Alimenti adattati ad un intenso sforzo muscolare -...

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Alimenti adattati ad un intenso sforzo muscolare Abitudini alimentari corrette, ispirate ai semplici principi sin qui indicati, sono cer- tamente sufficienti a coprire per intero i fabbisogni nutrizionali della quasi totalità degli sportivi impegnati in attività conti- nuative, anche di buon impegno fisico. Pertanto, salvo rarissimi e ben selezionati casi, il ricorso all’uso di integratori è del tut- to ingiustificato e non scevro da potenziali rischi per la salute. Gli integratori dietetici comprendono una vasta e differenziata gamma di prodotti (mi- nerali, vitamine, nutrienti energetici, estrat- ti vegetali, aminoacidi, ecc.) commercializ- zati, in genere, al fine di sopperire alle even- tuali carenze di uno o più nutrienti causate da un loro insufficiente apporto con la nor- male alimentazione. In tal senso essi po- trebbero essere di aiuto, in ben selezionati casi, per migliorare le condizioni di salute e/o per prevenire l’insorgenza di specifiche condizioni patologiche. Qualsiasi altro uso di questi prodotti do- vrebbe essere scoraggiato, tanto più se la lo- ro prescrizione viene suggerita da personale non medico e quindi non in grado di deter- minarne la reale necessità, la giusta dose, il corretto periodo di utilizzazione, e le even- tuali controindicazioni connesse alla possibi- le concomitanza di patologie e/o condizioni cliniche che ne sconsiglino l’uso, anche per brevi periodi di tempo e a bassi dosaggi. La produzione e commercializzazione de- gli integratori alimentari per lo sport ricade in un ambito, ben più vasto, regolato in Ita- lia da precise norme (decreto legislativo del 27 gennaio 1992, n.111, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 17 febbraio 1992, n. 39) in attuazione della direttiva 89/398 ema- nata dalla Comunità Economica Europea, concernente i «prodotti alimentari destina- ti ad una alimentazione particolare». Il decreto su indicato stabilisce che que- sti prodotti alimentari, «per la loro partico- lare composizione o per il particolare pro- cesso di fabbricazione», devono: distinguersi nettamente dagli alimenti di consumo corrente; essere adatti all’obiettivo nutrizionale in- dicato; essere commercializzati in modo da indi- care che sono conformi a tale obiettivo. Inoltre, devono rispondere alle esigenze nutrizionali particolari delle seguenti cate- gorie di persone: le persone il cui processo di assimilazio- ne o il cui metabolismo sono perturbati; persone che si trovano in condizioni fi- 21 MICHELANGELO GIAMPIETRO, DANILO GAMBARARA 265

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Alimenti adattati ad un intensosforzo muscolare

Abitudini alimentari corrette, ispirate aisemplici principi sin qui indicati, sono cer-tamente sufficienti a coprire per intero ifabbisogni nutrizionali della quasi totalitàdegli sportivi impegnati in attività conti-nuative, anche di buon impegno fisico.

Pertanto, salvo rarissimi e ben selezionaticasi, il ricorso all’uso di integratori è del tut-to ingiustificato e non scevro da potenzialirischi per la salute.

Gli integratori dietetici comprendono unavasta e differenziata gamma di prodotti (mi-nerali, vitamine, nutrienti energetici, estrat-ti vegetali, aminoacidi, ecc.) commercializ-zati, in genere, al fine di sopperire alle even-tuali carenze di uno o più nutrienti causateda un loro insufficiente apporto con la nor-male alimentazione. In tal senso essi po-trebbero essere di aiuto, in ben selezionaticasi, per migliorare le condizioni di salutee/o per prevenire l’insorgenza di specifichecondizioni patologiche.

Qualsiasi altro uso di questi prodotti do-vrebbe essere scoraggiato, tanto più se la lo-ro prescrizione viene suggerita da personalenon medico e quindi non in grado di deter-minarne la reale necessità, la giusta dose, ilcorretto periodo di utilizzazione, e le even-tuali controindicazioni connesse alla possibi-le concomitanza di patologie e/o condizioni

cliniche che ne sconsiglino l’uso, anche perbrevi periodi di tempo e a bassi dosaggi.

La produzione e commercializzazione de-gli integratori alimentari per lo sport ricadein un ambito, ben più vasto, regolato in Ita-lia da precise norme (decreto legislativo del27 gennaio 1992, n.111, pubblicato sullaGazzetta Ufficiale del 17 febbraio 1992, n.39) in attuazione della direttiva 89/398 ema-nata dalla Comunità Economica Europea,concernente i «prodotti alimentari destina-ti ad una alimentazione particolare».

Il decreto su indicato stabilisce che que-sti prodotti alimentari, «per la loro partico-lare composizione o per il particolare pro-cesso di fabbricazione», devono:

• distinguersi nettamente dagli alimenti diconsumo corrente;

• essere adatti all’obiettivo nutrizionale in-dicato;

• essere commercializzati in modo da indi-care che sono conformi a tale obiettivo.

Inoltre, devono rispondere alle esigenzenutrizionali particolari delle seguenti cate-gorie di persone:

• le persone il cui processo di assimilazio-ne o il cui metabolismo sono perturbati;

• persone che si trovano in condizioni fi-

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siologiche tali per cui possono trarre be-nefici particolari dall’assunzione control-lata di talune sostanze negli alimenti;

• i lattanti o i bambini nella prima infanzia,in buona salute.

Secondo il decreto legislativo 21 maggio2004 n. 169 in attuazione della direttiva2002/46/CE del Parlamento Europeo e delConsiglio, del 10 giugno 2002, per integrato-ri alimentari si intendono «i prodotti alimen-tari destinati ad integrare la comune dieta eche costituiscono una fonte concentrata disostanze nutritive ... o di altre sostanze aven-ti un effetto nutritivo o fisiologico ... sia mo-nocomposti che pluricomposti, in forme pre-dosate (articolo 2, comma 1) ... Si intendo-no per predosate le forme di commercializ-zazione quali capsule, pastiglie, compresse,pillole, gomme da masticare e simili, polveriin bustina, liquidi contenuti in fiale, flaconi acontagocce e altre forme simili, di liquidi epolveri destinati ad essere assunti in piccoliquantitativi unitari (articolo 2, comma 3)».Inoltre il decreto specifica che:

• «L’etichettatura, la presentazione e lapubblicità non attribuiscono agli integra-tori alimentari proprietà terapeutiche nécapacità di prevenzione o cura delle ma-lattie umane né fanno altrimenti riferi-mento a simili proprietà» (articolo 6,comma 2).

• «Nell’etichettatura, nella presentazione enella pubblicità degli integratori alimen-tari non figurano diciture che afferminoo sottintendano che una dieta equilibra-ta e variata non è generalmente in gradodi apportare sostanze nutritive in quan-tità sufficienti in generale» (articolo 6,comma 3).

La legge del 3 febbraio 2003, n. 4, con-sentendo la commercializzazione dei pro-dotti dietetici per lo sport sulla base dellasemplice «notifica preventiva di etichetta»al Ministero della Salute (l’assunzione di re-sponsabilità sul prodotto e su quanto ripor-tato nell’etichetta è completamente a caricodell’azienda produttrice) ha accolto la diret-

tiva europea, ma ha sostanzialmente modifi-cato quanto in precedenza stabilito dal giàcitato decreto legislativo del 27 gennaio 1992,n. 111, che, viceversa, ne regolava la vendi-ta, come per altri prodotti simili, secondo l’i-ter legislativo, analogo a quello dei «farmacida banco», dell’«autorizzazione-registrazio-ne ministeriale», ben più lungo e costoso,che prevede l’analisi del prodotto e la verifi-ca da parte del Ministero della Salute dellacorrispondenza tra etichetta e contenuto(l’assunzione di responsabilità sul prodotto esu quanto riportato nell’etichetta è a caricodel Ministero stesso che sovrintende e deci-de su quello che riguarda il prodotto).

I cosiddetti «integratori alimentari per losport» rientrano nell’elenco dei prodotti ali-mentari destinati ad una alimentazione par-ticolare con la denominazione di «Alimentiadattati ad un intenso sforzo muscolare so-prattutto per gli sportivi» per i quali il Mini-stero della Sanità, ora della Salute, ha ema-nato specifiche linee-guida (circolare 7 giu-gno 1999, n. 8) che stabiliscono che tutti que-sti prodotti «devono essere formulati in modoconfacente alle esigenze nutrizionali per il ti-po di attività svolta, ed assicurare un’ottima-le biodisponibilità dei nutrienti apportati» esono collocabili nelle seguenti categorie.

Prodotti finalizzati ad unaintegrazione energetica

Sono a base di carboidrati a vario grado dipolimerizzazione.

Devono essere integrati con vitamine delgruppo B (B1, B2, B6, PP) e vitamina C edeventualmente con altri nutrienti ad azioneantiossidante.

Se sono presenti i lipidi in quantità si-gnificativa e con finalità energetica, qualo-ra contenenti poliinsaturi, è obbligatoria l’in-tegrazione con vitamina E (0,4 mg/g di aci-di grassi poliinsaturi).

L’apporto energetico non deve essere in-feriore a 200 kcal per porzione, salvo pro-dotti destinati a situazioni particolari (adesempio, razioni di attesa).

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Il numero delle porzioni consigliate deveessere correlato alla durata della prestazio-ne ed all’entità dello sforzo.

L’apporto di vitamine deve essere tale dafornire per porzione una quantità delle me-desime non inferiore al 30% del livelli di as-sunzione giornalieri raccomandati (RDA).

Prodotti con minerali destinatia reintegrare le perdite idrosaline

Contengono elettroliti per reintegrare le per-dite idrosaline causate dalla sudorazione con-seguente all’attività muscolare svolta.

Le basi caloriche devono essere costitui-te da carboidrati semplici e/o maltodestrine.

La concentrazione nel prodotto prontoper l’uso deve essere compresa tra il 2-6%,in funzione della destinazione d’uso.

L’integrazione con vitamina C ed even-tualmente con altri nutrienti è facoltativa.

La concentrazione degli elettroliti, nellaforma pronta per l’uso, è riassunta nella ta-bella che segue.

di disperdere il calore prodottosi all’inter-no delle cellule del nostro corpo durante iprocessi chimici che sostengono la contra-zione muscolare, può essere giustificato ri-correre a prodotti come quelli suddetti. Tut-tavia, lo stesso risultato si può ottenere con-sumando cibi comuni, come ad esempio fet-te biscottate con miele o marmellata,biscotti secchi, frutta fresca o essiccata,dolci da forno (crostata, ciambellone, ecc.),o «bevande domestiche» opportunamentepreparate (20-60 g di zucchero, l’equiva-lente di 4-12 cucchiaini, e 1/2 cucchiainoda caffè di sale da cucina disciolti in 1 l diacqua, aggiungendo succo di arancia e/o dilimone), oppure succhi di frutta diluiti conacqua, in modo da ridurre la concentrazio-ne di zuccheri del prodotto base. Gli inte-gratori idrico-energetico-minerali così ot-tenuti, se da una parte sono penalizzati daun gusto certamente meno gradevole dellebevande commerciali (tabella 21.2), dal-l’altra hanno l’innegabile pregio di essere al-trettanto validi e decisamente molto piùeconomici.

La formulazione di una bevanda da uti-lizzare per il reintegro idrosalino duranteun’attività fisica prolungata deve, necessa-riamente tenere conto dei vari fattori, giàesposti nel precedente capitolo, in grado diinfluenzarne lo svuotamento gastrico e l’as-sorbimento intestinale (tabella 20.5), non-ché del fatto che, come già detto, l’effettostimolante del glucosio e del sodio sull’as-sorbimento dell’acqua è il meccanismo fon-damentale sul quale si basa l’efficacia dellebevande a contenuto energetico ed elettro-litico.

Un assorbimento ottimale d’acqua si haper concentrazioni di glucosio, nelle be-vande ingerite, comprese tra 60 e 160mmol/l, pari a circa 10-30 g (1-3%), men-tre la concentrazione ottimale di sodio ri-sulta compresa tra 90 e 120 mEq/l (2070-2760 mg).

La componente glucidica delle bevandeutilizzate per la pratica sportiva svolge, ol-tre al compito di agevolare l’assorbimento

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TABELLA 21.1 - CONCENTRAZIONE DEGLI

ELETTROLITI NELLA FORMA PRONTA PER L’USO

IONE NON PIÙ DI CORRISPONDENTI

A mg/l

Sodio 45,0 mEq/l 1035 mg/lCloro 36,0 mEq/l 1278 mg/lPotassio 7,5 mEq/l 292 mg/lMagnesio 4,1 mEq/l* 50 mg/l

* La presenza del magnesio è auspicabile.

Queste prime due categorie dei prodottidietetici indicati dalle linee-guida del Ministe-ro della Sanità hanno certamente un raziona-le d’uso, che a nostro avviso al contrario man-ca, salvo rare eccezioni, per le altre categoriedi prodotti.

Infatti, poiché l’attività fisica si caratte-rizza in genere per un aumento del di-spendio energetico e per una conseguentemaggiore produzione di sudore, allo scopo

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della quota idrica, anche quello di riforniredi un’adeguata fonte di energia l’organismoimpegnato nel lavoro muscolare.

Prodotti finalizzati all’integrazionedi proteine

L’indice chimico delle proteine utilizzate de-ve essere pari almeno all’80% di quello del-la proteina di riferimento FAO/OMS.

Le calorie fornite dalla quota proteica de-vono essere dominanti rispetto alle calorietotali del prodotto.

Deve essere presente la vitamina B6 inquantità non inferiore a 0,02 mg/g di pro-teine.

Avvertenze da riportare in etichetta:

• l’apporto totale di queste proteine (die-ta più integratore) non deve essere su-periore a 1,5 g/die/kg p.c.;

• in caso di uso prolungato (oltre le 6-8 set-timane) è necessario il parere del medi-co;

• il prodotto è controindicato nei casi di pa-tologia renale, epatica, in gravidanza e aldi sotto dei 12 anni.

Prodotti finalizzati all’integrazionedi aminoacidi e derivati

AMINOACIDI RAMIFICATI

La quantità di assunzione giornaliera nondeve essere, di norma, superiore a 5 g (co-me somma dei tre ramificati).

È preferibile il rapporto 2:1:1 rispettiva-mente di leucina, isoleucina e valina.

È consigliabile l’associazione con vitami-ne B1 e B6, il cui rapporto deve essere taleda fornire, per dose consigliata, una quan-tità delle medesime non inferiore al 30%della RDA (razione giornaliera raccoman-data).

Avvertenze da riportare in etichetta:

• in caso di uso prolungato (oltre le 6-8 set-timane) è necessario il parere del medi-co.

• il prodotto è controindicato nei casi di pa-tologia renale, in gravidanza e al di sottodei 12 anni.

AMINOACIDI ESSENZIALIED ALTRI AMINOACIDI

Devono essere presenti in idonee propor-zioni tra loro.

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TABELLA 21.2 – CARATTERISTICHE DI ALCUNE BEVANDE PER GLI SPORTIVI

BEVANDA CARBOIDRATI ELETTROLITI (mg/l) OSMOLARITÀ

(mOsm/l)

g/l Tipo Sodio Potassio

Ipotonic Ad-Hoc 28 S, F 506 164 173 ipotonicaFitgar 59 S, F, MD 470 270 300 isotonicaIsodrink 41 F, MD 500 180 290 isotonicaTime drink 54 F, G, D, MD 400 290 310 isotonicaChange 80 S, F, MD 598 273 IsotonicaFit mins 67 F, MD 430 120 IsotonicaIsostad 69 S, F, G, MD 690 180 270 isotonicaGatorade 60 S, G 410 117 320 isotonicaEnervit sport drink 70 S 520 260 300 isotonicaAcquasport light 40 F, MD 450 130 240 isotonicaHydro 60 F 210 220 Isotonica

S = saccarosio; F = fruttosio; G = glucosio; D = destrosio; MD = maltodestrine.1 cucchiaino da caffè = 5 g di zucchero.

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Vanno specificate le indicazioni d’uso delprodotto.

Le quantità di aminoacidi apportate de-vono essere tali da consentire un’assun-zione giornaliera frazionata e tener contodelle altre fonti proteiche assunte con ladieta.

Avvertenze da riportare in etichetta:

• in caso di uso prolungato (oltre le 6-8 set-timane) è necessario richiedere il pare-re del medico;

• il prodotto è controindicato nei casi di pa-tologia renale, epatica, in gravidanza e aldi sotto dei 12 anni.

Apporti proteici pari a 1,4-1,7 g/kg p.c. algiorno (150-212% rispetto ai valori consi-gliati dai LARN, 1996) sono generalmenteritenuti idonei a soddisfare gli aumentatifabbisogni proteici della maggior parte de-gli atleti delle varie discipline sportive. Tut-tavia, in alcuni casi ben selezionati, può es-sere utile aumentare il consumo di protei-ne fino ad un massimo di 2 g/kg p.c. al gior-no per garantire un bilancio di azoto positivo(calcolato come differenza tra l’azoto in-

gerito con le proteine [grammi di pro-

teine introdotti / 6,25] e l’azoto elimina-

to [perdite azotate totali]: Nb = grammi

proteine somministrate / 6,25 - [Urea uri-

naria (g/24 ore) � 0,56]) per quegli atle-ti più severamente impegnati e in tutti quel-li che necessitino un incremento della do-tazione muscolare, come avviene soprattut-to negli sport di potenza.

Apporti proteici anche così significativa-mente maggiori rispetto al fabbisogno perla popolazione generale (0,7-1,0 g/kg p.c. algiorno) sono realizzabili con la normale ra-zione alimentare, senza alcuna necessità diricorrere a specifici prodotti dietetici costi-tuiti da proteine e/o singoli aminoacidi (ta-bella 21.3).

Come già detto, l’uso di integratori con-tenenti aminoacidi liberi non sembra mo-strare effetti favorevoli sulla sintesi protei-ca e sull’accrescimento delle masse corpo-ree, quando confrontato con l’uso di prodotti

proteici alimentari consumati all’interno diun pasto bilanciato.

In realtà gli integratori potrebbero esse-re qualificati come «prodotti nutrizional-mente poveri» rispetto alle proteine conte-nute negli alimenti, in quanto mancanti ditutti i vari fattori nutrizionali che aumenta-no la biodisponibilità reciproca dei nutrien-ti presenti negli alimenti. Inoltre, gli inte-gratori sono gravati da costi sensibilmentepiù elevati rispetto ai prodotti alimentari, eil loro uso, soprattutto quando iniziato findalle fasce di età più giovani, potrebbe nonessere del tutto scevro da pericoli per la sa-lute e rappresentare in qualche maniera unpotenziale fattore in grado di favorire il ra-dicarsi di una «dipendenza psicologica» ver-so il «farmaco» capace di migliorare artifi-ciosamente le capacità atletiche.

Gli aminoacidi a catena ramificata

(alanina, leucina e isoleucina) appartengo-no al gruppo degli aminoacidi essenziali e,in quanto tali, devono essere introdotti dal-l’esterno, già costituiti, attraverso gli ali-menti, perché l’organismo non è in grado disintetizzarli. Secondo alcuni Autori, gli ami-noacidi ramificati (BCAA) sarebbero in gra-do di promuovere la sintesi proteica (effet-to anabolizzante) e di favorire i processi direcupero dopo un carico di lavoro muscola-re (figura 21.1).

Nell’ambiente sportivo, l’uso di integrato-ri con BCAA si è molto diffuso soprattuttonell’ultimo decennio, favorito da una vastaproduzione scientifica che avrebbe dimo-strato una specifica efficacia di queste so-stanze nel migliorare la prestazione sportiva.Tuttavia, rimangono forti perplessità sullareale efficacia di questi prodotti anche inconsiderazione del fatto che i vari Autori fa-vorevoli all’integrazione indicano quantitati-vi e tempi di somministrazione assai diversi.

L’azione degli aminoacidi ramificati sem-bra svolgersi a livello muscolare attraversoun effetto anabolizzante (sintesi proteica)e/o energetico. In particolare, la leucina rap-presenta l’aminoacido più ossidato durantel’attività fisica di lunga durata (figura 21.2).

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A livello muscolare, dal catabolismo de-gli aminoacidi ramificati si producono so-stanze in grado a loro volta di svolgere im-portanti funzioni nell’organismo.

In particolare, l’alanina favorirebbe i pro-cessi di detossificazione e l’eliminazione del-l’ammoniaca dal muscolo (ciclo dell’alanina)(figura 21.3).

L’ammoniaca, sostanza potenzialmentetossica, prodotta in maggiore quantità du-rante il lavoro muscolare dai gruppi amini-ci degli aminoacidi, viene trasportata, al-l’interno della molecola di alanina, attraver-so il torrente circolatorio e raggiunge il fe-gato dove può essere «liberata» e successi-

vamente eliminata. L’alanina così trasfor-mata diventa acido piruvico, che a sua vol-ta viene convertito in glucosio (neogluco-genesi epatica), che può, sempre attraver-so il sangue, tornare al muscolo per soste-nerne le necessità energetiche.

In tal senso, anche la glutamina contri-buisce ai processi di trasferimento dell’am-moniaca dal muscolo al fegato per la sua tra-sformazione in urea e la successiva elimi-nazione con le urine (figura 21.4).

Inoltre, gli aminoacidi ramificati sono sta-ti proposti anche per ridurre il senso di fa-tica generato dalla pratica di una intensa eprolungata attività fisica.

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TABELLA 21.3 – CONTENUTO PROTEICO DI ALCUNI TRA I PIÙ COMUNI ALIMENTI ANIMALI E

VEGETALI (g/100 g DI PARTE EDIBILE)

Caciocavallo circa 38 Biscotti di soia 11,5Soia secca 37 Fette biscottate 11Parmigiano 33,5 Pasta di semola 11Bresaola 32 Polpo 11Arachidi tostate 29 Noci fresche 10,5Pecorino siciliano 29 Pappa reale 10Caciotta di pecora circa 28 Pane 9Provolone 28 Biscotti secchi 8Fave secche 27 Pane integrale 7,5Prosciutto crudo 27 Riso integrale 7,5Scamorza 25 Cioccolato al latte 7Fontina 24,5 Cornflakes 7Fesa di tacchino circa 24 Riso brillato 7Fagioli secchi 23 Panettone 6Petto di pollo circa 23 Asparagi di bosco 5Mandorle secche 22 Funghi porcini 4Lombata/costata di vitellone circa 21,5 Mais 4Tonno fresco 21,5 Cocco fresco 3,5Agnello 21 Fichi secchi 3,5Bistecca di maiale 21 Latte/yogurt parzialmente scremato 3,5Ceci secchi 21 Asparagi coltivati 3Filetti di orata 21 Broccoletti 3Pagello 21 Castagne fresche 3Vitello 21 Cavolfiore 3Sarda 21 Spinaci freschi 3Fior di latte 17 Patate 2Spigola 17 Banane 1Noci secche 14 Bieta 1Bovino in gelatina circa 13 Fichi freschi 1Pasta all’uovo secca 13 Peperoni 1Piselli freschi 13 Pomodori in insalata 1Savoiardi 12 Zucchine 1Tortellini freschi 12 Miele 0,6Uovo intero 12 Mela 0,3

Da: INN, 2000.

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FIGURA 21.2

Correlazione traintensità del lavoroespressa comepercentuale delconsumo massimale(% VO2 max) eossidazione dellaleucina.Da: Babijet al., 1983.

A l i m e n t i a d a t t a t i a d u n i n t e n s o s f o r z o m u s c o l a r e 21

020

Intensità di esercizio (% VO2 max)

Ossi

dazi

one

leuc

ina

(% fl

usso

)

4010 30 50 60 70 80 90 100

20

40

80

100

60

0

20

40

80

100

60

r = 0,93y = 0,71x + 8,44

Soggetto 1

Soggetto 2

Soggetto 3

Soggetto 4

BCAA da fegato,altri tessuti

ed alimentazione

Pool aminoacidi

AlaninaDeaminazioneBCAA

TransaminazioneBCAA

NeoglucogenesiUrea

ENERGIA

ENERGIA

Deaminazionealanina ProteosintesiChetoni Ossidazione

FIGURA 21.1

Schema riassuntivo dialcune fra le piùimportanti funzioni deiBCAA.Da: Bernardi e Sacco,1989.

Infatti, la riduzione della concentrazio-ne ematica di questi tre aminoacidi che siverifica in queste condizioni di lavoro, per

effetto della loro maggiore ossidazione a li-vello muscolare, e il contemporaneo au-mento dei livelli nel sangue dell’ammonia-

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ca e della «frazione libera» di un altro ami-noacido, il triptofano, favorirebbero il pas-saggio di quest’ultimo nelle cellule del si-stema nervoso centrale (attraverso la bar-riera ematoencefalica) con conseguenteaumento di produzione della serotonina (fi-gura 21.5).

La serotonina è un neurotrasmettitoredel sistema nervoso centrale che influenzail tono dell’umore ed è in grado di determi-nare uno stato di minore capacità di con-centrazione e di aumentare il senso di fati-ca e di sonno, potendo in tal modo favori-re, secondo alcuni Autori ma non altri, unapiù precoce insorgenza del senso di fatica.

Gli integratori contenenti BCAA, poichéquesti aminoacidi hanno in comune con iltriptofano lo stesso fattore (carrier) di tra-sporto a livello della membrana ematoen-cefalica, sarebbero in grado, secondo alcu-ne ricerche, di contrastare questi meccani-

smi e quindi di prolungare la capacità diprestazione degli atleti.

Tuttavia, come detto, la letteratura di-sponibile non è sostanzialmente concordenell’attribuire all’integrazione con BCAA unreale beneficio nel migliorare la prestazio-ne atletica di resistenza.

La dose consigliata di BCAA è in gene-re in rapporto al peso corporeo e al tipo diprodotto e varia da 0,1-0,25 g/kg p.c. conuna ripartizione del 50% per la leucina edil 25% per la valina e l’isoleucina (rappor-to 2:1:1).

In alcuni prodotti contenenti aminoacidiramificati sono presenti anche il fruttosio edaltri zuccheri semplici che, favorendo le rea-zioni anaboliche perché capaci di fornireenergia, sono in grado di evitare il ricorsoagli aminoacidi come substrato energetico:il miglior modo per risparmiare le proteineè quello di rifornire le cellule di quanto più

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FIGURA 21.3

Funzioni integrate difegato, muscolo e cuore

nell’utilizzazione delglucosio e degli

aminoacidi ramificati(BCAA). Ciclo di Cori:il lattato prodotto nel

muscolo durantel’esercizio fisico vienetrasferito, attraverso ilsangue, al fegato dove

viene trasformato inglucosio

(gluconeogenesi) che asua volta ritorna al

muscolo. Una parte dellattato viene ossidata

dalle cellule del cuoreper produrre energia.

BCAA: leucina,isoleucina e valina.

Fegato

Glicogeno Glicogeno

Glucosio-6-P Glucosio Glucosio-6-P

Piruvato

NH2 NH2

(aminoacidi)

CO2

CO2

Urea

Alanina

Proteine

Alanina Alanina

Lattato Lattato

Lattato

Miocardio

BCAA

BCKA(chetoacidi)

Lattato

Proteine

Sangue Muscolo

Dieta

Piruvato

BCAA

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glucosio possibile, in modo da garantire lo-ro la piena disponibilità di energia.

Gli aminoacidi ramificati sono ampia-mente presenti nelle proteine dei comunialimenti che, pertanto, se consumati nellegiuste quantità sono in grado di coprirnecompletamente il, sia pur aumentato, fab-bisogno nutrizionale giornaliero degli atleti.

È possibile motivare l’indicazione delrapporto 2:1:1 tra leucina, isoleucina e vali-na con il tentativo di voler far rispettare neiprodotti dietetici contenenti BCAA il rap-porto con cui i tre aminoacidi sono presen-ti, in linea di massima, nella maggior partedegli alimenti (tabella 21.4).

Nella maggioranza dei casi, l’uso degli in-tegratori contenenti aminoacidi (in partico-lare ramificati, arginina, ornitina e lisina) daparte degli atleti e degli sportivi in genereè motivato dalla speranza e/o convinzionedi poter ottenere un aumento di produzio-ne e rilascio in circolo dell’ormone della cre-scita (Growth Hormon, GH, somatormone osomatotropo). In tal modo verrebbero po-tenziati i processi metabolici e in particola-re anabolici (aumento delle masse musco-lari e della forza) mediati da questo fonda-mentale ormone ipofisario.

273

FIGURA 21.5

Competizione di alcuniaminoacidi per uncarrier comune perattraversare la barrieraematoencefalica edessere trasportatinell’area cerebrale. Se laconcentrazione ematicadei tre aminoacidiramificati si abbassa pereffetto dell’eserciziofisico, una maggiorequantità di triptofano etirosina passa nelcervello econseguentementeaumenta la produzionedi noradrenalina,dopanima e serotonina.Da: Newsholme eLeech, 1987(modificata).

A l i m e n t i a d a t t a t i a d u n i n t e n s o s f o r z o m u s c o l a r e 21

FIGURA 21.4

Ruolo del glicogenomuscolare e degliaminoacidi ramificati(BCAA) comeprecursori per la sintesidello scheletrocarbonioso delglutammato e dellaglutammina.

Sangue

Tirosina Metaboliti Umore Melanina

Noradrenalina

Ormoni tiroidei

CARRIER

COMUNE

Valina

LeucinaMuscolo

Isoleucina

Triptofano

Barriera ematoencefalica

Cervello

Metaboliti Sonno (serotonina)

Glicogeno

Glucosio 1 - P

Glucosio 6 - P Glucosio ematico

Glutammato 2-oxoglutarato

PiruvatoFosfo-Enal-

Piruvato Alanina

Lattato

Acetil-CoA

Ossalacetato

2-ossoglutarato

Glutammato

BCAA

BCKA

Glutammina

CO2CO2 CO2

NH3

Ciclo di Krebs

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L’ A L I M E N T A Z I O N E P E R L’ E S E R C I Z I O F I S I C O E L O S P O R T

Tuttavia, l’analisi critica e statistica-mente corretta dei dati disponibili in let-teratura sembrerebbe smentire un tale ef-fetto di questo tipo di integratori, quandoassunti da atleti sani, opportunamente al-lenati e con abitudini alimentari corrette(tabella 21.5).

Infatti, secondo gli Autori di questa re-

view l’allenamento e il già elevato apportodi aminoacidi con gli alimenti, tipico deglisportivi in genere, sarebbero sufficienti dasoli ad ottenere la massima stimolazionepossibile del GH, sempre entro i limiti fisio-logici, e quindi l’uso di integratori proteicie aminoacidici non produrrebbe ulteriori au-menti della concentrazione plasmatica del-l’ormone.

Al contrario, gli stessi Autori ipotizzano,addirittura, un effetto opposto sulla secre-

zione post-esercizio del GH, spiegabile nelcaso degli aminoacidi ramificati con una mi-nore disponibilità di serotonina a livello delSistema Nervoso Centrale causata dall’ec-cesso di BCAA, mentre per il glutammatosarebbe dovuto all’inibizione diretta sullaproduzione di GH a livello delle cellule del-l’adenoipofisi.

Prodotti contenenti derivatidi aminoacidi

CREATINA

È un derivato aminoacidico con funzione diriserva di fosfati energetici a livello musco-lare.

L’utilizzo di creatina si può configurare,come per altre sostanze sintetizzate dall’or-

TABELLA 21.4 – CONTENUTO (mg/100 g DI PRODOTTO EDIBILE) IN BCAA DI ALCUNI TRA I

PIÙ COMUNI ALIMENTI ANIMALI E VEGETALI

ALIMENTO PROTEINE VALINA ISOLEUCINA LEUCINA

Bresaola 32,0 1687 1608 2651Bovino 19,0 1018 933 1566Caciotta 21,1 1140 920 1720Ceci secchi 20,9 966 892 1609Crescenza 16,1 820 630 1250Fagioli secchi 23,6 1085 990 1799Fegato 20,0 1292 1070 1886Fette biscottate 11,3 540 427 830Maiale 21,3 1218 1139 1741Merluzzo 17,0 910 816 1484Mozzarella 18,7 1360 1280 2880Pane tipo 00 8,6 375 337 621Pappa reale 10 390 500 770Parmigiano 33,5 1800 1421 2450Pasta di semola 10,9 544 455 834Petto di pollo 23,3 1384 1153 1955Piselli freschi 5,5 226 201 342Prosciutto 26,9 1416 1392 2234Ricotta di pecora 9,5 575 484 1021Sgombro 17,0 1357 957 1636Sogliola 16,9 903 817 1336Tonno all’olio 25,2 1392 1198 2029Trota 14,7 784 666 1028Uovo intero 12,4 823 657 1041Vitello 19,0 1018 933 1566Yogurt intero 3,8 210 160 300

Da: INRAN, 2000.Da: Chromiak e Antonio, 2002 (modificata da: Marzatico e Negro, 2003).

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TABELLA 21.5 – DOSAGGI DI AMINOACIDI (AA) UTILIZZATI SU VARIE CATEGORIE DI SPORTIVI

ED EFFETTO OTTENUTO

AUTORI ETÀ DEI SESSO ATTIVITÀ AMINOACIDI E SOMMINI- RISPOSTA

SOGGETTI (ANNI) SVOLTA DOSAGGIO STRAZIONE ORMONALE

Fogelholm et al., 19-35 Maschi Pesisti 6 g Arg, Lys, Orn Orale Nessuna differenza1993 rispetto al placebo

Fry et al., 1997 17,3 ± 0,3 Maschi Pesisti 2,1 g Arg, Orn, Lys Orale Nessuna differenza+ 2,1 g BCAA rispetto al placebo+ 50 mg Gln

Lambert et al., 22,6 ± 1,0 Maschi Body-builder 2,4 g Arg Orale Nessun incremento1993 + 2,4 g Lys

Bucci et al., 1990 28,1 Maschi Body-builder 40, 100, 170 Nessun incremento con 4034,3 Femmine mg/kg Orn e 100 mg/kg; ↑ ≅ 4 volte

con 170 mg/kg (insorgenzadi crampi e diarrea)

Fricker et al., 1998 29,5 Maschi Lanciatori 1,8 g Arg + 1,2 g Orn + Orale Nessun incrementoFemmine 0,48 g Met + 0,12 g Phe

Arg = arginina; Lys = lisina; Orn = ornitina; Gln = glutammina; Met = metionina; Phe = fenilalanina; BCAA = aminoacidi ramificati.

ganismo, a fini dietetici in relazione a par-ticolari esigenze legate, per esempio, ad unaumentato fabbisogno o ad una ridotta sin-tesi.

Se la dose consigliata è pari a 4-6 g/die,questa non può superare un periodo di as-sunzione di 30 giorni.

Oltre tale periodo la dose non deve es-sere superiore a 3 g/die.

Avvertenze da riportare in etichetta:

• in caso di uso prolungato (oltre le 6-8 set-timane) è necessario richiedere il pare-re del medico;

• il prodotto è controindicato nei casi di pa-tologia renale, gravidanza e al di sotto dei12 anni.

Fin dalla prima metà del 1800 (Chre-vreul, 1832 in Benzi et al., 1998) la crea-

tina fu identificata come un componenteorganico presente nella carne. Nel 1847Liebig confermò la scoperta ed evidenziòche l’attività fisica ne aumentava la con-centrazione nei muscoli. Sempre nellostesso periodo Heinz e Pettenkofer isola-rono nelle urine una sostanza, chiamata

creatinina, la cui escrezione sembrava es-sere direttamente correlata all’entità del-la massa muscolare: fu quindi ipotizzatoche la creatinina fosse un metabolita uri-nario della creatina muscolare.

Fu scoperta inoltre la presenza dellafosfocreatina e furono così create le basidella comprensione dei meccanismi bio-chimici della contrazione muscolare, mec-canismi che hanno avuto definitivo chia-rimento grazie anche alle tecniche di bio-psia muscolare introdotte negli anni Ses-santa.

La fosfocreatina, prodotta dall’unionedella creatina col fosforo, costituisce unpool di riserva energetica, di pronto im-piego, per la risintesi dell’ATP, utilizzatonei processi chimici energetici cellularianaerobici della contrazione muscolare (fi-gure 21.6 e 21.7).

Attualmente, tecniche sofisticate ed in-cruente, come la risonanza magnetica nu-cleare, permettono valutazioni accuratedelle variazioni della concentrazione neltessuto muscolare di queste due molecoleenergetiche, dette anche fosfageni.

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La struttura della creatina

NH2+

NH2 – C – N – CH2 – COO-

CH3

La creatina è un aminoacido non essen-ziale presente quasi esclusivamente nel mu-scolo (95%), sia in forma libera (30-40%)che fosforilata come fosfocreatina. Altri or-gani contenenti creatina sono cuore, cer-vello, testicoli, retina.

Il turnover giornaliero è di circa 2 g pa-ri all’1,6% del patrimonio totale. Queste per-dite sono reintegrate sia dall’apporto ali-mentare (tabella 21.6), sia dalla sintesi en-dogena (figura 21.8), che avviene princi-palmente a livello epatico, renale epancreatico a partire da tre aminoacidi (gli-cina, arginina e metionina).

Esiste un meccanismo di feedback per cuila sintesi endogena è regolata dall’assunzio-ne alimentare di creatina: la creatina pre-sente in una normale razione alimentare,unitamente a quella prodotta dal nostro or-ganismo, è più che sufficiente a coprirne i

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L’ A L I M E N T A Z I O N E P E R L’ E S E R C I Z I O F I S I C O E L O S P O R T

FIGURA 21.7

Shuttle dellacreatina-

fosfocreatinafra i mitocondri,che producono

ATP e la miosinache consuma ATP.

Pi = fosforoinorganico

creatina-chinasimitocondriale,

creatina-chinasimiosinica.

AT 1

ADPPi

ATP

ADP

ATP

ADP

ATP

PC

C

PC

C

Membranamitocondrialeinterna (MMI)

Mitocondrio Miosina

Membranamitocondrialeesterna (MME)

2

FIGURA 21.6

Effetti antiastenici dicreatina e arginina.

NO = Ossido Nitrico.L’arginina contribuisceanche alla produzioneendogena di creatina.

ADP

NOArginina

Creatina

C

ATPATP

ADP

Muscolo

Apporto di O2

Mitocondrio

Vasodilatazione locale

C-P

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fabbisogni giornalieri, mentre la sola quotaendogena (prodotta dall’organismo) copre ifabbisogni anche in caso di diete rigorosa-mente vegetariane (vegan e vegetaliani).

Pertanto, risulta poco comprensibile ilmotivo per cui dovrebbe essere «consiglia-ta» agli atleti una dose di 4-6 g al giorno, siapure per periodi limitati a non più di 30giorni, tanto più se si considera l’entità glo-bale, già sufficientemente elevata, della ra-zione proteica mediamente consumata, ingenere, dalle popolazioni occidentali e da-gli atleti in misura ancora maggiore.

L’unica spiegazione possibile di tale dif-fuso ricorso alla creatina in campo sportivoè quella legata ad un uso finalizzato, non tan-to al reintegro della razione alimentare, maad una sua ulteriore «additivazione», al so-lo scopo di tentare di migliorare artificiosa-mente, e quindi slealmente, le capacità diprestazione di un soggetto.

Da circa dieci anni l’utilizzo della creati-na come integratore si è ampiamente diffu-so fra gli atleti di qualsiasi livello e sport.

La preparazione commerciale più comu-nemente utilizzata è la creatina mono-

idrata in polvere micronizzata, ma esisto-no preparazioni citrato, fosfato, piruvato

oltre ad associazioni varie. Più recentementesono state messe in commercio forme ef-fervescenti e liquide ma non esiste eviden-za scientifica che le faccia preferire alla mo-no-idrata.

È dimostrato come l’integrazione ali-mentare con creatina aumenti in maniera si-gnificativa le concentrazioni muscolari siadella forma libera che della fosfocreatina;

tuttavia, esiste una percentuale non trascu-rabile (25-30%) di soggetti non-responder

in cui questo aumento è minimo o nullo.Secondo la maggior parte degli Autori fa-

vorevoli all’uso della creatina tra gli sporti-vi, è consuetudine iniziare l’integrazione conuna fase di carico, della durata di 3-7 gior-ni, con dosaggi intorno ai 20-30 g/die (300mg/kg p.c.), frazionati in 4-6 somministra-zioni; a questa segue una fase di manteni-mento con dosaggi di 3-5 g al giorno (30mg/kg p.c.). Secondo altri Autori, invece, lafase di carico non sarebbe strettamente ne-cessaria in quanto dosi giornaliere di 3-5 gpermetterebbero di raggiungere comunquele stesse concentrazioni muscolari, anche sein 4 settimane.

La gran parte degli Autori ritiene che lasomministrazione di creatina in atleti di spe-cialità sportive anaerobiche sia in grado dimigliorarne le prestazioni, attraverso cam-biamenti della bioenergetica muscolare.

Il miglioramento della prestazione mu-scolare, documentato da alcuni Autori, du-rante gli esercizi brevi ed ad alta intensità,soprattutto quando questi vengono esegui-ti in successione, sarebbe dovuta a vari mec-canismi d’azione:

• l’aumento della concentrazione di fosfo-creatina si traduce, nell’esercizio massi-male, in una aumentata produzione diATP;

277

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FIGURA 21.8

Sintesi endogenadella creatina.

TABELLA 21.6 – CONTENUTO DI CREATINA

(g/kg DI ALIMENTO)

Aringa 6,5-10,0 Merluzzo 3,0Maiale 5,0 Latte 0,1Manzo 4,5 Mirtilli 0,02Salmone 4,5 Gamberetti tracceTonno 4,0

Da: Incledon, 2000.

Glicina

Ornitina

Arginina

Guanidina-acetato

Guanidina-acetatometiltransferasi

S-adenosilmetionina

S-adenosilomocisteina

Aminido-transferasi

Creatina

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• nei periodi di ristoro fra brevi ed intensiesercizi massimali si avrebbe una mag-giore risintesi di fosfocreatina;

• alla minore degradazione dei nucleotidiadeninici e ad un più basso accumulo dilattato durante l’esercizio;

• la possibile ipertrofia muscolare potrebbedeterminare una migliore prestazione atle-tica.

Inoltre, più recentemente è stata ipotiz-zata una nuova possibile azione favorevoledella creatina, relativa alla sua supposta ca-pacità antiossidante. In particolare, la crea-tina sarebbe in grado di favorire la rimozio-ne dei radicali liberi (azione superossido eperossinitrito) prodotti in quantità maggio-ri nei mitocondri delle cellule muscolari at-tive, mentre non avrebbe alcuna efficacia sulperossido d’idrogeno e sui processi di pe-rossidazione lipidica.

L’attività antiossidante della creatina agi-rebbe, quindi, sulle prime fasi dei processiossidativi (azione scavenger, «spazzino») epotrebbe essere spiegata dall’aumento del-la quantità disponibile di arginina che, a suavolta, sarebbe in grado di bloccare mag-giormente l’anione superossido (O2

.).Per ulteriori approfondimenti sui radica-

li liberi si rimanda al capitolo «Radicali li-beri, antiossidanti e pratica sportiva».

Occorre comunque ricordare che, se-condo quanto emerso da alcuni lavori pub-blicati nel corso di questi ultimi anni:

1. l’integrazione con creatina non simula al-cun adattamento muscolare mediato dal-l’allenamento; infatti, né le attività di po-tenza e/o aerobiche né quelle anaerobi-che sembrano significativamente aumen-tare la concentrazione di fosfocreatina edi creatina, né l’attività della fosfocrea-tinchinasi;

2. sebbene la prestazione muscolare sia net-tamente aumentata dalla presenza del si-stema fosfocreatina/creatina, questo nonè indispensabile, come invece l’ATP, perla contrazione muscolare;

3. non c’è prova che la creatina stimoli di-rettamente la sintesi proteica muscolaree quindi non sembra essere dimostrabi-le un qualsiasi suo effetto anabolico.

La grande maggioranza (70-80%) dei nu-merosissimi lavori che hanno indagato l’ef-fetto ergogenico della creatina riferisce unaumento della forza e della potenza musco-lare, della velocità di sprint nella corsa, nelciclismo e nel nuoto, nonché della capacitàdi lavoro durante serie multiple di sforzibrevi ed intensi. Tuttavia, analisi critichedella letteratura scientifica prodotta su que-sto argomento hanno messo in evidenza co-me la gran parte di questi studi si basi sucampioni numericamente limitati, su meto-diche di dosaggio non omogenee e su pro-tocolli di allenamento scarsamente standar-dizzati; inoltre, molti lavori valutano allostesso modo atleti di livelli molto diversi traloro e soggetti sedentari.

Vi è comunque una sufficiente evidenzache i miglioramenti più significativi si regi-strano nelle ultime ripetizioni (5a-6a) di unaserie di esercizi massimali e di potenza talida essere sostenuti solo per pochi secondi,con intervalli di 20-60 s tra un lavoro e l’al-tro. L’efficacia, quindi, è in relazione al rap-porto tra la quantità del lavoro svolto e iltempo di recupero: intervalli di ristoro otroppo lunghi o troppo brevi annullano qual-siasi miglioramento prestativo. Se il tempodi recupero è prolungato il miglioramentosi «diluisce», nel senso che non si ha più unaserie di ripetizioni ma singoli eventi, anchese ravvicinati, in cui la differenza fra atleti«trattati» e «non trattati» è minima. Se l’in-tervallo è troppo breve, la maggiore con-centrazione di creatina non sarebbe in gra-do di esplicare la sua azione sulla risintesidi fosfocreatina.

La quasi totalità degli studi concorda sulfatto che non si ha un miglioramento dellaprestazione aerobica e che l’aumento di pe-so, dovuto ad una maggiore ritenzione idri-ca, che abitualmente accompagna la som-ministrazione di creatina, può invece para-

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L’ A L I M E N T A Z I O N E P E R L’ E S E R C I Z I O F I S I C O E L O S P O R T

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dossalmente peggiorare una prestazione ae-robica di lunga durata.

L’applicabilità sui campi di gara e in al-lenamento dei lavori eseguiti in laboratorioè probabilmente assai dubbia perché la crea-tina ha dimostrato un ragionevole beneficio«ergogenico» solo nei test di laboratorio insforzi ciclici ripetuti. In effetti, come già det-to, esiste una grande variabilità di risultatied una scarsa riproducibilità degli studi diverifica sul campo.

Tutto ciò è probabilmente dovuto sia al-la differenza tra le condizioni di laboratoriorispetto a quelle reali di gara (solo alcunisport prevedono brevissime, intervallate, ri-petute e massimali richieste prestative), siaalla presenza di soggetti non responder.Quindi, nonostante la sterminata letteratu-ra in materia, sono pochi gli studi vera-mente rigorosi, indipendenti e realmenteaffidabili e, pertanto, si può affermare chesolo alcuni lavori hanno evidenziato un rea-le effetto ergogenico dell’integrazione concreatina valido essenzialmente per sforzibrevi, intensi e ripetuti. Tale miglioramen-to della prestazione sembra essere legatoal dosaggio, al periodo di somministrazio-ne, al tipo di esercizio ed al rapporto tra la-voro e recupero. Negli sport di durata nonè attualmente dimostrabile un qualsiasi ef-fetto. Tuttavia, esiste a tutt’oggi una realedifficoltà nel «trasferire» con affidabilità glistudi effettuati in laboratorio nella praticasportiva giornaliera, sia in gara che in alle-namento, anche per la presenza di una con-sistente variabilità di risposta individuale.

Infine, vi sono altri Autori che negano ad-dirittura la possibilità che la creatina as-sunta per bocca (via orale) possa attraver-sare la membrana delle cellule muscolari e,quindi, sono scettici sulla sua reale «effica-cia» nel migliorare la prestazione sportiva.

In tal senso, tuttavia, il ricorso alla crea-tina, come a qualunque altro tipo di «inte-gratore», non giustificato da reali necessitànutrizionali o mediche, rischia di rappre-sentare un possibile primo passo verso le lu-singhe del doping e/o l’abuso di farmaci.

Se già per gli atleti che si sottopongonoa rilevanti carichi di allenamento e di garail consiglio di assumere la creatina o gli ami-noacidi è ingiustificato dal punto di vistanutrizionale e medico, esso è addirittura ri-provevole se riferito ai giovani sportivi del-le prime fasce di età.

Non vi è, quindi, sufficiente accordo tra iricercatori riguardo ai possibili effetti dellacreatina sulla prestazione, ma nemmeno nel-le sue possibili controindicazioni per la salu-te dei consumatori. La maggior parte deglistudi non ha, infatti, evidenziato, fino ad ora,particolari effetti nocivi in seguito all’assun-zione acuta o sub-acuta, per quanto vi sianoalcune ricerche che ipotizzano anche un ef-fetto cancerogeno da sovradosaggio.

In particolare, un documento elaboratodall’Agenzia Francese sulla Sicurezza Sani-taria degli Alimenti (AFSSA), nel gennaio2001, ha posto l’accento sui potenziali rischidi effetti cancerogeni derivanti dall’assun-zione della creatina, determinati attraversodiversi meccanismi: diretto sulla crescita dicellule tumorali di alcune forme neoplasti-che, formazione di composti mutageni co-me formaldeide o amine eterocicliche. Dicontro esiste un’ampia letteratura sull’ef-fetto antitumorale della creatina e analoghicome PC e ciclocreatina.

Nell’aprile 2002 uno studio di Rooney ecolleghi ha evidenziato, in un esperimentocondotto su ratti, elementi che fanno rite-nere plausibile una possibile interferenzadell’integrazione con creatina sulla secre-zione dell’insulina e quindi sulla regolazio-ne del metabolismo glucidico.

Tuttavia, non sembrano essere mai statidimostrati reali ed importanti effetti colla-terali dovuti ad integrazione per tempi bre-vi o medi a dosaggi non elevati; sono inve-ce necessari ulteriori e più accurati studi perescludere potenziali rischi da somministra-zione di creatina per periodi prolungati, so-prattutto ad alti dosaggi.

In linea generale, gli effetti collaterali piùfrequentemente dichiarati dai consumatoridi creatina si riferiscono alla comparsa di

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crampi e infortuni muscolari, disturbi ga-strointestinali, alterazioni della funzionalitàrenale e dell’equilibrio idroelettrolitico.

Pertanto, dal momento che è attualmen-te difficile esprimere un giudizio univoco, sisconsiglia, se non altro per precauzione, l’as-sunzione cronica di creatina a dosaggi ele-vati.

Inoltre, non va dimenticato che le dosi dicreatina normalmente assunte dagli atleti,soprattutto dai frequentatori delle palestree dai bodybuilder, sono ben superiori a quel-le massime indicate dalle linee-guida e, inaggiunta, sono somministrate per lunghi pe-riodi di tempo. A tale proposito, va ricorda-to che un dosaggio di 20-25 g al giorno, pa-ri a 0,3 g/kg p.c. al giorno (equivalente a ol-tre 12 kg di carne!), è addirittura in grado,come già detto, di inibire la produzione en-dogena di creatina.

Al di là di ogni considerazione di etica«sportiva», ci sembra doveroso sottolinearee richiamare ulteriormente l’attenzione sullaancora scarsa certezza in merito all’innocuitàdella creatina, soprattutto a lungo termine,elemento questo da solo già sufficiente perevitarne l’uso, a prescindere dal dosaggio edalla durata.

Per concludere questa breve rassegna sul-la creatina, riportiamo le posizioni ufficiali as-sunte da alcune tra le più importanti orga-nizzazioni scientifiche che si sono occupatein questi anni del suo utilizzo tra gli sportivi,anche al fine di invitare tutti (atleti, medici,allenatori, ecc.) a farne un uso molto cauto.Riaffermiamo comunque la necessità, se pro-prio la si vuole usare, di consultare un me-dico e di accertarsi della qualità del prodot-to stesso onde evitare di utilizzare prodottiscadenti che possano contenere impurità(diidrotriazina, dicianamide, ecc.) in grado diprodurre danni alla salute.

American College of Sports Medicine

(ACSM) Roundtable

The physiological and health effects of oralcreatine supplementation, 2000

1. La creatina migliora la prestazione negliesercizi anaerobici di breve durata, manon migliora il picco e la forza isometri-ca massimale media e la potenza e capa-cità aerobiche.

2. Non sono necessarie alte dosi di mante-nimento (20 g/die).

3. Non vi è la «definitiva evidenza» che l’in-tegrazione con creatina causi complica-zioni renali, gastrointestinali o crampimuscolari.

4. L’integrazione non è indicata immediata-mente prima dell’esercizio.

5. L’integrazione non è indicata per la po-polazione pediatrica e per le donne ingravidanza ed allattamento.

National Collegiate Athletic

Association

Proposal 99-72 Nutritional Supplements,2000

Un’istituzione (universitaria) può fornireai propri atleti-studenti solo integratori ali-mentari che non aumentino la massa o la for-za muscolare (come creatina o integratoriproteici) ma che apportino solamente ener-gia ed elettroliti (non-muscle-building nu-

tritional supplements) come bevande idro-saline con o senza carboidrati, barrette ener-getiche ed altri integratori con carboidrati,sali minerali e vitamine. Gli atleti possonocontinuare ad utilizzare integratori ad effet-to anabolizzante ma solo a proprie spese.

British Olympic Association’s

Nutrition Steering Group

Official position statement on creatine, 1995

1. La creatina è una sostanza naturale pre-sente in quantità considerevoli nei cibi equindi non è corretto classificarla comefarmaco.

2. La Commissione non incoraggia né ap-poggia l’integrazione con creatina.

3. La Commissione evidenzia che le situa-zioni in cui la prestazione è sicuramentemigliorata sono limitate (sprint ripetitivi).

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L’ A L I M E N T A Z I O N E P E R L’ E S E R C I Z I O F I S I C O E L O S P O R T

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4. Il pericolo dei sovradosaggi usati nei pe-riodi di carico non è quantificabile, con-siderando che molte sostanze naturali seassunte in eccesso possono essere peri-colose (vitamina A).

5. La Commissione non raccomanda l’inte-grazione con creatina.

European Commission Health &

Consumer Protection

Directorate-General

Opinion of the Scientific committee on foodon safety aspects of creatine supplementa-tion, 2000

1. Sebbene siano molti gli studi effettuati,sono pochi quelli realmente affidabili equello che è stato osservato su atleti diélite altamente allenati non è necessaria-mente riferibile ai normali consumatori.

2. La creatina appare ben tollerata nei trialdi breve durata, ma questi sono stati con-dotti su un numero molto limitato di sog-getti per poter essere sicuramente signi-ficativi. Alcuni studi hanno messo in re-lazione l’integrazione con creatina con lacomparsa di crampi, disidratazione, au-mento del peso corporeo, disturbi ga-strointestinali.

3. Sebbene non siano stati segnalati impor-tanti effetti avversi, permangono dubbisulla sicurezza dell’integrazione ad altidosaggi sulla funzionalità renale, vi sonoinsufficienti studi riguardanti l’aumentodi concentrazione della creatina in altritessuti, non è stata ben studiata l’intera-zione con la sintesi endogena. Per que-ste ragioni la Commissione considera chegli alti dosaggi debbano essere evitati.

4. Il consumo quotidiano di bassi dosaggi(sino a 3 g al giorno), simile al turnoverfisiologico giornaliero, sembra improba-bile che possa causare rischi alla salute.

Agence Française de Sécurité Sanitaire

des Aliments (AFSSA)

Evalutation des risques présentés par lacréatine pour le consommateur et de la vé-

racité des allégation relatives à la perfor-mance sportive ou l’augmentation de la mas-se muscolaire, 2001

1. Si ricorda l’importanza di un’alimenta-zione equilibrata e diversificata e di unaadeguata reidratazione adatta allo sportpraticato.

2. La creatina apportata con l’alimentazio-ne o prodotta dalla sintesi endogena èsufficiente per assicurare i bisogni fisio-logici e non è necessario stabilirne un ap-porto nutrizionale minimo consigliato.

3. L’aumento di peso corporeo e di massamuscolare ottenuti non sono superiori ri-spettivamente al 3% e 10% e sono dovu-ti soprattutto a ritenzione idrica e non adaumentata sintesi proteica.

4. Non esiste fondata evidenza scientificadell’aumento prestativo mediato dall’in-tegrazione con creatina se non per gliesercizi ripetuti, di alta intensità e delladurata massima di 15 s.

5. L’integrazione con creatina, in modo par-ticolare quella a lungo termine, costitui-sce un rischio per la salute attualmenteinsufficientemente valutato avendo unpotenziale effetto cancerogeno.

6. È necessaria una valutazione periodicadegli studi scientifici relativamente aglieffetti sulla salute e sulla performancesportiva.

7. Inoltre, la supplementazione con crea-tina, utilizzata per il miglioramento del-la performance sportiva, è contraria al-le regole, allo spirito ed al significatodello sport e necessita di una riflessio-ne da parte delle istituzioni sportive perl’eventuale iscrizione del prodotto nel-le liste delle sostanze considerate do-panti.

Commissione Scientifica Anti-doping

del CONI

Valutazione biochimica, farmacologica e cli-nica della creatina. Documento della Com-missione Scientifica Anti-doping del CONIsull’uso della creatina, 1998

281

A l i m e n t i a d a t t a t i a d u n i n t e n s o s f o r z o m u s c o l a r e 21

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1. In soggetti sani l’integrazione non do-vrebbe superare i 3 g/die.

2. Le dosi nelle confezioni dovrebbero es-sere singole, ben definite e non superio-ri a 1 g/dose.

3. Le confezioni dovrebbero contenere unnumero di dosi non superiore a 21 (nu-mero massimo per settimana).

4. Salvo specifica e motivata indicazionemedica il trattamento non dovrebbe su-perare le due settimane.

5. L’assunzione in soggetti con patologie,specie se cardiovascolari, dovrebbe es-sere attuata sotto controllo medico e diquesto dovrebbe esserci indicazione sul-le confezioni.

6. Si fa rilevare che la supplementazione concreatina dovrebbe considerarsi come do-ping in quanto altera il biochimismo e labioenergetica muscolare, comportando lanecessità di inserirla in un’apposita e nuo-va classe definibile come «sostanze adazione metabolica muscolare».

Altri prodotti con valenzanutrizionale adattati adun intenso sforzo muscolare

Per quanto riguarda queste ultime due ca-tegorie di prodotti dietetici, l’analisi detta-gliata di tutte le possibili sostanze e combi-nazioni offerte dal mercato degli integrato-ri (supplement, secondo la terminologia in-glese) richiederebbe uno spazio moltoesteso.

Ci limitiamo, pertanto, in questa sede ariportare le considerazioni finali, su alcunesostanze, tra quelle più utilizzate dagli spor-tivi negli ultimi anni, in parte estrapolate dal-le conclusioni di un gruppo internazionaledi esperti, redatte per conto della ComunitàEuropea nel 1991, come contributo scienti-fico alle direttive CEE su Foods for IntensePerformance.

Dall’analisi di più di centottanta lavoriscientifici non sono emersi elementi di cer-

tezza sull’effettiva utilità di alcuni «integra-tori», anche se alcuni Autori ne avrebberoverificato un qualche effetto positivo sullaprestazione atletica.

VITAMINE

Le vitamine e le cosiddette pseudovitaminehanno sempre attratto l’attenzione del mon-do dello sport per il loro ipotizzato ruolo nelmigliorare la prestazione sportiva (effettoergogenico).

Tuttavia, nonostante questa convinzionesi sia diffusa e consolidata tra gli sportivida molti anni, il mondo scientifico ancorasi domanda se l’attività sportiva determiniveramente un reale aumento del fabbiso-gno vitaminico e se l’integrazione con vita-mine di una razione alimentare adeguata siarealmente in grado di migliorare il rendi-mento.

La maggior parte dei dati scientifici ac-creditati, disponibili in letteratura, tende aconsiderare poco probabile l’ipotesi che lasomministrazione protratta nel tempo diintegratori vitaminici possa determinare unreale effetto positivo sullo stato di salute esulle capacità fisiche (coordinative e orga-nico-muscolari - resistenza, forza, rapiditàe velocità, flessibilità) di soggetti sani econ abitudini alimentari corrette (vedi an-che quanto riportato nelle tabelle 21.9-21.11).

L’interesse degli sportivi per le vitaminesi è nel tempo concentrato, di volta in vol-ta, su alcune delle loro principali funzioni,strettamente connesse con la prestazionesportiva (metabolismo energetico, sintesiproteica, azione antiossidante, immunosti-molante e adaptogena, prevenzione di trau-mi e lesioni muscolari). In particolare, perquanto riguarda il gruppo delle vitamineidrosolubili va ricordato che la tiamina (B1),la riboflavina (B2), la piridossina (B6), laniacina (B3), l’acido pantotenico (B5), co-balamina (B12), la biotina (H) e l’acido ascor-bico (C) sono tutte coinvolte nelle varie tap-pe dei processi metabolici che avvengono a

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livello dei mitocondri, mentre l’acido folicoe le vitamine B6 e B12 sono fondamentali neiprocessi di sintesi proteica e del DNA e nel-lo sviluppo dei globuli rossi (eritropoiesi);le vitamine C ed E, il beta-carotene e l’ubi-chinone hanno proprietà antiossidanti.

Inoltre, non deve essere trascurata l’im-portanza che le vitamine hanno, in sinergiacon tutti gli altri nutrienti, nella regolazio-ne delle sintesi di alcuni importanti neuro-trasmettitori, indispensabili per il manteni-mento dell’idoneo «tono mentale» necessa-rio ad ottimizzazione le prestazioni psicofi-siche in genere. Va ricordato anche il lororuolo rispetto alla modulazione della rispo-sta immunologica, che, soprattutto neglisportivi, riveste un’importanza del tutto pe-culiare tenuto conto della ben documenta-ta, sia pur transitoria, caduta delle difese im-munitarie che si realizza nelle ore imme-diatamente successive ad un intenso sforzofisico (per una trattazione più ampia si ri-manda al capitolo specifico sulle vitamine).

Infatti, molti lavori hanno accertato chese da una parte si realizza un aumento del-le difese immunitarie quando sia praticatoun moderato esercizio fisico, dall’altra è al-trettanto chiaramente dimostrata, in atletisottoposti a prolungati carichi d’allenamen-to intenso, un maggiore rischio d’infezioni,soprattutto delle prime vie aeree, nelle pri-me settimane successive allo stress fisico ac-compagnate da evidenti alterazioni biochi-miche di caduta delle difese immunitarie.

In tal senso, alcuni Autori consiglianoun’integrazione giornaliera di vitamina C pa-ri a 500-1000 mg totali, in somministrazio-ni frazionate (200 mg) in modo da ottimiz-zarne la biodisponibilità, per tentare di pre-venire il rischio di deficit immunitario post-esercizio e quando l’allenamento è troppointenso e/o programmato in modo non cor-retto e adeguato alle reali capacità fisichedell’atleta.

Tuttavia, i risultati dello studio condottoda Peake (2003) suggeriscono che l’eserci-zio fisico regolare non aumenterebbe il fab-bisogno di vitamina C negli atleti, e sup-

porterebbero le conclusioni del precedentelavoro di Thompson e colleghi (2001) se-condo cui l’integrazione con vitamina C, per14 giorni alla dose di 200 mg due volte algiorno, avrebbe solo modesti benefici sul re-cupero e sul danno muscolare dopo un ca-rico di lavoro fisico non abituale, di corsaprolungata (90 minuti) e intermittente(shuttle-running test).

La decisione di integrare la razione ali-mentare degli atleti con vitamine dovrebbescaturire da un approfondito, ma non faci-le, studio dello stato nutrizionale di ogni sin-golo soggetto, con particolare riferimentoagli indicatori clinici e biologici dello statonutrizionale vitaminico.

Una condizione di carenza vitaminica, siapure marginale, nei soggetti che praticanocon assiduità un programma di attività fisi-ca sufficientemente intenso, potrebbe esse-re causata da uno o più fattori – apporto ali-mentare insufficiente, ridotto assorbimentogastroenterico, aumento delle perdite (su-dore, urine e feci), maggiori richieste ed au-mentato turnover – in grado di agire da so-li o in associazione tra loro.

Per quanto riguarda la prima possibilecausa (ridotto apporto alimentare) i dati di-sponibili sembrano poterla escludere nellamaggioranza degli atleti, quando gli appor-ti sono considerati sulla base dei valori teo-rici, sia pure parziali, del contenuto vitami-nico dei cibi secondo le tabelle di composi-zione degli alimenti e i fabbisogni, sia puraumentati, vengono valutati in relazione aivalori indicati dai LARN e/o dalle RDA perla popolazione generale moderatamente at-tiva.

Secondo gli studi più accreditati, le per-dite urinarie e fecali di vitamine in soggettisportivi non sono aumentate rispetto a con-trolli non attivi, né sembra che la concen-trazione di vitamine nel sudore degli atletisia aumentata e tale da ipotizzarne una per-dita maggiore. In tal senso fa eccezione lavitamina B6 la cui escrezione urinaria, sot-to forma di acido 4-piridossico, sembra au-mentare, sia pure di poco, in seguito ad eser-

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cizio fisico, secondo quanto riportato da al-cuni Autori che riferiscono, tuttavia, comea tale osservazione non corrisponda un con-temporaneo abbassamento delle concentra-zioni ematiche della vitamina.

In conclusione, allo stato attuale, non cisono elementi scientifici che facciano rite-nere plausibile, salvo rare e ben accertateeccezioni, che l’attività sportiva, anche dielevato livello, se ben condotta, comporti unaumento dell’utilizzazione, distruzione o eli-minazione delle vitamine.

MINERALI

Per le loro molteplici, ben conosciute, fon-damentali funzioni fisiologiche e connessio-ni con la pratica sportiva (vedi capitolo «Iminerali»), tra gli sportivi è molto diffuso,da lungo tempo, anche l’uso di integratoricontenenti singoli minerali o più spesso mi-scele, variamente composte, di vari compo-nenti di questa fondamentale categoria dinutrienti non energetici.

Tuttavia, al pari di quanto già detto perquanto riguarda le vitamine, allo stato at-tuale delle conoscenze scientifiche è possi-bile ritenere che, salvo specifiche e parti-colari situazioni individuali, l’apporto ali-mentare di minerali, se realizzato attraversocorrette abitudini alimentari, sia sufficientea coprirne i fabbisogni, anche se maggiori ri-spetto alla popolazione generale solo mo-deratamente attiva, senza necessità di do-ver ricorrere a specifici preparati industria-li (farmaci e/o integratori).

Inoltre, l’analisi dei dati disponibili in let-teratura fa ritenere, in generale, che anchenegli atleti, se ben allenati e alimentati, l’u-so di integratori minerali non è in grado diprodurre apprezzabili miglioramenti dellaprestazione sportiva (vedi anche quanto ri-portato nelle tabelle 21.9-21.11).

Come più volte ripetuto, solo in situazio-ni particolari (regimi nutrizionali poveri escorretti adottati per lungo tempo come nelcaso di soggetti vegetariani e veganiani, pre-senza di specifiche patologie ecc.), corret-

tamente studiati e valutati caso per caso,può essere ragionevole prescrivere prepa-rati multiminerali o contenenti singoli mi-nerali, al solo scopo di integrare realmentela dieta di soggetti che mostrino segni cli-nici e/o strumentali oppure a rischio di ca-renza di uno o più minerali.

In particolare, come per la popolazionegenerale anche per quella sportiva i mine-rali potenzialmente a maggior rischio discarsi apporti con il cibo e/o di un aumen-to, non adeguatamente compensato, delleperdite (con le urine e il sudore in specialmodo) potrebbero essere il ferro, lo zinco,il rame, lo iodio e il cromo (elementi trac-cia), soprattutto nei periodi di maggiore in-tensità del programma di allenamento, men-tre molto meno probabile è la possibilità chesi verifichi un apporto alimentare insuffi-ciente dei vari macrominerali (calcio, cloro,fosforo, magnesio, potassio, sodio e zolfo).

Pertanto, è di fondamentale importanzache gli sportivi vengano adeguatamenteinformati ed educati ad acquisire abitudinialimentari corrette operando opportuna-mente la scelta degli alimenti in modo quan-to più ampio possibile, al fine di garantire ungiusto apporto di tutti i macro e micromi-nerali, come di ogni altro nutriente.

ASPARTATO DI POTASSIO E DI MAGNESIO

È uno dei più documentati e usati integra-tori per gli sportivi, da anni utilizzato nellaprevenzione dei disturbi provocati da unprolungato lavoro muscolare, soprattutto sesostenuto in climi caldi, quando alle perdi-te d’acqua e di cloruro di sodio possono as-sociarsi anche cospicue perdite di potassioe di magnesio.

Inoltre, l’apporto di aspartato sembra po-ter contribuire al recupero delle riserve ener-getiche e allo smaltimento delle sostanzetossiche (derivati ammoniacali) prodotti inabbondanza durante l’esercizio fisico inten-so e prolungato.

In particolare, l’aspartato (3 grammi diaspartato di potassio e di magnesio) po-

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trebbe prevenire l’accumulo di ammoniacadurante il lavoro muscolare, favorire la ri-conversione dell’IMP (Inosin-Mono-Fosfa-to) in AMP (Adenosin-Mono-Fosfato) e pre-venire la perdita di nuclei purinici durantela contrazione muscolare, attraverso l’atti-vazione del cosiddetto «ciclo dei Nucleoti-di Purinici».

Solo alcune ricerche hanno documenta-to un effetto positivo sulla prestazione ae-robica (aumento del 15-20%) dopo sommi-nistrazione di 10 g di aspartato.

Le evidenze a tutt’oggi disponibili fannoritenere che la somministrazione di ioni dipotassio e magnesio, in associazione con l’a-spartato, risulti efficace solo nei rari casi direale deplezione salina, come si potrebbe ve-rificare solamente durante un’attività spor-tiva che determini una intensa sudorazionema non nei giorni successivi alla stessa, men-tre appare ininfluente quando venga effet-tuata indipendentemente da tale situazione.

BICARBONATO

Secondo alcuni lavori, ma i dati sono di-scordanti, il bicarbonato di sodio (NaHCO3)somministrato per bocca, disciolto in acquain quantità di 300 mg/kg p.c. (150-400 mg/kgp.c.), 1-3 ore prima dell’impegno atletico,potrebbe risultare utile nella prevenzionedell’accumulo di acido lattico negli eserciziad alta intensità e breve durata, negli eser-cizi intensi e continui e nelle prove ripetu-te di esercizi ad alta intensità con brevi pau-se di recupero.

Tuttavia, se i benefici non sono certi, mol-to spesso gli atleti sottoposti a questo tipodi preparazione «farmacologica» lamentanodisturbi gastrointestinali, più o meno fasti-diosi, rappresentati per lo più da senso digonfiore, movimento dell’acqua nello sto-maco e diarrea.

FOSFORO

Anche il fosforo (sotto forma di sali) è sta-to spesso utilizzato a scopo ergogenico, seb-bene Boje già nel 1939 esprimesse perples-

sità sulla correttezza metodologica degli stu-di a favore di questa pratica. Williams (1992)non ha riscontrato effetti favorevoli dalla in-tegrazione con fosfati nel corso di una pro-va ciclistica di 8 km.

Viceversa, altri studi, ben condotti, ri-portano un miglioramento della prestazioneatletica dopo somministrazione di fosfato disodio (1 g x 4/die, per 3-6 giorni) con au-mento dell’efficienza miocardica, del massi-mo consumo di ossigeno (10%) e del tem-po di esercizio (corsa, bicicletta), minoreproduzione di lattato durante lavoro sub-massimale e riduzione del tempo necessa-rio a completare un test di 40 km al ci-cloergometro.

L’interesse dei risultati rende, tuttavia,necessari ulteriori studi per confermare que-sti possibili effetti ergogenici dei sali di fo-sforo.

L-CARNITINA

La L-carnitina è una sostanza, con caratte-ristiche chimiche e funzionali paragonabili aquelle delle vitamine (pseudovitamine, vediparagrafo relativo nel capitolo «Le vitami-ne»), normalmente presente negli alimentidi origine animale, soprattutto le carni ros-se e nei formaggi (tabella 21.7), ma che l’or-ganismo umano è capace di sintetizzare(produzione endogena) a partire dagli ami-noacidi metionina e lisina.

La carnitina è presente nel corpo umanoa livello dei muscoli scheletrici e nel muscolocardiaco. L’attività della L-carnitina si espli-ca a livello del metabolismo lipidico. In par-ticolare, essa stimola l’ossidazione degli aci-di grassi nei mitocondri, a scopo energetico,favorendone il passaggio dal citoplasma aimitocondri. Inoltre, in tal modo potrebbesvolgere un ruolo importante anche nell’os-sidazione di diversi aminoacidi e del piruva-to (che si forma durante la glicolisi anaero-bica) e contribuire così ulteriormente al rea-lizzarsi dei processi energetici delle cellule,favorendo anche, almeno a livello teorico, ilrisparmio delle riserve di glicogeno musco-

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lare ed una minore produzione di acido lat-tico, durante il lavoro muscolare (figure 21.8e 21.10).

La carenza di carnitina può provocareun’alterata funzionalità del miocardio.

Attualmente si ritiene che l’integrazioneorale di L-carnitina in soggetti sani non siain grado di determinare un aumento dellasua concentrazione a livello muscolare equindi non migliori l’utilizzazione dei lipidie la produzione di energia. Inoltre, non cisono dati scientifici che provino una caren-za di L-carnitina nei muscoli sia in condi-zioni di riposo che al termine di lavori mu-scolari prolungati.

Esistono molti studi sui meccanismi diazione della L-carnitina a livello muscolare,ma i risultati sono ancora contrastanti enon sembrano giustificarne l’uso come er-gogeno.

Un cenno a parte meritano gli integrato-ri contenenti ferro, ma sarebbe più corret-to parlare di farmaci a base di ferro, che so-no tra i prodotti più utilizzati dagli atleti, so-prattutto delle specialità aerobiche.

FERRO

Il ferro rappresenta un minerale di fonda-mentale importanza per la salute dell’uomo,viste le molteplici funzioni svolte nel nostroorganismo. Inoltre, non va dimenticato chel’anemia rappresenta la carenza nutrizionalepiù frequente tra tutte le popolazioni del mon-do. Ciò nonostante, l’uso che gli atleti hanno

fatto e continuano a fare dei farmaci conte-nenti ferro è, nella stragrande maggioranzadei casi, del tutto privo di fondamento.

La cosiddetta «anemia da sport» è, inrealtà, un fisiologico adattamento del nostroorganismo quando è sottoposto ad allena-menti indirizzati a migliorarne le qualità ae-robiche. In questi casi, l’emodiluizione chesi determina negli atleti di resistenza è, sem-mai, indice di un buono stato di forma; ra-ramente, al contrario, nasconde una situa-zione di reale carenza di ferro e, tanto me-no, di anemia. È doveroso ricordare che lacorrezione di una eventuale carenza di fer-ro, correttamente accertata, deve essererealizzata, in primo luogo, attraverso l’indi-viduazione e l’eliminazione delle eventualicause di perdite ematiche, in secondo luo-go con i provvedimenti dietoterapici appo-sitamente orientati e, infine, se non si ot-tiene una correzione stabile e soddisfacen-te della carenza marziale, con l’ausilio di far-maci contenenti ferro da assumere perbocca.

La somministrazione di ferro in vena è,nella gran parte dei casi, inopportuna epotenzialmente pericolosa; per queste ra-gioni, va riservata a quei casi di grave ane-mia, per fortuna rari e non compatibili conla pratica sportiva, che richiedono il rico-vero ospedaliero e i dovuti accertamenti.La pericolosità dei trattamenti marziali,ancor più quelli endovena, è da ricollega-re agli effetti tossici del ferro che è un po-

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L’ A L I M E N T A Z I O N E P E R L’ E S E R C I Z I O F I S I C O E L O S P O R T

TABELLA 21.7 – CONTENUTO DI CARNITINA (mg/100 g) IN ALCUNI ALIMENTI

ALIMENTO CARNITINA ALIMENTO CARNITINA

Carne di pecora 210 Latte 2,0Carne di agnello 80 Avocado 1,3Carne di manzo 60 Farina 1,0Carne di maiale 30 Uova 0,8Carne di coniglio 20 Pane 0,2Carne di pollo 7,5 Cavolfiore 0,1Lievito di birra 2,4 Noci 0,1

Da: AA.VV., 1993.

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FIGURA 21.9

Intervento dellacarnitina nelmeccanismo ditrasporto degli acidigrassi all’interno deimitocondri. CAT = carnitina acil-transferasi.

Citosol Membranamitocondriale

interna

Mitocondrio

Glicerolo 3-P

Acetil-CoA

Carnitina

Acil-carnitina Acil-CoA

CoA Carnitina

Malonil-CoA

CAT-I CAT-II

Acetil-CoA

Acetil-CoAcarbossilasi

Acetil-CoA Corpi chetonici

Piruvato

Citrato

TCA oCiclo di KrebsCitrato

CO2

Trigliceridi

Fosfolipidi

_

β-os

sida

zione

CoA

tente agente ossidante, e al possibile ri-schio che il candidato alla terapia possaessere affetto, senza saperlo, da emocro-matosi, una non rara condizione patologi-ca ereditaria, in cui si verifica un accumulodi ferro nei tessuti, con gravi danni perl’organismo.

Per ulteriori informazioni sul problemadell’anemia e dell’integrazione-terapia conpreparati contenenti ferro si veda lo speci-fico capitolo «Prevenzione e terapia nutri-zionale della carenza di ferro».

Integratori ed ergogeni

Al di là delle rigide e aride norme legislati-ve, precedentemente esposte, comunque in-dispensabili per capire correttamente il pro-blema degli integratori per lo sport e per tu-telare adeguatamente i «consumatori spor-tivi», resta l’uso assai comune nel mondodello sport di una vasta gamma di prodotti,non sempre rispondenti alle caratteristichedei «prodotti dietetici o di regime» così co-me stabilite dal decreto legge, generica-

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L’ A L I M E N T A Z I O N E P E R L’ E S E R C I Z I O F I S I C O E L O S P O R T

CoA

CoA

Carnitina

α-chetoanalogo(α-chetoisocaproato)

AcilcarnitinaIsovalerilcarnitina

Degradazione proteica

Degradazione proteica

Acil-CoA(isovaleril-CoA)

Leucina

CITOPLASMA MMI MATRICE MITOCONDRIALE

Membrana Mitocondriale Interna

α-chetoglutarato

Glutammato

Alanina

Piruvato

Sintesi proteica

+–

FIGURA 21.10

Compartimentazioneintracellulare del

metabolismo dellaleucina e relazioni con il

turnover proteico e lacarnitina.

mente definiti «ergogeni» e finalizzati e/outilizzati allo scopo di migliorare la presta-zione sportiva.

Con il termine ergogeni si intende, co-munemente, qualsiasi sostanza o mezzo ingrado di aumentare il lavoro muscolare epertanto, in accordo con Williams (1989),possiamo classificarli in:

• meccanici;• psicologici;• fisiologici;• farmacologici;• nutrizionali.

In particolare, per quanto riguarda gli er-gogeni meccanici, ci sembra utile sottoli-neare l’evidente beneficio che gli atleti ditutte le discipline sportive possono trarre,in gara e in allenamento, dal conseguimen-to di un corretto peso corporeo in quantocapace di ridurre l’incidenza di eventi trau-matici, soprattutto la patologia da sovrac-carico funzionale, e di migliorare sensibil-mente il rendimento biomeccanico dellospecifico gesto tecnico e conseguentemen-te la prestazione sportiva.

Ad esempio un maratoneta «leggero» tra-sporterà un minor peso e pertanto ridurrà

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il dispendio energetico, e sarà così in gradodi sfruttare al meglio le riserve energetiche,soprattutto il glicogeno muscolare, in fun-zione delle caratteristiche del percorso edelle scelte tattiche da adottare.

Molti ergogeni farmacologici sono inrealtà sostanze contenute normalmente ne-gli alimenti (caffeina, creatina, aminoacidi,carnitina, ecc.) commercializzate come«estratti» o sintetizzate industrialmente (ta-bella 21.8).

La differenza principale rispetto agli ap-porti alimentari sta soprattutto nei dosaggicomunemente utilizzati nelle prescrizionifarmacologiche di queste sostanze, vere eproprie «megadosi», sulla cui liceità e inno-cuità a lungo termine esistono pareri di-scordanti.

Sebbene molte sostanze contenute neglialimenti vengano assunte dagli atleti a finiergogenici, sono poche le ricerche in gradodi comprovare scientificamente un reale be-neficio sulla prestazione sportiva derivantedall’uso di alcuni nutrienti anche quandoconsumati a dosi elevate.

A parziale esposizione delle informazio-ni, scientificamente affidabili, disponibili sul-la vastissima, e in molti casi folcloristica, ca-tegoria di sostanze definite come «integra-tori», riportiamo alcune considerazioni inmerito alle tecniche di vendita spesso adot-tate da alcune aziende produttrici di inte-gratori per lo sport.

Secondo Ligtsey-Attaway (1992), moltidei prodotti destinati agli sportivi vengonopresentati in maniera non corretta, con ri-ferimenti non del tutto pertinenti a studispesso condotti con metodologie scientifi-camente scorrette e da gruppi di ricercanon accreditati.

A volte i produttori estrapolano in manie-ra arbitraria, a favore dei prodotti commer-cializzati, le conclusioni di lavori scientificianche ben condotti, altre volte i risultati pre-sentati si riferiscono a studi effettuati solo sucavie animali, senza un effettivo e sicuro ri-scontro negli uomini, oppure gli effetti di-chiarati sono stati osservati solo in condizio-ni patologiche, ma non nel soggetto sano.

A volte poi, gli studi citati a sostegno deiprodotti sono pubblicati su riviste scientifi-camente non accreditate o le indicazioni bi-bliografiche, quando presenti, non sono ap-propriate (ricerche non pubblicate, fontinon verificabili, obsolete, risultati estrapo-lati dal contesto, risultati non attendibili).

Inoltre, in alcuni casi, per fortuna sem-pre meno frequenti, le ricerche sono del tut-to inventate, le dichiarazione risultano fal-se, viene trascurata l’importanza dell’effet-to placebo, il permesso alla vendita impli-cherebbe efficacia, ma questo non semprerisulta essere vero.

Spesso, i prodotti sono venduti adottan-do la «tecnica del valore aggiunto», ossia conla promessa di altri servizi connessi al pro-

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A l i m e n t i a d a t t a t i a d u n i n t e n s o s f o r z o m u s c o l a r e 21

TABELLA 21.8 – ERGOGENI ALIMENTARI

PRINCIPI ATTIVI

Prodotti endogeni Creatina, inosina, piruvato, ac. �-lipoico, coenzima Q10, carnitina,del metabolismo colina, inositolo, idrossicitrato (HCA), ac. orotico

Grassi Triglicerici a catena media (MCT), ac. linoleico coniugato (CLA)Aminoacidi BCAA, �-idrossi-metilbutirrato (HMB), triptofano, ac. aspartico,

arginina, ornitina, taurinaElettroliti Na, Mg, Ca, K, PMinerali traccia Fe, Zn, Se, Cu,Vitamine B12, ac. folico, A, C, E Sostanze vegetali secondarie FlavonoidiEnzimi Bromelina, papainaAlcaloidi Caffeina

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dotto, come ad esempio diete e programmidi allenamento e/o di ricondizionamento fi-sico.

A completamento di quanto sin qui det-to, riportiamo la descrizione di alcuni pro-dotti (tabelle 21.9 e 21.10), sia pure solo par-ziali rispetto alla vasta gamma offerta sulmercato, che, già dal linguaggio semplicisti-co e carico di promesse, bene testimonianodi quanto poco attendibili possano esseretalvolta alcune affermazioni utilizzate nelpubblicizzare questi prodotti.

Appare evidente, anche a chi non ha par-ticolari conoscenze di nutrizione, la grande

discrepanza che esiste tra gli effetti recla-mizzati dalle aziende produttrici e la realtàche emerge dalla valutazione scientifica-mente corretta di questi prodotti.

Gli integratori possono essere classifica-ti anche in base all’effetto, reale o presun-to, prodotto dal loro uso, in tal senso in ac-cordo con quanto proposto da Butterfield(1996) possiamo distinguere:

• «carburanti» metabolici (carboidrati, lat-tato poli-lattati, grassi);

• elementi cellulari «esauribili» (creatinafosfata o no, carnitina e varie vitamine);

• sostanze «anabolizzanti» (proteine, ami-

TABELLA 21.9 – ALCUNI PRODOTTI* NORMALMENTE UTILIZZATI DEGLI SPORTIVI, AL FINE

DI MIGLIORARE LA CAPACITÀ DI PRESTAZIONE E L’ASPETTO FISICO

SOSTANZA ERGOGENICA

Acido pangamico

Carnitina

Colina

Gelatina

Ginseng

Glicina

Inosina

Lecitina

Lievito di birra

Kelp

Octacosanolo

Pappa reale

Polline di ape

RNA, DNA

Spirulina

Superossido dismutasi

COMPOSIZIONE

Detta anche vitamina B15. Di compo-sizione varia a seconda del fornitore

Composto sintetizzato dall’organismoa partire dal glutammato e dallametionina

Precursore del neurotrasmettitoreacetilcolina

Sostanza ottenuta dal collageno

Estratto di radice di ginseng

Aminoacido precursore della fosfo-creatina

Purina

Fosfatidilcolina

Sottoprodotto della lavorazione dellabirra

Alghe, erbe marine

Alcol estratto dall’olio di germe digrano

Prodotta dalle api operaie per nutri-re l’ape regina

Miscela di saliva di ape, nettare dipiante e polline

Acido ribonucleico e desossiribonu-cleico

Alghe microscopiche verde-blu

Enzima

EFFETTO RECLAMIZZATO

Aumento della produzione di ossigeno

Migliora l’efficienza cardiovascolare e laforza muscolare, ritarda il senso di fa-tica e riduce il dolore muscolare

Migliora le prestazioni

Migliora la contrazione muscolare

Protezione dai danni tessutali

Migliora la contrazione muscolare

Migliora la forza

Previene l’accumulo di grasso

Aumenta la quantità di energia

Fonte di minerali e di vitamine

Fornisce energia e migliora le presta-zioni

Aumenta la forza

Aumenta la quantità di energia, mi-gliora la forma fisica

Rigenera i tessuti

Fonte di proteine

Protezione dell’organismo dai danni de-rivanti dalla ossidazione cellulare pro-dotta dal metabolismo aerobico

* Utilizzati soprattutto nel mondo del fitness e delle palestre.Da: Kris-Etherton, 1989 (modificata).

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A l i m e n t i a d a t t a t i a d u n i n t e n s o s f o r z o m u s c o l a r e 21

TABELLA 21.10 – INTEGRATORI NUTRIZIONALI COMMERCIALIZZATI IN MODO SPECIFICO

PER I PRATICANTI L’ALLENAMENTO DELLA FORZA (PAF)

INTEGRATORE NUTRIZIONALE

Proteine

Arginina, lisina, ornitina

Creatina

Inosina

Colina

Yohimbina

Estratti ghiandolari:surrene, ipofisi, testicoli

Vitamina B12

Vitamine antiossidanti:C, E, beta-carotene

Carnitina

Cromo

USO PROPOSTO ED

EFFETTI RECLAMIZZATI

Apporto proteico necessario allosviluppo muscolare, aumento delpeso corporeo

Stimolano il rilascio dell’ormonedella crescita (GH) e dell’insulina;promuovono la crescita della mas-sa muscolare

Aumenta la fosfocreatina nei mu-scoli; aumenta le riserve di energiae stimola la crescita muscolare

Aumenta la sintesi di ATP; aumen-ta la forza, facilita il recupero

Aumenta l’acetilcolina o la lecitinaper, rispettivamente, accrescere laforza o ridurre il grasso corporeo

Aumenta i livelli sierici di testoste-rone; aumenta la crescita dellamassa muscolare e della forza;agisce da �-2 adreno bloccante; ri-duce la massa grassa

Aumentano la funzionalità delleghiandole corrispondenti

Migliora la sintesi del DNA; au-menta la crescita della massa mu-scolare

Prevengono i danni muscolari deri-vanti dai processi ossidativi inde-siderati che si verificano in segui-to a contrazioni muscolari eccen-triche di alta intensità

Aumenta il trasporto degli acidigrassi nei mitocondri per l’ossida-zione; facilita la perdita di massagrassa

Potenzia l’azione dell’insulina, pro-muove lo sviluppo muscolare at-traverso un aumento della capta-zione degli aminoacidi

DATI SCIENTIFICAMENTE ACCERTATI

SUGLI EFFETTI NEI PAF

Non vi sono prove valide per sostenere che gli inte-gratori proteici siano più efficaci delle fonti protei-che naturali (cibi proteici); il fabbisogno proteico diun PAF può variare da 1,5 a 2,0 g di proteine perkg di peso corporeo, ed è facilmente ricavabile dal-le fonti proteiche normalmente presenti in una die-ta sana, es. carni magre, latte scremato, proteinepresenti negli alimenti vegetali (cereali, legumi)

Possono stimolare il rilascio del GH; tuttavia nonè stato dimostrato un effetto ergogenico nei PAFdel GH da solo; le ricerche non evidenziano effet-ti sullo sviluppo della massa muscolare o dellaforza

Ricerche preliminari indicano un aumento della po-tenza in attività brevi e di alta intensità; aumen-ta il peso corporeo per incremento delle proteinecontrattili o dell’acqua

Non esistono studi validi che documentino un ef-fetto ergogenico sui PAF

Non esistono studi validi che documentino un ef-fetto ergogenico sui PAF

Non esistono studi validi che documentino un ef-fetto ergogenico sui PAF. Sono necessarie ulte-riori ricerche per documentarne l’efficacia comefattore utile in grado di ridurre il peso nei PAF

Non esistono studi validi che documentino un ef-fetto ergogenico sui PAF

Le ricerche non evidenziano alcun effetto sull’au-mento della massa muscolare o della forza neiPAF

I dati scientifici discordano, sono necessarie ulte-riori ricerche per documentarne la reale efficacianel prevenire danni muscolari nei PAF

Non esistono studi validi che documentino la per-dita di peso o un effetto ergogenico nei PAF

I dati scientifici discordano, ma le ricerche meto-dologicamente più corrette non mostrano effettisulla composizione corporea o sulla forza nei PAF

segue

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(Segue) TABELLA 21.10

INTEGRATORE NUTRIZIONALE

Boro

Magnesio

Trigliceridi a catena media (MCT)

Acidi grassi �3

Gamma-orizanolo

Smilax

USO PROPOSTO ED

EFFETTI RECLAMIZZATI

Aumenta i livelli sierici di testoste-rone; aumenta lo sviluppo della

massa muscolare e della forza

Aumenta la sintesi proteica o lacontrattilità muscolare; aumentala crescita muscolare e la forza

Aumentano la termogenesi; favori-scono la perdita di grasso

Stimolano il rilascio dell’ormonedella crescita (GH)

Aumenta i livelli sierici di testoste-rone e di ormone della crescita; au-menta la crescita muscolare

Aumenta i livelli sierici di testoste-rone; aumenta la crescita musco-lare e la forza

DATI SCIENTIFICAMENTE ACCERTATI

SUGLI EFFETTI NEI PAF

Le ricerche indicano che non ci sono effetti sui li-velli sierici del testosterone, la massa corporeamagra o la forza nei PAF

Dati scientifici di incerta interpretazione, ma in ge-nere non in grado di confermare un effetto ergo-genico nei PAF

Non sono disponibili studi validi che ne documen-tino un effetto ergogenico nei PAF

Non sono disponibili studi validi che ne documen-tino un effetto ergogenico nei PAF

Non sono disponibili studi validi che ne documen-tino un effetto ergogenico nei PAF

Non sono disponibili studi validi che ne documen-tino un effetto ergogenico nei PAF

In generale, gli integratori nutrizionali messi in commercio per soggetti praticanti l’allenamento della forza (PAF) so-no reclamizzati per una ipotetica capacità di stimolare la produzione, il rilascio o gli effetti indotti da varie sostan-ze ormonali (GH, insulina, testosterone) oppure di modificare altre attività fisiologiche al fine di promuovere la cre-scita della massa muscolare, aumentare la forza o ridurre la massa grassa. Alcuni composti possono stimolare ilrilascio di sostanze ormonali, in particolare il GH, ma ricerche specificamente rivolte a studiare l’effetto della som-ministrazione sul GH non hanno fornito elementi in grado di provare un qualche effetto ergogenico. Molti effetti re-clamizzati sono solo supposti, come è dimostrato dai pochi studi, ben controllati e correttamente eseguiti, condottisu molte di queste presunte sostanze nutrizionali ergogeniche.Da: Williams, 1993 (modificata).

noacidi, e cromo picolinato, cromo, ener-gia, vanadio);

• sostanze «facilitanti il recupero» (liquidi,elettroliti, prodotti di erboristeria).

Oppure, sulla base delle «indicazioni»pubblicizzate:

• Anabolizzanti: azione diretta sul meta-bolismo proteico, stimolo al rilascio del-l’ormone della crescita (GH) e/o del te-stosterone endogeno (arginina, ornitina,boro, creatina, cromo picolinato, estrattighiandolari; idrossi-beta-metil butirratoo HMB, acidi grassi �-3, gamma-orizano-lo, smilax, yohimbina).

• Aumento della prestazione aerobica:azione sull’utilizzazione dell’ossigeno, sui

substrati energetici, sulla produzione esmaltimento dell’acido lattico (bicarbo-nato, carnitina, colina, ubidecarenone ocoenzima Q10, diidrossiacetone piruvatoo DHAP, inosina, magnesio, acido pan-gamico, dibencoside o vitamina B12, zin-co).

• Antiossidanti: azione protettiva rispet-to al danno biologico prodotto dai radi-cali liberi (acido linoleico coniugato oCLA, coenzima Q10, selenio, superossi-dodismutasi o SOD, vitamina E, pycno-genolo).

• Anoressizzanti e stimolanti: stimolo suicentri nervosi regolatori (alghe marine,Gymnema sylvestre, guaranà, noce dicola, ma-huang o Ephedra sinica, tau-

rina, sinefrina)

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A l i m e n t i a d a t t a t i a d u n i n t e n s o s f o r z o m u s c o l a r e 21

• Ricostituenti: azione generalizzata sul-l’organismo e apporto di vari elementinutrizionali (alfa-alfa, aloe, ginseng, leci-tina, lievito di birra, pappa reale, pollined’api, acido para-amino-benzoico o PA-BA, PPG).

La tabella 21.11 mostra chiaramente, semai ce ne fosse ancora bisogno, il netto con-trasto esistente tra effetti dichiarati dai pro-duttori di alcuni preparati e i risultati dellericerche disponibili.

PRODOTTI DI ERBORISTERIA

Altro capitolo, non sempre chiaro, è quellorelativo ai prodotti di erboristeria, un veroe proprio «fenomeno sociale» che negli ul-timi anni ha conquistato nell’Occidente con-siderevoli «fette di mercato» anche nel mon-do dello sport.

È opportuno ricordare che in Italia, allostato attuale, differentemente da quanto av-viene, già da molti anni, in altri Paesi quali laFrancia e la Germania, manca per i prodottidi erboristeria una legge che ne regolamen-ti in maniera precisa la vendita che, attual-mente, può essere praticata anche da per-sonale senza una comprovata specifica qua-lificazione e conoscenza scientifica dei pro-dotti. Occorre, quindi, molta prudenza edevitare l’improvvisazione e soprattutto l’au-tomedicazione.

Infatti, nessuna pianta può essere consi-derata del tutto esente da pericoli perchéin quasi tutte le piante sono presenti nu-merose sostanze chimiche, in grado di svol-gere importanti azioni sull’organismo.

Le piante medicinali possono essere uti-lissimi presidi terapeutici (fitoterapia), giàconosciuti fin dalle origini della medicina,come nel caso della digitale, della belladon-na, del papavero, della valeriana, dell’efedrae di tante altre ancora. In linea generale, èpossibile affermare che circa il 30% dei far-maci oggi utilizzati deriva da sostanze con-tenute nelle piante. Allo stesso tempo le er-be possono, se assunte in quantità eccessi-

ve, rivelarsi mortali poiché contengono so-stanze velenose (l’oleandro, la cicuta, il ci-clamino, la ginestra, la calla, ecc.). Alcunepossono causare reazioni avverse e/o aller-giche, anche gravi, oppure interagire con al-tri farmaci assunti contemporaneamente (l’i-perico, il ginko-biloba, lo zenzero, la liquiri-zia, il biancospino, l’altea, ecc.) riducendo-ne l’efficacia o, al contrario, potenziandonegli effetti.

Inoltre, non va trascurato il rischio che ipreparati di erboristeria, in assenza di di-sposizioni chiare e rigorose che ne regola-mentino la produzione, l’importazione e lacommercializzazione, possano contenere so-stanze contaminanti pericolose, come fun-ghi e/o parassiti, oppure che alcuni prodot-ti erboristici possano «nascondere» inso-spettati composti chimici contemplati nel-l’elenco delle sostanze dopanti del CIO.

È emblematico in tal senso, il caso, oggia tutti noto, della ma-huang, un’erba che se-condo la medicina tradizionale cinese sa-rebbe efficace nel combattere la fatica e nel-l’aumentare il dispendio energetico, la for-za muscolare e la concentrazione.

Fin qui nulla di diverso da quanto recla-mizzato anche per molti altri prodotti, tan-to più che esistono alcuni studi che avreb-bero verificato un’effettiva azione anores-sizzante di questa sostanza con un incre-mento del metabolismo basale.

La realtà, purtroppo, in questo caso è benpiù grave in quanto la ma-huang altro non èche il nome cinese di una pianta medicina-le ben conosciuta anche in Occidente (Ephe-

dra sinica), da cui si estrae l’efedrina: so-stanza appartenente al gruppo degli alcaloi-di, ottenuta anche per sintesi chimica, la cuiazione farmacologica (stimolazione del Si-stema Nervoso Centrale, vasocostrizione, au-mento della pressione arteriosa e della fre-quenza cardiaca) comunemente utilizzata inambito terapeutico è nota da tempo, così co-me la sua tossicità.

L’efedrina è una sostanza contemplata nel-l’elenco CIO delle sostanze dopanti: classe A,stimolanti.

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L’ A L I M E N T A Z I O N E P E R L’ E S E R C I Z I O F I S I C O E L O S P O R T

TABELLA 21.11 – CONFRONTO TRA GLI EFFETTI DICHIARATI DAI PRODUTTORI DI ALCUNI

PREPARATI E I RISULTATI DELLE RICERCHE DISPONIBILI

PRODOTTO

Arginina-ornitina

Bicarbonato di sodio

Boro

Carnitina

Colina

Creatina

EFFETTO DICHIARATO

«L’arginina (15 mg/kg p.c al gior-no) migliora, in modo naturale, ilnormale rilascio dell’ormone del-la crescita favorendo il recupero,potenziando la muscolatura e di-minuendo la massa grassa. Uneffetto potenziato è ottenuto dauna combinazione 2:1 di argini-na-ornitina (A-O)»

«L’NaHCO3 ha un’azione direttatampone sull’acidità da lattato:l’assunzione orale del sale au-menta la riserva alcalina spo-stando in alto i valori di sogliaanaerobica»

«Aumenta il testosterone endo-geno, migliora le prestazioni di re-sistenza e forza»

«Svolge un importante ruolo nelmetabolismo degli acidi grassifavorendone la trasformazione inenergia per i muscoli, aumentala velocità di contrazione mu-scolare e la resistenza alla fati-ca, allevia la stanchezza e il do-lore muscolare»

«In associazione all’inositolo edalla metionina aumenta la mobi-lizzazione del grasso dai musco-li e dal tessuto sottocutaneo»

«Una integrazione con 2 g/die puòottenere un aumento sino al 10%del peso corporeo magro accre-scendo le misure delle fibre ve-loci»

COMMENTI

Elam (1989), ha dimostrato un aumento significativo (p< 0,05) della massa magra e della forza muscolare do-po un allenamento di cinque settimane con integrazionedi A-O. La somministrazione orale di arginina e/o or-nitina ha aumentato i livelli serici di GH ma solo peralti dosaggi: erano però presenti effetti collaterali qua-li forti dolori gastrici e diarrea. Non sono disponibilistudi più recenti ma sembra ormai accertato l’effettoanabolico da stimolo della produzione del GH di altidosaggi orali della combinazione A-O anche se con nontrascurabili effetti collaterali. Tuttavia, un’analisi più re-cente della letteratura ha escluso la possibilità di ot-tenere un aumento del GH con somministrazioni oralidi arginina e ornitina, da sole o in combinazione

Numerosi studi effettuati hanno dato risultati contrastan-ti: alcuni aminoacidi hanno dimostrato un significativo au-mento del tempo medio di esaurimento, mentre altri l’i-nefficacia di dosaggi pari a 300 mg/kg p.c. sull’aumentodella performance aerobica. Concentrazioni più elevatepossono comunque causare effetti collaterali gastrointe-stinali quali nausea e diarrea fino ad alcalosi conclama-ta con apatia, irritabilità e possibili spasmi muscolari

Dosaggi di 2,5 mg/die di boro o di placebo per 7 setti-mane hanno avuto effetti sovrapponibili sulla forza, sul-la massa magra e sul testosterone endogeno in un grup-po di bodybuilder (Ferrando, 1992). Esistono comunquenumerosi studi sulla tossicità di alti dosaggi cronici di bo-ro e cadmio e di altri minerali sul sistema riproduttivo

Alcuni lavori (Cerretelli, 1990; Brass, 1994) hanno sug-gerito un qualche effetto sulla performance aerobica. Al-tri studi (Wiagenmakers, 1991; Kasper, 1994; Trappe1994), non hanno evidenziato né deplezione di carniti-na da allenamento e nemmeno incrementi del VO2 max,della soglia anaerobica e del tempo di esaurimento conintegrazione (2 g/die) di carnitina

La colina si trova in molti alimenti, soprattutto legumi etuorlo d’uovo; la fonte principale è la lecitina. Viene im-piegata in soggetti affetti da iperlipidemia e come an-tiossidante. È stato evidenziato (Conlay, 1992) in par-tecipanti alla maratona di Boston una diminuzione sinoal 40% della colina plasmatica. Altri Autori hanno dimo-strato che una integrazione di 1,5-2,5 g di colina ne pre-viene la deplezione post-esercizio, ma questo non in-fluenza la prestazione o il VO2 max. Sebbene l’integra-zione con normali dosaggi di colina sia considerata si-cura sono stati segnalati effetti collaterali quali diarreae meteorismo intestinale

Alti dosaggi per brevi periodi (20 g/die per 6 giorni) o inminor misura dosi inferiori per più tempo (3 g/die per 3-4 settimane) aumentano la concentrazione totale di crea-tina. Questo aumento è massimo nel primo giorno d’as-sunzione, si stabilizza nella fase intermedia e tende ascomparire continuando la terapia. Un altro dato comu-ne ai vari studi è l’aumento di peso corporeo (mediamentedi 1-2 kg), dovuto alla ritenzione idrica ma anche ad unaprobabile azione di stimolo della sintesi proteica. Sia do-saggi elevati per brevi periodi, che bassi dosaggi

segue

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A l i m e n t i a d a t t a t i a d u n i n t e n s o s f o r z o m u s c o l a r e 21

(Segue) TABELLA 21.11

segue

PRODOTTO

Cromo picolinato

Dibencoside (vitamina B12)

Di-idrossiacetone piruvato (DHAP)

Estratti di gonadi

Fegato essiccato

Idrossi �-metil butirrato (HMB)

EFFETTO DICHIARATO

«Regolatore insulinico, stimola laproduzione di GH ed ottimizza l’u-tilizzo del glicogeno. Aumental’uptake aminoacidico della cel-lula muscolare aumentando l’at-tività insulinica»

«Potente anabolico con potere diaumento del trasporto e consu-mo di O2 e della eliminazione del-la CO2»

«Aumento di concentrazione delglicogeno muscolare o dell’up-take di glucosio durante l’eser-cizio»

«Uno dei più potenti anabolizzan-ti e stimolanti della produzionedi testosterone»

«È in grado di aumentare l’ener-gia, la resistenza e la potenza»

«In associazione ad un’integra-zione proteica aumenta la mas-sa e la forza muscolare del 300%rispetto ai gruppi di controllo»

COMMENTI

per periodi prolungati non comportano alcun migliora-mento dei tempi su distanze di potenza aerobica(esempio 6 km di sci di fondo, 9 km di ski-roll) del tem-po di esaurimento e del VO2 max al nastro trasporta-tore ed anche delle prestazioni cardiocircolatorie, re-spiratorie o metaboliche durante l’esercizio sub-mas-simale. In conclusione la creatina è un normale com-ponente della dieta e il suo uso non è proibito dalleattuali norme anti-doping: tutto ciò non ne giustifica co-munque l’attuale uso «consumistico» soprattutto a do-saggi ben superiori a quelli riportati in letteratura

L’integrazione, probabilmente innocua, è inutile e, inol-tre, non è stato mai dimostrato alcun effetto sul GH.La somministrazione cronica di alti dosaggi di Cr puòforse esacerbare l’intolleranza al glucosio

La dibencoside è una cobalamina che deriva dalla vi-tamina B12: non esistono lavori attendibili che ne evi-denzino l’efficacia sulla prestazione atletica

Alcuni studi (Stanko, 1990) hanno evidenziato come unasomministrazione di 100 g/die per 7 giorni di DHAP au-menti il tempo di esaurimento sia all’ergometro a ma-novella (a carichi di lavoro del 60% del VO2 max) che alcicloergometro (a carichi di lavoro del 70% del VO2 max).

Il meccanismo proposto è quello di un aumento dellaconcentrazione del glicogeno muscolare o dell’uptakedi glucosio durante l’esercizio. Questo potenziale ef-fetto ergogenico necessita di conferme, soprattutto va-lutando atleti top level.

La medicina tradizionale cinese attribuiva un effetto afro-disiaco e stimolante agli estratti di testicoli di vari ani-mali. Esistono estratti provenienti da altre ghiandoleanimali come pituitaria, timo, pancreas, milza, surreni,ovaie, prostata, ecc. Tutti questi estratti sono sicura-mente inefficaci e potenzialmente veicoli di infezioni vi-rali

Il fegato è una buona fonte di proteine e altri nutrienticome ferro, zinco, cromo, selenio, rame e diverse vita-mine del gruppo B. Contiene anche colesterolo, calcioe altre vitamine. L’eventuale effetto ergogenico non èstato mai evidenziato, mentre quello nutrizionale è co-munque da inquadrare nel contesto dell’intera dieta. Ingenerale non serve se l’alimentazione corretta

È un prodotto del catabolismo epatico della leucina. Glieffetti dell’integrazione alimentare con HMB sono statiampiamente studiati su animali d’allevamento: è statadimostrata una diminuzione della massa grassa con au-mento della massa muscolare, un aumento degli ami-noacidi plasmatici liberi senza però variazioni della sin-tesi proteica muscolare. L’unico studio pubblicato (Nis-sen, 1996) su esseri umani è stato effettuato su grup-pi di body-builder sottoposti ad allenamento quotidianoed intenso alla forza, trattati con diversi dosaggi di HMB(1,5 e 3 g/die) o con placebo. Gli Autori affermano di ave-re evidenziato una diminuzione della proteolisi indotta dal-l’esercizio muscolare (determinata tramite 3-metil isti-

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Da: Gambara et al., 1999 (modificata)

(Segue) TABELLA 21.11

PRODOTTO

Inosina

Omega-3 (acidi grassi)

Acido pangamico

Acido para-aminobenzoico(PABA)

Superossido dismutasi(SOD)

Ubidecarenone(Coenzima Q10)

EFFETTO DICHIARATO

«Aumenta la forza, la massa ed illavoro muscolare»

«Particolarmente indicati per l’ali-mentazione di individui affetti dadislipidemie e arteriosclerosi,prevengono le malattie cardiocir-colatorie»

“Potenzia il metabolismo ossida-tivo ed aumenta i depositi mu-scolari di fosfocreatina e glico-geno»

«Favorisce l’abbronzatura e nepreviene gli eventuali danni, èuna cura per l’invecchiamentodel capello, per l’impotenza e l’in-fertilità, potenzia l’attività delle vi-tamine del gruppo B»

«Combattendo l’azione dei radi-cali liberi prodotti nelle reazioniaerobiche, ha un effetto control’invecchiamento cellulare e an-ti-cancerogeno»

«Aumenta l’utilizzo dell’ossigenosvolgendo nel contempo azioneprotettiva anti-ossidante»

COMMENTI

dina urinaria) e della percentuale di massa grassa, edun consensuale notevolissimo aumento della massa ma-gra e della forza muscolare sia fra i gruppi trattati ed ilplacebo, fra i due gruppi a diverso dosaggioNon risultano attualmente altri studi sia sulla reale effi-cacia dell’HMB che sull’assenza di effetti collaterali abreve e lungo periodo

Integrazione di inosina (5 g/die per 5 giorni), non ha mo-dificato i parametri sia aerobici (test sui 30 minuti) siaanaerobici (test di capacità anaerobica sui 30 secondi).Sembra quindi accertato che l’inosina non possa in al-cun modo migliorare la prestazione atletica

Gli alimenti più ricchi di ac. grassi �3 sono i pesci chevivono in acque fredde (tonno, salmone, merluzzo, ecc.).Questi acidi grassi potrebbero avere un’azione preventi-va in alcune malattie cardiovascolari. Secondo Bucci(1993) la produzione di specifici eicosanoidi dagli acidigrassi �3 può stimolare la produzione di GH ed averequindi un effetto anabolico. Non ci sono altri studi checonfermino questi dati e pertanto l’integrazione con aci-di grassi �3 non sembra essere supportata da provescientifiche attendibili

È la dimetilglicina-calciogluconato, chiamata anche vita-mina B15. Nonostante diversi prodotti contengano acidopangamico non è stato dimostrato alcun effetto sulla pre-stazione atletica

È uno dei precursori dell’acido folico, pur essendo spes-so classificato come appartenente al gruppo delle vita-mine B, non ha effetto nutrizionale e non può sostituirel’acido folico. L’unico uso attualmente riconosciuto dalFDA (Food and Drug Administration) è quello au-tonomo nelle lozioni solari (protezione dai raggi ultravio-letti). Dosaggi superiori a 10 g/die possono causare gra-vi effetti collaterali quali nausea, vomito, acidosi.

È un enzima presente nella maggior parte delle cellule edha un’azione di protezione verso l’effetto dei radicali li-beri. Sia l’assunzione orale che parenterale non sembrafar penetrare il SOD all’interno delle cellule in cui do-vrebbe esplicare la propria azione: probabilmente per que-sto non è stata dimostrata alcuna efficacia clinica. Ne-gli USA il SOD è consentito solo per usi veterinari, men-tre in diversi Paesi europei è stato approvato nella curadell’artrite reumatoide e osteoartrite (orgoteina) e per iltrattamento degli effetti collaterali delle radioterapie

L’ubidecarenone è contenuto normalmente nelle carni, neipesci, nelle noccioline e negli spinaci. In una review bi-bliografica (Williams, 1995) tutti i lavori esaminati han-no dimostrato che apporti di Q10 (mediamente 100-150mg/die per 4-8 settimane) non hanno evidenziato mi-glioramenti del VO2 max e del tempo di esa-urimento. An-che ulteriori successivi studi (Weston, 1997) hanno di-mostrato come un’integrazione con Q10, pur aumen-tandone le concentrazioni plasmatiche non migliori la po-tenza aerobica, soglia anaerobica, lattato ematico,cinetica del glucosio e dei trigliceridi, frequenza cardia-ca durante e dopo l’esercizio fino ad esaurimento al ci-cloergometro. Viene prescritto, senza sufficienti provescientifiche, per aumentare l’efficienza del miocardio

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Per un’analisi sufficientemente detta-gliata del problema connesso all’uso di que-sti prodotti erboristici tra gli sportivi si ve-da lo specifico capitolo «Prodotti erboristi-ci e pratica sportiva».

OMEOPATIA

Un discorso diverso riguarda invece l’o-

meopatia, per la quale, secondo la medici-na ufficiale, manca allo stato attuale delleconoscenze una spiegazione scientifica-mente valida e accettabile dei suoi presup-posti teorici. Come è noto, l’omeopatia, fon-data da Samuel Hahnemann (1755-1843), siprefigge di curare le malattie attraverso lasomministrazione di quantità estremamen-te ridotte di sostanze che, a dosaggi mag-giori, sarebbero in grado di determinare lacomparsa dei sintomi della stessa malattiada trattare («legge della similitudine»).

Purtroppo, analogamente a quanto è ac-caduto per la farmacopea tradizionale, ancheper l’omeopatia applicata allo sport si è veri-ficato un deprecabile quanto pericoloso fe-nomeno di comparsa sul mercato di una se-rie di ambigui preparati, che hanno preso ilnome dai «principi farmacologici», utilizzatinella preparazione della prima diluizione: Eri-tropoietina 4CH, Emoglobina 7CH, Globulirossi 4CH, Testosterone 4CH, Oxandrolone4CH, Insulina 4CH-7CH, Somatotropina(HGH)4CH-7CH, Cortex cerebralis 7CH,Nootropyl 4CH, ecc. In questi casi, è chiaroil rischio di spingere i possibili consumatoriverso un uso, non giustificato, di sostanze far-macologiche che, peraltro, sono vietate e con-trastano con una corretta pratica medica.

Al di là delle forme scorrette di cui si èdetto, più in generale l’uso dei preparatiomeopatici deve essere comunque affidato amedici in grado di valutare lo stato di salutedei pazienti e di stabilire la migliore strate-gia terapeutica da intraprendere, secondoscienza e coscienza.

ConclusioniA conclusione di questa, necessariamenteincompleta, rassegna sugli integratori e gli

ergogeni ci sembra opportuno ricordarequanto stabilisce il Codice di DeontologiaMedica (capo II, art. 76, ottobre 1998): «IlMedico non deve consigliare, prescrivere osomministrare trattamenti farmacologici o dialtra natura, diretti ad alterare le prestazionidi un atleta, in particolare qualora tali in-terventi agiscano direttamente o indiretta-mente, modificando il naturale equilibriopsicofisico del soggetto». Più recentemen-te la legge del 14 dicembre 2000, n. 376, «Di-sciplina della tutela sanitaria delle attivitàsportive e della lotta contro il doping» (ar-ticolo 1, comma 2) definisce come doping«(...) la somministrazione o assunzione difarmaci o sostanze biologicamente e farma-cologicamente attive o la sottoposizione apratiche mediche non giustificate da condi-zioni patologiche ed idonee a modificare lecondizioni psicofisiche o biologiche dell’or-ganismo al fine di alterare le prestazioni ago-nistiche degli atleti».

È evidente che, a prescindere da qualsia-si elenco, più o meno restrittivo, di sostanzevietate, tanto il codice deontologico che lalegge «condannano», l’uso di qualunque so-stanza se usata e/o prescritta senza un giu-stificato motivo terapeutico e/o preventivo.

Se quanto detto costituisce un obbligo mo-rale per tutti i medici, è facile immaginarsiquale debba essere la posizione di coloro chemedici non sono e che, invece, si spingono aconsigliare farmaci, integratori e diete.

Se correttamente utilizzati, i prodotti die-tetici sono utili e, a volte, insostituibili presi-di terapeutici e, in quanto tali, necessitanodi un uso ragionato, dettato esclusivamenteda reali esigenze, sostenute da opportune co-noscenze e verifiche scientifiche, senza nul-la concedere ai richiami della pubblicità e al-le lusinghe di improbabili effetti miracolisti-ci o di più o meno reali effetti dopanti.

Il confine tra «integrazione lecita» e «in-tegrazione non lecita» è assai sottile, tantoda risultare a volte estremamente difficile de-finire l’una o l’altra.

Un buon programma di allenamento, nelrispetto dei tempi naturali di recupero del-

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A l i m e n t i a d a t t a t i a d u n i n t e n s o s f o r z o m u s c o l a r e 21

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l’organismo degli atleti, e l’adozione di cor-rette abitudini alimentari rappresentano gliunici insostituibili fattori in grado di miglio-rare lealmente le capacità atletiche.

Pertanto, sarebbe auspicabile che medi-ci, nutrizionisti e operatori sanitari in gene-re, impegnati nella gestione degli atleti, va-lutassero attentamente l’opportunità e lanecessità reale di prescrivere una integra-zione della razione alimentare dei loro assi-stiti, convinti che la lealtà sportiva e la sa-lute degli atleti valgano molto di più di qua-lunque vittoria, record o medaglia.

Come abbiamo visto, alcuni integratoridestinati al grande pubblico degli sportivi so-no proposti come supporto nei programmidi dimagrimento, ma il più delle volte man-cano della benché minima base scientificae non contengono sostanze realmente ca-paci di indurre una perdita sensibile delgrasso corporeo, ciononostante costituisco-no una fetta importante di mercato e spes-so vengono venduti con tecniche commer-ciali poco corrette.

Pertanto, può essere utile riportare, insintesi, le indicazioni fornite dall’Agricutu-ral Extension Service (1999) a proposito dicome tentare di individuare le «frodi com-merciali» che riguardano il problema dellediete, degli integratori e dei «farmaci» perdimagrire.

INFORMAZIONI NUTRIZIONALI:FATTI E INVENZIONI

Quelle che seguono sono le linee-guida perl’identificazione dei programmi di dimagri-mento e le informazioni nutrizionali inaffida-bili.

Una promessa di dimagrimento o un sug-

gerimento riguardante l’alimentazione

sono da considerare inattendibili se:

• Assicurano perdite di peso rapide e con-sistenti, specie se accompagnate dallapromessa di essere facili, senza sforzo,garantite o permanenti. È vero invece

che non si dovrebbe perdere più di mez-zo chilo a settimana.

• Affermano che si può perdere peso sen-za diminuire le calorie e senza eserciziofisico. È vero invece che si ha perdita dipeso quando si consumano più calorie diquelle che si introducono.

• Assicurano di ridurre o eliminare la «cel-lulite». È vero invece che la cellulite nonesiste.

• Fanno uso di termini come miracoloso,importante passo avanti, esclusivo, se-greto, antico, orientale, scoperta casualeo di uno specifico medico.

• Si basano sulla testimonianza e su im-magini di «clienti soddisfatti».

• Si riferiscono a studi di cui non si forni-sce la bibliografia.

• Diagnosticano carenze nutrizionali at-traverso questionari o analisi, per poiprescrivere l’uso di integratori dieteticiin quantità superiore a quelle racco-mandate.

• Non sono sostenute da Autori o personecon credenziali affidabili (come un dieti-sta diplomato, o un medico, o uno spe-cialista in nutrizione).

• Non raccomandano di sottoporsi a visitamedica e non mettono in evidenza even-tuali rischi.

• Suggeriscono l’uso di farmaci non ap-provati dalla Food and Drug Administra-tion (organismo nazionale statunitense).

• Incoraggiano l’uso di ingredienti perico-losi o la cui efficacia non sia provata.

• Dichiarano che gli ingredienti suggeritiavvolgono le calorie, l’amido, i carboidratio i grassi e li eliminano dall’organismo.

Diffidare di prodotti per dimagrire o di

suggerimenti per diete offerti attraverso:

• Pubblicità postale aggressiva.• Promozioni televisive.• Annunci contenenti un numero verde sen-

za indirizzo.• Richieste di forti anticipi o contratti a lun-

ga scadenza.

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L’ A L I M E N T A Z I O N E P E R L’ E S E R C I Z I O F I S I C O E L O S P O R T

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• Tattiche di vendita pressanti.• Offerte irripetibili.• Organizzazioni di vendita a piramide.• Nutrizionisti o consulenti autonominatisi

tali.

Prodotti di dubbia efficacia. Il NationalCouncil Against Health Fraud (organismo at-tivo negli USA) mette in guardia i consuma-tori dall’acquistare i seguenti prodotti chevengono spesso pubblicizzati in modo falso,fuorviante o illegale.

Pillole per dimagrire. Prodotti dietetici dierboristeria e «naturali» venduti come inte-gratori alimentari; pillole anti-cellulite; polli-ne di api; amido; prodotti che impediscono ilconsumo di zucchero o grasso; pillole conte-nenti fibra; efedrina o ma-huang; picolinatodi cromo.

Creme e coadiuvanti. Creme e lozioni an-ticellulite; creme per le cosce; cerotti e sprayper ridurre l’appetito; biscotti ad alto teno-re di fibra; tisane per dimagrire a base di er-be; tè di funghi; ipnosi.

Gadget. Tavole per effettuare movimentipassivi e continui; dispositivi per la stimo-lazione del corpo; fasce per vibro-massag-gio; indumenti sotto vuoto; bendaggi; di-spositivi basati su calore che «scioglie il gras-so»; macchine per tonificare.

Tattiche combinate. Prodotti proposti incombinazione con costosi programmi com-prendenti pillole a base di erbe, creme anti-cellulite, fasciature uniti all’idea di disintossi-care il corpo e fare uso di tecniche mistiche.

Fabbriche di titoli e diplomi. Diffidare diAutori che presentano credenziali emesse

da «fabbriche di diplomi». Pagando abba-stanza, anche il vostro cane potrebbe otte-nere un diploma da queste organizzazioni.

A causa del crescente interesse per la sa-lute e per l’alimentazione, i sedicenti «nutri-zionisti» che si autodefiniscono «consulenti»o «esperti» diventano sempre più comuni.Purtroppo, spesso questi individui sfruttanoil pubblico. In realtà, sono soltanto vendito-ri, che spesso esibiscono credenziali ottenu-te nei modi più improbabili.

Si definisce fabbrica di diplomi «un’orga-nizzazione che conferisce diplomi senza ri-chiedere che gli studenti seguano gli standardformativi stabiliti e comunemente adottati peri corrispondenti titoli da istituzioni educativeaccreditate» (US Office of Education, 1974).I termini «fabbrica di titoli» e «fabbrica di di-plomi» vengono usati come sinonimi.

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TABELLA 21.12 – SEGNALATORI DI SCIENZA

SPAZZATURA

1. Consigli che promettono una rapida scorciatoia2. Tremendi avvertimenti di pericolo su un singolo pro-

dotto o regime dietetico3. Dichiarazioni che suonano troppo belle per essere

vere4. Conclusioni semplicistiche derivate da uno studio

complesso5. Raccomandazioni basate su un unico studio6. Dichiarazioni sensazionali confutate da organizza-

zioni scientifiche serie7. Elenchi di cibi «buoni» e «cattivi»8. Consigli destinati a promuovere la vendita di un pro-

dotto9. Indicazioni basate su studi pubblicati senza verifi-

che condotte da studiosi di pari livello10. Indicazioni tratte da studi che non tengono conto del-

le differenze esistenti tra individui e gruppi

Da: Institute of Food Technologies (www.faseb.org/ascn/fansal.htm).

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