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1 Venice Marathon 2013 Fiocco rosa in ambulanza Questione di turni.. Formazione Esterna Esperienza a Pellestrina Venezia di sera, che emozione!! Lo sapevi che.. Informazioni pag. 2-3-4 pag. 5 pag. 6-7 pag. 8-9 pag. 10-11 pag. 12-13 pag. 14-15 pag. 16 MANI CHE AIUTANO La voce dei volontari della Croce Verde Mestre INDICE N. 4 Dicembre 2013

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Venice Marathon 2013Fiocco rosa in ambulanzaQuestione di turni..Formazione EsternaEsperienza a PellestrinaVenezia di sera, che emozione!!Lo sapevi che..Informazioni

pag. 2-3-4 pag. 5 pag. 6-7 pag. 8-9 pag. 10-11 pag. 12-13 pag. 14-15 pag. 16

MANI CHE AIUTANO

La voce dei volontari della Croce Verde Mestre

INDICE

N. 4 Dicembre 2013

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VENICE MARATHON 2013: SPORT E SOCCORSO…CHE PASSIONE!di Federica Trentini e Mattia Cattelan

Domenica 27 ottobre, i soccorritori volontari della Croce Verde Mestre, hanno prestato assistenza sanitaria alla 28^ Maratona di Venezia, manifestazione sportiva (agonistica e amatoriale) di atletica leggera, di rilevanza internazionale dal 1986, anno della sua prima edizione. Protezione Civile, SUEM, Vigili del Fuoco e Forze dell’Ordine sono stati gli altri enti coinvolti nella gestione dell’assistenza.Alle 09.00, ai runners è stato dato il ‘via’: 5576 uomini e 1536 donne con 42,195 km da percorrere.La partenza ha avuto luogo in prossimità di Villa Pisani a Stra, all’inizio della Riviera del Brenta, la splendida area a ridosso del canale nella quale i ricchi e nobili veneziani costruirono le proprie case di vacanza nel XVIII secolo. La prima parte del percorso, si è sviluppata, quindi, in un ambiente ricco di suggestioni storiche, culturali e paesaggistiche, caratterizzato dalle numerose ville venete affacciate sulle acque del fiume.Dopo Fiesso d’Artico, Dolo, Mira, Oriago e Malcontenta, i maratoneti, hanno dunque attraversato il centro di Marghera e Mestre, per poi percorrere oltre 2 km all’interno del Parco San Giuliano e raggiungere Venezia tramite il Ponte della Libertà (4 km).La gara è successivamente sfociata nella rinnovata area portuale e ha raggiunto il centro storico dell’isola. Gli atleti hanno corso a fianco del Canale della Giudecca fino a Punta della Dogana, dove hanno attraversato il Canal Grande su un ponte galleggiante, costruito appositamente per l’evento.Nella parte finale della maratona (ultimi 3 chilometri) i runners hanno affrontato 14 piccoli ponti, attrezzati con rampe di legno. Transitando per Piazza

San Marco, vicino al Campanile e al Palazzo Ducale, il percorso della Venice Marathon ha così raggiunto la linea di arrivo situata in Riva Sette Martiri, in posizione panoramica di fronte alla Laguna.I partecipanti che hanno terminato la gara sono stati 5338 e l’ultimo corridore è arrivato al traguardo intorno alle 16.La partecipazione del pubblico è stata numerosa a Venezia, ma anche in Piazza Ferretto, a San Giuliano e lungo la Riviera del Brenta, a dimostrazione del grande affetto che il territorio nutre per questo evento: quasi 100 mila, sono state le persone che hanno seguito la manifestazione lungo le sue tappe e oltre 15 mila solo nel centro storico di Venezia.Il percorso della Venice Marathon, sostanzialmente piatto e veloce, era stato interamente chiuso al traffico e dotato di indicatori ad ogni chilometro di gara.I possibili elementi di rischio per una manifestazione di questa portata sono: incidenti da manifestazioni di massa, incidenti dovuti a cause naturali, rischio cadute, incidenti stradali, incidenti in acqua, rischio meteorologico e rischi psicologici. Altre variabili presenti sono state: la presenza di categorie deboli (bambini, anziani e disabili), presenza di figure politiche e religiose e difficoltà nella viabilità.L’assistenza ad opera della Croce Verde Mestre, è stata garantita da: 1 motomedica, 3 automediche, 7 ambulanze, un’idroambulanza, squadre di pronto intervento a piedi in Piazza Ferretto e in Piazza San Marco, squadre di pronto intervento in bicicletta all’interno del Parco di San Giuliano e 3 postazioni fisse.Dalle 07.00, quindi, circa novanta soccorritori volontari CVM, hanno

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prestato servizio divisi nelle seguenti unità:- C.O. facente riferimento al responsabile dell’assistenza al fine di raccordare gli interventi ordinari e straordinari lungo tutto il percorso della manifestazione;- Motomedica guidata da un infermiere professionale esperto di area critica che ha potuto spostarsi velocemente lungo il percorso sia nel verso di marcia che controcorrente;- P.P.I. in località P.zza S. Antonio a Marghera;- Automediche e Ambulanze distribuite lungo il percorso e spostate in avanti a seconda dell’avanzamento della manifestazione fino a giungere a Venezia località San Basilio;- S.A.P. collocate in Piazza Ferretto e zone limitrofe chiuse alla circolazione dei mezzi;- P.P.I. all’interno dei locali spogliatoio del campo da calcio di San Giuliano;- S.I.B. collocate all’interno del Parco di S. Giuliano;- Idroambulanza dedicata a seguire l’evento sportivo a Venezia;- S.A.P. collocate tra Piazza S. Marco e Riva Sette Martiri;- P.M.A. in Riva Sette Martiri (a fine maratona).Durante la giornata, le macchine CVM impiegate sono state:- le auto mediche Victor 4, Victor 21 e Victor 22;- le ambulanze Victor 3 (medicalizzata 1), Victor 7 (medicalizzata 2), Victor 12 (infermierizzata 1), Victor 15 (infermierizzata 2), Victor 6 (infermierizzata 3), Victor 5 (infermierizzata 4), Victor 11 (infermierizzata 5);- i pulmini Victor 41 e Victor 42.La Maratona di Venezia, ha quindi raggiunto la sua 28^ edizione e, per molti anni, tranne alcune parentesi, l’assistenza sanitaria è stata organizzata dalla nostra associazione. La gara è diventata così un punto di ritrovo annuale per moltissimi volontari, che con spirito di abnegazione dedicano

il proprio tempo, con il sole e con la pioggia, perché questa splendida maratona riesca al meglio. Quest’anno le condizioni meteorologiche sono state clementi; basti pensare che, durante l’edizione passata, a causa del tempo, hanno rischiato l’ipotermia non solo i corridori ma anche i nostri volontari, in particolar modo le squadre a piedi del parco di san giuliano, di venezia e di piazza ferretto.Tuttavia, che il tempo sia bello o brutto, gli interventi sono sempre molti, sia per le ambulanze che per le squadre a piedi. I PPI, punti di primo intervento, tracimano sempre di corridori con problemi di vario tipo e i volontari hanno sempre il loro bel da fare, coordinati da uno o più infermieri professionali. Le squadre a piedi, inoltre, esercitano un ruolo essenziale e nevralgico in quei punti in cui le nostre ambulanze non possono arrivare, in particolar modo al Parco di San Giuliano, dove, tra salite e discese, il corridore può incorrere in svariati tipi di problemi se non ben allenato.Durante la gara, operano anche le ambulanze e le automediche, che seguono i corridori lungo tutto il percorso fino a San Basilio, che continuano ad essere seguiti dalle idroambulanze veneziane e dalle squadre a piedi lungo tutto il tragitto nel centro storico veneziano, fino alla tenda dell’arrivo dove si trova il PMA, punto medico avanzato con infermieri professionali e medici.Ma la Venice Marathon non è solo assistenza: è anche una grande festa, non solo per la città e la popolazione ma anche per i Volontari stessi, che hanno la possibilità di conoscersi e rivedersi, così da instaurare quei rapporti di amicizia che sono alla base di ogni Associazione.Il calore della popolazione e degli stessi atleti verso i mezzi di soccorso e i volontari all’opera, è sempre stato negli anni molto gratificante. Durante il tragitto, non mancano le occasioni per ridere e scherzare con i concorrenti e

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con il pubblico, in particolar modo con i bambini, che sono sempre affascinati dall’ambulanza.

Si ringraziano tutti i volontari che hanno partecipato all’assistenza e alla sua organizzazione, e che hanno coperto i turni nei giorni di sabato e domenica, molto intensi per la preparazione del materiale, dei mezzi e dello svolgimento della maratona. Arrivederci al prossimo anno!

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FIOCCO ROSA IN AMBULANZA..di Claudia Allorini

E’ passato qualche anno da quando ho fatto il corso per volontari e sono entrata nel mondo Croce Verde. Il motivo che mi ha spinto a fare questa scelta è puramente egoistico sotto certi aspetti: innanzitutto io sono mamma, con tutte vulnerabilità ed ogni volta che i miei figli, che all’epoca erano piccini, si facevano male andavo in “panico”. Quindi, come gestire al meglio questa mia debolezza? Imparando a gestire il primo soccorso. Così la CV è entrata a far parte della mia vita, ho conosciuto ragazzi dai 18 anni in su (molto in su) ed ho imparato, e successivamente “insegnato”, a gestire tantissime situazioni di emergenza e non, il tutto mettendoci sempre il cuore e non solo il cervello. Ma, mai e poi mai, avrei pensato di essere in grado di gestire e di vivere una situazione di quella bellissima sera di fine ottobre…..… Alle 20 con il mio equipaggio siamo pronti ad affrontare un turno serale ed aspettiamo che ci venga assegnato qualche viaggio. Dopo poco il 118 ci manda a Mestre per una donna a fine gravidanza che lamenta dolori all’addome. Quando arriviamo sul posto la donna, che ci aspetta in strada, è molto spaventata ed agitata. Subito mi rendo conto che il parto è aperto. Non c’è tempo per aspettare e mentre Mirco e Marcello collegati con il 118 ci infondono sicurezza e ci portano all’ospedale, io e Isabella viviamo venti minuti molto lunghi ed intensi.Cosa ho provato? Devo dire che nel momento dell’urgenza ero molto fredda, calcolatrice come deve essere un soccorritore: questo insegnano alla CV, quando intervieni devi essere sicuro di te, preparato, freddo, infondere sicurezza, qualsiasi sia la situazione che stai vivendo. Ma ad intervento finito, una volta consegnate madre e neonata nelle mani dei medici ed infermieri, ragazzi che emozione, per fortuna c’era

quella sedia vuota che pareva aspettare me per raccogliere le mie emozioni, le mie sensazioni, il mio essere spaesata ma felice, la mia stanchezza... Lì, in quel momento, ho realizzato che grande cosa avevo saputo affrontare. Lì, in quel momento, mi sono salite le lacrime agli occhi per l’emozione di aver fatto nascere una vita. Lì, in quel momento, ho tirato un sospiro di sollievo per essere stata capace di concludere nel migliore dei modi un intervento impensato.Dal punto di vista emotivo vi assicuro che questo intervento mi ha toccato molto. Come detto all’inizio sono mamma: ma questa volta ero dall’altra parte. Ed operare in un’ambulanza in corsa, sentirmi sicura del mio autista e del mio equipaggio, vedere la mamma che si affida a te, sentire quel pianto fortissimo, vedere quelle piccole manine e braccia che si aprono quasi ad abbracciarti, vedere quelle piccole orecchie che si “scartano”….. beh, vi assicuro che dà un’emozione che non dimenticherò mai.Anche ora a distanza di qualche mese, mentre scrivo queste righe, ho brividi e lacrime di gioia. Per notti intere non ho dormito pensando alla fortuna di aver vissuto questa bellissima esperienza.Questa è la CV: un bellissimo gruppo nel quale hai la fortuna di vivere esperienze (più o meno belle) ma che comunque danno sensazioni che difficilmente riesci a spiegare.

Link all'articolo de Il Gazzettino: http://www.ilgazzettino.it/LABUONANOTIZIA/iniziano_le_doglie_e_il_bambino_nasce_nell_ambulanza_della_croce_verde/notizie/168292.shtml

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QUESTIONE DI TURNI..di Giorgia Salvagno

Oggi è un turno diverso, leggo i nomi dei miei compagni di macchina e c’è un operatore dipendente, so che di sicuro sarà un pomeriggio interessante.Si comincia con la solita routine ma poi arriva una chiamata, il mio collega si fa serio e ripete la comunicazione dalla Centrale : “paziente gravida, accusa nausea e dolori addominali”.Per quanto abbia cercato di prepararmi psicologicamente a questo genere di situazioni ascoltando le esperienze di vari operatori, la notizia mi colpisce come se realizzassi solo in quel momento che esiste anche questa , mi sento come in un film, un dito che spunta mi indica e una voce dice: “sei stata scelta”, ovvero … panico. Ancora emozionata discuto assieme ai miei compagni di squadra su come affrontare l’intervento; nel frattempo mi torna in mente che un’ articolo di qualche mese prima descriveva l’intervento di una squadra per un’ intervento simile, ed era avvenuto il parto in macchina! In un primo momento il secondo soccorritore non sembra molto contento nel sapere che non ho mai affrontato prima questo tipo di situazione, però alla mia dichiarazione mi dice di stare tranquilla, valuteremo la situazione sul posto. Per quanto io continui a pensare a cose che decisamente non tranquillizzano, voglio rendermi utile e ripenso a tutte le manovre che ho imparato, pronta ad aiutare.Il luogo è un piccolo appartamento, ci accoglie il marito, è una famiglia mediorientale, lui ci fa da interprete; mentre visitiamo la donna i loro due bimbi osservano con timida curiosità.La donna è giovane e a quanto pare ha dei trascorsi, ma questi dolori sono troppo frequenti e intensi. Ad un certo punto in tutta autonomia ci dice che le è stato previsto il parto da lì ad una settimana.

Dove sono io? Osservo questa pancia tesa coperta dal sari e non riesco a smettere di pensarmi nei suoi panni. Per il momento mi sento più utile con lo zaino e i presidi per le prime verifiche, i miei colleghi sono indubbiamente più esperti. In effetti non è una situazione di pericolo. Comunque decidiamo di trasportarla velocemente in ospedale; vietato per lei stare in piedi perciò la trasportiamo seduta; una volta in macchina viene adagiata in barella. Siamo tutti e quattro in un bagno di sudore (è estate) ma il viaggio non è ancora finito.L’ambulanza va abbastanza veloce, controlliamo i parametri della giovane donna, sembra soffrire un po’ ma la situazione è buona. All’improvviso con un gemito sordo lei si piega in avanti (per quanto le è possibile) e comincia ad urlare a più riprese stringendo forte i braccioli della barella; ora il secondo soccorritore è preoccupato, dopo essere stati colti di sorpresa mi dice di aiutarlo a sostenere la donna e avverte il collega autista dell’accaduto; questi decide di fermare la macchina, sul momento non mi è chiaro il perché; viene ad accertarsi delle condizioni e siccome apre il lato posteriore, mi dico che è arrivato il momento…Nel frattempo la donna è tornata tranquilla, è stato breve. Si riparte ma poco dopo il fatto si ripete: stavolta la donna si aggrappa alle nostre giacche per potersi sollevare; sono turbata da come lei stia soffrendo così tanto, ma cerchiamo di darle sostegno.Arriviamo all’ospedale di volata, dopo una rapida consultazione in triage la donna viene destinata al locale adatto; poco dopo veniamo a sapere che è stata portata in sala travaglio.Sto riportando queste dichiarazioni con un po’ di imbarazzo nel constatare che non ero “presente” efficacemente in quel frangente. La recente riunione plenaria mi ha riaperto gli occhi e reso in una luce più schematica le fasi che si susseguono prima del parto e di come il

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tutto abbia il suo naturale corso; posso dire di sentirmi più sicura e lucida di fronte ad un nuovo intervento di questo genere rispetto alla prima volta, ma ricorderò la sensazione di qualcosa di sconvolgente e prorompente che avvertivo si sarebbe potuta verificare in un attimo.>>

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FORMAZIONE ESTERNA, ESPERIENZE DI LEZIONE NEGLI ISTITUTI SUPERIORIdi Davide Marchesin

È iniziato tutto come una prova per noi stessi prima che per i ragazzi a cui era rivolto il corso, 3 volontari, molte incertezze ma tanta voglia di fare, e fare del nostro meglio. Ora è un progetto consolidato, esteso ai principali istituti del territorio, con la partecipazione di un numeroso gruppo di volontari dell’associazione. Il tutto guidato da un’unica filosofia, un corso rivolto ai giovani, tenuto da giovani, per portare nelle scuole superiori le basi del primo soccorso.Gli iniziSono passati quasi 5 anni ormai da quella prima lezione tenuta quasi per gioco ad una classe quinta dell’istituto Gritti. Ero volontario da poco più di un anno, forse inesperto, ma desideroso di dare il mio contributo all’associazione anche all’esterno. Mi era stata proposta questa nuova esperienza assieme a Nicolò e Lorenzo e subito ci era sembrata un’idea entusiasmante, un grande progetto. La croce verde è sempre stata impegnata nella formazione, sia dei volontari sia della popolazione, ma quella volta si proponeva un nuovo obbiettivo, coinvolgere i ragazzi degli istituti superiori e portare nelle scuole le nostre conoscenza. L’idea era appunto quella di evitare un metodo prettamente scolastico che sarebbe risultato noioso e poco efficace, ma di coinvolgere il più possibile i ragazzi. Ed è proprio per questo motivo che entrammo in gioco noi tre, poco più che coetanei di quei ragazzi a cui il corso era rivolto.Obiettivi e contenutiIl corso “fondamenti di primo soccorso” si pone l’obbiettivo di portare nelle scuole le basi “sanitarie” delle più frequenti patologie traumatiche e non, e alcune norme di comportamento da tenere nelle situazioni a rischio. Il

soccorso non è solo conoscenza dei sintomi ma anche educazione civica, cultura della salute, consapevolezza di sé stessi e dei propri limiti e conoscenza delle strutture che erogano i servizi di emergenza.Il corso, di circa 4-6 ore, è articolato in 3 moduli. Nella prima parte si pone particolare attenzione al sistema 118 e alla corretta attivazione del servizio. Si è deciso di focalizzare buona parte del corso su questo obiettivo per due principali ragioni: l’attivazione del 118 è alla base di qualsiasi intervento di primo soccorso efficace ma si è visto come spesso la popolazione non tenga un comportamento corretto in situazioni di emergenza o non sappia che informazioni dare. I ragazzi vengono quindi coinvolti in un gioco di “ice-breaking”, una drammatizzazione dove uno dei formatori interpreta un compagno in preda a malore e un altro l’operatore 118. In questo modo i ragazzi si confrontano con una situazione “reale” da cui partire poi per la spiegazione.La seconda parte del corso verte invece sul riconoscimento e trattamento di alcune comuni patologie tra cui shock, punture d’insetto, ustioni, fratture, emorragie e traumi. La terza parte invece e di carattere pratico. Dopo la spiegazione e la dimostrazione delle manovre per il supporto di base alle funzioni vitali, i ragazzi si mettono alla prova, in coppia e con la supervisione di un formatore, provando le manovre di BLS ed RCP sul manichino. Viene messa in luce particolarmente l’importanza di un soccorso efficace e precoce incaso di arresto cardiaco in attesa dei soccorsi avanzati, sia per sottolineare l’estrema utilità dellaconoscenza delle manovre di

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BLS e antisoffocamento, sia per responsabilizzare il corsista e farglinotare di essere in grado di “fare la differenza” qualora imparasse correttamente le manovre.ModalitàIl corso è tenuto da soccorritori volontari con esperienza sia sul campo che nella formazione, con l’aiuto di supporti multimediali (slides e filmati) e dei presidi da esercitazione. Non è una semplice lezione frontale, non siamo docenti e non siamo li per metterci in cattedra o infondere conoscenze. Siamo invece li come ragazzi che mettono a disposizione il loro tempo per ciò in cui credono e che cercano di appassionare altri ragazzi, facendo capire come conoscere alcune semplici manovre possa rivelarsi fondamentale.I risultatiA fine corso viene proposto agli studenti un questionario di gradimento e uno di accertamento delle conoscenze con quiz a risposta multipla grazie al quale siamo in grado di migliorarci ogni anno e adattarci alle esigenze degli studenti. Dall’ultimo monitoraggio su un campione di 197 studenti è emerso come in più dell’80% il corso si sia rivelato efficace, con una media globale del 68 % di risposte esatte. In oltre il 91 % degli studenti ritiene il corso utile, il 77,6 % si è sentito molto coinvolto ed il 92 % giudica in modo positivo le conoscenze e la chiarezza espositiva dei formatori.Ultimo anno e prospettive futureil feedback è stato decisamente positivo, sia da parte degli oltre 1000 studenti che hanno aderito al corso sia da parte dei professori e dei presidi. Con l’Ist. Gritti si è ormai stabilita una fruttuosa collaborazione, testimoniata dalla puntuale richiesta di ripetere il corso con le stesse modalità ogni anno. La voce si è poi sparsa tra gli altri istituti e da due anni siamo impegnati anche al Foscarini di Venezia oltre che nell’ormai consolidata presenza alla manifestazione di educazione stradale organizzata dalla Polizia Locale rivolta

agli studenti delle scuole elementari del territorio. Quest’anno altri istituti hanno richiesto il nostro intervento, tra questi la scuola media Don Milani e gli istituti superiori Stefanini, Bruno e Volta. Questo implica la necessità di un sempre maggiore numero di volontari disponibili e competenti. Già tre anni fa si era unito al gruppo Omar e quest’anno il progetto è stato esteso ad altri 9 volontari dell’associazione. Questi volontari sono stati formati e valutati non solo sulle conoscenze teoriche ma anche sulle capacità comunicative di fronte ad un pubblico inizialmente tra loro e successivamente di fronte alle classi.Il lavoro continua, migliorando di anno in anno, sempre convinti dell’utilità del progetto e forti del continuo appoggio da parte dell’associazione e dell’approvazione di studenti e corpo docenti.

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ESPERIENZA A PELLESTRINA..DA SOCCORRITORI A PERSONE DA SOCCORREREdi Francesco Girardi

“Che strana sensazione portare la divisa di soccorritore ed allo stesso tempo fingere di essere una persona ferita”. “ E’ emozionante essere un soccorritore perché sai che la persona che hai di fronte ha bisogno di te, del tuo intervento non solo come volontario ma anche come persona a cui chiedere un sorriso, una carezza, una parola di conforto. Come una mamma che tende la mano al suo bimbo per aiutarlo a rialzarsi dopo una caduta o per accompagnarlo durante i suoi primi passi.E’ emozionante anche fingere di essere un ferito perché sai che di fronte hai qualcuno che nella difficoltà ti può aiutare, che ti tende la mano e che riesce a rassicurarti.”

Questo sono stati i miei pensieri quando mi sono trovato ad impersonare un ruolo diverso da quello di soccorritore durante l’esercitazione che si è svolta a Pellestrina il 4/5/6 ottobre 2013. Un susseguirsi di emozioni, situazioni, persone e tante altre cose da rendere queste giornate uniche ed interessanti.

Venivano simulate diverse situazioni durante le quali erano coinvolte più forze dell’ordine, dalla guardia costiera alla protezione civile, dai vigili del fuoco alla croce verde. La mia partecipazione ha riguardato solo il primo giorno, a mio avviso la giornata più interessante ed emozionante, sia per il tipo di attività programmate sia per la possibilità di vedere di persona tanti mezzi di soccorso, diversi tra loro ma alquanti unici ed interessanti, sia per la sinergia tra uomo e tecnica e tra uomo e mezzo . C’erano l’ambulanza della Croce Verde, le motovedette della Guardia Costiera, i gommoni della Guardia di Finanza e

dei Vigili del Fuoco, le idroambulanze e l’elisoccorso dell’Ospedale di Padova. La prima giornata era suddivisa in due esercitazioni: la prima di mattina simulava un incidente navale tra un ferry boat dell’ actv ed una barca dell’alilaguna alle bocca di porto di Malamocco; la seconda di pomeriggio era rivolta al pubblico a cui veniva spiegato come si comporta il personale sanitario e le altre figure pubbliche durante un’ipotetica emergenza. Da come si monta una tenda sanitaria, a come vengono smistati i feriti nelle aree adibite a codice verde, giallo e rosso : questo grazie alle informazioni date da un medico del 118 ed alla simulazione gestita dai volontari..Terminata l’esercitazione aperta ci siamo tutti trasferiti al vicino campo sportivo dove veniva simulato il trasporto di un ferito in gravi condizioni dall’ambulanza all’elisoccorso per essere trasportato al primo ospedale attrezzato e che poteva essere l’Ospedale all’Angelo di Mestre oppure il Civile di Padova.Aver visto l’atterraggio e il decollo di un elisoccorso è stata una delle esperienze più belle e gratificanti della mia vita : non succede tutti i giorni poter vedere quest’elicottero giallo che con le sue enormi pale che si eleva in volo per salvare una vita umana. E’ un batticuore unico e raro !

Ringraziamenti: Guardia Costiera, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco, Polizia, Carabinieri, Protezione Civile, Croce Verde, volontari della Misericordia, Comune di Venezia, amici e colleghi.

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Ecco una foto dell’esperienza a Pellestrina

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VENEZIA DI SERA..CHE EMOZIONE!di Nicolò Rizzo

Il servizio idro 20-24, così battezzato per via della nuova fascia oraria precedentemente maisperimentata a Venezia, è iniziato quest’estate come potenziamento della flotta ospedaliera,composta da tre idroambulanze con sigla radio “Echo”, in vista del massiccio afflusso turistico inarrivo in città e sulle spiaggie del Lido e dei numerosi eventi tipicamente estivi che hannocaratterizzato le calde serate lagunari.L’esperimento ha funzionato pienamente: non solo la nostra idroambulanza ha svolto i consuetitrasporti ordinari, ovvero dimissioni, trasferimenti e trasporto provette dal P.S. Dell’Ospedale SS.Giovanni e Paolo, ma ha abbondantemente integrato in questi mesi i servizi di urgenza-emergenzaveneziani, con numerosi Rendez-Vous dal Lido di Venezia, da Cavallino-Treporti (Ca’ Bianca), daPunta Sabbioni e da Pellestrina, nonché con eventi primari tra isole e centro storico.Un servizio serale alla stregua di quello da sempre svolto in terraferma, se non addirittura ancorapiù attivo in certi giorni, a tal punto che durante il mese di settembre, la mattina successivaall’ultima sera del servizio ne è stato velocemente deciso il prolungamento fino a data da destinarsi.Da quel giorno la mole di lavoro è addirittura aumentata nonostante la conclusione della stagioneestiva. Ma come si spiega che in una città come Venezia, molto meno popolata -da residentirispettoalla terraferma, tre idroambulanze ospedaliere non riescano sempre a far fronte all’urgenzaemergenza?

La spiegazione sta nella particolare struttura della città, che dilata i tempi di intervento a causa degliapprodi spesso distanti dai target da raggiungere, dalla difficoltà stessa di trovare questi ultimi,considerato che i civici non sono sempre evidenti e disposti in sequenza e dall’accessibilità ridotta dipiani elevati che portano ad adottare strategie più impegnative per il trasporto del paziente.Inoltre l’assenza di dotazioni di diagnostica avanzata presso il P.P.I. del Lido di Venezia costringespesso a centralizzare pazienti anche non critici (codici bianchi e verdi) verso il Pronto Soccorso diVenezia, occupando così due mezzi per il Rendez-Vous, di cui una barca.Infine, essendo Venezia composta da isole, località diverse dal centro storico, come Burano,diventano una metà molto dispersiva in termini di tempo, a seconda della priorità assegnata allavoro. A questo si sommeranno ora le prime nebbie invernali, “spauracchio” dei piloti, che inlaguna possono essere molto pericolose, riducendo la visibilità anche di molto e costringendo arallentare di conseguenza. Nonostante l’allentamento della morsa turistica sulle spiagge, la stagioneinvernale è quindi tutt’altro che priva di difficoltà, alle quali la Croce Verde è pronta a far frontegrazie al quotidiano impegno di piloti e soccorritori che puntualmente alle 20:00, iniziando il turno,hanno modo di conoscere una Venezia di sera molto diversa da come siamo sempre stati abituati avederla.

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Un'immagine mozziafiato della Idro 33 durante il servizio serale:

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LO SAPEVI CHE

La storia del soccorso sul territorio e delle cure ospedaliere hanno da sempre avuto esigenze e sviluppi culturali fondamentalmente diversi. L’ospedale si impegna nella ricerca clinica e diagnostica, “preoccupandosi” del cittadino solamente quando questi varca la porta del pronto soccorso. Dall’altro lato invece, fuori dalle mura degli ospedali, il senso di solidarietà e il sempre più evidente bisogno di trasportare i cittadini bisognosi il più velocemente possibile nei centri di cura ha fatto nascere congregazioni di cittadini, Confraternite di Misericordia e le associazioni di Pubblica Assistenza e Soccorso che ancora oggi hanno un ruolo insostituibile nel soccorso extraospedaliero.

All’inizio degli anni ’60 il livello assistenziale extraospedaliero “su chiamata” era pressoché nullo. L’unico ruolo che aveva l’ambulanza era di giungere sul posto, caricare, e andare il più velocemente possibile all’ospedale più vicino. Non sono mai esistite particolari lamentele su questo servizio, il cittadino si accontentava anche di un’ambulanza con solo l’autista.Inoltre non esisteva un unico coordinamento, il cittadino bisognoso aveva come riferimenti diversi numeri telefonici, dell’ospedale o dell’ente che gestiva le ambulanze, così in caso di bisogno potevano giungere più mezzi, o nessuno.

Negli stessi anni nascevano poi i poli di specializzazione, per cui ogni struttura ospedaliera investiva particolarmente

su un particolare reparto o su una particolare tipologia di cura. Siamo ormai alla fine degli anni ’60, e a Bologna nasce il CePIS, un unico coordinamento per gestire i trasporti dei pazienti da un polo ospedaliero ad un altro in base alle esigenze terapeutiche, mentre il soccorso cittadino viene ancora effettuato da Croce Rossa e “Croci Private”.

Il 15 Aprile del 1978, il deragliamento di un treno a Murazze di Vado (48 morti e 117 feriti) vede intervenire i mezzi del CePIS, che organizza lo smistamento dei feriti all’Ospedale Maggiore di Bologna. E’ il primo intervento del CePIS in uno scenario di soccorso, e le Amministrazioni notano quanto sia importante un coordinamento per avere soccorsi il più efficiente possibile.

Tra la fine del ’79 e la prima metà degli anni ’80 la direzione del CePIS viene affidata ad un Infermiere Professionale in collaborazione con un Medico della Direzione Sanitaria, è l’inizio di una rivoluzione culturale e organizzativa nel soccorso.Vengono stipulate convenzioni con tutte le realtà associative territoriali per effettuare i trasporti e vengono definite le prime strategie che consentiranno la messa in funzione di una centrale operativa unificata. Il soccorso comincia a cambiare definizione: non più un rapido trasporto verso l’ospedale, ma il monitoraggio e il sostegno delle funzioni vitali, gli equipaggi si trasformano con l’inserimento di un I.P. a bordo e con la presenza di alcuni mezzi medicalizzati

Lo sapevi che..

Di Lorenzo Basadonna Scarpa

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per il sostegno nei casi più gravi.

La prova della forza del coordinamento del CePIS avviene alle 10.25 del 2 Agosto 1980. Un folle attentato terroristico alla stazione di Bologna provoca 85 morti e 291 feriti. L’oramai consolidata autorità del CePIS fa si che tutte la ambulanze, ospedali e assistenze cittadine si rapportino unicamente con essa, garantendo un efficiente soccorso e trasporto verso i centri specializzati dei diversi feriti.L’Assessorato alla Sanità del Comune resta colpito dalla forza di coordinamento dimostrata e decide di muoversi decisamente per creare un coordinamento unico del soccorso.Nel 1980 muore dunque il CePIS e dalle sue ceneri nasce la “Centrale Operativa Unica per il Soccorso ed il Trasporto” con la quale si interfacciano tutte le realtà bolognesi del soccorso.

Sono anni frenetici, anni di innovazione e sperimentazione, e il 1 Giugno 1990, in occasione dei mondiali di calcio, per la prima volta in Italia a Bologna viene attivato il numero telefonico 118, unico riferimento per il soccorso sanitario.Due anni dopo, Francesco Cossiga, allora Presidente della Repubblica, firma il decreto di istituzione delle centrali operative di allarme sanitario 118, creando la struttura con cui oggi ci rapportiamo in caso di esigenza, riproponendo per intero il modello organizzativo sperimentato a Bologna negli anni precedenti.

LO SAPEVI CHE

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INFORMAZIONI

QUALCHE LINK UTILE SITO DELL’ASSOCIAZIONEhttp://www.croceverdemestre.it/

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FAMILY RUN E VENICE MARATHONSi ringraziano tutti i volontari che come ogni anno, hanno fatto in modo che queste due grandi manifestazioni si siano svolte per il meglio infondendo sicurezza tra i partecipanti.. siamo tutti pronti per ricominciare il prossimo anno..

NATALE..Il Gruppo giovani augura a tutti delle serene feste natalizie e un augurio speciale per l’inizio del 2014.. un altro anno sta per iniziare e noi dobbiamo essere pronti e preparati ancor più dell’anno precedente perchè dobbiamo migliorarci costantemente per garantire un servizio sempre più adeguato alle esigenze dei nostri cittadini..si ringraziano fin da ora tutti i soccorritori volontari che durante le feste copriranno i turni in ambulanza e idroambulanza. che questa forza d’animo ci distingui per sempre..

NUOVI CORSI IN ARRIVOSi ricorda a tutti che il prossimo corso di primo soccorso avrà inizio giovedì 09 gennaio 2014. Il corso è aperto a tutti ed è completamente gratuito! Per maggiori informazioni e info su tutte ledate, aggiornatevi costantemente sul sito www.croceverdemestre.it

TERREMOTO IO NON RISCHIO..Si è concluda la campagna nazionale promossa dal dipartimento della Protezione Civile nazionale sulla sensibilizzazione riguardo i rischi sismici. I formatori e il responsabile di piazza ringraziano tutti i volontari che hanno partecipato a tale campagna con grande voglia ed interesse; inoltre si ringrazia la Protezione Civile di Venezia con la quale abbiamo ulteriormente stretto il rapporto di collaborazione. Al prossimo anno!!