afico he i bibliomani i - biblohaus.it · cui riproduciamo qualche copertina e alcune splendide...

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biblohaus BH 2011 è un modo per diffondere la cultura editoriale e bibliografica, un appuntamento con la letteratura tipografica e bibliotecaria, con la modernità e il senso dei caratteri di stampa, è una via d’accesso al mondo della carta e alla sua tradizione millenaria. editoria clandestina tipografia in mostra spigolature tipografiche tra cataloghi editoriali anniversari editoriali giallo bibliografico video dal mondo del libro cultura editoriale bibliofilia a confronto giovanni ansaldo due parole un libro alessandro olschki anniversari bibliomani anniversari tipografici numero 12 marzo aprile newsletter della casa editrice cantieri questo numero di cantieri è dedicato alla memoria delle migliaia di giovani, di ogni nazionalità, morti a solferino e san martino

Transcript of afico he i bibliomani i - biblohaus.it · cui riproduciamo qualche copertina e alcune splendide...

biblohausBH

2011

è un modo per diffondere

la cultura editoriale e bibliografica,

un appuntamento

con la letteratura tipografica

e bibliotecaria,

con la modernità

e il senso dei caratteri di stampa,

è una via d’accesso al mondo della carta

e alla sua tradizione millenaria.

editoria

clandestina

tipografia in mostra

spigolature tipografiche

tra cataloghi editoriali

anniversari editoriali

giallo bibliografico

video dal mondo del librocultura editoriale

bibliofilia a confronto

giovanni ansaldo

due parole un libro

alessandro olschki

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anniversari tipografici

numero 12m a r zo a p r i l e

newsletter della casa editricecantieri

questo numero di cantieri è dedicato alla memoriadelle migliaia di giovani, di ogni nazionalità, morti a solferino e san martino

Le edizioni delle Avvertenze bibliofi-le di Gaetano Volpi

Nel 1756 veniva pubblicata La libreria de’

Volpi, e la stamperia cominiana illustrate con utili

e curiose annotazioni di don Gaetano Volpi

(Padova, appresso Giuseppe Comino),opera rara e di pregevole veste tipograficastampata in soli 200 esemplari. Proprioqueste utili e curiose annotazioni del Volpidiventeranno, nei decenni successivi, unasorta di formulario e codice bibliofilo,destinato a collezionisti e bibliomani.

Da allora queste annotazioni, redatte daGaetano Cristoforo Volpi (1689-1761) inrigoroso ordine alfabetico, saranno ristam-pate da sole. Se ne contano almeno quat-tro edizioni e tutte nel secondo Novecento.

La prima, e la più rara, è quella apparsanel 1962 stampata a Milano fuori com-mercio in 430 esemplari numerati dallatipografia Umberto Allegretti di Campi,col titolo Varie avvertenze utili e necessarie agli

amatori de’ buoni libri disposte per via d’alfabeto

e con una interessante introduzione diAngelo Paredi su La Tipografia Volpi-

Cominiana. Oltre due decenni dopo verran-

no ristampate da Sellerio nella collana “Lamemoria”, ma col titolo redazionale Del

furore d’aver libri (1988, ultima ristampa1991), con una bella nota di GianfrancoDioguardi, nella quale l’imprenditore,docente e raffinato bibliofilo barese ricor-dava il suo primo incontro con la settecen-tesca edizione de La libreria de’ Volpi, e la

stamperia cominiana, da lui acquistata nellalibreria antiquaria Rappaport di Roma edi come quell’incontro lo stimolò a saper-ne di più dell’autore e delle sue importantiannotazioni bibliofile. La terza ristampa èquella edita da Marco Valerio nel 2002 (e

ristampe 2003 e 2011) che unisce entram-bi i titoli: Del furore d’aver libri. Varie avverten-

ze utili e necessarie agli amatori de’ buoni libri

disposte per via d’alfabeto Ultima in ordine ditempo è infine quella stampata dall’univer-sità Cattolica di Milano nel 2006 in soli 99esemplari, Avvertenze utili e necessarie agli ama-

tori de’ buoni libri (1756), con note e illustrazio-

ni e una interessante presentazione diEdoardo Barbieri. Da oltre due secoli e

mezzo i consigli del Volpi accompagnano ibibliofili nei meandri delle proprie biblio-teche, avendo mantenuto intatto il fascinoe la freschezza iniziali con i quali venneroredatti nel lontano 1756. Ringrazio ilFondo di Cantieri per la consultazione deivolumi indicati. mg

Per saperne di più:

Fortunato Federici, Annali della tipografia dei

Volpi-Cominiana colle notizie intorno alla vita e

gli studi de’ fratelli Volpi, Padova, presso ilSeminario, 26 luglio 1809.

Giuseppe Aliprandi, I cataloghi della stamperia

Volpi-Cominiana, Padova, Società Coopera-tiva Tipografica, 1960.

Giulio Peruzzi, Librai, stampatori e polemiche

antiche, «L’Esopo», n.2, giugno 1979, pp. 37-46.

Filippo De Antoni, Cultura e tecnica: un con-

nubio perfetto. Edizioni Volpi-Cominiane,«Charta», n.3, marzo-aprile 1993, pp. 54-57.

Fabrizio Fenucci, Rarità bibliografiche.

Curiosità nella raccolta cominiana, «Charta»,n.13, novembre-dicembre 1994, pp. 42-44.

Annette Popel Pozzo, La Libreria de’ Volpi e

la Stamperia Cominiana, «la Biblioteca di viaSenato», n.2, febbraio 2010, pp. 25-11[con la ristampa della Prefazione di GaetanoVolpi al volume La Libreria de’ Volpi del1756, pp. 34-40].

culturaeditoriale

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Giusto 40 anni fa veniva inaugurata alCentro Svizzero di Milano una bellamostra bibliografica dedicata allaStamperia Agnelli di Lugano (1746-1799).Per l’editore Giacomo Agnelli di Milano,ma anche per Zanichelli, Mondadori,Bestetti e Tumminelli, Treves, Vallardi,aveva lavorato come illustratore il pittore edisegnatore forlivese Umberto Zimelli, dicui riproduciamo qualche copertina ealcune splendide cartoline di grafica azien-dale per le Acciaierie e Ferriere Lombarde(Collezione Enrico Sturani, Roma). Nelnumero scorso di Cantieri abbiamo ripro-dotta la bella copertina di Zimelli per uncatalogo delle Edizioni Agnelli. kb

La tipografia Agnelli di Lugano 1746-1799,

introduzione e catalogo a cura di AdrianaRamelli, Milano, Centro svizzero diMilano, 1971 [catalogo della mostrabibliografica, 20-29 ottobre 1971].

anniversaritipografici

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Ancora un (doppio) brindisiin tipografia

A margine di un simpatico articolo cheRebecca Simpson ha dedicato (vediCantieri n. 8) alla rara plaquette Brindisi dei

tipografi di Emilio De Marchi [Verona,Alessandro Zanella, in 30 esemplari perMarco Moncalvi], e al recente ritrovamen-to di uno sconosciuto e rarissimo brindisi“a stampa”, che i tipografi milanesi dedi-carono a Bodoni e al prototipografoGiovanni Fabri nel 1872 (non segnalato inalcuna biblioteca italiana, fonte ICCU, mapresente nel Fondo bibliografico diCantieri, che ringrazio per la consultazione),indichiamo qualche altra chicca bibliofila sulrapporto tra il vino, la tipografia e la grafica.Prosit ai nostri fedeli lettori. om

I tipograf milanes che fan visita a Saluzz in del di

che se inaugura el monument a Bodon, Milano,Giacomo Agnelli, 27 ottobre 1872, 8 p.,copertina muta.

Luciano Caprile, Alessandro MolinariPrandelli, Paolo Menon, Il vino della pace,Cormòns, Edizioni vino della pace, 2008,321 p., ill., €80.

Il Museo delle etichette del vino di Cupramontana,a cura di Antonio Attorre, Ancona, Il lavo-ro editoriale, 1995, 58 p., ill., s.i.p.

Vino si stampi. Venti etichette per vent’anni di vini

Lucini, Milano, Galleria Milano [ma tipo-grafia Giorgio Lucini], 18 settembre 2001,con 20 etichette originali applicate, tiratu-ra limitata fuori commercio, s.i.p.

Tanti auguri alla Marsilio

50 anni fa, era il 23 febbraio 1961, nascevaa Padova la casa editrice Marsilio ancoraoggi (ma ora a Venezia) una delle piùimportanti case editrici italiane di cultura.

Per saperne di più:

I sessanta di Cesare. Autori e amici per il comple-

anno, [Venezia, Marsilio], 2003, ill., 151 p.[Edizione fuori commercio, stampata in300 copie numerate a mano, in occasionedei 60 anni di Cesare De Michelis, presi-dente della Marsilio].

Cesare De Michelis, Tra le carte di un editore,

prefazione di Mario Infelise, Venezia,Marsilio, 2010 [Albrizziana, 10], 135 p.[Edizione fuori commercio, stampata in1000 copie non numerate per il Natale 2010].

Luigi Mascheroni, La biblioteca “utile” di Cesare

De Michelis, tutta italiana, in «la Biblioteca divia Senato», a.II, n.3, marzo 2010, pp. 32-33.

Gentilezze d’altri tempi. Così nell’Excusatio Lazari (dal De divina natura diCicerone, 29 novembre 1508) lo stampato-

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anniversarieditoriali

spigolaturetipografiche

re veneziano dei primi del ‘500 Lazzarode’ Soardi, si scusava coi lettori per even-tuali refusi commessi dalla stanchezza delcompositore.

De la Bibliomanie (1761)

Giusto 250 anni fa veniva pubblicato, ano-nimo, a La Haye il trattatello De la

Bibliomanie (1761) di Louis Bollioud-Mermet (Lione, 1709-1794). Bollioud-Mermet è personaggio intrigante, ammi-ratore di Voltaire, aveva preso parte attivanel ricco dibattito culturale del suo tempo.Uomo di vasti interessi e ampia cultura fumembro della Société Royale de Scienceset Belles Lettres di Nancy nonché segreta-rio dell’Accadémie di Lione. Autore disaggi sul canto e sulla corruzione dellamusica francese (1746), che inviò aVoltaire che sembra li apprezzò molto,viene però ricordato in questa sede per ilsuo opuscolo di crtitica alla bibliomania,tema quanto mai dibattuto in quegli anni,soprattutto in Francia dove, nel secolo suc-cessivo, avrà i suoi massimi esegeti in scrit-tori come Flaubert, Nodier, France. E’bene ricordare, inoltre, che nel secondovolume dell’Encyclopédie di Diderot eD’Alembert (Paris, 1751, II, p. 228) com-paiono non a caso i termini bibliomanie ebibliomane ma non bibliophilie. Lo stessoBollioud-Mermet, come risulta da questosuo libretto, non doveva poi essere tantoimmune dal germe della bibliomania, piùche da quello della bibliofilia: bibliofilo mili-

tante e bibliomane pentito, come ben lo defini-sce Pino Di Branco. A corredo di questabreve notizia pubblichiamo una vera rari-tà bibliografica: le prime due pagine di untesto anonimo dedicato proprio al librettodi Bollioud-Mermet, firmato forse daFortunato Bartolomeo De Felice, l’editoreilluminista (1723-1789), nato a Napoli matrasferitosi in seguito a Yverdon inSvizzera; un testo pubblicato sul numerodi gennaio-marzo 1763 dell’Estratto della

Letteratura Europea, uno dei più importantiperiodici italiani di recensioni librarie, chelo stesso De Felice pubblicava a Yverdon. El’Estratto VI era appunto dedicato a La

Bibliomanie, & c., cioè La Bibliomania (pp.106-115). Buona lettura, quindi, ai nostri

amici … bibliomani o bibliofili che siano.Cantieri ringrazia il prof. Ugo Rozzo. om

Per saperne di più:

Tommaso Riccardo Castiglione, Fortunato

Bartolomeo De Felice tra Voltaire e Rousseau,Firenze, Olschki, 1965 [Estratto].

Fortunato Bartolomeo De Felice. Editore illuminista

(1723-1789). Una mostra da Yverdon a Milano,Milano, Biblioteca Nazionale Braidense, 1983

Ugo Rozzo, ‘Furor bibliographicus’ ovvero la

bibliomania, Firenze, Olschki, 1997 [Estratto].

Louis Bollioud-Mermet, Sulla bibliomania, acura, e con una nota, di Pino Di Branco,testo francese a fronte, Milano, La VitaFelice, 2003, 154 p., ill., €8,50

Questioni di “Cuore”

La Biblioteca Federico Patetta delDipartimento di scienze giuridichedell’Università’ degli studi di Torino detie-ne una delle due copie conosciute (l’altra èalla Nazionale di Torino) di un romanzostampato nel 1901 dalla Tipografia torine-se Origlia-Festa. Trattasi di un voluminosotomo (764 pagine) dal titolo Conclusione:

romanzo di Calista. Il titolo contiene perciòanche il nome dell’autore, che chiaramen-

te appare come uno pseudonimo. Firmaletteraria raffinata, però, in quanto Calista

– lo scrive Luciano Tamburini in Teresa e

Edmondo, dramma di un interno – proviene asua volta da uno scritto preromantico diMadame Charrière, la protettrice diBenjamin Constant. Teresa Boassi portò ilmanoscritto di Conclusione a una tipografiasita in via dell’Ospedale e lo fece stampare.Quell’edizione andò (quasi) completamentedistrutta. Secondo quanto si apprende dauna nota manoscritta (forse del bibliotecariodell’epoca) sul frontespizio della copia allaBiblioteca Nazionale, il figlio Ugo, allamorte della madre, ritrovò dentro unarmadio l’intera edizione dell’opera, evi-dentemente mai diffusa, e decise di darlaalle fiamme. A “riesumare” questa vicen-da, rintracciando la copia rivelatrice, fuArrigo Cajumi, che ne dette notizia in unarticolo apparso sul quotidiano torinese La

Stampa del 30 aprile 1954, dal titolo (final-mente rivelatore) La moglie di De Amicis. Sì,perché Teresa Boassi era la moglie delgrande scrittore Edmondo De Amicis,l’autore di Cuore, di Costantinopoli, diSull’Oceano, del Romanzo di un maestro. Anchela moglie del De Amicis aveva quindi dellevelleità letterarie? Niente di tutto ciò, vole-va solo sfogare la sua rabbia per un maritotraditore, per un matrimonio deludente eper il recente suicidio del figlio Furio, attri-buendone la colpa proprio a Edmondo.Ecco spiegato il motivo della distruzionedelle copie trovate nell’armadio dall’altrofiglio Ugo, che aveva tutto l’interesse a nondiffondere pubblicamente quei fatti incre-sciosi. Ma per conoscere i particolari bastaprendersi la briga di leggere qualcuna diquelle pagine. C’è praticamente tutto,anche se i nomi reali dei protagonisti nonvengono mai fatti. Ci sono tutte le paure, leansie, le frustrazioni di una moglie tradita.E le pagine, una dopo l’altra, sono attid’accusa e strali verso uno degli autori piùamati del suo tempo, ma della cui vita pri-vata si è sempre saputo pochissimo.Significativa la dedica: “a tutte le martiri /che si sono sacrificate invano”. Al roman-zo-fiume di Teresa Boassi De Amicis segui-ranno nel tempo due opuscoli: Schiarimenti

(1904) e Commenti (1905). Introvabilissimiin originale, si possono però leggere in ver-sione integrale nella citata opera delTamburini. Quasi sicuramente la BoassiDe Amicis avrà diffuso qualche copia delsuo romanzo (e dei suoi opuscoli) tra gliamici più fidati e intimi, affinché almenoloro sapessero la verità. Data la natura par-ticolare di questi scritti, si può presumereche siano stati conservati con cura, proba-bilmente anche annotati. È opinione di chiscrive che prima o poi altre copie sianodestinate a saltar fuori da qualche vecchiae dimenticata raccolta privata. sb

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anniversaribibliomani

editoriaclandestina

Metaletteratura, si dirà. Certo. Ma questoIl libro selvaggio, di Juan Villoro (Salani,Milano 2010) è davvero una deliziosa favolabibliofilica, intrisa da un pizzico di “giallo”.Sì, perché si tratta di un libro, quello sel-vaggio che dà il titolo al romanzo, che nonsi fa trovare all’interno di una sontuosabiblioteca. Biblioteca vivente, peraltro.I libri si muovono da sé, spaziando da unascaffalatura ad un’altra. Un ragazzinoquattordicenne, Juan –come l’autore delromanzo, e la circostanza non è casuale–,viene lasciato dalla madre a casa dello zioTito per le vacanze scolastiche. Quest’ultimo è un bibliomane incallito,che detesta la modernità in tutte le sueforme e vive in un mondo tutto suo, fattoessenzialmente di libri e carte: una speciedi Sylvestre Bonnard dei giorni nostri. Mail nipote scopre ben presto di essere un let-tore princeps e, per di più, princeps tempestus:quando l’energia di un lettore è troppoforte, può provocare una tempesta di libri.Il romanzo è un gioco esso stesso con il let-tore, al quale non svelerò, dunque, comegiusto, il finale, peraltro prevedibile per noilettori smaliziati. Ma il gioco è soprattuttoquello di mettere in scena una storia appa-rentemente per ragazzi, dietro alla quale sicelano problematiche – metaletteratura,appunto – raffinate e complesse. Dal rap-porto tra autore e lettore, ai temi “echiani”(da Umberto, of course) come l’opera aperta,il lector in fabula e la sovrainterpetazione.Villoro è infatti uno degli intellettuali mes-sicani più eclettici e interessanti. Scrittore,giornalista, impegnato nelle lotte politichee sociali del suo Paese (premiato per i suoireportages sul narcotraffico tra Messico eUsa), ci ha regalato questo romanzo che sipresenta come favola libresca ed è inveceanche uno splendido, godibilisissimo trat-tato (senza però la noia di alcuni trattati…)sulla letteratura. od

Due opuscoli di Francesco Petrarca e Luigi Pirandello

Entrambe queste eleganti plaquettes sonouscite dalle sapienti maestranze dellaStamperia Valdonega di Verona diMartino Mardersteig, figlio del grandeHans, e che nel 2008 ha festeggiato i 60anni di attività tipografico-editoriale conuna bella mostra bibliografica al Museo diLipsia, essendo stata fondata nel 1948come Officina Bodoni (oggi la StamperiaValdonega è stata assorbita dal GruppoSiz). Due opuscoli di rara bellezza e sobrie-

tà tipografiche, entrambe all’insegna dellamigliore tradizione bibliofila italiana, inparticolare l’edizione pirandelliana dellanovella Mondo di carta (pubblicata in primaedizione sul «Corriere della Sera» del 4ottobre 1909, quindi nella raccolta La

mosca, edita a Firenze da Bemporad nel1923, quinto volume delle Novelle per un

anno e infine in Novelle per un anno, a cura diManlio Lo Vecchio-Musti e AngeloSodini, vol. I, Milano, Mondadori 1937),stampata privatamente dalla StamperiaValdonega nel 1987 in soli 70 esemplariper Luciano Elianti (Cartiera Fedrigoni), èdi assoluta rarità non essendo presente inalcuna biblioteca pubblica italiana (fonteICCU), sconosciuta alle bibliografie con-sultate e stampata dalla Valdonega giustovent’anni dopo la celebre lettera petrar-chesca a Giovanni Anchiseo dell’Incisa,quasi a coronamento della stessa essendouna delle novelle pirandelliane di chiaroargomento bibliofilo in quanto il protago-nista, Valeriano Balicci, è “figura di biblio-filo accanito e folle” (Crotti). La celebre(almeno per i bibliofili) lettera di Petrarca

(dalle Familiares, III, 18) scritta daValchiusa verso il 1346, fu ristampatacome omaggio del grande libraio antiqua-rio milanese Carlo Alberto Chiesa (1926-1998) per suoi clienti bibliofili. Lo stessoPetrarca fu appassionato raccoglitore eamante di codici e manoscritti, passioneche questa lettera ampiamente testimoniafin dall’attacco “[…] Ecco: non riesco asaziarmi di libri. E sì che ne posseggo unnumero probabilmente superiore al neces-sario; ma succede anche coi libri come conle altre cose: la fortuna nel cercarli è spro-ne a una maggiore avidità di possederne”.Abbiamo messo a confronto queste dueedizioni in omaggio allo straordinarioimpegno tipografico della Stamperia

Valdonega, vanto della nostra migliore tra-dizione tipografica e come esplicita rispo-sta polemica a quanti ancora credono allaprogressiva scomparsa del libro cartaceo.Questi due opuscoli, nella loro essenzialità,equilibrio ed eleganza, ci ricordano l’artesenza tempo della stampa tipografica e dellibro cartaceo, entrambi, ne siamo certi,ancora per molti anni emblemi di civiltà,libertà e tolleranza. Ringrazio il Fondobibliografico di Cantieri per gli esemplarimessi a mia disposizione. mg

Francesco Petrarca, Lettera a Giovanni

Anchiseo [Lo incarica di procurargli libri], ver-sione di Vittorio Enzo Alfieri, traduzioneinglese di Betty Radice, Milano, s.e., febbraio1967 [ma Verona, Stamperia Valdonegaper Carlo Alberto Chiesa]. Edizione priva-ta, fuori commercio, stampata in carattereBembo disegnato da Hans Mardersteig,tiratura limitata ma non indicata.Luigi Pirandello, Mondo di carta, s.l., s.e.,1987 [ma Verona, Stamperia Valdonega,edizione privata stampata per LucianoElianti]. Tiratura limitata a 70 esemplarinon numerati.

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giallobibliografico

bibliofiliaa confronto

Per saperne di più:

Pétrarque, De l’abondance des livres et De la

réputation des écrivains, traduit du latin parVictor Develay, Paris, Libraire desBibliophiles, 1883.

Francesco Petrarca, Le Familiari, ediz. criti-ca a cura di V. Rossi, v.I, Firenze, Sansoni,1933, pp.139, 141.

Manlio Lo Vecchio-Musti, Bibliografia di

Luigi Pirandello, Milano, Mondadori, 1937Giovanni Galbiati, Il libro che il Petrarca ebbe

più caro, Milano, Tipografia U. Allegretti diCampi, dicembre 1957 [edizione fuoricommercio stampata in 350 esemplarinumerati].

Leo Deuel, Alla ricerca di Cicerone: il Petrarca,in Id., Cacciatori di libri sepolti, Milano,Bompiani, 1968, pp. 15-26.

Alfredo Barbina, La biblioteca di Luigi

Pirandello, premessa di Umberto Bosco,Roma, Bulzoni, 1980.

I libri in maschera. Luigi Pirandello e le bibliote-

che, Roma, De Luca, 1996.

‘Libri mei peculiares’. Petrarca e le sue letture nella

Biblioteca di via Senato, a cura di GiancarloPetrella, Milano, Biblioteca di via SenatoEdizioni, 2005.

Ilaria Crotti, Il mondo di carta di Luigi

Pirandello, in Ead., Mondo di carta. Immagini

del libro nella letteratura italiana del Novecento,Venezia, Marsilio, 2008, pp. 119-222.

Recensire cataloghi editoriali:Silvio Berlusconi Editore, Milano

L’autore di questo libretto è nello stessotempo, e paradossalmente, quanto di piùlontano dai libri si possa immaginare, equanto di più vicino ad essi si possa sup-porre, quale proprietario della Mondadori.In svariate immagini televisive apparecome protetto, alle spalle, da un’alta mura-glia di candidi scaffali di libri ben ordinati,dei quali però non si intravedono i titoli.Quale sia, o voglia essere, il significatorecondito di tale scenografia libresca, misfugge (ma forse con Petrarca potremmopensare “Ut quidam disciplinae, sic et aliivoluptati et iactantiae libros quaerunt.Sunt qui hac parte supellectilis exornanttalamo, quae animis exornandis inventaest; neque aliter his utuntur, quam corin-thiis vasis, aut tabulis pictis, ac statuis”,Sull’abbondanza dei libri, dialog. 43). Cosìcome mi sfugge il fatto se questi siano, omeno, alcuni di quei circa 10.000 volumiantichi (vedi la foto di Alberto Calcinai checorreda questo articolo, risalente alla metàdegli anni ‘80) che molti anni fa un intimoamico del nostro autore-editore, oggi sena-

tore e presidente di una giustamente cele-bre fondazione-biblioteca milanese, siprese la briga di schedare e catalogare,quando essi facevano ancora parte dellasettecentesca Villa San Martino ad Arcore,appartenuta fino al 1955, anno dellamorte, al conte Alessandro Casati Stampadi Soncino (amico e sodale di BenedettoCroce, con il quale ci resta un nutrito car-teggio, nel biennio ’24-’25 ministro dellapubblica istruzione e nei primi anni ’50presidente dell’Associazione ItalianaBiblioteche). Villa passata poi in eredità alnipote Camillo Casati Stampa di Soncino,autore e vittima di un brutale fatto di san-gue avvenuto nel 1970 quando, prima disuicidarsi, uccise col suo fucile da cacciaBrowning calibro 12, la bella moglie AnnaFallarino e l’amante di lei MassimoMinorenti. Villa San Martino fu in seguitoacquistata dal nostro editore, insieme agliarredi e alla ricca quadreria, attraverso ilben noto avvocato Cesare Previti.Tornando all’oggetto di questa nostra stra-na recensione diciamo che il libretto hauna sua indubbia e intrinseca eleganza,frutto di scelte meditate e di una accuratatipografia generale. Pubblicato nel 1993, daallora non ha avuto alcuna ristampa, tranneun Estratto senza alcun valore bibliofilo. Èanche notevolmente raro non essendo con-

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servato in alcuna biblioteca pubblica italia-na (fonte ICCU). Dell’autore si sa molto,forse troppo, ma quello che si conosce èlontano dagli argomenti di cui tratta illibretto, argomenti tutti di notevole impor-tanza filosofico-letteraria. Questo librettoha per titolo Silvio Berlusconi Editore e persottotitolo Catalogo dei libri. Libretto anoni-mo se non fosse che l’autore e l’editorecoincidono, anche questa una stravaganzaeditoriale. Ma veniamo al contenuto.Dopo una breve introduzione, non firma-ta, esso si divide in quattro distinti capitoli:Biblioteca dell’Utopia, Edizioni limitate numerate

stampate al torchio a mano, Il Teatro Greco, Titoli

in preparazione. Ad ogni capitolo corrispon-dono altrettanti scritti. Del primo capitolofanno parte l’Elogio della Follia di Erasmo daRotterdam, tradotto da DomenicoMagnino e con una presentazione di SilvioBerlusconi; Utopia di Tomaso Moro, tra-dotto sempre da Magnino e presentatoancora da Berlusconi; infine Il Principe diMachiavelli, annotato da NapoleoneBonaparte, introdotto da Vittore Branca epresentato sempre da Silvio Berlusconi.Un fatto insieme curioso, emblematico esignificativo riguarda proprio l’edizionedell’Utopia di More. Sembra che anniprima Berlusconi, era la metà degli anniOttanta, avesse pubblicato, in maniera pri-vata per gli amici, questo classico diThomas More utilizzando sia la traduzione,che intere parti della prefazione che LuigiFirpo aveva realizzate nel 1979 per l’edi-

tra cataloghieditoriali

zione edita dalla casa editrice Guida diNapoli, spacciandole come proprie. Il cele-bre studioso torinese scoprì per caso quelplagio guardando in televisione una inter-vista a Berlusconi nella quale l’intervista-trice leggeva brani della prefazione, attri-buita a Berlusconi, ma che Firpo riconobbeimmediatamente come propria. In seguitoBerlusconi, secondo quanto riportato daMarco Travaglio in un lungo e documen-tato articolo-intervista scritto sulla base deiricordi di Laura Solvetti, vedova di LuigiFirpo, dopo anni durante in quali lo stu-dioso fintamente lo minacciava di denun-ciarlo per plagio e Berlusconi che tentavadi aggirarne il silenzio con costosi regali,puntualmente rifiutati dallo storico,ristampò l’opera con la traduzione diFirpo regolarmente citata e senza la suaprefazione, benché in nessuna delle dueedizioni dell’Utopia targate SilvioBerlusconi Editore (del 1991 e 1993) com-paia il nome di Luigi Firpo come traduttore,ma sempre quello di Domenico Magnino(fonte: ICCU). Nell’articolo di Travaglioviene anche pubblicato il biglietto autogra-fo inviato a Firpo, datato Natale 1986, nelquale Berlusconi conclude con un signifi-cativo: “Per carità non mi rovini!!!”, rife-rendosi alla temuta minaccia dello studiosodi rendere pubblico e denunciare quell’an-tico plagio storico-letterario. L’episodio fucosì ricordato, nell’articolo di Travaglio,anche da Franzo Grande Stevens, famosoavvocato e consigliere di casa Agnelli eamico di Firpo: “Firpo mi raccontò di quelplagio. Era esterrefatto. Anche perchéBerlusconi, anziché scusarsi, dava la colpaa una segretaria. Poi cercò di rabbonirlocon regali costosi, che il professore rispedìsdegnosamente al mittente”. Ma torniamo

al libretto del ’93. Il secondo capitolo con-tiene gli scritti Quaranta sonetti diShakespeare, tradotti da GiuseppeUngaretti, poi un Mozart nel bicentenario della

morte e infine Menippeo e Icaromenippo diLuciano di Samosata, nella traduzione diLuigi Settembrini, con 4 xilografie di PinoDi Silvestro. Del terzo capitolo fanno inve-ce parte Alcesti di Euripide, tradotto daAntonio Garzya, e Edipo Re di Sofocle, tra-dotto da Giusto Monaco, rispettivamentecon 7 e 8 xilografie sempre di Di Silvestro.Infine nell’ultimo capitolo troviamo gliscritti Le sottilissime astuzie di Bertoldo diGiulio Cesare Croce, Jetz komme, Feuer! diHörderlin, il Canto XXVIII del Purgatorio e ilCanto XXVI dell’Inferno di Dante, Le avventu-

re di Alice nel paese delle meraviglie di Carroll,Ifigenia tra i Tauri di Euripide, Agamennone diEschilo e infine Gli Arcanesi di Aristofane.Come si vede un livello letterario altissimo,a cui fa seguito una veste grafica e unatipografia d’alto profilo; tutti con benimpresso in copertina, e al frontespizio, ilbiscione visconteo, debitamente rivisitatoattraverso un abile restyling, simbolo diPublitalia’80. Gli stessi stilemi che ritrovia-mo in questo libretto (ma senza il logo diPublitalia’80), stampato alla giapponese,cioè con le doppie pagine intonse da nontagliare, una tiratura molto bassa, 2000esemplari non numerati stampati daRuggero Olivieri a Milano per la curatipografica generale di un grande stampa-tore al torchio, il veronese AlessandroZanella. La carta utilizzata è la Palatinadelle Cartiere Miliani di Fabriano, il tuttoutilizzando il carattere Dante, nei corpi 12e 10, disegnato dal principe degli stampa-tori: Giovanni Mardersteig. Peccato chel’autore non abbia più scritto nulla da quel1993, e il libro resta quindi un unicumnella sua produzione; dall’anno dopoinfatti, e fino ad oggi, sarà tutta un’altrastoria. E chiudiamo ancora col Poeta “Acprofecto si librorum copia doctos faceretaut bonos, doctissimi omnium atque opti-mi essent qui ditissimi; cuius saepe contra-rium videmus” (Petrarca, Sull’abbondanza

dei libri, dialog. 43). md

Per saperne di più:

Marco Travaglio, Il Cavaliere e il libro copiato

allo storico. “Così mio marito Firpo lo smascherò”,«la Repubblica», 23 marzo 2006.

Marco Cicala, Il bauscia. Dalla “Follia” di

Erasmo al bunga bunga. Ecco B. l’orgia del potere,«il venerdì di Repubblica», n. 1194, venerdì,4 febbraio 2011, pp. 34-39.

Filippo Ceccarelli, I libri del cavaliere e il sor-

riso ambiguo del lettore inesistente, «il venerdì diRepubblica», n. 1194, venerdì, 4 febbraio2011, p. 12.

I cartellini per le chiavi,in «Il Libraio», a. III, n. 11,15 novembre 1948

Cantieri ringrazia Alberto Ravaglioli.

I cartellini bianchi pendenti dalle chiaviinfilate negli sportelli e nei tiretti dei mobiliantichi furono uno degli oggetti che, nellanostra infanzia, influirono di più a farcicredere che l’universo fosse ordinatosecondo ragione. Nella casa, infatti, in cuiavemmo l’onore di nascere, ogni chiaveportava, legata con una spaghetto, la suatesserina bianca orlata dl metallo, con suscritta la indicazione della serratura percui la chiave era venuta al mondo; e adogni chiave corrispondeva, nell’armadiettodietro l’uscio del corridoio, un chiodino,con sotto scritta, daccapo, la indicazionedella tesserina. Un chiodino per ogni chiave,una chiave per ogni chiodino. l’ordine diquell’armadietto corrispondeva alla pun-tualità con cui si andava a tavola e a letto,alla rubrica fissa, ne varietur, dei pranzidomenicali, alla data prestabilita -da unanno all’altro- della partenza e del ritornodalla villeggiatura.Macchè! Corrispondeva alla stabilità dellavaluta, alla regolarità con cui la ReginaVittoria andava a Balmoral, Franz Josepha Ischl, e Umberto a Monza, e alla possibi-lità, che c’era allora. di girare tutto ilmondo senza passaporto, e studiandosil’orario prima con la certezza di trovaretutte le coincidenze. C’erano, dietro aquello schieramento simmetrico di cartellini,che ci inspirava tanta ammirazione, moltialtri schieramenti simmetrici; che noi nonvedevamo; perché tutto si lega, nel mondo,C’erano, dietro a tutto quell’ordine stabilitodl chiavi e di cartoncini, molti altri ordinistabiliti più grossi, di cui noi non avevamoassolutamente idea; c’era soprattutto “l’or-dine”, derivante dalla lunga e profondapace. Per verità. in fondo all’armadietto,esistevano anche parecchie chiavi senzacartellino; chiavi anonime, extra-vagantes,sovversive, che non corrispondevano a nes-suna serratura esistente in casa. Ma, lungidal compromettere con la loro presenzal’ordine materiale e ideale dell’armadietto,esse lo confermavano. Si parlava di essecome degli anarchici che, in quel tempi,

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giovanniansaldo

con le giacche abbottonate e il tubino incapo, andavano gravemente a deporrepentole esplosive alla porta dei restarants

parigini, o attentavano alla vita delregnanti. Non le si buttava via, per il granprincipio che non si buttava mai via niente;ma il dispetto con cui erano guardate erimestate, ad ogni apertura dell’armadietto,doveva pur bastare ad umiliarle. Il ricordodi quell’ armadietto, e delle tesserine bian-che scintillanti sul fondo scuro, ci colse l’al-tro giorno, repentino, nella bottega del piùnoto cartolaio di Firenze, in viaTornabuoni; e la voglia di avere ancora incasa le chiavi adorne di quell’appendice ciassalì imperiosa. “Scusi, chiedemmo alcommesso, lei ha dei cartellini, delle tesse-rine per chiavi?”. Ci offri dei tesserini diosso. “No, grazie. Questi sono troppo dilusso. Sono adatti per chiavi da cassaforte.io vorrei, sa, di quei cartoncini bianchi,bislunghi, con il loro orlino di metallobianco...”. Il commesso era gentile. Preseuna scaletta, la fece un po’ scivolare sullerotelle, e vi salì sopra, tutto per servirci noi;cose da non credersi. E tirò giù dallo scaf-fale uno scatolone, nel cui fondo, in altriscatolini, giacevano alcune diecine di car-tellini proprio come li avevamo sognati unmomento prima. “Sono gli ultimi”, cidisse. “Non ce ne sarà forse molta richiesta”.Storse la bocca in modo poco lusinghieroper i cartellini. “Tutti, in genere, voglionole tesserine di osso. Sono più pratiche”.“Capisco, capisco”. È già un pezzo, difattiche comprendiamo una cosa: che la gente,più povera diventa, e più diventa preten-ziosa, esigente, e diciamo pure smorfiosa.Siamo tutti ridotti che non abbiamo quasipiù cassetti, e pressoché niente da mettercidentro; ma per l’ultima chiave che ci resta,il tesserino di cartone non basta più; ha daessere d’osso. “È più pratico”. Pratici o no,noi facemmo incetta dei cartellini cheerano rimasti in fondo allo scatolone.Costano anche poco, uno e cinquantal’uno. Sono ancora una mercanzia checonsente di dire: “Me li dia tutti” senzabatticuore. E col nostro pacchettino intasca ce ne tornammo a casa, sulla collina.Nelle famiglie civili in strettezze -questa èla definizione che ci pare si adatti moltabene alla nostra- il gran segreto, coi figlioli,è quello di provvedere loro dei divertimentivarii, intensi, che occupino piacevolmentela fantasia e il sentimento, che fermino l’at-tenzione, e che costino poco. Da questopunto di vista, noi ci permettiamo di sug-gerire a tutti i padri alieni dall’investiresomme rilevanti nell’alta giocattoleria, ildivertimento della chiavi. La guerra, colsuo sconquasso, ha privato di chiave lamaggior parte del mobili superstiti; omeglio, ha fatto perdere a tutti noi il ricor-do preciso delle chiavi dei singoli cassetti.

Nei traslochi affannosi sotto le bombe, neiricuperi fortunosi, negli scassinamenti deitiretti in coi finirono miseramente tutti ipiù sublimi ideali, milioni di chiavi sonorimaste sbandate, scompagnate; e in ognifamiglia ce n’è parecchie, che girano da uncassetto all’altro come cani senza padrone,come chiavi di malaffare. Incitare i ragazzialla ricerca della serratura conveniente;promettere loro un piccolo premio perogni chiave messa a posto; e coronarel’opera, dirigendo la compilazione dei car-tellini, da legare ad ogni chiave per saper-ne l’uso e il recapito: oh. quale divertimen-to appassionante, invece dei lunghi e divo-ratori baci del cinema! Appassionante edeconomico. Ci se la cava, lo abbiamodetto, con poche diecine di lire; e c’è anchela possibilità di risparmiare qualche foglioda mille, il giorno che, per disperata ipotesi,si dovesse umilmente pregare un chiavaiodi venire a forzare quel tale cassetto... Noi,con le chiavi e con i cartoncini, abbiamopassato, sulla collina, una domenica deli-ziosa. Nella notte, gli alberi sonori avevanomandato un fremito nuovo, sotto i colpi diun vento scendente dai monti, diverso daquello che il frustava durante le borianedella pazza estate; e la mattina, alzatici,avevamo veduto che l’autunno scotevadavvero i suoi veli sugli oliveti impassibili esulle vigne già desolate. Una tristezza paci-fica saliva, con la nebbia, dal vasto piano,a fasciare la casa, ad avvilupparla, a coprirla;a lasciarsi andare, non ci sarebbe stato cheda passare la giornata così, dietro i vetridelle finestre. Ma noi, sguinzagliavamo perla casa. invece, i ragazzi, armati di chiavida identificare; e tutta la casa fu piena diun tramestio e di grida e di baruffe chevinsero e dissiparono ogni sognacchieriamalinconica, portata dal tempo e dallagiornata, Cento e più chiavi, residui diperipezie innumerevoli, furono provate dapiù mani, successivamente, a diecine diserrature bisbetiche ed imbronciate: e peruna diecina dl chiavi, che erano già consi-derate inutili, fu trovata la serratura.Allineate gloriosamente sulla scrivania, lechiavi ritrovate attendevano di ricevere dinuovo la piena dignità loro di chiavi dibuona famiglia, con un cartellino che indi-casse il cassetto o lo sportello di loro perti-nenza. I ragazzi si beccavano per la prioritàdel merito del ritrovamento; ma il letichìode’ ragazzi è ormai, per noi, come il rumordell’onda per coloro che abitano sulla rivadel mare; resteremmo stupiti, se venissed’un tratto a mancare. E poi, placavamotutti i contendenti con la promessa di rega-lare loro qualche cartellino anche per lechiavi già in uso, e note; poiché essi, ormai,avevano la frenesia del cartellino, e se lisarebbero appesi anche al naso, con suscritto il proprio nome. E, sedutici, scrive-

vamo le indicazioni delle chiavi ritrovate.“Sportello a destra libreria della zia Eugenia”,

“Tiretto in atto del secretaire vecchio”, “Cassetto

delle lettere di mio padre”. La stesura di questeindicazioni ci riempiva di una letizia chenon crediamo fosse troppo dissimile daquella dei pio Neemia, quando pezzo apezzo rimetteva insieme il Tempio. I vec-chi mobili, spolverati in tempo dalle manidi cara gente morta, ci parevano riconsa-crati, dopo tante profanazioni di traslochie di nascondimenti. Avevamo l’impressio-ne, scrivendo quei cartellini, di contribuire,con una piccola linea, a dare un certo sestoagli affari di Europa. Non eravamo lonta-ni dal pensare, che se il dieci per centodelle chiavi vagabonde che ci sono almondo trovassero la loro toppa, e fosseromunite di cartellino, si sarebbe fatto ungran passo, davvero, verso il nuovo ordinemondiale, Ma proprio mentre facevamoesercizi di grafia sui cartoncini, capitò laposta; la posta del sabato, arrivata col suogiorno comodo di ritardo, perché ora icontadini hanno le botti e vanno giù aSanfidelio, quando possono. Manco a farloapposta, la prima lettera che aprimmopareva scritta per dimostrarci la stoltezzadell’opera nostra. Essa veniva da un amicosicuro e influente, vastamente informatodelle cose politiche, attento a spiare, da unosservatorio privilegiato, i presagi di ciòche potrà accadere. E diceva, tra l’altro:«La elezione di Dewey è sicura. Essa apri-rà una nuova fase, molto breve nelle rela-zioni tra l’America e la Russia. La irrita-zione antirussa è in continuo aumento,specialmente nel West; la gente è risoluta afarla finita. Secondo le notizie che ho, ilbubbone scoppierà nella primavera prossi-ma. Hai veduto ciò che dice Salvemini suControcorrente? Che, quando che sia, la guer-ra sarà combattuta in Germania enell’Italia settentrionale. Qui si fa il contosu una guerra di parecchi anni: i più otti-misti pensano a tre. Tu che intenzioni hai?Credo che capirai che non sarà possibilefar finta di niente. Devi avere un pianopreciso, per i casi A, B, C; e attuarlo. Io tiaiuterò. (Omissis) Bada che questa volta,

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non ci sarà più nessuna Europa in cui tor-nare; tutti coloro che non saranno statimassacrati nella prima fase del conflitto, losaranno nella seconda. Rifletti e decidi pernon essere del numero». Scorremmo la let-tera prima, macchinalmente; poi pesandole parole. Terribili parole, venendo da unposto simile, da un uomo così. Paroledegne di inspirare riflessioni e decisioni.Decisioni... Ma, e allora, ciò che stavamofacendo? La ricerca delle chiavi sbandate?I cartellini nuovi, con l’indicazione deimobili antichi? Il gioco dei nostri ragazzi?La ripresa di un ordine, nei tiretti, nellacasa, nel mondo? Tutto da piantare lì, per-ché c’è, incombente, la nuova bufera?Impossibile. Sentimmo che era impossibi-le. Sarà stato tutto, magari, come l’amicodiceva; ma la sua lettera non teneva ilconto di infinite cose, più forti della preoc-cupazione per la semplice vita, che, da sola,salvata così, è un cencio inutile. Non tenevaconto dell’impulso, per cui l’uomo, anchesotto la guerra incombente, deve andarepure avanti nella vita di ogni giorno, e tira-re su meglio che può i figlioli, e ricostruir-si attorno. come può, un certo ordinemateriale e morale. Non teneva contodelle chiavette e dei cartellini. Il suo avver-timento era assennato, ma atroce. Non glipotevamo dare ascolto. E continuammoperciò a scrivere i cartellini, e a darli scrit-ti ai ragazzi perché li legassero alle chiavi.“Cassetto della credenza al terreno”,“Tiretto dello

scrittoietto piccolo”. Anche se l’amico fossevenuto di presenza, a sollecitarci colla vocestrozzata dell’ultimo momento, siamo sicu-ri che lo avremmo respinto. Gli avremmorisposto come il pio Neemia rispondeva achi lo chiamava mentre, pezzo per pezzo,ricostruiva il Tempio: “Magnum opus facio, et

non possum descendere”.

L’ultimo grande editore:Alessandro Olschki (1925 – 2011)

Col passo leggero e il riserbo che solo igrandi personaggi posseggono, l’ultimogentiluomo della nostra editoria di culturaha lasciato per sempre questa nostra Italia,sempre più sbracata, volgare, cinica.Alessandro Olschki è stato non solo ungrandissimo uomo di libri, ma un umanistadi stampo rinascimentale, di antica, nobiletradizione familiare e la cui lunga storiaeditoriale è conservata nella memoria diintere generazioni di studiosi, ma anchenel silenzio ovattato delle grandi bibliote-che di tutto il mondo. Una storia narratainnumerevoli volte e riflessa nelle migliaiadi titoli di quel catalogo storico Olschki,diventato negli anni una risorsa culturale,nazionale e internazionale, di inestimabile

valore. L’intero gruppo di lavoro diCantieri, e della casa editrice Biblohaus, sistringe intorno alla Famiglia Olschki per laperdita di Alessandro Olschki. Il prossimonumero di Cantieri sarà monografico,interamente dedicato al lavoro editorialedi Alessandro Olschki e della casa editriceL.S. Olschki. mg

Alessandro Olschki, «Tractant fabrilia fabri»,in L’officina dei libri 2010. Testimonianze, saggi,

documenti, a cura di Edoardo Barbieri,Lodovica Braida, Alberto Cadioli, Milano,Unicopli, 2010, pp. 12-43. L’ultimo saggiodi Alessandro Olschki.

Visto si stampi. Saggi e ricordi di Alessandro

Olschki raccolti in occasione del settantesimo com-

pleanno, Firenze, s.e. [ma Città di Castello,Tiferno Grafica, cura tipografica di EnzoVolpini], 1995, edizione fuori commerciostampata in 300 esemplari numerati a mano.

The Rosenthal and Olschki Families, con unaNote About This Family Tree di BernardRosenthal ed Anthony Misch, s.n.t. [maFirenze, L.S. Olschki], 2008 [plaquette fuoricommercio, a tiratura limitata non indicata]

Alessandro Olschki, [Per Giorgio Volpini],s.n.t. [ma Città di Castello, TifernoGrafica, 1976]. Opuscolo commemorativofuori commercio, a tiratura limitata nonindicata, stampato in ricordo dello stam-patore ed editore.

Può succedere a volte che dietro alle grandiinvenzioni si nascondano motivi legatiall’amore, alla passione, alla pietà, all’affettofiliale, alla gelosia. Così sembra essereaccaduto anche per l’invenzione dellamacchina da scrivere, come si legge nel-l’elegante e romanzata ricostruzione chene ha fatto Carey Wallace nel suo romanzod’amore tra la nobildonna CarolinaFantoni da Fivizzano e il geniale amantePellegrino Turri. Nella realtà storica, invece,sembra accertato e documentato che nel1802, nel Palazzo Fantoni Bononi diFivizzano, venne inventata, realizzata eutilizzata “ […] a writing machine wichwas the first to print in anything like theimpression of a modern typewriter […]”(cfr. W. A. Beeching, p.8), ad opera delconte Agostino Fantoni della Corona,nipote del poeta Labindo, per alleviare lasventura di una sua sorella non vedente,consentendole in tal modo di poter scriverela propria corrispondenza. Tale macchinaverrà in seguito perfezionata da PellegrinoTurri, amico di Agostino Fantoni, ed ecco-ci giunti al cuore del bel romanzo dellaWallace. La “preziosa stamperia” (così eraconosciuta) poteva stampare direttamente suun foglio bianco o mediante “carta nera”,l’antesignana della moderna carta carbone;è così che ancora Fivizzano sarà il primoluogo nel quale è testimoniato l’utilizzodella carta carbone. Nel precedente numero7 di Cantieri Michelle Delattes ci ha parla-to del Museo Jacopo da Fivizzano, dedica-to alle arti del libro, e ospitato proprio nelsecolare Palazzo Fantoni Bononi di

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alessandroolschki

due paroleun libro

Fivizzano in Lunigiana dove, giusto cinquesecoli e quaranta anni fa, veniva introdottala stampa a caratteri mobili ad opera dellostampatore Jacopo da Fivizzano, sul qualeLoris Jacopo Bononi nel 1971 ha scritto unpregevole, e pregiato, volume in occasionedel quinto centenario di tale avvenimento. Siringrazia il Fondo bibliografico di Cantieriper aver messo a nostra disposizione unesemplare. gn

Carey Wallace, Le parole perdute, trad. diNicoletta Grill, Milano, Frassinelli, 2010,244 p., €18,50.

Per saperne di più:

Loris Jacopo Bononi, Jacopo da Fivizzano

stampatore (1471)-1477, nel Quinto anni-versario dell’introduzione della stampa inFivizzano. Bornato, Centro Studi ArtiGrafiche di Fausto Sardini, 29 dicembre1971, 88 p., ill., s.i.p. [edizione di 150esemplari numerati a mano].

Loris Jacopo Bononi, Il nostro nome corra alla

posterità indiviso. Giovanni Fantoni, promotore,

Agostino Fantoni ideatore realizzatore di “una

macchina scrivente che fu la prima a stampare

come fa una moderna macchina per scrivere”.

Celebrazioni Fantoniane 2005-2007,Fivizzano, Museo della Stampa “Jacopoda Fivizzano”, 2007, 24 p., ill.

Loris Jacopo Bononi, Libri & Destini. La cultura

del libro in Lunigiana nel Secondo Millennio.Lucca, Pacini Fazzi editore, 2001, pp. 191-205.

W.A.Beeching, Century of the Typewriter.

British Typewriter Museum Publishing,Bournemouth, Dorset, 1990, p. 8.

Un lancianese di carattere: Rocco Carabba e la

cultura italiana tra ‘800 e ‘900 [Lanciano,Polo Museale di Santo Spirito, 12 febbraio-31 maggio 2011].

Officina d’arte grafica Lucini. Quando la tipografia

diventa poesia [Milano, Biblioteca Sormani,Sala del Grechetto, 26 febbraio - 26 marzo 2011].

Segnaliamo tre interessanti video nei quali,in maniera diversa, si parla del mondo del-l’editoria.

Inge film (Inge Feltrinelli)

Un’ora sola ti vorrei (Alina Marazzi Hoepli)

Linea Rossa (Albe e Lica Steiner)

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tipografiain mostra

video dalmondo del libro

distributori nazionali

circuiti alternativiNDA

biblioteche estere e e.bookcasalini libri

biblioteche italianels distribuzioni editoriali

piemonte, valle d'aosta e liguriabook service sas

trivenetocierrevecchi

lombardiapecorini sas

ediq distribuzione

emilia romagna, marche e abruzzoeuro servizi srl

toscana e umbriapromedi firenze sas

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