Albissola Comics 2013

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Catalogo dedicato alla manifestazione Albissola Comics 2013, 4-5 maggio, Albissola Marina (SV). Tutti I disegnatori in Catalogo: Lola Airaghi, Giancarlo Alessandrini, Fabiano Ambu, Stefano Andreucci, Mauro Antonini, Stefano Babini, Luca Bertelè, Stefano Biglia, Alessandro Bocci, Roberto Bonadimani, Loris Bozzato, Bruno Brindisi, Andrea Calisi, Giampiero Casertano, Stefano Casini, Giorgio Cavazzano, Fabio Celoni, Giuseppe Di Bernardo, Sandro Dossi, Maurizio Dotti, Cosimo Ferri, Marco Foderà, Massimiliano Frezzato, Dario Gentilini, Sergio Gerasi, Davide Gianfelice, Sergio Grassani, Hermann Huppen, Mauro Laurenti, Andrea Longhi, AlessIa Martusciello, Giuseppe Montanari, Giorgio Montorio, Paolo Mottura, Antonio Pantanelli, Lucio Parrillo, Luigi Piccatto, Val Romeo, Mauro Rosso, Michele Rubini, Fabrizio Russo, Marco Santucci, Gianni Sedioli, Daniele Statella, Cristina Stifanic Con Roman Tcherpak E Laure Jacquemin, Giovanni Talami, Roberto Zaghi

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In copertinaDisegno dedicato da Michele Rubini ad ALBISSOLACOMICS 2013

ISBN978-88-6057-184-7

Graphic DesignElena Borneto

Copyright© per immagini e disegni, gli artisti/fumettisti© per i testi, gli autori© ALBISSOLACOMICS 2013© vanillaedizioniDiabolik © Astorina srl© Sergio Bonelli Editore© Strip Art Features – per l’Italia Editoriale Aurea© Disney

Volume finito di stampare nel mese di aprile 2013 a cura di vanillaedizioni.Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell’editore. Tutti le immagini riportate in questo catalogo sono state fornite all’editore dal committente sotto la sua diretta responsabilità.

Editore

Traversa dei Ceramisti, 817012 Albissola Marina (SV)Tel. + 39 019 4500659Fax + 39 019 [email protected]

TestiLola Airaghi Fabiano AmbuMauro AntoniniStefano BigliaBruno BrindisiMoreno Burattini Diego CajelliAde CaponeStefano CasiniCarlo ChendiMaurizio DottiBruno EnnaAlessio FerraroCosimo FerriMarco FoderàSergio GerasiRoby GiannottiStefano GrassoGiuseppe Dario IsopoMauro LaurentiAndrea LonghiStefano PriaroneVal RomeoMichele RubiniMarco SantucciDaniele StatellaMatteo StefanelliRoberto Zaghi

progetto di

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4-5 maggio 2013 - albissola marina (sv)

2a edizione

Albissola Comics è un evento organizzato da Associazione Culturale “Gli Aleramici”

via Santa Lucia, 13r17100 Savona

Sito internet: www.albissolacomics.itE-mail: [email protected]: www.facebook.com/AlbissolaComicsTwitter: AlbissolaComic1

Direzione artistica e organizzativaStefano Grasso e Giuseppe Dario Isopo

Logistica e mercatino del fumettoClaudio Sugliano

SegreteriaAnna Maria Raffaele

Cartellonistica e pubblicitàAldo De Lorenzo Bellotti

OrganizzazioneNadia Piana, Marco Tripodi, Sergio Lavagetti, Alex Mezzadri, Simone Giadresco

Conferenze a cura di Marco Frassinelli e Umberto Sisia di Associazione Proxima (www.proximanoprofit.it)

Fotografia, video e proiezioni

Dietro Le Quinte (www.dietrolequintesavona.it)

Con il Patrocinio diComune di Albissola Marina, Regione Liguria – Assessorato al Turismo, Provincia di Savona, Fondazione De Mari CARISA, Camera di Commercio di Savona, CSEN Centro Sportivo Educativo Nazionale.

Con il contributo diComune di Albissola Marina, Fondazione De Mari CARISA, Camera di Commercio di Savona

Contemporary Art Magazine (www.espoarte.net)

Media Partner

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Raccontare per immagini è una tecnica vec-chia come il mondo, a cominciare dalle storie di caccia delle Grotte di Altamira (roba del pa-leolitico superiore), ai dipinti dei templi egizi, alla Colonna Traiana… per arrivare ai fumetti e al cinema dei giorni nostri. Il «raccontare per immagini» non si sa quando è stato usato per la prima volta, sicu-ramente dagli uomini delle caverne, mentre l’altro modo di «raccontare per immagini» che è il cinema, si sa chi l’ha inventato: i fra-telli Lumière nel 1895.Ma cinema e fumetto, come li conosciamo oggi, sono «rinati» e sono stati lanciati e diffu-si, insieme, negli Stati Uniti. Alla fine dell’Otto-cento, oltre all’arrivo di masse di immigrati da molti Paesi europei: Italia, Francia, Germania, Polonia, Russia, Irlanda e Gran Bretagna, era cominciato lo sviluppo industriale, in particolare quello delle macchine da stampa che permettevano di pub-blicare giornali quotidiani a gran-di tirature e addirittura a 4 colori. Due erano i grandi editori della carta stampata:

Joseph Pulitzer e William Randolph He-arst, quest’ultimo proprietario di una grande catena di giornali che copriva gran parte del territorio nazionale. Il problema, per questi editori in continua espansione, era vendere sempre più copie. Tuttavia, la maggior parte dei «nuovi americani», proprio perché prove-nienti da svariate nazioni europee, parlavano quasi esclusivamente la loro lingua: italiano, tedesco, polacco, francese e via dicendo, e conoscevano molto poco l’inglese. Solo quel-li che arrivavano dall’Irlanda o dall’Inghilterra parlavano l’inglese, ma il loro numero non era abbastanza consistente per assorbire la gran quantità di copie che sfornavano le nuove rotative. Quindi gli editori dovevano conquistare i nuovi immigrati e cercare di convincerli a

comprare, e leggere, i loro giornali. La soluzione era riempire il

quotidiano con molte notizie di cronaca, con brevi articoli e grossi titoli scritti in un lin-

guaggio semplice e essenziale e corredati da molte fotografie,

quindi una comunicazione facilmente comprensibile. E poi pubblicando, con il dovuto risalto, «qualcosa»

che, comunque, fosse capi-to da tutti, anche se dell’in-

glese non conoscevano che qualche parola: brevi storielle illustrate (nientemeno che a colori) che si potevano

comprendere anche senza leggere il poco testo dei dialoghi o delle didasca-lie. E poiché all’inizio le storielle erano comiche, a quel nuovo genere narrativo venne dato il nome di «comics», cioè comici; «comics»

che non erano destina-ti ai bambini, ma ai lettori

«adulti» dei quotidiani.Contemporaneamente, al-

cuni commercianti di New York (tra loro anche ven-ditori di pellicce!) ebbero

un’idea abbastanza si-mile a quella di Pulit-

zer e Hearst: dare a questa massa di

immigrati «pa-nem et cir-censes», cioè

spettacoli di

intrattenimento, in una forma che fosse com-prensibile da tutti: la soluzione era il neonato cinema inventato da poco in Francia. Il qua-le cinema, essendo «muto», quindi con sole immagini, proprio come il neonato fumetto, poteva essere capito e apprezzato non solo da chi l’inglese non lo conosceva, ma addirit-tura dagli analfabeti. Questi due nuovi mezzi di intrattenimento, che sostituivano il «ro-manzo d’appendice» della carta stampata e gli spettacoli delle compagnie teatrali, che in Europa riempivano i teatri recitando drammi popolari e farse, come un’epidemia avevano immediatamente contagiato, in America e nel resto del mondo, le pubblicazioni perio-diche (facendo uscire nelle edicole di molti Paesi europei, «giornalini» che pubblicavano solamente fumetti) e consentito l’apertura di numerosi «teatri» (negli Stati Uniti deno-minati «nichelodeon», da odeon, il nome del «teatro» dell’antica Grecia; e «nichel», cioè un nichelino, dieci centesimi di dollaro, il costo del biglietto d’ingresso). Erano così nate le sale cinematografiche dove, per tutta la set-timana, si proiettava un film anche quattro volte di seguito al giorno. E fin dall’inizio, i due mass media, i fumetti e il cinema, hanno collaborato, scambiandosi ge-neri, personaggi e autori («cartoonists» come Milt Gross e Ernie Buhmiller erano anche sceneggiatori cinematografici; e anche in Ita-lia, il grande Cesare Zavattini, aveva scritto storie a fumetti per il Topolino anteguerra). Il personaggio di Charlot, disegnato da Se-gar, e Topolino da Gottfredson e Paperino da Taliaferro, tanto per fare alcuni esempi, dal cinema erano passati al fumetto, sotto forma di strips per quotidiani. Mentre qual-che personaggio fumettistico, come Pope-ye (Braccio di Ferro), era passato dalle strips sui quotidiani anche al cinema, in cortome-traggi e mediometraggi prodotti dai Fratelli Fleischer. Questa collaborazione tra queste due innovative forme di intrattenimento, continua anche ai giorni nostri; anzi, oggi è più facile che personaggi «fumettistici», Su-perman, Spiderman, Batman, altri supere-roi della Marvel e della DC, Dylan Dog, Tex e così via, siano passati al cinema, che non personaggi cinematografici siano diventati protagonisti di storie disegnate.Da un punto di vista commerciale, però, i due generi hanno seguito strade diverse: per il cinema, che richiede maggiori investimenti economici, è stato necessario fondare case di produzione cinematografiche che richie-devano l’investimento di grandi capitali. Il fumetto, invece, economicamente parlando, è rimasto il «parente povero»: per fare un

introduzione ad albissola comics

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film occorrono, oltre a notevoli mezzi tecnici, decine di persone, tra attori, scenografi, co-stumisti, eccetera; mentre per realizzare una storia a fumetti di persone ne bastono due: uno sceneggiatore e un disegnatore. Il cinema, per promozionare i propri film presso il grande pubblico e la critica, ha cre-ato i «Festival Cinematografici»: Venezia, Cannes, Berlino, Salt Lake City, e chi più ne ha più ne metta. Il fumetto non è stato da meno e ha «inventato» manifestazioni e mo-stre per promozionare il «genere», cioè i co-mics o bande dessinée o manga o historietas, e i personaggi delle pubblicazioni nelle quali essi compaiono. Ecco quindi che manifesta-zioni dedicate ai fumetti sono sorte a Luc-ca (Lucca Comics), Napoli (Comicon), Milano (Cartoomics), Roma (Romix), Torino (Torino Comics), Rapallo (Mostra dei Cartoonists); e altre a Rimini, Treviso e così via; e in Francia il Festival della bande dessinée di Angouleme e in USA quello di San Diego in California.E, last but not least, la neonata (quest’anno 2013, al suo secondo anniversario) Albissola Comics.Nessuna manifestazione è uguale all’altra, tutte cercano di differenziarsi, di specializzar-si. Albissola Comics si dedica, (bisogna consi-derare che è ancora in rodaggio e quindi in futuro si svilupperà ulteriormente) a quello che io definirei, prendendo spunto dai vari Festival del Cinema, alla «Sfilata sul Tappeto Rosso», cioè presentando quelli che i fumetti li fanno, vale a dire disegnatori e sceneggiato-ri, ai lettori: sia a quelli più esperti e informa-ti che fanno parte dello «zoccolo duro» dei fan, sia tutti gli altri, quelli che comprano le pubblicazioni a fumetti solo come svago per i loro momenti liberi; o, come per i pendolari che passano ore sui treni regionali per anda-re al lavoro e che, per «ammazzare il tempo» durante i noiosi viaggi andata e ritorno, divo-rano un «giornalino» al giorno: vuoi con i vari personaggi della Sergio Bonelli Editore (Tex, Zagor, Dylan Dog, Martin Mystère e via di-cendo) o con Diabolik o con quelli della Walt Disney (Topolino, Paperino e soci). Ad Albissola non c’è un vero e proprio «tap-peto rosso», ma i lettori e i fan possono conoscere disegnatori e sceneggiatori (at-tenzione!, italiani e stranieri) nel corso di in-contri e conferenze dove i nostri «divi» (che non sfoggiano lussuosi abiti disegnati da grandi stilisti) spiegano come lavorano, par-lano del backstage del loro mestiere e conce-dono autografi che, nel caso dei disegnatori, sono «disegnini» dedicati e personalizzati.Albissola Comics contribuisce così all’opera di valorizzazione culturale e artistica di quel-

la forma di «narrazione per immagini» che si chiama fumetto (adesso è diventato di moda riferirsi alle storie a fumetti anche come «Gra-phic Novel») e a far conoscere a tutti quelli che i fumetti li leggono abitualmente, gli au-tori e il backstage dove nascono le loro storie.

E a [tentare di] abbattere certi pregiudizi che qualcuno ancora nutre verso questa nuova forma di «narrazione per immagini». Compito non facile: Albert Einstein, infatti, diceva che è più facile disintegrare un atomo che un pre-giudizio.

Foto scattate durante Albissola Comics 2012

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Fumetto futuro... Un parere personale con un po’ di preveggenza

In una recente puntata della trasmissione televisiva: Wonderland (Rai5), lo scrittore Va-lerio Evangelisti ha sostenuto che la fanta-scienza ha in più occasioni dato prova di pre-veggenza, anzi, forse ha inventato il futuro. Nulla di più vero! In effetti gli autori di questo genere letterario immeritatamente sottova-lutato non ci hanno solo proposto nei loro romanzi un’infinità di futuri possibili ma ne hanno anche analizzato le più disparate im-plicazioni: tecnologiche (Solo il mimo canta al limitare del bosco – Walter Tevis), sociali (Il tramonto di Briareo – Richard Cowper), eco-logiche (Il gregge alza la testa –John Brunner), politiche e religiose (Guerra al grande nulla – James Blish).Ma sono anche andati oltre e sconfinando nella preveggenza hanno inventato la ruota prima della ruota, ipotizzando mezzi spaziali inimmaginabili coniando per essi vocaboli di-venuti di uso comune come: astronavi. Quan-do a partire dal 1984 William Gibson e Bruce

Sterling resero immaginabile il cyberspazio (Neuromante) coniando il termine “Net” rete (Island in the net), ispirato alle reti neurali del cervello umano, le realtà virtuali erano anco-ra oggetto di nebulose sperimentazioni nei laboratori della NASA. Ma cosa ha a che fare tutto questo con il fumetto? In verità ha molto a che fare, perché se come sostiene l’Evangelisti la fantascienza ha in-ventato tutto – dagli elettrodomestici al va-sellame parlante (I giocatori di Titano – Philip K. Dick) – il teletrasporto (che è gia riuscito anche se con un solo atomo) non ha mai pre-visto nel futuro un uomo oberato da ingom-branti PC portatili, tablet, iPad, smartphone, blackberry e altre amenità in procinto di ar-rivare, ma un uomo estremamente agile e leggero, probabilmente abbigliato con una tuta realizzata con un tessuto intelligente che si adatterà a tutte le circostanze (Le vesti di Caen – Barrington Bayley), dotato di una minuscola card con la quale potrà fare qua-

lunque cosa accedendo a migliaia di posta-zioni gratuite collocate ovunque, anche nella propria abitazione (L’Incal – Jodorowsky/Mo-ebius).Ergo, se la fantascienza che ha indovinato tutto, non li ha minimamente considerati o previsti, tutti questi orpelli elettronici sono condannati ad esistere solamente nell’attua-le, in quanto è palese la loro inutilità nell’evo-luzione umana, quintessenza quali sono della potenza mediatica della pubblicità capace di rendere indispensabile l’inutile.La fantascienza infine, non ha mai affossato la potenza del libro che persino nei futuri più temporalmente estremi rimane inamovibile, anzi il possesso diviene mezzo di elevazio-ne sociale, di collezione e di investimento (La svastica sul Sole – Philip K. Dick), quindi il supporto cartaceo viaggerà nelle galassie, raggiungerà mondi e civiltà oggi sconosciu-te, e con esso viaggerà anche il fumetto che sempre più si sta affermando come romanzo illustrato anche in Italia.La Nona Arte non dovrebbe temere per il pro-prio futuro tentando avventure improbabili nel freddo del web, privo com’è di contatto e di odore, l’uomo ha bisogno di toccare, di odorare, di guardare, di sentire il fruscio delle pagine, insomma di abbracciare con tutti i sensi gli oggetti della propria soddisfazione, e per molti come noi stringere tra le mani un volumetto ben disegnato e contenente una buona storia è fonte di grande soddisfazione.Iniziative come ALBISSOLACOMICS dedi-cate interamente agli autori e agli editori del fumetto urlano ai quattro venti “lunga vita al fumetto” e inserendolo, come nel nostro caso, in un contesto cittadino votato all’ar-te della ceramica, non fanno che agevolare quanto sta accadendo: il fumetto, sia esso verista o antropomorfo, si avvicina sempre più all’arte tradizionale in un momento nel quale l’arte ha perso la percezione di se stessa, cercando di ritrovarsi in universi privi di contenuti, riempiendo scatole di plexiglass di orologi o di monetine, fasciando con teli colorati veri capolavori architettonici o natu-rali, o ancor peggio, appendendo cavalli ai soffitti.In un’intervista ancor più recente anche il grande Milo Manara ha sostenuto di essere ottimista sul futuro del fumetto e detta da lui questa cosa ci conforta, e ancor di più mi conforta personalmente e mi sprona ad an-dare avanti il pensiero che questo “incontro” all’arte possa far del bene, figlio idealmente quale sono di John Ruskin e William Morris ai quali il fumetto sarebbe sicuramente pia-ciuto.

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UNA VITA TRA LE NUVOLE... PARLANTI!

I miei ricordi si spingono indietro all’età di 5 anni quando, estasiato, mi immergevo anima e fantasia negli albi di Topolino, dispensatori di divertimento e spensieratezza. Come e da quali esseri superiori fossero creati era per me un enigma incomprensibile, ma benedicevo Dio per la loro esistenza, profondamente gra-to a mia madre per questi suoi dolci ed ocu-lati regali.In seguito scoprii la soffitta, quel misterioso luogo difficilmente raggiungibile del sotto-tetto al sesto piano del palazzo in cui abita-vo. Io stavo al piano terra e m’occorrevano buone dosi di coraggio ed incoscienza per affrontare da solo quel tragitto, e poi, nella penombra di quella stanza dal soffitto incli-nato, in mezzo a montagne di oggetti impol-verati e dimenticati, andare alla ricerca degli inquietanti albi neri che ogni tanto riuscivo a trovare. Diabolik, l’incarnazione del male, lo spietato che rubava ed uccideva, ma che tuttavia mi intrigava. Così di nascosto conti-nuavano le mie sempre più lunghe incursioni in quel pericoloso luogo di perdizione, d’esta-te nel caldo soffocante e d’inverno nel freddo siderale.Fu poi all’età di otto anni che avvenne la fol-gorazione! Grazie a Maurizio, ai tempi la mia anima gemella, scoprii un eroe senza paura e senza macchia, a metà tra un Tarzan ed un personaggio western, accompagnato da un buffo ma indispensabile ometto rispondente al nome di Cico, più facilmente ricordabile come Felipe Cayetano Gonzales y Rodri-guez y Martinez y Consalvo y Morales y Rosales y Ramirez y Hernandez y Espi-nosa! Za-gor-tenay, lo spirito con la scure, ebbe facile gioco a rapirmi quel giorno.Ricordo di aver passato momenti indimen-ticabili a sognare sulle storie di Nolitta, mo-menti che rimangono marchiati a fuoco nella mia memoria, indescrivibili come solo i bei ri-cordi dell’infanzia possono essere. Ho in testa tutti i titoli, le storie, i personaggi dell’epoca, letteralmente parti integranti del mio imprin-ting giovanile.A sedici anni poi, da amante del disegno e pieno di idee ed iniziative, mi cimentai in un fumetto che sceneggiai e disegnai: “Il totem maledetto”. La prova naturalmente ebbe scarsi risultati qualitativi, a parte le lodi sperticate dei parenti, ma servì a legarmi in

maniera indissolubile al mondo spensierato e fantasioso del fumetto.Il tempo, come si sa, ha due diversi modi di scorrere. Quando si è adolescenti è lentissi-mo, in maniera esasperante. Si hanno mille idee in testa e nessuna risorsa per realizzarle. Da adulti invece, è veloce in modo stupefa-cente. Non si capisce ne come ne quando, con arguta malizia, cambi velocità, ma un anno passa come fosse un giorno. Ci si ritro-va a pensare al passato, alle scelte fatte e a quelle non fatte, ad un periodo della vita in cui credi di avere tutto il tempo che l’enormeforza giovanile merita di avere. È così che dopo qualche giorno ti ritrovi ad avere qua-rant’anni e capire che tutto ciò che hai fat-to non l’hai davvero scelto ma accettato di buon grado.Il mio rimpianto è quello di non aver avuto la forza e la convinzione di coltivare le qualità che avevo nel disegno, distratto da tante pic-cole illusorie speranze giovanili. Oggi colle-ziono fumetti, disegni, tavole in originale e, quando posso, vado a tutte le manifesta-zioni comics che il mio poco tempo libero

permette. Già, il poco tempo, ecco tornare in gioco questa bizzarra, inflessibile e poco arbi-traria dimensione.Tutto ciò rivela il perché, insieme a Dario, ap-passionato instancabile, collega e soprattutto amico, abbiamo ideato Albissola Comics.Quale miglior sistema di guadagnar tempo se non portare direttamente a casa la mani-festazione e con essa i più grandi rappresen-tanti di questo mitico mondo parallelo? Un mondo plurale, capace di farci viaggiare libe-ramente avanti e indietro negli anni, in barba all’insaziabile appetito di Crono. Per quest’im-presa ci siamo sentiti definire pazzi, lo sia-mo senz’ombra di dubbio, ma di una pazzia seminata e nutrita proprio dai mille autori, nessuno escluso, che con passione e dedizio-ne artistica rendono prospero questo mitico mondo. Con la loro fantasia e creatività, piano piano, ci hanno spinto sull’orlo del baratro, fa-cendoci scoprire che sapevamo volare.Oggi io sento come se avessi vinto la guerra, che il miglior modo di prendermi la rivincita sul re dei Titani è proprio questo, vivere tutto l’anno immerso nella nostra Albissola Comics!

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SABATO 4Sala Consiliare ComunaleVia dell’Oratorio 2, Albissola Marina (SV)

Ore 10.00Inaugurazione con ospiti e autorità.

Ore 10.30L’AUTORE UNICO FRA STORYTELLING E ILLUSTRAZIONE. Intervengono Maurizio Mantero, Roberto Bonadimani e Lucio Parrillo.

Ore 11.15LA SCRITTURA ATTRAVERSO LE IMMAGINI: DIFFERENZE DI APPROCCIO RISPETTO AL MEDIUM UTILIZZATO. Interviene Ade Capone.

Ore 12.00ALBISSOLA COMICS RICORDA ROMANO CALISI, FONDATORE DEL SALONE INTERNAZIONALE DEI COMICS. Intervengono il critico Claudio Bertieri e i figli Andrea e Giulia Calisi.

Ore 14.00Cronaca di Topolinia presenta la parodia di Zagor: ASPETTANDO ZAVOR, LO SPIRITO CON LA ZAVORRA. Intervengono Salvatore Taormina, Elena Mirulla e Moreno Burattini.

il programmaApertura museo, gallerie e mostre, mercato del fumetto:Sabato 4 e Domenica 5 maggio 2013 dalle 10,00 alle 12,00 e dalle 15,00 alle 18,30

Nel corso dei due giorni gli autori saranno disponibili per autografare i “disegni alla firma” prodotti per l’occasione in soli 100 esemplari per ogni disegnatore presente.

Orari incontri con gli Autori:

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Ore 14.4580 ANNI DI TOPOLINO IN ITALIA: TANTI ANEDDOTI E TANTE STORIE ANCORA DA RACCONTARE. Intervengono i fumettisti Disney Carlo Chendi, Giorgio Cavazzano, Bruno Enna, Paolo Mottura e Fabio Celoni.

Ore 16.00BANDE DESSINéE: UNO PICCOLO VIAGGIO NEGLI UNIVERSI FUMETTISTICI D’OLTRALPE. Intervengono Hermann Huppen e Riccardo Federici.

Ore 17.15AYAAAAK!!! ZAGOR E I SUOI ALBI SPECIALI GIGANTI. Intervengono Moreno Burattini, Gallieno Ferri e Marco Torricelli.

Ore 18.00Premiazione dei PREMI ALBISSOLA COMICS 2013 con ospiti e autorità.

DOMENICA 5Sole Luna Beach ResortPasseggiata degli Artisti, Albissola Marina (SV)

Ore 10.30Diabolik ed Eva Kant: una storia d’amore lunga 50 anni. Intervengono Daniele Statella, Stefano Babini, Giuseppe Di Bernardo e Giorgio Montorio.

Ore 11.45“BASTARDI PER STIRPE” il romanzo western di Stefano Jacurti: il west americano riletto attraverso cinema, fumetti e letteratura. Intervengono gli scrittori Stefano Jacurti e Andrea Nardi.

Ore 14.00BRENDON: QUINDICI ANNI DI STORIE PER IL CORAGGIOSO CAVALIERE DI VENTURA DELLA NUOVA INGHILTERRA. Intervengono Claudio Chiaverotti, Giovanni Talami e Lola Airaghi.

Ore 14.45OLTRE LA DISNEY: IL FUMETTO UMORISTICO MADE IN ITALY. Interviene Sandro Dossi.

Ore 15:30DALLO SPAZIO PROFONDO DI NATHAN NEVER ALLA PROVINCIA TOSCANA DEL SUO ULTIMO GRAPHIC NOVEL: Stefano Casini presenta “DI ALTRE STORIE, DI ALTRI EROI”. Interviene Stefano Casini.

Ore 16.15RISCRIVIAMO LA STORIA DEL FUMETTO ITALIANO. 10 FASI DAL 1848 AL 2012 IN UN AFFRESCO COMPIUTO DELL’EVOLUZIONE DEL FUMETTO NOSTRANO. Intervengono Matteo Stefanelli e Luigi Bona.

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Dieci cose che non sai su Albissola

Albissola è l’unico posto al mondo dove potete camminare su un’opera di Fontana senza romperla e senza essere arrestati.Non sono mai stato ad Albissola Comics, e ad Albissola in generale, e dovevo assolutamen-te rimediare a questa mia mancanza.

Secondo una tradizione antichissima, delle lame in ceramica benedette nella chiesa di Nostra Signora della Concordia, potrebbero uccidere i vampiri. Harlan Draka e Caleb Lost stanno comunque indagando.

Ci sono poche informazioni sull’antica tribù ligure dei Docìlii, che occupavano il territorio su cui è sorta Albissola prima dell’arrivo dei romani. Hanno preso a mazzate l’esercito di Roma?Anche tra i Docìlii c’erano due amici, uno bas-so coi baffi, e uno grosso e panzone caduto nel pentolone della pozione? Domande alle quali gli storici prima o poi da-ranno una risposta.

Il torrente Sansobbia è stato valutato da Diabolik come una possibile via di fuga. Per superare i tratti in secca il Re del Terrore ha installato una lastra di ceramica sulla quale far scivolare un hovercraft. Piano riuscito, Ginko gabbato.

Casa Mazzotti è inserita tra le architetture da vedere dal vivo almeno una volta nella vita, un elenco stilato dal politecnico di Milano.

Tutti sanno che l’invasione dei Barbari costrinse il borgo a dividersi in Albissola Marina e Albisola Superiore. Quasi nessuno sa che esiste una Albissola di Mezzo. Ci si arriva grazie ad un varco spazio-temporale che si apre periodicamente alla fine di via Mazzini.

“I misteri di Villa Faraggiana” è il titolo di un fumetto mai realizzato. Narra le vicende accadute nel 1821, quando Marcello Durazzo vendette la villa a Giuseppe e Gerolamo Faraggiana, omettendo alcuni particolari sulle presenze occulte all’interno della villa. Presenze che vennero pacificate, grazie alla costruzione della Camera Dorata nel 1845.

Marinetti proclamò Albissola: “Libera Re-pubblica delle Arti”. Non solo, ribaltò il vecchio proverbio e lo trasformò in: impa-ra l’arte e qui farai la tua parte. Oggi, le decine di atelier, laboratori, gallerie d’arte, presenti sul territorio dimostrano che Marinetti non si sbagliava.

Lo stemma cittadino è “un agnello seduto su campagna erbosa verde, accompagna-to in capo da una stella d’oro su sfondo azzurro”.In realtà è un richiamo a Tex Willer. La stella è quella dei Texas Ranger, e l’agnello... Beh, sì, insomma, la bistecca alta tre dita di cui van-no ghiotti Tex e Carson secondo voi da dove arriva?

Nota a margine: le informazioni contenute in questo articolo possono non essere del tutto veritiere. Nessun agnello è stato mal-trattato durante la scrittura, ogni riferimento a cose, persone, fatti, è puramente casuale, ci vediamo il 4 e il 5 Maggio!

la parola a scrittori e sceneggiatori...

© Fabio Civitelli

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Quando vengo invitato a una mostra-merca-to del fumetto, la prima sensazione che mi assale è la nostalgia. Nostalgia di quando partecipavo almeno a una mostra al mese, e gli altri weekend erano spesso occupati da incontri in fumetteria, su e giù per l’Italia. Erano i tempi d’oro, non solo per Lazarus o Erinni, ma per tantissimi amanti del fumetto che avevano voglia di incontrarsi, chiacchie-rare, applaudire o criticare, senza barriere tra autori e lettori, solo con l’eccitazione di essere insieme. Poi qualcosa si è rotto. La ripetitività – mo-stre troppo uguali – ha spento quell’eccita-zione, complice anche la mancanza di qual-cosa che fosse esclusivo della mostra stessa, perché ogni albo o gadget lo trovavi già in fu-metteria, magari sottobanco e sovraprezzo. Ma c’è chi non si è arreso. Organizzatori che

hanno cercato di iniettare nuova linfa nelle loro manifestazioni, guardando come esem-pio a quel vero e proprio fenomeno di cultura popolare che è diventata Lucca Comics. E c’è addirittura qualche pazzo che ha deciso di creare mostre nuove. Proprio perché il pub-blico c’è ancora, c’è sempre stato. È mancata però la creatività (sostituita dall’avidità), pro-prio in questo che dovrebbe essere il regno della fantasia. I ragazzi che organizzano Al-bissola Comics fanno parte di questi pazzi. La follia gliel’ho letta negli occhi proprio a Lucca, dove li ho conosciuti di persona, ed è una follia che mi è piaciuta, un misto di pas-sione, di entusiasmo, di voglia di fare. I miei colleghi e amici che sono stati ad Albissola Comics l’anno scorso me ne hanno parlato un gran bene. C’era una gran bella atmosfera, mi hanno detto, un grande entusiasmo (ap-

punto) tracimato dall’organizzazione al pub-blico, come ai tempi d’oro. E poi, non dimentichiamocelo, ad Albissola c’è il mare, magico come sa esserlo in una primavera inoltrata che in Liguria è già esta-te. Credo che il mare sia la ciliegina sulla torta, per una mostra: quella più importante del mondo – San Diego – ne è la dimostrazione. E forse non è necessario andare in California per godersi due giorni di fumetto come si deve. Per questo ho detto sì all’invito, anche se ormai mi si vede poco in giro in questo ambiente, per cui continuo comunque a nu-trire un amore profondo. È il richiamo della foresta, se vogliamo metterla così, il bisogno di incontrare di nuovo, di tanto in tanto, quel pubblico a cui devo tanto, e lo dico senza al-cuna retorica. Insomma, benvenuti ad Albis-sola anche da parte mia.

Il fumetto. Che cosa posso dire, su questo gigantesco argomento, che non sia già stato detto e ridetto da colleghi molto più illustri e preparati di me? E infatti, lo anticipo, non dirò proprio nulla d’interessante. La verità è che io i fumetti li ho sempre fatti, senza curarmi troppo di studiarli, catalogar-li, smontarli e spiegarli. Mi ci sono trovato in mezzo, nuotando tra le vignette senza mai in-travvedere il cartaceo orizzonte. Come molti (tutti?) ho iniziato disegnando, poi ho finito per sceneggiare (sceneggiare, non scrivere: sono due cose del tutto diverse) e non mi sono più fermato. Non credo dunque di avere le carte in regola per parlare dei fumetti in generale, ma penso almeno di poter discutere del “mio” modo di vederli e di farli. In modo egoistico (e sem-plicistico) affermo che il fumetto è, per me, un sistema privilegiato per poter esprime-re concetti e idee, emozioni e sentimenti.Molti autori di fumetti non hanno grande familiarità con le nuove tecnologie, eppure mantengono un certo tipo di contatto con il loro pubblico. Tale contatto, a mio avviso, avviene soprattutto nel fumetto popolare, poiché l’autore che si dedica a questo tipo di fumetto non ha il tempo di razionalizzare più

di tanto: l’urgenza di scrivere e/o disegnare, dettata spesso da fattori esterni, lo costringe ad attingere più o meno consapevolmente da quelli interni. Certo, i generi determinano l’andamento più o meno conosciuto di una storia, le regole stabilite da una casa editrice incanalano e disciplinano uno specifico ar-chetipo narrativo, ma tutti questi elementi (ben lungi dal voler limitare la fantasia e la creatività, come taluni credono) concorrono a veicolare la personalità dell’autore e a get-tare, tra lui e il lettore, un ponte: un canale preferenziale, per l’appunto! Attualmente, ho la fortuna di lavorare sia per la Disney sia per la Bonelli, cioè per due grandi realtà editoriali che mi permettono di esprimere diversi stati d’animo e di comuni-care con altrettanti tipi di pubblico. Di norma la Disney esalta il mio lato giocoso e ludico, mentre la Bonelli quello emotivo e intellet-tuale. A volte, però, può avvenire anche il contrario. Capita di rado, ma quando si riesce a far riflettere il lettore, nel contesto di una storia umoristica, allora si toccano davvero corde profonde e si viene ripagati della fatica creativa profusa. Sì, perché sceneggiare è faticoso, anche se in molti (permettetemi il gioco di parole) fa-

ticano a crederlo. È un lavoro che prosciuga mentalmente, moralmente, talvolta fisica-mente, che isola dall’esistenza, magari dando l’illusione di vivere in un contesto fantastico con tanto di inizio, sviluppo e fine. Credo che fare fumetti sia un modo per sfuggire alla realtà e, allo stesso tempo, un tentativo di-sperato di controllarla. In tutto questo, il me-stiere aiuta, ma a spingerti ad andare avanti è in primo luogo l’entusiasmo: l’amore per un medium “povero” (all’origine, si sa, bastano un foglio e una matita), eppure incredibilmente ricco e complesso. Di certo si tratta del medesimo entusiasmo che spinge gli organizzatori di Albissola Co-mics a fare ogni anno questo ciclopico sfor-zo, interpellando disegnatori e sceneggiatori, convincendoli a uscire dalle loro tane/studio popolate di action figures e fortificate con pile di libri e dvd. Anche io dovrò abbandonare la mia, di tana, ma lo farò con piacere. Chissà che, insieme, non si riesca a intravvedere per un momento quel famoso orizzonte carta-ceo...

Vi aspetto in riva al mare!

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Partiamo da una notizia di cronaca, vecchia di un anno. Il 10 maggio 2012, nella prestigiosa galleria d’arte milanese Ca’ di Fra’, in via Car-lo Farini, pieno centro storico, si inaugura una mostra di chine di Fabio Civitelli, destinate anche alla vendita al pari delle opere pittori-che tradizionalmente esposte negli stessi lo-cali. Presentando i lavori dell’artista, Manuela Composti scrive: «Civitelli è un sognatore, un narratore di poesia visiva. Splendide tavole a china, magistralmente realizzate rivelano un uomo poetico, dall’entusiasmo cristallino vena-to d’innata saggezza e delicatezza nei rapporti umani che lo rendono. Le sue immagini sono concluse in sé, quasi senza bisogno della parola: immediate poesie visive racchiuse nel volgere di uno sguardo. Ogni tavola apre differenti porte in noi; alcune dirette alla nostra infanzia altre affacciate al nostro presente, alla nostra capa-cità di immaginare ora e grazie alla somma dei nostri giorni. Il lavoro di Civitelli non può che essere definito arte e, come tale, trova a pieno titolo, spazio in un luogo deputato all’arte quale è la galleria».

Fin qui, il profano potrebbe credere che si parli di un pittore di talento. Invece, ed è questo l’aspetto notevole della nostra segna-lazione, Fabio Civitelli è un fumettista. E le sue tavole esposte da Ca’ di Fra’ sono pagine di Tex, il fumetto della Sergio Bonelli Editore, uno fra i più popolari eroi di carta del nostro Paese, sulla breccia ininterrottamente dal 1948. Civitelli non è il primo autore di fumetti a esporre i propri disegni in una galleria. Tut-tavia, l’eccezionalità del luogo dell’esposizio-ne e il successo della mostra, protrattasi per oltre un mese, con ottimi risultati anche dal punto di vista commerciale, unitamente alle caratteristiche del personaggio raffigurato nelle illustrazioni (un character western, una icona pop evergreen diffusa trasversalmente tra le generazioni e le classi sociali) rendono l’evento degno di nota. Indubbiamente è più facile, per il pubblico appassionato di arte, riconoscere le valenze artistiche e pittoriche di certe illustrazioni di Hugo Pratt, Guido Crepax o Lorenzo Mattotti, che convincersi a cercarle nelle vignette di Tex, che si è abi-tuati a trovare in albi appoggiati sui comodini delle case o dimenticati sui sedili dei treni. Invece, di fronte a una tavola originale di Ci-vitelli, anche il più scettico degli osservatori è costretto a ricredersi. E i galleristi milanesi sono lieti di spalancargli le porte. Il che vale

e può valere, evidentemente, anche per le illustrazioni di moltissimi altri maestri della Comic Art, la “nona arte” che dà il titolo a un saggio di Francis Lacassin del 1971.

Comic Art che non va confusa, ovviamente, con la Pop Art. Per cui, vale la pena di spie-gare il distinguo, dato che sarebbe facile so-vrapporre i fumetti a certe immagini di Andy Warhol e Roy Lichtenstein che riproducono proprio vignette tratte da albi a fumetti scelti fra i più popolari. Il nome Pop Art deriva infatti dalla contrazio-ne di “popular art”: si tratta di una delle più importanti correnti artistiche del secondo Dopoguerra. Nata in Gran Bretagna verso la fine degli anni Cinquanta, si sviluppò in America nei decenni successivi opponendosi all’astrattismo e all’espressionismo, ritenuti intellettualistici e lontani dal sentire comune. Al contrario, gli artisti della Pop Art dedicano la loro attenzione alle icone della società dei consumi. L’aggettivo “pop” definisce un’arte di massa, prodotta in serie, destinata a veni-re compresa da tutti. Artisti come gli statu-nitensi Warhol e Lichtenstein sperimentano attingendo ai linguaggi della pubblicità, del cinema, del fumetto e nobilitano gli oggetti e i miti del quotidiano, facendone strumenti di comprensione del reale. Ugualmente ci sono opere di Richard Pettibone e Mel Ramos e molti altri, ciascuno ovviamente mosso da un diverso atteggiamento, ispirate ai comics.La contrapposizione più netta, si diceva, è con la pittura astratta: un’esperienza ar-tistica, questa, che ha attraversato tutto il Novecento. Fu il russo Vasilij Kandinskij a dipingere, nel 1910, il primo acquerello astratto. L’astrattismo nacque allorché gli ar-tisti, di fronte alla diffusione della fotografia e del cinema, scelsero di allontanarsi dalla rappresentazione oggettiva della realtà, per realizzare opere che esaltassero la peculiarità dell’arte: a mostrare i tramonti e i paesaggi avrebbero pensato le pellicole fotografiche, i pittori e gli scultori dovevano piuttosto espri-mere i propri sentimenti, i loro stati d’animo, il privato gusto estetico, aprire uno squarcio visionario sul loro mondo interiore. Con Mar-cel Duchamp, l’arte diventa composizione plastica di materiali diversi, assemblati in in-stallazioni surreali.

Il fumetto, tuttavia, nasce da presupposti di-versi e del tutto scollegati da questo tipo di

elaborazioni intellettuali. Gli sono estranee le polemiche, le teorie artistiche e le contrap-posizioni. Nasce, addirittura inconsapevol-mente, per raccontare storie, per veicolare contenuti. È un medium, una porta che fa accedere a piani diversi dello scibile o del soltanto immaginabile, qualcosa che mette in comunicazione fra loro differenti realtà im-manenti o trascendenti, siano esse persone, idee o universi paralleli. Si tratta di un mezzo di comunicazione. Ma come tutti i mezzi di comunicazione, in mano a degli artisti è in grado di raggiungere la valenza di forma d’arte. Oggi, nessuno più ne dubita, anche in rela-zione agli autori del passato. Per lungo tem-po, però, dalla sua nascita fino ai primi anni ’50, l’establishment culturale negò, sostan-zialmente, ogni possibile dignità al fumetto, snobbandolo pregiudizialmente come pro-dotto di sottocultura, immeritevole di ogni attenzione. Quando cominciò a svilupparsi un primo interesse, questo si risolse spesso in sistematica denigrazione: il fumetto fu ac-cusato di attaccare i principi morali alla base della società, di fomentare la violenza fra i giovani, di distogliere dalla lettura dei libri, di diseducare diffondendo esempi di dialo-ghi sgrammaticati e di disegni privi di valore estetico. Con gli anni, tuttavia, l’atteggiamen-to della cultura ufficiale cominciò a cambiare, un po’ in tutto il mondo.

Resta il fatto che i comics siano un prodot-to destinato alla diffusione di massa, e non opere realizzate in un solo esemplare. Nati sui quotidiani e inventati inizialmente per attira-re lettori, gli eroi di carta, nella loro accezione più vera e più pura, sono fatalmente vocati alla popolarità. Il fumetto nasce come mezzo di comunicazione di massa e di intratteni-mento popolare: come in tutti i casi di espres-sione creativa in cui sia prevista la riproduzio-ne in più copie del manufatto artistico, il fatto che certi autori abbiano creato dei capolavori non deve far credere che la produzione fu-mettistica possa prescindere da un mercato regolato dalle leggi dell’economia. Non si può dimenticare che il mondo del fumetto ruota intorno all’esistenza di un pubblico di lettori disposti ad acquistare co-pie degli albi, dei fascicoli e dei volumi che gli autori vanno realizzando. Siamo di fronte all’eterno dilemma dell’artista che si presta ad assecondare i gusti del pubblico, venendo

POP ART E COMIC ART

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magari a compromessi con quanto gli dette-rebbe il suo estro creativo desideroso di dar vita a opere di taglio ben diverso, o piutto-sto di quello che in dispregio di ogni legge di mercato scrive, orgogliosamente disegna o mette in musica quel che più gli aggrada a costo di non avere poi di che vivere, o ottene-re il riconoscimento di pochissimi. Vero è che i grandi artisti riescono non di rado a imporre al pubblico la propria opera contro le vecchie consuetudini, rinnovando la tradi-zione o dando vita a nuove e originali scuole e movimenti. In campo fumettistico, tuttavia, la necessità di realizzare un prodotto che pos-sa prima trovare un editore e poi un numero sufficiente di acquirenti condiziona per forza di cose, più di quando accade nell’ambito di altri media, il lavoro degli sceneggiatori e dei disegnatori. Sarebbe comunque riduttivo esaminare i fumetti solo dal punto di vista di fenomeno sociologico degno di nota perché “letteratu-ra” o “cultura di massa”, anche perché esistono fumetti che di massa non sono, così come ai film di cassetta si contrappongono quelli de-stinati a un circuito assai più elitario. I fumetti vanno studiati ed esaminati in ragione della loro enorme potenzialità espressiva esteti-ca e letteraria messa al servizio di autori (e di fruitori) dalle capacità di creazione (e di frui-zione) estremamente diversificate. Occorre sfatare anche il luogo comune che considera il fumetto il parente povero del ci-nema, sempre e comunque sottomesso alla fiction su celluloide. Il cinema ha potenziali-tà che garantiscono ottimi risultati quando vengono sfruttate al meglio da autori capaci, e il fumetto ne ha altre che permettono di raggiungere traguardi diversi, ma qualitativa-mente non inferiori, nelle medesime condi-zioni. In certe circostanze è il cinema a fornire le prove migliori, in molte altre è il fumetto a risultare inarrivabile. E questo a dispetto del fatto che, a prima vista, il cinema sembra godere di potenzialità maggiori, dato che ha a disposizione il movimento e il sonoro che agli eroi di carta sembrano mancare. Sembra godere, abbiamo detto, perché il fumetto riesce benissimo a sopperire a questi appa-renti handicaps tramite gli artifici stilistici del proprio complesso di convenzioni, o meglio grazie al proprio codice espressivo. Anzi, se ricorrendo agli effetti sonori onomato-peici inseriti all’interno delle vignette, e alle linee cinetiche destinate a dare l’effetto della

velocità, i comics sono in grado di comuni-care efficacemente la presenza di suoni e di movimento, altri artifici grafici consentono al fumetto di arrivare là dove il cinema non arri-va, suggerendo per esempio, e persino, quali siano gli odori o quale la temperatura in un certo contesto di una certa storia. Non sussiste nessun rapporto di sudditanza, dunque, fra cinema e fumetto. Tant’è vero che le versioni cinematografiche delle avventure degli eroi di carta non riescono mai a resti-tuire al fruitore le stesse emozioni offerte dai comics. Questo perché appunto cinema, let-teratura e fumetto sono tre media ben distin-ti, ognuno in grado di raggiungere e superare i risultati degli altri, ottenendone comunque sempre di diversi, e per vie autonome. Ap-punto perché il fumetto gode di potenzialità proprie che gli permettono di sopravanzare, in alcuni casi, la magia del cinema. Le imma-gini di un film, per quanto suggestive, sono più univoche di quelle disegnate, alle quali ogni lettore è chiamato ad aggiungere un quid di proprio, e dunque risultano più evo-cative. Tutto ciò vale sia per il “fumetto d’au-tore” che per quello popolare.A torto, per lungo tempo si è creduto che i moduli formali di una certa produzione fu-mettistica di qualità dovessero per forza di cose rivolgersi a un pubblico d’élite, capace di apprezzarne la finezza ma obbligatoria-mente assai ristretto. Si riteneva che la seria-lità di una saga a fumetti di stampo popolare fosse inconciliabile con le esigenze di libertà espressiva e creativa di disegnatori desiderosi di realizzare opere al di fuori di ogni schema e di ogni costrizione, e che dunque i campi della produzione “d’autore” e di quella “popo-lare” fossero nettamente divisi, senza alcuna possibilità di reciproca osmosi.

Ci fu un momento, addirittura, nell’Italia della prima metà degli anni Ottanta (in altri Pae-si le cose andavano diversamente), in cui, in seguito all’ennesima, ricorrente, crisi delle vendite, il fumetto veniva dato per spacciato nella sua dimensione più popolare e si in-travedeva un futuro soltanto per il prodotto d’autore riservato a pochi iniziati. In altre parole, il trend discendente delle ti-rature portava a pensare che presto non ci sarebbero stati abbastanza acquirenti per garantire la sopravvivenza delle testate “po-polari”, a basso prezzo di copertina, e che il pubblico, ridotto di numero e limitato agli

irriducibili appassionati del medium, avrebbe potuto garantire appunto solo quei prodotti d’autore che, essendo venduti a caro prezzo in volume o su rivista “di prestigio”, potevano garantire un rientro economico anche con tirature estremamente basse. In un certo mo-mento la dicotomia fra fumetto “d’autore” e fumetto seriale o “popolare” fu così netta che perfino gli stessi aspiranti autori, cioè i giovani sceneggiatori e disegnatori desidero-si di lavorare nel settore, ambivano a esordi-re sulle riviste “di prestigio”, le uniche adatte a ospitare il loro (tutto da verificare) talento artistico, in cui i fumetti “popolari”, per quanto più diffusi, vengono ritenuti spazzatura dagli opinion makers e dagli stessi aspiranti auto-ri, appunto perché l’unico tipo di fumetto degno di essere preso in considerazione è quello “d’autore”, ambito nel quale si ritiene (a torto più spesso che a ragione) possibile l’espressione di una creatività di tipo artistico all’interno del medium.Poi, il rigido steccato eretto a dividere il grano dal loglio è caduto: il fumetto popolare ha sa-puto imboccare la strada del rinnovamento ed elevare la propria qualità fino a connotarsi, qui da noi, come “popolare d’autore”. Cioè, una serie di autori e di personaggi hanno avuto il merito, a partire dalla fine degli anni Settanta (si pensi al Ken Parker di Giancar-lo Berardi e Ivo Milazzo), di essere riusciti a coniugare le istanze della serialità con quelle della produzione d’autore. Il livello qualitativo della produzione seriale si è innalzato senza far scendere il grafico delle vendite (anzi, in alcuni casi innalzandolo di parecchio, come nel caso del Dylan Dog di Tiziano Sclavi), e ciò grazie a sceneggiatori e disegnatori che si sono dimostrati in grado di narrare per im-magini riuscendo a mediare le esigenze del racconto con quelle della sua rappresenta-zione grafica. Il rinnovato successo del fumetto popolare, ha ricacciato il fumetto d’autore nel limbo del prodotto d’élite e comunque ha svuota-to questo tipo di produzione di molte delle sue pretese (spesso comunque velleitarie) di sperimentazione. In realtà, la crisi del fumet-to d’autore nella sua dimensione avanguar-distica è tutto sommato valutabile come un ritorno alle origini verso una produzione po-polare che ha comunque fatto tesoro delle esperienze dell’intero complesso della storia del medium, sperimentalismi e rivoluzioni autorali compresi.

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RIDERE X RIDERE…TRA SATIRA E FUMETTOEra il novembre 1993 quando nelle edicole del Nord Italia usciva, in 10.000 copie, il pri-mo numero della rivista “Ridere x Ridere”: era firmata e prodotta a Savona da me, come vignettista, fumettista, editore e direttore re-sponsabile... insomma praticamente tutto, con coraggio e soprattutto una super dose di incoscienza, stampata in Piemonte e im-paginata a Milano. La rivista è durata poco meno di un anno, con cadenza mensile, ma l’esperienza rimane indimenticabile, per i ri-scontri dei lettori (e qui ne trovate uno appas-sionatissimo), per le collaborazioni degli altri fumettisti ed umoristi, per lo sviluppo della mia striscia di Beppe Pistacciola. In quei pochi numeri sono apparsi con le loro strisce e i loro fumetti Danilo Maramotti, Francesco Natali con il suo Topo Unto, il bravissimo Claudio Acciari, Fabrizio Fabbri, gli storici vignettisti italiani Aldo Bortolotti, Franco Bacci, Ghino Corradeschi, Castel-lani, Baffi&Morini, Veleno, miei colleghi vignettisti alla Gazzetta dello Sport – con la quale collaboravo già da 5 anni all’epoca con le mie vignette, dopo aver studiato cinema di animazione al Centro Tecniche Cinetelevisive di Viale Forze Armate a Milano con Bartoletti e Perugini, i creatori di Calimero e Valentini, capo disegnatore di Bruno Bozzetto, e dopo le mie prime apparizioni al Salone dell’Umo-rismo di Bordighera.Ma torniamo a Beppe Pistacciola e Zeman, la coppia di studenti protagonisti della mia striscia. La descrizione migliore la poteva fare solo un autentico fan di Pistacciola. A lui la parola, a me le emozioni di leggerlo...

Nella storia del cinema ci sono dei riferimen-ti che indubbiamente non possono essere ignorati; provate a chiedere a qualcuno se conosce “I Blues Brothers”, sicuramente vi risponderà di averlo visto anche più di una volta, o quantomeno di averne sentito par-lare. John Landis, sceneggiatore e regista di questo e di molti altri capolavori, all’inizio del-la sua carriera ha girato un film, presto diven-tato “culto” del cinema demenziale, intitolato “Ridere per ridere” (The Kentucky Fried Movie). Non ho mai chiesto direttamente all’amico Roby Giannotti se si è ispirato a questo film, ma sicuramente la qualità e l’ironia del suo la-voro sulle pagine della quasi omonima rivista di fumetti che ha allietato il savonese a metà degli anni ‘90 è qualcosa che non può essere

passata inosservata.Sulle pagine di “Ridere x Ridere” (questo è il titolo esatto, dove la “x” è voluta) è pos-sibile trovare un felice tentativo di portare nella nostra provincia un riferimento, aperto a tutti, per l’arte italiana dei fumetti, dove la parte del leone veniva svolta da Zeman, la “creatura” di Giannotti, ma era possibile tro-vare altre strisce originali molte di queste con un’identità ben definita, a dimostra-zione che nel panorama italiano ci sono ottimi lavori che aspettano solo un conte-sto adeguato per essere pubblicati e uscire felicemente dai cassetti dei loro ideatori. Ogni tanto mi capita di rileggere quelle sto-rie, e ogni volta rido, a volte anche sonora-mente, delle situazioni descritte da Roberto: è impossibile restare indifferenti alle scenette di Zeman, “studente universitario di scibile umano, tremila esami” che, posto di fronte ad una pila di libri, semplicemente li assor-be imponendo le mani, amico di un molto più sfortunato – e decisamente meno bra-vo – studente di Architettura dall’irresistibile nome di Beppe Pistacciola (scegliete voi come mettere l’accento, fa ridere comunque). “La strana coppia” (i due condividono un pic-colo appartamento nel periodo degli studi) è completata da un improponibile cane di nome Riccio, e già questo quadretto si po-trebbe prestare a infiniti spunti di comicità. Giannotti riesce però a costruire un vero e proprio mondo intorno ai tre, costellato da al-tri protagonisti che interagiscono con Beppe, Zeman e Riccio in modi sempre diversi e ogni volta divertentissimi; avendo frequentato io stesso Architettura riconosco molte situazio-ni vissute in maniera analoga (il rapporto con i docenti, gli esami da affrontare, le relazioni con gli altri studenti...), ma anche al di fuori

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del mondo universitario le storie raccontate nel fumetto portano facilmente ad identi-ficarci soprattutto nel personaggio di Beppe, che proprio perché sfortunato e un po’ “sfiga-to” si avvicina di più a certe situazioni che più o meno tutti possiamo aver vissuto: cosa fare a capodanno (e scoprire che non riusciamo per tempo a trovare nessuno che ci inviti), corteggiare una ragazza “troppo bella” per noi (facendo figuracce terribili in sua presen-za), cercare di fare una vacanza spendendo il meno possibile (e finendo in qualche posto sperduto privo di ogni comodità), trovare uno stratagemma efficace per superare una pro-va, un esame, senza fatica (pagandone però poi le conseguenze sulla lunga distanza)... Il lavoro di Giannotti sui suoi personaggi è preciso, le personalità sono ben delineate e ci si affeziona subito alle loro vicissitudini; il paragone con mostri sacri come i Peanuts di Charles M. Schulz per qualcuno potrebbe ap-parire esagerato, ma solo per la poca diffusio-ne della rivista, che è stata chiusa troppo pre-sto e non è riuscita a superare i confini della nostra regione. “Ridere x Ridere” rappresenta un felice tentativo, dal mio punto di vista ri-uscito, di comic strip di alto livello; sono con-vinto che potrebbe trovare ancora spazio per rinascere, con una veste tutto sommato analo-ga alla precedente ma con un respiro più am-pio, per continuare a raccontare le sue storie. In una striscia Beppe – alla perenne ricerca di

conquistare la sua amica Jenny – si rivolge a Zeman e gli dice: «Telefonare io a Jenny? Ma-gari non si ricorda neanche più come mi chia-mo» e Zeman: «No, no… stai tranquillo che PISTACCIOLA se lo ricorda!». Eccome se ce lo ricordiamo! Siamo tutti curiosi di leggere che cosa ha combinato in tutti questi anni.

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Come Tex nessuno mai è un interessantissi-mo documentario dedicato a Sergio Bonelli (il leggendario sceneggiatore-editore scom-parso nel settembre 2011) e al personaggio più importante della casa editrice – creato nel 1948 dal padre Giovanni Luigi e dal dise-gnatore Aurelio Galeppini – girato da un re-gista appassionato di comics come Giancarlo Soldi. A tutt’oggi, Tex è il mensile di fumetti più venduto in edicola, la ristampa allegata a La Repubblica ha avuto un successo note-volissimo e si è interrotta solo perché ha rag-giunto la serie regolare. Nel documentario ci sono le opinioni di texiani insospettabili come il regista Bernardo Bertolucci, l’attore e regista Ricky Tognazzi e il critico cinema-tografico Steve Della Casa.

Ma qual è il segreto di Tex? Intanto il fatto che le avventure di un ranger del Texas, che è anche capo bianco degli in-diani Navajos e dei suoi quattro compagni di avventure (“pards”, come gli chiama lui), il fido Carson, l’indiano Tiger Jack e il figlio Kit, trascendono il western, Tex ormai è un genere a se stante.

Inoltre, la serie è un meccanismo perfetta-mente oliato: Tex (da solo, o con Carson o con tutti i pards) va in un posto (città, paesino, villaggio indiano) e risolve il problema che c’è (potente locale con i suoi sgherri, banda di fuorilegge, indiani in rivolta).Tutto molto rassicurante per il lettore che sa

Tex, l’arci italianoL’eroe di Giovanni Luigi Bonelli e Galep, specchio di una certa italianità

già che il suo eroe è invincibile, ma che si pre-sta a tante variazioni che non annoiano mai il lettore.Sergio Bonelli creatore, con lo pseudonimo di Guido Nolitta, di personaggi importanti come Zagor e Mister No ci ha dato ad esempio un Tex meno infallibile, più malinconico, mentre Mauro Boselli, probabilmente lo sceneggia-tore di Tex più brillante degli ultimi quindici anni, ha saputo innovare felicemente la tradi-zione di Bonelli Padre.

Il giornalista Claudio Paglieri, texiano doc, nell’introduzione alla nuova edizione del suo Non son degno di Tex (Marsilio), splendido e divertentissimo libro sul personaggio, scrive che Tex è cambiato nel corso degli anni, ma senza snaturarsi. “Questo è probabilmente uno dei segreti della sua longevità” conclu-de.

Ma, soprattutto, Tex è il riflesso dell’italiano, è come gli italiani vorrebbero essere, mentre, all’opposto, la commedia all’italiana ha spesso ritratto gli italiani come sono (o forse anche peggiori di quelli reali) con tipi interpretati da attori come Alberto Sordi, Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi. È un arci italiano.

Spesso i personaggi più famosi in un deter-minato Paese riflettono il carattere di un po-

polo: Superman, creato dagli ebrei desiderosi di assimilazione, Jerry Siegel e Joe Shuster, è l’alieno (non a caso “alien” in inglese significa anche immigrato) che diventa più america-no degli americani, potentissimo e al tempo stesso gentile, come è (o, più che altro, come vorrebbe essere) la superpotenza Usa. Tex è quello che agli italiani piacereb-be essere: è invincibile, insofferente a ogni autorità, rispettoso soltanto delle leggi che lui stesso si è dato, nemico di tutti i potenti, essenzialmente anarcoide. Lo stesso Bonelli, narratore di razza, ha detto: «Tex è un raddriz-zatore di torti uso a dar ragione a chi ce l’ha, senza badare al resto». Quando Tex pesta a sangue senatori corrotti, allevatori criminali, generali boriosi realizza le aspirazioni segrete di molti lettori.

Non ci sono donne accanto a Tex: la moglie, l’amata indiana Lilyth, figlia del capo dei Nava-jos, muore presto, fa il suo dovere di sfornare l’erede Kit e di renderlo il leader degli indiani Navajos che sono la sua famiglia, il suo clan, visto che da vero italiano Tex è familista. Così, privo di moglie rompiscatole (gli italia-ni possono dire di voler essere tombeurs des femmes ma in realtà amano soprattutto gio-care con i loro amici) può andare in giro per l’America con i suoi pards, a raddrizzare torti. E, facendolo, si diverte e diverte i lettori.

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Anche per il fumetto, e anche in Italia, sono tempi di crisi. Ovvero, sotto molti aspetti, i tempi più interessanti: il momento di cercare soluzioni e concentrarsi sull’essenziale. Ma an-che la fase in cui diventa possibile – oltre che necessario – progettare uno sviluppo nuovo e differente. La crisi, si sa, è insieme difesa e slancio, consolidamento e cambiamento. Conosciamo bene le cifre dello stillicidio che tocca il fumetto di massa, soprattutto in edi-cola, le cui testate principali perdono un tot di lettori ogni mese. E abbiamo scoperto, os-servando gli editori attivi in libreria, che, an-che in quel canale, la fatica è crescente. Una rivoluzione copernicana si è compiuta: da consumo anticiclico, il fumetto si è fatto un medium ciclico come altri. Si è chiusa un’epo-ca e, a differenza di quanto accaduto negli anni della Grande Depressione, del secondo Dopoguerra o dell’austerità anni Settanta, il fumetto non è più una “oasi” in controten-denza rispetto al ciclo economico.

Eppure, come sempre accade nelle crisi, è importante osservare ciò che accade dentro, dietro o accanto ai nudi numeri. E tra i tanti aspetti significativi, credo valga la pena sot-tolinearne due, almeno in questa sede. Uno che riguarda i fenomeni editoriali, e un altro che tocca le manifestazioni culturali, di cui Al-bissola Comics è un esempio recente.

Il primo è che, nell’ultimo decennio, il fumet-to – sia popolare che di ricerca – ha ripreso

segnali di fumetto, dentro e oltre la crisi

a raccontare più da vicino l’Italia, sia quella odierna che quella storica. Una tendenza che ha attraversato la produzione Bonelli, da “Vol-to Nascosto” a “Gli occhi e il buio”, la pro-duzione Disney sotto la direzione De Poli, i successi umoristici online di Eriadan o Ma-kkox, e il vasto panorama del graphic novel nostrano. Il fumetto nazionale racconta oggi più (e forse meglio) che in passato la nostra storia e la nostra cronaca, l’identità e le con-traddizioni del nostro paese. E certi successi recenti come quelli di Gipi o Zerocalcare, ci mostrano come gli anni della crisi non siano solo segnati da una contrazione, ma anche da una trasformazione che vede riemergere immaginari e contenuti per lungo tempo re-legati ai margini della produzione.

Il secondo aspetto è che gli eventi sul terri-torio, ormai sempre più numerosi, sembrano avere riscoperto un modello non più fieri-stico (basato sulla presenza di stand e sulla compravendita di prodotti), ma festivaliero, in cui al centro vi sono piuttosto i luoghi, le mostre, le piccole o grandi performance, in-nanzitutto di disegno. In poche parole: i mo-menti di condivisione tra autori e lettori pesano più che quelli di acquisto, e il focus delle manifestazioni diventa la celebrazione degli aspetti più strettamente espressivi e ar-tistici, o il legame tra il fumetto, l’identità dei luoghi e la personalità della manifestazione. Una tendenza che in Europa si è diffusa ormai da una decina d’anni, e che in Italia è cresciu-

ta a Bologna con Bilbolbul, ma anche a Ra-venna con Komikazen, a Treviso con Comic Book Festival.

Cosa ci dicono, questi due fenomeni – di cui la stessa Albissola Comics è in parte lo specchio – sullo stato del fumetto in tempo di crisi? Almeno tre cose, credo. Innanzitutto che il declino del consumo di massa non significa un arretramento nell’interesse diffuso per il fumetto, che invece prosegue ad attirare gruppi consistenti di appassionati. In secondo luogo, che la crisi economica è anche una crisi degli immaginari, e che nel “ritorno all’Italia” c’è una strada promettente per uscirne, rafforzati da una maggiore con-sapevolezza dei propri simboli, delle proprie forme, delle proprie storie. Infine, che il futuro delle occasioni di incontro tra pubblico e cre-atori/produttori risiede in uno sfruttamento sempre più consapevole del legame con il territorio. Così come ci sono luoghi che hanno dato molto al fumetto, ve ne sono altri che in esso trovano (o potrebbero trovare) una splendida sponda, o una nuova risorsa in grande sintonia. E in un’epoca in cui que-sto legame tra fumetto e territorio (italiano) è tornato ad alimentare gli immaginari stessi, c’è da stare certi che le manifestazioni – an-che piccole – nei diversi luoghi troveranno un’opportunità di radicamento passionale ed emotivo di rara energia. Come sempre, d’al-tronde, quando realtà e immaginario proce-dono insieme.

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i disegnatori indice delle tavole

20LOLA AIRAGHIASPETTANDO LA LUNA NERAPersonaggi principali: Brendon e AnjaChina a pennello Brush Pentel, inchiostro nero, penna a sfera, tempera bianca su carta semiruvida Fabriano 220 g/m2, cm 26,75x39

21GIANCARLO ALESSANDRINIINCONTRI RAVVICINATI...Pennarello Tombo dual brush acquarellato su cartoncino ruvido 300 g/m2, cm 30x42

22FABIANO AMBUNELLA FORTEZZA DEI NAPHIDIMPersonaggi: Harlan DrakaPennarelli Staedtler pigment, liner 02 e 0,05, pennelli in martora n. 3, 2 Windsor e Newron, inchiostro nero W e N su carta liscia Vans, cm 21x29,7

23STEFANO ANDREUCCITONTO CREEKPersonaggio: Tex WillerPennello e china, pennino e pennarello graduato Staedtler su carta liscia Fabriano, cm 35x50

24Mauro AntoniniPICCIONCINEMA: EVERyONE LOVES PICC CORNPersonaggio principale: Piccion2012, matita e china, cm 21x29,7

25STEFANO BABINIRED LIGHTSPersonaggio: DiabolikPennarello pantone, china, collage su carta riciclata, cm 15,5x23,5

26LUCA BERTELÈLONG WEIPersonaggio: Long Wei China su cartoncino, cm 20x28

27STEFANO BIGLIABANDIERA BIANCAPersonaggio: Magico VentoAcquerello su carta semiruvida Fabriano 220 g/m2, cm 21x29

28ALESSANDRO BOCCIDAMPyRPersonaggio: Harlan DrakaPennello con inchiostro di china e acrilico bianco su carta Favini liscia 220 g/m2, cm 24x33

29roberto bonadimaniESPLORAZIONE DI SIRIO VChina e aniline su cartoncino, cm 25x35

30LORIS BOZZATOWAR #1Personaggi: immaginari senza nome, super eroi precari in una guerra immaginaria l’uno contro l’altroMatita, acquerello, colorazione e collage digitale, stampa unica in formato A3 su carta ruvida 200 g/m2, cm 29,7x42

31BRUNO BRINDISITRE MITIPersonaggi: Dylan Dog, Diabolik, Tex WillerPennarello e pastello, cm 33x48

32ANDREA CALISIIL PIPISTRELLO ASSORTOPersonaggio: Batman Acrilici su carta, cm 21x29

33GIAMPIERO CASERTANOPRIMO PIANOPersonaggio: Dylan DogMatita sfumata su carta liscia, cm 21x29,7

34STEFANO CASINIALTRI EROIPersonaggi: Giorgio, Stefano, Nivoe soldato tedesco della graphic-novel ”Di altre storie e di altri eroi”Pennello, pennarello a china ed acquerello su carta ruvida Arches, cm 31x23

35GIORGIO CAVAZZANOMICKEy MOUSE2012, matita e china su carta, cm 11x15

36Fabio CeloniDRACULA DI BRAM TOPKERPersonaggi: Topolino & co2012, china su carta, cm 25x35Disegno realizzato appositamente per Albissola Comics 2013

37giuseppe di bernardoDIABOLIK, IL FASCINO DELL’OMBRAPersonaggio: DiabolikChina su cartoncino, retino digitale, cm 21x29,7

38SANDRO DOSSIW LE COPPIEPersonaggi: innumerevoliInchiostro di china su cartoncino, cm 48x33

39MAURIZIO DOTTITEx WILLERPersonaggio: Tex WillerEcoline e pastelli Stabilo softcolor, cm 21x29,7

40COSIMO FERRIHATTy E L’ARTEPersonaggio principale: HattyOlio su carta, cm 45x32Opera realizzata per Albissola Comics 2013

41MARCO FODERÀSAGUAROPersonaggio: SaguaroPennelli e pennarelli graduati, china nera, su carta Fabriano F4 liscia, cm 33x24

42MASSIMILIANO FREZZATOPRIMA DEL SALTO2010, acquarello, matita, tempera su carta, cm 30x42

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43DARIO GENTILINIIL PADRE DEI MOHAWK SIR WILLIAM JOHNSONPersonaggi: un ritratto immaginario di Sir William Johnson, fu agente della corona britannica presso i Mohawk nelle seconda metà del Settecento che sposò una nativa, e un MohawkPennarello, matita, penna a sfera colorati su cartoncino, cm 10x15

44Sergio GerasiUN COLPO AL CUOREpersonaggio: Dylan DogChina a mezzetinte su cartoncino, cm 29,7x42

45DAVIDE GIANFELICEROGER DAVENPORT VS DOC. DAMAGEPersonaggi principali: Roger Davenport e Doc. DamageChina su cartoncino Borden&Riley 180 g/m2, cm 27,8x35,6

46SERGIO GRASSANIDyLAN PER ALBISSOLAPersonaggio: Dylan DogMatita e acquarello su cartoncino, cm 33x48

47HERMANN HUPPENEZRA STA BENONEPersonaggi: Jeremiha e CurdyPennelli graduati, china e acquarello su carta semiruvida, cm 33x24

48MAURO LAURENTIIL RE DELLE AqUILE Personaggio: ZagorGrafite ed ecoline, cm 41,58x29,63

49ANDREA LONGHISENZA TITOLOAcquarello e penna stilografica su carta, cm 21x29,7

50ALESSIA MARTUSCIELLOFAUGENIAPersonaggi: ineditiBase china su cartoncino con colorazione digitale, cm 42x29

51GIUSEPPE MONTANARIDyLAN DOG E L’INCUBO DEI MOSTRI DEL MAREPersonaggio: Dylan DogInchiostro di china, pennello e pennarello, cm 24x32

52giorgio montorio LA COPPIA DIABOLIKAPersonaggi: Eva Kant e DiabolikChina e matite colorate su cartoncino, cm 21x29

53PAOLO MOTTURASENZA TITOLOPersonaggi: Paperone, Paperoga, Paperino, Ciccio, Qui Quo Qua, BassottoChina su carta, cm 25x35

54ANTONIO PANTANELLISHAWNEE CHIEFPersonaggio: TecumsehMista, pennarello, tempera, matite colorate su cartoncino, cm 21x29

55lucio parrilloCOVER PER VAMPIRELLAPersonaggio: Vampirella Olio su illustration board, cm 35x50

56LUIGI PICCATTOLE STANZE DEL CUOREPersonaggio: Dylan DogChina su cartoncino, cm 21x29,7

57VAL ROMEOSOSPESI IN UN ADDIOPersonaggi principali: Dylan Dog, Marina, Lillie, Anna, Bree, ManilaChina su carta, cm 21x29,7

58MAURO ROSSOBATCHILDPersonaggio: Batman2011, acrilico su tela yuta, cm 200x100

59MICHELE RUBINIINSEGUIMENTO A DARKWOODPersonaggio: ZagorChina nera su carta liscia, cm 22,5x29,5

60Fabrizio russoACCERCHIATI!Personaggio principale: Harlan DrakaChina su cartoncino, cm 29,5x20,9

61MARCO SANTUCCILyNN REDSTONE, LA MANDRAGOREPersonaggio: Lynn RedstoneChina e pennarelli pantone su cartoncino, cm 24x33

62GIANNI SEDIOLILIETO FINEPersonaggio: ZagorMatita e pennelli Windsor&Newton serie 7 nr 1 e 2, inchiostro di china pelikan, su cartoncino liscio fabriano 220 g/m2, cm 38x25

63DANIELE STATELLACOLPO AD ALBISSOLAPersonaggi: Diabolik e Eva KantChina, pennarelli graduati e brush pentel su carta Fabriano liscia 220 g/m2, cm 24x33

64Cristina Stifanic, Roman Tcherpak, Laure JacqueminBATMAN ad AlbissolaPersonaggio: Batman2012, photo collage su carta fotografica, cm 30x45

65Giovanni talamiBRANDON2012, china su cartoncino, cm 20x28

66ROBERTO ZAGHIDESTINAZIONE ALBISSOLAPersonaggio principale: Julia KendallInchiostro di china su cartoncino semiruvido, cm 20x28

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ELEONORA “LOLA” AIRAGHINata a Rho nel 1971, ha frequentato la Scuola del Fumetto di Milano pubblicando contem-poraneamente storie a fumetti su Il Corrierino e su Blue; nel 1997 passa alla Sergio Bonelli Editore dove si dedica alle Legs Weaver per poi passare a Brendon. Per Legs Weaver dise-gna 3 avventure, lo speciale “Legs e le Paladine n°4”, 6 storie di Brendon e collabora al “Dylan Dog Color Fest n°6”; attualmente ha appena completato un nuovo albo di Brendon prossi-mamente in edicola. Nel 1996 vince in Svizze-ra il concorso Lotterie Romande e nel 2005 si aggiudica altri 2 importanti premi: lo yacovit-ti Cartoomics-If come “Promessa”, lo yellow Kid come “miglior disegnatrice”. Numerose le pubblicazioni con editori italiani specializzati: “Il Canto della Terra” per Hazard Edizioni, “Oc-chi di Cielo” per la Glamour Associated, “Il Pa-radiso delle Trottole” per Tunuè, “I Tarocchi di Jane Austen” e “I Tarocchi dei Gatti Pagani” per le edizioni Lo Scarabeo. Nel 2011 realizza il car-tonato “Battiti di Legalità – una storia di Mafia” e collabora con Davvero, il fumetto online di Paola Barbato, disegnando l’episodio n°18. www.postcardcult.com/lolaairaghi

GIANCARLO ALESSANDRININato a Jesi nel 1950, inizia la sua attività pro-fessionale sulle pagine del Corriere dei Ragaz-zi proseguendo con la realizzazione di storie di guerra per la londinese Fleetway e con le “Avventure di Eva Kant” per la rivista Cosmo-politan. In seguito approda all’editrice Cepim per la quale disegna “L’uomo di Chicago” (“Un Uomo un’Avventura”) e alcuni episodi della saga western “Ken Parker”. Nel 1982 crea grafi-camente il personaggio di Martin Mystère di Alfredo Castelli del quale è tuttora disegnatore titolare e copertinista della serie, e si aggiudica il prestigioso premio yellow Kid come miglio-re disegnatore italiano. Nello stesso periodo realizza “L’uomo di Mosca” pubblicato in Italia dalla rivista ACME e in Francia dalla Bagheera e France Soire; negli anni novanta, ancora per la Bagheera, disegna i tre volumi della saga di Indiana Jones e due volumi di genere fantasy dal titolo “Outremer” per l’editore Albin Mi-chel. Sempre per il mercato francese disegna il quinto volume di Quintett di Frank Giroud per la Dupuis. In questi ultimi due anni ha re-alizzato per la Sergio Bonelli Editore i due albi giganti di Tex e Dylan Dog.

FABIANO AMBUNasce a Cagliari il 29 Gennaio del 1972, si di-ploma al liceo artistico, consegue il diploma di architetto d’interni presso lo IED di Cagliari e in seguito si laurea in scenografia presso l’Ac-cademia di Belle Arti di Sassari. Irrompe sulla scena realizzando il numero 121 della serie Dampyr “La Casa di Faust” per la Sergio Bonelli Editore. Nel 2011 rappresenta come artista la Regione Sardegna al Padiglione Italiano della Biennale

d’arte di Venezia con l’opera “2011” e l’anno successivo ritorna alla serie Dampyr disegnan-done il numero 148 “Nella fortezza dei Na-phidim”. Espone le opere “Hamlet” e “Ophelia” presso il Masedu, Museo d’Arte Moderna di Sassari; è autore grafico e copertinista della miniserie “LAW” per la Star Comics tuttora in pubblicazione.Partecipa alle mostre-evento “Spider-Man - il mito dell’Uomo Ragno”, “L’urlo di Tarzan” e “Wa-gner a fumetti” per il WOW museo del fumetto di Milano con una tavola pittorica.www.fabianoambu.comhttp://fabianoambu.blogspot.it

STEFANO ANDREUCCINato a Roma nel 1962, frequenta il Liceo Ar-tistico “Caravillani” e l’Accademia di Belle Arti; nel 1986 muove i primi passi nel mondo del fumetto collaborando alle testate: Tilt, Boy Co-mic e Il Paninaro, partecipando anche al pro-getto editoriale La Fabbrica Delle Immagini. Dopo alcune esperienze nel settore pubblici-tario e divulgativo, inizia una lunga collabora-zione con la Francesco Coniglio Editore per la quale realizza racconti erotici e sceneggia-ture, collaborando inoltre alle testate Splatter e Mostri e, come insegnante, anche a varie ini-ziative didattiche nel campo del fumetto e del disegno artistico.Nel 1992 per il promettente disegnatore ro-mano si aprono le porte della Sergio Bonelli Editore per la quale realizza molte storie di Zagor e di Dampyr (speciale, n.100 a colori e serie regolare), per approdare definitivamente a Tex, nel 2011.È stato tra i fondatori di Narnia Fumetto, col-laborando alla realizzazione della manifesta-zione negli anni 2006-2007.Due anni dopo è membro della giuria per il concorso a fumetti, indetto dall’INAIL, sul tema della sicurezza sul lavoro dal titolo: “Um-bria, donne e lavoro: strisce di sicurezza”.Attualmente, oltre a Tex, illustra per il mercato francese.www.stefanoandreucci.it

MAURO ANTONININato a Roma nel 1980, dove attualmente vive e lavora. Critico e storico cinematografico e crossmediale, è redattore della rivista Se-gnocinema, autore di libri per Dino Audino Editore: “Cinema e Fumetti” (2008), “Disegnare Fumetti” (2010), “Disegnare l’horror” (2011) e di numerosi saggi e interventi apparsi su “Storia del cinema italiano 1970/76” dell’Editore Mar-silio e su vari numeri della rivista Rumore. Al lavoro di critico e saggista alterna l’attività di disegnatore e storyboard artist. Nel 2010 col-labora col Maestro degli effetti speciali Sergio Stivaletti per le sequenze disegnate del cor-tometraggio “Halloween Party” vincitore del concorso Talenti in corto. L’anno seguente crea il personaggio Piccion, protagonista del suo progetto più personale: la webeseries settimanale Piccioncinema,

visionabile sul blog dell’artista e sulle apposi-te pagine Deviant Art e Facebook, portata in mostra in varie occasioni. Nel 2012 stampa lo sketchbook intitolato “Piccioncinema - Scien-ce Piccion” e con il nickname di Manthomex, sviluppa numerosi progetti in Italia e all’estero, realizzando web-comics, web-strips e illustra-zioni su sceneggiature e concept originali.http://mauroantonini.blogspot.ithttp://piccioncinema.deviantart.com http://manthomex.deviantart.com

STEFANO BABININato a Lugo nel 1964, studente presso l’Istitu-to d’Arte per il Mosaico di Ravenna, inizia la sua avventura nel fumetto come inchiostratore per alcune testate erotiche (Edifumetto), poi incontra Hugo Pratt e frequenta il suo studio in Svizzera. Nel 1993 approda alla Sergio Bo-nelli e disegna per Zona X la storia “Pendolare del tempo”; successivamente inizia una colla-borazione mai interrotta con la rivista Aero-nautica e nel 2001 crea la strip Mirna per il settimanale Donna Moderna. Cinque anni dopo è nello staff dei disegnatori di Diabolik, prestando le sue matite al prolo-go e all’epilogo dell’episodio “Gli Occhi della Pantera” (Il Grande Diabolik-2008).Collabora assiduamente con Dada Editore con il quale pubblica la graphic novel “Non è stato un pic nic!” (2009), il secondo libro sketcbook “Welcome bye bye” (2010) e “Cielo di Fuoco” (2011) che raccoglie le storie uscite sulla rivista Aeronautica; contemporaneamen-te intensifica i rapporti con la galleria d’arte Little Nemo di Torino.Nel 2012 partecipa alla Biennale d’Arte di Venezia, realizza varie illustrazioni fra cui un omaggio ad Andrea Pazienza per il Bestiario edito da Little Nemo, copertine per albi spe-ciali di Diabolik e per un libro di Hugo Pratt raffigurante Asso di Picche. Attualmente sta lavorando ad un nuovo libro: “Ferisce il mio cuore con monotono languore”.www.stefanobabini.it

LUCA BERTELÈNato a Lecce nel 1974, vive e lavora a Milano dove ha frequentato la Scuola del Fumetto. I suoi primi lavori appaiono presso la piccola editoria degli anni ‘80, acquisendo una mag-giore notorietà con la partecipazione a “Schiz-zo Immagini” del Centro Fumetto A. Pazienza. Ha esordito nel 1996 nel campo delle auto-produzioni e della piccola editoria, dove è sta-to co-fondatore delle case editrici Factory e Terra Bruciata. Ha realizzato fumetti per alcune tra le più importanti case editrici italiane: Comic Art, Rizzoli, Hobby&Work, Arnoldo Mondadori (Le avventure di James Tont), Play Press, Magic Press (x-Files), Eura Editoriale (Skorpio e John Doe) e Disney, ma anche illustrazioni per Pa-ravia/Bruno Mondadori, Zanichelli, Giunti, Ar-noldo Mondadori e Piemme.Dal 1997 disegna la serie per bambini “Lele Sa-

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bry e Tobia”, il Touring Club Editore. Per cinque anni (2005-2010) è stato Produc-tion Manager della milanese Edizioni BD, per la quale ha disegnato anche storie a fumetti.Attualmente è al lavoro sulla miniserie “Long Wei” dell’Editoriale Aurea e su “Star Wars: The Clone Wars” per l’inglese Titan Books.http://lucabertele.blogspot.it

STEFANO BIGLIAGenovese, nato il 3 marzo 1969, a vent’anni frequenta la Scuola Chiavarese del Fumetto mettendo a profitto la sua passione giovani-le per il disegno; lì conosce Renzo Calegari, nel cui studio entra nel 1990, collaborando alla realizzazione di due storie noir, una delle quali apparsa sulle pagine di Ken Parker Ma-gazine; sempre nel 1990, lavora per “Il Giorna-lino”, disegnando numerose storie western e d’avventura. Il suo esordio alla Sergio Bonelli Editore avvie-ne con il primo Almanacco del West, conte-nente una storia di Tex disegnata con la sua collaborazione da Renzo Calegari. Dalle praterie sterminate al caos della giun-gla d’asfalto newyorkesi e ritorno: questo il percorso del giovane disegnatore ligure, che passa da Tex a Nick Raider, per poi approda-re, disegnandone ben 14 numeri, al western esoterico “Magico Vento” di Gianfranco Man-fredi.Attualmente vive e lavora a Sestri Levante, impegnato nella realizzazione di albi per la nuova serie “Shanghai Devil”, sequel della mi-niserie “Volto Nascosto”, ambientata nella Cina di fine 800, per la quale ha già realizzato gli albi n° 3 e n° 13.

ALESSANDRO BOCCISenese, nato nel 1965, vive e lavora a Monte-roni D’Arbia. Matura le prime esperienze pro-fessionali nel 1994, collaborando alla testata Lazarus Ledd della Star Comics, di cui diventa copertinista a partire dal numero 18. Approda poi alla Sergio Bonelli Editore per il personaggio Dampyr per il quale ha realizza-to, ad oggi, i disegni di 10 albi completi. Cele-bri le sue autoproduzioni: 4 portfolio intitolati “I maestri della notte” raffiguranti i vampiri nemici di Dampyr, ormai esaurite.Conquista una buona notorietà nella vicina Francia con i tre albi cartonati realizzati per la Soleil Editions: “Fontainebleau”, “Prométhée 3” e “Prométhée 4”, e per l’albo “Fawcett”, dise-gnato per la Glenat Editions. Attualmente è al lavoro sul secondo e ultimo numero di quest’ultima da lui creata grafica-mente per la quale ha realizzato anche le co-pertine.Con grande soddisfazione personale, è molto legato al personaggio di Dampyr; attualmente è al lavoro su una nuova storia su sceneggia-tura di Mauro Borselli.www.alessandrobocci.com

ROBERTO BONADIMANINato a Sona (Verona) il 27 Aprile 1945. Da sempre realizza fumetti per passione prepa-rando sia i testi che i disegni. I primi racconti compaiono sulle collane della Sansoni editrice SuperVip, Horror Pocket e Silver Pocket negli anni ‘70. Per la Edifumetto ha realizzato la ver-sione adulta del film Zardoz intitolata “Morire per vivere”. Con l’Editrice Nord specializzata in pubblicazioni di fantascienza pubblica i volu-mi: “Cittadini dello spazio”, “Rosa di Stelle”, “Anyhia l’amazzone” e “I signori dei sogni”. Negli anni ‘80 collabora con l’Editrice Black Out di Modena realizzando il portfolio “Ricor-di da Surveyyr” e una serie di illustrazioni per il gioco di ruolo I Signori del Caos. Per lo Sca-rabeo di Torino disegna due mazzi di tarocchi: Tharbon e il Bestiario.Recentemente la casa editrice Dada ha ripub-blicato alcuni suoi romanzi e l’inedito “Incubo Hynn-Phaer”, infine ha iniziato una nuova col-laborazione con la Delmiglio editore di Verona realizzando sei racconti corredati da sue illu-strazioni, e disegnandone anche le copertine.

LORIS BOZZATOÈ un illustratore freelance nato a Piove di Sac-co, in provincia di Padova, nel 1980. Vive ed opera ad Arzergrande sempre nelle vicinanze del capoluogo padovano. Si è diplomato al Liceo Artistico P. Selvatico ed alla Scuola Inter-nazionale di Comics Padova, con specializza-zione Illustrazione. Collabora con varie aziende in diversi settori tra le quali Nectarstyle Italia, dal 2009, pro-ducendo illustrazioni e grafiche per l’abbi-gliamento e, dal 2012, con Jengafilm per la realizzazione di storyboard ed illustrazioni per il cinema. Tiene inoltre corsi di disegno ed il-lustrazione.Le sue opere oscillano dal mondo dell’illu-strazione classica a quello del fumetto; il suo ultimo lavoro “War”, rivisitazione disincantata del mondo dei super-eroi, sta risquotendo no-tevoli consensi.http://lorisbozzato.blogspot.comwww.facebook.com/loris.bozzato

BRUNO BRINDISINasce a Salerno il 3 giugno 1964. Comincia a lavorare nel fumetto in modo amatoriale nel 1983 quando dà vita, con altri colleghi della “Scuola Salernitana”, alla rivista amatoriale Tru-moon. L’attività professionale come disegnatore la inizia nel 1988 con l’avvio della collaborazione con lo studio di Francesco Coniglio, poi Edi-zioni ACME, realizzando una decina di storie di genere horror per le testate Mostri, Splatter e Torpedo. Contemporaneamente iniziano i suoi contatti con la Sergio Bonelli Editore, concretizzatisi, nel novembre 1990, con il “Dylan Dog n° 51” e proseguiti sino ad oggi con la realizzazione di storie per Tex, Nick Raider, Brad Barron e

Martin Mystére.Tra il 1992 e il 1994 realizza tre episodi della se-rie “Bit Degeneration” per la rivista L’Eternauta e, per la casa editrice Universo, su l’Intrepido, crea la serie “Billiteri”; nel 2005 si avventura all’estero con le due storie di Alexis Novikov per le edizioni francesi Les Humanoïdes Asso-ciés. Nell’agosto 2011 inaugura la nuova collana di Tex a colori con la storia “E venne il giorno” e, l’anno seguente, appare come ospite su Dia-bolik, in occasione del 50° anniversario; realiz-za inoltre il terzo episodio della nuova collana bonelliana “Le Storie” dal titolo “La rivolta dei Sepoy”.www.facebook.com/bruno.brindisi

ANDREA CALISIAndrea Calisi nasce a Roma il 20 Maggio 1968 dove vive e opera come illustratore. Si diplo-ma all’Istituto d’Arte di Perugia e dal 1989 al 2000 svolge l’attività di animatore grafico e di operatore sociale presso il CAD (Centro di As-sistenza Diurna, struttura psichiatrica semiresi-denziale) di Perugia, nell’ambito di un progetto di studio e di recupero sulla malattia mentale attraverso diverse discipline artistiche. Attualmente insegna disegno in una scuola materna di Roma, attività iniziata nel 2007, anno in cui decide di intraprendere anche l’attività parallela di illustratore, collaborando con WWF, InArea agenzia di comunicazione di Roma, il Touring Club, il Festival Fringe Office di Edimburgo, Umbria Jazz e Alias supplemento culturale de Il Manifesto. Ha lavorato come grafico presso lo studio Sectio e come impaginatore presso la rivista Bookmoda di Roma. Al suo attivo diverse pubblicazioni per nu-merosi editori: Edizioni Corsare, Alberto Gaffi, Sinnos, Achab rivista letteraria, Loop, Edizioni Ponte Sisto, Schiaffo Edizioni, WWF Italia, Um-bria Jazz, Alias de Il Manifesto.http://andreacalisilefthand.blogspot.it

GIAMPIERO CASERTANO Milanese, classe 1961, entra giovanissimo nel mondo dei fumetti ripassando in china le av-venture di Johnny Logan. Poi, nei primi anni 80, è nello staff della collana Supereroica della Dardo, biglietto da visita per la Bonelli dove realizza, con Ambrosini, una storia di Ken Parker e, notato da Alfredo Castelli, inizia a lavorare a Martin Mystère e alle copertine di Nick Raider. Nel 1986 passa a Dylan Dog, con il suo tratto munoziano disegna alcuni degli albi più fa-mosi della serie: “Attraverso lo specchio (n.10)”, “Memorie dall’invisibile (n.19)” e “Dopo mezza-notte (n.26)”. Su sceneggiatura di Tiziano Sclavi, realizza per la R&R Edizioni (1993) un saggio sulla nascita di un fumetto, dalla sceneggiatura alle tavole definitive.Quattro anni dopo è in Francia per Soléil, con un cartonato di tre storie autoconclusive dal

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titolo “Guerres”. La ReNoir Edizioni pubblica in Italia, nel 2008, il suo primo lavoro da autore completo, “Decio”, ambientato nella Roma repubblicana e, nel 2011, gli affida le matite per due storie brevi della collana “Guareschi: Peppone e don Camillo“.A ottobre 2012 è in edicola con il n.1 della nuova serie bonelliana “Le Storie” dedicata alla figura di Sanson, boia nella Parigi rivolu-zionaria di fine ‘700; attualmente è al lavoro su Dylan Dog.

STEFANO CASINI Dopo il diploma alla Scuola Superiore di Indu-strial Design, collabora come grafico e copy-writer per spot pubblicitari, lavora nel settore moda e design, poi alla Sergio Bonelli Edito-re, nello staff di Nathan Never, disegna circa 30 albi tra giganti e speciali, un Dampyr ed un Romanzo a Fumetti. Come autore completo disegna anche per il mercato internaziona-le: “Il Demone nell’Anima”, “Il Buio alle Spalle”, “Moonlight Blues”, i quattro episodi di “Hasta la Victoria”, “Maschere”, il dittico “La Vénus du Dahomey”, “Di altre storie e di altri eroi”, pub-blicati in Italia, Francia, Germania, Grecia, Sviz-zera, Belgio, Portogallo, Olanda, e Stati Uniti da Dargaud, Mosquito Editions, Dark Horse, Metal Mammoth, Glenat, Editions USA, Vitamin BD, Saga Uitgaven, Mosaik Editionen, Alessandro Editore, Grifo Edizioni e Tunuè. È fondatore e DA dell’Accademia delle Arti Digitali-Nemo NT di Firenze; nel 2006 vince le Crayon d’Or come miglior disegnatore a La Bulle d’Or di Brignais e l’anno seguente il Re-ferendum ANAFI e il Premio Fumo di China come migliore autore completo, il premio Coup de Coeur a Illzach (2009) e il Gran Pre-mio alla Migliore Storia Lunga a Fullcomics 2010.www.stefanocasini.comwww.scuolanemo.com

GIORGIO CAVAZZANONasce a Venezia nel 1947, entra nel mondo del fumetto a dodici anni come assistente di Lu-ciano Capitanio e a quattordici come inchio-stratore dei grandi Romano Scarpa e Luciano Gatto. Nel 1962 appare la sua prima storia Disney “Paperino e la gloria nazionale” e, nel 1973, di-segna per la prima volta Paperinik, che ospita anche l’esordio di Paperinika. Due anni dopo nascono “Altai & Jonson” per Il Corriere dei Ragazzi, con testi di Tiziano Sclavi, e “Smalto & Jhonny” per Il Mago. Non mancano le escursioni all’estero: nel 1979 realizza il personaggio Peter O’Pencil per la tedesca Zak e, in Francia, collabora con la sto-rica rivista Pif ridisegnando i personaggi cre-ati nel 1950 da Josè Cabrero Arnal e, per Le journal di Mickey, con François Corteggiani, la serie fantaumoristica “Timothèe Titan”. Nel 1980 crea il personaggio di Capitan Rogers e poi, insieme a Chendi, i bizzarri alieni Ok quack e KO Uack. Tre anni dopo è la volta del

detective combina guai Umperio Bogarto che esordisce in “Zio Paperone e la piramide capovolta”. Infine, nel 1995, crea il personaggio di Vincenzo Paperica ispirato ad una carica-tura del giornalista Vincenzo Mollica realizzata da Andrea Pazienza. Attualmente risiede a Mi-rano, dove vive e lavora anche su Dylan Dog.www.facebook.com/pages/Giorgio-Ca-vazzano/313936218650732

FABIO CELONINato a Sesto San Giovanni nel 1971, a soli vent’anni approda alla Disney e pubblica la sua prima storia su Topolino. In seguito lavora anche per altre testate disneyane: Pk, Paperi-no, Paperfantasy e Paperinik. Nel 2010 rea-lizza per le Edizioni Star Comics la sua seconda miniserie come autore completo: “San Miche-le - i Sigilli della Folgore”, un giallo-mistery ambientata nell’anno 2101, mentre la prima, “Nemrod”, era sviluppata in tre parti distinte e consecutive pubblicate tra il 2007 e il 2009. Realizza inoltre i disegni della graphic-novel “Il cacciatore di aquiloni”, basata sul best-seller omonimo di Khaleid Hosseini e, con Paolo Mottura, disegna “Epic Mickey”, pubblicata da Walt Disney Company, adattamento a fumetti dell’omonimo videogioco.Per la Sergio Bonelli Editore, con la quale già collabora come disegnatore e sceneggiatore per Dylan Dog, Brad Barron e Mister Bo, realizza un numero di Dampyr che appare nelle edicole nel 2012, anno nel quale disegna la storia doppia “Dracula di Bram Topker”, su testi di Bruno Enna, pubblicata in due puntate su Topolino e poi, in un unico volume (Specia-le Disney n° 60), in occasione di Lucca Comics 2012. Attualmente vive e opera a Praga nella Repubblica Ceca.http://theatrumabsurdum.blogspot.it

Giuseppe Di Bernardo Nasce a Firenze nel 1971, frequenta prima il liceo artistico e poi la Scuola Internazionale di Comics, inizia la sua carriera fumettistica illu-strando il Gioco di Ruolo di Dylan Dog ed un episodio di Mister No, personaggio storico della Sergio Bonelli. Dopo svariate pubblicazioni per il mercato francese, nel 2002 approda come disegnato-re al personaggio culto del fumetto made in Italy, Diabolik, il re del terrore, creato dalle so-relle Giussani nel 1962. Ha sceneggiato numerose serie a fumetti da edicola, a cominciare da “L’Insonne”, vincitri-ce del premio ComicUS, una serie a fumetti ambientata a Firenze, legata alle sue bellezze e ai suoi misteri. In collaborazione col giallista e presentatore RAI di Misteri Italiani, Carlo Lucarelli, scrive “Cornelio”, delitti d’autore, che vende oltre le 25.000 copie. Nel 2011 crea la serie di fantascienza “The Secret”, nuovo successo al ComicUS Prize. Ha inoltre pubbli-cato un romanzo e svariati racconti brevi. Da sempre attento alle nuove tecnologie, è stato uno dei primi autori italiani a proporre i suoi

fumetti sulla rete e per smartphone e tablet. Ospite costante di Radio DeeJay, dove ha re-alizzato un mini corso di fumetto radiofonico, oggi è Editor della Star Comics di Perugia di cui cura tutte le pubblicazioni italiane. Grazie alla sua supervisione, numerosi disegnatori emergenti sono approdati al mercato ameri-cano della Marvel. Nel 2009 riceve il premio fumettistico “Scure d’Oro”.http://dibernardocomics.blogspot.it/

SANDRO DOSSINasce a Monza il 16 Maggio del 1944 ed esor-disce professionalmente nel 1961 come in-chiostratore di tavole per Pierluigi Sangalli e come titolista per le Edizioni Bianconi. Nel 1964 disegna il Gatto Felix con sceneg-giature di Alberico Motta e, quattro anni dopo, sostituisce Sangalli nel disegno di Geppo per la pubblicazione omonima anche con sceneg-giature proprie. Contemporaneamente realiz-za tavole per Braccio di Ferro, Tom & Jerry, Chico, Calimero, Tiramolla e Pinocchio.Dal 1980 entra a far parte dello Staff di IF, gruppo di autori di fumetti creato nel 1973 da Gianni Bono, e dal 1981 al 2006 realizza sto-rie con personaggi Disney, disegnando quasi 200 storie. Negli anni successivi collabora al Corriere dei Piccoli e con la Warner Bros, di-segnando storie di Wile E. Coyote e Road Runner, Bugs Bunny, Gatto Silvestro, Tom & Jerry, Pantera Rosa e Flingstones.Nel 2011 per la Fondazione Franco Fossati disegna gli albi “Monza che parco” e “Olimpia cùrt” (le olimpiadi dei giochi senza tempo). At-tualmente vive e lavora a San Donato Milane-se dove, dopo le ultime storielle Warner pub-blicate sul G. Baby, realizza giochi enigmistici, strisce, rebus e vignette per varie case editrici.

MAURIZIO DOTTINato a Meda nel 1958, dove vive e lavora in una mansarda-studio accogliente e ben illu-minata. Si diploma all’Istituto statale d’Arte Applicata di Monza nel 1978 e, giovanissimo, lavora presso lo studio Tenenti, collaborando alla realizzazione di vari episodi per l’Editrice Universo. Dal 1979 frequenta l’ambiente te-atrale entrando a far parte della compagnia marionettistica milanese “Carlo Colla e figli”, dove svolge i ruoli di attore, scenografo e ma-rionettista. Partecipa, in qualità di scenografo, anche a produzioni di teatro lirico e di prosa lavorando per La Fenice di Venezia, il Petruz-zelli di Bari e Il Piccolo Teatro di Milano. Dal 1993 al 1997, per agenzie di pubblicità, realizza illustrazioni, layouts, storyboards, e di-segna per Il Giornalino una riduzione a fumetti de I Magnifici Sette, alla quale seguono storie di Lassie, A-Team, Aquila blu e Cheyenne. Nel 1995, insieme a Gattia, realizza le matite di Glorieta Pass (almanacco di Tex). Poi disegna Zagor “L’angelo della morte” (almanacco) e i due episodi “Gli sterminatori” e “Una pallottola per Kelso”. Dal 2000 al 2011 passa a Dampyr. Dal 2011 realizza storie di Tex. Ha collabora-

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to con l’Agenzia Milan Illustration Agency come illustratore, lavorando per la Francia e la Nuova Zelanda. Attualmente collabora con la Sergio Bonelli Editore.www.facebook.com/maurizio.dotti1

COSIMO FERRITaranto, classe 1976. Segue un percorso di studi tutt’altro che artistico ma coltiva la sua grande passione, il fumetto, da autodidatta; frequenta il primo corso di fumetto a Pisa e un secondo a Taranto con docente Alessio Fortunato. Nel 2000 partecipa al suo primo concorso, Salento Fumetto, in cui si classifica al primo posto; due anni dopo, terzo, al concorso na-zionale per giovani autori della Rassegna del Fumetto e del Fantastico di Prato.Nel frattempo, per l’Editrice Inksteria di Aldo Pastore, disegna tre albi della miniserie “En Rouge” e il n.0 delle serie “Pentakos”. Nel 2004 l’Eura Editoriale lo inserisce nel proprio staff di disegnatori; realizza sia fumetti che copertine per le riviste settimanali Lanciostory e Skor-pio. Nell’Agosto 2005 entra a far parte dello staff di Jonathan Steele e Rourke di Federico Me-mola per il quale disegna 5 numeri del primo e 2 del secondo e una storia a colori per Agen-zia Incatesimi. Nel 2010 esordisce come autore in Francia disegnando per la Tabou Editions il primo vo-lume della miniserie “Mara”, al momento è al lavoro sul secondo numero della serie.http://cosimoferri.blogspot.it

MARCO FODERÀNasce a Latina nel 1973, dove vive e lavora tutt’ora. Dopo aver terminato il Liceo Artistico, frequenta per due anni la Scuola Romana del Fumetto dove fa la conoscenza di Giuseppe Barbati con il quale inizia una collaborazione che durerà un anno e mezzo con l’incarico di realizzare le matite di alcuni albi di Magico Vento. Terminata questa prima esperienza lavorativa torna alla sua città natale dove ottiene il suo primo lavoro completo, matite e chine, per il Nick Raider n. 166, “Una lama nel cervello”, su testi di Tito Faraci, che segna il suo debutto ufficiale in casa Bonelli. Successivamente, dopo aver disegnato 5 sto-rie di Nick Raider, con la chiusura della testata, entra a far parte dello staff di disegnatori di Julia, l’affascinante criminologa – creata da Giancarlo Berardi – dall’aspetto fisico e soma-tico che ricorda la famosissima attrice Audrey Hepburn (realizza le matite di 6 albi), per poi approdare, nel 2012, alla nuova serie bonel-liana “Saguaro” ideata da Bruno Enna. Per questo personaggio, il mezzo-sangue navajo reduce dal Vietnam Thorn Kitcheyan, realizza il n. 3 , il n. 10 e il n. 16 che dovrebbe apparire nelle edicole nel Maggio 2013.

MASSIMILIANO FREZZATO Nasce a Torino il 12 marzo 1967 e, tra il 1982 e il 1986, ha frequentato il I° Liceo Artistico di Torino. Durante gli studi, pubblica due storie sulla rivista spagnola Cimoc e si classifica se-condo al Concorso Nazionale di Fumetto di Prato che poi vince nel 1989. Nel 1990 realizza Margot in “Badtown” scrit-to da Jerome Charyn; per quattro anni con-secutivi (1994 - 1997) è docente in un corso di fumetto e d’illustrazione editoriale presso l’Istituto Europeo di Design a Torino; l’anno se-guente trasferisce la sua attività di insegnante all’Accademia d’Arte Pictor di Torino.Nel 1996 pubblica il primo volume della saga “I custodi del Maser”, attualmente arrivata al 7° episodio, edita, per il mercato italiano, dalla Pavesio Editore, e nel 1998 disegna le illustra-zioni di “Beer Run”, una storia in 12 pagine di Wolverine sceneggiata da Mark Andreyko per il Wolverine Annual 1998, Marvel USA, pubbli-cata in Italia su Wiz 54. Realizza alcune cards per Magic della Wizard of the Coast, pubblica il volume a tiratura li-mitata intitolato “Matite”, che raccoglie bozze, schizzi e studi dei personaggi e dell’ambienta-zione del Maser e, nel 2009, realizza, per Edi-zioni Di, una sua personalissima rivisitazione del Pinocchio di Collodi.http://massimilianofrezzato.blogspot.itwww.facebook.com/pages/Massimiliano-Frezzato/34778398650

DARIO GENTILINIFa ricerca da molti anni sui Nativi Americani, soprattutto nel campo della produzione arti-stica e artigianale e della storia e su questi ar-gomenti ha pubblicato sulla rivista Tepee, del cui comitato di redazione fa parte. Lui stesso un artista, ama, in particolare, dise-gnare ritratti indiani del passato con atten-zione ai dettagli e alle decorazioni degli abiti, non a caso viene da un’esperienza lavorativa come stilista di moda.

SERGIO GERASINato nel 1978, esordisce nel 2000 sulle pagi-ne di Lazarus Ledd della Star Comics, di cui realizza numerosi episodi e alcune copertine; realizza inoltre cover per la serie Rourke e per Agenzia Incantesimi. In pochi anni consolida una certa notorietà che lo porta a disegnare per diverse testate: Jonathan Steele, Nemrod, Cornelio (il fumetto di Carlo Lucarelli), John Doe, L’Insonne, Trigger, Valter Buio e, Harry Moon per Planeta DeAgo-stini; contemporaneamente, per il mercato statunitense, ha prodotto Connect e Horro-rama. Nel 2009 pubblica per ReNoir Comics, su testi di Davide Barzi, “G&G”, un omaggio al grande Giorgio Gaber, premiato come miglior graphic novel nell’edizione Full Comics 2010.Ha recentemente pubblicato, sempre per la ReNoir Comics, il suo primo lavoro come

autore completo: “Le Tragifavole”, un libro a fumetti con allegato un CD musicale (la mu-sica è infatti l’altro canale espressivo del dise-gnatore, batterista e fondatore della rock band 200Bullets).All’inizio del 2011 inizia a collaborare con Ser-gio Bonelli Editore per il quale è attualmente impegnato su Dylan Dog; inoltre collabora anche con la trasmissione televisiva Servizio Pubblico, su La7, disegnando le “Inchieste a Fumetti”.www.sergiogerasi.comwww.facebook.com/pages/Sergio-Gera-si/154772554566271

DAVIDE GIANFELICE Nasce a Milano nel 1977, frequenta il Liceo Artistico e si iscrive alla Scuola di Fumetto di Milano; inizia la professione con la Eura Edito-riale realizzando alcune storie pubblicate su Skorpio e Lanciostory, poi, inserito nella rosa dei disegnatori della testata John Doe ne di-segna cinque albi. Nello stesso periodo colla-bora con Kawaii Studio alla realizzazione di due albi per la Vent D’Ouest (trasposizione a fumetti delle famose opere teatrali del Molie-re), e con Edizioni BD al progetto “Garret” sui testi di Matteo Casali.Nel 2007 si affaccia al mercato americano con la Vertigo DC Comics, disegna il primo volume della serie “Northlanders” (testi Brian Wood) e successivamente la miniserie in 3 albi “Greek Street” di cui è co-creatore insieme a Peter Milligan. Infine arriva anche la collaborazione con la Marvel; realizza un’issue di “Wolverine We-apon x” (testi Jason Aaron), la miniserie “Da-redevil Reborn”, “Six Guns” (testi di Diggle) e “Age of Apocalypse issue #5” (testi di La-pham).Attualmente sta disegnando un numero della miniserie “Orfani” di Recchioni-Mammucari per la Sergio Bonelli Editore per la quale aveva gia disegnato un episodio del primo Dylan Dog Color Fest.http://davidegianfelice.blogspot.it

ERNESTO GRASSANINasce il 12 marzo 1946 a San Giuliano Mila-nese, frequenta, nel capoluogo lombardo, la Scuola d’Arte Applicata del Castello Sforzesco, poi nel 1968 conosce Gino Marchesi che lo introduce nel mondo del lavoro; inizia quindi a collaborare, in contemporanea, con il ro-tocalco ABC e con Ars Pubblicità uno studio specializzato che realizza cartellonistica per il cinema. Tra il 1969 e il 1970 disegna storie di Guerra per la Stapem e nel 1972 incontra Giuseppe Montanari, con il quale inizia una lunga colla-borazione che continua tuttora. L’affiatatissima coppia disegna “Igor” per la Edifumetto e “Storie Nere” per Ediperiodici, la serie “Roaring Trio” pubblicata su Lanciostory e “Le Streghe” per Corrier Boy della Rizzoli. La loro collaborazione prosegue con “Sharon

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Shade” per Full e “Il Piccolo Ranger” per la Daim Press; infine con la Sergio Bonelli Edito-re, la grande notorietà, con l’indagatore dell’in-cubo Dylan Dog creato da Tiziano Sclavi, per il quale disegnano 25 albi della serie norma-le, 13 Maxi Dylan Dog e un Almanacco della Paura.

HERMANN HUPPENNasce il 17 Luglio 1938 nella piccola cittadi-na belga di Bévercé. Dopo alcune esperienze lavorative prima come ebanista e poi presso uno studio di architettura, a 18 anni emigra in Canada, ma il Nuovo Mondo non lo affascina e quindi ritorna a Bruxelles, dove inizia ad in-teressarsi al fumetto. Negli anni ‘60, assieme al noto scrittore Greg, realizza il realistico “Ber-nard Prince” che ottiene immediatamente un buon successo; la coppia sembra inarresta-bile e negli anni seguenti dà vita allo storico “Jugurtha” e al western “Com’anche”. Negli anni ‘70 si propone come autore completo con il primo volume del post-apocalittico “Jermiah” (1977) seguito, nel 1984, dalla serie ad ambientazione medioevale “Les Tours de Bois-Maury”, serie che lo consacrano definiti-vamente quale autore di livello mondiale (nel 2000 Jeremiah diventa protagonista di una serie TV della MGM in 35 episodi).Le storie di Hermann Huppen sono caratteriz-zate da uno stile realistico, in cui è presente un senso di disillusione nei riguardi dell’uomo e della società; i protagonisti delle storie sono spesso privi di ideologie o idealismi, costret-ti a confrontarsi con una realtà dura in cui le vittorie non sono consacrazioni definitive ma temporanei successi nella lotta per la soprav-vivenza.www.hermannhuppen.be

MAURO LAURENTINasce a Roma nel 1957, vive a Narni dove risie-de ed opera. Dopo aver conseguito il diploma al Liceo Artistico e aver frequentato l’Acca-demia di Belle Arti, inizia a collaborare con lo studio Leonetti e a lavorare per Renzo Barbieri (Donna Blu). Disegna quindi per le testate ACME dell’editore Francesco Coniglio (Splat-ter, Mostri e Torpedo); poi passa a collaborare con lo studio di animazione di Vito Lo Russo e, proprio per quest’ultimo, realizza uno story-board di Zagor grazie al quale entra in con-tatto con la Sergio Bonelli Editore. Avvia così una fruttuosa collaborazione tuttora in corso, che lo vede alle prese, oltre che con “Zagor, lo Spirito con la Scure” (del quale realizza ben 24 numeri della serie normale e gli albi fuori serie “Almanacco dell’Avventura 2001” e “Maxi Zagor n° 13”), con le pagine di Dampyr.Dal 2010 al 2012 è totalmente impegnato nel disegnare nuove avventure per le testate di Zagor e Dampyr, alle quali aggiunge una nuo-va esperienza: la realizzazione delle copertine per la pubblicazione di Zagor in Serbia.

ANDREA LONGHINel 1999 lascia Treviso per studiare presso la Scuola del Fumetto di Milano, dove si diploma nel 2002. In seguito collabora con alcune case editrici e diversi studi grafici, pubblica con la francese Soleil Edition (“Wondercity”) e vari editori ita-liani: Asterion Press (“Sine Requie”, “Empyrea”, “Nephandum”), Becco Giallo (“Resistenze”, “Sherwood Comics”), Bottero Editore (“Killer Elite”), NPE (“Mongo”, “Monstars” 1-2-3), Za-netti Editore (“Colline Incantate”).Nel 2009 si dedica al carnet di viaggio e vince il primo premio del concorso nazionale “Lo sguardo del viaggiatore” e nel 2010 espone alla Biennale del Carnet de Voyage a Clermont Ferrand. In questo momento sta lavorando al suo car-net di viaggio in Cina che sarà pubblicato da Bao Publishing nel 2013.www.andrealonghi.it

ALESSIA MARTUSCIELLOFumettista, illustratrice, sceneggiatrice, nasce a Savona il 2 marzo del 1969, dove vive e lavo-ra. Frequenta il Liceo Artistico Arturo Martini di Savona e dal 1987 al 1993 esegue un percorso di ricerca personale nell’arte grafica. Dal 1992 collabora con la Walt Disney Co. Ita-lia realizzando graficamente storie e coperti-ne per Topolino, Minnie, La Sirenetta, Cip & Ciop, le Giovani Marmotte, Witch e GM; sceneggiando e disegnando anche alcune storie significative come “Le GM e la leggen-da di Pegaso” (nomination al Topolino d’Oro nel 1996), “Minnie e lo spirito dell’artista”, “Ariel e il canto delle balene”.Nel 2004 si occupa del character design dei personaggi principali e comprimari della saga editoriale “Fairy Oak” di E. Gnone (De Agosti-ni), confermando per l’ennesima volta la sua duttilità (emplematici: “Pluto e le gemelle Pervinca” e “Vaniglia”) , poi collabora per Winx Club (“Rainbow Tridimensional”) con Alberto Pizzetti.Nel 2010 avvia una collaborazione con la Ser-gio Bonelli Editore che gli affida Dylan Dog e Nathan Never e con le Edizioni San Paolo, per le testate Il Giornalino e Gbaby, sempre in collaborazione con Pizzetti.www.alandpiz.com

GIUSEPPE MONTANARINasce nel 1936 nel bolognese, a S. Giovanni in Persicelo, e da sempre vive a Milano. Dopo il Liceo Scientifico si accosta al fumet-to presso lo studio Dami. Successivamente realizza per la SEPIM copertine ed illustrazioni per la serie di Leggende Indiane iniziata da Hugo Pratt. Alla fine degli anni ‘60 costituisce un gruppo di lavoro con cui realizza innume-revoli storie per Edifumetto e Ediperiodici; inoltre, per il giornale La Discussione, disegna “La storia dell’umanità a fumetti”, scritta da Enzo Biagi e, per la Gazzetta dello Sport Illu-

strata, “La vita dei personaggi dello sport”.Nel 1974 disegna per l’Eura Editoriale “Alamo Kid” ed è l’inizio di una lunga collaborazione che lo porta a realizzare per Lancio Story e Skorpio molte “storie libere” ed alcune serie come “Roaring trio”, “Ken e Dan”, “I ragazzi di Lester”. Nello stesso periodo, con Grassani, disegna alcuni episodi de “Il piccolo Ranger” iniziando così la collaborazione con la Sergio Bonelli Editore che prosegue tutt’oggi con Dylan Dog. Nel 1992, per il Corrierino, su testi della figli Federica, disegna i personaggi della Warner Bros, seguiti dalle serie “Zia Agata”, “Zorro Jr” per Il Giornalino e “James Bond Jr”. Montanari pratica tennis e sci. Gioca a bridge e biliardo. Si interessa di botanica ed è un mi-cologo.

GIORGIO MONTORIO Nato a San Matteo in Viadana, in provincia di Mantova, il 25 Luglio del 1940. Debutta sull’albo Romanzo Vamp, per Gino Sansoni Editore, e nel 1966 disegna Teddy Bob, ideato da Pier Carpi e, Sempre per la Sansoni, collabora a “I Classici a fumetti” e “Horror”. Per la Editrice Universo al “Monello”, “L’Intre-pido”, “Bliz” e “Albo TV”, quindi per “Menelik” dell’Editrice Tattilo, e poi per Boy Music, Pro-fondo Rosso, Cobra, Supergulp, Kosmos, Tiramolla, per Renzo Barbieri e per giochi di ruolo delle Edizioni Black-Out. Infine realizza un episodio di Mister No per la Editrice Bo-nelli. Nel 1975 per l’Editore Picchierri pubblica l’albo “Pisellino nel regno del re Pescione” per il quale riceve il premio “Amici di Nerbini”. Nel 1978 disegna la serie delle “Amazzoni”, per Silvano Scotto del Club Anni Trenta e dal 1922 al 1996 torna alla Bonelli per curare le ristam-pe delle Collane Mister No, Zagor e Coman-dante Mark. Attualmente, con ottimi risultati, inchiostra “Diabolik” per l’Editrice Astorina.

PAOLO MOTTURANato a Pinerolo il 26 giugno 1968, ha iniziato a pubblicare con la Disney Italia (allora Mon-dadori) nel 1989, lavorando da allora su Topo-lino, Minni & Co., Paperinik e PKNA, nonché per la sezione Disney Books. Nel 1998 ha ricevuto il premio Topolino d’Oro per la migliore storia Disney del 1997. Collabora e ha collaborato anche con altri edi-tori e testate, come Il Sole 24 Ore e La Stampa. Dal 2003 collabora con l’editore francese Les Humanoïdes Associés per il quale disegna la serie “Creme” con cui si è aggiudicato il pre-mio Albert Uderzo 2005 come miglior nuo-vo talento e dal 2007 inizia una collaborazione con l’editore Soleil per cui pubblica “DEUS” e, dall’anno successivo, anche con Dupuis per la quale disegna “Redemption”. Nel 2010 ha contribuito a disegnare, con Fabio Celoni, l’adattamento a fumetti del videogioco “Epic Mickey” sceneggiato dallo statunitense Peter David.Nel corso degli anni ha spesso affiancato a

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questa attività quella di illustratore lavorando nel campo del “licensing” per la Ricordi Arti Grafiche, per la Clementoni e per la Ferrero. Si è dedicato anche alla pittura realizzando ope-re con tecniche miste su superfici polimateri-che, grazie alle quali ha ottenuto importanti premi e riconoscimenti.

ANTONIO MARIA PANTANELLIDiplomato al Liceo Artistico di Ravenna e all’Accademia di Belle Arti di Roma, abilitato all’insegnamento di materie artistiche e spe-cializzato in Storia dell’Arte del Mosaico. Diplomato in corso quadriennale in Teologia, cerca di essere cattolico coerente approfon-dendo ricerche sui popoli indigeni (tuttora gli ultimi, gli oppressi della terra) e in partico-lare sui nativi nordamericani, cittadini di una democrazia grande nei pregi come nelle con-traddizioni. Questi suoi interessi li ha espressi nei suoi scritti, pubblicando in Prospettiva Persona e Tepee, e nei suoi disegni e dipinti. La finalità è di elaborare non una contro storia (che sarebbe d’altronde giustificata) ma una con-storia, una storia-insieme, anche attra-verso il fumetto.

LUCIO PARRILLOÈ uno dei più apprezzati disegnatori e illustra-tori italiani all’estero, negli ultimi dieci anni ha collaborato con le maggiori case editrici euro-pee e americane di videogames, comics, libri fantasy e giochi di ruolo tra cui: Magic, D&D, Warcraft, Marvel (Spiderman, Hulk, Fantastici 4, Doctor Strange, Conan il Barbaro, etc.), Pani-ni Comics e Radical Comics. Con il noto scrittore e regista Steve Niles (30 days of night) ha realizzato una storia di Hulk, svariate copertine per Red Sonja e per He-avy Metal magazine ha realizzato la storia S.K.P. pubblicata nel 2005. In occasione della convention internazionale SanDiego Comic 2005 sempre Heavy Metal gli dedica diverse pagine biografiche. Ha realizzato anche varie illustrazioni e pin up per i libri della casa editri-ce americana SQP inc. e per l’Eura Editoriale (copertine per Lanciostory e Skorpio) svaria-te illustrazioni interne e i box di giochi per la Clementoni, Sierra, Vivendi Universal, ecc. Co-pertinista di varie serie di comics come Red Sonja, Vampirella, Warlord of Mars, the Expendebles, Tarzan, Project Super Power, Army of Darkness, Grimm. Il suo ultimo lavoro è il Portfolio Dark Be-auties edito da Vittorio Pavesio contenente 14 tavole sul genere erotico/fantasy dipinte ad olio in tiratura limitata. Ha partecipato ed esposto alle maggiori convention interna-zionali del settore comics e video games tra cui: New York, Essen e Erlangen in Germania, Angouleme Festival in Francia, Expocartoon a Roma, e Lucca Comics. www.lucioparrillo.com

LUIGI PICCATTONato a Torino nel 1954; nel 1977 esordisce nel mondo del comics disegnando “Chris Lean”, pubblicata su Corrier Boy, poi disegna brevi episodi autoconclusivi per Skorpio e Lancio-story e lavora come storyboard/visualiser free-lance per diverse agenzie - campagne Ferre-ro e Iveco. Il grande salto avviene nel 1986, quando la Sergio Bonelli Editore lo assume nel team di disegnatori del neonato Dylan Dog, di cui diviene uno dei più prolifici autori (35 albi della serie, 13 racconti brevi e di più lungo respiro tra Almanacco della Paura, Spe-ciali e vari Albi Gigante). Parallelamente, tra il 1986 ed il 1988 disegna “Roy Rod” e “Abu-lar” per il Corriere dei piccoli; suoi anche alcuni episodi di Magico Vento e Demian.La comunità collinare “Tra Langa e Monfer-rato” gli commissiona nel 2007 una storia a fumetti ambientata nel 1100, “Martino di Loreto”, sceneggiata dal medievalista Renato Bordone, edizioni Scrittura Pura.Nel 2012 realizza la graphic-novel “Darwin”, ambientata in una Parigi sconvolta dallo sca-tenarsi di forze misteriose in cui un gruppo di giovani sopravvissuti cercano di salvare la loro civiltà. Dal 1991 vive e lavora a Castagnole Lanze nell’astigiano, attualmente è al lavoro su nuovo episodio di Dylan Dog e a un sequel di Darwin.

VAL ROMEOMessina 1977. Frequenta i corsi di fumetto alla Scuola di Comix di Napoli, per la quale lavora come illustratrice ad alcuni progetti per l’edi-toria scolastica.Nel 2006 inizia la sua collaborazione per Jona-than Steele (versione Star Comics), entrando a far parte dello staff del personaggio di Fede-rico Memola. L’anno successivo disegna una storia a fumetti (matite, chine e colore) sulla vita del Santo Giuseppe Moscati, per la rivista Net Magazine.Nel 2009, sempre per Star Comics, realizza due albi della miniserie “Rourke”, creata da Federico Memola, l’anno seguente esordisce tra le pagine di Nathan Never, per la Bonelli Editore e nel 2011 collabora alla realizzazione del “Dylan Dog Color Fest n. 6”, illustrando la storia “Tagli Aziendali”. Contemporaneamente lavora a “Nero Napoletano”, un progetto per il Corriere del Mezzogiorno, la Scuola italiana di Comix e Napoli COMICON.Nel 2012 collabora per il fumetto ondine “Davvero” di Paola Barbato e Matteo Bussola disegnando la puntata n° 34 e approda in edi-cola con due titoli di Nathan Never: “Le chiavi del futuro” e “Haiku”.Ha realizzato le copertine della fanzine dell’as-sociazione Dylandogofili.Attualmente è al lavoro su Dylan Dog.

MAURO ROSSOMauro Rosso nasce ad Alba in provincia di Cu-neo nel 1966 dove vive e lavora. Collabora con

importanti agenzie di pubblicità e case editrici tra Torino e Milano. Nel 2010 ha inaugurato nella sua città natale la sua personale Galleria d’Arte nella quale espo-ne i suoi lavori, mentre nel biennio 2011-2012 ha collaborato con importanti gallerie degli Stati Uniti e di Londra.“Hero Collection”, la sua ultima creazione arti-stica, è principalmente legata alla rivisitazione dei personaggi di Batman e di Catwoman, rappresentati non in “gesta eroiche”, ma cari-cati di significati emozionali.L’elemento costante della sua produzione – dalla pittura classica, contemporanea, design, grafica, interior design – è la ricerca continua di equilibri di linee, ponendo come obiettivo una conoscenza della tecnica e l’applicazione del processo di sintesi.www.maurorosso.com

MICHELE RUBININasce a Narni il 7 Marzo 1977, dove vive e lavo-ra. Dopo aver frequentato il Liceo Scientifico, conosce il compaesano Stefano Andreucci di cui diventa prima allievo e poi collaboratore. Durante questo periodo di apprendistato-col-laborazione, nel 2001, partecipa, con una sto-ria di ambientazione medioevale, al concorso Pierlambicchi per giovani autori di fumetti di Prato vincendo il premio speciale della giuria, presieduta dal celebre disegnatore americano John Buscema. Nel 2002 realizza, su testi di Luigi Mignacco, una breve avventura di Ro-binson Hart per la rivista Cronaca di Topolinia e l’anno seguente approda alla Sergio Bonelli Editore arruolato tra i disegnatori di Zagor, testata per la quale realizza “L’uomo venuto dalla pioggia” su testi di Cajelli e Colombo, sto-ria contenuta nell’Almanacco dell’Avventura 2005. Attualmente sta lavorando ad una storia di Za-gor su testi da Mauro Borselli, che si ispira al mondo perduto descritto da Sir Arthur Conan Doyle e che farà parte del ciclo delle avventu-re Sudamericane di prossima pubblicazione.

FABRIZIO RUSSONasce a Milano il 14 agosto 1970. Dopo aver frequentato il Liceo Artistico, si specializza come illustratore presso la Scuola Superiore d’Arte del Castello Sforzesco. Nel 1991, sempre alla ricerca di una maggiore specializzazione, frequenta la Scuola del Fu-metto di Milano, seguendo le lezioni di Enea Riboldi, grazie alle quali acquista una certa confidenza con le tecniche del fumetto. Dopo alcune sporadiche esperienze nel cam-po dell’illustrazione, approda nel 1994 alla Sergio Bonelli Editore, esordendo sulle pa-gine di Zona x; per questa testata realizza gra-ficamente il personaggio di Robinson Hart, ideato da Luigi Mignacco, e ne disegna sette episodi, fino alla chiusura della serie. Dopo aver lavorato su Martin Mystère dise-gnandone 6 storie, entra a far parte dello staff di Dampyr, personaggio che immortala in

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ben 10 albi della serie normale e negli Specia-le Dampyr n° 3 e Maxi Dampyr n°3.Dal 2010 collabora con la casa editrice france-se Clair De Lune. Vive e lavora a Milano.http://fabriziorussoillustratore.blogspot.it

MARCO SANTUCCINasce ad Arezzo nel 1974, vive e lavora in Toscana a Camucia di Cortona. A soli 16 anni prende i primi contatti con il mondo del fumetto con l’aiuto di Fabio Civitelli che lo porta artisticamente a maturazione. A 20 anni esordisce sulle pagine di Nembo con una miniserie supereroistica della bolo-gnese Phoenix, poi entra nei ranghi della Star Comics di Perugia, dove realizza due numeri della serie Samuel Sand. Successivamente approda alla Sergio Bonelli Editore realizzan-do le matite per la storia: “Little Odessa” della serie Mister NO; nel 2005 entra a far parte del-lo staff della serie bonelliana più famosa: Tex, sempre come matitista. Nel 2008, realizza la miniserie di tre numeri “Se-cret Invasion: Spider-man”, seguita da alcuni numeri di “x Factor”, “Siege: Spider-man” e dalla miniserie “Captain America: forever al-lies”, per l’americana Marvel Comics. Socio fondatore di Arcadia Studio, società le cui produzioni spaziano dall’animazione alle produzioni fumettistiche, collabora a “Termite Bianca” progetto di animazione, poi convertito a fumetto, cimentandosi come sceneggiato-re. Attualmente sta lavorando come autore completo sulla serie bonelliana Dampyr e contemporaneamente sulla serie francese La Mandragore.www.marcosantucciart.com

GIANNI SEDIOLINato a Ravenna il 4 agosto 1966, approda al fumetto in maniera tutt’altro che prevedibile; infatti, si diploma come tecnico industriale, per poi svolgere, fino al 1991, l’attività di agen-te di commercio. Infine, nel 1992, la svolta. Se-guendo la passione per i fumetti, debutta su Tiramolla, scrivendo e disegnando una dozzi-na di storie; in quel periodo conosce G.B. Car-pi che sarà fondamentale per la sua crescita professionale.Alla chiusura del settimanale, nel 1994, dise-gna la miniserie “Steampunk” per la Hobby & Work, quindi si autoproduce, fonda la casa editrice SeagullComics e pubblica storie di sua creazione: “The Witch” e “Sunglasses”. Per la Luca’s realizza “Cronache di mondi Fan-tasy”, un fumetto ispirato ai G.D.R.Nel 1997, il salto di qualità, inizia a collaborare con la Sergio Bonelli Editore, prima pubbli-cando su Zona x e quindi su Jonathan Stee-le, Legs Weaver ed infine la sua grande pas-sione: Zagor, in merito al quale ha dichiarato «il personaggio dei fumetti che ho più amato è stato senza dubbio Zagor ed è quindi con grande orgoglio che oggi sono impegnato a disegnare le sue storie».www.giannisedioli.it

DANIELE STATELLANasce a Vercelli nel 1972, vive e opera nelle vicinanze, in un paesino di 200 abitanti che definisce “un posto ideale per lavorare tran-quillamente”.Dopo aver frequentato la Scuola del fumet-to di Milano, inizia a lavorare nel settore del fumetto per adulti, in seguito, come illu-stratore, collabora con gli editori Rizzoli Rcs, Hachette, Mondadori, Baldini Castoldi Dalai, Sperling&Kupfer, realizzando immagini per le riviste e copertine per i libri. Per alcuni anni è illustratore fisso del mensile Cosmopolitan.Come fumettista negli ultimi dieci anni ha di-segnato vari personaggi tra cui: Cornelio, Dr. Morgue, Nuvole Nere, Legion 75, Factor V, The secret, Pinkerton, Unità Speciale, L’In-sonne, Nick Raider e Diabolik. Attualmente collabora con Sergio Bonelli Editore. Ha fondato la Scuola di Fumetto di Vercelli ed è direttore artistico del festival “Vercelli tra le nuvole” (organizzato con l’Università Popolare e il Comune di Vercelli) e dell’evento “Sport & Comics” di Casale Monferrato. È regista, con Alessia Di Giovanni, del film we-stern horror “Undead men”. http://danielestatella.blogspot.itwww.creativecomics.ithttp://creativecomicsvideo.blogspot.it

CRISTINA STIFANIC Vive e lavora tra Milano e Venezia. L’artista, cro-ata di origine e di nazionalità italiana, ha espo-sto di recente presso Banca Intesa San Pao-lo, il Museo del Fumetto, dell’Illustrazione e dell’Immagine Animata a Milano, il Museo del Brolo a Mogliano Veneto, il Palazzo delle Arti (PAN) di Napoli, presso lo studio di Lucio Fontana di Albissola Marina e presso le Amba-sciate e gli Istituti di Cultura italiana a Bruxelles, Luxemburg, Calcutta, New Dehli e Mumbai. Le sue opere sono inoltre presenti presso le collezioni d’arte di prestigiose fondazioni e privati. Due case editrici le hanno dedicato due monografie sulla sua ultima serie di dipin-ti: “Diabolik Pop Ikon” edito da Vanillaedizioni e da ADM Edizioni.www.stifanic.com

Con Cristina Stifanic...Laure Jacquemin: dopo la laurea in storia dell’arte ed archeologia, ha intrapreso la sua carriera di fotografa professionista. Vive e lavo-ra a Venezia, dove si è accreditata tra i fotografi ufficiali di manifestazioni come la mostra del Cinema di Venezia, Coppa America, Biennale di Arte ed Architettura.www.photos-venise-laure-jacquemin.com

Roman Tcherpak: l’artista, ucraino di origine e di nazionalità israeliana, ha esposto presso il Centro Culturale di Gerusalemme, presso la Jerusalem Artists House e la Bernard Gallery a Tel Aviv. Dal 2009 è proprietario dello studio fotografico e galleria “Oi Va Voi ” a Venezia pres-so la quale ha esposto in numerose mostre

personali e collettive. www.romantcherpak.com

GIOVANNI TALAMINato a Lavagna il 12 Febbraio 1971, vive e la-vora a Chiavari. Frequenta la Scuola Chiavare-se del Fumetto e inizia l’attività professionale a bottega da Renzo Calegari, illustrando storie d’avventura per Il Giornalino delle Edizioni Paoline. Oltre che di fumetto, si occupa di pubblici-tà e cartoni animati: direzione artistica di prodotti multimediali per la Ferrero (Kinder Pinguì Cocco Game, Pocket Coffee footbal-lstars), regia di cartoni animati interattivi per il mercato americano e non solo, animazioni e fondali (tra cui Woodspell, con colonna sonora dei Tazenda), story-board per la televisione e pubblicità. Realizza numerosi lavori di illustrazione e col-labora con Artematica, società specializzata in videgiochi. Per Sergio Bonelli Editore esordisce su Nick Raider disegnando la storia “La sconosciuta”. Entra quindi a far parte dello staff di Magico Vento, disegnandone 8 albi in coppia con Stefano Biglia. Fautore di un tratto classico, imprime dinamismo all’azione grazie a matite morbide ed evocative, da buona prova di sé sia nel fumetto che nell’illustrazione e nello studio dei personaggi. Con la chiusura di Ma-gico Vento è alle prese con Brendon.

ROBERTO ZAGHIFerrarese, Roberto Zaghi nasce il 9 giugno 1969. Frequenta un istituto tecnico e si diplo-ma come perito, ma poi abbandona gli studi per dedicarsi completamente al fumetto; inizia a frequentare lo studio di Germano Bonazzi nel 1994, dopo aver seguito un breve corso di fumetto tenuto da lui e Nicola Mari.Dopo tante tavole di prova fatte per diletto, si presenta ad Antonio Serra della Sergio Bonelli Editore e viene inserito nello staff di Zona x. Abbandona così gli studi di chimica per dedi-carsi al fumetto. Successivamente disegna per la Bonelli albi di Legs Weaver, Nathan Never e Julia, testata a cui collabora tuttora e per la quale ha realizzato 12 albi della serie normale e l’Almanacco del Giallo 2008.Si interessa anche al mercato francese, dove illustra le avventure del fotoreporter Thomas Silane pubblicate da Bamboo Editions. Come illustratore, ha lavorato sui racconti di Franco Patruno e per il primo romanzo di Lorenzo Calza.robertozaghi.blogspot.itwww.facebook.com/robizaghi

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4-5 MaggioMuseo Civico di Arte ContemporaneaVia dell’Oratorio 2

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I primi giorni di marzo del 1963 apparve in edicola il terzo albo della saga del Re del Terrore: “L’arresto di Diabolik”. In quell’epi-sodio le sorelle Giussani dimostrarono la loro geniale creatività dando vita a un personag-gio originale, inedito, forse più provocatorio di Diabolik stesso: Eva Kant. In un periodo in cui le figure femminili del fumetto (e non solo) risultavano per lo più essere capaci solo di mettersi nei guai per dar modo al titolare di testata di salvarle eroicamente e virilmente accoglierle tra le braccia muscolose, Eva entra in scena salvando Diabolik dalla ghigliottina! Un capovolgimento di ruoli che non aveva

precedenti e che solo due donne avrebbero potuto inventare.

Oggi, dopo cinquant’anni, ci ritroviamo a celebrare l’immutato fascino di Eva Kant con una mostra a lei dedicata. Una raccolta di documenti, immagini, oggetti e disegni ori-ginali che hanno segnato la sua storia, indis-solubilmente legata a quella di Diabolik ma contemporaneamente autonoma, indipen-dente, fuori da ogni schema proprio come è Lady Kant.La struttura portante della mostra consisterà in una serie di bacheche interattive con vi-

deo e memorabilia, mentre in parallelo sarà esposta una selezione di disegni originali delle più belle e significative copertine dedi-cate a Eva. Ad arricchire coreograficamente il tutto, una vetrina dei gadget più originali e rari che, negli anni, hanno diffuso la “grif-fe” Eva Kant nel mondo.

L’esposizione sarà ospitata a Albissola Comi-cs 2013 e, successivamente, nelle più impor-tanti manifestazioni di fumetti (e non solo) in un tour che possa ripetere il successo della mostra CINqUANT’ANNI VISSUTI DIABOLI-KAMENTE, realizzata da Astorina nel 2012.

Eva Kant: cinquant’anni da complice

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Raramente gli studiosi e i divulgatori si incon-trano; i primi scrivono libri senza immagini o con qualche rara riproduzione in bianco e nero, chi invece si rivolge ad un pubblico più ampio è molto più attento alla forma: deve suscitare interesse e curiosità con foto, illustrazioni e notizie, che qualche volta non sono accurate, ma fanno colpo.Gli strumenti della comunicazione hanno sempre seguito questi schemi, sono cambiati solo i metodi, l’impostazione grafica e lessica-le, i mezzi (dal messaggio orale a internet…).Già Colombo nei suoi scritti racconta quello che cerca, quello che vuol far sapere, e inter-preta il Nuovo Mondo secondo i suoi sche-mi culturali personali e della sua epoca.Anche John Smith imbroglia un po’ le carte: racconta del suo salvataggio grazie a Poca-hontas solo in scritti usciti sedici anni dopo la sua prigionia, quando la propaganda ingle-se voleva far circolare un’immagine positiva della Virginia che favorisse la colonizzazione.L’iconografia seguiva gli stessi schemi, dava voce ai messaggi più consoni alla propria epoca, basandosi su documentazione ap-prossimata, se non sull’immaginazione, pen-siamo alle incisioni di De Bry che non aveva mai visto quei “selvaggi” belli e tatuati.Nell’Ottocento le informazioni sui nativi giungevano in Europa attraverso gli scrit-

ti di esploratori, missionari e rari studiosi e venivano pubblicate nelle varie riviste geografiche; circolavano anche romanzi d’avventura, mentre alcuni eventi, soprat-tutto di carattere bellico, erano segnalati dai quotidiani. Il Nativo Americano, come altre popolazioni di continenti lontani, veniva os-servato con curiosità, tramite un giudizio comparativo, dove il diverso era sempre in-feriore e primitivo. Non vi era gran desiderio di approfondire gli aspetti filosofici e spirituali di queste genti, perché si pensava che non si potesse dialogare sullo stesso livello, vi era invece molta curiosità relativamente alla vita materiale, all’organizzazione sociale e politica e, soprattutto, alla supposta bellicosità degli indiani. I vecchi giornalini della Sonzogno hanno titoli (e, di conseguenza, illustrazioni) come La danza dello scalpo, I musi rossi…Gli aspetti folcloristici erano quelli che mag-giormente stimolavano gli illustratori e que-ste tendenze continuarono nel Novecento. Dal fumetto alla graphic novel, gli indiani del Nordamerica continuarono a suscitare inte-resse anche nei lettori nati dopo la seconda Guerra Mondiale, mentre lentamente varia-vano gli strumenti di giudizio, indirettamente influenzati dai nuovi orientamenti storiografi-ci (e anche dal cinema).Albissola ci offre un evento artistico e cultu-

CONvegnoI PRIMI AMERICANI E GLI ALTRI NELL’IMMAGINARIO COLLETTIVO E NEI DOCUMENTI STORICI

rale che permetterà – a chi “ha giocato agli indiani” e ha “sognato il loro mondo favoloso” (parole di un lettore) – di entrare nell’imma-ginario collettivo, attraverso le opere di molti noti disegnatori di fumetto e illustratori e di documentarsi sugli eventi storici: dal mo-mento della “scoperta” per arrivare alla Guer-ra del 1812, quando gli indiani perdono de-finitivamente il loro ruolo di importanti alleati nella contesa per il dominio sul Nordamerica. Questa la scelta cronologica per il convegno, diversa quella di molti autori, che spesso hanno privilegiato il periodo delle guerre indiane della seconda metà dell’Ottocento; non è così per tutti: alcuni fumetti tentano di distruggere almeno uno stereotipo, quello del vanishing American, affermando che gli indiani non sono scomparsi, vivono nell’Ame-rica contemporanea e non solo in isolate ri-serve. In questo convegno gli indiani, le loro cultu-re, il loro pensiero ed i valori che ne sono alla base avranno una voce, con il supporto di immagini adeguate. Posizioni contrastanti tra studiosi e divulgatori? A volte. Ma quando lo scopo è la conoscenza (“Solidarietà vuol dire anche conoscenza”, dice il motto dell’associa-zione SOCONAS INCOMINDIOS di cui faccio parte) il confronto è sempre stimolante e, speriamo, creativo.

IL PROGRAMMAOre 9.20Apertura prima sessione

Ore 9.30BRUNO ENNA, MARCO FODERà E ALESSANDRO POLISaguaro, un eroe nativo a fumetti

Ore 10.00NAILA CLERICILe molte culture dei Primi Americani nell’immaginario collettivo e attraverso gli studi etnostorici Ore 10.50ALBERTO ROSSELLI Colonizzazione cattolica francese in Nord America e rapporti tra colonizzatori cristiani e Nativi tra il XVII e il XVIII secolo (coinvolgimento dei nativi nella guerra anglo-francese)

Ore 11.50MATTEO BINASCOMikmaq, mantelli neri e neve: i Nativi dell’Acadia e i missionari francesi(testimonianze sui nativi e interazioni da parte dei missionari gesuiti francesi e irlandesi nell’area canadese 1610/1800)

Ore 12.30Chiusura prima sessione

Ore 15.00MARCO CIMMINO Nascita e sviluppo del mito del Nativo americano: al di qua del bene e del male(coinvolgimento e disillusioni dei nativi coinvolti nella guerra di indipendenza americana) Ore 15.45NAILA CLERICI E DARIO GENTILIZILe popolazioni native coinvolte nelle guerre franco-inglesi, usi, costumi, società

Ore 16.30DARIO GENTILINI La visione di una grande alleanza delle nazioni indiane e il ruolo di Tecumseh(il periodo dopo la Rivoluzione americana fino alla guerra del 1812)

Ore 17.00Il sogno americano: libertà per chi? (moderatore Alessandro Michelucci)- SCOTT STEVENS Fu genocidio? - NAILA CLERICI E RAESCHELLE POTTER-DEIMEL Libertà per chi? Terroristi?- ANTONIO PANTANELLI Il ruolo della Chiesa

Ore 19.15Chiusura seconda sessione

Opere esposte: Dario Gentilini, “Gli Indiani”Antonio Pantanelli, “La storia di Tecumseh”

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I Relatori

Matteo BinascoPiemontese, laureato in storia presso l’Univer-sità degli Studi di Genova, nel 2004 consegue il Master of Arts presso il Department of Hi-story della Saint Mary’s University di Halifax, Nuova Scozia, Canada; dal 2007 cultore del-la materia Storia del Canada presso l’Uni-versità degli Studi di Genova. Tra il 1999 e il 2011 compie numerose missioni di ricerca in Canada, Irlanda, Stati Uniti e negli archivi della Città del Vaticano. Nel 2006 pubblica la monografia “Viaggiatori e missionari nel sei-cento. Pacifique de Provins fra Levante, Aca-dia, e Guyana (1622-1648)” e vanta numerosi articoli in pubblicazioni specializzate in Italia, Irlanda, Canada, Francia e Spagna, tra i quali: ”I Cappuccini Europei nell’America Francese nella prima metà del seicento”, “Les activités des missionnaires catholiques romains en Acadie/Nouvelleécosse (1610-1755)”, “L’Aca-dia e i missionari francesi: un rapporto diffi-cile”, “James Jones: missionnaire catholique Irlandais en Nouvelle-écosse, (1785-1800)”.

Marco CimminoStorico, giornalista e collaboratore fisso di Radiouno Rai, si occupa prevalentemente di didattica della storia e di geostoria militare; ha curato manuali a uso delle scuole superiori, fra cui “Alle radici” (Atlas, 2000), “Operazione ‘900” (Area, 2002) e “Dietro la collina” (Area, 2007); è membro della Società Italiana di Storia Militare e del comitato scientifico di “Carzano 1917”. Tre le sue pubblicazioni più recenti: “La battaglia dei ghiacciai”, “La conqui-sta dell’Adamello”, “Da Yalta all’11 settembre”, “Il fiume pensante”, “Lo spostato perpetuo”, “La conquista del Sabotino”, “Cronaca di un disastro annunciato” (Storia della scuola italia-na dalla legge Casati al decreto Gelmini).Per “èStoria”, il Festival Internazionale della Storia di Gorizia, ha curato numerosi itinerari di “èStoriabus” sui luoghi della Grande Guer-ra.

Naila ClericiDocente di Storia delle Popolazioni Indi-gene d’America presso l’Università di Geno-va, dal 1984 dirige la rivista Tepee completa-mente dedicata agli indiani d’America e cura le attività culturali dell’Associazione SOCO-NAS INCOMINDIOS. Ha studiato all’Universi-ty of Oklahoma e presso il Summer Institute of Intercultural Communication di Portland; ha soggiornato negli Stati Uniti e in Canada per condurre ricerche su tematiche relative ai Nativi Americani; mantiene contatti epistolari con professori universitari e curatori di musei che lavorano nel settore, nonché con amici Indiani, sia uomini di cultura e di religione o attivisti politici e semplici persone conosciute nelle riserve o nelle città. Le sue pubblica-

zioni sono di carattere etno-storico: tratta-no argomenti relativi agli Indiani delle pianu-re, alla situazione nelle riserve, alla politica del governo americano e canadese nei confronti degli autoctoni, ai ruoli di genere, alle espres-sioni artistiche e grafiche, al rapporto dei na-tivi con i media e l’ecosistema, mettendo in rilievo le problematiche contemporanee. Ha curato l’allestimento della mostra “Sfuma-ture Di Rosso: I Colori Dei Primi Americani Tra Storia, Fotografia E Cinema”, tenutasi a Genova, Palazzo Ducale, dal 18 gennaio all’8 febbraio 2007.

Dario GentiliniFa ricerca da molti anni sui Nativi Americani, soprattutto nel campo della produzione ar-tistica e artigianale e della storia e su questi argomenti ha pubblicato numerosi interven-ti sulla rivista Tepee, del cui comitato di re-dazione fa parte. Lui stesso un artista, ama, in particolare, disegnare ritratti indiani del passato con attenzione ai dettagli e alle decorazioni degli abiti, non a caso viene da un’esperienza lavorativa come stilista di moda.

Alessandro MichelucciVive e lavora a Firenze. Pubblicista e tradut-tore, collabora con varie testate italiane e straniere, fra le quali Tepee, Terra nuova, Il giornale della musica e Corsica. Si occupa soprattutto dei problemi delle minoranze dei popoli indigeni. Ha pubblicato vari li-bri, fra i quali “La questione etnica in Europa” (1989) e “America indigena” (1992), e ha cura-to “Popoli indigeni, popoli minacciati” (1998). Ha tradotto alcuni libri su questi temi. È fra i fondatori del Centro di Documentazione sui Popoli Minacciati.

Antonio Maria PantanelliDiplomato al Liceo Artistico di Ravenna e all’Accademia di Belle Arti di Roma, abilitato all’insegnamento di materie artistiche e spe-cializzato in Storia dell’Arte del Mosaico. Diplomato in corso quadriennale in Teolo-gia, cerca di essere cattolico coerente ap-profondendo ricerche sui popoli indigeni (tuttora gli ultimi, gli oppressi della terra) e in particolare sui nativi nordamericani, cittadi-ni di una democrazia grande nei pregi come nelle contraddizioni. Questi suoi interessi li ha espressi nei suoi scritti (pubblicando in Pro-spettiva Persona e Tepee) e nei suoi dise-gni e dipinti. La finalità è di elaborare non una contro storia (che sarebbe d’altronde giustificata) ma una con-storia, una storia-insieme, anche attraverso il fumetto.

Raeschelle Potter-DeimelStatunitense con origini indiane e afro-ame-

ricane, ha studiato musica e teatro a Vienna grazie ad una borsa di studio Fullbright e ha continuato il suo percorso formativo e professionale in quella città, ottenendo un dottorato in antropologia culturale. Inte-ressata, in particolare, alle culture native del Sudest statunitense, da dove proviene la sua famiglia, ha tenuto lezioni e conferenze in varie università europee e americane e, su-gli stessi argomenti, ha scritto collaborando, in particolare, a News from Indian Country, ma anche alla rivista Tepee.

Alberto RosselliGenovese, giornalista freelance e scrittore, si occupa di tematiche storiche e storico-militari dell’età moderna e contemporanea, collabora con le più note riviste specializzate italiane e internazionali; ha pubblicato nu-merosi volumi di contenuto storico: “Quebec 1759”, “Il conflitto anglo-francese in Nord America”, “Il tramonto della mezzaluna” (L’im-pero ottomano nella prima guerra mondiale), “La resistenza antisovietica e anticomunista in Europa Orientale”, “L’ultima colonia” (La guerra coloniale in Africa orientale tedesca 1944-1956), “L’olocausto armeno”, “Essere cristiani in Cina”, “L’america che non fu” (Il conflitto anglo-francese in Nord America 1756-1763).Ha inoltre pubblicato raccolte di racconti, ri-cerche e studi sulla storia e le caratteristiche dei mezzi di informazione italiani del settore della carta stampata.

Scott StevensMohawk, Direttore del Center for Ameri-can Indian and Indigenous Studies della Newberry Library/McNickle Center di Chica-go e del Newberry Consortium for Ame-rican Indian Studies (NCAIS); ha studiato al Dartmouth College di Hanover, e ha ottenuto il Ph.D. alla Harvard University.

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Sabato 4 maggio

ore 16.30

Bar TestaPiazza del Popolo

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Bar TestaPiazza del Popolo

Le Tragifavole Acustico Minimal Show è uno spettacolo nato dall’esigenza di presentare in giro per l’Italia il primo graphic novel come autore completo del fumettista Sergio Ge-rasi.Sergio, dopo quasi dodici anni dalla sua prima pubblicazione su Lazarus Ledd (ora disegna per Dylan Dog), ha sentito l’esigenza di spe-rimentarsi come autore completo raccontan-do a modo suo alcune storie, un po’ reali, un po’ grottesche e fantastiche, raccogliendole nel volume Le Tragifavole.A questo libro a fumetti è anche allegato un disco della band Duecento200Bullets, fon-data dallo stesso Sergio, batterista e autore dei testi delle canzoni. Il disco non è una co-lonna sonora, ma una vera e propria Tragi-

favola aggiuntiva, raccontata con un altro linguaggio, quello musicale per l’appunto.Il gruppo suona solitamente in versione elet-trica ed è composto da quattro elementi.L’Acustico Minimal Show, invece, vede il solo Dario Zanaboni nella veste di accompagna-tore musicale, mentre Gerasi racconta al pub-blico una Tragifavola (nuova in ogni spettaco-lo), disegnata su due grandi pannelli.Lo spettacolo di Albissola Comics 2013 of-frirà una varietà musicale: dalle canzoni dei Duecento200Bullets, a quelle del solo Dario Zanaboni, per arrivare ad incursioni sui nuovi pezzi di una band ancora inedita, che si trova su un’isola in mezzo al mare e si chiama Eesi-liati… Non è sicura la loro presenza, ma po-trebbe essere la loro prima volta in pubblico.

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gadget e stampati realizzati per albissola comics 2013

annullo postale commemorativo

cofanetto cartoline n.1Cofanetto dedicato al 50° anniversario di Eva Kant - tiratura 400 copie numerate - contenente 6 cartoline

Oltre al presente catalogo, al manifesto e al disegno dedicato da Michele Rubini ad ALBISSOLACOMICS 2013 (tiratura 300 copie litografiche numerate, formato A3), sono stati realizzati per la manifestazione:

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cofanetto cartoline n.2Serie ALBISSOLACOMICS 2013 - tiratura 300 copie numerate - 5 cartoline contenute in un apposito contenitore commemorativo

cofanetto cartoline n.3Serie THE DARK SIDE OF LIFE - tiratura 300 copie numerate - 5 cartoline contenute in un apposito contenitore commemorativo

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portfolio n.111 litografie inedite cm 24x34 - tiratura 200 copie - custodia: disegno dedicato di Mauro Laurenti

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portfolio n.2Portfolio numerato contenente gli 11 disegni alla firma più votati + 3 grandi sorprese di autori d’eccezione - custodia: disegno dedicato di Paolo Mottura

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portfolio n.2

Fuori dai denti… senza rancore

Voi che leggete questa pagina avete ben chiaro cos’è il fumetto,

ma cosa si cela dietro quelle pagine che vi intrattengono durante le se-

rate uggiose, probabilmente non riuscireste ad immaginarlo. Quanti di voi avranno pensa-to, in fondo che ci vorrà mai a

fare un disegnino? Quanti di voi hanno dichiarato un autore antipa-

tico ed odioso solo perché si è rifiutato di regalare un suo disegno? Una tavola

richiede dai due ai tre giorni di lavoro, se è disegnata con tutti i crismi e se non la si

il mestiere del fumettistala parola ai disegnatori...

Alcune righe per dar voce a ciò che mi sta a cuore…

Il bambino dentro a noi che vive e si nu-tre dello stupirsi di ciò che lo circonda... e uno scritto che racchiude ciò che ne è il mio pensiero... condividerne il piacere per la lettura e l’ascolto...

Testo di Thomas Pistoia (che ringrazio per la disponibilità)

Io sono un bambino.Piccolo, in piedi sulla sedia. Mi guardo intor-no. Guardo il mondo e cerco di capire, di imi-tare; se posso, cerco anche di cambiare.Io sono un bambino.Non so leggere, né scrivere, anzi non voglio, a che mi serve? Ho tante altre cose da impara-re! Il mistero delle forme e dei colori, il fuggire delle strade dentro... dentro e fuori.Devo imparare il fiorire del sorriso, lo stra-piombo della lacrima.E la danza dei capelli in un riflesso, il bacio sordo del sole con la luna. E un nuovo gior-no... che nessuno può insegnarlo.Devo capire come cambiano le cose nel tempo e nello spazio, come tu, adulto, vedi il mio

crescere, il mio passare.Per questo imparerò i fili d’erba... I fili d’erba e quell’altro mare. Quello a un passo dalla terra, acceso da lampare.Io sono un bambino.Io non so parlare. Non so farlo bene, ma mi so spiegare. So farti le domande, ignorando le risposte. So sognare nuovi mondi oltre le finestre.Scoprirò da solo la fine della neve. E la distan-za immensa tra le rive di ogni fiume. Il canto da soprano del vento, forte, tra le foglie. Il manto lacero e scucito alle porte della not-te, come muore il passero nel centro esatto dell’inverno, come canta un gallo...Sono io, questo bambino, che tutto mi nasce dentro e ancora tutto ha da venire.Devo imparare il galoppo del cavallo, lo sparo più lontano, il filo di lana che separa il buono dal cattivo.È tutto qui, su questo foglio bianco e soltanto io, muto, te lo posso raccontare.In un cielo di nuvole dipinte imparo a musi-carti gli occhi.Ti porto via, per un secondo al giorno e rido, perché non sai prendere in mano quello che non tocchi.Io sono finto eppure così vero...Guardami. Io sono un bambino. Solo un

bambino.Sono un fanciullo di quarant’anni che

ripassa di matita questa piccola, piccola sua vita.Sono io, sono il disegnatore.

Quando posso, vivo.Quando amo...Invento storie.

LOLA AIRAGHI

vuole far passare per una graphic novel che arriva dal pianeta Urano. Un disegnatore non possiede ville con pisci-na o pomelli d’oro alle porte, magari non ci crederete ma è così. Facendo il mio mestiere si guadagna uno stipendio, se non capitano cataclismi, malattie o traslochi. Mi dispiace deludere un mio carissimo amico che va in giro a dire che sono ricco e che non sono in grado di fare gli Shooting Board pubblicitari, toh un sassolino! Per mestiere intendo il disegnare, ovvero mettere uno strumento affusolato su un fo-glio e trasporre su carta o piano di plastica e vetro la propria immaginazione, quindi esclu-do la magica capacità di trasporre per clona-zione l’altrui immaginazione, volgarmente detta ricalco. Il ricalco è come il gol di mano di Maradona, tutto dipende dall’arbitro, ma sempre un non gol rimane. La butto in critica sociale, cari miei, in questa Italia è troppo fa-cile prendersela con i politici e razzolare male, l’etica e la morale devono essere uguali per tutti! In teoria il fumettista è una profes-sione, quindi prevede oneri, diritti e doveri, dico in teoria perché purtroppo così non è; proprio da pochissimo ho discusso con un collega riguardo al fatto che un disegno ori-ginale (opera d’Arte per la legge italiana) non è vincolato dal diritto d’autore, sappiate che l’opera unica ed originale non ha vincoli di alcun tipo, per quanto vi sembrerà assurdo l’Arte è una forma d’espressione libera, come ci ha insegnato Otto Dix, prima di fug-gire dalla Germania durante il periodo nazi-sta. Come professionisti abbiamo l’obbligo di conoscere tutto del nostro mestiere, non possiamo pretendere di essere credibili se non conosciamo nemmeno il nostro mon-do. Ma voi vi chiederete perché leggervi tutte questa noiosissima pagina di chiacchiere? Ma è chiaro! Per capire tutti, che il fumetto è un lavoro e per farlo occorre mangiare, una casa, un tavolo per disegnare, luce acqua e gas. Quando vi ritrovate a lamentarvi che un tale disegnatore vi ha fatto un disegno a matita (GRATIS) e non ve lo ha inchiostrato, forse è il caso di dirgli grazie perché ve lo ha omag-giato con il cuore (fatto veramente accaduto) e non è che è meno gentile di un altro solo perché dopo due ore di sessione di disegni ha fame o è stanco. Chiedere è lecito quanto rifiutare, anche i bimbi si educano con un no ogni tanto eh eh. Immaginate un panettiere che uscito da lavoro va al bar a rilassarsi e gli amici gli dicono: “wè Calogero ci fai un pani-no, dai che ti costa, eddai!” Il fumettista passa le sue giornate a disegnare tavole e tavole e per staccare cinque minuti disegna ancora. Immaginate per un attimo che questo dise-

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Una fortuna sola non basta

In effetti è tutta una questione di fortuna, anzi più di una, se io disegno fumetti, che considero ancora, dopo 30 anni, il mestiere più bello che avrei potuto fare.La fortuna di nascere con il “dono” del dise-gno, cosa abbastanza comune in verità, ma anche quella di avere un padre con la stessa passione che fin da piccolissimo mi ha se-guito ed indirizzato, e di una madre che mi portava i fumetti, sui quali ho imparato a leg-gere, ma soprattutto ho imparato ad amare il linguaggio dei fumetti. Due genitori che non mi hanno mai “tarpa-to le ali” imponendomi di diventare, che so, avvocato o qualsiasi altra professione “seria”, e poi il carattere giusto, un po’ solitario e taci-turno, che mi faceva preferire stare a disegna-re piuttosto che stare tutto il giorno in giro. E poi sembrava che il fumetto crescesse con me, ho letto Topolino forse nel suo più bel periodo, per poi passare agli anni migliori di Zagor, del Giornalino e del Corriere dei Ragaz-zi, e poi ancora avere l’età giusta per passare alle riviste d’autore o sperimentali. La fortuna di incontrare un gruppo di amici con la mia stessa passione a pochi passi da casa, in un’epoca in cui non c’erano scuole di fumetto e al sud Italia nessuno faceva fumetti di professione. E poi iniziare a proporsi in un momento che sembrava il peggiore per via della crisi che il fumetto stava attraversando ed invece era il preludio ad un nuovo clamo-roso boom con Dylan Dog, e essere assunto dalla migliore casa editrice del mondo sotto tutti i punti di vista, soprattuto quello umano, la Bonelli, ed essere scelto per fare proprio Dylan Dog che era esattamente il mio sogno,

Immaginario reale

Credo fermamente che non ci sia nulla di più reale e concreto dell’immaginario. È un dato di fatto che può essere facilmente provato: si chieda a persone di età e classe sociale molto differenti tra loro cosa pensano al sentir nominati personaggi come “Bian-caneve” o “Superman”. Nel primo caso, con assoluta certezza, sorgeranno discorsi che ruotano intorno a “sette nani”, “una mela”, “una strega”, “uno specchio”; nel secondo, invece, si farà riferimento a concetti come “volare”, “forza sovraumana”, “alieno”, “mantello”, “rosso e blu”. E non ci sarebbe differenza neppure se ad essere interpellate fossero persone del-le più disparate nazionalità: tutti, si proprio tutti, condividono lo stesso concetto iconico di “Biancaneve” e “Superman” ancor prima di concepirli come personaggi o racconti. Ed è per questo, in fondo, che l’immaginario vie-ne denominato “collettivo”, perché ci com-prende e ci appartiene, in altre parole “esiste” in un grado di realtà superiore e trascendente al nostro. Le storie che continuamente ci pervengo-no attraverso fumetti, romanzi, videogame, cinema, vivono in mondi talmente reali che riescono ad esprimersi, ad essere veri, persino in piani di realtà adiacenti ai loro, come il no-stro, appunto, che è molto, ma molto, meno reale di tutti gli altri. D’altronde non mi risulta che Dylan Dog, Harry Potter, Lara Croft o Luke Skywalker vadano al cinema, giochino o leg-gano avventure ambientate nel nostro mon-do mentre, è innegabile, che continuamente accade l’inverso!

MAURO ANTONINI

Ma tu lavori?

Disegno fumetti perché mi piace fare le magie. Chi legge fumetti sa cosa intendo. Raccon-to storie con le immagini e un testo, ma quest’ultimo non sempre è necessario. Do vita a personaggi, ed è questa la magia; trat-teggio ambienti e situazioni reali o fantasti-che. Disegno fumetti da quando ero bambi-no che li disegnavo come un adulto. Stessa roba ma più seria. Cavalli, diligenze, castelli, esploratori, cowboy e indiani. Qualche eroe mascherato. Avventure. Disegno fumetti per-ché mi gratifica e mi diverte.Dedicato alle persone che mi fermano e mi chiedono: «Ma tu... lavori?!».

STEFANO BIGLIA

Quando mi chiedono che lavoro faccio mi trovo sempre nella difficoltà di spiegare di che si tratta, quasi dovessi vergognarmene. Disegno i fumetti. «E dove? A Milano?» mi si chiede sempre. E io a spiegare che no, è un

gnatore si sieda al ristorante per mangiare e arriva qualcuno e gli chiede: “wè Calogero ci fai un disegnino, dai che ti costa, eddai!” A voi trovare le differenze eh eh.Ultimo ma non per importanza esprimo un desiderio, vorrei che tra i nuovi talenti ci fossero autori della caratura di Sergio Toppi, Sergio Bonelli, Dino Battaglia, Hugo Pratt, Gianni De Luca, Magnus, Osvaldo Cavandoli, Guido Crepax, ecc, e non tante scimmiette che scelgono le scorciatoie dimenticando che il fumetto non rappresenta una foto ad una fiera ma la capacità di far sognare filtran-do il mondo attraverso la propria sensibilità. Il fumetto italiano ha una grande tradi-zione da portare avanti e non ha niente da invidiare ad altre realtà sopravvalutate, alle volte la modernità l’abbiamo sotto gli occhi ma non la vediamo. Sono polemico, a volte antipatico, ma se non fossi così probabilmen-te i miei disegni sarebbero meno efficaci e più artificiosi, non credo che piacere a tutti sia un bene, perché se piaci a tutti di certo nascondi qualcosa del tuo carattere. I miei disegni esprimono quel che sono, i tratti, i segni, le storture che voi vedete nelle mie vignette sono parte di me, della mia passio-ne e quindi anche del mio lato oscuro, che in realtà è più grigino che nero. Cari amici che leggete queste righe, il disegnatore buono e perfetto che idealizzate non esiste, magari è più simile ad un serial killer. Quando un dise-gnatore cerca di piacere a tutti è il momen-to che non riesce più ad esprimere il vero io disegnato, la sua anima è repressa è perde quella luce che la rende unica ed incredibi-le. Non siamo divi o rock star, siamo più vicini a dei poveri nerds che hanno seguito e rag-giunto il coniglio bianco per accorgersi che il non compleanno è solo un momento che si ripete all’infinito. Ma, per una volta, termino con un finale positivo... Il fumetto è per tutti noi, lettori, disegnatori, sceneggiatori e colo-risti (quelli che colorano i fumetti) passione, magia, amore e vita, quindi non possiamo farne a meno. Buon fumetto a tutti!

FABIANO AMBU

lavoro che faccio a casa mia, nel mio studio, mentre tengo accesa la tv su sky cinema. Detto così sembra facile ma è un lavoro che richiede molti sacrifici. Innanzitutto non ci sono orari, non ci sono feste, non ci sono col-leghi con cui fare pausa caffè… Quando stac-chi in realtà non stacchi mai realmente per-ché in un angolino della tua testa c’è sempre quell’idea che ti viene per quel bel progetto. Poi ci vuole molto rigore.Sono io il mio capo ufficio e quindi devo es-sere severo perché se non produco non man-gio. È un lavoro anche se sembra un gioco, lo faccio da dodici anni, ci ho pagato un mutuo ed è la mia occupazione principale, non è un hobby. Però alla fine non mi riesce mai di chiamarlo davvero “lavoro”. Forse perché non mi costa alcuna fatica se non quella fisica. È una passione prima che un lavoro. Mi ri-empie la vita e quindi sì, sono una persona fortunata perché faccio quello che desidero fare. È una cosa che amo fare e la farei anche se non fossi pagato per farla. Questo però non ditelo al mio editore…

DANIELE STATELLA

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Un lavoro difficile?

Non è mai stato un la-voro facile il nostro, o almeno era così che lo percepivo dai ter-ritori della provincia toscana. Le informazioni erano pressoché nulle e di difficilissima reperibilità, neanche i disegna-tori avevano scritto il loro nome sugli albi che pubblicavano, andavamo ad “occhio”, si intuivano più che altro, le redazioni sembra-vano luoghi lontani e inaccessibili così come la possibilità di fare un lavoro del quale non si sapeva praticamente niente.Qualcuno ha sempre dubitato perfino che fosse un lavoro, e talvolta lo dubito tutt’oggi.Gli autori erano quasi inavvicinabili, circonda-ti da quell’aurea che solo i “prescelti” avevano, passavano tra gli stands dell’unica manifesta-zione dell’epoca (la Lucca orgogliosamente orfana di quei Games che non avevano an-cora visto la luce e doveva trascorrere ancora molto tempo prima che la vedessero) e nes-suno si sognava di fermarli per una dedica o un giudizio sui propri lavori, passavano non-curanti, si inspirava l’azoto viziato che usciva dai loro polmoni (felici di avere avuto quella fortuna), e li si osservava nel loro incedere si-curo, invidiandoli però con quella bonomia che solo chi apprezza smisuratamente sa di-mostrare.Poi sfogliando e cercando incessantemente tra le gerenze dei giornaletti, riuscii a scovare indirizzi utili che mi orientarono verso quel-la che sembrava la capitale italiana del fu-metto: Milano e, indirizzato non ricordo più da quale casa editrice, finii nello studio di Montanari, ma non fu illu-

ditemi se non è fortuna questa. Se fossi scaramantico non dovrei fare un elen-co del genere senza temere ritorsioni dalla sorte, ma sono tranquillo perché è la scaramanzia che porta sfi-ga, e invece sono convinto che chi crede di essere fortunato alla fine lo è.

BRUNO BRINDISI

minante, e solo successivamente nella mia prima visita alla Bonelli, un allora sconosciuto Canzio, mi fece conoscere Gino D’Antonio, che ado-ravo e che ricordo con grande affetto; con lui instaurai un rapporto che mi condusse, anni dopo, a realizzare una storia completa per il Giornalino delle Edizioni Paoline, di cui curava la parte dedicata al fumetto.Ma i miei inizi sono praticamente frut-to della mia intra-prendenza e quella di Marcello Toninelli (conosciuto alla mia pri-ma Lucca da “aspirante disegnatore”, e al tempo sceneggiatore del bo-nelliano Zagor), che mi permise di realiz-zare il mio primo la-vora “remunerato” (le matite di due episodi dei

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Riflessioni tra musica e arte

Ricordo che agli inizi da professionista un mio prozio, un bravissimo pittore, mi disse una cosa che mi rimase molto impressa: che il disegnare o dipingere, per “noi” è come la meditazione. Mi ci sono ritrovato subito, perché quando disegno o coloro mi alieno, la mia mente si libra leggera. È difficile da descri-vere come sensazione e a volte mi sorprendo anche io del vuoto mentale che si crea. E in questo è di estremo aiuto la musica, una del-le supreme forme d’arte a mio parere. Sono un grande appassionato di musica, la ascolto praticamente sempre, in particolar modo la musica metal, quasi ogni genere di metal.Canzoni che mi hanno dato forza in momenti in cui ero a terra o mi aiutavano di fronte a scelte difficili. Forse perché erano scelte fat-te con il cuore, seguendo il mio “spirito”, mi hanno portato dove sono ora, a fare il lavoro

Ragazzi di Stoner per Adamo dell’Editoriale Corno) e con il quale, in seguito, fondammo le Edizioni 50 che produssero prima il ma-gazine “Foxtrot!” e poi “Fritto Misto”, per di-ventare successivamente gli editori di Fumo di China.Ed è stata quella esperienza che mi fece en-trare nell’universo fumetto, muovendo i pri-mi passi con autonomia su una rivista che, seppur con sforzi notevoli e pagando di tasca propria, uscì in edicola, conoscendo così di-namiche e persone in quel lento e progressi-vo cammino che fa di questa professione un percorso unico ed individuale e difficilmente programmabile. Detto questo, in realtà io sono un autodidat-ta, ho sempre disegnato, molto, perché mi piaceva e mi divertiva e, c’è da dirlo, mi riusci-va piuttosto bene, ma ho fatto studi tecnici e neanche l’esperienza scolastica ha influito sulla mia crescita stilistica, il cammino è stato costruito unicamente sull’esperienza diretta, sul calibrare e ricalibrare le scelte, le tecniche, le proporzioni in una continua attenzione tra quello che volevo e quello che riuscivo a fare.Difficile? Forse sì, ma adesso posso dire neanche troppo, perché l’ho fatto con divertimento e con quell’amore con cui si fanno le cose per cui si pensa di es-sere tagliati.

Oggi c’è da dire che tutto è molto più alla portata di tutti, si sa ogni cosa, si conosce chiunque e le informazioni non vanno nean-che cercate tanto sono di facile reperibilità, Milano non è più la capitale indiscussa del fumetto (in apparenza, in sostanza lo è anco-ra), e noi disegnatori siamo disponibili (anche troppo) per chiunque abbia domande da fare…Ma non direi proprio che questo abbia facili-tato le cose.

STEFANO CASINI

© Maurizio Dotti

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Il mio vero amore…

È il racconto per immagini, e nella fatti-specie, il cinema. Divoro film vecchi e nuovi (soprattutto i primi, che vedo e rivedo cen-tinaia di volte). Adoro la fotografia e i colori delle vecchie pellicole degli anni ‘50 e ‘60 (ma anche i ‘70). Se lavorassi per quel mondo, non desidererei fare l’attore (ruolo che mol-ti amanti della settima arte vorrebbero fare), ma curare la regia... essere l’ uomo “invisibile” dietro la macchina da presa, colui che “mette in scena” le storie (coadiuvato da al-tre forme professionali, chiaramente). Il regista decide i tempi, il mon-taggio... ed è (produtto-re permettendo) l’ultimo a prendere le decisioni. Questa premessa per far

che amo. E sono sicuro che in questo la mu-sica mi ha aiutato, mi ha aiutato ad ascoltare la parte più vera di me e non la strada sem-plice e comoda già tracciata. Ogni volta che sono caduto o il mio spirito è stato fiaccato, in ogni momento in cui credo di non valere nulla, la musica è una linfa vitale che nutre la mia mente, la rivitalizza e mi ricorda chi sono. È per me irrinunciabile: d’atmosfera e so-gnante quando scrivo o creo, decisa e carica di energia quando ho bisogno di una scarica di adrenalina! Sono stato per una parte della mia vita, da ragazzo, un musicista. “Purtrop-po” ho dovuto scegliere su quale forma d’arte concentrarmi, per farla al meglio, come pro-fessionista. Ho scelto il disegno perché era quello radicato più in profondità, ma la mu-sica è lì, come supporto quando le certezze vacillano o sono al settimo cielo. Vorrei che i fumetti potessero avere una colonna sonora, ma sono sicuro che come me, ogni lettore ne sceglie una, a seconda dell’albo da leggere. Mi ripropongo di consigliare sul prossimo albo che disegno una playlist come colonna sonora, per cercare di condividere, quanto più possibile ogni aspetto del processo cre-ativo. Leggere un bel fumetto ascoltando la musica che amiamo: che c’è di meglio?

COSIMO FERRI

capire che nel fumetto, il disegnatore, ricopre praticamente lo stesso ruolo, ma con una dif-ferenza sostanziale: il fumettista è, allo stesso tempo, regista, scenografo, tecnico delle luci, attore (fa recitare i personaggi, interpretan-done le parti mentre li disegna), costumista, montatore, ecc. La mia passione per la regia (e il cinema più in generale) presumo sia il “motore” che mi spinge a fare questo mestiere... che è un po’ il suo “fratello povero”. Raccontare nella maniera più chiara e allo stesso tempo “complessa e accattivante” una storia è la sfida che affronto ogni giorno (e in ogni tavola) con una passione enor-me. Spero che questo sia percepito, da chi legge le “mie” storie. Ho vir-golettato mie perché gli albi che disegno

sono scritti da sceneggiatori diversi, ma an-che i registi, spesso, hanno chi gliele scrive. Magari un giorno potrò scriverne una anche io, chissà...

MARCO FODERà

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Non sarebbe meglio un posto fisso?

Non sarebbe meglio un posto fisso? Sembra-va pensare mia madre mentre, salutandola, me ne andavo, con i miei disegni sotto il brac-cio, a prendere il treno per Milano. «Il teatro, i fumetti, dovresti pensare a un bel posto fisso, che ti garantisca la pensione». Era il ritornello che, con la disarmante, amorevole dedizione, della quale solo le madri sanno essere capaci, mi sentivo sussurrare quotidianamente in stil laconico. Mio padre, bontà sua, sapeva essere meno generico nei suoi illuminati consigli: “il ferroviere”, per lui sarebbe stato il massimo: “si viaggia!”. Per parte mia, quei miei 19 anni, mi faceva-no sentire invulnerabile all’insistente azio-ne dissuasiva che i miei, con tanta creativa e pertinace determinazione, mettevano in atto ogni santo giorno. In quegli anni (fine anni ’70) dividevo i miei pomeriggi, dopo la scuola, fra teatro e fumetti. Avevo già pubbli-cato qualcosa su “L’Intrepido” e “Il Monello”, grazie alla collaborazione con il disegnatore Giancarlo Tenenti, nel cui studio, molti fu-mettisti in erba, si sono fatti le ossa. Ma non mi bastava! Avevo telefonato, giorni prima, alla redazione della “Sergio Bonelli” da una cabina telefonica, con l’esitante trepidazione di un innamorato pronto a un probabile rifiu-to. «D’accordo, venga il tal giorno alla tal ora, le può andar bene?». Incredibile, mi ha chie-sto se mi andava bene! Ho riattaccato con le gambe che mi tremavano e il sudore che mi imperlava la fronte, ma ero al settimo cie-lo. Dopo il saluto alla mamma e il trenino per Milano, ero dunque lì nel “tal giorno” a guardare il numero civico 38 e, con frenetica apprensione, le lancette del mio orologio che, contravvenendo alle regole della sua ferrea meccanica, sem-brava non voler mai segnare la “tal ora”: mi hanno insegnato a non arrivare mai in ritardo a un appuntamento, ma arrivare in anticipo e aspettare il momento, può essere sfiancan-te. Ho suonato all’ora convenuta e una voce mi ha detto di sali-re, primo piano. Era come una prova iniziatica, ero certo che quel giorno si sarebbe realizzato il mio sogno. Salite le scale, oltre la porta, mi sono trovato nel luogo dal quale sono partiti a cavallo gli eroi della mia età più bella. Non ri-cordo chi mi abbia accolto e guida-to nella sala riunioni, ma ricordo con precisione il potentissi-mo effetto che ebbero sulla mia giovane e acerba competen-za di maldestro disegnatore, le meravigliose il-lustrazioni che ricoprivano le pareti, icone fantastiche di

un mondo onirico e avventuroso dalla stra-ordinaria valenza evocativa. Sono come sono grazie o per colpa della mia emotività che mi segue dalla nascita e condiziona la mia vita e, anche in quell’ occasione, si fece viva con il suo carico di imbarazzo e rossore: Sergio Bonelli mi strinse la mano con l’educata gio-vialità che seppi riconoscere, come sua abi-tuale caratteristica, nei nostri futuri, fuggevoli incontri. Vide i disegni con attenzione, poche parole, molti mugugni. Stetti in apprensione nell’attesa di un commento, di un giudizio, mentre lo guardavo ammirato svolgere un compito probabilmente abituale per chi fa il suo mestiere, ma che mi inorgogliva e preoc-cupava al contempo. Rivedere oggi quei disegni vuol dire com-prendere quanto vulnerabili e inconsistenti siano le certezze giovanili, la sola idea di aver-glieli mostrati, mi crea imbarazzo; ma le storie della vita hanno tutte un perché, quello fu il mio pri-mo incon-

tro, dovettero essercene altri due, prima che si concretizzasse un vero rapporto professio-nale. L’anatomia, il movimento dei personag-gi, le inquadrature, insomma, i fondamenti del mio disegnar fumetti sembravano aver bisogno di un ritocco, di un miglioramento, secondo un suo primo giudizio. «Chiederò a Milazzo se per caso ha bisogno di un aiutan-te», mi disse e, viste le incerte prove di “Ken Parker” che avevo avuto l’ardire di portare con me, la sua frase assume oggi l’aspetto di una magnanima e benevola bugia, della quale, ancora gli sono molto grato. Mi die-de da guardare con calma le tavole originali dell’episodio, allora inedito de “La storia del west” di Gino D’antonio; “colpo su colpo”, mi riesce difficile esprimere a parole lo straor-dinario effetto che mi fece il vedere, per la

prima volta nella mia vita, quelle magni-fiche tavole originali. Me ne andai,

con molti consigli, tanta carica, grande soddisfazione per esse-

re stato in quel luogo e un regalo sotto il braccio:

“L’uomo di Cuba” di Fernando Fernandez, me lo diede dicendomi

di tornare: «puoi tornare quando vuoi, se pensi di

avere disegni migliori»... Lo presi in parola! Voglio disegnare i fumetti, ri-petevo a me stesso mentre me ne andavo a prendere il treno. Pensavo alla straordinarietà del luogo in cui ero appena stato e questo

rafforzava in me l’idea che non sarebbe stato “un posto fisso” il mio futuro. È incredibile quanta importanza possa-no avere le emozioni nella scelta di una professione, l’importanza che poteva

avere il profumo della carta stampata mentre mangiavi pane burro e zucchero,

la luce della lampada mentre, sotto le co-perte, leggevi le avventure disegnate dei tuoi splendidi eroi cercando di scoprire, nel profondo delle vignette, ciò che gli altri non avrebbero mai potuto vedere, lo scambio dei fumetti che, come un rito, periodicamente avveniva fra amici e soprattutto l’importanza del disegno come atto insostituibile, come un atto meccanico e compulsivo che poteva durare per ore e ore nel tentativo, sofferto e tenace, di emulare i propri miti. Per circa dodici anni della mia vita, mi sono occupato di teatro e di teatro di marionet-te; dal ‘93 il disegno è tornato a essere la mia professione, la pratico nel chiuso di un mon-do quasi claustrale per buona parte dell’an-no, costretto e votato a produrre fantasia per

la mia e l’altrui gioia ricreativa.

MAURIZIO DOTTI

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Mi piace andare fuori tema

Mi piace andare fuori tema.Fin da quando prendevo 4 nei temi al Liceo.

- Ciao, piacere, Carla.- Ciao, piacere, Sergio.Beviamo un Moscow Mule mentre suona una band di dubbia personalità, in un locale piccolo e malfrequentato, ma tra gli astanti sembra ci sia soddisfazione nell’ascoltarli. Sono un misto tra Le Luci della Centrale Elettrica e i Cani. Quello che va di più, mescolato, miscelato, rigirato, mal digerito e servito freddo.- Non ti togli il cappello? Fa caldo qui dentro.- No, non lo tolgo. È la mia pettinatura.- Ahaha, ma dai che simpatico. Anche mio papà è pelato.- Io non sono proprio pelato… tecnicamente sarei…- E che fai di bello nella vita?- Disegno.- Bellissimo. Anche il mio ex era un grafico.- No, non faccio il grafico, disegno fumetti.-Di lavoro?- Già.- E ci campi?- Certo, è un lavoro.- Fantastico. E che fumetti fai?- Tu leggi fumetti?- No- E allora?- Allora cosa?- Se non li conosci è inutile che te li elenchi… comunque quello che potresti conoscere è Dylan Dog...- Comeeee??? Dylan? Ma io lo amoooo, è strafigoooo!!!- Già…- Conosci Sclavi?- No.- Conosci Pazienza?- È morto da un bel po’…- Ah. E Gipi?- No lui è vivo.- Sì ma intendo se lo conosci.- Mah, sì, ci siamo incontrati alcune volte a Lucca. - Uau. Ma allora sei famoso!- …Fingo di interessarmi al gruppo che suona e che non mi piace.- Ti piace la band? Forti vero? A me piaccio-no perché parlano di noi, delle cose di tutti i giorni, vero?Non fingo più che mi interessi il gruppo che suo-na.- Mi faresti un disegno di Dylan?- Certo volentieri. Ho molti colori a casa, li possiamo usare insieme per disegnare, se vuoi.- Ehi bello, va bene che disegni Dylan

Dog, ma non ti allargare ora. Niente colori, solo bianco e nero. - Ah, ok, scusa. Va bene. Ho la anche la china, in effetti.Lasciamo mestamente il gruppo che mal digeri-sce gli altri gruppi più famosi. E per l’ennesima volta mi accontento di dise-gnare fumetti in bianco e nero.Tanto più che il bianco e nero mi è sempre pia-ciuto.Tanto più che prima o poi mi abituerò al fatto che sono daltonico.I colori si possono sempre immaginare.

SERGIO GERASI

Lapidario...

Io sono particolarmente interessato ad ogni forma d’immagine.Il fumetto è la forma al quale si avvicina la mia ricerca grafica.Il fumetto deve raccontare qualcosa.Il linguaggio del fumetto usa per esprimersi non solo le componenti dell’inquadratura (composizioni, luci, mimica e atteggiamento della figura umana) ma anche il movimento e le sequenze e con il succedersi delle in-quadrature fa scorrere il racconto con i suoi ritmi, le tensioni, le pause, le riflessioni, le azioni...Cosa importante è lo studio del carattere dei personaggi (protagonisti del raccon-to), guardare il reale per riportarlo poi graficamente nel racconto con tecniche disegnate fa-cendo rivivere la realtà su un supporto cartaceo.

MAURO LAURENTI

Carnet de voyage

Il saper disegnare è visto come una dote in-nata che qualche fortunato si porta dentro. Non è così.Ciò che fa la differenza è la passione; questa è la vera dote che fa superare la frustrazione degli sbagli e che deve affiancare tutti quelli che imboccano la strada del disegno.La passione però non basta, ci vogliono altre peculiarità, altri trucchi del mestiere. Primo di tutti “lo spirito d’osservazione”. Il fumetto e l’illustrazione raccontano la realtà e devono risultare credibili creando pathos in chi ne usufruisce, per questo i disegnatori spesso si incantano a fissare le fronde degli alberi o i riflessi di un rubinetto del bagno: ogni cosa diventa interessante, perché l’inte-resse che il disegnatore mette nel disegnare quell’albero o quel rubinetto devono essere percepiti dal lettore.Oppure se disegniamo un personaggio in armatura che sia umano o no comunque l’ar-matura avrà delle fibbie, delle ammaccature o dei fregi. Arricchire il disegno con questi particolari lo rende credibile. Quindi è grazie alla realtà che immagini fan-tastiche sono credibili.Un giorno, stanco della solita impostazione di una prospettiva in una vignetta sono usci-to per strada a disegnare col blocchetto in mano, dovevo migliorare la mia percezione dello spazio.

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Sono una persona curiosa…

Amo viaggiare (adoro l’Egitto ed il Giappone), giocare a Biliardo e, naturalmente, tutto ciò che ha a che fare con il meraviglioso mondo dell’arte. Ho iniziato a disegnare da quando mi ricordo di esistere e, come tutti i disegnatori che ho conosciuto, non ho mai smesso in quanto ho sempre desiderato farlo per tutta la mia vita. Nonostante le difficoltà che si incontrano spesso lungo la strada del lavoro, penso di es-sere stata molto fortunata. Sebbene i miei ge-nitori non mi abbiano mai incoraggiato a stu-diare per diventare un’artista, probabilmente spaventati dalle poche opportunità che ci sono di riuscire a lavorare in questo campo, ho comunque deciso di rischiare tutto e mi sono iscritta alla scuola di fumetto. Qui ho incontrato persone speciali che hanno avuto fiducia in me e mi hanno dato la possibilità di realizzarmi professionalmente in questo me-raviglioso mondo.Non sapevo di voler fare la fumettista, avrei provato a fare qualsiasi lavoro che riguardas-se l’arte: pittura o scultura, architettura o an-che la moda. L’importante per me era poter lavorare assecondando le mie attitudini.La vita, però, mi aveva dato parecchi indizi. Su tutti, ad esempio, il mio nome di battesimo: Valentina. Mia madre l’ha scelto per me pro-prio perché anche lei adorava i fumetti e ha voluto darmi il nome del celebre personag-gio di Guido Crepax.Ed ancora, alle superiori, avevo una compa-gna di banco super-appassionata di Dylan Dog che mi ha fatto amare alla follia questo personaggio ed, ai tempi dell’università, una mia grande amica, collezionista di fumetti, mi ha spinta a iscrivermi alla scuola di fumetto.Ci sono molte cose che mi piacerebbe poter disegnare: una storia ambientata nell’antico Egitto, un episodio di Tomb Raider ma, so-prattutto, desidero disegnare storie di Dylan Dog, il mio eroe dei fumetti preferito. Ed ora che ci lavoro posso dire, commossa, di aver realizzato uno dei miei sogni. Attualmente di-segno per la Sergio Bonelli Editore ed inse-gno alla Scuola Italiana di Comix di Napoli.Non sono molto brava a parlare di me, mi im-barazza molto. Preferisco comunicare attra-verso i disegni, per questo finisco qui questo piccolo racconto e vi aspetto allo stand dei Dylandogofili ad Albissola!

VAL ROMEO

Una giornata normale

Sono sveglio.Sono in ritardo.Aggredito dal mio piccolo tiranno che urla: LA-AAATTEEEE, mi alzo trascinandomi in cucina.Latte pronto, che sia la mamma a nutrirlo ora.Parola d’ordine: contenere i tempi.Mentre il caffè è sul gas vado in bagno, pre-

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Ci misi un po’ a capire: non ero convinto che quello che stavo facendo servisse realmente e vedevo quei disegni abbozzati solo come degli esercizi.Poi, in breve tempo, ho visto notevoli miglio-ramenti e, cosa ancor più interessante, trova-vo molto più avvincente uscire per strada che non disegnare “cose che non esistono”.C’è chi guarda e c’è chi osserva, la differenza è abissale. I primi percepiscono ciò che vedono in maniera passiva mentre i secondi cercano di capire ciò che vedono, lo studiano e lo fan-no proprio.Disegnare dal vero con un blocchetto aiuta tantissimo ad arricchire il proprio bagaglio di immagini, che si tratti degli infissi di un palaz-zo o del panneggio di una camicia o qualsiasi cosa voi vogliate riprodurre su un foglio di carta.Fino a non molti anni fa tutti i disegnatori avevano pacchi di ritagli, foto, articoli e pub-blicità che usavano come archivio. Ormai con

la rete non ce più bisogno di questo “archi-vio fisico” ma paradossalmente questo

mezzo tanto comodo ci impigrisce.Perché osservare una cosa? Tanto

digito la parola chiave che mi interessa e verranno

fuori pagine e pagine di immagini.

Sicuri? A me non pare ci sia molta

scelta e, oltre-tutto, sono

immagini-fotografie

scattate

da qualcu-no secondo

il suo gusto, non il gusto

del disegna-tore. Così siamo

limitati da scelte che hanno fatto altre

persone. E che sono statiche.

La rete aiuta e per alcune cose devo inevitabilmente

utilizzare le immagini che tro-vo ma non dovrebbe essere una

soluzione a tutto. Qualche anno fa, mi sono imbattuto in due siti che mi hanno cambiato molto la prospettiva: sketchcrawl.com e ur-bansketchers.com.Il primo è stato inventato da Enrico Casaro-sa, storyboarder della Pixar che per allenarsi, prendere idee, ecc abitualmente andava a spasso col blocco da schizzi sotto mano e lo ha trovato un così buon esercizio che ha pen-sato di proporlo al mondo intero. Ogni tre mesi tramite il forum ci si da appuntamento con altri disegnatori in centinaia di città nel mondo per disegnare assieme.Anche urban sketchers ha un principio simile anche se i disegnatori lo fanno singolarmente con lo scopo di “far vedere il mondo un dise-gno alla volta”. Quest’ultimo è stato fondato da Gabi Campanario, giornalista di Seattle.Ma quello che adesso viene chiamato con tono chic “graphic journalism” in realtà lo fa-cevano gli antropologi ancora qualche seco-lo fa, lo chiamavano “carnet di viaggio”.

ANDREA LONGHI

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Non posso che ringraziare il cinema

Ho rivisto recentemente, dopo molto tempo, un film per me meraviglioso: Ritorno al futu-ro. Sapete, quando questo film è uscito per la prima volta nelle sale cinematografiche, ave-vo 11 anni. Così, come nel film la DeLorean

Croce e delizia

Se per mestiere si è scelto di disegnare storie di stampo realistico, il dualismo è particolar-mente sentito. Nella totalità dei casi la docu-mentazione, di qualunque genere si tratti (fotografica, filmica, manualistica, modellisti-ca, “nature”, letteraria, musicale e chi più ne ha più ne metta), rappresenta il nocciolo del-la questione, quell’invisibile blocco di granito su cui poggia e si sviluppa la credibilità dei personaggi che con le loro gesta appassione-ranno, si spera, il lettore.Non a caso Hemingway (sentendosi forse un po’ Archimede) amava il parallelismo con l’iceberg: la sua massa emerge solo per un decimo, ma è sorretta dai restanti nove che l’osservatore non vede, senza i quali non sarebbe mai in grado di galleggiare. Faccia-mo un esempio tra mille... quella particolare lampada a mosaico che il disegnatore piazza

paro la mia roba e mi vesto. Risparmio un paio di minuti. Faccio colazione, sbaciucchio il piccolo e mia moglie ed esco. Vado verso l’auto mentre apro il cancello automatico e risparmio un altro pò di tempo.Tutto inutile: partito da un minuto, incontro un signore anziano col cappello a bordo di un Ape 50. Perdo tutto il tempo risparmiato finora. Lo stramaledico. Alla fine arrivo a Narni e mi metto al tavolo. Sono in ritardo. Leggo la sceneggiatura e mi rendo conto che nella prossima vignetta il nostro eroe dovrà compiere 27 azioni con-temporaneamente. Devo inventarmi l’impos-sibile ma ce la faccio.Successivamente abbiamo centinaia di per-sonaggi che si malmenano allegramente per varie pagine. Credo che sarò in costante ritar-do anche nei prossimi giorni.Però mi diverto. Arriva il mio “socio” urlando contro il suo maltese che si ferma ad ogni an-golo a fare pipì. Anche lui è in ritardo.Ci salutiamo, mi rimetto al tavolo e continuo a disegnare mentre, ascoltando la radio, di-scutiamo su cosa dovrebbe o non dovrebbe fare questo governo per risolvere la situazio-ne attuale.Ora litighiamo. Ora ridiamo.Per questa volta Mario Monti dovrà fare a meno del nostro aiuto: è ora di pranzo.Mentre torno a casa incontro di nuovo il signo-re col cappello sul suo Ape 50, soltanto che ora il suo cassone è carico e siamo in salita.Spero gli vada di traverso il pranzo, anche se dubito che arriverà a destinazione prima di cena. Sono a casa. Il piccolo tiranno dorme dopo essersi scofanato pasta, carne e frutta. Mangio, parlo un po’ con mia moglie e accen-do il computer. Cerco di capire dove diavolo lo trova la gente tutto questo tempo da dedi-care a facebook, blog, ecc. Mistero.A proposito, devo andare: sono in ritardo. Ar-rivo allo studio, inchiostro qualcosa, mi pren-do un caffè col “socio” e finalmente, verso le cinque e mezza mi rassegno al ritardo: non riuscirò mai a completare quello che mi ero prefisso per questa giornata... Eppure, verso le sette penso che ce la posso ancora fare.Sì, ce la posso fare! A questo punto squilla il telefono: è mia madre. È finita. Ora è vera-mente finita.Riguardo un attimo il lavoro. Vabbè, almeno sono soddisfatto. Un po’.Torno a casa, ceno con i miei, gioco col picco-lo tiranno insieme alla mamma, un pò di tv e a letto, pronto ad essere in ritardo domani.

MICHELE RUBINI

tornava indietro nel tempo, anche per me, seduto comodamente in poltrona, è stato come fare un salto nel passato, ricordandomi da dove viene la mia enorme passione per il fantastico, le storie ben raccontate. Non sono mai stato un appassionato di film criptici o pretenziosi, come ad esempio 2001 Odissea nello Spazio (che fra l’altro ho capito solo dopo aver letto il romanzo). Mi sono sempre piaciute le cose visivamente spet-tacolari, ma soprattutto raccontate chiara-mente. Le avventure di Martin MacFly sono l’esempio perfetto: raccontano in maniera semplice, umana e leggera un tema tanto complicato come quello dei viaggi nel tem-po. E deve essere stato un lavoro davvero ben fatto se anche scienziati come Stephen Hawking citano quel film nei loro libri per co-municare a noi poveri mortali concetti tanto astratti. E soprattutto deve essere stato un lavoro davvero ben fatto se quel film è rima-sto nella storia del cinema, visto da così tante persone, di generazioni diverse.Accanto a questo, mi vengono in mente tante altre pellicole spesso e volentieri prodotte o girate dalle stesse persone (Spielberg, Lucas, Zemeckis), all’interno di quella meravigliosa decade degli anni 80. Indiana Jones, la trilogia di Star Wars, Ghostbusters, I Goonies, E.T. . Ora più che mai, capisco che tutti quei film hanno contribuito a sviluppare il mio im-maginario del fantastico. Anche adesso escono bei film, sicuramente più spettacolari dal punto di vista visivo: però non esiste qua-si nessuna di quelle storie che riesce a farmi tornare bambino mentre le guardo. Così, non posso che ringraziare il cinema ed i suoi autori di quegli anni per aver stimolato la mia già naturale tendenza al racconto visivo, ingegnandosi di sviluppare storie affascinanti ed universali, soluzioni narrative ed efficaci anche quando i mezzi ed il budget non lo permettevano.

MARCO SANTUCCI

nel soggiorno della vittima è stata probabil-mente scelta fra decine di altre meno adat-te a descriverne lo stato sociale, il carattere, i gusti, ecc... messe al vaglio in una ricerca divertente, ma anche indiscutibilmente im-pegnativa. Il disegnatore di fumetti freme nell’accostar-si alla sceneggiatura di una nuova storia, o di una singola scena, o al limite di un’unica vignetta: l’ambientazione gli sarà familiare o del tutto sconosciuta? Il suo archivio, strati-ficato in anni di esperienze lavorative e studi personali (di cui in genere va orgogliosissimo ed in una certa misura anche geloso), rispon-derà all’occorrenza oppure – come in fondo egli spera – bisognerà rituffarsi nella caccia? C’è da dire che sempre più frequentemente il problema si risolve a suon di clic, previa con-sultazione sui social network degli immanca-bili esperti di questa o quella materia. Il sotto-scritto ha cementato amicizie anche reali con alcuni di questi luminari (perché scambiarsi le email è un conto, ma parlar di cinema di fronte ad una bella carbonara è tutt’altra cosa), gente che, se interpellata, sciorina rife-rimenti alla filmografia coreana o russa e but-ta lì con nonchalance un paio di titoli che ti risolvono la scena della sparatoria finale: con loro tenere carta e penna a portata di mano è obbligatorio. Poi si torna a casa d’urgenza e si interroga il mulo. Non Francis ovviamente (che pure la sapeva lunga), bensì il dispositivo informatico che provvede alle derrate di “cibo per la mente” nell’epoca digitale. Ci fa sfiorare ed oltrepassare con un piccolo brivido il con-fine dell’illegalità, ma spesso ci regala perle altrimenti irrintracciabili, in grado di far la differenza tra una scena ordinaria ed una che stuzzica veramente il lettore.Pur di garantirsi il materiale che va cercando, il disegnatore non si fa scrupoli neppure ad assillare amici e parenti. Devo aperitivi e cene ad architetti ed ingegneri che mi aiutano a progettare gli edifici dei miei eroi di carta: più verosimili sono, più risulteranno interessanti e credibili a storia finita. Chiudo spezzando una lancia per chi ha avuto in sorte di conoscere e frequentare un fumettista: costoro sanno che prima o poi verranno cortesemente obbligati ad im-provvisarsi attori, mettendo in scena qualche situazione che sembrerà loro totalmente assurda, un singolo tassello della storia reso fattibile proprio dal loro plastico intervento in veste di modelli. Nella maggioranza dei casi si tratta delle compagne (o compagni) di una vita. Ecco, a loro va tutta la mia gratitudine di disegnatore!

ROBERTO ZAGHI

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