Alessandria-Cuneo

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MASSIMO TAGGIASCO F orse qualcuno non ha le idee ben chiare: non abbia- mo ancora vinto niente e, tantomeno, abbiamo già raggiun- to il, comunque, non esaltante obiettivo di terminare tra le prime otto. Una partita come quella di domenica scorsa sul campo del Santarcangelo poteva e doveva es- sere vinta. Due volte in vantaggio, due volte raggiunti (tra l’altro in modo imbarazzante), ma non è questo che lascia l’amaro in boc- ca. Il fatto è che, dopo un ottimo primo tempo, la squadra in ma- glia grigia è sparita dal campo. Neppure aver giocato con un uo- mo in più nell’ultimo quarto d’ora è servito a porre termine al torpo- re. Le partite durano 90 minuti e per 90 minuti si deve correre, lot- tare, sputare sangue. Il Mantova, tanto per dire, segna al 91° e ci sorpassa nuovamente. La classifi- ca è cortissima e si è complicata moltissimo: siamo sempre setti- mi, ma a pari punti con il Real Vi- cenza e con sole due lunghezze su una Torres autrice di una grandio- sa rimonta. Onore alla squadra sarda, che merita tutta la nostra stima, espressione dello spirito caparbio che aiuterà l’isola a ri- sorgere anche dalle calamità na- turali. Nove squadre per otto po- sti! Mister D’Angelo aveva garanti- to che la squadra avrebbe dispu- tato ‘tutte finali’: invece, domeni- ca scorsa, ci siamo ritrovati ad as- sistere ad un secondo tempo da amichevole della terza età. Nessu- no ci regala niente, si deve lottare su ogni pallone. Solo in questo modo si può sperare di riempire di nuovo il Moccagatta, di vedere rinascere la passione per l’Orso Grigio. Ci eravamo illusi di essere i primi della classe, ma abbiamo dovuto ridimensionare le nostre ambizioni: ormai ci siamo rasse- gnati a soffrire fino all’ultimo, ma, almeno, fateci vedere novanta mi- nuti di lotta e passione. Ci aspet- tano, ora, due gare consecutive in casa che possono risultare decisi- ve: la prima col Cuneo, la secon- da, guarda caso, proprio contro il Mantova, l’ultimo scontro diretto. Forza ragazzi, è il momento di cambiare passo, di fare la differen- za, di giocare col cuore. Hurrà Grigi! Quindicinale di calcio... e non solo Direttore Massimo Taggiasco Anno VI n. 5 21 mar. 2014 90 minuti di passione! Nuova GLA. La vita è un viaggio che cambia in corsa. Concessionaria Ufficiale di Vendita Mercedes-Benz Vi offre una notte da star. Novauto vi invita ad un evento eccezionale: la presentazione della nuova GLA Giovedì 27 marzo 2014 dalle ore 20,30 presso la sede di Alessandria, S.S. 10 Alessandria-Asti, San Michele. Info: 0131 3644211 • Ore 20,30: aperitivo • Ore 20,45-22,00: lo showroom si trasforma in set hollywoodiano, con camerini e area make-up. Gli ospiti potranno diventare vere e proprie star doppiando e reinterpretando le scene di famosi film • Ore 22,00: concerto in diretta streaming. Da Roma: GIORGIA Da Milano: GIULIANO PALMA & SATURNINO • Ore 23,00: presentazione della nuova GLA • Ore 23,15: open bar e DJ set con ERIK STEFFLER fino all’1,30 Mercedes-Benz RISTORANTE INDIANO VIA G. CLARO 5 ALESSANDRIA IN FONDO A CORSO LAMARMORA ZONA PIAZZA MATTEOTTI EX PIAZZA GENOVA CELL. 338 4525786 328 9613913 329 0127452 RISTORANTE INDIANO VIA G. CLARO 5 ALESSANDRIA IN FONDO A CORSO LAMARMORA ZONA PIAZZA MATTEOTTI EX PIAZZA GENOVA CELL. 338 4525786 328 9613913 329 0127452 EURO AL MESE PER 1 ANNO FASTWEB STORE ALESSANDRIA Corso Roma 117 Offerta valida per chi si abbona entro il 06/04/2014. L’opzione UltraFibra è inclusa in promozione per 12 mesi, al termine della promozione avrà un costo di 5€ al mese. L’effettiva velocità di connessione e la possibilità di erogare l’opzione UltraFibra sono disponibili previa verifica tecnica dopo l’attivazione dei servizi. Al termine del periodo promozionale sulle aree non ancora raggiunte da rete di proprietà FASTWEB, l’importo è di 3€/mese in più rispetto ai prezzi indicati. Il contributo di attivazione delle offerte FASTWEB per la Casa e Partita Iva è pari a 119€, in- cluso in promozione per chi usufruisce dei servizi FASTWEB per almeno 24 mesi. In caso di recesso anticipato, FASTWEB avrà diritto al pagamento dell’intero importo di attivazione.

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90 minuti di passione!

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Page 1: Alessandria-Cuneo

MASSIMO TAGGIASCO

Forse qualcuno non ha leidee ben chiare: non abbia-mo ancora vinto niente e,

tantomeno, abbiamo già raggiun-to il, comunque, non esaltanteobiettivo di terminare tra le primeotto. Una partita come quella didomenica scorsa sul campo delSantarcangelo poteva e doveva es-sere vinta. Due volte in vantaggio,due volte raggiunti (tra l’altro inmodo imbarazzante), ma non èquesto che lascia l’amaro in boc-

ca. Il fatto è che, dopo un ottimoprimo tempo, la squadra in ma-glia grigia è sparita dal campo.Neppure aver giocato con un uo-mo in più nell’ultimo quarto d’oraè servito a porre termine al torpo-re. Le partite durano 90 minuti eper 90 minuti si deve correre, lot-tare, sputare sangue. Il Mantova,tanto per dire, segna al 91° e cisorpassa nuovamente. La classifi-ca è cortissima e si è complicatamoltissimo: siamo sempre setti-mi, ma a pari punti con il Real Vi-cenza e con sole due lunghezze su

una Torres autrice di una grandio-sa rimonta. Onore alla squadrasarda, che merita tutta la nostrastima, espressione dello spiritocaparbio che aiuterà l’isola a ri-sorgere anche dalle calamità na-turali. Nove squadre per otto po-sti! Mister D’Angelo aveva garanti-to che la squadra avrebbe dispu-tato ‘tutte finali’: invece, domeni-ca scorsa, ci siamo ritrovati ad as-sistere ad un secondo tempo daamichevole della terza età. Nessu-no ci regala niente, si deve lottaresu ogni pallone. Solo in questomodo si può sperare di riempiredi nuovo il Moccagatta, di vedererinascere la passione per l’OrsoGrigio. Ci eravamo illusi di essere iprimi della classe, ma abbiamodovuto ridimensionare le nostreambizioni: ormai ci siamo rasse-gnati a soffrire fino all’ultimo, ma,almeno, fateci vedere novanta mi-nuti di lotta e passione. Ci aspet-tano, ora, due gare consecutive incasa che possono risultare decisi-ve: la prima col Cuneo, la secon-da, guarda caso, proprio contro ilMantova, l’ultimo scontro diretto.Forza ragazzi, è il momento dicambiare passo, di fare la differen-za, di giocare col cuore.

Hurrà Grigi!

Quindicinale di calcio... e non solo Direttore Massimo Taggiasco Anno VI n. 5 • 21 mar. 2014

90 minuti di passione!

Nuova GLA. La vita è un viaggio che cambia in corsa.

Concessionaria Ufficiale di Vendita Mercedes-BenzVi offre una notte da star.Novauto vi invita ad un evento eccezionale: la presentazione della nuova GLA

Giovedì 27 marzo 2014 dalle ore 20,30 presso la sede di Alessandria,S.S. 10 Alessandria-Asti, San Michele. Info: 0131 3644211

• Ore 20,30: aperitivo

• Ore 20,45-22,00: lo showroom si trasforma in set hollywoodiano,con camerini e area make-up. Gli ospiti potranno diventarevere e proprie star doppiandoe reinterpretando le scene

di famosi film

• Ore 22,00: concertoin diretta streaming.Da Roma: GIORGIADa Milano: GIULIANOPALMA & SATURNINO

• Ore 23,00: presentazionedella nuova GLA

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Page 2: Alessandria-Cuneo

Dopo il 2-2 contro il Santarcange-lo lo sfogo a gamba tesa del pre-sidente Luca Di Masi, che non

ha voluto accettare possibili insinua-zioni di risultato aggiustato. È vero,nemmeno noi non vogliamo nemme-no pensare a tutto ciò, che oltretuttoandrebbe a ledere l’etica sportiva, macomprendiamo anche il giustificatodisappunto di chi non può accettareuna doppia rimonta, per di più confe-zionata in inferiorità numerica. Il pre-sidente dovrebbe essere rammaricatoper non essere riuscito a vincere. Nelprimo tempo i Grigi hanno prodottouna notevole mole di gioco. Dopo ilpareggio, si sono subito riportati invantaggio. «Bravi loro ad aver raddop-piato sulla fascia, ma i ragazzi hannodisputato una grande partita. Siamostati superiori al Santarcangelo nelprimo tempo e avremmo meritato van-taggio più ampio», ha avuto modo dirimarcare il tecnico Luca D’Angelo.Ma la squadra deve fare mea culpa do-po il 2-1, perché non è riuscita a gesti-re il vantaggio. Nei primi45’ ha condotto un rit-mo elevatissimo emantenuto un pre-dominio assoluto;forse ha pagatoanche questo. Nelsecondo tempo ilSantarcangelo haaumen-tato lapres-sio-

ne e il sodalizio alessandrino, verso lafine, si è allungato un po’ troppo. «IlSantarcangelo ci ha aggredito nel se-condo tempo, ma siamo stati bravi afare il 2-1 subito, dopo il loro pareggio.Meritavamo la vittoria e nel primotempo abbiamo avuto più possibilitàdi chiudere, ma non siamo riusciti afarlo», la lettura di Michele Valentini.

Sette giorni prima l’entusiasmo perla bellissima vittoria contro il forteBassano. D’altronde questa è un’Ales-sandria che va a corrente alternata.Prendere o lasciare. Anche se comun-que un pareggio a Santarcangelo diRomagna è tutt’altro che da buttare.Contro la capolista al Moccagatta, èstata una prestazione da Alessandria,da Orso Grigio. Dopo essere passati insvantaggio siamo riusciti a recuperaree a passare in vantaggio noi. Siamoriusciti a contrastare efficacemente ilsodalizio veneto, nonostante DarioRomano, Alessio Mariotti e RobertoSabato fossero alla prima gara insie-me. Chi gioca poco deve infatti sem-pre farsi trovare pronto perché così si

cresce e si diventa squadra. Mi-chele Marconi è stato il matchwinner: «Sul cross di Sabato hodetto stavolta ci arrivo prima io

e così è stato. Loro sono stati mol-to bravi ad andare in vantaggio,ma noi siamo stati sempre lì. Tut-

ta la squadra voleva fare i compli-menti a tutti questi ragazzi che

non hanno finora trovato moltospazio perché ci stanno dando una

grande mano». In goal anche Massi-miliano Sampaolesi : «Abbiamo

avuto un buon approccio alla par-tita. Ci siamo un po’ aperti all’ini-

zio, ma è normale affrontando unasquadra come il Bassano. Sono con-tento di aver sfruttato l’occasione chemi ha dato l’allenatore e sono feli-

cissimo per il mio goal e per la vitto-ria». Adesso è importante pensare alCuneo degli ex per poter batterlo e ri-salire la classifica. Poi subito un altroimpegno casalingo, venerdì sera con-tro il Mantova per esigenze di direttatelevisiva. Due gare in casa contro duesquadre motivate e affamate. L’Orsodovrà fare il massimo perchè consape-vole che la piazza vuole solo questo.

Guai a mollare. Ci attendono tantefinali e non è un modo di dire. Bisognaesserne consapevoli e lavorare conquesta umiltà e questa intelligenza.Contro chiunque. Sbagliare il menopossibile e, ripetiamo, guai a mollare.Non c’è solo l’incertezza e l’equilibrio;c’è la qualità e anche la tensione chedeve esserci in un campionato in cuisono in molti a rischiare. Per questodiciamo all’Alessandria di non smette-re di darci dentro fino all’ultimo, an-che contro quelle squadre che sembranon abbiano più niente da perdere. Cisono realtà in crescita costante comeCuneo e Torres e un intreccio di scon-tri che renderanno complicato il cam-mino fino alla fine. Perciò sarà il casodi andare avanti con questo passo equesta mentalità fino all’ultimo. Con-dividiamo la visione del veterano Da-vide Baiocco. Che ha avuto modi diraccontare: «Avevo voglia di giocare, disentirmi utile e fare parte di un proget-to e qui ho trovato quello che cercavo,perché nel calcio conta anche l’emozio-ne, la voglia di andare al campo ad al-lenarti con l’energia giusta, coi tuoicompagni. E qui c’è quello di cui avevobisogno». Non abbiamo mai avutodubbi sull’onestà professionale diquesti ragazzi, tutti quanti, nessunoescluso. Insieme, uniti, hanno saputosuperato momenti delicati, ma guai amollare adesso. La classifica, d’altron-de, non lo consente.

HURRÀ GRIGI2 anno VI n. 5

DETTO FUORI DAI DENTI di Mario Bocchio

Caro vecchio Orso,guai a mollare!!!

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È inevitabile non provaredel rammarico per la partitadi domenica, iniziata con il pie-de giusto e chiusa con l’amaroin bocca. Ed è altrettanto ine-vitabile pensare alla causa diquesto insoddisfacente pareg-gio. Marco Martini, un nomeche nasconde troppe emozio-ni. La nostra mente, al suonodi quel nome ha un flashback.14 Agosto 2011, Marassi. Epoi ancora più indietro maggio2011... Arechi. È proprio quiche si sente bruciare la ferita.Quella ferita che nonostantesiano passata diverse stagioniè ancora aperta e fa male soloa sfiorarla. Marco Martini. Unpiccolo grande attaccante,che mai più si pensava potes-se diventare una figura cosìimportante e così simbolicadegli ultimi anni. Un ragazzomolto timido, riservato e si-lenzioso, che appena entravain campo era pronto a darel’anima. Ce l’ha dimostrato. Eci ha anche dimostrato di es-sere un grande uomo. Un uo-mo con la U maiuscola. Infattidopo il gol del 2 a 2 a Santar-cangelo si è trattenuto, nonesultando. Un gesto che hoapprezzato molto. Un gestosignificativo e importante. Ungesto che ho trovato ancorapiù esplicito di qualsiasi altra

dichiarazione davanti a tutti.Microfoni della provincia. Alposto di parlare è stato in si-lenzio. Al posto di urlare hataciuto. Al posto di alzare lebraccia al cielo le ha tenutelungo il corpo. Voleva lanciareun messaggio: ‘IO NON DI-MENTICO’. Non dimenticaquesti due anni, quegli ab-bracci, quei sorrisi, quei DinDin, quei pianti e quell’addio.Non dimentica la Nord illumi-nata dal sole primaverile, iparterre colorati dagli stri-scioni, la tribuna apparente-mente silenziosa che scoppia-va però dopo un gol. Non di-mentica quella partita a Ma-rassi, non dimentica l’Arechiimpietrito dopo quel pallonet-to che sembrava non entraremai. Non dimentica i visi dei ti-fosi che lo acclamavano quan-do usciva dallo stadio. Non di-mentica i bambini che gli chie-devano un autografo quandolo incontravano in piazzetta.Marco Martini non dimenticaAlessandria, se la porta nelcuore, magari accanto allasperanza di poter ritornare al-meno una volta sotto la Nordche tanto lo aveva incitato inquel afoso match di ritorno, eche tanto lo rimpiange insie-me a quella stagione così spe-ciale. [Beatrice Bruno]

MARCO MARTINI INDIMENTICATO EX

Affezionati alla figura che ci ha fatto sognare

Page 3: Alessandria-Cuneo

HURRÀ GRIGI 321 mar. 2014

Tutti al Mocca. È l’unico motto sem-pre valido, dall’inizio alla fine dellastagione. Ma è anche la frase, chenei momenti più critici e duri, propriocome questo, deve riaccendere lapassione del popolo grigio. Dopo laprestazione di Santarcangelo i ra-gazzi sono pronti per emozionare latana dell’orso, che si sta riempendosempre di più. Vincere e tifare gliunici doveri. Perché l’Orso ha tantafame di vittoria quanta di ritornarenel calcio che conta e con una clas-sifica così corta é inevitabile buttarel’occhio un po’ più in basso. Doveuna Torres si arrampica rabbiosa incerca di un posto nelle prime otto,dove tutto è ancora tutto da giocare,dove Bellaria e Bra, no-nostante la retroces-sione matematica,non sono da con-tare come bo-nus. Perché ilcalcio è stra-no... mal’Alessan-dria lo é dipiù. Ne è latestimo-

nianza la consueta legge degli ex,che puntualmente, contro di noi, vie-ne applicata. All’andata l’incornatadi Fanucchi ha fatto vincere ai cu-neesi quel match tutto piemontese e,domenica scorsa, puniti a pochi mi-nuti dalla fine dalla rapidità e dallatenacia di Martini, indimenticabile fi-gura di una stagione troppo bella peressere chiusa nel cassetto dei ricor-di. Perché quella di Santarcangelo éstata un’Alessandria che meritava dipiù, ma che non ha espresso tutta lasua grinta come in altre occasioni.L’allarme sull’elevata quantità dipuntate sul pareggio di domenicascorsa hanno lasciato l’amaro inbocca a qualche tifoso diffidente,che è stato prontamente smentitodal presidente: «Mi fa schifo il fatto

che qualcuno abbia potuto pen-sare che la MIA Alessandria po-tesse aggiustare un risultato, ipareggi arrivano proprio comele vittorie e le sconfitte». Di tuttoil suo discorso, la parola che

più mi ha incantato è una. LaMIA Alessandria. Quel MIA, non

stava per ‘la squadra che gestiscoio’, no. Quel MIA stava per ‘lasquadra che occupa il mio cuore.La squadra che amo e che soster-rò per tutta la vita’. Quel MIA, de-

ve essere la parola della svol-ta, della rinascita, del tifo.Perché come è di Di Masi,l’Alessandria è anchemia. Nostra. Vostra. Ditutti coloro che per queicolori, hanno sacrificatotanto. Perché l’Alessan-dria è come il NOSTROprimo amore, e nella vitatutto il resto muore.

PUNTO GRIGIO di Giovanni Mediliano

Rush finale: non si scherza piùPARLA L’ORSO di Beatrice Bruno

Tanta fame di vittoriaQuattro punti conquistati af-

frontando le due squadreche fino a quindici giorni

prima occupavano le prime dueposizioni della classifica. E se lavittoria col Bassano la dice lungasu quelle che erano ( e restano) lepossibilità della compagine grigia,il successivo pareggio di Santar-cangelo di Romagna lascia un po’di amaro in bocca, sia per come èmaturato, sia perché... ha tuttal’aria di essere uno di quei classicipareggi di fine stagione, in cui la-tita l’impegno e la rabbia agonisti-ca, e a cui (per il bene delle pro-prie coronarie) sarebbe consiglia-bile non dover assistere. Da qui al-la fine ne mancano sei: Cuneo eMantova di fila al Moccagatta, tra-sferta a Verona in casa Vecomp,quindi sfide sulla carta da tre pun-ti sicuri contro le già condannateBellaria e Bra, atto finale casalingocol Delta Porto Tolle, con cui ven-dicare l’incredibile sconfitta ‘in re-cupero’ della partita giocata al-l’andata. Gli intenditori nostranida bar assicurano che ci stia tran-quillamente l’en plein: 18 punti eci ritroviamo ad agosto nella Cunica. Nel calcio, però, si sa, nonc’è nulla di scontato. L’unica cosacerta è questa classifica ‘corta’che, per ora, assicura solamente ilprimo posto al Bassano, poi, nelgiro di una manciata di punti cene sono otto: una è destinata a ri-manere fuori. Ci saranno tantiscontri diretti: se proprio voglia-mo trovare un vantaggio per gliuomini di mister D’Angelo, puòessere proprio questo. Fatta ecce-zione per la sfida televisiva (diret-ta Rai tv) col Mantova, i Grigi sa-ranno chiamati a vedersela consquadre dal destino pressoché giàdefinito. Sei partite per scoprirechi saprà mettere in campo le mi-gliori qualità tecniche, la migliore

tenuta agonistica, per capire chiha saputo impostare nel modomigliore la propria preparazionesul lungo periodo, in modo tale danon dover ‘girare l’occhio’ in que-sto periodo, con l’arrivo di queiprimi caldi primaverili che, spes-so, determinano il crollo di chi hail fiato corto e l’esplosione di chiha saputo gestirsi al meglio.

Sinceramente: la determinazio-ne del presidente e dei suoi piùstretti collaboratori, i nomi im-portanti chiamati a indossare lacasacca grigia, il blasone nostro ealtrui, ci avevano indotti fin da su-bito a credere che questa sarebbe

stata solamente una formalità,che l’Alessandria avrebbe utilizza-to questi mesi per prepararsi nelmodo migliore a quello che sarà ilsuo vero banco di prova, quelcampionato prossimo venturo diC che, nelle speranze e nelle pre-visioni dovrebbe rappresentare, asua volta, unicamente il trampoli-no di lancio verso l’agognata SerieB. Invece, è stata e sarà per leprossime sei giornate una difficol-tosa via crucis. Ci auguriamo che,almeno, le difficoltà abbiano con-tribuito a creare quel carattereforte indispensabile per poter so-gnare in grande.

Page 4: Alessandria-Cuneo

HURRÀ GRIGI4 anno VI n. 5

GLI AVVERSARI Derby piemontese contro una parte della recente storia dell’Alessandria

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Il Calcio Cuneo supera il secolo essendonato nel 1905 per merito della ginnasti-ca. Nel remoto 1898 vennero acquistati i

primi palloni, addirittura in Gran Bretagna,a battezzare la prima partita ufficiale inPiazza D’Armi. Successivamente, nel 1913,il campo regolamentare fu spostato in Piaz-za Regina Elena mentre lo Stadio cittadino‘Monviso’, poi dedicato ai ‘Fratelli Paschie-ro’ (con capienza di 4.060 posti) fu inaugu-rato ufficialmente nel ‘35. Il debutto del cal-cio risale tuttavia al 1922, col Cuneo inQuarta Divisione; poi, nel 1938, Vit-torio Pozzo (un certo C.T. dellaNazionale Azzurra) suggerival’iscrizione al Campionato diSerie C. All’inizio degli anni‘40, pur dominando il Cam-pionato, i bianco-rossi sfiora-rono la promozione in Serie Bma dovettero cedere al benpiù blasonato Palermo, cheimpedì il salto. Senza infamia esenza lode, ma con l’inesauribilesostegno di una piazza entusiastaed appassionata, la squadra della‘Granda’ giunse così al termine della sta-gione 1988-89 coronata dalla conquista del-la C2. Ma il sogno durò poco, appena trestagioni, per poi tornare tra i Dilettanti. IlCuneo si trovò così costretto ad attenderel’arrivo di Franco Arese per risalire tra i pro-fessionisti e addirittura sfiorare la C1 aiplay-off contro quel Carpenedolo che glisoffierà il posto. Altri tre anni e sarà la Va-lenzana a rispedire i bianco-rossi in Serie D.Dalla famiglia Arese la Società venne alloraceduta all’imprenditore piemontese MarcoRosso (attuale Presidente) in collaborazio-ne con la famiglia Morano; intanto arrivòanche Giancarlo Corradini (ex tecnico Ju-ventus) ed il Campionato 2008- 2009 sichiuse con risultati più che soddisfacenti.Nel corso della stagione 2009-2010 Mister

Vittorio Zaino cedette il posto a DaniloBianco (già allenatore del Cuneo in C2) e furinforzata la rosa, ma niente da fare: inquattro giornate furono racimolati appenatre punti. Così saltò anche Bianco e giunsel’ora di Salvatore Iacolino con il Cuneo adalzare finalmente la testa e, il 17 Aprile del2011, ad ottenere la promozione in SecondaDivisione (ex C2). Il primo Giugno dellostesso anno entrarono in società MassimoBava, in qualità di Direttore Generale, edEzio Rossi (attuale allenatore), quale tecni-co d’esperienza. Ancora una volta, dopo un

Campionato esaltante, il Cuneo si videsfuggire di mano la promozione di-

retta in Prima Divisione dovendoaffrontare, ai play-off, il Rimini,che sarà eliminato, e la VirtusEntella con cui si impose per5-2 conquistando la PrimaDivisione. E fu C1, senza Bavama con Luca Padovano Diret-tore Sportivo. Dopo un cam-

pionato turbolento, i bianco-rossi disputarono i play-out

con la Reggiana: l’andata, al ‘Gi-glio’, si chiuse sull’1-1 ma al ritor-

no, al ‘Paschiero’, un infausto calciodi rigore rispedì il Cuneo in Seconda Di-

visione. Esonerato Ezio Rossi, solo tempo-raneamente, ecco l’arrivo dell’a noi ben no-to Fabio Artico in veste di Dirigente con laguida tecnica affidata all’altro ex Grigio An-drea Sottil ma sarà un fuoco fatuo: ad inzio2014 tornerà in panchina Ezio Rossi. Ed ec-co la rosa completa dei giocatori 2013-2014:Anacoura (P), Gagliardini (P), Rinaldi (D),Carfora (D), Mucciante (D), Ruggeri (D),Cristini (D), Donida (D), Antonelli (D),Hamlili (C), Firriolo (C), Cristini (C), Palaz-zolo (C), Falasca (C), Gonzi (C), Maimone(C), Fanucchi (C), Camillucci (C), Girardi(A), Lauria (A), Catanese (A). Attualmente ilCuneo occupa l’11° posto assoluto con 28partite giocate (di cui 14 in casa), solo 8 vit-torie, e 36 punti in classifica.

Potete sfogliare Hurrà Grigi in anteprima sulla nostra pagina Facebook già durantei giovedì che precedono le partite al Mocca

29ª giornata 23/03/2014 - h 14,30

PERGOLETTESE BASSANO VIRTUS

ALESSANDRIA CUNEO

BELLARIA DELTA PORTO TOLLE

SPAL FORLÌ

BRA RENATE

CASTIGLIONE RIMINI

REAL VICENZA SANTARCANGELO

VIRTUS VECOMP VR TORRES

MANTOVA MONZA

30ª giornata 30/03/2014 - h 15,00

MONZA BASSANO VIRTUS

SANTARCANGELO BELLARIA

FORLÌ BRA

CUNEO CASTIGLIONE

ALESSANDRIA - MANTOVA ven. 28 mar., h 20,45

TORRES PERGOLETTESE

DELTA PORTO TOLLE RIMINI

REAL VICENZA SPAL

RENATE VIRTUS VECOMP VR

SQUADRE PT

CLASSIFICA

■ Play-out; ■ RetrocessioneRimini e Bellaria -1 pt., per violazio-ni al regolamento, Delta P. Tolle -2p.ti, per irregolarita nei pagamenti.

BASSANO VIRTUS 57

MONZA 47

RENATE 47

SPAL 46

SANTARCANGELO 45

MANTOVA 45

ALESSANDRIA 44

REAL VICENZA 44

TORRES 42

FORLÌ 38

CUNEO 36

V. VECOMP VERONA 36

RIMINI (-1) 36

DELTA PORTO TOLLE (-2) 35

PERGOLETTESE 33

CASTIGLIONE 23

BELLARIA (-1) 12

BRA 9

Page 5: Alessandria-Cuneo

HURRÀ GRIGI 521 mar. 2014

ASantarcangelo ab-biamo assistito al-l’ennesima occasio-

ne buttata via...«Che ci vuoi fare, questa è

una squadra che ha dimo-strato di essere semplice-mente imprevedibile.»

Ma come è possibile but-tare via le partite in questomodo?

«Anzitutto, per correttez-za, debbo dirti che a Santar-cangelo non sono andato,ma, a giudicare da quelloche ho sentito e ho letto,sembra che l’Alessandria ab-bia giocato due differentipartite tra il primo ed il se-condo tempo. Generalmen-te, quando accadono situa-zioni del genere (che al-l’Alessandria sono state abi-tuali nel corso degli ultimitre campionati), non si samai se la squadra sia scarsao forte: detto in altre parole,si ha sempre il dubbio che levittorie siano il frutto diinattesi exploit o che lesconfitte derivino da clamo-rosi cali di concentrazione.»

E qual è il caso dell’Ales-sandria di quest’anno?

«Sono più propenso a cre-dere che la squadra sia stataabbastanza bene attrezzataper un campionato della le-vatura di questa seconda di-visione. Certamente stiamoparlando di una formazionenon priva di lacune e senzaautentici fuoriclasse, maraffrontando il valore deinostri uomini a quello dellealtre compagini e, natural-mente, rileggendo i risultatidall’inizio del campionato,non può che concludersi chei grigi possono battere qua-

lunque altra squadra del gi-rone.»

E quindi?«E quindi, quando hanno

perso (o pareggiato) partiteche sembravano già vinte,sono propenso a credere chesiano stati loro a gettare laspugna e non gli avversaridi turno a prevalere.»

Adesso ci attende un ca-lendario favorevole...

«Sulla carta sì, ma non bi-sogna dimenticare che que-sto è stato un campionato atratti schizofrenico, in cuisovente squadre di alta clas-sifica le hanno buscate dasquadre di ben più basso li-vello in occasione degliscontri diretti. E poi, guardache classifica...»

A cosa ti riferisci?«L’Alessandria è a soli tre

punti dalla seconda posizio-ne, ma ne ha appena due divantaggio sulla nona. Dettoin altre parole, è come se igrigi fossero al penultimoposto nella classifica dellesquadre candidate ad acce-

dere direttamente alla futu-ra C unica.»

È una classifica incredi-bilmente corta...

«Questo significa cheognuna delle prossime par-tite dovrà essere combattutasino alla fine perché l’anda-mento del campionato ed ilsovraffollamento di squadrenello spazio di appena trepunti (ben sette!) fa sì chenon si possa dare nulla perscontato.»

Secondo te, la dirigenzacome sta gestendo questasituazione?

«Mi pare che il presidentesia impegnato in prima per-sona a dare la carica a tuttala squadra e questa è giàun’ottima notizia e poi biso-gnerebbe sottolineare unacosa di cui quasi nessuno hafinora parlato.»

Cioè?«In questa stagione non è

mai riecheggiata l’eco di po-lemiche, tensioni o vibranticontrasti interni. Ciò non si-gnifica che non ci siano sta-

ti, ma che la società è statamolto brava a fare quadratoe a muoversi come un corpounico: anche questa, non so-lo quella finanziaria, è soli-dità.»

Vorrei capire, per finire,come mai D’Angelo conti-nui a far giocare Poluzzi...

«Dovresti chiederlo a lui (egià che ci sei anche a Nota-ristefano che aveva iniziatoa dargli fiducia). Sia chiaro,non penso affatto che Poluz-zi sia un portiere scarso,penso che Servili sia un’al-tra cosa e che, a dispetto diquello che qualcuno sostie-ne, non sia affatto bollito.»

Sarà mica per via del-l’anagrafe?

«Spero proprio di no, secosì fosse dovremmo pensio-nare anche Baiocco che è ilnostro miglior centrocampi-sta. Vorrei essere molto chia-ro: capisco l’importanza diinvestire su giocatori diprospettiva e non sui ‘vec-chietti’, però penso che unallenatore debba sem-plicemente puntaresui più bravi, so-prattutto quandomancano seipartite allafine delcam-

pionato eil traguardo

deve ancoraessere raggiunto. Ulte-riori valutazioni la-sciamole al cal-ciomercatoestivo.»

Per questa edizione, il topplayer sarà Alessio Mariotti.Esperto difensore centrale,sta ricordando a molti appas-sionati una figura importanteche qualche anno fa era tantopiaciuta ai tifosi grigi: si staparlando di Beppe Zappella,capitano della bellissima pro-mozione dalla D con Bianchi edi qualche stagione successi-va. Beppe è una persona taci-turna, quasi sembra timida,ma quando era in campo riu-sciva a gestire in maniera di-retta e autorevole tutti gli altridieci compagni. E Alessio loricorda, non solo per i capelli,che anche Zappella per unperiodo di tempo ha portatolunghi, ma anche per il ruolo,

essendo pure Beppe uncentrale difensi-

vo, poiper il modo di

porsi in campo eper l’approccio allapartita. Mariotti è na-to a Pescia, in provin-cia di Pistoia, il 23

Gennaio 1984. Vantadi una lunghissimalista di presenzenella Massese, do-ve ha giocato dal2002 al 2008, econ la quale ha ot-tenuto diverse pro-mozioni e ha scalatola Lega Pro, parten-

do dalla Serie D e ar-rivando in Prima divi-

sione. Poi mezza stagione alMartina Franca, dove siglò 19presenze. Sempre nel 2008infatti si trasferì a Lucca, doverimase per ben tre stagioni.Con la Lucchese segnò cin-que gol, totalizzando 85 pre-senze e tenendo al sicuro lapropria porta. E anche qui èinevitabile sottolineare le trepromozioni, ha infatti portatola squadra toscana in uncampionato ben più arduo,partendo dalla serie D. PoiCarrara e Catanzaro, dove ac-cumulò rispettivamente 14 e48 presenze. Infine, nel giro-ne di ritorno della stagione2012-2013 ha dato una manoalla difesa dell’Aprilia, in se-conda divisione. Quest’estate

è arrivato qui, pieno di buo-ni propositi e grintoso più

che mai, con la voglia di farbene e di far parlare di se. Perora Alessio ha totalizzato unaventina di presenze dimo-strandoci il suo valore e lesue capacità, chiamato incausa nei momenti più bui hasaputo gestire la situazione,facendosi trovare semprepronto e carico. Un ottimo in-vestimento per la difesa delpresente e chissà... magarianche su quella del futuro! Ci auguriamo che Alessio ar-rivi davvero ad essere amatodalla Nord come Beppe Zap-pella, se lo meriterebbe pro-prio. Ora però bando alleciance, tutti pronti per questoSprint finale: il meglio deveancora venire!

Alessio Mariotti

L’INTERVISTA a Silvio Bolloli (Radio Voce Spazio)

Basta buttare partite già vinte!TOP PLAYER di Beatrice Bruno

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Page 6: Alessandria-Cuneo

HURRÀ GRIGI6 anno VI n. 5

«Esattamente. Purtroppo, sonogià scomparsi entrambi. Nel primoanno avevo avuto due guardalineeche erano uno di Torino e uno diTreviso, ma poi ho avuto appuntoBrajda e Fumarola. L’esordio inSerie A è stata sicuramente unatappa fondamentale: quando unointraprende qualcosa partendo dazero, è sempre importante arrivarea determinati risultati».

In questo contesto, vogliamo ri-cordare anche il periodo dellacarriera vissuto a livello interna-zionale?

«Dunque... Io e Michelotti siamostati a Belgrado - non a Bucarest,com’è stato erroneamente riporta-to - come guardalinee di Gonella(che poi arbitrò, tra l’altro, anchela Finale dei Mondiali del 1978vinta dall’Argentina per 3-1 contro

l’Olanda), mentre con Angonesesono stato a Budapest e con D’Ago-stini ad Atene».

Ma in quel periodo è stato Con-cetto Lo Bello il miglior arbitro?

«Sì, senza dubbio. Era molto au-toritario e sapeva come farsi ri-spettare. Quando arbitravamo inLombardia, con lui e gli altri arbi-tri si mangiava sempre al ristoran-te ‘La Buca’, vicino alla StazioneCentrale di Milano: poi uno anda-va a San Siro, l’altro a Bergamo,l’altro ancora a Como...»

Tra l’altro, è stato proprio lostesso Lo Bello il primo arbitro adammettere di aver fatto un erro-re. Era il 20 febbraio 1972, quan-do in Milan-Juventus non conces-se un rigore al Milan per un fallodi Morini su Bigon, salvo poi rico-noscere la svista insieme a BrunoPizzul, nel corso della DomenicaSportiva...

«Sì, certo: ma non bisogna maidimenticare che arbitra bene chisbaglia meno! E spesso, è anche ilcomportamento tenuto dai gioca-tori in campo che ti permette di ar-bitrare bene o male. Ovviamente,

l’errore ci può stare ma si sbagliasempre in buona fede: invece, trop-po spesso la colpa viene data agliarbitri... I direttori di gara sonoesattamente come i giocatori: scen-dono in campo per dare il megliodi loro stessi».

Il tema è quanto mai attuale:cosa ne pensa del discorso relati-vo alla possibilità di utilizzare lamoviola nel corso di una partita?

«Premesso che quando io ho ini-ziato non c’era nemmeno la mo-viola, ho visto che nel corso deglianni il mezzo tecnologico è statoutilizzato ad esempio nel tennis,per giudicare se una palla ha oltre-passato o meno la riga... Il proble-ma, però, è questo: se ogni voltache un arbitro ha un dubbio do-vesse consultare la moviola, quan-to finirebbe per durare poi unapartita?»

Nel 2004, la Federazione Italia-na Giuoco Calcio e l’AssociazioneItaliana Arbitri le hanno conferi-to il distintivo d’oro per il mezzosecolo di attività: una bella soddi-sfazione, vero?

«Sicuramente, anche perchè nelfrattempo sono passati altri diecianni e sono arrivato al sessantesi-mo anno: so, però, che ad Alessan-dria ci sono sia Carlo Bussetti (cheaveva fatto il guardalinee) sia Ar-mando Laguzzi (che ha fatto an-che il presidente di sezione) chehanno ancora qualche anno in piùdi tessera rispetto a me...»

Ultima domanda sulla conno-tazione cromatica degli arbitri:meglio le ‘giacchette nere’ di unavolta o le divise colorate adottateattualmente dagli arbitri?

«Siamo partiti con le giacchettenere e così avremmo dovuto conti-nuare...»

...anche perché era la divisa ‘uf-ficiale’ della terna abitrale e deidue portieri...

«Sì, è vero. L’unica eccezione eraquando c’era da arbitrare le garecon il Casale, che aveva la maglianerostellata: in quel caso, la ternaarbitrale indossava la maglia ros-sa. E comunque, io le mie divise, le‘giacchette nere’, le custodisco an-cora oggi».

NOI ABBIAMO I GRIGI NEL CUORE di Gianmaria Zanier

Giovanni Caligaris Arbitra bene chi sbaglia di meno!Nell’ultimo numero di Hurrà

Franco Montaldo aveva giàtracciato un bel profilo di

Giovanni Caligaris, l’arbitro ales-sandrino Distintivo d’Oro AIA nel2004. Grazie all’intercessione diMimma Caligaris, c’è stata poil’occasione di ripercorrere diretta-mente insieme al padre tanti ono-rati anni di carriera, vissuti quan-do gli arbitri erano davvero vestiticon le cosidette ‘giacchette nere’...

La prima domanda è quasiscontata ma d’obbligo: quanto ècambiato il ruolo dell’arbitro ri-spetto ai decenni scorsi?

«Molto, sicuramente. Allora erapiù facile arbitrare: c’erano menointeressi intorno al calcio e poi letutte le squadre giocavano con il‘libero’. Quindi, anche per i guar-dialinee era molto più facile, peresempio, segnalare un fuorigioco.Anche se quando ho incontrato laJuventus di Sivori, Charles e Boni-perti qualche problema in piùc’era, perché il ‘libero’ della squa-dra bianconera giocava moltoavanzato, praticamente da mez-z’ala».

Erano anche gli anni delle cosi-dette ‘terne fisse’...

«Sì, è vero. Viaggiavamo sempreinsieme, partendo il venerdì sera oil sabato mattina: si mangiava as-sieme, si parlava di tanti avveni-menti, delle cose che potevano suc-cedere, ecc. Insomma, c’era più af-fiatamento rispetto ad oggi. Poi,dopo la partita, tornavamo a casala domenica sera».

Infatti anche l’esordio in SerieA, per la gara Varese-Mantova, èstato fatto insieme ai ‘fedeli’guardalinee Enzo Brajda e Giu-seppe Fumarola...

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Page 7: Alessandria-Cuneo

HURRÀ GRIGI 721 mar. 2014

e tutte le difficoltà incontrate, cihanno sempre messo il cuore, lafaccia e la grinta. Infatti il terzoaggettivo è proprio grintosa: datoil numero di cartellini gialli, non si

possono proprio definire delle ‘bal-lerine’. È simbolo di cattiveria, madi una cattiveria giusta, di unacattiveria che è indispensabile perarrivare in alto.»

Quale coro porti nel cuore eperché?

«Il mio coro preferito è quelloche fa: ‘Eccoci qua noi della Nord,siamo gli ultrà e canteremo cosi...’perché quando c’erano ancora letrasferte libere era quello che sicantava appena arrivati allo sta-dio, era il nostro documento, la no-stra presentazione. Mi auguro diiniziare a ricantarlo in trasfertatutti assieme al più presto.»

Quali sono state per te la parti-ta più bella e la partita più triste?

«La più bella nonostante il risul-tato è stata sicuramente Alessan-dria-Salernitana, perché ho prova-to emozioni contrastanti indescri-vibili. La più triste quella in casacontro il Como, c’era un bellissimoentusiasmo ed è stata quella percui sono stato più male.»

Il migliore e il peggiore giocato-re che hai visto in maglia grigia.

«Il migliore è stato sicuramenteArtico. Ci ha regalato tanto e ci hafatto gioire come pochi giocatorisono riusciti a fare. Di peggiori cene sono stati tanti, ma penso chequelli dell’Eccellenza siano statitra i più scarsi...»

Fai una critica costruttiva allanuova dirigenza.

«Secondo me l’unica pecca dellasocietà è stata l’allenatore. Si dove-va puntare su D’Angelo fin dal-l’inizio della stagione e credo chelui sia arrivato dopo ci abbia pe-nalizzato. Tanto di cappello a DiMasi, e dato che ne ho l’occasionecredo sia doveroso ringraziarlo perquello che ha fatto, quello che fa equello che farà a, per e con l’Ales-sandria.»

Come hai trovato le polemichesulle scommesse fatte sulla parti-

Aggiorniamo come di con-sueto la rubrica che dàspazio all’opinione dei tifo-

si grigi. Per questa edizione il pro-tagonista sarà Matteo Benzi, gio-vane frequentatore della Nord.

Matteo, da quanto vieni in cur-va? Ricordi la prima volta al Moc-cagatta?

«Vengo in curva dai tempi del-l’eccellenza, questa passione mi èstata trasmessa da mio nonno, cheha iniziato a portarmi ogni dome-nica.»

Cosa vuol dire per te essere tifo-so?

«Essere tifoso in generale signifi-ca amare con tutto il cuore unasquadra, una maglia, la storia eanche i propri compagni di tifo.Essere tifoso dell’Alessandria inve-ce è più difficile e bisogna esseredotati di tantissima pazienza. Peròregala delle emozioni, dei momen-ti e delle sensazioni che ti riman-gono dentro e che ti appassionanoogni volta di più. Tifare Alessan-dria significa vivere l’Alessan-dria… durante la settimana suisocial o incontrandosi con ungruppetto al Mocca. Tifare Ales-sandria significa anche condivide-re le proprie idee con chi ama lamaglia grigia quanto te, ma chemagari la ama in modo diverso.»

Dimmi tre aggettivi per descri-vere la squadra di quest’anno.

«Sicuramente strana, perché si èrivelata una squadra poco costan-te e le figure che all’inizio doveva-no essere punti di riferimento nonhanno potuto, chi per motivazionifisiche, chi per problemi di comu-nicazione, esprimersi come era ne-cessario. Poi passionale, perché no-nostante alcune cattive prestazioni

FACCE DA CURVA di Beatrice Bruno

Matteo BENZI «Si doveva puntare su mister D’Angelo fin dall’inizio»

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ta a Santarcangelo?«Trovo che siano state polemiche

infondate e penso proprio che die-tro quella partita non ci sia statoassolutamente niente. Abbiamouna società presente e molto moltoresponsabile, non farebbero mai epoi mai una cosa simile. E’ arriva-to un pareggio, proprio come pote-va arrivare una vittoria o comeavremmo potuto subire una di-sfatta.»

Come vedi la classifica?«Io non la voglio assolutamente

‘gufare’, ma trovo che la nostrapromozione sia piuttosto sicura...penso che se la giochino per starfuori dalle prima otto Real Vicenzae Santarcangelo. Io sono tranquil-lo. Proprio a proposito del Santar-cangelo, volevo sottolineare il com-portamento di Martini: si è com-portato da signore, a differenza dialtri giocatori che in alcune occa-sioni non hanno avuto molto ri-spetto nei confronti di quelli cheper un periodo di tempo sono statianche i loro colori.»

Secondo te qual è stata la tra-sferta più dura di quest’anno?

«Secondo me la più dura è stataquella in Sardegna e grazie a Dioce la siamo ‘levata? All’andata.Trovo che la Torres sia una squa-dra stra importante e sta dimo-strando di saper dare del filo datorcere a tutti... speriamo in bene!»

Fai un appello al popolo ales-sandrino.

«TUTTI AL MOCCAGATTA. Sia-mo vicini all’obiettivo e dobbiamosostenere più che mai i nostri ra-gazzi. Hanno bisogno di noi e noiabbiamo bisogno di loro. Grandi opiccini, uomini o donne... tutti allostadio a sostenere i ostri colori!»

Page 8: Alessandria-Cuneo

HURRÀ GRIGI8 anno VI n. 5

A TUTTOCAMPO di Gianmaria Zanier

Aldo De Giglio e il Pool Raconnubio tra emittenza pgiro di denaro e la Lega fuben contenta di parteciparea questo progetto.».

Indubbiamente sei statodavvero molto lungimiran-te, se pensiamo a come si èpoi evoluto il mondo delcalcio e della comunicazio-ne attraverso i vari media...

«Certo... anche se, soprat-tutto all’inizio, non è statosempre facile essere il presi-dente e direttore di un con-sorzio in cui ogni anno arri-vavano nuove squadre siadalla serie B, sia dalla quar-ta serie: ovviamente, alloranon esistevano le facilitazio-ni che oggi mezzi come In-ternet possono offrire. Infat-ti, c’era l’abitudine di tro-varsi a metà strada, a Bolo-gna: si affittava un hotel e sifaceva una grossa ‘conven-tion’ per stabilire i ruoli, ecc.Se non altro, da questo pun-to di vista, con l’avvento del-la ‘rete’, ora tutto è più sem-plice. Comunque sia, con ilpassare del tempo, ho pro-vato varie volte a rassegnarele mie dimissioni perché,sai, dopo un po’ era diventa-to un po’ faticoso... fatto stache non sono mai riuscitoad ottenerle! (sorride, ndr.)In tutti questi anni sono sta-to spesso invitato a vedere legare più importanti dellacategoria: sono stato a Co-mo, Varese, ecc.».

Ci vuoi parlare in modopiù specifico del sitowww.poolradiocalcio.it ?

«Cliccando su questo sito,tramite una passwword, è

addosso i jeans e i mocassi-ni! Un altro che voleva sem-pre giocare anche dopo la fi-ne della carriera eraVanara: ogni volta che ci ve-devamo mi diceva sempre‘Aldo, trovami un po’ di per-sone che organizziamoqualche torneo’».

Capitolo trasferte: ci rac-conti qualche curiosità?

«Ne abbiamo fatte tantis-sime ed è bello ricordarle peri tanti aneddoti collegati. Adesempio, c’è stato un periodoche viaggiavamo con una‘Espace’: girando i sedili, eusando quello di centro co-me tavolo, ogni volta orga-nizzavamo dei veri e propritornei di carte. Giocavamotutti tranne il ‘guidatore’,che all’epoca era AndreaPasquali, il figlio dell’ex pa-sticciere: a lui piaceva farel’autista e quindi guidavasempre lui... Poi mi ricordouna volta quando giocam-mo a La Spezia: essendo ingrave ritardo sulla tabella dimarcia, stavamo andandodavvero veloce. Alla poliziache ci chiese ‘spiegazioni’ (eche ci criticò, dato che ave-vamo anche un bambino abordo che nel frattempo nonsi era sentito molto bene)spiegammo che eravamogiornalisti e che dovevamofare un servizio: non fidan-dosi, ci accompagnarono fi-no allo stadio per vedere seavevamo detto la verità...Un’altra volta siamo an-dati a Prato e con noic’era il tennista Fabio

Beraldo, tifoso sfegatato deigrigi: anche quella voltapartimmo in ritardo perchélui aveva appena finito untorneo e aveva avuto solo iltempo di cambiarsi in frettae furia. Arrivati a gran velo-citò dalle parti di Monteca-tini, dove c’è il curvone congli autogrill a destra e sini-stra, lo vedo letteralmenteaggrapparsi con le unghie alparabrezza, segnandomiquasi la macchina mentreurlava: ‘Vai più piano, nonvoglio sfraceccellarmi in au-tostrada!’ Per fortuna nonsuccesse niente e tutto finìcon una risata collettiva...Altri bei periodi? Beh, quan-do quando Tino Pastorinoiniziò a fare le radiocrona-che ed andammo inSardegna in aereoinsieme a GinoAmisano: ricordoancora il pranzoa base di ostri-che e vongole...Oppure ancoraprima, quandoMarcello Mar-cellini a ReggioEmilia fu co-stretto a fareuna radiocro-naca sul tettodello sta-dio

possibile controllare in tem-po reale tutti i risultati e leclassifiche delle squadre ditutti i gironi della Lega Pro el’elenco dei consorziati. Èquesto il lavoro che faccia-mo ogni domenica: vengonoindicati il minuto delle retisegnate, il nome del marca-tore e c’è un breve commen-to alla partita curato da tut-te le radio che hanno fattol’iscrizione al Consorzio. Nelcaso in cui non ci siaun’emittente radiofonica, c’èun corrispondente che si oc-cupa degli aggiornamenti,con il suo numero di cellu-lare, in modo da poter esserecontattato da tutti i consor-ziati in qualsiasi momento».

Ripensando a tutti questianni passati a seguire i gri-gi, c’è qualche giocatore acui sei rimasto più affezio-nato?

«Guarda... ho visto calcia-tori come ad esempio Loja-cono, che, pur essendo scesidi categoria, hanno fattoanche qui ad Alessandriacose straordinarie. Era unaserie C molto più forte diquella attuale: era pratica-mente una sorta di ‘B2’. Pen-so anche a giocatori comeScarrone: ancora oggi, a piùdi 60 anni, gioca ancora acalcio con una passione in-credibile. Poco tempo fa sta-vamo facendo una partitellaalla Canottieri: Pierpaolonon aveva portato dietro némaglietta né pantaloncini,ma piuttosto di niente hagiocato un quarto d’ora con

«Ho iniziato a se-guire il calciotanti anni fa,

quando vivevo nelle marchee mio padre diventò Presi-dente della Civitanovese.Pur essendo la mia famigliaper metà di origine milanesee per metà pugliese, io hovissuto infatti a CivitanovaMarche dal 1946 fino al1958, dato mio padre si eratrasferito lì per motivi di la-voro. Devo essere sincero: al-l’inizio non mi piaceva mol-to il calcio, ma con il passaredel tempo la passione è au-mentata sempre di più, se èvero che ancora oggi, dopotanti anni, ogni domenicasono sempre presente allostadio, sia in casa che in tra-sferta...»

Nel corso della recentetrasferta a Ferrara, c’è statal’occasione per una lunga epiacevole chiacchierata conAldo De Giglio: tra un pac-chetto di caramelle balsa-miche senza zucchero, unbel po’ di strisce tonde di li-quirizia comperate all’auto-grill, un veloce pranzo a ba-se di salumi e ravioli emilia-ni Doc e un caffè bevuto alvolo, sono stati davvero tan-ti gli aneddoti ricordati inquasi 45 anni di vita al se-guito dei grigi.

Insomma Aldo, all’inizio,il calcio non era nemmenoil tuo sport preferito...

«Mi piaceva e lo praticavoanche, però i miei sport sonosempre stati il nuoto (miopadre è stato a sua voltanuotatore e olimpico di ca-notaggio) e la pallanuoto(infatti sono stato nazionaleitaliano). Nel 1958/59 la miafamiglia si è trasferita adAlessandria: essendo statopresidente della Civitanove-se e visto che conosceva benel’ambiente del calcio, miopadre fu contattato anchedalla società dei grigi. Tutta-via rimase poco nella socie-

tà, perché già allora i costirelativi a questo sport ini-ziavano ad essere elevati.Comunque sia, è stato pro-prio in quel periodo che hoiniziato a vedere le partitesempre con maggior assi-duità».

Hai fatto dunque in tem-po a vedere Rivera sul cam-po del Moccagatta...

«Sì, sì... Assolutamente!Erano ancora gli anni dellaSerie A: un calcio diverso,bellissimo... (sorride e ri-prende il discorso dopo unbreve sospiro, quasi a sotto-lineare l’emozione e il privi-legio di aver vissuto in pri-ma persona un periododavvero irripetibile, ndr.).Tieni anche conto che a Ci-vitanova ero abituato a ve-dere le partite di quarta se-rie e, tutto ad un tratto, hoavuto la possibilità di vedergiocare ad Alessandria tuttele squadre più importanti:Inter, Milan, Juve, ecc. Ov-viamente, essendo interista,seguivo anche l’Inter. Eroamico dei dirigenti: AngeloMoratti, Fraizzoli, Pellegri-ni...»

Arriviamo quindi all’ini-zio degli anni ‘70, in cui tiviene un’idea davvero in-novativa...

«Nel 1974 nasce l’emitten-za privata e qui ad Alessan-dria viene aperta Radio Co-smo: in quel periodo la Raitrattava solo il calcio di Se-rie A e, qualche volta, dellaserie B: dato che io seguivosempre i grigi, mi viene inmente di creare un connu-bio tra l’emittenza privata eil calcio di Serie C. Nel 1976decido di recarmi a Firenze,dove c’era il presidente Ce-stani. Fu fatto l’accordo percomprare i diritti per tutte lepartite di Serie C e poi di-stribuirli: da qui la defini-zione ‘Consorzio Primo PoolRadio Calcio’. Chiaramente,questo discorso portò un bel

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Mirabello, perché mancava-no la corrente elettrica e lelinee telefoniche. Per risolve-re questo problema, per al-tro abbastanza frequente al-l’epoca, abbiamo iniziato acontattare le famiglie cheavevano la finestra o il bal-cone che dava sullo stadio.Una delle migliori era aCarrara: c’era una signorache era ormai abituata ognianno ad ospitarci e addirit-tura ci peparava gli spunti-ni...»

Sbaglio o l’aspetto ga-stronomico rappresentauna componente tutt’altroche trascurabile delle tra-sferte?

«Beh, abbiamo fatto delletrasferte ‘culinarie’ mica daridere, soprattutto quandoin primavera si giocava alle4 del pomeriggio e c’era piùtempo. I pranzi a base dicarne in toscana (una voltasiamo stati ospiti del presi-dente Boiardi a Poggibonsi),i tortellini e i salumi in Emi-lia-Romagna, oppure il pe-sce nelle località di mare...

Però, se devo essere since-ro, i miei ricordi più

belli sono legati al-le cene fatte a ca-

sa di GinoAmi-

sa-

no e della signora Luciana.Oltre alla bagna cauda chefaceva il contadino, Ginoera sempre infatti ben forni-to di salumi vari ed assorti-ti: in cantina, avrà avuto al-meno una ventina di pro-sciutti. Quando venivano igiocatori, diceva sempre:‘Prendete pure le mele... manon dall’albero, quelle chesono già cadute! Le altre leraccolgo io quando poi ma-turano...’ Gino era fatto così:una volta mi regalò un’enor-me quantità di rucola, an-che se poi dopo due settima-ne venne nel mio ufficio perriprendersi il cesto che nelfrattempo io avevo buttatovia... Non l’avessi mai fatto!(ridiamo tutti di gusto, ndr.)Comunque, massimo rispet-to per un uomo come GinoAmisano: al di là di quelloche alcuni allora pensava-no, personalmente ho sem-pre sostenuto che abbia fat-to bene ad avere un Diretto-re Sportivo come Melani chesapeva fare si parecchi soldi-ni, però li faceva fare anchealla società, raggiungendosempre gli obiettivi che era-no da raggiungere».

Era il periodo in cui a Ra-dio Cosmo c’erano moltetrasmissioni legate ai grigi,vero?

«Come no? Ne facevamotre a settimana, oltre alla ra-diocronaca, ovviamente.

C’era anche un altro spiri-to, perché si entrava ve-

ramente in confiden-za con la Società e

si andava anche a cena in-sieme. E in questo contesto,non posso non ricordare an-cora la simpatia e la dispo-nibilità che aveva GinoAmisano: da noi venivanoanche 3 o 4 giocatori a setti-mana, oppure l’allenatore oun dirigente. Per quanto ri-guarda i radiocronisti o con-duttori, posso dire nel corsodel tempo di averli visti dav-vero tutti: Marcello Marcel-lini, Tino Pastorino, Rai-mondo Bovone, Enzo Pre-gnolato...».

Da musicista e appassio-nato, un’ultima considera-zione vorrei farla su un’al-tra tua grande passione, lamusica jazz...

«Per molti anni, su RadioCosmo ho curato un pro-gramma specifico sul jazz:venivano sempre a trovarmiAngelo Pautré, scomparsonel 1997, che è stato il presi-dente di uno dei primi hot-club jazz d’Italia già nel1945, oppure Gianni Fozzi,grande cultore di questo ge-nere, che ha scritto molti ar-ticoli sull’argomento, o miocugino Piero Brancolini, ilfondatore del Jazz-club Ales-sandria purtroppo mancatonel luglio del 2013. Non vacerto poi dimenticato Ro-berto Perissinotti, di Valen-za, che aveva una discogra-fia di più di 20.000 dischi,dai 78 giri fino ai 33. Nonfacevamo la storia di questogenere e basta, ma traccia-vamo sempre dei parallelicon l’aspetto musicale, so-

ciale, politico ed economicodel periodo trattato di voltain volta: il proibizionismo,la seconda guerra mondiale,l’immediato dopoguerra, glianni ‘60, ecc. È stato un pe-riodo bellissimo, anche per-ché il programma era moltoseguito e telefonavano damezzo mondo per chiedercidi trasmettere un determi-nato brano o raccontarequalche aneddoto...»

...Ma in questo contestorientravano anche guppicome Weather Report epersonaggi come Joe Zawi-nul, oppure no?

«No, io di solito quel tipodi gruppi li annovero nellasoul music... Noi propone-vamo proprio il jazz: dalleorigini dei campi di cotone,passando da quello del pia-nista Jarry Roll Morton (cheera solito suonare nei bor-delli per allietare l’attesa deiclienti), fino all’epoca del‘cool’...»

Ma almeno Keith Jarrettme lo concedi? Tra l’altro,ha suonato anche con Mi-les Davis ed è sempre statosolito quasi ‘accartorciarsi’sul pianoforte, come sequest’ultimo fosse quasi unprolungamento del suocorpo...

(Sorride, ndr.) «Lui sì, an-che perchè ha suonato pa-recchi anni con il sassofoni-sta Paul Desmond. Era unamusica un po’ ‘fashion’, peròovviamente stiamo parlan-do di grandi musicisti. Co-me Miles Davis, che in unasola notte, grazie anche adieci bottiglie di whisky, hacomposto la colonna sonoradi ‘Ascensore per il patibolo’di Louis Malle. Però, since-ramente, di Miles Davis nonmi piaceva il fatto che, du-rante i concerti, voltassesempre le spalle al pubblico:l’ho sempre trovata unamancanza di rispetto neiconfronti dei suoi fans...»

CARPE DIEM di Grazia Smilovich

Dodici anni fa, in un impeto diincontrollabile tenerezza, hoportato a casa un cane. India,è il suo nome, faceva parte diuna cucciolata di cinque ba-tuffoli un pò maleodoranti,nati in una cascina alle portedella città. Avevo saputo dauna famiglia, vittima del miostesso impeto, che il contadi-no cercava di accasare que-ste creature, età approssima-tiva due mesi. Decisi di andar-li a vedere. Mentre con mia fi-glia percorrevo la strada ster-rata che portava alla cascina,mille campanelli suonavanonella mia testa, allarmi, ognisorta di deterrente a prose-guire, ma una parte di meaveva già il cucciolo in brac-cio, era già mio e neppurel’avevo visto. La prima che civenne incontro, invece, fu lamadre; una creatura di rarabruttezza, un incrocio fra untopo molto grosso e un carto-ne animato, ora sì che avreivoluto smaterializzarmi perricomparire sulla porta di ca-sa, chiavi a mano. So che puòsembrare superficiale, e an-che crudele, ma la prima rea-zione fu dettata dall’umano ri-fiuto di un cucciolo con talifattezze, semmai fosse statosimile alla mamma. Un atti-mo dopo quella bestiola miaveva già conquistato con lasua cordialità, quasi fossestata lei la padrona di casa,un benvenuto degno di consi-derazione; qualunque formaavesse avuto il suo piccolo loavrei portato via con me. Nonero però certamente prepara-ta a quello che mi aspettavanella stalla. In un serraglio,

sopra pochi sacchi laceri, pic-coli pelosi capolavori multi-colore; la proprietaria ci dissedi scegliere e, non lo dimenti-cherò mai, una di questecreature si mise su due zam-pe e venne in piedi verso dinoi, ci scelse lei. È la stessache ora, mentre scrivo, miguarda dal divano con la sag-gezza della nonna di casa,adesso è lei la più anzianadella famiglia. India ha gioitoe sofferto con me, a voltec’eravamo solo noi due e dav-vero sentivo che voleva con-dividere, compenetrarsi conme, per fare sua la mia penae alleviarmi. Solo un canepuò fare questo, loro mettonotutta l’esistenza a disposizio-ne con la bontà dell’animache non li lascia mai. Un gior-no ho messo una moneta nel-la mano di uno sfortunato, luie il suo cane stavano seduti interra, entrambi lo sguardobasso, in una muta simbiosidi umiliazione e sofferenza.Mentre li guardavo con il cuo-re stretto ho realizzato quan-to è stato grandioso, quell’im-peto di incontrollabile tene-rezza che dodici anni fa mi haspinto a dividere la vita conquesta insostituibile compa-gna di viaggio. Il suo sguar-do, che non mi lascia un atti-mo, è legato a chissà quali ri-cordi; ogni tanto è sopraffattadal sonno, ma non dorme, sache fra poco poserò la penna,gli occhiali, e quello è il se-gnale che possiamo andare aletto. E mentre gli occhi sichiudono, lo vedo, sono certa,sul muso imbiancato daglianni, aleggia un sorriso.

A proposito di...

Cuore di cane

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HURRÀ GRIGI10 anno VI n. 5

Dopo la bella doppiavittoria della settima-na scorsa a Pino Tori-

nese i ragazzi del Cissacarestano in regione per laterza tappa dello SpecialBasket 2014 dedicata allapallacanestro tradizionale.Alla palestra ‘Natta’ di Rivolii Tori affrontano il primomatch di giornata contro ilCastoro Legnano con la giu-sta determinazione. Nono-stante un inizio di garapiuttosto sotto tono Kondie compagni chiudono il pri-mo quarto sopra di 4 graziealla buona prova dell’ala Fi-shta che chiuderà l’incon-tro in doppia cifra. Nella se-conda frazione di gioco salein cattedra Samantha Scio-scio che contribuisce alparziale di 8 a 0 con la suaottima percentuale dal peri-metro: all’intervallo lungo+14 e spazio alle seconde li-nee che non tradiscono lafiducia di coach Petrozzi.Tutto il roster va a referto eMassimo Legnaro, al rien-tro dopo un turno di stop,segna sulla sirena il cane-stro del +30 finale che nonrende giustizia alla buonaprova dei Castori in difficol-tà solo sul piano fisico.

La seconda partita controi canturini della Briantea,classifica alla mano, risultamolto più impegnativa: ilombardi risultano ancoraimbattuti in campionato epossono vantare un ottimopotenziale d’attacco graziesoprattutto alla guardia

Maggioni che viaggia supercentuali altissime dallalunga distanza. I Tori sischierano in campo conuna zona 3-2 molto alta percercare di bloccare sul na-scere le azioni avversarie. Ilsolito inizio di gara contrat-to e i Bulls scivolano a -6nel giro di pochi minuti. Le

conclusioni nel colorato diStasio e Fishta stentano adarrivare a causa di un’areacanturina congestionatadall’ottimo lavoro di coper-tura sui tagli degli atleti del-la Briantea. Urge una con-tromisura tattica che Pe-trozzi individua in unamaggiore aggressività di-

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fensiva per incrementare ilnumero di palle recuperatee le ripartenze veloci. La ri-trovata vena realizzativa diDaniele Zanda fa il resto eall’inizio dell’ultimo quartoil Cissaca ottiene il sorpassocon il libero messo a segnoda Scioscio che significa +1.Lo sforzo per ribaltare ilpunteggio si fa sentire nel-l’ultimo giro di orologio coni lombardi, più integri sulpiano atletico, che piazzanoil break di 4 a 0 che conse-gna nelle loro mani una sof-ferta vittoria. Una sconfittache lascia ai Bulls l’amaroin bocca, ma la consapevo-lezza di potersela giocare fi-no in fondo con tutti. Dasottolineare l’ottimo contri-buto di Giorgio Buzzi, par-tner storico dei Bulls perl’occasione in veste di assi-stant coach, e dell’atleta So-nia Salice che ha sostenutoil team dalla panchina di-spensando consigli tattici aicompagni di squadra.

Si preannuncia un aprilepieno di impegni per i Tori.Il prossimo appuntamentosarà nel week-end del 12 e13 sotto la Mole per la ma-nifestazione ‘Campioni alloSpecchio’ con l’obiettivo diripetere l’oro della passataedizione, mentre è fissatoper domenica 27 il trasfer-tone a Reggio Emilia per latappa del campionato dedi-cata al basket unificato(atleti con e senza disabilitàinsieme sullo stesso cam-po).

Nel vivo della loro stagione,con impegni delicati e decisivida affrontare, AlessandriaCalcio e Zimetal scendono incampo lunedì 24 marzo peruna sfida nel segno della soli-darietà e dello spettacolo.Unendo le forze e mischiandogiocatori e discipline pratica-te, gli Orsi del calcio e quellidel basket si affronteranno alPalaCima dalle ore 20 con loscopo di coinvolgere tutti inuna serata il cui incasso saràdevoluto all’AIRC. Cavalli inlunetta, Bazzòli che tira un ri-gore ma tanto tanto altro an-cora per un’occasione ineditache vede unite due realtà

sportive della città con lo sco-po di promuovere lo sport e ilsostegno alla fondamentaleattività dell’Associazione Ita-liana per la Ricerca sul Can-cro. Gli orsi in campo e tuttala città con loro.

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Alessandria e Zimetalinsieme per la ricerca

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HURRÀ GRIGI 1121 mar. 2014

Il concorso ‘Bellezze in Cittadella-Ragazze Immagine’ sabato 15 hafatto tappa a ‘La voglia matta’, uno

dei locali più ‘in’ del momento, situatodentro il centro commerciale ‘Cittàdella Moda. L’evento, oltre a portaredurante tutto l’anno musica e cantantiin tutta la provincia, è un’occasioneper ammirare le modelle giovani emeno giovani partecipanti. L’edizione2014 si rinnova grazie alla nuove ideedella bellissima Clotilde Armellini, ealla consueta supervisione delloShowman Mauro, presentatore uffi-ciale sempre affiancato dal produttoreMike Yacin. A fronte delle tante richie-ste possono ora partecipare al concor-so ‘Bellezze in Cittadella’ anche leover. Tornando al grande evento di sa-bato, lo showman Mauro ha presenta-to i cantanti ospiti, venuti per l’occa-sione da varie parti d’Italia, conducen-do la serata in maniera impeccabile.L’affluenza è stata notevolissima, conquattrocento invitati. L’opinionistaculturale del Carrozzone Musicale

Alessandrino, durante la cena, è pas-sato tra i vari tavoli per effettuare pic-cole interviste che hanno confermatoche il grande spettacolo del Carrozzo-ne ha trovato la sua ìlocation’ ideale alristorante-pizzeria ‘La voglia matta’. Ilmenù con ben trenta tipi di pizza etutte le qualità del pesce fresco è risul-tato graditissimo, e tutti hanno sottoli-neato la professionalità dei gestori dellocale. Tra i molti ospiti, si ricordano irappresentanti della Scuola di Ballodei maestri Luca ed Elisabetta Picotti,il Presidente del Consiglio ProvincialeGiovanni Barosini, che ha salutato i

partecipanti, il presidente dell’’Acca-demia del Peperoncino’ Mario Cuzzet-to e il signor Amos del ‘Club della Mi-tica 500’, senza dimenticare il grandeEzio Castelli. E, chicca della serata, lastraordinaria presenza della ‘Kit Supe-rar’, la grande automobile parlanteche tanti ha fatto sognare qualche an-no fa. Il Carrozzone Musicale alessan-drino, a grande richiesta dei gestori de‘La Voglia Matta’, che si ringrazianoper la loro cordialità, ritorna prossi-mamente con la prima tappa dellagrande kermesse musicale. Un salutoda Mike, Clo e Mauro.

CARROZZONE MUSICALE ALESSANDRINO 400 invitati

Note e miss sbarcanoalla ‘Città della Moda’

COLPO D’OCCHIO SULLA CITTÀdi Mauro Morando

Fiori d’arancio‘Che cos’è l’amor... chiedilo al vento... che sferza il suo lamentosulla ghiaia del viale del tramonto’ canta Capossela, o comedeclamava Oscar Wilde, ‘L’amore è nutrito dall’immaginazione,grazie alla quale diventiamo più saggi rispetto a ciò che sappia-mo, migliori rispetto a come ci sentiamo, più nobili rispetto aquanto lo siamo veramente; con l’aiuto dell’immaginazione ve-diamo la vita nel suo insieme, con il suo aiuto, e il suo aiuto sol-tanto, possiamo comprendere gli altri nelle loro relazioni reali eideali’. Sia, quel che sia l’amore, con le sue sfaccettature, i suoipianti e sorrisi, spinge ancora il mondo; senza amore sono con-vinto, si fermerebbe tutto, mancherebbe quella spinta che avvi-cina le parti del genere umano l’uno verso l’altro e porta nellastragrande maggioranza dei casi, a migliorarsi, proseguendoanche l’evoluzione umana. E così, spesso, l’amore tra una don-na ed un uomo, sfocia naturalmente nel desiderio di convolarea nozze, di condividere una giornata straordinaria e di trampoli-no per una vita insieme, con le persone più care, magari cele-brando una bella funzione e dopo, ritrovandosi in un momentodi festa comune. Già sposarsi, che bello quel giorno, i fiorid’arancio come si diceva una volta, oggi meno usato come ter-mine e farlo magari la domenica giornata tradizionalmente ri-servata a questo genere di funzioni. E il matrimonio si può cele-brare in due modi con rito religioso oppure per varie e com-prensibilissime ragione dei futuri sposi, con rito civile ma pur-troppo, chi degli aspiranti sposi alessandrini volesse però, con-volare a nozze con rito civile in Alessandria, troverebbe impos-sibile farlo la domenica. Ma come impossibile? Viene da do-mandarsi; ad Alessandria non si riesce a sposarsi la domenicacon rito civile? Proprio così ad Alessandria per ragioni a mesconosciute, non ci si può sposare la domenica ma soltanto ilgiovedì dalle 9 alle 12 e il sabato dalle 10 alle 12 con il 2° e 4°sabato del mese anche dalle 15 alle 17. Poveri sposini alessan-drini che non chiedono altro di sancire il loro amore con un attoufficiale, per farlo di domenica sono costretti ad andare in un al-tro comune che, evidentemente, celebra anche la in quella gior-nata. La ragione per la quale, contrariamente al passato, non sicelebrano più matrimoni con rito civile la domenica, mi è sco-nosciuta, ma provo ad azzardare che probabilmente ciò, è cau-sa di una riduzione delle spese, conseguenti alla drammaticasituazione del comune cittadino. Anche se così fosse, penso intutta libertà che privare della possibilità alle coppie di sposarsila domenica, sia di pessimo gusto una deplorevole caduta distile da parte di un ente pubblico che forse, cercando in altriambiti di spesa, risparmierebbe molto di più che non con unacelebrazione domenicale. Anche da queste cose a mio avviso sicapisce quanto la nostra città è a minimi termini e chiudo conun’altra bella e speranzosa citazione di P. Coelho ‘I sentimentidevono essere sempre in libertà. Non si deve giudicare un amo-re futuro in base alla sofferenza passata’.

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In epoca di ristrettezze econo-miche il risparmio energetico èuna risorsa importante. Per un

semplice motivo: risparmio ener-getico significa risparmio econo-mico. Le tecnologie che oggi age-volano il risparmio energetico so-no molte, hanno di fatto creato unnuovo settore di mercato, anchese le abitudini e le modalità diconsumo rimangono sempre ilfattore principale di risparmio.Buone prassi, dunque, ma anche‘buone tecnologie’: autoproduzio-ne di energia elettrica e termica(calore), ma non solo.

In Italia il settore dei servizi equello residenziale occupano cir-ca il 25% della richiesta energeti-ca nazionale.

I quattro quinti dei consumienergetici invernali (elettricità egas in bolletta) sono per il riscal-damento ed il restante quinto èutilizzato per l’acqua calda sanita-ria, per gli elettrodomestici e perl’illuminazione.

Il risparmio energetico nell’am-bito di servizi, delle abitazioni edell’industria è oggi cruciale per ilraggiungimento degli obiettivi eu-ropei di riduzione dello sprecoenergetico e degli inquinanti,obiettivi imposti da direttive euro-pee oltre che dal protocollo diKyoto.

Cosa significa tutto ciò per fa-miglie e imprese? Come detto, perfamiglie e imprese questo si tra-duce in immediati vantaggi eco-nomici, oltre che ambientali, di-rettamente riscontrabili in bollet-ta: diminuzione del costo di gas eluce e, al contempo, miglioramen-to del ‘comfort’ abitativo. Le giustesoluzioni per il risparmio energe-

tico, dunque, non sono costi, maveri e propri investimenti che pos-sono comportare lauti risparmisul periodo.

Dicevamo all’inizio: buone tec-nologie innovative e buone prassisono certamente un connubiovincente per il risparmio energeti-co ed economico.

Quali sono le buone prassi per il risparmio energetico?

In primis: gli interventi struttu-rali, interventi tesi a ridurre i fab-bisogni energetici di casa (o diqualsiasi altro edificio). Questi adesempio comprendono:✓✓ l’isolamento delle pareti esterne

(il cosiddetto ‘cappotto’ o ‘isola-mento termico’),

✓✓ interventi di isolamento su co-perture o solai degli edifici (tet-ti),

✓✓ rinnovamento dei serramentiper una migliore coibentazionetermica,

✓✓sostituzione delle caldaie (ma-gari ancora a gasolio) o del si-stema di distribuzione del calo-re (tubi e caloriferi) con nuovetecnologie più efficienti e menodispendiose: caldaie a conden-sazione, sistemi radianti (per es.a pavimento),

✓✓utilizzo di dispositivi di regola-zione della temperatura nellediverse stanze della casa,

✓✓ installazione di pannelli solaritermici per l’acqua calda sanita-ria

✓✓ installazione di un impianto fo-tovoltaico per l’auto-produzio-ne di energia elettrica col sole.Queste sono solo alcune, le

principali. Ma di buone prassi per

il risparmio energetico ce ne sonodavvero tante, dalle lampadine arisparmio energetico, ai sistemi dicontabilizzazione del calore, aprese elettriche dotate di timer, fi-no a sistemi completi di domoti-ca, magari associati all’impiantofotovoltaico.

L’indice che misura l’efficacia diquesti interventi è l’indice di pre-stazione energetica (EP) che mi-sura i kwh (chilowattora)di consumo per metroquadrato l’anno: kwh ne-cessari per mantenereuna temperatura di 18°C.

Gran parte di questi in-terventi ‘strutturali’, chenon includono solo il fo-tovoltaico, ma anche unamoltitudine di tecnologieinnovative, sono necessariper ottenere un buon indi-ce di prestazione energetica,per così dire: uno ‘standardenergetico’, ma per la granparte dei casi si tratta di inter-venti che hanno un ritornoeconomico nel tempo: ritornoeconomico derivante dal ri-sparmio energetico che essistessi procurano.

Nonostante in genere questotipo di interventi tendono a ‘ripa-garsi da sè’, nel tempo, attraverso irisparmi generati, oggi abbiamodue tipi di agevolazioni messe inatto dallo Stato per favorire la dif-fusione di queste nuove praticheenergetiche che vanno, in fin deiconti, a beneficio di tutti.

Si tratta di agevolazioni di tipofiscale, si tratta di detrazioni fisca-li sui redditi irpef. E’ possibileusufruire, ad oggi, di due tipi didetrazione fiscale:

Il tema della sosteni-bilità ambientale, è en-trato in maniera forte eintegrante nell’ambitoedilizio, diffondendosi acausa di due motivi fon-damentali: da un lato ilfatto che il settore edili-

zio risulta essere ilprincipale artefi-

ce di impat-

ti sull’ambiente e dal-l’altro il fatto che l’uomoabita gli edifici e in que-sti pretende di trovareun luogo confortevole esalubre.La sostenibilitàambientale nel settoreedilizio comprende dueaspetti, quello dei rap-porti tra l’edificio el’ambiente circo-stante e quellodei rapporti

tra l’edificio e i suoi abi-tanti.

Edificare genera im-patti sull’ambiente nonsolo all’atto della co-struzione, ma anchelungo tutto il processo,dall’approvvigionamen-to

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delle materie prime,produzione e trasporto,fino alla dismissionedell’edificio e smalti-mento delle macerie.

Tuttavia anche l’usodell’edificio stesso, nelgarantire condizioni diconfort e benessere in-terno, contribuisce note-volmente a generarequesto impatto.

In un periodo in cuisurriscaldamento glo-

bale, scarsità di fontid’energia non rin-

novabili ed ef-fetto serra

sono pro-blema-

tiche

considerate di primariaimportanza, è bene for-nire una documentazio-ne in grado di offrire unaconoscenza generaledelle tematiche ambien-tali e delle possibili so-luzioni al problema.

Gran parte dei proble-mi ambientali globali, esoprattutto la lotta con-tro il cambiamento cli-matico, implicano unacorretta gestione del-l’energia, soprattutto alivello locale, attraversoazioni concrete che pro-muovano l’efficienzaenergetica degli edifici,l’uso razionale del-l’energia e lo sfrutta-mento delle fonti rinno-vabili.

Secondo le ultime sti-me dell’Enea, il settoreresidenziale è responsa-bile da solo di almeno il32% dei nostri consumienergetici nazionali diconseguenza incidere suquesta componente po-trebbe portare a forti ri-sparmi già nel breve pe-riodo.

Le soluzioni per ab-bassare i consumi do-mestici si sono moltipli-cate negli ultimi anni,dai pannelli fotovoltaici,a sistemi di solare termi-co e a canalizzazioni in-terrate per sfruttare latemperatura del sotto-suolo che rimane co-stante a 14 gradi, assi-curando un’ importanteparte termica gratuitasia d’estate che d’ inver-

no.

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so contenuto energe-tico.

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Page 14: Alessandria-Cuneo

HURRÀ GRIGI14 anno VI n. 5

forza e di resistenza degli schiavi,stabilendo chi era pronto a partiree chi a morire.

Avevo giurato a me stessa chedopo il safari in Tanzania, avreitrascorso gli ultimi giorni di va-canza immobile sulla spiaggia, ri-lassandomi tra bagni di mare e disole. Dopo alcuni giorni però co-minciai ad annoiarmi. A parte de-dicarmi alla lettura e alle cammi-nate sulla battigia non restavamolto da fare. La bassa marea nonpermetteva di nuotare; in più laspiaggia, continuamente spazzatadal vento, era presa d’assalto dasquadre di giovani che praticava-no il Kite. Tutte quelle funi distesea terra, le acrobazie degli aquiloniche vorticavano sopra la testa miinfastidivano, quando non ne rap-presentavano un pericolo per lamia incolumità di bagnante.

Decisi allora di visitare la capi-tale. Mi accordai con un taxista enel giro di un’ora di viaggio mitrovai nella piazza principale diStone Town, di fronte alla marinadel porto. Non sapevo ancora co-me muovermi. A sentire i turistiche avevano già visitato la capita-

Stone TownSe è vero che ogni medaglia

ha il suo rovescio, l’isola diZanzibar, nota per la bellez-

za delle sue candide spiagge e peril profumo delle spezie, ha nellacapitale, Stone Town, la sua animanera che si esprime in un passatoche non le rende onore. Prima an-cora dei suoi monumenti, dei tor-tuosi vicoli della città vecchia edelle sue multietniche case, è il ri-cordo della schiavitù ad aleggiaresulla città.

Per lungo tempo, infatti, navicariche di schiavi, ancor più chedi spezie, partivano per l’orientein un viaggio che a molti costavala vita. Le condizioni disumane acui erano sottoposti fanno rabbri-vidire anche solo a parlarne. L’in-ternamento in lugubri grotte, in-catenati, senza finestre, senza ci-bo né acqua, misurava il grado di

HURRÀ GRIGI14 anno VI n. 5HURRÀ GRIGI

ECHI DI VIAGGIO di Simonetta Gorsegno

Niculén el ChisinéPer i stüdià són sèt el stéilipü splendénti ant u ciél dia nóc.‘T ei pü bón a sbasè ei parpéili dai tant che ‘t ai spalancà i tó ócc!Són sèt anvéci per i müšicìstael nòti ch’it fan nàsi ‘n surìš:ch’la souna ‘na bànda o el prìm sulìstat’at sénti el cór an Paradìš.Sèt ad nümer per Niculéndévu ési i tòch per fè in bujì;lü ‘l’è iën ch’us tràta bén:«Col mé bagnët iv laperréi i dì!»Dìs ch’u na màngia ammà ‘n tuchët...um dà nénta l’ària d’in scarfì!S’us bìta tàca a cui grilët,u la finis pü ‘d smurfì. Anlùra dài, dùmsi da fè!Pòrta an tóula dói paurón!!Pó prepara in fòrt cafèper dè ‘na màn a la digestión!!!

***

Il cuoco NicolinoPer gli eruditi sono sette le stellepiù splendenti nel cielo della notte!Non riesci più ad abbassare le palpebredal tanto che hai spalancato i tuoi occhi.Sono sette invece per i musicistile note che ti fanno nascere un sorriso:che suoni una banda o il primo solista,ti senti il cuore in Paradiso.Sette di numero per Nicolino,devono essere i pezzi per fare un bollito;lui è uno che si tratta bene:«Col mio bagnetto vi leccherete le dita!»Dice che ne mangia solo un pezzetto...non mi dà l’idea di essere denutrito!Se si mette vicino a quel grillettonon la finisce più di abboffarsi.Allora dai, diamoci da fare!Porta in tavola due peperoni!!Poi prepara un caffè forteper dare una mano alla digestione!!!

L’ANGOLO DEL DIALETTOdi Luciano Olivieri

le, le guide non avevano una granfama. Si raccontava che una voltaingaggiate e pattuito il dovuto, allafine del giro il prezzo lievitasse perla destrezza con cui questi indivi-dui raggiravano il turista di turno.Mi avvalsi, quindi, del consiglioprofessionale del taxista, il qualemi indicò, tra un capannello di ra-gazzotti, un tipo, dall’aria assaipoco raccomandabile: un rastazanzibarino, accessoriato alla BobMarley dalla testa ai piedi, chetutto faceva presagire tranne diessere in una botte di ferro.

Si avvicinò flemmatico e conuno stuzzicadenti in bocca che di-menava di continuo, mi propinò,in primis, una visita, non richie-sta, al suo cavo orale. In compen-so l’italiano lo conosceva benissi-mo. Precedendomi, con passolento e svogliato, mi introdussenel labirinto di vicoli della cittàvecchia.

Le case, le botteghe, le moschee,assiepate le une alle altre, si con-tendevano lo spazio affacciandosisugli stretti vicoli, in cui solo mo-torini e biciclette riuscivano a cir-colare. Edifici dal fascino rarissi-

SINO AL 30 APRILE

Garibaldi a Palazzo Lascaris

La Brondi GenerationHo sempre considerato Vasco Brondiuno di quelli bravi: ma bravi davvero.Il solo, tra i cosiddetti ‘nuovi cantau-tori’ italiani ad aver compreso appie-no i tempi in cui viviamo, il solo a po-ter essere etichettato come vero can-tore degli Anni Zero prima e degli An-ni Dieci adesso. Il recentissimo Costellazioni è il ter-zo lavoro a firma ‘Le luci della cen-trale elettrica’ e arriva a quattro annidi distanza da Per ora noi la chiame-remo felicità: un periodo di tempolunghissimo, da un punto di vista di-

scografico, durante il quale Brondi haviaggiato per il mondo, riportando acasa una maggiore consapevolezza(quasi avesse trovato davvero la suafelicità o forse ‘un centro di gravitàalmeno temporanea’, per citare lasplendida La Terra, l’Emilia, la Lunache apre il disco) e la voglia di esplo-rare nuovi territori musicali. I quindici pezzi di Costellazioni sonoinfatti caratterizzati da una maggiorecura dell’aspetto musicale, che si ri-flette nell’utilizzo di moltissimi stru-menti che interagiscono tra loro e in

una parte ritmica molto curata, tal-volta affidata ad una drum machine:sono davvero molto distanti i tempidel primo demo registrato con l’ausi-lio di una sola chitarra acustica di-storta. Il tutto senza che i testi, dasempre il punto forte di Brondi, ne ri-

sentano: certo, i più critici hanno con-testato l’utilizzo di troppe citazioni(da quella ‘battatiana’, sopracitata,all’eco dei CCCP di Tu menti, che siriverbera in Ti vendi bene, a quel ‘Ma-donna che silenzio c’è stasera’ cheapre la già menzionata La Terra,l’Emilia, la Luna), ma, suvvia, di trattadi sentiti e veri omaggi a mostri sacridella musica (e della cultura) italia-na. Personalmente, posso dire di es-sere felice per essermi anche com-mosso nell’ascoltare alcuni brani;come Sonic Youth, ballata al piano-forte dove si dice che ‘C’era un rumo-re in lontananza ma eri tu che ascol-tavi i Sonic Youth’, in cui ho rivisto il

me stesso ragazzino che veniva ac-cusato di ascoltare ‘quella musicache non è musica, ma rumore’, comeebbe a dire Enrico Brizzi. La chiave di volta per interpretarel’intero lavoro, però, penso si trovi neI destini generali, pezzo che si aprecon l’immagine di una ‘Luminosa na-tura morta con ragazza al computer,poverissima patria arriva, arriva alladeriva economica’ per descrivere lagenerazione di Vasco Brondi, che, or-mai cresciuta, deve rassegnarsi a fa-re i conti con un futuro incerto, dopoavere trascorso la giovinezza a fare‘discorsi seri sui fori dei piercing checi richiudono’.

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‘Giuseppe Garibaldi e il suomito nella pittura’ è il titolo del-l’esposizione inaugurata mer-coledì 19 marzo 2014 e che sa-rà visitabile nella Galleria Bel-vedere di Palazzo Lascaris aTorino. La mostra, curata daLorenzo Zichichi e MassimoFino, in precedenza debuttanticon successo nelle sale delMuseo di Castel Sant’Angelo aRoma, rivela l’autentica passio-ne che animò lo spirito patriot-tico del condottiero italiano.Gran parte delle opere sonoappartenenti alla CollezioneTronca, una delle più importan-ti per quanto riguarda il mondogaribaldino. Il visitatore, aiuta-to anche da un’audioguida, puògodere della possibilità di se-guire l’alternarsi delle opereesposte con la biografia deglieventi. Nel percorso che carat-terizza la mostra, particolareimportanza è stata attribuita aepisodi importantissimi dellavita dell’Eroe dei due mondi co-me la Repubblica Romana del1848-1849, le battaglie in SudAmerica, la disperata ricerca disconfiggere i francesi per an-nettere Roma, la difesa delleidee rivoluzionarie della Fran-cia nel 1870. Tra i ‘pezzi’ più in-teressanti un dipinto di France-sca Leone, figlia del celeberri-mo regista Sergio, poi lo studiode Il muro del mare di PieroGuccione, il cui monumentaledipinto si trova esposto a Pa-lazzo Abatellis di Palermo,quindi l’unico esemplare intela-to della Battaglia del Pontedell’Ammiraglio di Renato Gut-tuso, scontro che aprì le portedi Palermo ai garibaldini.

Page 15: Alessandria-Cuneo

HURRÀ GRIGI 1521 mar. 2014

47 RoninNella smorfia napoletana il 47 è il morto che piange;e qui i 47 ronin non è che se la passano molto me-

glio... Ma chi sta ancora peggio è la pellicola, chedopo un avvio, se non altro aiutato da un discre-

to ritmo, passato l’attacco del bestione con seiocchi, scivola in un limbo di noia mista a su-

perficialità, con spruzzate di nippotradizionidell’epoca e costumi sempre piacevoli al-

la vista, ma non in grado di ravvivare unfilm che si dimentica con estrema rapi-dità e che non lascia il segno neanchedurante gli scontri (con il forgiatore di

spade). Reeves incide come una lama dipongo nel granito. Da evitare.

Una donna per amicaUn De Luigi piuttosto simpatico e più controllato del solito (me-no macchietta) è l’unico motivo d’interesse di questa pellicola

che, dopo una prima parte caratterizzata dasimpatici momenti, finisce per naufragare

nella seconda, dove chissà perchè si cercadi dare un certo contenuto con risvolto

buonista e accomodante ad un’opera-zione filmica che poteva risultare riusci-ta solo se il protagonista avesse avutosempre a disposizione situazioni, chegli permettessero semplicemente di farsorridere lo spettatore. Mediocre, maalmeno abbastanza vedibile. P.S. La

Casta è assai poco sopportabile.

SnowpiercerMediocre, qua e là noioso e superficiale fantapocalittico chenulla aggiunge alla categoria, se non la buona idea del treno

modello arca, che attraversa un mondo sur-gelato. Purtroppo però la pellicola deludenella sostanza, limitandosi a presentarcile solite classi sociali, con carrozze popo-

late da personaggi più da eccesso parodi-stico. Tra tutti, l’unica a restare impressa èla portavoce del boss, che nonostante sia

più caricatura che donna, dà una certa sod-disfazione. Può anche avere un suo per-

chè nelle tappe, ma c’è modo e mo-do di interpretare il genere; e que-

sto non è certo uno dei migliori.

La mossa del pinguinoMaldestro ibrido (commedia con velleità sociali; vedi il padredel protagonista in piena demenza senile, o la situazione immo-biliare dell’amico), che già dalle prime battute mostra tutti i li-miti di una sceneggiatura annacquata, con battute modello ba-se, che difficilmente riescono anche solo a strappare un sorri-so. E persino quando entra in gioco il singolare sport Olimpico,

la situazione non migliora, neanchequando i quattro si allenano a

modo loro. In definitiva, sitratta di un filmaccio evitabile,basato su uno spunto che nonera da buttare, se lo si fosse

sfruttato nel giusto modo.

mo, frutto delle colonizzazionipassate: arabe, persiane, indianeed europee, contribuivano a crea-re un’architettura eclettica unicaal mondo. L’arte del disegno e diintarsio su legno, che abbelliva ibalconi, le verande e i sontuosiportoni, riecheggiava delle in-fluenze passate e proseguiva conimmutata sapienza nelle mani de-gli artigiani, che in abbondanza, siriversavano nel centro storico. Mifermai ad osservare l’abilità di al-cune creazioni nella bottega di unvicolo. L’artigiano stava comple-tando una piccola porta. Un mo-dello in miniatura di quelle incon-trate in giro per il centro storico.Dopo una lunga contrattazione, laacquistai. Lo ritenevo un souve-nir, unico nel suo genere e nonvolevo privarmene.

Continuai il mio giro scortatasempre dal rasta che fino a quelmomento si era rivelato miglioredi quanto pensassi. Visitammo isuk e le loro infinite mercanzie.Monili e inutili cianfrusaglie tra-boccavano dalle ingombranti ce-ste poste alla rinfusa sul pavimen-to. Il profumo di vaniglia e di altre

spezie si mescolava agli odori deivicoli invasi di sporcizia e putrididi pattume maleodorante, for-mando una cappa nauseabondairrespirabile, senza parlare dei vi-coli immediatamente vicini almercato del pesce. Nessuno tra ipaesi musulmani visitati fino adallora, mi aveva trasmesso un talesenso di declino. La cultura nonaveva raggiunto questo popolo,l’importanza della conservazionedei luoghi storici non li avevanemmeno sfiorati. Palazzi illustriche avrebbero potuto diventareluoghi di visita erano occupati dafamiglie numerosissime che in-sozzavano per le loro abitudini eper lo scarso decoro, gli interni. Latomba di Tibutin, l’acerrimo ne-mico degli schiavi, era sepolta sot-to quintali di immondizia. Pocoimportava se da sola attirava, qua-le monumento alla crudeltà uma-na, centinaia di turisti! Accennaile mie considerazioni alla guida.Gliene parlai perché le ritenevo difondamentale importanza per luiche viveva grazie al patrimonioartistico della città, ma non pare-va interessato. Chi ero io per dareconsigli? Mi fece intendere il suosguardo! In Italia le cose non stan-no tanto diversamente, pensai, inun mio personale esame di co-scienza!

Il mio pomeriggio a Stone Townsi concluse senza sorprese. La gui-da rasta si rivelò onesta e non eb-be maggiori pretese. Sapevo peròancor prima di lasciare la città chenon sarei mai più tornata a StoneTown. Non avrei rimpianto alcun-chè, nessuna nostalgia in futurami avrebbe incitato a ritornare.Troppa sporcizia, troppa trascura-tezza: la sua rovina era la gente, omeglio l’insensibilità di un popoloche si perdeva nella notte dei tem-pi e lì si era fermata per sempre.Ne ebbi conferma dalla totale in-differenza della guida e dalla su-perficialità a cui dedicava la visita.Quando mi augurò buon viaggiolo fece con sufficienza e non atte-se nemmeno che il taxi arrivasse.Gli premeva riunirsi al gruppo diamici e nulla più.

1521 mar. 2014 HURRÀ GRIGI

TV, MORTE E ALTRESCHIOCCHEZZE di Giorgio Baracco

I PALLINI di Puppigallo

La modernità degli antichi mate-riali torna di moda. È rinato il bam-bù coltivato a ridosso del Tanaro,assemblato per trasformarsi in te-laio di biciclette con l’aggiunta diparti meccaniche in un seppur mo-desto tuttavia attrezzato laborato-rio da un esponente di una nota fa-miglia di ciclisti: il tutto assembla-to con l’impiego della fibra in car-bonio. Le prime biciclette eranoquasi interamente in legno, un ma-teriale ritornato nuovamente dimoda oggi, dopo oltre un secolodalla presentazione del primo ve-

locifero, come appellato a queltempo. Questo materiale è tornatodi moda unito al titanio, al carbo-nio, ad altre il leghe superleggere,assemblate proprio nella nostracittà, da un esperto aereo modelli-sta. L’essenza impiegata è il bam-bù, una graminacea originaria daitropici con la fortuna di crescerecon ottimo successo alla nostre la-titudini, un materiale robusto, raf-forzato da nodi, protetto in fase dicrescita, da foglie lanceolate, usa-to in architettura come ornamento,apprezzato, impiegato costante-

mente dall’architetto Gae Aulentinei suoi progetti. La resistenza, laleggerezza di questa canna sonoapprezzate da un alessandrino ilquale coltiva la pianta sulle spondedel fiume Tanaro, pronta per esse-re magistralmente tagliata a cre-scita avvenuta. E il momento dipreparare i tronchi per diventaretelai impiegati per le biciclette.realizzate interamente con le suemani. La preparazione non è sem-plice, occorre stabilire i diametri, lemisure, gli spessori calcolati sullascorta delle esigenze della perso-

na da cui sarà impiegata, elementiacquisiti in tanti anni di prove, con-troprove, esperienze, tali da essereadattate i vari tagli dalle caratteri-stiche fisiche idonee per essereutilizzate alla fabbricazione degliassetti portanti, raccordati con fi-bra di carbonio. Ora la il telaio dellabicicletta è al completo; è giunto ilmomento di aggiunge altri elemen-ti in materiali metallici, più o menopregevoli, da approntare stupendebiciclette personalizzatissime, perpossedere un pezzo unico, inegua-gliabile. [Franco Montaldo]

Un granderomanzo in tv

- Cos’è un pessimista?- Uno che non se la cava molto bene ai party.- Tranquillo, tu te la cavi male dovunque.Questo tipo di dialogo non rende del tutto giusti-zia alla complessità e alla ricchezza della relazio-ne tra Rust e Martin, i due protagonisti di True De-tective, ma ci lascia intravedere una dialetticaelegantemente spigolosa e gustosa. E che i dialo-ghi siano il punto forte della nuova serie fenome-no di HBO, che per inciso era un po’ di anni chenon volava così alto, non ci piove: all’immodestogiudizio di chi scrive, True Detective è la serie piùromanzesca, nel senso di più simile ad un roman-zo, che mi sia capitato di vedere. Merito dello sce-neggiatore, Nic Pizzolato, uno che non è solo sce-neggiatore, ma scrittore con la S maiuscola, mamerito anche del network che ha scommesso suuna formula narrativa strutturalmente diversadalla media inglese dei competitor, che fa appun-to della densità della scrittura l’asset del telefilm.Basta guardarne qualche stralcio per rendersiconto che lo stile, gli argomenti, dalla religioneall’antropologia linguistica, siano più vicini ai mo-duli della narrativa indie che ad un prodotto seria-le televisivo standardizzato come quelli che esco-no dalle factory creative a stelle e strisce. E in ef-fetti sebbene True Detective sia formalmente unpoliziesco, la realtà è che è molto, molto altro:sotto le mentite spoglie della caccia ad un serialkiller, colpevole di uno spaventoso omicidio ritua-le ai danni di una prostituta, il telefilm accende iriflettori sulle vite apparentemente lontanissimedi Rust e Martin, due poliziotti che la vita ha lette-ralmente svuotato, lasciandoli soli sulla sogliadei famigerati ‘anta’ ad affrontare le loro paure, iloro dubbi e i loro demoni. Una situazione di fron-te la quale non bastano droghe, alcol, sigarette eamanti per rimettersi in carreggiata (con l’incom-benza ulteriore di dover lavorare assieme e sop-portarsi) Ma questo non è tutto: l’ulteriore parti-colarità di True Detective è che il racconto stessodell’indagine è in realtà un meta-racconto, cioèmediato dalla ‘testimonianza’ degli stessi prota-gonisti che rimembrano a distanza di diciassetteanni i fatti relativi a quella indagine. Una sceltastilistica sicuramente interessante che aggiungeun ulteriore pizzico di originalità al prodotto diHBO. Il risultato è la miglior serie drammatica aiprossimi Emmy e Golden Globe (segnatevi il pro-nostico), un prodotto costruito su una recitazioneeccellente (sì quel Matthew McConaughey èquello che ha vinto l’Oscar come miglior attoreprotagonista in Dallas Buyers Club, mentre Woo-dy Harrelson ha recitato in pellicole del calibro diAssassini Nati, La sottile linea rossa, Non è unpaese per vecchi), su un plot complesso e bencostruito e su una fotografia di taglio decisamen-te cinematografico. Tutto bene dunque? Assolutamente sì, l’unicodubbio riguarda il futuro: True Detective è infattiuna serie antologica, sulla falsariga di AmericanHorror Story tanto per intenderci, che torneràl’anno successivo con una nuova storia e connuovi protagonisti. E sopravvivere alle aspettativedi questo primo ciclo non sarà facile... Ed ora scu-sate ma devo vedere l’ultima puntata!

Organo dell’Associazione CulturaleOrso Grigio

Corso Roma 85 - 15121 AlessandriaTel./Fax 0131 267842

Registrazione al Tribunale di AL n. 627 del 28 sett. 2009

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Stampa: CSQ Centro Stampa QuotidianiVia dell’Industria, 52 - 25030 Erbusco (BS)

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