Al capolinea

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Al capolinea ognuno arriva con la sua storia... ma poi, tutto si confonde in un clamore di silenzi...

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Al Capolinea

Racconto breve

Page 3: Al capolinea

N o t a Imp o r t a n t e : L e i mma gi n i c he a p pa i o n o i n q u e st a pa g i na , q ua nd o n o n ne s i a s p e c i f i c a t o l ’ a u t o re o p p u re i l d e t e n t o r e d i e ve nt u a l i d i r i t t i , s o n o s t a t e

s c a r i c a t e d a p a g i ne we b c he , a l t e mp o d e l d o wn l oa d , n o n mo s t r a va n o a v vi s i o d i v i e t i d i s o r t a a l l ' u t i l i z z a z i o n e d a pa r t e d i t e rz i . S i r i t i e ne p e rc i ò c h e s i a n o

s t a t e p u b bl i c a t e pe r l a c o l l e t t i va f r u i b i l i t à . L a d d o ve s u l l ' i mma g i ne c o mp a r i va u n ma rc h i o , q ue s t o n o n é st a t o r i mo s s o . N e l c a s o c h e i l s o g ge t t o d e t e n t o re d i

e v e nt ua l i d i r i t t i s u d e t t e i mma gi n i ( a u t o r i , s o g g e t t i f o t o g ra fa t i , e d i t o r i ,

e c c e t e ra ) n o n d e si d e ra s s e c he a p pa i a n o , o p p u r e d e s i d e r a s s e ro c he s e ne c i t i l ' a u t o re o l a f o n t e , l o c o mu ni c h i c o n u na ma i l ( c o nt a c t ) s p e c i f i c a nd o c o n

c h i a re z z a a q ua l e i mma g i ne l a s u a r i c h i e s t a si r i f e r i s c e : ve r rà t e mp e s t i va me nt e e s a ud i t a .

O g n i r i f e r i me n t o a pe r s o n e o c o s e r e a l me n t e e si s t e n t i è d a r i t e n e r si p u ra me nt e

c a s ua l e .

©Giovanna S. - 2014 U U I D : 6 6 9 1 5 d 0 0 - 7 d c 0 - 1 1 e 3 - 8 2 5 a - 2 7 6 5 1 b b 9 4 b 2 f

Q u e s t o l i b r o è s t a t o r e a l i z z a t o c o n B a c k T y p o

u n p r o d o t t o d i S i m p l i c i s s i m u s B o o k F a r m

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A Maria.

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Al Capolinea

Al Capolinea quattro chiacchiere ci stanno:

i Controllori lo sanno che, a volte, qualcuno ci arriva

un po' spaesato, sorpreso di essere già li...

"Capolinea!" strillò un conduttore simpatico, con la divisa azzurro scuro. Pareva orgoglioso di sfoggiare l'uniforme in quel bel pomeriggio di sole. La primavera era entrata solo da pochi giorni.

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La signora si riscosse. Non stava dormendo, no, ma era in quello stato di perfetta beatitudine, quel dormiveglia che ti prende, quando il corpo è stanco e approfitta della culla, improvvisata e breve, offerta dal ballonzolare, tipico dei mezzi pubblici. La donna aveva l’aria di chi ha sempre lavorato; era abile nello scovare ogni angolino nascosto nella pesante giornata, per recuperare un momento le forze. «Ma scusate, dove siamo?» chiese impressionata, con la sua vocina preoccupata e gentile; ingenua a settant’ anni, come spiegare una voce così? «E' il capolinea, signo'! Siamo arrivati.» disse il guidatore, lasciando il posto e raccattando i suoi effetti e il suo foglio di viaggio; anche lui vestiva veramente bene. Per un attimo le ricordò la sua infanzia, quando il padre e gli altri signori, vestivano sempre eleganti. Magari con qualche toppa, una sarcitura ricamata ad arte, ma ci tenevano a non sfigurare, a mantenere un contegno, ecco. «Ma sentite, io devo andare a casa di mio figlio: li devo aiutare. Già s'è fatto tardi... dovete sapere che oggi ho mangiato da mia sorella, perché è festa, ma adesso devo recuperare.» Il "capo" sorrise, tenerissimo: «E no, signora bella, questo non parte più!» «Ma... e io come faccio? Quelli c'hanno due bambini... la domenica devono uscire cogli amici: chi glieli tiene i figli?» disse la signora sempre più apprensiva e un po’ spaesata. «E che vi devo dire: s'arrangiano!» rispose il capo, come fosse leggermente risentito, forse aveva solo fretta di tornarsene a casa.

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La signora era sulle spine, sembrava si rimproverasse di essersi appisolata nel mezzo. «Uh, madonna mia... e come si fa? Quello, domani devo pure accompagnare mia figlia all'INPS, per la schiena, sapete, lei non si sa muovere, non conosce a nessuno...» I due adesso tacevano, e la guardavano con infinita pazienza. «E l'altro, il grande, si deve organizzare per il compleanno: fa 45 anni, sapete?» con un lieve sorriso mostrò una punta di orgoglio «Gli devo fare la casa come fosse uno specchio!» Adesso sembrava felice, probabilmente era contenta di potersi rendere ancora utile, come sempre, come aveva fatto per tutta la vita. «No signora bella, ora voi vi dovete riposare; i figli è bene che comincino a pensarci loro, eh? Non vi sembra?» Allora lei forse capì e, riservata come al solito, si ritirò silente verso il fondo del mezzo; si cercò un posto vicino a un finestrino: fuori non c'era più la solita città, affollata e caotica, al contrario, v'era all’esterno una gran pace, molte nuvole bianche e tutte le cose sembravano più lontane del solito. Da qualche parte per le strade di Napoli, tre fermate prima su una via senza nome, il corpo di una donna anziana, giaceva riverso, abbandonato sul mondo.

FINE

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©Giovanna S. - 2014 U U I D : 6 6 9 1 5 d 0 0 - 7 d c 0 - 1 1 e 3 - 8 2 5 a - 2 7 6 5 1 b b 9 4 b 2 f

Q u e s t o l i b r o è s t a t o r e a l i z z a t o c o n B a c k T y p o

u n p r o d o t t o d i S i m p l i c i s s i m u s B o o k F a r m