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OSSERVATORIO SUL CREDITO Aggiornamenti sugli indicatori del credito di Lucca, Pistoia e Prato a inizio 2019 n. 26 Marzo 2019

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OsservatOriO sul creditO

Aggiornamenti sugli indicatori del creditodi Lucca, Pistoia e Prato a inizio 2019

n. 26 Marzo 2019

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Confindustria Toscana Nord Pistoia (sede legale), piazza Garibaldi 5 | cap 51100 | tel. 0573 99171 Lucca, piazza Bernardini 41 | cap 55100 | tel. 0583 4441 Prato, via Valentini 14 | cap 59100 | tel. 0574 4551 www.confindustriatoscananord.it | [email protected]

Centro studiEnrico Mongatti, responsabile Barbara BigagliDaniele ChersiRenzo Vettori

[email protected]

Chiuso con i dati disponibili al 20 febbraio 2019.

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Indice

Le opinioni delle aziende.L’indagine sulle aziende manifatturiere di Lucca, Pistoia, Prato ................................................................................................... pag. 5

Quadro macroeconomico, banche europee ................................................................ pag. 9

Italia - Credit standards, raccolta, prestiti, tassi di interesse, cartolarizzazioni e cessioni ............................................................................................ pag. 11

Indicatori locali (Lucca, Pistoia, Prato) ......................................................................... pag. 15

Società di capitale manifatturiere di Lucca, Pistoia e Prato. Condizioni finanziarie (bilanci al 2017) ......................................................................... pag. 19

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Le opinioni delle aziende. L’indagine sulle aziende manifatturiere di Lucca, Pistoia, Prato

Secondo le valutazioni delle aziende dell’area Lucca – Pistoia – Prato, rilevate con l’indagine trimestra-le sulla congiuntura nell’industria manifatturiera1, nel periodo più recente le condizioni di liquidità sono rimaste stazionarie; inoltre, hanno prevalso le valutazioni positive – livello della liquidità buono o almeno mediocre, mentre è risultata molto ridotta l’area negativa – cattiva situazione di liquidità.

Coerentemente, le valutazioni sull’evoluzione delle condizioni di accesso al credito si suddivido-no in prevalenza fra la stazionarietà e il miglioramento, come ci si può attendere da aziende che, nella gran parte dei casi, non mostrano una situazione di ristrettezza sotto il profilo della dispo-nibilità di mezzi finanziari; nella maggior parte dei casi, sembrano quindi nelle condizioni di poter gestire da una posizione di relativa tranquillità il rapporto con la banca.Nel periodo più recente le valutazioni delle aziende dell’area sono leggermente migliori rispetto a quelle riferibili alla media italiana, dove invece emerge un certo incremento delle valutazioni nega-tive sulle condizioni di accesso al credito.

1.  Le domande sono uguali a quelle utilizzate dall’Istat per l’indagine nazionale mensile sul clima di opinioni, che comprende, con periodicità trimestrale, un modulo di approfondimento sulla percezione delle condizioni di liquidità e dell’accesso al credito. L’indagine Istat rileva le opinioni delle aziende italiane con almeno 5 addetti, a differenza dell’indagine sulla congiuntura realizzata da CTN, il cui campo di osservazione è rappresentato dalle aziende con almeno 10 addetti. La differenza nel campo di osservazione può probabilmente spiegare parte della differente percezione delle condizioni di accesso al credito – più negativa secondo l’indagine nazionale, nel periodo più recente. Per un approfondimento sulle modalità di realizzazione dell’indagine sulla congiuntura di CTN si rimanda alla nota metodologica riportata alla fine dei rapporti periodici trimestrali: www.confindustriatoscananord.it: [centro studi].

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Restringendo il campo di osservazione alle sole aziende che si sono rivolte a una banca nei tre mesi precedenti, si notano: la lieve riduzione della quota di aziende per cui la ricerca di finanziamenti si è conclusa con l’ottenimento di condizioni uguali o migliori rispetto a quelle pre-cedentemente applicate; la stabilità della quota di aziende per le quali la ricerca di credito si è rivelata infruttuosa (per rifiuto delle condizioni proposte da parte dell’azienda o della banca); un certo incremento, in ogni caso non eclatante, delle situazioni in cui la ricerca di finanziamenti si è conclusa con l’applicazione di condizioni peggiori rispetto alle precedenti.

La riduzione della quota di aziende che hanno semplicemente richiesto informazioni si potrebbe spiegare tenendo conto del fatto che le aziende dell’area che complessivamente sembrano trovarsi in una situazione soddisfacente di liquidità, potrebbero essere state poco incentivate a ricercare nuovi finanziamenti in un periodo in cui stanno iniziando rialzi dei tassi e le condizioni di accesso peg-giorano. L’indagine nazionale, per contro, mostra segni maggiori di tensione, che potrebbero forse essere ricondotte al campo di osservazione leggermente più ampio dell’indagine svolta dall’Istat.

Rapportata all’intero universo delle aziende manifatturiere con almeno 10 addetti dell’area Lucca-Pistoia-Prato, la quota di aziende per cui la richiesta di finanziamenti nel trimestre pre-cedente si è conclusa con un vero e proprio rifiuto – da parte dell’azienda o della banca – è rimasta piuttosto stabile negli ultimi tre anni, di poco superiore all’1%, anche se il periodo più recente sembra mostrare un sia pur lievissimo incremento. Esiste un’area grigia rappresentata dalle aziende che hanno semplicemente sondato il terreno (solo richiesta di informazioni), che cor-

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risponde ad un altro 3-4% della popolazione complessiva delle aziende manifatturiere con almeno 10 addetti dell’area Lucca-Pistoia-Prato, e tendenzialmente in diminuzione nel periodo più recente. Nei casi in cui le condizioni applicate sono state peggiori, le aziende riferiscono, come motiva-zione, il rialzo dei tassi d’interesse. Si potrebbe forse intravedere anche una moderata tendenza al peggioramento delle altre condizioni sviluppatasi durante gli ultimi due anni, tuttavia molto modesta.

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Quadro macroeconomico, banche europee

Le speranze che il percorso prestabilito di normalizzazione della politica monetaria fosse accom-pagnato dall’adeguamento ordinato delle posizioni degli investitori privati, sono state in parte con-traddette dagli sviluppi della congiuntura. Come conseguenza, il programma di rialzo dei tassi da parte della FED potrebbe svolgersi in modo più graduale, e le dichiarazioni di fonte BCE fanno pen-sare alla possibilità di ulteriori interventi non convenzionali, nonostante la conferma del percorso di normalizzazione. Il rialzo dei tassi verso livelli compatibili con una crescita sostenibile dell’economia dovrebbe consentire una valutazione migliore del livello di rischio per le attività, e l’adeguamento dei prezzi verso livelli più coerenti con la redditività (più prospettive stabili, minor ricerca del rendimento).

Il processo di rafforzamento patrimoniale delle banche europee è proseguito senza interruzio-ne. A metà del 2018, Il valore mediano del CET1 ratio rilevato dall’EBA ha raggiunto il 16% e il 25% delle banche presenta un livello ben più elevato, oltre il 22%. L’incidenza dei prestiti non performing è diminuita in modo generalizzato, sulla scorta dell’evoluzione in senso restrittivo delle normative. A metà del 2018 il valore mediano era vicino al 3% e solo un quarto delle banche presentava un’in-cidenza superiore al 7%.

L’incidenza dei prestiti non performing è diminuita in modo costante, nella generalità dei casi, sempre sulla scorta delle pressioni regolamentari e degli interventi di vigilanza. A metà del 2018, il valore mediano per le banche europee rilevato dall’EBA è attorno al 3% del totale dei prestiti lordi, circa due punti in meno rispetto al livello del 2014. Molto più marcata la discesa al livello del terzo quartile, in altre parole per il 25% delle banche che presentano un livello elevato del rapporto. In

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questo caso, l’incidenza si è ridotta di quasi dieci punti percentuali nello stesso periodo2.Gli indicatori di bilancio delle banche italiane si distinguono ancora in negativo all’interno del pa-norama europeo, e questo nonostante un miglioramento molto marcato e maggiore rispetto a quello realizzato negli altri paesi. Secondo gli aggregati resi pubblici dalla BCE, a metà del 2018 il livello aggre-gato del rapporto CET1 per le banche italiane è aumentato di due punti percentuali (al 13%), superando quello della Spagna e restando tuttavia sotto la media di paesi come Francia (14%) e Germania (16%).Allo stesso modo, la riduzione dell’incidenza dei prestiti non performing è stata molto marcata e il livello si è più che dimezzato rispetto al 2015, anche se resta stabilmente superiore rispetto alla maggior parte dei principali paesi.

Le banche italiane, tuttavia, si distinguono in positivo per la quota elevata di prestiti coperta da garanzie. In effetti, soltanto il 10% dei prestiti – secondo i dati della BCE – risulta non coperto, una quota quasi doppia, per esempio, rispetto a quella della Germania; inoltre, la copertura dei prestiti non performing fornita dal capitale proprio è molto migliorata. Nel 2014, la quota non co-perta era vicina al 90%, mentre adesso è attorno al 50%. Il livello italiano resta sensibilmente infe-riore, per esempio, rispetto al livello della Spagna, dove i prestiti non performing netti ammontano al 25% dei fondi propri utilizzabili a copertura di perdite, e decisamente inferiore rispetto a paesi come Francia e Germania. L’esistenza di un divario così ampio riflette evidentemente le diverse strategie adottate, nei singoli paesi, per il sostegno del sistema bancario durante la crisi.

2.  Il meccanismo unico di supervisione (SSM) si è impegnato in vario modo, attraverso pressioni normative e di vigilanza, per la riduzione del volume dei prestiti NPL nei bilanci delle banche europee, ottenendo notevoli risultati sotto questo profilo. E’ stato però rilevato da interventi autorevoli (p. es.: Paolo Angelini: “Do high levels of NPLs impair banks’ credit allocation?” In “Banca d’Italia: Notes on Financial Stability and Supervision N. 12, April 2018”) che, nonostante l’enfasi posta sull’obbiettivo della riduzione del volume dei NPLs nei bilanci delle banche, non esistono forti evidenze teoriche o empiriche che dimostrino una stretta connessione fra il livello elevato di NPLs e la capacità delle banche di fornire credito all’economia

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Italia - Credit standards, raccolta, prestiti, tassi di interesse, cartolarizzazioni e cessioni

Nell’indagine sulle condizioni applicate dalle banche nei rapporti con le imprese, nel terzo trime-stre del 2018 la domanda di prestiti era valutata in espansione moderata, sia in generale che nella componente a lungo termine, con attese di riduzione nella prima parte del nuovo anno, più consistenti sotto il profilo della richiesta di prestiti a lungo termine. Sempre secondo le valutazioni delle banche, le condizioni applicate alle imprese sono rimaste minimamente espansive durante tutto l’anno passato, all’incirca come durante il 2017, con attese di sostanziale invarianza nella pri-ma parte dell’anno. La Banca d’Italia3 rileva segnali d’irrigidimento soprattutto dai sondaggi presso le imprese nell’ultima parte dell’anno.

L’evoluzione della raccolta bancaria mostra il declino persistente della componente obbligazio-naria, essenzialmente per il mancato rinnovo delle obbligazioni scadute4, e una piccola riduzione della componente rappresentata dal rifinanziamento dell’Eurosistema, peraltro in buona parte parcheggiato presso la stessa BCE. La raccolta è aumentata durante tutto il 2018 grazie al contri-buto positivo dei depositi dei residenti e grazie anche alla crescita dei depositi dei non residenti.

La crescita dei prestiti al settore privato non finanziario è proseguita nell’ultima parte dell’anno

3.  Banca d’Italia, Bollettino economico 1/2019

4.  Il tasso medio sulle obbligazioni in essere delle banche rilevato dalla banca d’Italia a dicembre era pari a 2,39%, quello sulle nuove emissioni con periodo di riferimento del tasso superiore ad un anno uguale a 1,88, con una discreta variabilità, ma in netto rialzo rispetto alla fine del 2016 – inizio 2017

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(+1,8% a novembre su base annua, corretto per la stagionalità). I prestiti alle società manifatturiere sono cresciuti del +2,1% e quelli al settore dei servizi del +2,3%, compensando la persistente fles-sione alle imprese di costruzione (-2,1%)5.I tassi di interesse sulle nuove operazioni al settore produttivo hanno mostrato una moderata tendenza al rialzo nella componente con periodo intermedio di determinazione del tasso (1-5 anni) spiegabile anche in base ad un livello di partenza particolarmente ridotto, allineato ai migliori riferi-menti europei6, e tenendo conto dell’evoluzione delle condizioni rilevate per il comparto delle scadenze più lunghe.

I tassi italiani restano sensibilmente superiori alla media dell’area Euro per le scadenze supe-riori a cinque anni, a un livello intermedio rispetto a quello inferiore della Spagna e quello (supe-riore) del Portogallo, fra un punto e 1,5 punti in più rispetto al livello di Francia e Germania.

Le banche italiane hanno proseguito il programma di messa fuori bilancio dei prestiti non perfor-ming , attraverso operazioni di cartolarizzazione e cessione ad altri operatori. L’importo cumulato di queste operazioni, tipicamente rimaste su livelli molto ridotti negli anni passati, è cresciuto in modo molto forte dopo il 2015 (circa 274 miliardi alla fine del 2018, di cui circa 155 rappresentati da cartolarizzazioni).Un confronto con il flusso delle nuove sofferenze permette di apprezzare che le cancellazioni di

5.  Banca d’Italia, Bollettino economico 1/2019

6.  A dicembre 2018 il tasso sulle operazioni al settore produttivo, non scoperto, di importo inferiore a 1 milione di Euro, con periodo di determinazione del tasso compreso fra uno e cinque anni, rilevato dalla BCE per l’Italia era di 2,23 punti, per la Francia 1,95, per la Germania 2,4.

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prestiti conseguenti a cessioni e cartolarizzazioni fra il 2011 e il 2018 sono di poco inferiori rispetto alla somma delle nuove sofferenze emerse nel periodo. Sulla dinamica dello stock di sofferenze influiscono evidentemente anche altre operazioni che hanno come effetto la messa fuori bilancio, prime fra tutte i passaggi a perdita.

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Indicatori locali (Lucca, Pistoia, Prato)

La rilevazione sui tassi d’interesse condotta dalla Banca d’Italia mostra un livello allineato alla me-dia italiana nelle province dell’area, per i prestiti in essere al settore produttivo7, nel comparto a scadenza e anche per i rischi autoliquidanti, dove si riscontra anzi una normalizzazione per l’a-rea pratese. Quest’ultima durante tutto il periodo della crisi aveva mostrato livelli sistematicamen-te superiori, probabilmente anche a causa dell’elevata interdipendenza nelle attività economiche tipiche dell’area.Il comparto dei prestiti a revoca continua invece a essere caratterizzato da peculiarità più o meno marcate e, in generale, si nota un livello superiore per le province dell’area rispetto alla media italiana. Il livello più elevato potrebbe essere legato alla presenza di situazioni percepite come maggiormente rischiose, non necessariamente nel settore delle attività industriali. In effetti, anche il profilo del tasso d’ingresso in sofferenza (vedi più avanti) non si può dire completamente appiat-tito, anche nel periodo più recente, specialmente, ma non soltanto, nel settore delle costruzioni.

L’incidenza crescente delle operazioni di messa fuori bilancio dei prestiti problematici spiega in una certa misura la riduzione molto marcata dei prestiti vivi, che si osserva comunque in un periodo di tempo significativo di alcuni anni nell’ambito delle tre province dell’area8.Il confronto con un aggregato ipotetico ricostruito a partire da una serie di variazioni della con-sistenza dei prestiti depurate dagli importi non riferibili a transazioni9, consente di accreditare l’ipotesi che anche per i prestiti al settore industriale (manifattura, estrattivo, energia) e in modo maggiore per i prestiti al settore delle costruzioni, una parte rilevante della flessione osservata spe-cialmente dopo il 2015 sia riconducibile, oltre che al semplice effetto di sottrazione determinato dal passaggio d’importi a sofferenza e alle dinamiche d’incontro fra domanda e offerta, alla messa fuori bilancio o alla riclassificazione dei prestiti.Per esempio, al netto del passaggio a sofferenza e delle operazioni in questione, nel terzo tri-mestre del 2018 a Lucca i prestiti al settore delle attività industriali sarebbero diminuiti poco, e rappresenterebbero circa il 95% rispetto al livello del 2011 (quelli vivi sono in realtà l’84%), a Prato sarebbero il 92% rispetto ad un importo dei prestiti vivi rilevato pari ad appena il 68%.

7.  Si tratta quindi di una media fra le vecchie e le nuove operazioni dove queste ultime pesano, presumibilmente, in misura sensibilmente inferiore.

8.  Si deve tener conto del fatto che i prestiti sono rilevati con riferimento alla provincia di residenza della controparte, con conseguenze sulla allocazione che possono derivare dal semplice spostamento della sede legale ed in generale divergenze significative fra l’attività svolta dalle aziende sul territorio ed il soggetto giuridico cui i prestiti rilevati si riferiscono.

9.  L’indice “corretto” è stato costruito integrando la serie delle variazioni corrette per sterilizzare le operazioni di cessione, cartolarizzazioni ed altre riclassificazioni, come i passaggi a perdita, su un aggregato molto ampio di prestiti, che comprende anche i prestiti a sofferenza ed a procedura concorsuale. La serie delle variazioni in questione è stata resa disponibile dalla sede di Firenze della Banca d’Italia

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Il settore delle costruzioni mostra un’incidenza ben più elevata di questo tipo di situazioni. An-cora a titolo di esempio, a Lucca il livello dei prestiti vivi per cassa, alla fine del terzo trimestre del 2018, è poco più del 30% rispetto a quello del 2011, circa la metà della differenza essendo spiegata da operazioni di messa fuori bilancio e per l’altra metà dal passaggio a sofferenza. Situazioni un po’ meno negative caratterizzano Pistoia e Prato. In sostanza, gli eventi negativi relativi ai prestiti erogati al settore manifatturiero dal 2011 sembrano essere già stati sostanzialmente assorbiti dal sistema, mentre la metabolizzazione degli eventi negativi riferibili al settore delle costruzioni sem-bra trovarsi all’incirca a metà strada.

Qualche ipotesi sulla dinamica di erogazione dei prestiti si può fare tenendo conto dell’evoluzio-ne della quota di utilizzo dei prestiti vivi. Un aumento della quota di utilizzo si può riconnettere, in linea di massima, a un processo di erogazione che tende a rimanere indietro rispetto alla richiesta, viceversa per la riduzione. E’ chiaro che sulla dinamica in questione incidono anche altri fattori, come per esempio la congiuntura migliore o peggiore che contribuisce a espandere o contrarre le esigenze di finanziamento specialmente nella componente a breve10.In effetti, è soltanto il comparto a breve termine a mostrare una discesa della quota di utiliz-zo, soprattutto dopo il 2014, un risultato dove probabilmente il miglioramento delle condizioni di offerta ha più che compensato il miglioramento della congiuntura e lo spostamento progressivo della domanda verso scadenze più lunghe (si veda più avanti la sezione relativa ai bilanci delle aziende).Il comparto dei prestiti oltre il breve mostra al contrario una tendenza alla crescita della quota

10.  Occorre in generale tener conto del fatto che nell’aggregato dei prestiti pesano in misura qualche volta determinante i prestiti erogati a soggetti di grande grandissima dimensione aventi sede legale nella provincia.

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di utilizzo, peraltro limitata nel caso delle attività industriali, dove il livello assoluto è però vicino al 100%11.La quota di utilizzo crescente e il superamento del 100% nel caso delle costruzioni ed anche dei servizi (comprendono le attività immobiliari) farebbero pensare a una gestione prevalentemente orientata alla conservazione dell’esistente, oltre che alla presenza di situazioni certamente proble-matiche.

Una componente importante dei prestiti si riferisce all’acquisto e costruzione di immobili12. Sotto questo profilo, l’evoluzione delle erogazioni per costruzione d’immobili nell’area mostra una notevole differenza fra il comparto abitativo, in flessione persistente, pure se meno accentua-ta, durante il periodo più recente, e il comparto non abitativo dove una ripresa collocata fra il 2015 e la prima parte del 2016 ha consentito di recuperare buona parte del terreno perso dall’inizio della crisi.Le erogazioni di prestiti per acquisto sono rimaste su un percorso di crescita limitata, ma si direb-be relativamente costante anche nel periodo più recente.

La rischiosità dei prestiti valutata secondo il metro imperfetto del tasso d’ingresso in sofferen-

11.  Nella media italiana il livello corrispondente era dell’87% nel III trimestre del 2018.

12.  La rilevazione della Banca d’Italia, in questo caso, è realizzata in base alla provincia di localizzazione dell’immobile, invece che secondo la residenza della controparte.

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za13 ha mostrato un’evoluzione positiva dall’inizio del 2018, con poche eccezioni rappresentate da un piccolo rialzo nella manifattura a Prato e da un altrettanto limitato rialzo nel settore delle costruzioni a Lucca. L’evoluzione positiva sembra da ricondurre sia al generale miglioramento della congiuntura che alla definizione della maggior parte delle situazioni problematiche pregresse.

13.  riflette, evidentemente solo in modo tardivo, “a posteriori”, solo le situazioni di crisi conclamata

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Società di capitale manifatturiere di Lucca, Pistoia e Prato. Condizioni finanziarie (bilanci al 2017)

L’analisi del campione di bilanci nel periodo 2008-201714 conferma la diffusione elevata dei casi di aumento dei mezzi propri per il finanziamento dell’attività aziendale. Il rapporto fra mezzi propri e investimenti totali è cresciuto in modo particolare per le aziende che già presentavano un livello relativamente elevato di capitalizzazione (circa cinque punti in più in dieci anni al terzo quartile della distribuzione), ma anche per le aziende inizialmente meno capitalizzate, in questo caso sensi-bilmente di meno (soltanto un punto in più per le aziende con un livello di autonomia finanziaria cor-rispondente al primo quartile della distribuzione). Nel 2017 il valore mediano del rapporto capitale proprio/totale investimenti era del 24,5%, il primo quartile 11,3%, il terzo quartile 43,7%. Nonostante i progressi, quindi, oltre il 50% delle aziende presenta un livello di mezzi propri inferiore a 1/3 degli investimenti, considerato un limite “di sicurezza” dalla maggior parte della letteratura.

Il livello più elevato di capitalizzazione corrisponde alla crescita di tutte le categorie d’investi-menti. Tuttavia, resta molto forte la crescita della componente degli investimenti finanziari, rappresentati in concreto essenzialmente da disponibilità liquide. Si tratta di un fenomeno che, a differenza di quanto si potrebbe pensare, è diffuso all’interno dei settori e anche fra le aziende dei medesimi settori (risulta nell’andamento del valore mediano, oltre che nell’aggregato). In certi casi si rileva però un’accentuazione particolare15.

14.  Si veda in maggior dettaglio il rapporto sui bilanci 2008-2017 disponibile nella sezione “centro studi” del sito www.confindustriatoscananord.it

15.  Settori con un incremento delle disponibilità liquide sensibilmente superiore alla media sono la carta-cartotecnica,la chimica, plastica, farmaceutica, l’abbigliamento.

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Si conferma la tendenza verso l’allungamento in media delle scadenze e la limitazione della componente bancaria. Si tratta di tendenze di medio periodo, emerse anche prima della “crisi”, ma divenute molto eviden-ti dopo il 2009 e soprattutto dopo il 2011, probabilmente anche come conseguenza dell’ecceziona-le restrizione di liquidità determinata dall’intreccio fra problemi del sistema bancario e sostenibilità del debito sovrano, un evento che ha probabilmente indotto le aziende a ridurre senz’altro la di-pendenza dai prestiti erogati dalle banche.

I casi di miglioramento nelle condizioni di liquidità nel periodo recente esistono, ma i progres-si riguardano essenzialmente quelle società che già in precedenza presentavano un livello elevato del rapporto fra attività e passività a breve. Non cambia molto la situazione nella parte bassa della distribuzione. In realtà, si nota addirittura un peggioramento del livello mediano nel caso del quick-ratio, che esclude le scorte dalle attività correnti. Si nota quindi una polarizzazione, con un gruppo di aziende caratterizzate da livelli di liquidità elevata che la incrementano ulteriormente e, per contro, una situazione che in generale sembra relativamente stabile.Nel 2017 il valore mediano del current-ratio (attività correnti/passività correnti) è risultato pari a 114%, il valore mediano del quick-ratio è stato pari a 79%. Si tratta di buoni livelli, non eccezionali, in assoluto. Il sistema potrebbe essere ancora vulnerabile verso nuove eventuali restrizioni di liqui-dità, peggioramento delle condizioni finanziarie o aumento dei tassi d’interesse.