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Alcol e salute L’ambiguità del bere moderato A cura di G. Aimone, E. Jona, A. Maina, R. Mancinelli, A. Vanni

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Alcol e saluteL’ambiguità del bere moderato

A cura di G. Aimone, E. Jona, A. Maina, R. Mancinelli, A. Vanni

Alcol e saluteL’ambiguità del bere moderatoaggiornamento 2011

a cura di:

Dott. Giovanni AimoneDirigente I livello Medicina Interna Ospedale di Saluzzo, Specialista in Igiene e Medicina Preventivae-mail: [email protected]

Prof. Eugenio JonaPrimario Emerito Medicina Interna Ospedale di Bra, Specialista in Medicina Interna e Cardiologia. e-mail: [email protected]

Dott. Aldo MainaServizio di Medicina Interna Ospedale Sant’Anna. C. Spezia 60 10126 Torino. e-mail: [email protected]

Dott. Rosanna MancinelliCentro Nazionale Sostanze Chimiche Istituto Superiore di Sanità,Viale Regina Elena 299, 00161Romae- mail: [email protected]

Dott. Armando Vannigià Primario Medicina Interna Ospedale di Bra, Specialista in Gastroenterologia e Oncologia Clinicae-mail: [email protected]

Ringraziamenti Al CSV Società Solidale per la collaborazione alla pubblicazione, al Pres. dell'Ordine dei Medici di Cuneo per l’interessamento e il patrocinio, all'ACAT diBra, ai Colleghi che ci leggeranno,e alle famiglie dei Club.

© ACAT Bra - 2011

Finito di stampare nel mese di Novembre 2011dalla Comunecazione snc- Strada San Michele 83 - 12042 Bra (CN)

NON COMMERCIABILE

Alcol e saluteL'ambiguità del bere moderato

aggiornamento 2011

G. Aimone, E. Jona, A. Maina, R. Mancinelli, A. Vanni

a cura di

All’ACAT di Bra per l’iniziativa, alla Fondazione Piaggio per l’aiuto economico, a tutti i medici che leggeranno queste note, alle famiglie dei Club degli Alcolisti in Trattamento.

ARCAT LiguriaAssociazione Regionale dei Club degli Alcolisti in TrattamentoVico di Mezzagalera 4r - 16123 GENOVA GE • Tel. e Fax 010 251.21.25 email: [email protected] • sito internet: www.arcatliguria.it C.F. 95024660102 • Reg. Reg. Volontariato SN-GE-ASS-061/95Conto Corrente Postale 86696374

© 2011, ACAT Bra - 2013, ARCAT Liguria

Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato5

Presentazione

Presidente ACAT Bra

L’Associazione dei Club degli Alcolisti in Trattamento di Bra operadal 1984 per aiutare le famiglie a combattere i danni fisici, psichici e so-ciali indotti dal consumo di alcol. Moltissime famiglie infatti soffrono ohanno sofferto sulla loro pelle gli effetti di questa sostanza: le malattiedel corpo, le morti, le alterazioni psichiche, le turbe famigliari e sociali.Tutta la società ne soffre: un terzo delle violenze sui minori è provocatadall’alcol; ogni anno l’alcol è responsabile in Italia di 30 - 40.000 morti.

Purtroppo gran parte dei mezzi di comunicazione sembra igno-rare tutto ciò: alcuni ne vantano con toni invitanti e suadenti pregi gastro-nomici e virtù di socializzazione, altri - comprese anche alcune pubblica-zioni scientifiche - ne espongono con grande sicurezza presunti vantaggisulla salute. E le famiglie che hanno conosciuto i danni alcolcorrelati por-tano al Club sconcerto, stupore, irritazione, e interrogano.

Negli anni 2008, 2009, 2010 nel Gruppo Formazione dell’Associa-zione Regionale dei Club degli Alcolisti in Trattamento (ARCAT) e nelleACAT in Provincia si discusse su come contrastare questo atteggiamentodi favore verso l’alcol, entrato senza ostacoli nella cultura dominante.

La grande maggioranza degli interventi in favore del bere e la diffusaaccettazione delle bevande alcoliche sono fondati in maniera più o menocosciente sul concetto di “moderazione”: il “bere moderato” consentedi cancellare ogni perplessità o cautela sulle nocività dell’alcol e di farlocosì entrare nella nostra cultura.

Anche sulla base di tali considerazioni gli autori (3 dei quali servitori-in-segnanti di club nella nostra Provincia) hanno lavorato alla stesura diquesto libretto, che costituirà certamente un valido aiuto per fare chia-rezza in modo oggettivo. A loro, anche a nome delle famiglie dei nostriclub, esprimo un vivissimo grazie.

Luigi Vaudano

Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato4

Indice

Introduzione G. Aimone 7

L’epidemiologia dei problemi alcool correlati: osservazioni generali su una questione complessa G. Aimone. 13

Bere moderato:Alcool e cuore E. Jona 19Alcool e tumori E. Jona 27

Alcool e fegato A. Vanni 33

Alcool e gravidanza A. Maina e R. Mancinelli 37

Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato5

Presentazione

Presidente ACAT Bra

L’Associazione dei Club degli Alcolisti in Trattamento di Bra operadal 1984 per aiutare le famiglie a combattere i danni fisici, psichici e so-ciali indotti dal consumo di alcol. Moltissime famiglie infatti soffrono ohanno sofferto sulla loro pelle gli effetti di questa sostanza: le malattiedel corpo, le morti, le alterazioni psichiche, le turbe famigliari e sociali.Tutta la società ne soffre: un terzo delle violenze sui minori è provocatadall’alcol; ogni anno l’alcol è responsabile in Italia di 30 - 40.000 morti.

Purtroppo gran parte dei mezzi di comunicazione sembra igno-rare tutto ciò: alcuni ne vantano con toni invitanti e suadenti pregi gastro-nomici e virtù di socializzazione, altri - comprese anche alcune pubblica-zioni scientifiche - ne espongono con grande sicurezza presunti vantaggisulla salute. E le famiglie che hanno conosciuto i danni alcolcorrelati por-tano al Club sconcerto, stupore, irritazione, e interrogano.

Negli anni 2008, 2009, 2010 nel Gruppo Formazione dell’Associa-zione Regionale dei Club degli Alcolisti in Trattamento (ARCAT) e nelleACAT in Provincia si discusse su come contrastare questo atteggiamentodi favore verso l’alcol, entrato senza ostacoli nella cultura dominante.

La grande maggioranza degli interventi in favore del bere e la diffusaaccettazione delle bevande alcoliche sono fondati in maniera più o menocosciente sul concetto di “moderazione”: il “bere moderato” consentedi cancellare ogni perplessità o cautela sulle nocività dell’alcol e di farlocosì entrare nella nostra cultura.

Anche sulla base di tali considerazioni gli autori (3 dei quali servitori-in-segnanti di club nella nostra Provincia) hanno lavorato alla stesura diquesto libretto, che costituirà certamente un valido aiuto per fare chia-rezza in modo oggettivo. A loro, anche a nome delle famiglie dei nostriclub, esprimo un vivissimo grazie.

Luigi Vaudano

Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato6

PresentazionePresidente dell’Ordine dei Medici di Cuneo

I nostri medici sono generalmente degli eccellenti professionisti, preparati edaggiornati scientificamente in modo approfondito circa il loro specifico ramo diattività. Posti però davanti alla semplice domanda: “dottore, bere un bicchieredi vino ai pasti fa bene o male alle coronarie?” spesso non sanno rispondere senon per sentito dire. La conoscenza sugli effetti dell’assunzione, anche mode-rata, di bevande alcooliche, non viene quasi mai affrontata sia nel periodo uni-versitario della formazione del medico sia nel successivo aggiornamento. Sitrascurano così, in ogni campo sanitario, tutte le successive implicazioni ad ini-ziare da una accurata anamnesi specifica che viene perlopiù affrontata con unacerta superficialità.

Sono dunque da ringraziare i colleghi sensibili a questo argomento, chehanno inteso regalarci un agile e stimolante manuale che dovrebbe accompa-gnare ogni medico nella sua quotidiana attività o che almeno richiami ad unamaggiore sensibilità al riguardo. Non è un trattato sull’alcoolismo ma un agilestrumento di conoscenza pratica su comportamenti che appaiono socialmentepoco rilevanti ma che in realtà stanno divenendo anche un problema di salutepubblica.

L’Ordine provinciale dei Medici, sempre attento alla tutela della salute dei cit-tadini, auspica che ogni suo iscritto faccia tesoro delle indicazioni contenutenel manuale così che tutti insieme si ponga la dovuta attenzione a comporta-menti decisamente sottovalutati.

Salvio Sigismondi

Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato6

PresentazionePresidente dell’Ordine dei Medici di Cuneo

I nostri medici sono generalmente degli eccellenti professionisti, preparati edaggiornati scientificamente in modo approfondito circa il loro specifico ramo diattività. Posti però davanti alla semplice domanda: “dottore, bere un bicchieredi vino ai pasti fa bene o male alle coronarie?” spesso non sanno rispondere senon per sentito dire. La conoscenza sugli effetti dell’assunzione, anche mode-rata, di bevande alcooliche, non viene quasi mai affrontata sia nel periodo uni-versitario della formazione del medico sia nel successivo aggiornamento. Sitrascurano così, in ogni campo sanitario, tutte le successive implicazioni ad ini-ziare da una accurata anamnesi specifica che viene perlopiù affrontata con unacerta superficialità.

Sono dunque da ringraziare i colleghi sensibili a questo argomento, chehanno inteso regalarci un agile e stimolante manuale che dovrebbe accompa-gnare ogni medico nella sua quotidiana attività o che almeno richiami ad unamaggiore sensibilità al riguardo. Non è un trattato sull’alcoolismo ma un agilestrumento di conoscenza pratica su comportamenti che appaiono socialmentepoco rilevanti ma che in realtà stanno divenendo anche un problema di salutepubblica.

L’Ordine provinciale dei Medici, sempre attento alla tutela della salute dei cit-tadini, auspica che ogni suo iscritto faccia tesoro delle indicazioni contenutenel manuale così che tutti insieme si ponga la dovuta attenzione a comporta-menti decisamente sottovalutati.

Salvio Sigismondi

Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato7

IntroduzioneNon importa che questa opinione sia vera, l’importante è che venga ritenuta tale.C. S. Peirce, Le leggi dell’ipotesi (Bompiani 2003)

Non men che saver, dubbiar m’aggrata. (Dante, Inferno XI, 93)

Il consumo di bevande alcoliche appartiene da sempre agli usi e costumidella società occidentale, tuttavia negli ultimi decenni sono apparsi alcuni fe-nomeni relativamente nuovi rispetto al passato. In primo luogo se ne è, almenoapparentemente, parlato assai di più, pur tenendo conto anche della crescentediffusione dei mezzi di comunicazione di massa; inoltre, alla maggiore atten-zione da parte della società sono conseguite alcune azioni politico-legislativeche hanno certamente costituito una svolta rispetto al passato. Fino a qualchetempo fa la normativa riguardante l’ uso di alcolici era limitata ad alcuni articolidel codice penale, concernenti per lo più l’ubriachezza pubblica e la venditadelle bevande alcoliche, e ad alcune norme del codice della strada; recente-mente invece, specie nell’ultimo decennio, nuove leggi e specifiche normesono intervenute sia a regolare alcuni aspetti del consumo in determinate cir-costanze, quali ad esempio guida e lavoro, sia a ridefinire l’ uso di bevande al-coliche come argomento degno di approfondimento e di studio (L. 125/2001 erelativo decreto attuativo del 16.3.2006, L. 214/2003, L. 160/2007, D. Lgs.81/2008, D.L. 92/2008, L. 125/2008, ecc.). L’attenzione dei media, dell’opi-nione pubblica e più in generale della società e della politica si è diretta princi-palmente verso due temi, distinti ma in parte correlati: da un lato il consumoadolescenziale e giovanile e dall’ altro le conseguenze del bere sulla guida diveicoli e in generale su attività rischiose. Entrambi questi aspetti riguardanoprincipalmente gli effetti acuti dell’ alcol, mentre un pari interesse non si è fi-nora manifestato per quanto concerne l’uso cronico di alcolici, specie se “mo-derato”; in Italia l’andamento dei consumi, e quindi prevedibilmente l’ anda-mento delle conseguenze dell’uso di alcolici, appare stabile da almeno due de-cenni (13), si colloca intorno agli 8.5 l di alcol anidro/anno/abitante, e non sem-bra variato per effetto delle nuove normative o dell’ accresciuto interesse. Nellostesso tempo è stata prodotta un’ampia letteratura scientifica riguardante gli

Presidente ARCAT Liguria

Sono circa 50 i Club degli Alcolisti in Trattamento sul territorio ligure, com-presi 2 gruppi per alcolisti in carcere, con circa 500 famiglie che frequentano assiduamente gli incontri settimanali.

Nei suoi 27 anni di storia i Club calcolano di avere accolto non meno di 5.000 famiglie con problemi alcolcorrelati le quali, in grande maggioranza (si stima circa il 90%) hanno ritrovato la sobrietà ed il pieno reinserimento sociale.

I Club si riconoscono nell’Associazione Regionale dei Club degli Alcolisti in Trattamento (ARCAT Liguria). Scopo ultimo dell’associazione è il cambiamen-to della cultura sanitaria e sociale della comunità rispetto agli stili di vita.

Essa infatti ha realizzato numerosi progetti di sensibilizzazione delle comu-nità locali, in collaborazione con diverse istituzioni ed agenzie sul territorio, confermando la sua vocazione a lavorare in modo ben visibile nella rete ter-ritoriale. Fra i più recenti:• Sensibilizzazione alle Scuole Guida, in collaborazione con la Prefettura;• Campagna “L’alcol non è un buon compagno di viaggio” finanziata dalla

Fondazione Carige;• Progetto “Ripara e Impara” per la conversione in lavori di pubblica utilità

dei condannati per guida in stato di ebbrezza, in collaborazione con il Tri-bunale di Genova;

• Sportello di ascolto per famiglie in difficoltà presso il reparto di Alcologia del San Martino (pad. 10);

• Collaborazione con tutti i nove Municipi per vari progetti a favore delle comunità locali, ad esempio il corso di sensibilizzazione ai problemi alcol-correlati tenuto al Centro Civico Buranello dal 5 al 10 marzo 2013 in collabo-razione con il Comune di Genova, col Municipio 2 e con l’Associazione San Marcellino che si occupa di immigrazione e senza dimora;

• Stretta collaborazione con alcuni SerT per una varietà di progetti.

Annabella Muckermann

Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato8

effetti delle bevande alcoliche sulla salute umana, di variabile qualità e che hadato origine ad ulteriori discussioni, non risolte da numerose reviews e meta-nalisi (1,8), in particolare per quanto concerne gli effetti sul rischio cardiovasco-lare. I contenuti di tale letteratura -per quanto in parte controversi- hanno co-munque chiarito diverse caratteristiche degli alcolici con significative implica-zioni per la salute umana. Tra l’altro è stato evidenziato come alcune delle ricer-che siano poi risultate a posteriori viziate da conflitti di interesse degli autori(11).

Questo insieme di conoscenze non è stato fatto proprio dalla comunità me-dica né dai responsabili delle politiche sanitarie, né tanto meno è stato divul-gato e portato alla conoscenza del pubblico se non per alcuni aspetti più appa-riscenti utilizzati attraverso grossolane semplificazioni per sostenere interessiproduttivi e commerciali; non è tuttavia stato messo in discussione, come sot-tolineato in un recente libro (2), il paradigma ideologico corrente e consolidatoche accompagna da sempre l’ uso di alcolici in occidente.

Si ritiene opportuno sottolineare alcuni punti critici:1. La percezione comune è unanime nel considerare la presenza di una so-

glia di consumo (occasionale o abituale) di alcolici, peraltro mai definita inmodo univoco, al di sotto della quale non esiste alcun rischio. Il rapporto tra ilconsumo alcolico e la maggior parte dei danni per la salute ha un andamento li-neare; questo ha rilevanza ad esempio per l’oncogenesi, ma non solo: la com-promissione neurosensoriale che viene correntemente denominata “stato diebbrezza” viene di solito considerata se l' alcolemia è al di sopra della soglia le-gale per la guida, mentre le ricerche (14) hanno documentato un aumento divarie volte per il rischio di incidenti stradali mortali a livelli alcolemici ben al disotto del limite vigente in Italia (in generale 0.5‰). Ovviamente per consumibassi, rischi bassi (ma non assenti). E’ dunque opinione corrente che il rischioalcolico sussista solo per consumi “eccessivi”, mentre il consumo “moderato”,“normale”, il “bere con intelligenza”, il “non eccedere” non possa comportareproblemi di sorta; da un punto di vista generale, la popolazione di “bevitorimoderati” o “normali” è numericamente assai consistente, e il carico sociale esanitario di un danno lieve, ma diffusissimo, non è meno grave di un dannoavanzato ma meno frequente; inoltre una parte significativa (9) dell’ ampiabase di bevitori moderati aumenterà negli anni il consumo, collocandosi chia-ramente nella fascia di popolazione bevitrice eccessiva e alimentando la quotadi problemi alcolcorrelati più gravi. Naturalmente non si è in grado di prevedere

chi e quando da bevitore moderato diventerà bevitore eccessivo o ”alcolista”,per cui l’invito alla cautela va rivolto a tutta la popolazione. Questo lavoro in-tende evidenziare l’insieme dei problemi legati al consumo di alcol in generale,richiamando tuttavia l’attenzione ai rischi derivanti da un diffuso modello diconsumo ritenuto comunemente del tutto innocuo.

2. Per quanto concerne il rapporto tra uso di alcolici e guida di veicoli ap-pare inoltre sconcertante come la soglia legale per la guida sia assai diversa daun paese all’altro, variando, in base ai dati disponibili, da 0 a 0.8 ‰ (vedi ta-bella che segue); sembra evidente che a determinare questi limiti non sianoconsiderazioni di ordine fisiologico o biochimico, ma un compromesso tra la di-fesa della salute pubblica e le pressioni del mondo produttivo, che vede i propriinteressi in pericolo qualora emerga con maggiore chiarezza come il bere sia uncomportamento a rischio e che in alcune circostanze debba essere sottopostoa limitazioni. Va aggiunto che in Italia le norme vigenti non consentono la guidacon alcun consumo di alcolici ai neopatentati e ai guidatori professionali (art.15 L. 125/2001 e succ.).

Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato9

Soglia legale per la guida in alcuni paesi(norme generali): Soglia legale in g/l:

Gran Bretagna, Irlanda, Malta, Messico, Nuova Zelanda, Singapore, Stati Uniti 0.8

Argentina, Australia, Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Italia, Olanda, Portogallo, Spagna, Svizzera, Turchia 0.5

Giappone, India, Russia, Uruguay 0.3

Israele, Norvegia, Polonia, Svezia, Ungheria 0.2

Brasile, Croazia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia 0

3. Da diversi anni sono state emanate norme che hanno portato ad unaprogressiva restrizione nell’uso di alcolici, oltre che alla guida, anche in diverseattività rischiose per il consumatore o per altri, come il lavoro con macchinari inmovimento, la manipolazione di esplosivi, di sostanze chimiche, le attività sa-nitarie, l’insegnamento; ogni provvedimento è stato seguito da discussioni e

polemiche, tanto che in alcuni casi si sono fatti dei passi indietro: nell’ autunno2007 è stata emanata una normativa (D.L. 3 agosto 2007 n. 117, poi convertitoin L. 2 ottobre 2007 n. 160) che imponeva alcune restrizioni e inaspriva le peneper i contravventori, vietando tra l’altro la vendita di alcolici nei locali notturnidopo le 2; le norme hanno provocato accese discussioni e proteste, e il terminecitato è stato abrogato da successive disposizioni alcuni mesi dopo. In realtànel periodo di validità del divieto si è osservata una significativa riduzione degliincidenti notturni e delle relative vittime, che è stata tuttavia attribuita generi-camente ad una intensificazione dei controlli. La mortalità per incidenti stradalinei quali il ruolo dell’alcol è più probabile (ore notturne e fine settimana) è co-munque da qualche anno in graduale riduzione. (Dati della Polizia di Stato eISS; rapporto ACI-CENSIS 2009).

4. Appare insufficientemente riconosciuto il rischio neurologico legato alconsumo in età giovanile: a causa della plasticità del SNC, in particolare dellobo frontale, dove il progressivo stabilirsi delle connessioni neuronali non sidefinisce che verso i 20-22 anni, la suscettibilità al danno in età giovanile è con-sistente (3) e sembra strettamente correlata con lo sviluppo di una successivadipendenza. Tra quanti iniziano a bere, il rischio di avere nel corso della vitaproblemi fisici o psichici significativi a causa dell’alcol è in generale di circa il10% (10), che aumenta fino a raddoppiare se l’inizio del consumo si situa al disotto dei 13-14 anni. In altre parole, un ragazzino che inizia a bere al sabatosera all’età di 13-14 anni ha una probabilità su 5 di andare incontro a un chiaroproblema alcolcorrelato nel corso della vita, sempre che non sia vittima di unevento traumatico precoce. Le strategie più o meno esplicite di incentivo alconsumo giovanile comportano un aumento della quota di consumatori di al-colici a tempo indeterminato, e la precocità di inizio appare correlata con i suc-cessivi livelli di consumo (12).

5. Vi sono delle importanti differenze di genere nel rapporto con l’alcol: al-cuni aspetti biochimici e fisiopatologici verranno discussi nei capitoli sul dannoepatico e sul danno alla sfera riproduttiva; in generale l’alcolismo femminile ècaratterizzato da una maggiore complessità degli aspetti psichici e comporta-mentali, da una minore propensione al trattamento, da un esito meno favore-vole. Si è osservato che l’evoluzione dal consumo eccessivo alla dipendenzaconclamata è più rapida e, mentre l’alcolismo maschile ha spesso le sue radicinella vita sociale e di gruppo, nella donna è assai frequente un malessere esi-

Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato10 Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato11

stenziale indipendente, un preesistente quadro depressivo, una condizione disolitudine o di abbandono, un passato di violenza o di abuso, ed il trattamentoe il recupero sono più difficili e gli insuccessi più frequenti (4,7).

6. Viene spesso citato a gran voce il termine “proibizionismo”, al fine di farconvergere un ampio dissenso sulle misure restrittive messe in atto negli ultimianni; va tuttavia osservato che, mentre non si può non concordare sul fatto cheil XVIII emendamento e il Volstead Act emessi dal governo americano nel 1919hanno avuto un effetto complessivamente fallimentare rispetto agli obbiettiviprevisti, qui non si tratta di intervenire a normare i comportamenti privati, madi rendere palese a tutti i livelli senza mistificazioni il rischio conseguente al-l’uso di alcol, mentre appare imprescindibile la difesa pubblica dalle conse-guenze su terzi di comportamenti pericolosi. Va infine rilevato, contrariamenteall’opinione corrente, che circa il 30-40% dei 6-700 omicidi che ogni anno si ve-rificano in Italia non è dovuto a crimini mafiosi, bensì occorre nell’ambito do-mestico e famigliare o di coppia, e di questi una gran parte avviene in un conte-sto di abuso alcolico.

7. Si tende a distinguere in modo più o meno cosciente l’insieme degliaspetti positivi, legati ai caratteri organolettici e al ruolo sociale delle bevandealcoliche, da quelli tossici dell’alcol contenuto; una frequente operazione men-tale confermata dalla risposta che ogni medico ha avuto domandando al pa-ziente: “Lei beve alcolici?” “No, dottore, soltanto vino!”. Ovviamente gli aspettiattraenti vengono enfatizzati a fini commerciali, ricevendo comunque una favo-revole accoglienza.

In considerazione di questi aspetti e altri che saranno più dettagliatamentediscussi più oltre, va sottolineata la responsabilità che investe tutte le figureche, dato il loro ruolo nella società, contribuiscono a formare ed orientare leopinioni dei cittadini; in primo luogo i medici, le cui conoscenze in campo alco-logico sono assai variabili così come le proprie convinzioni personali, ma anchegiornalisti, educatori, insegnanti, e, non ultimi, i genitori, che non sono sempreconsapevoli dei modelli comportamentali trasmessi ai figli e delegano in partela loro formazione ai media. Occorre ricordare che le TV commerciali esistonograzie agli introiti pubblicitari, di cui gli alcolici sono parte non secondaria.

Ci si augura che questo documento possa accrescere la consapevolezza diun problema giudicato anche dall’ OMS come uno dei più gravi tra quanti afflig-

Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato12

gono le società evolute (e non solo), ma per il quale non si può escludere lapossibilità di un efficace intervento preventivo e riabilitativo.

Verranno ora discussi in modo più approfondito alcuni dei più rilevanti e con-troversi rischi sanitari conseguenti al consumo moderato di alcol.

Bibliografia

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3. Gessa, GL.: Effetti delle droghe e dell'alcol sul cervello degli adolescenti. Med. delletossicodipendenze, 1995 n. 6-7, 22-25

4. Greenfield, S.: “Women and alcohol use disorders.” Harvard Review of Psychiatry,2002, 10(2): 76-85.

5. Hasin, DS., et al.: Prevalence, Correlates, Disability, and Comorbidity of DSM-IV Alco-hol Abuse and Dependence in the United States. Results From the National EpidemiologicSurvey on Alcohol and Related Conditions. Arch Gen Psychiatry. 2007;64(7):830-842.

6. Lauer, M.S, Sorlie, P.: Alcohol, cardiovascular disease, and cancer: treat with caution.JNCI, 101 (5), 282-283, 2009

7. Payne, RA, et al.: Alcohol dependence in women: Comorbidities can complicate treat-ment The Journal of Family practice Vol. 8, No. 6 / June 2009

8. Ronksley, P.E., Ghali, W.A., et al.: Association of alcohol consumption with selected cardiovascular disease outcomes: a systematic review and meta-analysis. BMJ. 2011; 342: d671

9. Scafato E., Cicogna F.: I consumi alcolici in Italia e in Europa e l’intervento previsto dalpiano sanitario nazionale 1998-2000 nel quadro dell’Obiettivo n.17 del progetto O.M.S. "He-alth for All". Bollettino per le farmacodipendenze e l'alcolismo. 1998 XXI, supplemento al n° 1

10. Schuckit MA: Alcohol-use disorders. The Lancet, 2009, Volume 373, Issue 9662, Pa-ges 492 - 501,

11. Sellmann D. et al.: Alcohol cardio-protection has been talked up. NZMJ 25 September2009, Vol 122 No 1303.

12. Snyder, LB et al.: Effects of Alcohol Advertising Exposure on Drinking Among Youth.Arch Pediatr Adolesc Med. 2006;160:18-24

13. WHO Europe: European status report on alcohol and health 2010

14. Zador PL. et al.: Alcohol-related relative risk of driver fatalities and driver involvementin fatal crashes in relation to driver age and gender: an update using 1996 data. Journal ofStudies on Alcohol 61:387–395, 2000.

L’ epidemiologia dei problemi alcolcorrelati: osservazioni generali su una questione complessaG. Aimone

La ricerca scientifica nel campo dei problemi alcolcorrelati (PAC) haadottato lo strumento epidemiologico, non diversamente da altre branchedella scienza, al fine di descrivere dei fenomeni, stabilire delle correlazionitra essi e porre le basi per un intervento razionale di modifica dei fattori cri-tici di patologia e di mortalità.

Lo studio epidemiologico dei PAC presenta tuttavia alcune caratteristi-che peculiari legate allo specifico fattore di rischio e ai suoi effetti, chevanno brevemente discusse per evitare conclusioni sommarie o giudizi su-perficiali e per cogliere appieno la complessità di un fenomeno in cui la li-nea di demarcazione tra normalità e patologia non è né univoca né condi-visa e sul quale convergono interessi di vario tipo che possono contribuirea condizionare i risultati o quanto meno ad utilizzarli in modo parziale o fi-nalizzato.

I dati più comunemente presi in esame sono quelli che riguardano laproduzione e il consumo di alcolici da un lato e le patologie alcolcorrelate(di ogni tipo) dall’altro (10); assai meno esplorato con strumenti epidemio-logici è il versante degli interventi terapeutici o preventivi, della loro effica-cia, dei costi, dell’individuazione di specifiche sottopopolazioni per le qualisia possibile ipotizzare a priori una maggior probabilità di successo di unao più modalità di intervento rispetto ad altre.

Per quanto riguarda i dati di produzione le fonti informative sono rap-presentate in Italia dall’ISTAT e dal Ministero dell’Agricoltura, tuttaviasfugge una quota di autoproduzione di entità non nota, ma ritenuta consi-stente in certe aree del paese (1). Il consumo è misurato in modo ancorapiù approssimativo da indagini periodiche dell’ISTAT (di solito a campione),da indagini di mercato, o da specifiche ricerche in ambito locale; le indaginicampionarie sono condotte su gruppi che di solito rappresentano meno

Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato13

dell’1‰ della popolazione totale, e si limitano ad esaminare un breve pe-riodo, inferendo da esso dati sul consumo annuo complessivo.

Una parte non trascurabile della produzione nei paesi ad alta frequenta-zione turistica (Francia, Italia, Spagna, Germania, ecc.) viene acquistata econsumata (o esportata) da stranieri in transito, che non entrano pertantonella popolazione su cui basare l’ incidenza dei PAC (1,11).

Si è discusso molto sull’attendibilità dei dati di consumo rilevati me-diante questionari e interviste dirette ai singoli consumatori, pur adot-tando a volte strumenti complessi, come indagini ripetute, o effettuate inoccasione di un ricovero ospedaliero per correlare le dichiarazioni con i daticlinici, o estendendo le interviste a famigliari, datori di lavoro, ecc.; i livellidi consumo dichiarati o rilevati sono spesso classificati in categorie arbitra-rie o suddivisi in intervalli che variano tra uno studio e l’altro; infine la sele-zione dei campioni di popolazione oggetto delle indagini è talora viziata daerrori metodologici che rendono discutibili le basi della ricerca, ad esempioperché la scelta non è casuale ma basata sulla facilità di raggiungere ilcampione o su altre premesse: ad esempio la lista ricavata casualmentedall’elenco telefonico non permette di escludere a priori l’ipotesi che lepersone non dotate di telefono abbiano di base, per ragioni economiche oculturali, un consumo alcolico sistematicamente diverso da chi ha il tele-fono. Ben noto è stato l’errore metodologico delle prime ricerche sul rap-porto tra alcool e cardiopatia ischemica: si è successivamente evidenziatoche nel gruppo delle persone astinenti erano stati inclusi coloro che ave-vano smesso di bere per problemi di salute, dai quali derivava ovviamenteuna maggiore mortalità (4).

Un problema non secondario è costituito dal fatto che le bevande alcoli-che difficilmente sono un fattore di rischio (o di protezione) isolato; fa-cendo parte di uno stile di vita complessivo, il consumo alcolico è accom-pagnato da una serie di altri fattori, abitudini, consumi, o addirittura carat-teristiche genetiche, il cui effetto confondente sulle patologie non è elimi-nabile né separabile da quello specifico dell’alcol, per cui si rischia talvoltadi attribuire conseguenze (positive o negative) sulla salute umana al soloalcol quando invece dipendono da più fattori associati in modo difficil-mente misurabile (4,10).

Se problematico è il riscontro su produzione e consumi, non lo è menoquello sulle patologie alcolcorrelate; i fenomeni più frequentemente rile-vati sono i decessi, alcune specifiche malattie e alcuni eventi accidentali

Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato14

(incidenti stradali, infortuni sul lavoro, reati contro la persona, ecc.).Ognuna di queste fonti è viziata alla base in misura non definita. Non èsempre semplice stabilire nelle schede di morte destinate all’ISTAT qualesia stata la causa remota più importante, o la concausa o la causa aggra-vante o infine la causa finale del decesso. A meno che non vi sia uno speci-fico interesse del medico compilatore, di solito le diagnosi di morte sonopiuttosto generiche: “scompenso cardiaco”, “coma epatico”, “suicidio”,“cancro esofageo”, ecc., senza far menzione di un eventuale PAC alla basedella patologia presentata, oltre alla difficoltà rappresentata dalla contem-poranea presenza di altri fattori di rischio diversi dall’alcol o dal suo ruoloin termini molto indiretti.

Si è quindi tentato di definire a priori per ciascuna patologia di cui l’alcolpuò essere un fattore di rischio una quota cosiddetta “alcool-attribuibile”,approssimativa, ma utile per indagini sistematiche e minimamente riprodu-cibili; un esempio è la cosiddetta “formula di Perrin” (3,8,9).

Va aggiunto che se queste difficoltà e limiti riguardano i decessi, ossiaeventi ben definiti, assai più difficile è la stima di incidenza e prevalenzadelle patologie alcol-correlate che non conducono al decesso; se poi noncomportano neppure un ricovero ospedaliero, è poco probabile che la pa-tologia venga in qualche modo conteggiata, tanto più che non esistono far-maci specifici per il trattamento dell’alcolismo, sulle cui vendite basarsi perstimare l’incidenza delle patologie.

Gli eventi accidentali potrebbero costituire una base di indagine precisaqualora la rilevazione dei consumi pregressi o in atto fosse effettuata siste-maticamente, ma difficoltà organizzative e problemi medico-legali rendonoimpegnativa la valutazione di questi dati (6).

I PAC di ordine psicologico, comportamentale e socio-relazionale sonoancora più difficilmente misurabili di quelli sanitari, e per lo più non ven-gono riportati in alcuna statistica. Sono certamente utili i criteri e le classifi-cazioni dell’ ICD e del DSM-IV (5), ma occorre che un fenomeno, per essereclassificato, venga anzitutto rilevato.

Non secondario campo di attività dell’epidemiologia è l’ampio ambitoche riguarda la valutazione degli interventi di trattamento e prevenzione.La difficoltà di reperire e classificare dati e informazioni in merito ai tratta-menti è qui ancora maggiore, dato che spesso le persone intraprendonosuccessivamente terapie diverse, vi è una frequente sovrapposizione di in-terventi, un tasso di abbandono o di cambiamento elevato. Si ritiene che in

Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato15

questo settore sia ancora maggiore la necessità di ricerche e studi specifici,che permettano di selezionare gli interventi sulla base di un favorevole rap-porto costo/efficacia evitando approssimazioni, superficialità o l’autorefe-renzialità non raramente presente in questo ambito.

Sono tuttavia finora scarse le indagini che hanno cercato di misurare i ri-sultati degli interventi, sia di cura che di prevenzione, e hanno dovuto af-frontare molte difficoltà nella raccolta di dati minimamente sistematici; lediverse “agenzie” di cura (reparti ospedalieri, servizi psichiatrici, SER.T.,servizi sociali, gruppi di auto aiuto, comunità terapeutiche, professionistiprivati, ecc.) rilevano parametri finalizzati al proprio settore di interesse,non sempre confrontabili o sovrapponibili facilmente; numerose sono levariabili da considerare sia per definire le condizioni pre-trattamento (po-sto che non sia mai stato effettuato alcun tipo di trattamento, situazionenon molto comune), sia per separare gli effetti dello specifico trattamentoda eventi o circostanze estranee che possono significativamente interferirecon il percorso di terapia, sia infine per definire in modo univoco i criteri (an-cora controversi) con cui valutare il livello di successo o insuccesso di untrattamento. Si segnalano due indagini, che tentano di dare una prima ri-sposta, ma soprattutto mettono in evidenza le numerose difficoltà e i pro-blemi che accompagnano questo genere di ricerche (2,7).

In conclusione, ancor più che in altri settori, mentre è necessario da unlato porre la massima attenzione nella rilevazione dei dati sui cui si basanole ricerche, occorre dall’altro adottare la più grande cautela nello stabiliredelle correlazioni (positive o negative) tra consumi alcolici ed eventi critici,così come nel valutare il successo o il fallimento di un intervento terapeu-tico o preventivo.

Bibliografia

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Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato16

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11) WHO Regional Office for Europe: Regional publication n. 32: Management ofdrinking problems. 1990

Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato17

Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato19

ALCOL E CUORE

E. Jona

Il dibattito sulla cardioprotezione

Questa relazione è dedicata alla discussione sulla diminuzione del ri-schio per cardiopatia ischemica (CHD) per effetto del bere moderato. Ri-sulterà evidente che tale effetto, propagandato insistentemente dallapubblicità, è riconosciuto soltanto da una parte dei ricercatori, ma damolti altri è ancora oggetto di ampie discussioni.

Inoltre questo tema risulterà inutile, anzi fuorviante, quando verrannonegli articoli successivi evidenziati i gravi effetti nocivi del bere moderato,questi davvero unanimamente riconosciuti.

Ricerche epidemiologiche

Per primo Pearl (1) nel 1926 -così riferisce Marmot (2 -1°)- osserva neisoggetti che assumono dosi “moderate” di alcol una (modesta) diminu-zione della morbidità e della mortalità rispetto agli astinenti e acutamentesi chiede come classificare i diversi tipi di astemi e di bevitori.

Molto più tardi diversi epidemiologi (ma non tutti) limitano questo ef-fetto alla sola Cardiopatia Ischemica (CHD).

La curva a J è la traduzione grafica della diminuzione del Rischio Relativodi mortalità e morbidità per CHD nei bevitori moderati rispetto a quello ne-gli astinenti.

La “scoperta” suscitò infiniti interrogativi con centinaia di pubblicazionisu due linee:

a) ricerche epidemiologiche,b) analisi dei vari elementi biochimici che potessero svolgere un ruolo

nella cardioprotezione.

Per gli scopi che ci siamo prefissati ci limiteremo a parlare di due temiche ebbero nei mass media una grande rilevanza:

- esiste o non esiste la cardioprotezione per i bevitori moderati? - possibilità di un ruolo positivo degli antiossidanti.

La domanda apparentemente semplice: “Il bere moderato esercita o nonesercita una cardioprotezione?” implicò una serie complessa di quesiti:

- come classificare gli astinenti; a quale livello di assunzione di alcoll’effetto protettivo cessava e il rischio di cardiopatia ischemica superavaquello degli astinenti (il c.d. “effetto soglia”);

- efficacia protettiva dei diversi tipi di bevanda -i vini bianchi, i rossi, lebirre (vedi anche le birre ricche di nitrosamina), i superalcolici, etc.- e del-l’alcol etilico di per sé;

- quale differenza d’effetto esiste fra le diverse modalità del bere: lequantità, i ritmi, i contesti, il modello nordico, quello mediterraneo, il bingedrinking (il bere dello sballo), il bere “moderato”, etc.;

- i periodi della vita in cui è avvenuta l’assunzione di alcolici;- il sesso, l’etnia, etc.;- le condizioni di salute degli astinenti;- etc., etc..Cercarono di rispondere centinaia di ricerche (la maggior parte di tipo

prospettico) diversamente orientate, molto spesso non confrontabili fra diloro.

Nel 1999 nella relazione di una meta-analisi, iniziata con la revisione di397 pubblicazioni, Corrao et al. (3) scrivono: “Il basso numero di studi suf-ficientemente attendibili, le forti indicazioni di eterogeneità fra di loro e ilsospetto di bias nelle pubblicazioni, fa pensare che vi è un gran bisognodi studi epidemiologici ben condotti in diversi paesi, per esaminare la re-lazione dose/risposta fra l’assunzione di alcol e il rischio di diverse condi-zioni patologiche, nonché il ruolo delle modalità del bere nel determinareil rischio”. E l’anno successivo (4), dopo un’analisi critica di 196 lavori:“L’effetto protettivo dell’assunzione modesta di alcol deve essere riconsi-derata. Dovrebbero essere condotti ulteriori indagini dell’effetto dei mo-delli di bere sul rischio di CHD …È necessaria cautela nel dare suggerimentigenerali”.

Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato20 Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato21

L’evoluzione della ricerca dal 1983 al 2001 è sinteticamente riassunta inuna interessante pubblicazione scritta a più mani (Marmot, Bovet e Pac-caud, Rimm, Klatsky). Riassumiamo i 5 interventi di cui è composta (2).

1°) Marmot nel 1983 (2 - 1°) dopo un’analisi di 32 lavori pubblicati neglianni 70 – 80, riconosce che gli studi in tutti i paesi in tutte le etnie “mo-strano che bevitori moderati hanno un ridotto rischio di cardiopatia ische-mica rispetto agli astinenti. Gli astinenti possono distinguersi dai bevitorimoderati per parecchi motivi. A tutt’oggi non è stato possibile provare chealcuna di queste differenze sia responsabile del più alto rischio di CHD de-gli astinenti. L’apparente effetto protettivo non è forte (RR= 0,5) eppure laconsistenza dell’associazione e l’esistenza di possibili meccanismi au-menta la verosimiglianza che l’associazione negativa sia causale” (…)

È interessante leggere che all’epoca dello studio si considerava “pe-sante” soltanto un consumo superiore a 80 grammi al giorno! Mentre oggiil limite del bere moderato è nella donna di 1 (secondo alcuni 2) e nel-l’uomo 2 (secondo alcuni 3) drink al giorno. Teniamo conto che un “drink”è considerato, a seconda dei paesi, pari a 8-14 grammi di alcol.

2°) Marmot nel 2001 (2 - 2°) fa una rilettura critica del suo lavoro del1983 con il commento di 34 lavori usciti fra il 1980 e il 2000. In questo testoaffronta il grosso tema delle possibili interazioni del bere con possibili altrielementi: la dieta, lo stato socioeconomico, le fascie d’età, l’eterogeneitàfra i gruppi studiati; dopo aver ricordato che lo studio prospettico dell’Ame-rican Cancer Society del 1990 su più di 250000 uomini aveva dimostratoche la mortalità per tutte le cause aumentava stabilmente a partire da undrink al giorno, dichiara la costernazione provata quando un comitato delgoverno britannico poco prima del Natale del 1995 allargò i limiti del Sen-sible drinking. La British Medical Association dichiarò quel gesto “irrespon-sible and badly timed” (BMJ:314; 6 Gennaio 1997).

3°) Bovet e Paccaud (2 - 3°) sulla base di 16 ampi studi di coorte scrivono:“L’effetto del consumo moderato sulla mortalità per tutte le cause dipendedal sottostante (o assoluto) rischio di malattia che può essere migliorato opeggiorato” infatti “il consumo di alcol ha una relazione lineare con la mor-talità da cirrosi epatica(…), ictus emorragico, carcinomi intestino, colon eprobabilmente mammella”.

(…) “Un netto beneficio può aspettarsi nelle persone sopra i 40 anni chebevono 2 – 3 drink al giorno. Tuttavia non è noto quanto a lungo debba du-

rare il consumo moderato di alcol affinché questi benefici si manifestino”.Stupisce che, dopo aver data per certa l’equipotenza del bere moderato

e della tradizionale terapia farmacologica (“aspirina, betabloccanti, ipo-colesterolemizzanti”) “l’uso dell’alcol possa essere consigliato nel sog-getto ad alto rischio di CHD, in luogo della ben definita e comprovata te-rapia farmacologica!

4°) Rimm (2 – 4°) scrive: Molti dei problemi scientifici che Marmot ha di-scusso non sono ancora risolti dalla letteratura….

5°) Klatsky (2 – 5°) infine:- è convinto dell’effetto cardioprotettivo del bere moderato, ma onesta-

mente riconosce che non vi è certezza su il-o i meccanismi che ne sono allabase,

- menziona la possibilità (benché all’epoca non provata) che il bere mo-derato aumenti il rischio di ictus emorragico, fetopatia alcolica, tumori delcolon e particolarmente della mammella (specialmente nelle donne sopra i50 anni),

- afferma che il maggior rischio del bere moderato è la progressione albere problematico, e

- conclude che “alla fin fine la responsabilità di dare un consiglio saggioe onesto ricade sulle spalle del professionista”.!!

Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato22

Sulla modalità del bere Bagnardi e coll. (5), da una metanalisi su sei studiscelti per la loro completezza fra 118 pubblicazioni sull’argomento pro-dotte dal 1966 al 2006, concludono che le modalità del bere modificano so-stanzialmente l’effetto protettivo dell’alcol. Infatti:

NEGLI ULTIMI 15 ANNI SI FA CHIAREZZA SU DIVERSI PUNTI:- PIÙ PRECISA LA IDENTIFICAZIONE DEI NON BEVITORI,- PIÙ ACCURATO LO STUDIO DELLE MODALITA’ DEL BERE,- PIÙ UTILIZZATE LE INDAGINI CASO–CONTROLLO,- SI PRENDE ATTO CHE SIA LA QUANTITÀ DEL BERE DA UN LATO, SIA LAMORTALITÀ’ E LA MORBIDITÀ DA CHD O DA TUTTE LE CAUSE DALL’ALTRO,SONO SICURAMENTE INFLUENZATE DA MOLTISSIMI DIVERSI FATTORI FI-SICI O PSICHICI O SOCIALI, OGNUNO DEI QUALI PUÒ AVERE UNA RICA-DUTA SUL RAPPORTO BERE/PATOLOGIA. IL FENOMENO DELLA CARDIO-PROTEZIONE NON SFUGGE ALLA REGOLA DELLA COMPLESSITÀ, UNA RE-GOLA CHE I PRODUTTORI DI ALCOLICI E LA PUBBLICITÀ IGNORANO.

Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato23

- nei bevitori irregolari la diminuzione degli eventi cardiovascolari si evi-denzia fino a 131 gr. di assunzione alla settimana con il nadir a 28 gr.,

- al contrario, nei bevitori regolari, in particolare in coloro che bevevanopiù di 2 giorni alla settimana, l’effetto protettivo si prolungava sensibil-mente,

- il bere pesante irregolare e il binge drinking erano sempre associati adaumentato rischio cardiovascolare.

La maggioranza dei ricercatori propende per l’esistenza di una cardio-protezione, ma, anche se ridotte, persistono grosse discordanze per cui,mentre alcuni sono fermamente convinti di questo effetto, come ad esem-pio Boehm nel 2004 (6) specificatamente per il vino rosso, molti altri, purpropensi all’esistenza di una certa protezione, consigliano ulteriori indaginie raccomandano molta cautela nel dare suggerimenti.

Fillmore e coll.(7) nel 1998 con una complessa revisione critica di diversestatistiche misero in evidenza che nel gruppo degli “astinenti” erano abi-tualmente compresi molti ex-bevitori o anziani o di poca salute, o con ca-ratteristiche psichiche o sociali negative; ad esempio più sovente

- maschi adulti ex bevitori erano fumatori pesanti, depressi, disoccupati,poveri, fumatori di marijuana;

- donne adulte ex bevitrici erano fumatrici pesanti, non religiose, nonsposate, di salute malferma, di basso livello socio economico.

Gli astinenti da sempre avrebbero un rischio di cardiopatia non diversodai bevitori moderati.

In conclusione caratteristiche diverse di astinenti, indipendentementedal loro non consumare alcol, possono confondere le associazioni fra ilbere e il rischio di mortalità.

Lo stesso gruppo (8) nel 2006 scrive: “La maggioranza degli studi prospet-tici sull’uso di alcol e il rischio di mortalità indica che gli astinenti sono amaggior rischio di mortalità sia per tutte le cause sia per CHD. Ma con accu-rata metanalisi di 54 studi pubblicati calcola e dimostra l’entità dell’errore si-stematico di classificazione commesso includendo fra gli “astinenti” moltisoggetti che avevano ridotto o smesso di bere (un fenomeno associato al-l’anzianità e alla cattiva salute). “Gli studi giudicati liberi da errore non ri-scontrarono una significativa protezione cardiaca o per tutte le cause, sugge-rendo che la protezione cardiovascolare offerta dall’alcol fu sovrastimata.

Stime di mortalità da bere più pesante possono anche essere più alte diquanto prima calcolato”.

Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato24

Goldberg e coll. (9) nel 2001 scrive “Nonostante la plausabilità biologicae i dati osservazionali a questo riguardo, dovrebbe essere tenuto a menteche essi sono insufficienti per provare una relazione certa di causa ed ef-fetto. Vi sono numerosi esempi nella letteratura cardiovascolare di studiche hanno documentato consistenti dati di popolazione e di laboratorioche non furono confermati dai trial clinici, ad esempio il ß-carotene, la vita-mina E, la terapia ormonale sostitutiva. E’ impossibile fare adeguati “ag-giustamenti” per fattori relativi al comportamento umano che non possonoessere quantificati nei progetti osservazionali... Senza un trial di larga scalaclinico, randomizzato, end point sull’assunzione di vino, vi è poca giustifi-cazione a raccomandare l’alcol (o specificatamente il vino) come strategiacardioprotettiva”.

Naimi e coll.(10) nel 2005 analizzano 30 fattori individuali (psicologici, so-ciali, comportamentali) e confermano che 27 di essi (pari al 90%) si presen-tavano in forma negativa molto più frequentemente negli astemi che neibevitori moderati. Tra questi l’essere anziano e non bianco, essere disoccu-pato, avere un’entrata inferiore a $ 25,000, non avere un’assicurazionesulla salute, essere diabetico, riferire un maggior numero di giorni di soffe-rente stato mentale.

In conclusione bevitori moderati sembrano avere caratteristiche sociali estili di vita che favoriscono la sopravvivenza rispetto ai non bevitori .

Jackson e coll.(11) nello stesso anno, citando Naimi, scrivono: “Crediamosia ora di mettere in discussione questa credenza di una finestra di prote-zione” data la crescente evidenza di confondimenti incontrollabili neglistudi non randomizzati… ll recente fallimento della terapia ormonale nellaCHD è un’ altro saggio memento che gli studi non randomizzati hanno leloro debolezze…. Gli investigatori del Nurses’ Health Study riportarono unassociazione protettiva di ugual misura fra consumo leggero–moderato dialcol e CHD così come avevano fatto per la terapia ormonale e la stessaCHD”. “Qualunque protezione coronarica indotta dal bere lieve al mode-rato sarà debolissima e con ogni probabilità incapace di superare i rischi”.

Hansel e coll (12), nel 2010 scrivono: “I consumatori moderati di alcolmostrano un profilo clinico e biologico più favorevole coesistente con unpiù basso rischio di CHD rispetto ai non bevitori e ai bevitori pesanti”.

L’O.M.S. (13) in H 21, Salute per Tutti, sottolinea l’influenza sulla salutedelle condizioni psichiche o sociali o economiche .

Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato25

È GIOCOFORZA COMMENTARE IL RIDUZIONISMO INSITO IN TANTERICERCHE PASSATE E QUANTO TARDIVO SIA STATO IL RICONOSCI-MENTO DELL’INFLUENZA SULLA SALUTE DELLA SITUAZIONE SOCIALE,PSICOLOGICA ED ECONOMICA.È QUESTA UNA VERITÀ NOTA DA SEMPRE in altri settori della medi-cina (la psicosomatica, la psichiatria sociale, la sanità, etc.)

Concludendo, l’esistenza della cardioprotezione del bere moderato godedel favore di molti ricercatori e soprattutto dei mass media, ma non sonoassolutamente unanimi il peso e le modalità che le vengono attribuite. Ri-cercatori seri, che avevano prodotto lavori fondamentali sia a favore checontro la cardioprotezione, si avvicinano nel concordare che, in assenza diricerche ad hoc, probabilmente non fattibili per motivi etici, rimane una si-tuazione di dubbio.

Così il gruppo di Fillmore e coll. (14) in una sintesi della ricerca fino al2007

- riafferma che i pochi studi che avevano tenuto distinti gli astinenti daibevitori occasionali (e dai bevitori in passato) dimostrano che gli astinentie i bevitori leggeri o moderati hanno uguale rischio di mortalità per CHD eper tutte le cause, ma espone poi diverse critiche (e anche autocritiche):

- “Tutte le metanalisi a tutt’oggi (comprese le nostre) mostrano etero-geneità nei risultati delle ricerche cross-study…Ciò fa pensare che vi sonoaltri errori o confondimenti in questi studi che dovrebbero essere esploratie che sono necessrie nuove ipotesi…”

- cita letteralmente Klatsky che scrive: “la diminuzione di approssimati-vamente il 10% del rischio di mortalità totale non è ampia a sufficienza daprecludere completamente la possibilità di una spiegazione indiretta”,

- e ancora concorda con Klatsky che potenziali tratti genetici o ambien-tali, ancora sconosciuti, possono operare ed essere responsabili dell’au-mentato rischio negli astemi,

- si chiede provocatoriamente: “Perché una associazione significativa aforma J è ottenuta per certe malattie, mentre per altre vi è una chiara asso-ciazione lineare?…Specificità della forma morbosa?,… Errori di misura-zione o confondimenti?”

- e conclude: “Sulla base dei contributi del laboratorio dimostranti mec-canismi plausibili e reali per la cardioprotezione, la nostra conclusione è

Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato26

GLI ANTIOSSIDANTI SONO UNA COMPONENTE ESSENZIALE DEI PRO-CESSI BIOCHIMICI DI OSSIDO-RIDUZIONE E PERTANTO DI TUTTA LAFISIOLOGIA E LA PATOLOGIA CELLULARE. MA QUALE RUOLO SPECIFICO HA IL RESVERATROLO?

Sugli antiossidanti

- Nel vivente le reazioni di ossidazione, che avvengano continuamente,possono dar luogo a composti tossici da cui l’organismo si difende conagenti equilibratori dei meccanismi di ossido-riduzione: gli antiossi-danti. Si trovano negli organismi viventi numerose molecole e compostiche svolgono funzioni di questo tipo: il glutatione, vari enzimi (come laperossidodismutasi, le ossidasi, le catalasi), vitamine (come la vita-mina C e la vitamina E), molte sostanze vegetali quali flavonoidi e fitoa-lessine (fra cui il resveratrolo).

- Le attivissime ricerche biochimiche, cliniche ed epidemiologiche sulruolo degli antiossidanti ne hanno messo in evidenza aspetti molto in-teressanti, e importanti.

- Ma un doveroso intervallo per ulteriori approfondimenti e verifiche peril resveratrolo è stato bruciato e ne è stato da moltissimi media propa-gandato l’uso non solo per un potere cardioprotettivo (ancora sub ju-dice) ma anche per un’infinità di altre situazioni patologiche, nono-stante che:

- un gran numero di ricerche fu svolto in vitro o su insetti, nematodi, topi; - la concentrazione di Resveratrolo nel vino è bassissima (0,3-0,5 milli-

grammi /litro). Valori importanti si trovano in una settantina di vegetali,molti dei quali parte integrante della dieta dell’uomo;

- la quantità di resveratrolo iniettata nei topi raggiunge 300 milligrammi/Kg di peso; i dosaggi usati nell’uomo variano da 400 a 40 milligrammi;

- il tasso di resveratrolo nel sangue si riduce al 10% dopo mezz’ora dallasomministrazione grazie ad una rapidissima metabolizzazione (15).

che l’alcol ( fra altre sostanze, stili di vita, comportamenti) porta beneficial cuore”…ma – aggiunge con Jackson (11) - “gli attuali risultati di beneficial cuore nella popolazione umana sono stati esagerati”.

Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato27

CONSIGLIARE L’ASSUNZIONE DI RESVERATROLO ATTRAVERSO ILCONSUMO DI VINO ROSSO È GRAVE PERCHÉ SI INVITA IN TAL MODOAD ASSUMERE QUESTO RESVERATROLO INSIEME AD ALCOL ETILICO,CHE UNANIMAMENTE È DICHIARATO CARCINOGENO ANCHE IN DOSIMINIMALI.QUESTO COMPORTAMENTO È ANCOR PIÙ SOSPETTO SE SI CONSI-DERA CHE IL RESVERATROLO È UNA SOSTANZA FACILMENTE OTTENI-BILE DALL’INDUSTRIA FARMACEUTICA, IN FORMA PURA E IN DOSAG-GIO CONTROLLATO.

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

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Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato28

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12) B. Hansel, F. Thomas, B. Pannier, K. Bean, A. Kontush, M. J. Chapman, L. Guize, E.Bruckert - Relationship between alcohol intake, health and social status and cardiova-scular risk factors in the urban Paris-Ile-De-France Cohort: is the cardioprotective ac-tion of alcohol a myth? Eur. J. Clin. Nutr. 2010; Jun; 64(6):561-8.

13) O. M. S. Health 21 - The health for all policy framework for the WHO European Re-gion - World Health Organization Regional Office for Europe - European Health for AllSeries No. 6, Copenhagen - 1999.

14) K. M. Fillmore, T. Stockwell, T. Chikritzhs, A. Bostrom, and W. Kerr. - Moderate Al-cohol Use and Reduced Mortality Risk: Systematic Error in Prospective Studies andNew Hypotheses. - Ann Epidemiol 2007;17: S16-S23. Elsevier

15) A. Di Salvatore: Manuale di Alcologia Sociale - Ed. Erickson, 2009.

Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato29

Autori Sede Popolazione Rischio Relativo di insorgenza di tumorianatomica studiata all’assunzione moderata di alcol

S.M.Gapstur mammella 41837 donne Aumenta a partire da meno di 1,5 gr.al dì.e coll. (16) - 1992 fra 55 e 69

anni post-menopausa

Li e Klatsky (17) mammella 70033 donne Aumenta a partire da meno di un drink al dì,- 2007 di diverse raggiunge RR = 1,3 assumendo 3 drink al dì.

etnie

Tramacere e Ca. Pancreas Basso rischio:coll. (18) - 2010 oltre 3 drink/die RR = 1,29 negli studi di metanalisi coorte

L’alcol è responsabile di una bassa frazionedi Ca pancreatici.

Tramacere Ca. 17085 Il rischio aumenta già per consumi die coll. (19) - 2010 orofaringeo 1 drink al giorno.metanalisi di La curva dose-risposta si impenna nei43 studi forti bevitori.caso-controllo + 2 studi di coorte.

Corrao e coll. 14 sedi 116702 Forte aumento anche a partire da - 2004 (20) tumorali e non soggetti assunzione di 25 gr./dì per: tumori dellametanalisi e cavità orale, esofago e laringe, nonchédi 156 ricerche traumatismi ipertensione, cirrosi, pancreatite cronica.dal 1966 al 1998. Meno forte per i tumori del colon,

retto, fegato, e mammella. Valori soglia soloper ictus emorragico e ischemico.Curva a J solo per CHD con protezione fino a72 gr/dì e impennata sopra 89 gr/dì.

Bagnardi e 18 sedi 117000 Aumento anche a consumi di 25 gr.al dìcoll. (21) - 2011 di tumore soggetti molto forte per carcinomi della cavità orale,Metanalisi di faringe, esofago, laringe.235 lavori Meno forte per carcinomi di stomaco, colonProdotti fra il 1966 retto, mammella, ovaio. Nessuna evidenzae il 2000 di effetto-soglia per la maggioranza

dei tumori alcolcorrelati.

ALCOL E TUMORI

E. Jona

L’ALCOL ETILICO, E IL SUO DERIVATO ACETALDEIDE, FAVORISCONO LA CARCINOGENESI.Non intendiamo approfondire i meccanismi carcinogenetici; elenchiamo invece qui diseguito alcuni lavori (scelti fra decine) particolarmente significativi.

La Figura 1, tratta dal lavoro di Bagnardi e coll. (21) che ringrazio per lagentile consulenza, è particolarmente suggestiva per la chiarezza dei gra-

Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato30

Fig. 1 - Funzioni di Rischio relativo, e correlativi intervalli di confidenza del 95%, che de-scrivono la relazione dose-risposta fra il consumo di alcol e il rischio di 9 neoplasie emostrano evidenza statistica dell’effetto dell’alcol.

Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato31

fici che dimostrano netto crescere del rischio anche per consumi giornalierimoderati.

Fino a qualche anno fa, ad eccezione del tumore della mammella, vierano poche notizie sul rischio nelle donne di cancro portato dal consumomoderato.

Sono queste le premesse del Million Women Study (UK) condotto da Al-len e coll. (22).

L’età media all’inizio dell’ingaggio era di 55 anni.Un quarto di queste si dichiarò astemio; le restanti furono suddivise in 4

categorie: fino a 2, da 3 a 6, da 7 a 14, oltre 14 drink. Coloro che bevevanomeno di 2 drink al dì ( il 29%) furono prese come categoria di riferimento.

Fra i dati del corposo studio segnaliamo:- su ben 1.280.296 donne seguite nel follow up durato oltre 7 anni si os-

servarono 68.775 carcinomi invasivi,- nelle 21 sedi di tumore più comuni crescenti consumi di alcol erano sta-

tisticamente associati ad aumento del rischio per tumori della cavità oralee faringe, esofago, laringe, retto, fegato, mammella, e altri cancri combi-nati,

- nelle donne in età di mezzo un consumo moderato di alcol aumentava ilrischio di cancro in generale; ogni ulteriore drink al giorno consumato rego-larmente è risultato responsabile di un totale di circa 15 tumori ogni 1000donne sino all’età 75 anni,

- un’assunzione di una dose bassa o moderata di alcol si associava ad unaumentato rischio di cancri del tratto aerodigestivo superiore ma soltantonelle fumatrici abituali. Fra i diversi meccanismi avanzati per spiegare que-sto fenomeno il più accettato è che l’alcol operi come solvente dei carcino-geni contenuti nel fumo di tabacco,

- nessun livello di consumo è sicuro.

Boffetta (23) et all. dell’International Agency for Research on Cancer(IARC, Lione) affermano: “Il consumo di alcol è una delle più importanticause di cancro nell’uomo….Con l’eccezione delle aflotossine, per nessunaltro fattore alimentare vi è una evidenza così forte e consistente di carci-nogenicità”. Aggiungono che l’aumento del rischio di cancro è diretta-mente proporzionale alla dose di alcol assunto. L’astinenza totale dall’alcolsarebbe l’ottimo per il controllo del cancro.

Bishop (24), nell’introduzione alla Monografia “Alcohol as a cause ofCancer” del Cancer Institute NSW (Australia), scrive: “L’alcol è classificatocome agente carcinogeno (Gruppo1) dalla International Agency for Rese-arch on Cancer (IARC)…4 drink standard al giorno aumentano il rischio dicancro del 22% e a 8 drink standard il rischio aumenta del 90%. Per ognidrink standard al giorno il rischio di tumore della mammella aumenta dicirca il 10%.”

ConclusioniIn accordo con quanto emerge dalla letteratura sovra citata comparsa ne-

gli ultimi anni si può portare a conclusione quanto scritto nel 1999 in Cor-rao - Relazione del Gruppo Epidemiologico della S.I.A . (25):

(…) Il bilancio nettamente a favore della quota attribuibile rispetto aquella prevenibile si mantiene anche per dosi inferiori a 50 gr./die (da10000 a 13000 decessi causati verso 6400 decessi evitati).

I nostri dati suggeriscono che solo il 26-28 % dei decessi è attribuibile aconsumi elevati di alcol (≥ 100 gr. /die), mentre una consistente propor-zione di decessi sembra causata da consumi più bassi (≤ 50 gr./die). Talerisultato suggerisce che la parte sommersa dell’iceberg dei problemi al-correlati (ovvero i problemi dovuti a consumi ritenuti clinicamente e so-cialmente innocui), sia di dimensioni più elevate rispetto alla parteemersa (ovvero i problemi dovuti ai consumi ritenuti clinicamente e social-mente inaccettabili) e tendenzialmente in aumento. (…) Il messaggio piùimportante di questo lavoro è che una quota consistente di decessi alcol-attribuibili è dovuta a consumi ampiamente accettati nel nostro contestoculturale e ritenuti clinicamente innocui.”

Queste conclusioni sono confermate sostanzialmente in uno studio suc-cessivo (26) del 2002 , nonostante la osservata diminuzione del consumomedio dal 1983 al 1996.

Impressionante l’osservazione che nelle donne il 30% delle morti alcol-attribuibili si verificò nelle bevitrici moderate (meno di 25 gr. p.d.)!

Gli autori concludono:“Il numero stimato di morti attribuibili al consumo di alcol in Italia ancora

di gran lunga supera il numero di quelle prevenute sia fra le donne sia fragli uomini.”

Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato32 Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato33

ANCORA CI SI PUÒ DOMANDARE: CHI VORREBBE MAI DECIDERE DIASSUMERE UNA SOSTANZA CHE AVREBBE, FORSE, UNA CERTA PRO-BABILITÀ DI DIMINUIRE IL RISCHIO DI UN EPISODIO CARDIACO, MACHE, NELLO STESSO TEMPO, SICURAMENTE E CON PIÙ ALTA PROBA-BILITÀ, GLI AUMENTA IL RISCHIO DI CANCRO E DI VARIE ALTRE MA-LATTIE?

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

16) - S. M. Gapstur, J. D. Potter, T. A. Sellers and A. R. Folsom - Increased Risk of Bre-ast Cancer with Alcohol Consumption in Postmenopausal Women - American Journal ofEpidemiology -1992, Vol. 136, No. 10: 1221-1231.

17) - Y. Li and A. Klatsky, - Alcohol amount, not type - wine, beer, liquor - triggers bre-ast cancer - Public release date: 27-Sep-2007 Contact: Danielle Cass, Kaiser Perma-nente Division of Research- Kaiser Permanente study - Oakland, Ca.

18) - I. Tramacere, L. Scotti, M. Jenab, V. Bagnardi, R. Bellocco, M. Rota, G. Corrao, F.Bravi, B. Boffetta, C. La Vecchia - Alcohol drinking and pancreatic cancer risk: a meta-nalysis of the dose-risk relation. – Int. J. Cancer, 2010, Mar 15; 126 (6):1474 – 86.

19) - I. Tramacere, E. Negri, V. Bagnardi, W. Garavello, M. Rota, L. Scotti, F. Islami, G.Corrao, P. Boffetta, C. La Vecchia - A meta-analysis of alcohol drinking and oral andpharyngeal cancers. Part 1: Overall results and dose-risk relation - Oral Oncology,2010,46, (7),497 - 503.

20) - G. Corrao, V. Bagnardi, A. Zambon, C. La Vecchia - A meta-analysis of alcoholconsumption and the risk of 15 diseases - Preventive Medicine, 2004, 38 (5), 613–619.

21) - V. Bagnardi, M. Blangiardo, C. La Vecchia and G. Corrao - A meta-analysis of al-cohol drinking and cancer risk - British Journal of Cancer (2001) - 85(11), 1700–1705.

22) - Allen N. E., Beral V., Casabonne D., Kan S. W., Reeves G. K., Brown A., Green J. - Moderate Alcohol Intake and Cancer Incidente in Women - Natl.Cancer Inst. 2009,

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23)- P. Boffetta e M. Hashibe - IARC - Alcohol and cancer- Review - Lancet Oncol2006; 7: 149–56.

Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato34

24) J. F. Bishop. - Chief cancer officer’s report. P.10 in Alcohol as a cause of Cancer;Maggio 2008 - Cancer Institute NSW Monograph

25) Commissione Mista del Gruppo Epidemiologico della Società Italiana di Alcolo-gia (Gesia) - L’impatto del consumo di alcol sulla salute degli italiani: Consumi, Preva-lenze, Frazioni e Mortalità Attribuibili e Prevenibili - Strategie di Intervento, Italia 1985 -1994. Coordinatore G. Corrao, Alcologia 1999 - http://www.dcf.it/sia/gesia/consumo-alcol/indice.htm. (1 di 4).

26) G. Corrao, L. Rubbiati, A. Zambon, S. Aricò - Alcohol-attributable and alcohol-pre-ventable mortality in italy: A BALANCE IN 1983 AND 1996 - European J. of Public Health;2002, V.XII, p. 214 – 223.

Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato35

Alcool e fegato

A. Vanni

I dati riportati in questo articolo derivano 1) dalla revisione e analisi dellaletteratura mondiale pubblicata su questo argomento 2) dal Manuale del-l’American College of Physicians sulle pratiche della salute e sulla defini-zione delle linee guida 3) dagli orientamenti sulle linee guida della AASLD(American Association for the Study of Liver Diseases) e della AGA (Ameri-can Gastroenterological Association) e 4) dalla esperienza degli autori suspecifici argomenti.

N.B. I dati riportati riguardano solamente i possibili danni epatici secon-dari a dosi ritenute moderate di bevande alcoliche.

Le malattie epatiche da alcol presentano variazioni dalla semplice stea-tosi alla cirrosi avanzata. L’alcol rimane la maggiore causa di malattie delfegato nel mondo; inoltre è una constatazione comune che i pazienti affettida epatopatia alcolica possano avere simultaneamente un danno ulterioreper altre cause come per esempio infezioni virali e NAFLD ( non alcoholicfatty liver disease).

I fattori che influenzano lo sviluppo di danno epatico comprendono ladose, la durata e il tipo di consumo alcolico, le modalità del bere, il sesso,l’etnia e altri fattori associati come l’obesità, l’accumulo di ferro, la coesi-stenza di infezioni da virus epatitici e, infine, fattori genetici.

Approssimativamente il 70% degli italiani assume quantità variabili dialcol . La maggioranza beve quantità piccole o moderate e questo senzamalattie clinicamente evidenti, almeno nel breve periodo; un sottogruppotuttavia beve eccessivamente, sviluppa tolleranza fisica e astinenza e lacondizione viene classificata come alcol dipendenza. Alcuni tra quelli checonsumano alcol diventano bevitori problematici e, avendo un uso dan-noso dell’alcol, vanno incontro alle conseguenze negative sociali e di sa-

lute del bere (es. perdita del lavoro, perdita della famiglia, danno a livello divari organi ed apparati, incidenti o morte).

La difficoltà a individuare l’alcolismo rimane un problema importante erende insufficienti gli sforzi per la prevenzione e la terapia dei pazienti conepatopatia alcolica.

Un problema è quello della valutazione del consumo di alcol del singoloindividuo; tuttavia ciò è possibile se si adotta la definizione di dose stan-dard (standard drink) o unità alcolica che è variabile a seconda delle popo-lazioni in studio ma che si attesta in media intorno ai 12 grammi di alcol. Èmeglio a questo scopo convertire i gradi in grammi e ciò è semplice inquanto, in riferimento ad un litro di una determinata bevanda alcolica, èsufficiente moltiplicare i gradi per 7,9 ( si può arrotondare a 8 per praticità)per conoscere quanti grammi di alcol sono presenti in un litro della be-vanda in esame. Es. un litro di birra di 6 gradi contiene: 6 x 8= 48 grammi dialcol; un litro di vino di 12 gradi contiene 12 x 8 = 96 grammi di alcol; un li-tro di vodka di 33 gradi contiene 33 x 8 = 264 grammi di alcol.

N.B. una dose standard di birra o vino o superalcolico contiene semprela stessa dose di alcol etilico cioè circa 12-15 grammi.

Lo spettro dei danni epatici alcol-correlati varia dalla semplice steatosifino alla cirrosi; non vi sono stadi obbligatoriamente distinti di evoluzionedella malattia ma piuttosto diversi stadi possono essere presenti contem-poraneamente in un dato individuo. Sommariamente esistono tre stadi dimalattia epatica alcol-indotta: steatosi, epatite acuta alcolica, epatite cro-nica alcolica con fibrosi o cirrosi.

La steatosi epatica si sviluppa in circa il 90% degli individui che bevonopiù di 60 gr/die di alcol (1) ma può verificarsi anche in individui che bevonomeno (2). A questo proposito è indicativo il fatto che in vari studi clinicisulla steatoepatite non alcolica viene considerato come criterio di esclu-sione per i pazienti da immettere nello studio il consumo alcolico se supe-riore a 20 gr/die.

La steatosi semplice è di solito asintomatica e può essere completa-mente reversibile con l’astinenza dopo circa 4-6 settimane. Tuttavia diversistudi hanno evidenziato che la progressione a fibrosi e cirrosi si manifestanel 5-15% dei pazienti nonostante l’astinenza(3). In uno studio è stato di-mostrato che l’uso continuativo di alcol in misura superiore a 40 gr/die (ol-tre 3 dosi standard) ha aumentato il rischio di progressione a cirrosi al 30%e di fibrosi o cirrosi al 37% (4).

Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato36 Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato37

Fattori di rischio: la quantità di alcol ingerito è il più importante fattore dirischio per lo sviluppo di epatopatia alcolica ma la relazione tra quantità dialcol ingerita e lo sviluppo di malattia epatica non è lineare.

Il rischio di cirrosi o di epatopatia non cirrotica aumenta con una introdu-zione alcolica superiore a 30 gr/die (5). Il tipo di bevanda alcolica (birra,vino, superalcolici) può influenzare il rischio di sviluppare epatopatia. Se-condo certi studi il vino avrebbe un minore rischio (il rischio resta comun-que); tale affermazione non è stata confermata da altri studi in cui si dimo-stra come è la quantità di alcol il fattore critico.

La modalità del bere lontano dai pasti aumenterebbe di 2.7 volte il ri-schio di malattia epatica rispetto alla modalità di bere durante i pasti.

Diversi studi hanno dimostrato un diverso tasso alcolemico nelle donnerispetto agli uomini dopo consumo di dosi equivalenti di alcol; ciò può es-sere spiegato con la diversa quantità di alcol deidrogenasi gastrica (> nel-l’uomo), con la maggiore proporzione di grasso corporeo nella donna o conmodificazioni nell’assorbimento di alcol durante il ciclo mestruale nelladonna.

Sulla base di una evidenza epidemiologica è stato giudicato “sicuro” unintroito alcolico di 21 unità alcoliche o dosi standard alla settimana nel ma-schio e 14 dosi standard alla settimana nella femmina MA la dose standardin questi studi era definita equivalente a 8 gr. di alcol (6),(7).

Tuttavia altri dati suggeriscono che una minore quantità può essere tos-sica nelle donne col suggerimento di non superare 7 dosi standard alla set-timana (N.B. dose standard anche in questi studi = 8 gr.di alcol) (8).

Altro fattore di rischio è rappresentato dalla razza o dall’etnia essendomaggiore per gli afro-americani e gli ispanici rispetto ai caucasici a parità diquantità consumata.

La malnutrizione e il difetto di micronutrienti come Vit A ed E giocano unruolo determinante nella prognosi del paziente con malattia epatica alcolindotta così come diete ricche di grassi polinsaturi mentre le diete ricche digrassi saturi avrebbero un ruolo protettivo. L’obesità e il sovrappeso sonostati associati a maggior rischio di epatopatia alcolica.

I fattori genetici assumono una discreta importanza nella suscettibilitàsia all’alcolismo sia alla epatopatia alcolica; inoltre il polimorfismo dei geniinteressati al metabolismo dell’alcol (alcol deidrogenasi, acetaldeide dei-drogenasi e sistema del citocromo P450) è stato associato con la malattiaepatica da alcol.

Per ultimo si ricorda che esiste una relazione sinergica tra l’epatite viralecronica e l’alcol (malattia in età inferiore, modificazioni istologiche più se-vere e riduzione della sopravvivenza). Da ciò l’avvertimento ai pazienti conECA C di astenersi anche da moderate quantità di alcol.

Diagnosi: deriva dalla documentazione di eccessivo uso di alcol (impor-tanza di una corretta e completa anamnesi alcologica per tutti i pazienticon età superiore agli 11 anni di età), dai dati dell’esame obiettivo e dallaevidenza di positività dei marcatori sierici di danno epatico e/o di tecnichedi immagine.

I marcatori di laboratorio sono la AST (Aspartato Amino Transferasi) e laALT (Alanina Amino Transferasi) in particolare il rapporto AST/ALT superiorea 2; anche la GammaGT (Gamma Glutamil Trans peptidasi) è importante manon è un marcatore specifico.

L’esame obiettivo del paziente può mettere in evidenza diverse altera-zioni tipiche delle epatopatie croniche anche se non specifiche solo dellaepatopatia alcolica.

Le tecniche di immagine (ecografia epatica, TAC e RMN) indicano con pre-cisione la presenza di steatosi ed evidenziano altre anomalie quando pre-senti in particolare una patologia delle vie biliari. La fibroelastografia con-sente una misura del grado di fibrosi del fegato, che correla con la cronicitàe l’evoluzione del danno da alcol.

Raccomandazioni: nei pazienti con evidenza di malattia epatica alcol-in-dotta occorre raccomandare una completa astinenza poichè l’uso conti-nuativo di alcol è associato a progressione della malattia (Classe I, livelloB).

Nota dell’autore: una rilettura del lavoro può aiutare a evidenziare comeanche il bere cosidetto moderato costituisca un elemento di rischio per losviluppo di epatopatia cronica; in questo ambito è molto importante ilruolo del medico (di famiglia o ospedaliero) come informatore e valutatore.

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Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato38 Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato39

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Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato40 Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato41

Alcool e gravidanza

A. Maina e R. Mancinelli

IntroduzioneL’alcol etilico (etanolo) è uno dei più importanti tossici esogeni a cui una

donna in età fertile e in gravidanza può essere esposta. È molto più perico-loso dei farmaci poiché l’esposizione prenatale all’alcol può causare albambino molti danni e può dar luogo ad alterazioni fisiche e comportamen-tali irreversibili globalmente definite FASD (Foetal Alcohol Spectrum Disor-ders) che possono manifestarsi anche per esposizioni alcoliche modeste.La più grave delle patologie del feto indotte dal consumo materno di alcoldurante la gravidanza è la Sindrome feto-alcolica (Foetal Alcohol Sindrome:FAS) descritta da Ken Jones all’inizio degli anni ’70. (1)

Per chi lavora in un reparto ostetrico o in ospedale ostetrico non è facilerendersi conto di quanto sia reale il problema dell’esposizione alcolica ingravidanza dal momento che di rado tale condizione è motivo di ricovero odi osservazione contestuale in corso di ricovero. Le statistiche disponibili alivello locale sulla sindrome feto alcolica restano piuttosto elusive per varimotivi tra cui difficoltà oggettive, anamnesi incompleta, mancanza di me-todo nella raccolta dei dati. Di fatto, il problema alcol, soprattutto quellofemminile, resta frequentemente nascosto nell’ambito familiare e, se rile-vato, l’identificazione avviene in altri contesti quali i consultori, il medico difamiglia, i centri di assistenza socio-sanitaria.

Le domande che il medico deve porsi sono le seguenti:- l’esposizione all’alcool in gravidanza è un problema di salute pubblica?- quali sono i rischi connessi?- come identificare le situazioni di uso a rischio nella donna in gravi-

danza?- come intervenire in senso preventivo?

Dati epidemiologiciPer aver una stima attendibile del problema alcol in gravidanza si pos-

sono utilizzare approcci clinici diretti o indagini sistematiche tramite que-stionari. In letteratura la maggior parte dei risultati è stata ottenuta tramitequestionari validati da sottoporre alle donne in gravidanza in forma ano-nima. Tra questi il più usato è l’AUDIT .

Qui di seguito sono riportati i risultati di alcuni studi effettuati in Europatramite intervista materna:- Italia 1994: il consumo di alcool è globalmente basso, risultando più ele-

vato in certe aree (Nord) che in altre (Centro-Sud).- Studio UK 1995: il 10% delle donne in gravidanza ha un consumo rego-

lare fino a 1 bicchiere al giorno; l’1% assume più di 1 bicchiere.- Studio svedese 2003: il 15% ammette consumo pericolosamente elevato

di alcool prima della gravidanza. Il 60% smette di bere in gravidanza.- Studio dell’Università di Berna 2004: 450 donne. Il 7,4% presentava un

consumo di alcool a rischio.Nel 2003 fu effettuato in Italia il primo e ad oggi l’unico studio condotto

con metodologia di accertamento attivo basato sulla osservazione clinica ecomportamentale di una popolazione di circa 1000 alunni della prima classedi 25 scuole elementari del Lazio. I dati clinici furono associati ad un ampioquestionario somministrato alle madri. Lo 0.4% della popolazione risultò af-fetto da sindrome feto alcolica e, complessivamente in circa il 3% dei bam-bini furono diagnosticate anomalie fisiche e comportamentali ascrivibili adesposizione alcolica prenatale (2).

Contesti di esposizioneI contesti sociali in cui si sviluppa il problema possono essere molto di-

versi per epoche storiche, regioni geografiche, cultura, tradizioni. Comun-que il disagio sociale e la disoccupazione sono situazioni predisponenti ri-conosciute.

Vi sono sensibili differenze fra una stato e l’altro dell’Unione Europea: lestatistiche più recenti affermano che la prevalenza di forti bevitrici fra ledonne è 11 volte maggiore nel Regno Unito rispetto all’Italia o alla Germa-nia. Al momento vi sono pochi dati sulle donne immigrate: in generalel’esposizione appare più consueta nelle donne immigrate dall’Est Europeo,mentre è molto limitata nelle migranti dall’Africa.

Anche il ceto sociale di appartenenza appare giocare qualche differenza:

Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato42 Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato43

una statistica del 1994 evidenziava che al Nord bevono più alcoolici ledonne di ceto inferiore, mentre nel Sud Italia sono più esposte le donne so-cialmente più agiate. È peraltro molto probabile che a distanza di 15 anniqueste differenze di esposizione nel sesso femminile non siano più attuali.

Per quanto riguarda la scolarità, dati epidemiologici recenti indicano chenelle donne, il consumo di alcol aumenta con il titolo di studio: la percen-tuale di bevitrici è più alta tra le laureate (73.7%) che tra le meno istruitecon max licenza elementare (43%). Tali differenze sono più evidenti tra ledonne di 25-44 anni.

Un dato molto significativo è l’abbassamento dell’età di primo uso e ilfatto che la percentuale di ragazze che inizia a bere nell’adolescenza è paria quella maschile. Nel 2009 gli studi di Bernstein et al. hanno dimostratoche l’uso precoce di alcol danneggia la normale maturazione cerebrale du-rante l’adolescenza, influenza il comportamento dell’adulto ed aumenta ilrischio di sviluppare alcol-dipendenza. Nelle ragazze quindi, aumenta laprobabilità di acquisire abitudini a rischio, di incorrere in patologie da alcole di usare inadeguatamente l’alcol anche in gravidanza.

Metabolismo e Tipologie di esposizioneGli effetti negativi dell’esposizione all’alcol possono essere aggravati da

fattori che possono contribuire ad amplificarne il danno: età, sesso femmi-nile, fumo di sigaretta, uso/abuso di droghe o farmaci, carenze nutrizionaliquali la malnutrizione calorico-proteica, carenza di tiamina (vitamina B1).La particolare suscettibilità della donna al danno da alcol dipende anche dalivelli ematici più elevati fisiologicamente dovuti al minore Body Mass In-dex (BMI) e al minore contenuto di acqua corporea (3).

Anche il metabolismo ha alcune specificità: la ridotta attività dell’alcoldeidrogenasi gastrica nella donna, specie in età fertile, rende minore laquantità di alcol sottoposto a first-pass metabolism (FPM) gastrico, cioèmetabolizzato già nello stomaco, e contribuisce all’assorbimento portale eall’innalzamento dei livelli di alcol nel sangue.

Oltre alla quantità di alcol complessivamente assunta, ai fini del danno,conta anche la modalità di esposizione. Schematizzando si possono averetre tipi di esposizione:

- cronica, continua- episodica a dosi basse o moderate

- episodica ad alte dosi (ubriacatura o, come dicono gli anglosassoni, “binge drinking”).

FarmacocineticaPer valutare le potenzialità di danno in gravidanza è necessario cono-

scere alcuni dati di cinetica di questa sostanza nell’unità materno-fetale. Viè un passaggio facilitato bidirezionale fra compartimento materno e fetaleper cui i livelli alcolemici fetali sono pari a quelli materni dopo 15’ dall’as-sunzione. Questo passaggio transplacentare è maggiore verso il termine digravidanza ed esiste un effetto serbatoio del liquido amniotico per cui i li-velli di alcolemia sono più lenti a modificarsi, ma più persistenti. Il feto nonè in grado di metabolizzare l’etanolo perchè il corredo enzimatico non è an-cora sviluppato.

Alcol e salute riproduttiva femminileL’alcool danneggia la salute riproduttiva attraverso vari meccanismi: - alterazioni del ciclo mestruale - diminuzione della fertilità (cicli anovulatori) - aumento del rischio di aborto 1° trimestre (da alterazioni della ploidia) - aumento del rischio di aborto 2° trimestre - aumento del rischio di distacco della placenta - rallentamento della crescita fetale (IUGR, intrauterine growth retarda-

tion) - teratogenicità e soprattutto tossicità sul SNC fetale. Effetti dell’alcol. Gli aspetti morfologici nel bambino riguardano il ritardo

di crescita pre e post-natale con statura e/o peso ‹ 10° percentile; difetto dicrescita o morfologia cerebrale con anomalie strutturali del cervello (es.anomalie del corpus callosum); circonferenza cranica ‹ 10° percentile; pre-senza di due o più anomalie facciali minori tra rime palpebrali brevi (‹ 10°percentile), labbro superiore sottile, filtro lungo e piatto. Le anomalie co-gnitive e/o comportamentali riguardano la difficoltà nella soluzione di pro-blemi complessi, astrazione, giudizio, matematica.

Contesti diagnostici della FAS. L’ammissione dell’esposizione o del-l’abuso di alcol può non essere facile per la madre anche perché implicauna serie di risvolti sociali negativi (es. verso la famiglia). D’altro canto,l’esposizione all’alcol, benché comprovata, non è di per sé sufficiente a far

Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato44 Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato45

diagnosi di FAS. Oggettivamente la diagnosi di sindrome feto alcolica (FAS)può non essere evidente alla nascita, ma solo in seguito soprattutto in etàscolare. D’altra parte, ci si può trovare di fronte ai tratti tipici della FAS, manon essere in grado di accertare l’avvenuta esposizione (es. bambini adot-tati).

Per poter descrivere le situazioni che non rientrano nella FAS, ma chesono comunque legate all’esposizione prenatale all’alcol (il danno è unavariabile continua) sono state introdotte nuove definizioni diagnostiche:

FAE fetal alcohol effects prevalenza stimata 9/1000FASD fetal alcohol spectrum disorders (comprendono la FAS e i FAE)ARND alcohol related neurodevelopment disorderIl danno non è correlato alla dose e queste alterazioni non sono solo di-

sfunzioni transitorie dell’infanzia, ma si tratta di danni permanenti o addi-rittura progressivi. L’intervento educativo può essere utile soprattutto seprecoce ma potrebbe non essere sufficiente a compensare il danno (4).

Bioindicatori di misuso alcolico in gravidanzaGli esami di chimica clinica sono utile supporto diagnostico per il clinico

ma il loro significato può essere limitato da variabili confondenti:- AST, ALT: l’alterazione di questi enzimi è legata all’uso eccessivo di alcol

ma anche a patologie proprie della gravidanza quali l’iperemesi nel 1° tri-mestre o la colestasi nel 3° trimestre o concomitanti come la calcolosi bi-liare. Tutte queste patologie sono di fatto relativamente frequenti, quasicertamente più dell’ abuso di alcool.

- GGT: spesso alterata nell’abuso alcolico, in gravidanza è di regola nor-male, anche nella situazione di colestasi gravidica.

- un MCV elevato può evidenziare uno stato carenziale di vitamina B12 ofolati associato all’abuso di alcool, ma non sempre è presente

- trigliceridi: sono elevati nell’abuso di alcol, ma anche per effetto dellagravidanza, pertanto sono confondenti.

- CDT (trasferrina desialata), buon indicatore nell’uomo meno efficacenella donna. Uno studio del 2010 dimostra che CDT aumenta fisiologica-mente durante la gravidanza soprattutto nell’ultimo trimestre per poi rien-trare nei limiti dopo il parto.

Nessun marker da solo è sicuramente indicativo di abuso alcolico perciòbisogna valutare più markers. È stato dimostrato che bambini nati da madripositive a due o più markers, avevano peso alla nascita, lunghezza e cir-

conferenza cranica significativamente inferiori ai bambini nati da madri ne-gative per tutti i markers (Stoler et al, J Pediatr 1998). In particolare, dallostudio di Sarkola et. al (2000) l’associazione MCV+GGT risulta la più signifi-cativa per il follow–up durante la gravidanza (5).

Tra gli esami strumentali, l’ecografia fetale é in grado di rilevare la micro-cefalia e alcuni dismorfismi dello scheletro cranio facciale, ma richiede untraining specifico e non ha un valore assoluto nella diagnosi di FAS. Sitratta comunque di situazioni difficili che dovrebbero essere seguite daoperatori specializzati nel campo delle tossicodipendenze, ma che richie-dono grande attenzione dai medici di medicina generale che potrebberoessere coinvolti come primi osservatori.

Conclusioni

In caso di dubbio, l’indicazione per il medico è di porre attenzione al pro-blema ed evitare assolutamente approcci di tipo colpevolizzante. Infatti,nel sospetto clinico di abuso di alcol nella donna in gravidanza occorreconsiderare che l’ammissione dell’abuso/dipendenza da alcol è pervasa dasensi di colpa. Inoltre, il timore di riprovazione familiare o sociale è tale dascoraggiare ammissioni pubbliche o di fronte ai familiari per cui l’ anamnesiaccurata è utile, ma solo a certe condizioni.

La collaborazione dello specialista con il medico di famiglia è quanto maiimportante per individuare l’esistenza di un problema da alcol. Occorre ri-cordare che l’obiettività della paziente risulta compromessa solo in casigravi e in gravidanza vi possono essere segni confondenti, come gli an-giomi (spider nevi) e l’ eritema palmare dovuti all’aumento degli estrogeni.Le alterazioni dei dati di laboratorio possono essere di aiuto ma sarannopiù utili e indicative se potranno essere confrontate con la situazione pree-sistente alla gravidanza. In ogni caso l’ esperienza clinica conferma che èmeglio un colloquio riservato e franco con la paziente, prima di iniziare unqualunque programma di assistenza specifica.

Prevenzione. L’informazione riveste un ruolo essenziale nella preven-zione. In ogni caso, conviene identificare in fase preconcezionale i casi a ri-schio di abuso anche perché l’intervento tardivo lascia aperta la possibilità

Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato46 Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato47

di danno soprattutto in pazienti molto giovani. È opportuno quindi far co-noscere i danni da alcol e consigliare a tutte le donne di ridurre l’assun-zione alcolica possibilmente a 1 bicchiere di vino al giorno. Inoltre, poichéad oggi non c’è evidenza di sicurezza per il nascituro per nessuna dose dialcol, è necessario far arrivare alle pazienti in età fertile il messaggio sem-plice e chiaro di evitare del tutto l’esposizione all’alcol in gravidanza e inallattamento per tutelare la salute propria e del bambino.

Bibliografia essenziale

1) CDC MMWR n.54 2005 Guidelines for identifying and referring persons with fetal al-coholic syndrome.

2) May PA, Fiorentino D, Gossage JP et al. Epidemiology of FASD in a province in Italy:prevalence and characteristics of children in a random sample of schools. Alcohol ClinExp Res 2006; 13(9):1562-1575

3) Mancinelli R., Guiducci MS. La donna e l’alcol: vulnerabilità biologica? Annali ISS2004;40(1):19-23).

4) Mancinelli R, Laviola G, Ceccanti M (Editors) Special Issue: “Fetal alcohol spectrumdisorders (FASD): From experimental biology to the quest for treatment”. NeurosciBiobehav Rev 2007; 31(2):165-286

5) Sarkola T, Eriksson CJ, Niemelä O, Sillanaukee P, Halmesmäki E. Mean cell volumeand gamma-glutamyl transferase are superior to carbohydrate-deficient transferrin andhemoglobin-acetaldehyde adducts in the follow-up of pregnant women with alcoholabuse. Acta Obstet Gynecol Scand. 2000;79(5):359-66.

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Appunti

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Alcool e salute l’ambiguità del bere moderato4

Indice

Introduzione G. Aimone 7

L’epidemiologia dei problemi alcool correlati: osservazioni generali su una questione complessa G. Aimone. 13

Bere moderato:Alcool e cuore E. Jona 19Alcool e tumori E. Jona 27

Alcool e fegato A. Vanni 33

Alcool e gravidanza A. Maina e R. Mancinelli 37

Introduzione 7G. Aimone

L’epidemiologia dei problemi alcool correlati: 13osservazioni generali su una questione complessa G. Aimone

Bere moderato:Alcool e cuore 19E. JonaAlcool e tumori 27E. Jona

Alcool e fegato 33A. Vanni

Alcool e gravidanza 37A. Maina e R. Mancinelli

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