Alessandro Manzoni

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Alessandro Manzoni (1785-1873) :Tra Rivoluzione Francese e Restaurazione: cultura-politica La formazione culturale del pensiero manzoniano si articola in: 1) Illuminismo; 2) Ambiente famigliare; 3) Incontro con gli esuli napoletani; 4) Incontro con i filosofi francesi, gli ideologi; 5) Conversione al Cattolicesimo Una letteratura impegnata Per Manzoni la letteratura è' frutto dell'impegno civile, portatrice di valori, educativa, ed è inoltre l'analisi critica della realtà, delle azioni e delle responsabilità umane nella storia. Dall'Illuminismo egli trae lo spirito antitirannico civile che lo porta ad avvicinarsi dopo il 1810 a posizioni di tipo cattolico-liberale, che alimentano in lui l'idea della poesia utile, ricca di insegnamenti etici. Con il Romanticismo sviluppatosi in Italia sotto il Risorgimento, Manzoni abbraccia gli ideali di questo sostenendone le idee di libertà con le Odi civili (di argomenti politico), di indipendenza, di unità. Di fatto Manzoni aderisce al dibattito politico del suo tempo, esprimendo i suoi ideali attraverso la sua produzione letteraria, impregnata di valori etici, civili e risorgimentali, impegnata a trasmetterli. Alessandro è' un uomo schivo, riservato, che non ama esporsi, per tanto non manifesta queste sue idee in pubblico, oltre alla sua agorafobia (panico in spazi aperti da "αγορά" e " φόβος"). Sempre in rapporto al Romanticismo europeo la letteratura manzoniana si avvicina al carattere realistico di questa corrente, mentre del Cattolicesimo liberale appoggia le idee politiche come idee patriottiche, ad esempio con il Conte di Carmagnola e l'Adelchi. L'impegno politico tradotto nella letteratura è' visibile nell'ode civile Marzo 1821 dove sostiene il moto insurrezionale piemontese fallito, nel Cinque maggio ispirata dalla morte di Napoleone del 1821 vi mostra fierezza morale e sentimento religioso. Sempre a questo filone romantico-patriottico si riconducono i cori delle tragedie Il Cinte di Carmagnola e Adelchi, mentre nei Promessi Sposi Manzoni tocca il vertice della tensione etica e civile, e fa degli umili, questa folla di anonimi che la storia ufficiale non considera, i protagonisti di una storia ispirata dal pensiero cristiano e illuministico. 1) Incontro con il pensiero illuminista: visione della realtà razionale Nei primi anni della sua formazione Manzoni riceve un'educazione rigida, impostali dal padre, improntata sul classicismo e sulla religione cattolica, intransigente e conservatrice (cattolicesimo retrivo) che lo porta a detestare i suoi precettori di collegio quali i Padri Somaschi e i Barnabiti. Dopo il collegio viene a contatto con alcuni illuministi lombardi che lo avvicinano a questo tipo di pensiero, tra cui Vincenzo Monti, rappresentante della letteratura neoclassicista che sollecita l'interesse per questo tipo di cultura, per cui Manzoni diviene insofferente e si distacca ancor di più dalla visione religiosa impostali dall'educazione e vede la necessità della razionalità tipica dell'Illuminismo. 2) Ambiente famigliare Di formazione inizialmente di matrice illuminista diffusasi alla fine del '700, grazie al Caffè (1744-1766) dei fratelli Verri, e alla madre Giulia Beccaria figlia di Cesare Beccaria autore del trattato giuridico contro la pena di morte "Dei delitti e delle pene"(1764). Un trattato innovativo che propone l'eliminazione della pena di morte e del l'abolizione della tortura. Giulia Beccaria fu una donna indipendente e intraprendente, che ebbe un rapporto con Giovanni Verri, da cui frutto della relazione extraconiugale fu Manzoni. 3) Gli esuli napoletani Intellettuali costretti ad abbandonare la loro città natale, si rifugiano in Lombardia o meglio a Milano dopo il fallimento del loro tentativo di rovesciare il governo borbonico determinato dalla la caduta della Repubblica Partenopea del 1799 instaurata dai francesi e rovesciata dai Borboni nello stesso anno. Fra questi Manzoni incontra l'esule napoletano storico e letterato Vincenzo Cuoco, che lo introduce alle idee rivoluzionarie, rafforzando il suo spirito patriottico: ovvero l'idea di patria indipendente, di uguaglianza sociale, di libertà della patria. Con questo incontro Manzoni riesce a comprendere che la situazione sociale e politica può essere migliorata non attraverso una rivoluzione guidata dal basso, ma tramite un rinnovamento interiore delle persone guidate da un governo illuminato e consapevole, in grado di governare con un principio di giustizia. Dunque questa "rivoluzione" politica ipotizzata da Manzoni deve svolgersi dall'alto, e non dal basso, ed è' da

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Alessandro Manzoni (1785-1873) :Tra Rivoluzione Francese e Restaurazione: cultura-politica

La formazione culturale del pensiero manzoniano si articola in: 1) Illuminismo; 2) Ambiente famigliare; 3) Incontro con gli esuli napoletani; 4) Incontro con i filosofi francesi, gli ideologi; 5) Conversione al Cattolicesimo

Una letteratura impegnata Per Manzoni la letteratura è' frutto dell'impegno civile, portatrice di valori, educativa, ed è inoltre l'analisi critica della realtà, delle azioni e delle responsabilità umane nella storia. Dall'Illuminismo egli trae lo spirito antitirannico civile che lo porta ad avvicinarsi dopo il 1810 a posizioni di tipo cattolico-liberale, che alimentano in lui l'idea della poesia utile, ricca di insegnamenti etici. Con il Romanticismo sviluppatosi in Italia sotto il Risorgimento, Manzoni abbraccia gli ideali di questo sostenendone le idee di libertà con le Odi civili (di argomenti politico), di indipendenza, di unità. Di fatto Manzoni aderisce al dibattito politico del suo tempo, esprimendo i suoi ideali attraverso la sua produzione letteraria, impregnata di valori etici, civili e risorgimentali, impegnata a trasmetterli. Alessandro è' un uomo schivo, riservato, che non ama esporsi, per tanto non manifesta queste sue idee in pubblico, oltre alla sua agorafobia (panico in spazi aperti da "αγορά" e " φόβος"). Sempre in rapporto al Romanticismo europeo la letteratura manzoniana si avvicina al carattere realistico di questa corrente, mentre del Cattolicesimo liberale appoggia le idee politiche come idee patriottiche, ad esempio con il Conte di Carmagnola e l'Adelchi. L'impegno politico tradotto nella letteratura è' visibile nell'ode civile Marzo 1821 dove sostiene il moto insurrezionale piemontese fallito, nel Cinque maggio ispirata dalla morte di Napoleone del 1821 vi mostra fierezza morale e sentimento religioso. Sempre a questo filone romantico-patriottico si riconducono i cori delle tragedie Il Cinte di Carmagnola e Adelchi, mentre nei Promessi Sposi Manzoni tocca il vertice della tensione etica e civile, e fa degli umili, questa folla di anonimi che la storia ufficiale non considera, i protagonisti di una storia ispirata dal pensiero cristiano e illuministico.

1) Incontro con il pensiero illuminista: visione della realtà razionale Nei primi anni della sua formazione Manzoni riceve un'educazione rigida, impostali dal padre, improntata sul classicismo e sulla religione cattolica, intransigente e conservatrice (cattolicesimo retrivo) che lo porta a detestare i suoi precettori di collegio quali i Padri Somaschi e i Barnabiti. Dopo il collegio viene a contatto con alcuni illuministi lombardi che lo avvicinano a questo tipo di pensiero, tra cui Vincenzo Monti, rappresentante della letteratura neoclassicista che sollecita l'interesse per questo tipo di cultura, per cui Manzoni diviene insofferente e si distacca ancor di più dalla visione religiosa impostali dall'educazione e vede la necessità della razionalità tipica dell'Illuminismo.

2) Ambiente famigliare Di formazione inizialmente di matrice illuminista diffusasi alla fine del '700, grazie al Caffè (1744-1766) dei fratelli Verri, e alla madre Giulia Beccaria figlia di Cesare Beccaria autore del trattato giuridico contro la pena di morte "Dei delitti e delle pene"(1764). Un trattato innovativo che propone l'eliminazione della pena di morte e del l'abolizione della tortura. Giulia Beccaria fu una donna indipendente e intraprendente, che ebbe un rapporto con Giovanni Verri, da cui frutto della relazione extraconiugale fu Manzoni.

3) Gli esuli napoletani Intellettuali costretti ad abbandonare la loro città natale, si rifugiano in Lombardia o meglio a Milano dopo il fallimento del loro tentativo di rovesciare il governo borbonico determinato dalla la caduta della Repubblica Partenopea del 1799 instaurata dai francesi e rovesciata dai Borboni nello stesso anno. Fra questi Manzoni incontra l'esule napoletano storico e letterato Vincenzo Cuoco, che lo introduce alle idee rivoluzionarie, rafforzando il suo spirito patriottico: ovvero l'idea di patria indipendente, di uguaglianza sociale, di libertà della patria. Con questo incontro Manzoni riesce a comprendere che la situazione sociale e politica può essere migliorata non attraverso una rivoluzione guidata dal basso, ma tramite un rinnovamento interiore delle persone guidate da un governo illuminato e consapevole, in grado di governare con un principio di giustizia. Dunque questa "rivoluzione" politica ipotizzata da Manzoni deve svolgersi dall'alto, e non dal basso, ed è' da

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questo punto di vista che Manzoni mantiene una concezione classicista, poiché la rivoluzione dal basso porta solo disordine e malessere.

Il rapporto con la storia grazie agli esuli napoletani Cuoco lo avvicina anche al filosofo Giambattista Vico e lo spinge ad approfondire la ricerca storica in chiave sociale, alimentando l'idea della storia come strumento di ricerca, analisi delle condizioni di un popolo ed insieme di avvenimenti ai quali il protagonista è' la massa degli umili.

Manzoni raggiunge la madre a Parigi che vive con un intellettuale milanese Carlo Imbonati, figura incisiva per la sua educazione (1805-1809) che diviene anche una sorta di padre adottivo e figura guida, nonché altissimo modello di rigore intellettuale e morale. Dopo la morte di Carlo, Manzoni nel 1806 compone un carme "In morte di Carlo Imbonati" ovvero un dialogo immaginario che porta gli insegnamenti morali ricevuti da Carlo.

3) Incontro con gli ideologi: amore per la storia e comprensione del suo valore Sempre a Parigi entra in contatto con la cultura romantica, ed incontra Madame de Staël (rappresentante del romanticismo in Francia e autrice dell'articolo "Sulla maniera e sull'utilità delle traduzioni) e gli Idéologues, tra i quali spicca il filologo Claude Fauriel. Gli Idéologues sono gli eredi dell'Illuminismo, prosecutori di questo pensiero ma in direzione sensistica (conoscenza attraverso i sensi) ed oppositori di Napoleone, poiché aspirano a posizioni politiche liberali. Si accosta al sensismo, ed entra in contatto con alcuni intellettuali del Conciliatore (1818-1819) creato da ideali romantici e censurato dagli austriaci. La frequentazione di questo ambiente alimenta in Manzoni sempre di più l'interesse per la ricerca storica come analisi di fatti, intenta a ricostruire la biografia di un popolo, e di conseguenza questo atteggiamento scientifico illuministico induce Manzoni ad un'attenta ricerca della fonti, osservazione e ricostruzione dei fatti con scrupolo storico dell'ambientazione delle sue opere. Da questo contatto in Manzoni si rafforzano le seguenti convinzioni: - il valore della storia, come scienza esatta basata sulle fonti, sull'attenta osservazione dei fatti e dell'individuo. - la letteratura risponde ai fini etici e civili - la letteratura deve ispirarsi al vero, cioè la storia - profondo interesse per le masse umane che rimangono nel cono d'ombra, ovvero il popolo il vero motore

della storia

4) Conversione al Cattolicesimo, incontro con la conversione Dopo il matrimonio con la ginevrina calvinista Enricchetta Blondel (1808), dapprima grazie al contatto spirituale con la donna dapprima protestante e poi cattolica, e con l'incontro dei giansenisti Manzoni si converte nel 1810 dopo un processo lungo e travagliato sempre pronto ad esser messo in discussione. Si avvicina al Cattolicesimo con monsignor Tosi e con l'abate Eustacchio Dègola, figure vicine alle posizioni del giansenismo. Il giansenismo corrente religiosa nata nel 1750 ad opera del vescovo olandese Cornelio Jansen, riprende da St.Agostino l'idea della predestinazione alla salvezza o alla dannazione, per cui presuppone che l'uomo nasca con un destino già segnato. Jansen sostiene che la salvezza spirituale possa essere data solo dall'intervento della Grazia divina, dato che l'uomo nasce già macchiato dal peccato originale: ci sono uomini destinati alla salvezza e altri al peccato (dannazione). Giansenio inoltre critica con rigore il ruolo della Chiesa accusata di corruzione a causa del potere, egli è a favore di un diretto rapporto individuale tra uomo e Dio avvicinandosi alla dottrina protestante, e di conseguenza esalta l'importanza del Vangelo. Si diffonde soprattutto in Francia. Manzoni di questa dottrina apprezza il rigore morale, la visione pessimistica della natura umana e della storia terrena come un insieme di fatti che possono essere interpretati solo dalla Provvidenza divina, mentre non mette in discussione l'autorità della Chiesa cattolica e la sua funzione di guida nella storia dei popoli. Viene influenzato inoltre dalla' portanza del Vangelo come verità che ognuno di noi deve saper seguire, e si distacca invece per il ruolo della Chiesa, che non è' considerato secondario, di fatto scrive un trattato in difesa del ruolo storico e sociale della Chiesa nelle "Osservazioni sulla morale cattolica" (1819) in risposta alle critiche sulla Chiesa cattolica corrotta e "oscurantista" mosse dallo storico svizzero calvinista Sismonde de Sismondi. In questa lettera pubblica riconosce i valori di essa, ma sopratutto quelli dell'eticità della Chiesa in quanto essa ha la funzione di educare, insegnare ed ispirare ideali di uguaglianza sociale, rispetto, fratellanza, solidarietà, giustizia, ovvero valori del Vangelo che ha una funzione civile. Per cui bisogna distinguere tra le colpe nel corso della storia della Chiesa cattolica e le sacrosante verità contenute all'interno del Vangelo. L'illuminismo ha aspetti simili alle verità evangeliche, valori comuni che riprende, e ciò denota la formazione razionale che mantiene sempre del suo pensiero, da qui si delinea la religione manzoniana su questi valori, una religione

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evangelica basata sulle verità contenute nel Vangelo, e inoltre intende indagare costantemente sulla verità. Dunque la Chiesa possiede il raggiungimento di giustizia ed equità non attraverso al violenza, ma attraverso un rinnovamento interiore basato sull'amore verso il prossimo, sulla fiducia e sulla provvidenza divina. Dio si manifesta come la coscienza più profonda dell'uomo e come Provvidenza. *fede= desiderio di conoscere tutto ciò che ha radici nell'Illuminismo.

Ci sono momenti in cui conciliare due pensieri illuminista e cattolico non risulta così semplice, ad esempio quando Manzoni ci parla della peste da una duplice prospettiva, da un lato si ha la spiegazione razionale della peste e dall'altro tende a rappresentare la peste come una punizione divina mandata agli uomini per spazzare via il marciume dalla società, ovvero i mali umani. Questo commento viene ribadito attraverso i personaggi, per creare distacco dalla materia e se. La figura dell'untore, condannata secondo la ragione Manzoni indaga costantemente sulla verità è l'incontro con la fede rappresenta l'approccio alla religione, ovvero la comprensione totale della realtà. La religione viene vista come la conoscenza, poiché è' costantemente sottoposta ad indagare. Manzoni nutre la convinzione che L'Illuminismo da solo non basti, serve la Provvidenza (fede).

Rapporto tra uomo e vicenda umana In Manzoni sorge l'idea che la storia sia pervasa dal Male, sotto forma di ingiustizia sociale che si esprime attraverso la sopraffazione dei potenti sui deboli, meccanismo della legge del più forte. La giustizia e le leggi umane si ritrovano ad essere insufficienti a correggere lo squilibrio tra oppressori ed oppressi, per cui la ragione da sola non può costituire una soluzione sicura ed infallibile ai mali della storia. Dunque Manzoni nutre la convinzione che L'Illuminismo da solo non basti, serve la Provvidenza (fede), da qui nasce la visione pessimistica. La conversione religiosa invece offre al credente e all'intellettuale la fiducia nell'esistenza di una forza provvidenziale che agisce all'interno della storia. In Hegel i mezzi della storia attraverso cui la ragione agisce sono gli esseri umani con le loro passioni di cui si serve la ragione astuta per realizzarsi, poiché è ciò che è razionale e' reale, e cioè che è reale è' razionale, e di conseguenza la ragione pervade la realtà è la costituisce e la realtà è' ciò che deve essere perché è' ragione. In Manzoni questa provvidenza che agisce nella storia s'identifica con il Dio cristiano, mentre in Hegel con l'Assoluto come idea, e ragione. Mentre in Hegel la realtà (ragione) si manifesta in modo inconsapevole nella natura nell'uomo si manifesta in modo consapevole poiché dotato di ragione, in Manzoni il disegno divino è' impenetrabile, quindi trascendente e non immanente, impenetrabile alla comprensione degli uomini, ma la fede offre come unico conforto del dolore la speranza per il futuro. Grazie alla fede è' possibile lenire le proprie differenze, riconoscersi in quelle altrui condividendo le sorti degli oppressi, uscendo dalla logica egoistica del potere e assumendosi le proprie responsabilità di fronte alle ingiustizie esercitate sui più deboli. -> pessimismo cristiano (Sapegno): pessimismo presente nelle tragedie manzoniane, e nel romanzo, che ingloba e comprende le negatività della storia all'interno del disegno provvidenziale e affida alla fede il compito di salvare l'uomo.

Il concetto di Grazia La Grazia, ovvero il Deus absconditus, Dio nascosto scende e interviene nell'uomo al suo interno, il suo intervento salvifico dipende dal fatto se l'oggetto sarà in grado di riconoscere il segno divino e d'interpretarlo spesso grazie la sofferenza, che gli consentirà di ravvedersi ed avvicinarsi a Dio. È' questo il tema della provida sventura di Napoleone nel Cinque maggio, di Ermengarda nell'Adelchi e di Ludovico-Cristoforo nei Promessi Sposi. Esempio celebre è' la Monaca di Monza, ovvero Gertrude divenuta monaca per forza vittima dell'autorità del padre e della storia, non si salva poiché non riconosce la sventura come invito divino alla redenzione, bensì come rancore e non sfrutta così l'insegnamento che le viene offerto. L'Innominato invece, ugualmente peccatore converte in salvezza il segno di speranza che Dio gli manda. In altre parole la provida sventura è' un male che colpisce l'uomo per farlo raggiungere una verità, un elemento positivo all'avvicinamento della fede, e allora la religione diviene necessaria per comprendere il destino dell'uomo.

Poetica precedente alla conversione (1801-1810) Inizialmente Manzoni comune opere di stampo classicista, di fatto il linguaggio delle prime opere è' di tipo solenne con dotti rimandi, dove la libertà classicista trionfa poiché risente ancora del clima di quel tempo, ovvero degli spiriti liberatori della rivoluzione francese contro la tirannide politica e religiosa.

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Nel 1805 compone il carme "In morte di Carlo Imbonati", testo estremamente significativo, dove esprime il concetto dell'opera post conversione al cristianesimo: identificazione tra arte e morale, dove fare arte vuol dire trasmettere valori formativi e morali "Il sacro vero mai tradir", mentre l'arte neoclassica allontana dai valori morali. Così Manzoni preannuncia il concetto di arte vera, ovvero della poesia dove la verità è un aspetto fondamentale e non deve essere mai trascurato.Per Alessandro la verità storica deve essere ricostruita e riflettendo sulla verità umana, perché in un opera letteraria devono essere affrontate le tematiche problematiche umane morali della vita politica e sociale e devono essere mostrate per quelle che sono. Dunque la poesia perviene ad un arte ha come oggetto il profondo dell'anima umana, per cui l'arte deve scegliere i propri contenuti all'interno del patrimoni civile e storico di una nazione.

Scritti significativi post 1810, scritti di teoria letteraria Nel 1812 Manzoni scrive a Fauriel una lettera e una tragedia "Il Conte di Carmagnola" 1820 accompagnata da una prefazione teorica. Sia nella lettera che nella prefazione sostiene e ribadisce l'importanza del concetto di arte vera, che si propone come specchio della realtà umana in tutte le sue sfaccettature, di fatto in entrambi i testi rifiuta l'unità di tempo, azione e luogo aristoteliche, poiché rispettarle non permetteva una resa completa e vera della realtà umana.

Lettera a M. Chauvet In questa lettera Manzoni ribadisce il rifiuto della validità delle tre unità aristoteliche nei testi tragici, poiché finiscono per funzionare come censura dell'ispirazione poetica. La realtà per Manzoni è' un principio storico ed etico che si risolve in quello estetico, per cui il poeta si differenzia dallo storico per la poesia, ovvero per la capacità di penetrare la realtà spirituale che si nasconde dietro la superficie dei fatti storici. La lettera a Chauvet rappresenta il testo teorico dove Manzoni distingue il vero storico dal vero poetico, poiché il vero storico consiste nell'attenersi ai fatti e ricostruirli con fedeltà e rigore mentre il vero poetico consiste nel fondare la propria opera su una fedele ricostruzione da cui riemergono movimenti profondi, le reazioni intime e segrete dei protagonisti.

Lettera sul Romanticismo 1823 a Cesare D'Azzeglio: L’idea del romanzo,opera letteraria per Manzoni. In questa lettera ritorna ad affrontare le caratteristiche del romanzo: “L’arte deve essere l’utile per scopo, il vero per soggetto, e l’interessante per mezzo. Questo significa che l’utile deve essere utile per educare dando un valore di natura etica e morale, il contenuto del romanzo deve essere basato sulla verità storica e deve avere un contesto storico vero anche sul cono d’ombra, indagando sulla verità morale e interiore dell’anima e dei sentimenti. L’arte deve utilizzare qualche argomento interessante, moderno per catturare l’interesse del pubblico rispecchiando il patrimonio culturale, civile, sociale e storico di tutto il popolo. Non esiste arte che diverta solo per sé non solo per il piacere ma per insegnare. Vero per soggetto-> l'invenzione ossia il vero poetico deve integrare il vero storico, svelando l'interiorità dei personaggi Utile per scopo-> funzione pedagogica e morale dell'arte. Il vero è' una realtà umana interiore ed esteriore. Interiore: morale nel suo eterno contendersi tra il bene e il male. La realtà esteriore e' il vero storico, il succedersi di eventi.

La verità poetica, superiore ( di III livello) contraddistingue un'opera letteraria da un'opera storica. Nel romanzo storico si ha una ricostruzione di fatti di cui i protagonisti sono le figure di rilievo, mentre restano nell'ombra le vicende degli anonimi, persone che fanno parte della storia e sono loro il vero motore della storia, ma in questo cono d'ombra rimangono il cuore e l'anima, gli aspetti reconditi. Il poeta deve indagare su questi spazi per mostrare la verità poetica entrando in empatia con i suoi o personaggi.

Cono d'ombra: interiorità umana. Il cono d’ombra è invece la vita, le azioni degli umili, della gente comune che ha dato il proprio contributo nella storia con la loro vita,la loro morte e i loro sentimenti. Il compito dello scrittore secondo Manzoni è illuminare gli aspetti che nella storia non sono nominati ,il cono d’ombra, la verità morale con un indagine profonda. La storia è lo scenario sono i protagonisti del romanzo.

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Lo scopo dello scrittore è' saper trarre dal vero reale il vero poetico, senza alterare i fatti storici, ma riservandosi spazi in cui poterli commentare personalmente, interpretando i sentimenti morali dell'umanità, ciò avviene nei cori delle tragedie nel "cantuccio lirico, di opinione personale, una vera pausa di raccoglimento durante lo svolgimento del dramma.

Per Manzoni la Chiesa assume il ruolo guida anche se condanna invece gli ecclesiastici che si compromettono o cedono al potere.

Realtà-> interpretata alla luce della fede Storia-> abitata dal Male, le ingiustizie sociali e si esprime nello squilibrio tra oppressori ed oppressi, ed è' sorretta dalla forza provvidenziale. Salvezza individuale-> richiede l'intervento della Grazia,ma cui deve partecipare l'uomo con la sua opera. Chiesa-> importante ruolo storico e sociale, oggetto di critica sono gli ecclesiastici che si compromettono con il potere.

La ricerca del vero Questa ricerca attraversa tutta la produzione manzoniana, ad esempio nelle due tragedie Conte di Carmagnola e Adelchi i soggetti alla loro base sono di ispirazione storica come gli eventi realmente accaduti, ricostruiti sulla base di un'attenta documentazione.

La ricerca di un nuovo genere Manzoni vuol dar voce a quell'immensa moltitudine di uomini di cui nessuna storia si occupa, attraverso un nuovo genere dove sia possibile realizzare un intreccio di voci, capace di restituire una visone complessa e totale della realtà rendendo giustizia agli umili. Da queste riflessioni nasce la scelta del romanzo storico, che si differenzia da quello di Scott e si propone come un sistema di conoscenza e d'interpretazione totale della realtà.

Difesa del ruolo storico e sociale della Chiesa: Inni Sacri In quest'opera Manzoni cerca di spiegare il significato religioso, morale e sociale delle principali festività cristiane, al fine di avvicinare le comunità dei credenti al messaggio evangelico. Il compito che Manzoni si prefigge è' quello di celebrare ed illustrare le festività di rilievo della religione cristiana attraverso 12 inni di cui solo 5 vengono portati a termine e sono: la Resurrezione, Il nome di Maria, il Natale, la Passione, la Pentecoste ed Ognissanti anche se rimane incompiuta. Quest'opera si diffonde largamente. Ogni inno segue la seguente struttura: 1) tema, 2) narrazione dell'evento sacro, e 3) riflessione sull'attualità del significato che ha l'evento nella vita concreta del cristiano.

Attraverso questi inni Manzoni vuole testimoniare per iscritto la sua avvenuta conversione, il ritrovamento della fede ed evidenziare il definitivo ripudio versa la poetica dal tono profano (antecedente alla conversione). Prova un nuovo stile rispetto a quello precedente . Dal punto di vista ideologico la scelta dei temi sulla festività religiosa non sono indirizzati a celebrare esteriormente il calendario liturgico, bensì a celebrare ideali come la libertà, l'uguaglianza e la fratellanza, grandi ideali del Manzoni illuminista e del quale vuole dimostrare le radici all'interno del messaggio evangelico, e lo fa attraverso i contenuti degli Inni Sacri: -Evidenzia l'aspetto corale della religione come momento della condivisione; -Gli Inni Sacri rappresentano un tentativo di dar vita ad un esperimento riprendendo un genere letterario, tipico della tradizione italiana, ovvero la lirica ma rinnovandola dall'interno dandole una nuova connotazione "sliricandola". La poesia da voce alla' ima e nient'altro al di fuori di essa l è' poesia soggettiva, mentre Manzoni vuole renderla un genere corale, sociale come il tema di natura religiosa, ma il problema è' la presenza di tracce di aulicità, classicità. Aspetto più popolare ne, ritmo, nei contenuti più cantabili.

Le tragedie Manzoni sceglie di dedicarsi alla stesura delle tragedie, poiché ritiene che sia un genere più popolare rispetto alla lirica, che si avvicina maggior amante la porta del grande pubblico. Sperimenta le tragedie scritte più per essere lette che rappresentate.

Progetto della tragedia: Scritti teorici dedicati alla presentazione della tragedia: -Prefazione del Conte di Carmagnola

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-Lettera a M.Chauvet 1820 -Lettera a Claude Fauriel -Appunti pubblicati postumi "Materiali estetici"

In questi scritti Manzoni espone l'idea della tragedia moderna, ricavata anche dallo spunto della tragedia di Shakspeare, per proporre infine la sua idea di tragedia. Manzoni ritiene che sia necessario lascia la tragedia classica, poiché la tragedia romantica si avvicina di più al pubblico, così riallacciandosi al tipo di tragedia dei fratelli Schlegel "Lezioni sull'arte e sulla letteratura drammatica" dove Schlegel afferma: la tragedia deve lasciare il gusto classico, aristocratico e divenire un genere popolare (ceto medio) ovvero indirizzato alla borghesia-> concezione di tragedia popolare. Rifacendosi a Schlegel Manzoni espone i punti cardine: 1. La tragedia deve essere composta per educare ed istruire. Deve avere contenuti formativi, senza indurre lo

spettatore ad essere coinvolto in modo emotivo, perché lo spettatore non deve mai immedesimarsi emotivamente con i protagonisti, anzi deve essere in grado di mantenere una lucida capacità di giudizio critico-> coinvolgimento razionale, distaccato. Il teatro di Manzoni e' una sorta di "teatro a freddo".

2. Deve dipingere la natura umana, suscitando nello spettatore quel l'interesse che nasce dal veder rappresentato negli altri il mistero di se stesso, la profondità dell'animo umano;

3. Il dato di fondo deve essere la storia, lo scenario che deve essere ricostruito nella sua complessità; 4. Abbinata alla verità storica deve essere presente la verità poetica, poiché la tragedia deve essere in grado

di penetrare nei sentimenti reconditi dell'animo umano, illuminando ciò che lo storiografo non può fare, ovvero inventare in modo verosimile è attinente al vero penetrando l'animo umano.

*2-4 La tragedia deve mostrare la natura più profonda dell'animo umano, penetrando il cono d'ombra, gli aspetti reconditi, gli interrogativi umani nei personaggi.

Il ruolo del coro Il coro esisteva già nella tragedia antica, e sulla funzione del coro della tragedia si era già espresso Schlegel dicendo: quel coro era una specie di personificazione dei pensieri e sentimenti che ispiravano all'azione. Secondo Schlegel il coro antico era contemporaneamente il portavoce dell'ideologia dell'autore e dello spettatore. Il coro era la voce dell'autore che si esprimeva facendosi portavoce dei valori di un'intera comunità, portatore di un'idea logica comune. Manzoni, rifacendosi alle considerazioni di Schlegel afferma la necessità di rinnovare il valore del coro proponendo novità. Il coro assume il valore di squarcio lirico "cantuccio" che l'autore riserva solo a se stesso per esprimere commenti sui individuali, ma solo su quanto è' stato appena rappresentato anche di natura più generale. L'autore parla in prima persona esprimendo le sue considerazioni, riflesso, e l'azione voluta da Manzoni s'interrompe e viene lasciato spazio al coro. Nel teatro antico il coro era nell'azione, era costituito da un gruppo di cantanti e danzatori accompagnati dalla musica, essi commentavano l'azione scenica e vi prendevano parte parlando con i personaggi. Nel cantuccio lirico, l'autore può esprimere la propria opinione senza interferire con l'azione drammatica. Il fine della tragedia è etico-pedagogico, in cui l'autore focalizza il soggetto su eventi storici, ricostruiti con attenzione, si riserva la funzione d'intervento diretto e infine stimola nello spettatore una coscienza critica ed etica, che deve riflettere ed aderire ai rincuori di virtù rappresentati dagli eroi del dramma.

Il problema delle unità pseudo-aristoteliche Uno degli aspetti della tragedia classica era l'unità di tempo, luogo e azione. Manzoni di queste tre accetta solo l'unità di azione definendola come unità stessa di un'opera d'arte, di cui non se ne può fare a meno. Le altre due sono ritenute dei veri e propri ostacoli, su una strada di una resa della realtà verosimile di fatti. Secondo Manzoni ridurre il tempo dello sviluppo di una vicenda in tempi stretti e in uno stesso luogo, costringe lo scrittore a esagerare, enfatizzare le azioni per far si che i personaggi in solo qualche ora alla soluzione decisiva: da qui nasce il falso della tragedia classica, le unità sono forzature artificiose che non corrispondono alla vera maniera di agire degli uomini nella realtà, regole da non accettare. Rifiuto delle unità di tempo e luogo per creare distacco controllando il piano emotivo e invogliando lo spettatore a diversi giudice critico dei personaggi e del loro agire.

Sia il Conte di Carmagnola (1816-1820) che Adelchi (1820-1822) sono scritte in cinque atti ed in endecasillabi sciolti.

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Contenuto 1425-1432 anni di conflitto tra la Repubblica di Venezia e il Ducato di Milano. Il senato veneziani decide di affrontare il comando delle truppe veneziane a un capitano di ventura Francesco Bussone (conte di Carmagnola), nonostante questi avesse servito il Ducato milanese e sposato la figlia del duca milanese. Bussone guida nella battaglia di Maclodio durante la quale i veneziani vincono, ma dopo la vittoria iniziano a sospettare di Carmagnola di tradimento, poiché è' troppo clemente con i prigionieri milanesi. Viene chiamato a Venezia per discolparsi del suo operato, ma quando vi giunge viene incarcerato è condannato a morte. Il conte viene assistito dalla moglie ed è' qui che emerge la fede del conte, che pronuncia prima dell'esecuzione della sentenza parole di fede verso la sua famiglia e parole di carità (perdono vero) verso i suoi esecutori. Il conte di Carmagnola viene rappresentato come un eroe positivo, che se agisce con malvagità e' a causa della logica dei tempi. In realtà la presentazione di questo personaggio si distanzia dalla realtà storica, poiché vuole dare l'esempio di un personaggio che la storia ha voluto tra gli oppressori anche se in realtà Bussone non agisce di sua volontà con la forza, ma è' costretto, per cui è' lui ad essere oppresso dagli oppressori che si sono serviti di lui, ma nonostante questo negli ultimi attimi della fine della sua vita viene toccato dalla provvida sventura, tragedia ed è' grazie ad essa che scopre il valore della fede cristiana. Provvida sventura= verità poetica sul cono d'ombra sul punto di morte. Tragedia poco riuscita dal l'unto di vista scenico.

Commento del Conte di Carmagnola coro dell'atto II Cantuccio lirico di cui si serve per esprimere il proprio giudizi critico, la propria valutazione morale, ovvero la condanna della guerra fratricida tra milanesi e veneziani (e non austriaci i veri nemici) che prosegue di generazione in generazione, ed esalta invece la fratellanza cristiana tra gli uomini, il tutto argomentato con un ritmo incalzante. Caratterizzato da ritmo cadenzato e martellante, andamento spezzato della sintassi, corrispondenza tra livello metrico e sintattico, uso del presente storico, ricorso al l'anafora con effetto di intensificazione ritmica e semantica, plasticità delle scene, velocità con cui sia susseguono le immagini, ed il crescente pathos che s'intensifica gradualmente.

Adelchi Questa tragedia è' stata oggetto di revisione, poiché nella prima stesura Manzoni propone una figura che in seguito modifica. Durante i suoi studi entra in contatto con documenti storici in cui si narra come tra longobardi ed italici si era creata una progressiva fusione, un tentativo di creazione di unità nazionale. Adelchi seguendo questi studi viene collocato nella prima stesura come un eroe che si sforza di concretizzare un grande ideale politico favorendo la fusione dei due popoli, elevando il popolo oppresso riportandoli sullo stesso piano. Latini e Longobardi

Il ruolo dei Franchi e del Papa ostacolano il progetto di identità nazionale, la Chiesa diviene colpevole di una mancata fusione nazionale. Successivamente alla stesura Manzoni inizia sviluppare l'idea che questa unificazione nazionale non fosse voluta dai longobardi, ovvero che volessero imporsi, divenendo oppressori. Mentre la Chiesa e il papato fossero stati i difensori come punto di riferimento dei Latini, tentativo di difende le popolazioni italiche.

Riprende l'Adelchi, e nella II stesura il ruolo ridi Adelchi viene inquadrato in un modo diverso, ovvero viene ridimensionato il suo ruolo eroico nei contenuti e diviene l'emblema della sconfitta eroica (Carmagnola). È' Adelchi il vero personaggio centrale della tragedia, ed è' un eroe lacerato al suo interno, rappresentanti come la vittima innocente della malvagità della storia. È' lacerato al suo interno perché viene costretto ad agire per la ragione di Stato, di conseguenza vive un dramma interiore profondo, ed è' il portatore della voce pessimistica della storia, emblema del pessimismo cristiano, al quale ci si deve piegare per ragioni politiche.

Simbolo della provida sventura è' Ermengarda, personaggio che soffre sentimentalmente quando esprime la sua solitudine per l'abbandono.

Nel coro: sfogo per ciò che è' accaduto, quando viene a conoscenza del matrimonio di Carlo, ed è' questo che la ferma e le permette di raggiungere Dio?

Vicende storiche tra i Franchi di Carlo Magno e il regno longobardo

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1822 Discorso sopra alcuni punti della storia longobardica in Italia: opera sestante nata dall'interesse riguardo al contesto storico Adelchi: principe longobardo La vicenda si svolge 772-774

Ermengarda, sposa ripudiata da Carlo, è' la sorella di Adelchi, straziata dal dolore chiede di raccogliersi in preghiera in un convento a Brescia. È' nel quarto atto che Manzoni si focalizza sula tragica sorte di Ermengarda che già disi a tra l'amore per Carlo che l'ha ripudiata per la ragion di Stato e i vincoli che la leganoa la sua stirpe, quando previene alla notizia di un secondo matrimonio contratto da Carlo, cade in delirio e muore: è' il momento del coro di Ermengarda passionale e mistico al contempo, dove si present ali tempo della provida sventura, ovvero la sofferenza generata dalle rive dolorose è' lo strumento imperscrutabile della Provvidenza che le offre la salvezza.

Adelchi è' un eroe lacerato che non può disobbedire ai valori della patria e del padre anche se sente una profonda tensione verso una giustizia universale, e di fatto rivela a la sua volontà nel terzo atto quando confida all'amico Anfrido, rimpiangendo di essere costretto ad andar contro i suoi volatori di giustizia, ma nonostante ciò continua a combattere fieramente. Alla fine Adelchi accetta il segno divino ovvero la sconfitta poiché Carlo Magno rappresenta lo strumento della Provvidenza, e nella sofferenza, questa manifestazione volontà divina è lo strumento salvifico per il cristiano perché la sventura si rivela provida.

Carlo Magno e Desiderio rappresentano la ragion della politica (Stato) e agiscono solo in funzione dell'orgoglio politico-> rappresentazione categoria Adelfi oppressori. Adelchi e Ermengarda rappresentano per il destino gli oppressori, perché figli di re, ma la provida sventura gli inserisce tra gli oppressi. Adelchi= sconfitto e Ermengarda= ripudiata Gli eventi tragici rappresentano l'avvicinamento a Dio, alla religione.

La morte di Ermengarda Si rifugia in un monastero di Brescia e dopo la notizia dell'avvenuto matrimonio di Carlo muore per gelosia e nostalgia. La pace che cerca le viene concessa nel momento della morte, nelle braccia di Dio misericordioso. Corrispettivo formula di Adelchi, vittima della malvagità della storia, dall'oppressore. La tragicità della sua esistenza consiste nell'essere vittima sventurata, che grazie alla sventura si avvicina alla pietà di Dio. Struttura metrica del Cinque maggio, strofe settenari con schema metrico ABCBDE, ultimo verso sempre tronco, rima con il verso finale della strofa del verso successivo. Analogia con Napoleone: esponente della storia ufficiale dic un divengono vittime e al culti e della vita umana si avvicinano a Dio per la provida sventura. I ricordi assalir, spazi chiusi di vita. La sofferenza salvifica e redime l'uomo peccatore e lo avvicina a Dio. Manzoni sembra compiangere Ermengarda attraverso il coro. La fede la consola è la rasserena e l'amore immortale riemerge dall'oblio e infine il coro esorta Ermengarda a liberarsi della passioni terrene, prima di essere sepolta tra le altre donne che come lei sono state consumate dal dolore.

Le odi civili -Aprile 1821 -Il proclama di Rimini (rimasto incompiuto) -Marzo 1821 -Cinque maggio

Le odi civili si concentrano sulla contemporaneità, sull'attualità poiché sono componimenti legati ad eventi storici differenti che si concentrano negli anni 1814-15, la prima ondata dei moti 1820-21 (Ode Marzo 1821) e l'episodio relazionato alla morte di Napoleone. Manzoni si schiera dalla parte dei gruppi patriottici dai quali si distacca subito, perché non condivide il fatto che volessero arrivare all'indipendenza attraverso la rivolta del popolo (moto popolare dal basso) che porta solo disordine sociale. Si schiera invece da parte di coloro che dopo la Restaurazione vorrebbero la creazione di un regno indipendente cong li stessi confini dell'attuale regno italico, comandato da un principe austriaco. Nel 1814 viene proposto l'armistizio e e Beauharnais e il gruppo dei patrioti rifiutano questa designazione e provocano una sommossa popolare. Nel Aprile 1814 viene massacrato il conte Prina ministro delle Finanze.

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All'interno dell'idea si auspica che la restaurazione non smantelli alcune rivendicazioni acquisite a seguito di moti rivoluzionari. Il proclama di Rimini Delegazione italiana che si reca al Congresso di Vienna, nella speranza che si crei il Regno d'Italia indipendente, ma ciò viene rifiutato e vengono inviate le truppe austriache. Gioacchino Murat (re di Napoli) sostiene l'ipotesi dell'indipendenza del Regno d'Italia, ma la sua delegazione viene respinta è così tenta autonomamente di creare un ego indipendente da Napoli e Rimini e lancia un proclama che invita tutti a seguirlo; però il risultato dell'impresa è' nullo, perché fallisce e per questo motivo Manzoni interrompe la composizione dell'ode. Marzo 1821, composta nello steso anno e pubblica postuma nel 1848 con l'aggiunta di una strofa finale che si riferisce ai moti del '48. Viene scritta in occasione dei moti carbonari piemontesi del 1821 quando Carlo Alberto sembra voler varcare il Ticino per liberare la Lombardia dagli austriaci. In quest'ode viene affronta la tematica patriottica, innalzata dal piano politico a quello morale e religioso. È' dedicata ad un soldato e poeta tedesco Theodor Koerner morto a Lipsia nel 1813, combattendo contro Napoleone, difendendo la libertà e l'indipendenza del popolo tedesco, le stesse libertà e indipendenza che gli austriaci vogliono togliere agli italiani.

Il ruolo della Provvidenza Essa opera nella storia servendosi dell'uomo, che nel momento della sconfitta e della solitudine trova la fede, dando un senso cristiano alla sua vita precedente. La Provvidenza è' la forza misteriosa di Dio che interviene amorevolmente nei confronti delle proprie creature, guidandole attraverso eventi e sofferenze a un bene superiore le cui tappe spesso fuggono alla comprensione umana. Dio è' presente nella storia e nn esclude il male, ed è' presente anche nella coscienza individuale. L'uomo sul piano storico è' strumento della provvidenza ed è' anche vittima e discepolo di essa che gli insegna l'umiltà e lo induce alla conversione, ed è' proprio l'esperienza del dolore che induce l'uomo a piegarsi su stesso e prender coscienza di se. Dunque la provvidenza agisce nella storia e le da un senso, anche dove la sofferenza potrebbe sembrare di negarlo: la provvidenza è' la categoria della coscienza dell'uomo.

Cinque maggio Il Napoleon proposto non è' quello storico delle grandi battaglie, ma quello finale relato all'Isola di Sant'Elena dopo la sconfitta di Waterloo, e muore il cinque maggio 1821. Manzoni qui ci presenta il personaggio entrato nel cono d'ombra che il poeta deve indagare, anche se egli non lo ammira e di fatto più volte si affacciano giudizi negativi sulla sua superbia. Manzoni mette in evidenza il mistero della morte di Napoleone, anche egli toccato dalla provida sventura in un momento difficile per ricongiungersi a Dio. Viene presentato come colui che fino in fondo ha creduto di non aver avuto bisogno di Dio, ma all'ultimo momento ha riconosciuto la grandezza di Dio, e perciò si ritrova sullo stesso piano di Adelchi ed Ermengarda. Inizialmente si trovano momento di grandezza ma la tragicità alla fine porterà alla salvezza eterna. Strofe di settenari, ogni verso di una strofa finale rima con tronca successiva. Nella prima parte momenti fondamentali di Napoleone sono ripresi non essere esaltati ma per prenderne le distanze, poi succede il momento della morte dove si ritrova in contrasto la gloria terra e la gloria eterna. Il critico letterario Monigliano ha definito quest'ode come un inno sacro che ha per scena il mondo. Tra gli Inni Sacri e il Cinque maggio non esistono solo affinità tematiche e metriche. Nel Cinque maggio come negli Inni Sacri non c'è alcun interesse vero per la tematica politica, ma al centro dell'opera c'è la morte.

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I promessi sposi

Sono divisi in quattro macrosequenze, ognuna di esse collegata all'altra da una parte di testo chiamata cerniera (3cerniere) Cerniere 1) Storia di Gertrude 2) Storia dell'Innominato 3) Racconto della peste

1) Macrosequenza-> primi 9-10 capitoli Il romanzo si avvia quando Don Abbondio incontra i bravi che gli vietano di celebrare il matrimonio, allor aRenzo si reca da Don Abbondio per concordare le ultime pratiche ma Don Abbondo lo liquida dicendo che il matrimonio in quel momento "non sa' da fare". La scena si sposta sul dialogo tra Lucia e Perpetua (la schiavetta di Don Abbondio) e viene fuori il reale motivo per cui non si può fare il matrimonio. Quando Renzo lo scopre si reca da un avvocato, che non riesce ad aiutarlo, e allora si reca da Fra Cristoforo. L'Ottavo capitolo è' fondamentale, poiché Renzo e Lucia decidono di abbandonare il proprio paese e si dividono, i loro destini si separano per un certo periodo. Lucia e sua madre si recano in un convento.-> fine della prima Macrosequenza-> cerniera: Storia della Monaca di Monza.

2) Macrosequenza Renzo si reca a Milano dove vive una serie di disavventure, a causa delle rivolte in città, dato che Milano era sotto il dominio spagnolo, di fatto il giovane rimane coinvolto in questi moti insurrezionali e viene accusato di essere uno dei capi della sommossa, ma non finisce in carcere. Abbonda Milano e oltrepassa l'Odda, e si reca nella campagne bergamasche presso un cugino. Nel frattempo Lucia viene rapita dall'Innominato. -> fine della Macrosequenza -> cerniera: Storia dell'Innominato.

3) Macrosequenza Si incentra sul destino di Lucia, sulla conversione dell'Innominato che la libera. Lucia viene in seguito ospitata con la madre presso una famiglia benestante a Milano. Don Abbondio verrà processato dal Cardinale Federico Borromeo e verrà punito-> fine della Macrosequenza-> cerniera: parte storica e racconto sulla peste, anni in cui la Francia è la Spagna sono impegnate nella guerra dei 30 anni-> l'Italia ne subisce le conseguenze. (In questa cerniera Renzo e Lucia hanno reso la peste).

4) Macrosequenza: Conclusione del romanzo I promessi sposi si rincontrano, Don Rodrigo si ammala di peste e muore (punizione divina). Renzo viene a scoprire dove si trova Lucia, ovvero nel Lazzaretto (dove si trovano i malati di peste), viene portato da lei da Fra Cristoforo, Lucia nel frattempo guarisce. Nel Lazzaretto vi è' Don Rodrigo che viene perdonato da Renzo. Finalmente si possono sposare, ma Lucia avevo fatto il voto di castità e lo confida a Fra Cristoforo che scioglie il voto è permette ai due di sposarsi. Dal loro matrimonio nasce una figlia, che vera chiamata Maria. Da questa esperienza Renzo cresce economicamente dato che si è' creato un'attività nel Bergamasco e divine un piccolo imprenditore-> fine della quarta Macrosequenza.