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alla scoperta di come i giovani vivono la
montagna
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Report di ricerca del progetto “Mountain Like: alla scoperta di come i giovani vivono la
montagna”. Il progetto è stato realizzato nel corso del 2012-2013 dall’Istituto Regionale di
Studi e Ricerca Sociale, ideato e co-finanziato dall’ Accademia della Montagna del Trentino e
co-finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto
Team di ricerca:
Responsabile Scientifica: Prof.ssa Mariangela Franch, Università di Trento
Ricercatori: Dott.ssa Letizia Caporusso, Dott. Antonio Cristoforetti, Dott.ssa Francesca Gennai.
Ha partecipato alla realizzazione del presente documento Eugenia Lironcurdi, in qualità di
tirocinante della Facoltà di Sociologia dell’Università di Trento.
Si ringraziano per la disponibilità e la collaborazione prestata:
L’Associazione Pernici della Pioff
L’Istituto Ivo de Carneri di Civezzano
Il prof. Pietro Marzani e il prof. Pierluigi Novi Inverardi
Il presente rapporto è frutto di un lavoro a più mani al quale hanno preso parte tutti i
componenti del team di ricerca. Francesca Gennai e Antonio Cristoforetti ne hanno curato
l’editing.
3
INDICE
PARTE PRIMA: ................................................................................................................................................... 7
IL FRAMEWORK TEORICO DEL PROGETTO ....................................................................................................... 7
1° CAPITOLO .................................................................................................................................................. 8
LA MONTAGNA: LE SUE DEFINIZIONI E CARATTERISTICHE ......................................................................... 8
1.1 Definizioni di montagna ..................................................................................................... 8 1.2 La montagna di oggi e le sue problematiche .................................................................... 11
2° CAPITOLO: ............................................................................................................................................... 17
LE MONTAGNE DEL TRENTINO ED IL TURISMO MONTANO ...................................................................... 17
2.1 Le montagne del Trentino ................................................................................................ 17 2.2 Storia ed evoluzione del turismo montano ....................................................................... 19
2.3 Le attività in montagna .................................................................................................... 23 2.4 L’offerta ricettiva e le attrattive delle montagne trentine ................................................. 25
3° CAPITOLO: ............................................................................................................................................... 27
I GIOVANI TRENTINI: ................................................................................................................................... 27
DOVE VIVONO, I LORO VALORI ED IL TEMPO LIBERO ............................................................................... 27
3.1 I giovani sul territorio della provincia di Trento .............................................................. 27 3.2 I giovani trentini ed i loro valori ...................................................................................... 28 3.3 I giovani trentini ed il loro tempo libero .......................................................................... 31
3.4 I giovani e la montagna .................................................................................................... 35 PARTE SECONDA: ............................................................................................................................................ 37
IL FRAMEWORK METODOLOGICO DEL PROGETTO ........................................................................................ 37
4° CAPITOLO ................................................................................................................................................ 38
STUDIARE GLI ATTEGGIAMENTI PER CAPIRE I COMPORTAMENTI:........................................................... 38
CONCETTI E METODI ................................................................................................................................... 38
4.1 Gli atteggiamenti .............................................................................................................. 38 4.2 Misurazione degli atteggiamenti: la tecnica delle scale ................................................... 40
PARTE TERZA: .................................................................................................................................................. 43
FASI DELLA RICERCA ........................................................................................................................................ 43
5° CAPITOLO: ............................................................................................................................................... 45
LA COSTRUZIONE DEL QUESTIONARIO ED IL PRE TEST ............................................................................. 45
5.1 La raccolta delle informazioni per la costruzione del questionario ................................. 45
5.2 La definizione del questionario finale: il pre-test della batteria da 107 item ................... 47 5.3 Conclusioni ...................................................................................................................... 57
6° CAPITOLO: ............................................................................................................................................... 59
L’INDAGINE CATI ......................................................................................................................................... 59
6.1 L’indagine CATI ............................................................................................................... 59 6.2 Descrizione del campione ................................................................................................ 61
6.3 Distribuzioni di frequenza ................................................................................................ 63 6.4 Analisi fattoriale ............................................................................................................... 64
4
6.5 Costruzione degli indici sistemici .................................................................................... 66 6.6 Analisi bi variate .............................................................................................................. 67
6.7 Effetti multivariati ............................................................................................................ 71 PARTE QUARTA: .............................................................................................................................................. 76
RISULTATI DELLA RICERCA .............................................................................................................................. 76
7° CAPITOLO: ............................................................................................................................................... 77
CONCLUSIONI E SCENARI FUTURI ............................................................................................................... 77
BIBLIOGRAFIA .......................................................................................................................................... 83
5
INTRODUZIONE
Questa ricerca nasce per iniziativa e grazie al co-finanziamento dell’Accademia della Montagna del Trentino
e della Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto. L’idea della ricerca ha origine dall’ osservazione che molto
è stato scritto sul rapporto fra montagne trentine e turisti, poco invece si sa della relazione fra i giovani
trentini ed il loro territorio. La ricerca che ha avuto per titolo Mountain Like si è prefissata pertanto
l’obiettivo di rispondere alla domanda di ricerca: “quali sono gli atteggiamenti dei giovani trentini in
relazione alla frequentazione della montagna?”. Il presente documento, che costituisce il report del progetto,
è suddiviso in quattro parti.
La prima parte, composta dai primi 3 capitoli, ha la finalità di introdurre il framework teorico nel quale si
inserisce il progetto e è finalizzata a circoscrivere gli oggetti di studio della ricerca: la montagna del trentino
ed i giovani trentini. Alla montagna saranno dedicati i primi due capitoli, ai giovani il terzo. Il primo capitolo
è centrato sulla messa a fuoco del concetto di montagna e sulle problematiche e le dinamiche socio-
economiche che la coinvolgono. Il secondo capitolo è centrato sulla presentazione del territorio montano
trentino e delle caratteristiche del turismo montano, che si trova attualmente ad affrontare la sfida di attrarre
giovani (locali e turisti), sempre meno interessati alle attività all’area aperta e della montagna e sempre più
attratti dalla formula all-inclusive propria delle località balneari. Il terzo capitolo descrive il campione della
ricerca, composto da i giovani trentini di età compresa fra i 15 e i 30 anni, che costituiscono il 15,4% della
popolazione trentina fonte in nota. Accanto alle caratteristiche anagrafiche emerge che i valori centrali per i
giovani sono gli affetti familiari e gli amici ed il loro tempo libero è finalizzato allo svolgimento di attività
caratterizzate dall'interazione e dalla socializzazione, come andare in giro con gli amici in generale e in
particolare con uscite serali in locali quali bar, pub, discoteche o semplicemente girovagare per il centro città.
Poche sono le informazioni sui giovani e la montagna, quello che si può evincere dalla letteratura è che a
frequentare la montagna, privilegiando il periodo invernale, siano prevalentemente giovani con meno di 34
anni, in prevalenza maschi e fortemente orientati alla pratica sportiva.
La seconda parte della ricerca riguarda la presentazione del framework teorico. Per raccogliere le
informazioni utili per comprendere come i giovani trentini si relazionino con il contesto montano in cui
vivono, sono stati indagati i loro atteggiamenti verso la montagna. Come infatti verrà descritto nel paragrafo
dedicato nella ricerca psicosociale, è stata dimostrata una generale correlazione positiva tra atteggiamenti e
comportamento sociale, per la quale ad atteggiamenti positivi verso un oggetto corrispondono
comportamenti favorevoli e viceversa. Il capitolo si conclude con un focus sulla tecnica delle scale
funzionali a misurare l’atteggiamento.
Una volta presentati i concetti fondamentali della ricerca si apre la terza parte. Il quinto capitolo descrive la
modalità di raccolta delle informazioni per la costruzione del questionario. Messa da parte l’idea di realizzare
focus group territoriali e dopo la creazione di un forum virtuale, il team dei ricercatori ha usato la tecnica del
brainstorming per individuare gli item da inserire nel questionario da sottoporre a pre test. Le motivazioni
considerate nella costruzione del questionario sono state: dimensione emotiva; dimensione estetica;
dimensione delle risorse; dimensione del confronto; dimensione stagionale e climatica; dimensione
6
relazionale; dimensione delle attività; dimensione della salute e del rischio; dimensione della sfida;
dimensione culturale. Il pre-test, condotto su 302 giovani, ha portato gli item da 107 a 34 e il questionario
definito è stato sottoposto all’indagine CATI. Questa ha visto il coinvolgimento di 700 giovani (356 uomini e
344 donne) e dall’analisi dei dati raccolti sono emersi dei fattori che hanno la valenza di incentivare o frenare
la frequentazione della montagna. I fattori incentivanti sono: trarre una sensazione di beneficio psicofisico e
tradizione familiare, mentre i fattori che frenano sono: sentirsi di città; percepire l’assenza di confort e di
accesso alla rete; credere che la montagna sia riservata a pochi e sentire il bisogno di programmarsi.
Dall’analisi emerge che le donne nel loro modo di intendere la montagna tendono a trascurare i benefici
psicofisici; i più giovani e chi vive in zone rurali non di montagna si identificano maggiormente con la vita
cittadina, mentre al contrario, chi cresce in una famiglia dove i genitori hanno un titolo di studio basso tende
a sentirsi meno cittadino di chi cresce in un background culturale più avvantaggiato. Sono le donne, più
giovani e tutti coloro che vivono in zona rurale a lamentare maggiormente la mancanza di comfort
nell’esperienza di montagna. Sono i giovani residenti in montagna ad aver maturato un atteggiamento
positivo nei confronti di tale contesto come parte della loro tradizione familiare. La percezione che la
montagna sia un ambiente riservato a pochi è invece un atteggiamento diffuso in modo trasversale,
indipendentemente dal genere, dalla fascia d’età, dal luogo di residenza e dal background socioculturale della
famiglia. La necessità di programmazione, infine, è avvertita in misura maggiore dalle donne e da chi vive in
zone rurali in particolare nel versante orientale. I dati confermano che la montagna esercita una maggiore
attrattiva tra i maschi e tra chi è più vicino ai trent’anni che ai venti; chi già vive in montagna mostra un
approccio più consapevole, sia nei termini delle condizioni ideali per fruirne (avvertendo una maggiore
necessità di programmazione e un maggior senso di “elitismo” rispetto a chi vive in area urbana), sia dei
sacrifici che essa implica (mancanza di comfort), mentre il background culturale non appare esercitare un
effetto omogeneo sugli atteggiamenti presi in considerazione.
Nell’ultima parte del report sono presentati in dettaglio i risultati dell’indagine CATI ed alcuni interventi
possibili per contrastare l’effetto dei fattori frenanti.
7
PARTE PRIMA:
IL FRAMEWORK TEORICO DEL
PROGETTO
8
1° CAPITOLO
LA MONTAGNA: LE SUE DEFINIZIONI E CARATTERISTICHE
“Cos'è la montagna?
Non è un ammasso di pietre o un insieme di terreni ripidi o delle protuberanze
che si elevano per due, tre, ottomila metri.
La montagna è una cosa diversa, se la vediamo con l'anima”
(Corona, 2002: 19)
Questo capitolo è finalizzato all’esplorazione del concetto di montagna, passo fondamentale per circoscrivere
il campo di studio della nostra ricerca. Le due domande chiave sono: “che cosa si intende quando si parla di
montagna?” e “quali sono le problematiche odierne di chi vive in montagna?”. Muovendo da una ricerca
bibliografica sulla definizione di montagna, verrà chiarito dove “inizia” e dove “finisce” la montagna, quali
aspetti ed indicatori vengono considerati per la sua definizione, quali sono le caratteristiche statistico-
morfologiche e come è inquadrata a livello normativo ed amministrativo. Il secondo paragrafo sarà invece
rivolto alle problematiche che interessano la montagna ed alle dinamiche socio-economiche che la
coinvolgono. Quello che emerge dal capitolo è la polisemanticità del termine “montagna” che ci ha spinto a
circoscrivere il campo di indagine, e quindi considerare montagna i territori con un'altitudine sul livello del
mare uguale o superiore ai 600 metri. Le problematiche e le dinamiche presentate, che mettono in evidenza il
fenomeno dello spopolamento delle zone di montagna al quale si correla il fenomeno dell’invecchiamento
della popolazione, confermano l’interesse per i temi della presente ricerca.
1.1 Definizioni di montagna
Una prima definizione di montagna è quella di natura statistica. Nel 1948 l'ISTAT, con il compito di
elaborare il Catasto Agrario, compie1 una prima classificazione dei territori, distinti in base al criterio
altimetrico, ovvero secondo la quota rispetto al livello del mare, ed in funzione all'orografia, ovvero secondo
lo sviluppo verticale del rilievo. La suddivisione del territorio che ne deriva individua zone di montagna, di
collina e di pianura. Ai fini cartografici e statistici, con il termine "zona altimetrica di montagna" si intende:
“Il territorio caratterizzato dalla presenza di notevoli masse rilevate aventi altitudini, di norma, non inferiori
ai 600 metri nell'Italia settentrionale e 700 metri nell'Italia centro-meridionale e insulare, i cui pendii sono
definiti "forti" allorché superino il 20%. Le aree intercluse fra le masse rilevate, costituite da valli, altipiani
e analoghe configurazioni del suolo, s'intendono comprese nella zona di montagna” (Coleselli, 2012: 14).
Se, considerata la definizione dell’Istat, i comuni italiani sono in maggioranza classificati come montani
(51,9% degli 8.101 comuni, al 31 dicembre 2008). Tra questi, 655 sono parzialmente montani e i rimanenti
3.546 totalmente montani. I territori montani coprono nel complesso il 54,3% della superficie e influenzano
fortemente la distribuzione della popolazione: le aree montane sono infatti generalmente meno densamente
1 Una prima definizione di “zona agraria” viene fornita dall'ISTAT nel 1929, a seguire vengono pubblicate nel 1948 le
tavole delle Circoscrizioni statistiche.
9
popolate e in Italia vi risiede meno di un quinto della popolazione (18,2%). Al 1° gennaio 20102 le Comunità
montane, associazioni di comuni totalmente o parzialmente montani, sono 266, notevolmente ridotte in
numero rispetto agli anni precedenti (erano 358 nel 2006), più numerose nel Mezzogiorno (94) e nel Nord-
ovest (65).
A livello di normativa si inizia a parlare di zone montane in occasione delle disastrose alluvioni italiane del
19513, che mettono in evidenza lo stato di abbandono e di deterioramento del territorio montano e il rischio
che corrono anche i territori a valle, evidenziando il problema del mantenimento del territorio montano in
quanto fonte di sicurezza per tutto il territorio italiano ( De Vecchis, 2002). I primi interventi, infatti, mirano
a proteggere la montagna italiana, con il tentativo di delimitare la situazione di svantaggio che caratterizza
queste aree rispetto al restante territorio della penisola. La prima legge dove si definiscono i comuni
montani,“Provvedimenti in favore dei territori montani4”, risale al 1952: “I comuni posti per almeno l'80%
della loro superficie al di sopra dei 600 metri di altitudine sul livello del mare e quelli nei quali il dislivello
tra la quota altimetrica inferiore e quella superiore del territorio comunale non è minore di 600 metri, e nei
quali il reddito imponibile medio per ettaro non supera le 2400 lire”. I prezzi erano quelli del 1937-1939.
Nella definizione introdotta dalla legislazione italiana vengono inclusi, quindi, sia parametri fisico-
geografici, quali altimetria e pendenza, sia parametri economico-catastali, legati in particolare al settore
agricolo, portando ad associare l'ambiente montano al concetto di marginalità socio-economica (Ferlaino,
2002). La Costituzione omette di dettare una definizione rigorosa e univoca di montagna, di area montana e
di comune montano. Alcuni autori (Coleselli, 2012) affermano che tale incertezza legislativa ha provocato
negli anni un progressivo allargamento della montagna "legale". Basti pensare che al dicembre 2004 la
montagna legale arrivava a comprendere addirittura il 54% del territorio nazionale.
Il Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE) - organo consultivo dell'Unione europea per le proposte di
legge comunitarie - nel tentativo di dare un’uniformazione semantica alla nozione di "zona di montagna", nel
parere d'iniziativa CES 461/88 ne dà una definizione con carattere e finalità metodologiche e pratiche: “[una
zona di montagna] è una entità geografica, ambientale, socio-economica e culturale in cui gli svantaggi
derivanti dalla combinazione tra altitudine e altri fattori naturali debbono essere posti in relazione con i
condizionamenti socio-economici, con la situazione di squilibrio territoriale e con il livello di degrado
ambientale." Successivamente sono state proposte altre definizioni per le zone di montagna, come ad
esempio quella contenuta nell’articolo 18 del regolamento (CE) n. 1257/1999 sul sostegno allo sviluppo
rurale da parte del Fondo Europeo d'Orientamento e di Garanzia Agricola (FEAOG): “Le zone di montagna
sono quelle caratterizzate da una notevole limitazione delle possibilità di utilizzazione delle terre e da un
notevole aumento del costo del lavoro”, dovuti:
all'esistenza di condizioni climatiche molto difficili a causa dell'altitudine, che si traducono in un
periodo vegetativo nettamente abbreviato;
2 Fonte ISTAT: http://www3.istat.it/dati/catalogo/20120215_00/Noi_Italia_2012.pdf
3 La città di Trento e varie vallate del Trentino subirono ingenti danni per la fortissima alluvione nel 1966.
4 La legge del 25 luglio 1952, n.991.
10
all'esistenza nella maggior parte del territorio di forti pendii che rendono impossibile la
meccanizzazione o richiedono l'impiego di materiale speciale assai oneroso, indipendentemente dal
fattore altitudinale;
a una combinazione dei due fattori, quando lo svantaggio derivante da ciascuno di questi fattori presi
separatamente è meno accentuato, ma la loro combinazione comporta uno svantaggio equivalente.
Rimane, tuttavia, l'incertezza nell'individuazione dell'altitudine in grado di determinare condizioni climatiche
molto difficili e del concetto di forte pendio. In sostanza, che cosa si intenda per "molto difficile" e per "forti
pendii" è rimesso alla valutazione di ogni Stato Membro e di ogni Regione. Con la legge sull'ordinamento
degli enti locali si interviene in modo radicale sulla definizione di territorio montano; la legge 8 giugno 1990,
n.142, delega alle singole Regione la definizione di comune e di territorio montano.
All'interno dello scenario italiano, l’'Ente Italiano della Montagna5 è da tempo impegnato nello studio dei
criteri e nella definizione delle aree montane. L'EIM propone una “definizione aperta” di montagna, basata
su “alcune sue caratteristiche distintive, da precisare di volta in volta, in base alle esigenze e alla finalità
della definizione”. Lo spazio geografico è inteso come un continuum, sul quale non si può fissare nettamente
il limite fra territorio montano e territorio non montano (De Vecchis, 2004).
L'EIM considera montani “i comuni situati per il 70% della loro superficie al di sopra dei 500 metri di
altitudine sul livello del mare, ovvero i comuni che abbiano almeno il 40% della loro superficie al di sopra
dei 500 metri di altitudine sul livello del mare e nei quali il 30% del territorio presenti una pendenza
superiore al 20%; nelle regioni alpine il limite minimo di altitudine è di 600 metri.” L'EIM propone, inoltre,
una serie di indicatori utili a fornire una descrizione completa di montagna, non solo per quanto riguarda gli
aspetti fisici, ma anche per la situazione sociale, culturale, economica e demografica. Gli indicatori proposti
per la dimensione geografica e fisica sono altimetria, pendenza e clima; mentre gli indicatori socio-
economici, considerano la densità e la dinamica demografica e l'indice di vecchiaia. Inoltre, l'EIM ha
avanzato l'ipotesi di aggiungere un ulteriore indicatore, l'indicatore dell'accessibilità, che si lega a quello
della marginalità6.
D'altra parte, comunemente il termine montagna viene utilizzato per individuare le alture, i monti, i luoghi
montuosi, un ambiente naturale montuoso di particolare imponenza, “una massa grandissima di roccia e
terra di altezza elevata rispetto al livello del mare, caratterizzata da forti pendii e da un clima rigido” (De
Vecchis, 2004: 98). “La definizione di montagna non ha costituito mai un tema centrale nell'indagine
geografica, anche perché [...] i geografi hanno ricercato l'"individualità" di una regione per farne oggetto di
studio o, quando hanno posto la loro attenzione sull'altitudine hanno esaminato i limiti […] di un particolare
fatto geografico: i limiti della vegetazione, delle colture, delle abitazioni” (Ibidem).
5 L'Ente Italiano della Montagna, finalizzato al supporto alle politiche e allo sviluppo socioeconomico e culturale dei
territori montani, è stato soppresso nel 2010, a seguito di misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria. Le
competenze sono state trasferite alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e al Dipartimento Affari Regionali,
(Gazzetta Ufficiale n.176, 30 luglio 2010). 6 Il termine “marginalità” è usato qui per qualificare la condizione socio-economica delle aree montane, intesa sia
come perifericità geografica sia come deprivazione e povertà di risorse e, più specificatamente, riguarda la
potenziale mobilità di risorse e persone, da e per i territori montani. L'utilizzo degli indicatori socio-economici ha
permesso così di identificare 1.399 comuni, all'interno dei 2.585 comuni montani determinati esclusivamente sulla
base di criteri morfologici e climatici, caratterizzati da condizioni di marginalità.
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Anche L'Enciclopedia Italiana Treccani7 non offre una definizione precisa, specifica e globale. “La montagna
è un rilievo della superficie terrestre, che in genere differisce dalla collina per maggiore altitudine e per
differenti caratteri morfologici. […] I rilievi montuosi hanno una grande importanza ai fini climatici, perché,
in conseguenza del fatto che con il crescere dell’altezza diminuisce la temperatura e aumentano le
precipitazioni, essi rappresentano isole in condizioni climatiche peculiari.” E prosegue: “Il termine
montagna indica qualsiasi rilievo isolato o raggruppato in catene, che supera i 600 metri di altezza sul
livello del mare. Il suo aspetto, inoltre, deve essere almeno parzialmente impervio. Si distingue, inoltre,
bassa montagna ed alta montagna, indicando come quota discriminante i 1.500 metri sopra il livello del
mare.” Il riferimento all'aspetto impervio della montagna, che si distingue così dall'altipiano, non specifica
cosa si intenda per impervio e se ci sia un criterio oggettivo di giudizio.
Esiste un’oggettiva difficoltà, riscontrata nel dibattito letterario, sulla definizione di montagna: “Parlare di
"territori montani” richiede un chiarimento in merito alla definizione stessa di montagna, questione
dibattuta da tempo in ambito scientifico, anche per le sue implicazioni legislative e amministrative. La
premessa da cui partire è che da un punto di vista geografico non è possibile definire nettamente il limite tra
ciò che è montagna e ciò che non lo è” (De Vecchis, 2004: 99).
La citazione precedente fa intendere che in letteratura la definizione di montagna può essere addirittura
soggettiva, non definibile. Lucien Febvre (1988), storico di notevole importanza, ha scritto sull'incertezza e
l'incompletezza della definizione delle aree montuose: “si continua a dire che le montagne rappresentano
parti della superficie terrestre notevolmente elevate sopra il piano, formula piuttosto vaga: di che piano si
tratta? A partire da che altezza? Relativa o assoluta? Relativamente al piano circostante la montagna o al
livello del mare? Montagne le Alpi, i Pirenei, l'Himalaia, il Giura, il Morvan, i monti della Turingia, i Vosgi,
la Foresta Nera: sia pure. Ma montagne anche le montagne di Reims (288 m) e di Laon (181 m), il monte dei
Cats (158 m) e il monte Cassel (156 m) e anche i bassipiani che geograficamente sono pianure o altipiani;
persino le dune del deserto che possono elevarsi a 200 m circa: quale incertezza! Si dà il nome di montagne
ad alture anche assai poco elevate che non superano i 200 m; è difficile determinare il numero dei metri a
partire dal quale una montagna diventa una collina, la collina un colle. In realtà, l'altezza delle montagne ha
un valore soltanto relativo, che dipende dall'altezza generale dello zoccolo su cui si innalzano.” (Ididem:
223).
Data la difficoltà di definire in modo univoco la montagna, per convenzione, in questa ricerca, il nostro
campo di indagine circoscriverà la montagna riferendosi a quei territori in rilievo con un'altitudine uguale o
superiore ai 600 metri sopra il livello del mare.
1.2 La montagna di oggi e le sue problematiche
Abbiamo visto come risulta difficile definire e delineare il termine 'montagna', e come anche solo nel definire
questo ambiente naturale venga spontaneo, e quasi d'obbligo, accennare non solo agli aspetti prettamente
fisici, ma anche ad aspetti legati all'uomo e alla vita in montagna.
7 Fonte: Enciclopedia Italiana Treccani: http://www.treccani.it/enciclopedia/montagna/
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Ad oggi sono state individuate una serie di caratteristiche sociali e demografiche presenti in tutta l'area
montana alpina così sintetizzati dal Censis8 (2003):
La dimensione demografica dei comuni di montagna risulta essere significativamente inferiore
rispetto ai comuni non montani. I loro abitanti, infatti, possono variare da poche centinaia a qualche
migliaio di persone.
La dinamica di crescita della popolazione risulta nettamente inferiore rispetto ai comuni non
montani.
L'invecchiamento della popolazione residente risulta significativamente maggiore rispetto al resto
del Paese.
I comuni di montagna presentano una minore importanza relativa al numero di imprese industriali e
nel settore terziario dei servizi.
La montagna sembra abbia un futuro segnato: molti studiosi parlano dell'esistenza di un forte rischio di
abbandono. Il consistente fenomeno dello spopolamento ha colpito tutta la montagna e in particolare le sue
aree più isolate ed ostili. I primi scritti riguardanti lo spopolamento montano risalgono agli anni Trenta9.
Le condizioni climatiche, la scarsa fertilità dei suoli e la morfologia accidentata non hanno consentito
l'introduzione della meccanizzazione e delle moderne tecniche agricole. Si è assistito, quindi, a un
abbandono delle case, dei piccoli paesini, dei campi e dei pascoli e all'esodo della popolazione verso i centri
montani turisticizzati o, per la maggior parte, verso le pianure e le città, in grado di offrire una più ampia
varietà e qualità di servizi. Inoltre, tra chi è rimasto sono diminuiti i giovanissimi e, di contro, è aumentato il
numero delle persone adulte, soprattutto di quelle anziane (Bernardi, 2002).
Il diverso sviluppo economico, sociale e demografico, sia all'interno del territorio italiano sia all'interno della
montagna stessa, hanno messo in rilievo alcune caratteristiche che rendono ancora più evidente l'opposizione
tra montagna e città in termini di occasioni lavorative, sociali, economiche, culturali (Zanzi, 2006). “Esiste la
montagna, ma nello stesso tempo coesistono molte montagne, con caratteristiche a volte fortemente diverse”
(De Vecchis, 2002: 198).
Le differenze createsi tra le diverse aree montane sono state analizzate dal Censis, che ha interpretato
l'evoluzione degli aspetti di vita umana nell'ambiente montano e il formarsi di diversi profili montani
focalizzandosi sull'aspetto di sviluppo economico e sulla ricchezza posseduta da ogni territorio in termini di
prodotto interno lordo. “Questa ondata di trasformazioni ha investito il territorio montano in modo
disomogeneo, innescando a volte processi di sviluppo e potenziamento, più spesso di alterazione e
indebolimento. Tra gli esiti più complessi di questo processo vanno annoverati i fenomeni di spopolamento e
di invecchiamento della popolazione. La crescita economica in molti casi ha prodotto squilibri socio-
economici nelle aree montuose” (Dalla Palma, 2008: 28). L'analisi svolta ha considerato un ampio aggregato
8 Il Censis, Centro Studi Investimenti Sociali, un istituto di ricerche socio–economiche, ha svolto un'importante
ricerca sui settori vitali della realtà sociale della montagna, verificando l'esistenza di un effettivo differenziale di
sviluppo produttivo tra i territori montani e il resto del Paese e la capacità dei singoli territori di contribuire alla
determinazione del Prodotto interno lordo nazionale. 9 Esistono numerosi scritti sullo spopolamento montano, appartenenti agli anni Trenta, tra cui l'opera di Livio Fiorio,
del 1931, “Lo spopolamento montano della Venezia tridentina con particolare riguardo al Trentino”.
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di comuni montani (3.545 comuni classificati come “montani” e 654 comuni “parzialmente montani”, che
corrispondono complessivamente al 51,9% dei comuni italiani e al 54,3% della superficie del Paese),
raggruppandoli per caratteristiche omogenee, secondo il loro profilo demografico ed economico, e
distinguendoli in sei tipologie distinte di montagna. Questa è l'immagine della montagna, interpretata e
classificata nelle sue differenze, che emerge dalla ricerca (Censis, 2003: 33-36):
La montagna come risorsa: presenta valori decisamente elevati in corrispondenza del flusso
turistico, numerosi servizi e strutture ricettive tra cui alberghi, ristoranti, case ad uso vacanza, attività
commerciali. Di conseguenza questi importanti flussi economici creano posti di lavoro.
La montagna dell'invecchiamento e del declino demografico: caratterizzata dalle abitazioni non
occupate, da un elevato indice di vecchiaia, da una scarsità o mancanza di risorse umane.
La montagna marginale: concentra il maggior numero di comuni, con una struttura della
popolazione relativamente giovane.
La montagna urbana e industriale: contraddistinta da valori superiori alla media negli indicatori
relativi alla struttura industriale, che risulta essere ben sviluppata.
La montagna dei comuni peri-urbani: ha una struttura per età della popolazione attiva
prevalentemente composta da classi mature, ma registra ancora un segno positivo nei tassi di
natalità. Un gruppo composto per l'80% da centri con meno di 3.000 abitanti.
La montagna dei piccoli centri rurali: presenta i valori massimi nel rapporto tra numero di addetti
all’agricoltura e abitanti presenti.
Dallo studio delle sei tipologie, il Censis ha concluso che il territorio montano evidenzia una disuguaglianza
e che l’immagine della montagna evoca due universi contrapposti. Da una parte, c'è la montagna affluente
con un profilo economico ricco perché beneficiaria dei flussi turistici. Queste zone montane hanno puntato
sull'adattamento della montagna alla nuova società moderna, basando le offerte sul commercio e i servizi, al
fine di fornire comodità e modernità. Dall'altra parte, vi è la montagna marginale, caratterizzata da un intenso
spopolamento, marcati livelli di senilizzazione, una forte assenza di risorse umane.
Queste due immagini contrastanti vengono riconosciute anche tra le montagne trentine, tanto che
Gianmoeana (1998), nella rivista “Il Trentino”, scrive: “Da una parte il benessere: un benessere diffuso,
come marca sociale e culturale. Dall’altra lo spopolamento, l’invecchiamento demografico, la carenza di
servizi fondamentali, l’impoverimento. Un territorio che, per oltre il 70 per cento dei suoi seimila chilometri
quadrati, si sviluppa sopra i 1.000 metri. E l’altitudine, vera e propria linea di demarcazione, governa e
gestisce ogni possibilità di sviluppo ed evoluzione: solamente l’otto per cento della popolazione vive nei
comuni situati oltre i 1.000 metri, meno del 30 per cento in quelli fra i 500 e i 1.000. È la fotografia del
Trentino. Un territorio sul quale la dicotomia fondovalle-montagna ha prodotto una serie di squilibri, socio-
economici ed ecologici, che si manifestano con particolare gravità in alcune aree e che minacciano di
minare non solo il «sistema montagna», ma la comunità provinciale nel suo complesso”.
Le caratteristiche delle montagne, quali la pendenza del terreno, l'altimetria elevata e il clima rigido, sono gli
elementi che definiscono l'ambiente montano, e sono i fattori che da sempre rendono difficile la vita in
montagna.
14
Altri prendono atto del fenomeno dell’abbandono della montagna in questo modo: “Che cosa sta succedendo
in quelle località in cui i montanari se ne sono andati nelle metropoli e ritornano 'a casa' solamente per il
periodo delle ferie venti giorni all'anno, ho conosciuto persone che hanno fatto ritorno alla montagna, dove
erano nate, ma la maggior parte non ce l'ha fatta a rimanere, sono tante le difficoltà, il lavoro se si trova e
se c'è, spesso è lontano, il clima, la neve, il freddo rendono l'inverno lungo e ostico” (Tessadri e Neri, 1991:
13). Più si sale in altitudine, più aumenta la presenza di forti pendenze, di rocce, ghiacciai e nevi, con la
conseguenza che si accorcia il periodo vegetativo; inoltre, con l’aumentare dell’altitudine, diminuisce la
temperatura, il clima si fa più rigido e aumentano le precipitazioni, e si riduce il numero di piante coltivabili.
Man mano che cresce l'altitudine si hanno maggiori difficoltà di sopravvivenza e conseguentemente
diminuisce il numero degli abitanti.
Un altro elemento riguarda il fenomeno dell’emigrazione; numerose le ricerche sociali hanno evidenziato che
i flussi migratori hanno origine da aree economicamente deboli verso territori in grado di offrire maggiori
prospettive di vita a livello economico, sociale, occupazionale, come accade per il fenomeno dello
spopolamento rurale e in particolare di montagna (Ambrosini, 2005). In particolar modo, a partire dagli anni
Cinquanta, l’attività agricola di montagna, che da sempre aveva avuto un ruolo fondamentale per la
sopravvivenza delle popolazioni locali, entra in crisi a causa della forte concorrenza con la produzione delle
pianure che, grazie all’introduzione delle macchine, riusciva ad offrire produzioni più abbondanti
economicamente più vantaggiose. Inoltre, il costante sviluppo dei settori secondario e in particolare terziario
hanno attirato negli anni verso la città gli abitanti della montagna; contribuendo allo spopolamento delle aree
rurali, caratterizzate da una forte carenza o mancanza di servizi, soprattutto scolastici ed educativi, e un
conseguente abbandono di molte attività agricole. I terreni e i campi vengono abbandonati, per l'arresto di
attività agricole e di allevamento, e invasi da vegetazione arbustiva, ritornano ad essere selvatici, perdendo
così potenzialità produttiva e aumentando il degrado ambientale e paesaggistico. Con l'abbandono dei
territori diminuisce il controllo e la manutenzione, diminuisce così la sicurezza sul territorio, aumentano i
rischi idro-geologici, quali frane e smottamenti.
Inoltre, si rischia di perdere ricordi, tradizioni, paesaggi tradizionali, elementi caratteristici e di grande
valore, rischia di svanire a poco a poco il senso di appartenenza e di identità di quei luoghi abbandonati.
Sotto l'aspetto economico, può produrre un complessivo impoverimento di quel territorio, determinando la
cessazione di attività commerciali e di servizi (De Vecchis, 1996 e 2002).
Da un’intervista di Mario Rigoni Stern si legge: “Nei cimiteri crescono le ortiche, nei paesi dove la chiesa è
vuota, non c'è più il parroco, e hanno chiuso l'ufficio postale. La montagna resta vuota, le case, piano piano
crollano e diventano luoghi di fantasmi” (Tessadri e Neri, 1991: 8) ed ancora: “Le montagne vengono man
mano abbandonate, i boschi stanno avanzando 'mangiandosi' i campi, i confini delle foreste si stanno
abbassando notevolmente ed in pochi anni avranno invaso quegli appezzamenti che un tempo erano i
seminativi, i pascoli e i prati. Il bosco deborda e riesce a riavere quello che gli è stato tolto trecento e più
anni fa con la bonifica in quota delle montagne” (Ibidem: 13).
Il sociologo Arnoldi (2009), nel suo studio sulla vita alpina, propone la teoria della rarefazione sociale. Egli
considera che alcune aree di montagna negli ultimi anni stiano stanno soffrendo una difficile condizione di
15
vita a causa dell’isolamento, solitudine, di un senso di spaesamento dovuto a fattori quali l'invecchiamento
della popolazionel'abbandono delle case, dei villaggi, delle frazioni maggiormente isolate e le migrazioni
verso le zone urbane. Citando l'autore: “Un destino di sparizione, molti villaggi non hanno più le scuole,
molte frazioni non hanno nemmeno più la bottega di generi alimentari, il tabaccaio, il fornaio, per non
parlare di uffici o servizi base come la posta, la banca, il consultorio medico e gli sportelli comunali”
(Ibidem: 87).
Mazzari, Cleonice e Buccellini (1998), a proposito del futuro della montagna, sottolineano i problemi emersi
nella fascia montana appenninica negli ultimi cinquant'anni: innanzitutto il continuo calo demografico
dovuto alla mancanza di popolazione giovane e di famiglie giovani e all'elevato tasso d'invecchiamento della
popolazione residente.
Il giornalista dell'Adige10
Giuliano Beltrami recentemente ha scritto a proposito di questa situazione
drammatica di abbandono: “Lottare contro lo spopolamento dei paesi di montagna? A parole un imperativo
di tutti: autorità centrali e periferiche. Poi chiudono gli uffici postali, mentre le scuolette hanno già chiuso.
E i paesi piano piano si spopolano, e tutti continuano a sgranare il rosario dello spaesamento.”
L'articolo accenna ad un'iniziativa intrapresa da un paesino trentino, Daone, 600 abitanti, capoluogo
dell'omonima valle, allo scopo di contrastare i problemi di abbandono. Nell'articolo si racconta: “Qui non
nascono molti bambini: quattro nel 2011, due finora nel 2012. La Giunta comunale ha deciso di dare un
premio per ogni bambino che viene al mondo. Non un premio in denaro, ma un buono acquisto da spendere
nei due punti vendita del paese: due terzi nel negozio della Famiglia Cooperativa, il resto nel presidio
farmaceutico, ossia la succursale della farmacia di Pieve di Bono; 300 euro alla famiglia che ha un solo
bambino, 500 per il secondo figlio e poi su su, in base al numero di figli presenti in famiglia, fino ad un
massimo di 2.000 euro.” È un esempio di intervento comunale volto a ripopolare le montagne. Montagne che
soffrono tutte situazioni simili, ma che presentano diversi profili, in base alle caratteristiche di sviluppo
economico e di densità di popolazione. Sono vari e numerosi gli interventi volti a ripopolare le montagne
trentine e si rivolgono anche ai giovani, come il Progetto Giovani di Pinè, con lo scopo di comprendere le
dinamiche della comunità e favorire la relazione tra la popolazione e la realtà territoriale. Il progetto inoltre
ha la finalità di promuove informazione, realizzare iniziative formative sulla cittadinanza attiva e sulla
responsabilità sociale, occasioni di relazione tra i giovani , occasioni di incontro tra giovani, adulti e
istituzioni locali per la realizzazione e valorizzazione di spazi dediti alla riflessione, alla comunicazione,
all'interazione di tutti gli attori della comunità (Buttignon, Capraro, 2010).
Le tendenze descritte coinvolgono tutto il paese, ma in montagna si manifestano con maggiore forza ed
emergenza. Ci sono vaste zone montane in cui l'attività umana è assente e zone in cui la limitata disponibilità
di posti di lavoro provoca una necessaria migrazione della popolazione attiva verso i centri urbani
maggiormente sviluppati, incrementando l'abbandono della montagna. Ci sono poi numerose zone montane,
le montagne “affluenti”, che in alcuni periodi dell'anno, sono interessate da un importante flusso turistico, il
quale garantisce un'entrata economica, un reddito che consente così di vivere in montagna.
10
Articolo di Giuliano Beltrami, Un buono acquisto per ogni nuovo nato, Adige, 29 luglio 2012. Fonte:
http://www.ladige.it/articoli/2012/07/29/buono-acquisto-ogni-nuovo-nato
16
Mauro Corona (2002) ha scritto un appunto interessante che ci fa comprendere le difficoltà provate dalla
gente nel vivere in montagna e gli ostacoli che i giovani affrontano: “Specialmente in questi ultimi anni la
montagna viene abbandonata. I perché hanno molte porte dalle quali i montanari escono e se ne vanno.
Sono delusi, stufi, arrabbiati. […] Vivere in montagna è fatica. Occorre agevolare il più possibile coloro che
sgobbano sulle Alpi. Mettiamo un ragazzo che abbia passione per il bestiame e possieda tre vacche. Lavora
giorno e notte, sabato e domenica, Natale e Pasqua, senza ferie. E, ad un certo punto, scopre che guadagna
come il coetaneo che sta in fabbrica, che ha il sabato e domenica liberi, le ferie pagate, la tredicesima e
magari una macchina. Alla fine molla tutto e va giù in pianura” (Ibidem: 77). E ancora dall’articolo già
citato di Gianmoneana (1998): “La perdita del patrimonio culturale e materiale che la gente di montagna ha
espresso in secoli di vita e attività colpirebbe tutta la collettività. Da tempo, da almeno un ventennio, il
pericolo non è più solo teorico e, come tale, è stato avvertito e affrontato, attraverso il varo di leggi e
provvedimenti. L’attenzione è stata, di volta in volta, rivolta all’agricoltura, che si ritrova alla base di
qualsiasi altra attività venga svolta in montagna.” Numerosi sono gli interventi creati ai fini di
salvaguardare l'ambiente montano. L'autore dell'articolo, però, fa un'importantissima considerazione: per
parlare di montagna è necessario essere consapevoli che “l’ambiente montano, le sue caratteristiche fisiche
sfavorevoli e disagiate, non sono solo un problema momentaneo o contingente. La montagna, cioè, non può
«guarire» da quei mali, che costituiscono la sua stessa natura. Si tratta quindi di fornire un contributo alla
valorizzazione degli elementi che caratterizzano la realtà montana, in modo da dare vita ad un proprio
modello di sviluppo civile, sociale ed economico.” Allo scopo di rispondere all'esigenza della conservazione
dell’ambiente, l’uomo va indirizzato ed educato “non solo come fruitore, ma come conservatore della
natura.”
Dopo questo capitolo centrato sul concetto di montagna, così tanto polisemico da poterci quasi far parlare di
“montagne”, e dopo aver compreso le problematiche che interessano il territorio montano, ci concentreremo
sul turismo montano per capire quali sono le sue tendenze e le attività possibili.
17
2° CAPITOLO:
LE MONTAGNE DEL TRENTINO ED IL TURISMO MONTANO
“La montagna è fatica, privazione, tenacia, calma.
Cose che vi faranno apprezzare voi stessi, vi daranno fiducia e sicurezza.
La montagna costringe a muovere il corpo”.
(Corona, 2002, 63)
Il secondo capitolo mira a presentare le montagne del Trentino e il turismo che le caratterizza. La superficie a
forma di farfalla del trentino risulta divisa in tre parti - il trentino centrale, occidentale ed orientale - con
caratteristiche orografiche diverse. Ad accomunare le zone di montagna è la difficoltà ad attrarre turisti
giovani, sempre meno interessati dalle sfide degli sport e dalle attività della montagna e sempre più attirati
dalla formula all-inclusive propria delle località balneari.
2.1 Le montagne del Trentino
Il Trentino corrisponde alla Provincia Autonoma di Trento ed assieme alla provincia di Bolzano forma la
regione Trentino-Alto Adige. Esso è situato nel nord est Italia, sul versante meridionale della catena delle
Alpi, e segna il confine tra le Alpi centrali ed orientali. La provincia di Trento ha una superficie di 6.207 kmq
e compone il 2,9% del territorio nazionale.11
Ad esclusione della vallata centrale, la Valle dell'Adige, che
divide verticalmente il versante orientale da quello occidentale, e di altre valli di minor grandezza, il Trentino
si caratterizza per essere una provincia prevalentemente montuosa. Foreste e montagne, fiumi e laghi, vallate
e altipiani sono elementi essenziali del contesto geografico: circa il 70% della superficie è ricoperto dal verde
della natura, da boschi, laghi, fiumi, montagne, rocce, ghiacciai e nevai. Il 18% del territorio rappresenta
l'area urbana e circa il 9% dell'area totale è dedicata alla coltivazione agricola. Questo luogo mostra, quindi,
forme e caratteri di specificità diversi, difficilmente omologabili dal punto di vista geologico, ambientale e
climatico (Bertozzi e Tamanini 1998).
Il territorio trentino varia da un'altitudine di 65 metri s.l.m. sul Garda alle vette più alte delle montagne
trentine, tra cui spiccano la cima del Monte Cevedale, a 3.764 di altezza s.l.m., la cima della Presanella, a
3.556 metri s.l.m., il Carè Alto, a 3.462 metri s.l.m., la Marmolada, con una vetta di 3.342 metri s.l.m.
Come evidenziato in tabella 1, i dati messi a disposizione dalla Provincia Autonoma di Trento mostrano che
più del 55% del territorio si trova a una quota inferiore ai 1.500 metri s.l.m. e circa il 42% è superiore a 1.500
metri di alta quota, e quindi nella soglia di alta montagna, secondo la definizione montagna fornita nella
prima parte della ricerca12
. Solo il 20% del territorio trentino è posto al di sotto dei 600 metri, quindi sotto la
soglia di territorio montano utilizzata convenzionalmente; inoltre, il 20% circa si trova tra i 600 ed i 1.000
metri, mentre il restante 60% circa si trova sopra i 1.000 metri.13
11
Fonte: Provincia Autonoma di Trento (2008) Il territorio.
http://www.autonomia.provincia.tn.it/numeri_autonomia/pagina1.html 12
La definizione di montagna, esplicitata nel primo paragrafo, delimita la bassa montagna da 600 metri a 1.500 metri
s.l.m., altitudine che coincide con l'inizio dell'alta montagna. 13
Fonte: Provincia Autonoma di Trento (2008) Il territorio.
18
TABELLA 1: Fasce altimetriche del Trentino
Metri s.l.m. Km2 %
65 - 500 540 8,49
500 – 1.500 3.104 49,04
1.500 – 3.000 2.624 41,46
> 3.000 63 1,01
Fonte Dati rielaborati da: Gorfer A., Tomasi G., (1988) Atlante del Trentino. Casa Editrice Panorama: Trento. P.22
L'area geografica del Trentino è possibile paragonarla alla forma di una farfalla, le cui ali corrispondono al
Trentino occidentale ed orientale14
, ed il corpo al Trentino centrale, caratterizzato dalla lunga Valle
dell'Adige, che scorre verticalmente da nord a sud.
FIGURA 1 -la mappa del Trentino
Fonte: http://www.girovagandointrentino.it/pinterna_m.htm?http://www.girovagandointrentino.it/trentino.htm?a
La Provincia di Trento può essere quindi suddivisa ipoteticamente in 3 aree: una zona centrale, che
comprende Trento, il capoluogo di provincia, una zona occidentale ed una orientale.
La parte centrale, come abbiamo accennato, è caratterizzato dalla lunga e pianeggiante Valle dell'Adige, che
divide la provincia da nord a sud, iniziando dal comune di Salorno, al confine con la provincia di Bolzano,
14
Suddivisione di Trentino centrale, orientale, occidentale rielaborata da varie opere, tra cui: Bonapace, 1986;
Costanzi, 1991; Gorfer e Tomasi, 1988. http://www.autonomia.provincia.tn.it/numeri_autonomia/pagina1.html
19
fino al comune di Avio, al confine col Veneto. L'area comprende, a sud Rovereto, il secondo centro urbano
della provincia per grandezza, in Vallagarina, il Monte Baldo, la conca gardesana del lago di Garda, con un
clima mite15
, specifico della Valle dei Laghi, con i famosi laghi di Toblino, Cavedine e Terlago, e più a nord
il capoluogo di provincia, Trento, il vicino Monte Bondone e il paese di Mezzolombardo.
La parte occidentale, confinante con la Lombardia ad ovest e l'alto Adige a nord e dominata da uno scenario
alpino spettacolare,comprende a nord la Val di Non e gli altipiani della Predaia e della Paganella, la Val di
Sole e le valli minori Di Pejo e di Rabbi, ed il complesso dolomitico Gruppo del Brenta e dell’Ortles
Cevedale, caratterizzato da ampi ghiacciai e dalla presenza di nevi perenni. Più a sud invece si trova la Val di
Ledro e le Valli Giudicarie, la Val Rendena, con la famosa stazione sciistica di Madonna di Campiglio, Storo
e la Val del Chiese. Si tratta di un territorio molto frequentato dai turisti sia nei periodi invernali sia in quelli
estivi. Le offerte turistiche comprendono una grande varietà di itinerari e mete, possibilità di praticare sport
invernali ed estivi, escursioni, trekking, alpinismo, arrampicata, e sul lago sport d'acqua e a vela.
La parte orientale del Trentino confina con il Veneto a sud e l’Alto Adige a nord. A nord, quest'area
comprende la Val di Fiemme e la Val di Fassa. È uno dei territori trentini più conosciuti e rinomati tra gli
appassionati di sport invernali e arrampicate in parete. Il paesaggio è dominato dall'ampia catena dolomitica
del Lagorai, dalla Cima d'Asta, che rappresentano i territori più incontaminati e selvaggi della Provincia, dai
gruppi montuosi del Latemar, le Pale di San Martino, il gruppo del Sella, il Catinaccio e il Sassolungo, del
ghiacciaio della Marmolada, chiamata la "Regina delle Dolomiti". A sud, il territorio presenta una notevole
varietà dei luoghi, caratterizzati da panorami pianeggianti e montani, prati verdi e boschi, laghi e fiumi.
Quest'area comprende l’Alta Valsugana, con il comune di Pergine Valsugana, Civezzano e il Lago di Santa
Colomba, Levico Terme e il Lago di Levico, il Lago di Caldonazzo, la cima della Panarotta, la Val dei
Mocheni, la Val di Cembra e la Bassa Valsugana, con la Conca del Tesino, Val Calamento e il Passo
Manghen, Primiero e l'altopiano Di Folgaria e Lavarone, la Val di Ronchi Lessini, la Vallarsa.
2.2 Storia ed evoluzione del turismo montano
Nelle Alpi le prime manifestazioni di turismo montano si hanno alla fine del Settecento e lo sviluppo
turistico inizia nella seconda metà dell'Ottocento, quando iniziano ad apparire i primi amanti dell'alpinismo e
delle terme. Alcune località alpine in particolar modo cominciano ad essere frequentate d'inverno per la
pratica dello sci da fondo e, in seguito, dagli anni Trenta con la costruzione delle prime funivie, con la pratica
dello sci da discesa (Bartaletti, 2002). Nel Novecento, fino agli anni '50, le stazioni invernali iniziano ad
acquistare importanza e cominciano a svilupparsi le stazioni ad alta quota. L'opzione della montagna era
presa in considerazione“come luogo di villeggiatura per motivi di salute e di riposo in un ambiente con
particolari caratteristiche climatiche o il desiderio esplicito di essere in vacanza in un ambiente con
caratteristiche naturali e paesaggistiche particolari” (Arrighetti, 1972: 18). In inverno la montagna veniva
scelta per la pratica dello sport bianco, esercitato da una piccolissima parte della popolazione, o per il
15
Il clima che interessa l'area del Lago di Garda e la conca gardesana è dovuto alla presenza dell'Ora del Garda, un
vento mite che soffia in questa zone e crea un micro-clima mediterraneo che permette anche la coltivazione delle
olive.
20
soggiorno di cura nelle strutture termali. La scarsa disponibilità di trasporto e la difficoltà di collegamento
rendevano complicato trascorrere le vacanze in montagna dei visitatori. La percentuale di popolazione che
poteva disporre nel passato di mezzi finanziari e di trasporto e contemporaneamente di tempo libero per
trascorrere le vacanze in località di montagna era piuttosto esigua (Ibidem).
Dopo il 1950 negli anni la montagna viene riscoperta, sale rapidamente il flusso turistico montano, in
particolar modo quello del fine settimana e quello relativo alla stagione invernale. Si espandono le strutture
ricettive, quali alberghi, campeggi, ristoranti, rifugi, e si incrementano le strutture di collegamento e di
servizio. Si sviluppa il turismo d'alta quota, vengono costruiti impianti di risalita che raggiungono le vette più
alte, permettendo allo sciatore di attraversare valli e montagne su percorsi di chilometri.
I fattori che hanno inciso sui cambiamenti nel turismo e sulla tendenza di aumento della domanda sono cosi
sintetizzabili (Benin, 2008; Arrighetti, 1972):
aumentato il benessere e il reddito pro-capite in Italia e nei paesi sviluppati con un maggior utilizzo
dei beni di consumo per il tempo libero;
aumentata la gamma di servizi e prodotti turistici offerti;
maggiore mobilità grazie ad una rete diffusa di infrastrutture di collegamento che hanno ridotto le
distanze tra i paesi e tra la valle e la montagna;
motorizzazione di massa;
aumento del tempo libero: facoltà di disporre liberamente del proprio tempo libero e dei propri
guadagni;
maggiori informazioni grazie alla tecnologia della comunicazioni;
Dalla seconda metà degli anni Settanta, la domanda di turismo invernale cresce, fino a coinvolgere e ad
allargarsi alla popolazione intera (Bartaletti, 2002).
Questa tendenza positiva della domanda di turismo montano negli ultimi decenni sta subendo un
rallentamento. Nella seconda metà degli anni Novanta, l'andamento delle presenze nella montagna italiana è
andato calando, fino a parlare di una vera e propria crisi, che non evita la stagione invernale, ma che
interessa soprattutto quella estiva. In Italia negli ultimi vent’anni la popolazione che pratica in maniera non
occasionale lo sci o discipline affini, stando ai dati Sinottica di Eurisko riportati nel rapporto 2012 a cura
dell’Osservatorio del Turismo della PAT16, si è sostanzialmente dimezzata e dalla metà degli anni 2000 i
valori appaiono abbastanza stabili, con quote pari al 2,5% dell’intera popolazione italiana con più di 14 anni,
vale a dire un bacino potenziale di utenza di poco inferiore ad un milione e trecento mila soggetti. I dati
riferiti al Trentino ci mostrano che nel corso dell’inverno 2011/12 rispetto al decennio precedente si è
registrato un certo ridimensionamento della crescita di arrivi e soprattutto di presenze (pernottamenti).
Evento dovuto soprattutto al persistere della crisi economica. L’aspetto caratterizzante l’estate 2012 è
rappresentato dalle crescenti difficoltà evidenziate dalla clientela italiana in termini di spesa e riduzione delle
16
Consultabile on line
http://www.turismo.provincia.tn.it/binary/pat_turismo_new/report_andamenti_stagionali/Report_42.1358776701.pdf
21
opportunità di vacanza e dei tempi di permanenza, elementi peraltro già messi in luce lo scorso anno e che
nel frattempo si sono aggravati. Da questo punto di vista il Trentino non è immune dagli effetti della crisi
economica e dalle minori disponibilità di reddito della maggior parte delle famiglie italiane, come più
ottimisticamente si pensava fino al 2010.
Una delle ricerche dell'Osservatorio Turistico della Montagna del 2004 menziona fra le cause della
diminuzione dei flussi turistici montani: “L’invecchiamento della popolazione e il progressivo abbandono
della pratica sportiva, specie quella sciistica, sono un dato incontrovertibile” (Trademark Italia, 2004: 8). In
questa citazione viene menzionata sia la struttura della popolazione, che presenta elevati livelli di
senilizzazione, sia il calo della pratica sportiva, anche nei giovani, argomento che varrà trattato nel prossimo
capitolo. Il rapporto, nel descrivere la situazione, critica la gestione e propone una possibile soluzione dello
sviluppo e della sopravvivenza delle località montane: “Le località alpine dovrebbero rinnovarsi. Si chiede
di avviare un ricambio generazionale degli ospiti per avere un futuro di medio-lungo termine roseo. Creare
un’offerta ad hoc per i giovani, ma guardare anche alle famiglie con bambini piccoli (sono loro i turisti del
domani), e soprattutto a chi non scia o non fa snowboard” (Ibidem: 7). Questa citazione racchiude l'obiettivo
ultimo di questa ricerca: avviare, in montagna, un ricambio generazionale degli ospiti, attraverso offerte
specifiche per i giovani, al fine di garantire a questi territori un futuro roseo. L'indagine, infatti, rileva tra i
fattori che maggiormente disincentivano il turismo montano tra i giovani, la mancanza di un'offerta specifica
rivolta a loro, i turisti di domani, che li spinga ad avvicinarsi ad essa.
Le località montane, negli ultimi anni, stanno inoltre soffrendo la concorrenza di altre tipologie di vacanza
che conquistano i giovani: località balneari, pacchetti all-inclusive, città d'arte come si legge dal XVII
Rapporto sul turismo italiano 2010-201117
. Ma ciò che penalizza l'intera offerta turistica montana, tra cui il
mercato dello sci, secondo Trademark, è principalmente la pesante situazione sociale ed economica del
Paese, con la conseguenza che meno italiani vanno in vacanza. Le destinazioni turistiche montane hanno una
stagione turistica estiva sempre più ridotta; la maggior parte delle località montane apre solo per 35-40
giorni, con scarsi risultati in termini di flussi turistici e fatturati. La media della stagione turistica estiva in
montagna dura 70 giorni, sono pochissime le località che raggiungono la quota dei 90 giorni (Trademark
Italia, 2012).
Negli anni, le ricerche sul turismo montano hanno evidenziato un'evoluzione del turista montano, da cui sono
emerse alcune tendenze sulle richieste, gli atteggiamenti e gli stili di consumo dei turisti (Ibidem):
L’attenzione al prezzo. L'attenzione dei turisti, negli ultimi anni, si è focalizzata sul prezzo e su
eventuali opportunità di risparmio, quali elementi prioritari da considerare nella fase decisionale
della vacanza. La tendenza, quindi, non solo è quella di una maggior attenzione al prezzo, ma anche
alla massima riduzione della spesa. Tra i comportamenti dei turisti montani diffusi negli ultimi anni,
a tal proposito, si riscontra l'aumento, sia durante la stagione estiva sia invernale, della popolazione
17
Consultabile on line:
http://www.ontit.it/opencms/export/sites/default/ont/it/riservativip/files/RAPPORTO_SINTETICO_SUL_TURISMO_I
TALIANO_17.pdf
22
di turisti del 'pranzo al sacco', ovvero pasto portato da casa che permette di pranzare senza dover
consumare nelle strutture di ristoro. In inverno, inoltre, si scia meno e per meno tempo, con un
notevole aumento delle vendite di skipass (biglietti per gli impianti di risalita) a ore, a discapito di
quelli giornalieri, di più giornate, settimanali, stagionali. Inoltre, la montagna in quanto destinazione
ricettiva turistica, rispetto ad altre proposte di località marine o straniere, presenta, secondo
l'opinione condivisa, prezzi mediamente maggiori per quanto riguarda alberghi, ristoranti, biglietti
per impianti di risalita, centri benessere, rifugi, prezzi ritenuti alti ed in continuo e costante aumento.
L'aumento dei soggiorni brevi. Come abbiamo visto, cresce il numero di italiani che riducono la
permanenza o che addirittura tagliano le proprie vacanze. La durata della vacanza incide sulla scelta
della destinazione. Le destinazioni maggiormente colpite sono proprio le località montane; si
riscontra, infatti, una notevole diminuzione delle vacanze in quota, con la principale conseguenza
che le settimane bianche o verdi subiscono una notevole contrazione, sostituite da fine settimana,
fine settimana lunghi, brevi vacanze di tre, quattro giorni, oppure gite giornaliere. Ricordiamo che
l'escursione in giornata non lascia traccia nelle strutture alberghiere e sfugge alle rilevazioni
statistiche ufficiali sul flusso turistico montano.
La dotazione di servizi di benessere nelle strutture turistiche montane è diventato un servizio richiesto
da sempre più turisti, che spesso lo considerano un servizio 'irrinunciabile'. I turisti tendono a
desiderare sempre di più servizi, luoghi, strutture alberghi moderni e confortevoli, dotati di ogni
comfort: piscine, saune, centri benessere, palestre, ma anche internet, computer, campo per il
cellulare.
Un crescente disinteresse per le attività sportive. Negli ultimi anni, si registra, anche tra i giovani, un
continuo calo nella pratica dello sci e un generale calo nella pratica delle attività sportive faticose e
agonistiche. Si nota una maggiore propensione alla sedentarietà, diffusa anche alle categorie più
giovani, e una crescente tendenza verso attività sportive 'leggere'.
Nel rapporto si ribadisce quindi, al fine di offrire un futuro alla montagna, l'importanza di ideare un piano
sull’offerta delle località, “oltre al solido gruppo di italiani appassionati, leali e fedeli clienti che adorano la
montagna, che l’apprezzano per le sfide sportive e per le leggende, diventa ora indispensabile affiancare
anche una quota di turisti “normali”, che cercano un’esperienza dolce, capace di emozionare, di divertire,
di ricordare” (Trademark Italia, 2004).
Tuttavia, in Italia la montagna costituisce ancora oggi la terza meta turistica in ordine di importanza, dopo il
mare e i centri di interesse artistico-culturale, nella stagioni invernali diventano invece, in media, la
principale meta turistica del paese.
Per riaccendere i successi della montagna e “per recuperare l’affezione dei giovani, sempre più attratti dalle
attività ludiche piuttosto che da quelle sportive vere e proprie, occorre organizzare un’offerta diversa”
(Trademark Italia, 2005:13) più ricca di iniziative dedicate al mercato giovanile sia per la stagione invernale
sia per quella estiva. Per attirare l'interesse dei giovani trentini verso la montagna, è fondamentale rapportarsi
alle loro esigenze, con la creazione di prodotti specifici che si rivolgano non solo ai periodi turistici, ma
23
anche ai periodi 'morti', caratterizzati dallo svuotamento delle località montane. Sembra importante mettere
in campo strategie rivolte specificatamente ai bambini e ai giovani, che valorizzino le risorse, le qualità
naturali, le offerte, le pluralità di servizi presenti, al fine di sviluppare un interesse e una passione verso la
montagna da parte delle nuove generazioni.
Citando nuovamente Mauro Corona, famoso alpinista: “Come avvicinare la montagna? Ecco, oggi, manca
una cultura, una conoscenza di come avvicinare la montagna. Non si può andare su a casaccio solo perché
si vede uno spot televisivo di due che camminano o arrampicano sgranocchiando cioccolata. La conoscenza
della montagna dovrebbe partire dalle scuole, soprattutto dalle elementari, dall'asilo” (2002, 19). La
montagna, per poter essere apprezzata dai giovani e non, va fatta innanzitutto conoscere con consigli, con
esperienza, al fine di preservare un ambiente carico di tradizioni, un vero e proprio patrimonio naturale e
culturale. La montagna non può fare a meno delle nuove generazioni per la propria sopravvivenza, essa è una
risorsa da vivere, mantenere e valorizzare:“In una società assordata dai rumori della città e ossessionata dai
sui ritmi convulsi, la montagna può arricchire e migliorare la qualità della vita” (Bartaletti, 2002:174).
2.3 Le attività in montagna
Ci affidiamo alle parole di Stern per introdurre le attività che si possono fare in montagna. “Il cittadino
vorrebbe portare in montagna il suo modo di vivere, i suoi usi, il suo comportamento, la sua cultura. E ciò
inevitabilmente degrada la montagna. Alcune località si sono completamente svendute al turismo,
snaturandosi, stravolgendo la loro maniera di vivere, importando quello che di peggio ci viene dalla città.
Assistiamo al fenomeno dell'uomo che vuole conquistare, dominare e predominare questa natura selvaggia, e
arriva il cittadino, il turista che violenta questa natura senza comprenderne i delicati meccanismi. Al
contrario chi viene dalla città deve considerare come un luogo in cui determinate cose si riescono a trovare,
ma altre no” (Tessadri e Neri, 1999: 11).
Numerose ricerche sul turismo montano, sottolineano che l'elemento naturale, è motivo di grande attrazione.
Delle montagne, infatti, viene comunemente apprezzato il panorama e l'ambiente naturale, la possibilità, di
entrare in contatto con la natura, che spesso si contrappone alla confusione e all'inquinamento urbano. Le
montagne sono frequentate da persone di tutte le età, da sportivi e non, mete adatte sia in inverno sia in
estate.
Indipendentemente dal motivo per cui si va in montagna, è regola comune consigliata da tutti gli esperti di
montagna, che ogni escursione necessita una preparazione, seppur minima: “Mai andare in montagna senza
la conoscenza del territorio che si vuole visitare” (Corona, 2012: 21). Il consiglio è di considerare il tempo e
le previsioni meteorologiche, prendere informazioni sul luogo, sul sentiero, organizzare l'attrezzatura
necessaria con oggetti utili ai repentini cambi di tempo, avere con sé una mappa, ed eventualmente essere in
compagnia di persone più esperte o di una guida alpina. Nella graduatoria del Censis del 2003,
sull'elaborazione di dati Istat, si registra che il Trentino Alto Adige, grazie ad un'offerta turistica completa, sia
la regione montana che ha i più alti valori di ricettività turistica. In Trentino le principali attività estive sono
le escursioni a piedi, le tradizionali passeggiate, le degustazioni di prodotti tipici. I frequentatori della
24
montagna estiva la percepiscono come un luogo dai ritmi lenti, lontano dalla confusione e dalla città, pulito,
naturale. In estate le quote montane sono apprezzate da chi vuole fuggire dal caldo della città roventi e dalla
confusione delle località balneari. In inverno, i fattori principali della scelta di trascorrere una vacanza in
montagna sono la qualità dell'ambiente e dell'aria, la bellezza delle cime e del panorama montano, presenza
di pista innevate, di impianti efficienti.
Champvillair (2008) individua, analizzando le diverse mete turistiche, un'interessante “tipologia di turismo
montano” che raccoglie le diverse offerte e attività proposte da questa realtà territoriale. Sono state quindi
individuate e raggruppate le attrattive turistiche, creando una tipologia di turismo che esplicita la
motivazione e la principale attività per cui gli individui si recano in montagna nel loro tempo libero.
La prima tipologia di turismo è quello sportivo, amato da chi ha l'obiettivo di fare movimento fisico in un
ambiente naturale, durante una vacanza o una gita giornaliera in montagna. All'interno del turismo sportivo,
il territorio montano trentino offre le seguenti attività, correlate con gli sport verdi per la stagione estiva e
sport bianchi per quella invernale, o praticabili durante l'intero anno:
passeggiata semplice a piedi o con le ciaspole;
escursionismo, trekking a piedi o a cavallo;
corsa;
mountain bike;
arrampicata su roccia, su ghiaccio, in palestra;
sci di fondo, sci da discesa, snowboard, scialpinismo;
slittino;
pattinaggio su ghiaccio;
deltaplano, parapendio;
caccia, pesca;
nuoto in laghi, piscine, terme;
vela, canoa/kayak su laghi e torrenti;
equitazione.
La seconda tipologia di turismo è quello naturalistico, che consiste nel dedicare il proprio tempo libero ad
osservare la natura, animali e uccelli, alla visita dei parchi, alla contemplazione del paesaggio e del
panorama. Il turista naturalista non si reca in montagna per la pratica di attività sportive, almeno non solo,
ma principalmente apprezza e contempla l'aspetto naturale della montagna.
In questo caso, le attività possono essere:
osservazione degli uccelli e degli animali;
osservazione del cielo e delle stelle;
ricerca e raccolta di pietre e reperti fossili;
raccolta funghi;
identificazione di fiori;
pittura;
25
fotografia.
La terza tipologia è il turismo culturale: dedito all'arte, alla storia e alla visita di musei, di siti storici, alla
frequentazione di eventi di attrazione, concerti, sagre di paese, feste tradizionali.
La quarta tipologia è il turismo enogastronomico, che consiste nell'andare in montagna al fine di gustare le
offerte enogastronomiche trentine, mangiando nelle strutture di ristoro presenti nel territorio montano, quali
alberghi, ristoranti, agriturismi, rifugi, malghe, osterie tipiche, cantine. Rientra nella tipologia del turismo per
il benessere quella popolazione turistica interessata ad attività di riposo e riabilitazione psicofisica in
strutture quali terme, centri benessere e meditazione. Un tipo di turismo recente è quello ecosostenibile, nel
quale si combina l'interesse per la natura e la preoccupazione per l'ambiente, un modo di fare vacanza
preservando la natura, riducendo al minimo l'impatto ambientale, immergendosi in ambienti naturali. La
montagna, per questo tipo di turismo, è il luogo e la destinazione ideale: soprattutto nella stagione estiva;
permette di soggiornare nei campeggi, di svolgere numerose attività sportive e ricreative all'aperto, senza
dover ricorrere a particolari infrastrutture.
2.4 L’offerta ricettiva e le attrattive delle montagne trentine
Per quanto riguarda l'offerta ricettiva (dati aggiornati al 2010, corrisponde all’ultimo aggiornamento), il
Trentino conta circa 500.000 posti letto, di cui circa 95.000 distribuiti nelle circa 1.570 strutture alberghiere
presenti nella Provincia; i restanti posti letto si trovano nelle altre strutture ricettive soggette a comunicazione
delle presenze, quali rifugi, case per ferie, case e appartamenti vacanze, campeggi, ostelli, B&B, agritur,
affittacamere, negli alloggi privati dati in locazione o nelle “seconde case”, che da sole garantiscono in
Trentino circa 200.000 posti letto18
.
Le fonti interpellate, in particolare il sito web ufficiale della Provincia di Trento19
, evidenziano le potenzialità
delle mete montane del Trentino, che nell'ambito di attività turistiche offre un ambiente naturale unico,
gestito e mantenuto da una società di marketing territoriale, la Trentino Marketing, 14 APT, 9 Consorzi Pro
Loco e 150 Associazioni Pro Loco, tutti impegnati, in forme diverse, a valorizzare e promuovere il territorio
e le offerte locali.
Le principali località turistiche si trovano nei territori montani del Trentino, caratterizzate dalla presenza di
numerosi impianti di risalita e di strutture per la pratica degli sport invernali. Ci sono numerose località
famose in Italia e nel mondo che vengono annualmente interessate da un'importante flusso turistico. Tra
quelle con maggiori strutture ricettive si rilevano le seguenti mete montane: nel Trentino centrale il Monte
Bondone e la Vallagarina; nel Trentino orientale vi è il famosissimo centro di San Martino di Castrozza,
circondato dai gruppi montuosi delle Pale di San Martino; la Val di Fiemme, nota come importante centro
sportivo, soprattutto per lo sci nordico, con i centri maggiori di Cavalese, Predazzo e Tesero; la Val di Fassa,
18
Nella Provincia di Trento quindi si contano 500.000 posti letto, di cui circa 95.000 nelle strutture alberghiere, 71.097
posti nelle altre strutture ricettive, 113.886 posti negli alloggi privati dati in locazione, 199.821 nelle “seconde case”
e alloggi privati. Fonte: Betta G., Maccagnan P., a cura di, (2010) Il Turismo in Trentino. Rapporto 2010.
Dipartimento Turismo, Commercio, Promozione e Internazionalizzazione Ufficio Politiche turistiche provinciali.
Provincia Autonoma di Trento. Fonte: http://www.turismo.provincia.tn.it/osservatorio/Ricerche/pagina63.html 19
Osservatorio Turismo della Provincia di Trento http://www.turismo.provincia.tn.it/osservatorio/
26
che si trova immersa tra importanti gruppi delle Dolomiti, tra cui la Marmolada, il Gruppo del Sella e il
Catinaccio, in cui vi sono famosi centri urbani come Canazei e Moena. Anche gli altopiani di Folgaria e
Lavarone rappresentano una meta importante del turismo invernale, con piste per sci di fondo, e del turismo
estivo, con possibilità di camminare, andare per funghi ecc. Nel Trentino occidentale, le località turistiche
rilevanti sono i paesi di Andalo, Molveno e Fai, situati ai piedi della Paganella, e del Gruppo dolomitico del
Brenta; il Passo Tonale, il paese di Peio, che rappresentano i maggiori centri sciistici della Val di Sole. Infine,
vi è l'importante centro sciistico di Madonna di Campiglio, in Val Rendena.
Secondo i dati raccolti dalla Provincia Autonoma di Trento nel decennio 2000-2010, le mete interessate da un
maggior numero di turisti, sia nel periodo invernale sia nella stagione estiva, sono: Paganella, Folgaria,
Rendena, Fiemme, Fassa e Val di Sole (Ibidem). Circa il 17% del territorio trentino, corrispondente a più di
103.000 ettari su un totale di 605.000, è soggetto a tutela ambientale tra parchi, riserve naturali e biotopi.
I tre parchi naturali protetti istituiti in Trentino sono:
il Parco Nazionale dello Stelvio, che include il gruppo Ortales- Cevedale e le vallate alpine di Peio e
Rabbi;
il Parco naturale dell'Adamello Brenta, che rappresenta la maggior area protetta del Trentino, ed
interessa le zone delle valli Rendena, di Sole, di Non e Giudicarie;
Il Parco naturale Paneveggio Pale di San Martino, situato nella parte orientale del Trentino,che
include le Pale di San Martino, la parte orientale del Lagorai e la foresta di abeti rossi di Paneveggio.
Un'importante meta turistica trentina è rappresentata dal lago. I cinque principali laghi trentini, in ordine
decrescente, sono: Garda20
, Caldonazzo (in Valsugana), Molveno (appartenente al Gruppo del Brenta), Ledro
(nella Val di Ledro) e Levico (di nuovo in Valsugana). Una seconda meta molto importante è rappresentata
dalle terme, tra cui spiccano per interesse quelle di Comano, ai piedi delle Dolomiti del Brenta, Levico
Vetriolo in Valsugana, Peio e Rabbi in Val di Sole.
Dopo aver fatto il quadro delle zone di montagna del Trentino e sulla difficoltà che caratterizza il turismo
montano, ovvero attrarre turisti giovani, sempre meno attirare dalle sfide degli sport e delle attività della
montagna e sempre più affascinati dalla formula all-inclusive propria delle località balneari, nel prossimo
capitolo andremo a conoscere meglio chi sono i giovani trentini.
20
Considerando la superficie della quota di lago di pertinenza della Provincia di Trento.
27
3° CAPITOLO:
I GIOVANI TRENTINI:
DOVE VIVONO, I LORO VALORI ED IL TEMPO LIBERO
“Non importa quali obiettivi raggiungi.
Quando sei uno scalatore c'è sempre un'altra montagna.”
Meredith Grey, in Grey's Anatomy, 2005/13
La finalità di questo terzo capitolo è presentare il gruppo target della nostra ricerca, ovvero i giovani trentini
di età compresa fra i 15 – 30 anni e capire dove vivono, quali sono i loro valori, come trascorrono il loro
tempo libero e qual è il loro rapporto con la montagna. Dai dati raccolti emerge che i giovani sono il 15,4%
della popolazione trentina e che le comunità maggiormente popolate da giovani sono la Vallagarina e il
territorio della Val d’Adige. Il quadro valoriale dei giovani trentini è vicino a quello nazionale, sono gli
affetti familiari e gli amici ad essere centrali nella vita dei giovani. Il loro tempo libero è finalizzato allo
svolgimento di attività sociali; gli svaghi più ricercati sono caratterizzati dall'interazione e dalla
socializzazione, come andare in giro con gli amici in generale, e in particolare con uscite serali in locali quali
bar, pub, discoteche o semplicemente girovagare per il centro città. In assenza di ricerche su chi sono i
giovani trentini che frequentano la montagna e qual è il loro rapporto con la montagna, quello che si può
evincere dalla letteratura è che a frequentare la montagna, privilegiando il periodo estivo, siano
prevalentemente giovani con meno di 34 anni, in prevalenza maschi e fortemente orientati alla pratica sportiva.
Prima di procedere è doveroso fare una nota metodologica rispetto alle fonti citate sui giovani italiano. Difatti i
riferimenti bibliografici possono non sembrare aggiornati, ma non è così. L’indagine Iard, che rappresenta una delle
fonti più autorevoli, era quinquennale e si è conclusa con la sesta edizione, quella da noi qui citata.
3.1 I giovani sul territorio della provincia di Trento
Al 1° gennaio 2012 la popolazione residente risulta composta da 104.834 persone di 65 anni ed oltre (il
19,7%) e da 97.640 minorenni (il 18,3%), mentre i giovani fino a 14 anni sono il 15,3%. La popolazione in
età attiva (di 15-64 anni) costituisce circa i due terzi del totale (il 65,0%). L’indice di vecchiaia (calcolato
rapportando percentualmente la popolazione anziana, di 65 anni e oltre, a quella giovane, fino a 14 anni)
risulta lievemente superiore a quello dell’anno precedente e si attesta sul valore di 128,3: in altri termini,
ogni 100 giovani ci sono poco più di 128 anziani. La percentuale dei giovani nella fascia di età compresa fra
i 15 e i 30 anni sul totale della popolazione è pari al 15,4%21
. Andando a vedere la distribuzione dei giovani
sul territorio provinciale emerge che le comunità più popolate sono la Vallagarina e il territorio della Val
d’Adige.
Tabella 2: popolazione residente al 1° gennaio 2012, per classi di età e genere, per comunità di valle.
Classe Comunità territoriale della Comunità di Primiero Comunità Valsugana e Tesino
21
Elaborazione di chi scrive su fonte http://www.statistica.provincia.tn.it/binary/pat_statistica/demografia/PopolazionePerEt_2012.1343800210.pdf
28
di età Valle di Fiemme
M F T M F T M F T
15 - 19 529 506 1.035 283 275 558 710 699 1.409
20 - 24 517 521 1.038 271 240 511 739 695 1.434
25 - 30 524 553 1.017 260 273 533 746 724 1.470
Classe
di età
Comunità Alta Valsugana e
Bersntol
Comunità della Valle di
Cembra
Comunità della Valle di Non
M F T M F T M F T
15 - 19 1.408 1.270 2.678 317 360 677 1.095 1.030 2.125
20 - 24 1.297 1.269 2.566 322 307 629 1.056 1.057 2.113
25 - 30 1.368 1.405 2.773 333 294 627 1.163 1.064 2.227
Classe
di età
Comunità della Valle di Sole Comunità delle Giudicarie Comunità Alto Garda e Ledro
M F T M F T M F T
15 - 19 402 390 792 937 932 1.869 1.240 1.166 2.406
20 - 24 417 425 842 1.023 971 1.994 1.133 1.130 2.263
25 - 30 433 432 865 1.036 1.003 2.039 1.280 1.338 2.618
Classe
di età
Comunità della Vallagarina Comunità delle General de
Fascia
Magnifica Comunità degli
Altopiani cimbri
M F T M F T M F T
15 - 19 2.177 2.050 4.227 282 256 538 101 95
196
95 196 196
20 - 24 2.113 2.122 4.235 253 227 480 105 96 201
25 - 30 2.323 2.327 4.650 270 310 580 114 94 208
Classe
di età
Comunità Rotaliana-
Königsberg
Comunità della Paganella Territorio Val d’Adige
M F T M F T M F T
15 - 19 770 732 1.502 136 116 252 3.036 2.813 5.849
20 - 24 818 773 1.591 150 147 297 3.127 2.951 6.078
25 - 30 842 843 1.685 153 129 282 3.600 3.397 6.997
Classe
di età
Comunità della Valle dei Laghi Provincia
M F T M F T
15 - 19 293 267 560 13.716 12.957 26.673
20 - 24 276 257 533 13.617 13.188 26.805
25 - 30 259 291 550 14.704 14.417 29.121
Fonte: Servizio statistica della provincia di Trento,
http://www.statistica.provincia.tn.it/binary/pat_statistica/demografia/PopolazionePerEt_2012.1343800210.pdf
3.2 I giovani trentini ed i loro valori
Per conoscere meglio i giovani Trentini ci affidiamo a quanto elaborato dall'Istituto IARD che da più di
vent'anni svolge periodicamente indagini sulla condizione giovanile in Italia. Nel processo di
29
socializzazione, ovvero di acquisizione di valori, norme e regole diffuse nella società, la fase giovanile
rappresenta un passaggio importante. I giovani, in questa fase del ciclo di vita, hanno il compito di
mantenere una continuità con la famiglia di origine e trovare una propria autonomia, acquisire e identificarsi
con un insieme di valori ed equilibrarli per renderli coerenti con la propria personalità e la propria origine.
(Bagnasco et al. 2009)
Grazie ai dati raccolti, lo IARD22
ha stilato una classifica dei valori considerati più importanti dai giovani e
tra i primi quattro posti ha individuato:
Valori connessi alla vita individuale, quali famiglia, amicizia, amore, salute, lavoro e carriera,
realizzazione di sé.
Valori di tipo evasivo, collegati alle attività sportive, allo svago nel tempo libero, ai propri interessi.
Valori della vita collettiva, associati alla solidarietà, all'uguaglianza sociale, alla libertà, alla
democrazia.
Valori legati all'impegno personale: attività politica, impegno religioso, impegno sociale, interessi
culturali.
Nella scala dei valori individuata dall'istituto IARD, 'i giovani del nuovo secolo' collocano il tempo libero e
lo svagarsi in un posto di rilievo. “Emerge chiaramente l'evolvere del sistema di valori verso la sfera della
socialità ristretta e della vita privata, a scapito soprattutto dell'impegno collettivo” (Buzzi et al., 2002: 43). I
valori dei giovani della provincia di Trento non presentano elementi di differenza particolarmente
significativi rispetto ai giovani del campione nazionale IARD. Un fenomeno rilevato tra i giovani italiani, ed
in modo ancor più rilevante tra i giovani trentini, è “l'irresistibile ascesa della socialità ristretta” (Buzzi,
2003: 128). I giovani trentini attribuiscono importanza ai valori che coinvolgono il soggetto e il suo stretto
intorno. L’autore descrive dettagliatamente i processi sociali in virtù dei quali si è affermata la prevalenza
della socialità ristretta, ossia necessità di controllo, il senso di disorientamento e lo stato di anomia, che
invece caratterizza la società moderna. Fattori questi che spingono i singoli individui a restringere il loro
ambiente sociale di osservazione e valutazione, al fine di capire e conoscere e controllare il suo immediato,
in risposta alle esigenze di sicurezza.
Le ricerche svolte da IARD, nel 2003 e nel 2007 (Buzzi, 2003 e 2007) , sulla popolazione dei giovani
trentini23
hanno confermato che la maggioranza di loro indica come molto importante il singolo individuo o
il suo intorno relazionale. Per semplificare la spiegazione, i valori prevalenti possono essere raggruppati in
due grandi dimensioni. In primo luogo troviamo i valori riguardanti le relazioni affettive e familiari, legati
quindi a famiglia, amicizia e amore. Questi valori sono considerati importanti quasi dalla totalità della
popolazione giovanile trentina, il 97% del campione. In secondo luogo troviamo valori rappresentativi di un
crescente individualismo, quali valori legati ad affermazione della propria persona, salute, libertà e
realizzazione di sé; e valori per l'espressione della propria personalità, dei propri interessi, come lavoro,
22
I testi di riferimento sono Buzzi, Cavalli, De Lillo, 2002 e 2007. 23
Il campione della ricerca IARD 2003, sulla popolazione giovanile trentina, è composto da 1.023 giovani di età
compresa fra i 15 e i 29 anni e residenti in Provincia di Trento. La rilevazione è stata svolta alla fine del 2002. Il
campione della ricerca IARD 2007, sulla popolazione giovanile trentina, è composto da 1.029 giovani di età
compresa fra i 15 e i 29 anni e residenti in Provincia di Trento.
30
svago, sport e divertimento.
Questi risultati sono confermati anche da una ricerca svolta nel 2011 (Bazzanella, 2012) su un campione di
giovani trentini dall'Iprase, Istituto Provinciale per la Ricerca e la Sperimentazione Educativa, dove è stata
trattata la dimensione valoriale. Per strutturare la misurazione dei valori nella ricerca (Barni, 2012) si sono
riferiti alla teoria proposta da Schwartz nel 1992, che individua una serie di grandi obiettivi valoriali:
Potere: status sociale e prestigio, controllo delle risorse, autorità, ricchezza.
Successo: raggiungimento del successo attraverso la dimostrazione della propria competenza in
accordo con gli standard sociali; valori quali successo personale, ambizioni.
Edonismo: piacere personale e divertimento.
Stimolazione: apertura alle novità e ricerca di sfide stimolanti.
Autodirezione: indipendenza di pensiero, autonomia nello scegliere,desiderio di esplorazione; valori
quali indipendenza, creatività, libertà;
Universalismo: comprensione, tolleranza, rispetto e protezione del benessere di tutte le persone e
della natura; valori quale pace, giustizia, tolleranza.
Benevolenza: mantenimento e promozione del benessere delle persone con cui si è a diretto contatto;
valori quali aiuto, volontariato, altruismo.
Tradizione: accettazione delle usanze e delle idee che appartengono alla tradizione culturale o
religiosa; valori quali rispetto per le tradizioni, umiltà, fede.
Conformismo: obbedienza e limitazione di azioni che potrebbero disturbare o danneggiare o violare
aspettative o norme sociali; valori quali obbedienza, rispetto, educazione.
Sicurezza: incolumità, armonia e stabilità della società, delle relazioni interpersonali e della propria
persona; valori quali stabilità, ordine sociale, salute.
Complessivamente gli adolescenti attribuiscono rilevanza a valori quali il divertimento e il piacere personale
(Edonismo), l'esplorazione e la ricerca di sfide e di novità stimolanti (Stimolazione), l'autonomia e
l'indipendenza di pensiero e azioni (Autodirezione). I giovani trentini del campione, inoltre, assegnano scarsa
importanza ai valori di sicurezza, conformismo, tradizione, ed ancor meno a potere e successo (Bazzanella
2012).
In sintesi, l'immagine che si ricava da questa descrizione è quella di ragazzi interessati soprattutto a valori
che promuovono l'apertura al nuovo e, in secondo luogo, a valori che aprono alla relazione con l'altro, in
particolare all'amicizia. A prescindere dall'età, i giovani di sesso maschile danno priorità ai valori
dell'apertura al nuovo, all'edonismo, seguito da stimolazione e autodirezione; sul versante femminile si
afferma quel gruppo di valori che rimanda alla cura e alla relazione con l'altro, quindi la benevolenza nelle
femmine precede l'edonismo (Barni, 2012). Nell'indagine IARD del 2007 (Buzzi et al, 2007), viene osservato
che i maschi danno maggiore importanza, rispetto alle ragazze, allo sport, alla carriera, al benessere
economico e al prestigio sociale. Al contrario, le giovani donne apprezzano di più l'impegno sociale,
l'istruzione, gli interessi culturali, la solidarietà, l'amore, la democrazia e la pace. Nel delineare i mutamenti
di valori nel tempo, si evidenzia come le giovani generazioni, negli ultimi decenni, siano maggiormente
31
interessate e attente alla definizione delle proprie identità e alle relazioni nell'immediato ambiente sociale che
li circonda e ricerchino supporto e sicurezza nelle relazioni primarie, quali la famiglia, l'amore, l'amicizia,
curandone i rapporti. Ciò che sembra caratterizzare i ragazzi trentini, quindi, è il forte investimento verso una
forma di socialità e una relazionalità ristretta, conseguenza di un contesto sociale moderno visto come
minaccioso e privo di riferimenti.
3.3 I giovani trentini ed il loro tempo libero Dalle ricerche IARD richiamate (2002, 2003, 2007), il tempo libero emerge come un valore sempre più
importante per i giovani. La società moderna ha messo in risalto l'importanza e la centralità dell'individuo, il
quale dà ai valori individuali sempre più importanza e richiede e pretende di poter gestire il proprio tempo
libero, tanto che negli ultimi anni esso viene definito con l'espressione “tempo per sè”. “Lo stare bene oggi
non si identifica più con l'avere, ma nemmeno con l'essere, quanto molto di più con lo stare con. Raggiunta
l'abbondanza, erose le basi culturali su cui si fondano le grandi certezze identitarie, lo stare bene dei giovani
si risolve in uno stare con un piccolo gruppo ristretto di persone fidate” (Buzzi, 2003: 135). Le modifiche
strutturali e i cambiamenti culturali avvenuti in Italia negli ultimi decenni hanno accresciuto le possibilità di
svago ed hanno contribuito a diffondere i valori del consumo del gusto e del piacere. Queste trasformazioni
hanno fatto sì che le attività del tempo libero abbiano acquisito notevole importanza negli ultimi anni, per gli
individui e in particolare per i giovani (Buzzi, 2007). “La conclusione di maggior importanza che abbiamo
raggiunto è che il tempo libero, come è stato da noi definito e analizzato, non è un fenomeno periferico,
esterno alla vita e al suo sistema di valori: la sua radice sociale e psicologica deriva dalla cultura, i criteri
del suo giudizio sono affondati nella cultura; infatti l'uso che la gente fa del tempo libero è un indizio della
direzione della stessa cultura” (Giovanazzi, 1971: 13). Si è venuto a creare, per un gran numero di individui,
la disponibilità di tempo e il desiderio e la necessità di occupare questo tempo. Questo aumento della
disponibilità di tempo, durante la giornata, ma anche nell'arco della settimana e dell'anno, ha prodotto una
consistente quantità di risorse da consumare specificatamente nel tempo libero e ha creato una grande
domanda di servizi, infrastrutture, ad esempio le strutture alberghiere per le vacanze, prodotti da usare nel
tempo non destinato al lavoro.
Vari autori delle ricerche IARD sottolineano come considerando l'evoluzione della quantità di tempo
disponibile, egli ultimi decenni una dilatazione del tempo libero, correlato positivamente alla crescente
ricchezza del Paese. Il tempo libero, nell'ultimo decennio, per i giovani dai 15 ai 34 anni, si aggira intorno
alle 4-5 ore al giorno ed il 48% del campione IARD (Rampazi, 2002) lo considera deguato alle proprie
esigenze. Il tempo libero diminuisce al crescere dell'età: La fascia d'età che lamenta maggiormente la scarsità
di tempo libero sono giovani tra i 25 e i 34 anni (Buzzi et al. 2002, 2007). Anche per i giovani trentini
(Buzzi, 2003) il tempo libero diminuisce in modo lineare al crescere dell'età, come conseguenza della
crescita di assunzione di impegni e responsabilità familiari e lavorative, che contribuiscono a ridurre il tempo
lasciato libero da ogni altra attività. Questo fenomeno è spiegabile con il passaggio dall'adolescenza a ruoli
adulti maggiormente responsabili. I quindicenni sono quelli che dichiarano maggiormente che il tempo libero
32
è molto importante; con l'aumentare dell’età il tempo libero perde importanza (Arosio, 2003; Caporusso,
2007). Un’analisi di genere del tempo libero evidenzia che le giovani donne hanno meno tempo libero
rispetto ai loro coetanei maschi (Buzzi, 2007). Le donne vengono penalizzate dalla famiglia, che richiede
loro maggior responsabilità e impegno nell'ambito della cura della casa, del lavoro, dello studio e delle
relazioni familiari in generale. Questo fenomeno trova conferma nei dati Istat24
che evidenziano che le
giovani dispongono giornalmente di 4 ore circa di tempo libero contro le 5 ore dei loro coetanei maschi.
Sartori (2009), importante sociologa studiosa delle dinamiche e delle diseguaglianze di genere, interpretando
i dati IARD 2007, afferma: “Quasi tre giovani su cinque (il 59,7%) si ritengono liberi da vincoli di orari e
da condizionamenti riguardo le attività del tempo libero. I maschi sono più liberi delle femmine (69,1%
contro 48,7%). […] In una situazione di generale assenteismo rispetto alle faccende domestiche permane
tuttavia diffuso il modello tradizionale per il quale alla figlia femmina viene richiesta una maggiore
collaborazione nelle principali attività casalinghe, quali lavare i piatti, cucinare, fare la spesa, lavare la
biancheria, stirare e tenere in ordine la propria camera” (Ibidem, 148).
Diversa è anche la libertà di uscire e l’autonomia concessa dalle famiglie ai ragazzi e ragazze. La ricerca di
Buzzi (2003) più volte richiamata fa emerge che le giovani trentine hanno una minore libertà di uscire da
casa nel loro tempo libero e una minore autonomia rispetto ai coetanei maschi. Seppur ci sia una sostanziale
uguaglianza di genere, le femmine risultano sfavorite rispetto ai coetanei maschi nel rientrare la sera e nel
dormire fuori casa. Questo fenomeno di genere persiste anche nella fascia di età dei 25-29 anni, quando gli
impegni legati alla gestione della famiglia e della casa crescono, contribuendo ad impedire alle donne di
uscire con la stessa frequenza degli uomini. Il tempo libero, quindi, viene consumato in maniera diversa,
secondo le preferenze personali, l'età, il genere. Tra queste differenze, è proprio la disuguaglianza di genere
che si riscontra sensibilmente in vari aspetti sia nella quantità di tempo libero disponibile, sia nel tipo di
attività sia nella libertà di mobilità, di spostamenti e viaggi. Un approfondimento di come i giovani spendono
il loro tempo libero mostra che le forme di svago sono molteplici e varie (Arosio, 2003). Tra i più giovani, le
diverse forme di svago derivano soprattutto dalla necessità di interagire e di trovare occasioni di socialità. La
grande maggior parte dei giovani trentini dichiara di utilizzare parte del proprio tempo per uscire in
compagnia di amici. Dalle analisi dei dati risulta che la scelta del luogo viene subordinata alle esigenze; nella
maggior parte dei casi si preferiscono luoghi dove si possa mangiare e bere qualcosa, indipendentemente dal
fatto ce che siano luoghi pubblici o privati, come la propria casa o la casa di amici (Ibidem). Gli svaghi
maggiormente in voga tra i giovani trentini sono caratterizzati dall'interazione e dalla socializzazione, come
andare in giro con gli amici in generale, e in particolare con uscite serali in locali quali bar, pub, discoteche,
girovagare per il centro città (Caporusso, 2007). Il livello di utilizzo delle varie offerte di intrattenimento
fuori casa fa emergere differenze di genere dovute alle diverse preferenze espresse da uomini e donne. I
maschi sono maggiormente interessati, come atto di svago, allo sport, sia esso praticato o sotto forma di
spettacolo; le donne, invece, prediligono nettamente lo stare a casa e la sfera privata, esprimono, inoltre, un
24
Fonte dati: ISTAT (2011) Cambiamenti nei tempi di vita e attività del tempo libero
http://www.osservatorionazionalefamiglie.it/index.php?option=com_content&view=article&id=709:cambiamenti-
nei-tempi-di-vita-e-attivita-del-tempo-libero-istat&catid=25:altre-pubblicazioni&Itemid=122
33
interesse maggiore per il teatro e per i musei e le mostre. Ciò nonostante, è la diffusione di internet degli
ultimi anni che caratterizza l'abitudine di svago principale tra i giovani italiani e trentini (Buzzi, 2007): è in
casa connessi al computer o davanti alla televisione che i giovani consumano la maggior parte del tempo.
Non si riscontra una sostanziale differenza di genere in questo caso, maschi e femmine utilizzano, in media,
internet in egual misura. Gli studenti e le studentesse arrivano a trascorre 3-4 ore al giorno, in media, davanti
allo schermo di televisione e computer e il trend è in crescita. I giovani trentini confermano le abitudini
quotidiane degli italiani: l'Iprase (Bazzanella, 2012) conferma la fortissima predominanza dell'uso delle
tecnologie, che contemplano l'utilizzo di cellulari, computer e internet. Questo fenomeno, seppur con piccole
distinzioni, si presenta sia nella popolazione femminile che maschile.
In generale i giovani trentini esprimono un livello di soddisfazione positivo per quanto riguarda le
opportunità di svago, ad esclusione della segnalazione di una carenza di spazi ricreativi e di iniziative (Buzzi,
2003). Data l’eterogeneità del territorio, infatti, il grado di soddisfazione, all'interno della popolazione
giovanile, si differenzia molto per quanto riguarda la disponibilità dei servizi, si evidenzia un minor grado di
soddisfazione nelle zone periferiche dove effettivamente ci sono meno servizi e dove lo spostamento verso la
città risulta essere costoso in termini economici e di tempo necessario. Tra i giovani, chi dimostra una
maggiore soddisfazione è chi abita in città, soprattutto i maschi. Negli ultimi decenni è diminuito, in media,
il tempo che i giovani dedicano alla pratica di un'attività sportiva e alle attività all'aperto, rispetto ai dati
ISTAT del 200225
. Le nuove generazioni di adolescenti trascorrono la maggioranza del loro tempo seduti; in
questo i giovani trentini si distinguono dai loro coetanei a livello nazionale per il più basso tasso di
sedentarietà e per il più alto tasso di praticanti di attività sportiva regolare. Dai dati IARD, si evince che il
70% del campione selezionato svolge un'attività sportiva almeno una volta a settimana. Anche in questo caso
è il fattore età e genere ad incidere. È stato dimostrato che, all’aumentare dell’età, diminuisce la quota di
persone che praticano sport, sia in modo continuativo sia saltuario (Buzzi, 2002; 2007). La pratica dello sport
si caratterizza per una costante diseguaglianza di genere: da più ricerche risulta che i giovani maschi hanno
più probabilità di praticare uno sport rispetto alle femmine; infatti, prendendo in considerazione sia la pratica
sportiva saltuaria sia quella regolare, le donne risultano più sedentarie degli uomini. Nel 2010 il 44% delle
donne ha dichiarato di non praticare attività fisica nel tempo libero rispetto al 36% degli uomini. Anche in
Trentino, nella pratica sportiva si registra una diseguaglianza in termini di genere (Buzzi, 2003). Nel 2003 il
51% delle giovani dichiara di non aver fatto sport negli ultimi dodici mesi, ma se si considera la percentuale
maschile, questa scende al 35,8% (Ibidem). Anche dati del 2007 (Buzzi) sulla popolazione giovanile trentina
confermano questo fenomeno: la quota di maschi che praticano sport è superiore a quella delle femmine di
14 punti percentuali. Si evidenzia inoltre l’esistenza di differenze sociali: un giovane su due della classe
operaia è sedentario, contro meno di uno su tre della classe sociale superiore. All'interno del Trentino si
osserva che praticano più sport i residenti in Val di Fassa, Val di Fiemme e Vallagarina, mentre sono più
sedentari i ragazzi della Val di Non e della Bassa Valsugana (Caporusso, 2007). In una ricerca di
Franceschini (1994) realizzata sul territorio di Trento, si legge che le principali motivazioni che questi
25
Fonte ISTAT (2009) Cambiamenti nei tempi di vita e attività del tempo libero, Documento scaricabile all'indirizzo:
http://www.istat.it/it/archivio/47442
34
giovani attribuiscono al fare sport sono: divertimento e mantenimento della forma fisica 91%; la possibilità
di stare in compagnia 81% e la possibilità di stare al contatto con la natura 43%. Per i maschi, inoltre,
risultano particolarmente rilevanti lo spirito competitivo e il prestigio associato a un particolare sport
(Ibidem). In una ricerca centrata sulla Val di Fiemme e Val di Fassa (Malfer e Trolli, 2003) una parte del
campione denuncia la scarsa disponibilità di attrezzature sportive e la scarsa disponibilità di denaro. Per i
giovani abitanti nei paesi più isolati delle valli risulta significativa, inoltre, la difficoltà di spostamento per
incontrare amici o praticare determinate attività.
A livello nazionale, come a livello provinciale (Buzzi et al., 2007), risulta complessivamente che
all'aumentare dell'età corrisponde un aumento della libertà di movimento nel frequentare gli amici, rientrare
tardi la sera, andare in vacanza, frequentare i luoghi desiderati, dormire fuori casa. La fascia di età che
dimostra maggiore indipendenza è quella dei 25-30 anni. Inoltre, i maschi godono complessivamente di
maggiore libertà, in tutte le voci menzionate. Si nota tra i giovani una limitata propensione a spostarsi nei
weekend o ad effettuare viaggi di qualche giorno per motivi di lavoro, di studio o di svago. La maggior parte
dei giovani si regala, in media, una o due vacanze di almeno quattro giorno all'anno. Il dato IARD (Buzzi et
al., 2002) che stupisce è che un quarto del campione di giovani ha trascorso le vacanze nella propria regione,
confermando una scelta che emergeva già dai dati rilevati nel 1996. Pochi giovani trascorrono il weekend
fuori casa; infatti, poco più della metà del campione di giovani non ha mai trascorso un fine settimana fuori
casa negli ultimi tre mesi. La percentuale più elevata di chi non ha pernottato fuori casa un fine-settimana si
trova nella classe d'età più giovane, entro la quale spiccano le ragazze. Questo effetto, dovuto
all'atteggiamento dei genitori, pur attenuandosi con il progredire dell'età, non scompare del tutto: ne
risentono in particolare le ragazze, comprese quelle di oltre 25 anni. “Sulla possibilità di effettuare viaggi di
qualche giorno e trascorrere i fine settimana fuori, influisce senz'altro il fatto che, per i più giovani e
soprattutto per le ragazze, si registrano difficoltà, quando non precisi divieti, da parte dei genitori in merito
alla possibilità di dormire fuori casa” (Ibidem: 431-432). La differenza di genere si percepisce e si mantiene
in tutte le classi d'età; anche se con diversa misura, la giovane donna si assenta da casa meno che il giovane
uomo (Sartori, 2009). Inoltre, vengono rilevate differenze di classe sociale per quanto riguarda i viaggi e i
weekend fuori casa, ovvero si registra un valore maggiore di spostamenti per la classe superiore e
impiegatizia. I viaggi e le vacanze si concentrano in estate, quando, appunto, il 46% degli italiani consuma le
ferie26
.
Seppur i dati non siano recenti, una ricerca sul turismo giovanile (Spezia, 1990) ci permette di capire a
grandi linee gli andamenti dei giovani. Dai dati risulta che il 50% dei giovani italiani dai 18 ai 34 anni
sceglie come tipologia del luogo di vacanza il mare e il 20% preferisce la montagna. Inoltre la percentuale di
chi preferisce la montagna sale con il crescere dell'età. La maggior parte dei giovani italiani in vacanza in
montagna si trova in compagnia di amici e pratica principalmente attività sportive, passeggiate ed escursioni.
Questi valori così distribuiti, vengono confermati anche dall'Istat nel 2010 (Ibidem). Tendenzialmente, in
ogni periodo dell’anno, i giovani e gli adulti sono coloro che viaggiano maggiormente. In particolare,
26
ISTAT (2011) Viaggi e vacanze in Italia e all'estero. Anno 2010.
http://www3.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20110216_00/testointegrale20110216.pdf
35
nel periodo estivo effettuano viaggi quasi poco più della metà dei giovani tra i 15 e i 24 anni. In generale
le vacanze vengono effettuate principalmente al mare: 47% dei casi contro il 17% in montagna, mentre la
quota restante copre altre tipologie di vacanza come visite a città o località d’arte e soggiorni trascorsi in
campagna o al lago. L’Istat registra comunque una generale diminuzione di viaggi e vacanze degli italiani
rispetto al 2009 e un consistente calo di vacanze brevi (-39%), il quale provoca una riduzione delle vacanze
in montagna.
Relativamente alla scelta della località della vacanza l'Osservatorio sulla Montagna (Trademark Italia, 2011),
nel 2011 ha individuato alcuni fattori maggiormente rilevanti nell’orientarla: Consigli di amici, parenti,
conoscenti 41,9%; Interessi personali, abitudine 28%; Libri, guide, riviste, film, documentari 15,1%; Agenzie
di viaggio, cataloghi 8,9%; Siti internet 8,7%; Pubblicità: tv, giornali, radio 6,1%.
Tra i fattori incisivi sulla scelta della destinazione delle vacanze, cresce sempre di più l'importanza dell'uso
del web, delle social community e dei forum di viaggio, tanto da esser entrati a far parte dei fattori
decisionali influenti (Trademark Italia, 2012, b). Compiendo una rassegna dei singoli media, emerge che la
televisione comunica un'immagine ambivalente della montagna: i telegiornali offrono un’'immagine della
montagna standardizzata, mondana, pericolosa; i programmi televisivi legati alla natura mostrano la
montagna valorizzata, vissuta; la pubblicità rende la montagna stereotipata, ideale, in cui vengono descritte
alcune località esclusive, ideali, con descrizioni di “montagna da sogno”; la stampa quotidiana si occupa
della montagna esclusivamente in rapporto ad eventi specifici come l'apertura della stagione sportiva, le varie
gare e manifestazioni organizzate, il traffico e i rallentamenti che si creano sulle strade, gli incidenti in
montagna.
3.4 I giovani e la montagna
Dall’analisi della letteratura fatta è possibile affermare che sono per lo più assenti ricerche focalizzate sul
turismo giovanile in montagna: manca una banca dati che supporti nella comprensione di chi sono i giovani
trentini che frequentano la montagna sia in inverno sia nel periodo estivo. A tal proposito Giovanazzi (1971)
formula la seguente domanda: “La società dei consumi ha creato dei prodotti e dei servizi di mercato, che
hanno dato vita a delle esigenze da soddisfare nel e per il tempo libero. Ma tra questi ne fa parte la natura e
la montagna? La montagna può accogliere, e provoca curiosità e desiderio negli individui che vedono il
tempo libero e la vacanza l'immagine del relax puro cioè della passività e del consumo? ”(Ibidem: 17).
Mauro Corona si chiede se i giovani, impegnati a utilizzare internet o televisione durante il loro tempo libero,
possono essere ancora interessati alla montagna, e scrive: “Come avvicinare la montagna? Ecco oggi, manca
una cultura, una conoscenza di come avvicinare la montagna. Non si può andare su a casaccio solo perché
si vede uno spot televisivo di due che camminano o arrampicano sgranocchiando cioccolata. La conoscenza
della montagna dovrebbe partire dalle scuole, soprattutto dalle elementari all'asilo”. Nonostante non ci
siano ricerche dedicate al tema dei giovani e la montagna, possiamo cercare di delineare il profilo del
frequentatore tipo della montagna. Da quanto descritto nel paragrafo precedente, è stato accertato che la
montagna è scelta come spazio per il tempo libero per molti giovani italiani e trentini e questo fenomeno si
36
accentua nella stagione invernale quando è frequentata prevalentemente da giovani con meno di 34 anni; in
prevalenza maschi e fortemente orientati alla pratica sportiva (Champvillair, 2008). Il rapporto 2012
dell'Osservatorio turistico sulla Montagna, a proposito dell'andamento della stagione estiva tra i frequentatori
delle montagne del Trentino Alto Adige, registra una spaventosa mancanza di giovani: otto fruitori della
montagna estiva su dieci sono famiglie con bambini e turisti della terza età (Trademark Italia, 2012, b).
Più ricerche invece sono indirizzate a capire la condizione di vita dei giovani che vivono nelle zone di
montagna. Da una di queste emerge che il fenomeno dell’abbandono della montagna è percepito dai giovani
autoctoni. Nella ricerca già menzionata di Malfer e Roller (2003) è presente la domanda “Quali sono
secondo te i problemi che riguardano più da vicino i giovani della tua zona?” ed è interessante menzionare
che tra i problemi più importanti, quali alcolismo, carenza di attrezzature per il tempo libero, assenza di
servizi sociali, troviamo anche il problema dell'abbandono della montagna e del degrado ambientale,
menzionato dal 13% del campione, (17%), l'assenza di prospettive future (17%) e il 21% la necessità di
lasciare il comune per realizzarsi (21%). Emerge quindi l'esigenza di azioni e l’identificazione di spazi di
aggregazione, dialogo e confronto per trattenere i giovani in montagna.
In un bellissimo libro, Christian Arnoldi (2006) ha raccolto le narrazioni ed i discorsi dei montanari delle
Alpi trentine, i loro modi di vivere e i loro stili di vita, le procedure di fruizione e di utilizzo delle risorse e
del territorio, i loro movimenti quotidiani nello spazio, i principi che governano i rapporti e gli scambi tra gli
individui. Dai suoi racconti emerge una montagna dominata da una rarefazione sociale, in cui i giovani sono
pochi e cercano di andarsene in tutti i modi. Il riportato dei ragazzi “il mio paese, Mazzin, è piccolino, ci
saranno 80 persone in tutto e 30 sono ultrassessantenni. Se voglio vedere qualcuno della mia età devo per
forza andarlo a cercare altrove” (ibidem, 153), porta a galla il fenomeno dell’invecchiamento e dello
spopolamento, che portano con se, come riporta Arnoldi, il destino della sparizione.
37
PARTE SECONDA:
IL FRAMEWORK METODOLOGICO
DEL PROGETTO
38
4° CAPITOLO
STUDIARE GLI ATTEGGIAMENTI PER CAPIRE I COMPORTAMENTI:
CONCETTI E METODI
“La ricerca è per definizione movimento:
ciò che era vero ieri non lo è più oggi, e sarà ancora modificato domani.”
(Piero Angela, L'uomo e la marionetta, 1972)
L'obiettivo principale della ricerca è raccogliere una serie di informazioni utili per comprendere come i
giovani trentini si relazionano con il contesto montano in cui vivono. Per raggiungere tale scopo è stato
necessario indagare gli atteggiamenti dei giovani trentini nei confronti della montagna. Nella ricerca
psicosociale, infatti, è stata dimostrata una generale correlazione positiva tra atteggiamenti e comportamento
sociale, per la quale ad atteggiamenti positivi verso un oggetto corrispondono comportamenti favorevoli e
viceversa. Per questo il primo paragrafo del capitolo del framework teorico è indirizzato alla definizione del
concetto di “atteggiamento” mentre il secondo è centrato sulla tecnica delle scale funzionale a misurare
l’atteggiamento.
4.1 Gli atteggiamenti
Gli atteggiamenti sono sempre stati fonte di interesse per gli scienziati sociali27
. Ajzen e Fischbein (1974;
2000) hanno dimostrato che la maggior parte delle volte l'individuo attua un comportamento coerente con il
proprio atteggiamento L'atteggiamento non è il solo fattore a influire sui comportamenti, ma anche le norme
soggettive, l'intenzione e il controllo percepito contribuiscono alla definizione del comportamento che poi
verrà intrapreso dalla persona (Cavazza, 2005).
Thomas e Znaniecki, nel 1918, sono i primi ad usare il termine atteggiamento in una famosissima ricerca
sociologica. Citandoli, Madge (2004) sostiene che l'atteggiamento è “un processo della coscienza individuale
che determina l'attività reale o possibile dell'individuo nel mondo sociale” (Ibidem: 105), ovvero le risposte
e le azioni di un individuo sono determinate dal suo atteggiamento, contestualizzato in un dato ambiente
sociale. Cantril, nel 1932, parla di “condizione più o meno stabile di organizzazione mentale che predispone
un individuo a reagire in un modo caratteristico a qualunque oggetto o situazione con cui entra in
relazione”, come riportano Pavsic e Pirtone (2003: 37 – 38). L'atteggiamento si definisce quindi come una
tendenza, o una disposizione durevole, a reagire in modo favorevole o sfavorevole a un particolare oggetto
od a una categoria di oggetti, o meglio “tendenze e sentimenti, pregiudizi e nozioni preconcette, apprensioni
di una persona verso un determinato oggetto” (Ibidem: 26). Queste forze, che contemplano aspetti positivi e
negativi degli oggetti e degli eventi esterni, influiscono e determinano l'azione fra l'individuo e il suo
27
Le scienze sociali hanno dimostrato un legame di coerenza tra atteggiamenti e comportamenti. Per ulteriori
informazioni consultare l'articolo di Kraus (1995) dove l’autore esamina la correlazione tra atteggiamenti e
comportamenti, analizzando numerose ricerche, e rileva che queste presentano indici di correlazione da - 0.10 a
0.91, e che la maggior parte di queste, l'81% dei casi, presentano una correlazione che raggiunge i livelli di
significatività statistica.
39
ambiente. Gordon Allport28
(riperso in Cavazza, 2005: 12) afferma che l'atteggiamento “esercita un'influenza
direttiva o dinamica sulla risposta dell'individuo nei confronti di ogni oggetto o situazione con cui entra in
relazione”. Insomma, può essere ritenuto un punto di vista personale che elabora gli imput esterni e
contribuisce a determinare le scelte delle azioni nel contesto sociale. Le persone, infatti, non sono spettatori
oggettivi e neutrali del mondo sociale, ma creano atteggiamenti verso ciò che incontrano. Altri autori
(Aronson et al., 2006) scrivono che “Un atteggiamento è un giudizio permanente riguardo a persone,
oggetti, idee ed eventi sociali” (Ibidem: 131). L'atteggiamento permette, quindi, all'individuo di percepire
l'ambiente esterno e in base a questo, di orientare le proprie azioni, le proprie opinioni, i propri
comportamenti (Cavazza 2005). Chi si occupa di studiare gli atteggiamenti (Pavsic e Pirtone, 2003) mette in
guardia sul fatto che il concetto di atteggiamento è comunemente confuso con quello di opinione per indicare
le valutazioni e le prese di posizioni di un individuo rispetto a un oggetto. L'atteggiamento orienta l'individuo
a valutare un dato oggetto, l'opinione è la risposta verbalizzata sulla situazione, rappresenta ciò che si è
disposti ad ammettere in pubblico; quindi, l'opinione è l'espressione verbale e concreta dell'atteggiamento.
È stato dimostrato e ritenuto valido universalmente da numerosi studiosi che i comportamenti, le esperienze,
le credenze, le emozioni e i sentimenti incidono e determinano la natura e l'andamento degli atteggiamenti, i
quali vengono descritti come formati da tre componenti, che, insieme, danno forma alla valutazione
dell'oggetto, in relazione all'atteggiamento di quell'individuo:
La componente cognitiva riguarda le informazioni, i pensieri ragionati, le esperienze e le credenze
che gli individui possiedono sull'oggetto a cui si rivolge l'atteggiamento. Questa dimensione
comporta una valutazione dei vantaggi e degli svantaggi, un ragionamento a seconda dei costi e delle
ricompense.
La componente affettiva è composta dalle reazioni emotive, dai sentimenti, dagli stati d'animo, dalle
emozioni che scaturiscono nei confronti dell'oggetto e dell'atteggiamento.
La componente comportamentale consiste nelle azioni o comportamenti osservabili, impliciti od
espliciti, rispetto all'oggetto.
Alcuni atteggiamenti sono fondati principalmente sull'aspetto cognitivo, quando la componente del
ragionamento e della cognizione prevarica le altre; altri atteggiamenti sono a base emotiva, quando
l'atteggiamento è fondato maggiormente sugli stimoli dati da emozioni, valori e credenze; infine ci sono
atteggiamenti con un forte lato comportamentale, quando l'azione e l'atteggiamento segue il comportamento
radicato nell'individuo (Aronson et al, 2006).
Tra le altre caratteristiche/proprietà degli atteggiamenti individuate dai vari studiosi (Cavazza, 2005), si
ricorda che gli elementi che incidono sul processo di formazione degli atteggiamenti sono: l'esperienza
diretta con l'oggetto, l'osservazione dell'esperienza altrui con l'oggetto, la comunicazione sull'oggetto. Tutti
fattori che consentono all'individuo di raccogliere informazioni, di classificare l'oggetto e il contesto, di
formarsi valutazioni e credenze, che si uniscono in un atteggiamento. Sono state individuate (Corbetta, 1999)
altre caratteristiche proprie dell'atteggiamento:
28
Gordon Allport (1935), Attitudes in Handbook of social psychology, considerato il primo manuale di psicologia
sociale.
40
Un atteggiamento, una volta sviluppatosi, può esistere a livello esplicito, quando è sostenuto
coscientemente e riportato con facilità agli altri; e/o a livello implicito, quando si compiono
valutazioni involontarie, incontrollabili e inconsce.
Un atteggiamento può essere individuale o collettivo, quando avviene una condivisione delle
valutazioni verso uno o più oggetti da parte di un gruppo di individui.
Un atteggiamento non è stabile, bensì dinamico, e può quindi cambiare nel tempo, in base a nuove
esperienze, emozioni, conoscenze, riflessioni, oppure può essere modificato e influenzato
dall'azione, dal comportamento, dalle parole di altri (comunicazione persuasiva).
Gli atteggiamenti, nel campo della sociologia e della psicologia, vengono immaginati e rappresentati come
continuum, che vanno da un estremo completamente negativo ad uno completamente positivo, e sui quali le
persone si collocano in base alla loro valutazione,. Questa raffigurazione degli atteggiamenti è alla base della
tecnica delle scale, strumento ideato per la misurazione degli atteggiamenti, tema che verrà approfondito nel
prossimo paragrafo.
4.2 Misurazione degli atteggiamenti: la tecnica delle scale
La ricerca psicosociale applica la tecnica delle scale come strumento utile al fine di analizzare e misurare gli
atteggiamenti (Costarelli, 2002). “L'idea di ricorrere alle scale della psicofisica sensoriale per misurare le
variabili sociali è nata per poter descrivere con maggior precisione e obiettività le cosiddette variabili
sociali e per migliorare le tecniche di ricerca in campo sociale” (Pedon, 2009: 36). Come sottolinea Corbetta
(1999) nel suo manuale di ricerca sociale, con 'tecnica delle scale' ci si riferisce ad “un insieme di procedure
messe a punto dalla ricerca sociale per 'misurare' l'uomo e la società” (Ibidem: 237).
Questa tecnica permette di cogliere e misurare l'atteggiamento che si intende analizzare, ovvero rende gli
atteggiamenti decifrabili e codificabili, attraverso la misurazione delle sue dimensioni. Ricordiamo, come
precedentemente scritto, che l'atteggiamento ha una componente cognitiva, una emotiva ed una
comportamentale.
Gli atteggiamenti, misurati attraverso le risposte fornite dagli intervistati nei questionari, vengono codificati
in modo da poter essere utilizzati come fonte attendibile e valida di informazione per la costruzione di teorie
psicosociali sulle opinioni, sugli atteggiamenti e sul comportamento(Pedon, 2009).
Per scala si intende “un insieme coerente di elementi, detti item29
,che sono considerati indicatori di un
concetto più generale” (Corbetta, 1999: 237).Il concetto generale è l'atteggiamento che si vuole cogliere ed
interpretare rivolto a un oggetto o ad un fenomeno. Questo, per essere misurato, viene scomposto in varie
dimensioni concettuali ed operativizzato attraverso un gruppo di indicatori, chiamati così perché 'indicano' il
concetto generale, ritenuti validi e coerenti per la copertura del significato del concetto. Le dimensioni
vengono esplicitate in più indicatori, rappresentati dagli item che indicano le diverse opinioni
dell'atteggiamento.
Viene quindi costruita una scala di stimoli composta da affermazioni relative alle credenze, alle emozioni o
29
Il termine 'item' può essere tradotto, dalla lingua inglese, con 'elemento' o 'affermazione'.
41
ai comportamenti, relativi all'atteggiamento verso un dato oggetto. Questo strumento ha lo scopo di
individuare le relazioni esistenti tra gli stimoli e le diverse sensazioni che si producono nelle persone. “Gli
stimoli sociali sono in genere affermazioni (item) che esprimono in grado variabile un certo attributo
psicologico o sociale, capace di coinvolgere in maniera diversa l'interesse delle persone” (Pedon, 2009: 36).
La scala è quindi composta da un insieme di elementi (affermazioni o item),ovvero da una batteria di
domande, a cui il campione deve rispondere dando la propria opinione in proposito, esprimendo posizioni
favorevoli o sfavorevoli nei confronti delle specifiche affermazioni relative all'oggetto di atteggiamento
studiato.
Le modalità di risposta presentano un ordine; ad esempio possono essere 'per nulla d'accordo', 'poco
d'accordo', 'abbastanza d'accordo', 'molto d'accordo'. Spesso la struttura degli item prevede da quattro a sette
opzioni di risposta che vanno da 'del tutto in disaccordo' a 'del tutto d'accordo' (Pavsic, 2003).
La scala utilizzata in questa ricerca è la scala Likert, la tecnica a scala più diffusa e utilizzata in sociologia.
Questa scala di risposte è a parziale autonomia semantica, ovvero il significato di ogni categoria è solo
parzialmente autonomo e messo in relazione con le altre categorie di risposte da un ordine crescente di
approvazione comunemente condiviso: “Anche se non è possibile affermare che la distanza tra queste
modalità di risposta sia equa, è chiaro a tutti che 'abbastanza d'accordo' viene prima del 'molto d'accordo' e
dopo il 'poco d'accordo'” (Pedon, 2009: 54). Ad ogni grado di risposta viene attribuito un valore numerico,
un codice, per esempio “1” corrisponde a “per nulla d'accordo”, “4” a “molto d'accordo”, e quindi in questo
caso un codice alto corrisponde al massimo grado di favore nei confronti dell'oggetto (Cavazza, 2005).
L'intervistato, per interpretare la domanda e le modalità di risposta, compie un processo di comparazione tra
le alternative e attraverso questo meccanismo riesce a scegliere un alternativa di risposta tra quelle offerte
(Pavsic, 2003). Una volta somministrate tutte le domande all'intero campione, si calcolano le risposte date
dai soggetti per ogni item. La somma dei punteggi che un individuo totalizza sull'insieme degli item
costituisce il suo punteggio individuale e la sua posizione sull'atteggiamento in questione. Il principio su cui
si basa questo strumento viene descritto in questa interessante frase di Thurstone (ripresa da Cavazza, 2005:
72), considerato un pioniere in questo campo: “L'atteggiamento è una proprietà concettualizzata come
continua che varia cioè per incrementi infinitesimali”. Quindi il concetto studiato, l'atteggiamento, per poter
essere operativizzato e misurato, viene rappresentato dall'idea di una scala, in un modello di continuum
lineare bipolare, dove si dispongono i diversi atteggiamenti e le reazioni degli intervistati agli item. La
persona, a seconda delle risposte fornite e quindi a seconda del suo atteggiamento, si colloca in una posizione
rilevata su un continuum bipolare dell'atteggiamento, dove gli estremi sono uno negativo e l'altro positivo, e,
in tal modo, la rende confrontabile con gli altri individui che hanno risposto (Pedon, 2009). La scelta degli
item da includere deve essere accurata, tutti gli item devono contribuire a misurare un pezzetto dello stesso
atteggiamento, devono riportare una posizione che sia chiaramente favorevole o sfavorevole all'oggetto; al
contrario una risposta ad un item che riporta una posizione moderata creerebbe confusione nella valutazione
della risposta.
La scala, per essere in grado di misurare scientificamente ed efficacemente, deve rispondere ai criteri di
validità e attendibilità. L'attendibilità viene definita come “il grado di accordo fra tentativi indipendenti di
42
misurare lo stesso concetto” (Cavazza, 2005: 70) in termini di coerenza interna dello strumento di
misurazione degli atteggiamenti, strumento che deve rendere minimo l'errore di misurazione degli
atteggiamenti. Questo criterio viene verificato tramite il coefficiente Alfa di Cronbach, che consente di
individuare ed eliminare gli item che contribuiscono al decremento della coerenza interna. L'indice alfa di
Cronbach riguarda, appunto, l'attendibilità della scala, criterio essenziale per la buona riuscita dell'indagine, e
valuta la coerenza interna complessiva della scala.
Di seguito la formula dell'alfa di Cronbach:
α = nrm / 1+rm(n-1)
n: numero elementi della scala
r: correlazione media degli elementi
Quindi, all'aumentare del numero degli elementi e all'aumentare della correlazione media tra gli elementi,
l'indice di Cronbach aumenta. Il valore di alfa assume generalmente valori positivi. Nel caso in cui si
trovassero indici di alfa di Cronbach con valori negativi, significa che ci sono elementi che sono correlati
negativamente tra di loro, a causa di polarità fra loro non coerenti. Il valore di alfa varia tra 0 e 1 ed è
direttamente proporzionale con ciò che rappresenta, ovvero maggiori sono i valori, maggiore è la coerenza
interna della scala. È stato deciso, come ricorda Corbetta (1999), di accettare valori che siano uguali o
superiori a 0.70 per poter accettare la scala. Un alfa inferiore, infatti, indica che gli elementi della scala
hanno poco in comune, oppure che il loro numero è troppo basso. L'attendibilità è necessaria, ma non
sufficiente ai fini di una scala adatta a misurare proprio quel particolare atteggiamento che si vuole
analizzare. L'altro criterio necessario è la validità; ovvero il criterio per cui i dati ricavati debbano essere
coerenti tra loro. Una delle misure che indicano la validità della scala è proprio la correlazione tra gli
elementi, e tra gli elementi e la scala stessa. Attraverso il procedimento dell'analisi fattoriale si evidenzia
quanti e quali fattori spiegano significativamente le variabili e quali fattori possono essere esclusi perché non
significativi.
Presentati gli strumenti concettuali, lasciamo adesso spazio alla descrizione di come è stata condotta la
ricerca.
43
PARTE TERZA:
FASI DELLA RICERCA
44
45
5° CAPITOLO:
LA COSTRUZIONE DEL QUESTIONARIO ED IL PRE TEST
« … di tutte le cose misura è l'uomo, di quelle che sono, per ciò che sono,
di quelle che non sono per ciò che non sono conosciute”
Da Diogene Laerzio IX, 51,
citata da AAVV L'Universale - Filosofia - Edizioni Garzanti (1986, edizione 2005)
In questo capitolo saranno presentate le fasi di ricerca del progetto. Il primo paragrafo è dedicato alla
descrizioni della modalità di raccolta delle informazioni per la costruzione del questionario. Dopo la
creazione di un forum virtuale, il team di ricercatori ha individuato gli item del questionario da sottoporre a
pre-test attraverso un brainstorming. Le macro-motivazioni considerate nella costruzione del questionario
sono state: dimensione emotiva; dimensione estetica; dimensione delle risorse; dimensione del confronto;
dimensione stagionale e climatica; dimensione relazionale; dimensione delle attività; dimensione della salute
e del rischio; dimensione della sfida; dimensione culturale. Il pre-test, condotto su 302 giovani, ha portato ad
escludere in step di analisi differenti gli item che i boxplots avevano rilevato essere poco significativi e che
non contribuivano in modo sufficiente, od erano incoerenti, alle dimensioni latenti individuate. Il
questionario così ottenuto, composto da 35 item, è stato sottoposto all’indagine CATI.
5.1 La raccolta delle informazioni per la costruzione del questionario
Inizialmente si è ipotizzato di raccogliere le informazioni funzionali alla costruzione del questionario
attraverso l’organizzazione di focus group territoriali in cui coinvolgere giovani trentini. Nella prima
riunione di progetto (febbraio 2012) il team ha deciso di raccogliere le opinioni dei giovani trentini circa le
motivazioni che li spingono a frequentare o non frequentare la montagna non più attraverso una serie di
focus group, ma ospitando un dibattito all’interno di un Forum virtuale inserito sul sito dell’Accademia della
Montagna del Trentino (http://www.accademiamontagna.tn.it/). Tale dibattito sarebbe stato animato
attraverso alcune domande funzionali a cogliere l’essenza del problema e animato e moderato dai ricercatori.
Il forum on line è stato attivato nel periodo marzo-aprile 2012 ed è stato promosso attraverso una
trasmissione radiofonica su Switch Radio, comunicazioni a tutti i Piani Giovani di Zona e Facebook.
L’accesso al forum era possibile attraverso più link e banner su vari siti: Accademia della Montagna del
Trentino; Radio Italia Trentino Alto Adige (63.974 visualizzazioni e 185 click); Switch Radio (42.870
visualizzazioni e 304 click); IRSRS; Educa; Associazione Rifugi Trentino. Inaspettatamente quanto emerso
dal forum non ha consentito di informare adeguatamente il questionario, così il gruppo di lavoro ha deciso di
procedere attraverso l’adozione di un’altra tecnica di indagine, il brainstorming. Il team di lavoro si è così
riunito più volte in sessioni di brainstorming dalle quali è emerso un questionario (allegato 1) composto da
107 affermazioni, per ognuna delle quali il rispondente era invitato a indicare il grado di accordo. Alcune di
queste avevano valenza positiva, altre negativa, molte erano neutre, nella consapevolezza che un’inversione
della polarità semantica stimola l’attenzione del rispondente, impedendogli di rispondere in modo automatico
46
e meccanico (il cosiddetto response set), e offre al tempo stesso un ampio spettro di possibili verbalizzazioni.
La formulazione delle affermazioni è stata possibile attraverso un ragionamento teorico che, prima di tutto, ci
ha portato a individuare una serie di macroaree rilevanti e poi, per ciascuna di queste, più affermazioni
concrete che esemplificassero il concetto astratto generale.
Le macro motivazioni considerate sono state le seguenti:
Dimensione emotiva: riguarda l’andare o il non andare in montagna, semplicemente per le emozioni
(positive o negative) che questa suscita, ad esempio: la montagna è la mia passione; la montagna mi
mette tristezza; andare in montagna mi rilassa; andare in montagna è noioso.
Dimensione estetica: riguarda il piacere o il disagio che si può provare a contatto con la natura e
l’ambiente della montagna, ad esempio: mi piace godere dei panorami della montagna; in montagna
ci sono animali che mi infastidiscono o mi spaventano.
Dimensione delle risorse: riguarda l’effettiva possibilità, o meno, di andare in montagna, sia dal
punto di vista delle risorse economiche che di tempo, ad esempio: per andare in montagna bisogna
avere l’automobile; andare in montagna costa troppo.
Dimensione del confronto: riguarda le preferenze individuali e il loro ordine di priorità, ad esempio:
tra mare e montagna preferisco la montagna; in montagna mi manca la possibilità di accedere a
internet; in montagna mi manca la “vita” della città.
Dimensione stagionale e climatica: riguarda l’impatto delle condizioni atmosferiche sulle scelte
individuali, ad esempio: in montagna fa troppo freddo per stare veramente bene; la montagna mi
piace in tutte le stagioni.
Dimensione relazionale: riguarda l’impatto delle abitudini del gruppo dei pari dell’intervistato, ad
esempio: ho un gruppo di amici con cui vado in montagna; se vado a farmi un giro in città ho più
possibilità di conoscere gente nuova; in montagna mi sento solo.
Dimensione delle attività: riguarda ciò che si può fare in montagna, ad esempio: in rifugio si mangia
e si beve bene; mi piace praticare sport in montagna; non capisco che ci trovi la gente ad andare a
passeggiare in montagna.
Dimensione della salute e del rischio: riguarda la percezione della montagna come attività benefica o
pericolosa, ad esempio: vado in montagna per tenermi in forma; si corrono troppi rischi ad andare in
montagna; in montagna il cibo è più sano; ho paura dell’altezza.
Dimensione della sfida: comprende ad esempio le affermazioni: non capisco quei fissati che
vogliono a tutti i costi raggiungere una cima; ogni volta che vado in montagna mi pongo obiettivi più
ambiziosi.
Dimensione culturale: riguarda una visione della montagna come identità e come abitudine, ad
esempio: ho cominciato ad andare in montagna fin da piccolo; andare in montagna per me è una
tradizione di famiglia, non sono abituato ad andare in montagna.
Queste macroaree ambiscono ad essere esaustive, ma non possono essere mutualmente esclusive: l’analisi
fattoriale che verrà in seguito applicata a tali item permetterà di individuare le dimensioni latenti
47
effettivamente presenti nei dati.
5.2 La definizione del questionario finale: il pre-test della batteria da 107 item
La necessità di pervenire ad una scala validata sulle motivazioni che spingono le giovani e i giovani trentini a
(non) andare in montagna ci ha spinto a condurre una serie di pre-test sul questionario messo a punto per
individuare le dimensioni più significative da indagare. L’obiettivo di questa fase della ricerca è stato di
individuare un insieme di affermazioni (item) che nel loro complesso descrivano in maniera sufficientemente
esaustiva l’ampio spettro di ragioni per cui ciascun singolo rispondente si sente più o meno attirato da questo
ambiente. Come è consuetudine nella ricerca sociale e psicometrica si inizia con il somministrare un lungo
elenco di item, per poi selezionare, tramite opportune tecniche statistiche, quelli più informativi ovvero dotati
di una maggior capacità discriminante. L’output finale sarà costituito dalla produzione di uno o più strumenti
di misurazione che consentano di collocare i rispondenti su uno o più continuum in grado di cogliere le
diverse dimensioni del fenomeno. A questo punto sarà possibile, somministrando lo strumento così costruito
ad un campione rappresentativo della popolazione di riferimento, tratteggiare delle conclusioni
generalizzabili.
La fase di pre-test si presenta quindi come un momento imprescindibile per poter sfruttare al meglio le
opportunità garantite dall’indagine estensiva in programma. Qui di seguito vedrà descritta nel dettaglio la
fase del pre-test.
Descrizione del campione
I questionari sono stati somministrati ad un campione di convenienza, ovvero di individui coinvolti nella
ricerca perché facilmente raggiungibili dai ricercatori. Al tempo stesso si è tuttavia avuto cura di garantire
che il campione fosse il più eterogeneo possibile: come si nota dalla tabella 3 che segue poco più di un terzo
degli intervistati frequentano l’Università e altrettanti lavorano, o frequentano la formazione professionale.
Circa un intervistato su quattro è stato contattato grazie alla collaborazione degli istituti superiori.
Tabella 3 Tipologia intervistati
tipo intervistato
Frequenza Percentuale
Percentuale
valida
Percentuale
cumulata
Superiori 77 25.5 25.5 25.5
Università 112 37.1 37.1 62.6
Lavoratori / fp 113 37.4 37.4 100.0
Totale 302 100.0 100.0
Poiché la maggior parte delle somministrazioni è avvenuta all’interno di istituti scolastici e di formazione, la
distribuzione per età tende a sovra rappresentare i più giovani, come si nota nelle due tabelle che seguono. La
prima è maggiormente dettagliata, la seconda riproduce invece l’ipotesi di stratificazione proposta per
l’indagine estensiva. Per lo stesso motivo nel campione a nostra disposizione sono nettamente più
48
rappresentate le ragazze rispetto ai ragazzi.
Tabelle 4, 5, 6 Età e genere degli intervistati
Classe d'età intervalli triennali
Frequenza Percentuale
Percentuale
valida
Percentuale
cumulata
<15 9 3.0 3.2 3.2
15-17 77 25.5 27.3 30.5
18-20 55 18.2 19.5 50.0
21-24 108 35.8 38.3 88.3
25-27 16 5.3 5.7 94.0
28-30 10 3.3 3.5 97.5
>30 7 2.3 2.5 100.0
Totale 282 93.4 100.0
Mancanti 20 6.6
Totale 302 100.0
Classe d'età a intervalli esa-quinquennali
Frequenza Percentuale
Percentuale
valida
Percentuale
cumulata
<15 9 3.0 3.2 3.2
15-19 118 39.1 41.8 45.0
20-25 129 42.7 45.7 90.8
26-30 19 6.3 6.7 97.5
>30 7 2.3 2.5 100.0
Totale 282 93.4 100.0
Mancanti 20 6.6
Totale 302 100.0
sesso
Frequenza Percentuale
Percentuale
valida
Percentuale
cumulata
Maschio 53 17.5 19.6 19.6
Femmina 217 71.9 80.4 100.0
Totale 270 89.4 100.0
Mancanti 32 10.6
Totale 302 100.0
Completezza delle informazioni
La tabella che segue mostra il grado di completamento della batteria di 107 item somministrata al
campione: come si può osservare oltre il 60% l’ha compilata per intero, il 90% ha lasciato in bianco 3 item o
meno e il 95% 5 item o meno.
49
Tabella 7 Valori mancanti
numero valori mancanti per caso
Frequenza Percentuale
Percentuale
valida
Percentuale
cumulata
0 186 61.6 61.6 61.6
1 55 18.2 18.2 79.8
2 24 7.9 7.9 87.7
3 17 5.6 5.6 93.4
4 4 1.3 1.3 94.7
5 1 .3 .3 95.0
6 5 1.7 1.7 96.7
7 1 .3 .3 97.0
9 1 .3 .3 97.4
11 2 .7 .7 98.0
17 1 .3 .3 98.3
25 1 .3 .3 98.7
56 1 .3 .3 99.0
59 2 .7 .7 99.7
95 1 .3 .3 100.0
Totale 302 100.0 100.0
Distribuzioni di frequenza
La tabella che segue mostra le distribuzioni di frequenza dei 107 item somministrati, e il numero di casi
validi per ciascuno, secondo l’ordine in cui sono stati somministrati.
Tabella 8 Percentuali di risposta
Grado di accordo con le seguenti affermazioni
Per nulla
Poco Abb.za Molto N
v1 mi piace godere dei panorami della montagna 4,0% 11,3% 26,8% 57,9% 302
v2 ho un gruppo di amici con cui vado in montagna 41,9% 26,9% 22,3% 9,0% 301
v3 tra mare e montagna preferisco il mare 9,8% 18,2% 23,0% 49,0% 296
v4 l'altezza mi fa venire le vertigini 46,0% 29,7% 15,0% 9,3% 300
v5 vado in montagna per allenarmi 58,9% 24,3% 14,0% 2,7% 292
v6 mi disincentiva sapere che servono attrezzature specifiche per andare in montagna
32,0% 40,3% 19,0% 8,7% 300
v7 amo il contatto con la neve 10,0% 20,4% 34,4% 35,1% 299
v8 in Trentino si vedono montagne dappertutto: nel mio tempo libero preferisco andare in posti con un panorama diverso
22,5% 35,1% 26,5% 15,9% 302
v9 in montagna d’estate si sta bene perché c’è l’aria fresca
4,0% 11,3% 40,0% 44,7% 300
v10 le attività che pratico in montagna sono una scarica di adrenalina
34,8% 37,4% 20,5% 7,3% 302
50
Per nulla
Poco Abb.za Molto N
v11 per andare in montagna bisogna essere esperti 26,3% 31,7% 34,7% 7,3% 300
v12 non vado in montagna per motivi di salute 83,0% 8,3% 5,7% 3,0% 300
v13 i miei genitori non mi hanno mai portato in montagna
72,1% 11,7% 6,4% 9,7% 298
v14 in montagna mi piace vedere gli animali 8,0% 19,3% 39,7% 33,0% 300
v15 vado in montagna volentieri 13,2% 17,6% 33,9% 35,3% 295
v16 non conosco nessuno con cui avrei piacere di andare in montagna
64,5% 21,8% 8,5% 5,1% 293
v17 se ho voglia di fare qualcosa in montagna è difficile che le condizioni meteo mi facciano cambiare idea
36,8% 36,5% 19,1% 7,7% 299
v18 non riesco ad appassionarmi alla montagna 44,5% 25,1% 19,1% 11,4% 299
v19 al giorno d’oggi anche in montagna ci sono tutte le comodità
4,4% 31,3% 49,5% 14,8% 297
v20 in montagna si respira aria buona 3,3% 3,7% 24,3% 68,7% 300
v21 mi piace la montagna ma solo d’inverno 49,3% 33,2% 12,1% 5,4% 298
v22 la montagna mi mette tristezza 67,1% 19,1% 7,4% 6,4% 298
v23 ogni volta che vado in montagna imparo nuove cose
18,4% 37,5% 32,1% 12,0% 299
v24 andare in montagna è un modo di mettersi alla prova
16,3% 33,7% 35,7% 14,3% 300
v25 ogni volta che vado in montagna mi pongo obiettivi sempre più ambiziosi
38,5% 34,1% 19,1% 8,4% 299
v26 la montagna è la mia passione 40,3% 30,3% 20,0% 9,3% 300
v27 per andare in montagna non servono molte cose 17,6% 42,2% 32,8% 7,4% 296
v28 la vista del mare è uno scenario più bello dei panorami di montagna
17,3% 35,7% 20,0% 27,0% 300
v29 per andare in montagna devo rinunciare a fare altre cose
33,2% 40,3% 19,8% 6,7% 298
V30 andare in montagna mi ricarica di energia 20,3% 27,9% 33,9% 17,9% 301
V31 mi piace la sensazione di stare in alto 18,1% 21,1% 35,6% 25,2% 298
V32 in montagna il cibo è più sano 19,5% 34,6% 35,6% 10,4% 298
v33 ogni momento libero è buono per andare in montagna
36,9% 32,6% 23,5% 7,0% 298
V34 mi piace molto la vista del paesaggio innevato 8,7% 12,4% 34,8% 44,1% 299
V35 la montagna non mi attrae particolarmente 41,0% 28,3% 17,7% 13,0% 300
v36 non mi dispiace andare in montagna, ma i miei amici preferiscono fare altro
29,6% 33,0% 26,2% 11,2% 294
v37 andare in montagna è un passatempo che costa poco
13,8% 31,9% 35,9% 18,5% 298
v38 in montagna fa troppo freddo per stare veramente bene
48,3% 34,7% 10,3% 6,7% 300
V39 sento il bisogno di entrare in contatto con la natura
16,1% 24,7% 33,4% 25,8% 299
V40 la montagna mi mette ansia 68,8% 20,8% 7,4% 3,0% 298
V41 la montagna mi piace in tutte le stagioni 10,8% 22,6% 29,0% 37,7% 297
v42 non ho bisogno di andare in montagna per dimostrare quanto valgo
22,9% 21,9% 18,9% 36,4% 297
V43 per andare in montagna si è subito pronti 24,3% 39,9% 27,4% 8,4% 296
V44 vado in montagna con i miei genitori 38,3% 24,7% 23,0% 14,0% 300
v45 in montagna si crea un clima familiare che mi fa piacere
16,0% 24,0% 39,3% 20,7% 300
v46 la montagna è una meta sempre a portata di mano
15,7% 28,4% 38,8% 17,1% 299
V47 tra mare e montagna preferisco la montagna 39,1% 25,6% 18,5% 16,8% 297
51
Per nulla
Poco Abb.za Molto N
v48 prima di andare in montagna guardo le previsioni del tempo
12,5% 14,1% 29,6% 43,8% 297
v49 li incidenti in montagna capitano perché la gente se li va a cercare
13,3% 27,3% 40,3% 19,0% 300
v50 non ha senso per me parlare di “andare in montagna”, io ci vivo da sempre
36,2% 25,9% 20,6% 17,3% 301
V51 in montagna sto meglio fisicamente 15,7% 23,7% 43,8% 16,7% 299
V52 andare in montagna mi dà più fatica che piacere 25,6% 42,4% 21,2% 10,8% 297
v53 andare in montagna mi rilassa 13,9% 19,4% 40,1% 26,5% 294
v54 in montagna ci sono animali che mi spaventano 36,5% 43,2% 14,2% 6,1% 296
v55 mi sento una persona di montagna 36,7% 25,5% 22,4% 15,3% 294
v56 mi sento a disagio nella neve 64,9% 23,0% 9,1% 3,0% 296
v57 mi dà fastidio che in montagna non ci sia campo per il telefonino
35,7% 32,7% 20,2% 11,4% 297
v58 l’attrezzatura necessaria per andare in montagna è troppo costosa
11,9% 34,9% 39,0% 14,2% 295
v59 in montagna non mi sento a mio agio 54,9% 26,8% 11,9% 6,4% 295
v60 mi piace la montagna ma solo d’estate 45,1% 30,7% 19,8% 4,4% 293
v61 in montagna mancano alcune comodità che per me sono fondamentali
40,1% 42,1% 13,5% 4,4% 297
v62 in montagna mi sento solo 59,9% 27,6% 7,4% 5,1% 297
v63 se vado a farmi un giro in città ho più possibilità di conoscere gente nuova
20,8% 33,9% 25,8% 19,5% 298
v64 l’atmosfera delle gite in montagna mi sta stretta 46,5% 28,6% 16,2% 8,8% 297
v65 vado in montagna per tenermi in forma 35,7% 36,0% 20,5% 7,7% 297
v66 non mi sento abbastanza in forma fisicamente per andare in montagna
48,0% 29,3% 15,6% 7,1% 294
v67 non capisco quei fissati che vogliono a tutti i costi raggiungere una cima
37,4% 26,9% 18,7% 17,0% 294
v68 andando in montagna perdo un sacco di tempo 50,8% 30,5% 12,2% 6,4% 295
v69 si fa troppa fatica ad andare in montagna 34,0% 37,4% 18,4% 10,2% 294
v70 se vado in montagna ho problemi di pressione 71,9% 19,0% 7,1% 2,0% 295
v71 ho cominciato ad andare in montagna da piccolo 25,9% 13,5% 16,5% 44,1% 297
v72 mi ritengo un tipo cittadino 25,3% 28,4% 29,4% 16,9% 296
v73 in montagna ci sono insetti che mi infastidiscono 25,2% 37,1% 19,4% 18,4% 294
v74 al mare è più facile conoscere gente nuova rispetto alla montagna
17,8% 21,8% 31,5% 28,9% 298
v75 ogni tanto ci vuole un po’ di isolamento 10,2% 16,3% 38,1% 35,4% 294
v76 vado in montagna per sfogarmi 33,1% 25,0% 24,7% 17,2% 296
v77 se piove o nevica anche una passeggiata in montagna può diventare pericolosa
5,1% 19,9% 43,9% 31,1% 296
v78 in montagna mi manca la possibilità di accedere a internet
44,9% 26,2% 17,0% 11,9% 294
v79 ogni tanto vado a fare una passeggiata in montagna per conto mio
46,3% 27,6% 16,3% 9,9% 294
v80 la mia famiglia ha una casa (o una seconda casa) in montagna
58,3% 7,8% 9,2% 24,7% 295
v81 andare in montagna fa bene alla salute 3,7% 6,8% 29,5% 60,0% 295
v82 non sono abituato ad andare in montagna 43,4% 24,9% 16,8% 14,8% 297
v83 quando vado in montagna mi sento in pace con il mondo
12,6% 23,8% 30,6% 33,0% 294
v84 vado in montagna sempre con la solita gente 23,6% 21,2% 41,4% 13,8% 297
v85 andando in montagna si conosce gente nuova 19,5% 42,8% 31,0% 6,7% 297
v86 in montagna mi sento come a casa 27,6% 26,5% 27,6% 18,4% 294
v87 quando raggiungo una cima mi sento soddisfatto e realizzato
26,3% 11,8% 24,2% 37,7% 297
52
Per nulla
Poco Abb.za Molto N
v88 se vado in montagna mi vengono le allergie 66,3% 20,1% 7,1% 6,5% 294
v89 andare in montagna mi innervosisce 65,2% 17,4% 8,5% 8,9% 293
v90 i miei genitori amano andare in montagna 22,7% 19,3% 27,5% 30,5% 295
v91 talvolta rinuncio ad andare in montagna perché non è facilmente raggiungibile
33,1% 34,8% 24,3% 7,8% 296
v92 non si può decidere all’ultimo momento di andare in montagna
22,7% 35,9% 24,4% 16,9% 295
v93 sono felice quando riesco a guardare le stelle 6,5% 11,0% 25,0% 57,5% 292
v94 imparo di più standomene a casa che non andando in montagna
50,0% 33,6% 9,6% 6,8% 292
v95 andare in montagna per me è una tradizione di famiglia
33,8% 23,5% 24,6% 18,1% 293
v96 la montagna è stimolante 16,9% 22,0% 31,2% 29,8% 295
v97 Il mio migliore amico (o amica) ama andare in montagna
37,6% 24,1% 22,7% 15,6% 295
v98 andare in montagna è divertente 13,9% 21,3% 38,2% 26,7% 296
v99 andare in montagna è noioso 50,7% 24,8% 13,6% 10,9% 294
v100 mi sento a disagio in montagna perché è un ambiente che non conosco
51,5% 30,0% 13,8% 4,7% 297
v101 mi dà fastidio sentirmi fuori dal mondo 58,0% 24,4% 10,8% 6,8% 295
v102 andare in montagna costa troppo 41,6% 38,2% 15,4% 4,8% 293
v103 in montagna manca la “vita” della città 38,7% 21,9% 25,9% 13,5% 297
v104 mi piace provare il brivido del rischio 25,4% 33,3% 25,4% 15,8% 291
v105 per andare in montagna bisogna programmarsi in anticipo
8,5% 36,4% 41,8% 13,3% 294
v106 per andare in montagna bisogna avere l’automobile
24,3% 30,1% 31,4% 14,2% 296
v107 andare in montagna è pericoloso 16,8% 46,6% 31,2% 5,4% 298
Selezione degli item
I boxplot dei 107 item hanno permesso di individuare quelli con una minore capacità discriminante. Una
prima selezione ha riguardato tutte le variabili le cui mediane coincidono con uno degli estremi e il cui primo
(o terzo) quartile si colloca a non più di un punto di distanza. Gli item aventi questa distribuzione sono
risultati in tutto 20. Una seconda selezione è stata operata su quegli item la cui mediana è collocata a un
punto di distanza dagli estremi della distribuzione, e coincide col primo (o terzo) quartile. Gli item aventi
questa distribuzione sono risultati in tutto 12. L’immagine che segue mostra in rosso scuro due esempi di
item eliminati nella prima selezione e in arancione due item eliminati nella seconda selezione.
53
Figura 2 Boxplot degli item
Gli item eliminati nella prima selezione sono i seguenti:
1 mi piace godere dei panorami della montagna 5 vado in montagna per allenarmi 12 non vado in montagna per motivi di salute 13 i miei genitori non mi hanno mai portato in montagna 16 non conosco nessuno con cui avrei piacere di andare in montagna 20 in montagna si respira aria buona 22 la montagna mi mette tristezza 40 la montagna mi mette ansia 56 mi sento a disagio nella neve 59 in montagna non mi sento a mio agio 62 in montagna mi sento solo 68 andando in montagna perdo un sacco di tempo 70 se vado in montagna ho problemi di pressione 81 andare in montagna fa bene alla salute 88 se vado in montagna mi vengono le allergie 89 andare in montagna mi innervosisce 93 sono felice quando riesco a guardare le stelle 99 andare in montagna è noioso 100 mi sento a disagio in montagna perché è un ambiente che non conosco 101 mi dà fastidio sentirmi fuori dal mondo
Mentre attraverso la seconda selezione sono stati esclusi gli item:
4 l'altezza mi fa venire le vertigini 9 in montagna d’estate si sta bene perché c’è l’aria fresca 21 mi piace la montagna ma solo d’inverno 34 mi piace molto la vista del paesaggio innevato 38 in montagna fa troppo freddo per stare veramente bene
54
54 in montagna ci sono animali che mi spaventano 60 mi piace la montagna ma solo d’estate 61 in montagna mancano alcune comodità che per me sono fondamentali 64 l’atmosfera delle gite in montagna mi sta stretta 66 non mi sento abbastanza in forma fisicamente per andare in montagna 94 imparo di più standomene a casa che non andando in montagna 102 andare in montagna costa troppo
Estrazione dei fattori
Per valutare se e quali dimensioni latenti sottintendessero la batteria composta dai rimanenti item, si è
proceduto ad operare alcune analisi in componenti principali. In tutto le soluzioni arrivavano a spiegare un
64-67% della varianza (a seconda che gli item venissero esclusi a coppie o in tutta la lista) e a estrarre 17
fattori con autovalori superiori a uno (contenenti cioè più informazioni rispetto agli item iniziali). Le prime
soluzioni considerate, ottenute con un’estrazione Oblimin, che cioè consente ai fattori estratti di non essere
tra loro indipendenti, sono state escluse a causa della difficile interpretabilità dei risultati ottenuti. Si è quindi
proceduto a considerare le soluzioni ottenute con una rotazione Varimax dei fattori estratti, rotazione che
consente di massimizzare la variabilità esistente fra un fattore e l’altro. Due soluzioni, che prendevano in
considerazione 6 fattori (pari a quelli aventi autovalori superiori a 2) e 5 fattori, mostravano risultati non
troppo dissimili da una soluzione a 4 fattori, che è stata quindi preferita in virtù del principio di parsimonia. I
fattori meno esplicativi non apparivano infatti avere una composizione stabile, mentre le prime 4 dimensioni
sostanzialmente descrivono:
in generale, la propensione o meno ad andare in montagna
la percezione della montagna come tradizione/abitudine
la percezione della montagna come fastidio/privazione
la percezione della necessità di programmazione e preparazione.
La tabella che segue riporta la matrice dei componenti ruotata. I coefficienti mostrano la relazione di ciascun
item con i 4 fattori individuati. quanto più è alto un coefficiente tanto più quell’item contribuirà a definire la
dimensione latente, sia in senso positivo che in senso negativo.
Sono evidenziati in verde i coefficienti maggiormente legati a uno specifico fattore (in generale hanno un
valore assoluto superiore a 0,40, con alcune eccezioni nell’ultimo fattore). In rosso sono indicati gli item che
mostrano una bassa comunalità (la cui portata informativa, cioè, è stata poco o per nulla utilizzata
nell’estrazione delle dimensioni latenti) e bassi coefficienti sui quattro fattori. Tali item verranno esclusi dalle
successive analisi che includeranno, quindi, 62 indicatori.
Tabella 9 Matrice dei componenti ruotata
Matrice dei componenti ruotata
Comunalità
Componente
1 2 3 4 Estrazione
v2 ho un gruppo di amici con cui vado in montagna ,559 ,105 -,226 -,188 ,410 v3 tra mare e montagna preferisco il mare -,578 -,243 ,293 ,022 ,480 v6 mi disincentiva sapere che servono attrezzature specifiche per andare in montagna
-,022 ,013 ,167 ,372 ,167
v7 amo il contatto con la neve ,532 ,102 -,093 ,059 ,306 v8 in Trentino si vedono montagne dappertutto: nel mio tempo libero preferisco andare in posti con un panorama diverso
-,280 -,053 ,430 ,027 ,267
55
Matrice dei componenti ruotata Comunalità
Componente
1 2 3 4 Estrazione
v10 le attività che pratico in montagna sono una scarica di adrenalina ,673 ,037 -,005 -,015 ,455 v11 per andare in montagna bisogna essere esperti ,065 -,167 -,134 ,473 ,273 v14 in montagna mi piace vedere gli animali ,507 ,355 -,059 ,103 ,397 v15 vado in montagna volentieri ,715 ,235 -,279 ,004 ,644 v17 se ho voglia di fare qualcosa in montagna è difficile che le condizioni meteo mi facciano cambiare idea
,228 -,098 ,153 -,184 ,119
v18 non riesco ad appassionarmi alla montagna -,613 -,196 ,300 ,092 ,512 v19 al giorno d’oggi anche in montagna ci sono tutte le comodità ,002 ,191 -,113 ,027 ,050 v23 ogni volta che vado in montagna imparo nuove cose ,566 ,365 -,256 ,032 ,520 v24 andare in montagna è un modo di mettersi alla prova ,630 ,098 -,096 ,191 ,452 v25 ogni volta che vado in montagna mi pongo obiettivi sempre più ambiziosi ,684 ,042 ,002 -,094 ,478 v26 la montagna è la mia passione ,744 ,189 -,237 -,126 ,661 v27 per andare in montagna non servono molte cose ,260 ,264 ,137 -,328 ,263 v28 la vista del mare è uno scenario più bello dei panorami di montagna -,397 -,312 ,357 -,095 ,391 v29 per andare in montagna devo rinunciare a fare altre cose -,056 -,150 ,309 ,074 ,127 v30 andare in montagna mi ricarica di energia ,721 ,236 -,285 -,007 ,657 v31 mi piace la sensazione di stare in alto ,639 ,169 -,163 -,134 ,481 v32 in montagna il cibo è più sano ,442 ,129 ,113 -,023 ,226 v33 ogni momento libero è buono per andare in montagna ,707 ,201 -,191 -,169 ,605 v35 la montagna non mi attrae particolarmente -,568 -,224 ,251 ,227 ,487 v36 non mi dispiace andare in montagna, ma i miei amici preferiscono fare altro
,135 ,150 ,341 ,258 ,224
v37 andare in montagna è un passatempo che costa poco ,246 ,328 -,069 -,226 ,224 v39 sento il bisogno di entrare in contatto con la natura ,639 ,238 -,198 ,035 ,505 v41 la montagna mi piace in tutte le stagioni ,571 ,430 -,219 -,032 ,560 v42 non ho bisogno di andare in montagna per dimostrare quanto valgo -,129 ,174 -,052 ,228 ,102 v43 per andare in montagna si è subito pronti ,378 ,281 -,145 -,419 ,418 v44 vado in montagna con i miei genitori ,302 ,686 ,011 -,077 ,567 v45 in montagna si crea un clima familiare che mi fa piacere ,410 ,567 -,270 -,027 ,564 v46 la montagna è una meta sempre a portata di mano ,359 ,434 -,338 -,228 ,484 v47 tra mare e montagna preferisco la montagna ,653 ,255 -,261 -,018 ,560 v48 prima di andare in montagna guardo le previsioni del tempo ,194 ,403 -,218 ,483 ,480 v49 li incidenti in montagna capitano perché la gente se li va a cercare ,187 ,359 -,002 ,140 ,183 v50 non ha senso per me parlare di “andare in montagna”, io ci vivo da sempre
,211 ,096 -,051 -,312 ,154
v51 in montagna sto meglio fisicamente ,726 ,224 -,230 -,101 ,641 v52 andare in montagna mi dà più fatica che piacere -,455 -,097 ,287 ,297 ,387 v53 andare in montagna mi rilassa ,667 ,395 -,159 -,089 ,635 v55 mi sento una persona di montagna ,691 ,231 -,274 -,168 ,635 v57 mi dà fastidio che in montagna non ci sia campo per il telefonino -,164 -,080 ,586 ,035 ,377 v58 l’attrezzatura necessaria per andare in montagna è troppo costosa -,003 -,267 ,278 ,272 ,222 v63 se vado a farmi un giro in città ho più possibilità di conoscere gente nuova -,240 -,163 ,631 -,022 ,482 v65 vado in montagna per tenermi in forma ,642 ,006 -,078 ,023 ,418 v67 non capisco quei fissati che vogliono a tutti i costi raggiungere una cima -,367 ,002 ,011 ,323 ,239 v69 si fa troppa fatica ad andare in montagna -,446 -,111 ,337 ,271 ,398 v71 ho cominciato ad andare in montagna da piccolo ,286 ,679 -,119 -,045 ,559 v72 mi ritengo un tipo cittadino -,381 -,194 ,470 ,233 ,458 v73 in montagna ci sono insetti che mi infastidiscono -,152 ,000 ,495 ,061 ,272 v74 al mare è più facile conoscere gente nuova rispetto alla montagna -,257 -,037 ,697 -,004 ,553 v75 ogni tanto ci vuole un po’ di isolamento ,540 ,219 -,026 ,234 ,395 v76 vado in montagna per sfogarmi ,708 ,112 -,217 ,068 ,566 v77 se piove o nevica anche una passeggiata in montagna può diventare pericolosa
-,064 ,084 ,104 ,434 ,210
v78 in montagna mi manca la possibilità di accedere a internet -,146 -,149 ,539 ,029 ,335 v79 ogni tanto vado a fare una passeggiata in montagna per conto mio ,539 ,097 -,183 -,203 ,375 v80 la mia famiglia ha una casa (o una seconda casa) in montagna ,127 ,371 -,168 -,261 ,250 v82 non sono abituato ad andare in montagna -,487 -,366 ,120 ,185 ,420 v83 quando vado in montagna mi sento in pace con il mondo ,656 ,314 -,254 ,061 ,598 v84 vado in montagna sempre con la solita gente ,346 ,442 -,085 ,047 ,324 v85 andando in montagna si conosce gente nuova ,396 ,200 -,443 ,020 ,394 v86 in montagna mi sento come a casa ,621 ,275 -,408 -,186 ,663 v87 quando raggiungo una cima mi sento soddisfatto e realizzato ,671 ,291 -,201 -,068 ,580 v90 i miei genitori amano andare in montagna ,211 ,698 -,011 ,044 ,534 v91 talvolta rinuncio ad andare in montagna perché non è facilmente raggiungibile
,082 -,233 ,415 ,350 ,356
v92 non si può decidere all’ultimo momento di andare in montagna ,134 ,082 -,027 ,671 ,476
56
Matrice dei componenti ruotata Comunalità
Componente
1 2 3 4 Estrazione
v95 andare in montagna per me è una tradizione di famiglia ,303 ,667 -,137 -,047 ,557 v96 la montagna è stimolante ,659 ,338 -,344 ,026 ,667 v97 Il mio migliore amico (o amica) ama andare in montagna ,469 ,320 -,322 ,033 ,427 v98 andare in montagna è divertente ,683 ,299 -,274 ,044 ,632 v103 in montagna manca la “vita” della città -,376 -,030 ,1558 ,006 ,454 v104 mi piace provare il brivido del rischio ,498 -,180 ,093 -,124 ,304 v105 per andare in montagna bisogna programmarsi in anticipo ,060 ,004 ,035 ,706 ,503 v106 per andare in montagna bisogna avere l’automobile -,150 ,103 ,265 ,419 ,279 v107 andare in montagna è pericoloso ,046 -,262 ,124 ,396 ,243
Costruzione delle scale: scala di propensione ad andare in montagna
Il primo fattore, che riassume gran parte degli item, appare descrivere la generica propensione (o meno) ad
andare in montagna. La soluzione iniziale comprende 36 item e mostra già un ottimo grado di coerenza
interna, con un’alfa di Crombach pari a 0,90. Tuttavia, obiettivo di questa analisi è pervenire ad un modello
più parsimonioso: poiché l’esclusione di alcuni item avrebbe portato ad un ulteriore miglioramento della
coerenza interna della scala, questi sono stati esclusi dall’analisi successiva (e sono stati evidenziati in
arancio nella tabella che segue). L’analisi successiva ha interessato dunque 30 item, con un’alfa di Crombach
totale pari a 0,959. Sempre in virtù del principio di parsimonia si è proceduto a escludere dalla scala gli item
la cui eliminazione non avrebbe causato una perdita nella coerenza interna del costrutto (evidenziati in
giallo). La scala che ne è derivata, con 27 item, mostra un’alfa di Crombach totale pari a 0,961.
Soluzioni ancora più parsimoniose sono ottenibili con 22 item (escludendo cioè anche quelli evidenziati in
rosso), con un’alfa di Crombach pari a 0,959; mentre con 17 item (escludendo quelli evidenziati in blu) si
ottiene un’alfa di Crombach pari a 0,957, identica a quella che si avrebbe con 16 item (eliminando anche
l’indicatore evidenziato in verde).
v2 ho un gruppo di amici con cui vado in montagna v3 tra mare e montagna preferisco il mare v7 amo il contatto con la neve v10 le attività che pratico in montagna sono una scarica di adrenalina v14 in montagna mi piace vedere gli animali v15 vado in montagna volentieri v18 non riesco ad appassionarmi alla montagna v23 ogni volta che vado in montagna imparo nuove cose v24 andare in montagna è un modo di mettersi alla prova v25 ogni volta che vado in montagna mi pongo obiettivi sempre più ambiziosi v26 la montagna è la mia passione v30 andare in montagna mi ricarica di energia v31 mi piace la sensazione di stare in alto v32 in montagna il cibo è più sano v33 ogni momento libero è buono per andare in montagna v35 la montagna non mi attrae particolarmente v39 sento il bisogno di entrare in contatto con la natura v41 la montagna mi piace in tutte le stagioni v47 tra mare e montagna preferisco la montagna v51 in montagna sto meglio fisicamente v52 andare in montagna mi dà più fatica che piacere v53 andare in montagna mi rilassa v55 mi sento una persona di montagna v65 vado in montagna per tenermi in forma v69 si fa troppa fatica ad andare in montagna v75 ogni tanto ci vuole un po’ di isolamento v76 vado in montagna per sfogarmi v79 ogni tanto vado a fare una passeggiata in montagna per conto mio v82 non sono abituato ad andare in montagna
57
v83 quando vado in montagna mi sento in pace con il mondo v86 in montagna mi sento come a casa v97 Il mio migliore amico (o amica) ama andare in montagna v96 la montagna è stimolante v98 andare in montagna è divertente v104 mi piace provare il brivido del rischio
Costruzione delle scale: scala di percezione della montagna come tradizione
La stessa procedura è stata adottata anche con il secondo fattore: i 4 item producono una scala con un’ottima
consistenza interna (alfa di Crombach pari a 0,81), ulteriormente migliorabile (alfa=0.836) eliminando un
item.
v71 ho cominciato ad andare in montagna da piccolo v84 vado in montagna sempre con la solita gente v90 i miei genitori amano andare in montagna v95 andare in montagna per me è una tradizione di famiglia
Costruzione delle scale: scala di percezione della montagna come fastidio/privazione
Anche in questo caso si è passati da una soluzione iniziale che prevedeva 10 item (alfa di Crombach pari a
0,716) a soluzioni più consistenti e parsimoniose: 9 item, alfa di Crombach=0,797 (eliminando item
evidenziato in arancio); 8 item, alfa di Crombach=0,805 (eliminando item evidenziato in giallo).
v8 in Trentino si vedono montagne dappertutto: nel mio tempo libero preferisco andare in posti con un panorama diverso v57 mi dà fastidio che in montagna non ci sia campo per il telefonino v63 se vado a farmi un giro in città ho più possibilità di conoscere gente nuova v72 mi ritengo un tipo cittadino v73 in montagna ci sono insetti che mi infastidiscono v74 al mare è più facile conoscere gente nuova rispetto alla montagna v78 in montagna mi manca la possibilità di accedere a internet v85 andando in montagna si conosce gente nuova v91 talvolta rinuncio ad andare in montagna perché non è facilmente raggiungibile v103 in montagna manca la “vita” della città
Costruzione delle scale: scala di percezione sulla necessità di programmazione e preparazione
L’ultima dimensione individuata nell’analisi in componenti principali riguarda la necessità di preparazione
e/o di programmazione per svolgere attività legate alla montagna. La prima scala, comprendente 9 item,
aveva alfa di Crombach pari a 0,504. Eliminando un item (evidenziato in arancione) è possibile migliorarla
raggiungendo 0,607 e togliendo un ulteriore indicatore (in giallo) si ottiene la scala più efficace, con un buon
0,611 di alfa di Crombach e 7 item.
v6 mi disincentiva sapere che servono attrezzature specifiche per andare in montagna v11 per andare in montagna bisogna essere esperti v43 per andare in montagna si è subito pronti v48 prima di andare in montagna guardo le previsioni del tempo v77 se piove o nevica anche una passeggiata in montagna può diventare pericolosa v92 non si può decidere all’ultimo momento di andare in montagna v105 per andare in montagna bisogna programmarsi in anticipo v106 per andare in montagna bisogna avere l’automobile v107 andare in montagna è pericoloso
5.3 Conclusioni
In sintesi le analisi condotte sulla batteria da 107 item somministrata nel prestest hanno portato ad escludere
32 item che i boxplots avevano rilevato essere poco significativi e 13 item che non contribuivano in modo
58
sufficiente a nessuna delle quattro dimensioni latenti individuati tramite analisi in componenti principali. Le
successive analisi di coerenza interna condotte sugli indicatori appartenenti a queste quattro dimensioni
hanno portato a ridurre ulteriormente il numero di item in modo tale da avere il minor numero di indicatori e
il maggior grado di affidabilità possibile per le scale.
Si suggerisce quindi di utilizzare per la scala di propensione ad andare in montagna i seguenti 16 indicatori
(α=0,957):
v15 vado in montagna volentieri v23 ogni volta che vado in montagna imparo nuove cose v26 la montagna è la mia passione v30 andare in montagna mi ricarica di energia v33 ogni momento libero è buono per andare in montagna v39 sento il bisogno di entrare in contatto con la natura v41 la montagna mi piace in tutte le stagioni v47 tra mare e montagna preferisco la montagna v51 in montagna sto meglio fisicamente v53 andare in montagna mi rilassa v55 mi sento una persona di montagna v76 vado in montagna per sfogarmi v83 quando vado in montagna mi sento in pace con il mondo v86 in montagna mi sento come a casa v96 la montagna è stimolante v98 andare in montagna è divertente
Per la scala di percezione della montagna come tradizione gli indicatori (α=0,836):
v71 ho cominciato ad andare in montagna da piccolo v90 i miei genitori amano andare in montagna v95 andare in montagna per me è una tradizione di famiglia
Per la scala di percezione della montagna come fastidio/privazione i seguenti 8 indicatori (α=0,805):
v8 in Trentino si vedono montagne dappertutto: nel mio tempo libero preferisco andare in posti con un panorama diverso
v57 mi dà fastidio che in montagna non ci sia campo per il telefonino v63 se vado a farmi un giro in città ho più possibilità di conoscere gente nuova v72 mi ritengo un tipo cittadino v73 in montagna ci sono insetti che mi infastidiscono v74 al mare è più facile conoscere gente nuova rispetto alla montagna v78 in montagna mi manca la possibilità di accedere a internet v103 in montagna manca la “vita” della città
Per la scala sulla necessità di programmazione e preparazione i 7 indicatori che seguono (α=0,611):
v6 mi disincentiva sapere che servono attrezzature specifiche per andare in montagna v11 per andare in montagna bisogna essere esperti v48 prima di andare in montagna guardo le previsioni del tempo v77 se piove o nevica anche una passeggiata in montagna può diventare pericolosa v92 non si può decidere all’ultimo momento di andare in montagna v105 per andare in montagna bisogna programmarsi in anticipo v107 andare in montagna è pericoloso
Ne deriva quindi una batteria di 34 indicatori al posto dei 107 iniziali. Il questionario finale è in appendice
all’allegato 2.
59
6° CAPITOLO:
L’INDAGINE CATI
“anche se avete deciso di raccontare un rompicapo,
il pubblico dovrebbe sempre sapere su che cosa si basa il rompicapo e quale tipo d’indizi dovrebbe cercare”
(Silverman, 2002: 337)
L’intero capitolo è dedicato alla descrizione dell’indagine CATI, condotta nel periodo luglio – agosto da una
ditta esterna al team di ricerca sotto il monitoraggio dei ricercatori. In totale sono state intervista 700
persone, 356 uomini e 344 donne. Senza anticipare qui le conclusioni, alla quale sarà dedicato il capitolo
successivo, il paragrafo finale sull’indagine CATI fa emergere che i benefici psicofisici della montagna sono
più trascurati dalle donne; l’identificazione con la vita cittadina è molto più sentita dai più giovani e da chi
vive in zone rurali non di montagna, mentre al contrario chi cresce in una famiglia dove i genitori hanno un
titolo di studio basso tende a sentirsi meno cittadino di chi cresce in un background culturale più
avvantaggiato. A lamentare la mancanza di comfort nell’esperienza di montagna sono in misura maggiore le
donne, gli intervistati più giovani e tutti coloro che vivono in zona rurale. Sono gli intervistati residenti in
montagna ad aver acquisito questa dimensione come parte della loro tradizione familiare. La percezione che
la montagna sia un ambiente riservato a pochi è invece un atteggiamento diffuso in modo trasversale,
indipendentemente dal sesso, dalla fascia d’età, dal luogo di residenza e dal background socioculturale della
famiglia. La necessità di programmazione, infine, è avvertita in misura maggiore dalle donne e da chi vive in
zone rurali (Trentino orientale e occidentale). I dati confermano che la montagna esercita una maggiore
attrattiva tra gli uomini e tra chi è più vicino ai trent’anni che ai venti; chi già vive in montagna mostra un
approccio più consapevole, sia nei termini delle condizioni ideali per fruirne (avvertendo una maggiore
necessità di programmazione e un maggior senso di “elitismo” rispetto a chi vive in area urbana) sia dei
sacrifici che essa implica (mancanza di comfort), mentre il background culturale non appare esercitare un
effetto omogeneo sugli atteggiamenti presi in considerazione.
6.1 L’indagine CATI
L’indagine CATI è stata curata dalla ditta OGP di Trento e si è svolta dal 30 luglio al 9 agosto 2012
impegnando 10 operatori appositamente formati anche con il contributo dei ricercatori IRSRS.
Il campionamento è stato realizzato per quote proporzionali alla distribuzione della popolazione di età
compresa tra i 15 e i 30 anni a seconda del sesso, della fascia d’età (15-19 anni; 20-24 anni; 25-30 anni) e
della zona di residenza (Trentino orientale, occidentale e area urbana)30
. La numerosità di intervistati per
ciascuna quota campionaria è presentata in Tabella 10. Ogni nominativo selezionato nella prima lista
campionaria è stato contattato per almeno quattro volte i giorni e orari differenti: solo in caso di numero
telefonico errato, di rifiuto o di raggiungimento della quota campionaria si è proceduto con la sostituzione
30 Per la costruzione del campione OGP ha utilizzato i dati relativi alla popolazione trentina al 31.12.2011, fonte
Servizio Statistica PAT, come desumibile dallo stesso: http://www.demo.istat.it/pop2011/index.html, mentre la
suddivisione per aree è riferita a una suddivisione utilizzata per altre indagini a livello provinciale.
60
del nominativo con un altro proveniente dalle liste campionarie successive. La Figura 3 illustra l’andamento
dei contatti in ciascuna giornata di campo e la numerosità dei nominativi estratti da ciascuna lista di
campionamento. Delle 700 interviste effettuate, 487 (69,6%) sono state realizzate tramite la tecnica del
random digit dialling, mentre le restanti 213 (30,4%) utilizzando le banche dati OGP.
Tabella 10 – Numerosità degli intervistati per classe di età, sesso e zona di residenza
zona di residenza
Sesso
Totale maschio Femmina
Orientale Classe di età 15-19 37 36 73
20-24 36 36 72
25-30 38 38 76
Totale 111 110 221
Urbana Classe di età 15-19 32 30 62
20-24 33 32 65
25-30 39 36 75
Totale 104 98 202
Occidentale Classe di età 15-19 46 44 90
20-24 46 44 90
25-30 49 48 97
Totale 141 136 277
Totale Classe di età 15-19 115 110 225
20-24 115 112 227
25-30 126 122 248
Totale 356 344 700
61
Figura 3 – numerosità contatti per lista di estrazione a giornata di campo
6.2 Descrizione del campione
Gli intervistati risultano residenti in 149 diversi comuni trentini; in particolare il 12,7% vive in un comune
“di montagna” (con altezza superiore agli 800 metri).
Il 41,4% sta frequentando la scuola o l’università, come evidenziato in Tabella , mentre il 58,6% ha
terminato gli studi (v. dettaglio del titolo conseguito in Tabella 1212). Il 42% degli intervistati lavora, in
prevalenza come dipendente (l’83,7% dei lavoratori) e con contratto precario o a tempo determinato (66,7%
dei dipendenti). Una quota non irrilevante dei giovani intervistati (circa uno su cinque) dichiara di non
studiare e di non lavorare (
Tabella ).
Tabella 11 – Corso di studi attualmente frequentato dall’intervistato
Frequenza Percentuale
Percentuale
valida
Percentuale
cumulata
Validi istituto professionale 26 3.7 9.0 9.0
istituto tecnico 69 9.9 23.8 32.8
altro liceo 51 7.3 17.6 50.3
liceo classico o scientifico 66 9.4 22.8 73.1
univ. Triennale 43 6.1 14.8 87.9
univ. Magistrale 35 5.0 12.1 100.0
Totale 290 41.4 100.0
Mancanti (hanno terminato gli studi) 410 58.6
Totale 700 100.0
62
Tabella 12 – Titolo di studio conseguito dall’intervistato
(che ha terminato gli studi)
Frequenza Percentuale
Percentuale
valida
Percentuale
cumulata
Validi Medie 17 2.4 4.1 4.1
formazione professionale 26 3.7 6.3 10.5
Istituto professionale 88 12.6 21.5 32.0
Istituto tecnico 112 16.0 27.3 59.3
altro liceo 54 7.7 13.2 72.4
liceo classico o scientifico 38 5.4 9.3 81.7
univ. Triennale 53 7.6 12.9 94.6
univ. Magistrale 22 3.1 5.4 100.0
Totale 410 58.6 100.0
Mancanti (stanno ancora studiando) 290 41.4
Totale 700 100.0
Tabella 13 – Condizione occupazionale (n=700)
attualmente lavora?
Totale si No
attualmente studia? si 3.7% 37.7% 41.4%
no 38.3% 20.3% 58.6%
Totale 42.0% 58.0% 100.0%
Per valutare il background socioculturale familiare si è proceduto a combinare i titoli di studio dei
genitori (quando dichiarati), creando una tipologia secondo lo schema presentato in Tabella 14. La Tabella 15
presenta la distribuzione degli intervistati sulla base di questo indice tipologico.
Tabella 14 – Tipologia del background culturale familiare
Titolo di studio del padre
Elementari Medie Diploma Laurea
Titolo
di studio
della
madre
Elementari Basso Basso Basso Medio-basso
Medie Basso Basso Medio-basso Medio-basso
Diploma Basso Medio-basso Medio-alto Alto
Laurea Medio-basso Medio-basso Alto Alto
Tabella 15 – Background culturale familiare degli intervistati
Frequenza Percentuale
Percentuale
valida
Percentuale
cumulata
Validi Basso 49 7.0 7.8 7.8
Medio-basso 226 32.3 35.8 43.5
Medio-alto 181 25.9 28.6 72.2
Alto 176 25.1 27.8 100.0
63
Totale 632 90.3 100.0
Mancanti non sa o non risponde 68 9.7
Totale 700 100.0
Un ulteriore indice tipologico è stato costruito sulla base della zona di residenza e dell’altezza del comune
sul livello del mare, come indicato in Tabella 16 (la riduzione dello spazio semantico degli attributi è indicata
dai colori): nelle analisi che seguiranno sarà così possibile distinguere tra zona urbana, zona rurale non di
montagna e zona rurale di montagna
Tabella 16 – Tipologia del luogo di residenza (numerosità dei casi)
Altezza slm
Totale < 600m > 600m
zona di residenza
orientale 126 95 221
urbana 202 0 202
occidentale 164 113 277
Totale 492 208 700
6.3 Distribuzioni di frequenza
La tabella che segue mostra le distribuzioni di frequenza dei 35 item riguardanti gli atteggiamenti nei
confronti della montagna. Gli item sono stati randomizzati ad ogni somministrazione così da prevenire
eventuali effetti di primacy e latency.
Tabella 17 – Grado di accordo con le seguenti affermazioni
(% di riga, n=700)
per nulla
poco abb.za molto
d1 vado in montagna volentieri 1,9% 40,6% 49,6% 8,0%
d2 ogni volta che vado in montagna imparo nuove cose 2,9% 44,6% 47,9% 4,7%
d3 la montagna è la mia passione 4,1% 47,3% 44,1% 4,4%
d4 andare in montagna mi ricarica di energia 1,6% 50,7% 43,3% 4,4%
d5 ogni momento libero è buono per andare in montagna 5,1% 50,9% 40,3% 3,7%
d6 sento il bisogno di entrare in contatto con la natura 4,1% 58,4% 34,0% 3,4%
d7 la montagna mi piace in tutte le stagioni 1,7% 39,3% 50,3% 8,7%
d8 tra mare e montagna preferisco la montagna 17,9% 40,3% 37,3% 4,6%
d9 in montagna sto meglio fisicamente 1,4% 54,7% 39,7% 4,1%
d10 andare in montagna mi rilassa 2,3% 34,9% 54,4% 8,4%
d11 mi sento una persona di montagna 4,4% 45,7% 41,7% 8,1%
d12 vado in montagna per sfogarmi 4,1% 64,0% 28,4% 3,4%
d13 quando vado in montagna mi sento in pace con il mondo 1,6% 50,1% 42,0% 6,3%
d14 in montagna mi sento come a casa 3,4% 46,6% 43,3% 6,7%
d15 la montagna è stimolante 1,1% 49,7% 43,1% 6,0%
d16 andare in montagna è divertente 1,7% 25,4% 63,7% 9,1%
d17 ho cominciato ad andare in montagna da piccolo 1,1% 34,7% 50,1% 14,0%
d18 i miei genitori amano andare in montagna 1,3% 31,1% 56,0% 11,6%
d19 andare in montagna per me è una tradizione di famiglia 2,3% 42,3% 46,4% 9,0%
d20 in Trentino si vedono montagne dappertutto: nel mio tempo libero preferisco andare in posti con un panorama diverso
3,1% 29,9% 43,6% 23,4%
64
d21 mi dà fastidio che in montagna non ci sia campo per il telefonino 3,1% 16,9% 58,3% 21,7%
d22 se vado a farmi un giro in città ho più possibilità di conoscere gente nuova 1,1% 34,1% 51,3% 13,4%
d23 mi ritengo un tipo cittadino 4,7% 33,0% 49,7% 12,6%
d24 in montagna ci sono insetti che mi infastidiscono 2,9% 24,4% 55,6% 17,1%
d25 al mare è più facile conoscere gente nuova rispetto alla montagna 1,3% 26,7% 53,1% 18,9%
d26 in montagna mi manca la possibilità di accedere a internet 6,1% 31,1% 44,6% 18,1%
d27 in montagna manca la “vita” della città 3,4% 35,3% 50,3% 11,0%
d28 mi disincentiva sapere che servono attrezzature specifiche per andare in montagna
5,0% 58,3% 34,0% 2,7%
d29 per andare in montagna bisogna essere esperti 1,3% 38,1% 58,3% 2,3%
d30 prima di andare in montagna guardo le previsioni del tempo 1,1% 17,9% 64,7% 16,3%
d31 se piove o nevica anche una passeggiata in montagna può diventare pericolosa 0,4% 13,0% 71,1% 15,4%
d32 per andare in montagna bisogna programmarsi in anticipo 0,6% 18,6% 70,6% 10,3%
d33 andare in montagna è pericoloso 1,1% 35,3% 60,0% 3,6%
d34 in montagna mancano alcune comodità che per me sono fondamentali 1,9% 26,6% 62,6% 9,0%
d35 andare in montagna costa troppo 9,9% 58,3% 30,3% 1,6%
6.4 Analisi fattoriale
La batteria degli atteggiamenti nei confronti della montagna deriva, come ricordiamo, dalle scelte operate su
una base dati ricavata dai precedenti pre-test, che sottoposta ad un’analisi fattoriale aveva prodotto quattro
dimensioni latenti: la propensione ad andare in montagna, la percezione della montagna come tradizione, la
percezione della montagna come fastidio/privazione e la necessità di programmazione e preparazione.
L’estrazione di quattro fattori dai dati raccolti tramite l’indagine CATI risultava tuttavia insoddisfacente,
poiché non riproponeva la stessa struttura degli item osservata nei pre-test e spiegava solo il 43% della
varianza totale. Una soluzione che tiene conto di tutti i fattori con autovalori superiori a uno riesce invece a
spiegare fino al 54% della varianza, producendo sei fattori che possono essere identificati come:
gli effetti positivi sul benessere psicofisico individuale: imparare nuove cose (d2), ricaricarsi di
energia (d4), entrare in contatto con la natura (d6), sentirsi meglio fisicamente (d9), essere stimolati
(d15), rilassarsi (d10), sfogarsi (d12), divertirsi (d16), sentirsi in pace con il mondo (d13) e a proprio
agio, “a casa propria” (d14) quindi la montagna viene vissuta volentieri (d1), e in ogni stagione (d7);
il sentirsi di città, ovvero la mancanza di identificazione con la montagna: fattore in cui rientrano
l’assenza di “passione” per la montagna (d3) e il non sentirsi persone “di montagna” (d11), quanto
piuttosto ritenersi “cittadini” (d23) perché in montagna manca la “vita” della città (d27), dove è più
facile estendere le proprie conoscenze (d22). Ne consegue che non tutti i momenti sono buoni per
andare in montagna (d5), che è preferibile andare al mare (d8), dove è più facile conoscere gente
nuova (d25). Inoltre, visto che “in Trentino si vedono montagne dappertutto” nel tempo libero
l’intervistato preferisce andare in posti con un panorama diverso (d20);
il terzo fattore si compone di soli quattro item, che riguardano l’assenza di comfort dell’esperienza
della montagna: provare fastidio perché mancano alcune comodità fondamentali (d34): non c’è
sufficiente campo per il telefonino (d21), manca la possibilità di accedere a internet (d26) e ci sono
insetti fastidiosi (d24). Questo fattore riguarda quindi anche il senso di disagio per la difficoltà
nell’accesso alla rete;
65
il fattore della tradizione famigliare risulta inalterato rispetto ai precedenti moduli d’indagine e
comprende l’aver cominciato ad andare in montagna fin da piccoli (d17), con genitori che amano
questo ambiente (d18) perché rappresenta una vera e propria tradizione di famiglia (d19);
un’ulteriore dimensione descrive una visione élitista della montagna, come se questa fosse riservata
a pochi, agli esperti (d29), perché pericolosa (d33) e richieda dunque un investimento di capitali
(d35) per procurarsi attrezzature specifiche (d28);
infine, l’ultimo fattore descrive la necessità di programmazione, ovvero il bisogno di informarsi
preventivamente sulle condizioni meteorologiche (d30) e di programmarsi in anticipo (d32) per
evitare i pericoli (d31).
La Tabella che segue, riporta i punteggi fattoriali dei singoli item sui sei componenti principali sopra
descritti. Sono evidenziati con lo stesso colore gli indicatori che nella precedente analisi rientravano nello
stesso fattore e in grassetto è indicato su quale componente ogni singolo item dà il suo maggior contributo.
Tabella 18 – Punteggi fattoriali dell’analisi in componenti principali,
rotazione Varimax, autovalori >1
Componente
1 2 3 4 5 6
d1 vado in montagna volentieri ,610 -,343 -,101 ,331 -,211 ,050
d2 ogni volta che vado in montagna imparo nuove cose ,418 -,362 -,010 -,133 ,216 -,097
d3 la montagna è la mia passione ,507 -,531 -,070 ,301 -,161 -,018
d4 andare in montagna mi ricarica di energia ,638 -,186 -,163 ,127 ,000 ,009
d5 ogni momento libero è buono per andare in montagna ,380 -,543 -,023 ,231 -,079 -,052
d6 sento il bisogno di entrare in contatto con la natura ,569 -,175 -,147 ,122 ,108 -,190
d7 la montagna mi piace in tutte le stagioni ,532 -,160 -,276 ,237 -,120 ,000
d8 tra mare e montagna preferisco la montagna ,395 -,636 -,017 ,158 -,015 -,135
d9 in montagna sto meglio fisicamente ,673 ,033 -,187 ,191 -,082 -,024
d10 andare in montagna mi rilassa ,602 -,146 -,106 ,125 -,219 ,121
d11 mi sento una persona di montagna ,479 -,509 -,151 ,277 -,177 ,026
d12 vado in montagna per sfogarmi ,617 -,197 ,131 -,076 ,146 -,102
d13 quando vado in montagna mi sento in pace con il mondo ,654 -,058 -,097 ,137 ,015 ,039
d14 in montagna mi sento come a casa ,565 -,431 -,167 ,242 -,154 ,008
d15 la montagna è stimolante ,683 -,105 -,234 ,131 -,077 ,066
d16 andare in montagna è divertente ,537 -,259 -,180 ,126 -,272 ,232
d17 ho cominciato ad andare in montagna da piccolo ,319 -,214 -,254 ,623 -,033 ,117
d18 i miei genitori amano andare in montagna ,251 -,061 -,128 ,771 -,026 ,047
d19 andare in montagna per me è una tradizione di famiglia ,262 -,340 ,047 ,717 -,022 -,080
d20 in Trentino si vedono montagne dappertutto: nel mio tempo libero preferisco andare in posti con un panorama diverso
-,191 ,570 ,404 -,178 ,124 -,028
d21 mi dà fastidio che in montagna non ci sia campo per il telefonino -,298 ,208 ,641 -,040 -,019 ,074
d22 se vado a farmi un giro in città ho più possibilità di conoscere gente nuova -,071 ,718 ,179 -,040 ,095 -,044
d23 mi ritengo un tipo cittadino -,177 ,646 ,299 -,243 ,112 ,040
d24 in montagna ci sono insetti che mi infastidiscono -,251 ,267 ,395 -,041 ,185 ,168
d25 al mare è più facile conoscere gente nuova rispetto alla montagna -,131 ,704 ,191 -,026 ,006 ,122
d26 in montagna mi manca la possibilità di accedere a internet -,188 ,451 ,567 -,132 ,200 -,046
d27 in montagna manca la “vita” della città -,208 ,530 ,354 -,115 ,243 -,032
d28 mi disincentiva sapere che servono attrezzature specifiche per andare in montagna
,093 ,380 ,163 ,006 ,498 -,220
66
d29 per andare in montagna bisogna essere esperti -,045 -,021 -,083 -,022 ,722 ,108
d30 prima di andare in montagna guardo le previsioni del tempo ,069 -,002 ,052 -,017 -,045 ,729
d31 se piove o nevica anche una passeggiata in montagna può diventare pericolosa
-,024 ,327 -,269 ,053 ,170 ,571
d32 per andare in montagna bisogna programmarsi in anticipo -,015 -,028 ,193 ,041 ,053 ,695
d33 andare in montagna è pericoloso -,128 ,135 ,082 -,014 ,589 ,205
d34 in montagna mancano alcune comodità che per me sono fondamentali -,213 ,282 ,619 -,139 ,118 ,092
d35 andare in montagna costa troppo -,038 ,123 ,325 -,068 ,604 -,156
6.5 Costruzione degli indici sistemici
A partire da quanto emerso nell’analisi fattoriale sono state calcolate sei scale che sommano gli indicatori
appartenenti a ciascuna dimensione latente, avendo cura di ricodificare gli item che mostravano una
correlazione negativa con il proprio fattore di riferimento, invertendone la polarità semantica. Per poterle
meglio confrontare queste sono state normalizzate in modo che il valore minimo corrisponda a zero e il
massimo a uno. L’analisi di affidabilità ha mostrato buoni se non addirittura ottimi livelli di coerenza interna
delle scale e ha suggerito l’utilizzo di tutti gli item, a riprova della validità dei pre-test realizzati prima
dell’indagine CATI. La Tabella 19 riporta le statistiche descrittive delle sei scale: dall’osservazione delle
medie si può osservare che la dimensione maggiormente condivisa riguarda la necessità di programmazione,
seguita dalla percezione che in montagna manchino alcune comodità e dal “sentirsi di città”. Meno diffusa
appare invece la percezione che la montagna sia un ambito di appannaggio di pochi, esperti e attrezzati. La
dispersione attorno alle medie appare piuttosto omogenea. L’indice sugli effetti benefici della montagna
appare negativamente correlato all’identificazione con la vita di città, alla percezione di assenza di comfort e
all’idea che l’attività di montagna sia riservata a pochi, mentre risulta positivamente correlata alla tradizione
famigliare. Sentirsi “cittadini” va di pari passo con una maggiore percezione dei disagi della montagna, con
la convinzione che questa sia riservata a pochi e con la percezione che sia necessario programmarsi per
affrontarla, mentre la correlazione con la dimensione tradizionale è negativa. La mancanza di comfort si
accompagna all’idea che questo ambiente sia riservato a pochi e, seppure in misura minore, alla necessità di
programmazione, ma va in senso opposto al vivere la montagna come abitudine familiare. Quest’ultima
appare a sua volta logicamente correlata in modo negativo alla percezione che la montagna sia riservata a
pochi (Tabella 2020). Le analisi che seguono sono volte a individuare se e quali differenze esistono in
merito a questi sei diversi aspetti fra i diversi gruppi che costituiscono il campione.
Tabella 19 – Numero di item, affidabilità, media e deviazione standard
delle sei scale normalizzate (n=700. Valore min=0; max=1)
Scala n. item Alfa di Crombach media Dev. Std. Benessere psicofisico 12 0,881 0.52 0.14 Sentirsi di città 9 0,889 0.56 0.17 Assenza di comfort e di accesso alla rete 4 0,731 0.62 0.18 Tradizione famigliare 3 0,752 0.57 0.18 Riservata a pochi 4 0,583 0.49 0.13 Necessità di programmazione 3 0,513 0.65 0.14
67
Tabella 20 – Correlazione tra gli indici (n=700)
Benessere psicofisico
Sentirsi di città
Assenza di comfort e di accesso alla rete
Tradizione famigliare
Riservata a pochi
Necessità di programmazione
Benessere psicofisico 1 Sentirsi di città -,700** 1 Assenza di comfort e di accesso alla rete
-,571** ,682** 1
Tradizione famigliare ,588** -,560** -,428** 1 Riservata a pochi -,240** ,392** ,382** -,205** 1 Necessità di programmazione
-,025 ,134** ,090* ,036 ,049 1
** la correlazione è significativa al livello 0,01 (2-code) * la correlazione è significativa al livello 0,05 (2-code)
6.6 Analisi bi variate
Un primo sguardo a livello bivariato ci consente di trarre alcune prime indicazioni sulla relazione esistente
fra i sei indici di atteggiamento nei confronti della montagna e le diverse caratteristiche socio-demografiche
degli intervistati31
. Si scopre così che le donne sono più sensibili alla mancanza di comfort, e meno convinte
degli aspetti positivi legati alle attività di montagna (Figura 4) e anche i più giovani mostrano un maggior
livello di insofferenza per la mancanza di certe comodità, oltre ad avere un maggior livello di identificazione
con la vita di città e con tutto ciò che essa implica (Figura 5). Complice l’età, non sorprende dunque che chi
lavora apprezzi maggiormente gli effetti benefici dell’andare in montagna, mentre chi non lavora si senta più
vicino alla vita di città e ai comfort spesso ad essa connessi (Figura 6). Non si sono invece osservate
differenze significative rispetto al milieu culturale in cui l’intervistato è cresciuto (
31 Sono evidenziate nei grafici le differenze significative tra le medie (p-value<0,1). Per comprendere il concetto di
significatività statistica si veda anche l’esempio riportato in appendice.
68
Figura 10 10).
È inoltre utile sapere che chi vive in comuni “di montagna” lamenta in maggior misura i disagi legati
all’assenza di comfort ma appare più legato alla tradizione di chi vive a una quota inferiore (Figura 7);
analogamente, chi risiede in Val d’Adige (zona centrale del Trentino, a caratteristiche urbane) ha una storia
familiare meno legata alla montagna, che non rappresenta quindi una “tradizione”, ma paradossalmente
finisce col lamentare meno l’assenza di comfort rispetto a chi vive in zone più rurali del Trentino.
L’associazione fra idea di montagna e necessità di preparazione e programmazione risulta poi maggiore tra
chi vive nella zona orientale (Figura 8). La significatività della dimensione tradizionale e di quella relativa al
disagio legato alla mancanza degli agi cittadini viene confermata anche tenendo in considerazione la
tipologia che combina residenza in montagna e zona di residenza (Figura 9).
69
Figura 4 – Atteggiamenti nei confronti della montagna: medie osservate sugli indici
per sesso (n=700)
Figura 5 – Atteggiamenti nei confronti della montagna: medie osservate sugli indici
per fascia d’età (n=700)
0,40
0,45
0,50
0,55
0,60
0,65
0,70
Necessità di
programmazione
Benessere psicofisico
Sentirsi di città
Assenza di comfort e di
accesso alla rete
Tradizione famigliare
Riservata a pochi
maschi femmine
c
0,40
0,45
0,50
0,55
0,60
0,65
0,70
Necessità di programmazione
Benessere psicofisico
Sentirsi di città
Assenza di comfort e di
accesso alla rete
Tradizione famigliare
Riservata a pochi
15-19 20-24 25-30
c
70
Figura 6 – Atteggiamenti nei confronti della montagna: medie osservate sugli indici
per condizione lavorativa (n=700)
Figura 7 – Atteggiamenti nei confronti della montagna: medie osservate sugli indici
per residenza in comune di montagna (n=700)
0,40
0,45
0,50
0,55
0,60
0,65
0,70
Necessità di
programmazione
Benessere psicofisico
Sentirsi di città
Assenza di comfort e di
accesso alla rete
Tradizione famigliare
Riservata a pochi
lavora non lavora
0,40
0,45
0,50
0,55
0,60
0,65
0,70
Necessità di programmazione
Benessere psicofisico
Sentirsi di città
Assenza di comfort e di
accesso alla rete
Tradizione famigliare
Riservata a pochi
<600 slm >600 slm
71
Figura 8 – Atteggiamenti nei confronti della montagna: medie osservate sugli indici
per area di residenza (n=700)
Figura 9 – medie osservate sugli indici per luogo di residenza (n=700)
0,40
0,45
0,50
0,55
0,60
0,65
0,70
Necessità di programmazione
Benessere psicofisico
Sentirsi di città
Assenza di comfort e di
accesso alla rete
Tradizione famigliare
Riservata a pochi
orientale urbana occidentale
0,40
0,45
0,50
0,55
0,60
0,65
0,70
Necessità di programmazione
Benessere psicofisico
Sentirsi di città
Assenza di comfort e di
accesso alla rete
Tradizione famigliare
Riservata a pochi
urbanarurale non montagnarurale di montagna
72
Figura 10 - Atteggiamenti nei confronti della montagna: medie osservate sugli indici
per background culturale familiare (n=700)
6.7 Effetti multivariati
La Tabella 21 mostra l’effetto netto delle variabili ascritte su ciascuno degli indici presi in considerazione.
Abbiamo così conferma che i benefici psicofisici della montagna sono più trascurati dalle donne;
l’identificazione con la vita cittadina è molto più sentita dai più giovani e da chi vive in zone rurali non di
montagna (rispetto a chi vive in città!), mentre al contrario chi cresce in una famiglia dove i genitori hanno
un titolo di studio basso tende a sentirsi meno cittadino di chi cresce in un background culturale più
avvantaggiato. A lamentare la mancanza di comfort nell’esperienza di montagna sono in misura maggiore
le donne, gli intervistati più giovani e tutti coloro che vivono in zona rurale. Quest’ultimo aspetto è
facilmente spiegabile con la “durata” del disagio: mentre un turista o un cittadino provano per un breve lasso
di tempo i disagi connessi alla vita in area di montagna, chi vi risiede abitualmente deve fare i conti con un
senso di deprivazione (dalla tecnologia ad esempio) che non è limitato allo spazio di una breve vacanza. Non
sorprende che, anche al netto di tutte le altre variabili considerate, siano gli intervistati residenti in montagna
ad aver acquisito questa dimensione come parte della loro tradizione familiare. La percezione che la
montagna sia un ambiente riservato a pochi è invece un atteggiamento diffuso in modo trasversale,
indipendentemente dal sesso, dalla fascia d’età, dal luogo di residenza e dal background socioculturale della
famiglia. La necessità di programmazione, infine, è avvertita in misura maggiore dalle donne e da chi vive
in zone rurali (Trentino orientale e occidentale).
Cercando di dare una lettura d’insieme ai coefficienti (indipendentemente dallo loro significatività che è
influenzata dalla numerosità del campione) abbiamo conferma che la montagna esercita una maggiore
attrattiva tra gli uomini e tra chi è più vicino ai trent’anni che ai venti; chi già vive in montagna mostra un
approccio più consapevole, sia nei termini delle condizioni ideali per fruirne (avvertendo una maggiore
0,40
0,45
0,50
0,55
0,60
0,65
0,70
Necessità di
programmazione
Benessere psicofisico
Sentirsi di città
Assenza di comfort e di
accesso alla rete
Tradizione famigliare
Riservata a pochi
basso medio-basso
medio-alto alto
73
necessità di programmazione e un maggior senso di “elitismo” rispetto a chi vive in area urbana) sia dei
sacrifici che essa implica (mancanza di comfort), mentre il background culturale non appare esercitare un
effetto omogeneo sugli atteggiamenti presi in considerazione.
I parametri delle regressioni sono rappresentati graficamente nelle figure32
che seguono la tabella.
Tabella 21 – Effetto delle variabili ascritte sugli atteggiamenti nei confronti della
montagna. Coefficienti non standardizzati della regressione lineare, loro
significatività ed errore standard
Benefici psicofisici Sentirsi di città Assenza di comfort
e di accesso alla rete
B sig. s.e. B sig. s.e. B sig. s.e.
Sesso (M=rif)
F -,023 ** ,011 ,017 ,013 ,022 * ,013
fascia d'età (25-30=rif)
15-19 -,016 ,013 ,060 *** ,016 ,059 *** ,016
20-24 -,010 ,013 ,036 ** ,016 ,031 * ,016
residenza (urbana=rif)
rurale non di montagna -,008 ,013 ,030 * ,016 ,027 * ,016
rurale di montagna ,002 ,014 ,018 ,017 ,044 * ,017
background culturale (alto=rif)
Basso ,005 ,022 -,046 * ,027 -,043 ,028
medio basso -,012 ,013 -,026 ,016 -,025 ,016
medio alto -,002 ,014 -,013 ,017 -,027 ,017
Costante ,543 *** ,015 ,520 *** ,019 ,569 *** ,019
Tradizione famigliare Riservata a pochi Necessità di programmazione
B sig. s.e. B sig. s.e. B sig. s.e.
Sesso (M=rif)
F -,019 ,014 ,002 ,010 ,017 * ,010
fascia d'età (25-30=rif)
15-19 -,011 ,017 ,009 ,012 ,000 ,013
20-24 -,001 ,017 ,015 ,012 ,001 ,013
residenza (urbana=rif)
rurale non di montagna ,026 ,017 -,002 ,012 ,025 ** ,012
rurale di montagna ,044 ** ,018 ,006 ,013 ,025 * ,013
background culturale (alto=rif)
Basso ,015 ,029 -,018 ,021 -,009 ,021
medio basso -,014 ,017 -,001 ,012 -,008 ,013
medio alto ,004 ,018 -,004 ,013 ,013 ,013
Costante ,566 *** ,020 ,481 *** ,014 ,627 *** ,015
Sig: * <0.1; ** <0,05; *** <0,01
32
Gli atteggiamenti che spingono a favore della fruizione della montagna sono rappresentati con un titolo in verde,
mentre quelli che limitano l’accesso a questo ambiente sono indicati in rosso. I grafici presentano i coefficienti non
standardizzati della regressione lineare: quelli significativi almeno al livello dello 0,1 sono evidenziati con un
cerchio.
74
Figura 11 - Effetto di sesso, età, luogo di residenza e background culturale sulla
percezione di benefici psicofisici derivanti dall’andare in montagna. Coefficienti non
standardizzati della regressione lineare (n=632)
Figura 12 - Effetto di sesso, età, luogo di residenza e background culturale sul
sentirsi di città.
Coefficienti non standardizzati della regressione lineare (n=632)
benefici psicofisici
15-19
20-24
rurale non montagna
rurale montagna
basso
medio basso
medio alto
femmina
-0,03 -0,02 -0,02 -0,01 -0,01 0,00 0,01 0,01
maschio
25-30 anni
residente in città
background culturale alto
sentirsi di città
15-19
20-24
rurale non montagna
rurale montagna
basso
medio basso
medio alto
femmina
-0,06 -0,04 -0,02 0,00 0,02 0,04 0,06 0,08
maschio
25-30 anni
residente in città
background culturale alto
75
Figura 13 - Effetto di sesso, età, luogo di residenza e background culturale sul
disagio per l’assenza di comfort e di collegamento alla rete.
Coefficienti non standardizzati della regressione lineare (n=632)
Figura 14 - Effetto di sesso, età, luogo di residenza e background culturale sulla
percezione della montagna come tradizione famigliare.
Coefficienti non standardizzati della regressione lineare (n=632)
assenza di comfort e di accesso alla rete
15-19
20-24
rurale non montagna
rurale montagna
basso
medio basso
medio alto
femmina
-0,06 -0,04 -0,02 0,00 0,02 0,04 0,06 0,08
maschio
25-30 anni
residente in città
background culturale alto
tradizione famigliare
15-19
20-24
basso
medio basso
medio alto
rurale montagna
femmina
rurale non montagna
-0,03 -0,02 -0,01 0,00 0,01 0,02 0,03 0,04 0,05
maschio
25-30 anni
residente in città
background culturale alto
76
Figura 15 - Effetto di sesso, età, luogo di residenza e background culturale sulla
percezione della montagna come luogo/attività riservata a pochi. Coefficienti non
standardizzati della regressione lineare (n=632)
Figura 16 - Effetto di sesso, età, luogo di residenza e background culturale sulla
necessità di programmarsi per andare in montagna.
Coefficienti non standardizzati della regressione lineare (n=632)
riservata a pochi
15-19
20-24
medio alto
medio basso
basso
rurale montagna
femmina
rurale non montagna
-0,02 -0,02 -0,01 -0,01 0,00 0,01 0,01 0,02 0,02
maschio
25-30 anni
residente in città
background culturale alto
necessità di programmazione
15-19
20-24
basso
medio basso
medio alto
rurale non montagna
femmina
rurale montagna
-0,02 -0,01 -0,01 0,00 0,01 0,01 0,02 0,02 0,03 0,03
maschio
25-30 anni
residente in città
background culturale alto
77
PARTE QUARTA:
RISULTATI DELLA RICERCA
78
7° CAPITOLO:
CONCLUSIONI E SCENARI FUTURI
Alice chiese
“mi diresti per favore che strada dovrei prendere da qui?”
“Dipende da dove vuoi arrivare”,
rispose il gatto”
(tratto da Carrol, Alice nel paese delle meraviglie)
Come già detto, lo scopo della presente ricerca è indagare quali sono le motivazioni che spingono i giovani
trentini a frequentare la montagna o, al contrario, li frenano rispetto all’approcciarsi e ad usufruire delle
opportunità che tale territorio è in grado di offrire, in termini di svago, attività, servizi e turismo in generale.
Sebbene la prima parte della ricerca abbia previsto un’analisi della letteratura relativa al contesto di
riferimento, ovvero la montagna e i giovani, nella quale sono state descritte l’offerta ricettiva e le attrattive
delle montagne trentine, come i giovani occupino il proprio tempo libero e se frequentino o meno la
montagna e con quali modalità, il vero obiettivo di questa ricerca è capire cosa pensano i giovani trentini ed
indagare quali sono i loro atteggiamenti relativamente alla frequentazione della montagna. Non siamo quindi
tanto interessati a cosa fanno o non fanno i giovani in montagna, a cosa li attrae, non li attrae o li respinge,
quanto piuttosto a perché ci vanno o non ci vanno.
La forza della nostra indagine e dell’approccio scelto sta nel fatto che abbiamo fatto emergere direttamente
dal campo le motivazioni giovanili incentivanti o respingenti la frequentazione della montagna. Lo sviluppo
del nostro questionario ha infatti previsto il coinvolgimento diretto del gruppo target nell’esplorazione delle
motivazioni possibili, nella scelta degli item e della loro migliore formulazione, attraverso momenti di
confronto e fasi di pre-test dello strumento. In questo modo siamo riusciti a costruire un questionario che
contenesse le opinioni più comuni e maggiormente diffuse, selezionando gli item che risultavano essere
maggiormente discriminanti sulla base dei risultati dell’analisi dei dati raccolti durante il pre-test. In questo
modo, nel questionario sono state incluse tutte le principali opinioni dei giovani trentini aventi la montagna
come oggetto di riferimento.
Attraverso la somministrazione di tale questionario, con il sistema CATI, ad un campione statisticamente
significativo e rappresentativo dell’universo di riferimento, siamo riusciti a raccogliere una grande quantità
di dati relativamente al pensiero dei giovani trentini rispetto alla montagna. L’analisi fattoriale applicata a tali
dati ha consentito di raggruppare i singoli item in fattori, ovvero fare emergere le dimensioni latenti rispetto
alle opinioni espresse dagli item contenuti nel questionario. A ciascun fattore individuato corrisponde un
atteggiamento, il quale è costituito dall’integrazione di credenze coerenti sull’oggetto preso in
considerazione. Tali convinzioni hanno una natura valutativa e vanno a definire motivazioni a favore o
sfavore della frequentazione della montagna e ciò, ovviamente, ha effetto sulle relative scelte
comportamentali.
In ordine decrescente per capacità di spiegare la variabilità dei dati, abbiamo rilevato i seguenti fattori: il
primo riguarda la percezione degli effetti positivi che l’andare in montagna ha sul nostro benessere
79
psicofisico; a seguire troviamo il fatto di percepirsi come persone di città e la volontà di identificarsi con lo
stile di vita cittadino; poi troviamo la convinzione che in montagna manchino alcune comodità fondamentali,
legate in particolar modo al collegamento alla rete; quindi troviamo la frequentazione della montagna come
tradizione famigliare; a seguire troviamo la convinzione che la montagna sia una destinazione riservata a
persone esperte ed attrezzate; infine, l’ultimo fattore per capacità esplicativa della varianza dei dati è la
convinzione che per andare in montagna sia necessario programmarsi ed in particolare valutare
accuratamente le condizioni atmosferiche.
Come possiamo notare, due dei sei fattori rilevati ha una natura incentivante rispetto alla frequentazione
della montagna, ovvero: vado in montagna perché mi fa stare bene, oppure perché è una passione che mi è
stata trasmessa dalla famiglia; gli altri quattro, invece, sono fattori frenanti, ovvero: non vado in montagna
perché si sta meglio in città, perché mi sento isolato, perché è pericoloso, non sono esperto ed attrezzato o
perché bisogna programmarsi e la possibilità di andarci dipende dal tempo atmosferico.
Quando andiamo a suddividere il campione nei diversi segmenti socio-demografici, ci accorgiamo che tali
fattori hanno o non hanno effetto in base al gruppo target preso in esame. Andiamo ora ad analizzare la
caratterizzazione degli atteggiamenti derivante dall’incrocio dei vari gruppi target con i sei fattori rilevati è
rappresentata in Tabella 22.
Tabella 22 – sintesi dei fattori incentivanti e frenanti su specifici target
Per prima cosa prendiamo in esame le differenze di genere: dalle nostre analisi emerge che l’immagine della
montagna come luogo stimolante e rilassante allo stesso tempo, dove ci si può sfogare, ma anche recuperare
le energie, è caratteristica più dei maschi che delle femmine. Quest’ultime infatti tendono meno ad associare
alla montagna tutta quella serie di effetti positivi sul benessere psicofisico, che invece vengono riconosciuti
dai maschi. A rafforzare quest’atteggiamento femminile abbiamo rilevato anche che le femmine, rispetto ai
maschi, soffrono di più la mancanza di confort e di collegamenti alla rete, bisogni questi che sono vissuti
80
sempre più come fondamentali, ed evidentemente esse associano la mancanza di tali comfort all’ambiente
montalo. Infine il gruppo femminile sente che le condizioni atmosferiche siano fortemente vincolanti rispetto
alla possibilità di andare in montagna e che quindi la scelta di andarci o meno sia subordinata ad una
programmazione in tal senso. Tale approccio orientato alla massima cautela potrebbe far diminuire la
predisposizione all’affrontare viaggi in montagna in condizioni atmosferiche dubbie. La differenza di genere
riguardo alla scala valoriale e alla modalità di fruizione del tempo libero emersa dall’analisi del framework
teorico (ricerche Buzzi, 2003; Buzzi et al., 2007) trova qui un’ulteriore conferma: i giovani di sesso maschile
sono maggiormente interessati allo sport e allo stare all’aria aperta, diversamente dalle donne maggiormente
interessate ad attività al “chiuso” ed impegnate intellettualmente.
Passando invece alle differenze di pensiero tra i giovani più giovani (15-24 anni) e quelli meno giovani (25-
30 anni), i giovani tra i 15 e i 24 anni soffrono maggiormente, rispetto a quelli di 25 anni o più, del fatto che
la montagna non offra le stesse opportunità della città: i primi, infatti, aderiscono fortemente allo stile di vita
della città, caratterizzata dalla disponibilità di varie opportunità di socializzazione, e soffrono della mancanza
di comfort e di collegamento alla rete. Questo atteggiamento trova una spiegazione nelle ricerche che
mostrano l’importanza che per i più giovani ha l’amicizia e l’apertura a cose nuove (Buzzi, 2002). Inoltre,
non va trascurato il fatto che gli svaghi maggiormente in voga tra i giovani trentini sono caratterizzati
dall’interazione e dalla socializzazione, come andare in giro con gli amici e in particolare uscire per locali,
discoteche o semplicemente girovagare per la città (Caporusso, 2007). Nell’immaginario dei giovanissimi,
infatti, la montagna risulta essere caratterizzata come luogo tendenzialmente isolato, in cui mancano i
principali collegamenti e i servizi ricreativi più mondani (come le discoteche e i pub), che caratterizzano
invece l’ambiente cittadino. Per gli stessi motivi, come già descritto nel capitolo 3, si rileva una predilezione
dei giovanissimi per le località balneari come destinazioni turistiche preferite, proprio perché caratterizzate
dalla presenza di opportunità di divertimento e svago coerenti con le attuali culture giovanili e con le
modalità di soddisfazione dei bisogni di socializzazione tipiche di tali gruppi.
Passando invece al gruppo target di chi vive in zona rurale non di montagna, ovvero chi abita nei vari paesi
di fondovalle, o comunque posti al di sotto dei 600 metri d’altitudine, che caratterizzano una rilevante fetta
del territorio abitato trentino, gli atteggiamenti delle persone appartenenti a tale gruppo sono caratterizzati da
ben tre fattori frenanti: aderire allo stile di vita di “città”, soffrire la mancanza di comfort e di collegamenti e
avvertire maggiormente la necessità di programmarsi adeguatamente. Il primo fattore può risultare alquanto
altisonante: come mai chi vive in ambiente non cittadino tende invece ad aderire allo stile di vita della città?
Ciò probabilmente nasce da un bisogno di uscire dalla marginalità dei contesti rurali periferici. Dato che è
innegabile che i principali punti d’attrazione e d’interesse per i giovani siano collocati nelle poche città
presenti sul territorio trentino, uno dei mezzi per affermare la propria appartenenza al gruppo giovanile
risulta essere l’identificazione con lo stile di chi vive in città, anche quando tale caratteristica (vivere in città)
non corrisponde alla realtà di vita della persona. Per quanto riguarda gli altri due fattori che risultano avere
effetto su questo gruppo target, ovvero soffrire la mancanza di comfort e di collegamenti e avvertire
maggiormente la necessità di programmarsi adeguatamente, tale atteggiamento è sostanzialmente uguale a
quello caratterizzante il gruppo femminile, già descritto in precedenza.
81
Passando invece al gruppo delle persone che vivono in zone di montagna (oltre i 600 metri s.l.m.), i loro
atteggiamenti sono caratterizzati, per prima cosa, dal fatto di soffrire la mancanza di comfort e collegamenti.
Come già anticipato nel capitolo precedente, quest’aspetto è facilmente spiegabile con la “durata” del
disagio: mentre un turista o un cittadino provano per un breve lasso di tempo gli eventuali disagi connessi
alla vita in area di montagna, chi vi risiede abitualmente deve fare i conti con un senso di deprivazione (dalla
tecnologia ad esempio) che non è limitato al periodo della vacanza e che spesso non è frutto di una scelta
personale, “ho voglia di fare un po’ di vita di montagna per staccare dalla frenesia della vita di città”, ma di
una costrizione, “purtroppo vivo qui, non posso trasferirmi in città e quindi devo adeguarmi alle condizioni
del luogo in cui vivo”. L’insoddisfazione dei giovani di vivere in zone di montagna prive di servizi e
collegamenti (alla rete virtuale ed a quella reale della città) è un elemento che trova conferma anche nella
citata analisi di Buzzi (2003). Allo stesso tempo non sorprende che chi vive in località montane senta
maggiormente la necessità di programmarsi adeguatamente prima di andare in montagna, sapendo bene quali
sono le sfide che può riservare la frequentazione di un ambiente montagna, soprattutto in condizioni
climatiche e atmosferiche sfavorevoli. Infine, non sorprende affatto che,, anche al netto di tutte le altre
variabili considerate, siano gli intervistati residenti in montagna ad aver maturato la passione per tale
territorio e ad aver iniziato a frequentarlo come parte della propria tradizione familiare.
Analizzando infine le differenze relative al background culturale caratterizzante l’ambiente famigliare, le
nostre analisi hanno evidenziato un effetto del fattore “sentirsi di città”, nel senso che le persone aventi un
background più basso tendo ad aderire meno allo stile di vita della città e non sentono così fortemente il
bisogno di conoscere gente nuova e di mondanità in genere.
Se andiamo ad osservare gli atteggiamenti caratterizzanti i vari gruppi socio-demografici nell’ottica di
promuovere la montagna, possiamo focalizzare la nostra attenzione sugli atteggiamenti negativi rispetto alla
montagna e sulle motivazioni frenanti rispetto alla sua frequentazione e provare ad immaginare azioni
possibili per contrastare il fenomeno dell’abbandono e del disinteresse per il territorio montano.
Le principali ipotesi di intervento, riportate in Tabella 23, sono sostanzialmente quattro. Le riportiamo di
seguito in ordine decrescente per forza del fattore a cui si riferiscono.
82
Tabella 23 – ipotesi di intervento su target specifici
La prima consiste nel lavorare sull’effetto del primo fattore, relativo alla percezione degli effetti della
montagna sul proprio benessere, che come detto è il più forte dei sei rilevati. Tale azione dovrebbe consistere
nell’organizzazione di campagne pubblicitarie o iniziative finalizzate a mettere in evidenza i benefici della
montagna sul corpo e sulla mente e, sulla base delle analisi effettuate, avrebbe un effetto incentivante su tutto
i target femminile, quindi su circa il 50% della popolazione di riferimento.
La seconda azione possibile consisterebbe nel valorizzare le possibilità di socializzazione della montagna e
sulla presenza, anche in tali zone, di centri d’interesse per i giovani, a dimostrazione del fatto che essi non
sono ad appannaggio esclusivo della città, in particolare quelli di carattere mondano come pub, discoteche,
ecc. Questo tipo di intervento, come si evince dalla Tabella 23, dovrebbe avere un forte effetto incentivante
sui giovanissimi (fino ai 24 anni) e su chi vive nelle zone rurali non di montagna.
Il terzo intervento ipotetico dovrebbe avere l’obiettivo di rassicurare le persone sul fatto che in montagna si
possano trovare tutti i comfort fondamentali e di assicurare e potenziare il più possibile le possibilità di
collegamento alla rete. Un azione di questo genere avrebbe un effetto su praticamente tutti i target specifici
non persuasi su questo aspetto, ovvero donne, giovani sotto i 25 anni e giovani che vivono nelle zone rurali,
sia di montagna sia non di montagna.
Infine, un’ultima azione possibile dovrebbe essere orientata a rassicurare le persone che programmarsi per
andare in montagna è facile e che il tempo atmosferico non è un vincolo così impattante sulla scelta di partire
o meno. Un intervento di questo genere avrebbe effetto su donne e su persone che vivono nelle zone rurali,
sia di montagna sia non di montagna.
Quella appena descritta è la sintesi delle indicazioni di intervento per promuovere la montagna tra i giovani
trentini che sono coerenti con quanto emerso dall’analisi dei dati raccolti nella ricerca. È utile evidenziare
che la ricerca ci ha permesso di raggiungere due obiettivi: 1. far emergere chiaramente il quadro degli
83
atteggiamenti dei giovani nei confronti della montagna, ovverossia dell’immaginario e delle motivazioni
maggiormente salienti che caratterizzano il loro pensiero rispetto alla possibilità di frequentare o meno la
montagna e 2. ha consentito di sviluppare uno strumento di misura di tali atteggiamenti. In ottica futura, il
questionario potrebbe essere somministrato a livello individuale per rilevare specifici profili di
atteggiamento; potremmo rilevare il profilo di ciascuna persona sui sei diversi indicatori rilevati, ovvero
rispetto ai sei fattori emersi dalla ricerca. Inoltre, tale strumento potrebbe essere utilizzato per analizzare i
profili di gruppi target d’interesse e per confrontare tra loro gruppi diversi per caratteristiche molo specifiche
come ad esempio il contesto di appartenenza.
Pensando invece a possibili spunti di approfondimento di quanto emerso dalla ricerca, sarebbe interessante
segmentare l’immagine che il giovane trentino ha della montagna sulla base delle attività che vi svolge e
delle associazioni semantiche primarie. Per far questo, ad esempio, potremmo rilevare le attività svolte dai
giovani in montagna e incrociare tali dati con i loro atteggiamenti rilevati attraverso l’indagine effettuata.
Oppure potremmo sviluppare nuovi questionari assimilabili a quello testato restringendo però il campo
dell’oggetto di atteggiamento, facendo riferimento non più al concetto generale di montagna, ma a concetti
più specifici come: la montagna come destinazione per le vacanze estive, la montagna come destinazione
sciistica e quindi invernale, la montagna intesa come alpinismo ed attività sportive quali l’arrampicata, la
frequentazione della montagna come attività per il tempo libero, ecc.
Un ulteriore possibile sviluppo della ricerca potrebbe essere quello di replicarla in contesti territoriali diversi,
assimilabili a quello trentino, ma differenti per caratteristiche geomorfologiche, turistiche, culturali, ecc.,
eventualmente facendo riferimento anche a territori più vasti, comprendendo ad esempio l’intero arco alpino
e, volendo, anche entrambi i versanti, quello italiano e quello di tutti gli altri paesi (Francia Svizzera, Austria,
Germania, Slovenia ed Ungheria).
Infine, visto che la ricerca ha indagato gli atteggiamenti nei confronti della montagna dei giovani che vivono
in Trentino; potrebbe essere molto interessante indagare gli atteggiamenti dei giovani che non risiedono in
Trentino, ma che ne frequentano il territorio montano o che pur non frequentandolo possono essere
comunque considerati come target potenziale dell’offerta turistica trentina.
Tanti sono gli spunti di riflessione e di approfondimento che sono emersi da questo studio e tante sono le
tematiche correlate al tema centrale della ricerca che meriterebbero di essere approfonditi (a partire dal
concetto di identità, al riconoscimento dei mutamenti culturali in atto, agli effetti della modernità e dello
sviluppo tecnologico, tutti argomenti che si intersecano fortemente ed influenzano profondamente la
relazione esistente tra giovani e montagna), ma che per ragioni di coerenza con la domanda di ricerca non è
stato possibile esplorare in questa sede.
84
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88
ALLEGATI
ALLEGATO 1: QUESTIONARIO PER IL PRE-TEST
Di seguito troverai una serie di affermazioni fatte da
alcuni ragazzi e ragazze come te. Puoi dirmi se sei
per nulla/poco/abbastanza/molto d’accordo con
loro?
Per nulla Poco Abba
stanza Molto
1 mi piace godere dei panorami della montagna
2 ho un gruppo di amici con cui vado in montagna
3 tra mare e montagna preferisco il mare
4 l'altezza mi fa venire le vertigini
5 vado in montagna per allenarmi
6 mi disincentiva sapere che servono attrezzature specifiche per
andare in montagna
7 amo il contatto con la neve
8 in Trentino si vedono montagne dappertutto: nel mio tempo
libero preferisco andare in posti con un panorama diverso
9 in montagna d’estate si sta bene perché c’è l’aria fresca
10 le attività che pratico in montagna sono una scarica di adrenalina
11 per andare in montagna bisogna essere esperti
12 non vado in montagna per motivi di salute
13 i miei genitori non mi hanno mai portato in montagna
14 in montagna mi piace vedere gli animali
15 vado in montagna volentieri
16 non conosco nessuno con cui avrei piacere di andare in
montagna
17 se ho voglia di fare qualcosa in montagna è difficile che le
condizioni meteo mi facciano cambiare idea
18 non riesco ad appassionarmi alla montagna
19 al giorno d’oggi anche in montagna ci sono tutte le comodità
20 in montagna si respira aria buona
21 mi piace la montagna ma solo d’inverno
22 la montagna mi mette tristezza
23 ogni volta che vado in montagna imparo nuove cose
24 andare in montagna è un modo di mettersi alla prova
25 ogni volta che vado in montagna mi pongo obiettivi sempre più
ambiziosi
26 la montagna è la mia passione
27 per andare in montagna non servono molte cose
28 la vista del mare è uno scenario più bello dei panorami di
montagna
29 per andare in montagna devo rinunciare a fare altre cose
30 andare in montagna mi ricarica di energia
31 mi piace la sensazione di stare in alto
32 in montagna il cibo è più sano
33 ogni momento libero è buono per andare in montagna
34 mi piace molto la vista del paesaggio innevato
35 la montagna non mi attrae particolarmente
36 non mi dispiace andare in montagna, ma i miei amici
preferiscono fare altro
37 andare in montagna è un passatempo che costa poco
38 in montagna fa troppo freddo per stare veramente bene
39 sento il bisogno di entrare in contatto con la natura
40 la montagna mi mette ansia
41 la montagna mi piace in tutte le stagioni
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42 non ho bisogno di andare in montagna per dimostrare quanto
valgo
43 per andare in montagna si è subito pronti
44 vado in montagna con i miei genitori
45 in montagna si crea un clima familiare che mi fa piacere
46 la montagna è una meta sempre a portata di mano
47 tra mare e montagna preferisco la montagna
48 prima di andare in montagna guardo le previsioni del tempo
49 gli incidenti in montagna capitano perché la gente se li va a
cercare
50 non ha senso per me parlare di “andare in montagna”, io ci vivo
da sempre
51 in montagna sto meglio fisicamente
52 andare in montagna mi dà più fatica che piacere
53 andare in montagna mi rilassa
54 in montagna ci sono animali che mi spaventano
55 mi sento una persona di montagna
56 mi sento a disagio nella neve
57 mi dà fastidio che in montagna non ci sia campo per il telefonino
58 l’attrezzatura necessaria per andare in montagna è troppo
costosa
59 in montagna non mi sento a mio agio
60 mi piace la montagna ma solo d’estate
61 in montagna mancano alcune comodità che per me sono
fondamentali
62 in montagna mi sento solo
63 se vado a farmi un giro in città ho più possibilità di conoscere
gente nuova
64 l’atmosfera delle gite in montagna mi sta stretta
65 vado in montagna per tenermi in forma
66 non mi sento abbastanza in forma fisicamente per andare in
montagna
67 non capisco quei fissati che vogliono a tutti i costi raggiungere
una cima
68 andando in montagna perdo un sacco di tempo
69 si fa troppa fatica ad andare in montagna
70 se vado in montagna ho problemi di pressione
71 ho cominciato ad andare in montagna da piccolo
72 mi ritengo un tipo cittadino
73 in montagna ci sono insetti che mi infastidiscono
74 al mare è più facile conoscere gente nuova rispetto alla
montagna
75 ogni tanto ci vuole un po’ di isolamento
76 vado in montagna per sfogarmi
77 se piove o nevica anche una passeggiata in montagna può
diventare pericolosa
78 in montagna mi manca la possibilità di accedere a internet
79 ogni tanto vado a fare una passeggiata in montagna per conto
mio
80 la mia famiglia ha una casa (o una seconda casa) in montagna
81 andare in montagna fa bene alla salute
82 non sono abituato ad andare in montagna
83 quando vado in montagna mi sento in pace con il mondo
84 vado in montagna sempre con la solita gente
85 andando in montagna si conosce gente nuova
86 in montagna mi sento come a casa
87 quando raggiungo una cima mi sento soddisfatto e realizzato
88 se vado in montagna mi vengono le allergie
89 andare in montagna mi innervosisce
90 i miei genitori amano andare in montagna
90
91 talvolta rinuncio ad andare in montagna perché non è facilmente
raggiungibile
92 non si può decidere all’ultimo momento di andare in montagna
93 sono felice quando riesco a guardare le stelle
94 imparo di più standomene a casa che non andando in montagna
95 andare in montagna per me è una tradizione di famiglia
96 la montagna è stimolante
97 Il mio migliore amico (o amica) ama andare in montagna
98 andare in montagna è divertente
99 andare in montagna è noioso
100 mi sento a disagio in montagna perché è un ambiente che non
conosco
101 mi dà fastidio sentirmi fuori dal mondo
102 andare in montagna costa troppo
103 in montagna manca la “vita” della città
104 mi piace provare il brivido del rischio
105 per andare in montagna bisogna programmarsi in anticipo
106 per andare in montagna bisogna avere l’automobile
107 andare in montagna è pericoloso
91
ALLEGATO 2: QUESTIONARIO DEFINITIVO
[Nota: rivolgersi dando del tu se l’intervistato ha meno di 20 anni, del Lei se l’intervistato è più
grande]
Le/ti elencherò ora una serie di affermazioni che riguardano la montagna: può/puoi
dirmi se è/sei molto (4), abbastanza (3), poco (2) o per nulla (1) d’accordo?
Gli item che seguono andranno proposti randomizzati
vado in montagna volentieri ogni volta che vado in montagna imparo nuove cose la montagna è la mia passione andare in montagna mi ricarica di energia ogni momento libero è buono per andare in montagna sento il bisogno di entrare in contatto con la natura la montagna mi piace in tutte le stagioni tra mare e montagna preferisco la montagna in montagna sto meglio fisicamente andare in montagna mi rilassa mi sento una persona di montagna vado in montagna per sfogarmi quando vado in montagna mi sento in pace con il mondo in montagna mi sento come a casa la montagna è stimolante andare in montagna è divertente ho cominciato ad andare in montagna da piccolo i miei genitori amano andare in montagna andare in montagna per me è una tradizione di famiglia in Trentino si vedono montagne dappertutto: nel mio tempo libero preferisco andare in posti con un panorama
diverso mi dà fastidio che in montagna non ci sia campo per il telefonino se vado a farmi un giro in città ho più possibilità di conoscere gente nuova mi ritengo un tipo cittadino in montagna ci sono insetti che mi infastidiscono al mare è più facile conoscere gente nuova rispetto alla montagna in montagna mi manca la possibilità di accedere a internet in montagna manca la “vita” della città mi disincentiva sapere che servono attrezzature specifiche per andare in montagna per andare in montagna bisogna essere esperti prima di andare in montagna guardo le previsioni del tempo se piove o nevica anche una passeggiata in montagna può diventare pericolosa per andare in montagna bisogna programmarsi in anticipo andare in montagna è pericoloso in montagna mancano alcune comodità che per me sono fondamentali andare in montagna costa troppo
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Sociodemografica Sesso (1) maschio (2) femmina Comune di residenza [codice istat – da cui ricavare altezza s.l.m. e zona] Anno di nascita 19___ Studia (1) si (2) no Se studia: attualmente quale scuola frequenta
scuole secondarie di primo grado (medie) (1) scuole secondarie di secondo grado (superiori) e più precisamente: - formazione professionale (2) - istituto professionale (3) - istituto tecnico (4) - liceo artistico, musicale, delle scienze umane, linguistico (5) - liceo classico, scientifico (6) università - laurea triennale (7) - laurea magistrale/specialistica (8)
Se non studia qual è il suo titolo di studio?
scuole secondarie di primo grado (medie) (1) scuole secondarie di secondo grado (superiori) e più precisamente: - formazione professionale (2) - istituto professionale (3) - istituto tecnico (4) - liceo artistico, musicale, delle scienze umane, linguistico (5) - liceo classico, scientifico (6) università - laurea triennale (7) - laurea magistrale/specialistica (8)
attualmente lavora? (non importa se in regola o no) (1) si (2) no (disoccupato o in cerca di occupazione) Se lavora È lavoratore autonomo (1) o dipendente (2)? Ha un contratto a tempo determinato (1) o a tempo indeterminato (2)?
qual è (era, se deceduta) il titolo di studio di sua madre (o di chi ne fa le veci)?
(1) elementari o nessun titolo (2) licenza media / avviamento professionale (3) diploma (4) laurea
…e di suo padre? (5) elementari o nessun titolo (6) licenza media / avviamento professionale (7) diploma (8) laurea
inoltre registrare: durata della telefonata, giorno, ora, codice intervistatore, lista da cui estratto (I, II,…)