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alla scoperta di come i giovani vivono la

montagna

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Report di ricerca del progetto “Mountain Like: alla scoperta di come i giovani vivono la

montagna”. Il progetto è stato realizzato nel corso del 2012-2013 dall’Istituto Regionale di

Studi e Ricerca Sociale, ideato e co-finanziato dall’ Accademia della Montagna del Trentino e

co-finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto

Team di ricerca:

Responsabile Scientifica: Prof.ssa Mariangela Franch, Università di Trento

Ricercatori: Dott.ssa Letizia Caporusso, Dott. Antonio Cristoforetti, Dott.ssa Francesca Gennai.

Ha partecipato alla realizzazione del presente documento Eugenia Lironcurdi, in qualità di

tirocinante della Facoltà di Sociologia dell’Università di Trento.

Si ringraziano per la disponibilità e la collaborazione prestata:

L’Associazione Pernici della Pioff

L’Istituto Ivo de Carneri di Civezzano

Il prof. Pietro Marzani e il prof. Pierluigi Novi Inverardi

Il presente rapporto è frutto di un lavoro a più mani al quale hanno preso parte tutti i

componenti del team di ricerca. Francesca Gennai e Antonio Cristoforetti ne hanno curato

l’editing.

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INDICE

PARTE PRIMA: ................................................................................................................................................... 7

IL FRAMEWORK TEORICO DEL PROGETTO ....................................................................................................... 7

1° CAPITOLO .................................................................................................................................................. 8

LA MONTAGNA: LE SUE DEFINIZIONI E CARATTERISTICHE ......................................................................... 8

1.1 Definizioni di montagna ..................................................................................................... 8 1.2 La montagna di oggi e le sue problematiche .................................................................... 11

2° CAPITOLO: ............................................................................................................................................... 17

LE MONTAGNE DEL TRENTINO ED IL TURISMO MONTANO ...................................................................... 17

2.1 Le montagne del Trentino ................................................................................................ 17 2.2 Storia ed evoluzione del turismo montano ....................................................................... 19

2.3 Le attività in montagna .................................................................................................... 23 2.4 L’offerta ricettiva e le attrattive delle montagne trentine ................................................. 25

3° CAPITOLO: ............................................................................................................................................... 27

I GIOVANI TRENTINI: ................................................................................................................................... 27

DOVE VIVONO, I LORO VALORI ED IL TEMPO LIBERO ............................................................................... 27

3.1 I giovani sul territorio della provincia di Trento .............................................................. 27 3.2 I giovani trentini ed i loro valori ...................................................................................... 28 3.3 I giovani trentini ed il loro tempo libero .......................................................................... 31

3.4 I giovani e la montagna .................................................................................................... 35 PARTE SECONDA: ............................................................................................................................................ 37

IL FRAMEWORK METODOLOGICO DEL PROGETTO ........................................................................................ 37

4° CAPITOLO ................................................................................................................................................ 38

STUDIARE GLI ATTEGGIAMENTI PER CAPIRE I COMPORTAMENTI:........................................................... 38

CONCETTI E METODI ................................................................................................................................... 38

4.1 Gli atteggiamenti .............................................................................................................. 38 4.2 Misurazione degli atteggiamenti: la tecnica delle scale ................................................... 40

PARTE TERZA: .................................................................................................................................................. 43

FASI DELLA RICERCA ........................................................................................................................................ 43

5° CAPITOLO: ............................................................................................................................................... 45

LA COSTRUZIONE DEL QUESTIONARIO ED IL PRE TEST ............................................................................. 45

5.1 La raccolta delle informazioni per la costruzione del questionario ................................. 45

5.2 La definizione del questionario finale: il pre-test della batteria da 107 item ................... 47 5.3 Conclusioni ...................................................................................................................... 57

6° CAPITOLO: ............................................................................................................................................... 59

L’INDAGINE CATI ......................................................................................................................................... 59

6.1 L’indagine CATI ............................................................................................................... 59 6.2 Descrizione del campione ................................................................................................ 61

6.3 Distribuzioni di frequenza ................................................................................................ 63 6.4 Analisi fattoriale ............................................................................................................... 64

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6.5 Costruzione degli indici sistemici .................................................................................... 66 6.6 Analisi bi variate .............................................................................................................. 67

6.7 Effetti multivariati ............................................................................................................ 71 PARTE QUARTA: .............................................................................................................................................. 76

RISULTATI DELLA RICERCA .............................................................................................................................. 76

7° CAPITOLO: ............................................................................................................................................... 77

CONCLUSIONI E SCENARI FUTURI ............................................................................................................... 77

BIBLIOGRAFIA .......................................................................................................................................... 83

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INTRODUZIONE

Questa ricerca nasce per iniziativa e grazie al co-finanziamento dell’Accademia della Montagna del Trentino

e della Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto. L’idea della ricerca ha origine dall’ osservazione che molto

è stato scritto sul rapporto fra montagne trentine e turisti, poco invece si sa della relazione fra i giovani

trentini ed il loro territorio. La ricerca che ha avuto per titolo Mountain Like si è prefissata pertanto

l’obiettivo di rispondere alla domanda di ricerca: “quali sono gli atteggiamenti dei giovani trentini in

relazione alla frequentazione della montagna?”. Il presente documento, che costituisce il report del progetto,

è suddiviso in quattro parti.

La prima parte, composta dai primi 3 capitoli, ha la finalità di introdurre il framework teorico nel quale si

inserisce il progetto e è finalizzata a circoscrivere gli oggetti di studio della ricerca: la montagna del trentino

ed i giovani trentini. Alla montagna saranno dedicati i primi due capitoli, ai giovani il terzo. Il primo capitolo

è centrato sulla messa a fuoco del concetto di montagna e sulle problematiche e le dinamiche socio-

economiche che la coinvolgono. Il secondo capitolo è centrato sulla presentazione del territorio montano

trentino e delle caratteristiche del turismo montano, che si trova attualmente ad affrontare la sfida di attrarre

giovani (locali e turisti), sempre meno interessati alle attività all’area aperta e della montagna e sempre più

attratti dalla formula all-inclusive propria delle località balneari. Il terzo capitolo descrive il campione della

ricerca, composto da i giovani trentini di età compresa fra i 15 e i 30 anni, che costituiscono il 15,4% della

popolazione trentina fonte in nota. Accanto alle caratteristiche anagrafiche emerge che i valori centrali per i

giovani sono gli affetti familiari e gli amici ed il loro tempo libero è finalizzato allo svolgimento di attività

caratterizzate dall'interazione e dalla socializzazione, come andare in giro con gli amici in generale e in

particolare con uscite serali in locali quali bar, pub, discoteche o semplicemente girovagare per il centro città.

Poche sono le informazioni sui giovani e la montagna, quello che si può evincere dalla letteratura è che a

frequentare la montagna, privilegiando il periodo invernale, siano prevalentemente giovani con meno di 34

anni, in prevalenza maschi e fortemente orientati alla pratica sportiva.

La seconda parte della ricerca riguarda la presentazione del framework teorico. Per raccogliere le

informazioni utili per comprendere come i giovani trentini si relazionino con il contesto montano in cui

vivono, sono stati indagati i loro atteggiamenti verso la montagna. Come infatti verrà descritto nel paragrafo

dedicato nella ricerca psicosociale, è stata dimostrata una generale correlazione positiva tra atteggiamenti e

comportamento sociale, per la quale ad atteggiamenti positivi verso un oggetto corrispondono

comportamenti favorevoli e viceversa. Il capitolo si conclude con un focus sulla tecnica delle scale

funzionali a misurare l’atteggiamento.

Una volta presentati i concetti fondamentali della ricerca si apre la terza parte. Il quinto capitolo descrive la

modalità di raccolta delle informazioni per la costruzione del questionario. Messa da parte l’idea di realizzare

focus group territoriali e dopo la creazione di un forum virtuale, il team dei ricercatori ha usato la tecnica del

brainstorming per individuare gli item da inserire nel questionario da sottoporre a pre test. Le motivazioni

considerate nella costruzione del questionario sono state: dimensione emotiva; dimensione estetica;

dimensione delle risorse; dimensione del confronto; dimensione stagionale e climatica; dimensione

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relazionale; dimensione delle attività; dimensione della salute e del rischio; dimensione della sfida;

dimensione culturale. Il pre-test, condotto su 302 giovani, ha portato gli item da 107 a 34 e il questionario

definito è stato sottoposto all’indagine CATI. Questa ha visto il coinvolgimento di 700 giovani (356 uomini e

344 donne) e dall’analisi dei dati raccolti sono emersi dei fattori che hanno la valenza di incentivare o frenare

la frequentazione della montagna. I fattori incentivanti sono: trarre una sensazione di beneficio psicofisico e

tradizione familiare, mentre i fattori che frenano sono: sentirsi di città; percepire l’assenza di confort e di

accesso alla rete; credere che la montagna sia riservata a pochi e sentire il bisogno di programmarsi.

Dall’analisi emerge che le donne nel loro modo di intendere la montagna tendono a trascurare i benefici

psicofisici; i più giovani e chi vive in zone rurali non di montagna si identificano maggiormente con la vita

cittadina, mentre al contrario, chi cresce in una famiglia dove i genitori hanno un titolo di studio basso tende

a sentirsi meno cittadino di chi cresce in un background culturale più avvantaggiato. Sono le donne, più

giovani e tutti coloro che vivono in zona rurale a lamentare maggiormente la mancanza di comfort

nell’esperienza di montagna. Sono i giovani residenti in montagna ad aver maturato un atteggiamento

positivo nei confronti di tale contesto come parte della loro tradizione familiare. La percezione che la

montagna sia un ambiente riservato a pochi è invece un atteggiamento diffuso in modo trasversale,

indipendentemente dal genere, dalla fascia d’età, dal luogo di residenza e dal background socioculturale della

famiglia. La necessità di programmazione, infine, è avvertita in misura maggiore dalle donne e da chi vive in

zone rurali in particolare nel versante orientale. I dati confermano che la montagna esercita una maggiore

attrattiva tra i maschi e tra chi è più vicino ai trent’anni che ai venti; chi già vive in montagna mostra un

approccio più consapevole, sia nei termini delle condizioni ideali per fruirne (avvertendo una maggiore

necessità di programmazione e un maggior senso di “elitismo” rispetto a chi vive in area urbana), sia dei

sacrifici che essa implica (mancanza di comfort), mentre il background culturale non appare esercitare un

effetto omogeneo sugli atteggiamenti presi in considerazione.

Nell’ultima parte del report sono presentati in dettaglio i risultati dell’indagine CATI ed alcuni interventi

possibili per contrastare l’effetto dei fattori frenanti.

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PARTE PRIMA:

IL FRAMEWORK TEORICO DEL

PROGETTO

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1° CAPITOLO

LA MONTAGNA: LE SUE DEFINIZIONI E CARATTERISTICHE

“Cos'è la montagna?

Non è un ammasso di pietre o un insieme di terreni ripidi o delle protuberanze

che si elevano per due, tre, ottomila metri.

La montagna è una cosa diversa, se la vediamo con l'anima”

(Corona, 2002: 19)

Questo capitolo è finalizzato all’esplorazione del concetto di montagna, passo fondamentale per circoscrivere

il campo di studio della nostra ricerca. Le due domande chiave sono: “che cosa si intende quando si parla di

montagna?” e “quali sono le problematiche odierne di chi vive in montagna?”. Muovendo da una ricerca

bibliografica sulla definizione di montagna, verrà chiarito dove “inizia” e dove “finisce” la montagna, quali

aspetti ed indicatori vengono considerati per la sua definizione, quali sono le caratteristiche statistico-

morfologiche e come è inquadrata a livello normativo ed amministrativo. Il secondo paragrafo sarà invece

rivolto alle problematiche che interessano la montagna ed alle dinamiche socio-economiche che la

coinvolgono. Quello che emerge dal capitolo è la polisemanticità del termine “montagna” che ci ha spinto a

circoscrivere il campo di indagine, e quindi considerare montagna i territori con un'altitudine sul livello del

mare uguale o superiore ai 600 metri. Le problematiche e le dinamiche presentate, che mettono in evidenza il

fenomeno dello spopolamento delle zone di montagna al quale si correla il fenomeno dell’invecchiamento

della popolazione, confermano l’interesse per i temi della presente ricerca.

1.1 Definizioni di montagna

Una prima definizione di montagna è quella di natura statistica. Nel 1948 l'ISTAT, con il compito di

elaborare il Catasto Agrario, compie1 una prima classificazione dei territori, distinti in base al criterio

altimetrico, ovvero secondo la quota rispetto al livello del mare, ed in funzione all'orografia, ovvero secondo

lo sviluppo verticale del rilievo. La suddivisione del territorio che ne deriva individua zone di montagna, di

collina e di pianura. Ai fini cartografici e statistici, con il termine "zona altimetrica di montagna" si intende:

“Il territorio caratterizzato dalla presenza di notevoli masse rilevate aventi altitudini, di norma, non inferiori

ai 600 metri nell'Italia settentrionale e 700 metri nell'Italia centro-meridionale e insulare, i cui pendii sono

definiti "forti" allorché superino il 20%. Le aree intercluse fra le masse rilevate, costituite da valli, altipiani

e analoghe configurazioni del suolo, s'intendono comprese nella zona di montagna” (Coleselli, 2012: 14).

Se, considerata la definizione dell’Istat, i comuni italiani sono in maggioranza classificati come montani

(51,9% degli 8.101 comuni, al 31 dicembre 2008). Tra questi, 655 sono parzialmente montani e i rimanenti

3.546 totalmente montani. I territori montani coprono nel complesso il 54,3% della superficie e influenzano

fortemente la distribuzione della popolazione: le aree montane sono infatti generalmente meno densamente

1 Una prima definizione di “zona agraria” viene fornita dall'ISTAT nel 1929, a seguire vengono pubblicate nel 1948 le

tavole delle Circoscrizioni statistiche.

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popolate e in Italia vi risiede meno di un quinto della popolazione (18,2%). Al 1° gennaio 20102 le Comunità

montane, associazioni di comuni totalmente o parzialmente montani, sono 266, notevolmente ridotte in

numero rispetto agli anni precedenti (erano 358 nel 2006), più numerose nel Mezzogiorno (94) e nel Nord-

ovest (65).

A livello di normativa si inizia a parlare di zone montane in occasione delle disastrose alluvioni italiane del

19513, che mettono in evidenza lo stato di abbandono e di deterioramento del territorio montano e il rischio

che corrono anche i territori a valle, evidenziando il problema del mantenimento del territorio montano in

quanto fonte di sicurezza per tutto il territorio italiano ( De Vecchis, 2002). I primi interventi, infatti, mirano

a proteggere la montagna italiana, con il tentativo di delimitare la situazione di svantaggio che caratterizza

queste aree rispetto al restante territorio della penisola. La prima legge dove si definiscono i comuni

montani,“Provvedimenti in favore dei territori montani4”, risale al 1952: “I comuni posti per almeno l'80%

della loro superficie al di sopra dei 600 metri di altitudine sul livello del mare e quelli nei quali il dislivello

tra la quota altimetrica inferiore e quella superiore del territorio comunale non è minore di 600 metri, e nei

quali il reddito imponibile medio per ettaro non supera le 2400 lire”. I prezzi erano quelli del 1937-1939.

Nella definizione introdotta dalla legislazione italiana vengono inclusi, quindi, sia parametri fisico-

geografici, quali altimetria e pendenza, sia parametri economico-catastali, legati in particolare al settore

agricolo, portando ad associare l'ambiente montano al concetto di marginalità socio-economica (Ferlaino,

2002). La Costituzione omette di dettare una definizione rigorosa e univoca di montagna, di area montana e

di comune montano. Alcuni autori (Coleselli, 2012) affermano che tale incertezza legislativa ha provocato

negli anni un progressivo allargamento della montagna "legale". Basti pensare che al dicembre 2004 la

montagna legale arrivava a comprendere addirittura il 54% del territorio nazionale.

Il Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE) - organo consultivo dell'Unione europea per le proposte di

legge comunitarie - nel tentativo di dare un’uniformazione semantica alla nozione di "zona di montagna", nel

parere d'iniziativa CES 461/88 ne dà una definizione con carattere e finalità metodologiche e pratiche: “[una

zona di montagna] è una entità geografica, ambientale, socio-economica e culturale in cui gli svantaggi

derivanti dalla combinazione tra altitudine e altri fattori naturali debbono essere posti in relazione con i

condizionamenti socio-economici, con la situazione di squilibrio territoriale e con il livello di degrado

ambientale." Successivamente sono state proposte altre definizioni per le zone di montagna, come ad

esempio quella contenuta nell’articolo 18 del regolamento (CE) n. 1257/1999 sul sostegno allo sviluppo

rurale da parte del Fondo Europeo d'Orientamento e di Garanzia Agricola (FEAOG): “Le zone di montagna

sono quelle caratterizzate da una notevole limitazione delle possibilità di utilizzazione delle terre e da un

notevole aumento del costo del lavoro”, dovuti:

all'esistenza di condizioni climatiche molto difficili a causa dell'altitudine, che si traducono in un

periodo vegetativo nettamente abbreviato;

2 Fonte ISTAT: http://www3.istat.it/dati/catalogo/20120215_00/Noi_Italia_2012.pdf

3 La città di Trento e varie vallate del Trentino subirono ingenti danni per la fortissima alluvione nel 1966.

4 La legge del 25 luglio 1952, n.991.

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all'esistenza nella maggior parte del territorio di forti pendii che rendono impossibile la

meccanizzazione o richiedono l'impiego di materiale speciale assai oneroso, indipendentemente dal

fattore altitudinale;

a una combinazione dei due fattori, quando lo svantaggio derivante da ciascuno di questi fattori presi

separatamente è meno accentuato, ma la loro combinazione comporta uno svantaggio equivalente.

Rimane, tuttavia, l'incertezza nell'individuazione dell'altitudine in grado di determinare condizioni climatiche

molto difficili e del concetto di forte pendio. In sostanza, che cosa si intenda per "molto difficile" e per "forti

pendii" è rimesso alla valutazione di ogni Stato Membro e di ogni Regione. Con la legge sull'ordinamento

degli enti locali si interviene in modo radicale sulla definizione di territorio montano; la legge 8 giugno 1990,

n.142, delega alle singole Regione la definizione di comune e di territorio montano.

All'interno dello scenario italiano, l’'Ente Italiano della Montagna5 è da tempo impegnato nello studio dei

criteri e nella definizione delle aree montane. L'EIM propone una “definizione aperta” di montagna, basata

su “alcune sue caratteristiche distintive, da precisare di volta in volta, in base alle esigenze e alla finalità

della definizione”. Lo spazio geografico è inteso come un continuum, sul quale non si può fissare nettamente

il limite fra territorio montano e territorio non montano (De Vecchis, 2004).

L'EIM considera montani “i comuni situati per il 70% della loro superficie al di sopra dei 500 metri di

altitudine sul livello del mare, ovvero i comuni che abbiano almeno il 40% della loro superficie al di sopra

dei 500 metri di altitudine sul livello del mare e nei quali il 30% del territorio presenti una pendenza

superiore al 20%; nelle regioni alpine il limite minimo di altitudine è di 600 metri.” L'EIM propone, inoltre,

una serie di indicatori utili a fornire una descrizione completa di montagna, non solo per quanto riguarda gli

aspetti fisici, ma anche per la situazione sociale, culturale, economica e demografica. Gli indicatori proposti

per la dimensione geografica e fisica sono altimetria, pendenza e clima; mentre gli indicatori socio-

economici, considerano la densità e la dinamica demografica e l'indice di vecchiaia. Inoltre, l'EIM ha

avanzato l'ipotesi di aggiungere un ulteriore indicatore, l'indicatore dell'accessibilità, che si lega a quello

della marginalità6.

D'altra parte, comunemente il termine montagna viene utilizzato per individuare le alture, i monti, i luoghi

montuosi, un ambiente naturale montuoso di particolare imponenza, “una massa grandissima di roccia e

terra di altezza elevata rispetto al livello del mare, caratterizzata da forti pendii e da un clima rigido” (De

Vecchis, 2004: 98). “La definizione di montagna non ha costituito mai un tema centrale nell'indagine

geografica, anche perché [...] i geografi hanno ricercato l'"individualità" di una regione per farne oggetto di

studio o, quando hanno posto la loro attenzione sull'altitudine hanno esaminato i limiti […] di un particolare

fatto geografico: i limiti della vegetazione, delle colture, delle abitazioni” (Ibidem).

5 L'Ente Italiano della Montagna, finalizzato al supporto alle politiche e allo sviluppo socioeconomico e culturale dei

territori montani, è stato soppresso nel 2010, a seguito di misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria. Le

competenze sono state trasferite alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e al Dipartimento Affari Regionali,

(Gazzetta Ufficiale n.176, 30 luglio 2010). 6 Il termine “marginalità” è usato qui per qualificare la condizione socio-economica delle aree montane, intesa sia

come perifericità geografica sia come deprivazione e povertà di risorse e, più specificatamente, riguarda la

potenziale mobilità di risorse e persone, da e per i territori montani. L'utilizzo degli indicatori socio-economici ha

permesso così di identificare 1.399 comuni, all'interno dei 2.585 comuni montani determinati esclusivamente sulla

base di criteri morfologici e climatici, caratterizzati da condizioni di marginalità.

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Anche L'Enciclopedia Italiana Treccani7 non offre una definizione precisa, specifica e globale. “La montagna

è un rilievo della superficie terrestre, che in genere differisce dalla collina per maggiore altitudine e per

differenti caratteri morfologici. […] I rilievi montuosi hanno una grande importanza ai fini climatici, perché,

in conseguenza del fatto che con il crescere dell’altezza diminuisce la temperatura e aumentano le

precipitazioni, essi rappresentano isole in condizioni climatiche peculiari.” E prosegue: “Il termine

montagna indica qualsiasi rilievo isolato o raggruppato in catene, che supera i 600 metri di altezza sul

livello del mare. Il suo aspetto, inoltre, deve essere almeno parzialmente impervio. Si distingue, inoltre,

bassa montagna ed alta montagna, indicando come quota discriminante i 1.500 metri sopra il livello del

mare.” Il riferimento all'aspetto impervio della montagna, che si distingue così dall'altipiano, non specifica

cosa si intenda per impervio e se ci sia un criterio oggettivo di giudizio.

Esiste un’oggettiva difficoltà, riscontrata nel dibattito letterario, sulla definizione di montagna: “Parlare di

"territori montani” richiede un chiarimento in merito alla definizione stessa di montagna, questione

dibattuta da tempo in ambito scientifico, anche per le sue implicazioni legislative e amministrative. La

premessa da cui partire è che da un punto di vista geografico non è possibile definire nettamente il limite tra

ciò che è montagna e ciò che non lo è” (De Vecchis, 2004: 99).

La citazione precedente fa intendere che in letteratura la definizione di montagna può essere addirittura

soggettiva, non definibile. Lucien Febvre (1988), storico di notevole importanza, ha scritto sull'incertezza e

l'incompletezza della definizione delle aree montuose: “si continua a dire che le montagne rappresentano

parti della superficie terrestre notevolmente elevate sopra il piano, formula piuttosto vaga: di che piano si

tratta? A partire da che altezza? Relativa o assoluta? Relativamente al piano circostante la montagna o al

livello del mare? Montagne le Alpi, i Pirenei, l'Himalaia, il Giura, il Morvan, i monti della Turingia, i Vosgi,

la Foresta Nera: sia pure. Ma montagne anche le montagne di Reims (288 m) e di Laon (181 m), il monte dei

Cats (158 m) e il monte Cassel (156 m) e anche i bassipiani che geograficamente sono pianure o altipiani;

persino le dune del deserto che possono elevarsi a 200 m circa: quale incertezza! Si dà il nome di montagne

ad alture anche assai poco elevate che non superano i 200 m; è difficile determinare il numero dei metri a

partire dal quale una montagna diventa una collina, la collina un colle. In realtà, l'altezza delle montagne ha

un valore soltanto relativo, che dipende dall'altezza generale dello zoccolo su cui si innalzano.” (Ididem:

223).

Data la difficoltà di definire in modo univoco la montagna, per convenzione, in questa ricerca, il nostro

campo di indagine circoscriverà la montagna riferendosi a quei territori in rilievo con un'altitudine uguale o

superiore ai 600 metri sopra il livello del mare.

1.2 La montagna di oggi e le sue problematiche

Abbiamo visto come risulta difficile definire e delineare il termine 'montagna', e come anche solo nel definire

questo ambiente naturale venga spontaneo, e quasi d'obbligo, accennare non solo agli aspetti prettamente

fisici, ma anche ad aspetti legati all'uomo e alla vita in montagna.

7 Fonte: Enciclopedia Italiana Treccani: http://www.treccani.it/enciclopedia/montagna/

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Ad oggi sono state individuate una serie di caratteristiche sociali e demografiche presenti in tutta l'area

montana alpina così sintetizzati dal Censis8 (2003):

La dimensione demografica dei comuni di montagna risulta essere significativamente inferiore

rispetto ai comuni non montani. I loro abitanti, infatti, possono variare da poche centinaia a qualche

migliaio di persone.

La dinamica di crescita della popolazione risulta nettamente inferiore rispetto ai comuni non

montani.

L'invecchiamento della popolazione residente risulta significativamente maggiore rispetto al resto

del Paese.

I comuni di montagna presentano una minore importanza relativa al numero di imprese industriali e

nel settore terziario dei servizi.

La montagna sembra abbia un futuro segnato: molti studiosi parlano dell'esistenza di un forte rischio di

abbandono. Il consistente fenomeno dello spopolamento ha colpito tutta la montagna e in particolare le sue

aree più isolate ed ostili. I primi scritti riguardanti lo spopolamento montano risalgono agli anni Trenta9.

Le condizioni climatiche, la scarsa fertilità dei suoli e la morfologia accidentata non hanno consentito

l'introduzione della meccanizzazione e delle moderne tecniche agricole. Si è assistito, quindi, a un

abbandono delle case, dei piccoli paesini, dei campi e dei pascoli e all'esodo della popolazione verso i centri

montani turisticizzati o, per la maggior parte, verso le pianure e le città, in grado di offrire una più ampia

varietà e qualità di servizi. Inoltre, tra chi è rimasto sono diminuiti i giovanissimi e, di contro, è aumentato il

numero delle persone adulte, soprattutto di quelle anziane (Bernardi, 2002).

Il diverso sviluppo economico, sociale e demografico, sia all'interno del territorio italiano sia all'interno della

montagna stessa, hanno messo in rilievo alcune caratteristiche che rendono ancora più evidente l'opposizione

tra montagna e città in termini di occasioni lavorative, sociali, economiche, culturali (Zanzi, 2006). “Esiste la

montagna, ma nello stesso tempo coesistono molte montagne, con caratteristiche a volte fortemente diverse”

(De Vecchis, 2002: 198).

Le differenze createsi tra le diverse aree montane sono state analizzate dal Censis, che ha interpretato

l'evoluzione degli aspetti di vita umana nell'ambiente montano e il formarsi di diversi profili montani

focalizzandosi sull'aspetto di sviluppo economico e sulla ricchezza posseduta da ogni territorio in termini di

prodotto interno lordo. “Questa ondata di trasformazioni ha investito il territorio montano in modo

disomogeneo, innescando a volte processi di sviluppo e potenziamento, più spesso di alterazione e

indebolimento. Tra gli esiti più complessi di questo processo vanno annoverati i fenomeni di spopolamento e

di invecchiamento della popolazione. La crescita economica in molti casi ha prodotto squilibri socio-

economici nelle aree montuose” (Dalla Palma, 2008: 28). L'analisi svolta ha considerato un ampio aggregato

8 Il Censis, Centro Studi Investimenti Sociali, un istituto di ricerche socio–economiche, ha svolto un'importante

ricerca sui settori vitali della realtà sociale della montagna, verificando l'esistenza di un effettivo differenziale di

sviluppo produttivo tra i territori montani e il resto del Paese e la capacità dei singoli territori di contribuire alla

determinazione del Prodotto interno lordo nazionale. 9 Esistono numerosi scritti sullo spopolamento montano, appartenenti agli anni Trenta, tra cui l'opera di Livio Fiorio,

del 1931, “Lo spopolamento montano della Venezia tridentina con particolare riguardo al Trentino”.

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di comuni montani (3.545 comuni classificati come “montani” e 654 comuni “parzialmente montani”, che

corrispondono complessivamente al 51,9% dei comuni italiani e al 54,3% della superficie del Paese),

raggruppandoli per caratteristiche omogenee, secondo il loro profilo demografico ed economico, e

distinguendoli in sei tipologie distinte di montagna. Questa è l'immagine della montagna, interpretata e

classificata nelle sue differenze, che emerge dalla ricerca (Censis, 2003: 33-36):

La montagna come risorsa: presenta valori decisamente elevati in corrispondenza del flusso

turistico, numerosi servizi e strutture ricettive tra cui alberghi, ristoranti, case ad uso vacanza, attività

commerciali. Di conseguenza questi importanti flussi economici creano posti di lavoro.

La montagna dell'invecchiamento e del declino demografico: caratterizzata dalle abitazioni non

occupate, da un elevato indice di vecchiaia, da una scarsità o mancanza di risorse umane.

La montagna marginale: concentra il maggior numero di comuni, con una struttura della

popolazione relativamente giovane.

La montagna urbana e industriale: contraddistinta da valori superiori alla media negli indicatori

relativi alla struttura industriale, che risulta essere ben sviluppata.

La montagna dei comuni peri-urbani: ha una struttura per età della popolazione attiva

prevalentemente composta da classi mature, ma registra ancora un segno positivo nei tassi di

natalità. Un gruppo composto per l'80% da centri con meno di 3.000 abitanti.

La montagna dei piccoli centri rurali: presenta i valori massimi nel rapporto tra numero di addetti

all’agricoltura e abitanti presenti.

Dallo studio delle sei tipologie, il Censis ha concluso che il territorio montano evidenzia una disuguaglianza

e che l’immagine della montagna evoca due universi contrapposti. Da una parte, c'è la montagna affluente

con un profilo economico ricco perché beneficiaria dei flussi turistici. Queste zone montane hanno puntato

sull'adattamento della montagna alla nuova società moderna, basando le offerte sul commercio e i servizi, al

fine di fornire comodità e modernità. Dall'altra parte, vi è la montagna marginale, caratterizzata da un intenso

spopolamento, marcati livelli di senilizzazione, una forte assenza di risorse umane.

Queste due immagini contrastanti vengono riconosciute anche tra le montagne trentine, tanto che

Gianmoeana (1998), nella rivista “Il Trentino”, scrive: “Da una parte il benessere: un benessere diffuso,

come marca sociale e culturale. Dall’altra lo spopolamento, l’invecchiamento demografico, la carenza di

servizi fondamentali, l’impoverimento. Un territorio che, per oltre il 70 per cento dei suoi seimila chilometri

quadrati, si sviluppa sopra i 1.000 metri. E l’altitudine, vera e propria linea di demarcazione, governa e

gestisce ogni possibilità di sviluppo ed evoluzione: solamente l’otto per cento della popolazione vive nei

comuni situati oltre i 1.000 metri, meno del 30 per cento in quelli fra i 500 e i 1.000. È la fotografia del

Trentino. Un territorio sul quale la dicotomia fondovalle-montagna ha prodotto una serie di squilibri, socio-

economici ed ecologici, che si manifestano con particolare gravità in alcune aree e che minacciano di

minare non solo il «sistema montagna», ma la comunità provinciale nel suo complesso”.

Le caratteristiche delle montagne, quali la pendenza del terreno, l'altimetria elevata e il clima rigido, sono gli

elementi che definiscono l'ambiente montano, e sono i fattori che da sempre rendono difficile la vita in

montagna.

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Altri prendono atto del fenomeno dell’abbandono della montagna in questo modo: “Che cosa sta succedendo

in quelle località in cui i montanari se ne sono andati nelle metropoli e ritornano 'a casa' solamente per il

periodo delle ferie venti giorni all'anno, ho conosciuto persone che hanno fatto ritorno alla montagna, dove

erano nate, ma la maggior parte non ce l'ha fatta a rimanere, sono tante le difficoltà, il lavoro se si trova e

se c'è, spesso è lontano, il clima, la neve, il freddo rendono l'inverno lungo e ostico” (Tessadri e Neri, 1991:

13). Più si sale in altitudine, più aumenta la presenza di forti pendenze, di rocce, ghiacciai e nevi, con la

conseguenza che si accorcia il periodo vegetativo; inoltre, con l’aumentare dell’altitudine, diminuisce la

temperatura, il clima si fa più rigido e aumentano le precipitazioni, e si riduce il numero di piante coltivabili.

Man mano che cresce l'altitudine si hanno maggiori difficoltà di sopravvivenza e conseguentemente

diminuisce il numero degli abitanti.

Un altro elemento riguarda il fenomeno dell’emigrazione; numerose le ricerche sociali hanno evidenziato che

i flussi migratori hanno origine da aree economicamente deboli verso territori in grado di offrire maggiori

prospettive di vita a livello economico, sociale, occupazionale, come accade per il fenomeno dello

spopolamento rurale e in particolare di montagna (Ambrosini, 2005). In particolar modo, a partire dagli anni

Cinquanta, l’attività agricola di montagna, che da sempre aveva avuto un ruolo fondamentale per la

sopravvivenza delle popolazioni locali, entra in crisi a causa della forte concorrenza con la produzione delle

pianure che, grazie all’introduzione delle macchine, riusciva ad offrire produzioni più abbondanti

economicamente più vantaggiose. Inoltre, il costante sviluppo dei settori secondario e in particolare terziario

hanno attirato negli anni verso la città gli abitanti della montagna; contribuendo allo spopolamento delle aree

rurali, caratterizzate da una forte carenza o mancanza di servizi, soprattutto scolastici ed educativi, e un

conseguente abbandono di molte attività agricole. I terreni e i campi vengono abbandonati, per l'arresto di

attività agricole e di allevamento, e invasi da vegetazione arbustiva, ritornano ad essere selvatici, perdendo

così potenzialità produttiva e aumentando il degrado ambientale e paesaggistico. Con l'abbandono dei

territori diminuisce il controllo e la manutenzione, diminuisce così la sicurezza sul territorio, aumentano i

rischi idro-geologici, quali frane e smottamenti.

Inoltre, si rischia di perdere ricordi, tradizioni, paesaggi tradizionali, elementi caratteristici e di grande

valore, rischia di svanire a poco a poco il senso di appartenenza e di identità di quei luoghi abbandonati.

Sotto l'aspetto economico, può produrre un complessivo impoverimento di quel territorio, determinando la

cessazione di attività commerciali e di servizi (De Vecchis, 1996 e 2002).

Da un’intervista di Mario Rigoni Stern si legge: “Nei cimiteri crescono le ortiche, nei paesi dove la chiesa è

vuota, non c'è più il parroco, e hanno chiuso l'ufficio postale. La montagna resta vuota, le case, piano piano

crollano e diventano luoghi di fantasmi” (Tessadri e Neri, 1991: 8) ed ancora: “Le montagne vengono man

mano abbandonate, i boschi stanno avanzando 'mangiandosi' i campi, i confini delle foreste si stanno

abbassando notevolmente ed in pochi anni avranno invaso quegli appezzamenti che un tempo erano i

seminativi, i pascoli e i prati. Il bosco deborda e riesce a riavere quello che gli è stato tolto trecento e più

anni fa con la bonifica in quota delle montagne” (Ibidem: 13).

Il sociologo Arnoldi (2009), nel suo studio sulla vita alpina, propone la teoria della rarefazione sociale. Egli

considera che alcune aree di montagna negli ultimi anni stiano stanno soffrendo una difficile condizione di

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vita a causa dell’isolamento, solitudine, di un senso di spaesamento dovuto a fattori quali l'invecchiamento

della popolazionel'abbandono delle case, dei villaggi, delle frazioni maggiormente isolate e le migrazioni

verso le zone urbane. Citando l'autore: “Un destino di sparizione, molti villaggi non hanno più le scuole,

molte frazioni non hanno nemmeno più la bottega di generi alimentari, il tabaccaio, il fornaio, per non

parlare di uffici o servizi base come la posta, la banca, il consultorio medico e gli sportelli comunali”

(Ibidem: 87).

Mazzari, Cleonice e Buccellini (1998), a proposito del futuro della montagna, sottolineano i problemi emersi

nella fascia montana appenninica negli ultimi cinquant'anni: innanzitutto il continuo calo demografico

dovuto alla mancanza di popolazione giovane e di famiglie giovani e all'elevato tasso d'invecchiamento della

popolazione residente.

Il giornalista dell'Adige10

Giuliano Beltrami recentemente ha scritto a proposito di questa situazione

drammatica di abbandono: “Lottare contro lo spopolamento dei paesi di montagna? A parole un imperativo

di tutti: autorità centrali e periferiche. Poi chiudono gli uffici postali, mentre le scuolette hanno già chiuso.

E i paesi piano piano si spopolano, e tutti continuano a sgranare il rosario dello spaesamento.”

L'articolo accenna ad un'iniziativa intrapresa da un paesino trentino, Daone, 600 abitanti, capoluogo

dell'omonima valle, allo scopo di contrastare i problemi di abbandono. Nell'articolo si racconta: “Qui non

nascono molti bambini: quattro nel 2011, due finora nel 2012. La Giunta comunale ha deciso di dare un

premio per ogni bambino che viene al mondo. Non un premio in denaro, ma un buono acquisto da spendere

nei due punti vendita del paese: due terzi nel negozio della Famiglia Cooperativa, il resto nel presidio

farmaceutico, ossia la succursale della farmacia di Pieve di Bono; 300 euro alla famiglia che ha un solo

bambino, 500 per il secondo figlio e poi su su, in base al numero di figli presenti in famiglia, fino ad un

massimo di 2.000 euro.” È un esempio di intervento comunale volto a ripopolare le montagne. Montagne che

soffrono tutte situazioni simili, ma che presentano diversi profili, in base alle caratteristiche di sviluppo

economico e di densità di popolazione. Sono vari e numerosi gli interventi volti a ripopolare le montagne

trentine e si rivolgono anche ai giovani, come il Progetto Giovani di Pinè, con lo scopo di comprendere le

dinamiche della comunità e favorire la relazione tra la popolazione e la realtà territoriale. Il progetto inoltre

ha la finalità di promuove informazione, realizzare iniziative formative sulla cittadinanza attiva e sulla

responsabilità sociale, occasioni di relazione tra i giovani , occasioni di incontro tra giovani, adulti e

istituzioni locali per la realizzazione e valorizzazione di spazi dediti alla riflessione, alla comunicazione,

all'interazione di tutti gli attori della comunità (Buttignon, Capraro, 2010).

Le tendenze descritte coinvolgono tutto il paese, ma in montagna si manifestano con maggiore forza ed

emergenza. Ci sono vaste zone montane in cui l'attività umana è assente e zone in cui la limitata disponibilità

di posti di lavoro provoca una necessaria migrazione della popolazione attiva verso i centri urbani

maggiormente sviluppati, incrementando l'abbandono della montagna. Ci sono poi numerose zone montane,

le montagne “affluenti”, che in alcuni periodi dell'anno, sono interessate da un importante flusso turistico, il

quale garantisce un'entrata economica, un reddito che consente così di vivere in montagna.

10

Articolo di Giuliano Beltrami, Un buono acquisto per ogni nuovo nato, Adige, 29 luglio 2012. Fonte:

http://www.ladige.it/articoli/2012/07/29/buono-acquisto-ogni-nuovo-nato

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Mauro Corona (2002) ha scritto un appunto interessante che ci fa comprendere le difficoltà provate dalla

gente nel vivere in montagna e gli ostacoli che i giovani affrontano: “Specialmente in questi ultimi anni la

montagna viene abbandonata. I perché hanno molte porte dalle quali i montanari escono e se ne vanno.

Sono delusi, stufi, arrabbiati. […] Vivere in montagna è fatica. Occorre agevolare il più possibile coloro che

sgobbano sulle Alpi. Mettiamo un ragazzo che abbia passione per il bestiame e possieda tre vacche. Lavora

giorno e notte, sabato e domenica, Natale e Pasqua, senza ferie. E, ad un certo punto, scopre che guadagna

come il coetaneo che sta in fabbrica, che ha il sabato e domenica liberi, le ferie pagate, la tredicesima e

magari una macchina. Alla fine molla tutto e va giù in pianura” (Ibidem: 77). E ancora dall’articolo già

citato di Gianmoneana (1998): “La perdita del patrimonio culturale e materiale che la gente di montagna ha

espresso in secoli di vita e attività colpirebbe tutta la collettività. Da tempo, da almeno un ventennio, il

pericolo non è più solo teorico e, come tale, è stato avvertito e affrontato, attraverso il varo di leggi e

provvedimenti. L’attenzione è stata, di volta in volta, rivolta all’agricoltura, che si ritrova alla base di

qualsiasi altra attività venga svolta in montagna.” Numerosi sono gli interventi creati ai fini di

salvaguardare l'ambiente montano. L'autore dell'articolo, però, fa un'importantissima considerazione: per

parlare di montagna è necessario essere consapevoli che “l’ambiente montano, le sue caratteristiche fisiche

sfavorevoli e disagiate, non sono solo un problema momentaneo o contingente. La montagna, cioè, non può

«guarire» da quei mali, che costituiscono la sua stessa natura. Si tratta quindi di fornire un contributo alla

valorizzazione degli elementi che caratterizzano la realtà montana, in modo da dare vita ad un proprio

modello di sviluppo civile, sociale ed economico.” Allo scopo di rispondere all'esigenza della conservazione

dell’ambiente, l’uomo va indirizzato ed educato “non solo come fruitore, ma come conservatore della

natura.”

Dopo questo capitolo centrato sul concetto di montagna, così tanto polisemico da poterci quasi far parlare di

“montagne”, e dopo aver compreso le problematiche che interessano il territorio montano, ci concentreremo

sul turismo montano per capire quali sono le sue tendenze e le attività possibili.

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2° CAPITOLO:

LE MONTAGNE DEL TRENTINO ED IL TURISMO MONTANO

“La montagna è fatica, privazione, tenacia, calma.

Cose che vi faranno apprezzare voi stessi, vi daranno fiducia e sicurezza.

La montagna costringe a muovere il corpo”.

(Corona, 2002, 63)

Il secondo capitolo mira a presentare le montagne del Trentino e il turismo che le caratterizza. La superficie a

forma di farfalla del trentino risulta divisa in tre parti - il trentino centrale, occidentale ed orientale - con

caratteristiche orografiche diverse. Ad accomunare le zone di montagna è la difficoltà ad attrarre turisti

giovani, sempre meno interessati dalle sfide degli sport e dalle attività della montagna e sempre più attirati

dalla formula all-inclusive propria delle località balneari.

2.1 Le montagne del Trentino

Il Trentino corrisponde alla Provincia Autonoma di Trento ed assieme alla provincia di Bolzano forma la

regione Trentino-Alto Adige. Esso è situato nel nord est Italia, sul versante meridionale della catena delle

Alpi, e segna il confine tra le Alpi centrali ed orientali. La provincia di Trento ha una superficie di 6.207 kmq

e compone il 2,9% del territorio nazionale.11

Ad esclusione della vallata centrale, la Valle dell'Adige, che

divide verticalmente il versante orientale da quello occidentale, e di altre valli di minor grandezza, il Trentino

si caratterizza per essere una provincia prevalentemente montuosa. Foreste e montagne, fiumi e laghi, vallate

e altipiani sono elementi essenziali del contesto geografico: circa il 70% della superficie è ricoperto dal verde

della natura, da boschi, laghi, fiumi, montagne, rocce, ghiacciai e nevai. Il 18% del territorio rappresenta

l'area urbana e circa il 9% dell'area totale è dedicata alla coltivazione agricola. Questo luogo mostra, quindi,

forme e caratteri di specificità diversi, difficilmente omologabili dal punto di vista geologico, ambientale e

climatico (Bertozzi e Tamanini 1998).

Il territorio trentino varia da un'altitudine di 65 metri s.l.m. sul Garda alle vette più alte delle montagne

trentine, tra cui spiccano la cima del Monte Cevedale, a 3.764 di altezza s.l.m., la cima della Presanella, a

3.556 metri s.l.m., il Carè Alto, a 3.462 metri s.l.m., la Marmolada, con una vetta di 3.342 metri s.l.m.

Come evidenziato in tabella 1, i dati messi a disposizione dalla Provincia Autonoma di Trento mostrano che

più del 55% del territorio si trova a una quota inferiore ai 1.500 metri s.l.m. e circa il 42% è superiore a 1.500

metri di alta quota, e quindi nella soglia di alta montagna, secondo la definizione montagna fornita nella

prima parte della ricerca12

. Solo il 20% del territorio trentino è posto al di sotto dei 600 metri, quindi sotto la

soglia di territorio montano utilizzata convenzionalmente; inoltre, il 20% circa si trova tra i 600 ed i 1.000

metri, mentre il restante 60% circa si trova sopra i 1.000 metri.13

11

Fonte: Provincia Autonoma di Trento (2008) Il territorio.

http://www.autonomia.provincia.tn.it/numeri_autonomia/pagina1.html 12

La definizione di montagna, esplicitata nel primo paragrafo, delimita la bassa montagna da 600 metri a 1.500 metri

s.l.m., altitudine che coincide con l'inizio dell'alta montagna. 13

Fonte: Provincia Autonoma di Trento (2008) Il territorio.

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TABELLA 1: Fasce altimetriche del Trentino

Metri s.l.m. Km2 %

65 - 500 540 8,49

500 – 1.500 3.104 49,04

1.500 – 3.000 2.624 41,46

> 3.000 63 1,01

Fonte Dati rielaborati da: Gorfer A., Tomasi G., (1988) Atlante del Trentino. Casa Editrice Panorama: Trento. P.22

L'area geografica del Trentino è possibile paragonarla alla forma di una farfalla, le cui ali corrispondono al

Trentino occidentale ed orientale14

, ed il corpo al Trentino centrale, caratterizzato dalla lunga Valle

dell'Adige, che scorre verticalmente da nord a sud.

FIGURA 1 -la mappa del Trentino

Fonte: http://www.girovagandointrentino.it/pinterna_m.htm?http://www.girovagandointrentino.it/trentino.htm?a

La Provincia di Trento può essere quindi suddivisa ipoteticamente in 3 aree: una zona centrale, che

comprende Trento, il capoluogo di provincia, una zona occidentale ed una orientale.

La parte centrale, come abbiamo accennato, è caratterizzato dalla lunga e pianeggiante Valle dell'Adige, che

divide la provincia da nord a sud, iniziando dal comune di Salorno, al confine con la provincia di Bolzano,

14

Suddivisione di Trentino centrale, orientale, occidentale rielaborata da varie opere, tra cui: Bonapace, 1986;

Costanzi, 1991; Gorfer e Tomasi, 1988. http://www.autonomia.provincia.tn.it/numeri_autonomia/pagina1.html

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fino al comune di Avio, al confine col Veneto. L'area comprende, a sud Rovereto, il secondo centro urbano

della provincia per grandezza, in Vallagarina, il Monte Baldo, la conca gardesana del lago di Garda, con un

clima mite15

, specifico della Valle dei Laghi, con i famosi laghi di Toblino, Cavedine e Terlago, e più a nord

il capoluogo di provincia, Trento, il vicino Monte Bondone e il paese di Mezzolombardo.

La parte occidentale, confinante con la Lombardia ad ovest e l'alto Adige a nord e dominata da uno scenario

alpino spettacolare,comprende a nord la Val di Non e gli altipiani della Predaia e della Paganella, la Val di

Sole e le valli minori Di Pejo e di Rabbi, ed il complesso dolomitico Gruppo del Brenta e dell’Ortles

Cevedale, caratterizzato da ampi ghiacciai e dalla presenza di nevi perenni. Più a sud invece si trova la Val di

Ledro e le Valli Giudicarie, la Val Rendena, con la famosa stazione sciistica di Madonna di Campiglio, Storo

e la Val del Chiese. Si tratta di un territorio molto frequentato dai turisti sia nei periodi invernali sia in quelli

estivi. Le offerte turistiche comprendono una grande varietà di itinerari e mete, possibilità di praticare sport

invernali ed estivi, escursioni, trekking, alpinismo, arrampicata, e sul lago sport d'acqua e a vela.

La parte orientale del Trentino confina con il Veneto a sud e l’Alto Adige a nord. A nord, quest'area

comprende la Val di Fiemme e la Val di Fassa. È uno dei territori trentini più conosciuti e rinomati tra gli

appassionati di sport invernali e arrampicate in parete. Il paesaggio è dominato dall'ampia catena dolomitica

del Lagorai, dalla Cima d'Asta, che rappresentano i territori più incontaminati e selvaggi della Provincia, dai

gruppi montuosi del Latemar, le Pale di San Martino, il gruppo del Sella, il Catinaccio e il Sassolungo, del

ghiacciaio della Marmolada, chiamata la "Regina delle Dolomiti". A sud, il territorio presenta una notevole

varietà dei luoghi, caratterizzati da panorami pianeggianti e montani, prati verdi e boschi, laghi e fiumi.

Quest'area comprende l’Alta Valsugana, con il comune di Pergine Valsugana, Civezzano e il Lago di Santa

Colomba, Levico Terme e il Lago di Levico, il Lago di Caldonazzo, la cima della Panarotta, la Val dei

Mocheni, la Val di Cembra e la Bassa Valsugana, con la Conca del Tesino, Val Calamento e il Passo

Manghen, Primiero e l'altopiano Di Folgaria e Lavarone, la Val di Ronchi Lessini, la Vallarsa.

2.2 Storia ed evoluzione del turismo montano

Nelle Alpi le prime manifestazioni di turismo montano si hanno alla fine del Settecento e lo sviluppo

turistico inizia nella seconda metà dell'Ottocento, quando iniziano ad apparire i primi amanti dell'alpinismo e

delle terme. Alcune località alpine in particolar modo cominciano ad essere frequentate d'inverno per la

pratica dello sci da fondo e, in seguito, dagli anni Trenta con la costruzione delle prime funivie, con la pratica

dello sci da discesa (Bartaletti, 2002). Nel Novecento, fino agli anni '50, le stazioni invernali iniziano ad

acquistare importanza e cominciano a svilupparsi le stazioni ad alta quota. L'opzione della montagna era

presa in considerazione“come luogo di villeggiatura per motivi di salute e di riposo in un ambiente con

particolari caratteristiche climatiche o il desiderio esplicito di essere in vacanza in un ambiente con

caratteristiche naturali e paesaggistiche particolari” (Arrighetti, 1972: 18). In inverno la montagna veniva

scelta per la pratica dello sport bianco, esercitato da una piccolissima parte della popolazione, o per il

15

Il clima che interessa l'area del Lago di Garda e la conca gardesana è dovuto alla presenza dell'Ora del Garda, un

vento mite che soffia in questa zone e crea un micro-clima mediterraneo che permette anche la coltivazione delle

olive.

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soggiorno di cura nelle strutture termali. La scarsa disponibilità di trasporto e la difficoltà di collegamento

rendevano complicato trascorrere le vacanze in montagna dei visitatori. La percentuale di popolazione che

poteva disporre nel passato di mezzi finanziari e di trasporto e contemporaneamente di tempo libero per

trascorrere le vacanze in località di montagna era piuttosto esigua (Ibidem).

Dopo il 1950 negli anni la montagna viene riscoperta, sale rapidamente il flusso turistico montano, in

particolar modo quello del fine settimana e quello relativo alla stagione invernale. Si espandono le strutture

ricettive, quali alberghi, campeggi, ristoranti, rifugi, e si incrementano le strutture di collegamento e di

servizio. Si sviluppa il turismo d'alta quota, vengono costruiti impianti di risalita che raggiungono le vette più

alte, permettendo allo sciatore di attraversare valli e montagne su percorsi di chilometri.

I fattori che hanno inciso sui cambiamenti nel turismo e sulla tendenza di aumento della domanda sono cosi

sintetizzabili (Benin, 2008; Arrighetti, 1972):

aumentato il benessere e il reddito pro-capite in Italia e nei paesi sviluppati con un maggior utilizzo

dei beni di consumo per il tempo libero;

aumentata la gamma di servizi e prodotti turistici offerti;

maggiore mobilità grazie ad una rete diffusa di infrastrutture di collegamento che hanno ridotto le

distanze tra i paesi e tra la valle e la montagna;

motorizzazione di massa;

aumento del tempo libero: facoltà di disporre liberamente del proprio tempo libero e dei propri

guadagni;

maggiori informazioni grazie alla tecnologia della comunicazioni;

Dalla seconda metà degli anni Settanta, la domanda di turismo invernale cresce, fino a coinvolgere e ad

allargarsi alla popolazione intera (Bartaletti, 2002).

Questa tendenza positiva della domanda di turismo montano negli ultimi decenni sta subendo un

rallentamento. Nella seconda metà degli anni Novanta, l'andamento delle presenze nella montagna italiana è

andato calando, fino a parlare di una vera e propria crisi, che non evita la stagione invernale, ma che

interessa soprattutto quella estiva. In Italia negli ultimi vent’anni la popolazione che pratica in maniera non

occasionale lo sci o discipline affini, stando ai dati Sinottica di Eurisko riportati nel rapporto 2012 a cura

dell’Osservatorio del Turismo della PAT16, si è sostanzialmente dimezzata e dalla metà degli anni 2000 i

valori appaiono abbastanza stabili, con quote pari al 2,5% dell’intera popolazione italiana con più di 14 anni,

vale a dire un bacino potenziale di utenza di poco inferiore ad un milione e trecento mila soggetti. I dati

riferiti al Trentino ci mostrano che nel corso dell’inverno 2011/12 rispetto al decennio precedente si è

registrato un certo ridimensionamento della crescita di arrivi e soprattutto di presenze (pernottamenti).

Evento dovuto soprattutto al persistere della crisi economica. L’aspetto caratterizzante l’estate 2012 è

rappresentato dalle crescenti difficoltà evidenziate dalla clientela italiana in termini di spesa e riduzione delle

16

Consultabile on line

http://www.turismo.provincia.tn.it/binary/pat_turismo_new/report_andamenti_stagionali/Report_42.1358776701.pdf

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opportunità di vacanza e dei tempi di permanenza, elementi peraltro già messi in luce lo scorso anno e che

nel frattempo si sono aggravati. Da questo punto di vista il Trentino non è immune dagli effetti della crisi

economica e dalle minori disponibilità di reddito della maggior parte delle famiglie italiane, come più

ottimisticamente si pensava fino al 2010.

Una delle ricerche dell'Osservatorio Turistico della Montagna del 2004 menziona fra le cause della

diminuzione dei flussi turistici montani: “L’invecchiamento della popolazione e il progressivo abbandono

della pratica sportiva, specie quella sciistica, sono un dato incontrovertibile” (Trademark Italia, 2004: 8). In

questa citazione viene menzionata sia la struttura della popolazione, che presenta elevati livelli di

senilizzazione, sia il calo della pratica sportiva, anche nei giovani, argomento che varrà trattato nel prossimo

capitolo. Il rapporto, nel descrivere la situazione, critica la gestione e propone una possibile soluzione dello

sviluppo e della sopravvivenza delle località montane: “Le località alpine dovrebbero rinnovarsi. Si chiede

di avviare un ricambio generazionale degli ospiti per avere un futuro di medio-lungo termine roseo. Creare

un’offerta ad hoc per i giovani, ma guardare anche alle famiglie con bambini piccoli (sono loro i turisti del

domani), e soprattutto a chi non scia o non fa snowboard” (Ibidem: 7). Questa citazione racchiude l'obiettivo

ultimo di questa ricerca: avviare, in montagna, un ricambio generazionale degli ospiti, attraverso offerte

specifiche per i giovani, al fine di garantire a questi territori un futuro roseo. L'indagine, infatti, rileva tra i

fattori che maggiormente disincentivano il turismo montano tra i giovani, la mancanza di un'offerta specifica

rivolta a loro, i turisti di domani, che li spinga ad avvicinarsi ad essa.

Le località montane, negli ultimi anni, stanno inoltre soffrendo la concorrenza di altre tipologie di vacanza

che conquistano i giovani: località balneari, pacchetti all-inclusive, città d'arte come si legge dal XVII

Rapporto sul turismo italiano 2010-201117

. Ma ciò che penalizza l'intera offerta turistica montana, tra cui il

mercato dello sci, secondo Trademark, è principalmente la pesante situazione sociale ed economica del

Paese, con la conseguenza che meno italiani vanno in vacanza. Le destinazioni turistiche montane hanno una

stagione turistica estiva sempre più ridotta; la maggior parte delle località montane apre solo per 35-40

giorni, con scarsi risultati in termini di flussi turistici e fatturati. La media della stagione turistica estiva in

montagna dura 70 giorni, sono pochissime le località che raggiungono la quota dei 90 giorni (Trademark

Italia, 2012).

Negli anni, le ricerche sul turismo montano hanno evidenziato un'evoluzione del turista montano, da cui sono

emerse alcune tendenze sulle richieste, gli atteggiamenti e gli stili di consumo dei turisti (Ibidem):

L’attenzione al prezzo. L'attenzione dei turisti, negli ultimi anni, si è focalizzata sul prezzo e su

eventuali opportunità di risparmio, quali elementi prioritari da considerare nella fase decisionale

della vacanza. La tendenza, quindi, non solo è quella di una maggior attenzione al prezzo, ma anche

alla massima riduzione della spesa. Tra i comportamenti dei turisti montani diffusi negli ultimi anni,

a tal proposito, si riscontra l'aumento, sia durante la stagione estiva sia invernale, della popolazione

17

Consultabile on line:

http://www.ontit.it/opencms/export/sites/default/ont/it/riservativip/files/RAPPORTO_SINTETICO_SUL_TURISMO_I

TALIANO_17.pdf

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di turisti del 'pranzo al sacco', ovvero pasto portato da casa che permette di pranzare senza dover

consumare nelle strutture di ristoro. In inverno, inoltre, si scia meno e per meno tempo, con un

notevole aumento delle vendite di skipass (biglietti per gli impianti di risalita) a ore, a discapito di

quelli giornalieri, di più giornate, settimanali, stagionali. Inoltre, la montagna in quanto destinazione

ricettiva turistica, rispetto ad altre proposte di località marine o straniere, presenta, secondo

l'opinione condivisa, prezzi mediamente maggiori per quanto riguarda alberghi, ristoranti, biglietti

per impianti di risalita, centri benessere, rifugi, prezzi ritenuti alti ed in continuo e costante aumento.

L'aumento dei soggiorni brevi. Come abbiamo visto, cresce il numero di italiani che riducono la

permanenza o che addirittura tagliano le proprie vacanze. La durata della vacanza incide sulla scelta

della destinazione. Le destinazioni maggiormente colpite sono proprio le località montane; si

riscontra, infatti, una notevole diminuzione delle vacanze in quota, con la principale conseguenza

che le settimane bianche o verdi subiscono una notevole contrazione, sostituite da fine settimana,

fine settimana lunghi, brevi vacanze di tre, quattro giorni, oppure gite giornaliere. Ricordiamo che

l'escursione in giornata non lascia traccia nelle strutture alberghiere e sfugge alle rilevazioni

statistiche ufficiali sul flusso turistico montano.

La dotazione di servizi di benessere nelle strutture turistiche montane è diventato un servizio richiesto

da sempre più turisti, che spesso lo considerano un servizio 'irrinunciabile'. I turisti tendono a

desiderare sempre di più servizi, luoghi, strutture alberghi moderni e confortevoli, dotati di ogni

comfort: piscine, saune, centri benessere, palestre, ma anche internet, computer, campo per il

cellulare.

Un crescente disinteresse per le attività sportive. Negli ultimi anni, si registra, anche tra i giovani, un

continuo calo nella pratica dello sci e un generale calo nella pratica delle attività sportive faticose e

agonistiche. Si nota una maggiore propensione alla sedentarietà, diffusa anche alle categorie più

giovani, e una crescente tendenza verso attività sportive 'leggere'.

Nel rapporto si ribadisce quindi, al fine di offrire un futuro alla montagna, l'importanza di ideare un piano

sull’offerta delle località, “oltre al solido gruppo di italiani appassionati, leali e fedeli clienti che adorano la

montagna, che l’apprezzano per le sfide sportive e per le leggende, diventa ora indispensabile affiancare

anche una quota di turisti “normali”, che cercano un’esperienza dolce, capace di emozionare, di divertire,

di ricordare” (Trademark Italia, 2004).

Tuttavia, in Italia la montagna costituisce ancora oggi la terza meta turistica in ordine di importanza, dopo il

mare e i centri di interesse artistico-culturale, nella stagioni invernali diventano invece, in media, la

principale meta turistica del paese.

Per riaccendere i successi della montagna e “per recuperare l’affezione dei giovani, sempre più attratti dalle

attività ludiche piuttosto che da quelle sportive vere e proprie, occorre organizzare un’offerta diversa”

(Trademark Italia, 2005:13) più ricca di iniziative dedicate al mercato giovanile sia per la stagione invernale

sia per quella estiva. Per attirare l'interesse dei giovani trentini verso la montagna, è fondamentale rapportarsi

alle loro esigenze, con la creazione di prodotti specifici che si rivolgano non solo ai periodi turistici, ma

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anche ai periodi 'morti', caratterizzati dallo svuotamento delle località montane. Sembra importante mettere

in campo strategie rivolte specificatamente ai bambini e ai giovani, che valorizzino le risorse, le qualità

naturali, le offerte, le pluralità di servizi presenti, al fine di sviluppare un interesse e una passione verso la

montagna da parte delle nuove generazioni.

Citando nuovamente Mauro Corona, famoso alpinista: “Come avvicinare la montagna? Ecco, oggi, manca

una cultura, una conoscenza di come avvicinare la montagna. Non si può andare su a casaccio solo perché

si vede uno spot televisivo di due che camminano o arrampicano sgranocchiando cioccolata. La conoscenza

della montagna dovrebbe partire dalle scuole, soprattutto dalle elementari, dall'asilo” (2002, 19). La

montagna, per poter essere apprezzata dai giovani e non, va fatta innanzitutto conoscere con consigli, con

esperienza, al fine di preservare un ambiente carico di tradizioni, un vero e proprio patrimonio naturale e

culturale. La montagna non può fare a meno delle nuove generazioni per la propria sopravvivenza, essa è una

risorsa da vivere, mantenere e valorizzare:“In una società assordata dai rumori della città e ossessionata dai

sui ritmi convulsi, la montagna può arricchire e migliorare la qualità della vita” (Bartaletti, 2002:174).

2.3 Le attività in montagna

Ci affidiamo alle parole di Stern per introdurre le attività che si possono fare in montagna. “Il cittadino

vorrebbe portare in montagna il suo modo di vivere, i suoi usi, il suo comportamento, la sua cultura. E ciò

inevitabilmente degrada la montagna. Alcune località si sono completamente svendute al turismo,

snaturandosi, stravolgendo la loro maniera di vivere, importando quello che di peggio ci viene dalla città.

Assistiamo al fenomeno dell'uomo che vuole conquistare, dominare e predominare questa natura selvaggia, e

arriva il cittadino, il turista che violenta questa natura senza comprenderne i delicati meccanismi. Al

contrario chi viene dalla città deve considerare come un luogo in cui determinate cose si riescono a trovare,

ma altre no” (Tessadri e Neri, 1999: 11).

Numerose ricerche sul turismo montano, sottolineano che l'elemento naturale, è motivo di grande attrazione.

Delle montagne, infatti, viene comunemente apprezzato il panorama e l'ambiente naturale, la possibilità, di

entrare in contatto con la natura, che spesso si contrappone alla confusione e all'inquinamento urbano. Le

montagne sono frequentate da persone di tutte le età, da sportivi e non, mete adatte sia in inverno sia in

estate.

Indipendentemente dal motivo per cui si va in montagna, è regola comune consigliata da tutti gli esperti di

montagna, che ogni escursione necessita una preparazione, seppur minima: “Mai andare in montagna senza

la conoscenza del territorio che si vuole visitare” (Corona, 2012: 21). Il consiglio è di considerare il tempo e

le previsioni meteorologiche, prendere informazioni sul luogo, sul sentiero, organizzare l'attrezzatura

necessaria con oggetti utili ai repentini cambi di tempo, avere con sé una mappa, ed eventualmente essere in

compagnia di persone più esperte o di una guida alpina. Nella graduatoria del Censis del 2003,

sull'elaborazione di dati Istat, si registra che il Trentino Alto Adige, grazie ad un'offerta turistica completa, sia

la regione montana che ha i più alti valori di ricettività turistica. In Trentino le principali attività estive sono

le escursioni a piedi, le tradizionali passeggiate, le degustazioni di prodotti tipici. I frequentatori della

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montagna estiva la percepiscono come un luogo dai ritmi lenti, lontano dalla confusione e dalla città, pulito,

naturale. In estate le quote montane sono apprezzate da chi vuole fuggire dal caldo della città roventi e dalla

confusione delle località balneari. In inverno, i fattori principali della scelta di trascorrere una vacanza in

montagna sono la qualità dell'ambiente e dell'aria, la bellezza delle cime e del panorama montano, presenza

di pista innevate, di impianti efficienti.

Champvillair (2008) individua, analizzando le diverse mete turistiche, un'interessante “tipologia di turismo

montano” che raccoglie le diverse offerte e attività proposte da questa realtà territoriale. Sono state quindi

individuate e raggruppate le attrattive turistiche, creando una tipologia di turismo che esplicita la

motivazione e la principale attività per cui gli individui si recano in montagna nel loro tempo libero.

La prima tipologia di turismo è quello sportivo, amato da chi ha l'obiettivo di fare movimento fisico in un

ambiente naturale, durante una vacanza o una gita giornaliera in montagna. All'interno del turismo sportivo,

il territorio montano trentino offre le seguenti attività, correlate con gli sport verdi per la stagione estiva e

sport bianchi per quella invernale, o praticabili durante l'intero anno:

passeggiata semplice a piedi o con le ciaspole;

escursionismo, trekking a piedi o a cavallo;

corsa;

mountain bike;

arrampicata su roccia, su ghiaccio, in palestra;

sci di fondo, sci da discesa, snowboard, scialpinismo;

slittino;

pattinaggio su ghiaccio;

deltaplano, parapendio;

caccia, pesca;

nuoto in laghi, piscine, terme;

vela, canoa/kayak su laghi e torrenti;

equitazione.

La seconda tipologia di turismo è quello naturalistico, che consiste nel dedicare il proprio tempo libero ad

osservare la natura, animali e uccelli, alla visita dei parchi, alla contemplazione del paesaggio e del

panorama. Il turista naturalista non si reca in montagna per la pratica di attività sportive, almeno non solo,

ma principalmente apprezza e contempla l'aspetto naturale della montagna.

In questo caso, le attività possono essere:

osservazione degli uccelli e degli animali;

osservazione del cielo e delle stelle;

ricerca e raccolta di pietre e reperti fossili;

raccolta funghi;

identificazione di fiori;

pittura;

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fotografia.

La terza tipologia è il turismo culturale: dedito all'arte, alla storia e alla visita di musei, di siti storici, alla

frequentazione di eventi di attrazione, concerti, sagre di paese, feste tradizionali.

La quarta tipologia è il turismo enogastronomico, che consiste nell'andare in montagna al fine di gustare le

offerte enogastronomiche trentine, mangiando nelle strutture di ristoro presenti nel territorio montano, quali

alberghi, ristoranti, agriturismi, rifugi, malghe, osterie tipiche, cantine. Rientra nella tipologia del turismo per

il benessere quella popolazione turistica interessata ad attività di riposo e riabilitazione psicofisica in

strutture quali terme, centri benessere e meditazione. Un tipo di turismo recente è quello ecosostenibile, nel

quale si combina l'interesse per la natura e la preoccupazione per l'ambiente, un modo di fare vacanza

preservando la natura, riducendo al minimo l'impatto ambientale, immergendosi in ambienti naturali. La

montagna, per questo tipo di turismo, è il luogo e la destinazione ideale: soprattutto nella stagione estiva;

permette di soggiornare nei campeggi, di svolgere numerose attività sportive e ricreative all'aperto, senza

dover ricorrere a particolari infrastrutture.

2.4 L’offerta ricettiva e le attrattive delle montagne trentine

Per quanto riguarda l'offerta ricettiva (dati aggiornati al 2010, corrisponde all’ultimo aggiornamento), il

Trentino conta circa 500.000 posti letto, di cui circa 95.000 distribuiti nelle circa 1.570 strutture alberghiere

presenti nella Provincia; i restanti posti letto si trovano nelle altre strutture ricettive soggette a comunicazione

delle presenze, quali rifugi, case per ferie, case e appartamenti vacanze, campeggi, ostelli, B&B, agritur,

affittacamere, negli alloggi privati dati in locazione o nelle “seconde case”, che da sole garantiscono in

Trentino circa 200.000 posti letto18

.

Le fonti interpellate, in particolare il sito web ufficiale della Provincia di Trento19

, evidenziano le potenzialità

delle mete montane del Trentino, che nell'ambito di attività turistiche offre un ambiente naturale unico,

gestito e mantenuto da una società di marketing territoriale, la Trentino Marketing, 14 APT, 9 Consorzi Pro

Loco e 150 Associazioni Pro Loco, tutti impegnati, in forme diverse, a valorizzare e promuovere il territorio

e le offerte locali.

Le principali località turistiche si trovano nei territori montani del Trentino, caratterizzate dalla presenza di

numerosi impianti di risalita e di strutture per la pratica degli sport invernali. Ci sono numerose località

famose in Italia e nel mondo che vengono annualmente interessate da un'importante flusso turistico. Tra

quelle con maggiori strutture ricettive si rilevano le seguenti mete montane: nel Trentino centrale il Monte

Bondone e la Vallagarina; nel Trentino orientale vi è il famosissimo centro di San Martino di Castrozza,

circondato dai gruppi montuosi delle Pale di San Martino; la Val di Fiemme, nota come importante centro

sportivo, soprattutto per lo sci nordico, con i centri maggiori di Cavalese, Predazzo e Tesero; la Val di Fassa,

18

Nella Provincia di Trento quindi si contano 500.000 posti letto, di cui circa 95.000 nelle strutture alberghiere, 71.097

posti nelle altre strutture ricettive, 113.886 posti negli alloggi privati dati in locazione, 199.821 nelle “seconde case”

e alloggi privati. Fonte: Betta G., Maccagnan P., a cura di, (2010) Il Turismo in Trentino. Rapporto 2010.

Dipartimento Turismo, Commercio, Promozione e Internazionalizzazione Ufficio Politiche turistiche provinciali.

Provincia Autonoma di Trento. Fonte: http://www.turismo.provincia.tn.it/osservatorio/Ricerche/pagina63.html 19

Osservatorio Turismo della Provincia di Trento http://www.turismo.provincia.tn.it/osservatorio/

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che si trova immersa tra importanti gruppi delle Dolomiti, tra cui la Marmolada, il Gruppo del Sella e il

Catinaccio, in cui vi sono famosi centri urbani come Canazei e Moena. Anche gli altopiani di Folgaria e

Lavarone rappresentano una meta importante del turismo invernale, con piste per sci di fondo, e del turismo

estivo, con possibilità di camminare, andare per funghi ecc. Nel Trentino occidentale, le località turistiche

rilevanti sono i paesi di Andalo, Molveno e Fai, situati ai piedi della Paganella, e del Gruppo dolomitico del

Brenta; il Passo Tonale, il paese di Peio, che rappresentano i maggiori centri sciistici della Val di Sole. Infine,

vi è l'importante centro sciistico di Madonna di Campiglio, in Val Rendena.

Secondo i dati raccolti dalla Provincia Autonoma di Trento nel decennio 2000-2010, le mete interessate da un

maggior numero di turisti, sia nel periodo invernale sia nella stagione estiva, sono: Paganella, Folgaria,

Rendena, Fiemme, Fassa e Val di Sole (Ibidem). Circa il 17% del territorio trentino, corrispondente a più di

103.000 ettari su un totale di 605.000, è soggetto a tutela ambientale tra parchi, riserve naturali e biotopi.

I tre parchi naturali protetti istituiti in Trentino sono:

il Parco Nazionale dello Stelvio, che include il gruppo Ortales- Cevedale e le vallate alpine di Peio e

Rabbi;

il Parco naturale dell'Adamello Brenta, che rappresenta la maggior area protetta del Trentino, ed

interessa le zone delle valli Rendena, di Sole, di Non e Giudicarie;

Il Parco naturale Paneveggio Pale di San Martino, situato nella parte orientale del Trentino,che

include le Pale di San Martino, la parte orientale del Lagorai e la foresta di abeti rossi di Paneveggio.

Un'importante meta turistica trentina è rappresentata dal lago. I cinque principali laghi trentini, in ordine

decrescente, sono: Garda20

, Caldonazzo (in Valsugana), Molveno (appartenente al Gruppo del Brenta), Ledro

(nella Val di Ledro) e Levico (di nuovo in Valsugana). Una seconda meta molto importante è rappresentata

dalle terme, tra cui spiccano per interesse quelle di Comano, ai piedi delle Dolomiti del Brenta, Levico

Vetriolo in Valsugana, Peio e Rabbi in Val di Sole.

Dopo aver fatto il quadro delle zone di montagna del Trentino e sulla difficoltà che caratterizza il turismo

montano, ovvero attrarre turisti giovani, sempre meno attirare dalle sfide degli sport e delle attività della

montagna e sempre più affascinati dalla formula all-inclusive propria delle località balneari, nel prossimo

capitolo andremo a conoscere meglio chi sono i giovani trentini.

20

Considerando la superficie della quota di lago di pertinenza della Provincia di Trento.

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3° CAPITOLO:

I GIOVANI TRENTINI:

DOVE VIVONO, I LORO VALORI ED IL TEMPO LIBERO

“Non importa quali obiettivi raggiungi.

Quando sei uno scalatore c'è sempre un'altra montagna.”

Meredith Grey, in Grey's Anatomy, 2005/13

La finalità di questo terzo capitolo è presentare il gruppo target della nostra ricerca, ovvero i giovani trentini

di età compresa fra i 15 – 30 anni e capire dove vivono, quali sono i loro valori, come trascorrono il loro

tempo libero e qual è il loro rapporto con la montagna. Dai dati raccolti emerge che i giovani sono il 15,4%

della popolazione trentina e che le comunità maggiormente popolate da giovani sono la Vallagarina e il

territorio della Val d’Adige. Il quadro valoriale dei giovani trentini è vicino a quello nazionale, sono gli

affetti familiari e gli amici ad essere centrali nella vita dei giovani. Il loro tempo libero è finalizzato allo

svolgimento di attività sociali; gli svaghi più ricercati sono caratterizzati dall'interazione e dalla

socializzazione, come andare in giro con gli amici in generale, e in particolare con uscite serali in locali quali

bar, pub, discoteche o semplicemente girovagare per il centro città. In assenza di ricerche su chi sono i

giovani trentini che frequentano la montagna e qual è il loro rapporto con la montagna, quello che si può

evincere dalla letteratura è che a frequentare la montagna, privilegiando il periodo estivo, siano

prevalentemente giovani con meno di 34 anni, in prevalenza maschi e fortemente orientati alla pratica sportiva.

Prima di procedere è doveroso fare una nota metodologica rispetto alle fonti citate sui giovani italiano. Difatti i

riferimenti bibliografici possono non sembrare aggiornati, ma non è così. L’indagine Iard, che rappresenta una delle

fonti più autorevoli, era quinquennale e si è conclusa con la sesta edizione, quella da noi qui citata.

3.1 I giovani sul territorio della provincia di Trento

Al 1° gennaio 2012 la popolazione residente risulta composta da 104.834 persone di 65 anni ed oltre (il

19,7%) e da 97.640 minorenni (il 18,3%), mentre i giovani fino a 14 anni sono il 15,3%. La popolazione in

età attiva (di 15-64 anni) costituisce circa i due terzi del totale (il 65,0%). L’indice di vecchiaia (calcolato

rapportando percentualmente la popolazione anziana, di 65 anni e oltre, a quella giovane, fino a 14 anni)

risulta lievemente superiore a quello dell’anno precedente e si attesta sul valore di 128,3: in altri termini,

ogni 100 giovani ci sono poco più di 128 anziani. La percentuale dei giovani nella fascia di età compresa fra

i 15 e i 30 anni sul totale della popolazione è pari al 15,4%21

. Andando a vedere la distribuzione dei giovani

sul territorio provinciale emerge che le comunità più popolate sono la Vallagarina e il territorio della Val

d’Adige.

Tabella 2: popolazione residente al 1° gennaio 2012, per classi di età e genere, per comunità di valle.

Classe Comunità territoriale della Comunità di Primiero Comunità Valsugana e Tesino

21

Elaborazione di chi scrive su fonte http://www.statistica.provincia.tn.it/binary/pat_statistica/demografia/PopolazionePerEt_2012.1343800210.pdf

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di età Valle di Fiemme

M F T M F T M F T

15 - 19 529 506 1.035 283 275 558 710 699 1.409

20 - 24 517 521 1.038 271 240 511 739 695 1.434

25 - 30 524 553 1.017 260 273 533 746 724 1.470

Classe

di età

Comunità Alta Valsugana e

Bersntol

Comunità della Valle di

Cembra

Comunità della Valle di Non

M F T M F T M F T

15 - 19 1.408 1.270 2.678 317 360 677 1.095 1.030 2.125

20 - 24 1.297 1.269 2.566 322 307 629 1.056 1.057 2.113

25 - 30 1.368 1.405 2.773 333 294 627 1.163 1.064 2.227

Classe

di età

Comunità della Valle di Sole Comunità delle Giudicarie Comunità Alto Garda e Ledro

M F T M F T M F T

15 - 19 402 390 792 937 932 1.869 1.240 1.166 2.406

20 - 24 417 425 842 1.023 971 1.994 1.133 1.130 2.263

25 - 30 433 432 865 1.036 1.003 2.039 1.280 1.338 2.618

Classe

di età

Comunità della Vallagarina Comunità delle General de

Fascia

Magnifica Comunità degli

Altopiani cimbri

M F T M F T M F T

15 - 19 2.177 2.050 4.227 282 256 538 101 95

196

95 196 196

20 - 24 2.113 2.122 4.235 253 227 480 105 96 201

25 - 30 2.323 2.327 4.650 270 310 580 114 94 208

Classe

di età

Comunità Rotaliana-

Königsberg

Comunità della Paganella Territorio Val d’Adige

M F T M F T M F T

15 - 19 770 732 1.502 136 116 252 3.036 2.813 5.849

20 - 24 818 773 1.591 150 147 297 3.127 2.951 6.078

25 - 30 842 843 1.685 153 129 282 3.600 3.397 6.997

Classe

di età

Comunità della Valle dei Laghi Provincia

M F T M F T

15 - 19 293 267 560 13.716 12.957 26.673

20 - 24 276 257 533 13.617 13.188 26.805

25 - 30 259 291 550 14.704 14.417 29.121

Fonte: Servizio statistica della provincia di Trento,

http://www.statistica.provincia.tn.it/binary/pat_statistica/demografia/PopolazionePerEt_2012.1343800210.pdf

3.2 I giovani trentini ed i loro valori

Per conoscere meglio i giovani Trentini ci affidiamo a quanto elaborato dall'Istituto IARD che da più di

vent'anni svolge periodicamente indagini sulla condizione giovanile in Italia. Nel processo di

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socializzazione, ovvero di acquisizione di valori, norme e regole diffuse nella società, la fase giovanile

rappresenta un passaggio importante. I giovani, in questa fase del ciclo di vita, hanno il compito di

mantenere una continuità con la famiglia di origine e trovare una propria autonomia, acquisire e identificarsi

con un insieme di valori ed equilibrarli per renderli coerenti con la propria personalità e la propria origine.

(Bagnasco et al. 2009)

Grazie ai dati raccolti, lo IARD22

ha stilato una classifica dei valori considerati più importanti dai giovani e

tra i primi quattro posti ha individuato:

Valori connessi alla vita individuale, quali famiglia, amicizia, amore, salute, lavoro e carriera,

realizzazione di sé.

Valori di tipo evasivo, collegati alle attività sportive, allo svago nel tempo libero, ai propri interessi.

Valori della vita collettiva, associati alla solidarietà, all'uguaglianza sociale, alla libertà, alla

democrazia.

Valori legati all'impegno personale: attività politica, impegno religioso, impegno sociale, interessi

culturali.

Nella scala dei valori individuata dall'istituto IARD, 'i giovani del nuovo secolo' collocano il tempo libero e

lo svagarsi in un posto di rilievo. “Emerge chiaramente l'evolvere del sistema di valori verso la sfera della

socialità ristretta e della vita privata, a scapito soprattutto dell'impegno collettivo” (Buzzi et al., 2002: 43). I

valori dei giovani della provincia di Trento non presentano elementi di differenza particolarmente

significativi rispetto ai giovani del campione nazionale IARD. Un fenomeno rilevato tra i giovani italiani, ed

in modo ancor più rilevante tra i giovani trentini, è “l'irresistibile ascesa della socialità ristretta” (Buzzi,

2003: 128). I giovani trentini attribuiscono importanza ai valori che coinvolgono il soggetto e il suo stretto

intorno. L’autore descrive dettagliatamente i processi sociali in virtù dei quali si è affermata la prevalenza

della socialità ristretta, ossia necessità di controllo, il senso di disorientamento e lo stato di anomia, che

invece caratterizza la società moderna. Fattori questi che spingono i singoli individui a restringere il loro

ambiente sociale di osservazione e valutazione, al fine di capire e conoscere e controllare il suo immediato,

in risposta alle esigenze di sicurezza.

Le ricerche svolte da IARD, nel 2003 e nel 2007 (Buzzi, 2003 e 2007) , sulla popolazione dei giovani

trentini23

hanno confermato che la maggioranza di loro indica come molto importante il singolo individuo o

il suo intorno relazionale. Per semplificare la spiegazione, i valori prevalenti possono essere raggruppati in

due grandi dimensioni. In primo luogo troviamo i valori riguardanti le relazioni affettive e familiari, legati

quindi a famiglia, amicizia e amore. Questi valori sono considerati importanti quasi dalla totalità della

popolazione giovanile trentina, il 97% del campione. In secondo luogo troviamo valori rappresentativi di un

crescente individualismo, quali valori legati ad affermazione della propria persona, salute, libertà e

realizzazione di sé; e valori per l'espressione della propria personalità, dei propri interessi, come lavoro,

22

I testi di riferimento sono Buzzi, Cavalli, De Lillo, 2002 e 2007. 23

Il campione della ricerca IARD 2003, sulla popolazione giovanile trentina, è composto da 1.023 giovani di età

compresa fra i 15 e i 29 anni e residenti in Provincia di Trento. La rilevazione è stata svolta alla fine del 2002. Il

campione della ricerca IARD 2007, sulla popolazione giovanile trentina, è composto da 1.029 giovani di età

compresa fra i 15 e i 29 anni e residenti in Provincia di Trento.

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svago, sport e divertimento.

Questi risultati sono confermati anche da una ricerca svolta nel 2011 (Bazzanella, 2012) su un campione di

giovani trentini dall'Iprase, Istituto Provinciale per la Ricerca e la Sperimentazione Educativa, dove è stata

trattata la dimensione valoriale. Per strutturare la misurazione dei valori nella ricerca (Barni, 2012) si sono

riferiti alla teoria proposta da Schwartz nel 1992, che individua una serie di grandi obiettivi valoriali:

Potere: status sociale e prestigio, controllo delle risorse, autorità, ricchezza.

Successo: raggiungimento del successo attraverso la dimostrazione della propria competenza in

accordo con gli standard sociali; valori quali successo personale, ambizioni.

Edonismo: piacere personale e divertimento.

Stimolazione: apertura alle novità e ricerca di sfide stimolanti.

Autodirezione: indipendenza di pensiero, autonomia nello scegliere,desiderio di esplorazione; valori

quali indipendenza, creatività, libertà;

Universalismo: comprensione, tolleranza, rispetto e protezione del benessere di tutte le persone e

della natura; valori quale pace, giustizia, tolleranza.

Benevolenza: mantenimento e promozione del benessere delle persone con cui si è a diretto contatto;

valori quali aiuto, volontariato, altruismo.

Tradizione: accettazione delle usanze e delle idee che appartengono alla tradizione culturale o

religiosa; valori quali rispetto per le tradizioni, umiltà, fede.

Conformismo: obbedienza e limitazione di azioni che potrebbero disturbare o danneggiare o violare

aspettative o norme sociali; valori quali obbedienza, rispetto, educazione.

Sicurezza: incolumità, armonia e stabilità della società, delle relazioni interpersonali e della propria

persona; valori quali stabilità, ordine sociale, salute.

Complessivamente gli adolescenti attribuiscono rilevanza a valori quali il divertimento e il piacere personale

(Edonismo), l'esplorazione e la ricerca di sfide e di novità stimolanti (Stimolazione), l'autonomia e

l'indipendenza di pensiero e azioni (Autodirezione). I giovani trentini del campione, inoltre, assegnano scarsa

importanza ai valori di sicurezza, conformismo, tradizione, ed ancor meno a potere e successo (Bazzanella

2012).

In sintesi, l'immagine che si ricava da questa descrizione è quella di ragazzi interessati soprattutto a valori

che promuovono l'apertura al nuovo e, in secondo luogo, a valori che aprono alla relazione con l'altro, in

particolare all'amicizia. A prescindere dall'età, i giovani di sesso maschile danno priorità ai valori

dell'apertura al nuovo, all'edonismo, seguito da stimolazione e autodirezione; sul versante femminile si

afferma quel gruppo di valori che rimanda alla cura e alla relazione con l'altro, quindi la benevolenza nelle

femmine precede l'edonismo (Barni, 2012). Nell'indagine IARD del 2007 (Buzzi et al, 2007), viene osservato

che i maschi danno maggiore importanza, rispetto alle ragazze, allo sport, alla carriera, al benessere

economico e al prestigio sociale. Al contrario, le giovani donne apprezzano di più l'impegno sociale,

l'istruzione, gli interessi culturali, la solidarietà, l'amore, la democrazia e la pace. Nel delineare i mutamenti

di valori nel tempo, si evidenzia come le giovani generazioni, negli ultimi decenni, siano maggiormente

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interessate e attente alla definizione delle proprie identità e alle relazioni nell'immediato ambiente sociale che

li circonda e ricerchino supporto e sicurezza nelle relazioni primarie, quali la famiglia, l'amore, l'amicizia,

curandone i rapporti. Ciò che sembra caratterizzare i ragazzi trentini, quindi, è il forte investimento verso una

forma di socialità e una relazionalità ristretta, conseguenza di un contesto sociale moderno visto come

minaccioso e privo di riferimenti.

3.3 I giovani trentini ed il loro tempo libero Dalle ricerche IARD richiamate (2002, 2003, 2007), il tempo libero emerge come un valore sempre più

importante per i giovani. La società moderna ha messo in risalto l'importanza e la centralità dell'individuo, il

quale dà ai valori individuali sempre più importanza e richiede e pretende di poter gestire il proprio tempo

libero, tanto che negli ultimi anni esso viene definito con l'espressione “tempo per sè”. “Lo stare bene oggi

non si identifica più con l'avere, ma nemmeno con l'essere, quanto molto di più con lo stare con. Raggiunta

l'abbondanza, erose le basi culturali su cui si fondano le grandi certezze identitarie, lo stare bene dei giovani

si risolve in uno stare con un piccolo gruppo ristretto di persone fidate” (Buzzi, 2003: 135). Le modifiche

strutturali e i cambiamenti culturali avvenuti in Italia negli ultimi decenni hanno accresciuto le possibilità di

svago ed hanno contribuito a diffondere i valori del consumo del gusto e del piacere. Queste trasformazioni

hanno fatto sì che le attività del tempo libero abbiano acquisito notevole importanza negli ultimi anni, per gli

individui e in particolare per i giovani (Buzzi, 2007). “La conclusione di maggior importanza che abbiamo

raggiunto è che il tempo libero, come è stato da noi definito e analizzato, non è un fenomeno periferico,

esterno alla vita e al suo sistema di valori: la sua radice sociale e psicologica deriva dalla cultura, i criteri

del suo giudizio sono affondati nella cultura; infatti l'uso che la gente fa del tempo libero è un indizio della

direzione della stessa cultura” (Giovanazzi, 1971: 13). Si è venuto a creare, per un gran numero di individui,

la disponibilità di tempo e il desiderio e la necessità di occupare questo tempo. Questo aumento della

disponibilità di tempo, durante la giornata, ma anche nell'arco della settimana e dell'anno, ha prodotto una

consistente quantità di risorse da consumare specificatamente nel tempo libero e ha creato una grande

domanda di servizi, infrastrutture, ad esempio le strutture alberghiere per le vacanze, prodotti da usare nel

tempo non destinato al lavoro.

Vari autori delle ricerche IARD sottolineano come considerando l'evoluzione della quantità di tempo

disponibile, egli ultimi decenni una dilatazione del tempo libero, correlato positivamente alla crescente

ricchezza del Paese. Il tempo libero, nell'ultimo decennio, per i giovani dai 15 ai 34 anni, si aggira intorno

alle 4-5 ore al giorno ed il 48% del campione IARD (Rampazi, 2002) lo considera deguato alle proprie

esigenze. Il tempo libero diminuisce al crescere dell'età: La fascia d'età che lamenta maggiormente la scarsità

di tempo libero sono giovani tra i 25 e i 34 anni (Buzzi et al. 2002, 2007). Anche per i giovani trentini

(Buzzi, 2003) il tempo libero diminuisce in modo lineare al crescere dell'età, come conseguenza della

crescita di assunzione di impegni e responsabilità familiari e lavorative, che contribuiscono a ridurre il tempo

lasciato libero da ogni altra attività. Questo fenomeno è spiegabile con il passaggio dall'adolescenza a ruoli

adulti maggiormente responsabili. I quindicenni sono quelli che dichiarano maggiormente che il tempo libero

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è molto importante; con l'aumentare dell’età il tempo libero perde importanza (Arosio, 2003; Caporusso,

2007). Un’analisi di genere del tempo libero evidenzia che le giovani donne hanno meno tempo libero

rispetto ai loro coetanei maschi (Buzzi, 2007). Le donne vengono penalizzate dalla famiglia, che richiede

loro maggior responsabilità e impegno nell'ambito della cura della casa, del lavoro, dello studio e delle

relazioni familiari in generale. Questo fenomeno trova conferma nei dati Istat24

che evidenziano che le

giovani dispongono giornalmente di 4 ore circa di tempo libero contro le 5 ore dei loro coetanei maschi.

Sartori (2009), importante sociologa studiosa delle dinamiche e delle diseguaglianze di genere, interpretando

i dati IARD 2007, afferma: “Quasi tre giovani su cinque (il 59,7%) si ritengono liberi da vincoli di orari e

da condizionamenti riguardo le attività del tempo libero. I maschi sono più liberi delle femmine (69,1%

contro 48,7%). […] In una situazione di generale assenteismo rispetto alle faccende domestiche permane

tuttavia diffuso il modello tradizionale per il quale alla figlia femmina viene richiesta una maggiore

collaborazione nelle principali attività casalinghe, quali lavare i piatti, cucinare, fare la spesa, lavare la

biancheria, stirare e tenere in ordine la propria camera” (Ibidem, 148).

Diversa è anche la libertà di uscire e l’autonomia concessa dalle famiglie ai ragazzi e ragazze. La ricerca di

Buzzi (2003) più volte richiamata fa emerge che le giovani trentine hanno una minore libertà di uscire da

casa nel loro tempo libero e una minore autonomia rispetto ai coetanei maschi. Seppur ci sia una sostanziale

uguaglianza di genere, le femmine risultano sfavorite rispetto ai coetanei maschi nel rientrare la sera e nel

dormire fuori casa. Questo fenomeno di genere persiste anche nella fascia di età dei 25-29 anni, quando gli

impegni legati alla gestione della famiglia e della casa crescono, contribuendo ad impedire alle donne di

uscire con la stessa frequenza degli uomini. Il tempo libero, quindi, viene consumato in maniera diversa,

secondo le preferenze personali, l'età, il genere. Tra queste differenze, è proprio la disuguaglianza di genere

che si riscontra sensibilmente in vari aspetti sia nella quantità di tempo libero disponibile, sia nel tipo di

attività sia nella libertà di mobilità, di spostamenti e viaggi. Un approfondimento di come i giovani spendono

il loro tempo libero mostra che le forme di svago sono molteplici e varie (Arosio, 2003). Tra i più giovani, le

diverse forme di svago derivano soprattutto dalla necessità di interagire e di trovare occasioni di socialità. La

grande maggior parte dei giovani trentini dichiara di utilizzare parte del proprio tempo per uscire in

compagnia di amici. Dalle analisi dei dati risulta che la scelta del luogo viene subordinata alle esigenze; nella

maggior parte dei casi si preferiscono luoghi dove si possa mangiare e bere qualcosa, indipendentemente dal

fatto ce che siano luoghi pubblici o privati, come la propria casa o la casa di amici (Ibidem). Gli svaghi

maggiormente in voga tra i giovani trentini sono caratterizzati dall'interazione e dalla socializzazione, come

andare in giro con gli amici in generale, e in particolare con uscite serali in locali quali bar, pub, discoteche,

girovagare per il centro città (Caporusso, 2007). Il livello di utilizzo delle varie offerte di intrattenimento

fuori casa fa emergere differenze di genere dovute alle diverse preferenze espresse da uomini e donne. I

maschi sono maggiormente interessati, come atto di svago, allo sport, sia esso praticato o sotto forma di

spettacolo; le donne, invece, prediligono nettamente lo stare a casa e la sfera privata, esprimono, inoltre, un

24

Fonte dati: ISTAT (2011) Cambiamenti nei tempi di vita e attività del tempo libero

http://www.osservatorionazionalefamiglie.it/index.php?option=com_content&view=article&id=709:cambiamenti-

nei-tempi-di-vita-e-attivita-del-tempo-libero-istat&catid=25:altre-pubblicazioni&Itemid=122

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interesse maggiore per il teatro e per i musei e le mostre. Ciò nonostante, è la diffusione di internet degli

ultimi anni che caratterizza l'abitudine di svago principale tra i giovani italiani e trentini (Buzzi, 2007): è in

casa connessi al computer o davanti alla televisione che i giovani consumano la maggior parte del tempo.

Non si riscontra una sostanziale differenza di genere in questo caso, maschi e femmine utilizzano, in media,

internet in egual misura. Gli studenti e le studentesse arrivano a trascorre 3-4 ore al giorno, in media, davanti

allo schermo di televisione e computer e il trend è in crescita. I giovani trentini confermano le abitudini

quotidiane degli italiani: l'Iprase (Bazzanella, 2012) conferma la fortissima predominanza dell'uso delle

tecnologie, che contemplano l'utilizzo di cellulari, computer e internet. Questo fenomeno, seppur con piccole

distinzioni, si presenta sia nella popolazione femminile che maschile.

In generale i giovani trentini esprimono un livello di soddisfazione positivo per quanto riguarda le

opportunità di svago, ad esclusione della segnalazione di una carenza di spazi ricreativi e di iniziative (Buzzi,

2003). Data l’eterogeneità del territorio, infatti, il grado di soddisfazione, all'interno della popolazione

giovanile, si differenzia molto per quanto riguarda la disponibilità dei servizi, si evidenzia un minor grado di

soddisfazione nelle zone periferiche dove effettivamente ci sono meno servizi e dove lo spostamento verso la

città risulta essere costoso in termini economici e di tempo necessario. Tra i giovani, chi dimostra una

maggiore soddisfazione è chi abita in città, soprattutto i maschi. Negli ultimi decenni è diminuito, in media,

il tempo che i giovani dedicano alla pratica di un'attività sportiva e alle attività all'aperto, rispetto ai dati

ISTAT del 200225

. Le nuove generazioni di adolescenti trascorrono la maggioranza del loro tempo seduti; in

questo i giovani trentini si distinguono dai loro coetanei a livello nazionale per il più basso tasso di

sedentarietà e per il più alto tasso di praticanti di attività sportiva regolare. Dai dati IARD, si evince che il

70% del campione selezionato svolge un'attività sportiva almeno una volta a settimana. Anche in questo caso

è il fattore età e genere ad incidere. È stato dimostrato che, all’aumentare dell’età, diminuisce la quota di

persone che praticano sport, sia in modo continuativo sia saltuario (Buzzi, 2002; 2007). La pratica dello sport

si caratterizza per una costante diseguaglianza di genere: da più ricerche risulta che i giovani maschi hanno

più probabilità di praticare uno sport rispetto alle femmine; infatti, prendendo in considerazione sia la pratica

sportiva saltuaria sia quella regolare, le donne risultano più sedentarie degli uomini. Nel 2010 il 44% delle

donne ha dichiarato di non praticare attività fisica nel tempo libero rispetto al 36% degli uomini. Anche in

Trentino, nella pratica sportiva si registra una diseguaglianza in termini di genere (Buzzi, 2003). Nel 2003 il

51% delle giovani dichiara di non aver fatto sport negli ultimi dodici mesi, ma se si considera la percentuale

maschile, questa scende al 35,8% (Ibidem). Anche dati del 2007 (Buzzi) sulla popolazione giovanile trentina

confermano questo fenomeno: la quota di maschi che praticano sport è superiore a quella delle femmine di

14 punti percentuali. Si evidenzia inoltre l’esistenza di differenze sociali: un giovane su due della classe

operaia è sedentario, contro meno di uno su tre della classe sociale superiore. All'interno del Trentino si

osserva che praticano più sport i residenti in Val di Fassa, Val di Fiemme e Vallagarina, mentre sono più

sedentari i ragazzi della Val di Non e della Bassa Valsugana (Caporusso, 2007). In una ricerca di

Franceschini (1994) realizzata sul territorio di Trento, si legge che le principali motivazioni che questi

25

Fonte ISTAT (2009) Cambiamenti nei tempi di vita e attività del tempo libero, Documento scaricabile all'indirizzo:

http://www.istat.it/it/archivio/47442

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giovani attribuiscono al fare sport sono: divertimento e mantenimento della forma fisica 91%; la possibilità

di stare in compagnia 81% e la possibilità di stare al contatto con la natura 43%. Per i maschi, inoltre,

risultano particolarmente rilevanti lo spirito competitivo e il prestigio associato a un particolare sport

(Ibidem). In una ricerca centrata sulla Val di Fiemme e Val di Fassa (Malfer e Trolli, 2003) una parte del

campione denuncia la scarsa disponibilità di attrezzature sportive e la scarsa disponibilità di denaro. Per i

giovani abitanti nei paesi più isolati delle valli risulta significativa, inoltre, la difficoltà di spostamento per

incontrare amici o praticare determinate attività.

A livello nazionale, come a livello provinciale (Buzzi et al., 2007), risulta complessivamente che

all'aumentare dell'età corrisponde un aumento della libertà di movimento nel frequentare gli amici, rientrare

tardi la sera, andare in vacanza, frequentare i luoghi desiderati, dormire fuori casa. La fascia di età che

dimostra maggiore indipendenza è quella dei 25-30 anni. Inoltre, i maschi godono complessivamente di

maggiore libertà, in tutte le voci menzionate. Si nota tra i giovani una limitata propensione a spostarsi nei

weekend o ad effettuare viaggi di qualche giorno per motivi di lavoro, di studio o di svago. La maggior parte

dei giovani si regala, in media, una o due vacanze di almeno quattro giorno all'anno. Il dato IARD (Buzzi et

al., 2002) che stupisce è che un quarto del campione di giovani ha trascorso le vacanze nella propria regione,

confermando una scelta che emergeva già dai dati rilevati nel 1996. Pochi giovani trascorrono il weekend

fuori casa; infatti, poco più della metà del campione di giovani non ha mai trascorso un fine settimana fuori

casa negli ultimi tre mesi. La percentuale più elevata di chi non ha pernottato fuori casa un fine-settimana si

trova nella classe d'età più giovane, entro la quale spiccano le ragazze. Questo effetto, dovuto

all'atteggiamento dei genitori, pur attenuandosi con il progredire dell'età, non scompare del tutto: ne

risentono in particolare le ragazze, comprese quelle di oltre 25 anni. “Sulla possibilità di effettuare viaggi di

qualche giorno e trascorrere i fine settimana fuori, influisce senz'altro il fatto che, per i più giovani e

soprattutto per le ragazze, si registrano difficoltà, quando non precisi divieti, da parte dei genitori in merito

alla possibilità di dormire fuori casa” (Ibidem: 431-432). La differenza di genere si percepisce e si mantiene

in tutte le classi d'età; anche se con diversa misura, la giovane donna si assenta da casa meno che il giovane

uomo (Sartori, 2009). Inoltre, vengono rilevate differenze di classe sociale per quanto riguarda i viaggi e i

weekend fuori casa, ovvero si registra un valore maggiore di spostamenti per la classe superiore e

impiegatizia. I viaggi e le vacanze si concentrano in estate, quando, appunto, il 46% degli italiani consuma le

ferie26

.

Seppur i dati non siano recenti, una ricerca sul turismo giovanile (Spezia, 1990) ci permette di capire a

grandi linee gli andamenti dei giovani. Dai dati risulta che il 50% dei giovani italiani dai 18 ai 34 anni

sceglie come tipologia del luogo di vacanza il mare e il 20% preferisce la montagna. Inoltre la percentuale di

chi preferisce la montagna sale con il crescere dell'età. La maggior parte dei giovani italiani in vacanza in

montagna si trova in compagnia di amici e pratica principalmente attività sportive, passeggiate ed escursioni.

Questi valori così distribuiti, vengono confermati anche dall'Istat nel 2010 (Ibidem). Tendenzialmente, in

ogni periodo dell’anno, i giovani e gli adulti sono coloro che viaggiano maggiormente. In particolare,

26

ISTAT (2011) Viaggi e vacanze in Italia e all'estero. Anno 2010.

http://www3.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20110216_00/testointegrale20110216.pdf

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nel periodo estivo effettuano viaggi quasi poco più della metà dei giovani tra i 15 e i 24 anni. In generale

le vacanze vengono effettuate principalmente al mare: 47% dei casi contro il 17% in montagna, mentre la

quota restante copre altre tipologie di vacanza come visite a città o località d’arte e soggiorni trascorsi in

campagna o al lago. L’Istat registra comunque una generale diminuzione di viaggi e vacanze degli italiani

rispetto al 2009 e un consistente calo di vacanze brevi (-39%), il quale provoca una riduzione delle vacanze

in montagna.

Relativamente alla scelta della località della vacanza l'Osservatorio sulla Montagna (Trademark Italia, 2011),

nel 2011 ha individuato alcuni fattori maggiormente rilevanti nell’orientarla: Consigli di amici, parenti,

conoscenti 41,9%; Interessi personali, abitudine 28%; Libri, guide, riviste, film, documentari 15,1%; Agenzie

di viaggio, cataloghi 8,9%; Siti internet 8,7%; Pubblicità: tv, giornali, radio 6,1%.

Tra i fattori incisivi sulla scelta della destinazione delle vacanze, cresce sempre di più l'importanza dell'uso

del web, delle social community e dei forum di viaggio, tanto da esser entrati a far parte dei fattori

decisionali influenti (Trademark Italia, 2012, b). Compiendo una rassegna dei singoli media, emerge che la

televisione comunica un'immagine ambivalente della montagna: i telegiornali offrono un’'immagine della

montagna standardizzata, mondana, pericolosa; i programmi televisivi legati alla natura mostrano la

montagna valorizzata, vissuta; la pubblicità rende la montagna stereotipata, ideale, in cui vengono descritte

alcune località esclusive, ideali, con descrizioni di “montagna da sogno”; la stampa quotidiana si occupa

della montagna esclusivamente in rapporto ad eventi specifici come l'apertura della stagione sportiva, le varie

gare e manifestazioni organizzate, il traffico e i rallentamenti che si creano sulle strade, gli incidenti in

montagna.

3.4 I giovani e la montagna

Dall’analisi della letteratura fatta è possibile affermare che sono per lo più assenti ricerche focalizzate sul

turismo giovanile in montagna: manca una banca dati che supporti nella comprensione di chi sono i giovani

trentini che frequentano la montagna sia in inverno sia nel periodo estivo. A tal proposito Giovanazzi (1971)

formula la seguente domanda: “La società dei consumi ha creato dei prodotti e dei servizi di mercato, che

hanno dato vita a delle esigenze da soddisfare nel e per il tempo libero. Ma tra questi ne fa parte la natura e

la montagna? La montagna può accogliere, e provoca curiosità e desiderio negli individui che vedono il

tempo libero e la vacanza l'immagine del relax puro cioè della passività e del consumo? ”(Ibidem: 17).

Mauro Corona si chiede se i giovani, impegnati a utilizzare internet o televisione durante il loro tempo libero,

possono essere ancora interessati alla montagna, e scrive: “Come avvicinare la montagna? Ecco oggi, manca

una cultura, una conoscenza di come avvicinare la montagna. Non si può andare su a casaccio solo perché

si vede uno spot televisivo di due che camminano o arrampicano sgranocchiando cioccolata. La conoscenza

della montagna dovrebbe partire dalle scuole, soprattutto dalle elementari all'asilo”. Nonostante non ci

siano ricerche dedicate al tema dei giovani e la montagna, possiamo cercare di delineare il profilo del

frequentatore tipo della montagna. Da quanto descritto nel paragrafo precedente, è stato accertato che la

montagna è scelta come spazio per il tempo libero per molti giovani italiani e trentini e questo fenomeno si

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accentua nella stagione invernale quando è frequentata prevalentemente da giovani con meno di 34 anni; in

prevalenza maschi e fortemente orientati alla pratica sportiva (Champvillair, 2008). Il rapporto 2012

dell'Osservatorio turistico sulla Montagna, a proposito dell'andamento della stagione estiva tra i frequentatori

delle montagne del Trentino Alto Adige, registra una spaventosa mancanza di giovani: otto fruitori della

montagna estiva su dieci sono famiglie con bambini e turisti della terza età (Trademark Italia, 2012, b).

Più ricerche invece sono indirizzate a capire la condizione di vita dei giovani che vivono nelle zone di

montagna. Da una di queste emerge che il fenomeno dell’abbandono della montagna è percepito dai giovani

autoctoni. Nella ricerca già menzionata di Malfer e Roller (2003) è presente la domanda “Quali sono

secondo te i problemi che riguardano più da vicino i giovani della tua zona?” ed è interessante menzionare

che tra i problemi più importanti, quali alcolismo, carenza di attrezzature per il tempo libero, assenza di

servizi sociali, troviamo anche il problema dell'abbandono della montagna e del degrado ambientale,

menzionato dal 13% del campione, (17%), l'assenza di prospettive future (17%) e il 21% la necessità di

lasciare il comune per realizzarsi (21%). Emerge quindi l'esigenza di azioni e l’identificazione di spazi di

aggregazione, dialogo e confronto per trattenere i giovani in montagna.

In un bellissimo libro, Christian Arnoldi (2006) ha raccolto le narrazioni ed i discorsi dei montanari delle

Alpi trentine, i loro modi di vivere e i loro stili di vita, le procedure di fruizione e di utilizzo delle risorse e

del territorio, i loro movimenti quotidiani nello spazio, i principi che governano i rapporti e gli scambi tra gli

individui. Dai suoi racconti emerge una montagna dominata da una rarefazione sociale, in cui i giovani sono

pochi e cercano di andarsene in tutti i modi. Il riportato dei ragazzi “il mio paese, Mazzin, è piccolino, ci

saranno 80 persone in tutto e 30 sono ultrassessantenni. Se voglio vedere qualcuno della mia età devo per

forza andarlo a cercare altrove” (ibidem, 153), porta a galla il fenomeno dell’invecchiamento e dello

spopolamento, che portano con se, come riporta Arnoldi, il destino della sparizione.

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PARTE SECONDA:

IL FRAMEWORK METODOLOGICO

DEL PROGETTO

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4° CAPITOLO

STUDIARE GLI ATTEGGIAMENTI PER CAPIRE I COMPORTAMENTI:

CONCETTI E METODI

“La ricerca è per definizione movimento:

ciò che era vero ieri non lo è più oggi, e sarà ancora modificato domani.”

(Piero Angela, L'uomo e la marionetta, 1972)

L'obiettivo principale della ricerca è raccogliere una serie di informazioni utili per comprendere come i

giovani trentini si relazionano con il contesto montano in cui vivono. Per raggiungere tale scopo è stato

necessario indagare gli atteggiamenti dei giovani trentini nei confronti della montagna. Nella ricerca

psicosociale, infatti, è stata dimostrata una generale correlazione positiva tra atteggiamenti e comportamento

sociale, per la quale ad atteggiamenti positivi verso un oggetto corrispondono comportamenti favorevoli e

viceversa. Per questo il primo paragrafo del capitolo del framework teorico è indirizzato alla definizione del

concetto di “atteggiamento” mentre il secondo è centrato sulla tecnica delle scale funzionale a misurare

l’atteggiamento.

4.1 Gli atteggiamenti

Gli atteggiamenti sono sempre stati fonte di interesse per gli scienziati sociali27

. Ajzen e Fischbein (1974;

2000) hanno dimostrato che la maggior parte delle volte l'individuo attua un comportamento coerente con il

proprio atteggiamento L'atteggiamento non è il solo fattore a influire sui comportamenti, ma anche le norme

soggettive, l'intenzione e il controllo percepito contribuiscono alla definizione del comportamento che poi

verrà intrapreso dalla persona (Cavazza, 2005).

Thomas e Znaniecki, nel 1918, sono i primi ad usare il termine atteggiamento in una famosissima ricerca

sociologica. Citandoli, Madge (2004) sostiene che l'atteggiamento è “un processo della coscienza individuale

che determina l'attività reale o possibile dell'individuo nel mondo sociale” (Ibidem: 105), ovvero le risposte

e le azioni di un individuo sono determinate dal suo atteggiamento, contestualizzato in un dato ambiente

sociale. Cantril, nel 1932, parla di “condizione più o meno stabile di organizzazione mentale che predispone

un individuo a reagire in un modo caratteristico a qualunque oggetto o situazione con cui entra in

relazione”, come riportano Pavsic e Pirtone (2003: 37 – 38). L'atteggiamento si definisce quindi come una

tendenza, o una disposizione durevole, a reagire in modo favorevole o sfavorevole a un particolare oggetto

od a una categoria di oggetti, o meglio “tendenze e sentimenti, pregiudizi e nozioni preconcette, apprensioni

di una persona verso un determinato oggetto” (Ibidem: 26). Queste forze, che contemplano aspetti positivi e

negativi degli oggetti e degli eventi esterni, influiscono e determinano l'azione fra l'individuo e il suo

27

Le scienze sociali hanno dimostrato un legame di coerenza tra atteggiamenti e comportamenti. Per ulteriori

informazioni consultare l'articolo di Kraus (1995) dove l’autore esamina la correlazione tra atteggiamenti e

comportamenti, analizzando numerose ricerche, e rileva che queste presentano indici di correlazione da - 0.10 a

0.91, e che la maggior parte di queste, l'81% dei casi, presentano una correlazione che raggiunge i livelli di

significatività statistica.

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ambiente. Gordon Allport28

(riperso in Cavazza, 2005: 12) afferma che l'atteggiamento “esercita un'influenza

direttiva o dinamica sulla risposta dell'individuo nei confronti di ogni oggetto o situazione con cui entra in

relazione”. Insomma, può essere ritenuto un punto di vista personale che elabora gli imput esterni e

contribuisce a determinare le scelte delle azioni nel contesto sociale. Le persone, infatti, non sono spettatori

oggettivi e neutrali del mondo sociale, ma creano atteggiamenti verso ciò che incontrano. Altri autori

(Aronson et al., 2006) scrivono che “Un atteggiamento è un giudizio permanente riguardo a persone,

oggetti, idee ed eventi sociali” (Ibidem: 131). L'atteggiamento permette, quindi, all'individuo di percepire

l'ambiente esterno e in base a questo, di orientare le proprie azioni, le proprie opinioni, i propri

comportamenti (Cavazza 2005). Chi si occupa di studiare gli atteggiamenti (Pavsic e Pirtone, 2003) mette in

guardia sul fatto che il concetto di atteggiamento è comunemente confuso con quello di opinione per indicare

le valutazioni e le prese di posizioni di un individuo rispetto a un oggetto. L'atteggiamento orienta l'individuo

a valutare un dato oggetto, l'opinione è la risposta verbalizzata sulla situazione, rappresenta ciò che si è

disposti ad ammettere in pubblico; quindi, l'opinione è l'espressione verbale e concreta dell'atteggiamento.

È stato dimostrato e ritenuto valido universalmente da numerosi studiosi che i comportamenti, le esperienze,

le credenze, le emozioni e i sentimenti incidono e determinano la natura e l'andamento degli atteggiamenti, i

quali vengono descritti come formati da tre componenti, che, insieme, danno forma alla valutazione

dell'oggetto, in relazione all'atteggiamento di quell'individuo:

La componente cognitiva riguarda le informazioni, i pensieri ragionati, le esperienze e le credenze

che gli individui possiedono sull'oggetto a cui si rivolge l'atteggiamento. Questa dimensione

comporta una valutazione dei vantaggi e degli svantaggi, un ragionamento a seconda dei costi e delle

ricompense.

La componente affettiva è composta dalle reazioni emotive, dai sentimenti, dagli stati d'animo, dalle

emozioni che scaturiscono nei confronti dell'oggetto e dell'atteggiamento.

La componente comportamentale consiste nelle azioni o comportamenti osservabili, impliciti od

espliciti, rispetto all'oggetto.

Alcuni atteggiamenti sono fondati principalmente sull'aspetto cognitivo, quando la componente del

ragionamento e della cognizione prevarica le altre; altri atteggiamenti sono a base emotiva, quando

l'atteggiamento è fondato maggiormente sugli stimoli dati da emozioni, valori e credenze; infine ci sono

atteggiamenti con un forte lato comportamentale, quando l'azione e l'atteggiamento segue il comportamento

radicato nell'individuo (Aronson et al, 2006).

Tra le altre caratteristiche/proprietà degli atteggiamenti individuate dai vari studiosi (Cavazza, 2005), si

ricorda che gli elementi che incidono sul processo di formazione degli atteggiamenti sono: l'esperienza

diretta con l'oggetto, l'osservazione dell'esperienza altrui con l'oggetto, la comunicazione sull'oggetto. Tutti

fattori che consentono all'individuo di raccogliere informazioni, di classificare l'oggetto e il contesto, di

formarsi valutazioni e credenze, che si uniscono in un atteggiamento. Sono state individuate (Corbetta, 1999)

altre caratteristiche proprie dell'atteggiamento:

28

Gordon Allport (1935), Attitudes in Handbook of social psychology, considerato il primo manuale di psicologia

sociale.

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Un atteggiamento, una volta sviluppatosi, può esistere a livello esplicito, quando è sostenuto

coscientemente e riportato con facilità agli altri; e/o a livello implicito, quando si compiono

valutazioni involontarie, incontrollabili e inconsce.

Un atteggiamento può essere individuale o collettivo, quando avviene una condivisione delle

valutazioni verso uno o più oggetti da parte di un gruppo di individui.

Un atteggiamento non è stabile, bensì dinamico, e può quindi cambiare nel tempo, in base a nuove

esperienze, emozioni, conoscenze, riflessioni, oppure può essere modificato e influenzato

dall'azione, dal comportamento, dalle parole di altri (comunicazione persuasiva).

Gli atteggiamenti, nel campo della sociologia e della psicologia, vengono immaginati e rappresentati come

continuum, che vanno da un estremo completamente negativo ad uno completamente positivo, e sui quali le

persone si collocano in base alla loro valutazione,. Questa raffigurazione degli atteggiamenti è alla base della

tecnica delle scale, strumento ideato per la misurazione degli atteggiamenti, tema che verrà approfondito nel

prossimo paragrafo.

4.2 Misurazione degli atteggiamenti: la tecnica delle scale

La ricerca psicosociale applica la tecnica delle scale come strumento utile al fine di analizzare e misurare gli

atteggiamenti (Costarelli, 2002). “L'idea di ricorrere alle scale della psicofisica sensoriale per misurare le

variabili sociali è nata per poter descrivere con maggior precisione e obiettività le cosiddette variabili

sociali e per migliorare le tecniche di ricerca in campo sociale” (Pedon, 2009: 36). Come sottolinea Corbetta

(1999) nel suo manuale di ricerca sociale, con 'tecnica delle scale' ci si riferisce ad “un insieme di procedure

messe a punto dalla ricerca sociale per 'misurare' l'uomo e la società” (Ibidem: 237).

Questa tecnica permette di cogliere e misurare l'atteggiamento che si intende analizzare, ovvero rende gli

atteggiamenti decifrabili e codificabili, attraverso la misurazione delle sue dimensioni. Ricordiamo, come

precedentemente scritto, che l'atteggiamento ha una componente cognitiva, una emotiva ed una

comportamentale.

Gli atteggiamenti, misurati attraverso le risposte fornite dagli intervistati nei questionari, vengono codificati

in modo da poter essere utilizzati come fonte attendibile e valida di informazione per la costruzione di teorie

psicosociali sulle opinioni, sugli atteggiamenti e sul comportamento(Pedon, 2009).

Per scala si intende “un insieme coerente di elementi, detti item29

,che sono considerati indicatori di un

concetto più generale” (Corbetta, 1999: 237).Il concetto generale è l'atteggiamento che si vuole cogliere ed

interpretare rivolto a un oggetto o ad un fenomeno. Questo, per essere misurato, viene scomposto in varie

dimensioni concettuali ed operativizzato attraverso un gruppo di indicatori, chiamati così perché 'indicano' il

concetto generale, ritenuti validi e coerenti per la copertura del significato del concetto. Le dimensioni

vengono esplicitate in più indicatori, rappresentati dagli item che indicano le diverse opinioni

dell'atteggiamento.

Viene quindi costruita una scala di stimoli composta da affermazioni relative alle credenze, alle emozioni o

29

Il termine 'item' può essere tradotto, dalla lingua inglese, con 'elemento' o 'affermazione'.

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41

ai comportamenti, relativi all'atteggiamento verso un dato oggetto. Questo strumento ha lo scopo di

individuare le relazioni esistenti tra gli stimoli e le diverse sensazioni che si producono nelle persone. “Gli

stimoli sociali sono in genere affermazioni (item) che esprimono in grado variabile un certo attributo

psicologico o sociale, capace di coinvolgere in maniera diversa l'interesse delle persone” (Pedon, 2009: 36).

La scala è quindi composta da un insieme di elementi (affermazioni o item),ovvero da una batteria di

domande, a cui il campione deve rispondere dando la propria opinione in proposito, esprimendo posizioni

favorevoli o sfavorevoli nei confronti delle specifiche affermazioni relative all'oggetto di atteggiamento

studiato.

Le modalità di risposta presentano un ordine; ad esempio possono essere 'per nulla d'accordo', 'poco

d'accordo', 'abbastanza d'accordo', 'molto d'accordo'. Spesso la struttura degli item prevede da quattro a sette

opzioni di risposta che vanno da 'del tutto in disaccordo' a 'del tutto d'accordo' (Pavsic, 2003).

La scala utilizzata in questa ricerca è la scala Likert, la tecnica a scala più diffusa e utilizzata in sociologia.

Questa scala di risposte è a parziale autonomia semantica, ovvero il significato di ogni categoria è solo

parzialmente autonomo e messo in relazione con le altre categorie di risposte da un ordine crescente di

approvazione comunemente condiviso: “Anche se non è possibile affermare che la distanza tra queste

modalità di risposta sia equa, è chiaro a tutti che 'abbastanza d'accordo' viene prima del 'molto d'accordo' e

dopo il 'poco d'accordo'” (Pedon, 2009: 54). Ad ogni grado di risposta viene attribuito un valore numerico,

un codice, per esempio “1” corrisponde a “per nulla d'accordo”, “4” a “molto d'accordo”, e quindi in questo

caso un codice alto corrisponde al massimo grado di favore nei confronti dell'oggetto (Cavazza, 2005).

L'intervistato, per interpretare la domanda e le modalità di risposta, compie un processo di comparazione tra

le alternative e attraverso questo meccanismo riesce a scegliere un alternativa di risposta tra quelle offerte

(Pavsic, 2003). Una volta somministrate tutte le domande all'intero campione, si calcolano le risposte date

dai soggetti per ogni item. La somma dei punteggi che un individuo totalizza sull'insieme degli item

costituisce il suo punteggio individuale e la sua posizione sull'atteggiamento in questione. Il principio su cui

si basa questo strumento viene descritto in questa interessante frase di Thurstone (ripresa da Cavazza, 2005:

72), considerato un pioniere in questo campo: “L'atteggiamento è una proprietà concettualizzata come

continua che varia cioè per incrementi infinitesimali”. Quindi il concetto studiato, l'atteggiamento, per poter

essere operativizzato e misurato, viene rappresentato dall'idea di una scala, in un modello di continuum

lineare bipolare, dove si dispongono i diversi atteggiamenti e le reazioni degli intervistati agli item. La

persona, a seconda delle risposte fornite e quindi a seconda del suo atteggiamento, si colloca in una posizione

rilevata su un continuum bipolare dell'atteggiamento, dove gli estremi sono uno negativo e l'altro positivo, e,

in tal modo, la rende confrontabile con gli altri individui che hanno risposto (Pedon, 2009). La scelta degli

item da includere deve essere accurata, tutti gli item devono contribuire a misurare un pezzetto dello stesso

atteggiamento, devono riportare una posizione che sia chiaramente favorevole o sfavorevole all'oggetto; al

contrario una risposta ad un item che riporta una posizione moderata creerebbe confusione nella valutazione

della risposta.

La scala, per essere in grado di misurare scientificamente ed efficacemente, deve rispondere ai criteri di

validità e attendibilità. L'attendibilità viene definita come “il grado di accordo fra tentativi indipendenti di

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42

misurare lo stesso concetto” (Cavazza, 2005: 70) in termini di coerenza interna dello strumento di

misurazione degli atteggiamenti, strumento che deve rendere minimo l'errore di misurazione degli

atteggiamenti. Questo criterio viene verificato tramite il coefficiente Alfa di Cronbach, che consente di

individuare ed eliminare gli item che contribuiscono al decremento della coerenza interna. L'indice alfa di

Cronbach riguarda, appunto, l'attendibilità della scala, criterio essenziale per la buona riuscita dell'indagine, e

valuta la coerenza interna complessiva della scala.

Di seguito la formula dell'alfa di Cronbach:

α = nrm / 1+rm(n-1)

n: numero elementi della scala

r: correlazione media degli elementi

Quindi, all'aumentare del numero degli elementi e all'aumentare della correlazione media tra gli elementi,

l'indice di Cronbach aumenta. Il valore di alfa assume generalmente valori positivi. Nel caso in cui si

trovassero indici di alfa di Cronbach con valori negativi, significa che ci sono elementi che sono correlati

negativamente tra di loro, a causa di polarità fra loro non coerenti. Il valore di alfa varia tra 0 e 1 ed è

direttamente proporzionale con ciò che rappresenta, ovvero maggiori sono i valori, maggiore è la coerenza

interna della scala. È stato deciso, come ricorda Corbetta (1999), di accettare valori che siano uguali o

superiori a 0.70 per poter accettare la scala. Un alfa inferiore, infatti, indica che gli elementi della scala

hanno poco in comune, oppure che il loro numero è troppo basso. L'attendibilità è necessaria, ma non

sufficiente ai fini di una scala adatta a misurare proprio quel particolare atteggiamento che si vuole

analizzare. L'altro criterio necessario è la validità; ovvero il criterio per cui i dati ricavati debbano essere

coerenti tra loro. Una delle misure che indicano la validità della scala è proprio la correlazione tra gli

elementi, e tra gli elementi e la scala stessa. Attraverso il procedimento dell'analisi fattoriale si evidenzia

quanti e quali fattori spiegano significativamente le variabili e quali fattori possono essere esclusi perché non

significativi.

Presentati gli strumenti concettuali, lasciamo adesso spazio alla descrizione di come è stata condotta la

ricerca.

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43

PARTE TERZA:

FASI DELLA RICERCA

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44

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5° CAPITOLO:

LA COSTRUZIONE DEL QUESTIONARIO ED IL PRE TEST

« … di tutte le cose misura è l'uomo, di quelle che sono, per ciò che sono,

di quelle che non sono per ciò che non sono conosciute”

Da Diogene Laerzio IX, 51,

citata da AAVV L'Universale - Filosofia - Edizioni Garzanti (1986, edizione 2005)

In questo capitolo saranno presentate le fasi di ricerca del progetto. Il primo paragrafo è dedicato alla

descrizioni della modalità di raccolta delle informazioni per la costruzione del questionario. Dopo la

creazione di un forum virtuale, il team di ricercatori ha individuato gli item del questionario da sottoporre a

pre-test attraverso un brainstorming. Le macro-motivazioni considerate nella costruzione del questionario

sono state: dimensione emotiva; dimensione estetica; dimensione delle risorse; dimensione del confronto;

dimensione stagionale e climatica; dimensione relazionale; dimensione delle attività; dimensione della salute

e del rischio; dimensione della sfida; dimensione culturale. Il pre-test, condotto su 302 giovani, ha portato ad

escludere in step di analisi differenti gli item che i boxplots avevano rilevato essere poco significativi e che

non contribuivano in modo sufficiente, od erano incoerenti, alle dimensioni latenti individuate. Il

questionario così ottenuto, composto da 35 item, è stato sottoposto all’indagine CATI.

5.1 La raccolta delle informazioni per la costruzione del questionario

Inizialmente si è ipotizzato di raccogliere le informazioni funzionali alla costruzione del questionario

attraverso l’organizzazione di focus group territoriali in cui coinvolgere giovani trentini. Nella prima

riunione di progetto (febbraio 2012) il team ha deciso di raccogliere le opinioni dei giovani trentini circa le

motivazioni che li spingono a frequentare o non frequentare la montagna non più attraverso una serie di

focus group, ma ospitando un dibattito all’interno di un Forum virtuale inserito sul sito dell’Accademia della

Montagna del Trentino (http://www.accademiamontagna.tn.it/). Tale dibattito sarebbe stato animato

attraverso alcune domande funzionali a cogliere l’essenza del problema e animato e moderato dai ricercatori.

Il forum on line è stato attivato nel periodo marzo-aprile 2012 ed è stato promosso attraverso una

trasmissione radiofonica su Switch Radio, comunicazioni a tutti i Piani Giovani di Zona e Facebook.

L’accesso al forum era possibile attraverso più link e banner su vari siti: Accademia della Montagna del

Trentino; Radio Italia Trentino Alto Adige (63.974 visualizzazioni e 185 click); Switch Radio (42.870

visualizzazioni e 304 click); IRSRS; Educa; Associazione Rifugi Trentino. Inaspettatamente quanto emerso

dal forum non ha consentito di informare adeguatamente il questionario, così il gruppo di lavoro ha deciso di

procedere attraverso l’adozione di un’altra tecnica di indagine, il brainstorming. Il team di lavoro si è così

riunito più volte in sessioni di brainstorming dalle quali è emerso un questionario (allegato 1) composto da

107 affermazioni, per ognuna delle quali il rispondente era invitato a indicare il grado di accordo. Alcune di

queste avevano valenza positiva, altre negativa, molte erano neutre, nella consapevolezza che un’inversione

della polarità semantica stimola l’attenzione del rispondente, impedendogli di rispondere in modo automatico

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e meccanico (il cosiddetto response set), e offre al tempo stesso un ampio spettro di possibili verbalizzazioni.

La formulazione delle affermazioni è stata possibile attraverso un ragionamento teorico che, prima di tutto, ci

ha portato a individuare una serie di macroaree rilevanti e poi, per ciascuna di queste, più affermazioni

concrete che esemplificassero il concetto astratto generale.

Le macro motivazioni considerate sono state le seguenti:

Dimensione emotiva: riguarda l’andare o il non andare in montagna, semplicemente per le emozioni

(positive o negative) che questa suscita, ad esempio: la montagna è la mia passione; la montagna mi

mette tristezza; andare in montagna mi rilassa; andare in montagna è noioso.

Dimensione estetica: riguarda il piacere o il disagio che si può provare a contatto con la natura e

l’ambiente della montagna, ad esempio: mi piace godere dei panorami della montagna; in montagna

ci sono animali che mi infastidiscono o mi spaventano.

Dimensione delle risorse: riguarda l’effettiva possibilità, o meno, di andare in montagna, sia dal

punto di vista delle risorse economiche che di tempo, ad esempio: per andare in montagna bisogna

avere l’automobile; andare in montagna costa troppo.

Dimensione del confronto: riguarda le preferenze individuali e il loro ordine di priorità, ad esempio:

tra mare e montagna preferisco la montagna; in montagna mi manca la possibilità di accedere a

internet; in montagna mi manca la “vita” della città.

Dimensione stagionale e climatica: riguarda l’impatto delle condizioni atmosferiche sulle scelte

individuali, ad esempio: in montagna fa troppo freddo per stare veramente bene; la montagna mi

piace in tutte le stagioni.

Dimensione relazionale: riguarda l’impatto delle abitudini del gruppo dei pari dell’intervistato, ad

esempio: ho un gruppo di amici con cui vado in montagna; se vado a farmi un giro in città ho più

possibilità di conoscere gente nuova; in montagna mi sento solo.

Dimensione delle attività: riguarda ciò che si può fare in montagna, ad esempio: in rifugio si mangia

e si beve bene; mi piace praticare sport in montagna; non capisco che ci trovi la gente ad andare a

passeggiare in montagna.

Dimensione della salute e del rischio: riguarda la percezione della montagna come attività benefica o

pericolosa, ad esempio: vado in montagna per tenermi in forma; si corrono troppi rischi ad andare in

montagna; in montagna il cibo è più sano; ho paura dell’altezza.

Dimensione della sfida: comprende ad esempio le affermazioni: non capisco quei fissati che

vogliono a tutti i costi raggiungere una cima; ogni volta che vado in montagna mi pongo obiettivi più

ambiziosi.

Dimensione culturale: riguarda una visione della montagna come identità e come abitudine, ad

esempio: ho cominciato ad andare in montagna fin da piccolo; andare in montagna per me è una

tradizione di famiglia, non sono abituato ad andare in montagna.

Queste macroaree ambiscono ad essere esaustive, ma non possono essere mutualmente esclusive: l’analisi

fattoriale che verrà in seguito applicata a tali item permetterà di individuare le dimensioni latenti

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effettivamente presenti nei dati.

5.2 La definizione del questionario finale: il pre-test della batteria da 107 item

La necessità di pervenire ad una scala validata sulle motivazioni che spingono le giovani e i giovani trentini a

(non) andare in montagna ci ha spinto a condurre una serie di pre-test sul questionario messo a punto per

individuare le dimensioni più significative da indagare. L’obiettivo di questa fase della ricerca è stato di

individuare un insieme di affermazioni (item) che nel loro complesso descrivano in maniera sufficientemente

esaustiva l’ampio spettro di ragioni per cui ciascun singolo rispondente si sente più o meno attirato da questo

ambiente. Come è consuetudine nella ricerca sociale e psicometrica si inizia con il somministrare un lungo

elenco di item, per poi selezionare, tramite opportune tecniche statistiche, quelli più informativi ovvero dotati

di una maggior capacità discriminante. L’output finale sarà costituito dalla produzione di uno o più strumenti

di misurazione che consentano di collocare i rispondenti su uno o più continuum in grado di cogliere le

diverse dimensioni del fenomeno. A questo punto sarà possibile, somministrando lo strumento così costruito

ad un campione rappresentativo della popolazione di riferimento, tratteggiare delle conclusioni

generalizzabili.

La fase di pre-test si presenta quindi come un momento imprescindibile per poter sfruttare al meglio le

opportunità garantite dall’indagine estensiva in programma. Qui di seguito vedrà descritta nel dettaglio la

fase del pre-test.

Descrizione del campione

I questionari sono stati somministrati ad un campione di convenienza, ovvero di individui coinvolti nella

ricerca perché facilmente raggiungibili dai ricercatori. Al tempo stesso si è tuttavia avuto cura di garantire

che il campione fosse il più eterogeneo possibile: come si nota dalla tabella 3 che segue poco più di un terzo

degli intervistati frequentano l’Università e altrettanti lavorano, o frequentano la formazione professionale.

Circa un intervistato su quattro è stato contattato grazie alla collaborazione degli istituti superiori.

Tabella 3 Tipologia intervistati

tipo intervistato

Frequenza Percentuale

Percentuale

valida

Percentuale

cumulata

Superiori 77 25.5 25.5 25.5

Università 112 37.1 37.1 62.6

Lavoratori / fp 113 37.4 37.4 100.0

Totale 302 100.0 100.0

Poiché la maggior parte delle somministrazioni è avvenuta all’interno di istituti scolastici e di formazione, la

distribuzione per età tende a sovra rappresentare i più giovani, come si nota nelle due tabelle che seguono. La

prima è maggiormente dettagliata, la seconda riproduce invece l’ipotesi di stratificazione proposta per

l’indagine estensiva. Per lo stesso motivo nel campione a nostra disposizione sono nettamente più

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rappresentate le ragazze rispetto ai ragazzi.

Tabelle 4, 5, 6 Età e genere degli intervistati

Classe d'età intervalli triennali

Frequenza Percentuale

Percentuale

valida

Percentuale

cumulata

<15 9 3.0 3.2 3.2

15-17 77 25.5 27.3 30.5

18-20 55 18.2 19.5 50.0

21-24 108 35.8 38.3 88.3

25-27 16 5.3 5.7 94.0

28-30 10 3.3 3.5 97.5

>30 7 2.3 2.5 100.0

Totale 282 93.4 100.0

Mancanti 20 6.6

Totale 302 100.0

Classe d'età a intervalli esa-quinquennali

Frequenza Percentuale

Percentuale

valida

Percentuale

cumulata

<15 9 3.0 3.2 3.2

15-19 118 39.1 41.8 45.0

20-25 129 42.7 45.7 90.8

26-30 19 6.3 6.7 97.5

>30 7 2.3 2.5 100.0

Totale 282 93.4 100.0

Mancanti 20 6.6

Totale 302 100.0

sesso

Frequenza Percentuale

Percentuale

valida

Percentuale

cumulata

Maschio 53 17.5 19.6 19.6

Femmina 217 71.9 80.4 100.0

Totale 270 89.4 100.0

Mancanti 32 10.6

Totale 302 100.0

Completezza delle informazioni

La tabella che segue mostra il grado di completamento della batteria di 107 item somministrata al

campione: come si può osservare oltre il 60% l’ha compilata per intero, il 90% ha lasciato in bianco 3 item o

meno e il 95% 5 item o meno.

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Tabella 7 Valori mancanti

numero valori mancanti per caso

Frequenza Percentuale

Percentuale

valida

Percentuale

cumulata

0 186 61.6 61.6 61.6

1 55 18.2 18.2 79.8

2 24 7.9 7.9 87.7

3 17 5.6 5.6 93.4

4 4 1.3 1.3 94.7

5 1 .3 .3 95.0

6 5 1.7 1.7 96.7

7 1 .3 .3 97.0

9 1 .3 .3 97.4

11 2 .7 .7 98.0

17 1 .3 .3 98.3

25 1 .3 .3 98.7

56 1 .3 .3 99.0

59 2 .7 .7 99.7

95 1 .3 .3 100.0

Totale 302 100.0 100.0

Distribuzioni di frequenza

La tabella che segue mostra le distribuzioni di frequenza dei 107 item somministrati, e il numero di casi

validi per ciascuno, secondo l’ordine in cui sono stati somministrati.

Tabella 8 Percentuali di risposta

Grado di accordo con le seguenti affermazioni

Per nulla

Poco Abb.za Molto N

v1 mi piace godere dei panorami della montagna 4,0% 11,3% 26,8% 57,9% 302

v2 ho un gruppo di amici con cui vado in montagna 41,9% 26,9% 22,3% 9,0% 301

v3 tra mare e montagna preferisco il mare 9,8% 18,2% 23,0% 49,0% 296

v4 l'altezza mi fa venire le vertigini 46,0% 29,7% 15,0% 9,3% 300

v5 vado in montagna per allenarmi 58,9% 24,3% 14,0% 2,7% 292

v6 mi disincentiva sapere che servono attrezzature specifiche per andare in montagna

32,0% 40,3% 19,0% 8,7% 300

v7 amo il contatto con la neve 10,0% 20,4% 34,4% 35,1% 299

v8 in Trentino si vedono montagne dappertutto: nel mio tempo libero preferisco andare in posti con un panorama diverso

22,5% 35,1% 26,5% 15,9% 302

v9 in montagna d’estate si sta bene perché c’è l’aria fresca

4,0% 11,3% 40,0% 44,7% 300

v10 le attività che pratico in montagna sono una scarica di adrenalina

34,8% 37,4% 20,5% 7,3% 302

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Per nulla

Poco Abb.za Molto N

v11 per andare in montagna bisogna essere esperti 26,3% 31,7% 34,7% 7,3% 300

v12 non vado in montagna per motivi di salute 83,0% 8,3% 5,7% 3,0% 300

v13 i miei genitori non mi hanno mai portato in montagna

72,1% 11,7% 6,4% 9,7% 298

v14 in montagna mi piace vedere gli animali 8,0% 19,3% 39,7% 33,0% 300

v15 vado in montagna volentieri 13,2% 17,6% 33,9% 35,3% 295

v16 non conosco nessuno con cui avrei piacere di andare in montagna

64,5% 21,8% 8,5% 5,1% 293

v17 se ho voglia di fare qualcosa in montagna è difficile che le condizioni meteo mi facciano cambiare idea

36,8% 36,5% 19,1% 7,7% 299

v18 non riesco ad appassionarmi alla montagna 44,5% 25,1% 19,1% 11,4% 299

v19 al giorno d’oggi anche in montagna ci sono tutte le comodità

4,4% 31,3% 49,5% 14,8% 297

v20 in montagna si respira aria buona 3,3% 3,7% 24,3% 68,7% 300

v21 mi piace la montagna ma solo d’inverno 49,3% 33,2% 12,1% 5,4% 298

v22 la montagna mi mette tristezza 67,1% 19,1% 7,4% 6,4% 298

v23 ogni volta che vado in montagna imparo nuove cose

18,4% 37,5% 32,1% 12,0% 299

v24 andare in montagna è un modo di mettersi alla prova

16,3% 33,7% 35,7% 14,3% 300

v25 ogni volta che vado in montagna mi pongo obiettivi sempre più ambiziosi

38,5% 34,1% 19,1% 8,4% 299

v26 la montagna è la mia passione 40,3% 30,3% 20,0% 9,3% 300

v27 per andare in montagna non servono molte cose 17,6% 42,2% 32,8% 7,4% 296

v28 la vista del mare è uno scenario più bello dei panorami di montagna

17,3% 35,7% 20,0% 27,0% 300

v29 per andare in montagna devo rinunciare a fare altre cose

33,2% 40,3% 19,8% 6,7% 298

V30 andare in montagna mi ricarica di energia 20,3% 27,9% 33,9% 17,9% 301

V31 mi piace la sensazione di stare in alto 18,1% 21,1% 35,6% 25,2% 298

V32 in montagna il cibo è più sano 19,5% 34,6% 35,6% 10,4% 298

v33 ogni momento libero è buono per andare in montagna

36,9% 32,6% 23,5% 7,0% 298

V34 mi piace molto la vista del paesaggio innevato 8,7% 12,4% 34,8% 44,1% 299

V35 la montagna non mi attrae particolarmente 41,0% 28,3% 17,7% 13,0% 300

v36 non mi dispiace andare in montagna, ma i miei amici preferiscono fare altro

29,6% 33,0% 26,2% 11,2% 294

v37 andare in montagna è un passatempo che costa poco

13,8% 31,9% 35,9% 18,5% 298

v38 in montagna fa troppo freddo per stare veramente bene

48,3% 34,7% 10,3% 6,7% 300

V39 sento il bisogno di entrare in contatto con la natura

16,1% 24,7% 33,4% 25,8% 299

V40 la montagna mi mette ansia 68,8% 20,8% 7,4% 3,0% 298

V41 la montagna mi piace in tutte le stagioni 10,8% 22,6% 29,0% 37,7% 297

v42 non ho bisogno di andare in montagna per dimostrare quanto valgo

22,9% 21,9% 18,9% 36,4% 297

V43 per andare in montagna si è subito pronti 24,3% 39,9% 27,4% 8,4% 296

V44 vado in montagna con i miei genitori 38,3% 24,7% 23,0% 14,0% 300

v45 in montagna si crea un clima familiare che mi fa piacere

16,0% 24,0% 39,3% 20,7% 300

v46 la montagna è una meta sempre a portata di mano

15,7% 28,4% 38,8% 17,1% 299

V47 tra mare e montagna preferisco la montagna 39,1% 25,6% 18,5% 16,8% 297

Page 51: alla scoperta di come i giovani vivono la montagna MOUNTAIN... · comportamento sociale, per la quale ad atteggiamenti positivi verso un oggetto corrispondono comportamenti favorevoli

51

Per nulla

Poco Abb.za Molto N

v48 prima di andare in montagna guardo le previsioni del tempo

12,5% 14,1% 29,6% 43,8% 297

v49 li incidenti in montagna capitano perché la gente se li va a cercare

13,3% 27,3% 40,3% 19,0% 300

v50 non ha senso per me parlare di “andare in montagna”, io ci vivo da sempre

36,2% 25,9% 20,6% 17,3% 301

V51 in montagna sto meglio fisicamente 15,7% 23,7% 43,8% 16,7% 299

V52 andare in montagna mi dà più fatica che piacere 25,6% 42,4% 21,2% 10,8% 297

v53 andare in montagna mi rilassa 13,9% 19,4% 40,1% 26,5% 294

v54 in montagna ci sono animali che mi spaventano 36,5% 43,2% 14,2% 6,1% 296

v55 mi sento una persona di montagna 36,7% 25,5% 22,4% 15,3% 294

v56 mi sento a disagio nella neve 64,9% 23,0% 9,1% 3,0% 296

v57 mi dà fastidio che in montagna non ci sia campo per il telefonino

35,7% 32,7% 20,2% 11,4% 297

v58 l’attrezzatura necessaria per andare in montagna è troppo costosa

11,9% 34,9% 39,0% 14,2% 295

v59 in montagna non mi sento a mio agio 54,9% 26,8% 11,9% 6,4% 295

v60 mi piace la montagna ma solo d’estate 45,1% 30,7% 19,8% 4,4% 293

v61 in montagna mancano alcune comodità che per me sono fondamentali

40,1% 42,1% 13,5% 4,4% 297

v62 in montagna mi sento solo 59,9% 27,6% 7,4% 5,1% 297

v63 se vado a farmi un giro in città ho più possibilità di conoscere gente nuova

20,8% 33,9% 25,8% 19,5% 298

v64 l’atmosfera delle gite in montagna mi sta stretta 46,5% 28,6% 16,2% 8,8% 297

v65 vado in montagna per tenermi in forma 35,7% 36,0% 20,5% 7,7% 297

v66 non mi sento abbastanza in forma fisicamente per andare in montagna

48,0% 29,3% 15,6% 7,1% 294

v67 non capisco quei fissati che vogliono a tutti i costi raggiungere una cima

37,4% 26,9% 18,7% 17,0% 294

v68 andando in montagna perdo un sacco di tempo 50,8% 30,5% 12,2% 6,4% 295

v69 si fa troppa fatica ad andare in montagna 34,0% 37,4% 18,4% 10,2% 294

v70 se vado in montagna ho problemi di pressione 71,9% 19,0% 7,1% 2,0% 295

v71 ho cominciato ad andare in montagna da piccolo 25,9% 13,5% 16,5% 44,1% 297

v72 mi ritengo un tipo cittadino 25,3% 28,4% 29,4% 16,9% 296

v73 in montagna ci sono insetti che mi infastidiscono 25,2% 37,1% 19,4% 18,4% 294

v74 al mare è più facile conoscere gente nuova rispetto alla montagna

17,8% 21,8% 31,5% 28,9% 298

v75 ogni tanto ci vuole un po’ di isolamento 10,2% 16,3% 38,1% 35,4% 294

v76 vado in montagna per sfogarmi 33,1% 25,0% 24,7% 17,2% 296

v77 se piove o nevica anche una passeggiata in montagna può diventare pericolosa

5,1% 19,9% 43,9% 31,1% 296

v78 in montagna mi manca la possibilità di accedere a internet

44,9% 26,2% 17,0% 11,9% 294

v79 ogni tanto vado a fare una passeggiata in montagna per conto mio

46,3% 27,6% 16,3% 9,9% 294

v80 la mia famiglia ha una casa (o una seconda casa) in montagna

58,3% 7,8% 9,2% 24,7% 295

v81 andare in montagna fa bene alla salute 3,7% 6,8% 29,5% 60,0% 295

v82 non sono abituato ad andare in montagna 43,4% 24,9% 16,8% 14,8% 297

v83 quando vado in montagna mi sento in pace con il mondo

12,6% 23,8% 30,6% 33,0% 294

v84 vado in montagna sempre con la solita gente 23,6% 21,2% 41,4% 13,8% 297

v85 andando in montagna si conosce gente nuova 19,5% 42,8% 31,0% 6,7% 297

v86 in montagna mi sento come a casa 27,6% 26,5% 27,6% 18,4% 294

v87 quando raggiungo una cima mi sento soddisfatto e realizzato

26,3% 11,8% 24,2% 37,7% 297

Page 52: alla scoperta di come i giovani vivono la montagna MOUNTAIN... · comportamento sociale, per la quale ad atteggiamenti positivi verso un oggetto corrispondono comportamenti favorevoli

52

Per nulla

Poco Abb.za Molto N

v88 se vado in montagna mi vengono le allergie 66,3% 20,1% 7,1% 6,5% 294

v89 andare in montagna mi innervosisce 65,2% 17,4% 8,5% 8,9% 293

v90 i miei genitori amano andare in montagna 22,7% 19,3% 27,5% 30,5% 295

v91 talvolta rinuncio ad andare in montagna perché non è facilmente raggiungibile

33,1% 34,8% 24,3% 7,8% 296

v92 non si può decidere all’ultimo momento di andare in montagna

22,7% 35,9% 24,4% 16,9% 295

v93 sono felice quando riesco a guardare le stelle 6,5% 11,0% 25,0% 57,5% 292

v94 imparo di più standomene a casa che non andando in montagna

50,0% 33,6% 9,6% 6,8% 292

v95 andare in montagna per me è una tradizione di famiglia

33,8% 23,5% 24,6% 18,1% 293

v96 la montagna è stimolante 16,9% 22,0% 31,2% 29,8% 295

v97 Il mio migliore amico (o amica) ama andare in montagna

37,6% 24,1% 22,7% 15,6% 295

v98 andare in montagna è divertente 13,9% 21,3% 38,2% 26,7% 296

v99 andare in montagna è noioso 50,7% 24,8% 13,6% 10,9% 294

v100 mi sento a disagio in montagna perché è un ambiente che non conosco

51,5% 30,0% 13,8% 4,7% 297

v101 mi dà fastidio sentirmi fuori dal mondo 58,0% 24,4% 10,8% 6,8% 295

v102 andare in montagna costa troppo 41,6% 38,2% 15,4% 4,8% 293

v103 in montagna manca la “vita” della città 38,7% 21,9% 25,9% 13,5% 297

v104 mi piace provare il brivido del rischio 25,4% 33,3% 25,4% 15,8% 291

v105 per andare in montagna bisogna programmarsi in anticipo

8,5% 36,4% 41,8% 13,3% 294

v106 per andare in montagna bisogna avere l’automobile

24,3% 30,1% 31,4% 14,2% 296

v107 andare in montagna è pericoloso 16,8% 46,6% 31,2% 5,4% 298

Selezione degli item

I boxplot dei 107 item hanno permesso di individuare quelli con una minore capacità discriminante. Una

prima selezione ha riguardato tutte le variabili le cui mediane coincidono con uno degli estremi e il cui primo

(o terzo) quartile si colloca a non più di un punto di distanza. Gli item aventi questa distribuzione sono

risultati in tutto 20. Una seconda selezione è stata operata su quegli item la cui mediana è collocata a un

punto di distanza dagli estremi della distribuzione, e coincide col primo (o terzo) quartile. Gli item aventi

questa distribuzione sono risultati in tutto 12. L’immagine che segue mostra in rosso scuro due esempi di

item eliminati nella prima selezione e in arancione due item eliminati nella seconda selezione.

Page 53: alla scoperta di come i giovani vivono la montagna MOUNTAIN... · comportamento sociale, per la quale ad atteggiamenti positivi verso un oggetto corrispondono comportamenti favorevoli

53

Figura 2 Boxplot degli item

Gli item eliminati nella prima selezione sono i seguenti:

1 mi piace godere dei panorami della montagna 5 vado in montagna per allenarmi 12 non vado in montagna per motivi di salute 13 i miei genitori non mi hanno mai portato in montagna 16 non conosco nessuno con cui avrei piacere di andare in montagna 20 in montagna si respira aria buona 22 la montagna mi mette tristezza 40 la montagna mi mette ansia 56 mi sento a disagio nella neve 59 in montagna non mi sento a mio agio 62 in montagna mi sento solo 68 andando in montagna perdo un sacco di tempo 70 se vado in montagna ho problemi di pressione 81 andare in montagna fa bene alla salute 88 se vado in montagna mi vengono le allergie 89 andare in montagna mi innervosisce 93 sono felice quando riesco a guardare le stelle 99 andare in montagna è noioso 100 mi sento a disagio in montagna perché è un ambiente che non conosco 101 mi dà fastidio sentirmi fuori dal mondo

Mentre attraverso la seconda selezione sono stati esclusi gli item:

4 l'altezza mi fa venire le vertigini 9 in montagna d’estate si sta bene perché c’è l’aria fresca 21 mi piace la montagna ma solo d’inverno 34 mi piace molto la vista del paesaggio innevato 38 in montagna fa troppo freddo per stare veramente bene

Page 54: alla scoperta di come i giovani vivono la montagna MOUNTAIN... · comportamento sociale, per la quale ad atteggiamenti positivi verso un oggetto corrispondono comportamenti favorevoli

54

54 in montagna ci sono animali che mi spaventano 60 mi piace la montagna ma solo d’estate 61 in montagna mancano alcune comodità che per me sono fondamentali 64 l’atmosfera delle gite in montagna mi sta stretta 66 non mi sento abbastanza in forma fisicamente per andare in montagna 94 imparo di più standomene a casa che non andando in montagna 102 andare in montagna costa troppo

Estrazione dei fattori

Per valutare se e quali dimensioni latenti sottintendessero la batteria composta dai rimanenti item, si è

proceduto ad operare alcune analisi in componenti principali. In tutto le soluzioni arrivavano a spiegare un

64-67% della varianza (a seconda che gli item venissero esclusi a coppie o in tutta la lista) e a estrarre 17

fattori con autovalori superiori a uno (contenenti cioè più informazioni rispetto agli item iniziali). Le prime

soluzioni considerate, ottenute con un’estrazione Oblimin, che cioè consente ai fattori estratti di non essere

tra loro indipendenti, sono state escluse a causa della difficile interpretabilità dei risultati ottenuti. Si è quindi

proceduto a considerare le soluzioni ottenute con una rotazione Varimax dei fattori estratti, rotazione che

consente di massimizzare la variabilità esistente fra un fattore e l’altro. Due soluzioni, che prendevano in

considerazione 6 fattori (pari a quelli aventi autovalori superiori a 2) e 5 fattori, mostravano risultati non

troppo dissimili da una soluzione a 4 fattori, che è stata quindi preferita in virtù del principio di parsimonia. I

fattori meno esplicativi non apparivano infatti avere una composizione stabile, mentre le prime 4 dimensioni

sostanzialmente descrivono:

in generale, la propensione o meno ad andare in montagna

la percezione della montagna come tradizione/abitudine

la percezione della montagna come fastidio/privazione

la percezione della necessità di programmazione e preparazione.

La tabella che segue riporta la matrice dei componenti ruotata. I coefficienti mostrano la relazione di ciascun

item con i 4 fattori individuati. quanto più è alto un coefficiente tanto più quell’item contribuirà a definire la

dimensione latente, sia in senso positivo che in senso negativo.

Sono evidenziati in verde i coefficienti maggiormente legati a uno specifico fattore (in generale hanno un

valore assoluto superiore a 0,40, con alcune eccezioni nell’ultimo fattore). In rosso sono indicati gli item che

mostrano una bassa comunalità (la cui portata informativa, cioè, è stata poco o per nulla utilizzata

nell’estrazione delle dimensioni latenti) e bassi coefficienti sui quattro fattori. Tali item verranno esclusi dalle

successive analisi che includeranno, quindi, 62 indicatori.

Tabella 9 Matrice dei componenti ruotata

Matrice dei componenti ruotata

Comunalità

Componente

1 2 3 4 Estrazione

v2 ho un gruppo di amici con cui vado in montagna ,559 ,105 -,226 -,188 ,410 v3 tra mare e montagna preferisco il mare -,578 -,243 ,293 ,022 ,480 v6 mi disincentiva sapere che servono attrezzature specifiche per andare in montagna

-,022 ,013 ,167 ,372 ,167

v7 amo il contatto con la neve ,532 ,102 -,093 ,059 ,306 v8 in Trentino si vedono montagne dappertutto: nel mio tempo libero preferisco andare in posti con un panorama diverso

-,280 -,053 ,430 ,027 ,267

Page 55: alla scoperta di come i giovani vivono la montagna MOUNTAIN... · comportamento sociale, per la quale ad atteggiamenti positivi verso un oggetto corrispondono comportamenti favorevoli

55

Matrice dei componenti ruotata Comunalità

Componente

1 2 3 4 Estrazione

v10 le attività che pratico in montagna sono una scarica di adrenalina ,673 ,037 -,005 -,015 ,455 v11 per andare in montagna bisogna essere esperti ,065 -,167 -,134 ,473 ,273 v14 in montagna mi piace vedere gli animali ,507 ,355 -,059 ,103 ,397 v15 vado in montagna volentieri ,715 ,235 -,279 ,004 ,644 v17 se ho voglia di fare qualcosa in montagna è difficile che le condizioni meteo mi facciano cambiare idea

,228 -,098 ,153 -,184 ,119

v18 non riesco ad appassionarmi alla montagna -,613 -,196 ,300 ,092 ,512 v19 al giorno d’oggi anche in montagna ci sono tutte le comodità ,002 ,191 -,113 ,027 ,050 v23 ogni volta che vado in montagna imparo nuove cose ,566 ,365 -,256 ,032 ,520 v24 andare in montagna è un modo di mettersi alla prova ,630 ,098 -,096 ,191 ,452 v25 ogni volta che vado in montagna mi pongo obiettivi sempre più ambiziosi ,684 ,042 ,002 -,094 ,478 v26 la montagna è la mia passione ,744 ,189 -,237 -,126 ,661 v27 per andare in montagna non servono molte cose ,260 ,264 ,137 -,328 ,263 v28 la vista del mare è uno scenario più bello dei panorami di montagna -,397 -,312 ,357 -,095 ,391 v29 per andare in montagna devo rinunciare a fare altre cose -,056 -,150 ,309 ,074 ,127 v30 andare in montagna mi ricarica di energia ,721 ,236 -,285 -,007 ,657 v31 mi piace la sensazione di stare in alto ,639 ,169 -,163 -,134 ,481 v32 in montagna il cibo è più sano ,442 ,129 ,113 -,023 ,226 v33 ogni momento libero è buono per andare in montagna ,707 ,201 -,191 -,169 ,605 v35 la montagna non mi attrae particolarmente -,568 -,224 ,251 ,227 ,487 v36 non mi dispiace andare in montagna, ma i miei amici preferiscono fare altro

,135 ,150 ,341 ,258 ,224

v37 andare in montagna è un passatempo che costa poco ,246 ,328 -,069 -,226 ,224 v39 sento il bisogno di entrare in contatto con la natura ,639 ,238 -,198 ,035 ,505 v41 la montagna mi piace in tutte le stagioni ,571 ,430 -,219 -,032 ,560 v42 non ho bisogno di andare in montagna per dimostrare quanto valgo -,129 ,174 -,052 ,228 ,102 v43 per andare in montagna si è subito pronti ,378 ,281 -,145 -,419 ,418 v44 vado in montagna con i miei genitori ,302 ,686 ,011 -,077 ,567 v45 in montagna si crea un clima familiare che mi fa piacere ,410 ,567 -,270 -,027 ,564 v46 la montagna è una meta sempre a portata di mano ,359 ,434 -,338 -,228 ,484 v47 tra mare e montagna preferisco la montagna ,653 ,255 -,261 -,018 ,560 v48 prima di andare in montagna guardo le previsioni del tempo ,194 ,403 -,218 ,483 ,480 v49 li incidenti in montagna capitano perché la gente se li va a cercare ,187 ,359 -,002 ,140 ,183 v50 non ha senso per me parlare di “andare in montagna”, io ci vivo da sempre

,211 ,096 -,051 -,312 ,154

v51 in montagna sto meglio fisicamente ,726 ,224 -,230 -,101 ,641 v52 andare in montagna mi dà più fatica che piacere -,455 -,097 ,287 ,297 ,387 v53 andare in montagna mi rilassa ,667 ,395 -,159 -,089 ,635 v55 mi sento una persona di montagna ,691 ,231 -,274 -,168 ,635 v57 mi dà fastidio che in montagna non ci sia campo per il telefonino -,164 -,080 ,586 ,035 ,377 v58 l’attrezzatura necessaria per andare in montagna è troppo costosa -,003 -,267 ,278 ,272 ,222 v63 se vado a farmi un giro in città ho più possibilità di conoscere gente nuova -,240 -,163 ,631 -,022 ,482 v65 vado in montagna per tenermi in forma ,642 ,006 -,078 ,023 ,418 v67 non capisco quei fissati che vogliono a tutti i costi raggiungere una cima -,367 ,002 ,011 ,323 ,239 v69 si fa troppa fatica ad andare in montagna -,446 -,111 ,337 ,271 ,398 v71 ho cominciato ad andare in montagna da piccolo ,286 ,679 -,119 -,045 ,559 v72 mi ritengo un tipo cittadino -,381 -,194 ,470 ,233 ,458 v73 in montagna ci sono insetti che mi infastidiscono -,152 ,000 ,495 ,061 ,272 v74 al mare è più facile conoscere gente nuova rispetto alla montagna -,257 -,037 ,697 -,004 ,553 v75 ogni tanto ci vuole un po’ di isolamento ,540 ,219 -,026 ,234 ,395 v76 vado in montagna per sfogarmi ,708 ,112 -,217 ,068 ,566 v77 se piove o nevica anche una passeggiata in montagna può diventare pericolosa

-,064 ,084 ,104 ,434 ,210

v78 in montagna mi manca la possibilità di accedere a internet -,146 -,149 ,539 ,029 ,335 v79 ogni tanto vado a fare una passeggiata in montagna per conto mio ,539 ,097 -,183 -,203 ,375 v80 la mia famiglia ha una casa (o una seconda casa) in montagna ,127 ,371 -,168 -,261 ,250 v82 non sono abituato ad andare in montagna -,487 -,366 ,120 ,185 ,420 v83 quando vado in montagna mi sento in pace con il mondo ,656 ,314 -,254 ,061 ,598 v84 vado in montagna sempre con la solita gente ,346 ,442 -,085 ,047 ,324 v85 andando in montagna si conosce gente nuova ,396 ,200 -,443 ,020 ,394 v86 in montagna mi sento come a casa ,621 ,275 -,408 -,186 ,663 v87 quando raggiungo una cima mi sento soddisfatto e realizzato ,671 ,291 -,201 -,068 ,580 v90 i miei genitori amano andare in montagna ,211 ,698 -,011 ,044 ,534 v91 talvolta rinuncio ad andare in montagna perché non è facilmente raggiungibile

,082 -,233 ,415 ,350 ,356

v92 non si può decidere all’ultimo momento di andare in montagna ,134 ,082 -,027 ,671 ,476

Page 56: alla scoperta di come i giovani vivono la montagna MOUNTAIN... · comportamento sociale, per la quale ad atteggiamenti positivi verso un oggetto corrispondono comportamenti favorevoli

56

Matrice dei componenti ruotata Comunalità

Componente

1 2 3 4 Estrazione

v95 andare in montagna per me è una tradizione di famiglia ,303 ,667 -,137 -,047 ,557 v96 la montagna è stimolante ,659 ,338 -,344 ,026 ,667 v97 Il mio migliore amico (o amica) ama andare in montagna ,469 ,320 -,322 ,033 ,427 v98 andare in montagna è divertente ,683 ,299 -,274 ,044 ,632 v103 in montagna manca la “vita” della città -,376 -,030 ,1558 ,006 ,454 v104 mi piace provare il brivido del rischio ,498 -,180 ,093 -,124 ,304 v105 per andare in montagna bisogna programmarsi in anticipo ,060 ,004 ,035 ,706 ,503 v106 per andare in montagna bisogna avere l’automobile -,150 ,103 ,265 ,419 ,279 v107 andare in montagna è pericoloso ,046 -,262 ,124 ,396 ,243

Costruzione delle scale: scala di propensione ad andare in montagna

Il primo fattore, che riassume gran parte degli item, appare descrivere la generica propensione (o meno) ad

andare in montagna. La soluzione iniziale comprende 36 item e mostra già un ottimo grado di coerenza

interna, con un’alfa di Crombach pari a 0,90. Tuttavia, obiettivo di questa analisi è pervenire ad un modello

più parsimonioso: poiché l’esclusione di alcuni item avrebbe portato ad un ulteriore miglioramento della

coerenza interna della scala, questi sono stati esclusi dall’analisi successiva (e sono stati evidenziati in

arancio nella tabella che segue). L’analisi successiva ha interessato dunque 30 item, con un’alfa di Crombach

totale pari a 0,959. Sempre in virtù del principio di parsimonia si è proceduto a escludere dalla scala gli item

la cui eliminazione non avrebbe causato una perdita nella coerenza interna del costrutto (evidenziati in

giallo). La scala che ne è derivata, con 27 item, mostra un’alfa di Crombach totale pari a 0,961.

Soluzioni ancora più parsimoniose sono ottenibili con 22 item (escludendo cioè anche quelli evidenziati in

rosso), con un’alfa di Crombach pari a 0,959; mentre con 17 item (escludendo quelli evidenziati in blu) si

ottiene un’alfa di Crombach pari a 0,957, identica a quella che si avrebbe con 16 item (eliminando anche

l’indicatore evidenziato in verde).

v2 ho un gruppo di amici con cui vado in montagna v3 tra mare e montagna preferisco il mare v7 amo il contatto con la neve v10 le attività che pratico in montagna sono una scarica di adrenalina v14 in montagna mi piace vedere gli animali v15 vado in montagna volentieri v18 non riesco ad appassionarmi alla montagna v23 ogni volta che vado in montagna imparo nuove cose v24 andare in montagna è un modo di mettersi alla prova v25 ogni volta che vado in montagna mi pongo obiettivi sempre più ambiziosi v26 la montagna è la mia passione v30 andare in montagna mi ricarica di energia v31 mi piace la sensazione di stare in alto v32 in montagna il cibo è più sano v33 ogni momento libero è buono per andare in montagna v35 la montagna non mi attrae particolarmente v39 sento il bisogno di entrare in contatto con la natura v41 la montagna mi piace in tutte le stagioni v47 tra mare e montagna preferisco la montagna v51 in montagna sto meglio fisicamente v52 andare in montagna mi dà più fatica che piacere v53 andare in montagna mi rilassa v55 mi sento una persona di montagna v65 vado in montagna per tenermi in forma v69 si fa troppa fatica ad andare in montagna v75 ogni tanto ci vuole un po’ di isolamento v76 vado in montagna per sfogarmi v79 ogni tanto vado a fare una passeggiata in montagna per conto mio v82 non sono abituato ad andare in montagna

Page 57: alla scoperta di come i giovani vivono la montagna MOUNTAIN... · comportamento sociale, per la quale ad atteggiamenti positivi verso un oggetto corrispondono comportamenti favorevoli

57

v83 quando vado in montagna mi sento in pace con il mondo v86 in montagna mi sento come a casa v97 Il mio migliore amico (o amica) ama andare in montagna v96 la montagna è stimolante v98 andare in montagna è divertente v104 mi piace provare il brivido del rischio

Costruzione delle scale: scala di percezione della montagna come tradizione

La stessa procedura è stata adottata anche con il secondo fattore: i 4 item producono una scala con un’ottima

consistenza interna (alfa di Crombach pari a 0,81), ulteriormente migliorabile (alfa=0.836) eliminando un

item.

v71 ho cominciato ad andare in montagna da piccolo v84 vado in montagna sempre con la solita gente v90 i miei genitori amano andare in montagna v95 andare in montagna per me è una tradizione di famiglia

Costruzione delle scale: scala di percezione della montagna come fastidio/privazione

Anche in questo caso si è passati da una soluzione iniziale che prevedeva 10 item (alfa di Crombach pari a

0,716) a soluzioni più consistenti e parsimoniose: 9 item, alfa di Crombach=0,797 (eliminando item

evidenziato in arancio); 8 item, alfa di Crombach=0,805 (eliminando item evidenziato in giallo).

v8 in Trentino si vedono montagne dappertutto: nel mio tempo libero preferisco andare in posti con un panorama diverso v57 mi dà fastidio che in montagna non ci sia campo per il telefonino v63 se vado a farmi un giro in città ho più possibilità di conoscere gente nuova v72 mi ritengo un tipo cittadino v73 in montagna ci sono insetti che mi infastidiscono v74 al mare è più facile conoscere gente nuova rispetto alla montagna v78 in montagna mi manca la possibilità di accedere a internet v85 andando in montagna si conosce gente nuova v91 talvolta rinuncio ad andare in montagna perché non è facilmente raggiungibile v103 in montagna manca la “vita” della città

Costruzione delle scale: scala di percezione sulla necessità di programmazione e preparazione

L’ultima dimensione individuata nell’analisi in componenti principali riguarda la necessità di preparazione

e/o di programmazione per svolgere attività legate alla montagna. La prima scala, comprendente 9 item,

aveva alfa di Crombach pari a 0,504. Eliminando un item (evidenziato in arancione) è possibile migliorarla

raggiungendo 0,607 e togliendo un ulteriore indicatore (in giallo) si ottiene la scala più efficace, con un buon

0,611 di alfa di Crombach e 7 item.

v6 mi disincentiva sapere che servono attrezzature specifiche per andare in montagna v11 per andare in montagna bisogna essere esperti v43 per andare in montagna si è subito pronti v48 prima di andare in montagna guardo le previsioni del tempo v77 se piove o nevica anche una passeggiata in montagna può diventare pericolosa v92 non si può decidere all’ultimo momento di andare in montagna v105 per andare in montagna bisogna programmarsi in anticipo v106 per andare in montagna bisogna avere l’automobile v107 andare in montagna è pericoloso

5.3 Conclusioni

In sintesi le analisi condotte sulla batteria da 107 item somministrata nel prestest hanno portato ad escludere

32 item che i boxplots avevano rilevato essere poco significativi e 13 item che non contribuivano in modo

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58

sufficiente a nessuna delle quattro dimensioni latenti individuati tramite analisi in componenti principali. Le

successive analisi di coerenza interna condotte sugli indicatori appartenenti a queste quattro dimensioni

hanno portato a ridurre ulteriormente il numero di item in modo tale da avere il minor numero di indicatori e

il maggior grado di affidabilità possibile per le scale.

Si suggerisce quindi di utilizzare per la scala di propensione ad andare in montagna i seguenti 16 indicatori

(α=0,957):

v15 vado in montagna volentieri v23 ogni volta che vado in montagna imparo nuove cose v26 la montagna è la mia passione v30 andare in montagna mi ricarica di energia v33 ogni momento libero è buono per andare in montagna v39 sento il bisogno di entrare in contatto con la natura v41 la montagna mi piace in tutte le stagioni v47 tra mare e montagna preferisco la montagna v51 in montagna sto meglio fisicamente v53 andare in montagna mi rilassa v55 mi sento una persona di montagna v76 vado in montagna per sfogarmi v83 quando vado in montagna mi sento in pace con il mondo v86 in montagna mi sento come a casa v96 la montagna è stimolante v98 andare in montagna è divertente

Per la scala di percezione della montagna come tradizione gli indicatori (α=0,836):

v71 ho cominciato ad andare in montagna da piccolo v90 i miei genitori amano andare in montagna v95 andare in montagna per me è una tradizione di famiglia

Per la scala di percezione della montagna come fastidio/privazione i seguenti 8 indicatori (α=0,805):

v8 in Trentino si vedono montagne dappertutto: nel mio tempo libero preferisco andare in posti con un panorama diverso

v57 mi dà fastidio che in montagna non ci sia campo per il telefonino v63 se vado a farmi un giro in città ho più possibilità di conoscere gente nuova v72 mi ritengo un tipo cittadino v73 in montagna ci sono insetti che mi infastidiscono v74 al mare è più facile conoscere gente nuova rispetto alla montagna v78 in montagna mi manca la possibilità di accedere a internet v103 in montagna manca la “vita” della città

Per la scala sulla necessità di programmazione e preparazione i 7 indicatori che seguono (α=0,611):

v6 mi disincentiva sapere che servono attrezzature specifiche per andare in montagna v11 per andare in montagna bisogna essere esperti v48 prima di andare in montagna guardo le previsioni del tempo v77 se piove o nevica anche una passeggiata in montagna può diventare pericolosa v92 non si può decidere all’ultimo momento di andare in montagna v105 per andare in montagna bisogna programmarsi in anticipo v107 andare in montagna è pericoloso

Ne deriva quindi una batteria di 34 indicatori al posto dei 107 iniziali. Il questionario finale è in appendice

all’allegato 2.

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59

6° CAPITOLO:

L’INDAGINE CATI

“anche se avete deciso di raccontare un rompicapo,

il pubblico dovrebbe sempre sapere su che cosa si basa il rompicapo e quale tipo d’indizi dovrebbe cercare”

(Silverman, 2002: 337)

L’intero capitolo è dedicato alla descrizione dell’indagine CATI, condotta nel periodo luglio – agosto da una

ditta esterna al team di ricerca sotto il monitoraggio dei ricercatori. In totale sono state intervista 700

persone, 356 uomini e 344 donne. Senza anticipare qui le conclusioni, alla quale sarà dedicato il capitolo

successivo, il paragrafo finale sull’indagine CATI fa emergere che i benefici psicofisici della montagna sono

più trascurati dalle donne; l’identificazione con la vita cittadina è molto più sentita dai più giovani e da chi

vive in zone rurali non di montagna, mentre al contrario chi cresce in una famiglia dove i genitori hanno un

titolo di studio basso tende a sentirsi meno cittadino di chi cresce in un background culturale più

avvantaggiato. A lamentare la mancanza di comfort nell’esperienza di montagna sono in misura maggiore le

donne, gli intervistati più giovani e tutti coloro che vivono in zona rurale. Sono gli intervistati residenti in

montagna ad aver acquisito questa dimensione come parte della loro tradizione familiare. La percezione che

la montagna sia un ambiente riservato a pochi è invece un atteggiamento diffuso in modo trasversale,

indipendentemente dal sesso, dalla fascia d’età, dal luogo di residenza e dal background socioculturale della

famiglia. La necessità di programmazione, infine, è avvertita in misura maggiore dalle donne e da chi vive in

zone rurali (Trentino orientale e occidentale). I dati confermano che la montagna esercita una maggiore

attrattiva tra gli uomini e tra chi è più vicino ai trent’anni che ai venti; chi già vive in montagna mostra un

approccio più consapevole, sia nei termini delle condizioni ideali per fruirne (avvertendo una maggiore

necessità di programmazione e un maggior senso di “elitismo” rispetto a chi vive in area urbana) sia dei

sacrifici che essa implica (mancanza di comfort), mentre il background culturale non appare esercitare un

effetto omogeneo sugli atteggiamenti presi in considerazione.

6.1 L’indagine CATI

L’indagine CATI è stata curata dalla ditta OGP di Trento e si è svolta dal 30 luglio al 9 agosto 2012

impegnando 10 operatori appositamente formati anche con il contributo dei ricercatori IRSRS.

Il campionamento è stato realizzato per quote proporzionali alla distribuzione della popolazione di età

compresa tra i 15 e i 30 anni a seconda del sesso, della fascia d’età (15-19 anni; 20-24 anni; 25-30 anni) e

della zona di residenza (Trentino orientale, occidentale e area urbana)30

. La numerosità di intervistati per

ciascuna quota campionaria è presentata in Tabella 10. Ogni nominativo selezionato nella prima lista

campionaria è stato contattato per almeno quattro volte i giorni e orari differenti: solo in caso di numero

telefonico errato, di rifiuto o di raggiungimento della quota campionaria si è proceduto con la sostituzione

30 Per la costruzione del campione OGP ha utilizzato i dati relativi alla popolazione trentina al 31.12.2011, fonte

Servizio Statistica PAT, come desumibile dallo stesso: http://www.demo.istat.it/pop2011/index.html, mentre la

suddivisione per aree è riferita a una suddivisione utilizzata per altre indagini a livello provinciale.

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del nominativo con un altro proveniente dalle liste campionarie successive. La Figura 3 illustra l’andamento

dei contatti in ciascuna giornata di campo e la numerosità dei nominativi estratti da ciascuna lista di

campionamento. Delle 700 interviste effettuate, 487 (69,6%) sono state realizzate tramite la tecnica del

random digit dialling, mentre le restanti 213 (30,4%) utilizzando le banche dati OGP.

Tabella 10 – Numerosità degli intervistati per classe di età, sesso e zona di residenza

zona di residenza

Sesso

Totale maschio Femmina

Orientale Classe di età 15-19 37 36 73

20-24 36 36 72

25-30 38 38 76

Totale 111 110 221

Urbana Classe di età 15-19 32 30 62

20-24 33 32 65

25-30 39 36 75

Totale 104 98 202

Occidentale Classe di età 15-19 46 44 90

20-24 46 44 90

25-30 49 48 97

Totale 141 136 277

Totale Classe di età 15-19 115 110 225

20-24 115 112 227

25-30 126 122 248

Totale 356 344 700

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61

Figura 3 – numerosità contatti per lista di estrazione a giornata di campo

6.2 Descrizione del campione

Gli intervistati risultano residenti in 149 diversi comuni trentini; in particolare il 12,7% vive in un comune

“di montagna” (con altezza superiore agli 800 metri).

Il 41,4% sta frequentando la scuola o l’università, come evidenziato in Tabella , mentre il 58,6% ha

terminato gli studi (v. dettaglio del titolo conseguito in Tabella 1212). Il 42% degli intervistati lavora, in

prevalenza come dipendente (l’83,7% dei lavoratori) e con contratto precario o a tempo determinato (66,7%

dei dipendenti). Una quota non irrilevante dei giovani intervistati (circa uno su cinque) dichiara di non

studiare e di non lavorare (

Tabella ).

Tabella 11 – Corso di studi attualmente frequentato dall’intervistato

Frequenza Percentuale

Percentuale

valida

Percentuale

cumulata

Validi istituto professionale 26 3.7 9.0 9.0

istituto tecnico 69 9.9 23.8 32.8

altro liceo 51 7.3 17.6 50.3

liceo classico o scientifico 66 9.4 22.8 73.1

univ. Triennale 43 6.1 14.8 87.9

univ. Magistrale 35 5.0 12.1 100.0

Totale 290 41.4 100.0

Mancanti (hanno terminato gli studi) 410 58.6

Totale 700 100.0

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Tabella 12 – Titolo di studio conseguito dall’intervistato

(che ha terminato gli studi)

Frequenza Percentuale

Percentuale

valida

Percentuale

cumulata

Validi Medie 17 2.4 4.1 4.1

formazione professionale 26 3.7 6.3 10.5

Istituto professionale 88 12.6 21.5 32.0

Istituto tecnico 112 16.0 27.3 59.3

altro liceo 54 7.7 13.2 72.4

liceo classico o scientifico 38 5.4 9.3 81.7

univ. Triennale 53 7.6 12.9 94.6

univ. Magistrale 22 3.1 5.4 100.0

Totale 410 58.6 100.0

Mancanti (stanno ancora studiando) 290 41.4

Totale 700 100.0

Tabella 13 – Condizione occupazionale (n=700)

attualmente lavora?

Totale si No

attualmente studia? si 3.7% 37.7% 41.4%

no 38.3% 20.3% 58.6%

Totale 42.0% 58.0% 100.0%

Per valutare il background socioculturale familiare si è proceduto a combinare i titoli di studio dei

genitori (quando dichiarati), creando una tipologia secondo lo schema presentato in Tabella 14. La Tabella 15

presenta la distribuzione degli intervistati sulla base di questo indice tipologico.

Tabella 14 – Tipologia del background culturale familiare

Titolo di studio del padre

Elementari Medie Diploma Laurea

Titolo

di studio

della

madre

Elementari Basso Basso Basso Medio-basso

Medie Basso Basso Medio-basso Medio-basso

Diploma Basso Medio-basso Medio-alto Alto

Laurea Medio-basso Medio-basso Alto Alto

Tabella 15 – Background culturale familiare degli intervistati

Frequenza Percentuale

Percentuale

valida

Percentuale

cumulata

Validi Basso 49 7.0 7.8 7.8

Medio-basso 226 32.3 35.8 43.5

Medio-alto 181 25.9 28.6 72.2

Alto 176 25.1 27.8 100.0

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Totale 632 90.3 100.0

Mancanti non sa o non risponde 68 9.7

Totale 700 100.0

Un ulteriore indice tipologico è stato costruito sulla base della zona di residenza e dell’altezza del comune

sul livello del mare, come indicato in Tabella 16 (la riduzione dello spazio semantico degli attributi è indicata

dai colori): nelle analisi che seguiranno sarà così possibile distinguere tra zona urbana, zona rurale non di

montagna e zona rurale di montagna

Tabella 16 – Tipologia del luogo di residenza (numerosità dei casi)

Altezza slm

Totale < 600m > 600m

zona di residenza

orientale 126 95 221

urbana 202 0 202

occidentale 164 113 277

Totale 492 208 700

6.3 Distribuzioni di frequenza

La tabella che segue mostra le distribuzioni di frequenza dei 35 item riguardanti gli atteggiamenti nei

confronti della montagna. Gli item sono stati randomizzati ad ogni somministrazione così da prevenire

eventuali effetti di primacy e latency.

Tabella 17 – Grado di accordo con le seguenti affermazioni

(% di riga, n=700)

per nulla

poco abb.za molto

d1 vado in montagna volentieri 1,9% 40,6% 49,6% 8,0%

d2 ogni volta che vado in montagna imparo nuove cose 2,9% 44,6% 47,9% 4,7%

d3 la montagna è la mia passione 4,1% 47,3% 44,1% 4,4%

d4 andare in montagna mi ricarica di energia 1,6% 50,7% 43,3% 4,4%

d5 ogni momento libero è buono per andare in montagna 5,1% 50,9% 40,3% 3,7%

d6 sento il bisogno di entrare in contatto con la natura 4,1% 58,4% 34,0% 3,4%

d7 la montagna mi piace in tutte le stagioni 1,7% 39,3% 50,3% 8,7%

d8 tra mare e montagna preferisco la montagna 17,9% 40,3% 37,3% 4,6%

d9 in montagna sto meglio fisicamente 1,4% 54,7% 39,7% 4,1%

d10 andare in montagna mi rilassa 2,3% 34,9% 54,4% 8,4%

d11 mi sento una persona di montagna 4,4% 45,7% 41,7% 8,1%

d12 vado in montagna per sfogarmi 4,1% 64,0% 28,4% 3,4%

d13 quando vado in montagna mi sento in pace con il mondo 1,6% 50,1% 42,0% 6,3%

d14 in montagna mi sento come a casa 3,4% 46,6% 43,3% 6,7%

d15 la montagna è stimolante 1,1% 49,7% 43,1% 6,0%

d16 andare in montagna è divertente 1,7% 25,4% 63,7% 9,1%

d17 ho cominciato ad andare in montagna da piccolo 1,1% 34,7% 50,1% 14,0%

d18 i miei genitori amano andare in montagna 1,3% 31,1% 56,0% 11,6%

d19 andare in montagna per me è una tradizione di famiglia 2,3% 42,3% 46,4% 9,0%

d20 in Trentino si vedono montagne dappertutto: nel mio tempo libero preferisco andare in posti con un panorama diverso

3,1% 29,9% 43,6% 23,4%

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d21 mi dà fastidio che in montagna non ci sia campo per il telefonino 3,1% 16,9% 58,3% 21,7%

d22 se vado a farmi un giro in città ho più possibilità di conoscere gente nuova 1,1% 34,1% 51,3% 13,4%

d23 mi ritengo un tipo cittadino 4,7% 33,0% 49,7% 12,6%

d24 in montagna ci sono insetti che mi infastidiscono 2,9% 24,4% 55,6% 17,1%

d25 al mare è più facile conoscere gente nuova rispetto alla montagna 1,3% 26,7% 53,1% 18,9%

d26 in montagna mi manca la possibilità di accedere a internet 6,1% 31,1% 44,6% 18,1%

d27 in montagna manca la “vita” della città 3,4% 35,3% 50,3% 11,0%

d28 mi disincentiva sapere che servono attrezzature specifiche per andare in montagna

5,0% 58,3% 34,0% 2,7%

d29 per andare in montagna bisogna essere esperti 1,3% 38,1% 58,3% 2,3%

d30 prima di andare in montagna guardo le previsioni del tempo 1,1% 17,9% 64,7% 16,3%

d31 se piove o nevica anche una passeggiata in montagna può diventare pericolosa 0,4% 13,0% 71,1% 15,4%

d32 per andare in montagna bisogna programmarsi in anticipo 0,6% 18,6% 70,6% 10,3%

d33 andare in montagna è pericoloso 1,1% 35,3% 60,0% 3,6%

d34 in montagna mancano alcune comodità che per me sono fondamentali 1,9% 26,6% 62,6% 9,0%

d35 andare in montagna costa troppo 9,9% 58,3% 30,3% 1,6%

6.4 Analisi fattoriale

La batteria degli atteggiamenti nei confronti della montagna deriva, come ricordiamo, dalle scelte operate su

una base dati ricavata dai precedenti pre-test, che sottoposta ad un’analisi fattoriale aveva prodotto quattro

dimensioni latenti: la propensione ad andare in montagna, la percezione della montagna come tradizione, la

percezione della montagna come fastidio/privazione e la necessità di programmazione e preparazione.

L’estrazione di quattro fattori dai dati raccolti tramite l’indagine CATI risultava tuttavia insoddisfacente,

poiché non riproponeva la stessa struttura degli item osservata nei pre-test e spiegava solo il 43% della

varianza totale. Una soluzione che tiene conto di tutti i fattori con autovalori superiori a uno riesce invece a

spiegare fino al 54% della varianza, producendo sei fattori che possono essere identificati come:

gli effetti positivi sul benessere psicofisico individuale: imparare nuove cose (d2), ricaricarsi di

energia (d4), entrare in contatto con la natura (d6), sentirsi meglio fisicamente (d9), essere stimolati

(d15), rilassarsi (d10), sfogarsi (d12), divertirsi (d16), sentirsi in pace con il mondo (d13) e a proprio

agio, “a casa propria” (d14) quindi la montagna viene vissuta volentieri (d1), e in ogni stagione (d7);

il sentirsi di città, ovvero la mancanza di identificazione con la montagna: fattore in cui rientrano

l’assenza di “passione” per la montagna (d3) e il non sentirsi persone “di montagna” (d11), quanto

piuttosto ritenersi “cittadini” (d23) perché in montagna manca la “vita” della città (d27), dove è più

facile estendere le proprie conoscenze (d22). Ne consegue che non tutti i momenti sono buoni per

andare in montagna (d5), che è preferibile andare al mare (d8), dove è più facile conoscere gente

nuova (d25). Inoltre, visto che “in Trentino si vedono montagne dappertutto” nel tempo libero

l’intervistato preferisce andare in posti con un panorama diverso (d20);

il terzo fattore si compone di soli quattro item, che riguardano l’assenza di comfort dell’esperienza

della montagna: provare fastidio perché mancano alcune comodità fondamentali (d34): non c’è

sufficiente campo per il telefonino (d21), manca la possibilità di accedere a internet (d26) e ci sono

insetti fastidiosi (d24). Questo fattore riguarda quindi anche il senso di disagio per la difficoltà

nell’accesso alla rete;

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65

il fattore della tradizione famigliare risulta inalterato rispetto ai precedenti moduli d’indagine e

comprende l’aver cominciato ad andare in montagna fin da piccoli (d17), con genitori che amano

questo ambiente (d18) perché rappresenta una vera e propria tradizione di famiglia (d19);

un’ulteriore dimensione descrive una visione élitista della montagna, come se questa fosse riservata

a pochi, agli esperti (d29), perché pericolosa (d33) e richieda dunque un investimento di capitali

(d35) per procurarsi attrezzature specifiche (d28);

infine, l’ultimo fattore descrive la necessità di programmazione, ovvero il bisogno di informarsi

preventivamente sulle condizioni meteorologiche (d30) e di programmarsi in anticipo (d32) per

evitare i pericoli (d31).

La Tabella che segue, riporta i punteggi fattoriali dei singoli item sui sei componenti principali sopra

descritti. Sono evidenziati con lo stesso colore gli indicatori che nella precedente analisi rientravano nello

stesso fattore e in grassetto è indicato su quale componente ogni singolo item dà il suo maggior contributo.

Tabella 18 – Punteggi fattoriali dell’analisi in componenti principali,

rotazione Varimax, autovalori >1

Componente

1 2 3 4 5 6

d1 vado in montagna volentieri ,610 -,343 -,101 ,331 -,211 ,050

d2 ogni volta che vado in montagna imparo nuove cose ,418 -,362 -,010 -,133 ,216 -,097

d3 la montagna è la mia passione ,507 -,531 -,070 ,301 -,161 -,018

d4 andare in montagna mi ricarica di energia ,638 -,186 -,163 ,127 ,000 ,009

d5 ogni momento libero è buono per andare in montagna ,380 -,543 -,023 ,231 -,079 -,052

d6 sento il bisogno di entrare in contatto con la natura ,569 -,175 -,147 ,122 ,108 -,190

d7 la montagna mi piace in tutte le stagioni ,532 -,160 -,276 ,237 -,120 ,000

d8 tra mare e montagna preferisco la montagna ,395 -,636 -,017 ,158 -,015 -,135

d9 in montagna sto meglio fisicamente ,673 ,033 -,187 ,191 -,082 -,024

d10 andare in montagna mi rilassa ,602 -,146 -,106 ,125 -,219 ,121

d11 mi sento una persona di montagna ,479 -,509 -,151 ,277 -,177 ,026

d12 vado in montagna per sfogarmi ,617 -,197 ,131 -,076 ,146 -,102

d13 quando vado in montagna mi sento in pace con il mondo ,654 -,058 -,097 ,137 ,015 ,039

d14 in montagna mi sento come a casa ,565 -,431 -,167 ,242 -,154 ,008

d15 la montagna è stimolante ,683 -,105 -,234 ,131 -,077 ,066

d16 andare in montagna è divertente ,537 -,259 -,180 ,126 -,272 ,232

d17 ho cominciato ad andare in montagna da piccolo ,319 -,214 -,254 ,623 -,033 ,117

d18 i miei genitori amano andare in montagna ,251 -,061 -,128 ,771 -,026 ,047

d19 andare in montagna per me è una tradizione di famiglia ,262 -,340 ,047 ,717 -,022 -,080

d20 in Trentino si vedono montagne dappertutto: nel mio tempo libero preferisco andare in posti con un panorama diverso

-,191 ,570 ,404 -,178 ,124 -,028

d21 mi dà fastidio che in montagna non ci sia campo per il telefonino -,298 ,208 ,641 -,040 -,019 ,074

d22 se vado a farmi un giro in città ho più possibilità di conoscere gente nuova -,071 ,718 ,179 -,040 ,095 -,044

d23 mi ritengo un tipo cittadino -,177 ,646 ,299 -,243 ,112 ,040

d24 in montagna ci sono insetti che mi infastidiscono -,251 ,267 ,395 -,041 ,185 ,168

d25 al mare è più facile conoscere gente nuova rispetto alla montagna -,131 ,704 ,191 -,026 ,006 ,122

d26 in montagna mi manca la possibilità di accedere a internet -,188 ,451 ,567 -,132 ,200 -,046

d27 in montagna manca la “vita” della città -,208 ,530 ,354 -,115 ,243 -,032

d28 mi disincentiva sapere che servono attrezzature specifiche per andare in montagna

,093 ,380 ,163 ,006 ,498 -,220

Page 66: alla scoperta di come i giovani vivono la montagna MOUNTAIN... · comportamento sociale, per la quale ad atteggiamenti positivi verso un oggetto corrispondono comportamenti favorevoli

66

d29 per andare in montagna bisogna essere esperti -,045 -,021 -,083 -,022 ,722 ,108

d30 prima di andare in montagna guardo le previsioni del tempo ,069 -,002 ,052 -,017 -,045 ,729

d31 se piove o nevica anche una passeggiata in montagna può diventare pericolosa

-,024 ,327 -,269 ,053 ,170 ,571

d32 per andare in montagna bisogna programmarsi in anticipo -,015 -,028 ,193 ,041 ,053 ,695

d33 andare in montagna è pericoloso -,128 ,135 ,082 -,014 ,589 ,205

d34 in montagna mancano alcune comodità che per me sono fondamentali -,213 ,282 ,619 -,139 ,118 ,092

d35 andare in montagna costa troppo -,038 ,123 ,325 -,068 ,604 -,156

6.5 Costruzione degli indici sistemici

A partire da quanto emerso nell’analisi fattoriale sono state calcolate sei scale che sommano gli indicatori

appartenenti a ciascuna dimensione latente, avendo cura di ricodificare gli item che mostravano una

correlazione negativa con il proprio fattore di riferimento, invertendone la polarità semantica. Per poterle

meglio confrontare queste sono state normalizzate in modo che il valore minimo corrisponda a zero e il

massimo a uno. L’analisi di affidabilità ha mostrato buoni se non addirittura ottimi livelli di coerenza interna

delle scale e ha suggerito l’utilizzo di tutti gli item, a riprova della validità dei pre-test realizzati prima

dell’indagine CATI. La Tabella 19 riporta le statistiche descrittive delle sei scale: dall’osservazione delle

medie si può osservare che la dimensione maggiormente condivisa riguarda la necessità di programmazione,

seguita dalla percezione che in montagna manchino alcune comodità e dal “sentirsi di città”. Meno diffusa

appare invece la percezione che la montagna sia un ambito di appannaggio di pochi, esperti e attrezzati. La

dispersione attorno alle medie appare piuttosto omogenea. L’indice sugli effetti benefici della montagna

appare negativamente correlato all’identificazione con la vita di città, alla percezione di assenza di comfort e

all’idea che l’attività di montagna sia riservata a pochi, mentre risulta positivamente correlata alla tradizione

famigliare. Sentirsi “cittadini” va di pari passo con una maggiore percezione dei disagi della montagna, con

la convinzione che questa sia riservata a pochi e con la percezione che sia necessario programmarsi per

affrontarla, mentre la correlazione con la dimensione tradizionale è negativa. La mancanza di comfort si

accompagna all’idea che questo ambiente sia riservato a pochi e, seppure in misura minore, alla necessità di

programmazione, ma va in senso opposto al vivere la montagna come abitudine familiare. Quest’ultima

appare a sua volta logicamente correlata in modo negativo alla percezione che la montagna sia riservata a

pochi (Tabella 2020). Le analisi che seguono sono volte a individuare se e quali differenze esistono in

merito a questi sei diversi aspetti fra i diversi gruppi che costituiscono il campione.

Tabella 19 – Numero di item, affidabilità, media e deviazione standard

delle sei scale normalizzate (n=700. Valore min=0; max=1)

Scala n. item Alfa di Crombach media Dev. Std. Benessere psicofisico 12 0,881 0.52 0.14 Sentirsi di città 9 0,889 0.56 0.17 Assenza di comfort e di accesso alla rete 4 0,731 0.62 0.18 Tradizione famigliare 3 0,752 0.57 0.18 Riservata a pochi 4 0,583 0.49 0.13 Necessità di programmazione 3 0,513 0.65 0.14

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67

Tabella 20 – Correlazione tra gli indici (n=700)

Benessere psicofisico

Sentirsi di città

Assenza di comfort e di accesso alla rete

Tradizione famigliare

Riservata a pochi

Necessità di programmazione

Benessere psicofisico 1 Sentirsi di città -,700** 1 Assenza di comfort e di accesso alla rete

-,571** ,682** 1

Tradizione famigliare ,588** -,560** -,428** 1 Riservata a pochi -,240** ,392** ,382** -,205** 1 Necessità di programmazione

-,025 ,134** ,090* ,036 ,049 1

** la correlazione è significativa al livello 0,01 (2-code) * la correlazione è significativa al livello 0,05 (2-code)

6.6 Analisi bi variate

Un primo sguardo a livello bivariato ci consente di trarre alcune prime indicazioni sulla relazione esistente

fra i sei indici di atteggiamento nei confronti della montagna e le diverse caratteristiche socio-demografiche

degli intervistati31

. Si scopre così che le donne sono più sensibili alla mancanza di comfort, e meno convinte

degli aspetti positivi legati alle attività di montagna (Figura 4) e anche i più giovani mostrano un maggior

livello di insofferenza per la mancanza di certe comodità, oltre ad avere un maggior livello di identificazione

con la vita di città e con tutto ciò che essa implica (Figura 5). Complice l’età, non sorprende dunque che chi

lavora apprezzi maggiormente gli effetti benefici dell’andare in montagna, mentre chi non lavora si senta più

vicino alla vita di città e ai comfort spesso ad essa connessi (Figura 6). Non si sono invece osservate

differenze significative rispetto al milieu culturale in cui l’intervistato è cresciuto (

31 Sono evidenziate nei grafici le differenze significative tra le medie (p-value<0,1). Per comprendere il concetto di

significatività statistica si veda anche l’esempio riportato in appendice.

Page 68: alla scoperta di come i giovani vivono la montagna MOUNTAIN... · comportamento sociale, per la quale ad atteggiamenti positivi verso un oggetto corrispondono comportamenti favorevoli

68

Figura 10 10).

È inoltre utile sapere che chi vive in comuni “di montagna” lamenta in maggior misura i disagi legati

all’assenza di comfort ma appare più legato alla tradizione di chi vive a una quota inferiore (Figura 7);

analogamente, chi risiede in Val d’Adige (zona centrale del Trentino, a caratteristiche urbane) ha una storia

familiare meno legata alla montagna, che non rappresenta quindi una “tradizione”, ma paradossalmente

finisce col lamentare meno l’assenza di comfort rispetto a chi vive in zone più rurali del Trentino.

L’associazione fra idea di montagna e necessità di preparazione e programmazione risulta poi maggiore tra

chi vive nella zona orientale (Figura 8). La significatività della dimensione tradizionale e di quella relativa al

disagio legato alla mancanza degli agi cittadini viene confermata anche tenendo in considerazione la

tipologia che combina residenza in montagna e zona di residenza (Figura 9).

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69

Figura 4 – Atteggiamenti nei confronti della montagna: medie osservate sugli indici

per sesso (n=700)

Figura 5 – Atteggiamenti nei confronti della montagna: medie osservate sugli indici

per fascia d’età (n=700)

0,40

0,45

0,50

0,55

0,60

0,65

0,70

Necessità di

programmazione

Benessere psicofisico

Sentirsi di città

Assenza di comfort e di

accesso alla rete

Tradizione famigliare

Riservata a pochi

maschi femmine

c

0,40

0,45

0,50

0,55

0,60

0,65

0,70

Necessità di programmazione

Benessere psicofisico

Sentirsi di città

Assenza di comfort e di

accesso alla rete

Tradizione famigliare

Riservata a pochi

15-19 20-24 25-30

c

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70

Figura 6 – Atteggiamenti nei confronti della montagna: medie osservate sugli indici

per condizione lavorativa (n=700)

Figura 7 – Atteggiamenti nei confronti della montagna: medie osservate sugli indici

per residenza in comune di montagna (n=700)

0,40

0,45

0,50

0,55

0,60

0,65

0,70

Necessità di

programmazione

Benessere psicofisico

Sentirsi di città

Assenza di comfort e di

accesso alla rete

Tradizione famigliare

Riservata a pochi

lavora non lavora

0,40

0,45

0,50

0,55

0,60

0,65

0,70

Necessità di programmazione

Benessere psicofisico

Sentirsi di città

Assenza di comfort e di

accesso alla rete

Tradizione famigliare

Riservata a pochi

<600 slm >600 slm

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Figura 8 – Atteggiamenti nei confronti della montagna: medie osservate sugli indici

per area di residenza (n=700)

Figura 9 – medie osservate sugli indici per luogo di residenza (n=700)

0,40

0,45

0,50

0,55

0,60

0,65

0,70

Necessità di programmazione

Benessere psicofisico

Sentirsi di città

Assenza di comfort e di

accesso alla rete

Tradizione famigliare

Riservata a pochi

orientale urbana occidentale

0,40

0,45

0,50

0,55

0,60

0,65

0,70

Necessità di programmazione

Benessere psicofisico

Sentirsi di città

Assenza di comfort e di

accesso alla rete

Tradizione famigliare

Riservata a pochi

urbanarurale non montagnarurale di montagna

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Figura 10 - Atteggiamenti nei confronti della montagna: medie osservate sugli indici

per background culturale familiare (n=700)

6.7 Effetti multivariati

La Tabella 21 mostra l’effetto netto delle variabili ascritte su ciascuno degli indici presi in considerazione.

Abbiamo così conferma che i benefici psicofisici della montagna sono più trascurati dalle donne;

l’identificazione con la vita cittadina è molto più sentita dai più giovani e da chi vive in zone rurali non di

montagna (rispetto a chi vive in città!), mentre al contrario chi cresce in una famiglia dove i genitori hanno

un titolo di studio basso tende a sentirsi meno cittadino di chi cresce in un background culturale più

avvantaggiato. A lamentare la mancanza di comfort nell’esperienza di montagna sono in misura maggiore

le donne, gli intervistati più giovani e tutti coloro che vivono in zona rurale. Quest’ultimo aspetto è

facilmente spiegabile con la “durata” del disagio: mentre un turista o un cittadino provano per un breve lasso

di tempo i disagi connessi alla vita in area di montagna, chi vi risiede abitualmente deve fare i conti con un

senso di deprivazione (dalla tecnologia ad esempio) che non è limitato allo spazio di una breve vacanza. Non

sorprende che, anche al netto di tutte le altre variabili considerate, siano gli intervistati residenti in montagna

ad aver acquisito questa dimensione come parte della loro tradizione familiare. La percezione che la

montagna sia un ambiente riservato a pochi è invece un atteggiamento diffuso in modo trasversale,

indipendentemente dal sesso, dalla fascia d’età, dal luogo di residenza e dal background socioculturale della

famiglia. La necessità di programmazione, infine, è avvertita in misura maggiore dalle donne e da chi vive

in zone rurali (Trentino orientale e occidentale).

Cercando di dare una lettura d’insieme ai coefficienti (indipendentemente dallo loro significatività che è

influenzata dalla numerosità del campione) abbiamo conferma che la montagna esercita una maggiore

attrattiva tra gli uomini e tra chi è più vicino ai trent’anni che ai venti; chi già vive in montagna mostra un

approccio più consapevole, sia nei termini delle condizioni ideali per fruirne (avvertendo una maggiore

0,40

0,45

0,50

0,55

0,60

0,65

0,70

Necessità di

programmazione

Benessere psicofisico

Sentirsi di città

Assenza di comfort e di

accesso alla rete

Tradizione famigliare

Riservata a pochi

basso medio-basso

medio-alto alto

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73

necessità di programmazione e un maggior senso di “elitismo” rispetto a chi vive in area urbana) sia dei

sacrifici che essa implica (mancanza di comfort), mentre il background culturale non appare esercitare un

effetto omogeneo sugli atteggiamenti presi in considerazione.

I parametri delle regressioni sono rappresentati graficamente nelle figure32

che seguono la tabella.

Tabella 21 – Effetto delle variabili ascritte sugli atteggiamenti nei confronti della

montagna. Coefficienti non standardizzati della regressione lineare, loro

significatività ed errore standard

Benefici psicofisici Sentirsi di città Assenza di comfort

e di accesso alla rete

B sig. s.e. B sig. s.e. B sig. s.e.

Sesso (M=rif)

F -,023 ** ,011 ,017 ,013 ,022 * ,013

fascia d'età (25-30=rif)

15-19 -,016 ,013 ,060 *** ,016 ,059 *** ,016

20-24 -,010 ,013 ,036 ** ,016 ,031 * ,016

residenza (urbana=rif)

rurale non di montagna -,008 ,013 ,030 * ,016 ,027 * ,016

rurale di montagna ,002 ,014 ,018 ,017 ,044 * ,017

background culturale (alto=rif)

Basso ,005 ,022 -,046 * ,027 -,043 ,028

medio basso -,012 ,013 -,026 ,016 -,025 ,016

medio alto -,002 ,014 -,013 ,017 -,027 ,017

Costante ,543 *** ,015 ,520 *** ,019 ,569 *** ,019

Tradizione famigliare Riservata a pochi Necessità di programmazione

B sig. s.e. B sig. s.e. B sig. s.e.

Sesso (M=rif)

F -,019 ,014 ,002 ,010 ,017 * ,010

fascia d'età (25-30=rif)

15-19 -,011 ,017 ,009 ,012 ,000 ,013

20-24 -,001 ,017 ,015 ,012 ,001 ,013

residenza (urbana=rif)

rurale non di montagna ,026 ,017 -,002 ,012 ,025 ** ,012

rurale di montagna ,044 ** ,018 ,006 ,013 ,025 * ,013

background culturale (alto=rif)

Basso ,015 ,029 -,018 ,021 -,009 ,021

medio basso -,014 ,017 -,001 ,012 -,008 ,013

medio alto ,004 ,018 -,004 ,013 ,013 ,013

Costante ,566 *** ,020 ,481 *** ,014 ,627 *** ,015

Sig: * <0.1; ** <0,05; *** <0,01

32

Gli atteggiamenti che spingono a favore della fruizione della montagna sono rappresentati con un titolo in verde,

mentre quelli che limitano l’accesso a questo ambiente sono indicati in rosso. I grafici presentano i coefficienti non

standardizzati della regressione lineare: quelli significativi almeno al livello dello 0,1 sono evidenziati con un

cerchio.

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Figura 11 - Effetto di sesso, età, luogo di residenza e background culturale sulla

percezione di benefici psicofisici derivanti dall’andare in montagna. Coefficienti non

standardizzati della regressione lineare (n=632)

Figura 12 - Effetto di sesso, età, luogo di residenza e background culturale sul

sentirsi di città.

Coefficienti non standardizzati della regressione lineare (n=632)

benefici psicofisici

15-19

20-24

rurale non montagna

rurale montagna

basso

medio basso

medio alto

femmina

-0,03 -0,02 -0,02 -0,01 -0,01 0,00 0,01 0,01

maschio

25-30 anni

residente in città

background culturale alto

sentirsi di città

15-19

20-24

rurale non montagna

rurale montagna

basso

medio basso

medio alto

femmina

-0,06 -0,04 -0,02 0,00 0,02 0,04 0,06 0,08

maschio

25-30 anni

residente in città

background culturale alto

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Figura 13 - Effetto di sesso, età, luogo di residenza e background culturale sul

disagio per l’assenza di comfort e di collegamento alla rete.

Coefficienti non standardizzati della regressione lineare (n=632)

Figura 14 - Effetto di sesso, età, luogo di residenza e background culturale sulla

percezione della montagna come tradizione famigliare.

Coefficienti non standardizzati della regressione lineare (n=632)

assenza di comfort e di accesso alla rete

15-19

20-24

rurale non montagna

rurale montagna

basso

medio basso

medio alto

femmina

-0,06 -0,04 -0,02 0,00 0,02 0,04 0,06 0,08

maschio

25-30 anni

residente in città

background culturale alto

tradizione famigliare

15-19

20-24

basso

medio basso

medio alto

rurale montagna

femmina

rurale non montagna

-0,03 -0,02 -0,01 0,00 0,01 0,02 0,03 0,04 0,05

maschio

25-30 anni

residente in città

background culturale alto

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Figura 15 - Effetto di sesso, età, luogo di residenza e background culturale sulla

percezione della montagna come luogo/attività riservata a pochi. Coefficienti non

standardizzati della regressione lineare (n=632)

Figura 16 - Effetto di sesso, età, luogo di residenza e background culturale sulla

necessità di programmarsi per andare in montagna.

Coefficienti non standardizzati della regressione lineare (n=632)

riservata a pochi

15-19

20-24

medio alto

medio basso

basso

rurale montagna

femmina

rurale non montagna

-0,02 -0,02 -0,01 -0,01 0,00 0,01 0,01 0,02 0,02

maschio

25-30 anni

residente in città

background culturale alto

necessità di programmazione

15-19

20-24

basso

medio basso

medio alto

rurale non montagna

femmina

rurale montagna

-0,02 -0,01 -0,01 0,00 0,01 0,01 0,02 0,02 0,03 0,03

maschio

25-30 anni

residente in città

background culturale alto

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PARTE QUARTA:

RISULTATI DELLA RICERCA

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78

7° CAPITOLO:

CONCLUSIONI E SCENARI FUTURI

Alice chiese

“mi diresti per favore che strada dovrei prendere da qui?”

“Dipende da dove vuoi arrivare”,

rispose il gatto”

(tratto da Carrol, Alice nel paese delle meraviglie)

Come già detto, lo scopo della presente ricerca è indagare quali sono le motivazioni che spingono i giovani

trentini a frequentare la montagna o, al contrario, li frenano rispetto all’approcciarsi e ad usufruire delle

opportunità che tale territorio è in grado di offrire, in termini di svago, attività, servizi e turismo in generale.

Sebbene la prima parte della ricerca abbia previsto un’analisi della letteratura relativa al contesto di

riferimento, ovvero la montagna e i giovani, nella quale sono state descritte l’offerta ricettiva e le attrattive

delle montagne trentine, come i giovani occupino il proprio tempo libero e se frequentino o meno la

montagna e con quali modalità, il vero obiettivo di questa ricerca è capire cosa pensano i giovani trentini ed

indagare quali sono i loro atteggiamenti relativamente alla frequentazione della montagna. Non siamo quindi

tanto interessati a cosa fanno o non fanno i giovani in montagna, a cosa li attrae, non li attrae o li respinge,

quanto piuttosto a perché ci vanno o non ci vanno.

La forza della nostra indagine e dell’approccio scelto sta nel fatto che abbiamo fatto emergere direttamente

dal campo le motivazioni giovanili incentivanti o respingenti la frequentazione della montagna. Lo sviluppo

del nostro questionario ha infatti previsto il coinvolgimento diretto del gruppo target nell’esplorazione delle

motivazioni possibili, nella scelta degli item e della loro migliore formulazione, attraverso momenti di

confronto e fasi di pre-test dello strumento. In questo modo siamo riusciti a costruire un questionario che

contenesse le opinioni più comuni e maggiormente diffuse, selezionando gli item che risultavano essere

maggiormente discriminanti sulla base dei risultati dell’analisi dei dati raccolti durante il pre-test. In questo

modo, nel questionario sono state incluse tutte le principali opinioni dei giovani trentini aventi la montagna

come oggetto di riferimento.

Attraverso la somministrazione di tale questionario, con il sistema CATI, ad un campione statisticamente

significativo e rappresentativo dell’universo di riferimento, siamo riusciti a raccogliere una grande quantità

di dati relativamente al pensiero dei giovani trentini rispetto alla montagna. L’analisi fattoriale applicata a tali

dati ha consentito di raggruppare i singoli item in fattori, ovvero fare emergere le dimensioni latenti rispetto

alle opinioni espresse dagli item contenuti nel questionario. A ciascun fattore individuato corrisponde un

atteggiamento, il quale è costituito dall’integrazione di credenze coerenti sull’oggetto preso in

considerazione. Tali convinzioni hanno una natura valutativa e vanno a definire motivazioni a favore o

sfavore della frequentazione della montagna e ciò, ovviamente, ha effetto sulle relative scelte

comportamentali.

In ordine decrescente per capacità di spiegare la variabilità dei dati, abbiamo rilevato i seguenti fattori: il

primo riguarda la percezione degli effetti positivi che l’andare in montagna ha sul nostro benessere

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psicofisico; a seguire troviamo il fatto di percepirsi come persone di città e la volontà di identificarsi con lo

stile di vita cittadino; poi troviamo la convinzione che in montagna manchino alcune comodità fondamentali,

legate in particolar modo al collegamento alla rete; quindi troviamo la frequentazione della montagna come

tradizione famigliare; a seguire troviamo la convinzione che la montagna sia una destinazione riservata a

persone esperte ed attrezzate; infine, l’ultimo fattore per capacità esplicativa della varianza dei dati è la

convinzione che per andare in montagna sia necessario programmarsi ed in particolare valutare

accuratamente le condizioni atmosferiche.

Come possiamo notare, due dei sei fattori rilevati ha una natura incentivante rispetto alla frequentazione

della montagna, ovvero: vado in montagna perché mi fa stare bene, oppure perché è una passione che mi è

stata trasmessa dalla famiglia; gli altri quattro, invece, sono fattori frenanti, ovvero: non vado in montagna

perché si sta meglio in città, perché mi sento isolato, perché è pericoloso, non sono esperto ed attrezzato o

perché bisogna programmarsi e la possibilità di andarci dipende dal tempo atmosferico.

Quando andiamo a suddividere il campione nei diversi segmenti socio-demografici, ci accorgiamo che tali

fattori hanno o non hanno effetto in base al gruppo target preso in esame. Andiamo ora ad analizzare la

caratterizzazione degli atteggiamenti derivante dall’incrocio dei vari gruppi target con i sei fattori rilevati è

rappresentata in Tabella 22.

Tabella 22 – sintesi dei fattori incentivanti e frenanti su specifici target

Per prima cosa prendiamo in esame le differenze di genere: dalle nostre analisi emerge che l’immagine della

montagna come luogo stimolante e rilassante allo stesso tempo, dove ci si può sfogare, ma anche recuperare

le energie, è caratteristica più dei maschi che delle femmine. Quest’ultime infatti tendono meno ad associare

alla montagna tutta quella serie di effetti positivi sul benessere psicofisico, che invece vengono riconosciuti

dai maschi. A rafforzare quest’atteggiamento femminile abbiamo rilevato anche che le femmine, rispetto ai

maschi, soffrono di più la mancanza di confort e di collegamenti alla rete, bisogni questi che sono vissuti

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sempre più come fondamentali, ed evidentemente esse associano la mancanza di tali comfort all’ambiente

montalo. Infine il gruppo femminile sente che le condizioni atmosferiche siano fortemente vincolanti rispetto

alla possibilità di andare in montagna e che quindi la scelta di andarci o meno sia subordinata ad una

programmazione in tal senso. Tale approccio orientato alla massima cautela potrebbe far diminuire la

predisposizione all’affrontare viaggi in montagna in condizioni atmosferiche dubbie. La differenza di genere

riguardo alla scala valoriale e alla modalità di fruizione del tempo libero emersa dall’analisi del framework

teorico (ricerche Buzzi, 2003; Buzzi et al., 2007) trova qui un’ulteriore conferma: i giovani di sesso maschile

sono maggiormente interessati allo sport e allo stare all’aria aperta, diversamente dalle donne maggiormente

interessate ad attività al “chiuso” ed impegnate intellettualmente.

Passando invece alle differenze di pensiero tra i giovani più giovani (15-24 anni) e quelli meno giovani (25-

30 anni), i giovani tra i 15 e i 24 anni soffrono maggiormente, rispetto a quelli di 25 anni o più, del fatto che

la montagna non offra le stesse opportunità della città: i primi, infatti, aderiscono fortemente allo stile di vita

della città, caratterizzata dalla disponibilità di varie opportunità di socializzazione, e soffrono della mancanza

di comfort e di collegamento alla rete. Questo atteggiamento trova una spiegazione nelle ricerche che

mostrano l’importanza che per i più giovani ha l’amicizia e l’apertura a cose nuove (Buzzi, 2002). Inoltre,

non va trascurato il fatto che gli svaghi maggiormente in voga tra i giovani trentini sono caratterizzati

dall’interazione e dalla socializzazione, come andare in giro con gli amici e in particolare uscire per locali,

discoteche o semplicemente girovagare per la città (Caporusso, 2007). Nell’immaginario dei giovanissimi,

infatti, la montagna risulta essere caratterizzata come luogo tendenzialmente isolato, in cui mancano i

principali collegamenti e i servizi ricreativi più mondani (come le discoteche e i pub), che caratterizzano

invece l’ambiente cittadino. Per gli stessi motivi, come già descritto nel capitolo 3, si rileva una predilezione

dei giovanissimi per le località balneari come destinazioni turistiche preferite, proprio perché caratterizzate

dalla presenza di opportunità di divertimento e svago coerenti con le attuali culture giovanili e con le

modalità di soddisfazione dei bisogni di socializzazione tipiche di tali gruppi.

Passando invece al gruppo target di chi vive in zona rurale non di montagna, ovvero chi abita nei vari paesi

di fondovalle, o comunque posti al di sotto dei 600 metri d’altitudine, che caratterizzano una rilevante fetta

del territorio abitato trentino, gli atteggiamenti delle persone appartenenti a tale gruppo sono caratterizzati da

ben tre fattori frenanti: aderire allo stile di vita di “città”, soffrire la mancanza di comfort e di collegamenti e

avvertire maggiormente la necessità di programmarsi adeguatamente. Il primo fattore può risultare alquanto

altisonante: come mai chi vive in ambiente non cittadino tende invece ad aderire allo stile di vita della città?

Ciò probabilmente nasce da un bisogno di uscire dalla marginalità dei contesti rurali periferici. Dato che è

innegabile che i principali punti d’attrazione e d’interesse per i giovani siano collocati nelle poche città

presenti sul territorio trentino, uno dei mezzi per affermare la propria appartenenza al gruppo giovanile

risulta essere l’identificazione con lo stile di chi vive in città, anche quando tale caratteristica (vivere in città)

non corrisponde alla realtà di vita della persona. Per quanto riguarda gli altri due fattori che risultano avere

effetto su questo gruppo target, ovvero soffrire la mancanza di comfort e di collegamenti e avvertire

maggiormente la necessità di programmarsi adeguatamente, tale atteggiamento è sostanzialmente uguale a

quello caratterizzante il gruppo femminile, già descritto in precedenza.

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81

Passando invece al gruppo delle persone che vivono in zone di montagna (oltre i 600 metri s.l.m.), i loro

atteggiamenti sono caratterizzati, per prima cosa, dal fatto di soffrire la mancanza di comfort e collegamenti.

Come già anticipato nel capitolo precedente, quest’aspetto è facilmente spiegabile con la “durata” del

disagio: mentre un turista o un cittadino provano per un breve lasso di tempo gli eventuali disagi connessi

alla vita in area di montagna, chi vi risiede abitualmente deve fare i conti con un senso di deprivazione (dalla

tecnologia ad esempio) che non è limitato al periodo della vacanza e che spesso non è frutto di una scelta

personale, “ho voglia di fare un po’ di vita di montagna per staccare dalla frenesia della vita di città”, ma di

una costrizione, “purtroppo vivo qui, non posso trasferirmi in città e quindi devo adeguarmi alle condizioni

del luogo in cui vivo”. L’insoddisfazione dei giovani di vivere in zone di montagna prive di servizi e

collegamenti (alla rete virtuale ed a quella reale della città) è un elemento che trova conferma anche nella

citata analisi di Buzzi (2003). Allo stesso tempo non sorprende che chi vive in località montane senta

maggiormente la necessità di programmarsi adeguatamente prima di andare in montagna, sapendo bene quali

sono le sfide che può riservare la frequentazione di un ambiente montagna, soprattutto in condizioni

climatiche e atmosferiche sfavorevoli. Infine, non sorprende affatto che,, anche al netto di tutte le altre

variabili considerate, siano gli intervistati residenti in montagna ad aver maturato la passione per tale

territorio e ad aver iniziato a frequentarlo come parte della propria tradizione familiare.

Analizzando infine le differenze relative al background culturale caratterizzante l’ambiente famigliare, le

nostre analisi hanno evidenziato un effetto del fattore “sentirsi di città”, nel senso che le persone aventi un

background più basso tendo ad aderire meno allo stile di vita della città e non sentono così fortemente il

bisogno di conoscere gente nuova e di mondanità in genere.

Se andiamo ad osservare gli atteggiamenti caratterizzanti i vari gruppi socio-demografici nell’ottica di

promuovere la montagna, possiamo focalizzare la nostra attenzione sugli atteggiamenti negativi rispetto alla

montagna e sulle motivazioni frenanti rispetto alla sua frequentazione e provare ad immaginare azioni

possibili per contrastare il fenomeno dell’abbandono e del disinteresse per il territorio montano.

Le principali ipotesi di intervento, riportate in Tabella 23, sono sostanzialmente quattro. Le riportiamo di

seguito in ordine decrescente per forza del fattore a cui si riferiscono.

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Tabella 23 – ipotesi di intervento su target specifici

La prima consiste nel lavorare sull’effetto del primo fattore, relativo alla percezione degli effetti della

montagna sul proprio benessere, che come detto è il più forte dei sei rilevati. Tale azione dovrebbe consistere

nell’organizzazione di campagne pubblicitarie o iniziative finalizzate a mettere in evidenza i benefici della

montagna sul corpo e sulla mente e, sulla base delle analisi effettuate, avrebbe un effetto incentivante su tutto

i target femminile, quindi su circa il 50% della popolazione di riferimento.

La seconda azione possibile consisterebbe nel valorizzare le possibilità di socializzazione della montagna e

sulla presenza, anche in tali zone, di centri d’interesse per i giovani, a dimostrazione del fatto che essi non

sono ad appannaggio esclusivo della città, in particolare quelli di carattere mondano come pub, discoteche,

ecc. Questo tipo di intervento, come si evince dalla Tabella 23, dovrebbe avere un forte effetto incentivante

sui giovanissimi (fino ai 24 anni) e su chi vive nelle zone rurali non di montagna.

Il terzo intervento ipotetico dovrebbe avere l’obiettivo di rassicurare le persone sul fatto che in montagna si

possano trovare tutti i comfort fondamentali e di assicurare e potenziare il più possibile le possibilità di

collegamento alla rete. Un azione di questo genere avrebbe un effetto su praticamente tutti i target specifici

non persuasi su questo aspetto, ovvero donne, giovani sotto i 25 anni e giovani che vivono nelle zone rurali,

sia di montagna sia non di montagna.

Infine, un’ultima azione possibile dovrebbe essere orientata a rassicurare le persone che programmarsi per

andare in montagna è facile e che il tempo atmosferico non è un vincolo così impattante sulla scelta di partire

o meno. Un intervento di questo genere avrebbe effetto su donne e su persone che vivono nelle zone rurali,

sia di montagna sia non di montagna.

Quella appena descritta è la sintesi delle indicazioni di intervento per promuovere la montagna tra i giovani

trentini che sono coerenti con quanto emerso dall’analisi dei dati raccolti nella ricerca. È utile evidenziare

che la ricerca ci ha permesso di raggiungere due obiettivi: 1. far emergere chiaramente il quadro degli

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atteggiamenti dei giovani nei confronti della montagna, ovverossia dell’immaginario e delle motivazioni

maggiormente salienti che caratterizzano il loro pensiero rispetto alla possibilità di frequentare o meno la

montagna e 2. ha consentito di sviluppare uno strumento di misura di tali atteggiamenti. In ottica futura, il

questionario potrebbe essere somministrato a livello individuale per rilevare specifici profili di

atteggiamento; potremmo rilevare il profilo di ciascuna persona sui sei diversi indicatori rilevati, ovvero

rispetto ai sei fattori emersi dalla ricerca. Inoltre, tale strumento potrebbe essere utilizzato per analizzare i

profili di gruppi target d’interesse e per confrontare tra loro gruppi diversi per caratteristiche molo specifiche

come ad esempio il contesto di appartenenza.

Pensando invece a possibili spunti di approfondimento di quanto emerso dalla ricerca, sarebbe interessante

segmentare l’immagine che il giovane trentino ha della montagna sulla base delle attività che vi svolge e

delle associazioni semantiche primarie. Per far questo, ad esempio, potremmo rilevare le attività svolte dai

giovani in montagna e incrociare tali dati con i loro atteggiamenti rilevati attraverso l’indagine effettuata.

Oppure potremmo sviluppare nuovi questionari assimilabili a quello testato restringendo però il campo

dell’oggetto di atteggiamento, facendo riferimento non più al concetto generale di montagna, ma a concetti

più specifici come: la montagna come destinazione per le vacanze estive, la montagna come destinazione

sciistica e quindi invernale, la montagna intesa come alpinismo ed attività sportive quali l’arrampicata, la

frequentazione della montagna come attività per il tempo libero, ecc.

Un ulteriore possibile sviluppo della ricerca potrebbe essere quello di replicarla in contesti territoriali diversi,

assimilabili a quello trentino, ma differenti per caratteristiche geomorfologiche, turistiche, culturali, ecc.,

eventualmente facendo riferimento anche a territori più vasti, comprendendo ad esempio l’intero arco alpino

e, volendo, anche entrambi i versanti, quello italiano e quello di tutti gli altri paesi (Francia Svizzera, Austria,

Germania, Slovenia ed Ungheria).

Infine, visto che la ricerca ha indagato gli atteggiamenti nei confronti della montagna dei giovani che vivono

in Trentino; potrebbe essere molto interessante indagare gli atteggiamenti dei giovani che non risiedono in

Trentino, ma che ne frequentano il territorio montano o che pur non frequentandolo possono essere

comunque considerati come target potenziale dell’offerta turistica trentina.

Tanti sono gli spunti di riflessione e di approfondimento che sono emersi da questo studio e tante sono le

tematiche correlate al tema centrale della ricerca che meriterebbero di essere approfonditi (a partire dal

concetto di identità, al riconoscimento dei mutamenti culturali in atto, agli effetti della modernità e dello

sviluppo tecnologico, tutti argomenti che si intersecano fortemente ed influenzano profondamente la

relazione esistente tra giovani e montagna), ma che per ragioni di coerenza con la domanda di ricerca non è

stato possibile esplorare in questa sede.

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ALLEGATI

ALLEGATO 1: QUESTIONARIO PER IL PRE-TEST

Di seguito troverai una serie di affermazioni fatte da

alcuni ragazzi e ragazze come te. Puoi dirmi se sei

per nulla/poco/abbastanza/molto d’accordo con

loro?

Per nulla Poco Abba

stanza Molto

1 mi piace godere dei panorami della montagna

2 ho un gruppo di amici con cui vado in montagna

3 tra mare e montagna preferisco il mare

4 l'altezza mi fa venire le vertigini

5 vado in montagna per allenarmi

6 mi disincentiva sapere che servono attrezzature specifiche per

andare in montagna

7 amo il contatto con la neve

8 in Trentino si vedono montagne dappertutto: nel mio tempo

libero preferisco andare in posti con un panorama diverso

9 in montagna d’estate si sta bene perché c’è l’aria fresca

10 le attività che pratico in montagna sono una scarica di adrenalina

11 per andare in montagna bisogna essere esperti

12 non vado in montagna per motivi di salute

13 i miei genitori non mi hanno mai portato in montagna

14 in montagna mi piace vedere gli animali

15 vado in montagna volentieri

16 non conosco nessuno con cui avrei piacere di andare in

montagna

17 se ho voglia di fare qualcosa in montagna è difficile che le

condizioni meteo mi facciano cambiare idea

18 non riesco ad appassionarmi alla montagna

19 al giorno d’oggi anche in montagna ci sono tutte le comodità

20 in montagna si respira aria buona

21 mi piace la montagna ma solo d’inverno

22 la montagna mi mette tristezza

23 ogni volta che vado in montagna imparo nuove cose

24 andare in montagna è un modo di mettersi alla prova

25 ogni volta che vado in montagna mi pongo obiettivi sempre più

ambiziosi

26 la montagna è la mia passione

27 per andare in montagna non servono molte cose

28 la vista del mare è uno scenario più bello dei panorami di

montagna

29 per andare in montagna devo rinunciare a fare altre cose

30 andare in montagna mi ricarica di energia

31 mi piace la sensazione di stare in alto

32 in montagna il cibo è più sano

33 ogni momento libero è buono per andare in montagna

34 mi piace molto la vista del paesaggio innevato

35 la montagna non mi attrae particolarmente

36 non mi dispiace andare in montagna, ma i miei amici

preferiscono fare altro

37 andare in montagna è un passatempo che costa poco

38 in montagna fa troppo freddo per stare veramente bene

39 sento il bisogno di entrare in contatto con la natura

40 la montagna mi mette ansia

41 la montagna mi piace in tutte le stagioni

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42 non ho bisogno di andare in montagna per dimostrare quanto

valgo

43 per andare in montagna si è subito pronti

44 vado in montagna con i miei genitori

45 in montagna si crea un clima familiare che mi fa piacere

46 la montagna è una meta sempre a portata di mano

47 tra mare e montagna preferisco la montagna

48 prima di andare in montagna guardo le previsioni del tempo

49 gli incidenti in montagna capitano perché la gente se li va a

cercare

50 non ha senso per me parlare di “andare in montagna”, io ci vivo

da sempre

51 in montagna sto meglio fisicamente

52 andare in montagna mi dà più fatica che piacere

53 andare in montagna mi rilassa

54 in montagna ci sono animali che mi spaventano

55 mi sento una persona di montagna

56 mi sento a disagio nella neve

57 mi dà fastidio che in montagna non ci sia campo per il telefonino

58 l’attrezzatura necessaria per andare in montagna è troppo

costosa

59 in montagna non mi sento a mio agio

60 mi piace la montagna ma solo d’estate

61 in montagna mancano alcune comodità che per me sono

fondamentali

62 in montagna mi sento solo

63 se vado a farmi un giro in città ho più possibilità di conoscere

gente nuova

64 l’atmosfera delle gite in montagna mi sta stretta

65 vado in montagna per tenermi in forma

66 non mi sento abbastanza in forma fisicamente per andare in

montagna

67 non capisco quei fissati che vogliono a tutti i costi raggiungere

una cima

68 andando in montagna perdo un sacco di tempo

69 si fa troppa fatica ad andare in montagna

70 se vado in montagna ho problemi di pressione

71 ho cominciato ad andare in montagna da piccolo

72 mi ritengo un tipo cittadino

73 in montagna ci sono insetti che mi infastidiscono

74 al mare è più facile conoscere gente nuova rispetto alla

montagna

75 ogni tanto ci vuole un po’ di isolamento

76 vado in montagna per sfogarmi

77 se piove o nevica anche una passeggiata in montagna può

diventare pericolosa

78 in montagna mi manca la possibilità di accedere a internet

79 ogni tanto vado a fare una passeggiata in montagna per conto

mio

80 la mia famiglia ha una casa (o una seconda casa) in montagna

81 andare in montagna fa bene alla salute

82 non sono abituato ad andare in montagna

83 quando vado in montagna mi sento in pace con il mondo

84 vado in montagna sempre con la solita gente

85 andando in montagna si conosce gente nuova

86 in montagna mi sento come a casa

87 quando raggiungo una cima mi sento soddisfatto e realizzato

88 se vado in montagna mi vengono le allergie

89 andare in montagna mi innervosisce

90 i miei genitori amano andare in montagna

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91 talvolta rinuncio ad andare in montagna perché non è facilmente

raggiungibile

92 non si può decidere all’ultimo momento di andare in montagna

93 sono felice quando riesco a guardare le stelle

94 imparo di più standomene a casa che non andando in montagna

95 andare in montagna per me è una tradizione di famiglia

96 la montagna è stimolante

97 Il mio migliore amico (o amica) ama andare in montagna

98 andare in montagna è divertente

99 andare in montagna è noioso

100 mi sento a disagio in montagna perché è un ambiente che non

conosco

101 mi dà fastidio sentirmi fuori dal mondo

102 andare in montagna costa troppo

103 in montagna manca la “vita” della città

104 mi piace provare il brivido del rischio

105 per andare in montagna bisogna programmarsi in anticipo

106 per andare in montagna bisogna avere l’automobile

107 andare in montagna è pericoloso

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ALLEGATO 2: QUESTIONARIO DEFINITIVO

[Nota: rivolgersi dando del tu se l’intervistato ha meno di 20 anni, del Lei se l’intervistato è più

grande]

Le/ti elencherò ora una serie di affermazioni che riguardano la montagna: può/puoi

dirmi se è/sei molto (4), abbastanza (3), poco (2) o per nulla (1) d’accordo?

Gli item che seguono andranno proposti randomizzati

vado in montagna volentieri ogni volta che vado in montagna imparo nuove cose la montagna è la mia passione andare in montagna mi ricarica di energia ogni momento libero è buono per andare in montagna sento il bisogno di entrare in contatto con la natura la montagna mi piace in tutte le stagioni tra mare e montagna preferisco la montagna in montagna sto meglio fisicamente andare in montagna mi rilassa mi sento una persona di montagna vado in montagna per sfogarmi quando vado in montagna mi sento in pace con il mondo in montagna mi sento come a casa la montagna è stimolante andare in montagna è divertente ho cominciato ad andare in montagna da piccolo i miei genitori amano andare in montagna andare in montagna per me è una tradizione di famiglia in Trentino si vedono montagne dappertutto: nel mio tempo libero preferisco andare in posti con un panorama

diverso mi dà fastidio che in montagna non ci sia campo per il telefonino se vado a farmi un giro in città ho più possibilità di conoscere gente nuova mi ritengo un tipo cittadino in montagna ci sono insetti che mi infastidiscono al mare è più facile conoscere gente nuova rispetto alla montagna in montagna mi manca la possibilità di accedere a internet in montagna manca la “vita” della città mi disincentiva sapere che servono attrezzature specifiche per andare in montagna per andare in montagna bisogna essere esperti prima di andare in montagna guardo le previsioni del tempo se piove o nevica anche una passeggiata in montagna può diventare pericolosa per andare in montagna bisogna programmarsi in anticipo andare in montagna è pericoloso in montagna mancano alcune comodità che per me sono fondamentali andare in montagna costa troppo

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Sociodemografica Sesso (1) maschio (2) femmina Comune di residenza [codice istat – da cui ricavare altezza s.l.m. e zona] Anno di nascita 19___ Studia (1) si (2) no Se studia: attualmente quale scuola frequenta

scuole secondarie di primo grado (medie) (1) scuole secondarie di secondo grado (superiori) e più precisamente: - formazione professionale (2) - istituto professionale (3) - istituto tecnico (4) - liceo artistico, musicale, delle scienze umane, linguistico (5) - liceo classico, scientifico (6) università - laurea triennale (7) - laurea magistrale/specialistica (8)

Se non studia qual è il suo titolo di studio?

scuole secondarie di primo grado (medie) (1) scuole secondarie di secondo grado (superiori) e più precisamente: - formazione professionale (2) - istituto professionale (3) - istituto tecnico (4) - liceo artistico, musicale, delle scienze umane, linguistico (5) - liceo classico, scientifico (6) università - laurea triennale (7) - laurea magistrale/specialistica (8)

attualmente lavora? (non importa se in regola o no) (1) si (2) no (disoccupato o in cerca di occupazione) Se lavora È lavoratore autonomo (1) o dipendente (2)? Ha un contratto a tempo determinato (1) o a tempo indeterminato (2)?

qual è (era, se deceduta) il titolo di studio di sua madre (o di chi ne fa le veci)?

(1) elementari o nessun titolo (2) licenza media / avviamento professionale (3) diploma (4) laurea

…e di suo padre? (5) elementari o nessun titolo (6) licenza media / avviamento professionale (7) diploma (8) laurea

inoltre registrare: durata della telefonata, giorno, ora, codice intervistatore, lista da cui estratto (I, II,…)