Afghanistan De Mita-Craxi, il più è...

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La crisi verso la soluzione, non ci saranno altri incontri bilaterali De Mita-Craxi, il più è fatto Il presidente incaricato: tutti vogliono concludere Su Montalto confermata l'ipotesi di accordo per la «riconversione polivalente» (che non esclude il nucleare) - Forlani: già domani la riunione collegiale e lunedì quella conclusiva ROMA Ciriaco De Mita dovrebbe essere in grado di varare il nuovo governo già alla metà della prossima set- timana, n capitolo del pro- gramma sarà definitivamen- te elaborato al più tardi lu- nedi: già domani, quasi sicu- ramente, si svolgerà una riu- nione collegiale dei partiti della maggioranza. A dare in pratica via libera al presidente Incaricato sono state oltre tre ore di collo- quio con la delegazione del Psi, e i successivi, quindici minuti di faccia a faccia con Bettino Craxi. Al termine, sia De Mita sia i socialisti hanno espresso valutazioni abbondantemente positive sull'incontro. n segretario della De, che ha escluso la necessità di un nuovo giro di incontri bilate- rali, ha sostenuto che «tran- ne qualche questione margi- nale sulla quale nessuno si irrigidisce» non ci sono più ostacoli insormontabili e pa- re che tutti vogliano conclu- dere. «E' stato un negoziato anche duro, ma produttivo», ha commentato Claudio Martelli. A De Mita, il Psi ha conse- gnato un fascicolo denso di osservazioni e integrazioni alla bozza di programma ri- cevuta. I maggiori attriti hanno riguardato l'abolizio- ne del voto segreto, la sorte della centrale di Montalto di Castro (da riconvertire pur senza escludere il nucleare) e il rilancio, da parte sociali- sta, dell'idea di introdurre l'istituto del «referendum propositivo». n presidente incaricato ha ricevuto anche la delegazio- ne del Pri. La Malfa ha insi- stito soprattutto perché si affrettino i tempi.- Restano scettici i liberali: «L'anda- mento della crisi non pro- mette nulla'di buono». Forla- ni è ottimista: è convinto che tra la riunione collegiale di domani e quella di lunedi prossimo si potrà finalmente' concludere. Caprara, Foresta Martin, Franchi a pagina 2 MA IL DUELLO PURTRÒPPO CONTINUA di GIANFRANCO PIAZZESI La crisi di governo è or- mai molto vicina alla solu- zione come del resto era facile prevedere; ma la gen- te non nasconde meraviglia e perplessità. Mai avevamo assistito a una crisi così an- nunciata, programmata e pi- lotata, e nello stesso tempo tanto lunga e difficile: Goria era cotto almeno da sei me- si; lo tenevano in piedi solo per approvare la legge finan- ziaria. Eppure, per iormaliz- zare e ufficializzare una crisi da tutti considerata inevita- bile fu necessaria una sessio- ne parlamentare che non è esagerato definire selvaggia. I franchi tiratori dovettero sparare a raffica a più ripre- se prima di convincere un presidente piuttosto rilut- tante ad abbandonare il suo posto e un segretario piutto- sto titubante a sostituirlo. Questo spreco di munizio- ni ha fatto aumentare il defi- cit del bilancio di 19mila miliardi, senza peraltro pro- vocare un vero chiarimento politico. Infatti De Mita, pur essendo il successore de- signato, ha dovuto superare una serie di difficoltà. Prima di elaborare una bozza .di 'programma ci sono voluti tre giri di incontri bilaterali con i potenziali alleati di governo. Questi incontri si sotto fatti sempre più lunghi; ieri Craxi ha stabilito un re- cord rimanendo tre ore e mezzo nella stanza del presi- dente incaricato. Ma il gior- no prima il liberale Renato Altissimo, nel suo piccolo, aveva fatto ancor meglio: il due per cento dei voti ha imposto due ore e mezzo di animata conversazione. Trattative interminabili solo per definire una intesa di massima, per chiudere la fase degli incontri bilaterali e consentire la riunione col- legiale, in cui si dovrebbe stendere l'accordo definiti- vo. L'evento, annunciato in termini quasi trionfalistici, dovrebbe essere celebrato addirittura in settimana. E se poi emergesse qualche malinteso? Meglio non pen- sarci. Dopo «la collegiale» si porrà mano a elaboratissimi ' calcoli per scegliere una trentina di ministri e una sessantina di vice tra cinque partiti e un numero impreci- sato di correnti. Ma a questo ci siamo abituati. La novità è un'altra. De Mita ha tutte le qualità e soprattutto ha tutto il potere che gli con- sentirebbe di essere un otti- mo presidente del Consiglio; eppure la sua partenza è stata quanto mai stentata. Perché tanto impaccio e. tanta lentezza? I motivi li abbiamo elencati più volte, ma sarà il caso di ripeterli. Il suo duello con Craxi, pur- troppo, continua. I partiti intermedi, invece di fare da cuscinetto, si sono schierati da una parte o dall'altra; i repubblicani con la De, i socialdemocratici, e in una certa misura anche i liberali, col Psi. Questi partiti, sempre più litigiosi, non ne traggono le logiche conseguenze. Nessu- no, anche nei momenti più tesi, ha mai pensato di an- darsene sbattendo la porta. Nella loro logica, opposizio- ne è ormai sinonimo di emarginazione. Questa pos- sente forza centripeta sta travolgendo un po' tutti: tra i radicali e i verdi si è parlato di governo a sette, i comuni- sti sono pronti ad appoggia- re un «governo di transi- zione». Tutto è bene quel che fini- sce bene. Finalmente stiamo per avere un governo che ha 1 titoli per durare. Però De Mita era il solo cavallo in corsa, senza sostituti e senza antagonisti; eppure l'arrivo a un traguardo obbligato gli sta costando una quantità di tempo e di fatica del tutto sproporzionati. Una assurdi- cosi evidente è altrettanto inquietante. La caduta delle pregiudiziali e delle discri- minazioni ideologiche in se stessa è un bene, perché al- larga gli spazi della demo- crazia. Ma a una condizione. Purché il gioco «a tutto cam- po», condotto senza scrupoli e senza principi, non esten- . da, invece, gli spazi del tra- sformismo. Morti una quindicenne e due dimostranti palestinesi AGGUATO A STUDENTI ISRAELIANI GERUSALEMME Orrore e morte per I liceali dell'Insediamento ebraico di Elon More nella Clsgtordanla sconvolta dalla rivolta palestinese. Un gruppo di studenti Israeliani è stato attirato con un pretesto nel villaggio di Betta ed è stato attaccato da una folla di dimostranti. Due Israeliani hanno aperto II fuoco. Tragico II bilancio: due palestinesi uccisi dalle pallottole e una studentessa Israeliana di 15 anni morta per una sassata. (Nella foto l'arresto di una donna palestinese) Cremonesi a pagina 4 Afghanistan a una svolta Viaggio a sorpresa di Gorbaciov MOSCA Dopo otto anni la crisi afghana sembra pro- prio giunta a una svolta. Con un'iniziativa a sorpresa Gor- baciov in persona è volato ieri a Tashkent, la capitale dell'Uzbekistan, per incon- trare il presidente afghano Najibullah giunto in volo con il ministro degli Esteri sovie- tico Shevardnadze dopo tre giorni di colloqui a Kabul. Sul tavolo gli ultimi accor- di per il ritiro dell'Armata Rossa dalla palude afghana. Sempre ieri è invece arriva- to a Islamabad il segretario alla Difesa americano Frank Caducei per colloqui con i di- rigenti del Pakistan e i capi della Resistenza al regime di Najibullah. Una visita che as- sume un significato partico- lare-nel momento in cui si fanno sempre più insistenti le voci di un prossimo accor- do USA-URSS sugli aiuti che- le due superpotenze dovreb- bero continuare a elargire ai rispettivi «alleati» all'indo- mani del ritiro sovietico. E' probabile che dopo She- vardnadze sia toccato allo stesso Gorbaciov far digerire a Najibullah l'amaro boccone del protrarsi degli aiuti USA ai mujaheddin. Bonanni a pagina 5 Ha chiesto di replicare all'intervista di De Mico al «Corriere» Darida, notte all'Inquirente per controbattere le accuse ROMA Un finale di colpi di scena per l'Inqui- rente che alla mezzanotte di oggi perderà gran parte dei suoi poteri Ieri notte a tarda ora, mentre la com- missione era riunita per ti- rare le somme (con profon- de spaccature) della sua istruttoria sulle «carceri d'oro», Clelio Darida, ex guardasigilli, ha chiesto di essere ascoltato. Nel momento delle deci- sioni definitive (rinvio o meno davanti alla Camera per la messa in stato d'ac- cusa) sulla sua sorte, l'ex ministro non voleva lascia- re l'ultima parola al suo grande accusatore Bruno De Mico. Nel pomeriggio di ieri Darida aveva diffuso una dichiarazione per con- testare i ricordi più freschi dell'architetto milanese che era voluto tornare a San Macuto per precisare meglio alcuni dettagli che chiamavano più diretta- mente in causa l'ex mini- stro di Grazia e Giustizia e che aveva ribadito le accu- se In un'intervista al «Cor- riere della Sera». La commissione prima dell'audizione notturna ha discusso a lungo su quattro propoate,"mfi senza arriva- re ancora ad una decisione. Quella comunista: Nicolaz- zl e Darida davanti al Par- lamento, ma per concussio- ne e supplemento di istrut- toria' per Vittorino Colom- bo. Quella democristiana: Indagare ancora su tutti e tre, anche alla luce delle contraddizioni dello stesso De Mico. Quella del presi- dente Sterpa: consegnare al Parlamento una relazio- ne «aperta», cioè senza in-, dlcazloni precise. Quella, missina: tutti subito a glu- diziò per concussione. Graldi e Menghinia pag. il Aerei, si dimette il vertice Cisl Anche i treni verso nuovi scioperi ROMA n «no» degli aeroportuali al contratto ha investito il sindacato con la violenza di un torna- do. Ieri sera si sono dimes- si i cinque segretari nazio- nali dei trasporti aerei Cisl. Angelo Braggio, Sil- vano Barberini, Mario Ca- farelll, Angelo Sesa e Gio- vanni Verga hanno preso questa decisione per «age- volare un dibattito-più li- bero e aperto con i lavora- tori». Le riunioni sindacali si susseguono comunque a ritmo vertiginoso. Per il momento non si parla di riaprire la trattativa con l'AIitalia. H coordinamento 'dei la- voratori di Fiumicino, roc- caforte della contestazio- ne, insiste invece per la ri- presa del negoziato Mentre il trasporto aereo resta avvolto dall'incertez- za, torna incandescente il settore dei treni. . I Cobas dei macchinisti incroce- ranno le braccia per 24 ore a partire dalle 16 del 14 aprile. Ma anche Cgil, Cisl, Ull e l'autonoma Fisafs so- no sul piede di guerra, e probabilmente saranno de- cisi altri scioperi. Cianca à pagina 8 Un ingente quantitativo di materiale bellico nella stiva di un aereo diretto a Bagdad Armi italiane per l'Irak bloccate a Fiumicino Casse di bombe a bordo del cargo fermato sulla pista Sequestrate cinquanta tonnellate di compo- nenti di ordigni che stavano per essere spedite da Ire aziende toscane e lombarde - Arrestati due irakeni. ROMA Un cargo dell'«I- rak Airways» è stato blocca- to da polizia e carabinieri sulla pista di Fiumicino. Aveva nella stiva un enorme carico di armi di. fabbrica- zione italiana. Ben cinque tonnellate di bombe per ae- rei. Altri ordigni sono stati sequestrati mentre le azien- de costruttrici si preparava- no a spedirli. In totale cin- quanta tonnellate, corri- spondenti a qualcosa come un milione di pezzi. L'operazione, guidata dal sostituto procuratore Dome- nico Sica, ha già provocato l'arresto di due personaggi irakeni. Ma le indagini sono in pieno sviluppo e/sembra- no orientate in due direzio-, ni: verso le fabbriche di armi italiane che hanno effettua-! to l'ingente fornitura e nei confronti dei basisti, dei me- diatori che hanno permesso di concludere la clamorosa vendita. Le bombe erano destinate all'Irak. n regime di Bagdad le avrebbe impiegate nella guerra in corso contro l'Iran di Khomeini. Erano imballa- te in maniera insospettabile, distribuite in novanta enor- mi casse. Non erano monta- te, ma.a pezzi Dovevano es- sere poi i tecnici irakeni ad assemblare gli ordigni esplo- sivi E a questo proposito c'è un aspetto abbastanza sin- golare su cui soffermarsi. I 'vari pezzi destinati a forma- re la bomba vera e propria erano stati commissionati a tre ditte toscane e lombarde separatamente e all'insapu- ta l'uria dell'altra. In pratica i tecnici irakeni avevano progettato un ordi- gno completo, poi lo avevano scomposto in varie compo- nenti. E i disegni di ciascun pezzo erano stati consegnati separatamente alle aziende italiane. Con questo sotterfugio (escogitato forse per aggira- re il blocco italiano alla ven- dita di armi) avveniva che una ditta costruiva una par- te di bomba aerea senza sa- pere a cosa esattamente sa- rebbe servita. O almeno cosi giurano adesso i titolari del- le aziende. Secondo la loro versione, costruivano dei ge- nerici «pezzi meccanici». E sotto questa dizione, le com- ponenti degli ordigni veni- vano fatte passare alla doga- na di Fiumicino. I retroscena dell'operazio- ne sono però ancora tutti da chiarire. Gli inquirenti ci la- vorano intensamente. E ci hanno lavorato per più di una settimana in gran segre- to, n sequestro del materiale bellico e l'arresto dei due ira- keni risale infatti a dieci giorni fa. Tutto sembra iniziato con una perquisizione nell'uffi- cio dei due irakeni, i cui no- mi vengono ancora tenuti se- greti. I due gestivano a Ro- ma "un ufficio di import-ex- port appartenente al gover- no irakeno. Si tratta quindi di due personaggi abbastan- za importanti, con una veste ufficiale. Perciò bisognerà valutare fino a che punto ci sono in questa romanzesca vicenda implicazioni dirette di Bagdad. Uno degli irakeni arrestati ha cercato di farsi scagiona- re ricorrendo al tribunale della libertà, ma si è visto convalidare l'ordine di cat- tura. È certo che i due non operavano da soli. Si cerca- no adesso i mediatori, i per- sonaggi italiani che hanno tenuto 1 collegamenti con .le ditte incaricate di costruire 1 singoli pezzi. Gli esperti di ordigni belli- ci hanno potuto mettere in- sieme le varie componenti trovate nelle casse a Fiumi- cino. E hanno scoperto che la saldatura dei pezzi consenti- va di ottenere bombe a «sa- turazione di territorio», ordi- gni micidiali a carica cava in grado di fondere strati di ac- ciaio temperato spessi anche trenta centimetri. Tecnica- mente vengono dette bombe con testata anticarro, di cui l'Irak fa largo uso contro 1 «tanks» iraniani L'interrogativo più impor- tante da chiarire è se vera- mente le aziende' italiane hanno lavorato senza sapere - cosa costruivano. Se erano consapevoli di fabbricare pezzi di armi sono guai. Marco Nese Separazione: a Marta Marzotto 160 milioni di «alimenti» VENEZIA Centosessanta milioni l'an- no: è questo l'ammontare degli «alimenti» che il conte Umberto Marzotto dovrà passa- re all'ex moglie, Marta Vacondio (nella foto). Lo ha stabilito il presidente del tribu- nale di Venezia nella causa di separazione. Non è stata dunque accolta la richiesta iniziale di mezzo, miliardo avanzata dalla ' nota esponente dell'alta società romana. Il conte continuerà anche a occuparsi della residenza di Porto Ercole (per la quale aveva offerto a Marta 50 milioni l'anno) e delle case di Porto Rotondo e Cortina (che saranno utilizzate secondo gli accordi esi- stenti tra le parti). Apagina9 Il Kuwait non cede e i dirottatori del jumbo vogliono partire per un'altra destinazione Trattative e terrore sulla pista di Mashad TEHERAN Trattative e minacce sulla pista di Ma- shad, in Iran, dove è fermo da due giorni il Jumbo delle linee aeree kuwaitiane con 86 persone a bordo. I «pirati» dell'aria hanno ribadito la loro richiesta (il rilascio di 17 terroristi sciiti detenuti nel- l'Emirato) ma il Kuwait ha replicato con un nuovo rifiu- to. «Non siamo disposti a trattare su questa base» han- no affermato i kuwaitiani che hanno, tuttavia, inviato in Iran una delegazione uffi- ciale. Davanti a questa impasse i terroristi (sarebbero 4, tutti armati) hanno chiesto il ri- fornimento di carburante ed hanno fatto sapere di voler partire per una nuova desti- nazione.; Le autorità irania- ne hanno affermato di essere pronte a fornire il carburan- te al fine di evitare «qualun- que disastro o incidente». Insieme alle richieste i «pi- rati» hanno lanciato pesanti minacce nei confronti degli ostaggi e in particolar modo hanno ribadito che sono in pericolo di vita i tre kuwai- tiani (due donne e un uomo) membri della famiglia reale. La giornata si era invece aperta con un ammorbidi- mento: il commando aveva infatti liberato 24 donne e aveva acconsentito che un medico visitasse alcuni pas- seggeri con «problemi di salute». Nella vicenda del dirotta- mento è intervenuto anche llrak che. non ha perso l'oc- casione per lanciare accuse contro Teheran. Secondo Bagdad dietro i dirottatori c'è Infatti la «longa manùs» degli ayatollah. L'atteggia- mento dei dirigenti - che hanno subito condannato il sequestro e il particolare momento politico (domani si vota in Iran) porterebbero, invece, ad escludere il coin- volgimento del regime sciita. v A pagina'4 MASHAD (Iran) --- Il jumbo del Kuwait bloccato dal dirottatori sulla pista dell'aeroporto Impennala , a Wall Street Più 3,21 per cento A pagina 15 Oggi si celebra la giornata internazionale contro un vizio «normale» Quella facile condanna del fumo Una società come la nostra, fon- data sulle statistiche e quindi sul culto delle medie, non tollera, a quanto sembra, i vizi mediocri. Ri- spetta, ama, comprende e favorisce solo i vizi estremi e catastrofici, come la droga. Proprio l'altro ieri, sul Corriere, Renzo Cianfanelli ha annunciato da New York che la cac- cia al fumatore è cominciata. Oggi, poi, si celebra nientemeno che la Giornata 'Internazionale Contro il Fumo. Lasocietàpermissiva scomu- nica il vizio dell'oralità. So che il fumo fa male. So che può disturbare e danneggiare anche chi é costretto ad assistere passivamen- te alla celebrazione del delitto. So tutto. Ma non riesco a cancellare dalla mente l'impressione di unHn- giùstizia. droga'non fa peggio delfumo? Non distrugge giovani, fa- miglie, equilibri sociali? E come mai le campagne contro l'eroina si sono sempre arenate sulle secchedi una illimitata tolleranza e di una infinita comprensione? Perché una società media,' ben- pensante, sostanzialmente indiffe- rente a tutto può comprendere e tol- lerare gli oppiomani, ma non i fu- matori? Perché si organizzano sex shop per sadomasochisti o pedofili (che nuocciono a e agli altri), ma ci si appresta ad applicare al fumo versioni aggiornate dello screditato proibizionismo? Quale misteriosa morale ci spinge a ribellarci contro ogni tentativo di arginare la diffusione dell'Aids at-. traverso tempestivi esami del san- gue, ma à minacciare Zlnterdlctio aqua et igni a chiunque estragga dalla tasca non già una pistola ma un pacchetto di Marlborp? L'enigma è forse solo apparente. Il fumo è Un vizio consolidato, .medio- cre, normale, sommesso, un vizio qualsiasi, che non suscita curiosità e non si presta ad analisi psicologi- che o a utilizzazioni ideologiche. Esso cade perciò sotto la giurisdi- zione del gusto, della moda e dell'i- giene. Basta un niente perfatgirare il pollice verso una condanna inap- pellabile, come per le diete. Poiché si sa che il fumo fa mille, .diventa volgare, addirittura trivia- le fumare. Oli altri vizi, siano essi droga o la pedofilia, cadono sotto una' diversa giurisdizione. Sono abitudini'nuové, è clandestine, non molto comprensibili ai più. Proprio per questo entrano nel recinto sacro dei fenomeni sociologici, ottenendo la relativa franchigia. La scienza sociale ci ha abituati a considerare le cose nuove che acca- dono àgli uomini (quando accado- no a molti, o meglio a minoranze consistenti) come eventi naturali, qualcosa che somiglia più alle: eru- zioni dei vulcani che non alle scelte .responsabili e irresponsabili dei singoli o delle moltitudini. Quel che fanno quasi, tutti o che non fa quasi nessuno appartiene in- vece al sistema dei comportamenti cui portiamo la responsabilità. Si può avere orrore dei terremoti, ma non li si condanna moralmente, si fanno crociate per'impedirli. Il fumo non suscita l'horror sacrò del- le catastrofi naturali, e lo si. può mettere all'indice. . Anche qui, come in molti altri casi, il discrimine non sta nel danno sociale, ma hello strumento cultura-, le. Come sempre, dimostriamo disa- : perei difendere abbastanza bene, dalla pioggia, scoprendo con faci- lità l'ombrello; ma di rimanere im- potenti, o quasi, contro le alluvioni. Saverio Vertone . Stucchi a pagina 9.

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La crisi verso la soluzione, non ci saranno altri incontri bilaterali

De Mita-Craxi, il più è fatto Il presidente incaricato: tutti vogliono concludere

Su Montalto confermata l'ipotesi di accordo per la «riconversione polivalente» (che non esclude il nucleare) - Forlani: già domani la riunione collegiale e lunedì quella conclusiva

ROMA — Ciriaco De Mita dovrebbe essere in grado di varare il nuovo governo già alla metà della prossima set-timana, n capitolo del pro-gramma sarà definitivamen-te elaborato al più tardi lu-nedi: già domani, quasi sicu-ramente, si svolgerà una riu-nione collegiale dei partiti della maggioranza.

A dare in pratica via libera al presidente Incaricato sono state oltre tre ore di collo-quio con la delegazione del Psi, e i successivi, quindici minuti di faccia a faccia con Bettino Craxi. Al termine, sia De Mita sia i socialisti hanno espresso valutazioni abbondantemente positive sull'incontro.

n segretario della De, che ha escluso la necessità di un nuovo giro di incontri bilate-rali, ha sostenuto che «tran-ne qualche questione margi-nale sulla quale nessuno si irrigidisce» non ci sono più ostacoli insormontabili e pa-re che tutti vogliano conclu-dere. «E' stato un negoziato

anche duro, ma produttivo», ha commentato Claudio Martelli.

A De Mita, il Psi ha conse-gnato un fascicolo denso di osservazioni e integrazioni alla bozza di programma ri-cevuta. I maggiori attriti hanno riguardato l'abolizio-ne del voto segreto, la sorte della centrale di Montalto di Castro (da riconvertire pur senza escludere il nucleare) e il rilancio, da parte sociali-sta, dell'idea di introdurre l'istituto del «referendum propositivo».

n presidente incaricato ha ricevuto anche la delegazio-ne del Pri. La Malfa ha insi-stito soprattutto perché si affrettino i tempi.- Restano scettici i liberali: «L'anda-mento della crisi non pro-mette nulla'di buono». Forla-ni è ottimista: è convinto che tra la riunione collegiale di domani e quella di lunedi prossimo si potrà finalmente' concludere.

Caprara, Foresta Martin, Franchi a pagina 2

MA IL DUELLO PURTRÒPPO CONTINUA di GIANFRANCO PIAZZESI

La crisi di governo è or-mai molto vicina alla solu-zione come del resto era facile prevedere; ma la gen-te non nasconde meraviglia e perplessità. Mai avevamo assistito a una crisi così an-nunciata, programmata e pi-lotata, e nello stesso tempo tanto lunga e difficile: Goria era cotto almeno da sei me-si; lo tenevano in piedi solo per approvare la legge finan-ziaria. Eppure, per iormaliz-zare e ufficializzare una crisi da tutti considerata inevita-bile fu necessaria una sessio-ne parlamentare che non è esagerato definire selvaggia. I franchi tiratori dovettero sparare a raffica a più ripre-se prima di convincere un presidente piuttosto rilut-tante ad abbandonare il suo posto e un segretario piutto-sto titubante a sostituirlo.

Questo spreco di munizio-ni ha fatto aumentare il defi-cit del bilancio di 19mila miliardi, senza peraltro pro-vocare un vero chiarimento politico. Infatti De Mita, pur essendo il successore de-signato, ha dovuto superare una serie di difficoltà. Prima di elaborare una bozza .di

'programma ci sono voluti tre giri di incontri bilaterali con i potenziali alleati di governo. Questi incontri si sotto fatti sempre più lunghi; ieri Craxi ha stabilito un re-cord rimanendo tre ore e mezzo nella stanza del presi-dente incaricato. Ma il gior-no prima il liberale Renato Altissimo, nel suo piccolo, aveva fatto ancor meglio: il due per cento dei voti ha imposto due ore e mezzo di animata conversazione.

Trattative interminabili solo per definire una intesa di massima, per chiudere la fase degli incontri bilaterali e consentire la riunione col-legiale, in cui si dovrebbe stendere l'accordo definiti-vo. L'evento, annunciato in termini quasi trionfalistici, dovrebbe essere celebrato addirittura in settimana. E se poi emergesse qualche malinteso? Meglio non pen-sarci.

Dopo «la collegiale» si porrà mano a elaboratissimi

' calcoli per scegliere una trentina di ministri e una sessantina di vice tra cinque partiti e un numero impreci-sato di correnti. Ma a questo ci siamo abituati. La novità è un'altra. De Mita ha tutte le qualità e soprattutto ha tutto il potere che gli con-sentirebbe di essere un otti-mo presidente del Consiglio;

eppure la sua partenza è stata quanto mai stentata.

Perché tanto impaccio e. tanta lentezza? I motivi li abbiamo elencati più volte, ma sarà il caso di ripeterli. Il suo duello con Craxi, pur-troppo, continua. I partiti intermedi, invece di fare da cuscinetto, si sono schierati da una parte o dall'altra; i repubblicani con la De, i socialdemocratici, e in una certa misura anche i liberali, col Psi.

Questi partiti, sempre più litigiosi, non ne traggono le logiche conseguenze. Nessu-no, anche nei momenti più tesi, ha mai pensato di an-darsene sbattendo la porta. Nella loro logica, opposizio-ne è ormai sinonimo di emarginazione. Questa pos-sente forza centripeta sta travolgendo un po' tutti: tra i radicali e i verdi si è parlato

di governo a sette, i comuni-sti sono pronti ad appoggia-re un «governo di transi-zione».

Tutto è bene quel che fini-sce bene. Finalmente stiamo per avere un governo che ha 1 titoli per durare. Però De Mita era il solo cavallo in corsa, senza sostituti e senza antagonisti; eppure l'arrivo a un traguardo obbligato gli sta costando una quantità di tempo e di fatica del tutto sproporzionati. Una assurdi-tà cosi evidente è altrettanto inquietante. La caduta delle pregiudiziali e delle discri-minazioni ideologiche in se stessa è un bene, perché al-larga gli spazi della demo-crazia. Ma a una condizione. Purché il gioco «a tutto cam-po», condotto senza scrupoli e senza principi, non esten-

. da, invece, gli spazi del tra-sformismo.

Morti una quindicenne e due dimostranti palestinesi

AGGUATO A STUDENTI ISRAELIANI

GERUSALEMME — Orrore e morte per I liceali dell'Insediamento ebraico di Elon More nella Clsgtordanla sconvolta dalla rivolta palestinese. Un gruppo di studenti Israeliani è stato attirato con un pretesto nel villaggio di Betta ed è stato attaccato da una folla di dimostranti. Due Israeliani hanno aperto II fuoco. Tragico II bilancio: due palestinesi uccisi dalle pallottole e una studentessa Israeliana di 15 anni morta per una sassata. (Nella foto l'arresto di una donna palestinese) Cremonesi a pagina 4

Afghanistan a una svolta Viaggio a sorpresa di Gorbaciov

MOSCA — Dopo otto anni la crisi afghana sembra pro-prio giunta a una svolta. Con un'iniziativa a sorpresa Gor-baciov in persona è volato ieri a Tashkent, la capitale dell'Uzbekistan, per incon-trare il presidente afghano Najibullah giunto in volo con il ministro degli Esteri sovie-tico Shevardnadze dopo tre giorni di colloqui a Kabul.

Sul tavolo gli ultimi accor-di per il ritiro dell'Armata Rossa dalla palude afghana.

Sempre ieri è invece arriva-to a Islamabad il segretario alla Difesa americano Frank Caducei per colloqui con i di-rigenti del Pakistan e i capi della Resistenza al regime di Najibullah. Una visita che as-sume un significato partico-lare-nel momento in cui si fanno sempre più insistenti le voci di un prossimo accor-do USA-URSS sugli aiuti che-le due superpotenze dovreb-bero continuare a elargire ai rispettivi «alleati» all'indo-mani del ritiro sovietico.

E' probabile che dopo She-vardnadze sia toccato allo stesso Gorbaciov far digerire a Najibullah l'amaro boccone del protrarsi degli aiuti USA ai mujaheddin.

Bonanni a pagina 5

Ha chiesto di replicare all'intervista di De Mico al «Corriere»

Darida, notte all'Inquirente per controbattere le accuse ROMA — Un finale di

colpi di scena per l'Inqui-rente che alla mezzanotte di oggi perderà gran parte dei suoi poteri Ieri notte a tarda ora, mentre la com-missione era riunita per ti-rare le somme (con profon-de spaccature) della sua istruttoria sulle «carceri d'oro», Clelio Darida, ex guardasigilli, ha chiesto di essere ascoltato.

Nel momento delle deci-sioni definitive (rinvio o meno davanti alla Camera per la messa in stato d'ac-cusa) sulla sua sorte, l'ex ministro non voleva lascia-

re l'ultima parola al suo grande accusatore Bruno De Mico. Nel pomeriggio di ieri Darida aveva diffuso una dichiarazione per con-testare i ricordi più freschi dell'architetto milanese che era voluto tornare a San Macuto per precisare meglio alcuni dettagli che chiamavano più diretta-mente in causa l'ex mini-stro di Grazia e Giustizia e che aveva ribadito le accu-se In un'intervista al «Cor-riere della Sera».

La commissione prima dell'audizione notturna ha discusso a lungo su quattro

propoate,"mfi senza arriva-re ancora ad una decisione. Quella comunista: Nicolaz-zl e Darida davanti al Par-lamento, ma per concussio-ne e supplemento di istrut-toria' per Vittorino Colom-bo. Quella democristiana: Indagare ancora su tutti e tre, anche alla luce delle contraddizioni dello stesso De Mico. Quella del presi-dente Sterpa: consegnare al Parlamento una relazio-ne «aperta», cioè senza in-, dlcazloni precise. Quella, missina: tutti subito a glu-diziò per concussione. Graldi e Menghinia pag. il

Aerei, si dimette il vertice Cisl Anche i treni verso nuovi scioperi

ROMA — n «no» degli aeroportuali al contratto ha investito il sindacato con la violenza di un torna-do. Ieri sera si sono dimes-si i cinque segretari nazio-nali dei trasporti aerei Cisl. Angelo Braggio, Sil-vano Barberini, Mario Ca-farelll, Angelo Sesa e Gio-vanni Verga hanno preso questa decisione per «age-volare un dibattito-più li-

bero e aperto con i lavora-tori».

Le riunioni sindacali si susseguono comunque a ritmo vertiginoso. Per il momento non si parla di riaprire la trattativa con l'AIitalia.

H coordinamento 'dei la-voratori di Fiumicino, roc-caforte della contestazio-ne, insiste invece per la ri-presa del negoziato

Mentre il trasporto aereo resta avvolto dall'incertez-za, torna incandescente il settore dei treni. . I Cobas dei macchinisti incroce-ranno le braccia per 24 ore a partire dalle 16 del 14 aprile. Ma anche Cgil, Cisl, Ull e l'autonoma Fisafs so-no sul piede di guerra, e probabilmente saranno de-cisi altri scioperi.

Cianca à pagina 8

Un ingente quantitativo di materiale bellico nella stiva di un aereo diretto a Bagdad

Armi italiane per l'Irak bloccate a Fiumicino Casse di bombe a bordo del cargo fermato sulla pista Sequestrate cinquanta tonnellate di compo-nenti di ordigni che stavano per essere spedite da Ire aziende toscane e lombarde - Arrestati due irakeni.

ROMA — Un cargo dell'«I-rak Airways» è stato blocca-to da polizia e carabinieri sulla pista di Fiumicino. Aveva nella stiva un enorme carico di armi di. fabbrica-zione italiana. Ben cinque tonnellate di bombe per ae-rei. Altri ordigni sono stati sequestrati mentre le azien-de costruttrici si preparava-no a spedirli. In totale cin-quanta tonnellate, corri-spondenti a qualcosa come un milione di pezzi.

L'operazione, guidata dal sostituto procuratore Dome-nico Sica, ha già provocato l'arresto di due personaggi irakeni. Ma le indagini sono in pieno sviluppo e/sembra-no orientate in due direzio-, ni: verso le fabbriche di armi italiane che hanno effettua-! to l'ingente fornitura e nei confronti dei basisti, dei me-diatori che hanno permesso di concludere la clamorosa vendita.

Le bombe erano destinate all'Irak. n regime di Bagdad le avrebbe impiegate nella guerra in corso contro l'Iran di Khomeini. Erano imballa-te in maniera insospettabile, distribuite in novanta enor-mi casse. Non erano monta-te, ma.a pezzi Dovevano es-sere poi i tecnici irakeni ad assemblare gli ordigni esplo-

sivi E a questo proposito c'è un aspetto abbastanza sin-golare su cui soffermarsi. I 'vari pezzi destinati a forma-re la bomba vera e propria erano stati commissionati a tre ditte toscane e lombarde separatamente e all'insapu-ta l'uria dell'altra.

In pratica i tecnici irakeni avevano progettato un ordi-gno completo, poi lo avevano scomposto in varie compo-nenti. E i disegni di ciascun pezzo erano stati consegnati separatamente alle aziende italiane.

Con questo sotterfugio

(escogitato forse per aggira-re il blocco italiano alla ven-dita di armi) avveniva che una ditta costruiva una par-te di bomba aerea senza sa-pere a cosa esattamente sa-rebbe servita. O almeno cosi giurano adesso i titolari del-le aziende. Secondo la loro versione, costruivano dei ge-nerici «pezzi meccanici». E sotto questa dizione, le com-ponenti degli ordigni veni-vano fatte passare alla doga-na di Fiumicino.

I retroscena dell'operazio-ne sono però ancora tutti da chiarire. Gli inquirenti ci la-

vorano intensamente. E ci hanno lavorato per più di una settimana in gran segre-to, n sequestro del materiale bellico e l'arresto dei due ira-keni risale infatti a dieci giorni fa.

Tutto sembra iniziato con una perquisizione nell'uffi-cio dei due irakeni, i cui no-mi vengono ancora tenuti se-greti. I due gestivano a Ro-ma "un ufficio di import-ex-port appartenente al gover-no irakeno. Si tratta quindi di due personaggi abbastan-za importanti, con una veste ufficiale. Perciò bisognerà

valutare fino a che punto ci sono in questa romanzesca vicenda implicazioni dirette di Bagdad.

Uno degli irakeni arrestati ha cercato di farsi scagiona-re ricorrendo al tribunale della libertà, ma si è visto convalidare l'ordine di cat-tura. È certo che i due non operavano da soli. Si cerca-no adesso i mediatori, i per-sonaggi italiani che hanno tenuto 1 collegamenti con .le ditte incaricate di costruire 1 singoli pezzi.

Gli esperti di ordigni belli-ci hanno potuto mettere in-sieme le varie componenti trovate nelle casse a Fiumi-cino. E hanno scoperto che la saldatura dei pezzi consenti-va di ottenere bombe a «sa-turazione di territorio», ordi-gni micidiali a carica cava in grado di fondere strati di ac-ciaio temperato spessi anche trenta centimetri. Tecnica-mente vengono dette bombe con testata anticarro, di cui l'Irak fa largo uso contro 1 «tanks» iraniani

L'interrogativo più impor-tante da chiarire è se vera-mente le aziende' italiane hanno lavorato senza sapere -cosa costruivano. Se erano consapevoli di fabbricare pezzi di armi sono guai.

Marco Nese

Separazione: a Marta Marzotto 160 milioni di «alimenti» VENEZIA — Centosessanta milioni l'an-

no: è questo l'ammontare degli «alimenti» che il conte Umberto Marzotto dovrà passa-re all'ex moglie, Marta Vacondio (nella foto). Lo ha stabilito il presidente del tribu-nale di Venezia nella causa di separazione.

Non è stata dunque accolta la richiesta iniziale di mezzo, miliardo avanzata dalla ' nota esponente dell'alta società romana. Il conte continuerà anche a occuparsi della residenza di Porto Ercole (per la quale aveva offerto a Marta 50 milioni l'anno) e delle case di Porto Rotondo e Cortina (che saranno utilizzate secondo gli accordi esi-stenti tra le parti). Apagina9

Il Kuwait non cede e i dirottatori del jumbo vogliono partire per un'altra destinazione

Trattative e terrore sulla pista di Mashad TEHERAN — Trattative e

minacce sulla pista di Ma-shad, in Iran, dove è fermo da due giorni il Jumbo delle linee aeree kuwaitiane con 86 persone a bordo. I «pirati» dell'aria hanno ribadito la loro richiesta (il rilascio di 17 terroristi sciiti detenuti nel-l'Emirato) ma il Kuwait ha replicato con un nuovo rifiu-to. «Non siamo disposti a trattare su questa base» han-no affermato i kuwaitiani che hanno, tuttavia, inviato in Iran una delegazione uffi-ciale.

Davanti a questa impasse i terroristi (sarebbero 4, tutti armati) hanno chiesto il ri-fornimento di carburante ed hanno fatto sapere di voler partire per una nuova desti-nazione.; Le autorità irania-ne hanno affermato di essere

pronte a fornire il carburan-te al fine di evitare «qualun-que disastro o incidente».

Insieme alle richieste i «pi-rati» hanno lanciato pesanti minacce nei confronti degli ostaggi e in particolar modo hanno ribadito che sono in pericolo di vita i tre kuwai-tiani (due donne e un uomo) membri della famiglia reale.

La giornata si era invece aperta con un ammorbidi-mento: il commando aveva infatti liberato 24 donne e aveva acconsentito che un medico visitasse alcuni pas-seggeri con «problemi di salute».

Nella vicenda del dirotta-mento è intervenuto anche llrak che. non ha perso l'oc-casione per lanciare accuse contro Teheran. Secondo Bagdad dietro i dirottatori c'è Infatti la «longa manùs» degli ayatollah. ■ L'atteggia-mento dei dirigenti - che hanno subito condannato il sequestro — e il particolare momento politico (domani si vota in Iran) porterebbero, invece, ad escludere il coin-volgimento del regime sciita. v A pagina'4 MASHAD (Iran) --- Il jumbo del Kuwait bloccato dal dirottatori sulla pista dell'aeroporto

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A pagina 15

Oggi si celebra la giornata internazionale contro un vizio «normale»

Quella facile condanna del fumo Una società come la nostra, fon-

data sulle statistiche e quindi sul culto delle medie, non tollera, a quanto sembra, i vizi mediocri. Ri-spetta, ama, comprende e favorisce solo i vizi estremi e catastrofici, come la droga. Proprio l'altro ieri, sul Corriere, Renzo Cianfanelli ha annunciato da New York che la cac-cia al fumatore è cominciata. Oggi, poi, si celebra nientemeno che la Giornata 'Internazionale Contro il Fumo. Lasocietàpermissiva scomu-nica il vizio dell'oralità.

So che il fumo fa male. So che può disturbare e danneggiare anche chi é costretto ad assistere passivamen-te alla celebrazione del delitto. So tutto. Ma non riesco a cancellare dalla mente l'impressione di unHn-giùstizia. Là droga'non fa peggio del fumo? Non distrugge giovani, fa-miglie, equilibri sociali? E come mai le campagne contro l'eroina si sono sempre arenate sulle secchedi una illimitata tolleranza e di una infinita comprensione?

Perché una società media,' ben-pensante, sostanzialmente indiffe-rente a tutto può comprendere e tol-lerare gli oppiomani, ma non i fu-matori? Perché si organizzano sex

shop per sadomasochisti o pedofili (che nuocciono a sé e agli altri), ma ci si appresta ad applicare al fumo versioni aggiornate dello screditato proibizionismo?

Quale misteriosa morale ci spinge a ribellarci contro ogni tentativo di arginare la diffusione dell'Aids at-. traverso tempestivi esami del san-gue, ma à minacciare Zlnterdlctio aqua et igni a chiunque estragga dalla tasca non già una pistola ma un pacchetto di Marlborp?

L'enigma è forse solo apparente. Il fumo è Un vizio consolidato, .medio-cre, normale, sommesso, un vizio qualsiasi, che non suscita curiosità e non si presta ad analisi psicologi-che o a utilizzazioni ideologiche. Esso cade perciò sotto la giurisdi-zione del gusto, della moda e dell'i-giene. Basta un niente perfatgirare il pollice verso una condanna inap-pellabile, come per le diete.

Poiché si sa che il fumo fa mille, .diventa volgare, addirittura trivia-le fumare. Oli altri vizi, siano essi là droga o la pedofilia, cadono sotto una' diversa giurisdizione. Sono abitudini'nuové, è clandestine, non molto comprensibili ai più. Proprio per questo entrano nel recinto sacro

dei fenomeni sociologici, ottenendo la relativa franchigia.

La scienza sociale ci ha abituati a considerare le cose nuove che acca-dono àgli uomini (quando accado-no a molti, o meglio a minoranze consistenti) come eventi naturali, qualcosa che somiglia più alle: eru-zioni dei vulcani che non alle scelte .responsabili e irresponsabili dei singoli o delle moltitudini.

Quel che fanno quasi, tutti o che non fa quasi nessuno appartiene in-vece al sistema dei comportamenti dì cui portiamo la responsabilità. Si può avere orrore dei terremoti, ma non li si condanna moralmente, né si fanno crociate per'impedirli. Il fumo non suscita l'horror sacrò del-le catastrofi naturali, e lo si. può mettere all'indice. . Anche qui, come in molti altri casi, il discrimine non sta nel danno sociale, ma hello strumento cultura-, le. Come sempre, dimostriamo disa-

: perei difendere abbastanza bene, dalla pioggia, scoprendo con faci-lità l'ombrello; ma di rimanere im-potenti, o quasi, contro le alluvioni.

Saverio Vertone . Stucchi a pagina 9.