di “Veneto City” - casaeclima.com 01_2013_mr.pdf · 2 il GIORNALE dell’INGEGNERE N. 1 - Gennaio 2013

6 il GIORNALE dell’INGEGNERE N. 1 - Gennaio 2013

I l Gruppo di Lavoro suVeneto City del Collegiodegli Ingegneri della Pro-

vincia di Venezia , istituito perla disamina delle proposteinerenti la realizzazione delCentro servizi alle imprese“Veneto City”, a cavallo deiterritori comunali di Dolo ePianiga, con la partecipazionedel Centro Provinciale di Stu-di Urbanistici della Provinciadi Venezia, esprime qui di se-guito pareri sulla lottizzazioneall'oggetto.

Punto di vistalogisticoinfrastrutturaleCi si è chiesti se dal punto divista logistico e infrastrutturalel’insediamento di Veneto Citypossa essere considerato stra-tegicamente valido. Si concorda che tale insedia-mento può essere consideratologisticamente interessantelungo l'asse Venezia Padova,sia per la posizione “nodale”rispetto alle importanti infra-strutture presenti tra le duecittà e le due province, cheper quelle previste in futuro.Esso è baricentrico alle duecittà e collocato in corrispon-denza di un grande nodo au-tostradale, risultando in pre-visione altresì dotato di unapropria fermata ferroviaria delfuturo Servizio ferroviario me-tropolitano regionale. Viceversa si deve rilevare lascarsa validità dell'insedia-mento dal punto di vista dellaviabilità trasversale all'assedell'autostrada A4 e della fer-rovia Venezia-Milano. In par-ticolare la realizzazione di Ve-neto City, potrà portare adun aumento considerevole ditraffico sulla debole viabilitàche interessa i paesi a sud del-la Riviera del Brenta e sulladebole viabilità dei paesi aNord-Ovest dell'asse autostra-dale della A4 e dello svincolocon il Nuovo Passante di Me-stre. Questa viabilità, a diffe-renza dell'asse Venezia Pado-va, non è mai stata rafforzata,e non sembra in grado di sop-perire alle dinamiche di attra-zione innescate dal nuovo in-sediamento né nella Saccisica,né tra Mestre, CastelfrancoVeneto e l'autostrada A4.Inoltre si evidenzia la neces-sità di potenziare o integrarei servizi resi dai mezzi pubblicidi trasporto delle persone dae verso Veneto City, nelle di-rezioni radiali verso Nord everso Sud, favorendo in talemodo la riduzione del trafficoveicolare lungo tali direttrici

e conseguentemente i proble-mi ambientali dovuti al traf-fico eccessivo. Non si può tut-tavia non notare la difficoltàdi servire la zona di VenetoCity anche con autobus tra-sversali al percorso del corri-doio Padova - Venezia. Infatti,mentre le città posseggonouna vasta rete di linee auto-mobilistiche e tramviarie peril trasporto collettivo di per-sone, risulta difficile pensarea linee frequenti di trasportocollettivo di persone da nordverso sud e viceversa, in cor-rispondenza di un grande no-do esterno agli ambiti urbanipropriamente detti. In parti-colare quindi, si ribadisce co-me Veneto City sia impostataper una forte capacità di tra-sporto collettivo da Padova eVenezia, ma non lo sia affattoda e per i comuni minori anord e a sud di questo asse.Per tutte queste destinazionirimane pertanto il trasportoprivato su strade inadeguate.

Punto di vistaeconomicoLa crisi economica che hacolpito l’economia euro-pea/mondiale manifestatasipesantemente negli ultimimesi, ha creato incertezza sulfuturo prossimo. È probabileche gli investitori non sianopiù convinti che l’operazione,a cui serviranno ingenti capi-tali, sia remunerativa e possaportare a risultati positivi abreve, come previsto nel pe-riodo ante crisi. Ciò può portare a speculazio-ni di minore calibro, qualità,valore anche se comunqueimpattanti ma meno pre-gnanti e significative per il ter-ritorio. A questo punto, l'avermodificato i parametri di ur-

banizzazione di Veneto City,e aver modificato i progettiiniziali per quanto attiene al-l’impegno imprenditoriale,potrebbe rivelarsi più che untoccasana, un danno. Unaeventuale minor valenza im-prenditoriale per l'insedia-mento, e prevedibilmente laminor qualità architettonicache ne deriverebbe, possonodare, a questo punto, più dan-ni che vantaggi perché si puoverificare una parcellizzazionecon redistribuzione delle su-perfici nette di pavimento edi-ficate su più unità minime diintervento all'interno dei pianiattuativi richiesti dall'Accordodi Progranmma (e quindi supiù comparti edificatori di-stinti), in tempi diversi di co-struzione (con effetto di spez-zare l'intervento in più ambiti;si veda il punto di vista urba-nistico).Veneto City si poneva origi-nariamente come una grandesfida strutturale in chiave postindustriale, su uno dei moltinodi dei trasporti che si van-no delineando con le nuoveinfrastrutture nell'area vene-ziana. Si sono contati circa una qua-rantina di nodi tra quelli rife-ribili ai nuovi e vecchi svincolie caselli autostradali, nuove evecchie stazioni ferroviarie efermate, nodi aeroportuali eportuali, di cui questo, per lacompresenza di ferrovia edautostrade risulterebbe tra ipiù importanti. Se si riduces-sero le valenze non si neghe-rebbe comunque uno svilup-po futuro sui nodi delle infra-strutture a scapito dei centripreesistenti, che sembra quasiineluttabile in carenza di di-verse decisioni della pianifi-cazione regionale e provin-

ciale, ma si ridurrebbe un in-tervento nato come interven-to pilota e di grande valoreper l'intera regione, ad un in-tervento di provincia, capacedi attrarre fenomeni insedia-tivi non di primo ma di se-condo livello. La globalizza-zione e la crescita metropo-litana per nodi si presentereb-bero pertanto con un aspettodebole, generando dispersio-ne delle valenze insediativesui nuovi nodi del trasportoe vuotando valenze in esserenei centri originari, fors'anchecon riferimento alle città diVenezia e Padova, senza nullaperò aggiungere di nuovo etrainante nel panorama regio-nale. In tal modo la metropo-lizzazione dell'area prosegui-rebbe ad un livello speculativobasso di dispersione e non dirafforzamento e concentra-zione degli insediamenti.

Punto di vistanormativoamministrativoLe pubbliche amministrazioniche si sono succedute e glienti che hanno avvallato l’ini-ziativa, a causa della probabiledebole contrattazione attuatacon le parti e della lentezzaburocratica con cui si è pro-ceduto, anche per le nume-rose proteste sorte sul caso,non hanno ostacolato o av-vallato con decisione unascelta di crescita nodale del-l'area metropolitana centraleveneta, comunque impegnan-dosi nella realizzazione di Ve-neto City. Ciò ha portato alfatto che le attuali Ammini-strazioni di Dolo e Pianiga,così come le Amministrazioniprovinciale e regionale, sullascia di scelte precedenti, nonabbiano fatto un passo indie-

tro rispetto alla realizzazionedell'insediamento. Esse hanno accolto pertantola realizzazione di Veneto Ci-ty con una certa passività, det-tata ancor più da probabili ca-renze nella pianificazione del-l'area regionale e provincialenel suo complesso che damotivi legati ad una pianifi-cazione decisa di una crescitametropolitana per poli esternialle città esistenti.Ma le Am-ministrazioni comunali nonhanno potuto e voluto e nonpotranno comunque rinun-ciare all'opera, sia per l'ormaiavvenuta approvazione del-l'Accordo di Programma trale parti contraenti, sia perchéessa è destinata a portare be-nefici alle casse dei Comunicoinvolti , per effetto delle fu-ture imposte comunali, degliimmediati oneri di costruzio-ne ed urbanizzazione, e alleinfrastrutture ottenute graziealla perequazione urbanistica.Non ultimo il danno di im-magine politico/amministra-tiva che ne deriverebbe in ca-so di rinuncia. Dall’altro latola realizzazione dell’opera po-trebbe non essere più appe-tibile per gli investitori messiin difficoltà dall’avversa con-giuntura economica, con uncombinarsi dei risultati delpunto precedente con unoscarso ritorno finanziario perle casse comunali.

Punto di vistaurbanisticoLa scelta di operare per fasisuccessive e soprattutto perla realizzazione di “fase 1” an-che per n. 4 stralci, può dare,a livello di redazione dei Pianiurbanistici attuativi (PUA) ne-cessari a concretare il master-plan approvato, atto a soste-

nere l'urbanizzazione in va-riante ai PRG vigenti dei Co-muni di Dolo e Pianiga e ilPAT di Pianiga, più danni chevantaggi. E ciò perché in fase attuativasi puo verificare una ulterioreparcellizzazione dei singolistralci (ovvero delle aree af-ferenti a ciascuno dei 4 stralcicitati), con redistribuzionedelle superfici nette di pavi-mento edificate su più "unitàminime di intervento" (equindi su più "comparti edi-ficatori" distinti), in tempi di-versi di costruzione, seppurcon tempi e modi confacentialle norme approvate e aitempi dettati dall'Accordo diProgramma approvato conDPGR n. 234 del 30 dicem-bre 2011 e pubblicato nel Burn. 6 del 17/01/2012 della Re-gione del Veneto. Ciò potreb-be portare all'effetto di spez-zare ulteriormente l'interventoin più ambiti tra loro archi-tettonicamente e funzional-mente poco conformi o co-munque poco rispondenti alleaspettative iniziali dello stessoproponente.Necessiterebbe pertanto vigi-lare sulla realizzazione deglistralci attraverso i Piani urba-nistici attuativi (PUA), chia-mati dall'art. 3 - Modalità diintervento, cc. 1 e 3 delle NT,ad attuare gli stralci medesimidella fase 1 del Piano (Ma-sterplan e suo portato in va-riante ai PRG e al PAT di Pia-niga). Questo controllo si po-trebbe operare, per esempio,richiedendo il disposto del"Progetto unitario" per cia-scuno dei PUA secondo glielementi prescrittivi descrittidall’elaborato P14 – livellooperativo. Progetto unitarioche obbligherebbe a redigere

Veneto CityIl parere del Collegio degli Ingegneri della Provincia di Venezia

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"planivolumetrici" accuratiper ciascuno stralcio, nel ri-spetto delle indicazioni delMasterplan. Anche se questadisposizione si sarebbe dovu-to inserirla subito in varianteai PRG tramite l'Accordo diprogramma, nulla osta affin-ché essa sia inserita in varianteallo stesso in un momentosuccessivo, con apposita Con-ferenza dei servizi, prima dellaadozione degli stessi PUA. Sembra invece logico evitareun disposto di Progetto uni-tario obbligatorio per l'inte-rezza degli stralci riguardantila Fase 1, o peggio per l'interoambito di Veneto City, poichéin tal senso i disposti norma-tivi allegati all'Accordo di pro-gramma, sembrano, assiemeall'intero Masterplan di Vene-to City, sufficienti a garantireuna uniformità minima di ba-se tra i vari interventi da rea-lizzare per stralci, senza trop-po interferire con rigidità pro-gettuali eccessive sulle logicheattuative di mercato, vista an-che la dimensione comples-siva prevista per il Centro ser-vizi alle imprese. Se si impo-nesse infatti un Progetto uni-tario obbligatorio all'interaarea, fatte salve le infrastrut-

ture di uso pubblico delineatedal Masterplan, probabilmen-te non si perverrebbe ad unasua concreta e fattiva attua-zione, generando rigidità ec-cessive per il mercato immo-biliare e per gli imprenditori,più proficuamente coinvolgi-bili, viceversa, in più fasi e indifferenti momenti, nella rea-lizzazione delle opere sia diragione pubblica ed uso pub-blico che di ragione privata edi uso pubblico e privato.Si nota altresì che la modificaapportata all'altezza massimadegli edifici all'Art. 4 - Para-metri delle NT, non apparesignificativa essendo oltretuttoderogabile proprio in sede diPUA con valenza planivolu-metrica. Ridurre l'altezza da90 a 80 ml potrebbe anzi ri-velarsi un fatto dannoso e nonsalutare anche in termini diconsumo di suolo. Le per-plessità che sorgono sono didue ordini, apparentementecontrastanti:a) - a parità di superficie nettadi pavimento, fissata comun-que in 500.000 mq dall'A. diP. e dalla tav. P14 – Livellooperativo per la Fase 1, e aparità comunque di indice diedificabilità territoriale, fissato

in 0,7 mq. di s.n.p./ 1,00 mq.di s.t., non dovendo obbliga-toriamente il proponente oc-cupare l'intera superficie co-perta riservata ad edifici, parial 25% della s.t., si comprendeche abbassare le altezze portaad aumentare la copertura disuolo, anche se genericamen-te 80 ml potrebbero esseresufficienti a redistribuire supochi edifici le s.n.p. previste;b) - non fornendo un indiceterritoriale riferito alle cuba-ture, ovvero espresso in mcdi edificato su mq di s.t.(mc/mq di s.t.), oltre che inmq di s.n.p. su s.t. (mqs.n.p./mq di s.t.) come per al-tri versi opportunamente fattodal Masterplan, nulla ostereb-be di poter alzare le stesse cu-bature, ovvero le altezze in-terpiano, per tutti o quasi gliedifici, rimandando comun-que a funzioni confacenti al-l'A.di P. e all'Art. 5 - Destina-zioni d'uso delle NT; in talmodo si otterrebbero cuba-ture notevolmente più grandiriducendo comunque di 10ml l'altezza massima degliedifici (da 90 ml a 80 ml) emantenendo 500.000 mq dis.n.p. per la Fase 1 di inter-vento; attraverso dette mag-

giori altezze a disposizione sipotrebbe ipotizzare di inter-venire in momenti futuri, conderoghe e varianti nel tempo,con soppalchi che di fatto au-menterebbero la superficieutile di pavimento di uffici,negozi e terziario.Al fine di una accorta imple-mentazione urbanistica attua-tiva dell'insediamento di Ve-neto City si segnala tra le altrecose, a titolo d'esempio, che:n la realizzazione di edificiverticali per uffici, residenze,terziario, e quant'altro, com-porterebbe un minor consu-mo di suolo ed energia;n la previsione di "Progetta-zione unitaria" per l'intera"Superficie territoriale" di cia-scun PUA, garantirebbe ilcontrollo delle forme archi-tettoniche, delle volumetrie edelle scelte fondamentali, an-che oltre l'impegno della va-riante al PRG e di quanto finoad ora adottato ed approva-to;n nell' "ambito urbanistico"della "Progettazione unitaria"obbligatoria, in "fase attuati-va", il controllo dei "Compartiedificatori", attraverso "unitàminime di intervento" da par-te dell'Ente pubblico, potreb-

be risultare più agevole, senzaobbligare gli investitori ad agi-re contemporaneamente equindi salvaguardando i dif-ferenti interessi in campo e ledifferenti potenzialità, ma an-che senza cedere il passo adun eventuale spezzettamentoprogettuale e quindi sceno-grafico e paesaggistico, oltreche realizzativo, dell'ambitocomplessivo di intervento;n il verde di uso pubblico, siaesso di ragione pubblica o pri-vata, non è oggi più accetta-bile come verde indifferenzia-to, esso va articolato secondola domanda del territorio infunzioni specialistiche e quin-di per usi ambientali e urba-nistici specifici; a tal propositoanche il verde di un interven-to come Veneto city non puòessere banalmente giustappo-sto al progetto, ma farne parteintegrante per scelte funzio-nali; le fattispecie sono nume-rosissime e solo a titolod'esempio si riporta un breveinsieme di casi: n orto botanico (legato ge-neralmente a funzioni di stu-dio, cultura, ricerca e sviluppo,in dipendenza dei fruitori diVeneto City);n giardino all'italiana o giar-dino barocco o zen o comun-que tipicamente attrezzato se-condo richiami culturali ide-altipici (a fini di estetica legataal relax nelle pause da lavoro,studio, acquisto o altro, trat-tandosi di spazi conclusi dimodesta dimensione ed altaraffinatezza, destinati a speci-fiche funzioni di pausa breveda parte dei fruitori);n aree verdi attrezzate per ilgioco dei bambini;n aree verdi per il gioco e losport degli adulti;n aree per il pranzo all'aperto,il pic nic;n aree per il passeggio in am-biti vari a parco;n aree attrezzate di pre parcoe di pre accesso agli ambitidirezionali, terziari, residen-ziali, espositivi costituiti dagliedifici;n spazi acquei, corpi idrici,bacini di laminazione, vascheanti incendio promiscue al-l'uso naturalistico;n verde alberato di comple-tamento architettonico deiprogetti edilizi.

Punto di vistaambientalea) Veneto City potrebbe es-sere l'occasione per creare unvero e proprio parco agro-ambientale, capace di riqua-lificare e valorizzare aree mar-ginali (come per esempioquelle intercluse tra AV e A4)dove creare serbatoi di bio-diversità capaci di ospitare inmaniera gentile isole artigia-nali-produttive-direzionali. A tal fine si suggerisce la pre-visione di specializzazioniagro-alimentari e agro-am-bientali di tipo direzionale inparte dei nuovi uffici previstia Veneto city per poter even-tualmente correlare dette fun-zioni con un pre-parco agro-alimentare, posto a cavallo traVeneto City e le aree agricolecircostanti, in particolare traferrovia e autostrada, che po-trebbero essere riorganizzatein una sorta di parco agro-ali-mentare per produzioni bio-logiche e tipiche. In tal modo l'intervento potrà,quasi naturalmente, rifarsi alconcetto di sostenibilità forte,ovvero non prevedendo unamera mitigazione/compen-sazione delle pressioni chemetterà in atto, bensì favo-rendo, grazie alle sue stessevalenze economiche di tipoagro-alimentare e agro-am-bientale un dato stock di ca-pitale naturale (non necessa-riamente in situ), andando co-

sì contestualmente a minimiz-zare gli impatti.Non si tratterebbe pertantodi obbligare gli attuatori di unpiano attuativo privato a so-stenere mitigazioni/compen-sazioni al di fuori dell'area,quanto piuttosto di prevederedestinazioni d'uso di per sécongruenti alla mitigazione eforiere della stessa. b) Per quanto riguarda gliaspetti di mitigazione idrau-lica del progetto, si devonofare alcune notazioni. In particolare, la realizzazioneper stralci, ovvero per diffe-renti PUA del compendio diVeneto City e della sua primafase, comporta il rischio cheanche le opere di attenuazio-ne del rischio idraulico ven-gano realizzate per parti. Inrealtà, il convogliamento delleacque, stante la dinamicitàdelle stesse, non sempre puòessere interpretato come unsistema scomponibile in piùinterventi. Nella fattispecie cisi chiede se non sia più op-portuno immaginare un mo-dello di intervento che realizziglobalmente, e per primo, ilsistema di drenaggio, scari-cando gli oneri in secondabattuta sugli attuatori che divolta in volta realizzeranno iPUA. Naturalmente un dispo-sto di questo genere richie-derà una probabile ed imme-diata esposizione pubblica oda parte dei primi lottizzanti.Un simile disposto andrà stu-diato e declinato ad hoc, perevitare che un insieme di ope-re sistemiche di tipo idraulicofunzioni parzialmente o nonfunzioni affatto a causa delladiversa sequenza temporalerichiesta agli interventi di re-gimazione rispetto a quelli diurbanizzazione primaria e se-condaria.c) Per qual che riguarda i pro-blemi di contenimento deglisprechi energetici che uncompendio direzionale comeVeneto City comporta, si ri-tiene che sarebbe opportuno,in fase attuativa, sia per gli at-tuatori dei PUA, che per gliamministratori pubblici, con-venzionare gli stessi interventidi lottizzazione, in modo dastabilire l'efficienza energeticadi cui potrebbero e dovreb-bero essere dotati gli edificidi Veneto City.In particolare il ricorso a ri-scaldamento geotermico conpompe di calore , a sistemienergetici volti o tendenti al-l'autosufficienza parziale o to-tale degli edifici, nonché al-l’utilizzo di reti di teleriscal-damento al fine di un uso ot-timale della risorsa energetica,rappresenterebbe una inno-vazione possibile in fase diprogettazione, che successi-vamente verrebbe a costaremolto di più, valorizzando co-munque l'edificato anche sot-to l'aspetto energetico e fun-zionale e rendendo pertantopiù appetibili gli investimentiper la vendita o l'affitto deibeni immobiliari sul mercato,senza gravare sulla disponi-bilità fisica di risorse energe-tiche regionali.

Piero PedroccoPresidente del Centro Provinciale Studi

Urbanistici di VeneziaCoordinatore del Gruppo di Lavoro su

Veneto City

Vittorio DrigoPresidente del Collegio degli Ingegneri

Provincia di Venezia

Partecipanti al Gruppo di lavoro “Veneto City”:Leonardo Beccegato, Stefano Boato,Alberto Franceschini, Fernando Gar­bin, Giancarlo Gusmaroli, Roberta Laz­zari, Franco Pianon, Antonio Sanginiti,Valsiro Scotti, Diego Spolaor, CarloStrata, Arianna Trevisan

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8 il GIORNALE dell’INGEGNERE N. 1 - Gennaio 2013

METODI NUMERICI PER LA PROGETTAZIONE NAUTICAProf. ing. Fabio Fossati*

Nel seguito, si desideradare qualche cennosui metodi numerici

impiegati nella progettazionenautica che allo stato attualevedono una fase di significa-tivo sviluppo non solo negliambiti della progettazione tra-dizionalmente più avanzati,quali la Coppa America, mache cominciano a vedere ap-plicazioni anche nei casi disviluppo di imbarcazioni “me-no impegnative” grazie allasempre maggiore disponibilitàdi risorse di calcolo a bassocosto, nonché di softwaresempre più “user friendly” chepermettono l’utilizzo dei me-todi numerici ed in partico-lare i metodi della fluidodi-namica numerica e dell’analisistrutturale numerica ad uncrescente bacino di utenti.Con specifico riferimento aitemi propri del progetto diimbarcazioni o di loro com-ponenti, da un punto di vistastorico le tecniche di calcolostrutturale assistite da calco-latore sono sicuramente ap-parse prima di quelle dedicateall’analisi fluidodinamica edin particolare il metodo deglielementi finiti ha trovato largoimpiego nell’ambito del cal-colo strutturale sin dai primianni ‘60. Per quanto riguardale applicazioni nautiche talestrumento di calcolo si è poirivelato particolarmente inte-ressante quando accanto aimateriali da costruzione tra-dizionali quali legno, acciaioe lega leggera comparvero iprimi materiali compositi chepermettevano una distribu-zione del materiale ottimiz-zabile in relazione alla distri-buzione dello sforzo all’inter-no dei diversi componenti.Volendo cercare di riassumeree di schematizzare i diversiambiti di applicazione delletecniche numeriche di calcolostrutturale è possibile una pri-ma schematizzazione che ve-de nei seguenti temi specificiun largo impiego del metododi calcolo agli elementi finiti:n Analisi strutturale dello scafon Analisi strutturale dell’albero

e dell’attrezzatura velica in ge-nerale

n Analisi strutturale delle vele

Le ragioni che giustificanol’interesse per le tecniche dianalisi strutturale ed in parti-colare del metodo degli ele-menti finiti nella progettazio-ne di imbarcazioni sono inti-mamente legate alle caratte-ristiche principali che le strut-ture di uno yacht presentano.In particolare con riferimentoallo scafo, la rigidezza localedel guscio deriva per la mag-

gior parte dalla curvatura edalle irregolarità dovute allapresenza degli arredi internipiuttosto che dalla presenzadi una struttura a telaio veroe proprio: la presenza di forticurvature rende necessarieanalisi non lineari. Anche glielementi che in qualche mo-do dal punto di vista geome-trico potrebbero essere ricon-dotti a travi sono spesso ca-ratterizzati da bassi valori delrapporto tra lunghezza e lar-ghezza o tra lunghezza espessore: ciò implica che unaschematizzazione del lorocomportamento mediantemodelli a trave sia inappro-priata e spesso si presenta lanecessità di modellazione conelementi membranali.Con riferimento allo studiodell’albero e dell’attrezzatura,è necessario distinguere inpartenza se l’interesse del-l’analisi strutturale si indirizzaad uno studio del comporta-mento globale della strutturao ad uno studio del compor-tamento locale o di qualchedettaglio come ad esempiol’attacco di una sartia all’albe-ro o la giunzione delle cro-cette all’albero stesso. Nel primo caso sono sicura-mente appropriati modelliche prevedono una schema-tizzazione a trave dell’alberoe a fune del sartiame e deglistralli che deve però tenereconto di una serie di non li-nearità geometriche: in par-ticolare a causa della notevoleflessibilità delle attrezzature ènecessario poter modellare si-tuazioni di grandi spostamen-ti e piccole deformazioni cheimplicano quindi di doverrealizzare modelli di calcolonon lineare.Un’altra fonte di forte non li-nearità è rappresentata dallapossibilità che una parte delsartiame sottovento vada inbando durante le condizionidi esercizio. In tal caso si trat-

ta di una non linearità “di ma-teriale” nel senso che il sar-tiame viene modellato con unmateriale che si suppone nonavere capacità di resistenza acompressione, ma solamentea trazione.Un’ulteriore aspetto che è es-senziale nella modellazionenumerica del comportamentostrutturale dell’attrezzatura èdato dalla necessità di potertenere conto del pretensiona-mento del sartiame stesso edel conseguente precarico dicompressione sull’albero.Anche lo studio dell’instabilitàdell’attrezzatura deve essereeffettuato tenendo conto dellatipologia della struttura e delfatto che può subire grandispostamenti. Un modello adelementi finiti di tipo globalequale quello descritto si prestaagevolmente alla ricerca delcarico critico: in particolare ilcarico critico viene individua-to incrementando per passi ilcarico agente che viene viavia applicato alla struttura de-formata ed individuando lecondizioni per cui la matricedi rigidezza da definita posi-tiva diviene definita nulla, ov-vero le condizioni che deter-minano il buckling della strut-tura.Diversamente, qualora l’inte-resse sia legato ad analisi diinstabilità di tipo locale, loschema ad elementi finiti pre-cedentemente descritto deveessere abbandonato ed è ne-cessario procedere con mo-delli che prevedono l’utilizzodi elementi guscio e che per-mettono di schematizzareadeguatamente il comporta-mento reale della strutturacompresi i fenomeni di insta-bilità locale delle pareti sottiliche costituiscono l’albero.Anche per quanto riguarda levele, la tecnica ad elementi fi-niti viene utilizzata con suc-cesso per lo studio della for-ma assunta dalla vela sotto

carico e delle sollecitazioniche si generano all’interno deltessuto. In tal caso la deformata dellavela dovuta ai carichi di pres-sione aerodinamica deve es-sere valutata utilizzando unapproccio agli spostamentinon lineare: le grandi defor-mazioni che assume la velanon consentono di limitarel’analisi al campo lineare.Una interessante conseguenzadell’applicazione delle tecni-che di analisi numerica riguar-da poi l’ottimizzazione del-l’utilizzo dei materiali esoticiper la realizzazione delle veleper imbarcazioni da regata:come noto è infatti ormaiconsuetudine realizzare le ve-le da bolina mediante l’impie-go di fibre unidirezionali di-sposte all’interno di una ma-trice costituita da due lamineche vengono accoppiate.Passando ora a considerarel’ambito del calcolo fluidodi-namico, si può dire che l’uti-lizzo dei relativi software sirivolge prevalentemente alladefinizione dei carichi che sigenerano sullo yacht a causadell’interazione con i due flui-di che lo circondano. Da unpunto di vista storico e cro-nologico, le tecniche di analisinumerica in campo nauticosono state impiegate per af-frontare nell’ordine i seguentitemi (ordine che in qualchemodo riflette anche il livellodi difficoltà crescente impli-cato nella soluzione del pro-blema):n studio del comportamento

fluidodinamico delle ap-pendici di carena

n studio del comportamentoaerodinamico delle vele

n studio dell’interazione traalbero e vela

n studio del flusso intorno al-lo scafo

Una prima famiglia di soft-ware per il calcolo fluidodi-

namico applicato all’ambitonautico utilizza i cosiddettimetodi a pannelli che per-mettono di ricostruire il cam-po di moto di un fluido nel-l’ipotesi di flusso inviscido, ir-rotazionale e incomprimibi-le.Una seconda famiglia di soft-ware riguarda i metodi basatisull’impiego delle cosiddettetecniche di tipo RANS (Rey-nolds Average Navier-Stokes).Con tali software si affrontala soluzione delle equazionidi Navier-Stokes ovvero delleequazioni che governano ilcomportamento dinamico diun fluido tenendo conto an-che degli effetti viscosi e lospazio in cui si vuole studiareil flusso (dominio di calcolo)viene suddiviso in “celle” oVolumi Finiti. In altri terminiviene generata una mesh deldominio di calcolo medianteuna suddivisione dello stessoin celle (esaedri), prismi o po-liedri che possono essere piùgrandi la dove si prevede unflusso uniforme e devono es-sere invece più piccole la do-ve il flusso è previsto irrego-lare e disuniforme.Tali software nascono perfunzionare sui cosiddetti cal-colatori paralleli. Mediante ilcalcolo in parallelo il dominiodi calcolo viene diviso inblocchi di celle: ogni bloccoviene trattato da un singolo

processore e i risultati di ogniblocco vengono condivisi congli altri blocchi elaborati inparallelo. In tal modo i tempidi calcolo vengono notevol-mente ridotti (da giorni aore).In conclusione si ritiene utiledare un accenno ai softwareche permettono di affrontaresimultaneamente sia lo studiodell’ambito strutturale che diquello fluidodinamico e chepermettono di modellare e dirisolvere le due diverse fisichediverse fisiche (quella dellastruttura e quella del fluido)in modo accoppiato. Sono icosiddetti sofware multiphy-sics che rappresentano il con-testo più avanzato nell’utilizzodelle tecniche numeriche eche riguardano il terreno difrontiera tra le diverse disci-pline coinvolte nel problema.Nell’ambito della progettazio-ne nautica un tipico esempioè dato dallo studio dei feno-meni di interazione aeroela-stica dei piani velici.Il problema della determina-zione della forma delle velesotto carico viene affrontatoaccoppiando in maniera ite-rativa il calcolo fluidodinami-co con il calcolo strutturale:in altri termini sulla base dellageometria di progetto del pia-no velico (la cosiddetta “de-sign shape”) viene effettuatoun primo calcolo fluidodina-mico che produce la conse-guente distribuzione di flussoe quindi una data distribuzio-ne di pressione agente sullevele. Tale distribuzione dipressione viene quindi appli-cata ad un modello strutturaledelle vele (eventualmentecomprensivo dell’attrezzatura)e viene eseguito il calcolo del-la deformata prodotta dal ca-rico stesso.La nuova configurazione de-formata viene quindi utilizzataper generare una nuova meshdi calcolo fluidodinamico eviene ricalcolato il flusso nel-l’intorno della nuova geome-tria: tale calcolo fornisce unanuova distribuzione di caricoche viene nuovamente appli-cata al modello strutturaleche, una volta risolto forniceuna nuova deformata del pia-no velico.Il processo descritto viene fat-to proseguire sino a quandoviene raggiunta una conver-genza nel senso che la defor-mata del piano velico non su-bisce ulteriori variazioni trauna iterazione e la successivae conseguentemente anche ilflusso nell’intorno dello stessonon subisce modificazioni ul-teriori indotte dalla variazionedella geometria del piano ve-lico.

*Politecnico di Milano

Figura 2: distribuzioni di linee di flusso calcolate in configurazione randa+spinnaker

Figura 1: schema ad elementi fi­niti di un albero a due ordini dicrocette

Figura 3: Esempio di calcolo aeroelasti­co arrivato a convergenza: confrontotra la configurazione indeformata ini­ziale (“design shape”) indicata in verdee la configurazione finale (“flying sha­pe”) derivante dall’applicazione del ca­rico indicata in rosso

SOFTWARE

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Marco Belloli* Lorenzo Rosa* Alberto Zasso*Michele Barbarito** Bruno Fregosi** Stefano Mori**

È ormai più di un annoche lo skyline del ca-poluogo lombardo ha

cambiato aspetto. Duranteuna mattinata di un sabatoottobrino è stata completatacon una spettacolare mano-vra condotta utilizzando unpotente elicottero un'antennad'acciaio e vetro sulla som-mità della Torre Unicredit, ilgrattacielo più alto del pro-getto di riqualificazione urba-no Porta Nuova progettatodall'architetto César Pelli.L'antenna, denominata anche"Spire", grazie alla sua altezzadi ben 80m ha innalzato laquota totale della torre a231m, realizzando così quelloche è oggi il più alto edificioitaliano. Lo Spire è ad oggiammirabile dalla sottostanteneonata piazza Gae Aulenti,consegnata alla città poco pri-ma del Natale appena trascor-so. Nelle limpide giornate èpossibile distinguere l'incon-fondibile sagoma di questanuova torre anche dalle cittàdi Varese o Bergamo. Con-centrando ora l'attenzionesull'oggetto del presente arti-colo, lo Spire non ha scopipratici e non ospiterà antenneper le telecomunicazioni, marappresenta esclusivamenteun componente di tipo archi-tettonico, voluto per caratte-rizzare il sottostante edificiostesso. Per questa ragioneun'attenzione molto partico-lare è stata riservata proprioall'aspetto estetico. Il suo rivestimento, tranneuna modesta superficie a ve-tro, è costituito da pannelli inlamiera d’acciaio inox perfo-rata, sagomati secondo unaprecisa geometria a spiralestabilita dall'architetto. Unascelta, quest'ultima, studiataper massimizzare l'effetto vi-sivo ed i giochi di luce.

LA STRUTTURAPer la realizzazione dello Spi-re sono occorse circa 140t diacciaio inclusa l’orditura disostegno dei pannelli e quelladelle strutture accessorie perscala marinara e ripiani. Lemembrature sono protettedalla corrosione con zincaturaa caldo e finitura con una spe-ciale vernice a polvere. Parti-colare cura è stata posta nel-l’evitare ogni contatto tra lelamiere inox e l’acciaio, me-diante l’impiego di rondelleisolanti in polimero.Tra le soluzioni esaminate siè scelta la tradizionale strut-tura reticolare spaziale a quat-tro montanti. La decisione hatenuto conto delle diverse esi-genze di natura strutturale, dimontaggio e logistiche per gliingombri di passaggio scala ediscese cavi.Strutturalmente si è preferitala sezione quadrata per di-sporre di tralicciature di pa-rete su piani ortogonali e perpoter realizzare diaframmisemplici ed efficaci, pur com-patibili con le geometrie deipassaggi.Le aste sono in angolare sem-plice o composte con ango-lari ravvicinati, con connes-sioni bullonate a taglio. Il trat-to di sommità è in tubo tondoper consentire l’accesso allasommità dall’interno. L’im-piego dei laminati ad "L" hapermesso di contenere le di-mensioni dei nodi e di evitareo comunque di ridurre al mi-nimo le eccentricità.Lo Spire ha finalità solamentearchitettoniche, pertanto oltreai carichi permanenti è sog-getto alle azioni simiche e al-l’azione eolica che è risultatadeterminante. Per definire loschema di carico dell’azioneeolica si è deciso di richiedereun’indagine sperimentale: l’in-carico è stato affidato aGVPM, Galleria del Vento

del Politecnico di Milano. Leprove hanno mostrato in sin-tesi: un coefficiente aerodina-mico medio pari a circa 1.08distribuito in modo non uni-forme per congruenza con ilmomento alla base. Il coeffi-ciente di forma locale in pros-simità di bordi e spigoli e sullasuperficie vetrata curva è ri-sultato circa 2.0, con riferi-mento alle misurazioni dei va-lori di picco. Solamente la su-perficie curva a vetro ha fattoregistrare in condizioni di de-pressione un valore di circa2.5. Non sono emersi effettisignificativi di oscillazioni tra-sversali per distacco alternatodi vortici.

LE PROVE NELLA GALLERIA DEL VENTOLe prove sono state effettuatenella camera di prova a stratolimite della Galleria del Ventodel Politecnico di Milano(www.windtunnel.polimi.it).La grande sezione di prova(14m x 4m x 36m) permettedi adottare grandi scale geo-metriche e di generare unprofilo di vento naturale. Lastruttura è snella ed ha unarilevante superficie espostaall’azione eolica. Il carico eo-lico è molto importante poi-ché la struttura è posta sul tet-to di una costruzione di con-siderevole altezza. La quotaalla quale si trova comportaelevate velocità del vento in-cidente e bassi livelli di tur-bolenza. Ciò comporta due osserva-zioni principali riguardo la na-tura del forzamento: le velo-cità medie del vento potreb-bero risultare spesso elevatee il livello di turbolenza, sep-pur in aerea urbana, non ri-sulterà essere particolarmente

elevato per via della quota ri-spetto alle costruzioni circo-stanti. La bassa turbolenzarappresenta un vantaggio dalpunto di vista dell’eccitazioneda buffeting mentre, al con-trario, favorisce l’innesco dieventuali vibrazioni da distac-co di vortici.Le prove in galleria del ventosono state svolte in due atti-vità distinte, effettuate su unmodello aeroelastico e su unmodello rigido, rispettivamen-te al fine di definire il com-portamento dinamico e il ca-rico eolico sulla superficieesterna dell’edificio. Nel se-guito sono forniti alcuni com-menti ai risultati condotti sulmodello rigido.

IL MODELLO RIGIDOIl modello rigido dello Spire,realizzato in scala 1/50, è unmodello statico che riproducela geometria esterna dellastruttura al vero (superficieaerodinamica e dettagli geo-metrici). Particolare attenzio-ne è stata posta alla modella-zione dei pannelli forati, ele-

menti essenziali per il suocomportamento aerodinami-co. Il modello è strumentatoin modo da poter effettuaremisure di pressione sulla partedella facciata non porosa e inalcuni pannelli ritenuti signi-ficati per l'intera struttura, ela misura dei carichi aerodi-namici globali in termini diforze e momenti alla base del-lo spire. Al fine di valutare l'ef-fetto della porosità, alcunipannelli sono stati resi nonporosi ed è stato valutato ilcarico di pressione conse-guente.

CARICO DI PRESSIONE SUI PANNELLI FORATISulla base dell’attività svoltae limitatamente alle zone incui è stata effettuata l’osser-vazione, è possibile affermareche la foratura del pannellodà luogo a valori di pressionenetta di “spinta” e di “strappo”(ovvero di pressione positivae negativa) molto simili fra diloro. In particolare, il pannelloforato è soggetto a forze mas-sime di pressione positiva (di

“spinta”) paragonabili a quelledel pannello non poroso,mentre le massime forze dipressione negativa (di “strap-po”) sul panello forato sonoin generale minori rispetto alpannello non forato. Per quanto riguarda il distac-co di vortici dalla struttura, laconfigurazione con panelli fo-rati non ha mostrato nessunfenomeno apprezzabile, men-tre la configurazione con pan-nelli non permeabili ha ma-nifestato possibili problemi le-gati all'istaurarsi di vibrazioniper distacco di vortici. Per questo motivo è possibileaffermare che la porosità dellastruttura porti benefico al suocomportamento aerodinami-co. Tale comportamento ri-sulterà di estrema importanzaper la progettazione del siste-ma di manutenzione delloSpire.

IL MONTAGGIOLe operazioni di sono stateaffidate alla società S.E.VAL(Società Elettrica Valtellinese)con lunga esperienza nel set-tore del montaggio elettro-dotti. Due tipi di problemati-che sono state affrontate:quelle logistiche e quelle dimontaggio vero e proprio.Le prime comprendevano ladisponibilità in cantiere diaree adeguate, il coordina-mento con le altre attività delcantiere, la sicurezza e la pos-sibilità d’uso delle gru del can-tiere sia in termini di tempoche di portata. Le seconde ri-guardavano principalmente ilmontaggio della parte più altadello Spire, di dimensioniproblematiche per l’accessodel personale ed in generaleper il posizionamento del ri-vestimento.Si è stabilito di seguire due

procedure diverse per la partebassa ed alta. Fino al livello42, circa metà Spire, si è pre-visto il montaggio di tronchipreassemblati e con peso ido-neo ad essere successivamen-te portato in quota con la gruda cantiere. Per la metà guglia superiore,valutati attentamente tutti gliaspetti, si è invece ritenuta mi-glior soluzione l’impiego dielicottero con portata 7t .

IL SISTEMA DI DE-ICINGData la particolare posizionedello Spire è possibile che ingiornate particolarmente fred-de e ventilate, l'umidità po-trebbe condensare sulle paretistesse e formare strati dighiaccio. Tale condizione ren-derebbe i pannelli non porosicausando un critico peggio-ramento del comportamentoaerodinamico dello Spire, co-me osservato nelle prove inGalleria del Vento, e potrebbedare luogo a possibili perico-lose cadute delle lastre dighiaccio. È stato così neces-sario studiare una serie di ac-corgimenti in grado di preve-nire un simile rischio. La so-luzione ideata è stata di rive-stire internamente la strutturacon un sottile strato di mate-riale conduttivo, isolato elet-tricamente sul lato applicatoin corrispondenza delle paretie isolato anche termicamentesulla superficie interna. Inquesto modo il calore pro-dotto dal passaggio dell'ener-gia elettrica viene scambiato,quasi esclusivamente, con lepareti della torre stessa, evi-tando qualunque forma dispreco. L'aspetto più sofisti-cato dell'installazione è legatoal controllo dell'impianto, chegestisce 16 zone differenti, di-stinte in base all'altezza e al-l'esposizione laterale. In que-sto modo, analizzando tutti idati raccolti, il sistema è ingrado di decidere quali settoririscaldare, combinando cosìle esigenze di sicurezza equelle di risparmio energeti-co.

*Politecnico di MilanoDipartimento di meccanica

**Gruppo Seval srl

Il modello rigido dello spire in camera di prova. Solo l'ultima parte dell'edifico sottostante è stato riprodotto in camera di prova.

EDILIZIA

La guglia del complesso “Porta Nuova-Garibaldi” a Milano

Durante unamattinata di un sabatoottobrino è statacompletata, con unaspettacolaremanovra condottautilizzando un potenteelicottero,un’antennad’acciaio e vetrosulla sommitàdella Torre Unicredit

N. 1 - Gennaio 2013 il GIORNALE dell’INGEGNERE 9

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La prima: “Siamo sicuri chegli investimenti privati, daiquali dipende largamente lacreazione d’occupazione, di-pendono dalla flessibilità delmercato del lavoro, oppuredipendono dalla drastica ri-duzione della domanda in-terna?” e ancora “Siamo si-curi che una volta rimossetali cause torneranno la fidu-cia e gli investimenti, oppureno perché la causa è la cre-scente erosione della quotadi ricchezza prodotta andataal lavoro, a beneficio del ca-pitale?” Poi, nelle conside-razioni a seguire, c’è una fra-se chiave “usare rapporti dilavoro precari e pagare me-no i dipendenti può funzio-nare per la singola impresa,ma concorre a ridurre la do-manda e alla fine diventa unboomerang che riduce gli in-centivi ad investire di tuttele imprese e porta poi a ri-durre i loro stessi guadagni”.Da qui la conclusione cheper contrastare la caduta de-gli investimenti e la crescitadella disoccupazione, occor-re dare più vigore e respiroalla domanda interna. E daqui la mia domanda “Ma èvero che domanda internavuol dire lavoro?”Secondo me no: stimolare ladomanda è rimedio neces-sario ma non sufficiente. Cisono almeno altre due con-dizioni da rispettare: occorreche la domanda trovi rispo-sta principalmente nell’offer-ta interna e occorre che que-st’ultima sia prodotta nelpaese. La prima condizioneè ovvia, ma il suo soddisfa-cimento non è per nientescontato. In periodo di crisi,infatti, proprio a causa dellacrescita del divario fra i red-diti, si vendono soprattuttoi prodotti a basso prezzo equelli ad alto prezzo e l’Italianon è certamente competi-tiva sui primi e lo è solamen-te su alcuni dei secondi. An-che la seconda condizione èovvia, ma non scontata vistala corsa alle delocalizzazioni.Al riguardo, possiamo fareuna considerazione alla ma-niera del Professore “portarela produzione all’estero puòfunzionare per la singola im-presa, ma concorre a ridurrela domanda e alla fine diven-ta un boomerang”. Conclu-dendo: giusto rilanciare ladomanda interna, ma farloin modo selettivo, badandoa stimolare i prodotti tipicidella produzione nazionalee, in generale, il “manifattu-riero” con i servizi connessi.

Mi riferisco, da un lato, allospread nell’Eurozona e, dal-l’altro, alle valutazioni sullafutura crescita della Cina e,in genere, dei paesi delBRIC. Dello spread sappia-mo tutto e, soprattutto, cheè una sorta di esame d’am-missione a tassi d’interessepiù sostenibili, ai summit do-ve si possono proporre po-litiche economiche meno te-desche e più europee, all’ac-cesso ad aiuti Comunitari eMondiali, se necessari. Dadiciotto mesi seguiamo ognisua fluttuazione, spesso le-gata a fatti e talvolta sola-mente a timori. Ammettia-molo, lo spread non c’è sim-patico perché misura la no-stra cagionevole credibilità,ma spesso ci azzecca. Nonpossiamo affermare che siaun imbroglio, ma dobbiamoammettere che è ingom-brante perché influenza i no-stri affari interni, e che è pe-

tulante perché registra ognipur piccolo cambiamento diprospettiva economica ed’umore politico.Completamente diversa èl’attenzione degli analisti sullaCina della quale ci vengonoraccontate meraviglie; quasiogni giorno leggiamo frasidel tipo: “nel 2050 un cineseguadagnerà 18mila dollaril’anno quanto un italiano nel1991”, oppure “nel 2050 sa-ranno tre miliardi i nuovi ac-quirenti della classe media”,ecc... Poi, nello scorso no-vembre, in occasione delcongresso cinese per la tran-sizione dalla quarta alla quin-ta generazione, abbiamo let-to anche frasi che mi sembranon giustifichino tanto otti-mismo; del tipo: “pressochétutti i nodi politici, sociali edeconomici indicati allora(cinque anni fa N.d.R.) comepriorità strategiche sono an-cora tutti da sciogliere”, “lademocrazia resta un oscurooggetto del desiderio”, “lastagione delle riforme è an-cora di là da venire”, “l’insof-ferenza dei cinesi verso unsistema politico opaco esempre più indebolito dagliscandali è vicina al livello diguardia”. Ora domando: es-sendo questa la situazione diun paese con circa 1.500mi-lioni d’abitanti, quanto è cre-dibile l’ultimo rapporto ame-ricano Global Trend 2030,quando afferma che tra me-no di vent’anni la Cina su-pererà gli Stati Uniti dopoaver bruciato l’Europa? E an-cora: è giusto fare oggi l’iden-tikit dei consumatori cinesisu cui le imprese italiane do-vranno puntare fra vent’anni?In definitiva: rivolgendosi apossibili investitori, è giustoessere tanto severi con l’Eu-ropa e tanto di manica largacon la Cina?

Nel pomeriggio del primodell’anno mi è capitato diascoltare il concerto dellaWiener Philarmoniker Or-chester. Un appuntamentoclassico per gli appassionati.Ho ascoltato la musica, hoammirato l’esecuzione e lasala, ho osservato il pubblicoe, un po’ commosso, mi so-no detto “sono orgogliosod’essere Europeo”. E mi so-no anche ricordato di unpensiero simile fatto diversianni fa, salendo su un aereoin partenza per l’Italia daMiami. Ero reduce da unsoggiorno di lavoro a NewOrleans capitato, per caso,in coincidenza con il festivaldel Jazz. A me il Jazz piace,quel bagno di musica ovun-que, anche in ufficio (negliex magazzini del cotone) miera piaciuto, ma su quell’ae-reo ero stato accolto dall’In-no alla Gioia della Nona sin-fonia di Beethoven e avevopensato “finalmente a casa”.Oggi noi europei siamo vi-visezionati dalle agenzie dirating, comprati dai cinesi,accusati di vecchiezza, de-stinati da qualcuno alla rot-tamazione, ma siamo anchequelli che hanno fatto coseirripetibili in tutti i campi eche hanno nel proprio DNAun mix inimitabile di culture.Non dico a caso “irripetibili”e “inimitabili” perché, com’ènoto, queste sono le condi-zioni vincenti di una strategiadi differenziazione: la solache, come Europei e in par-ticolare come Italiani, ci con-venga mettere in atto percompetere nel Mondo glo-balizzato.

dott. ing. Franco Ligonzo

ATTUALITÀ EUROPA

La Crescita Blu del Vecchio Continentedott. ing. Luca Iannantuoni

Così viene definita in un co-municato della CommissioneEuropea al Parlamento, l’op-portunità di rilancio dellosfruttamento dei mari europeiin un coordinamento comu-nitario che permetta di soste-nere e sviluppare rapidamentea vantaggio del sistema euro-pa i seguenti aspetti principaliconnessi alle attività marine:la navigazione e i trasporti; ilturismo costiero; l'energia(eolica off-shore, maree, ter-mica); le acquaculture; l’usodelle risorse marine (esplora-zioni minerarie e biotecnolo-gie, specialmente nelle indu-strie farmaceutiche e cosme-tiche). Se si sommano tutte le attivitàeconomiche che dipendonodal mare, il patrimonio diqueste in UE conta per ben5.400.000 posti di lavoro e unvalore aggiunto lordo di pocoinferiore ai 500 miliardi di eu-ro l'anno (vedi Figura). Com-plessivamente, il 75% degliscambi commerciali all’ester-no dell’UE e oltre il 35% al-l'interno avviene via mare.Nonostante ciò, il settore ri-ceve un finanziamento com-plessivo ritenuto piuttostobasso e che per il periodo

2007-2014 è stato pari a soli40 milioni di euro, ma questoin considerazione del fattoche gli obiettivi di crescita delcomparto possono esseresupportati ricorrendo aglistrumenti finanziari esistenti(sia quelli strutturali che delsettore trasporti) vista la tra-sversalità delle attività che ri-guardano appunto quelle ma-rittime. La relazione dellaCommissione vuole solo por-

tare l’attenzione sul tema epossibilmente accendere undibattito che permetta di ga-rantire lo sviluppo di pro-grammi sostenibili, il più pos-sibile inclusivi circa le diversitàdelle attività svolte e soprat-tutto di lungo termine, garan-tendo la partecipazione dellepopolazioni locali e promuo-vendo l’innovazione. E’ statoprevisto un calendario dellepubblicazioni che dovranno

affrontare puntualmente lestrategie connesse con ognisettore e il primo scadenzato,essendo il 2013 l’Anno euro-peo del Turismo, sarà proprioquello del turismo costiero, ilpiù importante in termini dioccupazione e valore aggiun-to generato. Anche le comu-nicazioni relative all’energiae alle acquaculture sono pre-viste per il 2013, mentre quel-lo dello biotecnologie marineè atteso per il 2014. I princi-pali settori di concentrazionedelle strategie Ue elencati pre-cedentemente non copronoesplicitamente il settoreoil&gas, anche se evidente-mente il know-how connessoalla realizzazione e all’opera-tività delle stazioni off-shoreapporta un contributo signi-ficativo che non è certo igno-rato. Per quanto riguarda letecnologie più innovative nelcampo energetico, le turbinesottomarine sono viste comemolto promettenti. Ciò in ba-se ai dati ricavati da alcuniimpianti già realizzati al Norddella Scozia, che hanno fattodecidere di proseguire l’im-pegno con altri progetti incorso di realizzazione e ve-dono UK, Irlanda, Francia eNorvegia molto coinvolte inquest’area di ricerca.

Occupazione e dimensione economica delle attività economiche marittime (inscala logartimica, fonte: UE).

PENSIERI IN LIBERTÀ

Crisi e antidotosegue da pag. 1

Parrebbe che i rifiuti diventino oro secondo il nuovostandard ISO 14051:2011 per la contabilità dei flussidi materiale in materia di gestione ambientale. L’obiet­tivo sotteso è quello di aumentare la produttività ri­ducendo al contempo l’impatto amnientale, aiutandograzie a delle dettagliate linee guida a ridurre i costiaziendali legati alla gestione dei rifiuti, riducendo leemissioni e migliorando le prestazioni del ciclo di vitadei prodotti. La norma si configura come un quadro di riferimentogenerale, fornendo alle organizzazioni uno strumentoutile a comprendere meglio le conseguenze ambientalie finanziarie della gestione dei materiali e delle pratichemesse in atto, in modo che possano identificare le op­portunità di miglioramento e di riduzione dei consumi,anche energetici.Lo standard stabilisce un modello di sistema di gestionedelle informazioni per la contabilizzazione dei flussi dimateriali chiamato MFCA (Material Flow Cost Accoun­ting), che può essere utilizzato per discriminare e quan­tificare i vari flussi di materiale in entrata e in uscita egli stock presenti in magazzino. Il sistema consente di

identificare correttamente i materiali e, attraverso lemigliori pratiche di gestione, e calcolare e comprenderei costi connessi in modo da individuare soluzioni perla riduzione delle perdite e quindi di crescita dei gua­dagni. Infatti, molte organizzazioni non sono a cono­scenza della reale entità dei costi associati alle perditedei materiali perché sono dati difficili da estrapolaredai tradizionali sistemi di gestione delle informazionicontabili. La procedura MFCA produce invece dati chiarie precisi che possono motivare i manager a migliorarela produttività e ridurre significativamente inutili spre­chi, molto più efficacemente che attraverso i mezziconvenzionali. La linea di fondo ovviamente non è quella di perseguireuna maggiore redditività dell’impresa, bensì attraversoquesta virtuosa conseguenza di promuovere un migliorimpatto ambientale e quindi concorrere alla realizza­zione di uno sviluppo sempre più sostenibile. L’MFCA è applicabile a tutte le industrie che utilizzanomateriali e impiegano energia nei processi, in modoparticolare nel settore estrattivo, manifatturiero e deiservizi.

ATTUALITÀ ITALIA

ISO 14051: gestione ambientale e contabilizzazione dei materialiL.I.

Con sentenza depositata il 12 dicembrescorso il Tribunale di Brescia ha dichia-rato illecita la revoca dell’ing. Renzo Ca-pra dalla carica di Presidente del Con-siglio di Sorveglianza di A2A, deliberatadall’Assemblea della Società nel 2009.La sentenza stabilisce che Capra, padredel teleriscaldamento ed ex patron diAsm, la municipalizzata bresciana, poiconfluita con Aem di Milano nella nuovaazienda energetica, deve essere risarcitocon un milione di euro per la revoca su-bita “senza giusta causa”. Il dispositivoconclude un lungo cammino seguito alricorso presentato dall’ing. Capra all’in-domani della citata assemblea di A2A,svoltasi il 29 maggio 2009. Nel merito ilTribunale ha ritenuto che trattandosi “diuna società per azioni quotata in Borsa(e che quindi fa ricorso al mercato ed airisparmiatori) e non di organismo poli-tico, deve escludersi che il cambio dimaggioranza politica nel governo del-l’ente pubblico socio possa, di per sé,giustificare la revoca degli amministratorise non vengono indicati fatti o atti benprecisi imputabili agli amministratori re-vocandi”. La motivazione politica postaalla base delle revoca dell’incarico a Ca-pra è stata considerata quindi inammis-sibile “per motivi latamente politici, posto

che ciò introdurrebbe un controllo di ti-po politico (secondo una procedura ti-pica dei cessati regimi ad economia so-cialista) su soggetti economici di dirittoprivato che operano nel mercato”, cosìda verificarsi un “evidente contrasto conil fondamentale principio costitu-zionale di libertà di iniziativa eco-nomica sancito dall’articolo 41 dellaCostituzione”. All’ing. Capra, oltreal risarcimento da un milione dieuro, sono stati riconosciuti anche1.685 euro per le spese legate allacausa e 25mila euro per compensidi legge. Formatosi alla scuola diEnrico Mattei, negli anni ruggentidell’Eni, nelle cui società ha comin-ciato ad operare a partire dal 1956, l’ing.Capra ha raggiunto Brescia nel 1965, as-sunto dall'Asm come Dirigente dei Ser-vizi energetici, guidando poi l’aziendaper trent’anni (dal 1979 al 1995 DirettoreGenerale e dal 1995 al dicembre 2007Presidente di Asm). Infine, con l’unifica-zione con Aem di Milano e la nascita diA2A, dal 2008 Capra ha assunto la caricadi presidente del Consiglio di Sorveglian-za della Società, fino al 29 maggio 2009,data dell’ultima tumultuosa assembleada Lui presieduta che ne lo ha revocatodall’incarico.

Renzo Capra,Ponte dell’Olio (PC), classe 1929, dopola laurea in Ingegneria Industriale Elettrotecnicapresso il Politecnico di Milano, ha lavorato dal 1956fino alla fine del 1964 all’ANIC S.p.A. e alla SNAMPROGETTI, negli stabilimenti di Ravenna e di Gela.

Nel 1965 è stato assunto al­l’Azienda Servizi Municipalizzatidi Brescia, come Dirigente deiServizi Energetici; dal 1979 al1995 è stato Direttore Generale;dal 1995 è Presidente dell’ASMBrescia, convertita in S.p.A. nelluglio 1998 e quotata alla Borsadi Milano dal luglio 2002. Dal1968 al 1973 ha collaborato alcorso di insegnamento “Centrali

elettriche” del Politecnico di Milano; dal 1973 è pas­sato all’Università di Brescia.Dal dicembre 2002 al dicembre 2006 ha ricopertola carica di Presidente dell’Istituto di Economia dellaFonti di Energia (IEFE) dell’Università Bocconi di Mi­lano. E’ vicepresidente generale dell’ATI, membrodel Comitato di Presidenza della FederUtility, Vice­presidente del CISPEL Lombardia e Presidente delCollegio Sindacale di FEDERAMBIENTE. Dal luglio2006 è Presidente del CEDEC (Confederazione delleimprese degli enti locali distributori di elettricità egas europei), con sede a Bruxelles, in rappresentanzadell’Italia.

ATTUALITÀ ITALIA

A2A: illegittima la revoca di Renzo Capra

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COLLEGIO DEGLI INGEGNERIE ARCHITETTI DI MILANO

Il Collegio degli In­gegneri e Architettidi Milano è una libera e indipendente asso­ciazione culturale senza alcuna finalità dinatura commerciale. Scopi del Collegio so­no l´approfondimento e la diffusione dellacultura degli ingegneri e architetti, in tuttele discipline che interessano le trasforma­zioni del sistema uomo/ambiente, sia nelmomento creativo del progetto, che nellefasi pratiche di realizzazione e gestione, inogni settore privato e pubblico. Gli scopi sociali del Collegio sono perseguitimediante l´organizzazione di conferenze,dibattiti, viaggi di studio, convegni, e con lapubblicazione di periodici e monografie.

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Giornale 01_2013_Layout 6 18/01/13 20.02 Pagina 10

Page 11: Alla scoperta di “Veneto City” - casaeclima.com 01_2013_mr.pdf · 2 il GIORNALE dell’INGEGNERE N. 1 - Gennaio 2013

N. 1 - Gennaio 2013 il GIORNALE dell’INGEGNERE 11

dott. ing. Gian Carlo Giuliani

Sul numero 6 de “Il Gior-nale dell’Ingegnere” (giu-gno 2012) è stata pubbli-

cata la mia traduzione deglistudi sulle torri solari effettuatidal prof. Wilfried Kraetzig conriferimento agli aspetti termo-dinamici e della produzionedi energia; in questo numerosono illustrate le problemati-che strutturali intrinseche nel-la realizzazione di costruzionicon altezze che si collocanooltre i 1000 m (figura 01) equindi in una fascia non an-cora raggiunta da alcun edi-ficio attuale ed inoltre in pre-senza di forti azioni dinami-che indotte dal vento e dalflusso turbolento dell’aria in-terna.Le azioni sopra citate rendo-no necessario lo studio dellaaero elasticità della costruzio-ne ossia dell’interazione diqueste con la dinamicadell‘opera che, in generale, èfonte di un aumento delle de-formazioni rispetto a quelleottenute dalla statica; in que-sto caso l’accoppiamento frail moto del fluido e la rispostaelastica della struttura induceeffetti alternati di portanza edi deportanza modificandosostanzialmente le risultantidelle sollecitazioni.Tale analisi, che deve esseresvolta per tutti gli edifici alti,è ancora più importante peri corpi cilindrici, notoriamentesuggetti al distacco alternatodei vortici e quindi in parti-colare per la torre che, avendouna configurazione a gusciosottile, da realizzare in calce-struzzo armato, è quindi sen-sibilmente deformabile per glieffetti delle pressioni orizzon-tali indotte dal vento e dalmoto dell’aria interna ascen-dente.Per illustrare la tematica sopraaccennata riporto la mia tra-duzione del relativo capitolodegli studi di W.Kraetzig (pre-sentati nel corso del 4° SEWC– Structural Engineers WorldCongress , che si è svolto aVilla Erba nell’Aprile 2011)che sono basati sulla sua espe-rienza nel progetto di torrievaporative, fra le quali è do-veroso citare la più alta almondo (200 m) costruita aNideraussem.La mia traduzione non èstrettamente letterale ma èleggermente ampliata nellatrattazione generale, in mododa agevolare la comprensione

del testo anche per lettori nonspecialisti in ingegneria strut-turale e sintetizzata per i pro-blemi specialistici che sonoreperibili in numerosi studi.Concludo condividendo losconcerto del progettista peril generale disinteresse neiconfronti di questo brillanteed economico sistema di pro-duzione di energia con fontirinnovabili ed a zero emissio-ni; anche per gli aspetti pae-saggistici una torre è certa-mente meno intrusiva dellegrandi distese di pannelli so-lari o di gruppi ravvicinati digeneratori eolici.

Lo studio riportato è riferito ad una torre,il cui schema è riportato nella figura 2, darealizzare con calcestruzzo di classe R70/85;le dimensioni sono:altezza H= 1000 mn diametro e spessore della parete alla base(h=0 m) D0=260m s0=0.65 mn diametro e spessore della parete nella se­zione ad h=400 m: D400=133m s400=0.42 mn diametro e spessore della parete nellasezione alla sommità: D1000=145m s1000=0.25 m

Gli spessori di parete evidenziati e molto ri­dotti, risultano dallo studio della ottimizza­zione globale del prezzo della torre, nellacomposizione del quale gli oneri di trasportoe getto del calcestruzzo ad altezze rilevantiè una voce molto importante; tale risultatoè conseguibile adottando anelli di irrigidi­mento distribuiti lungo l’altezza del fusto edin aggetto esterno rispetto a questo.Nel caso esaminato, oltre all’anello di som­mità sono presenti altri 9 irrigidimenti rea­lizzati in calcestruzzo precompresso.Questi anelli hanno diverse funzioni e, pre­cisamente:n rendono la risposta dinamica della torreassimilabile a quella di una trave con sezionecircolare ed incastrata alla base, nella qualele pressioni del vento sulla circonferenza so­no distribuite con legge cosinusoidale e quin­di tali da ridurre le tensioni verticali entrovalori ragionevoli.n riducono le dimensioni dei campi di pa­rete soggetti ad instabilità e quindi allonta­nano i valori delle azioni critiche da quelledi progetto.n aumentano la frequenza di risposta di­namica e quindi riducono gli effetti della in­terazione con le azioni pulsanti del ventoNella figura 3 sono riportati gli studi di ot­timizzazione delle tensioni verticali ottenutiagendo sulle sezioni degli anelli, partendoda una sezione di riferimento, avente spes­sore 0.40 m e aggetto 3.00 m, ed incremen­tandone la rigidezza con fattori pari a 3, 10

e 100; con uno studio più raffinato sono sta­te anche considerate rigidezze degli anellinon uguali fra loro.Alle tensioni di cui sopra n22w, generate dalvento e considerate positive se di trazione,devono essere sommate algebricamentequelle negative n22d dovute al peso proprio,per determinare le quantità di armatura ver­ticale necessaria per la resistenza, previa

moltiplicazione dei due addendi per i relativicoefficienti di sicurezza.

Un altro aspetto fondamentale è la ricercadei modi corrispondenti alla perdita di sta­bilità della parete ed il calcolo delle relativeazioni critiche; i primi tre modi sono rap­presentati nella figura 4 con i corrispondentimoltiplicatori delle azioni, determinate dalla

combinazione del peso proprio D, del ventoesterno We e del flusso dell’aria interna Wi,che conducono alla instabilità.Come logico si manifestano forme di insta­bilità nel terzo inferiore dell’altezza del fusto,,ove è preponderante il peso della struttura,ma anche in prossimità della sommità ovelo spessore della parete è veramente moltoridotto.Si nota che i valori dei moltiplicatori criticidella combinazione delle azioni sono certa­mente influenzati dagli scostamenti dallageometria di progetto della torre inevitabil­mente introdotti in fase di costruzione; l’uni­co riferimento esistente per la massima tol­leranza è contenuto nella normativa tedescaper le torri di raffreddamento che la fissaentro metà dello spessore della parete inogni posizione e direzione.I modi elementari di vibrazione della torrecoinvolgono sia le deformazioni membranali,ossia agenti nel piano della parete sia quelleflessionali agenti in direzione ortogonalealle prime; le forme e le frequenze dei primitre modi sono riportate nella figura 05.Come noto la risposta dinamica di una strut­tura ad una azione esterna variabile nel tem­po può essere descritta dalla somma deicontributi dei modi elementari fattorizzaticon coefficienti di partecipazione.In generale le frequenze della torre sonomolto basse e cadono molto prossime almassimo della potenza spettrale del vento;in mancanza di affinamento dello schemastrutturale la torre può essere quindi so­stanzialmente danneggiata da tempeste divento (*)Devono essere anche considerati modi localipotenzialmente eccitati da vortici di ventocosì che, in definitiva, il comportamento di­namico della torre risulta estremamentecomplesso.Poiché le frequenze proprie sono molto mi­nori di quelle tipiche delle scosse sismiche,la struttura può essere considerata assolu­tamente stabile per le azioni indotte dai ter­remoti.Le verifiche per le altre azioni di progettoquali ad esempio le variazioni termiche, ilritiro ed il rifluimento del calcestruzzo ri­chiedono altre analisi particolari perchè ledeformazioni indotte riducono, in generalein modo non trascurabile, i moltiplicatoridei carichi che generano l’ instabilità dellastruttura.Nella figura 6 sono richiamate le problema­tiche di caratterizzazione dei materiali, men­tre nella figura 7 è riportato lo schema dellamodellazione a strati di un elemento dellaparete della torre; con tali elementi è statamodellata l’intera torre per determinare glistati tensionale e deformativo con la neces­saria accuratezza.Altro fenomeno che aumenta le deforma­zioni è la fessurazione delle parti tese dellastruttura; idonee percentuali di armatura,uso di barre di medio diametro, poste adinterassi ravvicinati riducono la variazionedi rigidezza dovuta alla parzializzazione dellesezioni.Le caratteristiche sopra riportate delle ar­mature assicurano anche un controllo dellostato di fessurazione e della resistenza allacorrosione.

prof. ing. Wilfried Kraetzig

NOTA di G.C. Giuliani(*) sono disponibili diverse tecniche perla mitigazione degli effetti dinamici negliedifici alti, fra le quali, oltre ai profiliesterni al fusto, fissi o con incidenza ser­vo comandata, che impediscono la for­mazione alterna dei vortici di Von Kar­man, sono molto promettenti i disposi­tivi a massa risonante che introducononella struttura azioni inerziali aventi versocontrario a quelle prodotte dal vento edaumentano il coefficiente di smorza­mento in modo da ridurre l’ampiezzadelle deformazioni.La complessità del comportamento di­namico della torre potrebbe rendere ne­cessaria la adozione di entrambi i sistemidi mitigazione sopra elencati.E’ inoltre evidente che in fase di proget­tazione sono assolutamente necessarieprove in galleria del vento su modello ae­ro­elastico, analogamente a quanto è diprammatica per i ponti di grande luce.

COSTRUZIONI

Torri solari: caratteristiche e problemi strutturali

Figura 1 – confronto fra le altezze di costruzioni realizzate e quelle previste per le torri solari (la fotografia èrelativa alla torre di raffreddamento di Niederaussem in fase di costruzione)

Figura 2 – caratteristiche geometriche della torre esaminata (gli spessori della parete, rappre­sentati nel diagramma posto a destra nella figura, sono ingranditi 100 volte

Figura 3 – influenza delle variazioni di rigidezza degli anelli sulle sollecitazioni ver­ticali.

Figura 4 – modi di instabilizzazione della parete della torre e moltiplicatori criticidella combinazione delle azioni D , We , Wi

Figura 5 – modi e frequenze di vibrazione della torre (il primo corrisponde allaflessione ed al taglio verticale del fusto e coinvolge deformazioni membranali diquesto, gli altri due corrispondono a flessioni orizzontali della parete)

Figura 6 – problemi di caratterizzazione dei materiali

Figura 7 – modellazione a strati di un elemento della parete della torre

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12 il GIORNALE dell’INGEGNERE N. 1 - Gennaio 2013

dott. ing. Paolo Ranieri*

Questa la domanda rivoltami,ormai molti mesi addietro,da un Primario.Nonostante il Corso diLaurea in Ingegneria Bio-medica sia stato intro-dotto, al Politecnico diMilano e primo in Ita-lia, nell’anno accade-mico 1996/1997, l’am-biente ospedaliero nonsembra ancora aver ben fa-miliarizzato con questa fi-gura professionale.L’Ingegnere Biomedicodovrebbe studiare metodo-logie tipiche dell’Ingegneriaed applicarle alle vaste pro-blematiche nel mondo dellaSanità. Similmente a quei cal-ciatori dai piedi buoni, per iquali però gli allenatori nonabbiano ancora chiara unacollocazione in campo, questi(pochi, pochissimi) Ingegneriassunti in ospedale vengonooggi impiegati prevalente-mente come Ingegneri clinici/ informatici. In concomitan-za con la proposta dell’Ordi-ne di una giornata internazio-nale di studio su tale discipli-na, si riporta sinteticamenteun’esperienza diversa. Le conoscenze destinate alcontesto sanitario, acquisitedurante gli studi, compren-dono nozioni di matematicae di meccanica, di fisica e dichimica, di impianti e di in-formatica, di biologia e fisio-logia; ma anche di economiae di organizzazione aziendale,di management, di sicurezzae di rischio clinico.La Fondazione I.R.C.C.S. Isti-tuto Neurologico C. Besta, fe-dele al suo istinto pionieristi-co, ha avuto la lungimiranzadi includere, direttamente nel-lo staff di Direzione sanitaria,un Ingegnere biomedico.Una mossa forse coraggiosa,a maggior ragione in tempidi spending review, ma sicu-ramente lungimirante ed ap-propriata. Non si tratta solamente di va-lorizzare una Professionalità,ma di conseguire l’ottimizza-zione dell’uso delle risorse at-traverso l’analisi di tutti i pro-cessi, dai più complessi ai me-no intricati. Perché un Inge-gnere biomedico? Perché, inospedale, non si può ignorarela componente sanitaria e,pertanto, è necessario parlarela stessa lingua. Ecco la veraragione di un percorso uni-versitario ad hoc. Dall’installazione di una tec-nologia innovativa, all’otti-mizzazione dei tempi di la-voro in sala operatoria, dal-l’informatizzazione spinta allepiù disparate linee guida, oc-corre sapersi confrontare conMedici e Ricercatori sul loroterreno. Al fine di non spre-care tempo e denaro, è indi-spensabile raccogliere con-cetti sanitari e renderli in so-luzioni tecniche; ciò corri-sponde all’Ingegneria biome-dica. Solo così si può realiz-zare quella funzione di traitd’union, fra i mondi medicoe tecnologico, frequentemen-te auspicata.Tutto ciò, all’interno di unI.R.C.C.S. prestigioso come ilBesta, si è concretizzato inprogetti di natura organizza-tiva ed informatica, economi-ca e sanitaria.Finalmente nasce un interlo-cutore, unico e privilegiatodall’appartenenza alla Dire-zione sanitaria, al quale Cli-nica e Ricerca possono de-scrivere rapidamente le loroesigenze, che trasmetta altret-tanto velocemente le indica-zioni del Top Management,

che impedisca una neces-sità, una soluzione, una feliceintuizione si disperdano fraDirezioni, Dipartimenti ge-stionali, interaziendali, tecnico– scientifici, uffici vari.Infine, un consulente trasver-sale su moltissimi processinormalmente non intercomu-nicanti, funzionale alla razio-nalizzazione degli sforzi or-ganizzativi, economici, pro-fessionali. Sono numerosi gliesempi pratici riportabili: siinizia dalla Ricerca, tanto es-senziale quanto, a volte, so-praffatta dal mancato ritornomonetario nel medio termine.Una cenerentola sovente scal-za. La Ricerca scientifica rap-presenta, da sempre al Besta,un cavallo di battaglia, spro-nato con passione e serietà.Pertanto, si è rivelata oltre-modo indispensabile la pre-senza di una figura in gradodi raccogliere, con l’immedia-tezza consentita solo dal-l’identità di linguaggio e dallaprossimità fisica, i desideratadei vari Studiosi.A conferma di ciò, sono natee progredite le istanze di ban-che dati dedicate a specifichepatologie (neuropatie diCharcot – Marie – Tooth,Epilessia, Myasthenia gravis,etc.), a loro volta inserite innetworks di collaborazioni diassoluto prestigio, con Natio-nal Institute of Health e Re-gione Lombardia.Un altro esempio: la Clinica,cuore dell’attività ospedaliera.Sotto l’egida delle Direzionigenerale e sanitaria, è statopossibile introdurre soluzionidi cartella clinica elettronicain tutte le UU.OO. d’Istituto;

la presenza di un Ingegnerebiomedico, di supporto all’or-ganizzazione del graduale av-viamento, è stata rilevante peril superamento delle barriereal cambiamento e per la for-mazione degli operatori sa-nitari, grazie all’affinità di lin-guaggio, al dialogo continuoed alla familiarità con la quo-tidianità di Reparto.Il gruppo tecnico di sviluppoinformatico ha così beneficia-to di un aiuto aggiuntivonell’affrontare il prevedibileincremento delle richieste dichiarimenti nelle fasi inizialidi implementazione delle no-vità; accorciata la distanzacon le Direzioni e con gliutenti, ha garantito un servi-zio di primissimo livello.Medici ed Infermieri, inizial-mente sfiduciati, hanno indi-viduato un continuo ed affi-dabile referente per domandee dubbi; rassicurati sulla ef-fettiva presa di coscienza delleloro esigenze e sull’avanza-mento delle loro istanze, gra-zie al filo diretto con le Dire-zioni, si sono sentiti maggior-mente partecipi del processoe rivelati sinceramente inte-ressati a collaborare all’appli-cativo informatico, idealmen-te calibrato sui loro bisognima inevitabilmente da perfe-zionare. In virtù della visionediacronica sull’evoluzione delprodotto in Besta, tale pro-fessionalità è stata sfruttataper la redazione di articoli,comparsi anche su riviste in-ternazionali, in coerenza conla spiccata vocazione scienti-fica dell’Istituto, sostenuta dacirca 200 pubblicazioni an-nue.

Un altro rilevante aspetto èlegato alla informatizzazionedel Blocco operatorio, dovevengono eseguiti circa 2.600atti chirurgici all’anno. La Di-rezione sanitaria ha incaricatoil suo Ingegnere biomedicodella partecipazione al pro-cesso di analisi delle esigenzeper l’acquisizione di un nuovosoftware di gestione dell’in-tero iter chirurgico. Nel frattempo, in conformitàcon lo spirito d’iniziativa pe-culiare di questo I.R.C.C.S.,sono stati sviluppati interna-mente verbale e registro ope-ratori in office automation, acosto zero ed in ottemperan-za alle indicazioni della Re-gione Lombardia e di JointCommission International;ciò al fine di garantire anchela creazione di statistiche asostegno dell’organizzazioneaziendale e della produzionescientifica. Infine, si intenderiorganizzare il flusso di datiproveniente dalle numerosearee di Laboratorio, specia-lizzate e dedicate agli esamiemato - chimici. Ciò permet-te di meglio ottemperare aidebiti informativi nei confron-ti della Regione Lombardia,oltreché valorizzare una Ec-cellenza italiana. Tale proget-to, ancora in corso, si sta ar-ticolando in un impegnativoconfronto con i differenti sog-getti, al fine di inquadrare l’at-tività ed opportunamente co-niugare la visione olistica del-l’Istituto con quella particolaredelle varie equipes.Prossimamente.....il trasferi-mento nella futura Città dellaSalute costituirà sicuramenteun altro banco di prova; lanuova opera offre l’opportu-nità di una completa rivisita-zione dei processi sanitari, inconsiderazione della nuovadisponibilità di spazi e dimezzi.La domanda nel titolo trovacosì esauriente risposta; si ag-giunge, ad onor di cronaca,che il Primario citato inizial-mente vorrebbe ingaggiareun Ingegnere biomedico nelsuo staff !

*Fondazione IRCCS Istituto Neurologico C. Besta,

Milano

NUOVE FRONTIERE

Non si tratta solamente di valorizzareuna Professionalità, ma di conseguirel’ottimizzazione dell’uso delle risorseattraverso l’analisi di tutti i processi,dai più complessi ai meno intricati.Perché un Ingegnere biomedico?Perché, in ospedale, non si puòignorare la componente sanitaria

e, pertanto, è necessario parlare lastessa lingua. Ecco la vera ragione diun percorso universitario ad hoc

L’analisi di ciclo di vita degli edificiMetodi Strumenti Casi di studio Le metodologie che implementano l’Analisidi Ciclo di Vita (Life Cycle Assessment,LCA), codificate a livello internazionale dal­le ISO 14040 e 14044, rappresentano senzadubbio un potente strumento per com­piere un’accurata valutazione ambientaledi un prodotto o un sistema, con un ap­proccio cosiddetto “dalla culla alla tomba”,che tenga conto pertanto di moltepliciaspetti, dall’estrazione delle materie prime,agli impatti durante tutta la vita utile delprodotto, fino allo smaltimento dello stes­so a fine vita. Le procedure LCA sono tut­tavia ancora poco applicate, almeno nelnostro paese, ai “prodotti “ dell’industriadelle costruzioni, ossia ai sistemi edilizi,sia per la complessità delle metodologieche per la reperibilità dei dati.Il volume, introdotto da una prefazione diPaolo Masoni (presidente Rete Italiana LCA– presidente SETAC Europe – responsabileLaboratorio LCA ed Eco­Progettazione dell’ENEA), nasce dalla collaborazione di diversiesperti universitari e si propone come unaguida chiara e documentata alle metodo­logie, agli strumenti e alle applicazioni del­l’analisi di ciclo di vita agli edifici. Dopo un’analisi iniziale del contesto, il ma­nuale discute il legame tra materiali edilizie sostenibilità, presenta i principali metodiper le valutazioni di sostenibilità degli edi­fici e illustra metodi e strumenti per condurre una LCA completa di un edificio, siaesso di progetto che esistente. Il volume è completato da una ricca carrellata dicasi di studio di LCA di edifici di varie tipologie, che scaturisce dall’estesa esperienzadegli autori, condotta anche nell’ambito di un importante progetto di ricerca nazionale.Il testo è rivolto a principalmente a progettisti (ingegneri e architetti), costruttori etecnici degli enti pubblici interessati alle tematiche relative all’analisi di ciclo di vita,applicata all’industria delle costruzioni; esso può inoltre risultare un utile approfon­dimento, rispetto alle nozioni normalmente impartite nei corsi universitari, per glistudenti di Architettura, Ingegneria Civile e per l’Ambiente e il Territorio.

(F.A.)

Dall’Arte alla Scienzadel costruireVerso una moderna disciplina matematicaIl saggio di Alfredo Sollazzo, recentementepubblicato dall’Editore Mario Adda di Bari,descrive in rapida sintesi il cammino chel’Arte del costruire ha percorso dagli alboridella civiltà ai nostri giorni, trasformandosi, all’inizio del XIX Secolo, in una modernadisciplina matematica. L’evoluzione dell’Artein Scienza si è manifestata nel corso del­l’intera storia dell’uomo attraversando, se­condo lo schema prospettato dall’autore,tre periodi di lunghezza assai diversa l’unodall’altro.Il primo periodo va dalle origini della civiltàalla fine del XV Secolo e si può suddividerein due, essendo distinguibili nel suo ambitol’Antichità classica, che si fa convenzional­mente terminare con la caduta dell’ImperoRomano d’Occidente, e il Medioevo che siconclude con la scoperta dell’America. Essoè ricco di realizzazioni spesso imponenti,riguardanti i manufatti più svariati, ma ca­ratterizzato dall’assenza di conoscenzescientifiche specifiche relative alla Resisten­za dei materiali come oggi intesa. Il suo svi­luppo fu reso possibile dall’esperienza dicantiere , certamente supportata da regole pratiche del buon costruire, delle qualiperò ben poco tuttavia ci è stato tramandato, salvo rare eccezioni. Pur in mancanzadi basi teoriche i costruttori pervennero comunque a molte intuizioni che sarebberostate , solo dopo molto tempo o addirittura ai nostri giorni, giustificate, perfezionatee soprattutto inquadrate nella scienza moderna. Vi fu tuttavia, nel periodo storicocui ci si sta riferendo,una certa reticenza a diffondere le esperienze costruttive periscritto; un diffuso distacco tra scienza e pratica portava infatti a non pubblicizzarele esperienze conseguite per non apparire succubi di esigenze di ordine materiale. Esi taceva perciò sulle elaborazioni e sui principi che venivano posti alla base dellerealizzazioni. Il secondo periodo comprende i Secoli XVI, XVII e XVIII: esso è caratterizzato dallosviluppo sempre maggiore di Scienze quali la Fisica e la Meccanica, che resero pos­sibile, in misura via via sempre più incisiva la soluzione di singoli problemi connessicon la statica delle costruzioni e con l’attitudine di queste ultime a resistere alle sol­lecitazioni. Le grandi scoperte astronomiche che avvennero tra i Secoli XVI e XVIIdeterminarono un progressivo rifiuto del pensiero di Aristotele che aveva condizionatoper ben più di un millennio il pensiero umano, aprendo nuovi orizzonti alla Scienzae alle sue applicazioni. Ebbe molta rilevanza, ai fini dell’evolversi dell’Arte verso laScienza del costruire, il pensiero di Galilei il quale scrisse, nel 1638, i Dialoghi e di­mostrazioni matematiche sopra due nuove scienze, in cui si possono ravvisare i primiconcetti di base della Resistenza dei materiali. Nel XVIII Secolo l’introduzione delCalcolo infinitesimale e gli sviluppi della Meccanica consentirono di affrontare, si purin maniera frammentaria, molti problemi riguardanti il comportamento sotto caricoe a rottura degli elementi costruttivi. Alla fine del secolo si venne delineando la figuradell’Ingegnere e si vennero precisando, particolarmente in Francia, le basi della suaformazione, che si sarebbero trasmesse fin quasi ad oggi.Il terzo periodo, che va dall’inizio del XIX Secolo ai nostri giorni, vede la formulazione,appunto nel terzo decennio dell’Ottocento ad opera di studiosi quali Navier e Cauchy,di un modello matematico assolutamente generale, non accessibile direttamente conl’esperienza, dal quale, con i metodi della matematica, si possono dedurre tutta unaserie di risultati particolari di interesse ingegneristico, essi sì convalidabili con la speri­mentazione e, soprattutto, confermati dalla pratica costruttiva. A partire da esso nascela moderna Scienza del costruire, la cui evoluzione ricalca sostanzialmente il percorsodella maggior parte delle Scienze moderne. Essa si occupa dello studio del comporta­mento meccanico di materiali, strutture e costruzioni ed ha conosciuto un grandesviluppo negli ultimi due secoli, estendendo in misura estremamente rilevante i suoicampi di interesse e ricevendo negli ultimi decenni un notevole sviluppo anche per ladiffusione del calcolo automatico. Da essa sono derivate, dopo la rivoluzione industriale,discipline specifiche quali l’Ingegneria strutturale, legata allo sviluppo della tecnica,con particolare riferimento al calcolo delle costruzioni a scheletro indipendente e l’In­gegneria sismica la cui affermazione vede oggi concretizzarsi su basi razionali la vecchiaaspirazione dei costruttori di proteggere le loro realizzazioni dal pericolo del terremoto,drammaticamente incombente su molte regioni del Pianeta.

(U.R.)

Autori: Francesco Asdrubali, GiorgioBeccali, Maurizio Cellura, Fabri­zio Cumo, Umberto Di Matteo,Franco Gugliermetti

Editore: CELID, TorinoAnno: 2012Prezzo € 28,00CD allegato

Autori: Alfredo SollazzoEditore: Adda Editore, Bari ISBN 978­88­7661­978­6, Anno: 2012Prezzo € 10,00

Sala di letturaPerché un ingegnere biomedico in Direzione sanitaria?

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N. 1 - Gennaio 2013 il GIORNALE dell’INGEGNERE 13

dott. ing. Fabio Piraino

A premessa di queste brevepanoramica è necessario ri-cordare che la Direttiva89/106/CEE, ha ormai pochialtri mesi di cogenza.La necessità di adeguarsi almutevole tessuto economicoin termini di potenzialità enuove tecnologie adottate daiproduttori di materiali edili hadifatti portato il ParlamentoEuropeo alla stesura del nuo-vo Regolamento UE305/2011 - CPR che dal pri-mo luglio andrà a sostituirel'attuale e vigente Direttiva89/106/CEE – CPD.Pur mantenendo lo scopo ela finalità della CPD, il nuovoRegolamento, che dovrà im-mediatamente essere recepitodagli Stati membri, introducealcune importanti novità re-lative alla sostenibilità del pro-dotto e permette una maggior"flessibilità" dei requisiti chele organizzazioni dovranno ri-spettare in funzione delle pro-prie capacità e potenzialità. Partiamo quindi dalla presen-tazione del panorama cogentepassato e presente per per-metterci di capire meglioquello che sarà il panoramafuturo.

DIRETTIVAPRODOTTI DACOSTRUZIONE89/106/CEEL’emanazione di una Direttivanasce dall’esigenza di libera-lizzazione del mercato euro-peo finalizzata alla rimozione

In attesa del nuovo Regolamento UE 305/2011“ripassiamo” la direttiva 89/106/CEE

dott. ing. Francesca Lubelli

Con l’entrata in vigore nel 2009 delleNorme Tecniche per le costruzioni – DM14 gennaio 2008, un testo normativo im-prontato al più moderno indirizzo di nor-mazione prestazionale piuttosto che pre-scrittiva, si sono definite regole e pro-cedure per identificare in modo chiaro ilivelli di sicurezza delle costruzioni inmodo da poter definire con un maggiorgrado di correttezza la durabilità dell’ope-ra, definita come conservazione delle ca-ratteristiche fisiche e meccaniche dei ma-teriali e delle strutture. Tra tutti i materialicoinvolti dalle NTC 2008 quelli appar-tenenti alla filiera dell’acciaio assumonoun ruolo di particolare rilevanza in ter-mini di controlli ed adempimenti legi-slativi che devono essere soddisfatti alfine di poter ritenere un materiale idoneoall’utilizzo per il quale questo è stato con-cepito. Gli attori coinvolti avranno ob-blighi e vincoli differenti in funzione dellostep nel quale concorrono durante il pro-cesso di lavorazione del prodotto. Così,se da un lato le piccole e medie officineche producono le barre di armatura daannegare nel calcestruzzo dovranno es-sere in possesso di una qualifica nazionalerilasciata dal Servizio Tecnico Centraledel MIT (fig. 1), dall’altro le grandi fon-derie ed acciaierie avranno bisogno diun certificato di Marcatura CE di con-trollo di produzione di fabbrica rilasciatoda un Organismo Notificato ai sensi dellaDirettiva 89/106/CEE (fig. 2). Le NTC 2008 introducono il concettodi Centri di trasformazione definendoli

come segue: “Si definisce Centro di trasformazioneun impianto esterno alla fabbrica e/o alcantiere, fisso o mobile, che riceve dalproduttore di acciaio elementi base (barreo rotoli, reti, lamiere o profilati, profilaticavi, ecc.) e confeziona elementi struttu-rali direttamente impiegabili in cantiere,pronti per la messa in opera o per suc-cessive lavorazioni.” (Cap. 11 p.to 3.1.7)Come esempio di Centro di Trasforma-zione, si considerano:n le officine che eseguono la presago-matura delle barre d’acciaio, ossia quelleorganizzazioni che ricevono il tondino

d’armatura all’esterno di un cantiere, inun impianto che può essere fisso o mo-bile e lo lavorano (tagliano, piegano, le-gano, assemblano…);n le officine di carpenteria metallica, ov-vero quegli impianti che ricevono profilie/o lamiere all’esterno di un cantiere, inun impianto che può essere fisso o mo-bile e lo lavorano (tagliano, calandrano,saldano, assemblano…) per la produzio-ne di lamiere grecate e profilati formatia freddo.E per continuare, i centri di prelavora-zione di componenti strutturali, le officinedi produzione di carpenterie metalliche,le officine di produzione di elementi strut-

La filiera e i controlliAcciaierie, centri di trasformazione, carpenterie e cantieri

segue a pag. 15

segue a pag. 15

fig. 1

fig. 2

Davide Canevari

Apartire da questo nu-mero il Giornale del-l’ingegnere pubbliche-

rà una serie di dossier di ap-profondimento dedicati ai piùimportanti materiali destinatial settore delle co-struzioni (soprattut-to i più innovativi),con l’obiettivo dipromuoverne laconoscenza tecni-co-economica e ilcontesto competi-tivo.Il primo materialepreso in esame è l’acciaio, eper questo abbiamo incon-trato il direttore generale diFederacciai, Flavio Bregant(nella foto).

Ingegner Bregant, in un re­cente intervento il presidentedi MadeExpo, Andrea Negri,ha dichiarato: “Nel settoredell'edilizia le innovazioni cisono, manca però una culturaapplicativa e conoscitiva del­l'innovazione stessa. E così,da molti punti di vista il com­parto si trova ancora all'etàdella pietra”. Condivide que­sta affermazione per i pro­dotti d’acciaio destinati allecostruzioni?Considero l’affermazione unpo’ provocatoria; anche inanni recenti, importanti passiavanti sono stati fatti. Tuttaviaesprime un concetto di fondoche condivido. La diffusionedell’informazione e la sensi-bilizzazione nei confronti dichi costruisce le case (ma an-che di chi, poi, le commer-cializza) deve essere sempreconsiderata una priorità.

Coglie un po’ di sorpresa il ri­ferimento agli agenti immo­biliari…E perché? Oggi quando unaagenzia presenta al potenzialecliente un immobile (che siacivile, industriale o commer-ciale) si limita a descriverneil prezzo, la metratura, il po-sizionamento. Di recente, èentrata in gioco, tra le varia-bili, anche la certificazioneenergetica, che può incideresul valore finale di vendita. Anessuno, però, verrebbe inmente di aggiungere che lacostruzione è sicura perchérealizzata secondo determi-nati criteri antisismici, oppuredi qualità superiore in quantorealizzata solo con materialigarantiti. Eppure, potrebbetrattarsi di dati molto impor-tanti, anche da un punto divista commerciale.

Mi viene da osservare che néchi vende l’immobile né chilo compra è minimamentepreparato ad un simile discor­so.Appunto. È per questo cheoccorrerebbe insistere mag-giormente sulla diffusione di

una cultura della qualità inedilizia.

Insomma, le tecniche inno­vative vengono anche messein pratica, i materiali avanzatisono utilizzati… ma poi spes­so non sono adeguatamente

valorizzati in termi­ni di comunicazionelungo l’intera filie­ra.I margini di miglio-ramento in fase diapplicazione ci so-no e sono anchenotevoli. Questo èchiaro. Ma l’aspetto

della diffusione è altrettantoimportante. C’è poi una que-stione strutturale che nonpuò essere trascurata. Finchénegli appalti si continuerà aragionare solo in termini dicosto più basso possibile, nonne usciremo mai. È difficileconciliare qualità, innovazio-ne, applicazione di nuove tec-niche e materiali, con il con-cetto di risparmio tirato al-l’osso.

Che poi vero risparmio non è… Assolutamente. Quando ba-sta una scossa sismica di lieveentità per lesionare un edificioe gli interventi di ripristino, aquel punto, sono molto piùelevati rispetto alla cifra checi si era illusi di risparmiare,non si può certo dire che lacorsa al ribasso sia stata unbuon affare.

Cosa si intende nel vostrocomparto per materiali avan­zati e come convivono questicon i tradizionali?Questo tema si ricollega di-rettamente al precedente. In-nanzitutto dobbiamo pensareche il nostro settore è in con-tinua evoluzione. Alcuni ma-teriali che oggi sono consi-derati tradizionali solo diecianni fa erano consideratiavanzati. Allo stesso modo imateriali avanzati di oggi tradieci anni saranno consideratitradizionali. Nel nostro cam-po l’innovazione si fa su variaspetti: può riguardare il pro-dotto, certamente, ma ancheil ciclo produttivo, la ricicla-bilità a fine vita, la riduzionedelle emissioni in atmosferadurante la produzione o la la-vorazione, il rispetto di par-ticolari requisiti qualitativi oambientali… È agendo suqueste variabili che si può di-stinguere e qualificare il pro-prio prodotto rispetto aglistandard generali, rendendolo– appunto – avanzato.

Qual è oggi la capacità di in­novazione dell’Italia in questosettore? E dell’Europa nelcontesto mondiale?Direi che la nostra capacitàdi innovazione è un gradinoal di sopra degli altri!

Intervista all’ingegner Flavio Bregant,direttore generale Federacciai

“Acciai per l’edilizia:le aziende italiane sono al top dell’innovazione”

segue a pag. 14

Tabella 1

Acciaio ORGANO UFFICIALE ANGAISA (Associazione Nazionale Commercianti Articoli Idrotermosanitari, Climatizzazional

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Page 14: Alla scoperta di “Veneto City” - casaeclima.com 01_2013_mr.pdf · 2 il GIORNALE dell’INGEGNERE N. 1 - Gennaio 2013

Può sembrare un po’ autore­ferenziale come giudizio…È un’obiezione plausibile, masono i fatti a dircelo. L’Italiadeve operare in un contestoche presenta numerosi svan-taggi competitivi. Il più evi-dente, anche rispetto ai nostriprincipali concorrenti europei,riguarda il costo dell’energia.Per quanto riguarda il mercatodel lavoro, siamo abbastanzaallineati con il resto dei Paesicomunitari; ma certo lo stessonon si può dire se si allarga ilconfronto alle nazioni emer-genti. Analogo discorso valeper le normative ambientali,che nella UE sono particolar-mente severe. C’è poi il temadelle relazioni internazionali.L’Unione europea si deveconfrontare con Paesi che gio-cano con regole molto diver-se: sono meno aperti ai com-merci internazionali e decisa-mente più di manica largaquando si tratta di proteggereo di promuovere le proprieproduzioni interne, fino a spin-gersi nel dumping.

Tornando alla capacità di in­novazione?Ebbene, se in un contesto cosìdifficile per l’Europa in gene-rale, e per l’Italia in particolare,riusciamo ancora ad esserecompetitivi e abbiamo realtàindustriali vive, vitali e presentisui mercati internazionali, si-gnifica davvero che la nostracapacità di innovare è di as-soluto rilievo.

Scendiamo più nel dettaglio.Con riferimento al tondino percemento armato, spicca labassa quota di interscambio ­export 39 per cento della pro­duzione, import 5 per centodel consumo ­ rispetto ad altriprodotti. Come si spiega?Semplicemente, con la crisidell’edilizia. Il mattone è fermoe il tondino subisce di conse-guenza il blocco di questomercato: se non si costruiscenon si produce e non si im-porta. In altri periodi, quandoil nostro settore delle costru-zioni era molto più vitale, i da-ti di interscambio erano deci-samente diversi, anche conpenetrazioni di altri Paesi co-me ad esempio la Turchia,uno dei concorrenti più temi-bili, sul mercato sia dei pro-dotti finiti che delle materieprime. Quanto all’export, nondobbiamo dimenticarci che lacultura del cemento armato èessenzialmente mediterranea.Nel Nord Europa e nel NordAmerica tendono a prevalereanche altri modelli costruttivi.Tra l’altro, proprio i Paesi me-diterranei stanno facendo piùfatica ad uscire dalla crisi; dun-que lo stallo dell’edilizia nonè solo una questione italiana.D’altra parte il valore del pro-dotto non ci consente di ag-gredire mercati emergenti mapiù lontani – penso, ad esem-pio, al Brasile – dove la ripresaè comunque partita. Negli anni scorsi, nel pieno delboom asiatico, e in condizionimonetarie e finanziarie diverse,importanti flussi di export sierano indirizzati verso la Cina.Ma quello non poteva certoessere considerato un casostrutturale. La Cina si è prestoorganizzata per coprire con

produzioni interne il propriofabbisogno e ora, anzi, si trovaa dover gestire una sovrappro-duzione.

Quindi si va delineando unaminaccia, in termini di prodottiextra UE a basso prezzo?Penso che non possa essereconsiderato solo un rischio:ormai è una certezza. Ci so-no due aspetti da prende-re in considerazione. LaCina – e lo stesso valeper l’India – aveva taratoi propri cicli produttivisull’ipotesi di continuarea crescere con i ritmi deglianni migliori. Adesso che ilPIL cinese ha un po’ rallentatoil tasso di sviluppo, si è andatadelineando l’esigenza di tro-vare sbocco nell’export perparte della produzione. Maquesta è una normale questio-ne di mercato. L’altro aspettoè sicuramente più critico: lanostra Unione Europea – loabbiamo già accennato in pre-cedenza – è campione mon-diale in termini di apertura neiconfronti degli altri Paesi. I

quali però, soprattutto quellidell’area BRICS, rispondonocon barriere commerciali eforti incentivazioni alle proprieproduzioni interne.

Di fatto drogano il mercato.È per questo che l’Europa do-vrebbe ristrutturare i suoi si-

stemi di salvaguardia inun’ottica di recipro-

cità: chi lavora in

dumping non può essere con-siderato alla pari di chi operasecondo le regole del liberomercato. Dobbiamo impararea difenderci dalle aggressionisleali!

Cambiamo settore. Nel casodelle lamiere a caldo si eviden­zia ­ invece ­ l’alta quota di in­terscambio: export al 69 percento della produzione, im­port al 29 per cento dei con­sumi. Buone anche le perfor­mance dei prodotti lunghimercantili: export 30 per centodella produzione, import 29per cento dei consumi. Comesi spiega questa differenza ri­

spetto al tondino per cementoarmato?Sono segmenti che vanno incomparti diversi, che non silimitano a soddisfare la soladomanda per edilizia e che

hanno mercati di sbocco so-prattutto all’estero già oggi inripresa.

Anche in questo caso si puòleggere una minaccia da partedei prodotti extra UE a bassoprezzo?Vale quanto detto in prece-denza. Nel settore acciai il ri-schio – anzi la certezza – diuna crescita dei flussi di im-port a condizioni non di paritàvale per tutte le tipologie diprodotto.

Tornando ad una visione di in­sieme, la marcatura CE deiprodotti da costruzione costi­tuisce una barriera all’entrataper le produzioni extra UE?No, di per sé non è affatto unabarriera. È solo un requisitodi qualità, che in prima analisinon esclude nessuno e chetutti i produttori terzi possonosoddisfare. È solo uno stan-dard di prodotto, una garan-zia, un attestato di regolarità.Ma non deve essere confusocon una sorta di denomina-zione di origine.

La richiesta della certificazioneper i centri di servizi (taglio epiegatura a disegno del tondi­no, costruzione di travi salda­te, eccetera) costituisce un’ef­fettiva barriera a difesa dellaqualità?Solo la certificazione di tuttigli anelli della catena produt-tiva va nella direzione dellavera promozione della qualità.Credo che nel nostro settorenon basti un solo approccioalla qualità. Serve una qualitàlegata al prodotto, che si ot-tiene attraverso la certificazio-ne e la marcatura. Magari – ricollegandomi alladomanda precedente – ancheattraverso un apposito attesta-to di origine europea o il ri-conoscimento del rispetto dinorme ambientali più strin-genti attraverso una certifica-zione ad hoc. Ma occorre pu-re un discorso qualitativo le-gato a chi mette in opera e in-stalla. Anche il migliore deimateriali, se male utilizzato,non può ottimizzare le propriecaratteristiche.

14 il GIORNALE dell’INGEGNERE N. 1 - Gennaio 2013

segue da pag. 13

Intervista all’ingegner Flavio Bregant, direttore generale Federacciai

“Acciai per l’edilizia: le aziende italiane sono al top dell’innovazione”

La marcatura CE dei prodottida costruzione non costituisce

una barriera all’entrata per leproduzioni extra UE. È un requisito diqualità che tutti i produttori terzipossono soddisfare

L’Italia dell’acciaio è – certa-mente – una piccola realtà inconfronto a colossi come laCina, il Giappone o gli StatiUniti. Tuttavia, parafrasandoun noto passaggio dei Pro-messi Sposi manzoniani, sa-rebbe un errore considerareil nostro Paese come un vasodi coccio tra vasi di ferro.Non solo molte delle nostreproduzioni possono essereconsiderate all’avanguardia intermini di innovazione e qua-lità. Ma anche, la dinamicadelle produzioni ha mostratosegnali più che incoraggiantitra il 2009 e il 2011. È quantorisulta chiaramente dal reportLa siderurgia italiana in cifre2012, realizzato da Federac-ciai. Ecco alcuni dati. La pro-duzione nostrana di acciaio èpassata da poco meno di 20milioni di tonnellate del 2009a quasi 29 milioni del 2011con una crescita del 44,8 percento (sensibilmente superio-re rispetto a quella registrataa livello planetario: più 23 percento). Trainante è stato il set-tore dei laminati a caldo pianicon un progresso del 59 percento che raggiunge il 73 percento nello specifico dei coils.Più tiepida la dinamica nel ca-so dei laminati a caldo lunghi(più 16 per cento) le cui op-portunità di crescita sono sta-te raffreddate dal tondino percemento armato, l’unica tipo-logia di prodotto che resta inforte sofferenza (meno 10 percento la produzione tra il2009 e il 2011). Volano, inve-ce, i laminati mercantili (più67 per cento) e non mancanole soddisfazioni anche per lavergella (più 11 per cento) oper travi, rotaie e armamento(più 7 per cento). L’edilizia è dunque la pecoranera, in un Paese che, comun-que, anche in numerosi altrisettori non sembra avere an-cora innestato la ripresa.I livelli attuali di produzione- come detto quasi 29 milionidi tonnellate a fine 2011 - so-

no superiori rispetto ai valorimedi di riferimento degli ul-timi 20 anni: meno di 26 mi-lioni di tonnellate nel 1990,meno di 28 nel 1995, menodi 26 nel 2010. Va però se-gnalato come si sia eviden-ziata - sempre negli ultimi 20anni - una razionalizzazionedei siti produttivi scesi dalle68 unità del 1990 alle 42 difine 2011. Ancora qualchedettaglio su specifiche produ-zioni. Per quanto riguarda ilaminati a caldo (sempreprendendo come anno di ri-ferimento il 2011) la quotaparte più elevata in peso ri-guarda i coils (42,7 per cento).A seguire i laminati mercantili(15,4 per cento), la vergella(14,3 per cento), il tondinoper cemento armato (13,1 percento), le lamiere da treno(9,4 per cento). Venendo aiprodotti a freddo e rivestiti,le lamiere a freddo copronoil 53,7 per cento della produ-zione, le lamiere zincate il

37,9. Trascurabile il peso spe-cifico degli altri prodotti rive-sti. Guardando alla dinamicadell’import/export di prodottisiderurgici negli ultimi 20 anniemergono alcuni spunti inte-ressanti. Partendo dal “mini-mo storico del 1993 (menodi 10 milioni di tonnellate) leimportazioni sono state ten-denzialmente crescenti per iquindici anni successivi, finoa raggiungere il picco del2007 (oltre 27 milioni di ton-nellate). A quel punto si è ve-rificata una brusca inversionedi tendenza, culminata con lafase di crisi planetaria nel2009 (meno di 15 milioni ditonnellate). In seguito è ini-ziata una nuova fase di espan-sione che ha portato alle so-glie delle 20 milioni di ton-nellate di import annuo a fine2011.La curva delle esportazionisiderurgiche non è tutto som-mato diversa, anche se i valoriassoluti sono leggermente in-

feriori. Dal 1990 al 2003 levendite del Made in Italy si-derurgico si sono mantenuteall’interno della forchetta 10-15 milioni di tonnellate/anno.Poi, una brusca accelerazionefino al picco del 2007, quandoè stata ampiamente superatala soglia dei 20 milioni di ton-nellate. Un successivo ripie-gamento fino al 2009 ha an-ticipato una nuova fase di cre-scita. Incrociando i valori diimport ed export, in tutti i 20anni presi in esame la nostrabilancia commerciale è sem-pre risultata in “passivo” conla sola eccezione del 1993. Vaperò detto che negli ultimi treanni il differenziale tra impor-tazioni ed esportazioni si èpraticamente azzerato.Si era fatto cenno in prece-denza al ruolo “marginale”dell’Italia – limitatamente aivolumi prodotti – nel conte-sto mondiale. Anche in que-sto caso forniamo qualche ul-teriore dato di insieme permeglio definire le grandezzein gioco e il peso specifico deiprincipali attori del mercatomondiale dell’acciaio. La Ci-na, non certo a sorpresa, sba-raglia la concorrenza con ol-tre 683 milioni di tonnellatee una quota pari al 45 percento della produzione mon-diale. Restando nel continenteasiatico, si segnalano anche il

Giappone (in seconda posi-zione con oltre 107 milioni ditonnellate e uno share del 7per cento), l’India (quarta conuno quota mercato del 4,7per cento) e la Corea del Sud(con valori appena al di sottodi quelli indiani, ma in fortecrescita: più 41 per cento insoli due anni).Altri protagonisti di assolutorilievo sono gli Stati Uniti, ter-zi al mondo per livelli di pro-duzione e capaci di incremen-tare l’output di acciaio di ben48 punti percentuali in solidue anni. Russia (quina posi-zione), Germania (settima) eUcraina (ottava), nell’ordine,sono i punti di riferimento inEuropa, mentre il Brasile (no-no) si mette in luce nel con-testo Sudamericano. E c’è dascommettere che l’impulsoalle grandi opere dato daiprossimi mondiali di calcio edalle Olimpiadi carioca nonfarà che aumentare ulterior-mente gli attuali livelli pro-duttivi.La Turchia, al decimo posto,precede l’Italia che deve ac-contentarsi di una quota mer-cato inferiore al 2 per cento.Il nostro Paese produce in unanno intero quello che la Ci-na sforna in sole due settima-ne. Fortuna che la sfida glo-bale non si gioca solo in ter-mini di quantità!

Produzione di acciaio: la “piccola Italia” tieneLa produzione di acciaio in Italia (migliaia tonnellate)Prodotti 2009 2010 2011 var. 2011/2009

Ghisa 5.687 8.557 9.837 73,0Acciaio 19.842 25.750 28.735 44,8

Laminati a caldo lunghi 11.145 12.161 12.888 15,6Travi, rotaie e armamento 1.133 1.179 1.210 6,8Tondino per cemento armato 3.976 3.315 3.571 ­10,2Vergella 3.518 3.941 3.891 10,6Laminati mercantili 2.518 3.726 4.215 67,4Laminati a caldo piani 9.101 12.615 14.431 58,6Coils 6.745 9.973 11.669 73,0Larghi piatti 155 167 189 21,9Lamiere a caldo da treni 2.201 2.476 2.573 16,9

Fonte: Federacciai

I grandi produttori mondiali di acciaio grezzo (2011 ­ migliaia ton)Paese 2009 2010 2011 var. 2011/2009

Cina 577.070 637.400 683.883 18,5Giappone 87.534 109.599 107.601 22,9Stati Uniti 58.196 80.495 86.398 48,5India 63.527 68.321 71.260 12,2Russia 60.011 66.942 68.852 14,7Corea del Sud 48.572 58.914 68.519 41,1Germania 32.670 43.830 44.284 35,5Ucraina 29.855 33.432 35.332 18,3Brasile 26.506 32.928 35.205 32,8Turchia 25.304 29.143 34.103 34,8Italia 19.842 25.750 28.735 44,8Mondo 1.235.836 1.429.125 1.516.814 22,7

Fonte: Federacciai

Quota % di produzione sul totale mondialeCina 45,1Giappone 7,1Stati Uniti 5,7India 4,7Russia 4,5Corea del Sud 4,5

Germania 2,9Ucraina 2,3Brasile 2,3Turchia 2,2Italia 1,9Altri Paesi 16,8

Fonte: Federacciai

Acciaio

Giornale 01_2013_Layout 6 18/01/13 20.02 Pagina 14

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N. 1 - Gennaio 2013 il GIORNALE dell’INGEGNERE 15

delle barriere tecnico-econo-miche attraverso l’armonizza-zione delle norme e delle re-gole tecniche vigenti nei sin-goli Stati membri.

Nel panorama specifico deimateriali da costruzione, la Di-rettiva 89/106/CEE – CPD(Construction products Direc-tive), emessa dalla ComunitàEuropea il 21 dicembre 1988e recepita in Italia DPR n° 246del 21/04/2006, definisce lecaratteristiche e le responsa-bilità degli organismi deputatiad accertare la corretta appli-cazione delle prescrizioni pre-senti nei documenti tecnici re-datti, regolando l’immissionedei prodotti da costruzionenello spazio economico euro-peo. Essa nasce dalla necessitàdi definire in maniera univocale caratteristiche fisiche e mec-caniche di “qualsiasi prodottofabbricato al fine di essere per-manentemente incorporato inopere di costruzione, le qualicomprendono gli edifici e leopere di ingegneria civile” –Art. 1 Direttiva 89/106/CEE.Risulta semplice giungere allaconsiderazione che i prodottida costruzione sono molteplicie tra i più svariati, come ripor-tato nella tabella 1 (a pag.14).

La commercializzazione el’utilizzo dei prodotti da co-struzione nell'Unione Europeasono regolati, secondo l’alle-gato I della Direttiva, da seirequisiti essenziali:• resistenza meccanica e sta-bilità, • sicurezza in caso di incen-dio,• rispetto per l’igiene, • salute e ambiente, • sicurezza nelle fasi di lavo-razione,

• economia energetica e coi-bentazione termica.

Il marchio CE assicura quindila conformità a quelli che so-no i requisiti essenziali definitidalle norme armonizzate, re-golamentazioni valide in tuttolo spazio economico europeo,a cui la legislazione nazionalenon può opporsi in alcun mo-do.L’emissione di una NormaArmonizzata ha come primafase, l’invio dei Mandatiemessi dalla CommissioneEuropea al Comitato Euro-peo per la Normalizzazione(CEN), per la stesura di unaserie di norme relative a spe-cifici prodotti per determinatiusi. Il CEN incarica specificiGruppi di Lavoro Tecnico perredigere le norme richiesteche una volta stese, diventanoobbligatorie negli stati Mem-bri dopo la pubblicazione in

GUCE, (Gazzetta Ufficialedella Comunità Europea).In GUCE viene indicato un

periodo di coesistenza ovveroun periodo di tolleranza, su-perato il quale la MarcaturaCE del prodotto diventa ob-bligatoria e nessun altra legi-slazione può sostituirla o an-nullarla.Nel caso di prodotti per i qualinon esista né una norma ar-monizzata, né una norma na-zionale riconosciuta, né unMandato alla CommissioneEuropea per la stesura di unapossibile norma, è possibileaccordare un Benestare Tec-nico Europeo, ovvero una va-lutazione tecnica dell’idoneitàdi un prodotto per l’impiegoprevisto fondata sulla corri-spondenza ai requisiti essen-ziali per le opere in cui il pro-dotto deve essere incorporato.La Norma armonizzata di ri-ferimento per lo specifico pro-

dotto (EN 1234XX:2013),chiarisce quali sono le carat-teristiche del prodotto, le pro-cedure da applicare, gli attoricoinvolti nel processo di mar-catura e le informazioni cheaccompagnano la MarcaturaCE.La struttura di una norma ar-monizzata inquadra innanzi-tutto il campo di applicazionedefinendo nello specifico imateriali coinvolti e fornendoi riferimenti normativi di so-stegno per la definizione dellecaratteristiche fisiche e mec-caniche attraverso le prove dilaboratorio necessarie; forni-sce le regole per l’apposizionedella Marcatura CE; si svilup-pa poi in allegati, tra cui, me-rita particolare attenzione l’al-legato ZA. Attraverso questa appendiceciascuno Stato Membro deveindividuare, tra quelle indicatedal mandato della commis-

sione europea, le caratteristi-che rilevanti applicabili sulproprio territorio e i relativivalori limite obbligatori; talicaratteristiche e le relative pre-stazioni (nel rispetto dei limitiobbligatori) devono accom-pagnare la Marcatura CE.

Tale Allegato è generalmentecostituito da 3 prospetti:

n ZA.1: Caratteristiche e re-quisiti rilevantiDescrive le caratteristiche es-senziali e/o requisiti rilevantiche il prodotto deve possede-re per dichiararne la confor-mità alla norma armonizzata. Non tutti i paragrafi della nor-ma armonizzata sono difattiobbligatori, in questa sezionesi definiscono quali lo sono equali no definendo quelle chesono le minime informazioniche per legge devono accom-pagnare una Marcatura CE.

In questa prima parte si defi-niscono quelli che devono es-sere i requisiti minimi neces-sari per l’apposizione dellaMarcatura CE. Rappresentalo specchietto guida per il fab-bricante che deve marcare CEi suoi prodotti e fornisce le in-formazioni relative alle normea cui riferirsi per l’effettuazionedelle prove

n ZA.2: Sistemi di Attesta-zione della Conformità Identifica il sistema di attesta-zione della conformità da ap-plicare per la marcatura CEdel prodotto in relazione allecaratteristiche e/o agli usi pre-visti

In questa parte dell’allegato sidefiniscono gli attori coinvoltinel controllo di produzionedi fabbrica (FPC) e quali iruoli che ciascuno deve assol-vere per il completamentodell’iter di certificazione. L’at-tore principale del processo èil fabbricante ovvero colui cheimmette nel mercato il pro-dotto soggetto a MarcaturaCE, egli dovrà interfacciarsi

con gli Organismi di Certifi-cazione, con gli Organismi diIspezione e con i laboratori diprova. Tra le responsabilità del fab-bricante (o del suo mandata-rio) vi è quella di redigere l’at-testato di conformità del pro-dotto per il quale è stato ri-chiesto l’iter di certificazionedel Controllo della Produzio-ne di Fabbrica. Al p.to 2 dellasezione sono elencate le mi-nime informazioni da inserirsinella dichiarazione, che ov-viamente risulterà completasolo dopo l’emissione del cer-tificato di cui riporterà il nu-mero.

Le responsabilità ed i compitidi ciascun player coinvolto nelprocesso sono stabilite in baseal AoC definito dalla NormaArmonizzata di riferimento esono mostrate nel quadroriassuntivo in tabella. 2.

n ZA.3: Marcatura ed Eti-chettatura CE Questa ultima sezione defini-sce le modalità per l’apposi-zione della marcatura CE eper l’etichettatura sul prodot-to. Fornisce esempio di eti-chette e documenti di traspor-to ai fini di uniformarli e ren-derli più facilmente confron-tabili.

Sulle etichette dovrà esseresempre presente il numero delcertificato che è univocamen-te attribuito dall’OrganismoNotificato ad ogni singolo sitoproduttivo. Tutti i certificatisono registrati all’interno diun registro pubblico che vieneinviato con frequenza almenomensile alle autorità compe-tenti. La totale trasparenza diqueste informazioni ed il con-tinuo controllo delle autoritàcompetenti fornisce garanziadi autenticità sia al fabbricanteche all’utilizzatore finale delprodotto.

dott. ing. Fabio PirainoIndustrial Products Certification

Bureau Veritas Italia

Regolamento UE 305/2011e direttiva89/106/CEE

segue da pag. 13

turali di serie (es. struttureportanti, scale esterne diemergenza, ecc…) e le offici-ne per la produzione di bul-loni e chiodi. Non rientranoinvece nella definizione diCentri di Trasformazione, co-loro che ricevono direttamen-te in cantiere il tondino e al-l’interno di questo cantiere lolavorano (tagliano, piegano,legano, assemblano…).Nella definizione di centro ditrasformazione, si sottointen-de il concetto di luogo di la-vorazione e con un approcciorispettoso degli schemi di ge-stione della qualità, si impon-gono una serie di controlli ne-cessari per garantire la per-manenza delle caratteristichemeccaniche e geometrichedel materiale originario. I con-trolli devono essere effettuatisecondo le disposizioni ripor-tate per ogni tipologia di ac-ciaio. I centri di trasformazione so-no tenuti a dichiarare al Ser-vizio Tecnico Centrale la loroattività, indicando l’organiz-zazione, i procedimenti di la-vorazione, le massime dimen-sioni degli elementi base uti-

lizzati, nonché fornire copiadella certificazione del sistemadi gestione della qualità chesovrintende al processo di tra-sformazione. Ogni centro ditrasformazione dovrà inoltreindicare un proprio logo omarchio che identifichi inmodo inequivocabile il centrostesso. Nella dichiarazione de-ve essere riportato l’impegnoad utilizzare esclusivamente

elementi di base qualificatiall’origine.

PRESCRIZIONIRELATIVE AI CONTROLLISULL’ACCIAIOLe Norme Tecniche per leCostruzioni (cap. 11 p.to 3)prevedono tre livelli di con-trollo obbligatorie:n in stabilimento di produ-

zione sui Lotti di produzioneche si riferiscono a produzio-ne continua, ordinata crono-logicamente mediante appo-sizione di contrassegni al pro-dotto finito (un lotto di pro-duzione può essere compresotra 30 e 120 t)n nei centri di trasformazio-ne, da eseguirsi sulle forniture.Per forniture si intendono lottiformati da massimo 90 t, co-

stituiti da prodotti aventi va-lori delle grandezze nominaliomogenee.n di accettazione in cantiere,da eseguirsi sui lotti di spedi-zione, cioè su lotti formati damassimo 30 t, spediti in un'uni-ca volta, costituiti da prodottiaventi valori delle grandezzenominali omogenee.I controlli di accettazione incantiere sono obbligatori edevono essere effettuati su tresaggi ricavati da tre diversipannelli, nell’ambito di cia-scun lotto di spedizione. Ognifornitura in cantiere di ele-menti presaldati, presagomatio preassemblati deve essereaccompagnata:a) da dichiarazione, su docu-mento di trasporto, degliestremi dell’attestato di avve-nuta dichiarazione di attività,rilasciato dal Servizio TecnicoCentrale, recante il logo o ilmarchio del centro di trasfor-mazione;b) dall’attestazione inerentel’esecuzione delle prove dicontrollo interno fatte esegui-re dal Direttore Tecnico delcentro di trasformazione, conl’indicazione dei giorni neiquali la fornitura è stata lavo-rata. Quanto detto è valido qualoranon sia applicabile la Marca-tura CE ai sensi della Diret-tiva 89/106/CEE (NTC

2008, Cap. 11, p.to 3.1.2). Nelcaso in cui invece esista ed èstata pubblicata nella Gazzet-ta Ufficiale della ComunitàEuropea (GUCE) la NormaArmonizzata di riferimentoper il prodotto in questione,il produttore dovrà seguirel’iter certificativo per ottenereil certificato di Marcatura CE(di prodotto o di produzionedi fabbrica).E’ il caso della EN 1090-1 –Esecuzione di strutture di ac-ciaio e alluminio pubblicatain GUCE a dicembre 2010,utilizzabile ai fini della Mar-catura CE in regime volonta-rio a decorrere da tale data,ed obbligatoria per tutti i pro-duttori di elementi strutturaliin acciaio e alluminio a partiredal 1 luglio 2014. L’otteni-mento di un Certificato (Fig.4) del controllo di produzionedi fabbrica ai sensi della EN1090-1 (in base ai requisitipresenti nelle norme di sup-porto EN1090-2 ed EN1090-3 rispettivamente per gli ele-menti in acciaio ed alluminio)e di conseguenza la marcaturaCE, diventerà l’unico passa-porto valido per l’Italia e tuttolo spazio economico europeoper i manufatti strutturali.

dott. ing. Francesca LubelliIndustrial Products Certification

Bureau Veritas Italia

fig. 3 fig. 4

La filiera e i controlli

segue da pag. 13

Tabella 2

Giornale 01_2013_Layout 6 18/01/13 20.02 Pagina 15

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