Al Magnifico Rettore dell’Università di...

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Dai Comitati Pari Opportunità ai Comitati Unici di garanzia. Il punto sulla situazione. Al Magnifico Rettore dell’Università di Cassino, Ciro Attaianese al Pro Rettore, Franco De Vivo, al Direttore Amministrativo, Ascenzo Farenti, ai Delegati Rettorali, ai referenti del Rettore, ai Presidenti dei Centri, ai Presidi di Facoltà, ai Direttori di Dipartimento, ai Presidenti dei Corsi di laurea, alle Colleghe e Colleghi di tutto il Personale dell’Università. Qualche volenteroso/a particolarmente attento/a si sarà chiesto perché, dopo aver steso un Appello per la dignità di uomini e donne, che compare tuttora sul sito di Ateneo, in qualità di Referente Rettorale per le pari opportunità, io abbia taciuto in occasione dell’appuntamento dell’ 8 marzo; il silenzio non è dipeso dalla coincidente inaugurazione dell’anno accademico, nella quale peraltro al Comitato Pari Opportunità e al Cudari, è stato riconosciuto il merito di uno sforzo attuativo delle politiche antidiscriminatorie nell’Ateneo. Il motivo per cui non vi ho sottoposto nessun rigo non è collegato neanche alle mie perplessità, che pure molte/i di voi conoscono, nei confronti di un “festeggiamento annuale” quale l’8 marzo, sul quale ci sarebbe tanto da riflettere; né sull’assenza di scrittura hanno inciso i mesi d’impegno e le fatiche personali gratuite per la celebrazione, non di una festa, ma delle progenitrici della Repubblica, cioè le patriote risorgimentali, in lungo e in largo per l’Italia. Il fatto è che da molti mesi ormai, fra organismi di parità, governo e ministeri deputati si sta svolgendo un duro confronto

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Dai Comitati Pari Opportunità ai Comitati Unici di garanzia. Il punto sulla situazione.

Al Magnifico Rettore dell’Università di Cassino, Ciro Attaianese

al Pro Rettore, Franco De Vivo,

al Direttore Amministrativo, Ascenzo Farenti,

ai Delegati Rettorali,

ai referenti del Rettore,

ai Presidenti dei Centri,

ai Presidi di Facoltà,

ai Direttori di Dipartimento,

ai Presidenti dei Corsi di laurea,

alle Colleghe e Colleghi di tutto il Personale dell’Università.

Qualche volenteroso/a particolarmente attento/a si sarà

chiesto perché, dopo aver steso un Appello per la dignità di

uomini e donne, che compare tuttora sul sito di Ateneo, in qualità

di Referente Rettorale per le pari opportunità, io abbia taciuto

in occasione dell’appuntamento dell’ 8 marzo; il silenzio non è

dipeso dalla coincidente inaugurazione dell’anno accademico, nella

quale peraltro al Comitato Pari Opportunità e al Cudari, è stato

riconosciuto il merito di uno sforzo attuativo delle politiche

antidiscriminatorie nell’Ateneo.

Il motivo per cui non vi ho sottoposto nessun rigo non è

collegato neanche alle mie perplessità, che pure molte/i di voi

conoscono, nei confronti di un “festeggiamento annuale” quale l’8

marzo, sul quale ci sarebbe tanto da riflettere; né sull’assenza

di scrittura hanno inciso i mesi d’impegno e le fatiche personali

gratuite per la celebrazione, non di una festa, ma delle

progenitrici della Repubblica, cioè le patriote risorgimentali, in

lungo e in largo per l’Italia.

Il fatto è che da molti mesi ormai, fra organismi di parità,

governo e ministeri deputati si sta svolgendo un duro confronto

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per l’interpretazione corretta della legge n.183/2010, che ha già

fatto sostituito i Comitati Pari Opportunità, con l’istituzione di

un “Comitato Unico di garanzia per le pari opportunità, la

valorizzazione del benessere di chi lavora e contro le

discriminazioni”. Sulle tappe di questo viaggio, e sulle posizioni

di altre Università, chi vuole, leggerà più avanti ciò che ho

tentato di riassumere in veste di Presidente

dell’UniCpo(Associazione Nazionale Coordinamento Comitati Pari

Opportunità). Vorrei solo aggiungere alcune precisazioni che è

bene tenere a mente. Come mi ha impietosamente detto il Direttore

di una famosa testata televisiva quando, l’anno scorso, si cercava

di pubblicizzare il Seminario su: Le politiche di pari opportunità

nelle Università: modelli per le nuove generazioni, che ha visto

qui a Cassino per la prima volta il 12 novembre scorso riunite le

sei Rettrici italiane e una rappresentanza delle diciassette

Direttrici Amministrative, l’Università non interessa e non fa

notizia. Io non lo credo affatto. La formazione mi risulta essere

ancora qualcosa di non acquistabile, un patrimonio indisponibile,

che non deperisce, anzi si accresce. In questa lotta, silenziosa

suo malgrado, condotta in questi mesi, non contro i Comitati Unici

di garanzia, ma per conservare ciò che di positivo è stato fatto

dai Comitati Pari Opportunità, in cui cercavamo di far capire a

tutti gli interlocutori che può essere deleterio riformare senza

ascoltare chi deve essere riformato, abbiamo avuto alleati certi.

Il Rettore Attaianese, che poteva farsi interlocutore in organismi

quali il Crul(Coordinamento Regionale di Coordinamenti Università

del Lazio) e la Crui(Conferenza Rettori Università Italiane) e la

certezza di aver lavorato in questi anni densi per un’Università

che sapesse leggere meglio la complessa trama delle

discriminazioni.

Scrivo quindi queste righe, che possono risultare prolisse,

certo, ma la questione non è stata e non è di facile risoluzione e

ritengo sia una caratteristica della democrazia sforzarsi di

essere chiari; un epilogo vero e proprio non ha chiuso la partita,

non certo perché si vuole disobbedire ad un dettato normativo, ma

perché la contrattazione continua, proprio ora che la legge è

effettiva, a livello dei singoli Atenei, in virtù dell’autonomia

universitaria.

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Nella scelta della trasparenza che il CPO ha finora seguito,

negli anni della mia Presidenza, prassi perseguita anche ora con

il CUDARI(Centro Universitario Diversamente Abili Ricerca

Innovazione), rendendo pubblico e discorsivo ogni momento

importante, ho sentito il dovere e anche il piacere che provo

sempre nel condividere le conoscenze, di diffondere questa

lettera, che riassume lo stato dell’arte delle pari opportunità e

delle prassi antidiscriminatorie in questo momento, nel nostro

Ateneo. Grazie.

Fiorenza Taricone

Referente Rettorale per le Pari Opportunità

La legge n.183/2010, nota come Collegato Lavoro, pubblicata sulla

<<GAZZETTA Ufficiale>> il 4 novembre 2010, all’articolo 21

istituisce i Comitati Unici di Garanzia, cosiddetti CUG;

intervenendo sul D.Lgs.165/2001, modifica nome e composizione del

Comitato Pari Opportunità, ed è applicabile al solo personale

contrattualizzato, quindi per l’Università al solo comparto

tecnico-amministrativo. La componente tecnico-amministrativa del

CPO viene chiamata ad unirsi a quella del Comitato contro il

mobbing (laddove esistente) per la creazione di unico Comitato che

si occuperà di costruire garanzie antidiscriminatorie nelle

relazioni di genere, contro il mobbing e le molestie morali,

intervenendo sugli istituti contrattuali del CCNL dei dipendenti.

La composizione di questo nuovo organismo, costituito per metà dai

rappresentanti dei sindacati e per metà dai rappresentanti

dell'amministrazione, prevede il vincolo di una presenza paritaria

uomini-donne.

Prima dell’entrata in vigore della legge, e dell’emanazione delle

Linee Guida, l’UniCpo(Associazione Nazionale Coordinamento

Comitati Pari Opportunità) presieduta dalla sottoscritta, si è

riunita e ha approvato una Mozione, di seguito inviata alla Crui e

ad ogni singolo Rettore, il 7 febbraio 2011, sollecitando, senza

avere risposta, un’audizione in seduta ristretta o allargata

presso la Conferenza dei Rettori. In essa, si ricorda anche che a

sua volta il Cun, nell’aprile del 2010, aveva approvato una

Mozione in cui esprimeva il suo appoggio ai Comitati Pari

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Opportunità. L’applicazione della legge che riforma il sistema

universitario s’interseca attualmente con l’applicazione dei CUG,

nella fase di riscrittura degli Statuti d’Ateneo. Tra il 2010 e il

2011, la sottoscritta, nella qualità di Referente Rettorale per le

Pari Opportunità ha sollecitato un incontro con il Rettore Ciro

Attaianese, avvenuto alla presenza del Preside di Giurisprudenza

Edoardo Ales e della attuale Presidente del Comitato, Amelia

Broccoli. Nell’incontro si è abbozzato uno schema a livello

verbale per “travasare” nei CUG, principi e modalità dei CPO.

Pochi giorni dopo, il 16 febbraio 2011, il Comitato Regionale di

Coordinamento delle Università del Lazio, CRUL, con cui l’UniCpo

ha siglato da più di un anno un Protocollo d’Intesa, alla presenza

del

Prof. Guido Fabiani, Presidente e Rettore dell’Università Roma

Tre;

Prof. Giuseppe Dalla Torre, Vicepresidente e Rettore della Libera

Università Maria SS Assunta;

Prof. Luigi Frati, Rettore dell’Università La Sapienza;

Prof. Renato Lauro, Rettore dell’Università Tor Vergata;

Prof. Giuseppe Nascetti in rappresentanza del Prof. Marco Mancini,

Rettore dell’Università della Tuscia;

Prof. Fabio Pigozzi, in rappresentanza del Prof. Paolo Parisi,

Rettore dell’Università degli Studi di Roma "Foro Italico";

Prof. Ciro Attaianese, Rettore dell’Università degli Studi di

Cassino;

Prof.ssa Rossella Borgia in rappresentanza del Prof. Massimo

Egidi, Rettore della Libera Università Internazionale degli Studi

Sociali “Guido Carli”;

Prof. Giandomenico Boffi, in rappresentanza del Prof. Guseppe

Acocella, Rettore della Libera Università degli Studi S. Pio V;

Prof. Alfredo Pontecorvi, in rappresentanza del Rettore Prof.

Lorenzo Ornaghi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore;

Padre Paolo Scarafoni, Rettore dell’Università Europea di Roma;

On.le Gabriella Sentinelli, Assessore Istruzione e Cultura della

Regione Lazio;

Dott. Carlo Monti, Rappresentante degli studenti - Università

degli Studi “Tor Vergata”, e alla presenza dell’Avv. Prof. Roberto

Pecorario, Presidente Lazio Adisu, approvava la

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Mozione UNICPO, sottolineando l'inadeguatezza dei Comitati Unici

di garanzia, che entreranno in vigore il 24 marzo, per effetto

della Legge n.183/2010, ricordando che l’Associazione chiede alla

CRUI di volersi esprimere al riguardo.

Il CRUL, approvando i contenuti della mozione, si dichiara

favorevole a farsi portavoce della questione presso la CRUI, per

una presa di posizione da parte di quest’ultima e per portare

avanti una condotta unitaria.

Interlocuzioni si sono succedute con la Conferenza dei Comitati

Pari Opportunità, l’altro organismo che rappresenta i Comitati

nelle Università e con la Rete per la Parità; quest’ultima, prima

che fossero rese note le Linee Guida, pubblicate con ritardo

rispetto alla data originaria, si è adoperata per

un’interrogazione a risposta scritta ai Ministri per la Pubblica

amministrazione e l'Innovazione, del Lavoro e Politiche sociali,

per le Pari opportunità. In essa si premette che:

- la L. 4 novembre 2010, n. 183, - "Deleghe al Governo in materia

di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi,

aspettative e permessi, di ammortizzatori sociali, di servizi per

l'impiego, di incentivi all'occupazione, di apprendistato, di

occupazione femminile, nonché misure contro il lavoro sommerso e

disposizioni in tema di lavoro pubblico e di controversie di

lavoro",pubblicata nella G.U. n. 262 del 9 novembre 2010

(suppl.ord.) ha origine da un Disegno di legge d’iniziativa dei

Ministri Tremonti, Scajola, Brunetta, Sacconi, Calderoli, Alfano,

che ha visto un iter abbastanza tormentato, compresa la richiesta

da parte del Presidente della Repubblica di una nuova

deliberazione ai sensi dell'art. 74, primo comma, della

Costituzione;

- all'art. 21 della suddetta Legge - che non ha visto né fra i

promotori dell'iniziativa né fra i ministri che ne hanno seguito

l'iter parlamentare la ministra per le pari opportunità on.

Carfagna - si prevede che le Pubbliche Amministrazioni entro 120

gg. dalla data di entrata in vigore della norma, ossia il 9 marzo

prossimo, costituiscono il "Comitato unico di garanzia per le pari

opportunità, la valorizzazione del benessere di chi lavora e

contro le discriminazioni": un organismo che raccoglie le

competenze precedentemente attribuite in forma distinta ai

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Comitati per le pari opportunità ed ai Comitati paritetici sul

fenomeno del mobbing; inoltre, per il suddetto art. 21: Le

modalità di funzionamento dei Comitati unici di garanzia sono

disciplinate da linee guida contenute in una direttiva emanata

di concerto dal Dipartimento della funzione pubblica e

dal Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del

Consiglio dei Ministri entro novanta giorni dalla data di

entrata in vigore della presente disposizione. La mancata

costituzione del Comitato unico di garanzia comporta

responsabilità dei dirigenti incaricati della gestione del

personale, da valutare anche al fine del raggiungimento degli

obiettivi.

Infine, che, probabilmente anche a causa della mancata

partecipazione della Ministra per le Pari Opportunità all’iter che

ha portato alla proposta e all’approvazione della legge.

4 novembre 2010, n. 183, non è stata sufficientemente approfondita

la portata dell’innovazione prevista dall’articolo 21, che

peraltro ha subito forti critiche anche nel corso dell'esame

parlamentare; considerato che a tutt'oggi le suddette linee guida

non risultano ancora emanate, nonostante sia scaduto sin dal 9

febbraio 2011 il termine per la loro emanazione, se non ritengano

i ministri interessati di disporre la proroga del termine per

l’istituzione dei CUG a trenta giorni dalla data in cui le linee

guida risulteranno emanate; se non ritengano infine di prendere in

considerazione l'opportunità di considerare, nella stesura delle

linee guida, esclusi dalle norme in questione i Comitati di Pari

Opportunità all’interno delle Università, che si presentano

attualmente come organismi statutari in genere misti, cioè sia di

natura elettiva che di nomina del Rettore, e che rappresentano

tutte le componenti che studiano e lavorano nelle Università;

infatti, molti Atenei hanno adottato Statuti che prevedono i CPO

come Organi, e Regolamenti, che comportano per l’appunto una più

ampia partecipazione, e tale composizione, dunque, appare

difficilmente compatibile con il nuovo modello disegnato dal

legislatore per tutte le Pubbliche Amministrazioni.

Firmato: BONINO, PERDUCA, PORETTI, TREU, RITA GHEDINI, FONTANA, BLAZINA, BERTUZZI,

ROLIO, NEROZZI, VITTORIA FRANCO, PASSONI, ICHINO.

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Recentemente, la sottoscritta, Fiorenza Taricone, rilasciava

un’intervista intitolata Quando l’informazione non fa notizia.

Come far sparire le rappresentanze di genere dalle Università,

pubblicata il 6 marzo su <<dol’s-il sito delle donne on-line>>, in

cui la giornalista Caterina Dols, di seguito al Convegno Vita

pubblica e opportunità per le donne in Italia, tenutosi il 31

gennaio a Milano Bicocca, intendeva fare il punto sulle pari

opportunità nel sistema universitario italiano.

Il 2 marzo si è svolta presso il Dipartimento per le Pari

Opportunità una riunione istituzionale cui ha partecipato sia la

Conferenza nazionale Cpo, sia l’UniCpo. A seguito della riunione,

e dopo aver esposto le specificità dei Comitati, non assimilabili

interamente ai Cpo delle Pubbliche Amministrazioni, nelle Linee

Guida è stato inserito un capoverso che fa intravedere per le

Università la possibilità di scelte che privilegino l’autonomia

degli Statuti.

Il giorno successivo, 3 marzo si è svolta la riunione dell’UniCpo

presso l’Università di Fisciano (Salerno), organizzata dai due

organismi attivi da anni, Commissione e Comitato Pari Opportunità.

Dopo quella lunga seduta, in cui sono stati letti i deliberata di

altri Cpo che non erano potuti intervenire, è stata redatta una

sintesi dell’incontro, diffusa via Internet, temporalmente

seguita dalla pubblicazione delle Linee Guida; nelle settimane

successive si sono quindi infittite le osservazioni riguardanti i

CUG, i CPO, e le possibili soluzioni da proporre, nell’ipotesi di

una deroga al termine del 24 marzo, proposta dalla Conferenza dei

Cpo e indirizzata al Dipartimento della Funzione Pubblica e al

Dipartimento delle Pari Opportunità.

Cercherò di dare un’idea dei punti salienti della discussione

nelle righe seguenti. Abbiamo due certezze: la legge istitutiva

dei CUG è perfettamente consequenziale alla natura e

all’evoluzione dei Comitati Pari Opportunità, istituiti per il

comparto amministrativo con un D.P.R. del 1987, e nati nell’ambito

della contrattazione collettiva.

La seconda certezza è che i Comitati Pari Opportunità universitari

presentano una loro fisionomia, riunendo docenti non

contrattualizzati, amministrativi, talvolta studenti,

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rappresentando un esperimento unico nel sistema universitario

italiano, interlocutori spesso unici delle politiche per le pari

opportunità, a livello di diffusione e sensibilizzazione.

Il dibattito tuttora in corso vede essenzialmente due posizioni:

la prima è accettare con varie modifiche il solo organismo dei

CUG; la seconda proporre nei nuovi Statuti un secondo organismo,

chiamato in vario modo, Commissione per la Parità o per

l’eguaglianza di genere, che interagisca con il CUG. Chi accetta

la prima, vuole evitare il possibile depotenziamento e

delegittimazione di un secondo organismo, perché le risorse

legislative ed umane andranno indirizzate al CUG. Le critiche per

il travaso nei CUG riguardano invece soprattutto la non elettività

di questi ultimi, sostituita dalla sola nomina, quindi

l’inosservanza di un principio democratico elementare. Dov’erano i

Tavoli di concertazione che avrebbero dovuto ascoltare i singoli

CPO universitari, i veri destinatari della riforma?

Il capoverso riferito alle Università, inserito nelle Linee Guida

potrebbe rappresentare per alcune una sorta di trappola. Si legge

che: “Le Università nell’ambito dell’autonomia e delle specificità

loro riconosciute, disciplinano nei rispettivi Statuti le modalità

di costituzione e di funzionamento dei CUG, ai sensi dell’articolo

57 del d.lgs. 165/2001 come novellato dall’articolo 21 della legge

183/2010”. L’apparente apertura potrebbe illudere di poter creare

un CUG con caratteristiche peculiari rispetto a quelle indicate

dall’art.21 mentre al punto 3.1 la direttiva prevede che: il CUG è

unico ed esplica le proprie attività nei confronti di tutto il

personale.

In secondo luogo, la parità numerica di genere, prevista per legge

nei CUG, pone un singolare, ma reale problema:finora i CPO sono

stati costituiti da donne, che rappresentano in Italia le

interlocutrici di un vastissimo territorio di studi

interdisciplinare. Se i sindacati nominano rappresentanti di sesso

femminile, altrettanti uomini dovranno essere nominati per i CPO,

ma francamente non si vede una possibilità di esperti in tal

senso.

Proposte avanzate da alcune Università:

Università di Cassino:

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Come già anticipato, si cercherà di adottare nello Statuto una

formula che, nel rispetto della legge, salvi l’esperienza finora

accumulata e ampli la rete d’interlocuzioni in ottica

antidiscriminatoria. Nei giorni scorsi è pervenuto anche un

documento della CGIL, le cui linee essenziali si possono

riassumere nel fatto che il CPO d’Ateneo non è nato in

applicazione della contrattazione collettiva, bensì come scelta

autonoma e libera dell’Università che lo inserì nel proprio

Statuto, dandogli la dignità di organismo statutario. Il CPO, nel

2000, si posizionava all’art. 25 dello Statuto. In seguito, nello

Statuto ancora vigente, approvato nel 2004, è scivolato all’art.

28 (Comitato per le pari opportunità - 1. Il Comitato per le pari

opportunità promuove iniziative per l’attuazione delle pari

opportunità tra uomo e donna ai sensi della vigente legislazione

italiana e comunitaria, vigila sul rispetto del principio di non

discriminazione di genere e assicura sostegno alle vittime di

violazioni e sopraffazioni. La composizione del Comitato è

stabilita nel Regolamento generale di Ateneo), sempre all’interno

del titolo IX – Altri Organismi.

Da queste premesse ne discende che se il Comitato per il mobbing

dovrà confluire nel CUG, non è affatto automatico che lo stesso

destino accomuni il CPO, il quale peraltro ha poco più di un anno

di vita nella sua nuova edizione ed un patrimonio di attività a

rischio di svaporamento.

E’ dubbio che in termini giuridici si possa sostenere la cogenza

del suindicato art. 21 sulla autonomia di un Ateneo che intenda

conservare un proprio organismo statutario.

La proposta che si potrebbe avanzare in una trattativa con le

altre OO.SS e tra queste e il Rettore/D.A/Commissione per la

revisione dello Statuto, è quella di costituire il CUG come

previsto dalla legge, cui delegare per il personale

contrattualizzato la puntuale applicazione pratica della normativa

antidiscriminatoria, tra cui quella compendiata nel Codice delle

Pari Opportunità che riguarda le problematiche di genere sui

luoghi di lavoro, la normativa relativa alla conciliazione vita-

lavoro ed altri istituti contrattuali, infine la promozione delle

politiche di Pari Opportunità, vale a dire l’attuazione del Piano

triennale di Azioni Positive (PAP).

A questo proposito si ricorda che l’attuale CPO ha già elaborato

un tale piano, con scadenza 2012.

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Per la composizione del CPO, che potrebbe chiamarsi Commissione

Parità, si dovrebbe conservare l’elettività per il personale TA,

aggiungendo l’elettività dei rappresentanti del precariato della

ricerca. La rappresentanza studentesca dovrebbe essere assicurata

da nomine effettuate dal Senato degli Studenti (organo a sua volta

elettivo), mentre la nomina della parte docente dovrebbe prevedere

la presenza di ordinari, associati, ricercatori. La Presidenza

dovrebbe rimanere espressione elettiva dell’organismo collegiale.

Una volta stabilito il numero più congruo per evitare organismi

over size, bisognerà prevedere la presenza stabile della

Referente/Delegata Rettorale, con un ruolo di trait d’union con il

CUG, per un rapporto il più possibile sinergico. A fronte di una

totale nominatività del CUG, si avrebbe una sede dove verrebbero

conservate la rappresentatività e la dialettica democratica.

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La funzione della Commissione Parità dovrebbe essere di

formazione/informazione/divulgazione delle problematiche di

discriminazione-parità di trattamento-promozione delle pari

opportunità, elaborazione del PAP, elaborazione di progetti, in

collegamento con le istituzioni e con la collaborazione di vari

partner, come finora dimostrato dal CPO, che potrebbe consentire

anche un’autonomia economica dell’organismo.

Università delle Marche:

Proposta avanzata dai quattro Atenei delle Marche alla Crum(Conferenza Rettori Università delle Marche), Nell'ambito dell'autonomia dell'Università si propone di istituire il nuovo organo CUG (Comitato Unico di Garanzia) secondo le seguenti prerogative: organo su base elettiva con un pari numero di rappresentanti sindacali e di rappresentanti di tutte le componenti attive (docenti, ricercatori, PTA, studenti, contrattisti, ecc.). Il CUG si doterà di una Commissione per la parità di genere, con lo scopo di promuovere iniziative culturali e di sensibilizzazione sui temi di genere nella ricerca e nella formazione.

Rispettando l'autonomia universitaria e la modifica degli statuti in seguito alla legge Gelmini si dovrà lavorare attivamente alla stesura di un generico regolamento CUG/Università che potrà essere poi adottato dai singoli Atenei.

Università di Padova:

In seguito all’incontro con il Pro rettore, Direttore Amministrativo e Pro rettore al Personale si è deciso l’inserimento in Statuto di un nuovo organo elettivo che si chiamerà Comitato di parità in cui saranno presenti le rappresentanze elettive di tutte le componenti, anche precarie e PTA, con finalità differenziate rispetto al CUG. Contemporaneamente, un Gruppo di lavoro con l’amministrazione per la costituzione del CUG. Previsto un coordinamento tra Comitato parità e CUG. Ad entrambi gli organismi parteciperà la delegata del Rettore alle pari Opportunità.Nei giorni scorsi, il Rettore di Padova ha disposto la proroga per un anno dell’attuale Cpo, anche per dare corso al Piano di Azioni Positive.

Università della Puglia: Università del Salento, Università Foggia, Politecnico di Bari

E’ di tutta evidenza che la composizione paritetica e l’unicità

del CUG, caratteristiche essenziali ai sensi della normativa in

esame, sono realizzati solo se il Comitato unico delle Università

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è costituito con la rappresentanza di tutte le categorie di

soggetti presenti nelle Università. Si ritiene inoltre, a

proposito delle modalità di individuazione delle/dei componenti

del CUG, che limitandosi il dettato normativo a prevedere che

le/gli stesse/i vengano designate/i dalle organizzazioni sindacali

e dall’amministrazione, lo stesso non impedisce che tale

designazione sia preceduta dal ricorso a elezioni, come le stesse

linee guida espressamente prevedono “per le amministrazioni in cui

è consolidata la prassi delle elezioni”.

Né l’applicazione della legge 183/2010 può prescindere dal dettato

costituzionale (Art. 33, co. 6 ove si prevede il diritto delle

“istituzioni di alta cultura, delle università e delle accademie

di darsi ordinamenti autonomi, nei limiti stabiliti dalle leggi

dello Stato”) e dalle altre norme di legge (V. l. 168/89 e d.lgs.

29/1993 successivamente confluito nel testo unico, approvato con

d.lgs. 165/2001), in forza delle quali l’autonomia accademica si

realizza nel diritto dell’Università di normare su se stessa, di

disciplinare la propria organizzazione.

Le summenzionate linee guida prevedono che “Le regioni e gli enti

locali adottano, nell'ambito dei propri ordinamenti e

dell'autonomia organizzativa ai medesimi riconosciuta, le linee di

indirizzo necessarie per l'attuazione dell'art. 21 della legge

183/2001 nelle sfere di rispettiva competenza, nel rispetto dei

principi dettati dalle presenti linee guida”, anche se non

espressamente si rivolgono necessariamente anche alle Università.

Si propone, quindi, che – attraverso lo strumento statutario – ci

si faccia carico, all’interno di quanto disposto per tutti dal cd.

“Collegato lavoro” e dalle “Linee guida della Funzione pubblica”,

delle specificità della nostra Istituzione. Se così non si

facesse, i CUG delle Università non risulterebbero rafforzati in

termini di ruolo e di funzioni e si renderebbe un pessimo servizio

all’Istituzione stessa, ma –soprattutto– si creerebbe una

situazione normativa in conflitto con l’art. 33.7 Cost.: è vero,

infatti, che l’autonomia universitaria è subordinata alla legge,

ma è anche vero, ovviamente, che la legge ordinaria non può essere

tale da negare quell’autonomia.

Università Roma Tre:

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L’Università di Roma Tre, attraverso il Comitato pari opportunità

e la Delegata Rettorale ha realizzato progetti e iniziative

eccellenti sia nella formazione, non solo rivolta agli studenti,

ma al territorio, che nella sperimentazione di modelli lavorativi

per il personale amministrativo; il progetto di telelavoro è stato

premiato qualche anno fa dal Forum della Pubblica Amministrazione.

Il Cpo si è anche attivato per sollecitare un’attenzione per le

tematiche di pari opportunità traducibile nei nuovi parametri di

valutazione, azione condotta congiuntamente con il CPO

dell’Università Sapienza.

Le perplessità nel differenziare i due organismi derivano dal

rischio di marginalizzazione che un Comitato in nuova veste

potrebbe subire, trovandosi al di fuori di un dettato legislativo.

Università Sapienza:

Il CPO ha proposto una riunione che a Roma veda confrontarsi per

un’azione comune l’UniCpo e la Conferenza dei Comitati. Il rischio

maggiormente percepito è il rischio di porre fine ad un’esperienza

che ha visto agire di comune accordo docenti e amministrative. Il

4 aprile si è tenuta una riunione interlocutoria fra UniCpo e

Conferenza per programmare una seduta comune ed, eventualmente,

stilare un documento unico.

Università di Salerno:

Nell’Ateneo si fiancheggiano da molti anni due organi collegiali:

la Commissione, e il Comitato: la prima presieduta dalla delegata

del rettore, con una docente dedicata, da una rappresentanza del

TAB, e in maniera discontinua da una rappresentanza studentesca.

La seconda, composta da personale TAB nominata dai sindacati e

dall’amministrazione. La comunicazione fra i due organismi è stata

in qualche modo garantita dalla presenza contemporanea della

rappresentanza del TAB. In considerazione di ciò, alla luce della

legge istitutiva dei CUG, poiché in essi non è prevista né la

componente docente, né quella studentesca si invita in virtù

dell’autonomia universitaria, (L. 168/89), a prevedere sia per

finalità di formazione culturale che professionalizzanti, un

organismo con funzioni assimilabili a quelli della Commissione

Pari Opportunità dell’Università di Salerno, che comprenda al suo

interno sia docenti che studenti allo scopo di favorire

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l’occupazione femminile e di realizzare l’eguaglianza sostanziale

tra uomini e donne nel mondo del lavoro, che era il fine con cui

il Magnifico rettore (Prot. N. 9032 del 21 febbraio 2006) ha

istituito la Commissione Pari Opportunità. Quindi si chiede ai

nuovi Statuti di riconoscere e confermare il ruolo di terzietà,

elettività, autonomia e valenza culturale, politica ed economica

dei CPO, alcuni dei quali come quello di Bari hanno oltrepassato

il ventesimo anno di attività.

Università Lumsa e Università Stranieri Perugia:

Altre Università, come quella della Lumsa di Roma, e Siena

Stranieri, stanno predisponendo, d’intesa con il Rettore, accordi

preliminari per poter procedere ad una operatività il più

possibile in accordo con la legge.

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