Adl 151105

16
1 L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano > > > PDF scaricabile su http://issuu.com/avvenirelavoratori < < < e-Settimanale - inviato oggi a 44398 utenti – Zurigo, 5 novembre 2015 Per disdire / unsubscribe / e-mail a > [email protected] Per iscrivervi inviateci p.f. il testo: "includimi" a > ADL Edizioni In caso di trasmissioni doppie inviateci p.f. il testo: "doppio" a > ADL Edizioni IPSE DIXIT Prova d’orchestra - «Noi siamo musicisti. Voi siete musicisti. E siamo qui per provare». Federico Fellini Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione, da fonti di pubblico dominio o da E-mail ricevute. La nostra attività d'informazione politica, economica e culturale è svolta senza scopi di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente carattere pubblico come pure un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 24). L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà. Istituzioni democratiche La “Deforma costituzionale” Le ragioni politiche e giuridiche per dire NO alla deforma costituzionale di Renzi-Boschi di Alessandro Pace, Presidente del Comitato per il No alla “deforma costituzionale” Qualora si volesse individuare il vizio più grave e omnicomprensivo che caratterizza la riforma costituzionale Renzi-Boschi questo

description

La Newsletter settimanale del 5 novembre 2015

Transcript of Adl 151105

Page 1: Adl 151105

1

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano

> > > PDF scaricabile su http://issuu.com/avvenirelavoratori < < <

e-Settimanale - inviato oggi a 44398 utenti – Zurigo, 5 novembre 2015

Per disdire / unsubscribe / e-mail a > [email protected] Per iscrivervi inviateci p.f. il testo: "includimi" a > ADL Edizioni In caso di trasmissioni doppie inviateci p.f. il testo: "doppio" a > ADL Edizioni

IPSE DIXIT

Prova d’orchestra - «Noi siamo musicisti. Voi siete musicisti. E siamo

qui per provare». – Federico Fellini

Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione, da fonti di pubblico dominio o da E-mail ricevute. La nostra attività d'informazione politica, economica e culturale è svolta senza scopi di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente carattere pubblico come pure un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 24). L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.

Istituzioni democratiche

La “Deforma costituzionale”

Le ragioni politiche e giuridiche per dire NO alla deforma

costituzionale di Renzi-Boschi

di Alessandro Pace, Presidente del Comitato per il No alla “deforma costituzionale”

Qualora si volesse individuare il vizio più grave e omnicomprensivo

che caratterizza la riforma costituzionale Renzi-Boschi questo

Page 2: Adl 151105

2

andrebbe identificato nell’assenza di contro-poteri: uno dei principi

fondamentali del costituzionalismo liberale.

Da questo angolo visuale è evidente lo scompenso tra Camera e

Senato sia sotto il profilo delle funzioni – in conseguenza del quale il

Senato non potrebbe più costituire un’eventuale contro-potere della

Camera -, sia sotto il profilo del numero dei componenti dell’una e

dell’altro che rende praticamente irrilevante la presenza del Senato

nelle riunioni del Parlamento in seduta comune. A ciò si aggiungano

sia l’irrazionalità di far esercitare le funzioni di senatore a consiglieri

regionali e a sindaci che eserciterebbero le loro funzioni part-time,

come se le residue attribuzioni riconosciute al Senato fossero di poco

peso; sia l’assurdità di far valutare, da parte del Senato delle autonomie

locali – costituito (non lo si dimentichi, da meri consiglieri regionali) –

i requisiti per l’elezione di due dei cinque giudici costituzionali.

Il professor Alessandro Pace

Sempre con riferimento al futuro Senato devono essere sottolineati due

ulteriori punti critici: uno relativo ai cinque senatori di nomina

presidenziale che hanno un senso in un Senato come l’attuale, il quale

persegue finalità generali, ma che non ha senso in un Senato che

rappresenterebbe le istituzioni territoriali (nuovo art. 55 comma 4), la

durata dei quali è comunque discutibile in quanto sembrerebbe che essi

dovessero rappresentare nel Senato il Presidente della Repubblica che

li ha nominati.

Ma il secondo punto critico – che è quello più grave in assoluto – sta

nella carente legittimità democratica del futuro Senato. Giustamente la

minoranza Dem aveva sostenuto che tale fondamento dovesse risiedere

nel voto popolare, in quanto le elezioni politiche costituiscono, ai sensi

dell’art. 1 Cost., una delle forme di esercizio della sovranità popolare.

L’art. 2 co. 2 del d.d.l. approvato dal Senato ha però sostanzialmente

disatteso tale tesi, in quanto, da un lato, la scelta dei senatori-sindaci

non si conforma a nessuna precedente elezione popolare, e quindi è

manifestamente incostituzionale; dall’altro, la scelta dei senatori-

consiglieri regionali, dovendosi conformare al risultato delle elezioni

regionali o ne costituisce un duplicato (e quindi è inutile), oppure se ne

distacca e allora viola l’art. 1 della Costituzione.

Fermo restando il grave errore consistente nell’attribuzione della

potestà legislativa e di revisione costituzionale ad un organo avente

pertanto una discutibile legittimazione democratica, ciò che

ulteriormente preoccupa – in questa riforma, posta in essere, non a

Page 3: Adl 151105

3

caso, da un Parlamento formalmente e sostanzialmente delegittimato

dalla sent. n. 1/14 della Corte Costituzionale – sono due aspetti.

In primo luogo, grazie all’attribuzione alla sola Camera dei deputati

del rapporto fiduciario col Governo, l’asse istituzionale viene spostato

in favore dell’esecutivo, che diventerebbe a pieno titolo il dominus

dell’agenda dei lavori parlamentari, “la governabilità” essendo

privilegiata alla “rappresentatività”, in contrasto con quanto

sottolineato dalla Corte costituzionale nella citata sent. n. 1/14.

In secondo luogo, non sussiste un esplicito riconoscimento delle

garanzie per le opposizioni, il quale viene demandato ai regolamenti

parlamentari, con la conseguenza che sarebbe il partito politico avente

la maggioranza parlamentare, grazie all’Italicum, a precisare i

contenuti dei diritti dell’opposizione. Il Governo e la maggioranza

parlamentare hanno infatti malauguratamente respinto i pregevoli

emendamenti presentati dalla minoranza Dem e del M5S intesi a

prevedere il diritto delle minoranze di istituire le commissioni

parlamentari d’inchiesta, così come previsto dalla legge fondamentale

tedesca.

Istituzioni democratiche

Deformata la Costituzione,

nasce il Comitato per il No

La presidenza del Comitato è stata assunta dal prof. Alessandro

Pace, che sarà coadiuvato da due vicepresidenti, Anna Falcone e

Alfiero Grandi.i

Il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale annuncia la

costituzione del Comitato che sosterra’ il No nel referendum

confermativo sulle modifiche della Costituzione, che sono state

fortemente volute dal governo Renzi ed imposte al Parlamento come

parte essenziale del suo programma politico. Il Senato il 13 ottobre ha

approvato il ddl Boschi Renzi con modifiche marginali, senza ascoltare

gli appelli a non manomettere la Costituzione provenienti da autorevoli

costituzionalisti e da tanti cittadini che pensano che i principi

fondamentali su cui si regge la democrazia in Italia dovrebbero essere

affrontati con la prudenza e il rispetto che meritano.

Il giudizio negativo sul testo della riforma approvata dal Parlamento

si fonda anche sull’interazione fra le modifiche costituzionali e la

nuova legge elettorale (l’Italicum) che ripropone amplificandoli gli

stessi aspetti di incostituzionalità del porcellum, che la Consulta ha

censurato con la sentenza n. 1/2014. Con queste riforme si crea un

contesto istituzionale che sterilizza il sistema di pesi e contrappesi che

i Costituenti vollero instaurare per evitare pericolose concentrazioni di

potere nelle mani di un unico soggetto politico (un uomo solo al

comando) e si finisce per dissolvere l’identità della Repubblica nata

dalla Resistenza.

Per contrastare gli effetti perversi dell’Italicum il Coordinamento ha

Page 4: Adl 151105

4

già depositato in Cassazione, il 16 ottobre la richiesta di due

referendum abrogativi e si prepara ad organizzare la campagna di

raccolta di firme. Per contrastare la riforma costituzionale è stato

deciso di costituire in via anticipata il Comitato per il No.

Domenico Gallo, presidente del Coordinamento per la

Democrazia Costituzionale, Anna Falcone e Massimo Villone

Naturalmente la speranza è che il Parlamento, riveda le sue posizioni.

Se ciò non dovesse avvenire sarà giocoforza affrontare il referendum

previsto dall’art. 138 della Costituzione, che permetterà ai cittadini

italiani di potersi finalmente esprimere e di bocciare questa

inaccettabile manomissione della Costituzione, come è già avvenuto

nel 2006 quando è stata cancellata la riforma voluta da Berlusconi. In

ogni caso il governo Renzi deve sapere fin da ora che ci sara’ chi

sosterra’ il no nel referendum senza farsi scoraggiare dalla retorica

delle riforme con la quale si cerca di neutralizzare ogni dissenso.

Il Comitato è apartitico e nasce dall’incontro fra le associazioni

attive nella società civile sui temi della democrazia, alcuni soggetti

politici e sindacali e la migliore cultura giuridica costituzionale italiana

e chiederà l’adesione delle forze politiche e sindacali che vorranno

impegnarsi per il no.

Vi partecipano autorevoli giuristi e costituzionalisti come Gaetano

Azzariti, Felice Besostri, Francesco Bilancia, Lorenza Carlassare,

Claudio De Fiores, Gianni Ferrara, Alessandro Pace, Stefano Rodotà,

Francesco Rescigno, Cesare Salvi, Federico Sorrentino, Massimo

Villone, Mauro Volpi, Gustavo Zagrebelsky e personalità della cultura

o esponenti delle associazioni come Sandra Bonsanti Anna Falcone,

Alfiero Grandi, Raniero La Valle, Alberto Asor Rosa, Francesco

Baicchi, Antonello Falomi, Giovanni Palombarini, Pancho Pardi, Livio

Pepino, Franco Russo, Giovanni Russo Spena, Vincenzo Vita e tanti

altri.

Vai su RadioRadicale al video della conferenza stampa promossa dal Coordinamento per la Democrazia Costituzionale sulla Presentazione dei quesiti referendari e dei ricorsi all'Italicum

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

Page 5: Adl 151105

5

(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

SPIGOLATURE

Niente da capire

di Renzo Balmelli

SQUALLORE. A volte si creano situazioni che pur lasciandoci

sgomenti finiscono con l'annegare nel mare dell'indifferenza, forse a

causa della strisciante restaurazione di cui si alimentano le forze più

reazionarie ma capaci di guadagnare crescenti consensi. Quasi fosse un

innocuo passatempo, si moltiplicano le frasi a sfondo razziale senza

che gli autori si sentano in colpa. Emblematica a tale proposito è la

bufera che investe la cupola del calcio e del suo più alto rappresentante

che con un metodo tutto suo si diletta a sciorinare giudizi

inqualificabili e crudeli sulle donne sportive, sugli ebrei, sui neri e gli

omosessuali, ma che quasi nessuno osa biasimare e toccare. "Bisogna

capire il contesto in cui certe cose vengono dette e come sono dette" –

è la linea di difesa dei suoi sostenitori. Ma qui da capire non c'è proprio

nulla, tranne lo squallore di certe affermazioni.

SFOGO. Quando capita di dare un'occhiata anche fugace al mondo del

blog è come se all'occhio del lettore si offrisse uno spaccato della

società non proprio esaltante che andrebbe analizzato a fondo. Per

rubare un termine sdoganato da Berlusconi, il quale si dichiara

"percepito come politico", la sensazione percepita attraverso i blogger

si rivela utile per indagare il senso della quotidianità e le sue

contraddizioni a volte anche rabbiose. Se un giudice considera punibile

l'evidente pregiudizio razziale di un europarlamentare di destra contro

l'intera etnia Rom, in molti casi le reazioni degli utenti non soltanto

sono all'opposto dal parere del magistrato, ma coincidono con le tesi

più estreme in cui si indovina la presenza di tanti, irrazionali rancori in

libera uscita e in cerca di uno sfogo o di un capro espiatorio dietro il

paravento dell'anonimato. Forse qualcuno finge di dimenticarsene, ma

è così che ebbero inizio le peggiori tragedie dell'umanità.

INCOGNITE. Da sempre affascinante e inquieta cerniera tra oriente e

occidente, la Turchia di oggi, ormai molto lontana dall'eredità laica di

Atatürk, offre di se un'immagine spezzettata, segnata dall'incertezza

che il trionfo elettorale di Erdogan non ha contribuito a placare. La

Nazione della mezzaluna dà l'impressione di trovarsi in mezzo al

guado, stretta tra la richiesta di maggior sicurezza, poco importa con

che mezzi, e una non meno sentita spinta alla democrazia forse più

ballerina, ma sicuramente più stimolante del concetto, per ora solo allo

studio, del sistema presidenziale affidato all''uomo solo e al partito

unico con tutte le incognite che si possono immaginare. Molto

dipenderà dal tipo di lettura che la maggioranza vorrà dare alle attese

di chi ha votato diversamente. Sarà intransigente o generosa? Se il

Page 6: Adl 151105

6

risultato delle urne si dovesse tradurre in un inasprimento del clima di

intimidazione già configuratosi durante la campagna elettorale, le

tensioni interne, anche gravi, sarebbero inevitabili, tanto più che la

questione curda, a dispetto dei tentativi di Ankara, non è certo

scomparsa dall'agenda.

INTERROGATIVI. A pensarci bene non è poi trascorso così tanto

tempo dagli accordi di Oslo del 1993 come parte di un processo di

pace che mirava a risolvere il conflitto arabo-israeliano. Ma a parlarne

ora sembra trapassato remoto tanto si è persa la memoria di

quell'evento portatore di grandi speranze che vennero però brutalmente

stroncate dall'assassinio di Yitzhak Rabin, protagonista di quel vertice

con Clinton e il leader palestinese Yasser Arafat. Vent'anni dopo

l'uccisione del premier israeliano e premio Nobel per la pace per mano

di un estremista, tanti sono gli interrogativi su cosa sarebbe successo se

fosse rimasto vivo. Ma a questa ipotesi con un finale che non sarà mai

scritto, si contrappone la dura realtà di uno scontro drammaticamente

aperto che allontana l'idea di una tregua e mortifica la speranza di una

resurrezione del processo di pace agonizzante.

ICEBERG. Santità, con tutto il dovuto rispetto, ma al posto suo forse

sarebbe ora di fare gli scongiuri e magari anche le corna. Perché dentro

le Sacre Mura non è che si respiri un'aria tanto salubre. Anzi. Tra fughe

di notizie false sulla salute del Papa, "corvi" , torbide manovre, clamo-

rosi coming out e il rischio di una nuova Vatileaks economica e non

solo (sarebbe la seconda in poco tempo), di sacro non c'è gran che in

questo intreccio di intrighi molto poco spirituali e tanto, tanto espres-

sione di quel potere temporale che non disdegna la vita mondana e gli

attici di lusso assai graditi all'aristocrazia di taluni porporati. Ora resta

da capire in che misura le recenti vicende petrine possano avere riflessi

sul Pontificato di Francesco in questo clima da lunghi coltelli che sa-

rebbe soltanto – dicono i vaticanisti – la punta dell'iceberg di un diffu-

so malessere di cui il Pontefice intende liberarsi senza indugi per evita-

re che le sue riforme vengano frenate dall'insidia d’interessi particolari.

LAVORO E DIRITTI

a cura di www.rassegna.it

Ripartire dalla cultura?

Nel 2013, nonostante la crisi economica, 100 milioni di persone

hanno visitato nel nostro paese un museo o un sito. Nel rilanciare il

settore non si può che far tesoro di dati come questo. A patto di farlo

con un minimo di organizzazione e di serietà.

di Stefano Landi - Presidente Sl&a Turismo e Territorio

Non è facile ricostruire la storia recente del turismo italiano, e

soprattutto non è facile capacitarsi del perché, anche contro il senso

Page 7: Adl 151105

7

comune, le cose vadano come vanno, perché le competenze siano così

disorganiche, perché sia così difficile metterci mano in una logica di

maggiore efficienza o quanto meno razionalità. Si sente spesso dire in

giro che “il nostro futuro è nel turismo, e la cultura è il nostro il

petrolio, ma non lo sappiamo sfruttare”. Un luogo comune che sempre

più spesso si intreccia con le competenze del ministero per i Beni e le

Attività culturali ed il Turismo, che il titolare Dario Franceschini ha

definito “il più importante ministero economico italiano.

La domanda che ci poniamo e a cui cerchiamo di rispondere con la

ricerca “Turismo, vent’anni senza”: si può ripartire dalla cultura, per

rilanciare il turismo? Proviamo a spiegarlo, ponendo in evidenza

statistiche e numeri molto importanti e significativi. Secondo le ultime

indagini ufficialmente disponibili, la motivazione culturale

influenzerebbe quasi il 40% dei turisti internazionali: nel 2013 in 48

milioni hanno visitato il nostro Paese. Abbiamo quindi 18 milioni di

stranieri attratti dalla cultura. Tra i turisti italiani, invece, la

motivazione culturale di vacanza in Italia “pesa” per il 24%, su un

totale di 55 milioni di viaggiatori 2013, e quindi spiega 13 milioni di

turisti domestici. I “turisti culturali” sono pertanto soprattutto stranieri.

Considerando ancora le ultime indagini disponibili sui vacanzieri

(italiani e stranieri in Italia) e in particolare i dati sulla permanenza

media e la spesa, si arriva a stimare una spesa complessiva dei turisti

culturali pari a 9,3 miliardi, di cui il 60% generata dai turisti stranieri:

sono sempre loro, quindi, i più grandi “consumatori” di cultura in

vacanza. Applicando i moltiplicatori settoriali diretti e indiretti della

produzione dovuta alla domanda turistica si stima che il valore

aggiunto generato dalla domanda turistica culturale ammonta a oltre

6,3 miliardi di euro, e l’occupazione sostenuta da questa domanda

raggiunge e supera 186 mila unità di lavoro.

In Italia, nel 2013, nonostante la crisi che ha falcidiato anche queste

spese, 100 milioni di persone hanno “effettuato un consumo di bene

culturale”, visitando un museo o un sito. Di questi circa 52 milioni

erano italiani (70% residenti o escursionisti, 30% turisti pernottanti) e

47 milioni stranieri (42,2 milioni turisti pernottanti, 4,7 milioni invece

escursionisti, come i crocieristi). Si valuta che gli italiani siano stati in

netto calo, gli stranieri invece in crescita; ma non ci sono dati precisi,

perché incredibilmente non vengono rilevati. Di nuovo si verifica che

il principale gruppo di “paganti in biglietteria” è costituito dai turisti

stranieri… >>> Continua la lettura sul sito rassegna.it

Da Avanti! online www.avantionline.it/

Punta al sultanato

In cima alle priorità di Erdogan c'è la modifica della Costituzione …

di Maria Teresa Olivieri

Cambiare la Carta di stampo laico in senso presidenzialista, per

Page 8: Adl 151105

8

rafforzare i poteri del presidente: questa è la priorità del nuovo

Parlamento turco. Ad annunciarlo è proprio lui, il presidente Recep

Tayyip Erdogan, aggiungendo che il premier Ahmet Davutoglu aprirà

un dialogo con le opposizioni ma se non si troverà un accordo verrà

consultato il popolo turco. Il problema per l’Akp, il Partito del

Presidente che ha vinto alle elezioni del 1 novembre è quello di avere

316 seggi, non i 367 per cambiare la Costituzione. Per cambiarla

direttamente in Parlamento, gli servirebbero invece altri 50 seggi. Ma

dopo il trionfo nelle urne le trattative con i partiti di opposizione sono

già pronte.

Nel mirino c’è soprattutto la pattuglia dei 40 deputati eletti dal

nazionalista Mhp, che ha visto dimezzare la sua presenza in

Parlamento con un travaso di quasi due milioni di voti proprio verso

l’Akp. Mentre per votare una modifica della Carta, ancora figlia del

golpe del 1980, al partito del presidente turco mancherebbero 13

deputati. In questo modo, la riforma dovrebbe poi essere approvata da

un referendum popolare. In entrambi i casi Erdogan sa di poter

sfruttare a proprio vantaggio le due eventualità. Da un lato, il

subbuglio creato dopo le elezioni nei partiti conservatori che hanno

visto vaporizzato il proprio elettorato a vantaggio dell’Akp, sono facili

a scendere a compromessi. Dall’altro la manipolazione mediatica di

Erdogan è stata efficace, ma il Presidente non ha smesso di dedicare la

propria attenzione ai media, il giorno dopo la sua elezione sono stati

licenziati 58 giornalisti del gruppo Ipek e almeno 35 agenti e

funzionari sono stati arrestati in un’operazione contro il movimento

Hizmet. Il tribunale di Istanbul ha sequestrato anche la rivista Nokta

arrestando il direttore e il caporedattore centrale per una copertina con

una foto di Erdogan e il titolo “Lunedì 2 novembre: inizio della guerra

civile turca”.

Tornando alla questione della Carta, il portavoce e stretto consigliere

di Erdogan, Ibrahim Kalin, ha comunque tenuto a precisare che non si

tratta di una questione personale: “Una questione come quella del

sistema presidenziale non può essere decisa senza la nazione. Ma non è

una questione legata al futuro personale del nostro presidente, perché

lui è già entrato nei libri di storia”. La dichiarazione del suo portavoce

in realtà è molto legata ai commenti degli osservatori internazionali, a

breve infatti Erdogan incontrerà il presidente Obama.

Erdogan vuole restare al centro dello scacchiere internazionale: da

una parte ha la Nato, e gli Stati Uniti, dall’altro l’Unione Europea

sempre più bisognosa di un appoggio per fermare i profughi. Ma il

doppio-gioco del Presidente turco non reggerà a lungo, specie sul

fronte interno di continua guerra ai curdi. Oggi dopo i raid aerei

Erdogan sul Pkk ha dichiarato: “Il periodo che verrà non sarà un

periodo di negoziati o discussioni, sarà un periodo di risultati”.

Vai al sito dell’avantionline

Da l’Unità online http://www.unita.tv/

Page 9: Adl 151105

9

Macaluso: “Berlinguer?

Un grande togliattiano”

Intervista a Emanuele Macaluso: “Lo strappo da Mosca fu una cosa

seria. I limiti del segretario e del suo gruppo dirigente, me compreso,

emersero con la crisi della solidarietà nazionale. Di lì in poi ci mancò

un rapporto coerente tra tattica e strategia”

di Francesco Cundari

«Quella di Biagio de Giovanni è un’analisi seria, che parte da

un’affermazione indiscutibile, e cioè che Enrico Berlinguer è stato ed è

rimasto sempre un comunista. E io aggiungo: un comunista italiano». Il

punto di vista di Emanuele Macaluso, storico dirigente del Pci che con

Berlinguer ha lavorato a lungo fianco a fianco, sta tutto in questa

precisazione, che segnala però una differenza di fondo, subito

esplicitata in tre espressioni che per Macaluso sono evidentemente

quasi equivalenti: «Un comunista italiano, un comunista togliattiano,

un comunista che ha sviluppato e portato più avanti la linea della via

italiana al socialismo». La differenza tra «comunista» e «comunista

italiano» non è una pignoleria di filologia politica, ma il cuore del

dissenso con de Giovanni, di cui pure Macaluso ha apprezzato

l’intervento, che ai suoi occhi ha innanzi tutto il merito di «restituire a

Enrico Berlinguer la sua complessità e la sua importanza,

contrariamente a una parte della sinistra e anche del mondo

giornalistico, per i quali sembra che l’unica cosa che abbia fatto

Berlinguer in vita sua sia un’intervista sulla questione morale».

In sostanza, de Giovanni dice che Berlinguer, nonostante tutti i

famosi strappi, non si distaccò mai pienamente dall’Unione

sovietica e dal campo del socialismo reale. Di più, che non uscì mai

da una visione del mondo che aveva nella rivoluzione russa del

1917 il suo discrimine fondamentale. Le sembra un giudizio

fondato?

«Che un condizionamento ci fosse è innegabile, e non vale solo per

Berlinguer, ma per tutta la storia del Pci, compreso Occhetto, che fu

gorbacioviano fino all’ultimo. Dopodiché, quando Berlinguer dice di

sentirsi più tranquillo, per la sua idea di via italiana al socialismo, sotto

l’ombrello della Nato, o quando proclama, a Mosca, il valore

universale della democrazia, o ancora quando dichiara che la

rivoluzione d’Ottobre ha perso la sua spinta propulsiva, che cosa sta

dicendo, se non che il 1917 ha ormai una funzione conservatrice?»

E allora dov’era il «condizionamento»?

«Nel fatto che si considerava l’esistenza dell’Urss e delle cosiddette

democrazie popolari un dato che oggettivamente indeboliva il

capitalismo e dava quindi alla via democratica al socialismo del Pci un

atout, rendendola più forte e anche più comprensibile».

De Giovanni ha ricordato parole molto chiare di Berlinguer

sulla «immensa portata» che aveva per il mondo l’esistenza di stati

socialisti.

«Parole che però, come ricorda lo stesso de Giovanni, risalgono

proprio agli anni dell’eurocomunismo, e cioè a quando Berlinguer si

Page 10: Adl 151105

10

sforza maggiormente di fuoriuscire da quell’esperienza. Mi sembra

evidente l’aspetto tattico».

De Giovanni tuttavia mette in discussione anzitutto l’analisi di

Berlinguer, e cioè il fatto che abbia continuato a credere fino

all’ultimo a una crisi terminale del capitalismo, non vedendo

invece come a essere condannato fosse il socialismo reale, mentre il

capitalismo si apprestava, proprio in quegli anni, a una nuova fase

di espansione che avrebbe aperto le porte alla rivoluzione

tecnologica e alla globalizzazione.

«Berlinguer non aveva previsto la rivoluzione tecnologica, né la

globalizzazione, né il fatto che oggi, a guidare il più impressionante e

spietato processo di sviluppo capitalistico mai visto nella storia sarebbe

stato il partito comunista cinese. È vero. Aggiungerei: e non solo lui»

I socialisti potrebbero obiettare che nello scontro con Bettino

Craxi, sulla crisi terminale del comunismo e la modernizzazione

capitalista, loro avevano visto giusto, Berlinguer e il Pci no.

«Stiamo attenti: de Giovanni dice che quando arriva Craxi, subito

nel Pci scatta l’allarme. Ma il primo Craxi è quello che pone il

problema dell’alternativa (ai governi guidati dalla Dc, ndr), sia pure

tenendo sempre un atteggiamento critico con il Pci. E anche se

Berlinguer sin dall’inizio ha molte riserve sul modo di fare politica di

Craxi, sul tipo di modernizzazione che propone, tuttavia non

abbandona mai la possibilità di un rapporto con il Psi. Il conflitto

esplode quando Craxi va al governo. Lì c’è un errore di valutazione del

Pci, e anche mio. Ricordo bene l’editoriale aspramente critico che

scrissi sull’Unità».

Anche ai tempi del compromesso storico non è che fossero

proprio rose e fiori…

«In realtà i veri problemi cominciano dopo. Il punto è come usciamo

dalla solidarietà nazionale. Ricordo che nel 1980 diedi un’intervista in

cui dicevo che il Pci doveva continuare sulla linea della solidarietà

nazionale, ma con una variante: che la direzione del governo non

doveva andare più a un democristiano, ma a un socialista. Il giornalista

mi chiese: ma se andasse a un socialista, allora potrebbe essere Craxi?

E io dissi sì. Uscì un comunicato della segreteria del Pci per dire che si

trattava di “opinioni personali”, una cosa che non si faceva dai tempi

delle dichiarazioni di Umberto Terracini sui rapporti con Usa e Urss,

nel 1947. Capii che era cambiato qualcosa, e infatti qualche tempo

dopo Berlinguer venne in direzione con un progetto di risoluzione in

cui faceva la cosiddetta svolta: non si parlava più di solidarietà

nazionale, non si nominavano più i rapporti con la Dc, con il Psi, con

nessuno. Io però continuo a pensare nonostante tutto che queste

oscillazioni fossero dettate da esigenze tattiche, mentre la strategia di

Berlinguer rimaneva sempre la stessa».

Cosa glielo fa dire?

«Ad esempio il fatto che dopo tutto questo, alla vigilia delle elezioni

del 1983, Berlinguer e Craxi si incontrano a Frattocchie e siglano un

documento comune sui problemi sociali, lo sviluppo, la giustizia.

Come dire che sì, ovviamente Pci e Psi andavano alle elezioni su

posizioni diverse, ma c’era una prospettiva comune. Devo anche dire

che quando poi Craxi va al governo accentua la polemica con il Pci.

Page 11: Adl 151105

11

Nella rottura, insomma, ci sono responsabilità da una parte e

dall’altra».

Resta il problema da cui siamo partiti, e cioè, tracciando un

bilancio, quale sia stato il ruolo di Berlinguer. Ha svolto una

funzione di conservazione, come sembra concludere de Giovanni, o

di rottura?

«Io ritengo che Berlinguer, con alcuni errori tattici, cui mi associo,

abbia sempre mantenuto ferma la linea della via italiana al socialismo,

cioè una via democratica, non rivoluzionaria, con quei passi che ho

ricordato sulla Nato e sul valore universale della democrazia che

rappresentarono una accelerazione straordinaria. Il problema è che

dopo la solidarietà nazionale quella linea va in crisi e il Pci non riesce

più a trovare un rapporto coerente tra tattica e strategia. Questo è il

vero limite che emerge, da quel momento in poi, di Berlinguer e di

tutto il suo gruppo dirigente, me compreso. Quanto alle questioni

ideologiche, capiamoci: anche Togliatti non uscì mai dal leninismo,

però fece un partito di massa attrezzato per le elezioni, invece di un

partito di quadri attrezzato per la rivoluzione, cioè l’esatto contrario del

leninismo. Un partito che prende “l’attuazione della Costituzione come

programma”. La vera doppiezza è che nel momento in cui, nei fatti, il

Pci rompeva con quella tradizione, non lo voleva dire. Ma la sua

politica non fu mai doppia: dalla linea democratica non si tornò mai

indietro».

Restava però l’obiettivo di superare il capitalismo, o no?

«Sì, certo: anche Berlinguer credeva nella possibilità di superare il

capitalismo. Democraticamente».

E lei come giudica questa posizione?

«Io ormai sono vecchio. Vedo che molti pensano che il capitalismo

sia l’ultima categoria della storia, che dopo non possa esserci nulla. Io,

invece, non so cosa avverrà dopo, ma che sia l’ultima categoria della

storia non lo credo. Ho letto un libro in cui si racconta quello che

accadde in Russia quando abolirono la servitù della gleba: ci furono

persone che si suicidarono perché pensavano che fosse la fine del

mondo. E invece il mondo è andato avanti. Io credo che la sinistra

debba battersi per uguaglianza e progresso. Quali sbocchi avrà questa

lotta non lo so, ma credo resti una battaglia da fare. E va fatta nel

mondo di oggi, che non è più quello di Berlinguer, né il mio».

Vai al sito dell’Unità

Da MondOperaio http://www.mondoperaio.net/

Il contesto

di Danilo Di Matteo

Dopo la lucida e acuta analisi del fenomeno Berlinguer compiuta da

Biagio de Giovanni su l’Unità, noto che in alcuni degli altri interventi

sullo stesso quotidiano fra le argomentazioni legate al leader comunista

Page 12: Adl 151105

12

prevalgono quelle relative al suo milieu: gli anni ’70,

fondamentalmente. E ciò pure nei toni, negli accenti, nel lessico.

Analogamente, a onor del vero, disquisendo della figura di Bettino

Craxi non di rado si finisce per parlare degli anni ’80. Come se si

trattasse, in un caso o nell’altro, di porre sotto processo due decenni.

Ѐ ovvio: non si può astrarre dal contesto nel quale si vive e si opera.

Per rintracciare una linea politica, però, occorrerebbe talora discernere

fra quel contesto e quella linea. E se una parte, magari piccola, del

protrarsi sine die del duello a sinistra dipendesse da tale

sovrapposizione? E se si provasse, per quanto possibile, a ridurre la

con-fusione fra i due grandi interpreti della sinistra e quei due decenni?

Dalla Fondazione Rosselli di Firenze http://www.rosselli.org/

SECONDO FORUM

DI STUDI SULLO STATO

Alle Librerie universitarie,

Novoli 9 novembre ore 10:30

Caffè con Valdo Spini

Dibattito sul volume

La buona politica. Da Machiavelli alla III Repubblica

di Valdo Spini,

vincitore del premio Matteotti

istituito dalla Presidenza del Consiglio

Moderatore:

prof. Fulvio Conti,

docente di Storia Contemporanea presso UniFi

http://circolorosselli.it/20151109_la buona_politica.pdf

Page 13: Adl 151105

13

FONDAZIONE NENNI http://fondazionenenni.wordpress.com/

Tra i quali io.

Siamo vicini al 50 per cento degli italiani che si sono “rotti”

di Giuseppe Tamburrano

Il PSI tiene una conferenza programmatica a cui ha dato il titolo

“Cambiando”. Ma i contenuti non riguardano – secondo il Corriere

della Sera – le prospettive della sinistra, bensì, prima di tutto, la legge

elettorale Italicum. Non è all’ordine del giorno né il problema del

superamento della crisi della sinistra e della sua unità e nemmeno della

aggregazione dei tanti circoli, clubs, associazioni vedovi del

socialismo. Dunque l’area socialista resterà dispersa.

Non sta meglio l’area pd. L’indagine che con pazienza certosina ha

fatto Barca tra i “circoli” PD è rimasta lettera morta: il partito, come

soggetto collettivo e propositivo, non esiste. Quei dirigenti che sono in

affanno perché il disaccordo con la linea del segretario del partito e

presidente del consiglio non sanno che fare: qualcuno ha lasciato il

partito, qualche altro sta sull’uscio ed altri sfogliano la margherita. Una

volta si facevano le scissioni per dar vita a un nuovo soggetto politico.

Ma il partito è pressochè inesistente: prendiamo il caso Marino – ma di

“casi” pullula il PD -. Secondo una logica elementare se il PD vuole

mandare a casa il sindaco lo sfiduci, voti contro e Marino o va in

minoranza e va a casa o viene sostenuto dal centro-destra: ipotesi

astratta!

Che Roma sia in condizioni miserabili è noto a tutti quelli che ci

vivono. Ieri, 29 ottobre, il Corriere della Sera ha fatto in prima pagina

un titolo a tre colonne per riportare una dichiarazione tanto ovvia da

essere banale di Cantone: “Milano capitale morale, Roma no”. E con

quella mirabile intuizione Cantone è salito sugli altari: chiediamo a

Mattarella di dimettersi perché Cantone ascenda al Colle?

Cari compagni e amici, non so se continuerò a predicare nel deserto.

Mi sento “io” un marziano, altro che Marino! Quel che sembra non

dico logico, ma di buon senso è fuori dall’agorà. Dove Renzi, girando

il mondo con la fronte alta, domina quasi fosse Pericle. E Mentana

ogni lunedì ci dà i risultati dei sondaggi di Masia dai quali risulta che

tra astensioni e schede bianche e nulle siamo vicini al 50 per cento

degli italiani che si sono “rotti”. E tra i quali ci sono anche io.

Da CRITICA LIBERALE

riceviamo e volentieri pubblichiamo

Due nuovi volumi

il trentatreesimo numero di criticaliberalepuntoit

> scaricabile gratis qui

Page 14: Adl 151105

14

e il quindicesimo numero de "gli stati uniti d'europa"

> scaricabile gratis qui

Vai al sito di Critica liberale

Da SEMI SOTTO LA NEVE (PISA)

riceviamo e volentieri pubblichiamo

Mai più Hiroshima

La testimonianza di Toshiko Tanaka, artista della pace

Toshiko Tanaka, una nota artista di cloisonné, aveva 6 anni e 10

mesi quando la prima bomba atomica venne sganciata sulla città di

Hiroshima. Fu colpita ma miracolosamente salvata e ha vissuto per

70 anni cercando di dimenticarla. Solo arrivando all'età di

settant'anni decise di raccontare le sue esperienze nella speranza che

le future generazioni possano vivere in un mondo libero dal

nucleare.

Dal 6 al 14 novembre sarà in Toscana e in Umbria per condividere

questa speranza con voi.

Tutti gli appuntamenti con la signora Tanaka in Italia (inclusi alcuni

non aperti al pubblico) sono i seguenti:

venerdì 6 novembre ore 16 Conferenza stampa

@ Sala Regia di Palazzo Gambacorti (Comune di Pisa)

sabato 7 novembre (attorno alle 11.30-12, da riconfermare) un breve

saluto @ Pisa Book Festival nel laboratorio per insegnanti di scuole

organizzato da CorreLaMente e a c. del Centro di doc. Semi...

c/o Il Bastione Sangallo

lunedì 9 novembre @ Sala Rossa di Palazzo Trinci - Foligno

ore 10.30 (incontro con le scuole)

ore 16.30 (incontro con la cittadinanza)

martedì 10 novembre @ Museo della Memoria Locale di Cerreto Guidi

Page 15: Adl 151105

15

ore 21 incontro con la cittadinanza

mercoledì 11 novembre @ Casa dei popoli di Sovigliana (Vinci)

ore 10.30 incontro con le scuole

giovedì 12 novembre @ Sala Regia di Palazzo Gambacorti

ore 16 incontro con gli amministratori locali di Pisa

venerdì 13 novembre "Pisa non dimentica Hiroshima e Nagasaki"

ore 10 @ Aula Magna del Polo Carmignani

(P.zza dei Cavalieri)

ore 15 @ Sala Azzura della Scuola Normale

Superiore (P.zza dei Cavalieri)

Per la realizzazione della tournée della Signora Tanaka ringraziamo il

Comune di Pisa, il Comune e la Casa dei Popoli di Foligno, il Comune

di Vinci, il Museo della Memoria Locale e il Comune di Cerreto Guidi

e la Scuola Toscana di Firenze che l'ospitano.

Per ulteriori informazioni potete scrivere a

[email protected]

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

EMIGRAZIONE ITALIANA

Venti anni di Uim

Il 9 novembre a Roma l'evento “Venti anni di Uim. Venti anni con i

lavoratori italiani nel mondo”. Un confronto ed una riflessione sui

nuovi compiti di protezione e proposta per gli emigrati che emergono

difronte a nuove dinamiche e trasformazione di flussi e collettività.

ROMA – Si svolgerà venerdì 6 novembre dalle ore 9.30 presso la

Confederazione Uil a Roma (via Lucullo 6) l'evento “Venti anni di

Uim. Venti anni con i lavoratori italiani nel mondo” organizzato

dall'Unione italiani nel mondo per un confronto ed una riflessione

incentrato su nuova e vecchia emigrazione e sulle nuove necessità che

tali fenomeni impongono di affrontare.

La Uim segnala infatti da un lato come l'impegno al fianco degli

emigrati di prima generazione in questi venti anni appena trascorsi

diverrà maggiore nel prossimo futuro, dal momento che emerge “la

necessità di potenziare e adeguare i livelli di protezione e di proposta

per gli emigranti” viste “le sopraggiunte esigenze, le trasformazioni

sociali e i mutamenti economici occorsi nel mondo, in questi anni

Page 16: Adl 151105

16

cruciali, tra il secondo e il terzo millennio”. Cambiamenti che pongono

nuove sfide anche visti i nuovi flussi e registrati con l'aumento dei

connazionali emigrati, il cui numero nel 2014 ha superato il numero

degli immigrati approdati in Italia. “In questa fase la Penisola è luogo

di transito, giacché non è in grado di assorbire manodopera né

generica, né specializzata. Nel 2014, 103.459 cittadini, di cui il 40%

giovani, 55% lavoratori tra 40 e 50 anni, il 5% di pensionati,

intenzionati ad accrescere il potere di acquisto della loro assegno,

hanno lasciato l'Italia – segnala la Uim nella nota in cui annuncia

l'evento. Gli oltre 4,5 milioni di emigrati italiani residenti all'estero

registrati dai dati Aire sono quantificati dalla Uim in circa 6 milioni di

connazionali, “con calcoli in difetto”, cui si affianca la necessità di una

maggiore protezione degli emigrati di prima e seconda generazione,

numeri e necessità che rendono “nevralgico il ruolo della Uim nei

prossimi mesi”, “per evitare di disperdere intelligenze, energie,

esperienze, protagoniste dell'italianità nel mondo”.

Nel corso dell'iniziativa è prevista la distribuzione del Dossier

emigrazione, aggiornato ai dati dell'anno scorso. Apriranno i lavori le

comunicazioni di Mario Castellengo, Gilberto De Santis, Angelo

Mattone e Alberto Sera, cui seguiranno le testimonianze di protagonisti

della vecchia e nuova emigrazione. Interverrà il segretario generale

della Uil Pensionati, Romano Bellissima, mentre le conclusioni, dopo

gli interventi di ospiti e autorità, saranno affidate a Pierpaolo

Bombardieri, segretario organizzativo della Uil. (Inform)

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897 Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l'Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti.