Adl 150625
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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano
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e-Settimanale - inviato oggi a 44341 utenti - Zurigo, 25 giugno 2015
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Costi paragonabili - «Costa molto essere sinceri, se si è intelligenti.
Quanto essere onesti, se si è ambiziosi.» – Fernando Pessoa
VERSO LA PAUSA ESTIVA
Con il prossimo numero la Newsletter dell’ADL, in uscita il 2 luglio
2015, inizierà la consueta pausa estiva, durante la quale si procederà
anche ai necessari aggiornamenti tecnici del servizio. Le regolari trasmissioni riprenderanno giovedì 3 settembre 2015.
La red dell’ADL
Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione, da fonti di pubblico dominio o da E-mail ricevute. La nostra attività d'informazione politica, economica e culturale è svolta senza scopi di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente carattere pubblico come pure un legittimo
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interesse associativo (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 24). L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.
Editoriale
Un nome: Pinelli
di Andrea Ermano
Dopo l’ennesima polemica sul “Caso Sofri”, in tema di carceri e
torture è doveroso ricordare la morte del ferroviere anarchico
Giuseppe Pinelli avvenuta il 15 dicembre 1969 a Milano, dove Pinelli
precipita misteriosamente nel cortile interno della Questura. Per tre
giorni egli è stato trattenuto illegalmente con la falsa accusa di essere
coinvolto nella strage di Piazza Fontana. Dopo tre giorni di “fermo” e
di “interrogatorio” (cioè, in realtà, di “tortura”), l’anarchico cade
dalla finestra e muore.
Nella stanza cui quella finestra appartiene sono presenti «il
commissario Luigi Calabresi, i brigadieri Panessa, Mucilli, Mainardi,
Caracutta e il tenente dei carabinieri Lograno», si legge sul sito
Anarcopedia.
Poco dopo il tragico episodio il questore Guida – uomo dai
trascorsi mussoliniani – tiene un’affollata conferenza stampa cui
partecipano anche il dott. Antonino Allegra (responsabile dell'ufficio
politico della Questura) e il predetto dott. Calabresi. A sentire Guida,
la vittima si sarebbe suicidata in preda al rimorso: «Improvvisamente
il Pinelli ha compiuto un balzo felino verso la finestra che per il caldo
era stata lasciata socchiusa e si è lanciato nel vuoto».
La finestra socchiusa per il caldo decembrino… Il balzo felino… Ma
la versione del questore Guida fa acqua da tutte le parti. Il povero
corpo esanime di Pinelli non segue una traiettoria “a parabola”, ma
viene giù “a candela”, urtando contro il muro e il cornicione. Questo
confuta la versione del “balzo felino”. A essa seguiranno le versioni
della “caduta accidentale” e del “malore attivo”. Inutile
approfondire.
Che cosa ne sappiamo noi oggi di tutto ciò? Che cosa ne sappiamo
degli infiniti depistaggi risalenti a quella lunga notte della
Repubblica? Che cosa sappiamo di Piazza Fontana, dopo quasi mezzo
secolo?
Sappiamo che la strage avvenne, come scrive Benedetta Tobagi,
«quando la repubblica italiana era 23enne, una ragazza con molte
ingenuità, moltissime speranze e le spalle gravate dal peso dell’eredità
del Ventennio fascista a soffocarne gli slanci: poliziotti, magistrati,
questori, burocrati ministeriali… gli apparati dello Stato sono ancora
innervati di uomini del vecchio regime». Piazza Fontana è il primo
sanguinario anello di una lunga catena di stragi «realizzate con
l’intento di destabilizzare il Paese e promuovere una svolta
autoritaria, o almeno una stabilizzazione conservatrice, contro
l’avanzata delle sinistre».
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Della strage vennero subito accusati gli “anarchici” – i Pinelli, i
Valpreda e gli altri – i quali anarchici erano però completamente
estranei ai fatti.
Furono egualmente trasformati nei “mostri” da chiudere in galera e
sbattere in prima pagina affinché la colpa della strage neofascista
ricadesse sulle sinistre.
Ne seguì una grande lotta senza quartiere: nelle piazze, nelle
redazioni dei giornali e dei telegiornali, nelle scuole e nelle
parrocchie, nelle fabbriche e nei cinema, nei teatri e in ogni casa
d’Italia si discusse per anni, animatamente, della “Morte accidentale
di un anarchico”, come recitava il titolo di una famosa pièce
tragicomica di Dario Fo, che gli è poi valsa il Nobel per la
Letteratura.
Alla fine la verità riemerse, emersero sia l’innocenza degli
anarchici sia il marchio neofascista della strage. E vennero alla luce
anche i vari tentativi di golpe accaduti in quegli anni. Questo sul piano
storico, mentre la Giustizia segnava il passo.
Poi, improvvisamente ma non troppo, nel 1972, la violenza nera
iniziò ad reduplicarsi nella violenza rossa e la prima vittima fu proprio
il commissario Luigi Calabresi, ucciso da un commando terrorista.
Molti anni dopo quel barbaro omicidio venne condannato come
“mandante” Adriano Sofri.
Poi venne assolto.
E poi ancora condannato.
All’epoca dei fatti Sofri era stato uno dei giovani leader della
sinistra radicale. Il suo “caso”, il lungo e controverso Caso Sofri,
iniziò nel 1988 e giunse, dopo 15 sentenze e 8 processi, alla condanna
definitiva: 22 anni di galera furono comminati all’ex leader di Lotta
Continua.
Sul piano del giudizio storico Sofri non appare essere stato il
“mandante” di nulla. E nondimeno la virulenza giornalistica e politica
della campagna da lui condotta contro Calabresi comporta un certo
grado di corresponsabilità etica e politica. Quella campagna era stata
eccessiva. In essa Sofri e gran parte della sinistra italiana,
sottostimando la potenza delle parole, che sono pietre, commisero un
serio errore di valutazione, innescando un clima di odio personale da
cui gli assassini del Commissario devono avere tratto il movente, o la
giustificazione, del loro crimine.
Sofri ha pagato tutto il prezzo stabilito dalla giustizia italiana,
scontando completamente una lunga pena detentiva, nonostante un
atto di grazia firmato dal Presidente Ciampi, atto non richiesto da
Sofri e che un guardasigilli legista, per altro, bloccò, rifiutando la
controfirma.
E veniamo ai giorni nostri.
Sofri è stato di recente invitato dal governo a intervenire a una
conferenza tematica sullo stato delle carceri italiane e sulla grave
condizione dei detenuti in esse. Il che ha provocato varie reazioni, tra
cui quella dell’attuale direttore del quotidiano La Stampa, Mario
Calabresi, figlio del Commissario ucciso: «Sentire pareri diversi è
sempre giusto ma non comprendo la scelta di far sedere Sofri al tavolo
della riforma. Spero che Orlando lo spieghi», ha dichiarato.
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Ora, l’insurrezione del sentimento di pietà filiale è umanamente
comprensibile, e ciò sia detto con il più profondo rispetto per il dolore
di chi ha subito in tenera età la perdita cruenta di un genitore, ma
nell’ambito del dibattito sulla riforma carceraria e sulla tortura in
Italia il ministro Orlando non ha certo sbagliato a interpellare chi ha
visto e detto e scritto cose profonde sul tema, sempreché il concetto di
Stato di diritto possegga ancora qualche significato nel nostro
disgraziato Paese, nel quale un anarchico di nome Pino Pinelli fu
accusato ingiustamente, fu sottoposto a sevizie di Stato e morì
innocente in circostanze a tutt'oggi poco chiare.
Pino Pinelli (1928-1969), ex staffetta
partigiana, ferroviere, anarchico, innocente
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Occasione persa
Le polemiche su Adriano Sofri
Giustizia o ingiustizia? È complicato stabilire a quale di queste due
categorie appartenga la polemica esplosa su Adriano Sofri che il
ministro della Giustizia, Andrea Orlando, aveva invitato, in qualità di
esperto, agli Stati generali dell'esecuzione penale.
Lo dico subito e a scanso di equivoci. Non è mia intenzione
polemizzare con la famiglia Calabresi, con la vedova Gemma e il figlio
Mario, che, come tutte le vittime hanno e avranno sempre il diritto a
manifestare il proprio dolore nelle forme e con gli argomenti che
riterranno più opportuni. Né è mia intenzione dibattere sulla
colpevolezza o l'innocenza di Adriano Sofri, sulle quali si è già
espressa la magistratura con una sentenza di condanna definitiva. Il
punto non è se Adriano Sofri sia colpevole o meno ma se possa o no
dare il proprio contributo ad un'iniziativa governativa che dovrebbe
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indagare sull'universo carcerario, sulle sofferenze e sul malessere che
ad esso sono immanenti. È lecito che agli Stati generali dell'esecuzione
penale si racconti il dolore intimo di chi deve pagare i propri errori
attraverso il carcere? È lecito che nella discussione sulle carceri
italiane, più volte oggetto di ammonimenti e condanne da parte della
giustizia europea a causa della loro disumanità latente, si possano
rappresentare anche gli stati d'animo di chi vive privato della libertà e
che, seppur colpevole, è, e resta, sempre una persona?
La scelta del ministro Orlando di chiedere un contributo a Sofri
rispetto all'assise del mondo carcerario rispondeva in modo implicito e
intelligente a queste domande, cercando al tempo stesso di trasmettere
un messaggio di positività per chi il mondo lo guarda dall'altro lato
delle sbarre, da dove, spesso, l'orizzonte della riabilitazione assume le
forme sbiadite del miraggio e i tempi irraggiungibili del mai. Una
percentuale, resa nota dal centro studi Ristretti Orizzonti, aiuta a
comprendere di cosa si parla: "nelle carceri italiane i detenuti si
tolgono la vita con una frequenza 19 volte maggiore rispetto alle
persone libere". Questo dato descrive in maniera precisa come la prima
vittima della detenzione nelle carceri italiane sia la speranza che con
grande facilità cede il passo alla cupa disperazione e, spesso, al
suicidio.
Gli Stati generali dell'esecuzione penale, senza la capacità di
tradurre numeri e percentuali, in esperienze e sensazioni, sarebbero un
esercizio per addetti ai lavori, un convegno ricco di report ma incapace
di indagare il fenomeno carcerario nella sua complessità: complessità
che è impossibile comprendere se non si analizza anche la prospettiva
di chi sta "dentro". Adriano Sofri avrebbe potuto, attraverso la sua
esperienza, sintetizzare con precisione proprio quegli stati d'animo che
prova chi, mentre sconta la propria pena, rischia di smarrire, per fattori
psicologici o materiali, la propria umanità.
Chi ha stima di Adriano Sofri (e io sono tra quelli) non pensa affatto
agli anni settanta e al retaggio di un periodo storico in cui violenza e
politica si sono ibridati pericolosamente ma alla profondità di Altri
Hotel o al racconto della tragedia di Sarajevo, vergogna che galleggia
tra l'incoscienza e la rimozione nella storia di quell'Europa che allora
come oggi, paralizzata dal bug di un burocratico immobilismo, è
incapace di intervenire per fermare le tragedie che le divampano sotto
il naso.
La polemica su Adriano Sofri esplicita una visione preoccupante
degli istituti di pena, quella di chi li considera una discarica di umanità
irrecuperabile che non potrà mai più dare un contributo alla società,
nonostante l'espiazione della pena. Una visione da cui, purtroppo, non
si è discostato nemmeno il Sappe, Sindacato Autonomo della Polizia
Penitenziaria che, per primo, ha innescato la polemica. Sarebbe stato
nel loro interesse avere un punto di vista da parte di chi ha dovuto
vivere una parte della propria vita dall'altro lato delle sbarre: al
confronto hanno preferito la strada della semplificazione assegnando
implicite etichette di moralità. Semplificazione per semplificazione
sarebbe facile dire che il Sappe ha scelto di ridurre la propria categoria
al ruolo di "secondini".
Sui politici che hanno alimentato la polemica montando un vero e
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proprio caso è inutile soffermarsi: sono il prodotto del nostro tempo, il
risultato dell'ignoranza di lotta e di governo che ormai ha sostituito
l'analisi e lo studio dei fenomeni e, spesso, anche il buon senso.
D'altronde come si può dare peso alle patenti di "dignità" rilasciate da
chi non è stato capace di condannare con la dovuta fermezza le torture
avvenute al G8 di Genova e che, anzi, senza scomporsi di un
millimetro è riuscito addirittura a giustificare le azioni di chi si è
spinto fino a violentare la Costituzione?
SPIGOLATURE
America bifronte
di Renzo Balmelli
UTOPIA. Dopo la strage di Charleston, l'ennesima a sfondo razziale,
sarebbe un passo avanti se Obama riuscisse a coronare la sua
presidenza con una duplice vittoria morale e costituzionale: una contro
i grumi razzisti che infestano il Paese, e l'altra, direttamente connessa
alla prima, contro la potente e arcigna lobby delle armi. Sono i due
volti dell'America che da un lato offre straordinarie opportunità a chi le
cerca, e dall'altro conserva sacche di risentimenti razzisti sfruttati senza
vergogna dai circoli reazionari per i loro interessi politici e mercantili.
Ora si tentano altre strade per disinnescare la tensione e la scelta di
archiviare la bandiera secessionista negli stati del sud va appunto letta
come un invito alla concordia che però non può essere giocata soltanto
sui simboli. La partita da vincere è un'altra. Fino a quando la gente di
colore continuerà a essere apostrofata con lo spregiativo epiteto di
"nigger", il sogno di Martin Luther King pur continuando a vivere
resterà una meravigliosa utopia: splendida, ma incompleta,
SIRENE. Poco alla volta, ma inesorabilmente, la vischiosa ragnatela
dell'estremismo di destra raggiunge ormai i posti più impensati.
Abituati a immaginare la Danimarca un luogo ridente e ospitale, si
fatica ad accettare l'idea che il lugubre richiamo della sirena xenofoba
abbia potuto oscurare il fascino delicato della celebre sirenetta. Ora che
è accaduto torna alla mente il severo giudizio che in altri tempi
Shakespeare fa dire a un suo personaggio sulla patria del principe
Amleto. Tuttavia sarebbe scorretto usarlo in modo unilaterale, tanto
più che i cattivi profeti sono ovunque nell'Europa, indecisa a tutto sulla
strategia comune per arginare il fenomeno. Tante forze mosse da
ideologie bacate sono all'opera da sud a nord su un terreno arrendevole
per corrompere il favoloso universo di Andersen e con esso lo spirito e
la carne viva della nostra cultura. Ci consola il pensiero che se anche
c'è del marcio, quasi sempre però le fiabe hanno un lieto fine.
PRESAGI. Resta indimenticabile il volo finale sulle scope di "
Miracolo a Milano", il capolavoro di Zavattini e De Sica che invita a
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sognare un mondo dove " buongiorno voglia dire davvero
buongiorno". Forse è ispirandosi a quelle sequenze memorabili che
Giannelli, colonna del Corriere della Sera, ci mostra il Papa in
bicicletta mentre sorvola un muro portandosi appresso un bimbo di
colore. La riuscitissima vignetta coglie il nucleo fondamentale di
questa nostra epoca in cui si erigono barriere di ogni genere, da quella
in veri mattoni anti -immigrati , alle altre, frutto dell'egoismo,
dell'amnesia e della cecità, che portano a relegare in secondo piano le
sofferenze di chi per anni fu a sua volta vittima di altri muri. Anziché
continuare a correre, pare che la Storia si sia bloccata o addirittura
vada a ritroso nel tempo, incontro a una deriva carica di brutti presagi
da fermare senza indugi, in attesa di un altro miracolo.
IDEALE. Nell'Europa litigiosa, la strada sarà sempre lunga, faticosa e
in salita, ma non al punto di crollare sotto le macerie come Sansone
con tutti i filistei. Al giro di boa dei negoziati anche più estenuanti
come quello con la Grecia, la diplomazia e il buon senso trovano il
modo di prevalere e la carezza di Juncker al premier ellenico a questo
proposito la dice più lunga di qualsiasi comunicato. Molto però resta
ancora da fare per smussare gli angoli della possibile intesa sul debito
di Atene. Se il buongiorno si vede dal mattino, per l'Europa è di notte
che si sciolgono i nodi più intricati. Le maratone notturne fanno parte
della sua storia e anche in questa circostanza rappresentano una scelta
obbligata onde evitare la trappola mortale del "Grexit" che avrebbe
conseguenze incalcolabili sulla tenuta dell'Unione. Da quando esiste
l'UE ha superato altre prove difficili e se uscirà indenne dalla sfida
ellenica il sollievo per lo scampato pericolo non sarà soltanto quello
dei mercati, ma pure la gioia di tutti coloro che credono nell'ideale
comune.
EFFICACIA. Quella delle sanzioni e della loro reale efficienza quale
strumento punitivo nei confronti delle Nazioni che hanno violato le
regole internazionali, non è storia di oggi, ma un'invenzione che risale
all'epoca napoleonica. Ora il tema è tornato d'attualità in seguito alle
limitazioni imposte alla Russia per quanto sta combinando in Ucraina.
Parecchi indizi sembrano però indicare che difficilmente produrranno
l'effetto scontato, così come d'altronde non l'ebbero in passato, tanto
per fare un esempio, contro l'Italia fascista. Nel contesto generale non
si contano poi le frequenti violazioni sotto banco delle misure
restrittive che le hanno rese un'arma a doppio taglio, tranne in un caso:
quello del Sud Africa dove le sanzioni hanno davvero contribuito a
liquidare l'iniquo regime dell'apartheid.
INGIUSTIZIE. "Anche i ricchi a volte piangono" era il titolo di una
famosa telenovela messicana. Sarà vero, ma se a volte capita che il loro
ciglio si inumidisca, non è certo per versare lacrime da coccodrillo
sulla consistenza dei loro beni materiali . A dispetto della crisi, le
ultime statistiche indicano che, tanto per gradire , i super Paperoni del
pianeta hanno aggiunto un altro centinaio di miliardi di dollari in più ai
loro averi. Attualmente il patrimonio netto dei 400 signori più ricchi
del mondo è pari a oltre 4.100 miliardi di dollari, una discreta
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sommetta che darebbe conforto a chi di dollari al massimo, quando va
bene, ne ha uno solo al giorno. Secondo Wikipedia, la parola
solidarietà è un sostantivo che ha come suo significato principale un
impegno etico-sociale a favore di chi è meno favorito. Ma nella
ripartizione delle risorse, viste certe cifre, spesso prevalgono
discrepanze e ingiustizie macroscopiche, intollerabili per il resto
dell'umanità.
STUPIDITÀ. Come l'uomo di Arcore, maestro insuperabile nel cavare
dal cilindro proposte fragili come bolle di sapone, anche la critica di
destra riesce a compiere giravolte copernicane che se non altro hanno
però il merito di fare sorridere. Si leggono così con sommo gaudio le
lodi sperticate che da quelle parti piovono ora su Maurizio Crozza, il
bravo e graffiante comico che fino a quando sbertucciava Berlusconi
era visto come fumo negli occhi, ma che dal giorno in cui prende di
mira Matteo Renzi è diventato di colpo il miglior politologo italiano.
Nel tracimare dell'entusiasmo il cabarettista viene lodato per la
capacità di mettere a fuoco la stupidità di coloro che pretendono di
governare l'Italia senza averne le competenze. Dunque aveva ragione
Crozza nel fare le pulci all'ex Cavaliere. Oh no? Ecco perché si ride.
ICONE. Per il cinema italiano è tempo di Amarcord al femminile. Nel
giro di poche ore se ne sono andate Magali Noel e Laura Antonelli, due
icone entrate nell'immaginario collettivo per i loro ruoli, seppure con
copioni molto diversi. A consolidare la fama della star francese furono
i film d'autore firmati da Fellini: la Dolce vita, Satyricon e appunto
Amarcord, dove interpretò l'indimenticabile personaggio della
Gradisca alle prese con il Principe. Nel suo carnet anche Jules Dassin,
Renè Clair e Jean Renoir, mostri sacri della settima arte. Laura
Antonelli verrà invece ricordata come l'eroina sexy di un'epoca non
proprio memorabile, ma popolare, di Cinecittà; epoca che l'attrice
profuga istriana di Pola, seppe però illuminare con la sua grazia e la
sua bellezza mai volgare, meritandosi l'ammirazione e la regia di
Visconti. Per un verso o per l'altro esse sono l'immagine di una
stagione cinematografica che non ha avuto eredi.
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana
LAVORO E DIRITTI
a cura di www.rassegna.it
Sindacati in pressing
dopo la sentenza della Consulta
La Corte Costituzionale dichiara illegittimo il blocco della
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contrattazione collettiva. Cgil: “Il governo ci convochi subito per
discutere sui rinnovi”. Medesima e unanime richiesta dalle sigle del
pubblico impiego di Cgil, Cisl e Uil.
“Dopo il pronunciamento della Corte Costituzionale che ha dichiarato
illegittimo il blocco della contrattazione collettiva e delle norme che lo
hanno prorogato, il governo ha il dovere di convocare i sindacati e
avviare la discussione sui rinnovi contrattuali". E' quanto si legge in
una nota della Cgil nazionale. Per il sindacato di Corso Italia devono
arrivare anche "risposte sui precari e sul potenziamento dei servizi
pubblici oltre il riconoscimento delle prerogative contrattuali dei
lavoratori. Il governo - conclude la nota - poteva trovare una soluzione
politica riaprendo la contrattazione, ora dovrà prendere atto del
legittimo riconoscimento della corte del diritto al contratto per i
lavoratori pubblici che si reitera da sei anni”.
Medesima richiesta giunge dai segretari generali di Fp Cgil, Cisl Fp,
Uil Fpl e Uil Pa, Rossana Dettori, Giovanni Faverin, Giovanni
Torluccio e Nicola Turco: “Chiediamo l'apertura immediata di un
tavolo di contrattazione per arrivare al rinnovo del contratto subito. Il
governo non ha più alcun alibi, l'alta corte si è espressa giudicando
illegittimo il protrarsi del blocco della contrattazione. Per questo
vogliamo che il governo avvii subito il confronto per arrivare presto al
rinnovo dei contratti nella Pa", proseguono i dirigenti sindacali.
"In attesa della sentenza, “che attendiamo di leggere per una
valutazione più compiuta”, i quattro segretari generali evidenziano che
“la decisione conferma quanto già avevamo previsto: Parlamento e
Governo non possono prolungare ulteriormente un blocco illegittimo.
Tuttavia il giudizio della Consulta pone un limite a una politica
legislativa più attenta ai tagli che ai diritti e che ha sacrificato, spesso
pretestuosamente, non solo gli investimenti nelle professionalità e
nell'innovazione, ma addirittura il legittimo rinnovo del contratto dei
lavoratori pubblici, alle esigenze di budget”.
"Per quanto ci riguarda, siamo in campo con una mobilitazione che
partirà con le tre grandi assemblee di inizio luglio, con tutti gli Rsu
eletti a marzo, le lavoratrici e i lavoratori. Sarà il momento in cui
avremo la nostra piattaforma nazionale e quelle di settore, per dire al
Governo come si possono e si devono rinnovare i contratti. Il governo
non può più nascondersi né accampare alcuna scusa, si dimostri
all'altezza e ci convochi per avviare il confronto per il rinnovo",
concludono.
Da Avanti! online www.avantionline.it/
Fassina? Lui…
di Mauro Del Bue
Dunque anche Fassina, dopo Civati, lascia il Pd e si mette alla ricerca
della sinistra che non c’è.
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Ridicolizzato da Renzi con quel “Fassina, chi?”, l’ex vice ministro e
responsabile economico del PD sbatte la porta annunciando la
formazione di un nuovo soggetto politico assieme a Cofferati e Civati.
Forse mettendo il naso nella cosiddetta coalizione sociale di Landini,
certo flirtando con Camusso e anche Vendola. L’interrogativo è, però,
sempre lo stesso. C’è spazio per un partito e per una lista (che non
sono esattamente la stessa cosa) alla sinistra del Pd?
Stefano Fassina in un
fotomontaggio satirico di Mangla
Sul piano politico lo spazio esiste. Più il partito di Renzi sposa idee e
tendenze del centro e anche della destra (secondo me non sempre a
torto) e più apre voragini a sinistra. Tra Cgil e Fiom, Sinistra e libertà e
vecchi reduci, un partito si può fare. E anche con un programma
credibile e avvincente. Non per me, ma capisco che un movimento
verso il centro apra spazi a sinistra non solo nella fisica, ma anche in
politica. Dubito assai, invece, che tale spazio esista a livello elettorale.
Già col vecchio Porcellum, che prevedeva la possibilità di formare
coalizioni, era esiguo. Il voto utile era una scure che si abbatteva sulle
liste autonome. Adesso, col nuovo Italicum, visto che il premio va alla
lista e le coalizioni sono abolite, non capisco dove potrebbero trovare i
voti costoro.
Dovrebbero fare una lista autonoma da quella del Pd e, visto che le
coalizioni non ci sono più, anche in conflitto con essa. Ma si
troverebbero a fare i conti con due difficoltà. La prima è quella a cui
dovette soggiacere Bertinotti nel 2008. E cioè di favorire la vittoria del
centro-destra, magari unito in una sola lista. Dunque di fare il gioco
degli avversari. La seconda è quella di seminare in un’area già coperta,
anche se in maniera diversa, dai Cinque stelle. Non è un caso che oggi
i voti in uscita dal Pd, alle regionali e alle comunali, siano andati al
movimento di Grillo e non a Sel, che non aumenta i propri consensi a
fronte dell’emorragia pidina. D’altronde, se l’elettorato si ribella o si
rifugia nell’astensione o preferisce votare chi contesta il sistema senza
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usare il politichese. Vedremo. Le difficoltà dei democratici fuoriusciti
o fuoriuscenti non sono di poco conto.
Vai al sito dell’avantionline
Da MondOperaio http://www.mondoperaio.net/
La “Claudiana”
compie 160 anni
Abbiamo intervistato Manuel Kromer, direttore editoriale della
Claudiana (casa editrice di riferimento della cultura protestante in
Italia), fondata a Torino nel 1855 e giunta dunque al suo 160mo
compleanno. La “Claudiana” deve il nome a un grande vescovo di
Torino vissuto nel IX secolo, lo spagnolo Claudio, considerato un
precursore del movimento evangelico per la lotta contro la
venerazione delle immagini nelle chiese e l’impegno in favore della
diffusione delle sacre Scritture.
di Danilo Di Matteo
La casa editrice Claudiana compie 160 anni. L’impressione, anche
partecipando al Salone internazionale del libro di Torino e ad altri
eventi, è che dinanzi alla cultura protestante, nel nostro Paese,
prevalgano curiosità e interesse oppure diffidenza e resistenze?
Senz’altro curiosità e interesse, come del resto sempre, negli ultimi
anni. Direi che è in atto un vero e proprio cambio di paradigma
culturale in Italia. Mentre prima la religione era una, quella cattolica, e
tutti gli altri erano visti con sospetto, ora le persone si rendono conto
che viviamo in una società plurale dal punto di vista religioso.
Quest’anno, forse, l’attenzione si è addirittura rafforzata, a causa del
fatto che il portavoce della sala stampa vaticana aveva già annunciato
che il 22 giugno 2015 papa Francesco avrebbe visitato la chiesa
valdese di Torino: la prima volta di un papa in una chiesa valdese dopo
700 anni.
Di certo la Claudiana rappresenta anche un ponte con il centro e
nord-Europa e con il mondo anglosassone. Si tratta di un compito
assai importante. Cosa può dirci al riguardo?
Claudiana si è sempre sentita un ponte tra le culture protestanti e la
cultura italiana, fortemente di ispirazione cattolica. Questo fa sì che le
aree geografiche citate siano per noi fondamentali. Tuttavia abbiamo
anche già pubblicato sulle istanze teologiche ed etiche emergenti
dall’Africa, dall’America latina e dall’Asia. Questo è per noi un
aspetto essenziale. Desideriamo portare in Italia tematiche anche
controverse, istanze che in altri paesi sono parte della normalità, quali
la liberazione della sessualità, il femminismo e le teologie della
liberazione negli anni ’70, l’omosessualità e il pacifismo negli anni
’80: per non parlare di matrimonio dei preti, divorzio, aborto,
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eutanasia. Sono temi su cui si può e si deve discutere, non per
omologarsi a una cultura liberista tout court, ma per far sentire una
voce cristiana diversa da quella cattolica. Significativo a tal proposito è
come in Italia sia stata accolta l’enciclica del papa «Laudato si’»:
nessuno ha menzionato il fatto che il Consiglio ecumenico delle Chiese
– che raggruppa la quasi totalità delle chiese protestanti e ortodosse del
mondo – già negli anni ’80 aveva lanciato un grande programma di
sensibilizzazione chiamato «Giustizia, pace e integrità del creato».
Nel 2017 ricorreranno cinquecento anni dall’inizio della
Riforma. Come si prepara la Claudiana all’evento e, più in
generale, come lo vive?
Sicuramente si tratta di un avvenimento straordinario. Claudiana, per
il momento, si concentra sulla pubblicazione di opere di Lutero, per
mettere a disposizione del pubblico italiano – colto e non – le fonti che
hanno innescato questa vera e propria rivoluzione che in maniera più o
meno diretta ha portato alla nascita del mondo moderno. In secondo
luogo ci concentriamo su opere su Lutero (quest’autunno uscirà una
grande biografia sul Riformatore), e su opere che aiutino ad
attualizzare quello che avvenne all’epoca. Sarà una pubblicazione di
opere molto ricca e variegata. Tutte le chiese protestanti si stanno
preparando a questo anniversario, che vedrà una folta serie di iniziative
e manifestazioni. Ma anche a livello universitario e laico so che si
stanno ipotizzando varie e interessanti iniziative. Claudiana cercherà
con le sue forze di inserirsi in queste celebrazioni, offrendo il suo
contributo di fonti e analisi dell’avvenimento. Come nel 1993 – 500°
anniversario della nascita di Lutero – la cultura italiana entrò
maggiormente in contatto con il Riformatore (da allora il numero di
opere su e di Lutero pubblicate in Italia sono aumentate a dismisura),
ci auguriamo che l’anniversario dell’inizio della Riforma possa
favorirne una maggiore conoscenza sia nella cultura italiana, sia anche
in ambito universitario e scolastico. È ovvio – grazie al suo ricco
catalogo sull’argomento – che Claudiana sarà in qualche modo la casa
editrice di riferimento in quelle celebrazioni.
La Claudiana tiene vivo il dialogo con altre tradizioni culturali
presenti in Italia: con quella cattolica, certo, e con quelle laiche
(non a caso pubblica i Quaderni Laici). In particolare, poi, essa si è
confrontata con la cultura socialista, con il contributo decisivo, fra
gli altri, di Giorgio Spini. Che futuro potrà avere tale confronto?
Diciamo che ci piace interagire con quella parte della cultura italiana
per la quale i due primi termini dello slogan del Consiglio ecumenico
delle Chiese (e anche il terzo) sono parole importanti. Sotto questo
punto di vista non ci siamo tirati indietro dal pubblicare due libri di
autori della Cdu tedesca: Jürgen Todenhöfer, che ha scritto un
bellissimo libro sull’Afghanistan nell’immediatezza della crisi
afghana, e una selezione di discorsi tenuti da Angela Merkel. Certo, ci
capita più spesso di sentirci in sintonia con la sinistra, ma questo non
certo per partito preso, bensì su tematiche molto specifiche attinenti
appunto all’etica, alla giustizia, alla pace e all’integrità del creato.
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FONDAZIONE NENNI http://fondazionenenni.wordpress.com/
Vallauri, un autentico militante socialista
Lo storico Carlo Vallauri, uno dei maggiori specialisti di storia dei
movimenti e dei partiti politici italiani, ci ha lasciato; La Fondazione
Nenni lo ricorda con grande affetto. Ha animato negli anni 90′ il
Comitato scientifico della Fondazione Nenni; recentemente ci ha fatto
dono di numerose tesi di laurea, che ha raccolto nei tanti anni di
docenza; studi molto preziosi che abbiamo prontamente catalogato ed
oggi sono fruibili al pubblico
(http://fondazionenenni.it/tesi). Autentico militante socialista, molto
vicino al Sindacato. Professore emerito di storia contemporanea
all’università di Siena, ha insegnato storia dei partiti e sociologia
politica all’Università “La Sapienza” di Roma e alla LUISS;
Ha pubblicato moltissimi libri, vere e proprie opere di storia
contemporanea, tra i quali ricordiamo: “La politica liberale di
Zanardelli” (1966); “Giolitti e l’occupazione delle fabbriche” (1968);
“Lineamenti dei partiti italiani nell’Ottocento” (1971); “I gruppi
extraparlamentari” (1975); “La ricostituzione dei partiti democratici”
(1978); “Partiti tra declino e riforme” (1984); “Conflitti sociali
nell’Italia liberale” (1990); e la monumentale opera in otto volumi
sugli statuti e l’organizzazione dei partiti.
Negli anni ’70 è tra gli animatori e i protagonisti di “Mondoperaio”
diretto da Federico Coen diventare un prestigioso “laboratorio” di
cultura politica. Sterminata la sua attività pubblicistica disseminata in
testate come “L’Astrolabio”, “Il Messaggero”, “Avanti!”, “Paese
Sera”, “L’Espresso”, “II Tirreno”, “Nuova Sardegna”, “Il Centro” e
“Nuova Venezia”. La sua perdita, ci addolora.
La Fondazione Nenni
Da vivalascuola riceviamo
e volentieri pubblichiamo
La “Buona Scuola” spiegata a… Renzi
di Giorgio Morale
vivalascuola chiude le pubblicazioni dell'anno scolastico 2014-2015
con un bilancio di fine anno:
https://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2015/06/15/vivalascuola-198/
La “Buona Scuola” spiegata a Renzi: così si potrebbe intitolare –
anche – questa puntata, e per questo abbiamo scelto la formula
dell’abbecedario. Il Presidente del Consiglio infatti continua a
ripetere che i professori non hanno capito o non hanno letto il
progetto di riforma del suo Governo. In realtà non esiste disegno di
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legge che sia stato tanto letto e analizzato come questo, dalla bozza
di settembre a quella di giugno.
E’ vero l’opposto: Renzi e chi ha scritto la "riforma" non sanno
le conseguenze distruttive che il DdL provocherebbe nella scuola
perché non conoscono la scuola – e questo è inammissibile in chi
governa. C’è un’altra possibilità, ampiamente contemplata dagli
osservatori: che sappiano e perseguano premeditatamente
l’obiettivo della distruzione della scuola pubblica e della possibilità
di istruzione e formazione per tutti. In un caso o nell’altro, la
condanna è ugualmente senza appello.
Ma questo lungo anno scolastico non si chiude con la chiusura delle
scuole, non si sa ancora che ne sarà del DdL e dell’inizio del
prossimo anno scolastico, situazione non nuova per la scuola italiana.
CONVEGNO
Proteggere i giornalisti. Come?
Convegno “Ossigeno per l’informazione” il 2 luglio al Senato con
Pietro Grasso, Sergio Zavoli, don Luigi Ciotti, Claudio Fava,
Giulietti, Iacopino, Lorusso, Agcom, Fieg, OSCE, EFJ, AEJ,
SEEMO, OBC e oratori di vari paesi
“Proteggere i giornalisti, conoscere le verità scomode” è il tema della
conferenza internazionale promossa da Ossigeno per l’Informazione
giovedì 2 luglio dalle 14:30 alle 18:30 al Senato.
L’incontro ha il patrocinio del Senato, della FNSI e dell’Ordine dei
Giornalisti e l’adesione della rappresentante dell’OSCE per la libertà di
stampa e di associazioni italiane del settore dei media e con il sostegno
della Commissione Europea.
Il presidente del Senato, Pietro Grasso, aprirà i lavori, presieduti dal
senatore Sergio Zavoli, presidente onorario di Ossigeno. Fra gli altri
prenderanno la parola: don Luigi Ciotti., Claudio Fava, vicepresidente
della commissione antimafia, Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine
dei Giornalisti, Raffaele Lorusso, segretario della FNSI, Filippo
Carotti, direttore generale della FIEG, Lirio Abbate, inviato de
l’Espresso e osservatore n.1 di Ossigeno, William Horsley, giornalista
inglese, vicepresidente dell’Association of European Journalists AEJ,
il giornalista di Belgrado Radomir Licina, rappresentante
dell’osservatorio SEEMO, Lutz Mukke, giornalista tedesco,
coordinatore del Centro Europeo per la Libertà di stampa e dei media
di Lipsia, Ulrike Schmidt, per l’ufficio della Rappresentate dell’Osce
per la libertà dei Media, Dunja Mjatovich, Renate Schroeder, in
rappresentanza del segretario dell’European Federation of Journalists,
Giuseppe F. Mennella e Alberto Spampinato, segretario e direttore di
Ossigeno, Antonio Martusciello, Commissario dell’Agcom.
La conferenza ha lo scopo di confrontare proposte, pareri e opinioni
su che cosa sia più opportuno fare per rafforzare la protezione dei
giornalisti di inchiesta, per frenare le querele strumentali e gli altri
abusi che, non solo in Italia, ostacolano sempre più diffusamente la
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conoscenza di importanti informazioni. Su questo argomento
Ossigeno, insieme all’associazione Journalismfund, che ha organizzato
un analogo convegno lo scorso maggio a Bruxelles, scriverà un
rapporto per il Centro Europeo per la Libertà di stampa e dei media di
Lipsia, con il quale collabora alla realizzazione di un progetto
sostenuto dalla Commissione Europea.
La discussione si svolgerà in italiano e in inglese. Sarà attivo un
servizio di traduzione simultanea. Il convegno sarà fruibile in diretta
streaming in entrambe le lingue. Ossigeno darà indicazioni in tempo
utile per attivare i link.
Per partecipare occorre registrarsi presso [email protected]
I materiali di lavoro saranno pubblicati sul sito web di Ossigeno. Una
nuova area sarà attivata in occasione della conferenza. In particolare
Ossigeno renderà scaricabili liberamente i seguenti documenti in
italiano, inglese e francese: le proposte per migliorare la protezione dei
giornalisti già sottoposte al parlamento italiano, una proposta per
onorare attivamente la memoria dei giornalisti italiani uccisi a causa
del loro lavoro; il manuale sul metodo di osservazione e classificazione
delle intimidazioni.
Il giorno successivo, venerdì 3 luglio alle ore 11 nella sala stampa di
Montecitorio, si terrà una conferenza stampa per presentare un dossier
inedito di Ossigeno sulle condanne al carcere per diffamazione emesse
negli ultimi anni in Italia per oltre venti anni di carcere. Sarà fornita
inoltre un’anticipazione del nuovo Rapporto Annuale di Ossigeno sulle
minacce in Italia. Parteciperà l’onorevole Claudio Fava, vicepresidente
della commissione parlamentare antimafia, che sta scrivendo la
relazione conclusiva dell’indagine conoscitiva della Commissione sui
giornalisti minacciati. Parteciperanno anche gli oratori stranieri della
conferenza.
Il direttore di Ossigeno per l’Informazione Alberto Spampinato ha
così spiegato il carattere dell’iniziativa: “Da molti anni Roma non
ospita una conferenza internazionale sulle violazioni della libertà di
stampa di così alto livello e con un parterre internazionale così vasto.
Confrontare situazioni, idee e proposte di vari paesi è indispensabile
per vincere il fatalismo, per affrontare problemi che si possono
risolvere soltanto sul piano internazionale”.
OSSIGENO per l’informazione osservatorio promosso dalla FNSI e dall’Ordine dei Giornalisti
sui cronisti minacciati e le notizie oscurate in Italia con la violenza
presso Associazione Stampa Romana – Piazza della Torretta 36- 00186 Roma
www.ossigenoinformazione.it
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana
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LETTERA
L’articolo sul “Matrimonio egualitario” (ADL 18.6.15)
In merito all’articolo “Matrimonio egualitario” mi preme far presente
che il Vaticano avrebbe ragione se la richiesta fosse quella del
“matrimonio in chiesa” in quanto non previsto dai canoni religiosi, ma
una legge di uno Stato laico non dovrebbe essere giudicata da organi
religiosi. Io da cattolico sposato in chiesa, etero ecc. ecc. posso
oppormi se vogliono farmi vivere secondo leggi che non rispettano il
mio credo, ma non posso impedire ad altri di vivere con leggi che
rispettano il proprio “ESSERE PERSONA”.
Antonio Autieri, e-mail
LETTERA
Ho scritto un libro.... Tutta la storia del mondo in un pomeriggio
...un sommario di storia universale molto atipico, breve, con molte idee
e interpretazioni e pochissime date e nozioni. In compenso tanti
particolari interessanti e talvolta pure divertenti. Alla fine i lettori
sapranno cosa è successo di veramente importante e perché.
Si tratta di un E-book, pubblicato da Amazon, ci ho lavorato 2 anni
per condensare la mia cultura storica in qualcosa di scorrevole, ma
non impreciso
Costa come una birra, perché vorrei lo leggessero gli studenti. Ecco
il riferimento > Tutta la storia del mondo in un pomeriggio
Mi farebbe molto piacere se riusciste a girarlo tra gli studenti delle
superiori: è fatto per fargli imparare la storia divertendoli.
Il libro sarà adottato come testo dal liceo italo francese di Parigi e
consigliato come lettura agli studenti torinesi di ingegneria gestionale.
E’ il mio primo libro, è un po’ come andare in montagna: una grande
fatica, ma poi ci torni subito...
Claudio Bellavita, Torino
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897 Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l'Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti.