Alfonzetti - Dell'Italia o La Doppia Nazione (1740-1748)

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    PROSPETTIVE POLITICO-LETTERARIE NEGLI ANNI 1700-1748

    Se nel principio del 1400, quando i Veneziani estesero il loro dominio in Terrafermae vi acquistarono insigni e nobilisssime citt, avessero seguitata lidea romana, confarle partecipe in qualche modo della Republica, egli indubitato, che la maggiorparte dellItalia sarebbe spontaneamente venuta alla lor divozione. E se nel farquesto avessero eletto il metodo de moderni, senza indurre confusion popolarecon leccessiva moltitudine, egli certo, che si sarebbero mantenuti felicementesenza incontrare il disordine de Romani. Ma in quel tempo le buone lettere latinee greche non erano rinate ancora () I governi inglese e olandese e gli altri descrittinon erano formati ancora, onde non si potean considerare i buoni effetti che il lormodo vien a produrre1.

    Questa lunga citazione dal cosiddetto Consiglio politico o Suggerimento

    presentato al governo veneto nellanno 1736 da Maffei, ma edito postumosolo nel 1797 funzionale al primo aspetto della mia analisi, che si pu sin-tetizzare cos: se non similmente performativa come dal 1796 in avanti, la cate-goria di patria/nazione prospettata dai letterati, con tante sfaccettature al suointerno, non rientra esclusivamente nel linguaggio figurato. E questo rilievo valido anche quando tali espressioni assumono la forma del discorso poeticoin tante tragedie o commedie, opere in musica o poesie di quei decenni.

    In proposito la prospettiva pi idonea mi sembra quella che non assume o almeno che prova a mettere fra parentesi la marcata problematicit

    delluso di una categoria o di pi categorie quali nazione, patria, ecc., dallospessore semantico ampio e per tanti aspetti controverso. Ritengo, anche

    1 Cfr. P. Ulvioni, Riformar il mondo. Il pensiero civile di Scipione Maffei. Con unanuova edizione del Consiglio politico, Alessandria, DellOrso, 2008, p. 412. La nuova ed.ripristina il titolo originario. Sullinfluenza di Gravina, p. 294 sgg. La stessa causa delladecadenza di Roma era indicata da G. Gravina, Origines juris civilis, Lipsia, 1708, recensitedal Giornale de Letterati dItalia, 1711, t. VI, art. I, pp. 1-117: 31-32. Sulla recensione diMaffei e pi in generale sul mito della civilt giuridica di Roma, cfr. F. Lomonaco, Filo-sofia, diritto e storia in Gianvincenzo Gravina, presentazione di P. Rossi, Roma, Edizioni diStoria e Letteratura, 2006, pp. 53-102: 85, 102.

    Lidea di nazione nel Settecento, a cura di Beatrice Alfonzetti e Marina Formica, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2013

    ISBN (stampa) 978-88-6372-549-0 (e-book) 978-88-6372-626-8 www.storiaeletteratura.it

    http://www.storiaeletteratura.it/http://www.storiaeletteratura.it/
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    a costo di prospettare unanalisi volutamente semplificata, che occorraevitare ogni confronto con schemi storici rivolti soprattutto a dar conto

    dellaffermarsi dellidea di nazione nellOttocento e in Europa2

    e in Italia3

    .Pertanto non utilizzer quei modelli, pur ritenuti per tanti aspetti validi,che hanno elaborato un sistema chiamato discorso risorgimentale, il cuiatto di nascita fissato al 17964, n le analisi che congelano la cosiddettaidentit nazionale allinterno di un discorso autonomo costituito dallaletteratura o dalla sua storiografia nel corso dellOttocento5.

    Dallaltro lato, non avrebbe senso rigettare la categoria di nazione odi patria, nelle diverse sfumature, soltanto perch stata ed correlataal nazionalismo, che sotto altre forme si ripresentato alla fine del secoloscorso, esplodendo dopo la caduta del muro di Berlino6. Lo studio scien-tifico dei fenomeni viaggia su un altro binario rispetto allapproccio mili-tante, sebbene il primo possa ospitare il secondo come tensione etica, manon come criterio guida di carattere epistemologico. Probabilmente anchequeste pagine sono state sollecitate nei tempi brevi dal dibattito sui cento-cinquanta anni dellUnit, mentre nei tempi medi esse hanno potuto rice-vere qualche impulso da confronti di pi ampie proporzioni legati a studie ricerche delle scienze sociali e politiche sulle identit, sul multicultura-lismo, sui nazionalismi, sulla civilt globale. Personalmente sarei portataad escludere linfluenza di sfere cos ampie sullinteresse che muove la mia

    2 Cos ad esempio il classico E. J Hobsbawm, Nazioni e nazionalismi dal 1870. Program-ma, mito, realt, trad. it., Torino, Einaudi, 1991; ma cfr. ancheLinvenzione della tradizione,a cura di E. J. Hobsbawm T. Ranger, Torino, Einaudi, 1987.

    3 Cfr. per tutti il suggestivo F. Chabod, Lidea di nazione (1961), a cura di A. Saittae E. Sestan, Bari, Laterza, 2004 dove, pur essendovi molti richiami ai secoli precedenti,linteresse rivolto alla svolta romantica che immette la tensione ideale e lelemento storiconellidea di nazione, che cos si trasforma in un ideale da attuare nel prossimo avvenirecome emerge dagli scritti della triade Alfieri-Foscolo-Mazzini (pp. 65).

    4 Il riferimento dobbligo A. M. Banti,La nazione del Risorgimento. Parentela, santite onore alle origini dellItalia unita, Torino, Einaudi, 20062. Pochi i rilievi sui significati dinazione e patria nel corso del Settecento (pp. 3-7).

    5 Cfr. S. Jossa, LItalia letteraria, Bologna, il Mulino, 2006 (che fa parte della collanadiretta da E. Galli Della Loggia su LIdentit italiana), p. 16. Vd. lIntroduzione di A.Quondam in LIdentit nazionale. Miti e paradigmi storiografici ottocenteschi, a cura di A.Quondam e G. Rizzo, Roma, Bulzoni, 2005. pp. III-XIX.

    6 Sottolinea questi rischi M. Cuaz,Lidentit ambigua: l idea di nazione tra storiogra-fia epolitica, Rivista storica, CX (1998), 2, pp. 573-641; in particolare per quanto attieneallItalia fa notare come il dibattito sulla nazione sia esploso con il libro di G. E. Rusconi, Secessiamo di essere una nazionedel 1993 in concomitanza con il crollo della prima Repubblicae la rimessa in discussione dellunit nazionale (pp. 598-602).

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    ricerca. Non un caso che questo contributo si avvalga di letture e rilieviaccumulatisi nel tempo allinterno di un campo di studi rivolto sempre pi

    alle interferenze fra letteratura e politica nel corso del Settecento (intreccioche si imposto quasi da s).Nei testi politici, giuridici, poetici, teorici, storici, ecc., della prima met

    del Settecento termine che chiude questo lavoro sincontra luso di patriao nazione diversamente declinato. In questo senso la legittimit di questooggetto storiografico data dalla sua consistenza linguistica e dalla suapregnanza letteraria e politica rispetto ai relativi contesti di appartenenza.Diversamente dalla proposta di Maurizio Viroli che tende a separare patriae nazione, vedendo soltanto nella prima la tradizione repubblicana in cui lostorico si riconosce, qui prover a ricostruire i valori semantici di patria enazione senza una tesi precostituita7.

    Mi sono chiesta ovviamente, come sostiene Anne-Marie Thiesse, selEuropa del Settecento sia il grande cantiere di sperimentazione segnatodalla nascita delle nazioni, la cui caratteristica, solo apparentemente con-traddittoria, lessere transnazionale, ma anche in questo modello si guardaallEuropa settecentesca degli ultimi decenni e ai fenomeni pi noti8. E misono chiesta inoltre se il Settecento segni veramente una svolta soprattuttoallinterno della cultura letteraria e politica, elaborata spesso congiuntamen-te come espressione della Repubblica delle lettere o in maniera specifica inrelazione allappartenenza dei letterati ai diversi stati che componevano lapenisola; tuttavia, anche per evitare affermazioni ripetitive9, ritengo di nonavere condotto i necessari sondaggi per dar conto, come per i decenni indi-

    7 M. Viroli, Per amore della patria. Patriottismo e nazionalismo nella storia, Bari, Laterza,20012. Pur condividendo lintento di procedere ricostruendo il modo in cui storici, filosofi,poeti hanno usato le parole patria o nazione, la divaricazione netta fra i due linguaggi primadellOttocento mi sembra restrittiva.

    8 Cfr. A.-M. Thiesse, La creazione delle identit nazionali in Europa, trad. it., Bologna,il Mulino, 2001, pp. 8-9. La costruzione di un modello basato su alcuni elementi simbolicie materiali fra i quali la ricerca storica degli antenati, leroismo che esalta le virt nazionali,linno e la bandiera, ecc. sposta in avanti, alla Rivoluzione francese, la nascita della nazionein senso politico, che costituisce il punto fermo dellanalisi.

    9 Cos ad esempio la sintesi per altro interessante di G. Rutto F. Traniello, Nazione,in Alla ricerca della politica. Voci per un dizionario, a cura di A. dOrsi, Torino, BollatiBoringhieri, 1993, pp. 141-167; sintesi che sposta lattenzione sulla Francia di Luigi XVIper registrare un cambiamento del termine nazione in seno allopposizione nobiliare dellacultura libertina (Fnelon, Saint-Simon, ecc). SullItalia si riscontra il medesimo punto divista: mancanza di unidea forte della nazione italiana e presenza di una coscienza culturalediffusa (pp. 154-155). Anche F. Tuccari,La nazione, Roma-Bari, Laterza, 2000 correla Rivo-luzione francese e nascita di unidentit nazionale italiana (p. 93)

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    cati, della relazione fra luso dei termini nazione o patria e i loro significatinei secoli precedenti, come fatto soprattutto da Galasso. Nellimportante

    Introduzione alla Storia dItalia,che com noto costituisce un volumea s dal titolo di per s molto significativo:LItalia come problema storiogra-fico, lo storico non tralascia di sottolineare come con Machiavelli si affermila coscienza di una dimensione italiana10. Prima, per, indica in Dante e inBoccaccio la presenza dellidea di una nazione distinta per lingua e lettera-tura. Nel passaggio dalla prospettiva storica al tentativo di definire i trattiche marcano luso di tale nozione nella costruzione delle storie nazionalinel pi ampio contesto europeo, lo stesso Galasso non pu fare a meno dievidenziare il rischio del nazionalismo. E rispetto alle tesi moderniste, cheteorizzano la nascita recente, nellOttocento, delle nazioni e del loro pesonelle relazioni degli stati europei, sostiene una posizione qui condivisa, cioche questo non possa comportare la rinunzia ad ogni uso storiografico delparadigma nazionale per la storia anteriore al manifestarsi del fenomenoquale si avuto nel secolo XIX11.

    Tornando a Maffei e alla produzione letteraria dei primi anni del secolo,sarebbe del tutto fuorviante ritenere un puro esercizio letterario le variecanzoni o sonetti allItalia apparsi nei primi decenni del Settecento e chefanno esplicito riferimento alla guerra di successione spagnola, fissandolimmagine di unItalia donna in catene, teatro di scontri militari, senzache essa vi possa svolgere alcun ruolo politico o militare. Nella canzone diMaffeiItalia, Italia, e pur ancor ti mirolItalia ritratta, sempre con liconafemminile, rassegnata a servire e priva di ogni ruolo anche nelle trattativedi pace:Sta mirando lafflitta,/ N pi per luna, che per laltra pende,/Che da luna e da laltra i morsi attende./ Or perch tanti voti?/ Perch ilfin del pugnar chiede, e desia?/ Dirassi pace, e servit pur fia12. Come

    10 G. Galasso,LItalia come problema storiografico, introduzione a Storia dItalia,Torino,UTET, 1979, pp. 120-122.

    11Ibidem, p. 149.12 S. Maffei, Rime e prose, In Venezia, Coleti, 1719, pp. 12-14. La canzone ha un titolo

    esplicito: Nellanno 1700 poco prima della morte del Re di Spagna, ma secondo Ulvioni essa stata rimaneggiata dopo o durante la guerra di successione spagnola (Riformar il mondo.Il pensiero civile di Scipione Maffei, p. 15). Gi nel Poemetto per la nascita del Principe diPiemonte (1699) lItalia era raffigurata come la sempre afflitta donna che Piange su iceppi/ () ella colei/ Che tanto mondo oppresse, or nobil cura/ Pi non la punge, edimplorando pace/ Altro non brama, che servir sicura. Allo stesso modo nella canzoneIta-lia, Italia...la donna Italia vista solo come terra di scontri militari a lei stranieri, rassegnataa servire e priva di ogni ruolo anche nelle trattative per la pace: Perch il fin del pugnarchiede, e desia?/ Dirassi pace, e servit pur fia. Maffei, Rime eprose, 12-14:14.

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    nella canzone di Maffei lavvilito presente contrapposto al fasto del pas-sato repubblicano romano, cos nelle varie poesie politiche di Vincenzo

    Filicaia dedicate allItalia, Italia, Italia, o tu, cui feo la Sorte; Dov, Italia,il tuo braccio? E a che ti servi; Sono, Italia, per te discordia, e morte; Soffri,misera, soffri. Ecco al tuo foco; E pure, Italia, e pure, la servit del presenterichiama alla memoria le glorie passate. Non si tratta soltanto di motivitopici della tradizione letteraria, ma di riferimenti precisi alle nazioni stra-niere che si combattono in quegli anni sul territorio italiano. Nella fattispe-cie il sintagma delle Straniere genti che avr una grande fortuna sino aFoscolo e oltre sindirizza ai Francesi, come recita il primo sonetto: Cheor gi dallAlpi non vedrei torrenti/ Scender dArmati, n di sangue tinta/Bever londa del P Gallici Armenti13. Le invettive del secondo sonettosi scagliano contro unItalia accusata di essere unAdultera vil e perch,sonnacchiosa, guarda imbelle gli eserciti che la offendono e perch, in ozio,ha tradito gli avanzi () del glorioso Impero14. Due eserciti chiamatitorrenti, secondo luso delle metafore poetiche, scendono dalle Alpi, adaffrontarsi sul suolo italiano inondando di sangue il Po e il Mincio, pro-vocando la rovina, il pianto e lincredulo interrogativo di fronte al lungoe sanguinoso scontro della coalizione gallo-ispana contro quella anglo-austriaca, cui si era unito il duca Vittorio Amedeo, grazie alla mediazionedel cugino Eugenio di Savoia, al servizio degli imperiali15: pu desio dichiara/ Fama, e desio di regno,/ Le due gran braccia del Cristiano Impero/Contra se stesse armar?16.

    Il recupero del modello Petrarca avvalora la rinascita, anche nei decennisuccessivi, di una poesia politica in stile eroico che interferisce con la lungaguerra di successione spagnola, con quella contro i Turchi che conosceuna minacciosa ripresa subito dopo la pace di Rastadt con la guerra di

    13 V. Filicaja, Poesie toscane, In Venezia, Appresso Lorenzo Basegio, 1708, pp. 212. IFrancesi visti come nemici ritornano nel sonetto VI di cui almeno va citata la chiusa: Nonoscuro il linguaggio; ancor non leggi/ Nelle minacce sue la tua sciagura?/ O servire, omorir. Pensa, ed eleggi.Ibidem, p. 216. Poesie di impianto classicista e di ambizione storicasecondo il giusto rilievo di G. Nicoletti, Firenze e il Granducato di Toscana, in Letteraturaitaliana. Storia egeografia. II,Let moderna, Torino, Einaudi, 1988, p. 766.

    14 Filicaja, Poesie toscane, p. 214.15 Sugli scontri nei territori italiani cfr. F. Herre, Eugenio di Savoia. Il condottiero, lo

    statista, luomo, trad. it., Milano, Garzanti, 2001, in particolare il cap. La guerra di succes-sione spagnola, pp. 83-167; 1706. LAscesa del Piemonte verso il Regno, Centro Studi piemon-tesi, Torino, 2007 (si segnalano i contributi di G. Ricuperati, P. Del Negro, P. Bianchi).

    16 Filicaja, Poesie toscane, pp. 217-223: 218-219. Su Filicaia si veda la voce di M. P. PaoliinDBI.

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    successione polacca degli anni 1733-173817, seguita nonostante la pace diVienna del 1738 da quella di successione austriaca poi siglata dalla pace di

    Aquisgrana: eventi militari e trattati di pace, soprattutto quelli di Rastadte Vienna che comportarono vari cambiamenti politici e dinastici nellaPenisola, imposti ai vari stati italiani ridotti a un branco di pecore. Licasticaespressione di Maffei restituiva efficacemente la condizione di sudditanzadegli Stati dItalia in cui essi versavano, come per altro il testamentoredatto nel 1698 da Carlo II e la guerra di successione spagnola mostravanonel presente. Le disposizioni giuridiche avevano ignorato che i popoli nonsono armenti e che mancando la schiatta dominante, il diritto di eleggersiun altro principe, o di formarsi altro governo ricade neglistessi popoli, o inchi gli rappresenta18. Maffei inoltre non mancava di evidenziare lassolutairrilevanza politica dei territori compresi nel Regno Italico, come la man-canza anche di un parere dei principi italiani nei congressi fra le nazioni (ein proposito portava lesempio della Quadruplice del 1718):

    Ove dellItalia si tratti, vien deliberato de suoi popoli, come si farebbe di branchidi pecore o daltri vili animali. Ne generali congressi di pace o non si ammettonpi ambasciatori italiani o si fanno fare trista, e miserabil figura19.

    Confermano questa lettura molte rime di Arcadi e Quirini, ad esempioVidi lItalia col crin sparso, incolto di Eustachio Manfredi; Indarno, Italia

    mia, ti di natura (ovviamente le Alpi) del conte Eustachio Crispi20, Labella Italia un tempo gi poteo di Nicol Casoni, ecc.21, il sonetto allItalia

    17 Su tali interferenze cfr. B. Alfonzetti, Congiure. Dal poeta della botte alleloquentegiacobino (1701-1801), Roma, Bulzoni, 2001; Ead., Eugenio eroe perfettissimo. Dal cantodei Quirini alla rinascita tragica, Studi storici, XLV (2004), n. 1, pp. 259-276; Ead.,Conti e la fondazione del Teatro Romano:Lucio Gunio Bruto eMarco Bruto in scena, inAntonio Conti: uno scienziato nella Rpublique des lettres, a cura di G. Baldassarri et alii,Padova, Il poligrafo, 2009, pp. 271-301. Sullintreccio Turchi-poesia rinvio a S. Canneto, Il turco, lassedio di Vienna, la poesia italiana (1633-1720), Roma, Bulzoni, 2012; nel vastocorpus poetico molto presente il Filicaia delle canzoni antiturchesche in occasionedellassedio di Vienna. Ma vd. per una prospettiva pi ampia M. Formica, Lo specchioturco. Immagini dellAltro e riflessioni del S nella cultura italiana dell et moderna, Roma,Donzelli, 2012.

    18 Maffei, Suggerimento per la perpetua preservazione ed esaltazione della RepubblicaVeneta atteso il presente stato dellItalia e dellEuropa, p. 367.

    19Ibidem, p. 370.20Rime degli Arcadi, Roma, Antonio de Rossi, 1716, t. II, p. 3; t. III (con dedica ad

    Eugenio di Savoia) p. 349.21 Cfr. Componimenti delli Signori Accademici Quirini in lode del Serenissimo Principe

    Eugenio di Savoja. Recitati nella Galleria dell Eminentissimo Corsini In occasione delle Vitto-

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    di Giambatista Recanati che apre le Poesie italiane di Rimatrici viventi22; leRime scelte dei letterati napoletani affollate di voci celebri e meno celebri

    oggi, molte delle quali, come quelle di Saverio Pansuti, Agnello Albani,Annibale Marchese e lo stesso Giambattista Vico diventato austriacantemalgr lui, tutte declinanti il motivo dellantico valore latino nel misurarsicon gli eventi bellici o politici coevi. Fra tutti i componimenti, si cita qui lacanzone di Agnello Albani, Italia, Italia neghittosa e lenta, scritta in occa-sione delloccupazione della Sicilia nel 1717. Linvito a risorgere sovrapponeRoma e lItalia (Onde fosti del Mondo alma Reina,/ Ma serva, e doma dafatal Ruina/ Qual vivi oppressa fra catene avvinta,/ Ne ritieni dItalia altroche il nome), indicando la minaccia concreta del Gallispano Impero cheha invaso la Sicilia: Mira de la Sicilia il Regno antico,/ Come da tante pere-grine spade/ Soffrendo mille in sen barbari insulti, ma anche la possibilitdi riscossa grazie allaiuto inglese e tedesco, dato che Ne glItalici cor valornon langue23. Da non dimenticare, in questa sommaria ricognizione, la pro-duzione eroica toscana, legata allAccademia degli Apatisti o a quella dellaCrusca, fra cui veramente eloquente il sonetto di Giuseppe Buondelmonti

    Italia, in te bench divisa, e doma che ruota attorno al motivo delle genti

    rie dUngheria lanno MDCCXVII, Roma, Antonio de Rossi, 1717, p. 58. Motivo del sonettoil rimpianto dellinvitta Roma che sta tornando alla antica gloria grazie alle vittoriecontro i Turchi di Eugenio di Savoia nobil suo Figlio (dellItalia).

    22 Nel sonetto predomina il motivo del recupero del Latino alto valor per il qualelItalia era stata Regal Madre di Eroi. Cfr. Poesie italiane di Rimatrici viventi, raccolteda TeleseCiparissiano pastore arcade, Venezia, Coleti, 1716. Cfr. la recensione apparsa nelGiornale de Letterati dItalia, 1716 (ma 1717) t. 27, p. 468; essa riassumeva il sensodella raccolta nella difesa della gloria e del decoro dellItalia contro i Francesi. Fonda-mentali per la querelle: M. G. Accorsi E. Graziosi, Da Bologna allEuropa: la polemicaOrsi-Bouhours, La Rassegna della Letteratura italiana, s. VIII, XCIII (1989), pp. 84-136;C. Viola, Tradizioni letterarie a confronto. Italia e Francia nella polemica Orsi-Bouhours,Verona, Fiorini, 2001; F. Bruni,Italia. Vita e avventura di unidea;Il Giornale de LetteratidItalia trecento anni dopo. Scienza, storia, arte, identit (1710-2010), a cura di E. Del Tede-sco, Pisa-Roma, Serra, 2012; in particolare: F. Waquet, Per gloria e onore dellItalia. Surle contexte idologique du Giornale, pp. 13-20; C. De Michelis,Allorigine del Giornalede Letterati dItalia, pp. 21-28; cfr anche F. Waquet,Le Modle franais et l Italie savante.Conscience de soie et perception de lautre dans la Rpublique des Lettres (1660-1750), Rome,cole franaise de Rome, 1989.

    23 Cfr.Rime scelte di varj illustri poeti napoletani, in Firenze, Antonio Muzio, 1723, tomoI, pp. 149-151. Di Annibale Marchese vd. i sonetti Rapido corre a nostri danni il traceeDevolgi,Italia addolorata ilciglio; questultimo di particolare interesse perch ingloba VenezianellItalia nonostante lappartenenza napoletana dellautore, t. II, pp. 49-50. Sulla biografiadi Marchese cfr. R.Giulio,Di Fedra il cieco furor. Passione e potere nella tragedia del Sette-cento: Il Crispo di Annibale Marchese, Salerno, Edisud, 2000, pp. 125-155.

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    straniere, coniugato, secondo un toposletterario e politico di grande fortuna,con quello dellorgoglio degli ingegni viventi in cui non spento laltero

    genio delleterna Roma:E se di lauri ingiusti ornar la chioma,

    se altrui rapir collarmi i dritti suoi,sol dal volgo dei grandi onor si noma,se debellar Tiranni or tu non puoi; Opponi allo splendor destranie Gentilucido stuol dingegni alti immortali,che furo, e sono in te chiari, e viventi24.

    Il legame Italia-Roma, che si articola quasi nelle sottoclassi Firenze-

    Roma, Venezia-Roma, Piemonte-Roma e si modula nel segno dellereditdi istituzioni giuridiche e politiche, di civilt e di splendore letterario, maanche di diretta filiazione, fra i tratti pi evidenti che caratterizzano lideadella patria-nazione nella cultura italiana. Con qualche eccezione, fra cuila notissima definizione della comune natura delle nazioni di Vico25, inostri letterati giungono ad allentare la discendenza dai Romani, ma non anegarla del tutto. Roma fa parte di un processo o intermedio o precedente:cos lo stesso Vico nelDe Antiquissima Italorun Sapientia26o Muratori nei

    Rerum italicarum scriptorese soprattutto nelleAntiquitates italicae laddove

    parla di unItalia nostra madre che permane la stessa e sotto i Romani esotto i Longobardi, Franchi, Germani. La storia mostrava dolorosamentelinizio della servit di Roma dopo che essa aveva dominato le altre nazioni.

    24 Il sonetto, apparso nella raccolta Saggio di poesie scelte filosofiche, ed eroiche, Firenze,Giovannelli, 1753 curata da A. F. Adami, interamente riportato in M. A. Morelli Tim-panaro, Per una storia di Andrea Bonducci (Firenze, 1715-1766). Lo stampatore, gli amici, leloro esperienze culturali e massoniche, Roma, Istituto storico italiano per let moderna econtemporanea, 1996, p. 56. Sempre pi rilevante negli studi questo cttoscano, massonicoe repubblicano.

    25 G. Vico, Scienza nuova(1744), in Id., Opere, a cura di A. Battistini, Milano, Monda-dori, 20074, p. 438. Il mondo delle nazioni corrisponde al mondo civile, come da Spie-gazione della dipintura proposta al frontespizio che serve per lintroduzione dellopera,ibidem, p. 415. Dalla divisione dei campi ha origine la distinzione delle citt e de popolie alfin delle nazioni (p. 423). Luso del termine patria sincontra laddove Vico parla deitempi eroici ed connesso con listituzione di leggi non universali e spesso crudeli comequelle dei Romani (p. 425 e p. 443).

    26Apparsa presso Felice Mosca nel 1710, lopera di Vico immediatamente recensitadal Giornale de Letterati italiani, 1711, t. V, articolo VI. pp. 119-129. Cfr. G. Vico, Deantiquissima italorum sapientia, a cura di M. Sanna, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura,2005; L. A. Muratori, Opere, a cura di G. Falco e F. Forti, Milano-Napoli, Ricciardi, vol. I,1964.

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    LItalia e lantica Roma ora si avvicinano sino a diventare ununica patria(la madre), ora si allontanano senza che mai si recida il cordone ombeli-

    cale. Anzi, gli Italiani dovevano amare ancor pi la loro patria da quandonon pi vittoriosa era diventata, come nel presente, ostaggio delle nazionistraniere:

    Nam aut nimium superbientis aut delicati, dicam etiam ingrati animi est, Italiamtantummodo victricem ac triumphantem velle nosse, victam vero atque ab exeterisnationibus subactam aversari. Eadem est in utroque rerum statu mater nostra,atque illius non minus felicem, quam adversam fortunam cognoscere ad filiospotissimum spectat27.

    Questo aspetto marca un possibile macro modello italiano, al cui interno

    la nazione non si deve costruire ma ricomporre, anche per far valere, dimo-strare alle nazioni europee la sua esistenza: tratto che non si riscontra nellealtre parallele costruzioni del concetto di patria nel corso del Settecento.Questo soprattutto il motivo in base al quale sto provando a mettere daparte alcune sollecitazioni provenienti da schemi interpretativi non centratisulla peculiarit italiana, da Koselleck ad Anne-Marie Thiesse28. Il tentativodi focalizzare una via italiana alluso di questi concetti deve, inoltre, metterefra parentesi, come gi detto, i percorsi costruiti con lo sguardo rivolto alprocesso unitario del nostro Ottocento29.

    Nelle varie declinazioni della prima met del Settecento, allora, nontroveremo il vincolo del sangue come elemento forte, ma lidea della dop-pia o tripla appartenenza nazionale. Si appartiene alla citt, alla repub-blica (o stato) e allItalia30: cos Maffei nel cosiddetto Consiglio politico oSuggerimento pu disegnare un grafico sul modello romano basato sulladuplice patria (Ogni uomo in fatti a quel tempo non una sola, ma duepatrie avea; la citt overa nato, e Roma overa ricevuto e aggregato31), valido

    27Ibidem, p. 490.28 Cfr. R. Koselleck, Il vocabolario della modernit, trad. it., Bologna, il Mulino, 2009,

    in particolare i capp. Progresso e decadenza e Patriottismo, pp. 49-71, 111-132; Thiesse, Lacreazione delle identit nazionali in Europa, che prospetta un modello costituito da una listadi elementi non tutti utilizzabili per il nostro primo Settecento.

    29 Cos invece M. Sciarrini, La Italia natione. Il sentimento nazionale italiano in etmoderna, Milano, FrancoAngeli, 2004, che riconduce al modello messo a punto da Banti gliesiti di unanalisi di testi poetici che vanno da Dante al 1600 per dimostrare lantecedenzadi quel modello.

    30 Un esempio fra i tanti nellElogio del Signor Giuseppe Valletta, Napoletano, Giornalede Letterati dItalia, 1715 (ma 1716), t. 24, art. III: Italia tutta e sua patria, p. 50.

    31 Maffei, Suggerimento, p. 384.

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    per Venezia e Genova. Avendo come metro di misura gli stati europei in cuii popoli mostravano un forte attaccamento alla loro nazione, Maffei inver-

    tiva lordine dappartenenza nel chiamare in causa la Repubblica di Veneziasia nel presente (talch ognuno sua prima patria stimi Venezia e la propriacitt abbia per seconda e ciascheduno si renda pronto a sacrificar tuttoper difesa della Republica, come di cosa anche propria) che nel passato,quando Roma riconosceva diritti e prestigio agli rari ed eccellenti uominidItalia32. Il mancato rispetto del principio della doppia nazione inducevai Corsi a sollevarsi contro la Repubblica genovese: Dimandano per digodere lo stesso privilegio anchessi, stante che essi pure sono Italiani, e nongi stranieri; considerazione cui prestare molta attenzione, come annotavalo stesso Maffei convinto dellevidenza che non avrebbero tal pretensionese non fossero della nazione stessa33.

    Anche il padovano Antonio Conti nel Proteo, dedicato a Marco Foscarini,elogiava la sua Patria, cio la Repubblica di Venezia, reputandola supe-riore a tutte le Repubbliche Greche, e per la durazione del governo, e perlampiezza dello Stato, e per le virt militari e civili de suoi Cittadini, e perla moltitudine delle vittorie, utili non solo ma necessarie al mantenimentodella libert dItalia34: la patria non era Padova ma Venezia e lItalia. E lostesso Muratori nella Filosofia moraledel 1735 si soffermava sullobbligo diamare la patria e la repubblica sopra ogni altra cosa, pur dovendosi portareun amore cristiano per tutti, indipendentemente dalla propria nazione. Ilcittadino era tenuto in situazioni eccezionali ad amare e preferire la patria/madre, pi dei genitori e dei figli35.

    A questa precettistica in cui lamore di patria anteposto a quello dellapropria vita gi recuperata dalla Vita civiledi Matteo Doria nellambito diuninstitutiodalla parte dei filosofi36 corrispondono gli esempi eroici por-tati sulla scena dal melodramma e dalla tragedia. Ci si limita qui a ricordareil Temistocledi Metastasio andato in scena nel 1736, tutto giocato sullan-titesi odio dalla parte della patria/amore per la patria (quindi modia la

    32Ibidem, p. 373, p. 415.33Ibidem, p. 416.34A. Conti, Proteo. Idillio, in Id., Prose e Poesie, In Venezia, presso Giambattista Pasqua-

    li, 1739, pp. V-VI.35 In essa abbiamo avuta la vita, da essa abbiamo il sostentamento, e perci oltre alla

    naturale madre la patria ancora dee dirsi madre () Per conseguente e vita e roba talvoltasi dovr sagrificare per salvare la patria; e sar questo un glorioso atto di virt e di meritoanche presso Dio. Cfr. Muratori,La Filosofia morale esposta e proposta ai giovani, cap. XXVLamore alla patria, in Id., Opere, I, pp. 841-842.

    36 M. Doria,La vita civile, Agusta, Hopper, 1710.

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    patria e quindi io lamo37); un amore inteso innanzi tutto come un istintodi natura, come un desiderio di avere la tomba dove si avuta la cuna 38. E

    ancora sempre di Metastasio lAttilio Regolo con le reiterate occorrenze sullaromanit e sulla patria indicata come un tutto di cui il singolo parte, comeun valore cui posporre lamore per i figli o per se stessi: REGOLOLa patria un tutto/ di cui siam parti. Al cittadino fallo/ considerar s stesso/ sepa-rato da lei. () Quando i sudori e il sangue/ sparge per lei, nulla del proprioei dona;/ rende sol ci che nebbe. Essa il produsse,/ leduc, lo nudr. Conle sue leggi/ daglinsulti domestici il difende,/ dagli esterni con larmi ()e madre amante/ a fabbricar saffanna/ la sua felicit, per quanto lice/ aldestin de mortali esser felice39.

    Anche le tragedie di Antonio Conti precedute dai cicli romani diGravina e Saverio Pansuti40 insistono sul valore della patria, la cui esal-tazione affidata ai gesti e ai versi sentenziosi di Giunio Bruto: Che se ilmorir per la sua Patria bello/ Morir, perchella s tradita, infame; Chidella Patria un traditore occulta/ reo del tradimento; Felice me, se qualliberatore/ Della Patria morr sotto i lor guardi41. Il personaggio di MarcoBruto esprime pari sensi nel Cesare del 1726 dove offre se stesso a Romachiamata Gran Madre (Ma il desio di morir per la sua patria/ Dee benfar luom magnanimo ed ardito42) e nel Marco Brutodel 1744, tragedia in

    37 Cfr. P. Metastasio, Temistocle, in Id.,Drammi per musica, II, a cura di A. L. Bellina,Venezia, Marsilio, 2003, atto I, sc. I, p. 600; e ancora: SERSE() Ma che tanto ami in lei?/TEMISTOCLE Tutto, signor; le ceneri degli avi,/ le sacre leggi, i tutelari numi,/ la favella, icostumi,/ i l sudor che mi costa,/ lo splendor che ne trassi,/ laria, i tronchi, il terren, le mura,i sassi () SERSETodia la Grecia. TEMISTOCLEIo lamo, atto II, sc. VIII, pp. 642-643.

    38Ibidem, pp. 642, 666.39Attilio Regolo, ibidem, III, atto II, sc. I, p. 155.40 Cfr. Alfonzetti, Congiure. Dal poeta della botte alleloquente giacobino, pp. 37-107;

    Ead.,IlBruto: perfetta tragedia del mito asburgico (Saverio Pansuti e Gioseffo Gorini Corio),inBruto il Maggiore nella Letteratura Francese edintorni, a cura di F. Piva, Fasano, Schena,2002, pp. 173-206.

    41Cfr. A. Conti, Giunio Bruto, in Id.,Le quattro tragedie, Firenze, Bonducci, 1751, t. I,atto III, scena III; atto IV, scc. I e IV. Ma vd. anche la Prefazione con la proposta attualiz-zante dellamore per la patria e la condanna del tradimento nei confronti di essa, ibidem,pp. 1-39: 26, 38.

    42 Conti,Il Cesare, in Id.,Le quattro tragedie, t. II, atto I, sc. IV. Nelle dedica al cardinaleBentivoglio, Conti precisa di aver scelto largomento romano per eccitare i Poeti Italiania superare le altre nazioni nella Drammatica come certamente nella Lirica e nellEpica lehanno superate e perch la storia romana contiene usi, costumi, e modi di pensare simili,o almeno pi proporzionati a nostri, che quei de Greci, e daltre nazioni a noi dimperio, odet men vicine pp. 315-352: 318, 322.

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    cui, come annota lautore, lamor della Patria anima e dirige () tutti icontrasti e le fluttuazioni dellanimo43.

    Per Conti, finalmente il suo era un felice secolo perch la storia romanaera riabilitata, consentendo agli Italiani di rispecchiarsi in essa. Praticandounidea di doppia patria, anche se con una sottile sfumatura secondo laquale la repubblica di Venezia era la patria, lItalia la nazione, Conti identifi-cava la storia italiana con quella romana, creando una forte sovrapposizionefra le due patrie o nazioni:

    glInglesi amano le Tragedie dei loro Re, perch dai fatti dimestici meglio simpa-ra, che da stranieri. Noi siamo tutti Cittadini dItalia, egli ci dunque naturaleamar le cose che accaderono nel nostro Paese, e lusingarci almeno con la memoria

    della grandezza delle virt, e dellImperio di coloro, che dominarono tutto il restodella terra a lor nota, e vi dominano ancora con le leggi, che a tutte laltre nazioniparteciparono44.

    LItalia a cui i letterati si riferiscono non ha dunque unidentit stretta-mente letteraria, ma comprende un insieme di usi, costumi e leggi condi-visi, in quanto esistita come entit politica nel passato. In questo sensosi pu dire, rispetto alla situazione italiana, che la nazione anteriore allostato, come afferma Francesco Bruni45. Convinto assertore di unItaliaromana, per Conti occorreva preferire lesempio di Camillo che va a soc-

    correre la patria ingrata piuttosto che le atrocit del mito edipico. Le leggiromane erano improntate a principi di umanit prima sconosciuti e chepoi furono perfezionati dai lumi del Cristianesimo46. Contestata da Vico,questa visione fortemente sostenuta da Gravina, assumendo un carattereproblematico in Muratori.

    Qui il nostro interesse rivolto a individuare, se ci sono, gli elementi chegiocano un ruolo differenziale nellidea di nazione. Per Conti, come perMaffei, vale il principio della triangolazione Venezia-Italia-Roma: identifi-

    43 Id.,Marco Bruto, Prefazione, ibidem, p. 171. Su tali problematiche cfr. B. Alfonzetti,Ilcorpo di Cesare. Percorsi di una catastrofe nella tragedia del Settecento, Modena, Mucchi, 1989,in particolare il cap. su Conti, pp. 135-200; Ead., Conti e la fondazione del Teatro Romano:Lucio Gunio Bruto eMarco Bruto in scena, pp.271-301.

    44 Conti, Prose e Poesie,prefazione, pp. non numerate. Il passo poi citato nella Pre-fazione al Marco Bruto (Le quattro tragedie, p. 189-190). Conti usa chiaramente patria perVenezia nella dedica delMarco Brutoal sentore Lodovico Manin non riedita nella postumadel 1751.

    45 Bruni,Italia. Vita e avventure di unidea, pp. 14 e 22. Si registra una certa oscillazioneladdove si sostiene che la nazione-societ si affermata prima e al di fuori della dimensionepolitica e statale (p.11).

    46 Conti, Prose e Poesie, Prefazione.

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    cata lItalia del passato con Roma, non solo la storia di Roma era la storiaitaliana, ma la grandezza e la virt della propria storia dovevano servire da

    sprone ai vari stati dItalia, Venezia e Piemonte in particolare, di fronte alrafforzarsi, negli ultimi cinquanta anni, degli stati confinanti. Occorreva,secondo Maffei, riacquistare un ruolo politico (ad esempio avere un postonella Dieta) e soprattutto avere propri eserciti volti alla difesa dei vari statiitaliani e pi in generale della nazione ed esercitare il diritto di eleggere unproprio principe, in mancanza di eredi come non era accaduto n a Napolinel 1700, n in Toscana una volta estintisi i Medici47.

    Per Gravina, il legame Roma-Italia era strettissimo. Nelle sue tragedie,apparse nel 1712, aveva esaltato i Latini Eroi Che ridussero il Mondo aduna Patria48. La giurisprudenza romana era il fondamento della civilt epertanto la prima fungeva da codice regolativo nelle varie regioni dItalia, ilcui insieme costituiva la Italica nazione49. Se dal punto di vista politico-geografico, il Piemonte, era indicato come la region dItalia in cui si eranoconservate, complice lasperit del luogo che favoriva la difesa dalle nazionistraniere, la fortezza e virt italiana derivanti dalla latina50, in ambitostorico-culturale la nazione era unica, come si legge nella Ragione poetica(la nostra nazione ricuperer la stima totale dagliindegni suoi figlj cheesaltano appo le nazioni straniere i nostri repudj51) e come recita il Prologodelle Tragedie cinque:

    Oruom avezzo a volo cos libero,/ Non si pu contenere entro il circuito/ Dunasola Region, dun solo Popolo;/ Ma trascorrendo per tutta lAusonia/ Raccoglie vocile pi illustri e candide,/ E scrive nel comun sermone Italico52.

    Rispetto alla lingua, laltro tratto fondamentale che marca lidea dinazione italiana, si ribadisce la geminazione del nostro idioma per usarela stessa metafora di Gravina Dal sacro ed immortale Idioma Laziocome da un unico tronco53. Cos le particolari favelle dItalia vanno com-

    47 Maffei, Suggerimento, pp. 367-371; ma cfr. la parte seconda Che si pu crescer di forzesenza crescer di Stati e ci con interessar tutti, pp. 372-395.

    48 Cfr. G. Gravina,La tragedia. Prologo, in Id. Tragedie cinque, Premesso il suo Libro dellaTragedia, Venezia, Bettinelli, 1740, p. XCI.

    49 Id.Della Ragione poetica, Introduzione e cura di F. Lomonaco, Napoli, Scriptaweb,2008, p. 132 (ristampa anastatica delled. Roma, Gonzaga, 1708).

    50Della tragedia libro uno, in Id, Scritti critici e teorici, a cura di A. Quondam, Bari,Laterza, 1973, p. 506.

    51 Id.Della Ragione poetica, p. 122.52La tragedia. Prologo, pp. XCVI-XCVII.53Ibidem, p. XCVIII.

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    misurate alla lingua italica comune e illustre, alla quale il dialetto toscano il pi vicino54. La lingua italica sta alla nazione italica come a questultima

    corrisponde litalica scena in cui regnavano il greco e il latino gusto primache il genio servile delle corti adulando le potenze straniere, obbliasse lagloria della libert nata, e riducesse la nostra nazione alla servile imitaziondi quelle genti, le quali ebber da noi la prima luce dellumanit. Dal qualvile ossequio il nostro teatro divenuto campo di mostruosit55. Ancorapi esplicito, anche perch residente dal 1716 a Parigi, era Luigi Riccoboni,lattore e teorico del teatro legato a Muratori, Maffei e Conti. Riccoboninella sua HistoireduThtre Italien riconduceva la decadenza delle bellelettere alla discesa di Carlo V che laissa dans les Roaumes de Naplet etde Sicile, dans le Duch de Milan et dans dautres Provinces, plusieursCours de Seigneurs Espagnols, et cest ce qui occasionna cette corruptiondu Thtre56.

    La nazione dunque non la somma delle patrie o regioni, n soltantounentit culturale, in quanto essa comprende e trascende insieme, esatta-mente come la lingua italica, tutti i vari stati dItalia, ma nel comprenderline ingloba anche gli aspetti politici. Il punto veramente caratterizzante, cheaccomuna tutte le posizioni e le prospettive letterarie e politiche, la pre-esi-stenza per non dire lesistenza della nazione italiana nel passato prima delladecadenza dellimpero romano: lItalia fu il seggio e il reame delle lettereallorch la fortuna della Grecia pass alla repubblica romana57, affermaMuratori nel 1703, non smentendo se stesso oltre quaranta anni dopo, nelloscrivere che quando i Longobardi giunsero ad occupar quasi lintera Italialo studio delle lettere decadde, per poi risorgere nel 1300. Negli ultimi decen-ni lItalia viveva fortunatamente una condizione simile a quella della Francia,

    54 Lo scarto fra latino e volgare decisivo nella caratterizzazione allidentit e tradizioneitaliane, in quanto la letteratura in volgare sancisce latto di nascita della Repubblica lette-raria moderna. Cfr. Giornale de Letterati dItalia, 1710, t. II, art. III sulla polemica Orsi-Bouhours; artt. IV e VI sulDella perfetta poesiae sulle Tre lezionidi Giuseppe Bianchini checonsacravano Dante come poeta filosofo e teorico della nuova lingua, accanto a Petrarca.Nel t. VI, art. IV, la recensione alla Bellezza della volgar poesiadi Crescimbeni disegnavaunaltra perfezione: da Petrarca a Tasso.

    55 Gravina,Della Ragione poetica, p. 199.56 Le Tragedies changerent de face, et on substitua leur place les Comedies ou Tragi-

    Comedies Espagnoles, que lon traduit, ou que lon fit leur imitation. Cfr. L. Riccoboni,HistoireduThtre Italien, Paris, Caillou, 1730, rist. anastatica, Torino, Bottega dErasmo,1968, p. 46.

    57 Muratori, Primi disegni della Repubblica letteraria dItalia, in Opere, I, p. 180.

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    dellInghilterra e di parte della Germania58. E se nel campo giuridico ilcodice di Giustiniano aveva regolato tutti i tribunali dItalia, in ambito eco-

    nomico Muratori portava lesempio della Russia per rimarcare che nessunacitt o paese dellItalia dovesse compiere uno sforzo analogo, sebbene perdisavventura nostra il gran commerzio e larti pi lucrose erano passati aFrancia, Inghilterra e Olanda in grave nostro pregiudizio59.

    Non diversamente Maffei riteneva che la barbarie cio la pratica delduello donore fosse stata recata in Italia tanti secoli fa dalle invasionistraniere60. Bastava guardare listituto del giuramento in Atene e poi aRoma per convincersi della separazione fra nazioni migliori, fondate sullaragione, e nazioni barbare poggianti sulla forza. LItalia o Roma invasa dapopoli stranieri e barbari aveva subito un tale cambiamento nel governo,leggi, costumi, lingua, indole, da smarrir se stessa, per poi ricevere il colpodi grazia con linvasione dei Longobardi:

    Sotto questa nazione adunque affatto perirono tutti i nostri instituti, obliaronsi lelettere, mancarono le arti, ed insomma divent lItalia una Scandinavia () altrimale attribuirono Longobardi quella umanit, che in essi apparve, poich furo-no Italiani, vale a dire, poich furono dalla nostra religione, dalla mischianza delnostro sangue, e dalla dolcezza del nostro Cielo in qualche parte ammolliti61.

    Laccenno al sangue resta un fatto isolato allinterno di una trattazione priva

    di ci che oggi si chiama etnocentrismo, tanto che Maffei arriva a segnalarealcune nazioni dellAsia come pi civili di quelle europee. Ci che qui importa la necessit ribadita dalla Scienza cavallerescadi confrontare come recita ilcapitolo ottavo Costume presente dellaltre nazioni la nazione italiana con lealtre per affermare il principio della conoscenza al fine di non scambiare lusoo le opinioni con improbabili principi dettati dalla natura62.

    Lidea naturale e geografica della patria quella pi diffusa nei testipoetici, ma anche in altre scritture, come ad esempio in Del governo dellaPestedi Muratori63, dove compaiono spesso le Alpi come dono della natura

    58 Id., Della pubblica felicit oggetto de buoni principi, a cura di C. Mozzarelli, Roma,Donzelli, 1996, pp. 53-54.

    59Ibidem, pp. 73 e 153.60 S. Maffei, Della scienza chiamata cavalleresca, Roma, Gonzaga, 1710. Dalla dedica a

    Clemente XI.61Ibidem, pp. 138-139, 143.62Ibidem, pp. 322-337.63 Muratori, Del governo della Peste, e delle maniere di guardarsene, Modena, Soliani,

    1714. Qui Muratori paragona la peste alla guerra (e la guerra era appena finita), segnalandoil vantaggio geografico dellItalia, separata dalle altre province dalle Alpi e dal mare.

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    per la difesa dalle altre nazioni convive con quella di patria acquisita cheha invece confini territoriali mobili. In questo secondo caso, lidentit pi

    culturale e politica che territoriale, come nel presente mostravano scriveMaffei le rivendicazioni dei corsi rispetto alla nobilt genovese in quantoessi pure sono Italiani, e non gi stranieri64.

    Come Gravina o Maffei negli scritti teorici e politici, Metastasio mettevain scena nel Catone in Utica lidea di patria acquisita: nella prima scenaCatone concede in maniera solenne ad Arbace re di Numidia la figlia e laromanit: () e ti rammenta/ Choggi Roma tua patria. Il tuo dovere,/ orche romano sei,/ di salvarla o di cader con lei65. In questa direzione lideadi patria poteva ampliarsi sino a comprendere tutta lEuropa, come avevasostenuto lallievo di Gravina Gian Battista Ancioni nel Ragionamentocheapriva la raccolta dei Componimentidei Quirini del 1717. Per aver sconfit-to i Turchi, Eugenio di Savoia meritava lappellativo di Liberatore dellaPatria: Patria certamente commune in quanto la religione cristiana costi-tuiva li Stati de Principi sotto forma di una sola Repubblica fondata sullasapienza delle leggi Romane e sulla carit cristiana che vietavano ognioppressione, e tirannide e un uso offensivo delle armi (sicche la premi-nenza delle armi non ha altro campo, che la difesa dalle invasioni estere, ela ricuperazione delle ragioni66).

    Il rilievo dato alle lettere e alle varie istituzioni possibilmente al singola-re (laccademia, il giornale, il teatro, la letteratura, ecc.), le quali avrebberodovuto comporre la Repubblica delle lettere italiana, secondo il disegno diMuratori, nasceva dalluso di unidea vecchissima, cio il lustro apportatodalle lettere, che aveva assunto una connotazione nazionale o italica nel con-testo della polemica con i Francesi. La Nazione Italiana diventava cos unvero sintagma nel Giornale de letterati dItalia apparso dal 1710 al 1740,il cui corrispettivo si riscontra, per uso e funzioni, in titoli dimostrativi einsieme performativi: dal Novo Teatro italianodi Riccoboni (1717) al Teatroitalianodi Maffei (1723-1725) al Nouveau Thtre Italiendi Riccoboni (1723),

    64 Maffei, Suggerimento, p. 416.65 Cos prosegue laria di Catone: Con s bel nome in fronte/ combatterai pi forte;/

    rispetter la sorte/ di Roma un figlio n te.// Libero vivi; e, quando/ tel nieghi il fato ancora,/almen come si mora/ apprenderai da me. Cfr. Metastasio, Drammi per musica, I, p. 220.E cos Maffei, nel far proprie le argomentazioni di Cicerone, parlando delle due patrie deiRomani: Ma delle due ecco che amavano gli uomini assai pi la seconda che la prima,assai pi lacquistata che la naturale, poich eran pronti a rinunciare i proprj costumi pertrasformarsi del[in] tutto in Romani Suggerimento, p. 384.

    66 Componimenti, pp. 10-12.

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    allHistoire du Thtre Italien (1730) sempre di Riccoboni al Nuovo teatroitalianoapparso per i tipi di Basaglia che raccoglieva nel 1743 la Meropedi

    Maffei, lUlisse il Giovane di Lazzarini, Il Cesaredi Conti67

    . La lista lun-ghissima: aperta dai Primi disegni di una repubblica letteraria dItaliae dalDella perfetta poesia italiana, essa comprende le Poesie italiane di Rimatriciviventi(1716); le Poesie italiane di Rimatoriviventi(1717), i Traduttori italia-ni (1720), lIdea dellIstoria dellItalia letterata di Giacinto Gimma (1723)68.Andrebbero richiamate inoltre le rubriche dedicate dal Giornale de lette-rati dItalia alle edizioni di storici italiani che avevano scritto in latino; airimatori Italiani antichi (in volgare); agli scrittori italiani dei secoli antichi(i poeti latini).

    Per concludere torniamo indietro con una citazione dalla rubrica delleNovelle letterarie sempre del Giornale de letterati dItalia:

    Un rimprovero a noi Italiani vien fatto dalle straniere nazioni maggiori di questa,di essere nati noi in un paese, il quale, come un tempo fa vide pressocch tutto ilmondo conosciuto a s soggetto, cos gi molti anni ha perduto con la gloria deldominio, quella ancora della sua libert69.

    Il passo introduceva la presentazione di unopera monumentale, LaLibert dellItalia dimostrata a suoi Principi e popoli appena apparsa adAmsterdam, il cui autore abate Tosini era elogiato, per essersi prefisso un

    assunto grande, e degno dun generoso animo Italiano. La rubrica ripor-tava, con qualche semplificazione, i sei punti in cui si articolava il primovolume: I. ITALIA nella sua Nativa LIBERT fino al principio del RomanoImpero II. ITALIAconservata in LIBERTdal principio del Romano Imperofino alla sua Divisione III. ITALIApreservata in LIBERTdalla Divisione delRomano Impero fino alla sua Decadenza IV. ITALIA custodita in LIBERTdalla Decadenza del Romano Impero fino alla sua Caduta V. ITALIA allaDifesa della LIBERTin tempo de Goti; 6. ITALIAVittoriosa nella LIBERTintempo de Longobardi70.

    67 Cfr. B. Alfonzetti, LItalia fra teatro e giornale, in Il Giornale de Letterati d Italiatrecento anni dopo, pp. 301-309.

    68 F. Arato,La storiografia letteraria nel settecento italiano, Pisa, ETS, 2001, p. 139, 151.Vd. G. Gimma,Idea della storia dell Italia letterata, a cura di A. Iurilli e F. Tateo, introdu-zione di G. Distaso, Bari, Cacucci, 2012.

    69 Giornale de Letterati dItalia, 1718, t. XXX, p. 376.70Ibidem, p. 377. Cfr.La Libert dellItalia dimostrata a suoi Principi e popoli dallaba-

    te Tosini bolognese, A Amsterdam, Presso li Compagni Josu Steenhouwer e GermanoUytwerf, 1718, pp. 3-4.

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    Senza adottare gli schemi del futuro Risorgimento e del neoguelfismo,neanche quello di impronta settecentesca, prevalenti nei pochi studi o

    cenni sullabate Piero Tosini71

    , interessante focalizzare la nostra attenzionesullidea di nazione che emerge dalle oltre mille pagine dei due volumi.Semplificando, lItalia la patria geografica, mitica e politica che viene iden-tificata con Roma e soprattutto con la fondazione della Repubblica in nomedella quale Tosini arriva persino a giustificare la congiura contro Cesare:Ma poich la Repubblica si avvidde, che Giulio Cesare potevasi abusaredi tante cariche autoritative, corrompendo il Senato e le Leggi, () che nonfecero assieme tutti quanti () contro linsensibile Tiranno, per sostenereintatta la nativa libert di Roma e dellItalia?72. Il Senato e le leggi romanesono i due istituti che hanno garantito il mantenersi della libert italianasia sotto gli imperatori romani (tutti nominati per elezione) che durante leinvasioni barbariche. Lestensione dellimpero e della cittadinanza sono lecause dominanti della caduta dellimpero, ma lItalia si mantenuta liberasia sotto i Goti che sotto i Longobardi che scelsero di diventare Italiani. Iloro duchi non comandavano ai Popoli, perch li Popoli vivevano con leRomane Leggi con cui vivevano in Libert, rispettate persino dai loro re73.Questa la sintesi di una tesi estrema che disegnava una linea ininterrotta non diversamente per da un Gravina o un Maffei fra la Roma anticae quella della nascita del Cristianesimo e listituzione del Papato. Di qui ilsostenere un vero paradosso:

    LITALIAnon fu mai Regno, n dellItalia furono mai Re. Da s sola governassi, tuttasola compose una Repubblica, elesse un Capo, ad arbitrio, lo tenne, lo depose, oraun Imperatore, ora il Pontefice, ella sola sovrana di se stessa la Legislatrice, ella solasovrana di se stessa, senza Re, senza Principe, sempre LIBERA, e senza Schiavit74.

    Paradosso che viene reiterato nel secondo volume, dove a propositodella lotta dei Comuni contro Federico Barbarossa, labate proponeva uno

    71 Sul primo vd. E. Rota, Le origini del Risorgimento, Vallardi, Milano 1948 da cuidiscende esplicitamente, per la parte dedicata alla Libert dellItalia,R. Belvedere,LabateTosini e il suo pensiero storico-politico, in Nuove ricerche storiche sul Giansenismo, RomaeApud Aedes Universitatis gregorianae, 1954, pp. 139-184. Sul neoguelfismo degli anni Tren-ta del Settecento, F. Venturi, Settecento riformatore, I,Da Muratori aBeccaria, Torino, Einau-di, 1998, p. 11; M. Rosa,La contrastata ragione. Riforme e religionenellItalia del Settecento,Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2009, p. 52. In entrambi vi solo un accenno.

    72 Tosini,La Libert dItalia, I,, p. 24. Ovviamente largomentazione ha due facce comequasi tutti i discorsi e le rappresentazioni di Cesare anche da parte della Chiesa.

    73Ibidem, I, p. 337.74Ibidem, I, p. 419.

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    scenario che si sarebbe potuto realizzare se tutti i vari comuni e repubblichedItalia si fossero uniti, anzi riunititi come anticamente alli Romani. In

    questa storia alternativa, era contemplata anche una via che non portava algoverno temporale di Roma, ma alla formazione di un grande Senato ditanti Senatori, quanterano in Italia le Citt75.

    Lentusiasmo e lenfasi che pervade queste pagine, che riportano il testodi Italia mia, bench il parlar sia indarnoe chiamano Petrarca vero Figliodella Patria, favoleggiando di un popolo che recitava a memoria quei ver-si76, non devono sviarci e farci ritenere labate un farneticante neoguelfodel secolo XVIII. Pur essendo infondate alcune dimostrazioni storico-giuridiche, esse nascevano da un osservatorio privilegiato, quello di Utrechtdove Tosini si era trovato accanto a Domenico Passionei77. Gli accordi fra lenazioni tagliavano fuori gli stati italiani e ne sancivano lirrilevanza: di quila dedica ai Principi e popoli dItaliain cui, oltre a esaltare il bene pubblicoe la patria, per la quale si doveva e vivere e morire, si invitavano gli Italiania riflettere e implicitamente a riunirsi contro gli Austriaci:

    Vedo la Cara Patria mia, la mia bella Italia minacciata di Guerre dai Christiani,quando tutti Christiani, quando tutti Christiani si dovrebbono impegnare adifenderla daglimminenti pericoli dei Turchi. La vedo invasa e scorsa daglEsercitiStranieri (). Comprenderete tutti, che lItalia fu sempre il Paese pi cospicuo delMondo; che gli Italiani dominorono sopra tutte le Nazioni () per farvi sovvenire,o Prencipi, laffetto con cui dovreste apprendere le minaccie dei Stranieri, e perfarvi riflettere, o Popoli, la fedelt con cui dovreste unirvi ai vostri Prencipi, perdecidere insieme, se gli Stranieri possino avere sopra lItalia, ed anzi sopra Voimedesimi, giuste e ragionevoli le pretensioni78.

    Tuttavia se al posto degli Austriaci ci fossero stati i Francesi o gliSpagnoli, gli accenti non sarebbero cambiati: era questo il senso forte della

    Libert dellItalia.

    75Ibidem, II, pp. 328, p. 334. Anche Tosini aderiva allidea mitizzante del Senato venetoerede di Roma.

    76Ibidem, II, p. 430, p. 445.77 Belvedere, Labate Tosini e il suo pensiero storico-politico, pp. 139-140, che arriva a

    ipotizzare che il successivo piano attribuito al cardinale Alberoni di cacciare gli AustriacidallItalia fosse unidea del Tosini (ibidem, pp. 175-178).

    78 Tosini,La Libert dItalia, I, pp. VI-X.

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