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Anno I, Numero II - Marzo 2016- a.s. 2015/2016 scuola dell’infanzia-scuola primaria-scuola secondaria di primo grado Febbraio: tempo di Carnevale, scherzi, maschere, giochi spensierati. In questo periodo ci si traveste e si “nasconde” il proprio io agli occhi degli altri per apparire in modo diverso da come si è: è divertente trasformarsi, inventare personaggi, emularne degli altri. Ma nella società di oggi non sembra che il Carnevale duri tutto l’anno? Ogni giorno le persone indossano una maschera che cela la vera identità di ciascuno. L’apparire dunque prevale con facilità sull’essere e le identità si costruiscono accuratamente sui social network: anche solo attraverso uno smartphone, in pochi secondi, ognuno può mostrare la migliore immagine di sé agli altri, postando in tempo reale “la foto perfetta”. Anche nel mondo del lavoro accade spesso di dover apparire diversi da come si è per dare una buona impressione e guadagnarsi la stima e il rispetto dei colleghi. Nella vita quotidiana piace, diverte e gratifica offrire alle persone il lato che vogliono vedere. Ma in questa confusione di identità, ruoli e personaggi il vero io non rischia di perdersi? Il pericolo c’è: per questo è necessario che ognuno si riappropri di stesso, del proprio essere e allontani l’esasperata voglia di apparire a tutti i costi. Infatti essere se stessi permette alle persone di conoscersi veramente, di esprimere le proprie emozioni, senza aver paura di essere giudicati e di conseguenza di sentirsi più liberi e spontanei. In tal modo si mostra l’intera personalità di un individuo, fatta di pregi ma anche di “sani” difetti: ogni persona è unica a modo suo e si differenzia per il proprio carattere; essere accettati per quello che si è regala una profonda soddisfazione perché non si è costretti a fingere e quindi si ottiene la fiducia degli altri. In conclusione, ritornare all’essere significa rinunciare alle apparenze, squarciare il velo che copre ogni persona, rompere il muro di finzione che sembra proteggere l’io, ma in realtà lo soffoca. Forse si dovrebbe tornare un po’ bambini: spontaneità e ingenuità aiutano a non pensare al giudizio degli altri, permettendo di vivere all’insegna della sincerità e dell’autenticità dei sentimenti. L’invito è per tutti: giù la maschera! LA SCUOLA PROTAGONISTA: Incontro con il vescovo classe II G scuola secondaria di primo grado In questo anno scolastico gli alunni della scuola Manlio Battistini hanno avuto l’onore di ricevere la visita di Sua Eccellenza Monsignore Mauro Parmeggiani, Vescovo della Diocesi di Tivoli. Ad accoglierlo, il sindaco di San Polo, signor Paolo Salvatori e l’Assessore alla Cultura, signora Stefania Mozzetta. Accompagnato dal parroco del paese, Don Andrea, Monsignor Parmeggiani ha salutato la Dirigente, professoressa Maria Pia Venturi, i professori e gli allievi dei tre ordini di scuola. L’incontro è iniziato con l’ascolto di canzoni preparate dagli alunni della scuola dell’infanzia e della primaria. Subito dopo gli allievi delle classi IV e V hanno recitato poesie che auspicavano la pace nel mondo e hanno compilato con il simpatico ausilio del Vescovo un cruciverba, il cui obiettivo era la riflessione sui temi dell’amicizia, della solidarietà e della fratellanza. Il Vescovo ha poi incontrato gli allievi della scuola media con i quali ha conversato su argomenti riguardanti la società e la famiglia. I ragazzi hanno fatto domande su temi attuali ed a volte scottanti alle quali il Vescovo ha risposto con cordialità e naturalezza. Tutto è stato così piacevole ed interessante che l’incontro si è prolungato ed è durato più del previsto. Alla fine la Dirigente professoressa Maria Pia Venturi ha ringraziato il Vescovo e lo ha invitato a visitare la sede centrale del nostro istituto. EDITORIALE ALLA RICERCA DELL’ESSERE: “Giù la maschera”classe III G scuola secondaria di primo grado Ti racconto... Giorgio Perlasca nel Giardino dei Giusti pag 2 Ti racconto... L’infanzia dei nonni sanpolesi pag.9 VIAGGIO...NELLE EMOZIONI Nel paese della Felicità La felicità per alcuni è quotidiana, per altri è rara, ma se si cerca dentro di sè, la si può trovare... continua a pag. 4

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Anno I, Numero II - Marzo 2016- a.s. 2015/2016 scuola dell’infanzia-scuola primaria-scuola secondaria di primo grado

Febbraio: tempo di Carnevale, scherzi, maschere, giochi spensierati. In questo periodo ci si traveste e si “nasconde” il proprio io agli occhi degli altri per apparire in modo diverso da come si è: è divertente trasformarsi, inventare personaggi, emularne degli altri. Ma nella società di oggi non sembra che il Carnevale duri tutto l’anno? Ogni giorno le persone indossano una maschera che cela la vera identità di ciascuno. L’apparire dunque prevale con facilità sull’essere e le identità si costruiscono accuratamente sui social network: anche solo attraverso uno smartphone, in pochi secondi, ognuno può mostrare la migliore immagine di sé agli altri, postando in tempo reale “la foto perfetta”. Anche nel mondo del lavoro accade spesso di dover apparire diversi da come si è per dare una buona impressione e guadagnarsi la stima e il rispetto dei colleghi. Nella vita quotidiana piace, diverte e gratifica offrire alle persone il lato che vogliono vedere. Ma in questa confusione di identità, ruoli e personaggi il

vero io non rischia di perdersi? Il pericolo c’è: per questo è necessario che ognuno si riappropri di sé stesso, del proprio essere e allontani l’esasperata voglia di apparire a tutti i costi. Infatti essere se stessi permette alle persone di conoscersi veramente, di esprimere le proprie emozioni, senza aver paura di essere giudicati e di conseguenza di sentirsi più liberi e spontanei. In tal modo si mostra l’intera personalità di un individuo, fatta di pregi ma anche di “sani” difetti: ogni persona è unica a modo suo e si differenzia per il proprio carattere; essere accettati per quello che si è regala una profonda soddisfazione perché non si è costretti a fingere e quindi si ottiene la fiducia degli altri. In conclusione, ritornare all’essere significa rinunciare alle apparenze, squarciare il velo che copre ogni persona, rompere il muro di finzione che sembra proteggere l’io, ma in realtà lo soffoca. Forse si dovrebbe tornare un po’ bambini: spontaneità e ingenuità aiutano a non pensare al giudizio degli altri, permettendo di vivere all’insegna della sincerità e dell’autenticità dei sentimenti.L’invito è per tutti: giù la maschera!

LA SCUOLA PROTAGONISTA:Incontro con il vescovo

classe II G scuola secondaria di primo grado

In questo anno scolastico gli alunni della scuola Manlio Battistini hanno avuto l’onore di ricevere la visita di Sua Eccellenza Monsignore Mauro

Parmeggiani, Vescovo della Diocesi di Tivoli. Ad accoglierlo, il sindaco di San Polo, signor Paolo Salvatori e l’Assessore alla Cultura, signora Stefania Mozzetta. Accompagnato dal parroco del paese, Don Andrea, Monsignor Parmeggiani ha salutato la Dirigente, professoressa Maria Pia Venturi, i professori e gli allievi dei tre ordini di scuola. L’incontro è iniziato con l’ascolto di canzoni preparate dagli alunni della scuola dell’infanzia e della primaria. Subito dopo gli allievi delle classi IV e V hanno recitato poesie che auspicavano la pace nel mondo e hanno compilato con il simpatico ausilio del Vescovo un cruciverba, il cui obiettivo era la riflessione sui temi dell’amicizia, della solidarietà e della fratellanza. Il Vescovo ha poi incontrato gli allievi della scuola media con i quali ha conversato su argomenti riguardanti la società e la famiglia. I ragazzi hanno fatto domande su temi attuali ed a volte scottanti alle quali il Vescovo ha risposto con cordialità e naturalezza. Tutto è stato così piacevole ed interessante che l’incontro si è prolungato ed è durato più del previsto. Alla fine la Dirigente professoressa Maria Pia Venturi ha ringraziato il Vescovo e lo ha invitato a visitare la sede centrale del nostro istituto.

EDITORIALE

ALLA RICERCA DELL’ESSERE: “Giù la maschera”classe III G scuola secondaria di primo grado

Ti racconto... Giorgio Perlasca nel Giardino dei Giusti pag 2

Ti racconto...L’infanzia dei nonni sanpolesi pag.9

VIAGGIO...NELLE EMOZIONINel paese della Felicità

La felicità per alcuni è quotidiana, per altri è rara, ma se si cerca dentro di sè, la si può trovare...

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Il viaggio

Per non dimenticare

Giornata della Memoria 2016classe II G scuola secondaria di primo grado

Il giorno 27 Gennaio 2016 “Giorno della Memoria”, abbiamo svolto regolarmente lezione fino alla seconda ora . Successivamente con la professoressa Emilia Ferrara abbiamo parlato dell’Olocausto e degli orrori della Seconda Guerra Mondiale, aiutandoci con le ricerche fatte nelle settimane precedenti e leggendo alcuni brani tratti da libri inerenti all’argomento come: “Se questo è un uomo”di Primo Levi e “Stelle di cannella” di Helga Schneider. Abbiamo affrontato anche episodi di razzismo nei confronti degli Ebrei ed abbiamo ricordato la Notte dei Cristalli in cui i Nazisti, sotto l’ordine di Hitler distrussero le vetrine dei negozi ebraici. Siamo stati particolarmente colpiti dalla

figura di “Giorgio Perlasca”, un italiano che si può considerare un eroe perché, fingendosi un Ambasciatore spagnolo, liberò 5218 Ebrei ungheresi dal rischio della deportazione. Al termine delle

Il Giardino dei Giusti è nato a Gerusalemme nel 1960 ed è dedicato ai Giusti tra le Nazioni. Ricorda gli uomini che hanno rischiato la loro vita per salvare gli Ebrei durante la Shoah, agendo disinteressatamente. La commemorazione fino agli anni ‘90 veniva effettuata piantando alberi in onore dei Giusti. Oggi, non essendoci più spazio per le

piantumazioni, è stato costruito il Muro d’Onore su cui vengono scolpiti i nomi. Tra i Giusti spicca il nome del nostro Giorgio Perlasca. Nato a Como nel 1910, aveva aderito giovanissimo al fascismo, allontanandosene in seguito alle leggi razziali del 1938. Scoppiata la seconda guerra mondiale, venne mandato con lo Status di Diplomatico nei paesi dell’Est europeo con lo scopo di comprare carne per l’esercito italiano. L’armistizio del 1943 lo colse a Budapest, dove riuscì a nascondersi presso l’ambasciata spagnola. Collaborò con l’ambasciatore spagnolo fino a quando quest’ultimo lasciò l’Ungheria per non riconoscere il nuovo governo filo-nazista. Perlasca si presentò come sostituto dell’ambasciatore e resse da solo l’ambasciata con il rischio di essere scoperto dai nazisti e pressato dalla necessità di reperire i viveri per gli Ebrei. Riuscì ad evitare la loro deportazione rilasciando salvacondotti fino all’arrivo dell’Armata Rossa, salvandone 5218. Rientrato in

Ti racconto... Giorgio Perlasca nel Giardino dei Giusti classe II G scuola secondaria di primo grado

riflessioni tutte le classi della scuola media insieme alle classi IV e V della primaria si sono riunite per partecipare alla visione del film “Storia di una ladra di libri”, tratto da una storia vera dove “l’Io narrante” è la “Morte” che si appassiona alla vita della protagonista, Liesel, e la segue in tutte le sue vicissitudini. Terminata la proiezione del film gli alunni sono ritornati nelle proprie classi e con gli insegnanti hanno commentato il film, confrontato le opinioni su i personaggi , le tematiche e la trama. Siamo stati tutti d’accordo sul fatto che la giornata è stata istruttiva e commovente.

GiorgioPerlasca,inunafotod’epoca.

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Italia, condusse una vita normalissima e chiuso nella sua riservatezza non raccontò a nessuno della sua storia di coraggio, altruismo e solidarietà. Grazie ad alcune donne ebree ungheresi, che testimoniarono i suoi gesti coraggiosi, la vicenda uscì dal silenzio, così Perlasca si recò nelle scuole per raccontare la sua storia. E’ morto a Padova nel 1992 all’età di 82 anni per un attacco di cuore. Il figlio ha consegnato la sua storia ad un giornalista che ha fatto conoscere la vicenda del padre al mondo.L’albero a ricordo di Perlasca è stato piantato nel Giardino dei Giusti nel 1989.

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Il viaggio

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Lettura di un film:

“Storia di una ladra di libri”classe II G scuola secondaria di primo grado

Germania, gennaio 1939.

Liesel Meminger è una bambina di 9 anni in viaggio con la madre e il fratellino, Werner, su un treno diretto a Molching. Durante il viaggio il piccolo muore: è così che Lisel trova il suo primo libro, “ Il manuale del becchino”, perduto da un addetto alla sepoltura del fratello. La bambina viene affidata agli Hubermann, la nuova famiglia adottiva: il padre, Hans, è un uomo gentile che fa l’imbianchino; la madre, Rosa, ha un pessimo carattere ma in fondo ha un cuore d’oro; mantiene la famiglia lavando il bucato alla moglie del sindaco. La sua prima conoscenza è un ragazzino dai capelli color limone, Rudy Steiner. Durante il suo primo giorno di scuola Liesel, che non sa leggere, viene derisa dai compagni e

dal prepotente Franz . Liesel perde le staffe e lo picchia davanti a tutti. Hans si rende conto che Liesel è analfabeta e decide di insegnarle a leggere usando “Il manuale del becchino” e così nasce l’irrefrenabile passione per la lettura. Liesel e Rudy entrano a far parte della gioventù hitleriana e sono costretti a partecipare allo scempio della messa al rogo dei libri “inquinanti”. La bambina ruba un libro sopravvissuto alle fiamme, ma si accorge di essere stata vista dalla consorte del sindaco che le aprirà la sua biblioteca. Durante la Notte dei Cristalli il giovane ebreo Max Vandenburg, scampato alle violenze naziste, si rifugia a casa degli Hubermann. Il ragazzo viene nascosto in cantina e stringe una salda amicizia con Liesel, con la quale legge e scrive sul suo abecedario. Durante le perquisizioni

“IL ROGO DEI LIBRI” di Bertolt Brecht classe III G scuola secondaria di primo grado

Quandoilregimeordinòcheinpubblicofosseroarsiilibridicontenutomaleficoeperognidovefuronoibuoicostrettiatrascinareairoghicarridilibri,unpoetascoprì–unodiquellialbando,unodeimeglio–l’elencostudiandodegliinceneriti,sgomento,cheisuoilibrieranostatidimenticati.Corsealsuoscrittoio,alatod’iraescrisseaipotentiunalettera.Bruciatemi!,scrissedivolo,bruciatemi!Questotortononfatemelo!Nonlasciatemifuori!Cheforselaveritànonl’hosempre,neilibrimiei,dichiarata?Eoravoimitrattatecomefossiunmentitore!Vicomando:bruciatemi!

delle cantine, la famiglia vive nel terrore che Max possa essere scoperto, ma grazie a Liesel il ragazzo riesce a sfuggire ad una drammatica sorte. È costretto poi ad abbandonare la casa degli Hubermann. Una notte la cittadina viene bombardata per errore e Hans, Rosa e tutta la famiglia di Rudy, ad eccezione del padre, rimangono uccisi. Liesel riesce a sopravvivere perché si addormenta nella cantina. Nel 1945 la Germania viene occupata dagli alleati. Liesel si riunisce a Max, sopravvissuto alla guerra. La Morte conclude la storia affermando con certezza di essere “stregata dagli esseri umani” e raccontando la vita felice che Liesel vive in America insieme a quella che sarà la sua famiglia.

Il tema dell’olocausto è affrontato dallaprospettivadicolorochelohannovissutoindirettamente. Il punto di vista è quellodellepersonecomuni,nondeiperseguitatie ciò rende originale e interessante larappresentazione. Non è soltanto questo,tuttavia, l’aspetto affascinante del filmche svela una particolare sensibilitàdegli autori e del regista verso i temidell’amicizia, dell’amore, della bontà edelladisponibilitàalsacrificio.Sono inoltreevidenti ilbisognodiaiutarele persone sofferenti e la disperazionedell’uomo poco incline e sempre pocopreparato al distacco. Tutto è affrontatoconunaleggerezzaeunapoeticitàdavverocapacidiemozionare.

Titolo originale: The book thiefLingua originale: InglesePaese di produzione: Germania, U.S.A.Anno: 2013Regia: Brian PercivalFotografia: Florian BallhausMontaggio: John WilsonEffetti speciali: Endres Lober, Mark E., RaimondMusiche: John WilliamsGenere: Drammatico

Bertolt Brecht nasce ad Augusta, in Germania, il 10 Febbraio 1898 da una famiglia agiata. Si dedica presto al teatro e alla poesia, ma quando Hitler arriva al potere è costretto all’ esilio.Torna in Europa nel 1947 e a Berlino Est riprende la sua attività teatrale fino alla morte, nel 1956. Brecht fu sempre contrario al regime nazista e si oppose alle idee di Hitler. Il 10 maggio 1933, in Germania, furono organizzati i roghi dei libri e interi carri trascinati dai buoi trasportarono tanti volumi di autori famosi considerati “pericolosi” come Alfred Döblin, Thomas Mann, Heinrich

Mann, Joseph Roth, Sigmund Freud. Nella raccolta “Poesie di Svendborg” del 1939 Brecht inserisce “Il rogo dei libri”. La poesia ricorda uno dei peggiori avvenimenti prima della Seconda guerra mondiale: la distruzione di libri di autori ebrei oppure ritenuti “degenerati” perché aprivano la mente alle persone. Le intense parole di Brecht esprimono la rabbia di un poeta che non è stato bruciato insieme agli altri autori. In questo modo si considera un traditore perché i suoi libri vengono dimenticati dai nazisti e lui non vuole per nessun motivo far parte del regime. La sua protesta è forte: si rivolta quindi scrivendo “bruciatemi!”

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Il viaggio

Le persone trovano la felicità in molte cose: chi nei profumi, chi nei sorrisi ricambiati, chi deve ancora scoprire dove cercarla. Quella che segue è la storia dell’uomo “della panchina rossa”.-Dove trovare la felicità? - si ripeteva mentalmente l’uomo. Magari l’avrebbe trovata in Africa, in America, chissà dove. Questa domanda lo tormentava e lo divorava. Un giorno vide davanti al teatro dei “Fiori Fioriti” un uomo che guadagnava soldi alla velocità del respiro e sembrava felice di tutti i suoi averi. L’uomo pensò che i soldi fossero fonte di felicità e iniziò a spenderli in lungo e in largo. Divertimenti, amici e posti esclusivi occupavano la sua agenda, ma quando i soldi finirono, false amicizie e alberghi di lusso chiusero le porte. L’uomo ora era infelice solo e povero. Un giorno, l’uomo “della panchina rossa”, mentre ripensava alle sue angosce, incontrò la donna “dagli occhi di speranza”. Era una donna semplice che teneva sempre un libro sotto al braccio. Non aveva mai provato niente di così bello e forte come nel momento in cui l’ aveva guardata in volto. Non sapeva cosa fosse quella sensazione ma capiva che la compagnia della donna l’avrebbe migliorato.L’uomo le chiese di cosa parlasse il libro che portava sempre con sè e la donna rispose che era un racconto scritto da suo padre che la incoraggiava ad essere felice.

- Come si può essere felici? - chiese l’uomo. La donna rispose: - Bastano poche cose che a prima vista sembrano insignificanti ma se rifletti solo un po’ ti accorgi che sono fondamentali: un abbraccio, un sorriso, una stretta di mano, ma soprattutto l’amore.E fu quell’amore che li unì e li rese felici fino alla fine della loro vita. Emma I G

Una Magnifica EsperienzaLa musica con-“divisa” unisce i cuori

classe I G scuola secondaria di primo grado

Lunedì 11 febbraio la nostra classe, IG, si è recata a Roma al teatro “Lante” della Marina Militare per assistere ad una lezione-concerto. Nonostante qualche ritardatario siamo partiti da San Polo alle ore 7.45. Abbiamo fatto tappa a Tivoli dove sono saliti sul pullman i ragazzi d e l l ’ I s t i t u t o C o m p r e n s i v o Baccelli. Eravamo veramente tanti! Dopo circa due ore di viaggio, siamo arrivati a destinazione. La caserma è una struttura alta e imponente, vigilata da militari. Entrati, ci siamo ritrovati in un cortile dove, posate a terra, c’erano delle carabine e baionette. La professoressa Russo ci ha accompagnato nella sala-mensa dove

abbiamo fatto merenda. In seguito ci siamo recati nel teatro dove si è svolto il concerto. Ci siamo accomodati e il direttore di orchestra, un uomo alto e

socievole, si è presentato a noi tutti. Subito dopo ha diretto l’orchestra che ha suonato l’Inno d’Italia. Eseguito il nostro Inno Nazionale, gli orchestrali stessi ci hanno presentato vari strumenti, dal flauto

traverso alle percussioni. La banda della Marina Militare ha poi suonato alcune sinfonie di Mozart in chiave moderna e le sigle di cartoni animati. Alcuni ragazzi

hanno avuto l’onore di dirigere la banda mentre alunni e professori ballavano divertiti ai piedi del palco. Quando stavamo per congedarci, abbiamo ricevuto un’agenda ed un calendario. Alle ore 12.30 abbiamo ripreso l’autobus. Gli alunni dell’Istituto Baccelli di Tivoli sono arrivati a

destinazione alle ore 13.30 mentre noi siamo arrivati a San Polo alle ore 14. E’ stata una giornata divertente ma soprattutto istruttiva.

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VIAGGIO... NELLE EMOZIONINel paese della Felicità segue da pag. 1

My dream...The secret of happiness for a Perfect Worldclasse II G scuola secondaria di primo grado

Theotherdaysamebodyaskedme:-What’syourbiggestdream?Ireplied:-Toliveinaperfectworld?AplacewhereEverybodyiskindtoeachotherwithoutviolencewheremoneycan’tbuyhappiness.Butthethingsthatgivehappinessarefreelikehealthandfriends!Friendshipisapreciusgift. It’sa feelingamongpeapleatruefriendcamsalwayswithusnotinfrontnotbehind.Hawcanwesaytobehappy?Happinesscanbeadream...thefirstemotionwefeelisjoythesecondemotionwefeelispeace.Peacegiveushopeforabetterfuture.

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Il viaggio

IL CAMMINO DI SANTIAGO: un viaggio, un’ avventura, un pellegrinaggio, un’esperienza di vita.

classe II G scuola secondaria di primo grado

Il Cammino di Santiago è un lungo percorso che i pellegrini fin dal Medioevo intraprendono attraverso Francia e Spagna per giungere al Santuario di Compostela, presso cui si trova la tomba dell’ Apostolo Giacomo. Il percorso che compone l’ itinerario è stato dichiarato Patrimonio dell’ Umanità dall’ Unesco.

Il Cammino francese è il percorso più popolare. Parte da Saint – Jean – Pied – de – Port sul versante francese dei Pirenei e prosegue a Roncisvalle sul lato spagnolo. A Roncisvalle si può ottenere la Credenziale del Pellegrino che andrà sempre timbrata nelle tappe obbligatorie. Il Certificato si riceve solo se si arriva a Santiago percorrendo gli ultimi 100 Km a piedi.

Si attraversano le città di: Pamplona, Burgos, Leon, Cebreiro, Samos, Sarria, Porto Marin, Santiago.

DOVE PERNOTTAREPer prenotare Hotel e Visite guidate è bene fare riferimento ad Agenzie accreditate quali Trip Advisor, Booking, ecc. Per chi decide di percorrere gli ultimi 100 Km a piedi troverà lungo il percorso accoglienti Ostelli dove riposare prima di riprendere il faticoso cammino. A questi ultimi si consiglia di portare con sé uno zaino che non superi il 10% del proprio peso corporeo.

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Un’ occasione da non perdere, percorrendo 900 Km per vivere un’ esperienza personale a contatto con la natura e altri pellegrini...alla scoperta di uno storico cammino.

LUOGHI DA VISITARE

BURGOSCattedralediSantaMaria in stile gotico è tra le Chiese più grandi d’ Europa.CastellodiBurgos, costruito durante la Reconquista contro gli eserciti musulmani, è un vero gioiello del XV sec.CavernedellaSierradiAtapuerca: grotte di valore archeologico con al suo interno reperti fossili che rappresentano la più antica testimonianza della presenza di Ominidi nell’ Europa Occidentale.

LEONCattedralediSantaMariadeReigla: è da ammirare di notte quando le vetrate si illuminano dall’interno.QuartierediSanMartino, costellato di antichi palazzi.

CEBREIROSantuario di Santa Maria la Real, in stile preromanico, fondato dai monaci benedettini nel IX sec.

SARRIALaCapilladelSalvador, la cui costruzione in stile moresco, risale al IX sec. Caratteristica è la porta che si trova sul lato sud, la cui forma ricorda il ferro di cavallo.

SANTIAGO Cattedrale, terminata nel 1211. La facciata è in prezioso stile barocco e si affaccia sulla piazza; ai due lati sporgono due torri medievali. Nella Cappella Maggiore spicca la statua del Santo sormontata da un mantello d’argento. I fedeli che vi arrivano sono soliti abbracciare e baciare San Giacomo.

EVENTI DA NON PERDERESagra de l’ Empanada galiziana.Offre una grandissima varietà di prodotti gastronomici: pesce, crostacei, verdure, ma soprattutto la tipica focaccia ripiena di carne o pesce.

MOMENTI DI RELAX...

...a Burgos, potrete rilassarvi nel Buddha Bar, un ambiente suggestivo, circondato da più di 20 statue di Buddha, una delle quali del peso di una tonnellata…...a Leon, nel Quartiere San Martino, potrete accomodarvi in vari locali caratteristici e assaggiare specialità regionali…...a Santiago, in pieno centro, nel Bar El Paraiso Perdido, potrete ammirare graffiti e incisioni riportate tanto sulle pareti quanto sui soffitti, mentre degustate vini e cocktail.

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A CARNEVALE... SU LA MASCHERA!classe III scuola primaria

Carnevale: ecco ilperiodo più pazzodell’anno. Il nome de-riva dal latino carnemlevarecioè“toglierelacarne”. Nel medioevo,infatti, esisteva la pre-scrizione ecclesiasticadi astenersi dal man-giare carne a partiredal1^giornodiQuare-

simafinoalgiovedìsantodellaPasqua.Lamascherahaoriginiantichissimeconunsignificatomagico-religioso.L’uomomascheratodiventaval’esserecheeglivolevarappresentare:divinità,spiritoodemone.PeresempiogliAztechidelMessicoperatterrireiloronemiciindossavano maschere che riproducevano animali mostruosi,ferociedenormi.

Leantichemascherecontadine,invece,eranoscavatenellacor-tecciadeglialberieleindossavanoaogniiniziodiprimavera,estate,autunnoeinvernoperpropiziarsiilbuonraccolto.Nell’anticaGrecialamascheravenivaindossatadagliattoridelteatroperrappresentarepersonaggi chenonpotevanoesserepresenti,comeglidei.Lamascherametteva inrisaltoalcunecaratteristichedelvisocomeigrandiocchisbarratiotristi,laboccasbalorditaecc..,inoltreamplificavalavocechediventavacavernosaepaurosa.Lamascheraquindiharadicianticheeancoraoggicisima-scheraper rappresentarequalcosaoqualcunochenonsiamonoi,cheammiriamoocheforsetemiamo.Ibambiniscelgono,

ingenere,personaggidifantasiadicuihannolettoleavventureodicuimagarihannopaura,comeorchiemostri,maperungiornosivestonodeiloropanniperallontanarelepaureQuest’anno,conilprogettoErasmus,ilmartedìgrasso,glialun-nidellascuolaManlioBattistinihanno indossatogliabitideipersonaggidellepiùclassichefiabeconosciuteeletteintuttoilmondo.Perungiornolascuola,inparticolareleclassi1^,4^e5^sisonopopolatediCappuccettoRosso,Biancaneve,Pinoc-chio,Cenerentolaetantipersonaggiancora,dandovitaadunmondofiabescodoveprincipi,ranocchi,lupi,principesseestre-ghehannovissutod’amoreed’accordotraballiestellefilanti.Le insegnantihanno fotografato“l’evento”perpoi spedire leimmaginiaipaesieuropeichehannoaderitoalprogettoEra-smus Plus, per poter condividere, paragonare e ammirare ilmondodeibambiniescoprireancoraunavoltachelafantasia,dicuilorosonoricchi,nonconoscefrontiere,machesoprattuttoipiccoliriesconoaparlareun’unicalingua.

LE NOSTRE MASCHEREclasse V scuola primaria

Meo Patacca

E’ la maschera che nella Commedia dell’Arte rappresenta, insieme a Rugantino, la città di Roma. Il suo nome deriva dal soldo che costituiva le paga del soldato, la “patacca”.

Originario di Trastevere, noto quartiere romano, è spiritoso e impertinente ma buono di cuore.Vuole sempre avere ragione, è spavaldo e coraggioso e spesso usa il bastone. E’ un attaccabrighe, cerca di provocare risse e tafferugli, ma lo fa con simpatia e non si tira mai indietro. La prima volta che fa la sua comparsa è infatti nel ‘600 in un poema di Giuseppe Berneri, dove impersona un soldato sempre pronto a battersi.

Rugantino

E’ una maschera del teatro romano; impersona un personaggio romanesco, “er bullo de Trastevere”, il giovane arrogante ma in fondo buono e amabile. Rugantino è un ragazzo arrogante, infatti il suo nome viene dalla parola “ruganza” ovvero “arroganza”. Nel corso degli anni si è trasformato nel giovane bullo di quartiere, che in realtà è invece uno spaccone pronto a parole ma pavido nei fatti. La maschera tipica quindi lo vede vestito in due maniere: da sgherro, vestito di rosso con un cappello a due punte, oppure da povero popolano, fazzoletto al collo, camicia con casacca, calzoncini logori e fascia intorno alla vita.

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Il viaggio

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Il Carnevale è il periodo degli eccessi e buona parte di questi riguardano il cibo. I piatti tipici del Carnevale nelle varie regioni italiane sono quasi tutti dolci fritti, questo perché in passato ai festeggiamenti erano presenti moltissime persone e si dovevano preparare dolci veloci e a basso costo. Ogni regione ha le sue ricette tipiche:

• In Friuli possiamo gustare le castagnole;

• In Emilia e in Lombardia i tortelli (o ravioli dolci).

• In Toscana troviamo la schiacciata da servire con crema chantilly.

CARNEVALE...DOLCE MANGIARE!scuola primaria classe V

• Nel centro Italia troviamo gli struffoli, il calzone e le zeppole (ciambelle fritte con o senza ripieno).

Le più note e diffuse in tutta Italia sono le chiacchiere, che cambiano nome a seconda delle regioni: cenci (Toscana), sfrappole (Emilia), bugie (Liguria e a Torino), crostali (in Friuli, Trentino e Veneto), galoni (a Venezia e a Verona), frappe (a Roma). Nel Lazio troviamo quindi frappe e castagnole. Le frappe possono essere anche annodate per formare dei piccoli fiocchi e sono ricoperte da zucchero a velo. Le castagnole sono gustose e morbide palline di pasta fritta riempite di ricotta o di crema pasticcera, servite con zucchero a velo.

ALLEGRIA!classe seconda - scuola primaria

A carnevale tutti in piazza, con la gente che schiamazza.

Coriandoli e stelle filanti che rallegrano tutti quanti.

Belle le allegre mascherine dei bambini e delle bambine!

E che dire delle frittelle,delle frappe e delle ciambelle?

Il Carnevale la tristezza manda viae ci porta l’allegria..!

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Luigi Pirandello nasce ad Agrigento nel 1867 da una famiglia agiata che gli permette di approfondire gli studi in G e r m a n i a . Successivamente torna in Italia, si sposa e inizia la

sua carriera da professore universitario, scrittore di romanzi, novelle e opere teatrali. Tra i suoi testi più significativi c’è la raccolta “Novelle per un anno” che include il racconto “Il treno ha fischiato”.

Questo testo narra del signor Belluca, contabile schiacciato dal peso di un lavoro monotono fatto di numeri, conti e registri e dalla sua famiglia esigente a cui deve badare continuamente. Una sera, mentre è immerso nel lavoro, sente il fischio di un treno: da quel momento la sua vita cambia perché diventa un uomo libero di vivere, arrivando perfino tardi a lavoro e rispondendo male al capo! I colleghi, spiazzati dal suo insolito comportamento, lo fanno ricoverare in un ospedale psichiatrico. Il vicino di casa racconta questa storia, mettendo in risalto il fatto che Belluca abbia finalmente deciso di riappropriarsi della vita, consapevole del suo valore e della sua bellezza.

Il piacere di leggere:“IL TRENO HA FISCHIATO” – LUIGI PIRANDELLO

classe III G scuola secondaria di primo grado

Tutti credono che Belluca sia preda della follia, ma non è affatto impazzito! Ha semplicemente cominciato a vivere! Il titolo dunque rimanda all’illuminazione che coglie Belluca di notte, mentre attende di addormentarsi: ascoltare il fischio di un treno in lontananza “sveglia” l’impiegato che si accorge finalmente dell’esistenza di un mondo tutto da scoprire.

Questa novella incoraggia chi ha perso la voglia di vivere a reagire alle proprie situazioni opprimenti senza perdersi d’animo e rende l’idea di quanto sia bella la vita, di quanto sia importante aprire la mente e spalancare le porte al mondo.

IL MITO: “Narciso” classe III scuola primaria

Nell’anticagreciavivevaunfanciullochiamatoNarciso.Trascorrevailtempopasseggiandodasoloegloriandosidellasuabellezza.

UngiornoEco,unaninfadellamontagna,siinnamoròdiNarcisoche,fierodellapropriabeltà,non ladegnodiunosguardo.Con ilcuore infranto laninfasirinchiuseinunacaverna.Lìapocoapocosiconsumòedileirimasesololavoce.

Narcisononnefuaffattodispiaciutoecontinuòlasuavitapasseggiandoecacciando.Fualloracheglideideciserodipunirlo.

Mentresibagnavainunfiume,videperlaprimavoltalasuaimmagineriflessanell’acquaeseneinnamorò.Nonriuscendoadistoglierelosguardodallospecchiod’acqua,apocoapocosilasciòmorire.AlsuopostoleNaiaditrovaronounfiorebianco,ilnarciso.

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Ti racconto... L’infanzia dei nonni sanpolesi

NON C’È FUTURO SENZA MEMORIA progetto continuità scuola infanzia-scuola primaria classi I e II

Oggi alcuni dei nostri nonni sono venuti a scuola per raccontarci di quando erano ancora bambini e hanno portato alcuni oggetti che usavano per giocare. Ci siamo seduti in cerchio, curiosi di ascoltare la storia della loro infanzia.Ci hanno detto che: vivevano in un periodo di pace ( anni ‘50 ) e che i loro genitori lavoravano in campagna e nelle cave. Per raggiungere il posto di lavoro si andava a piedi o con la bicicletta, successivamente con il passare degli anni si utilizzava il camion di “Gaetano” poi l’autobus della ditta Meucci.

“Nonnociraccontidellatuascuola?” ha chiesto Martina.Nonno Francesco ha risposto che non c’era un edificio scolastico unico ma che le aule erano dislocate in Via Roma, Via delle Scuole e Via dei Cavalieri.I loro maestri erano: suor Maria per i bambini dell’asilo, la maestra Claudia Gentili, il maestro Vincenzo Antonini, la maestra Anna Giubilei detta Nannina e il maestro Dante Ferrazzi.

Solo negli anni ‘60 è stato inaugurato l’attuale edificio scolastico. Nonno Giuseppe ricorda che in inverno, tutte le mattine ogni alunno portava un pezzo di legna per scaldarsi e nella cartella non dovevano mai mancare...pena bacchettate sulle mani, il quaderno, il pennino e il sillabario. Si studiava italiano, aritmetica e religione. Sempre pulito il grembiule nero, con il fiocco blu per i maschi e bianco per le femmine.Nonna Celeste ci ha tenuto a precisare che a San Polo dei Cavalieri già negli anni ‘50 c’erano dei laureati, tra cui il professore Manlio Battistini, al quale è stata intitolata la nostra scuola proprio lo scorso anno.Nonno Francesco e nonna Patrizia ricordano che ricevevano regali, non a Natale ma il giorno della Befana; dentro la calza trovavano fichi secchi, mandarini e “cenciacotte” (mele essiccate al sole) una delizia per il palato.Finita la scuola, in estate si andava al mare con “le colonie” senza i genitori ma accompagnati dalle “signorine”. Molti bambini piangevano, altri erano felici perché non avevano mai visto il mare. Tutte tradizioni ormai scomparse, come pure quella della “CONFRATERNITA DELLA BUONAMORTE”,

A LI TEMPI MEI

Era facile giocà da ghiattarellu,gnente Playstation e gnente telefoninuBastea redunasse loco vicinupe giocà a acchiaparella o a buscascarellu. Le vinocchia e li gomiti, ao. .. sempre scortecati,Maghietta e casunitti tutti consumati. Na madre po, ch’ ogni vota s’arrabbiea, senza pensacce troppu piea e te menea. Quann’ era ora de magnà, nun te facea mica nu squillu, ma “Aooo. .. vè suuu ch’è pruntuuu!” Era lu strillu.“E ainate a venì, sennò so botte!!!Nu boccone nu padre nostru e... Bonanotte!

un gruppo di uomini che, in occasione dei funerali e il giorno del Venerdì Santo, a c c o m p a g n a v a n o incappucciati e con un cero in mano il feretro e la statua del Cristo

morto. Giuseppe alzandosi in piedi ha chiesto: “Nonnotuconchecosagiocaviquandoeripiccolo?““ NO’ JE L’ESSE MAI DITTU “...a questa domanda i nostri nonni sono tornati bambini.Nonno Renzo e nonna Leandra hanno tirato fuori tutti i giochi preparati e ricostruiti per mostrarceli. Figurine, biglie di vetro...le più costose e rare, di metallo e di ferro le più usate dai maschietti e bambole di pezza per le bambine. Senza pensarci due volte si sono messi per terra e ci hanno mostrato: “I Pirenei “ (percorso con i tappi su un tracciato segnato a terra dai gessetti), “ la Nizza” ( una sorta di baseball con i bastoncini di legno che ogni bambino costruiva con pazienza e arte creativa), “ i Picchi “ ( un raffinato esercizio di manualità con i semi delle albicocche). La reazione dei bambini è stata inaspettata: tutti volevano provare quei “ NUOVI “ giochi, tra grida e applausi.

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LA PAGINA DEI GIOCHI

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IL VIAGGIOperiodico trimestrale a cura dell’I.C.

“Manlio Battistini- Tivoli II” San Polo dei Cavalieri

Hanno collaborato al progetto:

I ragazzi dell’Istituto “Manlio Battistini”

Direttore Responsabile:prof.ssa Emilia Ferrara

Art Director:prof. Giuseppe Di Bari

Redazione:prof.ssa Maria Amodio

prof.ssa Francesca Macrìins. Cristina Rocchiins. Daniela Bondiins. Rossella Filoniins. Fiorella Crielesiins. Patrizia Iannotta

ins. Franca Patriziins. Cristina Confrini

Un sentito ringraziamento al signor. Sindaco Paolo Salvatori e all’assessore Stefania Mozzetta che hanno contribuito a realizzare questa pubblicazione.

LaprossimauscitaèprevistaperilmesediGiugno2016.

Gli alunni dell’Istituto “Manlio Battistini” vi augurano

Una Serena e Felice Pasqua!!!

Ilgiornopiùbello?OggiL’ostacolopiùgrande?La pauraL’errorepiùgrande?RinunciareLaradicedituttiimali?L’egoismoLasconfittapeggiore?Lo scoraggiamentoImiglioriprofessionisti?I bambiniIlprimobisogno?ComunicareLafelicitàpiùgrande?Essere utili agli altriIldifettopeggiore?Il malumoreIlsentimentopiùbrutto? Il rancoreIlregalopiùbello?Il perdonoLarottamigliore?La via giustaLasensazionepiùpiacevole?La pace interioreL’accoglienzamigliore?Il sorrisoLamigliormedicina?L’ottimismoLasoddisfazionepiùgrande?Il dovere compiutoLaforzapiùgrande?La fedeLacosapiùbelladelmondo?L’amore.

Madre Teresa di Calcutta.