Acta Curiarum Regni Sardiniae 23 Il Parlamento del viceré...

712
Acta Curiarum Regni Sardiniae 23 Il Parlamento del viceré Giuseppe de Solís Valderúbano conte di Montellano (1698-1699) a cura di Giuseppina Catani e Carla Ferrante Torno II. Capitoli di Corte. Atti conclusivi del Parlamento (1698-1699)

Transcript of Acta Curiarum Regni Sardiniae 23 Il Parlamento del viceré...

Acta Curiarum Regni Sardiniae

23 Il Parlamento del viceré Giuseppe de Solís Valderúbano

conte di Montellano (1698-1699) a cura di Giuseppina Catani e Carla Ferrante

Torno II. Capitoli di Corte.

Atti conclusivi del Parlamento (1698-1699)

Comitato scientifico per la pubblicazione degli Atti dei Parlamenti sardi

Il PRESIDENTE del Consiglio regionale

On. PIER LUIGI CARLONI, Vice Presidente del Consiglio regionale

PROE BRUNO ANATRA, ordinario di Storia moderna nell'Università di Cagliari

Prof. ITALO BIROCCHI, ordinario di Storia del Diritto italiano nell'Università La Sapienza di Roma

Dott. MARIAROSA CARDIA, professore associato di Storia delle Istituzioni politiche nell'Università di Cagliari

Prof. GUIDO D'AGOSTINO, ordinario di Storia delle Istituzioni politiche nell'Università di Napoli "Federico II", membro della "Commission Internationale pour l'Histoire des Assemblées d'États"

Prof. ANTONELLO MATTONE, ordinario di Storia delle Istituzioni politiche nell'Università di Sassari

Dott. GABRIELLA OLLA REPETTO, ispettore generale per i Beni archivistici

Prof. MARCO TANGHERONI, ordinario di Storia medioevale nell'Università di Pisa

Segreteria del Comitato scientifico

Dott. GIAMPAOLO LALLAI, capo Servizio segreteria del Consiglio regionale della Sardegna

Dott. ANNA DESSANAY, funzionario del Servizio studi del Consiglio regiona-le della Sardegna

Dott. MARIA SANTUCCIU, funzionario del Servizio amministrazione del Consiglio regionale della Sardegna

NNWROGENNffiRa.(DENVCDOCNNRCNNNW M N N aC N N N N N N N N N N N N N N N N N N N . N N N N N N N N N N N N N N N

N H N D.Q

N N N N CAPITOLI DI CORTE DE ffl ATTI CONCLUSIVI DEL PARLAMENTO N N

(1698-1699) Re

53 a cura di N

N M Giuseppina Catani e Carla Ferrante 53

5e N N N N DE N N N N N

*****************t***

*********************

ACTA

REGNI

CURIARUM

SARDINIAE IL PARLAMENTO DEL VICERÉ

GIUSEPPE DE SOUS VALDERRABANO

CONTE DI MONTELLANO

D0.9.0000"».09.009.0000.0~

CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA

Copyright Consiglio regionale della Sardegna, 2004

Redazione, stampa e distribuzione a cura dell'EDI.CO.S. (Editori Consorziati Sardi) s.r.l. Via Contivecchi 8/2 - 09122 Cagliari Tel. e Fax (070) 270507

Fotocomposizione e impaginazione Carlo Delfino editore, Via Rolando 11/A, Sassari

ACTA CURIARUM REGNI SARDINIAE Volumi già pubblicati

1. "Acta Curiarum Regni Sardiniae". Istituzioni rappresentative nella Sardegna medioevale e moderna Atti del Seminario di studi (Cagliari, 28-29 novembre 1984) Cagliari, 1986 (seconda edizione, 1989).

2. Il Parlamento di Pietro IV d' Aragona (1355) a cura di Giuseppe Meloni Cagliari, 1993.

3. I Parlamenti & Alfonso il Magnanimo (1421-1452) a cura di Alberto Boscolo Revisione, apparati e note di Olivetta Schena Cagliari, 1993.

5. I Parlamenti dei viceré Giovanni Dusay e Ferdinando Girón de Rebolledo (1494-1511) a cura di Anna Maria Oliva e Olivetta Schena Cagliari, 1998.

12. Il Parlamento del viceré Gastone de Moncada marchese di Aytona (1592-1594) a cura di Diego Quaglioni Cagliari, 1997.

14. Il Parlamento del viceré Carlo de Borja duca di Gandia (1614) a cura di Gian Giacomo Ortu Cagliari, 1995.

16. Il Parlamento straordinario del viceré Gerolamo Pimentel marchese di Bayona (1626) a cura di Gianfranco Tore Cagliari, 1998.

23. Il Parlamento del viceré Giuseppe de Solís Valderrdbano conte di Montellano (1698-1699) a cura di Giuseppina Catani e Carla Ferrante Cagliari, 2004. I. Atti del Parlamento 11. Capitoli di Corte. Atti conclusivi III. Abilitazioni e procure IV. Abilitazioni e procure.

24. L'attività degli Stamenti nella "Sarda Rivoluzione" (1793-1799) a cura di Luciano Carta Cagliari, 2000. I. Atti dello Stamento militare, 1793 II. Atti degli Stamenti ecclesiastico e militare e della Reale Udienza, 1793-1794 III. Atti degli Stamenti militare e reale, 1795 IV. Atti degli Stamenti militare e reale, 1796-1799.

III

Capitoli di Corte

1. I capitoli presentati dai tre Stamenti

1. GLI STAMENTI RIUNITI

211 1698 aprile 17, Cagliari Capitoli presentati unitariamente dagli Stamenti ecclesiastico, militare e

reale. Gli Stamenti, riuniti in generale Parlamento, avendo dimostrato la loro

fedeltà nei confronti del sovrano con l'offerta di un donativo di 60.000 scudi annuali per dieci anni; nonostante l'estrema povertà in cui versa il regno a causa delle ripetute annate di peste, della fame, della sterilità delle terre, della moria di bestiame, della mancanza di commercio e dello spopolamento, chiedono al sovrano di beneficiare i suoi vassalli con grazie e mercé che con-sentano loro di continuare ad offrire il donativo; supplicano pertanto che il viceré, come presidente delle Corti, decreti, conceda e disponga per atto di Corte e legge pazionata i seguenti capitoli:

1 che siano osservati tutti i capitoli di Corte concessi nei Parlamenti pre- cedenti e quelli che saranno concessi in queste Corti, che ad essi sia data un'interpretazione letterale secondo i principi sanciti nelle Costituzioni di Catalogna e che, per nessun motivo, nemmeno con il pretesto che non sono più in uso, si possa derogare da essi in conformità a quanto stabilito nei capi-toli 6, 8, 10, 13, 15, 19, 20, 21, 22 del libro I, titolo 3 degli Acta Curiarum compilati dal Dexart, senza aver prima sentito il parere degli Stamenti, come previsto nel capitolo 21, libro I, titolo 3 e nel capitolo 4, libro I, titolo 5 della stessa raccolta.

Il viceré dispone che ricorrano al sovrano.

2 che siano confermate le grazie concesse nelle Corti dei viceré conte di Santo Stefano e duca di Monteleone ed, in particolare, che tutte le pensioni ecclesiastiche gravanti sui vescovadi, compresi quelli di Ales, Ampurias e Bosa, sui tre arcivescovadi e sulle due capitanie delle galere del regno, siano date ai sardi, naturali e non, come già avviene.

Il viceré approva secondo la forma decisa dal sovrano nelle ultime due Corti.

3 che gli arcivescovadi di Cagliari, Sassari e Oristano e il vescovado di Alghero siano assegnati perpetuamente ai sardi, in quanto il regno vanta perso-ne di grande qualità e cultura degne di occupare tali ministeri, così come avvie-

523

ne negli altri regni della Corona d'Aragona. Nel caso in cui non fosse gradito al re concedere tale privilegio per l'arcivescovado di Cagliari, lo si conceda almeno agli altrii, quello di Cagliari potrebbe, semmai, essere ricoperto alternativamen-te da un nativo del regno e da uno straniero nominato dal sovrano.

Il viceré rimette la decisione al sovrano.

4 che il giudice de competencias e cancelliere apostolico e reale sia un sardo nativo del regno, dottore in leggi, graduato presso un'Università pub-blica, con esami regolari, e che sia persona di elevata cultura e molto esperto in leggi e canoni, perché possa giudicare secondo Dio e la sua coscienza.

Il viceré rimette la decisione al sovrano.

5 che le cause di contenzione vengano istruite entro 30 giorni — essendo invalso l'uso della proroga d'ufficio da parte del cancelliere o su istanza del regio fisco — a pena della loro devoluzione alla curia ecclesiastica; nel caso in cui il cancelliere sia impedito per malattia o per altri motivi, il viceré o chi pre-siede la Reale Udienza nomini un sostituto per tale periodo di assenza; inoltre che, per il celere disbrigo delle cause di spettanza degli arbitri ecclesiastici e regi, il sovrano decida circa le modalità di riunione e la precedenza da rispetta-re e che tali arbitri si riuniscano nella chiesa del Monte di Pietà e si pronunci-no entro 5 giorni; scaduto tale termine, la causa passerà al cancelliere.

Il viceré approva la richiesta relativa all'eliminazione delle proroghe e, per quanto riguarda la precedenza tra gli arbitri, dispone che si osservi quanto stabilito dal sovrano e cioè che il reggente la Reale Cancelleria sia l'arbitro ordinario della giurisdizione reale e il vicario generale dell'arcivescovado di Cagliari sia il giudice ecclesiastico, mentre per gli altri arcivescovadi e vesco-vadi sia previsto un letrado o un ecclesiastico.

6 che si nomini un terzo e che questo sia il cancelliere de competencias, chiamato a risolvere i frequenti conflitti tra la giurisdizione regia, ecclesiasti-ca e il tribunale dell'Inquisizione, provocati il più delle volte dagli inquisitori i quali non rispettano i concordati e procedono di fatto con censure contro i ministri e contro i secolari e gli ecclesiastici; dando origine a controversie che non si risolvono con le letras de conferencia e vengono così devolute ai Consigli Supremi; in tal modo si ritarda notevolmente la risoluzione delle cause con grave danno dei ministri e delle persone colpite dalle censure.

Il viceré dispone che ricorrano al sovrano il quale prenderà i provvedimen-ti più opportuni in materia.

7 che si proceda con celerità nella definizione delle cause di appello dalle sentenze del tribunale dell'Inquisizione, nominando un giudice che sia lo

524

stesso cancelliere del regno o il giudice d'appello dei tribunali ecclesiastici e che giudichi tutte le cause d'appello provenienti dalle sentenze degli inquisi-tori senza dover ricorrere al Consiglio Supremo.

Il viceré rimette la decisione al sovrano.

8 che le cause di appello dai tribunali ecclesiastici e dai giudici ordinari, per evitare i ritardi e i costi considerevoli del ricorso alla Curia romana, siano decise nel regno dal giudice dei gravami e di appello istituito dai pontefici Pio V e Urbano VIII.

Il viceré dispone che ricorrano al sovrano.

9 che né il Regio Fisco né gli ufficiali regi privino del possesso del feudo e dei diritti ad esso connessi quegli eredi che vantano documenti attestanti il diritto di successione. Il Regio Fisco, infatti, alla morte del titolato senza figli maschi, si intromette nella successione per impadronirsi dei territori feudali, adducendo la motivazione che si tratti di feudo "rigoroso" e portando le liti presso il Supremo Consiglio, a cui gli eredi possono ricorrere solo con grande difficoltà per l'eccessiva distanza ed i costi. Così è accaduto per la contea di Monteleone dove, pur trattandosi giuridicamente di un feudo improprio e quindi aperto anche alla successione femminile — attribuito a donna Simona Roca Martì Castelvì, figlia dell'ultimo conte, con sentenza del tribunale del real Patrimonio e voti della Reale Udienza — il Regio Fisco, per impedire tale possesso, si appellò chiedendo l'annullamento della sentenza. Si chiede quin-di che la contea di Monteleone venga assegnata a donna Simona Roca Martì Castelvì e che si conceda il possesso della baronia di Gesico e di Goni a Beatrice, figlia primogenita del fu don Antioco Sanna Malonda, privata dal Regio Fisco di questo possesso sempre con il pretesto che la detta baronia fosse un feudo "rigoroso"; oppure, nel caso in cui questo non fosse possibile, si dia il feudo ai fratelli del defunto Antioco, entrambi ecclesiastici che, per le leggi del regno, non sono espressamente esclusi dalle successioni feudali.

Il viceré dichiara che intercederà presso il sovrano a favore della richiesta di donna Simona Roca Martì Castelvì in quanto legittima e per donna Beatrice Sanna in considerazione del miserevole stato in cui versa; per il resto ricorrano al sovrano.

10 che tutti i feudi del regno siano aperti alle donne in mancanza di maschi, secondo la linea della primogenitura, e che il Regio Fisco non frap-ponga ostacoli alla presa di possesso dei feudi da parte di donne.

Il viceré dispone che ricorrano al sovrano.

11 che vengano nominati dei giudici di contrafueros che diano pronto

525

rimedio alla violazione di leggi, privilegi e capitoli di Corte, come già stabili-to nel Parlamento del re Alfonso — cap. 2, lib. 1, tit. 3 del Dexart — dove furono nominati quali giudici i vicari di Cagliari, Sassari e Alghero che, però, per l'eccessiva distanza, non si riunirono mai. Pertanto si chiede che i giudici di contrafueroS siano gli arcivescovi di Cagliari e Oristano, il vescovo di Ales e i loro vicari generali oppure persone con i requisiti necessari, estratti a sorte nei tre bracci; essi abbiano lo stesso tipo di giurisdizione vigente nel Regno di Valenza e, nel termine di 8 giorni, dichiarino l'eventuale violazione dei dirit-ti. Nel caso in cui il sovrano non voglia nominare tali giudici, in presenza di violazione dei capitoli di corte, si chiede che le prime voci degli Stamenti o un loro rappresentante possano intervenire e, in caso di dubbio, ci si rivolga al sovrano.

Il viceré dispone che ricorrano al sovrano.

12 che i cavalieri stranieri non siano abilitati in qualità di militari soltan-to grazie alle dichiarazioni dei testimoni, come già stabilito nella carta reale del 2 maggio 1631 (cap. 6, lib. 1, tit. 1 del Dexart); siano invece abilitati d'ora in poi soltanto quelli in possesso di esecutoria e ordine regio in forma di dispaccio del Supremo Consiglio d'Aragona.

Il viceré dispone che si osservi la carta reale.

13 che non si dia luogo all'avocazione delle cause come stabilito nel capi-tolo di Corte (cap.1, lib. 5, tit. 2 raccolta Dexart) e nelle regie prammatiche (cap.1, tit.11) e che non si concedano né si inviino lettere causa videndi et recognoscendi, in quanto alle parti rimane sempre la possibilità della suppli-ca al sovrano. Nel caso in cui si predispongano tali lettere, si chiede che non se ne dia esecuzione nei Regi Consigli e che si prosegua il corso normale del procedimento. Quando, però, sembra necessario concedere le lettere, i mini-stri giudicanti siano informati dei vizi di falsità con cui sono formulate e quindi non ne tengano conto. Nel caso in cui ne viene data esecuzione, la parte che l'ha sollecitata sia obbligata a portare, a proprie spese, gli atti al Supremo Consiglio d'Aragona che deve pronunciarsi entro un anno, in caso contrario il procedimento ritornerà ai tribunali ordinari. Nella causa del mar-chesato di Torralba ed in quella relativa ai beni di don Michele Bonfant, furono emanate letras causa videndi e la controversia è sospesa da oltre 40 anni con grave danno dei creditori; infatti l'avocazione delle cause impedisce il corso normale della giustizia e ritarda il risarcimento del danno.

Il viceré dispone che ricorrano al sovrano che prenderà i dovuti provvedi-menti per una questione tanto importante per la situazione in cui oggi versa il regno.

526

14 che sí dia immediata esecuzione alla sentenza proferita dalla Reale Udienza a favore di don Francesco Pilo Boyl, barone di Putifigari, contro il procuratore del marchesato di Torralba che si era impadronito di alcuni terri-tori appartenenti al barone, e che non si dia corso alla letra causa videndi ottenuta dal procuratore del marchesato.

Il viceré dichiara che in merito a tale richiesta aveva già interessato il sovrano e che ripresenterà la questione.

15 che venga osservata la disposizione decretata nelle Corti del viceré conte di Santo Stefano secondo la quale, nella stagione che va da giugno a dicembre, nessuno deve essere chiamato da un capo all'altro del regno ed in particolare i militari, a causa del caldo estivo e per il rischio di essere catturati in mare. Così capitò, infatti, a don Felice de Liperi di Sassari il quale, chia-mato a Cagliari dal viceré Monteleone, fu catturato in mare.

Il viceré approva.

16 che venga ridotto di 1 reale il diritto che grava sulla sacca del grano portandolo a 3, come disposto nella prammatica del sovrano Filippo III del 1617; ciò favorirà la diminuzione del costo del grano, l'aumento delle espor-tazioni a beneficio sia del Regio Erario che dei vassalli.

Il viceré dispone che ricorrano al sovrano.

17 che, in osservanza al disposto dei capitoli di Corte concessi dal sovrano Alfonso V (3-4, lib. 2, tit. 3 della raccolta del Dexart), non si celebrino pro-cessi segreti contro i militari ma si proceda solo su istanza di parte nella forma pubblica ordinaria e, quando si intenta un capo d'accusa, si istruisca il procedimento e si emetta la sentenza entro tre mesi dal giorno della cattura o della presentazione dell'istanza; si chiede inoltre che, secondo il cap.22, lib.2, tit.3 del Dexart, la causa venga giudicata da sette militari e non si emetta la sentenza senza aver prima notificato la nomina dei giudici, i quali devono essere naturali del regno e non ricoprire uffici regi.

Il viceré dispone che si osservi la consuetudine.

18 che vengano assegnati ai naturali i posti vacanti dei ministri di giusti-zia e patrimonio, i quattro uffici di coadiutore del razionale, l'ufficio di cas-siere del Regio Erario, di procuratore fiscale regio e patrimoniale, e qualsiasi altro impiego, così come avviene negli altri regni della Corona. Nel caso in cui il sovrano voglia riservare per sé la nomina del reggente e dei fiscali regi, si chiede che conceda almeno gli altri posti ai naturali del regno, compren-dendo anche l'ufficio del depositali() reale ed i quattro impieghi della sala civile della Reale Udienza; se, infine, il sovrano decide di affidare uno di que-

527

sti uffici a forestieri, che si prendano in considerazione anche i sardi per inca-richi negli altri regni.

Il viceré dispone che ricorrano al sovrano.

19 che tutti i posti di milizia, sia di terra che di mare (sergenti, alfieri, capitani, tesorieri, commissari di artiglieria e cavalleria, ufficiali di pace e di guerra, governatori delle galere e delle torri) siano dati ai naturali anche in considerazione dell'alto costo che il regno sopporta per il mantenimento della squadra delle galere, istituita nel 1622 con atto di Corte del Parlamento del viceré Vivas. Si chiede infine che venga pagato regolarmente il soldo a coloro che occupano impieghi militari ed, in particolare, al governatore di Alghero, in arretrato da 4-5 anni, ed al castellano di Castellaragonese, Antioco Santucho, in arretrato da 8.

Il viceré dispone che ricorrano al sovrano.

20 che nel nominare l'uditore della Rota, nella quale si alternano uomini dei regni di Aragona, Catalogna e Valenza, si faccia entrare anche un rappre-sentante del regno di Sardegna, scelto da una terna di candidati presentati dal viceré.

Il viceré dispone che ricorrano al sovrano.

21 che i creditori titolari di censi sulla real cassa siano pagati ogni anno, mettendo tale impegno al primo posto dopo quello della paga dei salari agli ufficiali, in conformità alla carta del sovrano Filippo IV, in quanto tali credi-tori sono per la maggior parte monasteri, religiosi, chiese, capitoli e cavalieri molto poveri che traggono il loro sostentamento dai censi.

Il viceré dispone che ricorrano al sovrano a cui la richiesta è stata già pre-sentata.

22 che l'esazione del donativo sia effettuata dagli ufficiali e giudici ordina-ri per mezzo dei collettori, e non dai commissari che vessano e molestano i vassalli gravandoli di spese ed indennità di missione; il donativo venga quin-di versato nella regia cassa o consegnato alla persona designata, senza che gli ufficiali, giudici ordinari e collettori chiedano compensi e rimborsi.

Il viceré dispone che si dia esecuzione alla supplica e che si prendano prov-vedimenti nei confronti degli ufficiali negligenti.

23 che si raccolgano e si stampino i capitoli di Corte successivi alla raccol-ta del Dexart per poter governare secondo le leggi, gli statuti e i diritti con-cessi; si chiede inoltre che la compilazione sia affidata a persona idonea di gradimento del viceré.

528

Il viceré approva e dichiara che provvederà insieme alla Reale Udienza.

24 che sí conceda una dignità ecclesiastica vacante ed una pensione di 300 scudi, gravante sulla mitra cagliaritana, a don Ilario Galcerin, cancelliere apostolico e reale al servizio del sovrano da oltre 8 anni, senza salario né compensi.

Il viceré dispone che si rivolgano al sovrano e che intercederà a favore della richiesta.

25 che nelle città, ville e località del regno si usino le stesse unità di misu-ra per i tessuti, i grani, i legumi e altri generi, per evitare gli inconvenienti che si creano nelle operazioni di compravendita, nel pagamento delle decime e nella esazione dei grani- inoltre che le misure abbiano il marchio reale e, nel caso delle città, quello municipale; si abbiano, infine, due marchi origina-li uno per il capo di Cagliari e uno per quello di Sassari che avrà, secondo l'uso, la forma di "carretta".

Il viceré approva e dichiara che darà gli ordini necessari.

26 che i militari non siano obbligati a catturare i propri parenti e domesti-ci, e ugualmente non siano obbligate le altre persone sino al terzo grado di parentela, in quanto si tratta di compito spettante agli ufficiali e ministri di giustizia.

Il viceré dichiara che terrà in considerazione la richiesta.

27 che il sovrano interceda presso il pontefice affinché vengano nuova-mente concessi alla cattedrale di Alghero i frutti delle decime della plebania di Nuoro, di cui già godeva, lasciando al plebano 1/5 delle rendite; che le venga assegnata inoltre la rettoria della villa di Buddusò, con l'obbligo di ver-sare ogni anno al vescovo algherese 250 scudi, per venire incontro alle neces-sità della cattedrale su cui grava una pensione di 550 scudi a favore del tribu-nale dell'Inquisizione.

Il viceré dispone che ricorrano al sovrano.

28 che i notai dei tribunali del regno non pretendano alcun salario per le copie degli atti processuali sino a che queste non vengano consegnate alle parti in causa.

Il viceré approva.

29 che non si inviino più commissari che obbligano i contadini a traspor-tare nella città di Cagliari la paglia occorrente per la scuderia del viceré e per la cavalleria; i poveri vassalli, infatti, sono costretti a portare tante ceste

529

quante i commissari ne richiedono — talvolta il numero supera le 3000 — e a pagare loro diarie considerevoli; così capita spesso che, per evitare gli oneri del trasporto, i contadini preferiscano dare un corrispettivo in denaro; a ciò si aggiunga che non vengono ripagati nemmeno con il giusto prezzo per la quantità di paglia ceduta, secondo quanto fu, invece, stabilito nel Parlamento del viceré duca di Monteleone dove era stato fissato il numero di carri e delle ceste che il contadino del Capo di Cagliari era tenuto a portare in città.

Il viceré dispone che i naturali non siano obbligati al trasporto della paglia necessaria alla cavalleria, in quanto il sovrano aveva dato già ordini perché venisse pagata; per la sua scuderia, invece, provvederà a dare un regolamento a vantaggio dei naturali.

30 che nella determinazione delle cause criminali non si diano sentenze a sale riunite, ma siano emesse per gradi lasciando ai rei la possibiltà del ricor-so e il rimedio della supplica alla sala civile; succede infatti che, essendo in numero maggiore i giudici della sala criminale rispetto a quelli della civile, prevale sempre la decisione dei primi venendo meno qualsiasi possibilità di modifica della sentenza. Nel caso in cuí il delitto richieda pronta punizione, si chiede che vengano ridotti a pochi giorni i termini del procedimento su parere del viceré e dei Regi Consigli, purché, entro i pur brevi termini, non venga meno il beneficio della supplica.

Il viceré dichiara che terrà in considerazione la richiesta.

31 che non si osservino i pregoni pubblicati il 3 luglio 1697 con i quali si ordinava che i giudici ordinari fossero tenuti al rispetto, nei processi in contu-macia, di alcune formalità non contemplate nella reale prammatica (tit.9, capp.8-9) e nei capitoli di Corte (lib. 1, cap. 4, tit. 7 della raccolta del Dexart), sotto pena di 50 ducati nel caso della prima contravvenzione e suc-cessivamente della privazione dell'ufficio. Queste disposizioni danneggiano in particolare la giurisdizione baronale in quanto il timore di cadere in errore fa sì che non si trovino più persone che intendono ricoprire tali uffici. Si chiede pertanto che la giurisdizione baronale non venga pregiudicata dalla promulgazione dei pregoni, sulla base del disposto dei capitoli di Corte, tit.5. cap. 16 e lib. 7, tit. 2, capp. 17-18 della raccolta Dexart, e del cap. 20 concesso nel Parlamento del conte di Santo Stefano.

IZ viceré dispone che si osservino i pregoni con i quali si è inteso migliorare il corso della giustizia a vantaggio dei ministri e a rendere più chiara la reale prammatica.

32 che, secondo il disposto del capitolo di Corte, lib. 5, tit. 2, cap. 4 della raccolta del Dexart, non si osservi il dettato dei pregoni pubblicati il 3 luglio

530

1697, circa il termine di tre mesi per la chiusura dei processi in contumacia, pena l'avocazione al Regio Consiglio, in quanto la giurisdizione baronale non riesce entro quel periodo ad acquisire tutti gli elementi necessari per istruire il procedimento.

Il viceré dichiara che il pregone del 1697 non è pregiudizievole alla giuri-sdizione baronale e che, anzi, ha ampliato i termini stabiliti nella regia pram-matica.

33 che i viceré e i Regi Consigli non avochino a sé le cause baronali senza validi motivi, espressamente previsti dai capitoli di Corte, lib. 5, tit. 2, cap. 9 della raccolta del Dexart e dalla regia prammatica, tit.18, cap. 4; si chiede inoltre che i viceré e i Regi Consigli non diano ordini ai ministri ordinari di giustizia baronale, quando inviano le liste mensili dei delitti circa i procedi-menti in atto, a meno che nei confronti dei baroni non si sia presentato ricor-so per negligenza nell'espletamento del processo.

Il viceré dispone che per quanto riguarda la prima richiesta ricorrano al sovrano, mentre per la seconda ha già provveduto.

34 che i procuratori non debbano pagare le spese delle sentenze e degli atti processuali che spettano alle parti interessate.

Il viceré approva.

35 che nelle cause promosse dal Regio Fisco Patrimoniale non si pretenda dall'altra parte il pagamento delle spese degli atti processuali.

Il viceré approva nel caso in cui il Regio Fisco è unico attore della causa.

36 che le donne non siano perseguite per i delitti commessi dai mariti. Il viceré dichiara che terrà in considerazione la richiesta.

37 che il relatore delle cause che si dibattono nei Regi Consigli sia tenuto a presentare la sua relazione pubblicamente in presenza delle parti e degli avvocati, come stabilito nelle reali prammatiche e nei capitoli di Corte.

Il viceré dispone di attenersi alle leggi e ai capitoli di Corte.

38 che il mostazaffo di Cagliari non pretenda dai mercanti stranieri che portano merci in città, alcun diritto nei primi tre giorni riservati all'acquisto da parte dei cittadini, in quanto già pagano 12 reali per la denuncia e 4 per la pubblicazione del pregone. Non pretenda, inoltre, la somma di 4 lire da ogni mercante che acquista generi diversi da uno stesso patrono, perché questo comporta il moltiplicarsi dei pregoni da parte della dogana reale e della città; a causa di ciò, inoltre, il mercante pretende di acquistare le merci ad un prez-

531

zo inferiore e il patrono, danneggiato nel suo guadagno, evita di tornare in città, con grave danno delle finanze regie e municipali. Si chiede infine che quando si tratta di patroni abituali, questi paghino meno diritti, al pari dei naturali.

Il viceré approva.

39 che il pesatore e lo scrivano dei formaggi non pretendano dai proprie-tari che portano il prodotto in città per la vendita, una pezza — di solito la più grande che sta nei carri — in quanto l'uso di regalare il formaggio è solo a discrezione del proprietario.

Il viceré approva.

40 che si elimini l'abuso invalso da parte dei mercanti di grano di pren-tendere dai contadini l'ultimo starello "a colmo" e non a giusto peso.

Il viceré approva.

41 che nei processi civili che si svolgono nella Reale Udienza si conceda-no, a richiesta delle parti, "associati" dell'aula criminale, pagando loro il sala-rio dovuto come si usa per i giudici della Reale Udienza nel regno di Castiglia e negli altri della Corona d'Aragona.

Il viceré dispone di osservare il disposto delle leggi sulla fondazione della Reale Udienza.

42 che i giudici della sala criminale non pretendano alcun salario sulle cause criminali, né su quelle istruite in via d'appello, né su quelle intentate contro i ministri baronali, in quanto godono di un salario di 500 scudi all'an-no ed il regno non può sopportare un tale aggravio, data l'estrema povertà in cui versa.

Il viceré dispone che si osservino gli ordini regi

43 che i giudici della Reale Udienza e gli altri ministri:, ossia assessori e consultori dei tribunali del regno, non pretendano più del salario che spetta loro per la sentenza, tanto in primo che in secondo grado, né pretendano denaro per le dispute e per le diverse parti del processo; nel caso in cui ciò si verificasse, si devono scomputare dal salario della sentenza definitiva le somme ricevute in più.

Il viceré dispone che soltanto le dispute che nascono nel processo sono da computarsi nel salario della sentenza definitiva, per il resto si osservi il diritto.

44 che si osservi il disposto della regia prammatica, tit. 20, cap. .3, e non si conceda l'esenzione dai ripartimenti comuni e dal contributo sullo scrutinio

532

del grano ai capitani e agli altri ufficiali della milizia, come stabilisce invece il pregone del 19 settembre 1697, in quanto ciò danneggia i vassalli e i baroni del regno.

Il viceré dispone che d'ora in avanti gli ufficiali della milizia siano obbliga-ti al contributo del grano ma non al trasporto e che i capitani godano delle altre esenzioni previste nei pregoni. c. 282

45 che sia permesso ai ministri di giustizia baronali di conservare il pro-prio bestiame al momento della nomina, in quanto i baroni non riescono a trovare persone che ricoprano l'ufficio di giudice ordinario e di scrivano, per-ché gli ufficiali, una volta nominati, temono di perdere il bestiame o di doverlo svendere a basso prezzo.

Il viceré dichiara che terrà in considerazione la richiesta nel rispetto degli ordini regi in materia.

46 che si concedano le prime "piazze" che si renderanno vacanti ai tre avvocati degli Stamenti, Giovanni Maria Pinna, Alfonso del Vecchio e Giovanni Battista Galcerin Fortesa, in considerazione dei meriti acquisiti nel corso del Parlamento, onorandoli con mercé e grazie speciali.

Il viceré dichiara che terrà in considerazione la richiesta.

47 che possano rientrare nelle loro case i cavalieri ed i cittadini esiliati perché rei di delitti; in particolare si chiede l'indulto per le seguenti persone: don Matteo, don Felice, don Andrea e don Gaspare Dias della villa di Ploaghe condannati in contumacia al confino, i quali non poterono presen-tarsi in giudizio a difendersi per la nota povertà in cui versavano; don Antonio Francesco de Tori di Bonorva, confinato ad Orani per 10 anni che, ritornato prima del tempo, si nasconde in attesa di rientrare nella sua casa; don Giuseppe de Tori, condannato al pagamento di 100 scudi per aver rico-perto indebitamente la carica di scrivano nel Campidano di Milis e, infine, si chiede che non si proceda nella causa contro Francesco Espada, pure scrivano di Milis, in quanto intentata senza istanza né di parte né del regio fisco.

Il viceré dichiara che terrà in considerazione le richieste.

Excelentissimo serior virrei, lugarthiniente y capitan generai y presidente en este c. 282

real generai Parlamento. Los tres Estamentos ecclesiastico, militar y real del reyno de Cerderia convocados y congregados en este real y generai Parlamento, a fin y effecto de serbir a la magestad catholica del rey nuestro serior, que Dios guarde, y de proponer las con-beniencias del dicho reyno, dken que en manifestassion de su innatto obsequio, amor y fidelidad superando los impossibles de la extrema pobresa en que se hal-

533

lan por los repetidos y complicados accidentes, que en la serie de tantos atios ha padessido de peste, hambre, langosta, rebaja de moneda, falta de comercios, despoblasion de moradores, diminussion de los erarios publicos y ultimamente esterilidades por tres afios continuos y mortandad de la mayor parte del ganado, que son los dos albitrios con que unicamente se mantiene este reyno, han offressi-do excediendo los cortos y exhaustos caudales de todos los regnicolos, colmo]

c. 282 v. leales vassallos de su rey y setior, serbir gustosamente [su] magestad / con el rendi-do obsequio que siempre le han serbído generalmente todos los d.este fidelissimo reyno, con la summa de sessenta mil escudos cada ano por otros diez atios, en la forma que resan y queda expressado en los papeles del offressímíento que han echo los tres Estamentos, que con embajadas particulares se han puesto en manos de vuestra excelencia como es de ver en los processor d.estas Cortes generales, a que se haya relassion, y por ser tan proprio de la real clemencia y benignidad beneffissiar a sus vassallos con differentes grassias y mercedes para mantener.los y concervar.los en el estado de poder continuar sus servissios para mayor gloria de ambas magestades, suplican a vuestra excelencia se sirba en el real nombre de su magestad como presidente de Cortes decretar, conceder y obtorgar por aucto de Corte y ley pactionada a favor de dicho reyno y de sus naturales y moradores los capitulos siguientes, como lo esperan del carin-oso affecto de vuestra excelencia que ha manifestado al reyno, dezeando las conbeniencias de aquel tanto en gene-rai como en particular. /

c. 283 Que todos los capitulos de Corte concedidos en todos los Parlamentos a favor de los tres Estamentos tengan observancia y firmesa perpetua.

Primeramente suplican los tres Estamentos a su excelencia en el real nombre de su magestad como presidente de Cortes, se sirba deccretar por aucto de Corte y ley pactionada que tengan inviolable observancia y firmesa perpetua todos los capitulos de Corte concedidos en todos los Parlamentos antecedentes hasta hoy a favor de los tres Estamentos o qualquiera d.ellos, y los que se concederan en estas Cortes; y que no puedan contravenit se, derogar.se ni alterar.se ni interpetrar.se sino que se hayan de entender litteralmente, observando.se lo mismo en todas las constitussiones de Cataltnia que se han concedido a este reyno, y gora por privile-gio de participassion por ninguna causa, via, o rason, ni aun con pretexto de no estar en uso en conformidad de lo establessido en los capitulos 6, 8, 10, 13, 15, 19, 20, 21 et 22 del libro primero, titulo 3 de los recopilados por don Juan Dexart, no obstante el decreto interpuesto en el Parlamento que celebró el excelentissimo duque de Monte Leon disponiendo que solamente se observassen los capitulos de Corte que estaban en uso, pues affiansan en la real clemencia de su magestad que seti de su real agrado revocar.le, para que se observen inviolablemente los referi-dos capitulos de Corte y leyes pactionadas obtorgadas por los serenissimos seno-

534

res reyes sus anteccessores en remunerassion de los donatibos y finas demonstras-siones con que los Estamentos y demas vassallos d.este reyno han serbido a la real Corona, esperando del paternal amor y carino de su magestad que los tendra en la mesma estimassion que sus reales antecessores y querrúl / mantener.les y no dero- c. 283 v. gar.les las grassias y privilegios obtorgados por leyes pactionadas y capitulos de Corte que han establessido la perpetuidad y observancia inalterable, y que no pue-dan ser derogados por uso ni decreto contrario que se interpusieze sin cercioras-sion, y ser hoydos los Estamentos, sigun resulta de lo contenido en el capitulo 21, libro primero, titulo 3, y en el capitulo 4, libro primero, titulo 5 de los recopilados por don Juan Dexart. Y en esta conformidad sera serbido confirmar.los y declarar que se observen perpetuamente, no obstante qualquier uso contrario, mientras no sea legitimamente prescripto con notissia de los Estamentos y con los demas requisitos jurídicos, pues la contrafaction y uso contrario en algun caso particular sin notissia de los Estamentos es constante que no les puede parar perjuhiziio, sigun su magestad fue serbido declararlo en respecto de la judicatura de los milita-res, aun en caso de ausencia de los reos sin embargo del uso contrario que habia en estos casos de ausencia y contumassia, por no haver sido con cerciorassion de los Estamentos, decretando que deben observar.se todos los capitulos de Corte obtorgados quando no quedan derogados en otras Cortes o Parlamento con con-centimento y concurrencia de los Estamen- tos, sigun se pratica y queda estatuhi-do en Cataluna. Que lo pidan a su magestad. Liliu secretarius /

Que las penciones eclesiasticas que se impusieren sobre todos los obispados y c. 284 argobispados, y las dos capitanias de las galeras se den a los naturales perpetua-mente.

Secundo, suplican sea serbido confirmar las mercedes echas en las Cortes y Parlamentos antecedentes, y espessialmente las concedidas en las Cortes del exce-lentissimo conde de Santisteban, y las ultimas de l.excelentissimo duque de Monte Leon, principalmente de que todas las penciones ecclesiasticas que se impusieren sobre todos los obispados y tres argobispados; y que los obispados de Ales, Ampurias y Bosa, y las dos capitanias de las galeras d.este reyno se den a sus natu-rales realmente y no naturalizados de cuyas grassias esta actualmente gogando el reyno, establessiendo que perpetuamente las hayan de gogar. Confirmanse en la mesma forma que fueron concedidas por su magestad en estas dos ultimas Cortes. Liliu secretarius.

i I termini y querrd sono ripetuti a c. 283 v.

535

Que los tres argobispados y el obispado de Alguer se den perpetuamente a natu-rales y no a extranjeros.

Tertio. Suplican se sirba deccretar por aucto de Corte y ley pactionada é indispen-sable que los argobispados de Caller, Sasser y Oristan y el obispado de Alguer se hayan de dar perpetuamente a pergonas naturales y no a extraneos y naturaliza-dos, pues en este reyno hay sujetos benemeritos de calidad y litteratura para ocu-par estas mitras y dignidades, meressiendo de la real clemencia esta honra que gogan los demas reynos de la Corona de Aragon, attendiendo a la fineza con que siempre le han serbido estos fidelissimos vassallos y con que actualmente le sirben en estas Cortes, hallandose este reyno tan exhausto y alcansado, y quitandolo del proprio y preciso sustento y esforsando el real donatibo en mayor cantidad de lo

c. 284 v. que' / permitte la nottoria pobreza d.estos vassallos y quando no fuere del real agrado conceder absolutamente el argobispado de Caller a favor de los originarios nativos del reyno, por lo menos se sirba conceder.les los de Sasser, Orístan y el obispado de Alguer, y que el de Caller sea alternatibo, assaber es una vez natibo del reyno y otra esté en albitrio de su magestad nombrar nativo o forastero, empessando la alternativa en esta vacante, presentandola en persona originaria del reyno, para que con esto medios honoríficos se socorra en parte la pobreza de los regnicolos, y con el premio se alíenten para adelantar y augmentar el servicio y donatibos de su magestad en los demas Parlamentos. Que lo supliquen a su magestad. Liliu secretarius

Que el juez de competencias y canciller apostolico y real sea perpetuamente natural originario del reyno.

Quarto. Suplican se sirba decretar por aucto de Corte y ley pactionada e indispen-sable que el juez de competencias y canciller apostolico y real sea perpetuamente nativo y originario d.este reyno y no forastero ni naturalizado, y que sea bonette y doctor graduado en ambos derechos en universidad publica por rigor de examen y no ad honores, pues es preciso que sea persona de mucha litteratura y muy ver-sado en leyes y canones por tener votto decisivo, y que debe juzgar sigun Dios y su conciencia. / Que lo supliquen a.su magestad.

c. 285 Liliu secretarius

1 il termine que è ripetuto alla c. 284 v.

536

Que las contenciones se declaren dentro de treinta dias precisos, y que no se concedan prorrogas.

Quinto. Que por quanto està establessido en la apostolica y real concordia y prag-maticas d.este reyno que las contenciones se declaren dentro de treynta dias, por la breve expedission que deben de tener estas causas, y se ha introduzido de algun tiempo a esta parte que el canciller las proroga de offissio, o a instancia del real Fisco. Suplican se sirba decretar por aucto de Corte y ley pactionada indispensa-ble que en adelante no se puedan conceder estas prorogas, sino que el canciller las declare dentro treynta dias precisos y peremptorios despues de divolutas a su tri-bunal, y que no declarando.las en este termino se devuelvan desde luego ipso facto las causas a la Curia ecclesiastica. Y en caso de tener el canciller legítimo impedimiento de ocupassion, enfermedad o otro qualquier accidente, haya de nombrar el virrei o el que presidiere en la Real Audiencia otra persona natural del mesmo reyno, que tenga las calidades arriba referidas durante tan solamente el impedimiento del canciller, para que d.este modo se decclaren las contenciones dentre de los treynta dias y se quite el motibo de las prorogas. Y porque se consi-ga la mas breve expedission d.estas causas por medio de los arbitros y estos dejan de juntar.se por la precedencia que pretenden en el assiento y / campanilla, se c. 285 v.

sirba su magestad declarar la forma como han de juntar.se los arbritros que se nombran por ambas jurisdictiones, ecclesiastica y real, y qual d.ellos ha de tener la precedencia en el assiento y campanilla para.que d.esse modo cessando esta con-troversia se junten en la iglesia destinada del Monte de la Piedad, y decclaren la contencion dentro de los sinco dias, y no concordando en este termino quede devoluta al canciller. En quanto a quitar.se las prorrogas, como lo suplican. Y en quanto a la preceden-cia entre los dos arbitros, su magestad manda lo que fuere servido, con intelligen-cia que el regente la Real Cancilleria de este reyno es el arbitro ordinario por la jurisdicion ecclesiastica en las contenciones se mueven en esta Curia y arsobispa-do por las de los otros argobispados y obispado, que se tienen aqui o un letrado o alguna percona ecclesiastica. Liliu secretarius

Que en los casos de enquentros de las jurisdiciones con el Tribunal de la Inquisicion, tanto en causas seculares como eclesiasticas, se nombre un tercero que sea el canciller de competencias.

Sexto. Que por quanto los inquisidores muchas vezes no quieren observar los con-cordattos que se hizieron para evitar los disturbios entre las jurisdictiones regia, ecclesiastica y del Tribunal de la Inquisission, sigun se contiene en los ocho concor-dattos que van incertados en los capitulos de Corte que recopiló don Juan Dexart

537

libro 3, titulo 6, y proceden de echo con censuras contra los ministros y personas seculares y ecclesiasticas en los casos ya decididos en los concordattos o otros semejantes, y se frustra el fin de haver.se establessido perturbando.se la paz, quie-tud y buena correspondencia de las jurisdictiones y no se escusa ni evita este datio y perjuhizio por medio de las letras de conferencia, pues casi nunca concuerdan y

c. 286 devolviendo.se a los Supremos Consejos se retarda' / aiios enteros la resolussion y las mas vezes no se consigue, y en este intermedio padeen las jurisctiones el disturbio y los ministros y perQonas privadas quedan con las censuras o con el detrimiento de los bienes, para evitar estos inconbenientes suplican se sirba su magestad disponer con el tribunal de la Suprema Inquisission y dar providencia para que en los casos de enquentros de las jurisdictiones con el tribunal de la Inquisission, tanto en causas de seculares como de personas eclesiasticas, se sirba nombrar un tercero que sea el mesmo canciller de competencias d.este reyno, que decclare y decida el dissidio y controvercia, sigun Dios y su conciencia, en el mesmo termino y en la mesma forma que decclara las contenciones, removida y quitada toda appelassion y recurso, y que no puedan los inquisidores obrar de echo ni promulgar censuras, sino que hayan de esperar y sujetarse a la declarassion del canciller, para.que d.este modo se consiga la paz y quietud de las jurisdictiones. Y assi.bien suplican que para los casos de encuentros entre los inquisidores y los jue-zes y petwnas ecclesiasticas, y para todos los demas, caso fuesse menester, se sirba interponer su real authoridad con el Sumo Pontifice mediante su embajador en Roma para que mande se observe lo mesmo; y para que se consiga la breve expe-diction y prompto reparo que esta materia necessita, que sirba su magestad entre-gar al sindico d.este reyno el despacho de las ordenes conbenientes para remittirle

c. 286 v. a 1.embajador y solicitar la consequssion del rescripto2 / apostolico. Que lo supliquen a su magestad, que Bara la providencia devida en materia que parete conveniente. Liliu secretarius.

Que se dé providencia perpetuamente por el Tribunal de la Supprema Inquisicion, que el canciller de este reyno pueda declarar las causas de appelaciones que se interponen de las sentencias que profieren los inquisidores de este reyno

Septimo. Que por quanto las causas de appellassiones que se interponen de las sentencias que profieren los inquisidores d.este reyno, excepto en los casos de fee, habiendo de introduzirse en el Supremo Consejo de la Inquisission, se retardan muchos afios o se imortalizan; y ademas de las costas conciderables y de los peli-gros de la vida y cautiverio a que est11 expuestas las partes interessadas por la

' I termini se retarda sono ripetuti alla c. 286. 2 11 termine rescripto è ripetuto alla c. 286 v.

538

distancia del mar, muchas vezes las dejan desiertas por no exponer.se a estos rie-sgos o por no tener medios para los gastos que concurren y por los menos cabos de las haziendas con las ausencias de sus casas. Para evitar estos inconbenientes, suplican se sirba su magestad disponer con el Tribunal de la Suprema Inquisission y dar providencia promptamente para que nombre un juez que puede ser el mesmo canciller d.este reyno, o el juez de appellassiones de los tribunales y causas ecclesiasticas, que se ha destinado en este reyno por los sumos Pontifices Pio V y Urbano VIII, que conosca y dessida todas las causas de appellassiones que se interpusieren de las sentencias de dichos inquisidores, exceptuadas las que perte-nessen a algun punto de la santa fee, con potestad amplissima de poder ejecutar su sentencia; y d.ella no se admitta appellassion al Supremo Consejo de la Inquisission en lo suspensivo sino tan '/ solamente en lo devolutivo, pues por c. 287 estos mesmos motibos se ha concedido a los regnicolos el sobredicho juez de gra-vamenes y appellassiones de las sentencias de los ordinarios y juezes delegados ecclesiasticos, como resulta de las bullas que van incertadas en los capitulos de Corte que recopiló don Juan Dexart despues del capitulo 36, libro 3, titulo 11. Que lo supliquen a su magestad. Liliu secretarius

Que las appelaciones de los tribunales y causas eclesiasticas, assi de los juezes ordinarios como delegados, se interpongan immediatamente delante del mismo juez.

Octavo. Suplican que attento por la distancia del mar y peligros de la vida y cauti-verio y costas conciderables que podian seguir.se a estos regnicolos, si en las cau-sas de appellassiones de los tribunales y causas ecclesiasticas, tanto de los juezes ordinarios como delegados, fuessen precisados acudir a la Corte Romana, se destinó por los sumos pontifices Pio V y Urbano 'VIII que hubiesse en este reyno un juez de gravamenes y appellassiones como resulta de las bullas pontificias arri-ba referidas en el capitulo antecedente. Y porque no se logra el fin, pues muchas vezes appellan imediatamente al Sumo Pontifice, omisso medio, del juez de appel-lassiones d.este reyno y esto aun en causas minimas en que vendria a importar mucho mas el coste de la embarcassion y transportar los auctos y trattar el litigio en Roma que la mesma pretencion de las partes, y dando.se lugar a esto viene a ser frustranea la institussion del juez de appellassiones. Para evitar esto inconbenientes suplican sea su magestad serbido interponer2 / la c. 287 v. real authoridad con el sumo pontifice para que se digne conceder y establesser que en adelante las dichas appellassiones se interpongan imediatamente delante

I I termini sino tan sono ripetuti a c. 287. 2 E termine interponer è ripetuto alla c. 287 v.

539

del mesmo juez que està destinado en este reyno, y que basta que el dicho juez haya decclarado no se admitta ni interponga la appellassion al sumo pontifice, la qual solamente tenchi lugar en el punto devolutivo y no suspensivo; y porque se consiga la breve expedission y prompto reparo que esta materia neccessita, se sirba su magestad entregar al sindico d.este reyno el despacho de las ordenes con-benientes para remittir.le al embajador, y solicitar la consequssion del rescripto apostolico. Que lo supliquen a su magestad. Liliu secretarius.

Que haviendo herederos escritos de los actuales possessores de los feudos de este reyno o hallando.se en possession, no pueda el Real Fisco ni ministro regio expoliar.los de aquella.

Nono. Suplican que por quanto las casas principales y condecoradas con los titulos de marqueses, condes, barones y magnates d.este reyno se van quitando y acabando por causa que el Real Fisco Patrimonial assi que muere algun titulo, baron o feudatario sin hijos varones apprehende de facto la possessíon de los estados que possehia con motibo de ser feudales, expoliando d.ellos a las hijas y desgendíentes y herederos escriptos de dichos feudatarios, a los quales de justí-cia no se les puede impedir la possessión de dichos estados mientras no se haya decclarado en justicia que ha llegado el caso de la devolussion, y que son feudos exclusivos de embras. Y ademas d.este davo tan conciderable, se ha introduzi-

c. 288 do otro mayor de que el dicho Real Fisco Patrimonial para eternizar.se eni / la possession d.estos estados de echo occupados lleva los pleitos al supremo Consejo de Aragon, donde los interessados no pueden acudir a pedir su justicia por su gran pobreza y por lo excessivos gastos y peligros que íntervienen de accudir a lugares tan remotos, passando los rigores de la mar con tan evidentes riezgos, impossibilitandoles para poder atender a pedir su justícia; y d.esta forma esta'n supplantados muchos pleitos de estados d.este dicho reyno no obstante que claramente consta que son feudos improprios y ampliados en hembras; como ha sucedido y sucede entre otros en el condado de Monte León que habiendo.se decclarado que era feudo improprio y comprehensivo de hem-bras adjudicaron la possession del a dona Simona Roca Marti y Castelvi, hija de l.ultimo conde, con sentencia dada por el tribunal d.este real Patrimonio con vottos de la Real Audiencia, para embarassar la dicha possession el Real Fisco Patrimonial appelló nullamente d.esta sentencia a la mesma Real Audiencia contraviniendo al real privilegio del setior rey don Juan de gloriosa memoria, concedido a este reyno y sus habitadores en los 25 de agosto del ano 1475, con-

I termini se en sono ripetuti alla c. 288.

540

firmado por ley pactionada y capitulo de Corte que es el 13, titulo 7, libro 5 de los recopilados por don Juan Dexart, en que se dispone que no puede el Real Fisco appellar de las sentencias assi civiles como criminales en que ha vottado su abogado fiscal patrimonial, quedando lo mesmo dispuesto en otros capitulos de Corte que fueron concedidos a la ciudad de Barcelona, que estan comunica-dos a esta ciudad de Caller por reales privilegios, con que no debiendo.se admittir la appellassión del Real Fisco, y debiendo.se ejecutar la sentencia dada a favor de dona Simona estando para declarar.se sobre d.estos puntos en la Real Audiencia, presentó el real Fisco unas letras reales causa V videndi con las qua- c. 288 v. les se ha impedido la decclarassion de la ejecussion de la sentencia, y de la nulli-dad de dicha appellassion interpuesta contra fueros, leyes pactíonadas y privile-gios de calidad que habiendo.se remittido la copia authentica del processo a su magestad y Supremo Consejo de Aragon, queda supplantada la causa y se ve precisada a desemparar su justicia por falta de medios, quedando.se el Real Fisco en la possession de dicho condado, siendo este feudo conossidamente ampliado en hembras, sigun lo decclarado por dicha sentencia. Por tanto sup-plican sea serbido deccretar por aucto de Corte y ley pactionada indispensable que habiendo heredero escripto de los actuales possessores de los feudos d.este reyno, o hallando.se en possession d.ellos qualquiera otra perdona que pretenda tener drecho en la sucession no pueda el Real Fisco, ni los demas ministros regios expoliar.los ex abruto de la possession, aunque el Real Fisco se haya pre-venirlo en ocupar.los ni pueda sequestrar.la, ni impedir.les la cobransa y goze de los fructos ni el uso de la jurisdiction, sin que se haya decclarado en justicia por sentencia deffinitiva en primera y sigunda instancia a quien pertenesca la suc-cession y possession; y que indispensablemente se hayan de observar los privile-gios y capitulos de Corte que estatuhien que el real Fisco no puede supplicar ni appellar de las sentencias contra d.el proferidas, tanto en causas civiles como criminales, y que caso de echo interponga appellassion o supplicassion no se decrete ni admitta la petission, sino que se ejequten las sentencias contra d.el proferidas. Y assi bien supplican se sirba su magestad ordenar y deccretar que el pleyto de dicho condado de Monte Leon que tan justamente pertenesse y se ha adjudicado2 / a dicha dona Simona se termine en esta Real Audiencia y se c. 289 declare en ella sobre el punto de la ejecussion de dicha sentencia y de la nulli-dad de la appellassion del Real Fisco, no obstante las dichas letras causa videndi que este ha presentado. Y assi bien suplican se sirba su magestad por su real clemencia ordenar y mandar que se haya de dar la possession de la Baronia de Gesigo y Gonni, que estaba possehiendo el quondam don Antiogo Sanna y Malonda a dona Beatriz Sanna hija primogenita de aquel, a la qual expolió de

11 termine causa è ripetuto alla c. 288 v. 2 11 termine adjudicado è ripetuto alla c. 289.

541

dicha possession exoprutol el Real Fisco Patrimoníal, con e1 pretexto y suppo-sission de ser dicha Baronia feudo riguroso, siendo que es comprehensiva de hembras pues fue echa con la concession y permisso de poder vender, alienar, empefiar et alias, y se ha visto dicha Baronia vendida y en manos de hembras, y est expressamente la ampliassion en que su magestad dispensó que en este feudo pudiessen suceder mujeres ademas que en este reyno no quedan excluhi-das las hembras de los feudos como en Cataluiia, de cuyos privilegios y consti-tussiones goza por participassion este reyno, y en falta de dona Beatris sin hijos y desgendientes a dona Antonia, hija sigunda de dicho don Antiogo, y sus desgendientes utriusque sexus, ampliando.les caso sea menester, la concession d.este feudo en mas ampla forma por grassia spessial, pues dicha dona Beatris y dona Antonia no tienen fuergas ni bienes para pleitar con el Real Fisco, y sin embargo que les assiste ragon tan clara para rehintegrar.se en la possession de dicha Baronia y sus rentas, no pueden ní entienden hager.lo por via de litigio sino

c. 289 v. que lo dejan a la2 / real benignidad y paterna] amor y carino de su magestad, en con-ciderassion de la justicia que les assiste, y de lo que han serbido sus antipassados a su magestad en guerras y donatibos ordinarios y extraordinarios. Y caso no pueda tener cabida en la real clemencia en respecto de las referidas hijas de don Antiogo y sus dessendientes, suplican se sirba dar providencia para que se haya de dar la pos-session de dicha baronia sin pleyto alguno al canonigo don Pedro Sanna, hermano de dicho don Antiogo, y en su falta al canonigo don Gaspar Sanna el otro hermano, pues corno a varones y hermanos de dicho don Antiogo ultimo possehedor de dicha Baronia no se les puede en manera alguna negar la possession, aunque scan pergo-nas ecclesiasticas por no hallar.se expressamente excluida esta calidad en la enfeu-dassion, y porque la naturalesa de los feudos d.este reyno no prohibe e1 posseher.los persona ecclesiastica secular por haver.se reduzido su serbicio a pagar en dinero y poderse cumplir la pergona ecclesiastica y las mujeres. Por cuya ragon casi todos los feudos de Cerdena son impropios, ademas que este mesmo feudo lo ha possehido mientras vivió don Joseph Sanna, aguelo de dichos don Pedro y don Gaspar, siendo sacerdote, que con esto se animaran estos vassallos a adhelantar y continuar los donatibos y a serbir con toda fineza en todas las occurrencias de la real Corona, siguendo los vestigios de sus progenitores. . En quanto a las representaciones y suplicas que contiene este capitulo por dona Simona Roca Martí y por los hijos y hermanos de don Antiogo Sanna, por ser la primera justificada y la segunda iusta y piadosa, su excelencia se interpondra con su magestad para que por su real clemencia atienda a estos motivos y a beneficiar casas tan benemeritas de mercedes, y en lo demas que lo supliquen a su magestad. Liliu secretarius /

' Così nel testo, invece di ex abrupto. 2 I termini a la sono ripetuti a c. 289 v.

542

Que en falta de linea varonil de los actuales possessores de los feudos, puedan c. 290 suceder en ellos las hembras.

Decimo. Suplican se sirba decretar por auctd de Corte y ley pactionada indispen-sable y por grassia spessial, queden ampliados todos los feudos d.este reyno en que por su naturaleza no pueden entrar hembras, deccretando que en adelante perpetuamente habiendo descendientes de linea feminina, en falta de la varonil de los actuales possessores de dichos fuedos, puedan sugeder en ellos las hembras guardando el orden de primogenitura y preferiendo la mayor a la menor, y que el real Fisco no les pueda hager ni obstaculo ni contradiction, ni sequestrar, ni tomar la possession, ni mover litigio alguno, constando ser desgendientes de los actuales possessores, meressiendo.les su magestad esta grassia los feudatarios d.este reyno por la ignata fidelidad con que síempre le han serbido superando los impossibles de sus pocas fuergas, y esperan serbir en adelante sigun muchas vezes fue concedi-do a sus ascendientes en otros Parlamentos, por los serenissimos setiores reyes antecessores y progenitores de su magestad, como lo manifiestan los capitulos de Corte 4, 7, 9, 10, 12, 15 y otros muchos, de los que ha recopilado don Juan Dexart libro 7, titulo primero. Que lo supliquen a su magestad. Liliu secretarius.

Que en adelante sean juezes de contrafueros en este reyno los argobispos de Caller, Oristan y obispo de Ales.

Undecimo. Que attento seria frustaneo haver concedido diversos privilegios y capitulos de Corte a estos regnicolos, si en caso de contravenction no tubiessen prompto reparo y pergona destinada para administrar.les justissia en el mesmo reyno, por ser tan difficil el recurso a su magestad por la distancia / y peligros del c. 290 v. mar, expensas conciderables y falta de medios. Suplican sea serbido deccretar que suppuesto por estas mesmas causas fue establessido con aucto de Corte, que es el capitulo 2, libro primero, titulo 3 de los recopilados por don Juan Dexart por el serenissimo sefior rey don Alfonso, que en el reyno hubiessen juezes de contrafue-ro y fuessen los vegueres de las ciudades de Caller, Sasser y Alguer y esto no se ha podido practicar ni poner en ejecussion en tiempo alguno por la distancia y diffi-cultad de juntar.se, y otros incombenientes que de aqui adelante por aucto de Corte y ley pactionada indispensable sean en este reyno juezes de contrafueros, o los argobispos de Caller y Oristan y el obispo de Ales o sus vicarios generales o sede vacantes, o que se formen tres sacos uno por cada Brasso y se elijan por suer-te los que salieren, y que, requiridos de las partes interessadas, se hayan de con-gregar y juntar todos, o qualquiera d.ellos en caso de impeclímiento o ausencia de los otros o por qualquier otro motibo, y que decclaren si hay o no contrafueros en

543

un termino preciso de ocho días, consediendo.les para este effetto la mesma juri-sdiction que tienen semejantes juezes en el reyno de Valencia, y quando no sea del real agrado de su magestad conceder y destinar los referidos juezes de contrafue-ros, se sirba deccretar que susediendo algun rompimiento de capitulo de Corte o privilegio puedan y deban salir al reparo las primeras vozes de los tres Estamentos o qualquiera d.ellos, y representar al que gobernare el reyno la queja del contra-fuero y que se repare con toda brevedad. Y en caso de duda que se consulte con su magestad, y mientras pende la resolussion y deliberassion no se innove cosa

c. 291 alguna ni passe a la ejecussion / del contrafuero, ni sean molestadas las partes. Que lo supliquen a su magestad. Liliu secretarius.

Que no sean tenidos por militares los forasteros que con sola informacion de testigos pretenden habilitacion.

Duodecimo. Que por quanto queda establessido con carta real de los dos de mayo del ano 1631, incertada despues del capitulo 6 del titulo primero del libro primero de los que ha recopilado don Juan Dexart, que no sean habilitados ni tenidos por militares las personas que con sola informassion de testigos pretenden habilitas-sion y provansa de su generosidad, y que deben acudir a su magestad por ser rega-lia suya a representar.se.lo. Y porque en algunas Cortes se ha contravenido a esta orden real, habilitando a muchos cavalleros forasteros con sola la informassion de testigos, suplican se sirba deccretar por aucto de Corte y ley pactionada indispen-sable que todos los forasteros en adelante no sean habilitados ni admitidos con sola informassión de testigos, sino es que tengan ejecutoria y orden real con despacho en forma del Supremo Consejo de Aragon. Y que por mas que la mayor parte de los habilitadores quieran admittir.los pueda qualquier d.ellos repugnar la habilitassion, aun sin esperar la contradiction de los fiscos regios, y no se tenga por habilitado por ser esta regalia peculiar de su magestad. Guardese la real carta de.su magestad que refiere. Liliu secretarius. /

c. 291 v. Que en adelante no se de lugar a evocacion de causa alguna, ni se concedan letras causa videndi et recognoscendi.

Decimo tertio. Que attento las letras causa videndi et recognoscendi que se despa-chan del Sacro Supremo Consejo de Aragon y las evocassiones de las causas, son de notable perjuhizio a este reyno por ser el unico medio con que se cauthella la parte poderosa para impedir el curso de la justissia y la prosequssión del litigio y retardar la paga de lo que se les pretende. Pues, por la estrechez de los caudales y falta de medios y por la distancia de la Corte, peligros del mar y costas concidera-

544

bles no puede la otra parte acudir a pedir su justicia, y se immortalizan y sepultan las causas. Para evitar este davo tan conciderable, suplican se sirba deccretar por aucto de Corte y ley pactionada indispensable, que en adelante no se de lugar a evocassión de causa alguna por ser contra disposicion de capitulos de Corte, y espessialmente del capitulo primero, libro 5, titulo 2 de los recopilados por don Juan Dexart, y contra las reales pragmaticas capitulo primero, titulo 11; y junta-mente se sirba establesser y determinar que no se concedan ni despachen letras causa videndi et recognoscendi, pues a las partes les queda el remedio ordinario de la supplicassion. Y en caso que subretissiamente se obtengan por las partes, queden de ningun effecto ni valor y no se les de ejecussion en los Reales Consejos d.este reyno y que se prosiga en la instruction y curso de la causa hasta ser deccla-rada y ejecutada en primera instancia, prohíbiendo la expedíssion d.estas letras, aunque las causas sean muy graves pues siempreV queda illeso el remedio de la c. 292 supplicassion. Y en caso que por algun grave y espeOal motibo paressiere alguna vez cornederlas, sea serbido deccretar que los ministros donde penden las causas en este reyno puedan y deban conosser del vicio de la subression y obrection con que se sacan las mas vezes estas letras, y hallando que han sido sacadas con este vicio no se pongan en ejecussion, y en los casos que se les de ejecussion, deccretar que la parte que las obtubo nottificando.le el passaje, y parando.le la copia tenga obligassion de transportar los auctos y procedimientos al Supremo Consejo de Aragon a sus costas; y que dentro de un ano preciso y peremptorio despues de la nottificassion del passaje, se decclare la causa ex eisdem actis sin que la otra parte tenga neccessidad de acudir; y aunque no haga instancia y se ejecutte lo que fuere decclarado bolviendo a transmittir para este effecto la causa todo dentro del dicho ano; y no decclarando.la ni trasmittiendo.la dentro de Lano, que ipso facto pue-dan y deban los Reales Consejos d.este reyno proseguir y terminar la causa sin embargo de las referidas letras, como sí no fuessen concedidas sin esperar otra orden ni despacho para evitar los grandes inconbenientes que resultan a las par-tes. Y assi bien deccretar que todas las causas que se hallan evocadas a dicho Supremo Real Consejo de Aragon en virtud de letras causa videndi, se hayan de despachar y decclarar dentro de un ano preciso y peremptorio, y trasmittir a este reyno para poner en ejecussion lo decclarado; y passado dicho ano sine / deccla- c. 292 v. rar.las y transmittir.las, se haya de passar, toda dilassion cessante, en el curso d.ellas en este reyno, en los tribunales donde pendian hasta su total ultimassion y ejecussion, espessialmente en la causa del concurso del Marquesado de Toralba, y demas bienes del.illustre quondam don Miguel Comprat que esú. suspendida mas de quarenta anos, dende que se despacharon estas letras, quedando los acrehedo-res defraudados de sus creditos; y embolsando.se el deudor indebidamente los

Il termine siempre è ripetuto alla c. 292. 2 Il termine sin è ripetuto alla c. 292 v.

545

fructos y rentas sin dar.les satisfaction de lo que se pochi inferir el daiio y perjuhi-zio que causan al reyno estas letras. Que lo supliquen a.su Magesatad, que darà la devida providencia en cosa tan con-veniente y justa al estado que tiene oy el reyno. Liliu secretarius

Que no se de lugar a las segundas letras causa videndi que ha obtenido el procu-rador del marquesado de Toralba en la causa lleva contra don Francisco Pilo y Boyll.

Decimo quarto. Que por quanto habiendo obtenido el procurador del marquesa-do de Toralba unas salvas guardias reales usurpando a don Francisco Pilo y Boyll, baron de Puttifigari, unos territorios de dicha baronia, habiendo dicho don Francisco provado su legitima possession, le llevó la otra parte crastinando la dec-clarassion hasta que le vinieron letras causa videndi del Supremo Consejo de

c. 293 Aragon, a las quales paressió / a la Real Audiencia d.este reyno no darles ejecus-sion ni complimiento por haverse presentado despues de espirados los seis meses del dia de la expedission d.ellas, teniendo presente que el procurador del dicho marques no representó al Supremo Consejo la verdad de l.echo y la disposission de la real pragmatica, y passó a decclarar en la causa revocando las salvas guardias y manuteniendo a don Francisco en la possession de los saltos que en ella se le usurparon, en virtud de las pruevas echas por dicho don Francisco por no haver.las dado la otra parte dentro del termino de la prueva y de otros muchos que se le concedieron de grassia, y se le reservó derecho en el juhizio ordinario. Y estando.se para ejecutar erta sentencia se ha tenido notissia que el procurador de dicho marquesado ha obtenido nuevas letras causa videndi, dando.se por nullo todo lo obrado en la Real Audiencia despues de la presentassion de las primeras, y que se remitta la copia de los procedimientos en el estado que estaban al tiempo de la presentassion de dichas primeras letras. Y porque no es justo que se de eje-cussion a dichas sigundas letras ya por ser subretissias, porque no es crehible que la parte haya informado la calidad de la causa y la disposission pragmatica) por ser tan irregulares por deshazer y dar por nullo todo quanto se ha echo por los mini-stros de la Real Audiencia de cuya entereza, attencion, acierto y maduro acuerdo,

c. 293 v. con que obran en todas' / sus cosas, no puede presumir que hayan procedido con nullidad y sin observar la dispossission juridica. Por tanto suplican sea vuestra excelencia serbido en el real nombre de su magestad deccretar por aucto de Corte y ley pactionada que no se haya de dar lugar a estas sigundas letras obtenidas por el procurador de dicho marquesado, sino que se hayan de suspender y mandar a la Real Audiencia que sin mas dilassion se de luego ejecussion a la sentencia por

I ll termine todas è ripetuto alla c. 293 v.

546

ella proferida a favor de don Francisco Pilo. Que sobre lo contenido en este capítulo su excelencia ha hecho ya representación a su magestad y la repetira. Liliu secretarius

Que en adelante no se pueda llamar ni sacar fuera de su domicilio a pergona alguna, specialmente a los militares y ciudadanos en tiempo de intemperie.

Decimo quinto. Que attento su magestad en las Cortes que gelebró el excelentis-simo conde de Santisteban fue serbido deccretar que daria las ordenes conbe-nientes, para que en tiempo de intemperie no fuesse Hamada pergona alguna de un cabo a otro por los riezgos de la vida y salud; y no obstante este deccreto no se ha dado providencia y se ha continuado en llamar.las en tiempo de intemperie, para evitar este detrimento tan conciderable suplican sea serbido deccretar por aucto de Corte y ley pactionada indispensable / que en adelante no puedan los c.294

que gobernaren el reyno llamar ni sacar de su domicilio a pergona alguna, espes-sialmente a los militares y ciudadanos en tiempo de intemperie, que es desde que entra el mes de junio por anticipar.se en este reyno las mas vezes los calores hasta el mes de deziembre, por no exponer.los al riezgo evidente de la vida, ni aun por mar por los riezgos que puede haver de desembarcar en algun lugar intemperio-so, y de ser cautivados como sucedió en don Felix de Liperi de la ciudad de Sasser, que siendo llamado a Caller de orden de l.excelentissimo duque de Monte Leon por mar, porque era en tiempo de intemperie le suedió la fatalidad de ser cautivado. Como se suplica. Liliu secretarius

Que quede extincto el real del labrador.

Decimo sexto. Que por quanto en el Parlamento que celebró el excelentissimo conde de Santisteban fue establessido por aucto de Corte que quedasse extincto el real del labrador, que se le concedió en recompensa de la libre extraction que gozava en la porcion de sus trigos, con calidad que todo el pressio de las saccas se redujesse a tres reales, para que con esta rebaja el labrador lograsse el benefissio del real en el pressio / de sus trigos, y como por haver.se su magestad applicado a c. 294 v. benefissio de su real hazienda el real que tomavan los sefiores virreyes ademas de los quatro reales que era el pressio intrinseco de la sacca, no puede el labrador lograr el util en el pressio de sus trigos que su magestad quizo conceder.le en las referidas Cortes, porque los mercadeles, vehiendo que aun pagan quatro reales de sacca, quieren comprar los trigos a menor pressio y se estanca la extraction de aquellos por ser tan cressida la sacca, siendo la frequente y mucha extraction de

547

los trigos el unico albitrio de los vassallos d.este reyno y gran benefissio de la real hazienda, que no mantener.se la sacca a quatro reales y minorar.se la embarcassion y extraction de los trigos. Por tanto y attento que el real que se pagava y tomavan algunos de los virreyes era contra la pragmatica y orden real del setior rey don Phelippe tercero de los dos de mayo de 1617, en la qual quedaba prohibido a los setiores virreyes tomar este real, suplican sea serbido deccretar por aucto de Corte y ley pactionada indispensable que en adelante toda la sacca se reduzga a tres rea-les, y no se pague el real que tomavan los senores virreyes, para que con esto logre el labrador el benefissio que quizo su magestad hacer.le, y la real Hazienda consi-ga mayor util con la mas frequente extraction de los trigos. Que lo supliquen a.su magestad. Liliu secretarius /

c. 295 Que no se hagan procesos secretos contra militares.

Decimo septimo. Que attento por disposission de los capitulos de Corte ottorga-dos por el serenissimo seflor rey don Alfonso que son en el tercero y quarto del libro sigundo, titulo 3 de los que ha recopilado don Juan Dexart, queda establessi-do que no se hagan processos seccretos contra los militares, suplican se sirba dec-cretar que se observe inviolablemente lo dispuesto en dichos capitulos, y que en adelante contra los militares no se pixneda sino fuere a instancia de parte en la forma ordinaria, dando.les publicassion de processo y lugar y terminos de deffen-sa. Y que quando se les pretenda algun cargo se les paga la causa y se instruhiga y decclare dentro de tres meses precisos y peremptorios despues del dia de la pri-sion o representassion, pues dentro d.este plazo se concluhien las causas de los otros reos por disposission de las reales pragmaticas y capitulos de Corte, y no deben de ser los militares de inferior condission. Y que no decclarando las causas dentro d.este termino, no puedan ser detenidos, arrestados ni carcerados, y que habiendo.se de vottar sus causas criminales por siette militares, sigun està dispue-sto en el capitulo 22, libro 2, titulo 8 de los recopilados por don Juan Dexart, no se pueda passar a la declarassión sin nottificar.les previamente el nombramiento de los judicantes para poder proponer la recusassion o sospecha que tubieren, y que siendo suspechosos no puedan intervenir ni juzgar dichas causas sigun es de

c. 295 v. derecho; y que / los judicantes hayan de ser verdaderamente naturales d.este reyno y no naturalizados, y que no puedan ser.lo los que tubieren offissio y puesto real; y que siempre que la parte lo pidiere, haya de hager el relator la relassion de la causa con assistencia y presencia de l.abogado del reo, saliendo.se despues el abogado al tiempo de vottar.la, deccretando todo lo referido por aucto de Corte y ley pactionada. Observese lo acostumbrado. Liliu secretarius

548

Que perpetuamente se provean en naturales todas las resultas y plassas de justi-cia y patrimonio, toga, capa y espada y aun de regentes y fiscales regios.

Decimo octavo. Suplican se sirba deccretar por aucto de Corte y ley pactionada indispensable que attento los naturales d.este reyno por estar islados y tan dístan-tes de la Corte quedan olvidados, y no los emplean ni occupan en puestos foraste-ros de otros reynos, se provehan perpetuamente en los naturales d.este reyno y no naturalizados todas las resultas y plassas de ministros de justissia y patrimonio, de toga, capa y espada y aun de regentes, y fiscales regios, las quatro plassas de coadjutores del racional, cajero del Real Erario, procuradores fiscales regio y patrimonial, y todos y qualesquier puestos d.este reyno, como queda estatuhido en los otros reynos y probincias de la Corona de Aragon, pues estos vassallos' /, ni c. 296

en la habilidad y capacidad en gobernar los referidos puestos, ni el affetto y demonstrassiones de quantiosos y conciderables donatibos, y de derramar su san-gre y perder vidas y haziendas en el real serbissio han sido nunca inferiores a los vassallos de los demas reynos. Y con la esperansa por lo menos de los puestos de su mesmo reyno se emplearan y dedicaran con mayor desuelo a la virtud y mayor serbissio de la real Corona; y caso por algun motibo paressiere a su magestad reservar.se la election de regente y fiscales regios o para natural o para forasteros, se serbira honrar a los veraderos oríginarios d.este reyno en conceder.les perpetua-mente todos los demas sobredichos puestos, comprehendidos el de depositario real, y las quatro plassas de la Sala Civil y Real Audiencia d.este reyno para que estos regnicolos tengan algun alivio en la extrema pobresa en que se hallan, o por lo menos conceder que siempre y quando su magestad diesse alguno de los referi-dos puestos d.este reyno a forastero, haya de dar y honrar al mesmo tiempo en otro puesto semejante de otros reynos a alguno de los naturales d.este reyno. Que lo supliquen a.su magestad. Liliu secretarius /

Que los puestos de milicia se provehan en naturales. c. 296 v.

Decimo nono. Suplican se sirba deccretar por aucto de Corte y ley pactionada indispensable que todos los puestos de milissia d.este reyno assi de tierra como de la esquadra de galeras, como son sargentos, alfereses, capitanes, aventajados, entretenimientos, pagador, vehedor, contador, comissarios de artilleria y cavalleria, y todos qualesquier otros puestos y offissiales de paz y guerra, cargos y puestos mayores y menores, govemador y generai de dichas galeras, governador de las tor-res y demas offissios de la administrassion d.este reyno se den y prevehan perpe-tuamente en sus naturales tanto en propriedad como en encomienda, pues con

' Il termine vassallos è ripetuto alla c. 296.

549

esto se animaran a serbir y havti sujetos esperimentados en la milissia en qual-quiera ocasion que se offresca deffender este y los otros reynos de su magestad. Attento mayormente que al tiempo que este reyno pidió la situassion de las galeras fue assi estatuhido y concordado por aucto de Corte y ley pactionada por el exce-lentissimo don Juan Vives en virtud de la carta de su magestad que tenia de los quatro de ottubre de Lati° 1622, sigun consta en el capitulo 2, libro 8, titulo 10 de los que ha recopilado don Juan Dexart; y en conciderassion de las costas tan excessivas que supporta el reyno para mantener dichas galeras, que con esto se animaran los verdaderos originarios en quien se han de proveher dichos puestos y los que actualmente estan militando en dichas galeras a emplear.se con mayor desuelo en los exercissios militares, y derramar su sangre en benefissio y honra de

c. 297 la real Corona. Y assi bien deccretar y mandar: que para que los naturalesi / d.este reyno tengan cumplidamente el goze de las mercedes que por sus serbissios han conseguido de la real clemencia, se les haya de pagar a todos los que tienen pue-stos militares en este reyno su sueldo y estipendio por diario, como se pagan el governador de Alguer, en attencion que a los mas que tienen estos puestos se les queda debiendo quatro o sinco aiios de sueldo vencido, y espessialmente al noble don Antiogo Santucho, castellano de Castillo Aragones, se le esta debiendo al pie de ocho atios, y es muy justo que gozen del sueldo que tienen los puestos militares con que su magestad les ha honrado, por ser el unico medio con que se sustentan. Acudan a.su magestad. Liliu secretarius

Que los naturales del reyno hayan de entrar como los de Corona de Aragon en el auditor de Rotta.

Vigesimo. Suplican se sirba en el real nombre de su magestad establesser y deccre-tar por aucto de Corte y ley pactionada que en adelante en el auditor de Rotta, que nombra su magestad de la Corona de Aragon, en la qual suelen alternar los reynos de Aragon, Cataluna y Valencia, hayan de entrar tanbien por alternativa los d.este reyno de Cerdefía por ser uno de los que componen la Corona de Aragon. Y que en la vacante que tocare a este reyno por alternativa se proveha esta plassa en sujeto realmente natural d.este reyno y no naturalizado, remittiendo.se terna de los benemeritos por los senores virreyes y demas que governaren este reyno. Que lo supliquen a.su magestad. Liliu secretarius /

I termini los naturales sono ripetuti alla c. 297.

550

Que a los acrehedores de censos en la real caja se les pague cada dio sus pencio- c. 297 v. nes, sin que seles ponga obice por los que goviernan.

Vigesimo primo. Suplican se sirba vuestra excelencia en el real nombre de su magestad dar providencia y deccretar por aucto de Corte y ley pactionada que a los acrehedores que tienen censos en la real caja se les pague cada ano sus pencio-nes, y se les despache el mandato d.ellas al tiempo que cahen sin que esto se ponga obije por los que governaren el reyno ni por qualquier otro ministro ni pergona alguna, preferiendo.los a todas las otras pagas que esta obligada la real caja, excepto los salarios de los ministros y laborantes en conformidad de la real orden y carta del senor rey don Phelippe IV, progenitor de su magestad, atten-diendo que los acrehedores d.estos censos los mas son monasterios, religiones, iglesias, Cabildos y cavalleros muy pobres, que todo su mayor caudal consiste en los referidos reddittos, y no tienen otro de que alimentasse y confian del carino y clemencia de su magestad les darà este alivio y consuelo que es tan conforme a justisia y equidad, no obstante qualquier orden, deccreto o pragmatica real que haya en contrario. Acudan a.su magestad a.quien se ha representado ya. Liliu secretarius.

Que para la cobranga del donativo no se despachen comissarios.

Vigesimo secundo. Que attento para la cobransa del donatibo se despachan comissarios de que resultan vejassiones y molestias a los vassallos y costas y diettas conciderables, para evitar este perjuhizio suplican se sirba vuestra excelencia decretar que en adelante para esta cobransa del donatibo no se despachen ni embien comissarios, sino que los offissiales y juezes / ordinarios por medio de col- c. 298 lectores tengan el encargo de cobrar cada uno en su districto y jurisdiction el donatibo y de remittir.lo a la real caja o entregar.lo a la pergona que se destinare sin que para esto los referidos offissiales, juezes ordinarios y collectores puedan Ilevar gajes y diettas ni occasionar a los vassallos y comunidades gastos algunos. Que se exequte como lo suplican respecto de las comunidades, pero si.los officia-les fueron omissos se despachara contra d.ellos. Liliu secretarius

551

Que los capitulos de Corte despues de los que recopiló don Juan Dexart se impriman.

Vigesimo tertio. Attento que de los capitulos de Corte de los Parlamentos selebra-dos despues de los que recopiló don Juan Dexart no se tiene individuai notissia, por no estar impressos y es justo que la notissia sea universal para poder.se regir sigun las leyes, fueros y estatutos ottorgados, suplican sea vuestra excelencia serbi-do dar la debida providencia para que se impriman, dando el encargo de recojer.los y ordenar.los a una persona perita y experta la que fuere de agrado de Vuestra Excelencia, disponiendo con la promptitud que requiere materia tan importante los medios necessarios para el coste de la impression y demas cosas, para que d.este modo no se ignore la notissia individua) de todos los capitulos de Corte. Que se exequte como se suplica en quanto a la impressión, y su excelencia con la Real Audiencia dara providencia para que se cumpla. Liliu secretarius. /

c. 298 v. Vigesimo quarto. Por quanto el doctor don Hilario Galcerin se balla mas de ocho aiios sirbiendo a su magestad en puesto de canciller apostolico y real y juez de competencias jurisdictionales, con nottoria satisfaction sin salario, gajes ni estipen-dio alguno, y es otro de los sujetos muy benemeritos del reyno y conspicuo en lit-teratura y noblesa, y se balla falco de medios y sin dignidad ni benefissio ecclesia-stico, suplican sea dei real agrado de su magestad tener.le presente para las occa-siones de vacantes de qualquier dignidad ecclesiastica y por agora honrar.le y beneffissiatle con una pencion ecclesiastica de tressientos escudos cada ano sobre la mitra de Caller, que se balla vacante, para empessar a premiar las estudiosas fatigas y prendas d.este sujeto que con lastima universal se halla tan falto de medios, deseando todo el reyno sus assensos. Que lo representen a.su magestad, que su excelencia lo acompatiat* Liliu secretarius

Que en todas la ciudades, villas y lugares del reyno se use una misma medida de trigo y de ropas.

Vigesimo quinto. Que por quanto se ha introduzido en algunas ciudades, villas y luga-res del reyno usar de medidas del trigo y ropas con desigualdad haziendo.las fabricar mayores o menores a su proprio albitrio, y d.esto nasen muchos inconbenientes y en las compras y ventas y en la paga de los diezmos, y en la cobransa de los trigos de los feudos contraveniendo a lo dispuesto en la real pragmatica titulo 31, capitulo 7 para

c. 299 escusar' / estos inconbenientes y abusos suplican sea vuestra excelencia serbido

I Il termine escusar è ripetuto alla c. 299.

552

dar providencia con toda precision para que se observe lo dispuesto en el referido capitulo de las reales pragmaticas inviolablemente, para que en todas las ciudades, villas y lugares del reyno no se pueda usar de medidas disformes, mayores y meno-res, sino que sea una mesma en todo el reyno, tanto en respecto de la que sirbe por medir las ropas como y tanbien en la que sirbe para medir los trigos, legum-bres y demas generos, y que para evitar.se tal vez del fraude hayan de ser marcadas con el marco real, menos las de las ciudades que hiran marcadas con el marco de aquellas. Y que para este effecto se hagan dos originales o madres, uno para este cabo, y el otro para el de Sasser en el qual ha de ser en forma de carretta sigun se acostumbra en todo aquel Cabo, y de otra manera no se puedan tener, usar ni fabricar; y que ademas de las penas impuestas en las reales pragmaticas, incurran en la pena de falsedad y se.les ejecute con todo rigor y los mesmo se guarde en la igualdad de los pesos y balansas para escusar los fraudes que se pueden cometter, mayormente siendo esto conforme a los capitulos de Corte 5 y 6, libro 8, titulo 6 de los recopilados por don Juan Dexart. Que se.haga como se suplica, y se daran las ordenes convenientes. Liliu secretarius.

Que los militares no sean compelidos a capturar a sus parientes, domesticos y pastores, y los que no fueron militares tampoco sean obligados capturar a sus parientes hasta el tercer grado inclusive.

Vigesimo sexto. Por quanto muchas vezes se encargan con graves penas a los regnícolos la prision y captura de sos parientes, pastores / y domesticos siendo c. 299 v.

estas diligencias proprias de los offissíales y ministros de justissia, porque en los demas es ocasion de contraher enconos y enemistades y de padesser el rigor de ejecussiones por la pena impuesta, no podiendo lograr la captura. Por tanto por evitar estos daflos, suplican sea vuestra excelencia serbido deccretar que en ade- lante ningun militar pueda ser obligado con imposission de pena o sin ella a pren- der a sus parientes, pastores, familiares y domesticos y en respecto de los que no fueren militares no se obliguen a capturar a sus parientes basta el tercer grado inclusive. Se tendtú concíderación a lo que aqui se suplica. Liliu secretarius.

Que se agreguen a la cathedral de Alguer los fructos decimales de la Plebania de Nuoro, con obligacion de pagar los quindennios sobredichos fructos a la Camara Apostolica.

Vigesimo septimo. Suplican que attento la iglesia cathredal de la ciudad de Alguer no tiene distribussiones fundadas, y por esta causa la sancta sede apostolica

553

agregó a dicha cathredal los fructos decimales de la Plebania de la villa de Nuoro, con obligassion de pagar los quindennios sobredichos fructos decimales a la Camara Apostolica. Y porque por omission de no haver pagado los referidos quindennios se passó en la Dattaria de Roma a proveher dicha Plebania, suplican se sirba su magestad interponer la real authoridad mediante su embajador de Roma, para que Su Santidad se sirba otra vez conceder la aggregassión de los fruc-

c. 300 tos de dicha Plebania a la / cathedral iglesia de la ciudad de Alguer, dejando para el pleban el quinto de dichos fructos iertos con todos los inciertos; y que assi bien se sirba aggregar para las distribussiones de dicha cathredal la Rectoria de la villa de Budduso, poniendo.se esto en effecto luego que vacaren dichas Plebania y Rectoria, pero que erta aggregassion sea con obligassion de pagar dicha iglesia cathredal todos los aflos a su obispo duzientos sinquenta escudos para alivio de la carga tan conciderable que supporta aquella mitra, pagando perpetuamente al Tribunal de la Inquisission la pencion de quinientos sinquenta escudos, siendo como son tan tenues sus redditttos y emolumentos. Y para este effecto se sirba su magestad dar las ordenes conbenientes y con toda precision a su embajador en Roma, entregando.las al sindico d.este reyno que tenchi el encargo de soligitatlas y remittir.las, para que se logre el effecto de su contenido sin dilassion ni retardas-sion alguna. Que lo representen a.su magestad. Liliu secretarius.

Que los nottarios de causas de todos los tribunales d.este reyno en adelante no tornei salario de la copia del processo, sino es que la entregan y que los litigantes no sean obligados a.tomar separadamente copia de la sentencia sino es que la pidan en essa forma.

Vigesimo ottavo. Por quanto los nottarios se hagen pagar de la copia de los auctos processales al tiempo que sale la sentencia, y despues no la entriegan ni se les puede conseguir, por tanto para evitar este perjuhizio que se sigue a las partes liti-gantes, suplican sea vuestra excelencia serbido deccretar por aucto de Corte y ley

c. 300 v. pactionada que los nottarios de las2 / causas de todos los tribunales d.este reyno en adelante no tomen salario de la copia del processo sino es que la entriegan. Y assi bien que no sean obligados los littigantes tornar separadamente copia authen-tica de la sentencia, mientras ellos no la pidieren eri essa forma. Corno lo suplican. Liliu secretarius.

Così nel testo, invece di tomen. 2 I termini de las sono ripetuti alla c. 300.

554

Que en adelante no se despachen commissarios, ni se obligue a los vasallos del Cabo de Caller a la conducion de la paja para la cavalleriza de los senores vir-reyes y cavalleria, sino que haga la provision que de la que entra en esta ciudad.

Vigesimo nono. Que attento de despachar.se comissarios contra el pobre villano, obligando.le a la conduction de la paja para la cavalleriza de los senores virreyes y cavalleria, se siguen grandes inconbenientes pues como no pueden conduzir tan-tas cherdas de paja quantas les quieren, que exgeden muchos arios de dos o tres mil cherdas, les embian comissarios que les hagen pagar costas y diettas concide-rables, y los composan en tanta cantidad de dinero por evitar el intolerable trabajo de conduzir los carros de la paja, porque de los vezinos d.este Cabo que son los obligados hay muchos que distan d.esta ciudad mas de quarenta millas. Y ademas d.estos disturbios tan conciderables, tanpoco les pagan el justo valor de lo que importa cada carro o cherda de paja, siendo que en las Cortes antecedentes que celebrò' / el excelentissimo duque de Monteleon fue establessido por aucto de c. 301 Corte que se senalasse numero fixo de quantos carros y cherdas de paja habia de conduzir el villano d.este Cabo para este effecto, y que se le pagasse el justo pres-sio de cada carro y cherda de paja que se tomaria. Por tanto si bien en d acertado gobierno de vuestra excelencia no hayan padessido estas molestias y vexassiones, con todo para que siempre se vean libres d.ellas y se eviten de todo punto estos detrimentos que se les puede occasionar, sino se sierra la puerta al despacho de comissarios, suplican sea vuestra excelencia serbido en el real nombre de su mage-stad deccretar por ley pactionada que en adelante en manera alguna se despachen estos comissarios, ni se obligue a los vassallos d.este cabo de Caller a la conduc-tión de la paja para la cavallerissa de los senores virreyes y cavalleria, sino que se haga la provision de lo que necessitaren por estas causas de la que entra en esta ciudad de Caller con antelassion a todas las demas, como se practica en el carbon y demas bivares que tienen menester los senores virreyes, pagando el justo valor de cada cherda de paja que tomaren por qualquier de los referidos motibos, conforme es de ragon por haver.lo assi deccretado su magestad en el referido Parlamento que celebrò el excelentissimo duque de Monteleon. En quanto a la paja que se necessitare para los cavallos del ramo de la cavalleria que reside en esta ciudad, no queden obligados los naturales a conduzir.la por quanto su magestad tiene ya dada orden que se pague, y su excelencia mandatà de la forma que se cumpla por los officios; y en quanto a la paja de su cavallerica, su excelencia mandara dar arreglamento y pianta fija en alivio y consuelo de los mesmos naturales. Liliu secretarius. /

' Il termine celebrò è ripetuto alla c. 301.

555

c. 301 v. Que las causas criminales no se dedaren iunctis aulis, sino que se deje el remedio de la suplicacion a los reos.

Trigesimo. Que por quanto de decclarar.se las causas criminales o de tomar reso-lussion en ellas iunctis aulis se quita a los reos el remedío de la supplicassion, y pierden la esperansa de mejorar.se las sentencias en sigunda instancia; y como los nobles y magnificos hoydores de la Sala Criminal supperan en numero a los de la Aula Civil, siempre prevalesserà la sentencia y resolussion que ellos tomaren y se haze por todos caminos irrevocable. Por tanto, para evitar este detrimento tan conciderable, suplican sea vuestra excelencia serbido en el real nombre de su magestad deccretar por aucto de Corte y ley pactionada no se tomen ni profieran iunctis aulis, sino que se hagan y decclaren gradatim, dejando libre el recurso y remedio de la supplicassion a los reos para que puedan acudir y supplicar a la Real Audiencia Civil, en conformidad de lo dispuesto y expressado en la mesma fundassion de la Sala o Aula Criminal; y porque puede stieder que sea tal el delic-to que neccessite de prompto escarmiento, suplican que en estos casos se hayan de precisar y cohartar los terminos a breves dias y horas sigun la calidad de la causa y paressiere mas conbeniente a los sefiores virreyes y Reales Consejos, pero.que dentro del mesmo breve termino no se les pueda quitar el benefissio y remedio de la supplicassion gradatim a la Real Audiencia y Sala Civil para consue-lo de los reos. Se tendra concideracion. Liliu secretarius. /

c. 302 Que no se observe ni execute por los juezes ordinarios lo dispuesto en los prego-nes de tres de julio de 1697; y que no se publiquen pregones en perjuhisio de la jurisdicion de los barones.

Trigesimo primo. Por quanto en los reales pregones publicados en los tres de julio de 1697 se manda a los juezes ordinarios hayan de observar en los processor de ausencia muchas formalidades y solemnidades, que no estan dispuestas en la real pragmatica titulo 9, capitulo 8 et 9 y en los capitulos de Corte libro primero, capi-tulo 4, titulo 7 de los recopilados por don Juan Dexart, con pena de sinquenta ducados en caso de contravenction por la primera vez y por la sigunda de privas-sion de offissio; y esto redunda en davo notable de la jurisdiction de los barones, pues por el rezelo de no incurrir en las penas impuestas no pueden ballar pem-nas que quieran serbir los offissios de admínistrassion de justissia, por ser tan facil de caher en la omission de alguna de las solemnidades y estillos que han de guar-dar, no solamente en perQonas que son legos, sino tanbien en los mas versados y por falta de ministros queda inutil la jurisdiction y suspendido el curso de los negossios y materias de justissia. Y porque la jurisdiction baronal no puede ser

556

perjudicada con la promulgassion de qualesquier pregones, en conformidad de lo dispuesto en los capitulos de Corte libro primero, titulo 5, capitulo 16; libro 7, titulo 2, capitulo 17 y 18 de los recopilados por don Juan Dexart, y en el / capitulo c. 302 v.

20 del Parlamento gelebrado por el excelentissimo sei:1°r conde de Santisteban. Por tanto suplican sea vuestra excelencia serbido deccretar por aucto de Corte y ley pactionada que no se observe ni ejecute lo dispuesto en dichos pregones en respecto de las penas y el encargo de las nuebas solemnidades, pues basta obser- var las expressadas en las reales pragmaticas y capitulos de Corte. Y assi bien dec- cretar que en adelante, en conformidad de lo establessido en los sobredichos capi- tulos de Cortes gitados, no se hayan de publicar pregones que perjudiquen en algun modo la jurisdiction de los barones, y que caso que de echo se promulguen, sean de ningun effecto ni valor y no tengan obligassion de observar.los. Observe.se lo mandado en estos y demas pregones, por quanto en estos solo se.I. attendido a la mejor y mas regular administración de la justicia, ya.que quede declarado para el alivio de los mesmos ministros ordinarios lo que quedava no tan claro en los capitulos de la real pragmatica. Liliu secretarius.

Que no obstante los pregones de 3 de julio de 1697 que no se puedan evocar las causas de contumacias, aunque no esten concluydas ni se declaren en el termino de tres meses.

Trigesimo secundo. Que attento en los mesmos pregones de los tres de julio de Latio 1697 se ha establessido que las causas de contumacias fulminadas contra los reos se hayan de concluhir dentro de tres meses, y no concluhiendo.las en este plazo queden evocadas al Real Consejo, y esto redunda en perjuhizio de los baro-nes y feudatarios del reyno, pues con esta restriction y limitassion de tiempo ven-dria a quedar inutil la jurisdiction y a perder el conossimiento de las causas, por-que las de ausencia / no puedan concluhir.se dentro de los tres meses porque c. 303

requieren muchos requisitos y solemnidades; y muchas vezes los testigos que se han de examinar biven en otro domicilio y assi bien los reos, y es preciso despa-char requisitorias sin otras muchas circunstancias que retardan la instruction y condusion de las causas contumassiales, ademas que la jurisdiction de los barones no se puede restringir sino en los casos expressados en las reales pragmaticas y capitulos de Corte que disponen que, estando los reos detenidos en las carceles, se concluhigan y decclaren las causas dentro de tres meses, y no concluhiendo.las queden evocadas al Real Consejo. Pero que hallando.se los reos fuera de la carcel o affiansados no se evoquen las causas aunque hayan passados los tres meses, y en esta conformidad tomo los reos ausentes no estan en la carcel no son evocables las causas contumassiales, porque esta evocassion seria contra lo dispuesto en el capi-tulo de Corte que es el 4 del titulo 2 del libro 5 de los recopilados por don Juan

557

Dexart. Por tanto, en conciderassion d.estos motibos tan solidos y juridicos, supli-can sea vuestra excelencia serbido deccretar por aucto de Corte y ley pactionada que no obstante la promulgassion de los referidos pregones, no se evoquen las causas contumassiales aunque no esten concluhidas ni decclaradas en el termino de tres meses, pues no estando los reos en la cartel no hay motibo para la evocas-sion ni la jurisdission baronal puede ser limitada en otros casos fuera de los expressados en los capitulos de Corte. Por quanto en los pregones que cita este capitulo no se considera perjuisio alguno de la jurisidicion de los barones, antes bien parece que se.les amplio el termino

c. 303 v. expressado en la real pregmatica y con ellos se' / ha attendido a la administracion de la justicia. Observe.se lo dispuesto en los pregones. Liliu secretarius.

Que no se assuman las causas barones en primera instancia con pretexto de ban-dosidad y causis bene visis, y que la evocacion no pueda extender.se a otros casos mas de los expressados en los capitulos de Corte y reales pragmaticas.

Trigesimo tertio. Por quanto algunas vezes los Reales Concejos d.este reyno se assumen y evocan las causas baronales en primera instancia, con los pretextos de bandosidad y de causis bene visis sin expressar motibo alguno, y d.ello redunda grave detrimento a la jurisdición baronal, pues con estos motibos se podrian evo-car y assumir todas las causas de los barones sin que estos pudiessen valer.se del remedio de la suplicassion o recurso por no saber el motibo de la evocassion, espessialmente quando es con el de causis bene visis; y con esto no solamente se les restringe la jurisdiction y judicatura que privativamente les pertenesse en pri-mera instancia por capitulos de Corte y reales pragmaticas, en que se hallan expressados los casos en que tabe la evocassion, sigun es de ver en el capitulo 9, libro 5, titulo 2 de los recopilados por don Juan Dexart, y en el capitulo 4, titulo 18 de las reales pragmaticas, sino que tanbien se les haze inutil el uso de la jurisdic-tion. Por tanto, por evitar este perjuhizio y detrimento tan conciderable, suplican sea vuestra excelencia serbido deccretar por aucto de Corte y ley pactionada que en adelante no se evoquen los seiiores virreyes y Reales Consejos las causas barona-les en las instancias que pertenessen a los barones con los pretextos de bandosidad y causis bene visis, y que la evocassion no pueda extender.se a otros cavos mas de los expressados en los itados capitulos de Corte y reales pragmaticas, por haverles querido su magestad honrar expressamente con el conossimiento privativo de

c. 304 las causas / en todos los demas casos. Y assi bien decretar y mandar que en ade-lante los seiiores virreyes y Reales Consejos no passen a dar ordenes a los mini-stros ordinarios de los barones, quando embian las listas mensales de los delictos

Il termine se è stato ripetuto alla c. 303 v.

558

que las causas se ajusten, y algunas no se passen adelante y a otros hagan hager pazes pués el conossimiento d.estas cosas en las instancias que pertenessen a los barones es peculiar d.ellos privativamente; y dando.se lugar a estas ordenes y decretos es frustrar.se la jurisdiction baronal, sino es en caso que haya recurso de las partes que pretenden ser gravadas, y conste haver procedido los barones con gravamen y desidia y haver faltado a la buena adminístracion de justicia despues de haver recurrido a ellos, pues de otro modo no se les puede impedir el libre exercissio de la jurisdiction a los dichos barones y feudatarios en virtud de los rea-les previlegios y de la disposission de los capitulos de Corte y reales pragmaticas, deccretando tanbien la sigunda parte d.esta suplica por aucto de Corte y ley pac-tionada, sin embargo que vuestra excelencia con su gran justificassion la ha resuel-to como virrey y capitan general en el deccreto de los 19 de henero de 1698 inter-puesto en un memorial de l.illustre marques de Soleminis, otro de los feudatarios d.este reyno. En quanto a la primera parte d.este capitulo acudan a.su magestad a.quien tam-bien su excelencia dara quenta; y en quanto a la segunda parte, ya su excelencia tiene dada providencia y se haga como se suplica. Liliu secretarius.

Que en adelante los procuradores no puedan ser molestados por-los salarios de las sentencias y auctos processales.

Trigesimo quarto. Que attento no es justo que se ejecute a los procuradores por los salarios de sentencias y auctos processales que tocan pagar a sus princípales, suplican sea vuestra excelencia serbido en el real nombre de / su magestad dec- c. 304 v. cretar por aucto de Corte y ley pactionada que en adelante no hayan de ser molestados los procuradores por los referidos salarios, sino que se hayan de pedir a sus principales usando contra d.ellos y sus bienes de los remedios que el derecho permitte; pues de otra manera no se hallaria facilmente pergona que quiziesse serbir de procurador, ademas que los mas que tienen este empleo son gente muy pobre y no pueden pagar los referidos salarios que pertenessen a sus principales. Como lo suplican. Liliu secretarius.

Que en todas las causas en que saliere el Fisco Real o Patrimonial no se tome a la otra parte salario alguno de sentencia ni de processales.

Trigesimo quinto. Que en todas las causas o pleytos en que saliere el Fisco Real o Patrimonial, sea serbido deccretar por aucto de Corte y ley pactionada que no se tome a la otra parte salario alguno de sentencia, ni processales por la parte que

559

pertenesse al dicho real Fisco, pues si este es exempto y no ha de pagar gastos no debe ser de perjuhizio de la otra parte que litiga con el. Como lo suplican, quando el Fisco no sale coadjuvando alguna de las partes. Liliu secretarius.

Que no puedan ser castigadas las mujeres por delictos de sus maridos.

Trigesimo sexto. Suplican se sirba deccretar por aucto de Corte y ley pactionada que por los delictos que cometen los maridos no puedan ser presas ni desterradas sus

c. 305 mujeres, pues no habiendo estas delinquido no' / deben ser punidas por los excessos de sus maridos, porque d.esto se sigue que pierden el honor y otros gra-ves inconbenientes y escandalos que son contra el servicío de ambas magestades y dignos de evitar.se. Se tendra concideracion a esta suplica. Liliu secretarius.

Que el noble y magnifico relator de qualquier causa en los Consejos haga rela-cion del pleito publicamente en presencia de las partes.

Trigesimo septimo. Suplican se sirba deccretar por aucto de Corte y ley pactiona-da que se observe lo dispuesto en reales pragmaticas y capitulos de Corte deste reyno inviolablemente, sobre que el noble y magnifico relator de qualquier causa en los Reales Consejos haya de hazer la relassion del pleito publicamente en pre-sentia de las partes y sus abogados, siempre que qualquiera d.ellas lo instare por no ver.se precisados a nombrar otro relator extraordinario que sirbe de augmen-tar gastos a los litigantes, tomo se pratica en otros tribunales de los reynos de su magestad. Guarden.se las leyes del reyno y capitulos de Corte. Liliu secretarius.

Que el mostassen en adelante no pueda tomar derecho alguno de los forasteros que vienen a esta ciudad con ropas en aquellos tres dias se venden al pueblo.

Trigesimo octavo. Suplican se sirba deccretar por aucto de Corte y ley pactionada que el mostassen d.esta ciudad de Caller en adelante no pueda tomar derecho

c. 305 v. alguno de los forasteros que vienen a esta2 / ciudad con ropas y otras merces por aquellos tres dias se venden al pueblo, sino es los dotze reales que le tocan por la denuncia y quatro reales por la publicassion del pregon de cada patron forastero

I1 termine no è ripetuto alla c. 305. 2 Il termine a esta è ripetuto alla c. 305 v.

560

que viene al puerto d.esta ciudad con díchas ropas y merces; pero que no haya de tomar quatro libras por cada uno de los mercadeles que han comprado de las dichas ropas, no siendo el patron que las ha introduzido mas que uno, aunque sean de diversa espegie y genero, pues con esto se evitali el perjuhizio nottorio que resulta assi a las aduanas reales como a las d.esta ciudad de multiplicar.se estos pregones por cada espessie differente de ropa, que trahe un mismo patron y por cada mercadel a quien vende de dichas ropas; porque por estos motíbos los que compran quieren diminuhir.lo del pressio en davo del patron, y este ressenti-do d.este davo no buelve a venir con otras ropas y queda estancado y prohibido del comercio y sienten diminussion el real erario y el d.esta ciudad en notable detrimento de sus acrehedores, o por lo menos quando buelven a venir los mesmos patrones, hazen que la ropa venga en cabega de natural d.este reyno para pagar menores derechos de los que estan obligados a pagar los forasteros, y es justo que se atajen estos inconbenientes de tanta conciderassion, y que no se de lugar a fraudes. Que se.haga como se suplica. Liliu secretarius. /

Que el pesador y escrivano de los quesos no hayan de tomar la piessa de queso a c. 306 los duenos de el por ningun pretexto en todas las ciudades.

Trigesimo nono. Por quanto en muchas ciudades d.este reyno se ha introduzido por el pesador y escrivano de los quesos de querer tomar una piessa de queso de cada carro de los que se llevan a vender en las dichas ciudades de differentes duenos, siendo que no les toca y tienen otro salario y gajes, que legitimamente se les ha permitido sin quitar a los duenos del queso la dicha piessa mas grande de la que està en cada carro, quando este no era mas que mero regalo en arbitrio y voluntad de los duenos del dicho queso de dar.la quando querrian y del peso que les paressia, y agora lo pretenden de justicia. Por tanto se sirba deccretar por aucto de Corte y ley pactionada que se extirpe este abuso, y no hayan de tomar mas la dicha piessa de queso a los duenos d.el por ningun pretexto, via, ni ragon los sobredichos pesador y escrivano en todas las ciudades del reyno. Que se.haga como se suplica. Liliu secretarius.

Que los mercadeles no puedan tomar de cada carro de trigo el ultimo estarel a colmo, sino la medida justa.

Quadragesimo. Que por quanto los mercadeles quando compran trigos o descar-gan embiados de otros han introduzido tomar de cada carro el ultimo estarel a colmo, y este es nottorio abuso pues solamente deben tomar la medida justa como

561

c. 306 v. los otros y nol / occasionar este perjuhizio tan conciderable al pobre labrador y demas gente que les vende y lleva el trigo. Por tanto suplican sea vuestra excelen-cia serbido deccretar por aucto de Corte y ley pactionada de que en adelante sola-mente hayan de tomar la justa medida de cada estarel de trigo, comprehendido el ultimo, sin tomar este a colmo extirpando totalmente este nottorio abuso. Se.les concede como lo suplican. Liliu secretarius.

Que en adelante en los pleitos civiles, siempre que.las partes pidan associados de la Sala Criminal, no se les pueda negar en manera alguna.

Quadragesimo primo. Suplican sea serbido deccretar por aucto de Corte y ley pactionada indispensable que en adelante en los pleitos civiles que se tractan en la Real Audiencia d.este reyno, siempre que qualquier de las partes pida associados de la Aula y Sala Criminal no se les pueda negar en manera alguna, pagando a los associados la rana y porcion del salario que les cupiere conforme el que tornare la Real Audiencia sin diminussion alguna del salario que pertocare a los nobles y magnificos hoydores d.ella, sigun se practica en los reynos de Castilla y otros de la real Corona; pues a las partes littigantes, por su consuelo, no se.les niega los asso-ciados, mayormente pagando otro salario. Guarden.se las leyes del reyno y fundaciones de la Sala. Liliu secretarius. /

c. 307 Que no se tome salario de sentencia en las causas criminales.

Quadragesimo secundo. Suplican sea serbido deccretar por aucto de Corte y ley pactionada indispensable que en adelante los nobles y magnificos hoidores de la Sala Criminal no hayan de tomar salario en manera alguna de las causas crimina-les, ni aun de aquellas que conossen por via de apellassion interpuesta de las sen-tencias proferidas en los tribunales inferiores, ni menos en las causas que se fulmi-nan contra los ministros baronales, attento el reyno les paga cada ano de salario fixo puntualmente quinientos escudos a cada uno, y se halla en extrema pobresa. Guardense las ordenes reales. Liliu secretarius.

Que tanto los nobles y magnificos oidores de la Real Audiencia como los demas ministros en todos los tribunales del reyno no puedan tomar salario de alterca-dos; y en caso se tomen, se hayan de compensar en la deffinitiva. Ni tomen mas

Il termine v no è ripetuto alla c. 306 v.

562

que un solo salario, aunque la sentencia contenga muchos puntos diferentes y los reos sean muchos.

Quadragesimo tertio. Por quanto los caudales d.estos regnicolos son tan tenues y los tiempos tan calamitosos y alcansados, y en los pleitos intervienen muchos gastos y expensas conciderables con tantos altercados y puntos differentes que se suscitan espessialmente por la parte que quiere prolongar.los, y por estos motibos dejan muchos de pedir su justissia. Suplican sea vuestra excelencia serbido deccre-tar y mandar por acto de Corte y ley pactionada que tanto los nobles y magnificos hoidores de la Real Audiencia, como todos los demas ministros, assessores y con-sultores en todos los tribunales d.este reyno en adelante no puedan cobrar ni pedir mas salario que el que les cupierel / por la sentencia deffinitiva tanto en pri- c. 307 v.

mera como en sigunda instancia, y en manera alguna hayan de tomar salario de altercados, o sean puntos concernientes a la causa o fuera d.ella, y caso que le tomaren de qualquier altercado, hayan de excomputar.lo en la sentencia deffiniti-va, y caso que con el salario que hauran tomado de los altercados esten pagados de lo que les pertocaria por la deffinitiva, no hayan de tomar mas salario por la deffinitiva. Y que assi bien aunque la sentencia contenga muchos puntos differen-tes, y scan muchos los reos no se pueda tomar mas que un salario por todos en la primera instancia y otro en la sigunda. Que los altercados que son intra processum se deven de computar como se com-putan en el salario de la deffinitiva, pero que los que son extra no deven compu-tar.se, y seria fomentar con perjuisio de la causa publica la dilacion de los pleitos; y en lo demas que contiene este capitulo se guarde la disposicion del derecho. Liliu secretarius.

Que los capitanes y demas offissiales de milisia del reyno no sean exemptos de los repartimientos comunes y del trigo de l.escrutinio.

Quadragesimo quarto. Por quanto en los pregones que se han publicado en los 19 de setiembre de 1697 se ha establessido que los capitanes y demas offissiales de milissia del reyno esten exemptos de los repartimientos comunes, y con espessiali-dad de la contribussion del trigo de I.escrutinio; y estas exemptiones son expressa-mente contra lo que su magestad ordena en el capitulo 3 del titulo 20 de su real pragmatica y en perjuhizio de los demas vassallos de los barones y del reyno. Suplican sea vuestra excelencia serbido deccretar y mandar por aucto de Corte y ley pactionada que se hayan de observar inviolablemente lo dipuesto en dicha real pragmatica / no obstante lo contenido en dichos pregones, y que no scan exemp- c. 308

tos de los repartimientos comunes, ni de la contribussion del trigo de l.escrutinio.

Il termine cupiere è ripetuto alla c. 307 v.

563

Que de aqui adelante queden obligados a la contribucion y no a la conducion d.este trigo, y se les guarde a los capitanes d.estas milicias las demas exempciones que quedan expressadas en los pregones. Liliu secretarius.

Que los ministros baronales puedan mantener el ganado que tuvieren quando fueren elegidos por officiales y escrivanos.

Quadragesimo quinto. Por quanto los barones y feudatarios d.este reyno muchas vezes no pueden hallar sujetos habiles y de conbeniencias para exerger el empleo de juezes ordinarios y escrivanos de sus lugares y estados, por no exponer.se a per-der el ganado que tienen y malograrseles y vender.le a vil pressio, por quanto sien-do ministros no le pueden tener. Por tanto por evitar estos inconbenientes, y por-que es mas conbeniente poner en estos empleos pergonas de comodidad y no pobres, en qui.en.es es mas facil el desliz de querer.se aprovechar, suplican se sirba deccretar por aucto de Corte y ley pactionada y permittir que los ministros de barones puedan mantener el ganado que tubieren quando fueren elegidos por offissiales o escrivanos, sin incurso alguno de pena y sin occasionar.se.les por este effecto molestia en sus pergonas y bienes. Se tendra concideracion a lo que suplican sin vulnerar las reales ordenes que hay sobre esta materia. Liliu secretarius. /

c. 308 v. Que se representen los meritos del doctor Pinna y de los otros abogados de los Estamentos.

Quadragesimo sexto. Suplican sea vuestra excelencia serbido representar a su magestad los grandes meritos y prendas relevantes que concurren en los abogados de los tres Estamentos, que son el doctor Juan Maria Pinna, el doctor Alfonso del Vecho y el doctor don Juan Baptista Galcerin y Fortesa, y la fineza con que se ha desvelado en estas Cortes en el real serbissio y el conciderable trabajo que han tenido para que su magestad se sirba tener.los presentes en las primeras vacantes que se offressieren, honrando.les por agora con alguna merced y grassia spessial por el zelo y degeo ardiente que les assiste de adelantar el real serbissio, sigun muy finos lo han mostrado y se ha esperimentado en este Parlamento. Que su excelencia tendra attencion a los meritos de los abogados, y representado por los Estamentos. Liliu secretarius.

564

Que se restituigan por grassia todos los cavalleros y ciudadanos que se hallaren fuera del reyno, desterrados o confinados a sus casas.

Quadragesimo septimo. Suplican sea vuestra excelencia serbido en el real nombre de su magestad haer grassia que puedan restituhir.se libremente a sus casas todos o qualesquier cavalleros o ciudadanos que se hallaren dentro o fuera d.el desterra-dos o confinados a algun presidio, perdonando.les é indultando.les los delictos que hubieren comettido, en contemplassion de ser tiempo opportuno para obte-ner de la real benignidad estos indultos y grassias; y espessialmente se sirba agras-siar y indultar / a don Matheo, don Felis, don Andres y Juan Dias de la villa de c. 309 Ploague que en ausencia fueron condemnados a destierro fuera d.este reyno por differentes causas, y por su nottoria pobresa no han podido paresser en juhizio para hazer juridicamente sus deffensas ni adhimplir e1 destierro, attento no hay instancia formai de parte, y estan tanto tiempo en trabajo. Y assi bien a don Andres, don Felis y don Matheo perdonar.les la pena pecuniaria en que fueron condemnados, por ser nottoriamente cavalleros muy pobres con obligassion de hijos y mujer, sin tener genero alguno de bienes en attencion que tanbien fueron condemnados siendo constituhidos en menor edad. Y a don Antonio Francisco de Tori de la villa de Bonorva, que habiendo sído desterrado a Oran por diez ai-jos, se ha buelto a este reyno sin cumplir el destierro y està retrahido padessiendo extre-mamente, dando.les permisso de poder.se bolver a sus casas y rehintregar.se a su pristina libertad. Y assi bien a Joseph de Tori que ha sido condemnado en tien escudos por haver sido escrívano en Campidano Milis sin estar approvado, siendo esta causa tan leve, y mandar que la causa que se ha echo a Francisco Espada, tan-bíen escrivano de Milis, en virtud de una comission generai que se despachó sin instancia de parte, ni de fisco contra / lo dipuesto en capitulos de Corte d.este c. 309 v. reyno, pretendiendo.le que havria resultado haver faltado en las solemnidades de substanciar las causas, que no se passe adelante, sino que se deje hir libre a su casa. Et haec et cetera, officium et cetera, omni meliori modo et cetera. Que se tendra attencion. L ilius secretaríus. Altissimus. Don Juan Baptista Gakerin y Fortesa Stamenti militaris advocatus. Alfonsus del Vechio Stamenti eclesiastici advocatus. Juan Maria Pinna Stamenti regalis advocatus.

Excellentissimus dominus don Iosephus de Solís, Valderabano, Davila, Pacheco, Giron et Enrríques comes de Montellano, antelatus de Iucatan et cetera, de Consilio Sacrae Catholicae Regiae Maiestatis et pro eadem prorrex, locumtenens et capitaneus generalis praesentis Sardiniae regni, et praeses in presenti regio et generali Parlamento decernit et decretat supradicta capitula et unumquodque illo-

565

rum, prout in fine cuiuslibet ipsorum continetur et expressum est, mandans mihi secretario infrascrito de his omnibus praesens actum curiae fieri, de quibus et cetera.

Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in dicto regio et generale Parlamento die decima septima mensis aprilis currentis anni 1698, Calari. Didacus Lilíu secretarius. /

566

2. GLI STAMENTI ECCLESIASTICO E MILITARE

212 1698 aprile 18, Cagliari Gli Stamenti ecclesiastico e militare, in aggiunta alle suppliche presentate

unitamente al reale, chiedono ancora:

1 che gli ufficiali delle maestranze che vivono nelle ville non siano obbli- gati all'imposta "della cappella" perché poveri e perché si tratta di imposta alla quale devono essere assoggettati solo i residenti in città.

Il viceré dispone che gli artigiani siano obbligati a sostenere gli esami e non alla contribuzione nelle città.

2 che si osservi il capitolo di Corte (cap.1, lib.1, tit. 6 della raccolta del Dexart) nel quale è disposto che non si possono concedere salvaguardie in materia pertinente l'interesse e il diritto baronale, se la causa non è stata ancora definita; in caso contrario, le salvaguardie siano da considerarsi nulle; in tutti gli altri casi si chiede che le salvaguardie siano concesse secondo quanto stabilito nella reale prammatica (cap. 2, tit. 46).

Il viceré dispone che si osservino i capitoli di Corte e le prammatiche in materia e che, nel caso in cui le salvaguardie siano chieste contro un barone, debba essere esplicitato il nome.

3 che in tutte le ville del regno i proprietari delle botteghe, in possesso della debita certificazione, possano vendere liberamente le loro merci in modo che i vassalli non siano costretti a recarsi nelle città ad acquistare i generi loro necessari.

Il viceré dispone che si osservino le prammatiche, i capitoli di Corte e gli ordini reali in materia.

4 che si creino nel regno alcune commende dell'ordine della Croce e del- l'abito di San Giovanni, trattandosi di uno dei maggiori segni di distinzione della nobiltà, costituita da cavalieri molto esperti nella disciplina militare e nell'arte della guerra i quali militano in difesa della fede.

Il viceré dispone che ricorrano al sovrano.

Excelentissimo serior virrey, lugartiniente y cappitan generai, presidente en este c.311 real generai Parlamento. Los Estamentos ecclesiastico y militar a mas de las supplicar que junto con el

567

Estamento real han presentado a vuestra excelencia, suplican con el debido rendi-miento se sirba en el real nombre de su magestad, que Dios guarde, conceder por aucto de Corte y ley pactionada los que se siguen:

Que los offissiales de las mestrangas que biven en las villas no esten obligados a las imposiciones de las capillas.

Primeramente, que los offissiales de las maestransas que biven en las villas no esten obligados a contribuhir en las pagas impuestas por las capillas, por ser gente muy pobre y que no biven en las ciudades en que estan dichas maestransas, dec-cretando que solo concurran en dichas pagas y penas los offissiales que biven en dichas ciudades. Que esten obligados a l.examen, y no se obliguen a contribucion alguna en las ciu-dades. Liliu secretarius.

Que no se puedan conceder salvasguardias reales en materias pertenecientes a interés y derecho de barones sin substanciar causa.

Secundo. que por quanto està dispuesto en el capitulo primero, libro primero, titulo 6 de los recopilados por don Juan Dexart que no se puedan conceder salvas guardias reales en materias pertenessientes a interes y derecho de barones sin sub-stanciar causa y ser hoydos judissialmente, suplican sea serbido deccretar que inviolablemente en adelante se observe e[l dicho] capitulo de Corte y que si se concedieren dichas salvas guardias s [in preceder'] los sobredichos requisitos,

c. 311 v. resultando ser en perjuhizio de los [barones2] / antes o despues de la concession d.ellas sean nullas y de nin[gun effecto3], y el baron contra quien se sacaren no sea obligado a observar.las; y assi bien deccretar que quando en los casos permittidos y que no se trata de interes de barones, se concedan salvas guardias, se declare la causa en el termino preciso y peremptorio que dispone la real pragmatica capitulo 2, titulo 46, sin que esto se impida aun en fuersa de las letras causa videndi, y que no decclarando.se dentro d.este termino queden ipso facto revocadas y annuLladas tomo si no fuessen concedidas. Que se guarden los capitulos de Corte y reales pragmaticas en orden a las salvas guardias y, siempre que se hayan de pedir contra baron, que se haya de expressar el nombre. Liliu secretarius.

i Da codice B, c. 169 v. 2 Ibidem. 3 Ibidem.

568

Que en todas las villas y lugares del reyno pueda haver tiendas publicas.

Tertio. Que se sirba deccretar que en todas las villas y lugares del reyno pueda haver tiendas de ropas, y no puedan ser molestados los duefios de las tiendas, con-stando de certificassion de 1.administrador de las ciudades y lugares y puertos donde las torna de haver pagado aquellas ropas los derechos debidos, porque d.esta manera se evite el inconbeniente de hir siempre los vassallos que re[si]den en las villas a las ciudades a tomar las ropas, perdiendo la pobre gente muchos dias de labransa y trabajo o el jornal que pudieren haver logrado aquellos dias. Guarden.se la pragmatica y capitulos de Corte y ordenes de su magestad. Liliu secretarius. /

Que en este reyno se funden algunas encomiendas de l.habito de San Juan. c. 312

Quarto. Por quanto una de las mayores calificassiones de la noblesa es la Crus y habi-to de San Juan, cuya orden continuamente milita en deffensa y exahassion de la santa fee, y con las navegassiones y continuas caravanas en que se ejercitan los cavalleros d.esta orden se hnen peritos en la disciplina militar y en las destresas de la guerra, y hasta agora los nassionales d.este reyno no se han applicado a este noble exercissio y honrosa milissia por la poca esperansa del premio por no haver encomiendas d.este habito fundadas en este reyno. Suplican se sirba su magestad disponer y dar provi-dencia para que en este reyno se funden algunas encomiendas d.este habito, tomo en las demas probincias de su catholica Monarquía y de toda la Christiandad. Que lo supliquen a su magestad. Liliu secretarius. Altissimus. Alfonsus del Vechio Stamenti eclesiastici advocatus. I[oan]nes Baptista Gakerin et Fortesa Stamenti militaris advocatus.

Excellentissimus dominus don Iosephus de Solis, Valderrabano, [Davi]la, Pacheco, Giron et Enrriques, comes de Montell[ano, an]telatus de Iucatan et cetera, de Consilio Sacrae Catholicae Regiae Maiestatis, eius [prorex], locumte- nens et capitaneus generalis praesentis Sardiniae [regni,] et praeses in presenti regio et generali Parla [mento,] / providet et decretat praedicta capitula et unum- c.312 v. quodque eorum, prout in fine cuiuslibet eorum continetur et expressum est, man- dans mihi secretario infrascrito de his praesens actum curiae fieri, de quibus et cetera. Provisa per suam excellentiamex deliberatione sumpta in dicto regio et generali Parlamento die decima octava mensis aprilis currentis anni millesimi sexcentesimi nonagesimi ottavi Calari. Didacus Liliu secretarius. /

569

3. Lo STAMENTO MILITARE

213 1698 aprile 18, Cagliari Lo Stamento militare, in aggiunta ai capitoli già presentati unitamente agli

altri Stamenti, chiede:

1 che non si possa derogare dai privilegi e capitoli di Corte già concessi allo Stamento, né danneggiare i baroni con decreti, grazie e privilegi a favore di terzi; senza averli prima ascoltati.

Il viceré dispone che terrà in considerazione la richiesta.

2 che a Geronimo Gaya il quale, a causa della minore età e della morte del curatore, non ha potuto subentrare al padre Pietro Francesco nell'ufficio di pesatore del contado del Goceano, si conceda, in considerazione dei servizi resi al sovrano nel corso del Parlamento e nel caso in cui non fosse possibile fargli ricoprire il posto spettantegli di diritto ed attualmente affidato a don Giuseppe Grixoni, un'altra mercé di pari dignità.

Il viceré dispone che si ricorra al sovrano

3 che si osservino le disposizioni impartite nella reale prammatica, capp.1, 20 e 6 del tit. 21, contro i pregoni pubblicati negli ultimi anni, secon-do i quali i ministri e i principali delle ville sono responsabili dei delitti com-messi nei loro territori e sono tenuti, nel caso non riescano a scoprire il colpe-vole, a pagare una penale di 100 ducati; per sfuggire alla multa essi nascon-dono i delitti e, quando non riescono ad evitare che la notizia trapeli, arriva-no a corrompere delle persone perché accusino del reato un loro nemico; si chiede pertanto di osservare la prammatica anche in considerazione del fatto che il territorio di giurisdizione dei ministri delle ville è molto vasto, superio-re alle 50 miglia, e chi può si trasferisce in città con grave danno della giusti-zia baronale, che viene amministrata da persone poco idonee.

Il viceré dispone che si osservino i pregoni.

c.314 Excelentissimo senor virrey, lugarteniente, y capitan generai y presidente de Cortes en este real generai Parlamento. EI Estamento militar a mas de las suplicas que junto con los Estamentos ecclesia-stico y real y otras que con solo el ecclesiastico ha presentado a vuestra excelencia, suplica con el debido rendimiento se sirba en el real nombre de su magestad, Dios le guarde, conceder por aucto de Corte y ley pactionada las que siguen.

570

Que los privilegios y capitulos de Corte concedidos a favor de I.Estamento mili-tar, barones, magnates y feudatarios no puedan derogar.se.

Primeramente. Suplica se sirba deccretar que los privilegios y capitulos de Corte concedidos a favor de 1.Estamento militar, barones, magnates y feudatarios no puedan derogar.se ni perjudicar.se por ningun otro decreto real, grassia, privilegio ni capitulo de Corte corwedido a favor de qualquier perdona, ciudad o qualquier otro Estamento sin ser hoydos ni Otados los del dicho Estamento militar y sus barones y feudatarios, ni se conceda grassia alguna en perjuhizio de sus privilegios y capitulos de Corte. Que se tendra concideracion a su tiempo. Liliu secretarius.

Que se remunere y recompense a don Geronimo Gaya con otra merced equiva-lente, attento se ha hecho merced del puesto de pesador del condado de Goceano a favor de don Joseph Grixoni.

Secundo. Suplica que attento habiendo obtenido el quondam don Pedro Francisco Gaya, padre de don Geronimo Gaya, merced de su magestad del pue-sto de pesador del condado de Gociano con la futura para dicho don Geronimo, cuia merced fue por su magestad confírmada por real privilegio de los 12 de abril de 1680; y por hallar.se don Geronimo constituhido / en pupilar edad y haver.se.le c. 314 v. muerto su curador no pudo hazer las debidas representassiones al tiempo que su magestad provehió este puesto en cabea de don Joseph Grixoni, y habiendo.las echo despues que ha sido mayor a la Real Audiencia con demonstrassion del real privilegio que halló por diligencias de un religioso, se le decretó que consultasse con su magestad. Y porque es justo que siendo don Geronimo cavallero de conos-sida noblesa, y otro de los que han concurrido en este Parlamento, esforsando con toda fineza el real donatibo en la mayor cantidad que en estado tan lastimoso puede supportar el reyno siguiendo los vestigios de sus antipassados, pues en con-ciderassion de sus relevantes serbissios meressieron su padre y este cavallero la dicha honra, suplican sea vuestra excelencia serbido en el real nombre de su magestad remunerar y reconpensar a don Geronimo los perjuhizios que ha pades-sido por haver.se dado dicho puesto a otra perdona, y honrando.le con otra mer-ced equivalente que fuere del real agrado, en caso que no se.le dé la rehintegras-sion de dicho puesto que està possehiendo actualmente el dicho don Joseph Grixoni que es tanbien cavallero muy benemerito, sigun lo esperan y affiansan de la real clemencia. Que lo supliquen a.su magestad. Liliu secretarius.

571

Que no se pongan en execucion los pregones que mandar que los ministros y

principales de las villas pongan en claro los delictos que sucedieren en aquellas.

Tertio. Que attento que las ordenes reales que se han publicado de algunos aflos a c. 315 esta parte, de que los ministros y principales de las villas / no poniendo en claro

los delictos que sugeden en aquellas incurren en la pena de gien ducados llevan grandes inconbenientes, porque por el miedo de no pagar estas penas encubren y sepultan aun los delictos mas enormes, y quando no pueden evitar que se tenga notissia d.ellas, tienen medio de subornar dos testigos para inputar el delicto a la pergona con quien ellos tienen algun encono y enemistad sin haver.lo comettido; ademas que es obligarles casi a un impossible pues como hay territorio que tiene circuito mas de sinquenta millas es totalmente impossible la averiguassion, porque a.un mesmo tiempo no pueden estar en differentes partes, y se ha esperimentado que por este medio no se han extirpado los delictos, antes bien se han augmenta-do, porque de ordinario la gente mas pobre, que tienen menos que perder.es quien los cornette, y si en esta ciudad de Caller, donde se esú. continuamente en la presencia de un principe y reales Consejos, que con tanta vigilancia attienden al buen gobierno y extirpassion de los delictos, con todo muchas vezes no se pueden evitar algunos casos inopinados y repentinos, con mucha mayor ragon no podran los deputados y principales extirpar.las en las villas. Por tanto y porque la exaction d.estas penas a los principales y ministros, redundando en notable perjuhizio de la jurisdiction baronal, por ragon que los que tienen alguna commodidad por miedo de non incurrir en estas penas se passan a vivir en las ciudades y vienen a quedar las villas despobladas y sin gente de conbeniencias, y assi bien no pueden hallar pergonas de satisfaction que sirban de ministros en sus lugares y estados. Suplican se sirba vuestra excelencia deccretar por aucto de Corte y ley pactionada que en

c. 315 v. adelante no se pongano / en ejecussiòn dichas ordenes y pregones reales, sino que se observe la disposission de la real pragmatica capitulo primero, 20 et 6 del titulo 21, en que se ha dado bastante providencia para los casos en que no se pueden averiguar los reos giertos por ser muy conforme a ragon y equidad que los princi-pales y ministros no paguen pena del delicto que no han commetido; et haec et cetera, officium et cetera. Guarden.se los reales pregones. Liliu secretarius. Altissimus. Don Ioannes Baptista Galgerin y Fortesa Stamenti militaris advocatus.

Excellentissimus dominus don Iosephus de Solis, Valderrabano, Davila, Pacheco, Giron et Enrriques comes de Montellano, antelatus de Iucatan et cetera, de

' Il termine pongan è ripetuto alla c. 315 v.

572

Consilio sacrae catholicae regiae maiestatis, eius prorrex, locumtenens et capita-neus generalis praesentis Sardiniae regni, et praeses in praesenti regio et generali Parlamento, providet et decretat praedicta capitula et unumquodque ipsorum, prout in fine cuiuslíbet eorum continetur et expressum est, mandans mihi secreta-rio infrascrito de his omnibus praesens actum Curiae fieri de quibus et cetera.

Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in praesenti regio et gene-rali Parlamento die decima octava mensis aprilis currentis anni millesimi sexcente-simi nonagesimi octavi, Calari. Didacus Liliu secretarius. /

573

4. Lo STAMENTO REALE

214 1698 aprile 18, Cagliari Capitoli presentati dallo Stamento reale. Lo Stamento reale, nel ricordare la sua antica fedeltà ai re cattolici che

hanno da sempre onorato le città del regno, soprattutto Cagliari; con grazie e privilegi; chiede che siano approvati i seguenti capitoli:

1 che siano allontanate da Cagliari le soldatesche straniere che stanno a guardia delle porte della città perché, nonostante il sovrano abbia ribadito nelle Corti del viceré conte di Santo Stefano (cap.21) che esse non sono impiegate per sfiducia nei confronti della cittadinanza ma perché così consen-tiva al suo reale servizio, tuttavia, con la loro presenza, fanno apparire Cagliari una città ostile al re.

Il viceré respinge la supplica.

2 che il sovrano consideri validi i contratti di censo su immobili, stipulati dalle comunità secondo la consuetudine, mentre la Reale Udienza, in caso di controversia legale, li considera nulli, in quanto stipulati senza l'osservanza della norma prevista dalla Bolla Piana di Pio V del 1569.

Il viceré sollecita il ricorso al sovrano.

3 che in deroga ai pregoni emanati dal viceré il 19 settembre 1697, per i quali i commissari generali della cavalleria e i sergenti maggiori della fanteria dei due capi sono obbligati a recarsi ogni anno nelle ville e nelle città del regno per la rassegna, tale compito sia esercitato dagli ufficiali già designati a tali funzioni per real privilegio, e cioè dai sergenti maggiori e dagli istruttori maggiori e capitani di guerra.

Il viceré sollecita il ricorso al sovrano per la decisione.

4 che le prerogative già concesse ai baroni circa le salvaguardie reali (cap.1, lib.1, tit.6 della raccolta del Dexart) siano estese alle città che possie-dono territori, rendite e diritti

Il viceré approva.

5 che siano tenuti in considerazione, per i servigi prestati nelle Corti e nelle città, a beneficio del re, i sindaci delle stesse: Giovanni Efisio Esquirro, consigliere in capo della città di Cagliari e prima voce dello Stamento,

574

Francesco Esgrecho, sindaco di Cagliari, Felice de Liperi Zonza, sindaco di Sassari, Francesco de l'Arca, sindaco di Alghero, Felice Salaris, sindaco dí Oristano, Paolo Solar, sindaco di Castellaragonese, Giuseppe Corna, sindaco di Iglesias e Francesco Passino, sindaco di Bosa.

Il viceré dichiara che terrà in considerazione la richiesta.

6 che Antioco del Vecchio sia tenuto presente nelle concessioni di benefi- ci reali, in considerazione dei meriti conseguiti come segretario dello Stamento, incarico esercitato anche nelle Corti celebrate dal conte di Santo Stefano e dal duca di Monteleone,.

Il viceré dichiara che terrà in considerazione la richiesta.

7 che venga estesa a Francesco Xavier Pinna la pensione ecclesiastica di 200 ducati, già concessa nelle Corti del viceré duca di Monteleone, a favore del fu Ignazio Pinna, suo fratello e figlio del dottor Giovanni Maria Pinna, avvocato dello Stamento; venga inoltre concesso al dottor Pinna un privilegio di cavalierato e nobiltà per poter accasare le tre figlie.

Il viceré dichiara che presenterà la richiesta al sovrano.

Que se quite el cuerpo de guardia y soldados que estan en las puertas de esta c. 317

ciudad de Caller.

Excellentissim sefior virrey, llochtinent, y capita generai y president en aquest real y generai Parlament. Lo illustre Estament real que se compon de las ciutats de aquest regne y las que sempre se han procurat de.son grat per servir a sa magestad, que Deu guarde, y lo han fet sempre que se ha offert ocasio, no mirant mai sas proprias conbenientias sino al carino y amor que han tingut y tenen a son rey y sefior natural, per lo qual han merescut de sa magestad y de sos reales progenitors honrar.las ab moltes grasias y privilegys se postra a los peus de vostra excellencia y posa en sa conside-racío que la ciutat de Caller es la Cort en que vihuen y residexen los seniors vir-reys y la Real Audiencia, en hont de ordinari venen la major part de las embarca-tions de diversas parts del mon. Y essent que aquella, com las demes, es estada sempre fidelissima a son rey y senior, se veu en la major aflictio y desconsol de veure los forasters en las suas portas cuerpo de guardia, sciai clar que supposa en los habitadors desconfianza de la sua fidelitat a son rey y notable argument de haver cooperat en cosa indigna a sas obligations. Y no obstant que sa magestad en les Corts selebradas en aquest regne per lo excellentissim senyor compte de Santistevan y en lo capitol 21 de las suplicas que presentà lo regne se sia servit declarar que lo tenir soldats en esta dita ciutat era perque axi convenia a son real servei no perque se agues tingut lo menor motiu de desconfianza e infidelitat, puix

575

d.esta tenia sa real magestat toda satísfacio. Pero, com los forasters ignoran lo ref-ferit, y sols attenen a lo que demostra la actio extrinseca de tenir las portas ab cuerpo de guardia, sempre entran a judicar desconfianza; y ab aco miran a la dita'

c. 317 v. / ciutat y a sos habitadors ab la nota de infiels, y com lo que se opposa a lo esmalte de dita ciutat de Caller offen també a las demes del regne. Y es be que essent lo real anim de sa magestat ab lo coneximent de que Caller no ha faltat a son rey no patesca en cosa tant grave nota tal en sa oppinio. Y que mentres se ha servit hon-rar.la en tantas gratias que li ha merescut, li meresquie lo Ilevar.li la ocasio de veure son credit en oppinions. Per go suplica a vostra excellencia se servesca en nom de sa magestad y ab acte de Cort manar que se.ne lleven de las portas desta ciutat los cuerpos de guardia y soldats, y en los cas que fos menester partigiparlo abans a sa magestad suplica mane vostra excellencia interposar sa authoritat, suplicant.li que se servesquia honrar al dit Estament ab aquesta gragia, represen-tant.li lo gran desconsol en.que se troban totas las ciutats y lo just sentiment que lis ocasiona lo imaginar que las nations tinga2 a la ciutat de Caller per infiel a son rey, a tal conegan las gents que sempre ha conservat come devia lo amor y fidelitat que ly jurà desde que es estada dichosa de esta baix lo suave dominy dels senyors reys de Aragó. No ha lugar lo que suplican. Liliu secretarius. /

c. 318 Suplica que se explique el real animo sobre si han de ser validos o nullos los cen-sos cargados sobre communidades en virtud de la bulla de Pio papa V.

2 Ittem, per quant en las suplicas que presenta aquest Estament en las Corts cele-bradas per lo excellentissim senyor duque de Monteleoa3, y en particular en la del numero nono representà lo dani gran que patian molts habitadors de las ciu-tats y també molts de las vilas del regne, en rahó de los censals que tenian carre-gats sobre las comunitats de las vilas en que los vassaills de la tal comunitat obli-gavan per especial hipoteca tots los imobles que tenian sens especificar confins ni terminasions, lo qual era general en tots los carregaments que se fahian ab obliga-cio de vassaills y comunitat. Y no obstant que se feren ab exa bona fee, de pochs anis a esta part se' lis posà.en plet, y la Real Audiencia los donà los dits censals per nullos per no esser conformes a la forma de la creatio de censals que dispone la Bulla Piana, la qual essent estada suplicada per los seniors reys no podia haver fet lley en lo present regne, y sols podia correr en lo que fonch acceptada per los regnicols, los quals no tenen authoritat de aprovar.la sens consentiment de son

I termini a la dita sono ripetuti a c. 317 v. 2 Così nel testo, invece di tengan. 3 Così nel testo.

576

rey. Y per estos y altres motius ha suplicat en dita suplica que sa magestad se ser-vis decretar manant que los tals gensals se tinguessen per validos per la bona fee en que foren creats. Y que contra de aquellos no se pugues opposar lo refferit deffecte. Y sa magestad en dita suplica fonch servit provehír que.se observas lo acostumat y lo que era de justitia. Y perque per interpretar.se ab diversas inteli-gencias aquest decret no se han servit del tenor de aquell los interesats, puix si se entenen lo que se ha acostumat al temps de las creations de dits censals, es contra lo tenor de ditas sentencias las que se venevan cosa que sia de justigia' / y ve a ser c. 318 v.

contra los refferits motius y si se atten a lo que ditas sentencias se han pogut haver introduhit costam vé a restar en dupte lo modo ab que se es admesa la Bulla Piana en la creatio dels censals de comunitat. Y axi se negessita que sa magestad se dine explicar mes son real animo en lo refferit, per.a que sos vassaills no gasten infructuosament en exos plets y sapian lo que han de observar. Per go suplica dit Estament mane vostra excellencia interposar sa authoritat ab sa mage-stad y suplicar.li, com lo Estament li suplica, que se s[erlversquia explicar lo ver-dader sentit e inteligentia de dit real decret si se ha de attendre als dits carrega-ments encara que tingan lo refferit deffecte tenint.los per validos sens embargo de ditas sentencias, o si se ha de attendre a estas y tenir.se per nullos no obstant la bona fee ab que se feren los contractes, y la observantia universal que hi havia en lo regne de contractar en aquella forma; a tal se sapia per los vassaills en exa litte y per major claretat de lo que en ditas Corts precedents ha suplicat aquest Estament que sa real magestad se servi de decretar presenta copia authentica de dita suplica del numero nono y del real decret que en aquella se servi sa magestad interposar. Acudan a.su magestad. Liliu secretarius. /

Que los comissarios generales de la cavalleria y sargentos mayores de la infante- c. 319

ria no puedan entrar en las ciudades para hazer resehas.

3 Ittem, per quant vostra excellencia se ha servit en los pregons que de son orde se han publicat en esta ciutat de Caller als 19 de septembre de 1.ani propassat de 1697 ordenar que los comissariis generals de la cavalleria y sargents majors de la infanteria dels Caps de Caller y Gallura, Sasser y Logudoro tingan obliga-cío tots anis de ixir a fer [resetia] no sols en las vilas del regne sino també en las ciutats, y en aquellas y cada una d.ellas hi ha sargents majors, instruidors majors de gent de guerra, y capitans a guerra ab real [pri]vilegi, y ab la clausula itta quod tu et non alius et cetera, ab lo qual si se observas en ditas ciutats lo tenor

' I termini que sia de justicia sono ripetuti alla c. 318 v.

577

de dits pregon es clar que faria perjuhisi als refferits que dits puestos tenen en ditas ciutats los reals privilegiis y se lis faria inutil la gracia que per sos bons ser-viciis sa magestad, que Deu guarde, lis ha fet. Y esta crehent lo dit Estament que la intentio de vostra excellencia en dits pregons no sera esta de voler perju-dicar als refferits en sos empleos, ni impedir lo tenor dels seus privilegiis, y estos tenen la obligacio de haver de fer las resefias, y exercitar los actes de mili-cia en los habitadors de las ciutats ab lo qual se consiguex lo fi de la deffensa publica del regne. Per go suplica dit Estament mane vostra excellencia en nom de sa magestad decretar ab acte de Cort que los refferits comissaris generals de cavalleria y sargents majors de infanteria no pugan entrar a fer la resefia en las ciutats y burgos de aquellas, sino que estas las degan fer los refferits que tenen real privilegi, y si fos menester en quant ad aso se entenga derogat lo tenor de.dits pregons. Que acuda a.su magestad que.lo decida. Liliu secretarius. /

c. 319 v. Que no se saquen ni concedan salvas guardias contra las rendas y derechos de las ciudades, sin que primero sean oidas.

4 Ittem, per quant en los capitols de Cort recompilats per don Juan Dexart, et signanter capitulus 1, liber 1, titulus 6, et capitulus 1, titulus 9, liber 5 resta esta-tuit que no se pugan treure ni consedir contra los barons y per sas terras salvas guardias reals, y tenent com tenen las ciutats rendas de drets imposats per les cau-sas publicas y també territoriis que son de patrimoni de aquelles, y es bé que en ditas [terras] drets y rendas tengan la matexa prerogativa que los barons. Per.go y attes es bé que las [ciutats] no sian de facil expoliadas de sos bens, ni sobre ellos se concedesquian salvas guardias reals sens que en ans sian hoidas, y ab conexi-ment de causa se conega la justicia de los parts. Suplica lo dit Estament mane vostra excellencia en nom de sa magestad y ab acte de Cort provehir que la dispo-sicio de los dits capitols de Corte que ... a favor dels barons se entenguia congedi-da y extesa a favor de les ciutats del regne per las suas terras, rendas y drets, y que a favor d.ellas se guarden perpertuament en la matexa forma que en dits capitols de Cort se ha consedit als barons. Se.les concede como suplican. Liliu secretarius. /

c. 320 Que se represente a.su magestad lo bien que han servido en esta ocasion y demas otras el jurado en cabo y sindico de Caller, y los otros cavalleros de las demas ciudades del reyno.

5 Ittem, per quant las personas de.que se compon aquest Estament real son lo

578

doctor Juan Effis Eszquirro, conseller en cap de Caller, y primera veu que preside en dit Estament; Francisco Esgrecho, sindich de dita ciutat de Caller; lo noble doctor don Felix de Lipperi y Zonza, sindich de la ciutat de Sasser; lo noble don Francisco de I.Arca, sindich de la ciutat de Alguer; lo noble don Felix Salaris, sin-dich de la ciutat de Oristani; lo n[oble] don Pau Solar, sindich de la ciutat de [Castell Aragones]; lo noble don Joseph Corria, sin[di]ch de la ciutat de Iglesias y lo noble don Francisco Passino, sindich de la ciutat de Bosa, y a[quel]los son los que han servit a sa [magestat] ab la prom[pti]tut y zelo que.es a vostra excellencia notori, y es be que sa magestad ne sia noticiós. Per tant suplica dit Estament mane vostra excellencia re[pre]sentar.lo a sa magestad, informant de las personas reffe-ridas y posant en sa real concideracio lo [bé] que li han servit en estas Corts, y també en totas las ocasions que se han offert de son real servei com y de.que en los empleos que ha tingut cascú en sa ciutat ha obrat ab tota attentio y vigilancia corresponent a llur encarrrech, perque sa magestad los tinga sempre presents per a poder.los honrar y favorir en las ocasions que sian de son real bene beneplacit com a bons y feels vassaills donant.se per beni/ servit de aquellos, com lo esperan c. 320 v.

de sa real clamentia. Que Su Excelencia tendrà concideracion a lo que han servido. Liliu secretarius.

Que se informe a.su magestad los meritos de Antiogo del Vechio y beneficiar.lo a el y a sus hijos.

6 Ittem per [quant] A[ntiogo] del Vechio es lo secretari de aquest Estament Real qual no sols en aquestas Corts, sino també en las que celebraren los excellentis-sim seniors co[nde] de Santistevan y duque de Monteleon, ha assistit en [ser]vei de sa magestat ab aquest empleo ab la entereza le[galita]t y carino que [es] no[tor]y a vostra excellencia, continuant en lo que ha fet y demostrat en totas las ocasions que se son offertas del real servei corresponent a la satisfacio de son empleo y al rendiment degut a son rey y a sas casas y també es just que sa mage-stad sia notic[ios] que te aquest vassaill digne de qualsevol honra y beneficiencia real. Per tant suplica dit Estament mane vostra excellencia [re]presentar los merits de aquest suje[to]; y suplicar.li sia de son real agrado beneficiar.lo y tenir.lo present a aquell y a sos fills per lo moli que ha sempre servii, y per lo bé que se ha portat sempre en son encarrechs. Que Su Excelencia tendra concideración. Liliu secretarius. /

I termini donant.se per ben sono ripetuti alla c. 320 v.

579

c. 321 Que se represente a.su magestad para que se sirva passar la pencion eclesiastica que fué servido en las Cortes antecedentes hazer grassia a.favor de Effis Ignacio Pinna, hijo del doctor Juan Maria Pinna, que essa pencion se digne passatla a favor de Francisco Xavier Pinna, otro hijo del dicho doctor Pinna.

7 Ittem. Per quant sa real magestat en las mergedes que se servi concedir en las Corts celebradas per lo excellentissim senior duque de Monteleon a peticio de la ciutat de Caller, y en la suplica del numero 22, fiu mer.ged a Effis Ignaci Pinna, fili del doctor Juan Maria Pinna avocat de aquest Estament, de una pentio eclesiastica de doscents ductas en consideracio de lo que son pare havia servit; lo qual no se pugue [cituar] y no ha tingut effecte per haverse lo dit Effis Ignaci mort en ans de haver.se cituat la dita pentio. Y havent lo dit doctor Pinna continuat en servir a sa magestad ab lo zelo y attentio que es notori a vostra excellencia y als reals Conseills, y tenint aqueill altre fill nomenat Francisco Xavier Pinna, es be que en aqueill se regonegan las gracias de son rey y senior, y que lo mon conga que se es dignat de dar.se per ben servit del dit doctor Pinna, lo qual tenint encara tres fillas sens acomodar es bé que tenga mediis de hont poder.lo fer. Per.go suplica lo dit Estament mane vostra excellencia en concideracio de lo refferit intérposar ab sa magestad sa authoritat y representar.li lo que lo dit doctor Pinna ha servit, y los pochs mediis que té de poder acomodar las ditas tres fillas, y per.a.que se digne sa real clementia en passar.li la gracia de dita pentio en lo altre fili Francisco Xavier, manant que aquella se situe en lo archibisbat de Caller, si encara fos vacant, y sino

c. 321 v lo fos en' / qualsevol altra mitra de la pinguas. Y tambe congedir.li un cavallerato y nobleza per a poderlo beneficiar a tal de tenir esta ajuda de costa per a poder acomodar, y dar estat a alguna de las ditas sas fillas, y alentar.les a servir a son rey ab mes desuelo y promptitut. Que lo representarà a su magestad. Liliu secretarius.

Totes les quals suplicas manarà vostra excellencia decretar.las, consolant en la pro-visio d.ellas al dit Estament et haec et cetera, oficium et coetera, omni meliorí modo et coetera Altissimus. El doctor Thomas Pinna secretarius.

Excellentissimus dominus don Iosephus de Solis, Valderrabano, Pacheco, Davila, Giron et Enrriques, comes de Montellano, antelatus de Iucatan et coetera, de Consilio sacrae catholicae regiae maiestatis, eius prorrex, locumtenens et capita-neus generalis praesentis Sardiniae regni, et praeses in praesenti regio et generali

I termini fos en sono ripetuti alla e. 321 v.

580

Parlamento, decernit et decretat praedicta capitula et unumquodque ipsorum, prout in fine cuiuslibet eorum continetur et expressum est, mandans mihi secreta-rio infrascrito de his omnibus praesens actum curiae fieri, de quibus et coetera.

Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento die decima octava mensis aprilis currentis anni millesimi sexcentesimi nonagesimi octavi Calari. Didacus Liliu secretarius /

Allegato al capitolo 2. Copia autentica del capitolo 9 presentato dallo Stamento reale nelle Corti celebrate dal viceré duca di Monteleone, relativo alle controversie sorte in materia di contratti censuali stipulati dalle comu-nità secondo l'uso e senza l'applicazione della Bolla Piana di Pio V

9 Otro si por quanto la bulla del santo papa Pio V sobre la creacion de censos c. 322 fue suplicada por su magestad, y no obstante esta suplicassion y de que no ha sido admitida en los reynos de Espaiia, algunos habitadores del de Cerdelia sin esperar la real resoluzion han hecho muchos contractos de censos conformando.se con los requisitos de dicha Bulla, y otros habitadores han hecho tambien varios contractos de censos particularmente onerativos, en que se han obligado vasallos y comunidades de dicho reyno sin observar el requisito de dicha Bulla de scialar los confines de la hippotecas especiales, contentando.se los contrahientes con dezir que se hipotecavan specialmente tierras, casas y otras heredades que las tales comunidades tenian en sus territorios y generalmente todos sus bienes. Y hallando.se los moradores del reyno con esta buona fee cobrando los acrehedores sus pensiones, y los deudores pagando.las en virtud los mas de los auctos antiguos que se estipularon en esta forma, dando inteligencia a la Bulla y corriendo los instrumentos por validos, ha sucedido de pocos aiios a esta parte que se han oppuesto nullidades en los cargamientos con el pretexto referido de que no obstante se hayan hippotecado tierras, casas, vignas y cerrados cituados en territorios de tal villa, specialmente y generalmente todos los demas bienes no seria la especial hippoteca certis finibus designata de lo que han resul-tado y resultan gravissimos darios y perjuhizios, y muchas personas que tenian y tíenen sus haziendas aseguradas en semejantes censos se hallan en peligro de perecer perdiendo.las, pues las obligan.a comptar las penciones que con buena fee cobraron con la propriedad y tambien a que restituigan a restituir lo demas que percibieron, de manera que lo mismo que pensavan de haver contraido lici-tamente les es rasion de llur davo y los mismost/ deudores que antes correspon- c. 322 v. dian con la buena fee las penciones se resisten en pagar.las, dando.se motibo para

' Il termine mismos è ripetuto alla c. 322 v.

581

pleit[ar] todos los dias, y muchas cosas de concideracion se ven a pique de que-dar destruidas. Y porque es justo que se atajen semejantes inconvenientes, quan-do a los vassallos de su magestad los amite la buena fee y les favoreze la suplica-cion de la Bulla, y a vistas de aquella no podian hazer leyes en contrario sin orden expressa de su magestad sobre la amission de dicha Bulla en sus reynos, con que ni hay razon por la qual se dejan de observar los contractos que se hizieron parti-cularmente porque el asserto no es tan substanci[al] como se ímaginaria, no fal-tando la special hippoteca aunque falte la demostrazion numerica de aquella, la qual no era sino muy dificil en las obligacion[es] de comunidades que en este reyno no tienen peculio comun, mas que los bienes de los vassallos particulares e importarla con gran volumen la numeracion de los bienes sitios de cada qual con sus confines, uno por uno, en los instrumentos. Por tanto suplican a vuestra excelencia se si[r]va en el real nombre de su magestad decretar y por auctos de Corte que en los censos que se hallaren cargados por comunidades no se puedan aponer defectos o nullidades, con el pretexto que los bienes sitios especialmente hippotecados no se hallan con la demostracion numerica de los confines, y por consiguiente que se pagen las penciones con la mesma buena fee que se cargaron los censos, y que las sentencias que se huvieren hecho contra los cargamientos referidos le anullen y revoquen o se tengan por revocados y annullados resti-tuyendo.se todo al prímer estado, y de nuebo no se admitan semejantes pleitos y oposiciones asta.que su magestad disponga otra cosa en contrario. Que lo supliquen a su magestad. Lecca secretarius.

c. 323 Sobre la qual suplica fue serbido su magestad,' / Dios le guarde, hazer el decreto siguíente sobre el capitulo nono en que me suplica que en los censos que se halla-ren cargados por comunidades no se puedan aponer defectos o nullidades. He resuelto que se observe lo acostumbrado, y fuere de justicia. Concordat et cetera. Didacus Liliu secretarius. /

1 I1 termine magestad è ripetuto alla c. 323.

582

5. GLI STAMENTI ECCLESIASTICO E REALE

215 1698 aprile 26, Cagliari Gli Stamenti ecclesiastico e reale, in aggiunta alle altre suppliche presenta-

te unitamente al militare, chiedono che non vengano osservati gli ordini regi relativi all'obbligo per i ministri e i principali delle ville di denunciare i delit-ti commessi nei loro territori, sotto pena di 100 scudi, in quanto, mentre nel Capo di Sassari si è constatata una reale diminuzione dei reati, in quello di Cagliari, al contrario, si nascondono i delitti e si corrompono testimoni"; così pur di non pagare le penali e anziché estirpare la delinquenza, si arreca grave danno alla giustizia e diminuisce il numero degli abitanti delle ville che, per sfuggire a tali inconvenienti, si trasferiscono in città.

Il viceré respinge la supplica.

Que en este Cabo de Caller no se pongan en execucion los pregones que mandan c. 313 que los ministros y principales de las villas pongan en claro los delictos que suce-dieren en el distrecto de ellas.

Excelentissimo sefior virrey, lugartíniente, capitan generai y presidente en este real Parlamento. Los Estamentos eclesiastico y real, demas de las suplicas que junto con el militar han presentado a vuestra excelencia, ponen la siguiente: por quanto de algunos ahos a esta parte se han publicado ordenes reales mandan-do a los ministros y principales de las villas del reino pongan en claro los delictos que suceden en el distrito d.ellas, con pena de cien escudos en caso de contraven-cion, y aunque en el Cabo de Sager se ha reconosido benefisio de la pratica de dichas ordenes reales por haver.se minorado los delictos, al contrario en el de Caller se han seguido grandissimos perjuizios porque se ha esperimentado que por el miedo de no pagar las penas se encubren y sepultan los mas inormes delic-tos, y no pudiendo ser punidos crege mas la audasia de los delinquentes. Y quan-do no se oculte la notisia del delicto tienen medio de subornar testigos e imputar.le a algun inosente y lo que se introdujo por estirpar los delictos viene a ser fomento d.ellos en gran desservigio de ambas magestades y destrusion de los pueblos de dichas villas, porque muchos dezeando evitar el incurso de dichas penas se retiran a las ciudades. Por tanto, para que se reparen esto incombenien-tes, suplican sea vuestra excelencia servido decretar por auto de Corte y ley pac-tionada que en adelante no se pongan en ejecussion dichas ordenes y pregones reales en este Cabo de Caller, sino que se observe la disposision de la real pragma-

583

c. 313 v. tica titulo 21 segunl / lo esperan de la justificasion de vuestra excelencia y real de-mencia de su magestad et haec et cetera, officium et cetera, salvis et cetera. Altissímus. Alfonsus del Vechio Stamenti eclesiastici advocatus. El doctor Juan Maria Pinna Stamenti regalis advocatus.

No tiene lugar lo que suplican.

Provisa per suam excellentíam ex deliberatione sumpta in dicto regio et generali Parlamento die vigesima sexta mensis aprilis currentis anni millesimi sexcentesimi nonagesimi octavi Calari. Didacus Liliu secretarius. /

I Il termine segun è ripetuto alla c. 313 v.

584

6. LO STAMENTO ECCLESIASTICO

216 1698 giugno 27, Cagliari Lo Stamento ecclesiastico supplica il viceré che interceda presso il sovrano

per la concessione di un cavalierato all'avvocato e al segretario dello Stamento Alfonso del Vecchio e Alessio Ferreli, in quanto fedeli cittadini distintisi nelle Corti.

Il viceré dichiara che presenterà la richiesta al sovrano.

Pide merced de cavalleratos para el abogado y secretario de este Estamento. c. 310

Excelentissimo setior virrey, lugartiniente y capitan generai, presidente en este generai Parlamento. El illustrissimo Estamento ecclesiastico dize que en la embaxada del servissio que hizo este illustrissimo Estamento a su magestad, Dios le guarde, por un decennio en la cantidad de siete mil escudos cada ano, suplicó por merced especial se sirvie-ra vuestra excelencia interponer su authoridad con su magestad para.que aga mer-ced de un cavallerato al abogado y otro al secretario de este illustrissimo Estamento, que son el doctor Alfonso del Vechio y Alexo Ferreli, y que demas de lo que merecen por sus personas por ser ciudadanos muy honrados han servido en estas Cortes con summo desuelo, y por lo mucho que dezea este illustrissimo Estamento conseguir de su magestad repite la suplica esperando de vuestra exce-lencia que ha de interponer su grandeza para que se logre, y de la real benefficien-cia de su magestad que la ha de concedir, y este illustrissimo Estamento lo recibiti a especial gracia de su magestad y vuestra excelencia, que Dios guarde. / Que se representati a su magestad.

Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento die vigesima septima mensis iunii currentis anni millesimi sexcentesi-mi nonagesimi octavi, Calari. Didacus Liliu secretarius. /

585

2. Capitoli dei Capitoli diocesani

1. IL CAPITOLO DI CAGLIARI

217 1698 luglio 1, Cagliari Il sindaco del Capitolo di Cagliari lamenta che la real cassa deve oltre

24.000 mila scudi di pensioni censuali e che per questo motivo non possono essere svolti i suffragi cui le pensioni sono destinate; lamenta inoltre che, per le ristrettezze in cui versa, non si possono sostenere le spese impreviste e teme che gli stessi capitolari trascurino la chiesa e il culto divino; il sindaco chiede pertanto che sia concesso al Capitolo il beneficio della sacca del grano che ogni anno ammonta dai due ai tre mila starelli, fino a compensare le pen-sioni dovute all'erario.

Il viceré sollecita il ricorso al sovrano.

c. 324 Que se conceda a.favor de 1.illustre Cabildo de Caller el beneficio de la saca del tercio de los quintos de trigo que de algunas iglesias tiene.

Excelentissimo setior virrey, lugarteniente, y capitan generai y presidente en este generai Parlamento. El sindico de 1.illustre Cabildo de Caller representa a vuestra excelencia que la real caxa le est' deviendo de penOones vencidas de ensos mas de veynte y quatro mil escudos, por lo qual dejan de hazer.se los sufragios para que estan destinadas dichas penciones, y la iglesia queda tan corta de medios que no se pueden cobrar las mesadas, de suerte que se teme que los capitulares dejen de acudir a la iglesia y se falte al culto divino. Y que en la gran christiandad de vuestra excelencia espera [el] alivio que merese obra tan pia. Por tanto [suplica] sea vuestra excelencia ser-vido decretar por auto de Corte que a dicho illustre Cabildo se.le conceda el ben[eficio] de la saca del trigo que aquel tiene del tercio quintos de algunas igle-sias, que cada ano importa de dos a tres mil escudos, para que se compen[se] con dichas penciones vencidas asta la entera [satisl]facion de ellas, que lo resibira. a graffia par[ti]cular de la grandesa de vuestra excelencia, que Dios guarde. Acuda a su magestad.

Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta [in] regio et generali Parlamento die prima me[nsis] iulii currentis anni millesimi sexcentesimí nonage-simi octavi, Calari. Didacus Liliu secretarius. /

I Da Codice B, c. 179 v.

586

Cabildo se sirva vuestra excelencia decretar por auto de Corte que dichos canoni- gos de patronazgo hayan de pergebir y con effecto. se les pague el otro rasero demas hasta los sinco, / de manera que vengan a quedar iguales en esta pergep- c. 452 v. cion con los demas canonigos de dicha iglesia. Se les concede el nuevo resero que suplican, en la mesma forma que su magestad les hizo grassia de los quatro. Liliu secretarius.

Que a los racioneros de la cathedral iglesia de Sasser se.les.dé.por gracia a cada uno, cada ano, dos razeros y medio de sal francos.

2 Por quanto los ragioneros que sirven en dicha cathedral iglesia de Sasser con tanta puntualidad y zelo del culto divino se hallan en tan miserable estado, y no tienen renta alguna de que poder.se alimentar con la degengia precisa, y esperan hallar algun alivio [en] el recurso a su magestad como a tan piadoso protector y benefactor de todas las iglesias de su monarchia. Suplica el sindico en nombre de su Cavildo se sirva vuestra excelencia, en nombre de su magestad, hazer gragia a dichos ragioneros de que se le dé cada ano a cada uno d.ellos dos raseros y medio sal francos, y en la misma conformidad que se paga a dichos canonigos. Que lo supliquen a su magestad Liliu secretarius.

Que en adelante no puedan impedir los barones y regidores a sus vassallos la extracion de sus trigos y sevada.

3 Por quanto algunos barones y regidores de los Cavos de Sacer y Logudor suelen prohibir a sus vassallos la extragion de sus trigos y sevadas, de que suelen origi-nar.se dos perjudissialissimos / inconbenientes: el primero, que oprimidos los c. 453

pobres aldeanos en esta vexacion, se veen pregisados no pudiendo estraher libre-mente sus frutos a vender.los a infimo pregio a dichos barones y regidores. Y el segundo que estos los trarsportan luego a las ciudades; y principalmente a la de Sasser, donde oprimidos sus moradores de la carestia que padeze el pueblo con la falta de comercio, que ocasiona el no poder los villajes circumvezinos conduzir a su tienpo los frutos a dicha ciudad, se ven obligados a pagar el valor de aquellos a pregios muy exorbitantes; todos los quales dafíos es justo los repare el zelo y pie-dad de vuestra excelencia. Suplica el sindico en nombre de su Cabildo se sirva dar providengía en negogio de tan grave consequengia, mandando y decretando por auto de Corte que de aqui en adelante no puedan dichos barones ni regidores hazer en los lugares de su districto semejante prohibigion, sino que sea ligito y libre en aquellos el sacar y comergiar sus frutos, con esto enpero que queden en dichas villas los que bastaren para el pregiso abasto de aquellas, pues d.essa mane-

589

ra se mira por el bien publico y se quita a dichos barones el exersisio de tan nosi-vos arbítríos, que solo por su interes y conbeniencia practican con tan grave daiio de las siudades de aquel cabo, con•que procuran íntroduzir suma carestia con la privasion del comersio, y a los pobres vassallos de aquellos lugares que por la prohibision y estanco de sus frutos se ven obligados a vender.los a presios infimos y vilissimos a dichos barones y regidores.

c. 453 v. Que los barones no puedan quitar a sus / vassallos la líbertad y el comerciar sus fructos segun las leyes del reyno, y quando pretendan hay necessidad en sus luga-res, para detenerlos, lo representen a Su Excelencia para que dé las ordenes con-venientes y no las den los díchos barones. Liliu secretarius.

Que se conceda al Cabildo basta la partida de ciento y cinquenta escudos, para

que canonigos y racioneros puedan participar de estos.

4 Por quanto su magestad suele pagar al Cavildo de dicha ciudad de Sasser seten-ta escudos de joya, por razon de aquel mismo beneficio de la sal que se ha repre-sentado en los antezedentes capitulos, que los settenta escudos suelen repartirse entre los canonigos de la bolsa comun, sin.que partisipen cosa alguna los canoni-gos de patronazgo ni los racioneros. Suplica el sindico en nombre de su Cavildo se sirva vuestra excelencía interponerse para con su magestad, para que con su real munifisensia se digne conzeder a dicho Cavildo hasta la cantidad de Qiento y sin-quenta escudos, para que con este aumento partisipen del beneficio todos los canonigos y rasioneros que sirven en dicha iglesia, tanto los actuales como los que en adelante pudieren irse aiiadiendo. Que lo supliquen a su magestad. Liliu secretarius.

Que se conceda una saca de tres mil estareles de trigo cada ano, franca de todos

derechos.

5 Por quanto los capitulares de dicha iglesia cathedral de Sasser viven solamente de las tenues distribusiones quotidianas, y estas han dado tan gran baxa que un ano con otro no llega a perzebir cada canonigo settenta escudos ni treinta y sino

c. 454 los rasioneros, / sin que haya renta en dicha iglesia para el salario quotidiano indi-spensable para los ministros inferiores y servientes d.ella, cuya falta se ha origina-do de los inevitables acidentes de pestes y epidemias que ha padesído la ciudad de Sasser. Suplica el sindico en nonbre de su Cavildo, se sirva vuestra excelencia representar a su magestad estas ultimas miserias de aquella pobre iglesia, a fin de que mediante su real demensia se digne concederle una saca de tres mil estareles de trigo cada ano, franca de todos derechos.

590

Que lo supliquen a su magestad. Liliu secretarius.

Que se pague a la iglesia cathredal de San Gavino Puerto Torres la limosna de 200 escudos que se le scialò en las Cortes passadas, y que en estas se le conceda alguna que pueda aliviar en parte su extrema pobresa.

6 Por quanto en las ultimas Cortes celebradas en dicho reyno, se sirvió su mage-stad hazer limosna a la íglesia cathredal antigua rural de San Gavino de Puerto Torres de la cantidad de 200 escudos para el reparo d.ella, y la cantidad de dos mil escudos para la fabrica de la iglesia cathredal de Sacer, que para reparar su mina necessita mas de diezmil escudos, a mas de hallar.se totalmente destituida de orna-mentos, cuyas limosnas no ha sido possible conseguir ni en todo ni en parte por mas diligencias que se haían echo. Y por quanto en estas Cortes, que attualmente està vuestra excelencia celebrando, se ha servido perdonar a las iglesias y Cavildos d.este reyno las cantidades que por cuenta del donativo estavan deviendo al real erario, de culo beneficio no ha podido participar la iglesia de Sacer por no hallar.se deudora de cosa alguna, pues ha pagado sienpre con toda puntualidad hasta el menor / resago de dicho donativo, con que pareze muy justo que havien- c. 454 v.

do de participar todas las iglesias del reyno de los effectos de la benignidad y pie-dad de vuestra excelencia, se lo commute en otra gratia este beneficio a dicha iglesia de Sasser. Suplica el sindico en nombre de su Cavildo, se sirva vuestra exce-lencia mandar se le paguen a dicha íglesia las referidas limosnas que le seiialaron en las Cortes passadas, y que en estas se le conceda alguna que pueda aliviar en parte la extrema pobresa de aquella iglesia y Cavildo, y que para el cunplimiento effettivo de dichas limosnas, mande vuestra excelencia decretar que aquellas se exconputen de la cantidad del donativo que en la ciudad de Sasser ha de percebir el real erario. En quanto a las limosnas atrassadas acuda a su magestad, y en quanto a las presen-tes ya està dada providencia. Liliu secretarius.

Todos los quales capitulos y cada uno d.ellos se sirviú vuestra excelencia decretar corno el sindico lo pide por auto de Cortes, conforme lo espera de la piedad y grandesa de vuestra excelencia, que Dios guarde.

Excellentissimus, dominus don Iosephus de Solis, Valederrabano, Davila, Pacheco, Giron et Enrriques, comes de Montellano, antelatus de lucatan et cete-ra, de Consilio Sacrae Catholicae Regiae Maiestatis, eius prorrex, locumtenens et capitaneus generalis praesentis Sardiniae regni, et praeses in praesenti regio et generali Parlamento providet et decretat suprascripta capitula, et unumquodque

591

eorum prout in fine cuiuslibet eorum continetur et expressum est, mandans mihi secretario infrascripto de his omnibus praesens actum Curiae fieri, de quibus et cetera. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento die trigesima mensis iunii currentis anni millesimi sexcentesimi nona-gesimi octavi, Calari. Didacus Liliu secretarius. /

219 1698 giugno 30, Cagliari I sindaci dell'arcivescovado di Sassari, del Capitolo turritano e della città

di Sassari fanno presente che, nonostante il diritto disponga che dalla sen-tenza dei suffraganei si debba appellare necessariamente al metropolitano, ciò non viene rispettato, con grave pregiudizio dei vassalli e della mitra tur-ritana, in quanto i litiganti ricorrono al giudice delle appellazioni. Per evita-re gli inconvenienti che derivano da tali conflitti di natura giurisdizionale, i sindaci supplicano che si presenti la richiesta al sovrano perché dia i rimedi necessari ed interponga la sua autorità con il pontefice, affinché ordini al giudice delle appellazioni che non ammetta tali appelli nella sua curia, rispettando le competenze.

Il viceré dispone che presentino la supplica al sovrano.

c. 455 Que el juez de appelaciones que es presente y fuere en adelante no admita appe-laciones en su Curia de las sentencias que dan los suffraganeos, y las partes appellan omisso medio.

Excelentissimo sefior virrey, Ilugartiniente y capitan generai y presidente de este real y generai Parlamento. Los sindicos de l.illustre arzobispo de Sasser, de (.illustre Cabildo turritano y de la illustre ciudad de Sasser en este real y generai Parlamento disen que, no obstante que el derecho dispone que de las senttencias que dan los suffraganeos se deve apellar al metropolitano necessariamente, et non per saltum et hoc medio expreto, porque el medio del metropolitano es negessario y inescusable. Con todo esto y la nullidad que padeze el modo contrario de apellar, sussede que esto se altera con notable davo de los vasallos de su magestad, que Dios guarde, y de los derechos y preheminencias de la mitra turritana; porque en lugar de apellar a ella corno metropolitana, los que han lítigado delante de los tres sufraganeos, apellan al reve-rendo jues de appellaciones y gravamenes, en cuya Curia luego se admiten aquel-las apellaciones sin atender que se han interpuesto per saltum et omisso medio. De lo qual resulta que o se disputa o se calla: si lo primero, se ocagionan a los liti-gantes estos gastos demas de los que se ocagionan en la causa pringipal, la qual

592

sussede que aun queda sepultada y solo se disputa este punto, y aun d.el se apella a la Curia romana, corno actualmente sussede. Y si no se disputta, viene a quedar offendila la Curia del metropolitano, a quien se le quitta el conocimiento de las causas que todos los sagrados canones les conceden; y si el metropolitano se queja y representa la causa, la Curia de apellaciones se offende, y el metropolitano / es c. 455 v. precisa que del jues passe a litigante y a pagar gastos no teniendo lo bastante para mantener.se. Y de estas asengiones se turba la paz y quietud del remo en el govier-no ecclesiastico, y este jues de appellagiones que a instancia del remo se ha puesto para evitar gastos a los litigantes se los ocagiona mayores, y quitta los derechos al metropolitano. y vulnera toda la prerrogativa de una iglesia tan benemerita de la Santa Sede y de vuestra magestad, de la qual es patrona. Por lo qual suplican a vuestra excelencia mande representar todo lo referido a su magestad, para que se sirva applicar el remedio negessario a este grande incombeniencia y perjuicio, y quando sea menester interponer su real authoridad por medio de su embajador con su santedad para que ordene al reverendo jues de apellasiones, que al presen-te es y en adelante fueran, que se contenga en sus limites; y las tales apellacsiones no las admitta en su Curia sino las remitta a los metropolitanos sin gastos ni expensas algunas de las partes y de aquel tribuna!, lo qual deva de observar tam-bien en caso que las partes se combengan y quieran prorrogar su jurisdision, por-que esto no es bien se haga en perjuisio de dicha jurisdision del metropolitano, et haec et cetera, officium et cetera, salvis et cetera. El doctor don Juan Antonio Massino, archipreste procurador y sindico del illustre arzobispo y Cabildo de Sager. Don Felis de Liperi Zonza, sindico de la ciudad de Sager. Acuda su magestad a donde se acompana / esta suplica. c. 456 Liliu secretarius.

Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento die trigesima mensis iunii currentis anni 1698, Calari. Didacus Liliu secretarius./

220 1698 giugno 30, Cagliari I sindaci dell'arcivescovado di Sassari, del Capitolo turritano e della città

di Sassari chiedono che venga confermato il capitolo 8 delle suppliche della città di Sassari, presentato nelle Corti celebrate dal viceré conte di Santo Stefano, con il quale si stabilì che i corrieri e i viandanti incaricati di portare messaggi da Sassari ad altre parti del regno o alla città di Cagliari possano muoversi liberamente senza chiedere licenza al governatore.

Il viceré dispone che si osservi il capitolo di Corte.

593

c. 457 Que se observe el capitulo de Corte, de las que celebró el seiior conde de Santistevan, a saber que los correos y viandantes de la ciudad de Sasser puedan salir libremente sin pedir licencia al governador.

Excelentissimo sefior virrey, llugartiniente y capitan generai y presidente de este real y generai Parlamento. Los sindicos de 1. illustrissimo arzobispo de Sasser, de Lillustre Cabildo turrítano y de la ilustre ciudad de Sasser en este real y generai Parlamento representan a vue-stra excelencia que en las Cortes que celebró el excelentissimo sefíor conde de Santistevan, a instancia del sindico de dicha ciudad se suplico que los correos o viandantes que despacha qualquier particular de dicha ciudad de Sasser para qualquier parte del reino o ciudad de Caller puedan salir libremente sin tener obligación de pedir lizencia, y aguardar las ordenes del governador y de los mini-stros reales; y le fue congedido y confirmado como se ve en el capitulo octavo de dichas suplicas. Lo qual no obstante aquella ciudad, su arzobispo, comodidades y quantos ay se hallan con esta servidumbre y sin la libertad que tiene todo el reino, pues ni los setiores virreyes la quitan y qualquiera pagando su dinero despacha el viandante o arriero que quiere, y en Sasser es preciso que vaya antes al governador y que le diga donde va, y que este le deje hir quando quiere. Y agora mayormente esta sujecion es mas sensible por hallarse ya algunos atios formada esta fetta fija todas las semanas para la ciudad de Sasser, para que con ella, como tiene obli-gagion, pueda escrivir a vuestra excelencia. Y porque la experiengia ha manifesta-do que aun todo un capitulo de Corte no ha bastado, para que en una ciudad politica y que es plassa de armas y queda sin murallas, se tenga la libertad que en

c. 457 v. todas / partes, suplican mande vuestra excelencia confirmar dicho auto de Corte y dar las ordenes combenientes, para que esto se cumpla y se tenga este alivio, et haec et coetera, officium et coetera, salvis et coetera. El doctor don Juan Antonio Massino, archipreste, procurador y sindico del illu-stre arzobispo y Cabildo de Sacer, et cetera. Don Felis de Liperi Zonza, sindico de la ciudad de Sacer. Que se observe puntualmente el capitulo de Corte.

Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento die trigesima mensis iunii currentis anni 1698 Calati. Didacus Liliu secretarius. /

594

2. IL CAPITOLO DI SASSARI

218 1698 giugno 30, Cagliari Il dottore Giovanni Antonio Martinez Nuseo, canonico e arciprete della

santa chiesa turritana e sindaco del Capitolo, chiede che il viceré decreti le seguenti suppliche:

1 che si corrisponda anche ai canonici di patronato un altro rasiere di sale, in aggiunta ai quattro che già ricevono, in modo che siano equiparati agli altri canonici che ne percepiscono cinque dal periodo in cui il Capitolo aveva ceduto i diritti sulle saline della città di Sassari al sovrano.

Il viceré dispone che venga loro concesso il quinto rasiere di sale nella stes-sa forma dei precedenti.

2 che vengano concessi annualmente a ciascuno dei prebendari della chiesa cattedrale di Sassari due rasieri e mezzo di sale in quanto, non goden-do di alcuna rendita, versano in stato di grande miseria.

Il viceré dispone che ricorrano al sovrano.

3 che i baroni del Capo di Sassari e del Logudoro non impediscano ai loro vassalli di commerciare liberamente grano ed orzo, in quanto essi, non potendo estrarre i prodotti, sono costretti a cederli a bassissimo prezzo agli stessi baroni, i quali invece portano le merci in città, in primo luogo a Sassari, vendendole a prezzi elevati.

Il viceré dichiara che i baroni non possono privare i vassalli della libertà di commercio e, solo nel caso in cui vi sia necessità di trattenere i prodotti nel proprio territorio, i baroni devono informarne il viceré che darà gli ordini opportuni.

4 che venga concessa anche ai canonici di patronato e ai racioneros il beneficio di joya offerto dal sovrano e gravante sul sale, di cui già usufruisco-no gli altri canonici, ammontante a 70 scudi, aumentando la somma sino a 150 scudi.

Il viceré dispone che ricorrano al sovrano.

5 che il viceré interceda presso il sovrano affinché conceda una sacca di 3000 starelli di grano all'anno, franca di diritti, in considerazione della povertà in cui versano i capitolari i quali vivono grazie alle modeste distribu-

587

zioni quotidiane, arrivando a percepire annualmente solo 70 scudi i canonici e 35 i racioneros, e mancando anche una rendita che permetta di pagare i salari ai ministri inferiori e agli inservienti.

Il viceré dispone che ricorrano al sovrano. •

6 che vengano concesse le due elemosine disposte nelle ultime Corti e non ancora riscosse, l'una di 200 scudi a favore dell'antica cattedrale rurale di san Gavino di Porto Torres e l'altra di 2000 scudi per la fabbrica della cat-tedrale di Sassari - per le cui riparazione ne occorrerebbero almeno 10.000 —; inoltre, considerando che in questo Parlamento sono state condonate alle chiese del regno le quote di donativo non ancora versate all'erario, beneficio di cui questa cattedrale non ha potuto fruire, avendo pagato regolarmente alla scadenza, chiede ancora che, oltre alle due elemosine, gliene venga asse-gnata un'altra, in modo da alleviare in parte l'estrema miseria della chiesa, scontando le relative somme dal donativo che l'erario deve riscuotere dalla città dí Sassari.

Il viceré dispone che si ricorra al sovrano per le elemosine passate, mentre per le attuali si è già provveduto.

c. 452 Excelentissimo setior virrey, lugartheniente y capitan generai, presidente en este real y generai Parlamento. El doctor y canonigo don Juan Antonio Martinez Nuseo, archipreste de la santa iglesia turritana y sindico de su illustre Cavildo, deseando experimentar los effec-tos de la real clemencia de su magestad y de la grandesa de vuestra excelencia en su real nobre, y que por ellos se conosca que puede dar.se por bien servido su magestad de l.ardiente zelo y fidelidad con.que en estas Cortes ha concurrido obsequiar el Cavildo de Sager. Suplica a vuestra excelencia que usando de la summa authoridad que tiene comunicada, se sirva decretar y estatuir a favor de dicho Cavildo por auto de Corte los siguientes capitulos.

Que los canonigos de patronasgo hayan de pergebir y se les pague hasta los cinco raseros de sal.

Primeramente, por quanto haviendo sedido el Cavildo a su magestad en tiempo passado al derecho que tenia sobre las salinas de la siudad de Sasser, se sirve su magestad por obligasion ya inmemorial reservar una porgion annual de dicha sal' al Cavildo con distribusion de sinco raseros a cada canonigo de la bolsa comun, francos y conduzidos hasta sus casas. Y despues, por particular indulto, se sirvió tanbién conzeder que se pagasse el valor de sinquenta libras en tanta sal a otros seis canonigos de patronazgo que residen en dicha iglesia cathedral, cuyo paga-miento suma basta el valor de quatro raseros. Suplica el sindico en nombre de su

588

3. IL CAPITOLO DI ORISTANO

221 1698 luglio 1, Cagliari Don Lorenzo Antonio Paderi Aresu, sindaco del Capitolo di Oristano,

facendo presente come il detto Capitolo si sia adoperato in più occasioni al servizio del sovrano, sia con aiuti dati per le guerre di Catalogna e d'Aragona, sia con il donativo ordinario e straordinario, supplica che il viceré voglia concedere per atto di Corte i seguenti capitoli:

1 che siano confermati tutti i capitoli di Corte e i privilegi che i sovrani hanno concesso a favore dell'immunità ecclesiastica.

Il viceré dispone che siano osservati tutti i privilegi e per i capitoli di Corte si osservino quelli in uso.

2 che venga concessa una sacca annuale di grano di 4000 o almeno 3000 starelli di grano o di legumi; in caso di mancanza di grano, per un decennio, in modo da venire incontro all'estrema miseria in cui versa la chiesa metro-politana a partire dall'incendio che distrusse l'archivio e le carte attestanti i diritti e le rendite sino all'invasione dei francesi del 1637 che portarono via oro, argenti e gioielli della statua della Vergine dell'Annunciazione.

Il viceré dispone che ricorrano al sovrano.

3 che l'economo nominato dal viceré venga scelto sulla base di una terna di nomi formulata dal Capitolo, in quanto si è sperimentato che la nomina di persone poco esperte ha danneggiato gravemente le rendite della chiesa.

Il viceré respinge la supplica.

4 che venga concessa alle chiese e agli ecclesiastici la necessaria refezione nella forma in cui viene corrisposta nelle altre città del regno come Sassari, Alghero, Bosa e Castellaragonese in quanto, pur essendo esentati dal paga-mento di qualsiasi gabella, essendo le dogane e le macellerie arrendate, sono costretti ad acquistare viveri e vestiario dai mercanti pagando in tal modo prezzi alti perché comprensivi delle imposte.

Il viceré dispone che, udita la città e il fiscale del patrimonio, riferirà al sovrano perché provveda.

5 che si tengano presenti i canonici e i beneficiati nativi della città e del marchesato di Oristano, dotali di elevata cultura e religiosità, per ricoprire gli

595

uffici vacanti delle chiese e delle altre dignità ecclesiastiche e secolari, si tenga conto in particolare dei prebendati della chiesa cattedrale, obbligati a risie-dervi tutto l'anno come i secolari della città, per evitare che la cattedrale e la città rimangano prive dei loro ministri, soprattutto nella stagione estiva quando i forestieri abbandonano le sedi.

Il viceré dispone che si ricorra al sovrano.

6 che anche le chiese e gli ecclesiastici vengano considerati nella riparti- zione dei terreni comuni da coltivare, pagando la somma che, per consuetudi-ne, versano i secolari della città di Oristano.

Il viceré dispone che si osservino la Reale Prammatica e gli ordini del sovrano.

7 che vengano reintegrate al Capitolo le due pensioni censuali sui redditi della città e sul diritto della bolla, che sono state sequestrate da alcuni anni per soddisfare il pagamento del donativo, e che sono invece necessarie allo svolgimento delle funzioni religiose.

Il viceré dispone che si osservi il capitolo di Corte in vigore.

c. 494 Excelentissimo sefior virrey, lugartíniente y capitan generai y presidente en este real y generai Parlamento. El noble y muy reverendo doctor y canonigo don Lorenzo Antonio Paderi y Aresu, sindico de illustre Cavildo de Oristan, poniendo en consideracion de vue-stra excelencia el desuelo con que ha procurado dicho Cavildo aplicar.se al servi-cio de su magestad, Dios le guarde, concurriendo tanto en los socorros de algunas guerras, como son las de Catalufia y Aragon, como en el servicio ordinario y extrahordinario, ofreciendo.se continuar con el mismo affecto en todos los lanzes que se ocurran del real servicio, suplica se sirva vuestra excelencia en nombre de su magestad conceder.le y otorgar.le por aucto de Corte las siguientes suplicas en beneficio y utilidad de dicho Cavildo, y de la imunidad eclesiastica que tanto ha procurado amplear la real clemencia; y espera se sirvira hazer.lo en las presentes Cortes para consuelo y alivio de dicho Cavildo, su santa metropolitana iglesia cathedraly diocesi de aquella.

Que se confirmen todos los capitulos de Corte concedidos en los Parlamentos antecedentes, y todos los privilegios concedidos a favor de la immunidad eclesia-stica.

Primeramente, suplica se sirva vuestra excelencia en nombre de su magestad con-firmar todos los capitulos de Corte concedidos en los Parlamentos antecedentes y todos qualesquier privilegios que su magestad y los serenissimos reyes sus proge-

596

nitores se han servido conceder a.favor de la imunidad eclesiastica. Que los concedidos a.favor de la inmunidad se observen, y los demas los que estu-vieren en uso. Liliu secretarius.

Que se conceda a la cathedral iglesia de Arborea una saca de trigo de quatro o saltim tres mil estareles cada ano por un decennio, y en falta de trigos en otros legumbres que equivalga a la del trigo.

2 Item, suplica se sirva vuestra excelencia en dicho nombre tener presente el esta-do / de suma pobreza en que se balla dicha metropolitana iglesia, que es en tanto c. 494 v. extremo que aun careze de lo precizo y mas necessario para el divino culto, respecto de que no hallando.se papeles algunos de su primitiva fundassion careze de todo genero de reditos para poder atender con aquel luzimiento y decencia que se requiere para el susbstento de dicho culto divino, hallando.se casi sin paramien-tos y sin los adornos precizos que queda hoy, de calidad que ni pueden tener.se medios de reparar dicha cathedral que se balla bien desacomodada, o baia proce-dido esto de la quema que muchos arios ha sucedió en los papeles y archivo de dicha santa iglesia, o de haver.se después perdido en el ano 1637 en que sucedio la invasion de la armada francesa en la ciudad de Oristan, en cuio lanze no solo sin-tio dicha santa iglesia este dado, pero tambien el haver robado todo lo precioso que tenia de paramientos, oro, plata, y vasos sagrados y las joias del sagrado y milagroso simulacro de la Virgen Santissima de la Annunciacion; de cuio tiempo a erta parte ha andado tan atrazada de calizes y demas adornos que est" reduzida a no tener conveniencia para poder celebrar el sacrificio de la santa missa quatro canonigos a un mesmo tiempo, cosa tan senzible como deja conozer siendo aquel-la iglesia otra de las mas antiguas del reyno y cathedral metropolitana, y esto mesmo movio el animo de los serenissimos reyes de gloriosa memoria para que en el mesmo ado de 1637, en que sucedio dicha invasion mandassen con su real carta de 4 de noviembre, que escrivieron al excelentissimo sefior conde de Almonazir, virrey fue d.este reyno, se le diesse a dicha iglesia refagion de todo el dado que havia recevido en la referida invasion, que lo mesmo mandaron con carta real de 11 de marzo de 1639 en que se ordenó al / presidente que governava entonzes el c. 495 reyno, se informasse del tanto havia importado el dado para que le satisfasiesse en una saca de arMa o zerdones que tomó por bien su magestad conceder.le, segun es de ver de la copia de dicha orden real que se presenta, y del dado recevido que importa ultra veynte mil escudos pareze por la ínformacion que assi bien presenta. Y afiadiendo.se a lo dicho el que no es crehible que al tiempo de la fundacion de dicha santa iglesia dejassen los juezes de Arborea de assignar.le reditos competen-tes, iuros y fincas de que se mantuviesse con aquel lustre que necessita, corno tan

597

poco los marqueses de Oristan y serenissimos reyes de Aragon hayan dexado no solo de confirmar qualesquier assignaciones que se le huvieren hecho al tiempo de la fundacion, pero tambien que hayan dejado de amplearla con nuevas concessio-nes, exerciendo la munificencia y liberalidad que han executado con las demas iglesias del reyno y de dicha ciudad mayormente, reconoziendo.se atualmente que los conventos de San Martin el real, el de San Francisco de claustrales, el convento real de la Madalena y el real monasterio de Santa Clara que se fundaron en aquella ciudad por los juezes de Arborea y serenissimos reyes de Aragon gozan de rentas y juros reales, se sigue que han dimanado el hallar.se dicha cathedra] iglesia sin redi-tos algunos de la referida quema, y perdida de los papeles y auctos de fundacion que sucedio al tiempo de la citada invasion en cuya conformidad no puede dudar.se que ha de tener acceptacion en la real clemencia esta representacion, para que se digne como a patron por tantos titulos de aquella iglesia favorezer.la

c. 495 v. haziendo la gracia de concederle una / saca de quatro o saltim de tres mil estareles de trigo cada ano por un decennio; y en falta de trigos de otros legumbres equiva-lente a la cantidad que importare la del trigo, o en aquello que fuere del benepla-cito de su magestad, pues d.esta forma podra sublevar el pezo de tan extremada indigencia; y con este medio reparar la falta tan grande de omamientos y atender a la fabrica y demas que se necessita para la decencia del divino culto, pues se est por caher el techo de dicha iglesia y amenazan ruyna las paredes de aquella. Acudan a su magestad. Liliu secretarius.

Que en adelante el nombramiento de economo en ocasiones de vacante se haya de hazer precediendo tema del Cavildo, y que las fiangas sean a satisfacion de aquel.

3 Item. Por quanto se ha esperimentado en ocaciones de vacante de dicha santa iglesia el haverse hecho el nombramiento de economos en personas de poca expe-rienQia y actividad, de donde hadimana el malograr.se buena parte de rentas haviendo quedado debajo de grave perdua y menoscabo dicha santa iglesia, prin-cipalmente no haviendo hallado exacion en las fianzas que suelen dar.se, suplica que de aqui adelante a tal se evite este davo, o que el nombramiento de ].economo que perteneze a los excelentissimos senores virreyes haya de hazer.se precediendo tema de dicho Cavildo, respecto de que dichos excelentissimos sefiores virreyes carezen tal vez del conozimiento de las personas, y dicho Cavildo tiene bien prati-cadas las calidades de los sugetos que pueden concurrir para dicho economato, y que el tal economo dé las fianzas a satisfacion de dicho Cavildo para que esté mas Llano el interez de dicha santa iglesia, o que saltim las finanzas que han de

c. 496 pre[st]ar los economos que fueron nombrados sean / a satisfacion de dicho Cavildo, y que de esta suerte sea nullo qualquier nombramiento, y pueda dicho

598

Cavildo impedir la exacion de las rentas asta tanto se presten dichas fianzas a su satisfacion. No ha lugar. Liliu secretarius.

Que las iglesias y personas eclesiasticas tengan la devida refaction como en otras ciudades del reyno, por las gabelas y sisas que pagan.

4 Item. Por quanto por todo derecho las iglesias y personas eclesiasticas son imu-nes de todo genero de gabelas y sisas; y en.dicha ciudad de Oristan en beneficio y util de aquella y de su magestad estkl arrendadas las aduanas y carnicerias, deforma que haviendo de comprar de los mercaderes lo precizo para dichas igle-sias, y vestir.se los eclesiasticos, y de los carniceros el substento, vienen a pagar gabela comprando a precios mas subidos en que vienen comprehendidas dichas gabelas. Suplica se sirva vuestra excelencia en nombre de su magestad mandar se dé a dichas iglesias y personas eclesiasticas la devida refacion en la forma que la tienen en otras ciudades del reyno, como son en la de Sasser, Alguer, Bosa y Castillo Aragones. En quanto a los derechos impuestos sobre lo viveres, por quanto no consta de la forma con que se impusieron, y con que consentimiento y para que efecto, oyda la ciudad y fiscal del patrimonio, su excelencia darà quenta a su magestad par que tome providencia. Liliu secretarius.

Que se informe a su magestad para que se digne tener presentes a los naturales de la ciudad y Marquesado, assi en las dignadas eclesiasticas, penciones resueltas y de otros puestos eclesiasticos y seculares.

5 Item. Por quanto dicha ciudad de Oristan y Marquesado ha tenido y tiene natu-rales benemeritos, y el dicho Cavildo se compone de personas oriundas de dicha ciudad y campidanos como son muchos canonigos y todos los beneficiados que continuamente residen y se han aplicado al exercicio de las letras, y virtud que pueden y deven emplear.se en qualesquier dignidades y puestos tanto eclesiasticos como / seculares y cria aquella ciutat y marquesado sugetos / que puedan / B c. 334 merezer qualesquier mercedes y favores de la real clemencia, y ha ensefiado la c. 496 v. esperiencia quotidiana que, quedando como queda arrimada la virtud y habilidad de los sugetos de dicha ciudad y su Marquesado, deseahezen muchos y pierden los alientos para empefiar.se en los estudios y aplicar.se a las letras divinas y humanas, de que naze notorio perjuhizio a la república y bien comun, atendien-do a que no teniendo como no tienen esperanzas de ninguna medra, pues de un siglo a esta parte no se ha conozido que se haya tenido presente alguno de los

599

sugetos naturales de dicha ciudad y Marquesado, ni por las dignidades eclesiasti-cas resueltas de provehidos, penciones que suelen imponer.se en las mitras, ni en otro puesto alguno eclesiastico o secular que pueda promover a los demas de aplicar.se a dichos estudios. Suplica se sirva vuestra excelencia mediante su chri-stiandad y zelo hazer representacion a su magestad del desconsuelo tan grande en que se hallan los sugetos naturales de dicha ciudad y Marquezado de conozida virtud, exemplo y partes por verse arrimados y sin hazer.se ningun caso d.ellos, no tanto por sus personas quanto por considerar que d.esta forma viene a atras-sar.se la virtud y retroceder de emplearse en adelante los dichos naturales en exercicios literarios; poniendo en la consideracion de la real clemencia de su magestad el que tanto los sugetos naturales eclesiasticos prebendados de dicha santa iglesia cathedral travajan incansablemente y estfti en continuo remo y tarea de la asistencia indispensable de la residencia en todo el ano como y los sugetos naturales seculares en el continuo empleo e incombencia de su cargo y empleo que tienen en dicha ciudad, y que a no ser de aquellos estuviera dicha cathedral

B c. 334 v. destituhida de prebendas que residieran y dicha ciudad de letrados y su/getos c. 497 que la illustrassen principalmente / en los veranos / siendo tan intemperioso el

clima de dicha ciudad no pueden vivir ni residir en ella sino dichos naturales, respecto que los forasteros que hay provehidos en benefícios y dignidades en lle-gando el verano se ausentan de dicha ciudad, de forma que la mayor parte de 1.ano targa todo el pezo y travajo de la assistencía al coro, culto divino y demas incumbencias sobre los naturales. Y es razon que siendo sugetos benemeritos se tengan presentes en las vacantes de las iglesias, dignidades, resultas y penciones, no solo en aquel arzobispado pero aun en las demas cathedrales del reyno, como y en las gratias y empleos que liberalmente reparte a sus vassallos la munificencia de su magestad; pues las exerce en los de las otras ciudades y lugares de el reyno, no siendo de menor esfera y partes los naturales de dicha ciudad de Oristan y su districto que se hallan por tantas partes obligados, y con la gloria de reconozer a su magestad por su senor natural por dos titulos de rey a que no se desdena afia-dir el de marques de dicha ciudad de Oristan, circumstancia que iusga promo-verà a la benignidad de rey tan catolico, para que en adelante los tenga en la memoria en la forma que se digna hazer.lo con los demas en las ocaciones de dichas vacantes de las iglesias d.este reyno, y principalmente de la de dicha ciu-dad y en las penciones que se imponen quando aquella vaca, pues no siendo natural la mayor parte de el ano es precizo que dicha iglesia quede destituhida de su pastor con arto desconsuelo de aquel pueblo y sus ovejas, respecto al peligro de su vida estando en aquel parage de dicho tiempo; pues solo en la clemencia de su magestad esperan tener el consuelo de ver.se adelantados los sugetos de aquel-la ciudad y su Marquesado, porque viendose reduzidos a bivir con la estrechissi-ma lei de la residencia los prebendados naturales de aquella iglesia y los sugetos seculares con la continua atendencia de su empleo, apenas tienen conozimiento

600

de los seiiores virreyes, ministros / de la Real Audiencia y otras personas que c. 497 v. puedan valer.les para promover sus meritos. Poniendo assi bien en la considera-sion de su magestad que adelantando los sugetos naturales de dicha ciudad en las ocaciones de vacantes de las iglesias o resultas, pudieran estar dichas iglesias del reyno, y en especial la de dicha ciudad de Oristan, Ales y Bosa, que es assi bien el clima de 1.aire intemperioso, provehidas de sugetos que todo el ano pudieran atender con la estrechissima lei de la residencia y los feligreses, y coro de aquel-las, con el consuelo de tener siempre la assistencia devida del pastor y dignida-des, como lo espera en adelante acompagnando vuestra excelencia esta suplica por su grandesa y piadoso zelo. Acudan a su magestad que mandati tener la devida concideracion. Liliu secretarius.

Que en la reparticion de las tierras paberiles que se haze cada ano entrel las igle-sias y personas eclesiasticas.

6 Item. Suplica a vuestra excelencia se sirva decretar y mandar que en la reparti-cion de las tierras paberiles que cada ano suele hazer.se a los naturales de dicha ciudad de Oristan, para poder hazer sus labranzas, entren y participen assi mesmo las iglesias y personas eclesíasticas de dicha ciudad, pagando lo que suelen y aco-stumbran pagar los seculares pues no han de ser dichos eclesiasticos de deterior condicion. Observense la pregmatica y reales ordenes de su magestad. Liliu secretarius.

Que las penciones de los dos censos que tiene la iglesia cathedral de la ciudad sean preferidas al de donativo y al lustre de dicha ciudad.

7 Item. Por quanto dicha santa iglesia cathedral tiene dos penciones de sensos cargados sobre los reditos de dicha ciudad, y en especial sobre el derecho de la boia, y algunos atios ha que con el motivo de que las rentas de aquella ciudad no bastan para la satisfacion del / donativo, y no obstante que dicha iglesia se hallava c. 498 en possession de dicho derecho de la boia muchos anos ha, se sequestraron las rentas de dicha ciudad y entre ellas dichos derechos, quitando la possession en que se hallava dicha iglesia de aquellos sin ser oida ni entimada. Y por falta de dicha pencion queda menoscabado el precizo substento del culto divino, y la assi-stencia de los operarios que continuamente deven concurrir para alabar a Dios nuestro setior en el coro de dicha cathedral, como y las almas de los difuntos defraudadas del sufragio de missas y otras obras pias, para que dejaren sus hazien-

Così nel testo, invece di entren.

601

das de cuios interezes y caudales se cargaron dichos sensos sobre la referida finca; esperimentando dichos operarios a falta de dichas penciones la necessidad y pobreza que dexa a la piadosa consideracion de vuestra excelencia, por no estar pagados de sus distribuciones y missas los quatro y sinco meses de Lario, de cali-dad que muchos de los racioneros de dicha iglesia se han visto prezizados a dejar la assistencia del coro, y aplicar.se a otros empleos para substentar.se resultando d.ello los perjuhizios que es de ponderar al culto divino. Suplica a vuestra excelen-cia en reparo de lo referido, y attento que en las Cortes antecedentes fue servido su magestad mandar que en las rentas de dicha ciudad tenga el culto divino la pre-lacion en su credito al lustre de aquella paga de donativo, y a qualesquier otras deudas, se sirva decretar por aucto de Corte y en el real nombre que dichas pen-ciones de dicha iglesia sean preferidas a dicho donativo, y qualesquier otras pagas de lustre de dicha ciudad y deudas de aquella; y que no puedan comprehender.se en el embargo que en qualquier tiempo pueda acontezer hazer.se de los reditos de dicha ciudad, et haec et cetera, officium et cetera. Altissimus /

c. 498 v. Que se guarde el capitulo de Corte en la forma que estuviere en observancia. Liliu secretarius.

Excellentissimus dominus don Iosephus de Solis, Valderrabano, Davila, Pacheco, Giron et Enrriques, comes de Montellano, antelatus de Iucatan et coetera, de Consilio Sacrae Catholicae Regiae Maiestatis, eius prorrex, locumtenens et capita-neus generalis praesentis Sardíniae regni, et praeses in praesenti regio et generali Parlamento providet et decretat praedicta capitula et unumquodque eorum, prout in fine cuiuslibet ipsorum continetur et expressum est. Mandans mihi secretario infrascrito de hís omnibus praesens actum Curíae fieri, de quibus et cetera. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in dicto regio et generali Parlamento die prima mensis iulii currentis anni millesimi sexcentesimi nonagesí-mi octavi, Calari. Didacus Liliu secretarius. /

Allegati ai capitoli presentati dal Capitolo di Oristano.

c. 499 El rey Presidente. Por carta 4 de noviembre del ano 1637 fue servido mandar escrivir al marques de Almonagir, siendo mí lugartiniente y capitan generai de esse reyno, que constando.le del daiio que havia regevido la iglesia de Oristan con la invasion de los frangeses le diesse refagion de otra tanta cantidad de bienes de represalias d.ellos, avisando.me juntamente de la que fuesse. Y por no haver.lo hecho, ni dado la satisfacion hasta agora de elio, me ha supplicado el licenciado Andres Piga en nombre de dicha iglesia fuesse de mi servicio comutar.le esta mirced en otra

602

que tenga effecto, y lo he tenido por bien en una saca de harina o en lerdones de esse reyno. Y para haser.se el despacho de esta merced conviene tener notigia de la cantidad gierta que perdió la dicha iglesia en la ocasion referida, os encargo y mando hos informeis d.ello, y me envieis certificacion de la cantidad fixa que fuere, para que se pueda hazer el despacho de esta gragia y entregar.se a la parte. Dattum en Madrid a 11 de margo de 1639. Yo el rey.

Pedro de Villa Nueva secretario. /

Noble y magnifico sennor veguer real de Oristan. c. 500 El reverendo economo y procurador del muy illustre y reverendo Cabildo de Arborea, dize a Vuestra Merced que ad suum bonum finem necessita se reciva summaria informassion de como en la invasion de los francesses del anno 1637 en esta Qiudad, perdio esta santa metropolitana catredal y seo de Arborea ultra bein- te y tantos mil escudos en calises, cruses, candeleros y demas plata y oro labrado, papeles, creditos, auctos, instrumentos et alias, paramentos, frontales y ornatos sagrados de los santos altares. Por lo que suplica se reciva sumaria informassion d.este caso por los mas antianos del lugar, dando.le aucthentica coppia d.ella, sati- sfacto labore, et hec et cetera, salvis et cetera, officium et cetera. Moncada. Ihesus oblata die prima mensis februarii 1698 Oristani. Recipiatur informatio pectita servatis servandis, qua recepta tradatur coppia supli- cata satísfacto labore. EI doctor Pinna asessor. Cotta de los testigos que se han de recebir y enterrogar / sobre el contenido en la c. 500 v. petission presentada por el reverendo economo y procurador del illustre y muy reverendo Cavildo arboren', y son los siguientes: E primo el muy reverendo padre maestro frai Thomas Villa. El reverendo padre fray Sisinnio Casas. Miguel Cabitza nottario publico. Antonio Dessi. Baptista Corona.

El primero de febrero 1698, Oristan. Haze relassíon Sebastian Pintus, misso d.esta Curia del real Viguerio d.esta ciu-dad de Oristan, haver citado por testigos de verdad al padre maestro frai Thomas Villa, al padre Sisinnio Casas, relígiosos del real conbento de San Martin extra muros d.esta giudad, y pena de veinte y sinco libras a las personas de Miguel

' Così nel testo, invece di arborense.

603

Cabitza, nottario publico, Antonio Dessi, ciudadano, y Baptista Corona, massio d.esta ciudad, que parescan luego presentes por testigos maestro Miguel Angel Burlino y Francisco Frailis d.esta ciudad. Itta referendata. Antoninus Trogu nottarius et scriba. Dicha die Oristan.

c. 501 El reverendo padre maestro frai Thomas de Villa, / maestro y doctor en sacra theologia y philosophia del real conbento de San Martin extra muros d.esta ciu-dad de Oristan, de hedad dize ser por mas o menos de sessenta y hocho annos, conossido del jues, nottario y escrivano infrascriptos, testigo citado y con juramen-to interrogado de desir berdad de lo que sabra y enterrogado sera sobre el conte-nido y espressado en la sedula presentada por el reverendo economo y procurador del muy illustre Cabildo d.esta ciudad, quala por el nottario y escrivano infrascrip-to se le ha ssido leida, y por dicho testigo mui bien hoida. Dise el testigo ser mucha verdad lo contenido y espressado en dicha petission, de que en el ano 1637 el domingo ultimo de carnes toliendas, que fue en los 22 de febrero del refferido ano, que se acuerda distintamente entraron los francesses en esta ciudad y robaron no solo lo que encontraron por las casas de los vesinos d.esta ciudad, pero aun entraron en la seo catredal d.esta dicha ciudad y quitaron y robaron de aquella toda la plataria que tenia, como son calises, candaleros, la crus grande que se saccava en prosession, tiribulos, como son mitras preciosas, frontales de altar, hornamentos; es a saber, casulas, pluviales, rancando las

c. 501 v. guarnissiones de oro y plana fina; y finalmente / llegaron hasta a.despojar y quitar los bestidos del santissimo simulacro de la Virgen Santissima de la Annunziada de dicha catredal, que tenia muchissimas joias precissiosas, perlarias, que los senno-res jueses arborenses dieron todas estas joias y adornaron como a patrones de dicha santa metropolitana iglesia. Tambien robaron la pkida maior donde estava enserrado el santissimo cuerpo de Jesu Christo, y un veriere, que es la custodia hecha en la forma de crus de grande magnitud de cristal, engastada en oro fino con el pie mui grande de plata dorada. Assi bien robaron dichos francesses todos los papeles y demas fundassion de dicha catredal, y lo sabe porque a essa ocasion era el testigo muchacho de siette annos y lo boia desir de sus padres como tam-bien del reverendo padre frai Jazinto Caria y del padre frai Telmo Fois, quondams religiosos dominicos d.esta ciudad; y de que dicha plataria era en dos cofres gran-des enserrada y la quitaron segun como la hallaron. Tambien dize el testigo de que hoio desir de dichos sus padres y de los refferidos padre Caria y Fois que la perdi-ta y davo que tuvo dicha catredal en essa ocasion enportaria ultra beinte mil escu-

c. 502 dos, y lo dize por ser assi la verdad y saber.lo por las rasones / refferidas justo su consiencia por el juramento que ha prestado manu in pectore more sacerdotali, y lo firma de su mano y se firma el jues nottario y escrivano infrascriptos et cetera. Fuit sibi lectum et perseveravit.

604

Frai Thomas Villa maestro. Don Domingo Antonio Paderi. Antoninus Trogus nottarius et scriba.

Dicho die Oristan El reverendo padre frai Sisinnio Casas, religioso; sacerdote del real conbento de San Martiri extra muros d.esta ciudad de Oristan, de hedad segun dise ser de ses-senta y nuebe aiios, poco mas o menos, connossido del jues, nottario y escrivano bajo firmados, testigo citado y con juramento interrogado de desir verdad de lo que sabra y pedido sera sobre el contenido y expressado en la sedula presentada por el reverendo economo y procurador del muy illustre y reverendo Cabildo arboren', quala por el nottario y escrivano infrascrito se le ha ssido leida y por el testigo mui bien hoida. Dise el testigo que en razon del contenido en dicha sedula, es mucha verdad que en el anno 1637 que fue quando entraron los enenemigos2 franceses a esta ciudad, entraron en la metrapolitana iglesia d.esta / giudad y quitaron y robaron todo la c. 502 v. plataria como son calises, candeleros, la cruz grande que levavan en procession, turibulos; y assi bien mitras, precisas, frontales de altar, hornamentos, casulas plu-viales guarnidas de oro y plata fina, tambien quitaron y robaron la pigida maior donde estava enserrado el santissimo cuerpo de Jesu Christo, y la custodia hecha en forma de cruz de cristal engastada en oro fino de grande magnitud, con el pie mui grande de plata dorada; y de que llegaron dichos franceses basta a despojar y quitar los vestidos del santissimo simulacro de la Virgen Santissima de la Annuntiada de dicha metropolitana iglesia que tenia muchissimas joyas preciosas y perlarias, como tambien robaron y quitaron todos los papeles que tenia y la fun-dassion de dicha catredal. Y lo dize saber por razon de que en este tiempo el testi-go era de menor hedad, que tindria siette por hocho annos y asistia de escolar en dicha catredal. Y vido antes de susseder la invassion de dichos enemigos todas dichas cosas de oro y platta y demas hornamentos, y despues que sussedio dicha invassion no las bolvio a.ber porque las quitaron y robaron dichos francesses, y hoio desir de que en essa ocasion dicha catredal tuvo de perder ultra / de veinte c. 503 mill escudos de todo lo que el frances havia quitado y robado, y lo dise por ser assi mucha verdad y saber.lo por las rasones refferidas, justa su consientia por el juramento que ha prestado manu in pectore more sacerdotali, y Io firma de su mano y se firma el jues, nottario y escrivano infrascriptos et cetera. Fuit sibi lectum et perseveravit. Fray Sisinnio de Casas. Don Domingo Antonio Paderi.

Così nel testo, invece di arborense. 2 Così nel testo, invece di enemigos.

605

Antoninus Trogus nottarius et scriba. Dicho die Oristan Miguel Angel Cabitza, nottario publico d.esta ciudad de Oristan, de hedad de ses-senta y hocho aiios poco mas o menos, segun dise, conossido del jues, nottario y escrivano bajo firmados, testigo citado y con juramento interrogado de desir ver-dad de lo que sabra, y enterrogado sera sobre el contenido y espressado en la sedula por el reverendo economo y procurador del illustre y mui reverendo Cabildo arboren1 presentada, quala por el nottario y escrivano infrascrito se le ha ssido leida y por el testigo bien hoida. Dise el testigo que en razon de lo que se le ha pedido sobre el contenido en dicha sedula, lo que sabe y testificar puede es de que ha hoido desir de sus antipassa-

c. 503 v dos / muchissimas beses que en el anno de 1637, que esta ciudad de Oristan tuvo la invassion del enemigo frances, aquellos entraron en la iglesia catredal d.esta ciudad, quitaron y robaron toda la plataria que tenia, como tambien los horna-mentos, como son casulas, pluviales y demas cosas que encontraron de adornos en dicha catredal, y todos los papeles. Y tambien hoio dezir de sus antipassados que enportaria ultra veinte mill escudos la perdua y davo que dicha catredal tuvo en dicha ocasion, de todo lo que robaron y quitaron dichos francese de aquella; y lo dise por ser mucha verdad y saber.lo por la razon refferida, justo su consiencia por el juramento tiene prestado en manos del infrascripto noble veguer real, y lo firma de su mano. Y se firma dicho noble veguer y el nottario y escrivano infra-scrito et cetera. Fuit sibi lectum et perseveravit. Miguel Angel Cabitza nottario. Don Domingo Antonio Paderi. Antoninus Trogus nottarius et scriba.

Dicho die Oristan Antonio Dessi ciudadano d.esta ciudad de Oristan, / de hedad dize ser de settenta

c. 504 y dos ahos poco mas o menos, conossido del jues nottario y escrivano bajo firma-dos, testigo citado y con juramento interrogado de dezir verdad de lo que sabra y enterrogado sera sobre el contenido y espressado en la sedula presentada por el reverendo economo y procurador del illustre y mui reverendo Cabildo d.esta ciu-dad de Oristan, quala por el nottario y escrivano infrascrito se le ha ssido leida y por el testigo bien hoida. Dise el testigo que sobre el contenido en la refferida sedula, que al presente se le ha.ssido leída, lo que dezir y testificar puede es de que a hoido dezir de sus anti-passados que a la ocasion de la invasion de los francesses, que tuvo esta ciudad

Così nel testo, invece di arborense. 2 Così• nel testo, invece di franceses.

606

que fue el anno 1637, dichos franceses entraron en la seo catredal d.esta ciudad y quitaron y robaron toda la plataria, hornamentos y papeles que toparon y encon- traron en aquella; y que dicha catredal en essa ocasion tuvo mucho perdua, si bien distintamente no sabe quanto podia enportar lo que assi dichos franceses quitaron y robaron de dicha catredal; y esto es lo que sabe y testificar puede, justo su con- sientia por el juramento tiene prestado en manos del infrascripto noble / veguer c. 504 v.

real, y le firma de su mano. Y le firma dicho veguer con el nottario y escrivano infrascrito. Fuit sibi lectum et perseveravit. Antoni Dessi. Don Domingo Antonio Paderí Antoninus Trogus nottarius et scriba.

Dicho die Oristan Baptista Corona massaio d.esta iudad de Oristan, de hedad dize ser de sessenta y siette annos, poco mas o menos, connossido del jues nottario y escrivano infra-scriptos, testigo citado y con juramento interrrogado de dezir verdad de lo que sabra y enterrogado sera sobre el contenido y espressado en la sedula presentada por el reverendo economo y procurador del illustre y muy reverendo Cabildo arborenl, quala sedula por el nottaro y escrivano infrascripto le ha.ssido leida y dada a entender en llengua nactiva y por el testigo bien hoida. Disc el testigo de que sobre lo que se le ha pedido del contenido y espressado en la refferida sedula, Io que dezir y testificar puede es de que a la ocasion de la inva-sion de los francesses que tuvo esta ciudad, que era entonzes el testigo de [menor] hedad hoio desir / muchas beses de su antipassados que dichos francesses entra- c. 505

ron dentro de lo seo catredal d.esta ciudad y robaron y quitaron toda la plataria, hornamentos y papeles que tenia dicha catredal de datta que tuvo de perdua, a lo que hoio desir, de valor ultra de veinte mill escudos. Y esto es lo que sabe y testifi-car puede por haver.lo hoído, segun ha dicho, de sus antipassados, y ser assy la verdad, justo su consiencia por el juramento tiene prestado en manos del noble y magnifico veguer real. Y por no saber escrivir, se firma dicho noble veguer con el nottario y escrivano infrascripto. Fuit sibi lectum et perseveravit. Don Domingo Antonio Paderi. Antoninus Trogus nottarius et scriba. Concordat cum suo originali Itta est Antioninus Trogu nottarius et scriba regiae Vicariae civitatis Oristaneii. /

Così nel testo, invece di arborense.

607

4. IL CAPITOLO DI IGLESIAS

222 1698 aprile 15, Cagliari Il reverendo dottor Giovanni Battista Sanna Mereu, arcidiacono e priore

della chiesa cattedrale di Iglesias e sindaco del Capitolo della stessa città, fa presente al viceré il deplorevole stato in cui si trova il Capitolo, in conseguen-za del sequestro operato dal tribunale del Real Patrimonio di tutti i suoi beni, consistenti in un censo di 10.000 scudi; gravanti sui diritti ed emolumenti dei salti del Cixerri, sequestro dovuto al considerevole debito contratto nel dona-tivo arretrato; a causa di ciò, al Capitolo vengono a mancare i mezzi per far fronte alle pratiche religiose e per retribuire gli operai della cattedrale che, non potendosi accontentare della paga di mezzo reale al giorno, sono costretti a chiudere le porte della chiesa e a cercare lavoro altrove; il sindaco chiede per-tanto che il sovrano si degni di decretare le suppliche che seguono, affinché sia dato rimedio allo stato di estrema povertà in cui versa il Capitolo:

1 che, per far fronte alle necessità dichiarate, sia per il mantenimento del culto divino che per la celebrazione delle messe per i defunti, il Capitolo possa essere reintegrato nel possesso dei redditi ed emolumenti già posseduti nella città di Iglesias, o almeno di quelli del Cixerri.

Il viceré dispone che sí rivolga alla città di Iglesias perché sia reintegrato nei suoi diritti, altrimenti chieda giustizia dove più convenga.

2 che si conceda al Capitolo di fare a proprie spese l'ensierro e di imbar- care il grano godendo del beneficio della sacca o, nel caso non si possa imbar-carlo, di ripartirlo tra i mercanti della città allo stesso prezzo deciso per con-suetudine dai consiglieri municipali, in modo che, con il ricavato, rientri in possesso del censo di 10.000 lire di frumento che aveva e che è stato estinto dalla città per far fronte al pagamento dei donativi arretrati.

Il viceré dispone che si osservi la consuetudine.

3 che si osservi il privilegio concesso alla città dal re Alfonso per il quale gli abitanti e i nativi possono fare la provvista del sale necessario, pagando soltanto 2 soldi, una tantum, per il primo carro, privilegio mai reso esecutivo dal momento che i consiglieri civici hanno ottenuto solo, per decreto del Real Patrimonio, che ogni anno vengano fornite alla città 400 quartine di sale, quantità insufficiente al consumo ordinario ed in particolare per i pastori e i proprietari del bestiame.

608

Il viceré dispone che si osservino le decisioni del Real Patrimonio.

4 che il vescovado di Iglesias abbia un proprio prelato come accadeva prima, in quanto sono ormai molti anni che i parrocchiani lamentano la mancanza di un proprio pastore e di conseguenza il venir meno dell'osservan-za delle pratiche religiose e del rispetto per la maestà divina; tale situazione è stata fatta presente anche in una supplica particolare che lo stamento ecclesia-stico ha consegnato direttamente al viceré.

Il viceré dispone che si rivolga al sovrano.

5 che si conceda un'elemosina conveniente al Capitolo, in considerazio-ne dello stato di povertà in cui versa la cattedrale, priva anche dei mezzi per dotarsi di un alloggio nella sagrestia.

Il viceré dichiara che si è già provveduto da parte della giunta dei trattatoti.

6 che la riscossione del donativo del Capitolo non sia fatta tramite com- missari, ma che l'arcivescovo di Cagliari, che sovrintende all'esazione, incari-chi il vicario generale di Iglesias perché porti la somma dovuta a Cagliari, in modo da evitare le spese eccessive che talvolta superano l'importo stesso del donativo.

Il viceré dispone che presenti la richiesta al giudice ecclesiastico compe-tente.

Excelentissimo sexior virrey, lugartiniente, capitan generai, presidente en este real c. 535 y generai Parlamento. El reverendo doctor Juan Baptista Serra Mereu, archidían y prior de la santa ygle-sia catredal de la ciudad de Iglesias, y sindico de Illustre Cabildo de dicha ciudad en este real y generai Parlamento, dize que de la gran cristiandad y natural com-pagivo de vuestra excelencia espera el alivio que tanto necessita aquel illustre Cabildo, pues se alla en el deplorable estado que es notorio por haver.le quitado el tribunal del Real Patrimonio, y puesto baxo enbargo todo el caudal que tenia que consistia en un senso de dies mil escudos cargados sobre los reddítos, emolumen-tos y salto de Chixerro de dicha ciudad, con el motivo que esta deviria de donati-vo atrassado una suma congiderable, de forma tal que se viene a faltar precisamen-te al culto divino y celebragion de missas en sufragio de las animas por no tener mas los operarios de aquella catredal que un medio real cada dia a cada uno de estipendio; cantidad tan tenue que no pudiendo bastar ni aun para el sustento necessario, se ven ya determinados serrar las puertas de la iglesia e ir.se a buscar otros medios para poder passar la vida; con decretar la suplicas siguientes las que selin muy de la mente de su magestad, que Dios guarde, pues en las suplicas del

609

desgenio passado y en sus reales decretos encarga a sus reales ministros tengan c. 535 v. gran' / cuidado en dar providencia a esta suma pobresa.

Que se reintregue en la possession en que estava el Cavildo de los saltos, reddi-tos y emolumentos de aquellos, que la ciudad hipotecó al Cavildo por el censo de diez mil escudos.

Primeramente, sefior, suplica y representa dicho sindico y en el sobredicho nom-bre para socorro de tanta necessidad, y para el sustento del culto divino y cele-bragion de missas en sufragio de las animas, se sirva reintegrar.le en la possegion en que se allava de los redditos, emolumentos y saltos de dicha gludad como a especiales ypotecas de su referido senso o, saltim, del salto de Chiserro, para que redituando saltim aquel se pueda atender con alguna desgencia al dicho culto divi-no y celebragion de missas. Haviendo tenido attencion al alivio de las ciudades, acuda a la ciudad de Iglesias para que le pague o reintregue o pida su justicia donde le convenga. Liliu secretarius.

Que el Cavildo pueda hazer encierro del trigo de la annona, que dicha ciudad havia de hazer para la partida de diez mil libras que el Cavildo tiene sobre la for-mentaria, y gozar hecho el servicio de la saca para pencion de la referida proprie-dad.

2 Suplica y representa assi mísmo para el alivio de tanta miseria, como se ha repre-sentado, que atento el illustre Cabildo tenia un Qenso de dies mil libras sobre la formentara y fondo de aquel, el qual se ha estinguido y alienado para pagar dona-tivos atrassados que dicha giudad devia, y agora por falta de fondo no puede hazer el engierro de la formentara como todos los afios acostumbrava, se sirva vuestra excelencia dar permisso al dicho illustre Cabildo que a gastos propios pueda hazer dicho engierro, y despues de echo el servigio embarcar.la gosando del beneficio de la saca. En caso de no poder.se embarcar, repartir.la entre los moradores de dicha

c. 536 iudad al mesmo pregio que los magnificos2 / concelleres de aquella acostumbra-van, con la obligagion que el produto de dicho beneficio vaya en estincion y desquite de la pencion del senso que dicho illustre Cabildo tiene sobre dicha for-mentara. Guardese lo acostrumbrado. Liliu secretarius.

Il termine gran è ripetuto alla c. 535 v. 2 E termine magnificos è ripetuto alla c. 536.

610

Que segun privilegio que tiene la ciudad se dé a sus moradores y naturales toda la sal que tuvieren menester, pagando solamente dos sueldos por el primer carro que tomaren.

3 Suplica y representa que atento la ciudad de Iglesias y sus moradores se allan con un privilegio concedido por el rei don Alfonso, al tiempo que el pueblo de dicha ciudad se desempefió a gastos propios, en el qual manda se de a sus mora-dores y naturales el abasto de la sal quanto tuvieren menester, pagando solamente dos sueldos por el primer carro tantum que tomaren, y este prívilego no se ha puesto en cabal execucion por mas lo haian solkitado los dichos magnificos con-celleres de dicha ciudad que solamente pudieron lograr por decreto del Real Patrimonio el dar.les cada ano quatro Oentos quartines de sal que no basta ni para el uso ordinario, contraviniendo con esto al real privilegio se sirva vuestra excelen-cia decretar por auto de Corte, que en adelante dicho privilegio se execute y observe al pie de la letra segun su serie y tenor', / para que en erta forma no ven- c. 536 v.

gan a sentir los pastores y duetios de ganado la falta de la sal que asta agora se ha esperimentado, sin que se pague mas de los dos sueldos ya referidos. Observese la forma dada por el Real Patrimonio. Liliu secretarius.

Que se conceda al obispado de Iglesias pastor y obispo propio separado, como era antes.

4 Atento el desconsuelo con que se allan por espacio de tantos arios los feligrezes de aquel obispado de Iglesias por la carerkia de su propio pastor y prelado, supli-ca a vuestra excelencia dicho sindico y en el sobredicho nombre se le conceda por su magestad pastor y obispo propio separado como era antes, para que con su pre-sencial assistencia cresca el culto divino, se reformen las costumbres y se eviten muchas ofensas por falta de no estar presente se hasen contra la magestad a la magestad divina, punto ditio de toda ponderacion; y por necessitar.lo tanto este solido remedio lo han suplicado en todos los desenios a su magestad, como agora lo haze el suplicante con todos los incarecimientos oportunos y necessarios que meree obra tan pia y santa, como vuestra Excelencia vera en el memorial y suplica particular2 / que se ha puesto en manos de vuestra excelencia por el illustrissimo c. 537

Estamento eclesiastico. Acuda a su magestad. Liliu secretarius.

l I termini y tenor sono ripetuti alla c. 536 v. 2 il termine particular è ripetuto alla c. 537.

611

Que se socorra a la cathredal de dicha ciudad con alguna limosna competente de las que se destribuien en estas reales Cortes, a effecto de poder hazer alguna aloja en la secrestia.

5 Suplica dicho sindico que a.vistas de la pobresa en que se alla dicha catredal, sin medios para hazer ninguna aloxa ni temo en aquella secrestia, y los que tiene tan rotos que es indessencia el usar.los, se sirva con su cristiano zelo socorrer a essa catredal con una limosna competente, entre las que se destribuien en este real y generai Parlamento para que con ella se pueda imendar dicha indecencia. Ya està dada providencia por la Junta de tratadores. Liliu secretarius.

Que para la cobranga de la rata que cabe al Cavildo en el real donativo no se despache comissarios, solo que el reverendissimo arzobispo de Caller escriva a.su vicario generai.

6 Atento la esperiencia lo ha ensegnado, que los comissarios que se despachan para la cobransa de la porgion del real donativo que cabe al dicho illustre Cabildo

c. 537 v. ocasionan' / gastos escessivos que tal ves esceden a lo que se ha de cobrar, suplica a vuestra excelencia se sirva para evitar tal notable davo decretar y mandar que no se despachen dichos comissarios, sino que solamente el illustrissimo serior arzobi-spo de Caller, que tiene la sobre tendensia en dicha cobransa, haya de escrivir y mandar a su vicario general de dicha ciudad de Iglesias la conducion de dicha porcion y rata a esta ciudad de Caller. Acuda al juez eclesiastico, a quien. toca. Liliu secretarius.

Todo lo qual espera conseguir el dícho sindico de la clemencia y amor patemal de su magestad, que Dios guarde, y de la cristiandad de vuestra senoria quem Deus. Excellentissimus dominus don Iosephus de Solis, Valderrabano, Davila, Pacheco, Giron et Enrriques, comes de Montellano, antelatus de Iucatan et coetera, de Consilio Sacrae Catholicae Regiae Maiestatis, eius prorrex, locumtenens et capi-taneus generalis praesentis Sardiniae regni, et praeses in praesenti regio et gene-rali Parlamento providet et decretat suprascripta capitula et unumquodque illo-rum, prout in fine cuiuslibet eorum continetur et expressum est, mandans mihi secretario infrascrito de his omnibus praesens actum curiae fieri, de quibus et cetera. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumptam in dicto regio et generali Parlamento die decima quinta mensis aprilis currentis anni millessimi sexcentesi-

i Il termine ocasionan è ripetuto alla c. 537 v.

612

mi nonagesimi ottavi, Calati Didacus Liliu secretarius. /

223 1698 aprile 15, Cagliari Il dottor Giovanni Battista Mereu, arcidiacono e priore della cattedrale di

Iglesias e sindaco del Capitolo, fa presente al viceré la grande devozione che gli abitanti di tutto il regno hanno per sant'Antioco martire, tanto da essere stato eletto, concordemente dai tre Bracci; patrono del regno; le quattro feste annuali in onore del santo portano moltissima gente nell'isola dove sono la chiesa ed il sepolcro e, poiché i ponti che devono essere attraversati per giun-gere nell'isola sono in molte parti distrutti, già il conte di Altamira aveva assegnato 600 lire di elemosina per la loro riparazione; poiché il Capitolo di Iglesias ha già impiegato tale somma e ne ha speso altre 400 per le riparazio-ni e occorre altro denaro perché si completi l'opera, il sindaco chiede che si assegni una giusta elemosina che consenta l'ultimazione dei lavori.

Il viceré dichiara che terrà in considerazione la richiesta.

Que se sanale en estas Cortes congrua y competente limosna para acabar de per-fecionar la fabrica de las puentes de San Antiogo de Sulcis.

Excelentissimo senor virrey, lugartiniente, capitan generai y presidente en Cortes y generai Parlamento. EI doctor Juan Baptista Serra Mereu, archidian y prior de la catredal de la ciudat de Iglesias y sindico y procurador de aquella en estas Cortes, representa a vuestra excelencia que por ser tanta la devogion tiene este reino al ynclito martir san Antiogo que los naturales y moradores del comparegerl concorde de los tres Bragos — eclesiastico, militar y real — le eligieron por patron del reino, y en las qua-tro fiestas que entre ano se le celebra es inumerable el concurgo de la gente que concurre en la isla de Sulcis, donde està cituada su santa iglesia y sepulcro de dicho santo. Y tomo en el trancito para dicha isla e iglesia es preciso passar por puentes, y estos quedan por muchas partes derruhidos, de calidat que impide la devocion, dezeando el antecessor de vuestra excelencia e1 excelentíssimo sefior el conde de Altamira quitar este impedimento para que se continuara la referida devogion, assino de limosna para reparo de dichas puentes seis gientas libras, y haviendo el Cabildo de Iglezias aplicado aquellas y aun quatro gientas libras demas al dicho reparo, no ha podido perfecionar.se esse reparo por estar dichas puentes muy destruidos segun es notorio y vuestra excelencia podrà informar.se. Y porque el dicho illustre Cabildo y el esposante espera de la cristiandat de vue-

Così nel testo, invece di con parevr.

613

c. 538

c. 538 v. stra excelencia que hal/ de dar la ultima perfegion a este reparo para la continua-cion de la devocion de los refíículos, se pone a los pies de vuestra excelencia y suplica se sirva sea de su gran zelo assiiiar en estas Cortes congrua y competente limosna para la ultimagion de dicha abrica, a tal siendo libre el trangito se pueda acudir y aumentar la devogion del santo que seti intercessor para con Dios por el aumento de su casa y salud de vuestra excelencia. Se tendra presente la necessidad que representa. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione "sumpta in dicto regio et generali Parlamento, die decima quinta mensis aprilis currentis anni millessimi sexcentesi-mi nonagesimi octavi, Calari. Didacus Liliu secretarius. /

1 II termine ha è ripetuto alla c. 538 v.

614

5. IL CAPITOLO DI AMPURIAS

224 1698 aprile 15, Cagliari Il dottor Giovanni Maria Garrucho, arciprete e sindaco della cattedrale di

Ampurias, facendo presente la fedeltà mostrata al sovrano in tutte le occasio-ni ed in particolare nella votazione del donativo, nonostante lo stato di estre-ma miseria in cui versa a causa delle epidemie e della carestia degli anni 1680 e 1681 e della controversia che da oltre cinquanta anni lo oppone, nella curia romana, alla collegiata di Tempio, chiede che il viceré decreti per atto di Corte le seguenti suppliche:

1 che il pagamento del real donativo possa essere eseguito nella città di Castellaragonese o almeno in quella di Sassari, in quanto risulta oltremodo oneroso per il Capitolo portare a Cagliari la somma dovuta.

Il viceré dispone che il donativo si paghi al luogotenente del tesoriere di Sassari.

2 che in occasione della vacanza vescovile, per la quale il viceré ed i suoi predecessori solitamente nominano un economo, si scelga, secondo la consue-tudine, uno del Capitolo di Ampurias, affinché il Capitolo possa godere delle rendite della diocesi di Ampurias e di Civita e destinarle alle pratiche del culto divino ed, in particolare, al restauro della cattedrale.

Il viceré dispone che si osservi la consuetudine.

3 che in caso di vacanza della sede episcopale di Ampurias, non avendo il suo vicario più giurisdizione su Civita e non potendo riscuotere il donativo a cui il Capitolo è obbligato, si consenta al Capitolo di Ampurias di inviare un proprio commissario alla diocesi di Civita per eseguire l'esazione, senza alcun carico di spesa, oppure che la riscossione sia effettuata dalla stessa diocesi di Civita.

Il viceré dispone che ci si rivolga al giudice competente in materia.

4 che considerate le necessità economiche in cui versa il Capitolo, gli si concedano, in caso di vacanza, le due pensioni, l'una di 220 e l'altra di 130 scudi, che il vescovo di Ampurias e Civita paga ai privati.

Il viceré dispone che presenti la richiesta al sovrano.

5 che in occasione di prelature vacanti si tengano presenti, nelle terne

615

che vengono proposte per le nomine, i canonici benemeriti della cattedrale di Ampurias.

Il viceré dichiara che verranno considerati con molta attenzione.

6 che si conceda al Capitolo un cavalierato per sollevarlo dalla stato in cui si trova e provvedere alle riparazioni necessarie alla cattedrale che minac-cia dí cadere in rovina.

Il viceré dichiara che presenterà la richiesta al sovrano.

c. 547 Excelentissimo seiior virrey y capitan generai y presidente de Cortes generales. El Cavildo de 1.obispado de Ampurias, mediante su sindico y procurador e1 doc-tor Juan Maria Garrucho, archipreste de aquella cathedral, dize que en todas las ocasiones que se han offressido del real servicio de su magestad se ha mostrado tan fino y tan amante de su rey, que benciendo los mayores impossibles por la suma miseria en que le han constituhido los rigorosos accidentes de un contagio, epidemia, hambre universal de los atios 1680 y 1681, y el continuo y reguido liti-gio de ultra sinquenta atios que sustenta en la Curía Romana con la colegiata de Tempio, que le ha puesto en e1 ultimo exterminio de la necessidad, de calidad que aun la congrua sustentasion les falta a los necessarios operarios de aquel coro, no ha dejado en estas Cortes de manifestar su affecto y rendimiento, sirviendo a su magestad, que Dios guarde, con la suma que ha expressada en el papel que se ha puesto en manos de vuestra excelencia con embajada particular. Y si bien en la conferensia de 1.Estamento eclesiastico se baia presentado algunas suplicas, en generai las que han paresido ser de mayor combeniensia a los Cavildos y cathedra-les del reyno, con todo como està conosiendo que el real animo de su magestad se halla con cariiiosos deseos de benefisiar a todos, y en particular al mas descaido como es el de Ampurias, por los motivos que se han ponderado, suplica a vuestra excelencia se sirva por su innata grandeza, y para que no se falte al culto divino de conceder y decretar por auto de Corte en el real nombre de su magestad lo conte-nido en las representassiones y suplicas que se siguen. /

c. 547 v. Que la porcion que le cupiere pagar en este subsidio, la pague en la mesma ciu-dad de Castillo Aragonez o en la de Sasser, para evitar el riesgo de la conducion a esta de Caller.

1 Que haviendo experimentado ser costoso al Cavildo el conduzir a esta ciudad de Caller la porsion del real subsidio que le cave, y el riesgo a que se espone por su condusion, se sirva vuestra excelencia decretar que dicha porcion de subsidio se pague en la misma ciudad de Castillo Aragones o, por lo menos, en la de Sasser, pues en el offresimiento que ha hecho el eclesiastico no tiene comprehendida la de la condusion.

616

Que lo pague al tiniente del thesorero de Sasser. Liliu secretarius.

Que en ocasion de vacante de obispo de Ampuries se nombre un capitular de aquella, conio basta aqui se ha acostumbrado.

2 Suplica que en ocasiones de vacante de l.obispo en que por vuestra excelencia y sus antecessores se suele nombrar economo, se sirvirà vuestra excelencia hazer el nombramiento en un capitular de Ampurias como asta aqui se hà acostumbrado, en cuyo poder hayan de entrar los fructes tanto de la diocesi de Ampurias como y de la de Civita para que de mano de este se puedan aplicar, deductis deducendis, al orna-to y fabrica de aquella cathedral de Ampurias, que actu et habitu existe con culto divino, segun lo ha mandado su magestad para todas las cathedrales de este reyno. Que se observe lo acostumbrado. Liliu secretarius.

Que para evitar gastos se decrete o que el cavildo de Ampurias, aun en caso de vacante, pueda despachar comissario a la diocesi de Civita y su clero, para la exa-cion en caso de retardacion de la paga del subsidio y donativo que le pertenece, o que no este obligado a la exacion de la paga que a la de Civita cabe.

3 Suplica que atento al Cavildo de Ampurias se le obliga a la exasion del real donativo no solo a la porsion que pertenesse a la diocesi y clero de Ampurias, sino tambien a la que toca a la de Civita y su clero, y beniendo el caso de vacante / el c. 548

vicario de Ampurias no tiene jurisdision en aquella diozesi de Civita, por cuia causa se le haze difisil y aun impossible la cobranza y viene a padeser el de Ampurias los gastos de las dietas de los comissarios que se despachan, assi para la cobranza de dicho donativo como de la del subsidio se sirviera vuestra excelencia para evitar.Ios decretar una de dos cosas: o que el Cavildo de Ampurias, aun en caso de vacante pueda despachar comissario a la diocesi de Civita y su clero, para la execusion en caso de retardasion; o que no haia de estar obligado a la exasion de la porsion que le cabe, assi de subsidio como y de donativo, de la diocesi y clero de Civita. Que acuda a su juez competente. Liliu secretarius.

Que en caso de vacante las dos penciones que paga el obispo de Ampurias y Civita a particulares, una de ducientos y veinte escudos, y otra de cien y treinta se haian de conceder al Cavildo de Ampurias para socorro de sus necesidades.

4 Que atento la necessidad en que se halla el Cavildo de Ampurias, por las causas

617

que se han referido en la introdusion de estas suplicas, sea vuestra excelencia ser-vido decretar que en caso de vacante las dos pensiones que paga el obispo de Ampurias y Civita a particulares, una de dusientos y veinte escudos, y lo otra de sien y treinta se haian de conceder a dicho Cavildo para que con la percepsion de aquellas pueda socorrer sus necessidades, y para que los operarios de aquel coro assistan con la seguridad de las distribusiones que podran tener por medio de estas dos pensiones. Que lo represente a su magestad. Liliu secretarius. /

c. 548 v. Que en ocasion de prelassias en las ternas que se hizieren se tenga concideracion de los subjetos benemeritos de la cathedral de Ampurias.

5 Suplica el Cavildo de Ampurias a vuestra excelencia se sirva graduar en ocasion de vacante de prelasias en las ternas que se hisieren los subjetos benemeritos de aquella cathedral, como son dignidad y canonigos, para que todos tengan la con-digna satisfasion de su travajo y se animen para el mayor servicio de su magestad. Que se tendran muy presentes. Liliu secretarius.

Que haga gracia de un cavallerato y noblesa al Cavildo para beneficiarlo, a fin de reparar la ruina que amenaza la cathedral iglesia de Ampurias.

6 Suplica el Cavildo de Ampurias que para solevar en algo de la pobreza en que se halla, y pueda acudir al reparo de la ruina que amenaza aquella santa cathedral, patronasgo de su magestad, se sirva haser.le mersed de un cavallerato y nobleza para beneficiar aquellos, y de su produto reparar dicha ruyna. Que Su Excelencia lo representati a su magestad. Liliu secretarius.

Excellentissimus dominus don Iosephus de Solis, Valderrabano, Davila, Pacheco, Giron et Enrriques, comes de Montellano, antelatus de Iucatan et coetera, de Concilio Sacrae Catholicae Regiae Maiestatis, eius prorrex, locumtenens et capita-neus generalis praesentis Sardiniae regni, et praeses ín praesenti regio et generali Parlamento, providet et decretat suprascripta capitula et unumquodque illorum, prout in fine cuiuslibet eorum continetur et expressum est, mandans mihi secreta-rio infrascrito de his omnibus huiusmodi actum Curiae fieri de quibus et cetera.

c. 549 Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta / in presenti regio et gene-rali Parlamento die decima quinta mensis aprilis currentis anni millessimí sexcen-tesimi nonagesimi octavi, Calari. Didacus Liliu secretarius. /

618

225 1698 aprile 15, Cagliari Il dottor Giovanni Maria Garrucho, arciprete e sindaco del Capitolo di

Ampurias, riferisce al viceré di aver avuto notizia che i canonici della colle-giata di Tempio sollecitano in vari modi il suo appoggio, come presidente delle Corti, al fine di elevare a cattedrale quella collegiata e, poiché tale pre-tesa è pregiudizievole sia al servizio divino che a quello del sovrano, lo stesso sindaco espone in proposito le seguenti considerazioni: la costruzione di una nuova cattedrale rappresenta un problema da ponderarsi accuratamente tanto che la chiesa romana non prende decisione a questo proposito senza che si sia pronunciato il concistoro dei cardinali,. inoltre i motivi addotti per l'edifica-zione della nuova cattedrale non sono da ritenersi validi perché ciò non com-porta né un aumento del culto divino né un miglioramento nella assistenza delle anime; infine, l'estensione stessa della diocesi non lo richiede, perché essa è composta solo da 17 parrocchie che possono essere comodamente visi-tate ín 15 giorni dal vescovo che già governa le diocesi di Ampurias e Civita. A ciò si aggiunga il grave danno che comporterebbe la nuova cattedrale per la diocesi di Ampurias, alla quale verrebbero a mancare le rendite provenienti da quella di Civita, nel caso in cui quest'ultima si trovasse vacante.

Il viceré dichiara che terrà in considerazione la supplica.

Excelentissimo sehor virrey, lugartiniente, capitan generai y presidente de Cortes y c.5.50 generai Parlamento. El doctor Juan Maria Garrucho, archipreste y sindico de 1.illustre cavildo de Ampurias, dize que tiene notisia que los canonigos de la colegiata de Tempio soli-citan por varios modos conseguir de vuestra excelencia, como presidente en Cortes, apoye y ampare la pretension que tienen de erigír en cathedral aquella colegiata, no siendo esta pretension ni del servisio de Dios ni de su magestad, antes bien en perjuisio de entrambas magestades, como se manifestaú. en las siguientes ponderasiones, y antes de entrar en ellas se pone el dicho sindico.

Que no se ampare, y antes bien se de repulsa a la pretencion de los canonigos de la collegiata de Civita en la erection de nueva cathedral que pretender en Tempio.

Que la eresion de nueva cathedral es tan grave y ponderosa materia que la Iglesia Romana solo ha querido fiar.lo a sus sumos pontífices, y aun quieren muchos dotores que no puede determinar.la sin solennidad consistorial de los cardenales, y esto concurriendo urgente causa, y las que el suplicante halla que dispone el derecho son tres: la primera es el aumento del culto divino, la segunda la salud de las almas, y la tercera la extension de la diocesi. Ninguna de estas, excelentissimo sehor, concurre en el caso presente. No la primera del culto divino, pues la cole-

619

giata de Tempio no recibe por esta eresion aumento alguno en dicho culto divino; ni los canonigos de dicha colegiata por respeto de cathedral se emplearan en mayores alabanzas de Dios, como de lo que basta aqui a la salud de las almas o se atendeú con mayor cuidado siendo cathedral, siendo assi que la colegiata por su

c. 550 v. fundasion es retor / de aquella parroquia. Tanpoco puede verificar.se la tercera, por ser tan corta la diocesi que solo tiene dies y siette parroquias que pueden comodamente en quinze dias visitar.se por el mismo obispo que modera y govier-na entrambas diocesís de Ampurias y Civita. Aiiadiendo a todo lo referido el gran perjuisio se ocasionaria con esta nueva eresion a la cathedral de Ampurias, porque beniendole a faltar en este caso la vacante de Civita vendria a perder aquella sacre-stia el lustre de los ornamentos que unicamente se conserva solo en la percepsion de los frutos de Civita en las vacantes, y no deve permitir vuestra excelencia ni nunca seria de la mente de su magestad que se descubra un altar para cubrir otro, y mas teniendo su magestad el partronasgo de dicha cathedral de Ampurías. Y pues conose vuestra excelencia manifestamente que no concurre causa ninguna de las que dispone el derecho, y que el anuir a la pretension de los canonigos de la colegiata seria de tanto perjuisio al patronasgo de su magestad, suplica a vuestra excelencia no amparar dicha pretension, antes bien darle repulsa corno lo espera de la grandeza y gran zelo de vuestra excelencia, que Dios guarde. Que Su Excelencia tendrà concideracion de lo que representa.

Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento die decima quinta mensis aprilis currentis anni millessimi sexcentesi-mi nonagesimi octavi, Calari. Didacus Liliu secretarius. /

620

6. IL CAPITOLO DI BOSA

226 1698 aprile 9, Cagliari Il dottor Francesco Garrucho, arciprete di Bosa, in qualità di procuratore e

sindaco della cattedrale, espone che la chiesa si trova in stato di completa rovina, tanto che le pietre cadono dalla volta e, quando piove, l'acqua trapas-sa all'interno allagandola, con grave sconforto dei capitolari che non hanno i mezzi per provvedere alla sua riparazione perché sono ormai più di ottant'anni che non ricevono alcuna eredità dai vescovi — che esauriscono le loro rendite in vita —, e la stessa città è tanto povera da non poter offrire nes-sun aiuto. Il sindaco chiede pertanto che vengano accolti i seguenti capitoli:

1 che il sovrano conceda la grazia di una sacca di grano di 8000 starelli per la riparazione della cattedrale.

Il viceré dichiara che è stata già concessa un'elemosina dalla giunta dei trattatori e che potranno servirsene per ciò che ritengono più necessario.

2 che i consiglieri della città siano tenuti a dare 200 scudi ai cantori della cattedrale perché sinora essi hanno anteposto il loro decoro a quello della chiesa che, pur essendo una delle più antiche del regno, è tanto trascurata da sembrare una povera parrocchia.

Il viceré dichiara che, essendo venuto incontro alla città, ha già provveduto a questa supplica.

3 che per il castello di Bosa, chiamato di Serravalle, dove si trova una chiesa nella quale viene solitamente celebrata una messa per gli indigenti, venga nominato un prebendario della cattedrale che curi regolarmente il culto della cappellania, attualmente tenuto da un unico prete, spesso assente per malattia o per propri affari.

Il viceré dichiara che, in caso di vacanza dell'ufficio, si terrà in considera-zione la richiesta.

4 che il clero della città di Bosa, che ha sempre servito con fedeltà il sovrano in occasione dell'offerta del donativo, venga ammesso alla ripartizio-ne delle terre reali destinate all'agricoltura alla stessa stregua degli altri vas-salli.

Il viceré dichiara che, se il Real Patrimonio non si oppone, terrà in consi-derazione la richiesta.

621

c. 555 Que se le conceda una saca de ocho mil estareles para reparar el templo.

Excelentissimo sei-1°r virrey y capitan generai, presidente por su magestad en estas generales Cortes. El doctor don Francisco Garrucho archipreste de Bosa, procurador y sindico de aquella santa iglesia cathedral, dize a vuestra excelencia de que hallando.se dicha santa iglesia amenazando ruina, y por momentos esta para caerse por hallar.se aquella boveda quebrada y endida en tal forma que quada dia se descaigan pie-drasocle dicha boveda, y al tiempo que llueve por las endiduras y paredes se trapas-sa la agua, de manera que entre la que regibe de lo alto de la boveda y la que acar-zea de las avenidas, y con desconsuelo grande de aquellos capitulares, se han visto nadar los confissionarios. Y como ella es del Real Patrimonio de su magestad, que Dios guarde, y no tiene facultad ni conveniencias para poder reparar detrimento tan considerable, pues ha mas de ochenta afíos que no percibe espolios de sus obi-spos, por alcansar todos ellos sujadiensos en vida, como han sido los illustrissimos Claveria, Capai, Cattaina, Lopes de Utrioca y Esquirro y muchos otros antecesso-res d.ellos, y ser aquella ciudad pobre sin combeniencias de poder.la adsistir. Suplica a vuestra excelencia sea de su christiana piedad, atento es del real patrona-sguo, a tal que se repare el tempio de Dios, de que aga representacion a su mage-stad para que le conceda la gracia de una saca de trigo proporcionada a la gran necessidad en que se balla de unos ocho mil estareles de trigo, con la prelacion de qualquiera otra que se offreziere; pues urge la necessidad presente, a tal con este remedio se pueda reparar la casa de Dios, que por horas amenaza total ruina, y sera de particular obligacion en los ministros de nuestro seiior Jesu Christo que en dicha cathedral celebran para rogar al cielo por las exaltassiones de vuestra exce-lencia y prosperos sucessos en la monarquia de su magestad, que Dios guarde. Se ha dado limosna por la junta de tratadores, y la podran aplicar a lo mas neces-sario. Liliu secretarius.

Que se mande a los conselleres de Bosa que despues de su lustre hayan de apli-car para el lustre divino.

2 Tambien representa a vuestra excelencia que siendo la santa iglesia cathedral de Bosa de las mas antiguas cathedrales del reyno de Cerdena, de cuyo principio no se balla memoria, sin haver nunca padessido traslagion ni derivagion de otra, y se

c. 555 v. halla hoy / con un numero de quasi qorenta capitulares entre ditiidad, canonigos y rationeros, pero con tan poco lustre que mas pareze simple parroquial que illustre cathedral antigua; y siendo las demas cathedrales, como es la de Caller, Alguer y otras muchas deste reyno adsistidas de sus pueblos, ciudad o conselleres con algu-na adsistencia para lalabar a Dios con musica y capidla. Y aviendo.se en el concur-

622

so de los bienes que respecto de los acrehedores la ciudad de Bosa hízo, preferien-do el lustre humano de los consilleres, y postponiendo y passando por silencio el lustre y culto divino, lo que por christiana caridad no se devia olvidar, no teniendo bienes ni redditos la iglesia para tan santo ministerio, y siendo necessario para el lustre humano, es deuda devida a la reverencia que se deve a Dios el lustre divino, en cuía conformidad se suplica a vuestra excelencia como a presidente por su magestad, y remediados en los incombenientes que se offrezen en este reyno en todo estado, sea de su clemencia y zelo ordinar y mandar a los consilleres de dicha ciudad de Bosa que despues del lustre d.ellos haian de aplicar una quantidad de dosientos escudos para el lustre y culto divino por substento de la musica y canto-res d.ella, por no ser dicha cathedral inferior a las otras y conformar.se con las demas d.este reyno, y ser de servicio de entrambas magestades. Haviendo.se aliviado las cíudades, ya se ha dado providencia a esta suplica. Liliu secretarius.

Que se conceda a uno de los rationeros de la cathedral de Bosa la Capellania del castillo.

3 Representa aun a vuestra excelencia que en el castillo de la ciudad de Bosa, lla-mado el de Serrabal immemorialmente, los reyes de gloriosa memoria encima de su doana de dicha ciudad, en la iglesia que en dicho castillo existe, hazen celebrar una missa para la pobre jente que se halla apurada de vestidos aplícable a la mente del presbitero, qual Capillanía se encomienda por los sehores virreyes, y se llama la de almirantasguo en un simple sacerdotte. Y muchas Oeses el cleriguo por enfer-medad o proprios negocios falta al consuelo de aquella pobre jente. Suplica a vue-stra excelencia esta santa iglesia cathedral, por ser mejor y puntualmente servida dicha capillania y pobres personas, sea de su piedad y clemencia conceder dicha capillania a los rationeros de la / suplicante que indefectíblemente no tanto acudi- c. 556

ra con uno de.sus curas o confessores a dicha celebragion; pero aun los adsistira con el pasto spiritual del sacramento de la penitengia y sera de socorro a aquellos ministros que continuamente alaban a Dios en dicha santa iglesia cathedral. En caso de vacante se tenchi attencion a lo que entonces representare. Liliu secretarius.

Que la cleresia de Bosa sea admitida en la reparticion de las tierras reales para labrarlas, pagando conio los demas vassallos.

Expone aun a vuestra excelencia que serviendo con tanto zelo a su magestad, que Dios guarde, la clerecia de la ciudad de Bosa en todas las ocasiones de su real ser-vissio, segun lo puede atestar su illustre procurador real don Francisco Rugier, y no deviendo de ser de deterior condicion los clerigos de los seglares, los consille-

623

res de dicha ciudad, por mas que quieren contribuir en la misma forma de dichos seglares pagando en las tierras reles como pagan ellos, no los quieren admitir como los dichos seglares a la porcion de dichas tierras de agricultura y labranza. Por lo que, suplica vuestra excelencia sea de su rectitud y justicia mandar y ordi-nar en estas reales Cortes, en que los eclesiasticos y clerecia sea admitida en dicha reparticion de tierras reales paguando como los demas vassallos, y no castiguados con semejante expulsion y agravio que ademas de ser de justicia sera de mucho aumento para la agricultura y me remitto a vuestra excelencia para con Dios quem et cetera. No hallando inconveniente al Real Patrimonio en lo que representa, se attienda a esta suplica. Liliu secretarius.

Excellentissimus dominus don Iosephus de Solis, Valderrabano, Davila, Pacheco, Giron et Enrriques, comes de Montellano, antelatus de Iucatan et cetera, de Consilio Sacrae Catholicae Regiae Maiestatis, eius prorrex, locumtenens et capita-

c. 556 v. neus generalis praesentis Sardiniae regni, et praeses in praesenti / regio et generali Parlamento, providet et decretat praedicta capitula et unumquodque illorum, prout in fine cuiuslibet eorum continetur et expressum est, mandans mihi secreta-rio infrascrito de his omnibus praesens actum curiae fieri, de quibus et cetera. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in dicto regio et generali Parlamento die nona mensis aprilis currentis anni millesimi sexcentesimi nonage-simi octavi Calari. Didacus Liliu secretarius.

624

7. IL CAPITOLO DI CIVITA

227 1698 aprile 15, Cagliari Il canonico Giuseppe Muro della chiesa primaziale di Cagliari, in qualità

di procuratore del Capitolo collegiale di Civita, fa presente al viceré che aven-do il papa, nel luglio 1686, dichiarato la diocesi di Civita distinta da quella di Ampurias con un unico vescovo per entrambe le diocesi, ne è derivato un aggravio di lavoro per il vescovo con conseguente ricorso alla Sacra Congregazione; il canonico espone inoltre che, poiché la collegiata e il clero di Civita non possonò farsi rappresentare in Parlamento dai procuratori di Ampurias, non sono in grado di servire il sovrano con il donativo. Supplica quindi il viceré che per le prossime Corti sia concesso al Capitolo di Civita di essere rappresentato da un proprio procuratore con diritto di voto perché ciò sarà di vantaggio sia alla diocesi che al sovrano.

Il viceré approva, a partire dalle prossime Corti.

Excelentissimo serior virrey y capitan general, y presidente por su magestad en las c. 567 generales Cortes. El canonigo Josef Muro, que lo es de la santa parroquial íglesia de Caller y procu-rador del Cavildo collegial civitatenl puesto en Tempio, dize a vuestra excelencia que aviendo Su Sanctidad y por el su Romana Rotta en el mes de julio del ano 1686 declarado de que la diocesi civitaten2 es realmente distincta de la diocesi ampurien3, y e que et principaliter sin detrimento en lo temporal y espiritual unida quoad caput que es el obispo de entrambas diocesis. Y como el estado ecle-siastico civitaten4 y clerecia del no se comprehende en los poderes que cometen los ampurienses. Dio este motivo mucha trabajo y escrupulo a l.illustrissimo obi-spo de Ampurias en tal forma que para el sosiego de su consciencia le obligó a recurrir a la Sagrada Congregacion, que le respondio que en el Parlamento veni-dero hiziera noticioso y cerciorado al principe, y siendo dicha collegiatta y clerecia exempta de qualquier consentimiento de los procuradores ampurien5. Antes bien por decretto de su magestad en las antecedentes Cortes se le ha hecho gratia de trasladar la cathedra antigua de San Simplicio a la exposante collegial, y deseando servir a su magestad y contribuir en el real servicio como obligados vassallos. Se

Così nel testo, invece di civitatense. 2 Idem. 3 Così nel testo, invece di ampuriense. 4 Così nel testo, invece di civitatense. 5 Così nel testo, invece di ampurienses.

625

pone a los pies de vuestra excelencia haziendo ostension de la sentencia total y del dicho ensinuado decretto, y con toda humildad suplica admitir en el nombre que pareze a Lexposante para qualquier votto y consentimiento obligattorio del dicho real servissio, a tal se quiden los escrupulos de censuras y malestado de las con-siencias de los principales que no consentiendo y no votando podra'n suceder, y caso sea cosa de que requiera en el venidero el beneplacito regio suplicar.lo a su magestad, que Dios guarde, lo que recibira por particular gracia de la grandesa de vuestra excelencia quem Deus et cetera. Acuerde.lo en las Cortes venideras. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in presenti regio et generali

c. 567 v. Parlamento die decima quinta / mensis aprilis currentis anni millessimi sexcentesi-mi nonagesimi octavi Calari. Didacus Liliu secretarius. /

626

3. I Capitoli delle città

1. I CAPITOLI DELLA CITTA DI CAGLIARI E DELLE APPENDICI

228 1698 aprile 19, Cagliari Francesco Esgrecho, sindaco di Cagliari, ricordando che i privilegi e i

capitoli di Corte concessi dai re Cattolici alla città sono stati violati in ripetu-te occasioni — tanto che lo Stamento avrebbe potuto, al momento della vota-zione del donativo, presentare dei greuges ritardando così l'offerta — chiede che il sovrano accolga benevolmente le seguenti suppliche:

1 che vengano confermati e decretati i privilegi e i capitoli concessi alla città dai re cattolici, perché essi sono stati violati dal Regio Fisco come se fos-sero caduti in disuso; nel caso in cui la città volesse derogare ai detti privilegi, la richiesta dovrà essere presentata secondo la forma prevista dagli Usatici di Barcellona.

Il viceré dispone che ricorrano al sovrano.

2 che i capitoli relativi ai privilegi della città siano inseriti negli atti di questo processo e che il sovrano dia conferma di tali decreti, come era stato promesso dal viceré duca di Monteleone nelle Corti precedenti, senza che poi detti capitoli fossero inseriti nel processo delle Corti e presentati al sovrano.

Il viceré dispone che i capitoli siano inseriti nel processo verbale.

3 che essendo la gabella sul vino e sull'acquavite di pertinenza municipa- le e non regia, anche la giurisdizione in materia sia di competenza particolare della città, e quindi il Real Patrimonio non pregiudichi la giurisdizione che la città ha in materia di contrabbando e di frodi sul vino.

Il viceré dispone che ricorrano al sovrano.

4 che si osservino i privilegi ed i capitoli di Corte in base ai quali la città, in virtù dei privilegi concessi dai re cattolici, può imporre gabelle che tutti, nessuno escluso di qualsiasi ordine e grado, sono tenuti a pagare mentre, al contrario, i generali delle galere ed i ministri regi disattendono a tale paga-mento con grave danno delle rendite cittadine. Si chiede inoltre che, nel caso in cui i ministri regi si oppongano al pagamento, il tesoriere, dietro semplice istanza del sindaco della città o dell'appaltatore dei diritti e l'attestazione del conto del doganiere, paghi al clavario la somma corrispondente a totale della gabella dovuta, traendo l'importo dai loro salari; nel caso delle galere e delle

627

imbarcazioni, l'amministratore dei diritti della città non faccia passare vino e altri generi senza che siano stati pagati prima i diritti.

Il viceré dispone che, circa i ministri ed i militari, si segua la giurisdizione ordinaria e che, per il resto, si ricorra al sovrano.

5 che il viceré informi il sovrano affinché interponga la sua autorità pres- so il pontefice per l'emanazione di un Breve che obblighi gli ecclesiastici a pagare le dovute gabelle, pena la proibizione di introdurre merci nella città. Gli ecclesiastici, infatti, si rifiutano di corrispondere sia i nuovi diritti sul vino, sull'olio e altri generi, introdotti dall'amministrazione civica per risana-re le ingenti spese sostenute nella lotta contro le epidemie che hanno colpito l'isola e, in particolare, Cagliari, sia l'imposta sull'acquavite, destinata al salario dei giudici della Reale Udienza e del Real Consiglio.

Il viceré dispone che ricorrano al sovrano.

6 che i cittadini e gli abitanti di Cagliari non siano tenuti a pagare alcu- na quota di donativo sui beni e crediti che posseggono nelle ville, in quanto già vi contribuiscono attraverso le gabelle imposte sui viveri e sul vestiario, aumentate a suo tempo per far fronte al donativo.

Il viceré dispone che ricorrano al sovrano.

7 che il diritto di precedenza di cui godono i nativi della città di Cagliari rispetto a quelli delle ville, per l'impiego di notaio nell'ufficio della Luogotenenza Generale, come stabilito nel 13 capitolo delle Corti del viceré duca di Monteleone, sia esteso all'ufficio di segretario della stessa Luogotenenza, del Real Consiglio, del Real Patrimonio e della Reale Amministrazione.

Il viceré dispone che, in considerazione del fatto che le segreterie sono rette da un signore utile di nomina regia, si ricorra al sovrano.

8 che la città possa avere il beneficio della sacca del biscotto in virtù dello stesso privilegio concesso per la sacca del grano da Pietro IV nel lonta-no 1357, in quanto ciò consentirebbe di non lasciare andare a male il grano immagazzinato, come è accaduto nell'ultimo anno quando sono andati persi 2000 starelli, con grave danno per i creditori e per gli stessi cittadini.

Il viceré dispone che, espletate le ispezioni necessarie e accertati da parte degli ufficiali competenti la qualità del grano ed il possesso della licenza d'e-sportazione, si approvi la richiesta.

9 che la città abbia una giurisdizione particolare sugli uffici del mosta-zaffo, di obriere ed altri che ogni anno vengono ricoperti da persone estratte a

628

sorte, perché è giusto e conveniente che, nel caso essi manchino nello svolgi-mento ed esercizio dei rispettivi incarichi, possano essere puniti secondo la legge.

Il viceré dispone che si osservi la consuetudine.

10 che si proibiscano le salvaguardie sulle rendite e sui diritti che la città impone per il bene della comunità e per il pagamento del donativo, in analo-gia con quanto è stabilito nella raccolta del Dexart, lib.1, tit.6, cap.1, relativa-mente alla proibizione di concedere salvaguardie nelle terre baronali e nelle heretats, sotto pena di nullità del decreto.

Il viceré approva.

11 che vengano allontanati dalla città i soldati che stanno a guardia delle sue porte in quanto, oltre che arrecare molestie alla popolazione, come è stato lamentato più volte dai sindaci delle Appendici, fanno apparire Cagliari una città ostile ai sovrani.

Il viceré respinge la supplica.

12 che i possessori delle tonnare siano obbligati a lasciare in città una certa quantità di tonno salato secondo quanto stabilito dal viceré e al prezzo da lui fissato, in quanto sino ad ora i cagliaritani non hanno potuto godere dei frutti derivanti dalla pesca del tonno, che è abbondante nel Capo di Cagliari ma di cui lamentano la carenza soprattutto nel periodo della quaresima, quando l'at-tività della pesca è bloccata a causa dei temporali. Essi, infatti, non solo non lasciano quantità sufficienti di tonno nelle città, come è stabilito nel capitolo di Corte lib. 8, ti t. 5, cap. 35 della raccolta del Dexart ma, quando capita che ne depositino alcuni barili, impongono un prezzo così alto che non può essere acquistato dai locali, mentre lo vendono più agevolmente a Barcellona.

Il viceré dispone che si osservi il capitolo citato nella supplica e che per il prezzo ci si attenga alle stesse disposizioni riguardanti il numero dei barili, dopo aver sentito gli interessati.

13 che le imbarcazioni che arrivano nel porto di Cagliari non possano entrare in comunicazione o anche scambiare merci con gli uomini delle lance che vanno loro incontro, prima che i legni abbiano gettato le ancore e il capi-tano del porto abbia informato il viceré sulla nazione di provenienza e sul genere di merci trasportate; ciò al fine di evitare eventuali contagi e salva-guardare la salute dei cittadini.

Il viceré dichiara che darà gli ordini necessari.

14 che si obblighino gli artigiani (fabbri ferrai, bottai, orefici, argentieri e

629

altri) che da alcuni anni esercitano la loro arte nelle strade pubbliche del Castello e delle Appendici, a trasferire la loro attività in luoghi più appartati per non disturbare con lo strepitio dei loro strumenti, la tranquillità di quan-ti abitano in quei quartieri, molti dei quali esercitano una professione di rilie-vo, essendo ufficiali della Reale Udienza e del Real Consiglio o letrados.

Il viceré approva.

15 che venga osservato il capitolo 3 delle suppliche presentate dalla città nelle Corti del viceré duca di Avellano con cui si decise che non si dovesse procedere in cause di poco valore non eccedenti le 100 lire, ma ci si limitasse ad una dichiarazione verbale; ciò si faccia, anche in caso di appello dalla sen-tenza di un giudice inferiore.

Il viceré approva.

16 che venga osservato, anche contro gli eredi o possessori dei beni dei debitori, il capitolo 4 delle suppliche presentate dalla città nelle Corti del viceré duca di Avellano, nel quale si stabiliva che, nel caso in cui il giudice ammettesse la richiesta di opposizione sulla denuncia di \terzi, circa atti di censo, il debitore dovesse preliminarmente depositare la somma dovuta.

Il viceré dispone che si osservino le norme del diritto.

17 che gli Stamenti militare ed ecclesiastico non intervengano nella gestione dello Studio generale del Regno, non avendone alcun diritto in quanto, dopo essersi obbligati in occasione della fondazione dell'Università —capitolo 16 delle suppliche della città nel Parlamento del duca di Avellano —a contribuire al salario dei cattedratici, non hanno adempiuto in alcun modo e pretendono ora di intromettersi nelle firme dei mandati di detta Università.

Il viceré dispone che si osservi la consuetudine.

18 che il privilegio stabilito in occasione delle Corti del viceré duca di Gandia (capitolo 1 delle suppliche della città), secondo cui non si poteva ammettere "accusazione di terzi" contro coloro che erano stati consiglieri in capo e in seconda e contro i loro figli, venga esteso ai consiglieri terzo, quarto e quinto e ai loro figli.

Il viceré dispone che sí osservi la consuetudine.

19 che si proibisca alle imbarcazioni provenienti da luoghi sospetti di con-tagio, dí attraccare nei porti di Oristano e dell'Ogliastra dove mancano i laz-zaretti e persone esperte nella cura di malattie epidemiche, gettando invece l'ancora nel porto di Cagliari.

630

Il viceré dispone che si osservi la consuetudine.

20 che la feluca, dove prende posto il capitano del porto o il suo vice per andare incontro alle imbarcazioni che giungono a Cagliari, rimanga conti-nuativamente a disposizione per tale servizio, perché spesso viene utilizzata da altri ufficiali per motivi diversi provocando ritardi nel rilascio dei permessi di ingresso.

Il viceré approva.

21 che si osservi il capitolo 41 delle suppliche presentate dalla città nelle Corti del viceré marchese di Baiona e proseguite dal vescovo Gaspare Prieto, in cui si stabilì che le scritture dei notai defunti venissero archiviate e riposte in un armadio chiuse a chiave e che l'archivista consegnasse le copie richieste agli eredi, al fine di evitare la dispersione degli atti e quindi la perdita dei diritti e dei relativi beni da parte degli abitanti di Cagliari.

Il viceré approva in conformità alle ordinazioni emanate il 24 aprile 1693 dal conte di Altamira, suo predecessore, per la città di Sassari e dispone che gli atti siano archiviati in una parte dell'Archivio regio sito nel Palazzo reale.

22 che non siano accettate suppliche che vanno contro i privilegi e i capi-toli di Corte della città come più volte richiesto nei precedenti Parlamenti ed in particolare nel capitolo 58 delle Corti di Gaspare Prieto.

Il viceré dichiara che terrà in considerazione la richiesta.

23 che venga osservato il capitolo 3 delle suppliche della città presentate nelle Corti del viceré conte di Santo Stefano, ín cui è stabilito che nessuno possa macellare o vendere carni negli esercizi cittadini e che inoltre il viceré fissi una penale per i consiglieri e gli ufficiali che daranno disposizioni contrarie.

Il viceré approva.

24 che si osservi il capitolo 4 delle suppliche della città presentate nelle Corti del viceré conte di Santo Stefano, in cui si fissò in non oltre 20 quintali al mese la provvista di formaggio per ogni galera, al fine di evitare che gli ufficiali regi acquistassero il prodotto per sé stessi, con il pretesto che si tratta-va della provvista delle galere, pagando quindi a minor prezzo il formaggio dai pastori ed evitando il pagamento della gabella spettante alla città; si chie-de inoltre che l'incaricato della riscossione del diritto trattenga subito l'im-porto che dovrà essere pagato da chi acquista formaggi oltre la quantità previ-sta di 20 quintali.

Il viceré dispone che si dia esecuzione a quanto stabilito nelle Corti del viceré conte di Santo Stefano

631

25 che non venga presa in considerazione la supplica che intendono pre-sentare gli Stamenti riuniti relativa all'insaccolazione per l'elezione di giura-to in capo e in seconda anche dei nobili, adducendo come pretesto la scarsità della popolazione cittadina; tale richiesta, infatti, va contro i privilegi e i capi-toli di Corte della città di Cagliari che più volte sono stati confermati dai sovrani, nonostante lo Stamento militare abbia tentato di riproporre la que-stione ottenendone sempre un rifiuto. L'unica deroga alla normativa, per la durata di sei anni, si ebbe nel periodo successivo all'epidemia che causò un grave decremento demografico non solo nella città, ma in tutto il regno. Nel Parlamento del conte di Santo Stefano, poi, la città — capitolo 25 — chiese che, passato il termine di 6 anni, si eliminassero i nobili dalla rosa dei possibili consiglieri e la richiesta fu accolta. Non si può inoltre dimenticare che nel periodo in cui i nobili fecero parte del governo municipale, furono imposte nuove e gravose gabelle e assunti altri impegni a titolo di imposizione di censi già estinti, e ciò comportò un fiorire di procedimenti contro i creditori, per la maggior parte nobili, e tali cause pendono davanti al Regio Fisco da tanto tempo, dal momento che gli stessi nobili creditori hanno ottenuto le lettras causa videndi; al contrario, da quando i nobili sono stati estromessi dal governo cittadino, non ci sono state nuove imposizioni di gabelle, né nuovi impegni della città ed il buon governo è dimostrato anche dal fatto che, da 2 anni a questa parte, si stanno quietanzando quelle gabelle imposte nel periodo in cui i nobili partecipavano al governo della città e attualmente sono pronti oltre 100 scudi per soddisfare i creditori.

Il viceré dichiara che terrà in considerazione la supplica nel momento in cui gli Stamenti presenteranno la loro richiesta.

26 che si decida in merito alla richiesta, già presentata nel capitolo 2 delle suppliche della città durante le Corti del viceré duca di Avellano, con cui si chiedeva un aumento da 40.000 a 70.000 starelli di grano da immagazzinare per la provvista della città, giustificato dall'incremento della popolazione e dal fabbisogno che aumenta durante le invasioni nemiche, quando si riversa-no nel Castello anche gli abitanti di Stampace e di Villanova.

Il viceré dispone che ricorrano al sovrano.

27 che il procuratore fiscale o altri si astengano dall'intromettersi nelle operazioni di macellazione e vendita delle carni, come è stabilito nel capitolo 6 delle suppliche della città presentate nelle Corti del viceré duca di Avellano, dovendosi limitare lo stesso procuratore alla verifica dei bollettini.

Il viceré approva.

28 che il posto di giudice civile della Reale Udienza, lasciato libero da don

632

Simone Soro, venga ricoperto da un nativo della città di Cagliari, dove sono numerosi esperti nel diritto e letterati di grande credito che sono al servizio della corona come ministri togati, consiglieri del viceré e come avvocati degli Stamenti

Il viceré dichiara che terrà in considerazione la richiesta.

29 che la città continui ad avere, in particolare negli atti giudiziari, il trat-tamento di "signoria" a cui ha diritto in quanto gode degli stessi privilegi della città di Barcellona.

Il viceré dispone che si osservi la consuetudine.

30 che vengano riconosciuti e ricompensati i meriti di Giovanni Elisio Esquirro, dottore in diritto e consigliere in capo della città, che ha servito fedelmente la corona nelle Corti dei viceré Bayona e Lemos, e che vanta tra í c. 325

suoi discendenti uomini di grande rigore morale e civile. Il viceré dichiara che presenterà la supplica al sovrano.

31 che venga concesso un cavalierato a Ignazio Carta, dottore in diritto e consigliere secondo della città, che ha ricoperto molti impieghi al servizio del sovrano come quello di assessore nella curia del vicario, di avvocato dei pove-ri, di padre degli orfani, di mostazaffo, di membro del collegio dell'Università e di consultore regio, come suo padre, Francesco Carta, che fu prosegretario del sovrano.

Il viceré dichiara che presenterà la supplica al sovrano.

32 che venga concesso un cavalierato a Giovanni Agostino Camedda, dot-tore in diritto e consigliere terzo della città perché, avendo una figlia in età da marito, possa avere i mezzi per costituire una dote.

Il viceré dichiara che presenterà la supplica al sovrano.

33 che venga assegnata a Giuseppe Marongiu una pensione ecclesiastica di 200 scudi sul vescovado di Cagliari, vacante, o su qualche altro che si ren-derà vacante oppure un cavalierato, per poter continuare gli studi ed abbrac- c. 325v.

tiare la carriera ecclesiastica, in quanto suo padre Francesco Antonio Marongiu della Rubera di 70 anni, consigliere quinto della città, notaio pub-blico, sindaco dell'Appendice della Marina, assistente del thenedor delle galere, avendo anche a carico cinque figli in minore età, non ne ha i mezzi sufficienti.

Il viceré dichiara che presenterà la supplica al sovrano.

34 che si conceda un cavalierato a Francesco Esgrecho, sindaco della città

633

di Cagliari, che ha servito in queste Corti e nelle precedenti, a partire da quelle celebrate dal marchese di Camarassa, sempre a favore del servizio regio, in quanto non ha i mezzi sufficienti per mantenere i figli e maritare la maggiore.

Il viceré dichiara che presenterà la supplica al sovrano.

35 che venga concesso un cavalierato a Francesco Ruxotto, dottore in diritto e avvocato della città che esercita tale professione da oltre 24 anni, dimostrandosi in tutte le occasioni sollecito e fedele verso i viceré e i Regi Consigli: nel 1681, incaricato dal conte Egmon di assicurare con mezzi straordinari alla giustizia una quadriglia di malfattori, li catturò anche a pro-prie spese condannandone alcuni alla pena ordinaria e altri alle galere; suc-cessivamente, su ordine del viceré arcivescovo Angulo, indagò con successo in diverse incontrade sui diritti reali che erano stati usurpati; nel 1684 fu nomi-nato, dal conte di Fuensalida, consultore della contea di Sedilo, dove per tanti anni operò anche senza salario, assicurando alla giustizia i delinquenti che avevano avvelenato il reverendo Giovanni Maria de Muro di Lanusei durante la messa; nel 1685 ricoprì l'incarico di assessore del governatore dei Capi di Cagliari e Gallura; fu consigliere in seconda della città quando la Reale Udienza governò in assenza del viceré; nel 1693 il conte di Altamira gli ordinò di perseguire alcuni facinorosi della villa di Maracalagonis e altri malviventi rei di diversi delitti, fu poi nominato assessore del vicario e mosta-zaffo; infine, su incarico del conte di Montellano, procedette ad accertare la controversia esistente tra il tribunale della Capitania generale e quello della Procurazione reale sulla cattura di una barca francese naufragata; e poi anco-ra ispezionò le Curie regie, sulle quali erano state avanzate molte lamentele circa la cattiva amministrazione della giustizia, facendo condannare alcuni ufficiali; in queste Corti ha votato il donativo nello Stamento militare e in quello reale, svolge le funzioni di esaminatore dei gravami ed ha curato la risposta al greuge del capitolo arborense.

Il viceré dichiara che presenterà la supplica al sovrano.

c. 325 Excellentissim senyor virrey, llochtinent, y capita generai y president en aquest generai Parlament. Francisco Esgrecho, sindich de esta fidelissima ciutat de Caller, diu que desde que ha tingut la dicha de la alta providencia de estar aquest regne de Cerdea baix lo suave domini y amparo dels seliors reys catholíchs de Aragó, las reals magestats sucesivaments han regonegut a esta ciutat en tan gran estimassio que en demo-strassio de aquella son estats sempre servits concederli tants ínumerables privilegis y capitols de Cort, que son de veure en los llibres y codigos de dita ciutat y dels originals recondits en lo archiu; y axi.bé dita ciutat continuant en la fidelitat que

634

ha professat sempre a sos catholichs monarcas desde que meresqué entrar en la real Corona de Aragó, jamai se es negada en servir en totas las ocassions que se han offert de servir a sa magestat, no sols en donatius ordinaris sino també extraordinaris, y lo que es mes, dant exemple a las demes ciutats del regne en ser-vir també com se ha esperimentat. Y sens embargo que en esta centuria se es tro-bat lo poble de esta ciutat ab las afflictions que se han esperimentat de contagies y diversos epidemias, per las quals ha patit gran falta de moradors y poblassio, y també hatgia patit anadas esterils que es estat menester imposar novas gabelas y tant essessivas como son las que se estan pagant per los habitadors y poble de esta ciutat, jamai aquella ha cessat de continuar en servir' / a la real magestat ab las c. 325 v. cantitats que continuament cada afri se han pagat, no obstant la imposibilitat en que se troba constituhit lo poble ab tantas atiadas calamitosas, com lo ha fet en estas presents Corts, segons consta a vostra excellencia. A lo que se ariade que trobant.se dita ciutat de Caller ab lo sentiment de haver.se.li vulnerat alguns de sos privilegis y capitols de Cort, podia haver.se quexat a vostra excellencia dels dits perjuhisis y contra fueros abans de tratar.se del real servei, etiam en aco ha entes servir a sa magestat, conciderant que ab ditas quexas seria retardar lo servisi y dar exemple a que altres fessen lo matex, pero es estada dita ciutat y esta ab viva fee que vostra excellencia en nom de sa magestat, que Deu guarde, haura estimat tan bona atenció y que no dexarà de provehir de remei, de tal modo que dita ciutat tinga lo conzol que devia tener si hagues presentat las quexas en ans, y de aquest modo concervant.se los privilegis y capitols de Cort concedits a dita ciutat y sos abitadors alentar.los mes en lo venidero per a servir a sa magestat, que Deu guarde, y axi forma lo exponent los presents capitols sobre los quals sera servit vostra excellencia dar la deguda providencia en nom de sa magestat, que Deu guarde, y que aqueills se observen inviolablement per capitols de Cort.

Que los privilegios y capitulos de Corte concedidos a favor de la ciudad y sus moradores no se entiendan derogados.

1 Primerament, per quant esta ciutat te diversos privilegis y capitols de Cort con-cedits per los senors reys catholichs de gloriosa memoria, a la execussio dels quals no se ha denegat sempre que se ha offert representar.los, pero algunas vegadas ja per no haver sucehit lo cas despres de llur concessio y ja tambe perque no se té noticia de haver.se contravingut ad aqueills despres de molts aiiis se han represen-tat, y per lo Real Fisch se ha assomat contradissio ab motiu que no constava de la observancia y no est / bé que per no saber.se los casos sucehits se done per assen- c. 326

Il termine servir è ripetuto alla c. 325 V. 2 il termine es è ripetuto alla c. 326.

635

tada in observancia, quant esta no se pot dit, sino es que conste de haver.se desidit en contraditori juhisi, maximament essent tant dits privilegis com dits capitols de Cort, lleis pactionadas firmadas y juradas per sa magestat en lo felis ingresso de sa magestat en la monarquia. Per tant per evitar tot perjuhisi a la dita ciutat de Caller, supplica dit sindich sia vostra excellencia servit en nom de sa magestat, que Deu guarde, declarar y per acte de Cort provehir que digun privilegi y capitol de Con concedit a dita ciutat de Caller y sos abitadors se entenga ni se pugan dir derogats, no obstant que lo Real Fisch o altra pergona pretengan y aleguen contra-factio y no es sino que aqueill y aqueills se entingan estar en viridi observancia, fins que en altras Corts generals a petissio de la matexa ciutat y abitadors a qui estan concedits, hatgian demanat expressa derogassio a sa magestat, que es lo modo y forma que per la derogassio necessitan los fueros y usos de la ciutat de Barzelona, dels quals per privilegis especial te comunicassio esta ciutat de Caller y sos abitadors, segons es de veure del privilegi de dita comunicassio que en authen-tica forma se presenta ut ecce. Acudan a.su magestad. Liliu secretarius.

Que los capitulos que representó de perjuhisio de sus privilegios en las Cortes del sehor Monteleon se inserten en este processo.

2 Item, per quant en las precedents Corts celebradas per lo excellentissim duque de Monte Leo se havia de dar providencia y remeia alguns perjuisis que la ciutat

c.326 v. de Caller pati en vulnerassio de sos privielgis, essent.se participats dita[ / perjuhi-sis a sa excellencia respongué que Baria remei sens que fos menester ribar.se a for-massio de greugies, y com la ciutat de Caller ha portat sempre per fi principal, com vostra excellencia lo ha experimentat tambe en estas Cors, no dilatar lo real servei attenent ad aqueill, vingué a be lo sindich de dita ciutat en formar capitols a part sobre dits perjuhisis, y en effecte sa excellencia provehi en aqueills, segons és de veure dels dits capitols y decrets que se presentan ut ecce; y perque se omiti incertar.los en lo proges de ditas Corts, no se remeteren a sa magestat axi que se necesita la confirmassio dels decrets fets en dits capitols y mayor declarassio de alguns de dits decrets, com es lo que siguex luego. Per tant, supplica dit sindich mane provehir que los dits capitols de perjuhisis de ditas precedents Corts se incerten en lo proges de las presents, per.a que sa magestat se digne confirmar los dits decrets per acte de Cort, y declarar mes alguns a favor de dita ciutat, confor-me lo thenor de las respetive supplicar; y entre dits decrets que han menester mes declarassio se servesca fer.la en lo provehiment que per sa excellencia se fiu sobre la materia de que se trata en lo capitol que luego seguex ad aquest.

Il termine dits è ripetuto alla c. 326 v.

636

Que se inserten en este processo. Liliu secretarius.

Que la jurisdicion y conoscimiento de los contrabandos de los generos de aguar-diente y vino es privativo de la ciudad.

3 Item, per quant en lo capitol primer de la representassio dels perjuhisis que dita ciutat fiu al excellentissim duque de Monteleo que per no haverse remes a sa magestat tunc en lo antecedent capitol ad aquest, se ha supplicat incertar en las presents Corts y remetre.los se representà que lo tribunal del Real Patrimoni periudicava a la ciutat de Caller posant.se a conexer dels / contrabandos y fraudes c. 327

de gabelas en lo vi y aigua ardent, sobre las quals te la ciutat jurisdissio privativa en virtut dels privilegis citats y presentats en dit primer capitol, se provehi que no tenia periuhisi la ciutat en ago, ab motiu que lo tribunal del Real Patrimoni no se trobaria privat de la jurisdíssio en díts contrabandos. Y perque aquest motiu, salva pace, no es conforme al fet perque en ditas gabelas sobre lo vi y aigua ardent no hi.a dret real, sino solament de la ciutat que en virtut de los referits sos privilegis incertats en dit primer capitol de periuhisis es la que solament a imposat los dits drets y gabelas en dits generos de vi y aigua ardent; axi que no tenint interes en aquellas lo Real Patrimoni no te jurisdissio. Y per conseguent no se pot dir privat de lo que no te, sino que és clara la jurisdissio privativa de dita ciutat en lo conexi-ment dels fraus que se cometen en dits generos, y axi supplica dita ciutat mane vostra excellencia per atte de Cort provehir, y si menester es, declarar mes que la jurisdissio y coneximent dels contrabandos en dits dos generos de vi y aigua ardent, y qualsevol altres en que no hia enteres real es privativo de la ciutat. Acudan a.su magestad. Liliu secretarius.

Que toda persona de qualquier grado o condicion haia de pagar las gabelas impuestas por la ciudad.

4 Item, per quant los senors reíes catholichs de gloriosa memoria son estats servits en diversos privilegis, y especialment lo senior rey don Pere ab lo despachat en Saragossa en 8 de maig de lo afiy 1381, y ab altre en Valencia en 10 de abril 1382, manar que totes y sengles percones sens excepcio alguna de' / qualsevol grau y c. 327 v.

condissio sian hatgian y degan de pagar las gabellas imposadas per dita ciutat, manant ab los referits privilegis que ninguna persona per preminent sia que no puga allegar exemptio hiis verbis: «ipsosque conciliarios exigere permitatis a dicto Antonio de Pugiol et aliis quibus cunque adiutas et impositiones praedictas, cum

Il termine de è ripetuto alla c. 327 v.

637

melioris conditionis esse non debeant, quam nos et noster primogenitus et habi-tantes in fronteriis quí tempore guerrae et pacis indiferenter in adiutis et imposi-tionibus impositis contribuere sumus asueti»; ab las quals paraulas es clara y expressa la real voluntat que ningun official real mayor ni menor puga ser exemp-te de ditas gabellas, en tanta manera que etiam sa real pergona y de son primoge-nit voi que no lo sian. Y perque si be en las Corts que en nom de sa magestat cele-bra lo excellentissim conde de Sant Esteva, en lo capitol 5 de las supplicar de dita ciutat, copia del qual en authentica forma presenta ut ecce, se provehi per sa excellencia y se confirma per sa magestat que se guardas lo dit privilegi, pero despres se ha conegut que per los seflors virreis, generals de galeras tant de la esquadra del present regne com de altras esquadras, y també per los ministres regis se ha contravengut pretenent no deure pagar gabella de aquellas cosas que dihuen necessitar per us propri, y com se trata de pergonas tant superiors, los ministres de esta ciutat y administradors dels drets de dita ciutat no se atrevexen a replicar.lis, pero ago es en gran darli de las rentas de dita ciutat, per cuia falta se dexan de satisfer los acrehedors que donaren llur diner tant per lo socorro de las

c. 328 necesitats publicas com per las asistencias / que en las urgencias de la monarquia ha fet dita ciutat, entre los quals acrehedors hi son las religions, monestirs y causas pias que vui estan perexent puix no cobran ni hu per cent, y si.be per aquesta con-travencio tan clara podia la ciutat haver format quexa eo greugie en aquest generai Parlament, pero atenent que aqueill podia remorar lo real servei, y confiada la ciu-tat en la rectitut de vostra excellencia, supplica mane provehir en nom de sa mage-stad y per acte de Cort perpetuament valedor decretar que indispenzablement se observen dits real privilegi y capitol de Cort, y en cas de renitencia en pagar ditas gabellas, que ab simple instancia del sindich de dita ciutat o del rendador dels drets, y ab notificassio del dit capitol de Cort y obstencio del compte del duaner, colector o rendador de dita ciutat, lo magnifich thesorer pague al rendador o, en son cas, clavari de dita ciutat lo tanto que importaran las gabellas de las robas y generos, que los tal ministres que cobran salari de la real Caxa superiors o infe-riore, hauran introduhit per compte de llur salaris, nemine excepto; y que sucehint lo cas que vingan galeras o qualsevol altra embarcassio lo administrador dels drets y rendas de esta ciutat no lis dexe passar lo vi ni altros generos sens pagar en ans las gabellas en dits generos imposadas, axi com en llur terras fan ab los de esta ciutat. Que en respecto de los ministros y militares se exequte lo que se observa y decla-rado en justicia, y por lo demas que lo supliquen a.su magestad. Liliu secretarius.

638

Que se suplique a.su magestad para que se obtenga de Su Santidad breve oble-gando a los eclesiasticos a la paga de las gabellas.

5 Item, per quant en las ocassions que se han offert de contagies en lo present regne y en esta ciutat es estat precis fer alguns gastos de prevengions per diversos llochs, per llibrar al poble de esta ciutat en patirlo, y ago no obstant lo ha patit, y per sublevar lo dit poble en tan gran afflictio fonch menester pondre diversas can-titats de diner a censal y1 / per satisfassio de aquelles fonch precis posar novas c. 328 v.

gabellas ab concentiment de las primeras veus dels Estaments, y en especial del Estament eclesiastich, y axi se posaren per dit effecte novas gabellas en lo oli, vi y demes coses segons es de veure de las imposissions dels dits drets que se presen-tan en authentica forma ut ecce. Y sucehex que dels tals eclesiastichs algunas vegadas repufian en pagar las ditas gabellas imposadas per dita necessitat del morbo; y també las que se posaren en la aigua ardent per la satisfassio dels salaris situats per las plassas dels nobles y magnifichs ministres que administran justicia en esta Real Audiencia y Real Conceill, de la qual renitencia sucehexen disturbis entre las jurisdissions puix los tals eclesiastichs entran apodtradament los generos y despres no se lis pot conseguir la satisfassio ab pretexto que en ditas imposis-sions no havria intervingut Breve de Sa Santetat, ni despres aprovassio. Y si be las causas per las quals se imposaren dits drets no lo han menester, perque son tant publicas que han resultat en benefissi y concervassio dels matexos eclesiastichs que componen lo poble y la matexa conveniencia de la causa del morbo, se iguala en lo sustento del ministres que lis administran justicia, pero per evitar disturbis de jurisdissio en la cobranza de ditas gabellas, supplica lo exponent mane vostra excellencia informar a sa magestat lo inconvenient referit que naix de dita reniten-cia de eclesiastichs, y las continuadas quexas que vostra excellencia esperimenta dels acrehedois que donaron dit diner, per.a que sa magestat se servesca com se espera de sa real clemencia inteposar sa real hautoritat ab Sa Santetat per la espe-dissio del Breve en la dita imposissio de gabellas, obligant a dits eclesiastichs que las paguen y que menos de ago no se lis permetesca la introdussio2 / dels generos. c. 329

Que lo representen a.su magestad.

Liliu secretarius.

Que a los habitadores de esta ciudad no se les obligue a pagar cantidad alguna de donativo en las villas.

6 Item, se posà en conciderassio de vostra excellencia que los ciutadans y abita-

I II termine y è ripetuto alla c. 328 V. 2 li termine introdussio è ripetuto alla c. 329.

639

dors de esta ciutat son los que pagan lo real donatiu que esta ciutat a offert, per-que estos son los que pagan las gabellas sobre los vivares de que se alimentan y robas que vistin, sobre los quals generos se han documentat gabellas destinadas per la satisfassio del dit real donatiu que paga dita ciutat, y de altra part se ha obli-gat en lo decenni passat a los dits ciutadans y abitadors a que contribuescan en lo donatiu que pagan las vilas y llochs del present regne, ab motiu que dits ciutadans y abitadors tendrian bens, sitis y credits en ditas vilas, de tal modo que al temps que lo acrehedor cobra la penció o pencions dels censals que li dehuen los vassal-los en las vilas, lis desfalcan la cantitat que li volen fer contribuhir com si fos vas-saill de la tal vila. Y també lis estiman los imobies a preus exorbitants, perque tin-gan aquellos vassaills esta estimassio de bens per ajudar.lis a pagar lo donatiu que toca a dits vassaills. Y no es just que los dits abitadors de esta ciutat paguen dos vegadas donatiu, com lo ha declarat esta Real Audiencia in contraditorio iuditio a favor de dits abitadors y contra los sindichs de diversas vilas, segons es de veure de la sentencia, tuia copia en authentica forma se presente ut ecce. Y de fer.se lo

contrari naix evident perill de menguar.se la poblassio de esta ciutat perque se.ne aniran a viure, com ja moltissims lo han fet, a ditas vilas, puix alli no pagan gabella alguna sobre vivares com la pagan en esta ciutat. Y posant en conciderassio de

c. 329 v. vostra excellencia / que importan molt a sa magestat, que Deu guarde, que esta ciutat com a cap y principal part del regne se mantenga en gran poblassio per poder.se prontament defendre de qualsevol invassio repentina de enemichs, que es lo principal fi que han explicat los seiiors reys catholichs en los privilegis que han concedit a esta ciutat desde son primer origen, segons es de veure dels dits privilegis que en authentica forma se presentan ut ecce. Per tant supplica dit sindi-ch mane vostra excellencia en nom de sa magestat provehir per acte de Cort per-petuament valedor, que a los siutadans y abitadors de esta ciutat no se lis obligue a pagar cantitat alguna de donatiu en las vilas, per raho de bens alguns ni credits que tingan en aquellas. Que lo pidan a.su magestad. Liliu secretarius.

Que los naturales de esta ciudad sean preferidos a los de fuera en el numero de nottarios y secretarios.

7 Item, per quant en lo capitol 13 de las supplicas de esta ciutat en las Corts pre-cedente, celebradas per lo excellentissim duque de Monteleó se provehi, y sa magestat, que Deu guarde, confirma que los nats en esta ciutat sian preferits en lo numero dels notaris de la Llochtinencia General als que seran nats en las vilas, en concurrencia de dos que sian examinats en un matex die, y que en los altres se observe la precedencia del examen segons es de veure de la copia authentica del dit capitol y decret que se presenta ut ecce. Y per no haver.se expressat en dita

640

supplica que lo matex se observas en lo offissi de secretaris de dita Llochtinencia General, Real Concedi, Real Patrimoni y de la Real Administrassio, se dupta si se ha de entendre dita supplica y decret també los dits secretaris, y com sia que en dits offissisi / es hont mes ha de prevalexer la dita gracia, perque en eills cau c. 330

mayor la estimassio que sa magestat fa dels naturals de Caller. Per co supplica mane vostra excellencia provehir per acte de Cort perpetuament valedor, que dita gracia y prelassio se entinga també per los dits offissis de dits quatre secretaris. Que por quanto ay senor util y particular d.estas secretarias con privilegios reales, y libertad de nombrar, que lo pidan a su magestad. Liliu secretarius.

Que la ciudad pueda gozar del beneficio de la saca del trigo de la annona que se vissiare y se fabricare a biscocho.

8 Item, per quant la real magestat del senyor rey don Pere ab son real despacho del primo de marts de lo afiy 1357, que va incertat sobre lo capitol 7 dels perjuisis representats a I.excellentissim duque de Monte Leó que en lo capitol segon d.alt dit de estas supplicas se han demanat incertar y remetre, consta que la prefata real magestat concedi a esta dita ciutat lo benefisi de la saca de la porció formentaria eo anona de esta ciutat, y ha sucehit moltas vegadas que dels forments encerrats per dita anona estant fent lo servei que moltas vegadas dura lo encerro y passa de un ani a dos, se.ne ve a pedre grans porcions com ha sucehit lo present ani que se ne ha perdut ultra dosmil estareills, segons consta a.vostra excellencia y es de veure de la certificatoria del nottari de dita ciutat que se presenta ut ecce. Y esta perdua de forments que ja molts anis se ha patit, segons es tambe de veure de dita certificatoria, es la causa de pedrese lo fondo de la formentaria en davi no sols dels acrehedors de dita ciutat, sino tambe de la necessitat publica perque per-dent.se dit fondo de formentaria no te la ciutat effectes de hont poderlo rempla-sar, y també en dafiy de la real magestat perque no tendrà esta plassa lo abasto y2 / sustento per lo cas de invassio de enemichs, o per lo cas de afiadas esterils que ja c. 330 v.

diversos anis se han esperimentat en que ha perillat gran numero de gent y poblas-sio per falta de forment; y axi per evitar danis tant conciderables es bé que no se perdia lo forment de dita anona, quant riba a picar.se sino que se fassia a besquit, y que podent.se aquest embarcar logre dita ciutat la saca del tal besquit, com la tendria en virtut del dit son privilegi si se embarcas lo forment, y no es conforme a equitat perque lo servir lo dit forment ab dit encerro no ha de ser.le danos al temps que per la matexa raho de servir li es degut lo premi. Per.to supplica dit sindich mane vostra excellencia en nom de sa magestat, que Deu guarde, provehir

1 Il termine offissis è ripetuto alla c. 330. 2 il termine y è ripetuto a c. 330 v.

641

per acte de Cort perpetuament valedor que la dita ciutat tinga lo benefissi de la saca del besquit que se deurà fer del dit forment, podent.se dit besquit extreure, y que aqueill tinga lo matex privilegi que dita ciutat te y goza de la saca del dit for-ment de la formentaria. Precediendo primero las revistas necessarias y por los ministros acostumbrados de ser de porcion de su calidad y teniendo la lisencia de la extracion, se les concede lo que suplican. Liliu secretarius.

Que la ciudad tenga jurisdicion privativo, y pueda conosger de las faltas y delec-tos de sus ministros que en sus offissios faltaren, condemnando.los en las penas que incurriran.

9 Item, per quant la ciutat de Caller te diversos ministres que exercessen diversos offisís en dita ciutat, como son mostasaph, obrer y altres que quiscun ani sortean y a estos la ciutat lis dona ministres que lis asistexen en dits empleos, y es just y con-venient a la bona administrassio de justicia que si estos faltan en la adminístrassio y exercissi de llur respective offissis, la ciutat los castigue previ coneximent de causa. Per tant, supplica dit sindích mane vostra excellencia provehir per acte de'

c. 331 / Cort que dessi havant la ciutat tinga jurisdissio privativa y conega de las faltas y delictes que los respective ministres faran y cometran en llur offissis, condem-nant.los en las penas que conforme a dret se trobarà haver incorregut. Guarde.se lo acostumbrado. Liliu secretarius.

Que no se concedan salvasguardias contra las rentas y derechos de la ciudad, en la conformidad que esta pedido por los barones.

10 Item, per quant ab capitol de Con dels recopilats per lo noble y magnifich don Juan Dexart libre 1, titol 6, capitol 1 de litera Marator. et salv. Guard., està esta-tuhit y prohibit que no se concedescan ni tregan salvas guardias reals en terras de barons y heretats, y la matexa raho milita a favor de las rentas y drets de la ciutat que son gabellas imposadas, en virtut dels reals privilegis que dita ciutat te, sobre las quals se mante lo publich de dita ciutat, se paga real donatiu y demes carrichs que te. Per tant supplica dit sindich mane vostra excellencia per acte de Con per-petuament valedor provehir que en lo dit citat capitol de Cort se comprengan també las rentas de dita ciutat, prohibint totalment, baix decret de nullitat, con-cessio de salvas guardias en los drets y rentes de la ciutat. Como lo suplican.

1 11 termine de è ripetuto alla c. 331.

642

Liliu secretarius.

Que los soldados se aparten saltim de estar en las puertas de la presente ciudad.

11 Item, per quant la introdussio dels soldats en esta ciutat no es per presidi, puix sa magestat no ha conegut motiu algu per ago, ans sempre ha merescut esta ciutat de la real magestat las continuadas honras de acreditar.la en la fidelitat que / ignatament c. 331 v. ha profesat y rendit a son rey, y se esperimenta que de estar dits soldats com estan en las portas de la present ciutat, patexen continuas molestias y maltrataments los abítadors de aquella, segons es notori a vostra excellencia de las moltas quexas han presentat los sindichs dels tres appendisis en diversas ocassions. Supplica dit sindich mane vostra excellencia provehir que dits soldats se aparten saltim de estar en las portas de la present ciutat, que a.mes de evitar los enconvenients de ditas molestias rebii esta ciutat gran favor de vostra excellencia en mayor credit de lo que sempre ha procurat servir a sa magestat, que Deu guarde. No ha lugar lo que suplican. Liliu secretarius.

Que los almadravistas sean obligados a dejar cada ano una porcion competente de attun, saltim el dos por ciento para viveres y abasto del pobre de esta ciudad.

12 Item, posa dit síndich en conciderassio de vostra excellencia que havent hi com hy.a en lo present regne y especialment en lo cap de Caller, almadravas en que se fan copiosas pescas, lo poble de esta ciutat no goza de estos fruits y vivares, per-que los almadravistas lo embarcan tos sens dexarne porcio alguna vendible en esta ciutat, no obstant sia axi estatuhit per capitol de Cort dels recopilats per lo noble y magnifich doctor don Juan Dexart libre 8, titol 5, capitol 35 de anona; y quant ne dexan alguns barrils que se consiguex ab trabaill, lo posan a tant preu alt com es de quatre sous la lliure la sorra, de lo que se conex que lo fan per no obligar.los a dexar lo abasto ab motiu que no lo compran, y se conex esta indiretta de los atuns que aqueills envian a Barzelona hont los venen al matex preu de quatre sous la lliure que alli es catorze onzas; que tot es tant notori que basta alegar.lo, y alli lo venen a quatre sous la lliura que es catorze onzas y' / gastan los fletes interessos de c. 332 moneda y demes, ab molt menos preu dehuen darla en esta ciutat hont la lliura es doze onzas, y no hi son los gastos com per portar.la a Barzelona. Y tambe posa en conciderassio de vostra excellencia que segons es notori en las cuaresmas falta lo aliment del pex, especialment en lo temps que no se pot pescar per los temporals, y es cosa Ilastimosa que essent fruits del present regne no los pugan tener per son díner a preus competens. Per tant supplica mane vostra excellencia per acte de

' Il termine y è ripetuto alla c. 332.

643

Cort perpetuament valedor provehir que los almadravistas, baix una pena a vostra excellencia ben vista, sian obligats dexar cada ani en esta ciutat porció competent, com es dos per cent de tot genero de atuns salats, y que se venian al preu a vostra excellencia ben vist, aguda conciderassio del tanto que lo venen en altras pars fora regne. Que se observe el capitulo de Corte citado en esta suplica, y que la regulacion del precio se exequte en la mesma forma que queda expresado para el numero de los barriles, oiendo los interesados. Liliu secretarius.

Que ninguna lancha ni caico se atreva ir a ninguna embarcacion antes o despues de negar a este puerto, y tener primero noticias su excelencia y la ciudad, segun se ha observado, bajo rigurosas penas corporales.

13 Item, per quant esta ciutat de Caller es la principal del regne, y se va ab lo cui-dado que es notori per la concervassio de la salut publica, y sucehex que axi com venen ad aquest port enbarcassions etiam en ans de dar fondo, van las lanchas no sols de las galeras peró ancara de altras embarcassions que se troban en eill, abans de arribar lo capitò del port, que es la persona destinada per aquest ministeri, lo qual te obligassio de dar raho en primer lloch a vostra excellencia y apres a la ciu-tat del lloch de hont vé y de las noticias de la salut dels llochs de hon venen, pre-nint los manifestos de las mercancias; y de fer.se lo contrari ne redundan notables'

c. 332 v. / inconvenients perque la tal o tals enbarcassions poden venir de llochs suspecto-sos a la salut, y quant riban las tals lanchas abans del dit capità del port no reparan en asercar.se, comunicar y comerciar y tambe poder dar.les algunas pessas de robas. Per reparo de lo qual supplica dit sindich mane vostra excellencia per acte de Cort perpetuament valedor provehir ab rigurosas penas corporals, que dessi havant diguna lancha o esquife se atrevesca anar a ditas embarcassions abans ni despres de arribar al port, fins tant que vostra excellencia y esta ciutat tingan la noticia com sempre se ha estilat, y que la tal o tals embarcassions tingan practica. Como lo piden, y su excelencia darà las ordenes convenientes. Liliu secretarius.

Que los artesanos corno son herreros, boteros y orifices y demas se aparten de las calles pricipales, y la ciudad les sciale lugar apartado.

14 Item, per quant molts artesans, com son ferrers, boters, orifisses, platers y demes de alguns anis a esta part se son allargats a traballar de llurs offissis en los carrers mes publichs tant del present Castelli com dels appendisis, causant gran

' Il termine notables è ripetuto alla c. 332 v.

644

perjuisi als dueflos y habitadors de las demes casas, molts de los quals teneri pro-fessio y empleo noble, como son los nobles y magnifichs ministres de la Real Audiencia y Real Conceill, y lletrats ab la continuassio dels ruidos que fan dits artesans, y tambe a la salut per la inquietut que causan als malalts, y tambe afean la ciutat y es just posar hy remei. Per tant, supplica mane vostra excellencia per acte de Cort perpetuament valedor provehir baix las penas a vostra excellencia ben vistas, que dits artesans se aparten dels carrers principals y la ciutat lis seriale lloch apartat y conveniente / en que pugan traballar de Ilur respetive offissis. c. 333

Como lo suplican. Liliu secretarius.

Que inviolablemente se observe el capitulo de Corte de las que celebró el senor duque de Avellano, que no se hagan procedimientos en causas de poco valor cuio interes no Bega a tien libras.

15 Item, representa a vostra excellencia dit sindich que en lo capitol 3 de las sup-plicas presentadas per la ciutat en las Cors celebradas per lo excellentissim duque de Avellano, copia del qual en authentica forma se presenta ut ecce, se provehi que no fessen prossehiments en causas de poch valor, cuio interes que se litigava no ribas a cent lliures, sino que se declarassen verbalment, y algunas vegadas se ha experimentat lo contrari. Per tant supplica dit sindich mane vostra excellencia provehir per acte de Cort que inviolablement se observe dit capitol de Cort segons sa serie y thenor, entenent.se lo mateix en cas de appelasio de sentencia ja dada per jutgie inferior. Como lo piden. Liliu secretarius.

Que se observe el capitulo de Corte del duque de Avellano, que ningun juez superior o inferior admita peticion, acusacion e opposicion de tercio sobre cen-sos, sino es depositando primero el deudor la cantidad.

16 Item, per quant en lo capitol 4 de ditas supplicas presentadas per dita ciutat en las Corts celebradas per dit excellentissim duque de Avellana2, se provehi que nin- gun jutgie de tribunal algú, superior o inferior, admetesca petissio3 / de oposissio c. 333 v.

sobre acusassio de ters; sobre actes de sensals, ni sobre ningun altre instrument valat ab dita escritura de ters y que, cas paregues admetre.la, sia depositant primer lo deutor la cantitat baix las penas en dit capitol de Cort expressadas que se pre-

i I termini y convenient sono ripetuti alla c. 333. 2 Così nel testo, invece di Avellano. 3 Il termine perissi° è ripetuto alla c. 333 v.

645

senta ut ecce en authentica forma. Y perque moltas vegadas se ha contravengut ad aio en perjuisi de las aziendas que se consumexen en letigis, supplica mane vostra excellencia provehir que dit capitol de Cort se observe inviolablement, etiam con-tra los hereus o possessore dels bens dels deutors. Guardese la disposicion del derecho. Liliu secretarius.

Que mientras los demas Estamentos no adimplen con su promesa en pagar los salarios de los cathedraticos de la Universidad y Estudios Generales, no tengan que veer en el goviemo ni firmen despacho alguno sobre dicha universidad.

17 Item, representa a vostra excellencia que en lo capito! 16 de las supplicar per dita ciutat presentadas en las ditas Corts celebradas per lo dit excellentissim duque de Avellano, se representa que ab petissio dels tres Estaments se funda la Universitat y Estudis Generals del present regne, en que dits Estaments se obliga-ren a la contribussio dels salaris dels cathedratichs, y que sols la dita ciutat de Caller era la que contribuhia, y no havent adimplit ab la promesa los caps dels altres Estaments se imiscuyan en las fermas del mandatos del govern de dita Universitat, y que sa magestat manas que suposat no havian adimplit ab la prome-sa no gosassen dits Estaments de preminencia alguna, se provehi que lo llochti-nent de sa magestat los hois de justicia, segons es de veure de la copia del dit capi-tol que en authentica forma se presenta ut ecce, y com finn vuy no se ha obrat ní provehit en aquest particular. Per tant y attes que qui vuy governa la dita Universitat es la ciutat de Caller, que es qui paga los salaris dels catredratichs,

c. 334 supplica dit sindich mane vostra excellencia provehir per acte de Corti / que men-tres los altres Estaments no adimplexen ab llur promesa, no tingan de veure en lo govern ni fermar despacho algú sobre dita universitat, sino que tot correga a disposissio a solas de dita iutat, que es qui governa dita universitat y paga los salaris als catredatichs y demes gastos, y que sempre que algú dels magnifichs con-sellers vulga trobar.se en algun acte en Junta de la Universitat, se li done lloch despres retor de ella. Observe.se lo que se acostumbra. Lilíu secretarius.

Que se observe el capitulo de Corte del seiior duque de Gandia en que se pro-veió que no se admita acusacion de tercio contra las personas que han Ilevado la insigna de jurado en cabo, y segundo y sus hijos; que se entienda tambien por los demas que han llevado la insigna de tercero, quarto, quinto y sus hijos.

Il termine Cort è ripetuto alla c. 334.

646

18 Item, representa dit sindich de que en lo primer capitol de las supplicar per dita ciutat presentadas en las Corts de l.excellentissim duque de Gandía, copia del qual se presenta ut ecce en authentica forma, se provehi que no se pogues admetre acusassio de ters contra a las pergonas que han portat la insigne de conceller en cap y segon y sos fills; y es be que esta exemptio la gozen las pergonas que han portat la insigne de conceller ters, quart y quint, puix lo honor de haver portat la insigne es lo matex. Perso, supplica mane vostra excellencia decretar per acte de Cort que axi com està resolt per los concellers en cap y segons se entenga també per los demes que han portat la insigne de tercer, quart y quint y sos fills. Guardese lo acostumbrado. Liliu secretarius.

Que en adelante no se de quarentenas en ningun puerto de los de Oristan y 011astre y de hay a esta parte, sino que se remitan las embarcaciones a esta ciu-dad de Caller.

19 Item, per quant com esta dit en los' / antecedents capitols, esta ciutat de Caller c. 334 v. es la part mes principal del regne y axí es raho que cuíde de la concervassio de aqueill, com lo ha fet y fa especialment en tot lo dependent al partit y Cap de Caller, y de alguns anis a esta part se ha introduhit ab gran frequencia que las embarcassions que venen de llochs suspitosos de contagie aportan en diversos ports, en que no hy.a poblassio quinimo distan dels llochs poblats, y alli se lis donan quarantenas y platicas ab gran perill de la salut publica, perque no hi.a lazaretos ni gent esperta en lo conoximent de estas cosas, de lo qual ne poden resultar los graves danis que se dexan a la conciderassio de vostra excellencia. Per.go, supplica dit sindich mane vostra excellencia per acte de Cort perpetua-ment valedor provehir de que de vuy en havant en ningun port dels de Oristany y 011astre a esta parte' se done quarantena a diguna embarcassio que aporte en aqueills que se tinga suspita, que vinga de lloch infecto de contagie o sospitos, sino que las remetian a esta ciutat per evitar tot genero de perill. Guarde.se lo acostumbrado. Liliu secretarius.

Que el patrón y marineros de la faluca de la ciudad no puedan ser mandados por ningun ministro sino fuesse en servicio real.

20 Item, per quant esta ciutat de Caller te una faluca destinada per anar a rego-nexer las embarcassions que venen al port, embarcant.se en ella lo capità del port

Il termine los è ripetuto alla c. 334 v.

647

o son tinent per participar las notícias als senors virreys y ciutat, y desperes de c. 335 estal / participassio torna a las ditas embarcassions ab la matexa feluca per dar.les

la platica o negar.la si venen de lloch suspe[ctos], y en.ago no hi.a ora serta y sucehex que alguns ministres la manan anar per altres negosis, de lo que ne redun-da gran davi y perjuhisi quant dita feluca no se troba pronta per fer las referidas diligencias. Por tant supplica dit sindich mane vostra excellencia decretar por acte de Cort que dita feluca, ni son patró ni mariners, pugan ser manats per digun ministre per digun motiu si ja no fos per algun cas urgient en servei de sa mage-stat, y aio en cas que no hi hagues altra embarcassio en lo port que pogues anar. Como lo suplican. Liliu secretarius.

Que se archiven las nottas de los nottarios deffunctos, y principalmente aquellas que estan en los conventos ni de nottarios aprovados.

21 Item, representa a vostra excellencia dit sindich que los abitadors de aquesta ciutat y regne han perdut moltas asiendas per causa que las notas dels notaris difunts restan sens govern en poder dels hereus de aqueills y se han perdut molts actes, y si be en las Corts celebradas que conclui Io bisbe don Gaspar Pietro en lo capitol 41 de los de dita ciutat que en authentica forma se presenta ut ecce, se provehi que se archivassen ditas notas, y que lo archiver en cas de treure algun acte done la part a l.hereu, tenint aquest una clau del calaix hont restan aquellas reconditas, ab tot no se es posat en total execussio essent com es materia tant important. Per.go supplica dit sindich mane vostra excellencia decretar per acte de Cort que se observe dit capitol, principalment en aquellas nottas que no restan

e. 335 v. en convents, ni notaris aprovats2 / puix fora de estos corren mes evident perill ditas nottas. Concede.se les lo que suplican en la forma que el tonde Altamira, mi antecessor, lo mandó en las ordenaciones que dejo para la ciudad de.Sasser en los 24 de abril 1693, archivando.los en la piessa de l.archivo real que esta" en este real palacio, y para su exequcion su excelencia darà las ordenes necessarias. Liliu secretarius.

1 li termine esta è ripetuto alla c. 335. 2 11 termine aprovats è ripetuto alla c. 335 v.

648

Que no se permita proveher suplica alguna de los sidicosl de las demas ciudades o de otra persona que sean contra privilegios, capitulos de Corte, y usos de esta ciudad de Caller.

22 Item, per quant dita ciutat de Caller resela que per los sindichs de las demes ciutats o altras pergonas no se presente alguna supplica o supplicas contra privile-gis, capitols de Cort, llibertats, franqueses y preminencies de esta ciutat de las quals supplicas dita ciutat no ne te notigia, que a tenir.la faria oposissio y expressa contradissio com ad cauthellam la fa ab lo present capitol, y no es be que en perjuhisi de dita ciutat sens ser citada no hoida se provehesca supplica alguna. Per c. 335 v.

tant dit sindich supplica a vostra excellencia no permetesca provehir suplica algu-na en perjuhisi dels dits privilegis, capitols de Cort y usos y demes que te y goza dita ciutat de Caller, y en cas se decretas alguna supplica contra dits privilegis, capitols de Cort, usos y preminencias de dita ciutat de Caller, se tingan aquellas per nullas, com si tal no se hi hagues provehit, en virtus dels capitols de Cort en diversas Corts concedits a esta dita ciutat, y en especial en lo capito] 58 de las que celebrà dit bisbe Pietro, que en authentica forma també se presenta ut ecce. Se tendra concideracion. Liliu secretarius.

Que se observe el capitulo 3° de las Cortes de Santistevan, a saber que ninguno mate ni haga vender carnes en las carnicerías de esta ciudad, sino los carnigeros obligados.

23 Item, representa a vostra excellencia que en las Corts celebradas2 / per lo c. 336

excellentissim conde de Sant Esteva en lo capitol 3 de las supplicas de esta ciutat que en authentica forma presenta ut ecce, fonch provehit que ningú matas ni fes vendre carns en las carniserias de esta ciutat, sino sols los carnisers obligats y que cas algun altre ne volgues matar que fes la matex obligassio que fan los obligats a lo abasto de ditas armas, y lo matex se entengues per aquellas carns que lis donan la denominassio de ser ganado del rey, perque com en esta giutat no hi.a asiento de carns se ha regulat sempre aquest abasto mediant estas obligassions, aliter falta-ria aqueill en grave y notable dani; y no obstant que sobre aco se hatgian fet per la ciutat vivas instancias, quant se ha volgut contravenir no lo ha pogut conseguir del tot, y perque es just se execute dit capitol de Cort ad unguem, supplica dit sindich mane vostra excellencia provehir per acte de Cort perpetuament valedor, que sens dispenzassio alguna se observe dit capitol de Cort mediant una pena a vostra excellencia ben vista, y que en la matexa incorregan los concellers o altre qualse-

i Così nel testo, invece di sindicos. 2 11 termine celebradas è ripetuto alla c. 336.

649

vol ministre que daran llisencia de fer lo contrari.

Como lo suplican. Liliu secretarius.

Que se observe el capitulo 4° de las de Santi Stevan, a saber que negando a la partida tassada para la provision dela y chusma de las galeras, se detenga el que caida de la cobranga del derecho del queso, el tanto mas que los offisiales quer-ran sacar de la plaza.

24 Item, representa a vostra excellencia que en lo capitol 4 dels presentats per dita ciutat en las Corts celebradas per dit excellentissim conde de San Esteva repre-sentà lo perjuhisi que tenia la ciutat en la compora dels formagies de plaza, que

c. 336 v. prenen los offisials de sa magestat y altres ab motiu de' / servir per provissio de las galeras y altres socorros, pagani als venedors lo tanto menos que importa la gabel-la imposada per la ciutat, y se provehi que en quant als particulars se fes com se supplicava, y en quant als formagies que se compran per sustento de las galeras de aquest regne, fos ab billet dels sehors virreys, y que no escedis a vint quintars cada mes per cada galera per ser lo precio y necessari per la chusma y demes gent de

rassio, y que per esta cantitat se pogues detenir lo dret que paga lo duetio del for-

magie que lo entra en la plaza, puix sino fos imposat aquest decret lo pagarian tant menos los offisials de sa magestat, com es de veure del dit dret que en authen-tica forma se presenta ut ecce. Y perque no obstant aquest capitol de Cort se ha excedit y contravingut en gran dani y perjuhisi dels drets y rentes de dita ciutat, no obstant se hatgian fet varias representassions. Per supplica dit sindich mane vostra excellencia per acte de Con perpetuament valedor provehir que dit capitol de Cort estiga sempre indispenzablement in vendi observantia, permetent al que cuida de la cobranza de aquest dret que ribant a la partida tassada, lis detenga lo tanto mes que voldran extraure de dita plaza. Exequte.se involablemente lo decretado en el capitulo quarto de las Cortes del conde de Santi Stevan, segun aqui se suplica. Liliu secretarius.

Que no se ensaculen en las bolsas de jurados ni de segudos2 personas nobles.

25 Item, per quant se ha tingut noticia que entre las supplicas que presentan los tres Estaments es una de aquellas, si be aquella es contra lo vot de esta ciutat de

c. 337 Caller, en que supplican haver.se de ensacular en las bolzas de concellers en3 /

i Il termine de è ripetuto alla c. 336 v. 2 Così nel testo, invece di segundos. 3 Il termine en è ripetuto alla c. 337.

650

caps y segons de dita ciutat pemnas nobles, ab motiu que hi hauria falta de perconas en lo regiment de dita ciutat, y com sia que esta supplica es contra reals privilegis y capitols de Cort concedits a dita ciutat de Caller que son in viridi observancia, y també lo motiu que asoman es contra la realitat del fet, perque esta dita ciutat de Caller te privilegis especials contra dita supplica, ab los quals la real majestat ha provehit y manat que no entren nobles en las bolzas de dita ciutat, segons de dits privilegis es de veure que se presentan ut ecce en authenti-ca forma, y per molt que en diversas Corts lo Estament militar hatgia anelat y supplicat lo matex que ara repetex, sempre ha tingut esclussio como lo atesta lo noble y magnifich dotor don Juan Dexart en los capitols de Cort que ha recopi-lat especialment en lo llibre 2, titol 3 de militar. et eorum privileg., capitol 5, numero 5 et 6, y en lo imediato capitol de Cort que seguex a dita glosa en apro-vassio de dita atestassio; y si be despres del contangie que pati esta ciutat y regne per la falta de gent se hatgia dispenzat a petissio de la matexa ciutat que per ter-mini de sis anis se haguesen pogut ensacular nobles; pero la matexa ciutat despres en lo capitol 25 de las supplicar per ella presentadas en las Corts cele-bradas per lo excellentissim conde de Sant Esteva demanà que atento havia pas-sat lo dit termini dels sis anis se expulsassen los dits nobles dels sachs, y havent lo axi provehit sa magestat, segons es de veure del dit capitol de Cort que se pre-senta ut ecce en authentica forma, se es executat, observat y guardat en tanta manera que despres del dit capitol de Corte sempre que ha sucehit que dels insa-culats algú ha / obtingut titol de noblesa, se.ne son luego ipso facto extrets dels c. 337 v.

sachs com se ha vist y executat en las perconas de don Joseph Carnisser, lo doc-tor don Agustin Nurra, lo doctor don Pere Francisco Rossu, y ultimament lo noble don Joseph Cartta, que se ne estregueren dels sachs luego que foren publi-cats nobles, y en lloch de aqueills foren estats promoguts altres ciutadans. Y no se pot omitir, dir que es contra lo fet lo motiu que asoman de que vuy en la ciu-tat hi hauria falta de perconas per dits empleos, perque lo contrari es patent, puix en la bolza de en caps sobre que no.ne falta digú los.que hi son estan ja tants anis matriculats, y cas que vingues a faltar ja me hi.a. en la bolza de segons que tenen las calitats per la real majestat del senior rey don Phelippe IV estatuhi-das en las constitussions que fonch estat servit fer y entregar el dotor Bonardy Almaniach que anà per sindich extrahordinari de la ciutat, segons de dita conti-stussio es de veure, que es la dalt en lo present capitol produhída, y ultra los referits ja tambe hi ha sujetes en esta ciutat cavallers antichs que ancara no son ensaculats en bolzas de en cap y segon, segons es nottori a vostra excellencia. Y meins se pot ommitir de pasar en concíderassio de vostra excellencia que en aquex meditemps que han intervingut nobles son estadas las imposissions de novas y excesivas gabellas y nous emperios de la ciutat de Caller, ab titol de car-regaments de sensals del desempeno, carregant sensals de las pensions madura-das, fent ab aio bis empeno y per haver.se conegut despres la iniusticia de aque-

651

c. 338 stosl / nous emperios, no se ha format lo plet contra exos acrehedors, que la mayor part son nobles, que es lo plet que vuy pendei amparat per lo Real Fisch de sa majestat, que tambe es part formai en la causa contra exos acrehedors per haver.se carregat en proprietats las pencions que tenian atrassadas de llur sensals ordinaris, y la decissio de aquest plet la han prolongada y prolongan en tanta manera que per aquest fi han obtingut reals lletras causa videndi. Al contrari empero despres que no hi.a mes nobles en la iutat, no sols no hi.a ha hagut novas imposissions de gabellas en lo poble, ni nous emperios de la Outat quinimo lo bon regiment de aquella es tant clar que se van quitant las proprietats de las sobras de aquellas novas gabellas ultimament imposadas en lo temps que los nobles la regian, las quals sobras se las han repartidas tants avis los acrehedors entre eills y nobles, quals quitaments que se han comenzat a fer de ditas sobras de dos avis a esta part son notoris a vostra excellencia y reals conceills, y ara se te prontament ultra mil escuts per quitar proprietats. Y com dits acrehadors, que los mes son los nobles, han instat sempre a vostra excellencia que volen estas cantitats de sobras, que no son hippothecas de aqueills, y també ara instavan a vostra excellencia imposissions de novas gabelas en lo poble, segons son notorias a vostra excellencia ditas instancias, es clar lo fi de dita supplica dels dits nobles que son los matexos acrehadors, perque tenint aqueills lo govern en dita ciutat pugan lograr lo que

c. 338 v. sempre han instat, que no lo han pogut conseguir / governant los ciutadans que se troban ensaculats, y no hi.a dupte que si aqueills entrassen ab lo poderio siguirian los incombenients que a.mes de lo referit se dexan a la conciderassio de vostra excellencia. Per tant supplica dit sindich mane vostra excellencia no dar lloch a tal supplica contra expressos privilegis y capitols de Cort, concedits a la ciutat sobre aquest particular, y per los inconveniente notoris dalt representats y tambe mirar per lo decoro dels ciutadans matriculats, que tant honradament y fialment han prossehit no sols en servir a sa majestat, que Deu guarde, sino tambe a son poble. Que se tendra concideracion quando lo representen. Liliu secretarius.

Que se aumente el trigo del ensierro de la annona de esta ciudad hasta la partida de settenta mil estareles con benefissio de la saca o, a lo menos, hasta los qua-renta mil en execusion del capitulo 2° de las Cortes del selior duque de Avellano.

26 Item, per quant en lo capitol segon de las supplicar per dita ciutat presentadas en las Corts celebradas per lo excellentissim duque de Avellano se presenta lo pri-vilegi real a dita ciutat concedit, de poder encerrar quaranta mil estareills de for-ment, que se diu lo forment de 1.escurtini ab lo benefissi de la saca, y tenir.los encerrats per las ocassions que se poden offerir de enemichs, fam y altras necessi-

termine aquestos è ripetuto alla c. 338.

652

tats, fins la nova cullita; y vuy no es bastant exa porssio per lo abasto perque de vint avis a esta part a crescut lo poble de esta ciutat en molts millanars de perso-nas, y en cas de invassio de enemichs es precisa la retirada al present Castelli de tota la gent de las vilas circumveinas, y especialment dels appendisis de Estampache y Vila Nova que son llochs uberts, y sens morallas; y en los affis de esterilitats que han sucehit no esl / bastada la porsio de 1.encerro de esta ciutat c. 339

per socorrer no sols a ditas vilas veinas, pero ni meins a los moradors de dita ciu-tat, y sa magestat provehi havent vist lo dit privilegi que pendria resolussio sobre la supplica que se li fiu de poder.se allargar lo encerro fins los setanta mil estareills que se demanaren, y hancara no se ha tingut dita resolussio y es just que se aumente dita porsio de formentaria, puix redunda en benefissi tambe de sa mage-stat, que Deu guarde, la concervassio de vassaills y aument de poblassio ab tener.lis previngunt abasto per los casos de necesitats. Penso, presentant ut ecce en authentica forma lo dit capito! de Cort, supplica lo exponent mane vostra excellencia provehir en nom de sa magestat lo dit encerro y aument de formenta-ria, fins dits settanta mil estareills ab lo benefisi de la caca o, a lo menos, fins los dits quaranta mil, y cas sia menester informar a sa magestat sobre la dita necesitat y aument del poble. Que lo supliquen a.su magestad. Liliu secretarius.

Que el procurador fiscal de la regia corte ni otra persona se intromenta en la distribucion de las carnes de la carniceria de esta ciudad.

27 Item, representa a vostra excellencia que en lo capitol 6 dels presentats per dita ciutat en las Corts celebradas per dit excellentíssim duque de Avellana, que se pre-senta ut ecce en authentica forma, y provant se ha dat norma en la distribussio de las carns, dexant llibre lo govern de la carnisseria a dita ciutat, prohibint que lo procurador fiscal de la regia cort no tinga que veure en la distribussio / y matanza, c. 339 v.

sino sols que puga regonexer los bolletins, segons es de veure de dit capitol de Cort, y perque per dit procurador fiscal de la regia cort se ha contravingut en diversas ocasions posant.se a distribuhir ordens que no pot contra dit capitol de Cort. Per so supplica dit sindich mane vostra excellencia provehir ab pena que dit procurador fiscal de la regia cort y tot hom se abstinga de entremetresse en lo govern de dita carniseria y matanza, dexant.lo tot per compte de dita cíutat obser-vant inviolablement dit capitol de Cort y demes que dita ciutat té sobre lo govern de l.abasto. Como lo suplican. Liliu secretarius.

I il termine es è ripetuto alla c. 339.

653

Que por la promotion de 1.illustre regente provincíal don Simon Soro al Sacro Supremo Real Consejo de Aragon, se honrre a los naturales de esta ciudad en la vaccante de la glassa civil.

28 Item, se posa en conciderassio de vostra excellencia que esta ciutat de Caller ha tingut la dicha de florexer molts naturals de aquella en la virtut y especialment en la professio de la jurisprudencia, en la qual hi ha hagut sempre y actualmente hi ha lletrats de gran credit, que han merescut de vostra majestat ser ministres togats com se troban, y estos naturals de Caller son los que han concorregut en servir a sa majestat no sols en las Corts que sempre se han celebrat, essent advocats dels Estaments, en que han consultat sempre lo mes convenient al real servei, com se ha lograt principalment en las Corts passadas, segons es notori, y també dits lle-trats son los que mes continuament han servit als senors virreys y als Conceills1 /

c. 340 en las comissions graves que de ordinari se offerexen enviar.los per diversas pars del regne; y axi es just que en las ocassions de vacants sian premiats. Y perque vuy se troba vaca la plaza que en esta Real Audiencia tant dignament ocupava lo noble y magnifich dotor don Simon Soro, y vuy illustre regent provincial per la promos-sio que ha merescut al Sacre Suprem Real Consell de Aragó. Per tant supplica dit sindich mane vostra excellencia informar a sa magestat, que Deu guarde, sobre lo referit y de lo carino ab que esta ciutat de Caller ab tanta puntualitat ha servit y servex a sa magestat, pena que ab sa real clemencia se digne honrar als naturals de esta ciutat en dita plaza civil que lo espera dita ciutat de la real muniNencia que seri alentar mes als naturals de esta ciutat per a.mes servir com deu a sa magestat, que Deu guarde. Se tendra concideracion. Liliu secretarius.

Que se continue en dar a esta ciudad en titol de setioria en todos los actos judi-ciarios.

29 Item, se possa en conciderassio de vostra excellencia que esta ciutat de Caller ordinariament ha tingut lo tratament del titol de senyoria, que li han dat los seflors virreis no sols en lletras y ordens sino també en despachos judiciaris, segons con-sta de tantas lletras y ordens de secretaria, y també en despachos de la Real Audiencia, copia dels quals en authentica forma presenta ut ecce. Y també ha merescut dit tratament en2 / despachos de pergmas reals cuias copia en authenti-

c. 340 v. ca forma tambe presenta ut ecce, y en lo privilegi de la comunicassi° que dels de la ciutat de Barzelona te dita cíutat de Caller concedit dalt produhit en lo capitol 6

III termine Conceills è ripetuto alla c. 340. 27 Il termine en è ripetuto alla c. 340 v.

654

de esta supplicasi, se lligi que sa magestat mana que qualsevol privilegi en que se trate de la ciutat de Barzelona, se entinga també alli espressament compressa la ciutat de Caller, segons es de veure del dit privilegi, la qual ciutat de Barzelona es notori de lo que atestan los dotors y llur fueros que te lo titol de setioria desde son primer origen: Y esta ciutat de Caller en exa conformitat usa no sols en que sos magnifichs concillers portan robas talars y chias, y també ha enviat sempre que ha tingut menester, sindichs estrahordinaris a sa magestat com consta de la certifica-toria que presenta ut ecce. Y a esta ciutat, com a primera veu de totas las demes ciutats del regne, es a qui sa magestat escriu ordinariament, segons es notori y també consta ab la certificatoria que se presenta ut ecce, que son las matexas preheminencias que te dita ciutat de Barzelona, segons es de veure de sos fueros, hi ha sucehit que algunas vegadas se li ha dexat de dar dit tratament y en actes judíciaris, y es just que se le continue. Per tant supplica dit sindich mane vostra excellencia per acte de Cort perpetuament valedor provehir que dit tratament se continue de serioria, en.dar.se a la ciutat de Caller en tots los actes judiciaris que lo espero com de la atencio de vostra excellencia. Guarde.se el estilo acostumbrado que representa. Líliu secretarius. /

Que se representen los servicios del dottor Juan Efis Esquirro, actual jurado c. 341 cabo de esta ciudad, para que consiga los buenos successos espera de la real de-mencia.

30 Item, suplica dit sindich en nom de esta ciutat que attento lo dotor en drets Joan Efis Esquirro, cavalier, se troba de present ab la insignia de conciller en cap, havent assistit cumplidament ab son vot en lo real y generai Parlament a imitacio de sos ascendente que, en la celebracio de las Corts tant de Lexcellentissim mar-ques de Bayona com de Lexcellentissim conde de Lemos, portant la insignia d.esta ciutat, assistirà ab la satisfacio deguda al real servici de sa magestad en los reals y generals Parlaments se celebraren, segons es notori y consta per los papers archi-viats en lo archivio de esta ciutat; esmerant.se en totas ocasions tant en lo servici de sa real magestad com en lo amor y natural propencio de la patria, puix en lo any 1656 la indignació de la divina magestad promitint per nostras culpas la plaga y rigor del contagi que dura per llarg temp, afligint tot lo regne y en particular esta ciutat, lo pare de dit consiller en cap trobant.se ab la insignia cas sol per la mort y absencia de sas colegas, no solament cuida de les rendes y reddits de dita ciutat per haver faltat rendadors, clavaris y collectors y ab la entereza deguda, sino que exposant.se al evident y manifest perill de la vida se assurdi la incumbencia de los

28 Così nel testo, invece di supplica.

655

c. 341 v. lazaretos malalts y picats de la peste, provehint al / tot lo poble y a tots en lo abasto comu de manteniments necessaris en tanta manera, y en tal fervor, ansia, fatiga y desuelo que per lo traballi tant excessiva perdi la vida al temps que comerwavan a rayar las serenitats de la divina clemencia en tant calamitós conflicte è infortuni. Y també sos oncles los illustrissims bisbes don Juan Baptista Litago y Esquirro, y don Seraphi Esquirro ocuparen en las mitras de Bosa, Castell Aragones y Sacer, y lo dit don Seraphi Esquirro la de Bosa y Ales, servent aquest a sa magestad ab tota fineza, legalitat y evident literatura lo puesto tant honorifich de canceller apostolich y real de aquest regent en circa vint ani sens salari ni estipendi algú com es tant nottori; los quals servicis del dit dotor Joan Efis Esquirro y sos ascendents los posa esta ciutat a los reals peus de sa magestad, per.a que se tingan presents en la real grandeza y muni-ficencia de sa magestad per medi de la representació y proteció de vostra excellencia se experimente com sempre lo acostuma lo dispensar y produhir de sas lliberals y poderosas mans las gracias y mercedes que franquea a sos lleals y fiels vassaills, pre-miant a uns y obligant a altres perque tots estigan ab lo anhelo de las ocasions de son real servici. Y mayorment havent a95 esperimentat de la real grandeza de sa mage-

c. 342 stad que sempre ha tingut particular concideració de tots los/ servicis y especialment en los fets en los reals y generals Parlaments, en tots los que se son trobats consil-lers en caps y primera veu de 1.Estament real, y Io ultim general Parlament cele-brat per lo excellentissim duque de Monteleó fiu sa magestad merced al conceller en cap Joseph Carta, que despres obtingue nobleza, de quatre anis de veguer real d.esta ciutat. Y axi a vista de la real benignitat de sa magestad suplica dit sindich en nom y per part d.esta ciutat mane vostra excellencia interposar sa authoritat, y representar ab sa magestad, per.a que essen vostra excellencia lo instrument è influxo o mobil d.estas acions a mes de tenir benigno aspecto en sa magestad los predits servicis de lo dit doctor Joan Efis Esquirro actual conceller en cap, y tambe de sos ascendents consigan los bons sucessos esperan merexer de la real clemencia ab la proteció de vostra excellencia. Que su excelencia lo representarà a.su magestad. Liliu secretarius. /

c. 342 v. Que se representen los servicios del doctor Ignacio Carta actual conseller segun-do, para que consiga un cavallerato en su persona.

31 Ittem. Per quant lo dotor en drets Ignaci Carta, actual conceller segon d.esta dita ciutat, esta professant la abogasia en esta plassa ab nottori credit mes de vint anis, y axi fent de sa literatura confiarm en las causas tant civils com criminale de majors consequencias, com es evident ab los empleos ha tingut en lo real servici de sa magestad, essent estat assessor de la Curia del Real Viguerio d.esta già dita

11 termine a è ripetuto alla c. 341 v.

656

ciutat en los anys 1685, per real privilegi, y 1686 fins lo mes de maíg ab patent se li despach 'à per lo excellentissim conde de Fuensalida, havent servit axi.be per advo-cat de pobres de estas reals presons per encomana en circa doze anis; pare de orfans y mostasaf en esta ciutat que son los officis de major confianca, dels quals te la elecció lo excellentissim virrey en los tres o per sort se extrehuen y sortean de cada bolsa, se troba molts anis tambe collegial de la Universitat y Estudi General segons consta ab la certificatoria que presenta ut ecce. Y axi.be ab lo exercici de consultor real ab privilegi de sa magestad, y son pare lo quondam Francisco Carta servì a la prefata magestad per prosecretarii, havent desamparat sa casa que la tenia en esta ciutat en la magior necessitat y precisa asistencia en la comuna affli-cio dell / contagi, y passà per continuar los prosehiments del generai Parlament c. 343 que en nom de sa magestad celebrà lo excellentissim conde de Lemos en la ciutat de Sacer, ha merescut axi.be lo dit consiller segon trobar.se ab la insignia de aque-st puesto en los anis 1687, 1688 y 1689, com lo ocupa actualment desde los sis del mes de jener de 1697, servint cumplidament ab son vot tant en lo genera] Parlament que en nom de sa magestad celebrà lo excellentissim duque de Monteleó com en las que vostra excellencia ab tant assert ha celebrat en lo present real y generai Parlament, havent dat entera satisfaciò de sa persona en tots los empleos referits segons consta a vostra excellencia y reals Conceills, y ha fet evi-dent a la real magestad ab los authentichs adjunts que presenta ab lo memorial per obtenir la merced de consultor real. Y com tots estos servicis son dignos de tenir.los present la real munificencia, havent dat evidencia lo desinteressat se porta en lo real servici se fiu en lo Parlament que celebrà lo dit excellentissim duque de Monteleó ab no haver presentat suplica alguna en sa combeniencia, havent.lo logrado ordinariament sos predecessora en los precedents Parlaments. Per suplica dit sindich en nom y per part de dita ciutat de Caller mane vostra excellen-cia fer representacio de estos servicis è interposar.se ab sa real magestad pena que honre al dit actual conceller segon lo dotor en drets2 / Ignaci Carta ab un cavalle- c. 343 v. rat en sa persona, que lo espera merexer de la real munificiencia ab Io influxo y amparo de vostra excellencia. Que su excelenda lo representarà a.su magestad. Liliu secretarius.

Que se representen los servicios del doctor Juan Agustin Camedda, actual jurado tercero de esta ciudad, a.fin de que consiga un cavallerato para darlo en dote a.su hija.

32 Ittem. Per quant lo dotor en drets Joan Agusti Camedda, consiller ters de pre-

t Il termine del è ripetuto alla c. 343. 2 11 termine drets è ripetuto alla c. 343 v.

657

sent d.esta magnifica ciutat, ha manifestat en diversos puestos que ha ocupat a dita ciutat la fidelitat y gran zelo aporta al servici de sa magestad, que lo manifesta la certificatoria de Antiogo del Vechio, nottari de la casa y Conceill d.esta fidelissi-ma ciutat, que demonstra en authentica forma ut ecce, y Io te representat a la pre-fata magestad ab lletra missiva de dita ciutat de la data 27 de junii proxim passat

c. 344 que axi.be demonstra ut ecce; y essent propri de la real / munificencia la remune-ració als que fielment se emplean en son real servici segons lo ha cumplit axi.be ab son vot en aquest real y general Parlament per lo real donatiu que ha offert, y atte-nent que se troba ab la obligacio que ha heretat y lo han constituhit los puestos honorifichs que ha ocupat en los quals ha dat notoria satisfació de sa persona, y com se troba ab una filla casadera per poder.li dar estat condecent a sa calitat no te medi com poderlo executar, suplica per 90 dit sindich en nom y per pan de dita ciutat mane vostra excellencia amparar esta suplica ab sa real magestad, perque se digne conceder.li la gracia de un cavallerat per constituhir.lo en dot a dita sa fina, segons lo espera de la real benignitat y de 1.amparo de vostra excellencia. Que su excelencia lo representarà a.su magestad. Liliu secretarius. /

c. 344 v. Que se representen los servicios de Francisco Antonio Maronju y de la Rubera, actual conseller quinto, a fin de poder conseguir una pencion eclesiastica de 200 escudos a favor de su hijo Josef de la Rubera, o de un cavallerato y noblesa para beneficiar.lo.

33 Ittem. Attenent esta magnifica ciutat al zelo y entereza que se ha experimentat en los puestos y empleos de tres anis de sindicat interpolats que ha excedit Francisco Antonio Maronju y de la Rubera, nottari publich desta ciutat, actual conceller quint d.ella, que lo ultim lo servì de sindich en cap en lo appendici de la Marina, porcio y part que compon la ciutat de Caller, y la satisfació integra que ha dat en lo exercici de assistent de thenedor de bastiment de la esquadra de galeras de aquest regne, havent.lo axi.bé asistit en la ausencia del proprietari Antoni Murta y Quemo, y demes empleos de tot confianca que manifestan las certificato-rias authenticas que presenta ut ecce, y de present ha concurrit en lo real servici ab son vot y que se troba ab carrich de sinch fills menors, y entre aqueills tres donas y ab tres netas y altres tres nets en pupillar etat sens amparo de pare per esser.se.ne servit nostre senyor, y ab falta de medis ancara, per lo precis sustent ab lo desconsol de trobar.se de etat decrepita de setanta anis en circa, y sols lo alivi dels pobres fills y nets lo espera de la real clemencia servint.se assignar a Josef de la Rubera, son fili, que se troba adelantat en lo estudi de letras y ab tonsura ecle-

c. 345 siastíca, tenint la inclinació axi bel / per eclesiastich una pencio eclesiastica de

I I termini axi he sono ripetuti alla c. 345.

658

doscents escuts, ò lo que serà del real beneplacit sobra la mitra de l.archibisbat de Caller que se troba vacant ò altra qualsevol de les primeras vacaran, perque ab aquest piados medi pugan tener alguna assistencia sas germanas y nebodas per no tenir esperanca de patrímonii en bens del referit conceller quint per la notoria pobreza, ò asignar.se.la sobre alguna finca a sa magestad ben vista. Per lo que lo dit sindich eri nom y per part de dita ciutat suplica mane vostra excellencia fer representar d.esta suplica a la prefata real magestad, interposant sa gran authoritat perque ab son influxo merexia de la real clemencia lo alivi que espera ab la atorga-cio de la suplica o de un cavallerat y noblesa per poder.la beneficiar. Que su excelencia lo representarà a su magestad. Liliu secretarius.

Que se representen los servicios de Francisco Esgrecho, actual sindico de la ciu-dad en estas Cortes, a fin de que se le haga grassia de un cavallerato y noblesa para beneficiado.

34 Item. Representa dit Francisco Esgrecho en nom propi que ha servit de sindich d.esta ciutat de Caller en estas Corts generals ab notoria satisfassio tant en servissi / de sa magestat, que Deu guarde, com en desempeno de la confronta que lo c. 345 v.

poble d.esta ciutat ha fet de sa persona, y tambe ha servit no sols en estas Corts sino tambe en altras tres Corts precedents desde las celebradas per lo excellentis-sim marques de Camarasa, havent sempre votat en lo Estament militar a favor del real servei, y dit Esgrecho ha servit tambe a sa magestat en lo empleo de conceller segon d.esta ciutat en lo ani 1691. Y tambe ha servit de conceller en cap en lo ani 1696 en totas las cosas que se han offert al real servei en ditas concellerias, segons es de veure de los vots que constan en los procesos de las refferidas Corts, y de ditas Cancillerias a vostra excellencia y reals conceills. Y perque se troba ab obli-gacio de sis fills, suplica mane vostra excellencia representar a sa magestat, que Deu guarde, lo refferit per a que sa magestat se servesca concedirli un cavallerat y noblesa per benefisiarlo que lo espera de la real clemencia de sa magestat, espe-cialment en esta ocasio que trata de dar estat a sa Pilla maior y trobarse dit Esgrechio pobre cavaller curi de medis. Que su excelencia lo representara a su magestad. Liliu secretarius. /

659

c. 346 Que se representen los servicios del doctor Francisco Ruxotto, a fin de que quede premiado en lo que fuere del agrado de la real clemencia y de un cavallera-to para beneficiar.lo.

35 Item. Per quant lo doctor en drets Francisco Ruxottu, que es lo infrascrit advo-cat de esta ciutat de Caller y cavaller, està servint a sa magestat, que Deu guarde, en vint y quatre anis que exerces dita professio ab tanta notoria satisfassio y pun-tualitat, com lo ha mostrat en las ocassions en que los senors virreys y reals con-ceills continuament lo han ocupat. Primerament en lo any 1681 lo excellentissim conde de Egmon li encarregà lo seguiment de una quadrilla de salteadors de camins, honrant.lo ab la suma e irregular confianza del conoximent y judicatura de qualsevol causa apelatione remota. Y essent estat moli de temps ab molta gent a sos gastos per diversas vilas y llochs, logrà la pressio de aqueills y los condemnà en pena ordinaria a alguns y a altres a galeras, segons es de veure de la comissio que en authentica forma presenta en lo capitol de las supplicas, per dita ciutat presentadas en las antecedents Corts celebradas per lo excellentissim duque de Monte Leó. També en lo matex capitol de ditas supplicas consta y presentà la comissio que fiu y le delega lo excellentissim archibisbe Angulo, virrey visitador sobre la visita dels ministres de las encontradas reals, y a las diligencías del dit dotor Ruxottu se degué

c. 346 v. aclarir molts drets reals que se havian usurpat. També en lo' / matex capitol de ditas supplicas resta produhida y consta de la patent, ab que lo excellentissim conde de Fuenssalida en los 21 de juliol de I. ani 1684 encarregà al dit doctor la confianza de la consultoria dels estats del condat de Sedilo, que ja tants anys està servint sens salari, essent hanat varias vegadas als dits llochs ab delegassions dels senors virreys. També lo matex excellentissim conde de Fuenssalida cometé al dit doctor la adveriguassio del delicte y prissio dels delinquents que posaren veneno en lo sant sacrifissi de la míssa al reverent Juan Maria de Muro de la vila de Lanusei, y que havent lograt la adveriguassio y prissio foren castigats los delin-quents, segons consta de la dita comissio produhida en la referida supplica. També ha servit a sa magestat en lo empleo de assessor del governador dels caps de Caller y Galura lo espectable don Joseph de Litala, ab lo despacho de la fecha en los 19 de febrer de lo any 1685 que també està presentat en lo referit capitol de ditas supplicas presentadas en ditas Corts del dit excellentissim duque de Monte Leó, y despres de ditas Corts govemant la Real Audiencia lo present regne tro-bant.se dit doctor ab la ocupassio de canceller segon d.esta ciutat ha servit a sa magestat en afflictió de la falta de forments que se pati, y al cuidado del dit doctor Ruxottu se degue que no faltas lo abasto segons es notori als nobles y magnifichs ministres de esta Real Audiencia y Real Concedi. També lo excellentissim conde

l li termine lo è ripetuto alla c. 346 v.

660

de Alta Mira li delegà lo conoximent de la causa que per suspectio del baro se fiu contra huns facinorosos de la vila de Mara Calagonis, segons consta del despacho de los 10 de juliol de lo ani 1691, cuya copia authentica se presentai / ut ecce. c. 347 També lo matex excellentissim conde de Alta Mira li cometé y dele0 la adveri-guassio del delicte de la quema y robo de una barca que aportà en mars de Guspini, segons es de veure del despacho del primo de abril de lo any 1693, cuia copia authentica tambe presenta ut ecce. Y havent.lo possat en clar també, cap-turà los delinquents. Y també lo matex excellentissim conde de Alta Mira li encar-regà la adveriguassio de los que donaren platica a los de dita barca, sent suspitosos de contagie, segons es de veure de altre despacho dels 8 del dit mes de abril que també se.ne presenta copia authentica ut ecce, ab altre despacho dels 9 del matex mes de abril en que se li encarregà la adveriguassio de la salut de aquella gient; y poder.lis dar platica y sobre aquest particular meresqué dar.le esta Real Audiencia las gracias estant sa excellencia en Sacer, segons lletra missiva dels 18 del dit mes de abril, que també copia de aquella se presenta ut ecce en authentica forma. També lo matex excellentissim conde de Alta Mira li cometé y encarregà altra comissio sobre la adveriguassio de la mort de Pere Furressa y sos delinquents, segons es de veure del despacho dels 27 de noembre de lo ani 1693, cuia copia també en authentica forma se presenta ut ecce. Y sa excellencia fonch servit hon-rar al dit doctor ab darli las gracias de lo bé que se porta, segons es de veure de la lletra missiva dels 5 de desembre de dit ani 1693, cuia copia també en authentica forma se presenta ut ecce. També dit excellentissim conde de Alta Mira fonch estat servit honrar al dit doctor Ruxottu ab lo assessorat del Real Viguerio de esta2 / ciutat de Caller que lo ha servit ab lo real despacho dels 10 de desembre dit aiiy c. 347 v. 1693. Y finalment lo matex excellentissim conde de Alta Mira tambe honrà al dit doctor ab elegir.lo en mostasaph eo fiel de esta ciutat, que lo ha servit de tanta notoria satisfassio fins que en aqueill ni en ningún altre dels referits encarrichs se hatgia tingut quexa alguna del dit don Ruxottu. Despres que vostra excellencia es vingut ha governar lo present regne, a qui primer honrà fonch al dit doctor Ruxottu cometent.li la adveriguassio de la pressa y naufragi de un patache frances, per rahó de la diferencia havia entre los tribunales de la Capitania General y Procurassio Real, segons consta del despacho dels 26 de febrer 1693, que també presenta copia en authentica forma, junt ab copia també authentica de la delegas-sio que també li donà lo illustre procurador real. Y també vostra excellencia, tenint satisfassio del dit doctor, despres li cometé y lo delegà la visita de las Curias reals y demes en lo present regne, per las moltas quexas se teniu de la mala admi-nistrassio de justicia, que es suma y estraordinaria confianza, segons es de veure del despacho dels 16 de abril 1697, cuia copia també en authentica forma se pre-

1 I termini se presenta sono ripetuti alla c. 347. 2 11 termine esta è ripetuto alla c. 347 v.

661

senta ut ecce, en que dit doctor es estat dos mesos, y mediant las adveriguassions que te fet se han castigat y condemnat ja molts dels dits ministres. També vostra excellencia li encarregà la adveriguassio de las vexassions que la curia eclesiastica fiu als vassaills reals, segons es de veure del despacho dels 22 de marzo del dit atiy 1697, tuia copia en authentica forma també se presenta ut ecce. Y finalment dit doctor Ruxottu ha servit en estas Corts a sa magestat, que Deu guarde, en haver votat lo real servey no sols en lo Estament militar, sino també en lo Estament real com a vot de la trezena de la ciutat de Caller y advocat de dita ciutat, y ha mere-scut la confianza de vostra excellencia que lo hatgia admes en examinador de

c. 348 greugies per propossio del Estament' / militar, y axi ha declarat lo greugie que se offeri del sindich del Capitol arboren2, que es suma confianza y onor. Y perque es just que sujete de tanta confianza, y que ha servit ab tanta satisfassio lo sapia sa magestat, que Deu guarde, y lo tinga present en las ocassions de premiar.lo, sup-plica dita ciutat de Caller mane vostra excellencia informar a sa magestat, que Deu guarde, sobre lo referit, per.a que sia de sa real clemencia premiar al dit doctor Francisco Ruxottu, son advocat, en qualsevol ocassio que sia del agrado de sa magestat, y ab un cavallerat per beneficiar.lo que serà alantar al dit doctor Francisco Ruxottu per servir mes a la real magestat y de alentar a los demes. Que su excelencia lo representara a.su magestad. Liliu secretarius.

Los quals capitols y cascu de aqueills suplica dit sindich a vostra excellencia esserli concedits omni meliori modo et cetera, salvis et cetera, officium et cetera. Altissimus. Don Francisco Ruxottu.

Excellentissimus dominus don Iosephus de Solis Valderabano, Davila, Pacheco, Giron et Enrriques comes de Montellano, antelatus de lucatan et coetera, de Consilio Sacrae Catholicae Regiae Maiestatis, eius prorrex, locumtenens et capita-neus generalis praesentis Sardiniae regni, et praeses in presenti regio et generali Parlamento, decernit et decretat supradicta capitula et unumquodque illorum, prout in fine cuiuslibet ipsorum continetur et expressum est, mandans mihi secre-tario infrascrito de his omnibus, praesens actum Curiae fieri, de quibus et cetera.

c. 348 v. Provisa per suam excellenttam ex deliberatione / sumpta in dicto regio et generali Parlamento die decima nona mensis aprilis currentis anni 1698, Calari. /

Il termine Estament è ripetuto alla c. 348. 2 Così nel testo, invece di arborense.

662

228/1 (1698, Cagliari] Copia autentica della carta reale con cui il sovrano Giovanni d'Aragona

nel 1461 conferma agli abitanti della città di Cagliari il godimento dei privi-legi e delle franchigie di Barcellona.

Sobre lo primer capita' c. 349

Que los de Caller se puzen alegrar dels privilegis, libertats de Barelona fins a la entrada de el senyor rey don Juan atorgats. Nos Ioannes Dei gracia rex Aragonum, Navarrae, Sicilíae, Valentiae, Maioricarum, Sardiniae et Corsicae, comes Barchinone, dux Athenarum et Neopatriae, ac etiam comes Resolionis et Ceritaniae, fructuosa laude digna servítia tam serenissimo domino regi Alfonso fratri et imidiati praedecessori nostro et aliis serenissimis regibus Aragonum et Sardiniae praedecessoribus nostris, quod nobis diversimode gratoque admodum animo praestita per vos fideles nostros ed dilec-tos consiliarios, probos homines et universitatem Castri et civitatis nostrae Calaris, regni nostri Sardiniae, queque praestituros etiam speramus, dante Domino, gratio-se nos movent et merito nos inducent ut vos gratiis, privilegiis et favoríbus prose-quamur opportuniis thenori igitur praesentis chartae seu privilegi nostri eternis temporibus firmiter valituri atque ad suplicationem per humílem serenitati nostrae factam pro parte vestri dictorum consiliariorum, proborum hominum et universitatis Castri et civitatis nostrae Calaris, et per dilectum et fidelem nostrum Antonium Fortesa, sindicum et nuntium ad nos pro parte vestri et dictae civitatis destinatum, de certa nostri sientia deliberate et consulte vobis dictis conciliaris quod / universitati et probis hominibus dictorum castri et civitatis tamquam bene- c. 349 v.

meritis et condignis, gratiose concedimus et liberaliter elargimur quod de cetero vos ditti conciliari, uníversitas et homines Castri et civitatis praedictorum praesen-tis et futuri gratiis et privilegis et libertatibus ac imunitatibus omnibus, quas et quae habet civitas Barchinone et homines illo tempore nostri novi introitus ad regimen horum nostrorum regno= Aragonum et quibus, authore Domino, praesidimus, prout tamen per nos file et illa confirmata, laudata et iurata dicto tempore fuere sub quavis forma et verborum expressione concessas et concessa, indultas et indul-ta iusta illarum et illorum uniusquisque series et thenores, quas et quae hic pro tan-tis expressis et repetitis haberi volumus et habere ac si ipsorum et ipsarum thenores de verbo ad verbum, praesentibus totaliter invocatis insta uniuscuquisque illorum et illarum pieniores series et thenores, ac eis modo et forma quibus ipsi civitati Barchinonae et hominibus illius concessae et indultae, concessa et indulta, ac per nos confirmatae et confirmatae fuerint, gaudeatis, letemini et utamini gaudereque letari, et uti possitis et etiam valeatis et debeatis per inde ac si vobis dictis consilia-ris, universitati et hominibus Castri et civitatis Calaris praedictorum singulariter et

l Annotazione marginale.

663

expresse concessae et indulatae, concessa et indulta fuissent, quas et quae etiam ut per nos confirmatae, laudatae et iuratae ut pretangivint vobis dictis conciliariis, uni-versitati, hominibus Castri et civitatis praedictorum Calaris, gratiose concedimus et liberaliter impartimus atque indulgemus, serie cum praesenti mandamus ideo per

c. 350 hanc eamdem de dicta nostra sientia / et expresse expectabilis, magnificis et dilec-tis consiliariis et fidelibus nostris in dicto nostro Sardiniae regno viceregi et gene-rali gubernatorique et locumthenenti gubernatoris in capite Calaris et Gallurae procuratori regio, vicario, subvicario dictae civitatis Calaris, et universis et sengulis offitialibus et subditis nostris ad quos spectabat dictorumque officium locathe-nentibus prasentibus et futuris, quod de coetero vobis dictis consiliariis, universi-tati et probis hominibus dictorum Castri et civitatis Calaris, et singularibus illius, illas omnes et singulas grasias, privilegia, libertates et imunitates quas et quae dicta civitas Barchinonae et homines illius habebant tempore dicti nostri novi introitus ad regimem regnorum nostrorum, prout per nos ea tunc fuerunt iuratae et confir-matae sub quavis forma et verborum expressione concessas et indultas, concessa-que et indulta ut presertim sine impedimento aliquo et contradictione nulloque super hoc a nobis spectato et mandacto seu consultatione, sed ad solam presentis obstentione teneant firmiter et observent tenerique et observari faciant inviolabili-ter per quoscumque, iusta uiniuscuquisque et illarum et illorum fermas series ob thenores pleniores usque omnibus et singulis vos dictos conciliarios, universitatem et homines dictorum Castri et civitatis Calaris piene uti et gaudere faciant ac si praedicti vobis eisdem conciliariis, universitati et hominibus Castri et civitati Calaris praedictorum singulariter et expressae, concessae et concessa indultaque, et indulta fuissent, et non controfaciant vel veniant, seu aliquem controfacere, vel

c. 350 v. venire / permitant ratione aliqua suis causa si gratiam nostram charam habent iramque et indignationem ac poenam quinque millia fiorinorum auri ab uno quo-que controfaciente exigendorum nostrisque inferendorum eraris cupiunt non subire, cum de speciale gratiae et favoris praerogativa pro benemeritis vestris dic-torum Castri et cívitatis Calaris omnino fieri volumus et compleri. In cuius rei testimonium praesentem fieri iussimus bulla nostra plumbea in pendenti muni-tam. Dactum in civitate nostra Calatayut die 7 setembris anno a nativitate Domini 1461, regnique nostri Navarrae anno 36, aliorumvero regnorum nostrorum anno quarto. (SR) Signum Ioannis Dei gratia regis Aragonum, Navarrae, Siciliae, Valentiae, Maioricarum, Sardiniae et Corsicae, comitis Barcinonae, ducis Athenarum et Neopatriae ac etiam comitis Rosilionis et Ceritaniae. Rex Ioannes. Testes sunt nobilís Luis Erigimini Dumea, vice rex regni Siciliae; Lupeus de Gurrea, maior dierum, mosnaderius, et Ioannis, episcopus Gerundae, cancella-rius; Petrus Gurrea, gubernator regni Valentiae; Comíali Berengarius Bardaxino, milites, conciliari domini regis praedicti. (SN) Signum mei Dominici Decho serenissimi domini regís praedicti secretari

664

regiaque autoritate nottari publici per totam ipsius terram et dominationem, qui de eiusdem domini regis mandato praedicta scribi feci et clausi conpititur autem ubi legitur in linea secunda admodum animo. Dominus rex mandavit michi Dominico Decho. Extracta fuit alieno calamo exaracta a libro viridi privilegiorum concessorum per dominos nostros reges huic illustri civitati Calaris in eius archivo recondito, de quibus facit fidem Anthiocus del Vechio publicus nottarius Calaris et domus Consilii eiusdem civitatis et villae. /

228/2 (1698, Cagliari] Copia autentica del verbale di riunione della Giunta dello Stamento mili-

tare, tenutasi l'8 novembre 1653, in merito alla concessione elargita a favore della città di Cagliari e consistente in 8000 scudi da prendersi a titolo di censo sul diritto dell'olio e della bolla, in aggiunta ai 25.000 già concessi, per sostenere le spese occorse durante l'imperversare della peste.

Sobre el capitulo primero.' c. 351 Certifique y fas fe de veritat yo Antiogo Muntoni per les autoritats apostolica y real

nottari publich de Caller y secrettari del illustre Estament militar, de com en la Junta militar que se tingue als vuit proxim passat mes de nouembre en conformitat de la embaxada fetta per los embaxadors tramesos per la illustre y magnifica ciutat de Caller, dient ab aquella que per quant los vint y sinch mil escuts que se prengue-ren a censal al principi del contagi que havia en lo present regne sobre los drets de la sisa de 1.oli y de la bolla per pagar los gastos que se offeririan per conservacio de la salud de la present ciutat de Caller y regne de Sardena, se enten que aqueills se serian gastats, y com dit contagi vulla passar avant y no se te de hont reparar lo que conve, sia for9ps en que noviter se atgia de pendre altrus vuyt mil escuts per lo effecte susdit. Per 9D se ha resolt, determinat y conclós per dita Junta militar per ser la ocasiò tan precisa, y que no admet dílacions ny llargarias ve be y se contenta que dita illustre ciutat prenguia encontinent y sens dilacio alguna los dits vuit mil escuts per rahó del dit contagi, que dalt se ha dit, y no altrament y ab les matexes condi-cions y pactes que se prengueren los predits vint y sinch mil escuts, y que en raho dels contes que se han de pendre de aqueills già se ha votat y nominat los compra-dors, segons d.estes coses son mes llargament de vehure en lo acte de dita Junta a la qual se atgia relació en quant mester sia, en fe et cetera fas la present certificatoria en virtut del manament a mi fet per lo illustre marques de Laconi com2 / a cap esti- c. 351 v. gué en dita Junta vuy en Caller als sinch de dehembre 1653. Ita est.

i Annotazione marginale. 2 11 termine com è ripetuto alla c. 351 v.

665

Idem Antiochus Muntoni nottarius et secrettarius supra memoratus. Concuerda con semejante que queda en el archivo de la illustre ciudad de Caller. Antiochus del Vechio./

228/3 [1698, Cagliari] Copia autentica del memoriale presentato nel Parlamento di Monteleone,

relativo ai pregiudizi sofferti dalla città di Cagliari a causa del mancato rispet-to delle sue prerogative.

Seguono le copie dei documenti presentati dalla città a testimonianza dei suoi privilegi e diritti.

c. 3521 Memoria de los puntos que la ciudad de Caller propone a su excelencia de los periuhisios que ha padecido en algunos capitulos de Corte. Por privilegios concedidos a la ciudad por los seriores reyes don Pedro, su dada en Zaragosa 8 de mayo 1381, y don Alfonso en Barsalona pridie idus iulii 1331, la ciu-dad gosa el que sus concelleres puedan con consentimiento del que goviema en el reyno imponer los derechos y gabellas que les paressieren combenientes y necessarias a la utilidad pública y reparo de las publicas necesidades; y assi bien que dichos con-celleres puedan hazer bandos y ordenasiones penales corno conosseran combenir; y a.mas desto dicha ciudad ha comprarlo del seiior rey don Felipe IV, de gloriosa memoria, segun su rea' privilegio en Madrid a 12 de marco 1633, la jurisdission pri-vativa para conozer sus concelleres de las causas de todos sus deudores, en fuersa de los quales privilegios la ciudad ha usado de jurisdission en el conosimiento de las cau-sas de contrabando, y penas que se imponen por la ciudad contra los que fraduan los derechos de ella segun consta por sentencias en el tribuna' de dicha ciudad y certifi-catoria de Antiogo del Vechío, nottario de la casa y Consejo de aquella, que se ense-gna con este papel, no obstante lo qual el tribuna' del rea' Patrimoni o con pretexto que hay carta rea' que assi lo manda se ha alsado con la jurisdission de estos contra-bandos e impide que la ciudad la use en los casos del contrabando de sus derechos, y en particular en los fraudes del vino y ayguardiente, siendo que con dicha certificato-ria consta tambien de corno ha usado siempre la ciudad de dichos privilegios contra los cometedores de dichos fraudes; y en esta possesion se alla maiormente porque tiene la ciudad otro privilegio expresso que contra sus privilegios no mílitan cartas

c.352 v. reales, y por derecho comun los privilegios posteriores no pueden / periuhissio a los antecessores, sino es que esté la clausula expressa de rogatoria de los antecessores con la clausula ex certa sciencia, con que se alla la ciudad con este periuhisio.

I Le carte, a causa di un'errata legatura, non si succedono regolarmente; per agevolare il let-tore si fa presente che nel codice A, (vol.183) le cc. 351-352 v. sono rintracciabili con la cartula-zione moderna a matita corrispondente alle cc. 382-383 v.

666

Sobre el capitulo primero. Pareze que no tiene periuhissio la ciudad en haver conosido el tribunal de la Procurassion real de las causas de los fraudes del derecho del vino y aiguardiente por el tribunal del Real Patrimoni o no se alla privado de la jurisdission, y la ciu-dad podra usar de la suia en la forma que lo ha acostumbrado. Lecca secretarius.

Por diversos capitulos de Corte, et signanter por el capitulo 12 de las suplicas de la ciudad en las Cortes de I.excelentissimo sei-1°r marques de Aytona, se ha manda-do que el regente y los secretarios de la Lugartenencia y sus escrivanos y los vegueres y assesores, y los escrivanos del Veguerio no puedan tomar de derechos de nombramiento de curador y tutor, y suplimientos de edad no mas que seis rea-les al jues, y los papeles que segun tarifa tocaren a los secretarios y escrivanos lo qual es muy periudicial.

Sobre el capitulo segundo. Que se guarden los capitulos de Corte y reales pragmaticas haunque huviesse costumbre en contrario. Lecca secretarius.

La ciudad tiene repetidos privilegios en que los sei-iores reyes mandan ninguno seha exempto de pagar los derechos e imposissiones que la ciudad impone, y que ni haun su real persona tenga esta exemption, y en las Cortes de l.excelentissimo sdior conde de Santistevan, capitulo 5 de las suplicas de la ciudad, se ha mandado confirmar estos privilegios y observar su tenor, no obstante lo qual los seflores vir-reyes todos los dias han introdusido diversas cosas de ultra maxima para el servis-sio del real palassio, y los officíales de milissia y soldados ha[cen] lo mesmo, y en este decenio pasado ha importado el daho de los derechos conciderablesli y este c. 355

vasio es una de las causas por las quales no pueden ser pagados los acrehedores de la ciudad de sus creditos.

Sobre el capitulo tercero. Que se.les guarde los prívilegios y capitulos de Corte. Lecca secretarius

4 En la curia del Real Viguerio se paga el derecho que llaman de los tillets, que consiste en formar cada mes lista de los depositos que se hazen de todos los pre-sios de las cosas vendidas en almoneda e, por execussion de corte o voluntaria-mente, con la qual que se exponia publica en dicha curia y en las doanas se hasia

i Il termine conci derables è ripetuto alla c. 353.

667

notisíosos a los que podian ser interesados en aquellos precios, y haunque ignoras-sen los pregones se exponian a.ser satisfechos, y con ser que los escrivanos se pagan de estos derechos no hazen dichas listas ni las exponen publicas, con lo qual muchos ignorandolo quando acuden a.pedir sus creditos, es despues de la sentencia de graduas y han de gastar de sus casas quando el gasto de graduarles se tomaria del presio.

Sobre el capitulo quarto Haga.se segun lo supplican. Lecca secretarius

5 En el capitulo 37 de las suplicas del reyno en las Cortes de dicho excelentissimo seflor duque de Santistevan se.ha decretado que en la escrivania de la Lugartinencia haya numero de nottarios o escrivanos, y que los assientos se.den segun la antiguedad de los examenes. Y con ser esto cosa justa no se.ha obrado; assi, pues, habiendo muerto muchos nottarios del numero se han dado los assien-tos y bancos por intercession a nottarios modernos, quedando los antiguos sin que trabajar, y assimesmo deviendo.se de entregar los papeles al nottario que sucede

c. 353 v. en el lugar del diffunto se ha visto dar el puesto o banco a uno y los papelesi / a otro.

Sobre el capitulo quinto Que se guarde el capitulo de Corte. Lecca secretarius

En en capitulo 39 de las Cortes del sefíor marques de Vayona se ha decretado que los vegueres y officiales reales no puedan prender a ninguno en casa de ninguna muxer haunque sea de mala fama, sin que antes haya precedido mandamiento de no habitar en casa de tal muxer. Esto los ministros no lo observan, antes bien pas-san a regonoser las casas y prender los hombres que allan en ellas, y los obligan a composigiones.

Sobre el capitulo sexto Que se guarde el capitulo de Corte. Lecca secretarius

Por quanto la ciudad de Caller por reales privilegios y capitulos de Corte de varios Parlamentos tiene el permisso de engerrar treinta y tantos mil estareles de trigo cada ano, y de extraher.los y embarcar.los francos de todo derecho de saca por

I termini y los papeles sono ripetuti alla c. 353 v.

668

todo el mes de julio, con sola obligassion de hazer nuevo encierro dentro de tres meses segun capitulo de Corte concedido en las elebradas por el excelentissimo seflor conde de Santistevan, y sobre uno y otro punto se ha contravenído pues a la siudad se.le obliga pagar medio real por cada estarel a la real caxa, y esto no obstante las representassiones y replicas que se han echo por los concelleres en el ano 1679. Segun los decretos originales que tiene y en tantos aflos se le a impedi-do la extrassion no solo por el julio sino aun por ahos enteros, haviendose visto con los trigos perdidos, no obstante que repitieron sus instancias a los sefiores vir-reyes al tiempo que se estavan effectuando muchas cantidades de sacas no solo de aposento y porcio estas, sino hacen de particulares lo qual se ha ocasionadol / a c. 354 dicha ciudad el dai-io que se puede conciderar tanto en quitar.se el medio real por estarel por ser contra capitulo de Corte de su magestad, como y tambien porque se le malogra el benefissio de la extrassion, hasiendo.se de menor condission a la ciudad con la paga del dicho medio real a la caxa, desde el tiempo del sehor conde de Santistevan, siendo que de.por.antes no se pagava. Y siendo que tam-bien los demas porcionistas antes ni despues lo han pagado.

Sobre el capitulo septimo Que se le guarde el privilegio y capitulo de Corte assi en orden a la extrassion como en orden del medio real. Lecca secretarius

Excellentissimus dominus don Nicolaus Pinnatelli ab Aragonia, dux Montis Leonis, princeps de Noya ac Sacri Romani Imperii et cetera, de Consilio sacrae catholicae regiae maiestatis, illius prorrex, locumtenens et capitaneus generalis praesentis Sardiniae regni, et praeses in praesenti regio et generali Parlamento, providet et decretat capitula praedicta et unumquodque illorum, e prout in.fine cuiuslibet capituli continetur et descriptum est mandans huiusmodi actum Curiae fieri. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in eodem dicto regio et generali Parlamento. Die vigesima mensis februarii anno a nativitate Domini mil-lesimo sexcentesimo octuagesimo octavo Calari. Antonius Lecca Regiae Audienci.ae secretarius /

Elenco dei documenti probatori

Papeles que la ciudad de Caller presenta en justificassion de los puntos que ha c. 354 v. representado a su excelencia, en que se ha echo periuhissio a.sus privilegios y

I termini ha ocasionado sono ripetuti alla c. 354.

669

capitulos de Corte.

Sobre el primer punto de la jurisdission en las causas de contrabando de sus dere-chos. 1 El privilegio del senor rey don Pedro en Zaragosa a ocho de mayo 1381. 2 El privilegio del senor rey don Alfonso en Barsalona pridie idus iulii 1331. 3 El privilegio del senor rey don Phelippe IV en Madrid a 12 de marco 1633. 4 Una sentencia dada en el tribunal de dicha ciudad y certificatoria de Antíogo

del Vecho. Los tiene ja su excelencia. 5 Declarassion de Octavio Frediani, administrador del derecho del vino, y otro

papel sobre lo mismo. El privilegio del senor rey don Pedro en Barsalona a 20 de noviembre 1363.

Sobre el segundo punto de los derechos en Cancellaria y Viguerio. 1 Capitulo XII de las suplicas de la ciudad en las Cortes del senor marques de

Aytona. 2 Capitulo 37 de las suplicas en las Cortes del senor conde Talda. 3 Y de.que no.se observa se podra preguntar al senor regente y asessores del

Viguerio y secretario de la Real Audiencia y nottarios del Viguerio.

Sobre el punto tercero, de no gozar de franquesa en los derechos de la ciudad. 1 El mesmo privilegio del senor rey don Pedro del ano 1381 que va en el primer

punto numero primero. c. 355 2 La sentencia de la real Audiencia dada a 20 de deciembre 1668 / en la causa con-

tra el capitan Juan Baptista Soler a instan0a de los arrendadores de las aduanas. 3 El capitulo quinto de las supplicar de la ciudad en las Cortes del senor conde

de Santistevan. Sobre el quarto punto, de poner.se los tillets.

El capitulo XI de las suplicas de la ciudad en las Cortes del senor obispo Prieto. Sobre el quinto punto, del numero de los nottarios. 1 El capitulo 37 de las suplicas del reino en las Cortes del senor conde de

Santistevan. Sobre el sexto punto, sobre no prehender gente en casa de muger. El capitulo 39 de las suplicas de la ciudad en las Cortes del senor marques de Vayona. Sobre la inobservancia que pregunten los que han sido asessores del Viguerio, y al jurado Geronimo Porcu. Sobre el ultimo, del medio real y extrassion de trigos por julio. 1 Primo el privilegio del senor rey don Pedro en Saragoza a primero de mare

1357. 2 El capitulo nono de las suplicas de la ciudad en las Cortes del senor don

670

Antonio de Cardona. 3 El capitulo 25 de las suplicas de la siudad en las Cortes del setior conde Talda. 4 El capitulo 31 y 39 de las suplicas del reyno en las Cortes del setior conde de

Santistevan. 5 Las representassiones que ha echo la ciudad en el ano de 1679. 6 Carta real dada en Bruzellas a ultímos de mayo de 1550. 7 Resolussion de junta de justissia y patrimonio de '.ano 1558. / 8 Una real carta c. 355 v.

de los 27 de febrero 1621. Por.la precision del tiempo no se han podido sacar mas papeles.

Privilegio di Pietro IV d'Aragona (1381 maggio 8).

Sobre el primero y tercer punto.' Petrus Dei gratia rex Aragonum, Valenciae, Marioricarum, Sardiniae et Corsicae comesque Barchinone, Rosilionis et Ceritaniae, dilecto et fidelibus nostris guber-natori et refformatori, vicario et administratori capitis Calari insulae Sardiniae qui nunc sunt et pro tempore fuerint, vel eorum locatinentibus, salutem et dilectio-nem. Hiis diebus recolimus vobis scripsisse cum duabus literis nostris, quarum una est thenoris sequentis. Petrus Dei gracia rex Aragonum et cetera, dilecto et fidelibus nostris gubernatori et refformatori, vicario et administratori capitis

Calari2, insulae Sardiniae, qui nunc sunt et pro tempore fuerint, vel locatenentibus eorundem, salutem et dilationem et coetera. Ecce quod gravis querella coram nobis proposita est pro parte fidelium nostrorum concilioriorum Castri Calaris quod licet nos cum carta nostra, nostro pendenti sigillo munita, datum Barchinone 24 die octobris anno a nativitate Domini millesimo tercentesimo sep-tuagesimo sexto laudavimus, approbavimus, ratificavimus et in suo plenissimo robore voluerimus remanere privilegium serenissimi domini Iacobi, clarae recor-dationis, regis Aragonum, avi nostri, concessum universitati dicti Castri cum carta sua eius plumbea bulla munita, datum Barchinone octavo kalendas septembris anno Domini millesimo tercentesimo vigesimo septimo, in quo inter alia conces-sum est universitati praedictae quod conciliari dictae universitatis possint impo-sessionem ponere et ordinare in dicto Castro et villis et populis suis super merci-bus, vectualibus et alis rebus convertendam in costructione murorum et vallorum et aliorum publicorum3/ operum, nec non pro suportatione expensarum comu- c. 356 nium universitatis castri, villarum et popularum praedictarum curatura quandiu conciliaris ipsis videbitur expedire ad quam inposicionem possunt dicti concilia-

i Annotazione marginale. 2 Così nel testo, invece di Calaris. 3 Il termine publicorum è ripetuto a c. 356.

671

rii collectorem seu collectores ordinare et ordinato removere, vel si maluerint imposicionem ipsam simul vel distincte possunt vendere illo praetio seu praetiis, quae inde poterunt reperiri nec de hiis quae ex dita impositione vel eius praetiis exierint, seu praevenerint, aut dicti conciliarii expenderint in operibus et alis praedictis tenentur dicti conciliari computare cum gubernatore Calaris vel que-cumque alio pro nobis vel nostris, neque inde quidquam manifestare nisi dum-taxat praetiis futuris sucessoribus suis in offició conciliariae nec primo futuri nisi aliis post eos seguenti anno conciliaris, et sic inde anno in annum quandiu dura-verit imposítio supradicta, neque nos vel alii pro nobis inde posimus nos intromi-tere ullo modo prout haec tam cum dicto privilegio dicti quondam avi nostri quam in dicta carta nostra fusius enarrantur. Vos tamen, dictus gubernator, ad instanciam nonullorum satagentium se excusare in praestationem iuris impositio-nis praedictae, et praedictos concilíarios ad rationes reddendas de dictis imposi-cionibus compelli facere pro temporibus restroactis molestatis ipsos conciliarios, evocando eos pro praemissis in iuditio coram vobis et litigium subeundo verum cum praedicta sint de directo contra privilegium supradictum per nos alias iura-tum, et cum dicta carta nostra iterum confirmata per quam revocavimus et cum praesenti etiam revocamus nonnullas provissiones contra praemissum privile-gium emanatas de quarum thenore fuimus et sumus plenarie informati, vicario et administratori et cuilibet vestrum caeterisque officialibus nostris dicti capitis qui-cumque sint praesentis et fucturis dicimus et mandamus de certa sciencia et con-sulte subire, et indignationis nostrae incursu ac sub poena marabatinorum auri a

c. 356 v. quolibet vestrum contrafaciente / quolibet vice exigenda, et nostro aerario apli-canda, quatenus privilegium praedictum et confirmationem nostram, ac mandata alia nostra quaecumque ad corroborationem dicti privilegii a nostra Curia emana-ta teneatis, observando non impediatis vos de redictione rationum impositionis praedictae sive de tempore praeterito sive etiam de futuro, quinimo sinatis dictos conciliarios suas rationes reddere, et alias uti libere privilegio memorato iuxta ipsius seriem et thenorem, et haec non mutetis si cupitis nostris iussionibius com-piacere, nos enim ad cauthellam contrarium faciendi cum praesenti vobis et cuili-bet vestrum eximimus potestatem. Dattum Barchinone sub nostro sigillo secreto decima tercia die mensis aprilis anno a nativitate Domini millesimo tercentesimo octuagessimo. Rex Petrus. Alia vero est huiusmodi. Em.Pere, per la grassia de Deu rey de Aragó et cetera; al amat conceller nostre Juan de Monboy governador de Caller salut y dilectió. Com hatgiam entes per verdadera relassio e per translat de un proces, lo qual se mani aqui devant nos contra un privilegi contenent que los concellers de Caller pugan metre e llevar imposissions ab consentiment nostre o de vos en nom nostre, lo qual fos fo ator-gat y ab sagrament jurat per lo rey en Jayme de bona memoria, avi nostre, e per lo rey n.Amfons, pare nostre, y axi matex per nos confirmat, e jurat, e ara Anioni

672

del Pujat ab altras heretats concetables de soldats, se offergen de ser franchs de las imposissions, e cerquen algunes altres coses, les quals nos son de ninguna uti-litat ne bé nostro ni de la universitat de Caller, ans porrian tornar en escandalo e gran depravache nostre e de la dita universitat, de que som molt marevillats com vos lo dit privilegi atjats en l.entrament de vostre offissi, e nos e nostres fills paguen en les imposissions en Catalufia com pensen ellos de ser franchs de les dites imposissions, perque hos diem y hos manam de certa siencia et expresa-ment / sots pena de mil marabatins de hor de vostres bens havedors que no c.357 otjiats los desusdits ni altres contra lo demunt dit privilegi, ans ad aqueills e tots altres forcets de pagar en cas que mester sia, y sia en les dites imposisions, car nos ab la present jeritam y annullam tot que contra dit privilegi sia executat, e a major cauthella tollem a.vos e a.tos altres officials nostres presents, esvenidors, tot poder de fer lo contrari. Dada en Barsalona sots nostre sogeill a 28 de abril en l.ain de la nativitat de nostre Sefior mil trescents vuitanta. Rex Petrus. Verum quia praecepimus praedictus Antonius de Pujat et aliae hereditates posi-dentes in dicto regno Sardiniae ac etiam concetabili et stipendiari in contentum nostrorum mandatorum praedictorum, pretendunt conciliarios praedictos dicti Castri Calari teneri reddere rationem de dictis adiutis et imposicionibus, et se ipsos a contributione ipsarum fore immunes in derogatione privilegi saepe dicti per vos iuratum, idcirco vobis et cuilibet vestrum dicimus et de certa sciencia et consulte mandamus sub poena mille marabatinorum auri a vestrorum quolibet contrafaciente absque ulla spe veniae habendorum et nostro aerario aplicando-rum, quatenus praedictum privilegium et mandata nostra supradicta, observando dictos conciliarios ad reddendam rationem de praedictis nullatenus distringatis nec per quamvis distringi permitatis, ipsosque conciliarios exigere permitatis a dictis Antonio de Pujat et aliis quibuscunque adiutis et impositionibus praedictis cum melioribus conditionis esse, quam nos et noster primogenitus et habitanti-bus in fronteris qui tempore guerrae et pacis indiferenter in adiutis et imposicio-nibus impositis contribuere sumus assueti, quibusvis provissionibus literis ac mandatis quantumcumque poenalibus et forcioribus sub quacumque expressione verborum conceptis a nostra primogeniti nostri cariis in contrarium in pectractis vel impectrandis, quod huic nostrae provisioni viderentur in aliquo contravenire ve1 derogare, quae et qual de nostra certa siencia serie huius revocamus et annul-lamus et pro revocatis et nullis haberi volumus / et iubemus existentibus nullo c. 357 v.

modo. Dattum Caesarae Augustae octava die madii anno a nativitate Domini mil-lesimo tercentesimo octuagesimo primo. Rex Petrus In Sardinia

i 1.1 termine expresament è ripetuto alla c. 357.

673

Sobre el terer punto.' Hoc est translatum legaliter, fideliter atque bene sumptum in Castro Calari cum authoritate et decreto honorabilis Gabrielis Olivi ac Oliveri, militis, vicarii dicti Castri pro serenissimo domino Alfonso, Dei gratia, rex Aragonum et Siciliae a quadam patenti litera regia in papiro scripta, sigillo secreto illustrissimi domini Petri, altae recordationis, regi Aragonum in eius dorso sigillata, manuque propria honorabilis vice cancellarii Curiae ipsius domini regii Petri in fine dictae literae subsignata, quod est thenori sequentis. Petrus Dei gracia rex Aragonum, Valenciae, Marioricarum, Sardiniae et Corsicae comesque Barchinone, Rosilionis et Ceritaníae dilecto et fidelibus Ioanni de Monte Bovino, militi, gubernatori in capite Calari, regni Sardiniae, ac aliis officia-libuis nostri Castri Calaris, vel eorum locatinentibus salutem et dilectionem. Pro parte universitatis dicti Castri fuit nobis humiliter suplicatum ut cum distributio et administratio omnium impositionum spectet ipsis conciliaris tam ex privilegio quam ex consuetudine actenus observata, quodque vos et hereditati ac stipendia-rii dicti Castri consuevistis et consueverunt solvere et tribuere in eiusdem imposi-tionibus sicut caeteri habitatoris eiusdem Castri, et nos in ipsis impositionibus feceritis novítates praeiudicia et detrimenta ac etiam in eisdem impositionibus sol-vere et contribuere recusetis in magnum damnum reipublicae dicti Castri, digna-remur eidem universitati super his de congruenti remedio providere. Nos vero suplicationem huiusmodi exaudientes begnine vobis dicimus et mandamus sub poena ducentorum marabatinorum auri de bonis cuiuslibet contafacientibus quo-tiens contrafactum fuerit exigendorum et aerario nostro aplicandorum quatenus

c. 358 novitates, praeiudicia vel detrimenta aliqua in dictis2 / imposítionibus minime faciatis nec fieri permítatis, quinimo administrationem et distributionem earum praefactis conciliaris dimitatis, prout actenus vigore dicti privilegií et de bona con-suetudine usi fuerint nihil homines, in eiusdem impositionibus contribuatis et sol-vatis ex inde et alios inde se retrahentes ad contribuendum in eiusdem fortiter compellatis, prout melius vos et praedecessores vestri et ispis solvere et contri-buhere consuevistis et consueverunt temporibus retrolapsis, quibuscumque provi-sionibus et literis a curiis nostris et nostri carissimi primogeniti in contrarium obtenetis et obtinendís, quas huius parte revocamus obsistentibus ulto modo in locis et partibus ubi contingit nos declinare in impositionibus contribuere et sol-vere, utique consuevimus et vellimus. Dattum Valencíae sub nostro sigillo segreto decima die aprilis anno a nativitate Domini millesimo tercentesimo octuagesimo secundo. Ferdinandus Carroz. Signum mei Bartholomei de Pratis authoritate regia nottarii publici testis. Signum

Annotazione marginale. 2 I termini in diari sono ripetuti alla c. 358.

674

mei Petri Carteri de Nagalla, regia authoritate publici nottarii, pro teste subscri-bente. Signum nostri Gabrielis Olivi de Olivare, militis, vicarii Castri Calaris pro illustris-simo domino rege Aragonis, qui huic translato de nostris lisenciae et consensu a suo originali abstracto, et cum eodem bene et fideliter comprobato tanquam actu legitimo eo praedicti domini regis et authoritate offici qua fungimur in hac parte, authoritatem nostram interponimus pariter et decretum ut ab omnibus in iudicio et extra fides indubia impendatur impositum haec manu nottarii cartae nostrae, in cuius posse hanc praemissam ficimus decima die mensis novembris anno a nativi-tate Domini millesimo quadrigentesimo decimo octavo, praesentibus pro testibus honorabili Bernardo Poltru presbitero, canonico calaritano, et Nicolao Ordis habitatoribus Castri Calaris, et ideo ego Marcus Pernig, authoritate regia nottarius publicus per omnes terras et dominationem dicti domini regis et scribe dictae Curiae, in cuius posse dictus honorabilis vicarius dictam firmam fecit meum soli-tum tabellionatus apposui signum. (SN) Signum mei Iacobi Camar, authoritate regia nottarius / publicus per totum c. 358 v.

Sardiniae et Corsicae regnum, qui hoc transumptum ab originali quo non viciato nec cancellato nec in aliqua eius parte suspecto sumptum, et cum eodem de verbo ad verbum veridice comprobatum, nihil addito nihilque remoto' ad instanciam et requisitionem venerabilium conciliariorum universitatis Castri Calaris sibi fecit et clausit. Die iovis decima mensis novembris anno a nativitate Domini millesimo quadringentesimo decimo octavo. Extracta fuit a libris privilegiorum concessorum per dominos nostros reges huic illustris civitatis Calaris in eius archivo reconditis, facit fidem Antiochus del Vecho, publicus nottarius Calaris et domus Concili eiusdem civitatis nottarius.

Privilegio di Alfonso re d'Aragona (1331).

Sobre el primer punto. n. 2.2 Privilegi del senyor rey don Alfonso, en que concedex als concellers de Caller que pugan fer cridas imposant penar pecuniarias y corporals fins a.pena de mort. Noverint universi quod Alfonsus, Dei gratia, rex Aragonum, Valenciae et Corsicae ac comes Barchinonae. Attendentes quod quanquam nos cum carta nostra, ut continetur in ea, ratuerimus et ordinaverimus quod universi et singuli officiales nostra Castri Calaris et terminos eius observent et observare teneantur et debeant omnia et singula statuta suae ordinationes per conciliarios ipsius Castri fatta et etiam facienda, iuxta quodam privilegium universitati civitatis Barchinonae con-

I Nel testo appare remomoto. 2 Annotazione marginale.

675

cessum, a tamen quia per nonnullos vertebatur in dubium et vigore ipsius conces-sionis dicti conciliaris subscripta facere possent et propterea Petrus Serra et Guillermus de Ulsina, nuntis seu procuratores universitatis dictri', nobis duxerunt suplicandum ut ad omnes dubitationes senepulum penitus stripandum declaratio-nem ac concessionem subscriptas facere de begninitate regia dignaremur, ideo et eo quia in transactione facta inter nos et nuncios seu sindicos universitatis dicti Castri super privilegio extractionis tritici et ordei, quod2 recuperavimus ita actum et conductum est suplicationi huiusmodi begnine faventes, ratificantes et confirmantes omnia et singula in ditta carta nostra contenta huius scripti nostri series declaramus, ac per nos et nostros ex certa sciencia et deliberato concilio con-cedimus dicti conciliaris Castri Calaris praelibati praesentibus et futuris ac universi-tati ipsius Castri, quod ad fidelitatem et utilitatem nostram et reipublicae et ad

c. 359 bonum et tranquillum statum3 / ipsius Castri possint dicti conciliaris ac proceres universitatis o Castri facere et ordinare in Castro ipso appendiciis et territoris eiu-sdem banna et ordinationes cum penis pecuniaribus et corporalibus, velut mem-borum mutilationes et morte sive suplicio ultimo, ac aliis prout eis fore videbitur faciendum statuimus ac mandamus quod vicari et baiuli dicti Castri et eorum locatenentes, presentes et qui pro tempore fuerint, ordenationes omnes et síngulas per ipsos conciliarios et proceres factas et alias quascumque per eosdem in poste-rum faciendas incontinentium per eosdem edite et ordinate fuerunt praeconisari et observari faciant per quoscumque inconcusse sine aliquo contradictu, et ut praemissa teneantur observare iuramus haec per Deum et eius sancta quatuor Evangelia, manibus nostris corporaliter tacta, mandantes per presentem cartam nostram gubernatori ac administractori generalibus insulae Sardiniae ac vicario et baiulo castri praedicti, caeterisque officialibus nostri dictae insulae praesentibus et fucturis, quod declarationem nostram et concessionem huiusmodi teneantur fir-miter observent et observare faciant inviolabiliter observari, et non contraveniant nec aliquem contravenire permittant aliqua ratione quicumque autem ausu teme-rario ductus contra permissa aliqua praemissorum venire praesumpserint, iram et indifiationem nostram ac pena mille marabatinorum auri quorum medietas Fisco nostro et alia medictas opera muri Lapolae dicti Castri acquiratu se noverint, absque remissione alique incurrisse damno illatto, primus et plaenarie restituto. In cuius rei testimonium presentem cartam nostram inde fieri et sigillo maiestatis nostrae appendito iussimus comuniri. Dattum Barchinone pridie idus iulii anno Domini millesimo trecentessimo trigesimo primo. Signum Alfonsi, Dei gratia, regis Aragonum, Valenciae, Sardiniae ac Corsicae, ac comes Barchinone. Testes sunt Pancio Barchinone epíscopus, Petrus de Exerica, Ioannes Eximini Durrea,

Così nel testo. 2 In bianco nel testo. 3 II termine statura è ripetuto alla c. 359.

676

Octo de Montecateno, Raimundus Torrella. Signum Benardi de Podro', praedicti domini regis scriptoris, qui de mandato ipsius haec scribi fecit et clausit die et anno quo supra et cetera. Extracta fuit a libro viridi privilegiorum concessorum per dominos nostros reges huic illustri civitati Callaris in eius archivo recondita, / facit fidem Antiochus del c. 359 v. Vecho, publicus nottarius Calaris et domus Concili eiusdem civitatis requisitus.

Privilegio di Filippo II (1633).

Sobre el primer punto. n. 3.2 In Dei nomine noverint universi quod nos Philippus, Deí gratia, rex Castellae, Aragonum, Legionis, utriusque Siciliae, Hierusalem, Portugaliae, Ungariae, Dalmatiae, Croatiae, Navarrae, Granatae, Toleti, Valentiae, Galiciae, Maioricarum, Hispalis, Sardiniae, Cordubae, Corsicae, Murciae, Gennii, Algarvi, Algariae, Gibraltrari, insularum Canariae nec non Indiarum Orientalium et Ocidentalium, ac Terra Firmae marii Oceani, archidux Austriae, dux Burgundiae, Brabantiae, Mediolani, Athenarum et Neopatriae, comes Abspurgii, Flandiae, Tivoli, Barchino, Rosilionis et Caeritaniae, marchio Oristanni et comes Goceani. Desiderantes omnia ad splendorem et ornamentum civitatis nostrae Calaris, in praefato nostro Sardiniae reti°, spectancia tali cura ac vigilancia ordinare ut amori et obligationi nostre complementum simul patefiant maxime quando ad conservationem benefi-tium et augmentum cui Patrimonii pertinere cognossimus, ut undique videtur quanti servitia fidelitatem et erga nos amorem dictae civitatis et incolarum illius faciamus. Hinc est quod cum pro parte conciliariorum et concilii generalis singula-rium ac proborum hominum dictae nostrae civitatis Calaris nobis humiliter exposi-tum fuerit se pro beneficio, augmento et conservatione propríarum ac poecunia-rum illius cupere iurisditionem civilem omnimodam pro conciliarios suos exercere et administrare posse in prima instancia, tantum contra quoscumque debitores dic-tae universitatis et eorum fideiussores cuiusque qualitatis existant, ad effectum exi-gendi debita pro quibuscumque poenis a iure vel statuto vel alias impositis censua-lium pencionibus, locationum mercedibus aut alio quocumque titulo procedenti-bus seu resultantibus, ita quod in prima instancia non possint evocari ad Regiam Audientiam praetextu vidicitatis, pupilaritatis, miserabilitatis seu alias, sed in gradu appelationis seu recursus tantum suplicando nobis, quatenus dictam iurisdictio-nem civilem ad effectus dumtaxat praedictos in3 / perpectum eis vendere dignare- c. 360 mur, offerentes nobis inservire ac solvere pro ac gratia octo mille scutos ad ratio-

Trattasi di Bernardo de Podio, forma latina per Bernat de Puig. 2 Annotazione marginale. 3 II termine in è ripetuto alla c. 360.

677

nem decem regalium castellanorum pro quolibet scuto, et nos dictam civitatem Calaris, Concilium generale ac singulares ac probos homines illius favore nostro regio prosegui cupientes suplicationi praedictae, modo quo infra duximus annuendum. Ideo, tenore praesentis publici instrumenti, cuntis futuris tempori-bus firmiter valituri, de nostra certa siencia regiaque authoritate de libertate et consulte per nos et omnes reges Aragonum haeredes et successores nostros, de nostrae regiae potestatis plenitudine que in hac parte uti volumus et fungimur et omnibus aliis viis, modis et formis quibus de iure possimus et valemus vendimus, cedimus, trasferimus et transportamus in perpetuum vobis dictis conciliaris de Concilio Generali, singularibus et probis hominibus dictae nostrae civitatis Calaris iurisditionem civilem in prima instancia, tantum contra omnes debitores illius ita ut pre conciliarios qui nunc sunt vel pro tempore fuerint vel personam seu perso-nas ab ipsis nominandas, possitis et valeatis ac possant et valeant audire, cognosce-re, dicere ac determinare, ut iuris fuerit, in prima instancia omnes et quascumque causas civiles in postum movendas contra omnes et quascumque personas, cuiu-scumque qualitatis existant, qui sint vel in quacumque causa fuerint debitores dic-tae civitatis in quarumcumque poecuniarum quantitatibus magni vel pauci valoris, et eorum fideiussores ad effectum exigendi et recuperandi ab eis et singulis eorum omne debitum pecuniarum dictae civitatis, ratione officii administrationis reddi-tum, et fructum eiusdem venditionis seu emptionís et contractus, finiti et firmati ad favorem dictae civitatis vel in quacunque alia ratione vel causa quousque eas rein-tegrata, omni cum effectu de omnibus quantitatibus sibi debitis et debendis exti-terit. Super quo et omnibus ad id pertinentibus et pectantibus possint et valeant ditti conciliarli, qui nunc sunt vel pro tempore fuerint vel personae, ut dictum est, nominandae prout iuris fuerit servatis etiam constitutionibus, capitulis et actibus Curiarum caeterisque privilegiis et pragmaticis et aliis de iure servandis procedera in prima instancia contra praedictos debítores et eorum et cuiuslíbet eorum /

c. 360 v. fideiussorem et fideiussores et eorum bona, eosque obligare et compellere per ter-minos iuridicos ad solutionem quantitatum pecuniarum quae legitime constiterit eos debere dictae civitati, nec non contra dictos possint et valeant facere, firmare et exequi quascumque provisiones, executiones ac denuntiationes et alia quaelibet procedimenta quae necessaria fuerint et opportuna, procedendo etiam vigore clausule tertis in instrumento obligationis contentae ad personarum capturam car-cerando et excarcerando eos semel et pluries et quomodocumque dictis conciliaris bene.víssum fuerit et ad executionem in bonis suis vendendo ea donec, ac quou-sque dieta civitas ex pecuniis ab illis praecedentibus omni cum effectu recupera-verit et exigent ab eis omnes quantitates sibi debitas et debendas, atque dictam iurisdictionem, virtute huius privilegi, eis damus et extendimus ad cognossendum de mandatis et penis per dictos conciliarios expedictis et impositis, ad effectum solvendi et recuperandi quaecumque civitatis debita ex redditibus quorumcum-que censualium vel illorum quantitates principales, aut alio quocumque titulo et

678

causa procedencia et resultancia ad solutionem et recuperationem debitorum dic-tae civitatis declarantes, quod sentencias quas dicti conciliarli pronunciaverint in dieta prima instancia tantum et non alias ad executionem deducere possint et valeant per ministros iustitiae quos ad id nominaverint et eligerint eorum in ipsa civitate degentium, absque intervencione cuiuslibet alterius iudicis vel ministri non obstante quod a dictis sentenciis appellatio fuerit a condemnatis interposita coram nostro locumtenente generali vel suo casu praesidi et Regia Audiencia aut alio quolibet tribunali vel iudice ad quem seu quos pertinebit vel spectabit cogni-tio et declamatio, dumodo sindicus dictae civitatis conciliariae qui nunc est vel pro tempore fuerit nomine illius se obligaverit ad restitutionem integram quarum-cumque pecuniarum quantitatum, quod virtute dictarum sentenciarum a debicto-ribus fuerint exactae casu quo dictae sentenciae fuisset revocatae per dictum nosa-trum locumtinentem generalem et suo casu per praesidem et Regiam Audienciam, aut aliud quodcumque tribunali / aut iudicem qui de dictis appellationibus c.361 cognoverint et super eis declaraverit sentenciam aut aliam provissionem pronun-ciando et firmando. Hoc etiam et preso et declarato quod causae quarum dicti conciliarii virtute huiusmodi privilegii sunt cognoscíturi non possint in prima instancia deduci seu evocari per dictum nostrum locumtenentem, praesidem, Regiam Audienciam, aut aliud quodlibet tribunal praetextu viduitatis, pupillaris etatis, miserabilitatis, neque alias nec non quod dictae civitatis, conciliaci, neque illorum assesores non possint nec valeant recusari neque in causam suspitionis et recusationis incursi declarari simplici tantum iuramento, nisi causis probatis et approbatis in iuditio etiamque declaramus quod huiusmodi íurisditionis non videatur neque intelligatur in aliqua ipsius parte viciata neque annullata esse per non usum, nec per aliquod actum contrarium per dictos conciliarios absque decreto et resolutione Concilii generalis dictae civitatis ad hoc effectum congregati et convocati faciendum, acque ad omnes et singula supradicta administrandum, exercendum et exequendum damus, concedimus, vendimus, transportamus et transferimus vobis dictis conciliaris, Concilio et singularibus et probis hominibus saepaedictae nostrae civitatis Calaris talem et tantam iurisditionem, superioritatem et facultatem quam in prima instancia habemus, ita tamen quod nobis et nostris sucessoribus remaneat appellationis et recursus iuditium et suprema potestas et superioritas in praedictis quae vobis vendimus tanquam2 supremo principi supe-riori non recognoscenti competens. Hanc autem venditionem et ex causa vendi-tionis concessionem, translationem et transportationem facimus sicut melius dici potest, et intelegi ad bonum etiam intellectum vestrorum conciliariorum, Concilii singularium et proborum hominum dictae nostrae civitatis Calaris et extrahimus et auferimus praedictam iurisdictionem quam vobis vendimus de iure dominio

Il termine tribunal è ripetuto alla c. 361. 2 Due volte nel testo.

679

potestate et proprietate e[t] posse nostris et nostrorum illaque in vestrorum ius, dominium, proprietas et posse cum reservationibus et qualitatibus superius et inferius expraessis mitimus et trasferimus pro praetio dictorum octo mille scuto-

c. 361 v. rum' / ad rationem decem regalium pro quolibet scuto, quos iam nobis in nume-rata pecunia in ditta civitate Calaris dedistis et solvistis realiter et cum effectu pro certis nostris regii servicii sumptibus illustri marchionis de Almonacir, consangui-neo, locumtenenti et capitaneo generali nostro in praedicto Sardiniae regno, man-dantes et prohibentes seriae cum praesenti dicto nostro locumtenenti generali et coeteris qui in posterum fuerint in suo casu praesidi ac Regiae Audienciae et aliis quibuscumque iudicibus et tribunalibus dicti nostri Sardiniae regni ne dictam iurisditionem in prima instangia exerceant, exercere vel audeant, praesumant vel attenent. Quam quidem iurisditionem, venditionem, et omnia2 et singula praecon-tenta et ad ea consernencia per nos et omnes reges Aragonum heredes et sucesso-res nostros, de praedicta nostrae regiae potestatis plenitudine que in hac parte uti volincius et fungimur et omnibus aliis vis, medis et formis quibus de iure possumus et valemus, ut est dictum, eisdem conciliariis, Concilio et probis hominibus dictae nostrae civitatis Calaris facimus, concedimus, firmamus, vendimus, transportamus et elargimur promittimusque ac bona fide regia convenimus per nos et sucessores nostros reges Aragonum nullo unquam tempore revocare, immo intentum aperien-tes nostrum dicimus et consentimus totum id et quidquid in praesentis venditionis3 instrumento contentum et expressatum esse validum et firmum, tribuentes et comi-tentes et totum illud ius, robur et firmitatem quam se regiae potestatis plenitudine vel quavis alia causa et ratione sub conditionibus et forma supradictas concedere possumus et valemus volentes, declarantes et mandantes quod dicto nostro locum-tenenti et capitaneo generali qui nunc est vel pro tempore fuerit et suo casu praesi-di et capitaneo generali nostro ac Regiae Audienciae et aliis quibuscunque iudici-bus et tribunalibus deinceps ceset et cessare debeat facultatem audiendi, dicendi, declarandi et determinandi in prima instancia tantum dictas causas et quamlibet

c. 362 earum quae contra praedictos officiales ministros et personas4, / debitores civitatis nostrae Calaris, et eius fideiussores tam naturales Sardiniae quam externos in posterum5 moverentur ratione exactionis et recuperationis quantitatum ab eis dic-tae civitati debitarum et debendarum, et cumque sit auferentes ab eisdem, dictam iurisditionem et eius exercissium et usum et concedentes illam vobis dictis conci-liaris, Concilio singularibus et probis hominibus díctae nostrae civitatis Calaris, ut eam per dictos conciliarios qui nunc sunt vel pro tempore fuerint, servato modo et forma supradictis, [no]mine nostro administrare et exercere valeatis. Serenissimo

' Il termine scutorum è ripetuto alla c. 361 v. 2 Due volte nel testo.

Due volte nel testo. 4 I termini et personas sono ripetuti alla c. 362.

Due volte nel testo.

680

propterea Baltasari Carolo, principi Austuriarum et Gerunde, ducis Calabria1 et Montis Albi, filio primogenito nostro charissimo, ac post felices et longuos dies in omnibus regnis et dominiis nostris, Deo propitio, immediato haeredi ac legitimo sucessori intentum aperentes nostrum sub paterne benedictionis obtentu, dicimus eumque roga[mus] illustri viro nostro locumtenenti et capitaneo generali, nobili-bus et magnificiis dilectisque conciliaris et fidelibus nostris regenti Cancellariam et doctorís dictae nostrae Regiae Audienciae, iudicibus Curiae, advocatis et procura-toribus fiscalibus et patrimonialibus, gubernatoribus quousque seu refformatori-bus in capitibus Calaris, Gallurae, Sassaris et Logudorii, regio procuratori, magi-stro patrimoniali ac regenti nostra Thesaurariam, ac vicariis, subvicariis, potestati-bus, alguazíris, portariis et vicariis caeterisque denum universis et singulis officiali-bus et subditis nostris maioribus et minoribus in praefacto nostro Sardiniae regno constitutis et constituendis, ipsorumque officialium locumtenentibus, seu officia ipsa regentibus et subnegatis praesentibus et futuris ad incursum nostrae regiae indignationis et ire, penaque florinorum auri aragonum mille regiis nostris infe-rendorum erariis dicimus, praecipimus et iubemus quod dictam iurisditionem et omnia et singula circa illam superius expraessata et declarata iuxta eorum seriem et thenorem vobis dictis conciliaris, concilio singularibus et probis hominibus dic-tae civitatis Calaris teneant firmi[ter] / et observent, tenerique inviolabiliter obser- c. 362 v. vari faciant inconcusse per quoscunque ita quod omni dubio, contradictione et sinistra interpretatione cessantibus praedicti conciliarii, Concilium singularis et probi hominibus ab hinc gaudeant et gaudere possint firmiter concessionibus et gratiis supradictis, et illi ad quos spectet eos in posessionem corporalem realem et actualem seu quasi huiusmodi nostri instrumenti regalis, gratiae et concessionis ponant et inducant possitosque et inductos manuteneant et deffendant contra cuntos et non controfaciant vel veniant aut aliquem contra facere vel venire per-mitant ratione aliqua sive causa. Si dictus serenissimus princeps nobis morem gerere, coeteri vero officiales et subditi nostri praedicti gratiam nostram caram habent ac preter ire et indignationis nostrae incursum, poenam praepositam cupiunt evitare. In cuius rei testimonium, praesentem fieri iussimus, nostro regio comuni sigillo ímpendenti munitam. Dattum et actum fuit in oppido nostro Madriti die duodecima anno a nativitate Domini millesimo sexcentesimo trigesi-mo tercio regnorumque nostrorum decimo tercio. Signum Philippi, Dei gratiae, regis Castellae, Aragonum, Legionis utriusque Siciliae, Híerusalem, Portugaliae, Ungariae, Dalmatiae, Croatíae, Navarrae, Granatae, Toleti, Valentiae, Galiciae, Maioricarum, Hispalis, Sardiniae, Cordobae, Corsicae, Murciae, Grennis, Algarbis, Algacirae, Gebraltaris, insularum Canariae, nec non Indiarum Orientalium et Ocidentalium insularum, ac Terrae Firmae maris Oceani, archiducis Austriae, duxis Burgundiae, Brabantiae, Mediiolani,

1 Così nel testo, invece di Calabriae.

681

Atenarum et Neopatriae, comitis Abspurgii, Frandriae, Tivolis, Barchinone, Rosilionis et Caeritaniae, marchionis Oristanii, et comitis Goceani qui praedicta laudamus, concedimus et firmamus. Yo el rey Testes praemissis fuerunt illustris don Gaspar Gusman dux de Sant Lucar la

c. 363 magior, Olivares Ramirez, Philippus de Gusman, dux de' / Medena de las Torres; don Didacus Lopes de Aro, marchio de Carpio; don loannes Ramires de Arellano et Mendosa, nec non don Ludovicus de Haro omnes cubicularii praefatae mage-statis. (SN) Signum Hieronimi Villa Nueva, militis ordinis et militiae de Calatrava, prae-ceptoris de Villa Franca, sacrae catholicae et regiae maiestatis conciliarli, rerum-que status secretari et prothonottarii regnorum Corona2 Aragonum, eiusque authoritate per universam terram et dictionem suam publici nottari, qui praedictis una cum praenominatis testibus interfuit eaque de eiusdem regiae maiestatis man-dato scribi fecit et clausit. Vidit Carvajal Agusto pro thesaurario generali. Vidit Villanueva pro consultore generale. Vidit Bajetala regens. Vidit Vicco regens. In Sardiniae X t., E CVIII. Vidit Sisternes regens.

Venta que vuestra magestad haze perpetuamente a los concelleres y Consejo gene-rai, particulares y hombres buenos de la ciudad de Caller en el remo de Zerdéria de la jurisdision civil en primera instancia contra qualesquier personas que fueren deudores a la ciudad en qualquiera suma de dinero con las calidades, y en la forma aqui contenida. Constituido Es de los expedientes que para el servicio de vuestra magestad benefissió el virrey de Cerdefia. Dominus rex mandavit michi Hieronimo Villanueva, in cuius posse sua maiestas concessit et mandavit. Visa per ducem Carvajal pro thesaurario generali, per me et per Vicco, Basetola et Sisternes, regentes Cancellariam, et per me pro conservato-re generali. Concordat sum suo originali Antiocus del Vecho nottarius

1 Il termine de è ripetuto alla c. 363. 2 Così nel testo.

682

Dichiarazione di Ottavio Frediani, amministratore del diritto sul vino (1688).

Sobre el primer punto.' Ottavio Frediani digo que haviendo sido administrador del derecho del vino de esta illustre y magnifica ciudad de Caller desde el ano 1674 hasta el de 1683, en todas ocasiones que se han offresido hasta el de / 1680 en que se dió orden al contrario c. 363 v. por el Real Patrimoni o, he acudido a la ciudad por la exaction de las penar de los contrabandos en poder de los illustres2 y magnificos concelleres de esta dicha illu- stre y magnifica ciudad de Caíler. Y mediante dichos illustres y magnificos concel- leres, con consulta del magnifico assesor de ella me han administrado todo comm- plimiento de justissia. Y por ser assi lo firmo de mi mano en Caller a los 19 de febrero de 1688. Ottavio Frediani

Protesta di Francesco Perria di Cagliari; commerciante di vino, accusato di non aver pagato il dovuto diritto del vino (1670).

Sobre el primer punto.3 Illustres setiores concelleres Francisco Perria, de esta ciutat, negosiant de vy, diu a vostra senyoria que per asserta y nulla pena que se li pretenia a.l.exposant, que havria incorregut per orde de vostra senyoria. Y a instancia dels arrendadors del dret del vy lo capturaren y lo posaren en estas reales presons, y per extraher.ne.lo de aquellas es estat forsos atgia dar fiansas per dita nulla pretesa. Y perque lo exposant no enten pagar pena alguna per no esser incorregut en ella, puix no ha faltat en res en lo negosi del vy que exercex, per go oposant.se a qualsevol pretesa que dits assers arrendadors, o lo sindich de dita illustre ciutat tingan contra de dit exposant en raho de la dita nulla pena seu alias, suplica que dita aposissio admessa mane vostra senyoria pro-veher, y als dits respective arrendadors y sindich manar que si alguna cosa prete-nen lo degan de especifficar ab claretat, y en que consistex dita nulla pretesa in scriptis, perque del matex modo puga respondre lo convenient a sa justicia, sens que en lo interim se innove cosa alguna ni sia molestat en raho de dita pena fins tant se decidesca quid iuris fuerit sub nullitatis decreto, et haec et cetera, omni meliori modo et cetera, officium et cetera. El dottor Francisco Guio.

Annotazione marginale. 2 Due volte nel testo.

Annotazione marginale.

683

Die 23 mensis decembris 1670 Calari De orde y provissio dels magnifichs Joseph Nin, donzeill, Luciffero Cabitsudo, axi.be donzeill, lo doctor en quiscun dret Ferdinando Terrago, Diego Cao, y Constanti Acessedi lo present ai-1y concellers de esta illustre y magnifica ciutat de

c. 364 Caller, li ha dat jurament a la persona de Francisco Perria habitantl / en la present ciutat, que mediant aqueill diga de hont venia lo die de sant Francisco Xavier, que contavan quinze del corrent, y de hont portà las dos barrilotas del vy que entrà en sa casa, y quina quantitat de vy y qui li donà llisencia de introduhirlas, y per.quí las portava, y que cosa ha fet de aquellas. Y havent dit Perria hoit lo sobredit, diu que venia de la vila de Selarjus de carregar dos bottas de vy, que las portà una al pre- sent Casteill de Caller, y altra al appendici de Estampaig. Y las dos barrilotas del vy las portà de la matexa vila a.sa casa, y que hi hauria fins los quarters de vy poch mes o manco y que no tenia llesencia ninguna, sols las portava com us y costum per amelar las botas y per dar a beure als bastaxos descarregadors y carradors com se sol. Y acabat de umplir las bottas de las tendas que havia introduhit en dit die, com en effecte lo té axi effectuat, y lo restant se.lo.ha begut en sa casa. Concordat cum suo originali Antíiochus del Vecho nottarius

Privilegio di Pietro IV d'Aragona (1363).

Sobre el primer punto.2 Petrus, Dei gratia, rex Aragonum, Valenciae, Maioricarum, Sardiniae et Corsicae comesque Barchinone, Rosellionis et Ceritaniae, dilectis et fidelibus nostris guber-natori et administratori Calari3 ac vicario Castri Calari4 et aliis quibusvis officiali-bus nostris seu eorum locatenentibus praesentibus et futuris ad quos praesentes pervenerint salutem et dilationem, pro parte concíliariiorum et proborum homi-num huniversitatis Castri Calaris fuit coram nobis expositum reverenter quod sepe contingit quod nos ignari de privilegis, franquitatibus, libertatibus, usibus et consuetudinibus eorundem concedimus aliquibus per eorum importunitatem seu alias aliquas literas, provisiones seu cartas derogantes privilegiis, franquitatibus, usibus et consuetudinibus supradictis quod in ipsius universitatis et eius singula-rium praeiudicium non modicum utitur, et iacturam sane cum nos alias privilegia, franquitates, libertates, immunitates, usus et consuetudines eiusdem universitatis iuraverimus observare, et non sit nec fuerit intencio nostra contra ea in aliquo

1 Il termine habitant è ripetuto alla c. 364. Annotazione marginale. Così nel testo, invece di Calaris. Idem.

684

derogare. Ideo vobis et unicumque vestrum dicimus et mandamus expresse quate-nus siet quandocumque contingat, vos seu aliquem vestrum recipere aliquas pro-visiones, literas, cartas seu mandata / quae privilegiis, franquitatibus, libertatibus, c. 364 v.

immunitatibus, usibus et consuetudiníbus dictae universitatis videantur in aliquo derogare eas vel ea tanquem de nostra intentione non procedentes nullatenus observetis, donec nos super eii duxeritis consultandis nisi in casu cum propter dilationenem huiusmodi consultationis periculum posset segui. Dattum Barchinone vigesima die novembris anno a nativitate Domini millesimo tercentesi-mo sexagesimo tercio. Guillelmus de Palou. Extracta fuit a libro viridi privilegiorum concessorum per domínos nostros reges huic illustri civitati Calaris, in eius archivo recondito de quibus facit fidem Antiochus del Vecho, publicus nottarius Calaris et domus Concilii eiusdem civita-tis, et clausit et cetera.

Capitolo 37 del Parlamento celebrato dal viceré conte d'Elda (1663).

Capito' 37 del Parlament del conde de Elda. Illustrissim senor Ilochtinent y capita generai. Los magnifichs concellers de la present ciutat de Caller exposan a vostra senyoria illustrissima qualment han trobat que de alguns aflys a esta part, sempre que per lo magnifich regent la Real Cancellaria en la present regne se han fet y fans alguns decrets a suplicassio de la ciutat per cada hú de dits decrets dit magnifich regent se ha fet y es fa pagar 25 lliures de salari, e com en capitol de Cort numero 14 del Parlament celebrat per lo tunch virrey don Lorenso de Heredia, per los tres Estaments se suplica que puix estava ordenat per la taxa lo salari han de haver lo regent, assessor de governador e de veguer dels drets que gosen, go es trenta sous per quiscun dret, y de algun temps en sen fan pagar ad alguns 25 lliures y alguns 15 lliures, y a altres 10 lliures, que per go fos provehit y decretat que nos pugues pagar mes que 30 sous conforme la dita tacha per quiscú de dits decrets, a be que fos provehint informassio, o haverhi declarassio, o que fos simpliciter y al peu de dit capitol fonch decretat per lo dit virrey, y apres per sa magestat que se guardas la dita tacha o ordenassio segons en dit capitols es de veure. Per go y altrament dits magnifichs concellers suplican a vostra senyoria illustrissima que en lo present real Parlament sia de nou decretat, provehit y manat que los dits magnifichs regent y assesors axi del governador y veguer com del procurador real que al present son y per havant seran1 / no pugan pendre per son salari mes que 30 sous c. 365

per quiscú de dits decrets y decretassions tant de curadors com alias, puix ya esta axi ab dit capitol decretat lo que suplican en tot lo millor modo, et licet et cetera

76 I termini y per havant seran sono ripetuti alla c. 365.

685

Altissimus. Coni. Attes que los magnifichs regent la real Cancellarla per medi de sos predecessora estal en antiga posessio del rebre dels decrets que se interposan causa cognita 25 lliures y dels decrets simples 30 sous, y en lo capitol del qual se consta de la obser-vancia esta decretat que.s guarde la ordenassio sempre que se mostre aquella, sa senyoria illustrissima la manarà guardar llevat tot abus y si altre pretenen lo supli-quen a.sa magestad. Provisa per illustrissimum dominum locumtenentem generalem et presidem huius regis generalis Parlamenti in dicto Parlamento die 3 aprilis anno a nativitate Domini 1633, Calaris. Ferdinandus Sabater, nottarius, pro herede Serra. Plau a.sa magestad lo que suplica en dit capitol. Covarrubias vice cancellarius.

Capitolo 12 delle suppliche presentate dalla città di Cagliari nel Parlamento celebrato dal viceré Aytona [1592-1598].

Sobre el segundo punto.2 Capítol 12 del Parlamento del marques de Aytona en las suplicas de la ciudad de Caller. Ittem, perque de pochs afiys a esta part los nottaris, regent la Llochtinencia General de suplements de edat, y altres qualsevol decretassions que se fan per.lo magnific y egregi regent la Cancellarla y de salves guardies reals se fan pagar la mitat dels salaris del dit magnifich regent, lo que fer no poden ni dehuen, se supli-ca per go vostra senyoria mane provehir y decretar que no puga pendre dit regent la Llochtinencia ni ningun altre nottari per dit suplimento de edat, ni altres qual-sevol decrets ni de salves guardies real sino los actes a dits nottaris y a dit regent la Llochtinencia deguts, conforme a la tarifa de la real pragmatica dels notaris segons se solia per abans, que de aqui al devant nos paguen als nottaris conforme lo salari del regent sino conforme a la pragmatica per falles, excepto en las salves guardies reals que per la expedissio de la executoria de aquella trenta reals. Sabater nottaríus. Esta.be decretat per lo virrey. Frigola vicecancellarius. Concordat cum suo originali. Antiochus del Vecho notarius /

Così nel testo, invece di estan. 2 Annotazione marginale.

686

Sentenza pronunciata dal reggente la Reale Cancelleria contro il capitano Giovanni Battista Soler per non aver pagato í diritti di dogana dovuti alla città di Cagliari (1668).

Ihesus Christus. c. 365 v.

Et licet per capitaneum Ioannem Baptistam Soler praetenssum sit et praetenda-tum non teneri solvere iura adoanae huius magnificae civitatis, suis arrendatoribus praedis factis, et ad hanc civitatem introductis eo sub praetextu quod dominus noster rex suis ordinationibus expedictis Matriti die 27 augusti 1627, ad favorem cursum exercentium contra infideles et inimicos Regiae Coronae fecit eos liberos et immunes a solucione dictorum iurium, et cum in posessione dictae exemptionis erant tam virtute dictarum ordinationum quam decreti excellentissimi marchionis de Castel Rodrigo, olim proregis et capitanei generalis huius regni, ad calcem memorialis quondam capitanei Petri Reyes die 3 mali 1662, nihilhominus tamen quia meritis praesentis processus attentis et signanter ex privilegiis concessis per dictum dominum nostrum regem huic dictae magnificae civitati, apparet illam potuisse imponere dicta iura, prout imposuit et mens suae regiae magestatis non fecit derogare quod semel dedit, ac etiam quia in dictiis ordinationibus non agitur, sed tantumodo de armatoribus cum limbis volge dictis de alto bordo et decretum dicti illustri marchionis non potest esse nocivem dictae civitati quae virtute dicto-rum privilegiorum gaudet dictis iuribus. Ideo et alias sua multum spectabilis dominatio conclusionem in regia Audiencia sumptam inseguendo providet, pro-nunciat, sentenciat atque declarat condemnandum fore et esse dictum Ioannem Baptistam Soler ad dandum et solvendum dictis conductoribus adoanae magnifi-cae civitatis iura ad eos respective spectancia et pertinencia, de praedictis factis et in ea introductis liquidatione liquidandorum in posterum reservata prout cum praesenti condemnari mandat reservato iure in alio iudicio procuratori fiscali patrimoniali et dictis arrendatoribus pro pratenso fraude, et aliis praetencionibus tam adversus dictum Soler quam Iosephum Bartholo neutram panem in expensis' / condemnando fiat tamen excepto pro bistractis hanc et cetera, non obstantibus c. 366

et cetera. Bonfant. Vidit Brunengo. Vidit Carcasona. Latta et promulgata fuít huiusmodi sentencia sive declaratio per suam excellen-ciam, et in eius personam per nobilem et magnificum utriusque iuris doctorem don Iosephum Nino, regiam Cancellariam regentem; de que eíus mandato lecta et publicata per me nottarium infrascriptum die addictam proferendam assignato, intitulato die 20 decembris 1668 Calari, instante et requirente dictamque senten-

i Il termine expensis è ripetuto alla c. 366.

687

ciam ferri et publicari petente Iosepho Murteo, sindico huius illustris et magnifi-cae civitatis, tam dicto nomine quam nomine et pro parte dictorum conductorum, altera vero parte absente, praesentibus ibidem pro testibus Ioanne Usay et Iosepho Lochi nec non Ioanne Francisco Scartello Regiae Camarae portario qui massam extulit. Publicatio vero praedictae sentenciae fuit dicto et eodem die intimata dicto Iacobo Masons nomine quo asserit in praesencia Emanueli Cordella et Melchioris Corona per Serra alguarzirium itta refferitum. Del Vecho nottarius. Concordat cum suo originali Antiochus Del Vecho nottarius et dictae causae advocatus.

Capitolo 5 delle suppliche presentate dalla città di Cagliari nel Parlamento celebrato dal viceré conte di Santo Stefano [1677-1678].

Sobre el tercer punto.' Capitol 5 de les supliques de la cíutat den les Corts del senyor duque de Santistevan. 5. Item, representa a vostra excellencia que dita ciutat per socorro de la cosa publica y per tenir.la conservada com se requirex en servehi de sa magestad, valent.se dels seus privilegis té imposat alguns drets y gabellas, les quals son tant privilegiades que digú pot exicuirse de la solussio de elles com ab inumeras ordi-nassions reals lo han declarat los seriors reis de gloriosa memoria, y per evitar volumen sols ne presenta dos: la una del senyor rey don Pere, despachada en

c.366 v. Saragosa a vuit de maig 1381, dicese 1381; y la altra en Valencia a deu de / abril 1382 en que mana que tots degan pagar dictas imposicions sens exceptio de per-sonas, declarant son real animo ab estes paraules dignas de real clemencia: «ipso-sque conciliarios exigere permitatis a dictis Antonio de Pujol, et aliis quibuscum-que adssuetas et impositiones praedictas cum meliori condictionis esse non debeat, quam nos et noster primogenitus et habitantes in fronteris qui tempore guerrae et pacis indifferenter in adiutis et impositionibus impositis contribuere sumus assueti», en los quals mana que tots los officials reals maiors y menors, y demes sens exemptio paguen dites imposicions; y perque moltes persones en lo passat ab pretexto que les mercadories servexen per lo real palassi y per soldats y galeras se excusan de pagar dits drets, y los sefiors virreís passats o per impurtu-nassio dels que demanan, o per no tenir clares noticies de los privilegiis de dita ciutat, o per altre pretexto manan ab sos decrets que sian exemptos, essent que se decimi ab sentencia de la Real Audiencia de que fa demonstrassio que los decrets

l Annotazione marginale.

688

dels setiors virreis no sian de periuhissi a estos privilegis, de lo que ne ha patit grave clan), dita ciutat y sos acrehedors, puix ha agut atiy entre altres que ha per-dut dotte mil escuts; y no obstant que en lo felix govern de vostra excellencia y de tant christians y attentos ministres no es menester esta diligencia, resmeins com es lloable providencia prevenir lo que en los sdevenidors pot offerirse, suplica a vostra excellencia se servesca decretar per atte de Con que se observen perpetua-ment los privilegis que sobre aquest particular té dita ciutat, y que digú dels setiors virreis, presidents, governadors ni altres ministres reals contravingan a eills sots les penes que en aqueill se cominan, pagants tots les dites imposicions de la ciutat sens exemptio, com en dits privilegis y demes de dita ciutat se conté, llevat tot abús. Que se.le guarde el privilegio. Confirmat et cetera. /

Capitolo 11 delle suppliche presentate dalla città di Cagliari nel Parlamento celebrato dal viceré marchese di Baiona e proseguito dal vescovo Gaspare Prieto (1632).

Sobre el quarto punto. c. 367 Capitulo 11 de las suplicas de la ciudad en las Cortes del serior obispo Prieto'. Item, per quant los dits nottaris de la curia del Real Viguerio quant se fan los deposits dels preus de las casas venudas voluntariament o per execucio de Cort, se fan paga dels tillets que cada mes aposavan de tots los deposits se havian fet en dit mes en unes tauletes que estavan posades en lo Real Viguerio y en la aduana de Caller, ab los quals los que no tenian notissia de les crides que se havian publicat si eran interesats acudian en dita Curia, y se oposavan en dit preu en mes que se proferis la sentencia de graduassio; e com de alguns afiys a esta pan se atgia dexat de posar dits tillets en dítas tauletas, y per no posar.los se atgian causat datiys y despeses als interesats que apres la distribussio dels preus ne.han tingut notissia. Per pc, la dita ciutat suplica a vostra senyoria illustrissima reverendissima se serve-sca provehir y declarar que de assi havant los dits nottaris atgian de posar cada mes dits tillets en dites taules com se ha acostumat, puix se.n fa paga de aquells sots pena de restituhir cada vegada que dexaran de posar.los, y de continuar los deposits que se faran lo doble de lo que hauran pres, y vint y sinch ducats aplica-dors un ters al acusador, altre ters a la caxa de les tres claus y lo altre ters al hospi-tal del glorios sant Antoni. Que se fassa com se suplica. Vacca secretarius

Annotazioni marginali.

689

Esta bien decretado por el presidente. Episcopus Praeses. Concordat cum suo originali. Anthiocus del Vecho nottarius.

Capitolo 37 delle suppliche presentato dalla città di Cagliari nel Parlamento del conte di Santo Stefano 0677-1678].

Sobre el quinto punto.' Capitol 37 de les supliques del regne en les Corts del senor conde de Santistevan. Item, per quant de no haver.hi numero cert de escrivants en la Llochtinencia General del present regne, y de la multiplicitat de eills solen naxer confussions e inconvenients en los actes, procehiments y despachos que moltes vegades se retar-dan per no poder dar alcanse alguns de aqueills, que per no tenir molts negosis a carrich en dita Llochtinencia se ocupan en altros empleos y cosas particulars, ab que patex lo curso de dits despachos dels tractants y litigants, y es just que se apose lo remei convenient, reduhint.se a numero fixo a carrich dels quals atgian de correr dits negosis, y no per altros ni substituts. Per tant suplican a vostra

c. 367 v. excellencia dits Estaments / se servesca decretar per acte de Cort que los nottaris o escrivants de la Real Audiencia y Llochtinencia General sean reduhits a numero cert que no excedescan de devuit, y que en aquestos no hi pugan ser persones que tenen offissis incompatibles, y que lis impidexen la personal assistencia al temps del curso y despacho dels negosis mai errant mentres subsistitex dita imposibilitat e impediment, y que dits nottaris o escrivants no servescan per substituts; y en quas que algun del numero víngues a.faltar per algun acident o enfermetat, que los negosis que corren a carrich de eill no puga valer.se del substitut o susbtituts, sino de altre que sia del matex numero que atgia de fer marper lo tal ausente o impedit. Que.se aga tomo se suplica. Con fi rmado.

Capitolo 39 delle suppliche presentate dalla città di Cagliari nel Parlamento celebrato dal viceré marchese di Baiona e proseguito dal vescovo Gaspare Prieto (1632).

Sobre el sexto punto.2

Annotazione marginale. 2 Annotazione marginale.

690

Capitol 39 de las suplicas de la ciudad en las Cortes del senor obispo Prieto. Item, per quant los veguers, y sotveguers y altres ministres real per llur grangeos se troban un foraster o natural en casa de una dona de die o de nits subit los cap-turan y lis fan mil estorcions, per.a que se atgian de composar y son causa que aquella tal dona reste escandalisada y tinguda per mala, que per ventura no.hu seria. Per supplica esta ciutat se servesca vostra senyoria reverendissima pro- vehir y decretar que de assi havant digun veguer, sotveguer, cap de guaite ni altres ministres reals no gossen ni presumescan capturar ni composar a diguna persona que trobaran en casa alguna dona, si ya no es que sian publicament amigats, y que primer atgia procehit manament fet en presentia de dos testimonis, y continat en lo registre de la curia del Real Viguerio de no cohabitar altra vegada, puix se ven que en esta presumptio y vexassio que fan dits veguers y demes ministres no es per llevar a la gent de pecat, sino per lo interes proprio sots pena del / privassio c. 368 de offissi. Que.se fassa segons se suplica. Vacca secretarius. Ests bien decretado por el presidente. Episcopus praeses. Concordat cum suo originali Antiochus del Vecho nottarius.

Privilegio di Pietro IV d'Aragona relativo all'immagazzinamento di 20.000 starelli di grano nel Castello di Cagliari (1357).

Sobre el septimo punto.2 Carta en que lo senyor rey ordena en que sia fet magazem de vint millia estareills de grà en Casteill de Caller. Nos Petrus, Dei gratia, rex Aragonum, Valenciae, Maioricarum, Sardiniae et Corsicae, comesque Barchinone, Rosilionis et Ceretanie, circa custodiam et fortifi-

cationem Castri nostri Calaris, quod caput est et fortitudo totius regni Sardiníae, solerti studio vigilantes cernimus attendentes quod ex subscripta provisione ne dum iura et regaliae nostre susciperet incrementum, immo etiam universitas dicti castri et feudatori nostri coeterisque degentes infra Callarim ac mercatores catalani et aragonenses coeterique nacionis extranae comodum maximum diversi modi consequentur cum retroatis temporibus evidencia facti docuerit, quod pro ea quia Castrum praedictum non erat grano triti cum non poterat dari lisencia granum extrahendi a portu dicti Castri, et per alias vias granum extrahebatur a dita insula cum sardi cessarent ad dictum Castrum venire et portare granum. Ibidem illudque ad alia loca portabant, et per consequens admitebamus ius extrationis eiusdem et

i II termine de è ripetuto alla c. 368. 2 Annotazione marginale.

691

dictum Castrum Calaris fornimento carebat unde magnis periculis fuit expositum temporibus retroatis. Idcirco prospectis praedictis, et aliis que non opportet per singula recitari, cum utrius quisque sancionis Consilii dicta comoda provieri ratio-ne premisse provissionis videat oculare, cum praesenti carta nostra statuimus, con-cedimus et ordinamus quod de coetero quolibet anno, tempore messium, ponan-tur et immitantur intus Castrum Calaris viginti mille starele frumenti, conservando ibidem per totum unum annum continuum, sub cura et custodia trium

c. 368 v. proborum hominum eligendorum / unius videlicet pro parte curiae nostrae et unius pro parte feudatoriorum nostrorum dicti Castri et tercii pro parte universi-tatis Castri praedicti, in quibus quidem viginti mille starellos grani ponamus nos seu administrator noster generalis pro nobis quinque mille starellis, in quibus offi-ciales nostri habeant partem aliquam facere ad hoc ne curia nostra que circa necessaria dictae insulae habet providere tantum unus habeat suportare feudatorii nostri tenentes feuda pro nobis infra Calarium alios quinque mille starellos. Item, universitas Castri iam dicti cum populationibus sive appenditiis suis reliquos decem mille starellos quiquidem viginti mille starelli grani debeant immiti sicut praedicitur in dicto Castro tempore messium, sitque per totum mensem augusti sint immissi quolibet anno in Castro praedicto, et quia dignum est quae praedicti qui granum praedictum immisserint in eodem Castro ratione fornimenti praedicti comodum aliquod inde reportent, concedimus quod quandocumque contigerit dictum granum fornimenti yam dicti extrahi a portu dictí Castri possint et sit lici-tum eis illud extrahere francum a iure extractionis nobis inde pertinente, volentes et statuentes quod ante quam aliquid de dictis viginti mille starellis grani extraha-tur a dicto portu, alii viginti mille starelli de grano novo habeant singulis annis poni et immiti in magazenis Castri praedicti, quibus íbbi immissis unusquisque habens granum in dicto magazeno, possit illud ad libitum extrahere a dicto Castro et eius portu francum a iure extractionis praedictae cum albarano tamen admini-stratoris nostri, ne maior quantitas quam illa dicti magazeni extrahi valeat per quemcumque, volumus insuper et ordinamus quod post quam dicti viginti mille starelli fuerint positi et immissi in magazeno praedicto, concedatur per gubernato-rem nostrum Calari generalis extractio frumenti et ordei in Castro iam dicto qui-buscumque illud inde volentibus extrahere, dum tamen assecurent in posse dicti

c. 369 gubernatoris quod illud ad partes inimicorum nostrorum' / non portent, volumus etiam et concedimus quod aliquod granum novum non possit extrahi de portu iam dicto, et ubi fornimentum grani novi fuerit ibbi positum per formam superius expressatam quousque totum granum vetus dicti fornimenti fuerit inde complete extractum, et hoc concedimus in favorem illorum qui dictum granum mittunt in magazeno praedicto quod habebunt ibbi tenere per totum unum annum compie-tum, volumus etiam et concedimus quod in casu quo granum vetus dicti magazeni

1 II termine nostrorum è ripetuto alla c. 369.

692

non possit extrahi a dicto Castro ad utilitatem illorum quorum est, quod non possit fieri biscotum in dicto Castro nisi de grano veteri supra dicti magazeni, et etiam fla-queriae Castri Calari et appenditiorum suorum, non possint nec sit eis licitum emire frumentum aliquod nisi de grano veteris supradicto quousque totum dictum granum vetus dicti magazeni fuerit vendítum integre et complete; et quia multi solent occurere futuribus temporibus super quibus provideri non potest per nos propter distanciam insulae supradictae, volumus et placet nobis quod si super con-servatione dicti magazeni alique provissiones necessariae hinc fieri consementes utilitatem curiae nostrae et bonum publicum dicti Castri et insularum eiusdem gubemator noster Calari praesens et qui pro tempore fuerit una cum administrato-re nostro generali quicumque fuerit cum concilio feudatariorum praedictorum dicti Castri, possint super conservatione et bono statu dicti fornimenti provissiones face-re, prout eis visum fuerit expedire. Insuper volumus et ordinamus quod dicti gubemator et administrator, nec non vicarius dicti Castri quolibet anno iurent ad sancta Dei Evangelia manibus eorum corporaliter tacta, in posse illorum quibus dictum fornimentum fuerit comissum quod in dicto fornimento aliquid non aliqua non tangant por aliqua necessitate Curiae seu alia quacumque, nec alia faciant seu procurabunt propter quod ordinationi dicti magazeni praeiudicitur in aliquo seu de ipso quidquam minuatur per totum annum concessum / donec totidem magaze- c. 369 v.

num grani novi in grano iam dicto positum fuerit et immissum. In cuius reii testi-monium, praesentem fieri iussimus nostro sigillo pendenti munitam. Dattum Cesar Augustae prima die martis anno a nativitate Domini millesimo tercentesimo quinquagesimo septimo, regnique nostri vegesimo secundo. Extracta fuit a libro viridi privilegiorum concessorum per dominos nostros reges huic illustri civitati Calaris, in eius archivo recondito, de quibus facit fidem Antiochus del Vecho, publicus nottarius Calaris et domus Concilii eiusdem civitatis, requisitus.

Capitolo 9 delle suppliche presentate dalla città di Cagliari nel Parlamento del viceré Antonio di Cardona (1546).

Sobre el septimo punto 1546 de don Anton de Cardona. Capitulo 9.1 Item, per quant mercé a Deu lo poble de la present ciutat y appendicis es molt crescut, y se veu per experiencia haver penuria de forment y que los vint milia estareills que possen cada afii en magazen ordinari iuxta lo privilegi del rey em Pere no basten, que per se dega posar dins dit magazem altres vint mil estareills que sian cascun afii quoranta millia estareills, los quals vint millia estareills degan esser compartits en la matexa forma que es contenguda en dit privilegi, perque sia

Annotazioni marginali.

693

millor la dita ciutat y Castelli de Caller provehida a qualsevol temps de necessitat de guerra vel alias, los quals vint milia estareills sian axi franchs de treta com los altres contenguts en dit privilegi, ab totes les perrogatives de aquelll que se supli-carà a.sa magestad. S. Monso nottari per Serra. Lo sindich suplica a vostra altesa que attes lo servei de sa magestad cesarea, y vostra altesa rebran del aument de bastiments que en lo dit capitol se demana per la conservassio y custodia de la ciutat y Casteill de Caller y la bona govemassio y utilitat de aquella republica, perque nos vetgian en la estrectura, penuria y necessi-tat que moltes voltes han pactit per falta de provisio, sia servit manarlis otorgar lo que en dit capitol se suplica plau a.Sa Attesa constituhir los trenta milia estareills compresos los vint milia primers.

Extracta fuit a suo originali recondito in archivo huius illustris civitatis, de quibus facit fidem Antiochus del Vecho, publicus nottarius' / Calaris et domus Concilii eiusdem civitatis, et requisitus et cetera.

Capitolo 25 delle suppliche presentate dalla città di Cagliari nel Parlamento celebrato dal viceré conte d'Elda [1602-1603].

Sobre el septimo punto. Capitulo 25 de las suplicas de la ciudad en las Cortes del senor tonde d.Alda.2 Ittem, com.la poblassio de la ciutat y appendicis sia per.la misericordia del Senyor molt aumentada, y per 93 los trenta mil estareills de forment que se posan cascun atii en magazem per muntó y provisió de dita ciutat, tap y clau de aquest regne, per fer lo servissi conforme al real privilegi del serenissim em.Pere sia bastant pro-vissio. Per.go suplican dits sindichs mane vostra senyoria decretar que ultra los vint y dos milia y sinchcents estareills de forment que al present la dita ciutat posa, compresa la porcio que per abans solian posar lo illustrissim llochtinent y capita generai y los magnifichs officials reals patrimonials, pugan axi.be posar altres deu millia estareills de forment de la matexa manera que posan los dits vint y dos mil estareills, perque sia millor la dita ciutat y Casteill de Caller provehida en qualse-vol temps de necessitat de guerra et alias, los quals sian axi.be franchs de treta com los altres continguts en dit privilegi y capitol de Cort ab totes perrogatives de aqueills. Que par moli just, y que ho supliquen a.sa magestad. Sabater nottari.

' Il termine nottarius è ripetuto alla c. 370. 2 Annotazioni marginali.

c. 370

694

Plau a.sa magestad fins en summa de sis mil estareills tant solament. Covarruvias vice cancellarius. Extracta fuit a suo originali recondito in archívo huius illustris civitatis Calaris, de quibus facit fidem Antiochus del Vecho, publicus nottarius Calaris et domus Concilii civitatis, requisitus.

Capitolo 39 delle suppliche presentate dalla città di Cagliari nel Parklamento celebrato dal viceré conte di Santo Stefano [1677-1678].

Sobre el septimo punto.' Capitulo 39 de las suplicas del rene del senyor conde de Santistevan. Item, per quant en conformitat de les reals ordens, privilegiis y capitols de Cort los forments de porcions de las ciutats, barons, magnates y feudataris que fan lo servissi del encerro son llibres e immunes en llur extrassio que no pagan dret algú, y de alguns aflis a esta part se ha introduhit que dits forments dels engerros a las ciutats lis sol demanar mig real per cada estareill y a.vegadas un real, ab que se van majorment atrassant les dites ciutats y patexen llurs acrehedors en las cobransas de lo que han de haver la diminussio de aver / que importa lo tanto de dits mig c. 370 v.

real y reals. Y juntament aumenta la (alta de poder far de propri los encerros a.que de necessitat son tingudes dites ciutats y demes porcionistas. Per tant dits Estaments suplican a vostra excellencia se servesca de decretar per acte de Cort que de assi en havant los senyor2 virreis, presidens, governadors no pugan pendre dits reals y mig real per estareill dels forments de les provisons de dites ciutats y demes porcionistas que se extrahuen fet lo servissi, sino que se dexen extraure lli-beres y franchs, conforme tenen la exemptio. Que.lo supliquen a.sa magestad. Direis al reino la providencia que ha dado en orden a este punto, prohibiendo a.mis lugarestinientes y capitanes generales que puedan Ilevar derechos por nin-gun genero de lisencias.

Capitolo 31 delle suppliche presentate dalla città di Cagliari nel Parlamento celebrato dal viceré conte di Santo Stefano [1677-16781.

Sobre el septimo punto. Capitulo 31 de las Cortes del seíior Santiestevan de las suplicas del reino3.

Annotazione marginale. 2 Così nel testo, invece di sefiors. 3 Annotazioni marginali.

695

Item, per quant lo forment que se embarca per les ciutats, barons y feudataris de porcio per.a fer lo servissi deuhen ser mes privilegiats solen ser de inferior condis-sio en llur exit, puix de ordinari se encontran ab les embarcassions de forments nous, en que es cert que cada hú inclina mes a las dels veills per la maior seguretat que tenen en llur conservassio. Per tant suplican a vostra excellencia dits Estaments se servesca decretar per acte de Cort en lo real nom de sa magestad que totes les ciutats, barons, feudataris y demes que fan encerro de porcions per al ser-vissi venent lo mes de juliol de quiscun ani, en que esta assegurada la anada y recolta, pugan lliberament extraure los forments de porcions encerrades los tals porcionistas, ab tota obligassio de que faran lo nou encerro dins tres meses depres de haver extret porcions encerrades, de que també ne resulta altre gran beneffissi al publich que del procehidor se darà prompta satisfassio al llaurador que porta lo forment de l.escrutini de les ciutats y no se lis atrasaii, tenint ab aio de ordinari la paga en ans de la nova condussio, que altrament no tenint lloch per a.poder extreure en lo juriol, no seria facil, per la imposibilitat dels dites ciutates que no tenen fondo doble de diner, fer los encerros per llur pobresa. /

c. 371 Que se aga como se suplica en respecto de poder sacar los trigos, entendiendose por todo el mes de julio, y en respecto de sacar.se antes el viejo del nuebo se entendrà confirmado excepto en lo que toca a los granos viejos sacar.se antes de los nuebos, en orden a lo qual darà las ordenes que conbengan para que se tenga conciderassion.

Rimostranze presentate dalla città di Cagliari circa il diritto di immagazzina-re 33.500 starelli di grano e di poter esportare il grano vecchio senza pagare alcun diritto di sacca (1679).

Sobre el septimo punto.' Illustrissimo sefior Los concelleres de esta ciudad de Caller dizen que por reales privilegios y capitulos de Corte tiene concession de erwerrar basta treinta y tres mil y quinientos estareles de trigo, y hazen la extrassion franca de todo derecho y de saca como es de ver por los tres auctos de Corte que hazen demonstrassion, los quales autos de Corte estan mandados observar por la carta que assi mismo presentan en que esta la clausula tota consulta cessante; y demas de esto se decidio assi en otra ocasion por los Consejos de Justissia y Patrimonio segun la logica que tambien se presenta, y en las Cortes celebradas por el excelentissimo sefior conde de Santistevan se decretó que no.se pagassen ni real ni medio real que se intentavan tomar, y porque siendo como son estas grassias concedidas con juramiento y en.fuersa de contracto deven tener

Annotazione marginale.

696

su piena execussion, y mucho mas, pues por los servissios de esta ciudad le esta concedido el poder sacar los trigos viejos, con sola obligassion de hazer el en0erro del nuevo como es de ver en las Cortes de dicho sefior conde de Santistevan, asse-gurados en buena fé han acudido para la sacca de tres mil estareles que se.han ben-dido a Bonifassio Ferreri, y repara el secretario Thomas Zonca en que queria medio real por cada estarel para entrar en la caxa, con presupuesto que havria orden del rey nuestro sefior, que Dios guarde, de que lo que se tornava por los sefiores vir-reyes entre en caxa, la qual orden quando huviera notifficado a los interesados no puede derogar los privilegios y autos de Corte, como en semejante ocasion fué deci-dido en la sentencia arriba presentada de los Consejos de Justicia y Patrimonio, dando intelligencia a una real pragmatica en ella mencionada, y solo deve enten-der.se en respecto del real que los sefiores virreyes / marcan de los particulares no c. 371 v.

empero de lo de los porcionistas. Y seria ser de peor condission la ciudad de los barones que no pagan cosa alguna; y si alguna ves se.ha pagado por alguna concel-loria, esto no puede ser de periuhíssio al derecho que la universidad tiene adquiri-do en virtud de dichas reales concessiones. Y es bien que se le evite el dafio que le resulta, pues el comprador de los trigos esta instando por su entrego. Por.tanto suplican a vuestra sefioria illustrissima se sirva de proveher y mandar a dicho Zonca les.de dichas sacas de los tres mil estareles, y demú que se embarcaren franco de todo derecho sin pretender medio real alguno, no otra cosa tocante a derecho de extrassion que en todo resibiran merced de la mano de vuestra sefioria illustrissima, que Dios guarde.

Caller y marco 18 de 1679 Segun la orden de su magestad pagar el medio real segun se ha acostumbrado en la real caxa y assi deve pagar.le, y pochi suplicar a su magestad le aga la grassía que fuere servido conceder.le tornando en esta resolussion en la real Junta de este Patrimonio. Andres de Hojos y Acorales et cetera. Concordat cum suo originali. Anthiocus del Vecho nottarius.

Illustrissimo sefior Los concelleres de esta ciudad dizen que vuestra sefioria illustrissima con Junta de Patrimonio ha sido servido de dar licencia para que pudiessen embarcar los treze mil estareles de trigo viejo, que tiene no obstante la real carta de.que se embarca-ran los trigos a Espafia, por los motivos que se han de ver en la resolussión patri-monial; y porque en los capitulos de Corte mas cerca concedidos puedan los por-cionistas sacar los trigos por julio con obligassión de hazer el encierro del nuevo, y la ciudad tiene assegurados catorze mil estareles que ha de traher Matheo de Vissia, y quatro mil tiene encerrados en sus almazenes, y por el peligro que corren

697

dichos trigos viejos es bien que se les dé el permisso de su excelencia assimismo. Por.tanto suplican a vuestra serioria illustrissima se sirva de dar.les dicha lisencia

c. 372 que en todo recibiran merced de la manol / de vostra sefioria illustrissima, que Dios guarde. Caller a 18 marco 1679. Procediendo los requesitos necessarios se le darà la lisencia que pide, tomada resolussion en la real Junta de Patrimonio. Andres de Hojos y Acorales. Concordat cum suo originali. Anthiocus del Vecho nottarius.

Illustrissimo seiior Los concelleres de esta ciudad dizen que ha de hazer sus representassiones por el medio real que se.les manda pagar por la extrassion de sus trigos, siendo assi que segun sus privílegios ha de ser franca, y para que este pagamento no paresca voluntario y no se les aga cargo de no haverlo representado suplican a vostra seiio-ria illustrissima se sirva de tomar a.bien que este pagamento sea sin periuhissio de los derechos de la siudad para que pueda representarlos, que en todo resibiran merced de la mano de vostra senyoria illustrissima, que Dios guarde. Caller 21 marco 1679. La entrada de caxa se aga en la forma acostrumbrada, y lo demas lo representen a su magestad y este sirva de claredad. Andres de Hojos y Acorales. Concordat cum suo originali. Anthiocus del Vecho nottarius.

Carta reale di Carlo V diretta al viceré in merito all'immagazzinamento del grano (1550).

Sobre el punto septimo. El rey.2 Carta real al capitan generai de Cerdefia sobre no estorban el encierro de la por-cion de la ciudad. Expetable lugartiniente y capitan generai, por parte de los concelleres y Universidad de la nuestra ciudad y Cabildo de Caller nos ha sido fecha relassion que haviendo el serenissimo principe nuestro mui caro y muí amado hijo, por capitulos de Parlamiento ultimamente celebrado en esse reino, concedido a la dicha ciudad que pueda poner en

1 11 termine mano è ripetuto alla c. 372. 2 Annotazioni marginali.

698

magazen dies mil estareles de grano mas y allende de lo que havian acostrumbrado poner dentro de la dicha ciudad / por vigor de sus privilegios y antiguas conces- c. 372 v. siones, el lugartiniente y capitan generai que fue de esse reino don Antonio de Cardona, vuestro predecessor, no lo ha querido admitir sin primero consultarlos, no por haver como hay en.cotrario' algunas pretenciones de nuestro regio fisco, las quales dis que no militan ni pueden haver lugar en este caso, ni juntamente dexan de executar.se ni se devan admitir exceptiones algunas por tener como tie-nen semejantes grassias concedidas en capitulo de Parlamento fuessen de contrat-to jurado y ley pactionada; suplicando nos fuessemos servido mandar.se.le guar-dar, sin que en elio se le ponga otra mas dilassion ni embargo alguno. Y porque nos, por considerassion de lo susodicho, lo havemos tenido por bien, haviendo sido concedido el dicho aumento por conservassion del dicho Cabildo siendo de la importancia que es en esse reino. Por ende hos desimos, encargamos y manda-mos que exequteis, cumplais y exequteis el dicho capitulo del Parlamento iuxta su continencia, serie y thenor, sin poner.le ni concentir que le sea puesto otro mas embargo en contra alguno, por quanto assi procede de nuestra determinada voluntad, toda consulta cessante. Dattum en Brusselas a ultimo de mayo 1550. Yo el rey. Vidit Tersanus regens. Vidit regens. Assignada Vargas secretarius.

A 1.expetable llugartiniente y capitan generai en el reino de Cerderia. Extracta fuit a libro privilegiorum et literarum concessarum per dominos nostros reges huic illustri civitati Calaris, in eius archivo recondito, de.quibus facit fidem Antiocus del Vecho publicus nottarius Calaris et domus Concilii eiusdem civitatis, requisitus. /

Risoluzione della Giunta di Giustizia e Patrimonio sul privilegio della città di Cagliari di poter immagazzinare 30.000 starelli di grano e di poterlo espor-tare liberamente (1558).

Sobre el septimo punto.2 c. 373 Resolussion3 de Junta y Patrimonio sobre ser la sacca de los trigos de la ciudad privilegiada a qualquier otras.

l Così nel testo, invece di contrario. 2 Annotazione marginale. 3 11 termine resolussion compare alla fine della c. 372 v.

699

Die 7 mensis septembris 1558 Calari. Por parte de la siudad ha comparesido el magnifico mossen Antonio Lida, jurado tercero de dicha ciudad de Caller, y a suplicado verbo a.su illustrissima diziendo que bien savia y le era notorio como por privilegios, actos de Corte por su mage-stad y predecessores reyes de Aragon, y del presente reino ha sido otorgado y con-cedido a la presente ciudad y appendices y habitadores que en cada un ari() se hayan de poner magazenes en la presente ciudad, hasta cantidad de treinta mil estareles en la forma de los dichos privilegios, los quales se reffiere, los quales no pueden ser sacados de los dichos magazenes ni parte de ellos hasta tanto que de la cogida siguiente se haya puesto otros treinta mil estareles de trigo nuebo, y en tal caso aquellos puestos los que han puesto los 30 mil del ano passado y trigo biejo, puedan aquellos y el otro de ellos en sus porciones sacar para vassallos y confede-rados a su magestad por el puerto de Caller dichos trigos biejos de que han echo magazeno, quedando dicha ciudad y reino provehido conforme a dichos privile-gios y autos de Corte. Y por quanto por parte de su magestad se ha echo una pragmatica, dada en Valladolit a 22 de noviembre de 1555, por la qual esta pro-behido y mandado que del dia de la publicassion de aquella no se pueda dar lisen-cia por ningun offissial de su magestad, major ni menor, de saca de trigo ni de nin-gun genero de panes en grano ni pastado, sin expressa lisencia de su magestad o de su tesorero, por lo qual dudan los estados y personas que tienen obligassion de poner dichos 30 mil estareles de trigo en dichos magazenes, poniendo otros trein-ta mil estareles de trigo nuebo conforme a dicho privilegio y auto de Corte podran usar de la treta a ellos concedida por ellos, no obstante la dicha pragmatica como /

c. 373 v aquella no paresca corregír, ni quitar la facultad y provission de dichos privilegios y auto de Corte. Por tanto suplican a su sei-loda lo mandase declarar por los de su Consejo conforme a justicia, porque confirme dicha declarassion se agan sus pro-visiones en benefissio de esta ciudad y reino en dichos magazenes, y ninguno tome escusa para no poder poner las dichas porciones como son obligados, y su serioria visto lo supuesto lo propuso en Concejo, en lo qual attendido el privilegio, acto de Corte, la.razon de los quales es que dicha ciudad este provehida hasta suma de 30 mil estareles de trigo, el qual este labrado sin los 30 mil del viejo del afio passado, el qual por dichos privilegio y auto de Corte tiene treta legai, y aquella por dicha pragmatica no esta quitada ni derogada, mas que.las lisencias que los lugaresti-nientes, presidentes y governadores respective no las pudiessen dar abdicando de ellos, y el otro de ellos todo poder y facultad, y reservando dicha lisencia a su magestad y altesa, de lo qual claramente resulta dicha treta legai quedar en su fuersa, eficassia, valor, attendido que la saca de los 30 mil estareles de trigo viejo que ha echo el servissio es concedida a los dichos reales privilegios a los que dicho trigo pusieron in vim contratus, y esto respondieron y declararon proceder de justicia sin derogassion de los privilegios, autos de Corte de la presente ciudad de Caller y reino, y esto con deliberassión y acuerdo de este real Consejo de su mage-

700

stad unanimes y conformes. Petrus Clavero regius visitator et conservator generalis suae maiestatis. Magnificus Nicolaus Tola Fisci advocatus. Petrus Fortesa regens officium receptoris reservati. Iaco Boy locumtenens magistri rationalis. Don Ioannes Fabra regius procurator, Compfullos regens Regiam Cancellariam et cetera. Concordat et cetera. Antiochus del Vecho.

Carta reale relativa agli abusi commessi dagli ufficiali regi a danno dei diritti della città di Cagliari (1621).

Sobre el septimo punto.' A los nobles y magnificos y amados consejeros nuestros, el prisente regente la Real Cancellaria y doctores de nuestra Audiencía real en el reino de Cerdena. Nobles, magnificos y amados consejeros nuestros, tengo entendido por relassion2 / de persona fidedigna los grandes abusos que ha havido y hay hasta a hoy en esse c. 374

reino de poco tiempo a esta parte, de introdusir mis lugarestinientes y capitanes generales y otros nuestros officiales, el imponer y llevar derechos de las cosas del mas de los que tocan a mi real patrimonio. Y porque mi real voluntad es que el davo y los incombenientes que erto causa, que son tan grandes como se dexa con-ciderar, cessen en lo porvenir, hos encargo y mando que de aqui adelante ni vos ni el mi praesidente ni mis lugares tinientes y capitanes generales, governadores, ni los demas que hos sucedieren en el govierno ni al regente ni otro ministro, ni offi-sial real alguno, que agora sois y seran de aqui adelante en todo esse reino, los podais ni consintais poner, cobrar, ni llevar por si ni por interpuesta persona, so pena de ser castigados rigurosamente, y se.os ara cargo de elio. Y para que conste a todos en generai, y en particular de mi real y determinada voluntad, hazreis regi-strar esta carta en los registros de essa mi Audiencia Real para que se guarde y observe inviolablemente toda dada, consulta, dificultad o otro qualquier impedi-mento cessante y me avisareis de como se huviere echo, que en elio resibiere de vosotros mui acepto servissio. Dattum en Madrid a 27 de henero 1621.

Yo el rey. Vidit don Didacus Clavero vicecancellarius. Vidit don Montus de Guardiola regens. Vidit Monter regens.

1 Annotazione marginale. 2 I termini por relassion sono ripetuti alla c. 374.

701

Vidit don Iosephus Baraty regens. Don Francisco Gasol prothonottarius.

Es coppia sacada de su proprio original que quedava en mi poder en el archivo d.esta illustre cíudad, y de orden del seflor regente se ha entregado al setior Antonio Leca que lo.es de la Real Audiencia, para poner.le en el processo de las Cortes, de que doi fe yo Antiogo del Vechio, nottario publico de Caller y del Consejo de la mesma ciudad. /

228/4 [1698, Cagliari] Allegato al capitolo 4 delle suppliche della città di Cagliari. Copia autentica del capitolo 5 delle suppliche presentate dalla città di

Cagliari nel Parlamento celebrato dal viceré conte di Santo Stefano [1677-1678].

c. 377 Sobre el 4° capitulo.' Item representa a vostra excellencia que dita ciutat per socorro de la cosa publica y per tenir.la conservada com se requirex en servehi de sa magestat, valent.se dels seus privilegis té imposat alguns drets y gabelles, les quals son tant privilegiades que digú pot eximir.se de la solusio de ellas com ab inumeres ordenassions reals declarat los sefiors reys de gloriosa memoria, y per evitar volumen sols ne presenta dos: la una del senyor rey don Pere, despachada en Saragossa a 8 de maig 1381; y l.altra, en Valencia a 10 de abril 1382 en que mana que tots degan pagar dites imposicions sens exemptio de personas, declarant son real animo ab estes paraules dignes de sa real clemencia: «ipsosque conciliarios exigere permittatis a ditis Antonio de Pujol et aliis quibscumque adiutas, et inposiciones praeditas cum melíoris condicionis esse non debeant, quam nos et noster primogenitus et habi-tantes in fronteriis qui tempore guerrae et pacis indiferenter in adiutis et imposi-cionibus impositis contribuere sumus assueti». En los quals mana que tots los offissialas reals majors y menors y demes sens exemptio paguen dites imposicions. Y perque moltes persones en lo passat ab pretexto que les mercadories servexen per lo real palasi y per soldats y galeras se escusan de pagar dits drets, y los sefiors virreys passats o per importunassio dels que demanan o per no tenir clares noticies de los privilegis de dita ciutat, o per altre pretexto manan ab sos decrets que sian exemptos, essent que se dedali ab sentencia de la Real Audiencia de que fa demo-strassio que los decrets dels sefiors virreys no sian de periuhisi a estos privilegis, de lo que ne ha patit gran dafiy dita ciutat e sos acrehedors, puix hi ha agut ani entre

c. 377 v. altres que ha perdut / dotze mil escuts, y no obstant que en lo felix govem de

' Annotazione marginale.

702

vostra excellencia y de tants cristians y atentos ministres no es menester esta dili-gencia, resmeins com lloable providencia prevenir lo que en los sdevenidors pot offerirse supplica a vostra excellencia se servesca decretar per acte que se obser-ven perpetuament los privilegis que sobre aquest particular té dita ciutat, y que digú dels sefiors virreys, prisidens, governadors ni altres ministres reals contraven-guan a eills sots les penes que en aqueills se cominan, pagant tots les dites imposi-cions de la ciutat sens exemptio, com en dits privilegis y demes de dita ciutat se comptè llevat tot abus. Que se.le guarde el privilegio. Confirmat. Es copia sacada de semejante de las suplicas de la ciudad que presento en las Cortes del sefior conde de Santiesteva, que quedan en el puesto d.ellas, de que da fe Antiogo del Vecho nottario publico y del Concejo de la mesma ciudad. / Sobre el 4° capitulo.1 c. 378 Petrus, Dei gratia, rex Aragonum, Valentiae, Maioricarum, Sardiniae et Corsicae comesque Rosilionis et Ceritaniae. Dilecto et fidelibus nostris gubernatori et refor-matori, vicario et administratori capitis Calaris insulae Sardiniae, qui nunc sunt et pro tempore fuerint, vel eorum locatenentibus, salutem et dilectionem. Hís diebus recolimus vobis scripsisse cum duabus litteris nostris, quarum una est tenoris sequentis. Petrus, Dei gratia, rex Aragonum et cetera, dilecto et fidelíbus nostris gubernatori et reformatori vicario et administratori capitis Calaris insulae Sardiniae, qui nunc sunt et pro tempore fuerint, vel locatenentibus earundem, salutem et dilectionem. Ecce quod gravis querela coram nobis proposita est pro parte fidelium nostrorum conciliariorum Castri Calaris, quod licet nos cum carta nostra, nostro pendenti sigillo munita, datum Barchinone 24 die octobris anno a nativitate Domini millesimo tercentesimo septuagesimo sexto laudavimus, aproba-vimus, ratificavimus et in suo plenissimo robore voluerimus remanere privilegium serenissimi domini Iacobi, clarae recordationis, regis Aragonum huic nostri con-cessum universitati dicti Calari, cum carta sua, eius plumbea buia munita, datum Barchinone octavo calendas septembris anno Domini millesimo tercentesimo vigesimo septimo, in quo inter alia concessu2 est univeristati praedictae, quod con-ciliarii dictae universitatis possint in possessionem imponere et ordinare in dicto Castro, villis et populis suis super mercibus victualibus et alis rebus convertendam in costrutionem mororum et valorum et aliorum publicorum operum, nec non pro suportatione expensarum comunium universitatis, castri, villarum et popularum predictarum curaturam quandiu conciliariis ipsis videbitur expedire, ad quam impositionem possunt dicti conciliarii coletorum seu coletores ordinare et ordina-tos removere, vel si maluerint in positionem ípsam simul vel distinte possunt ven-

Annotazione marginale. 2 Così nel testo, invece di concessum.

703

dere illo praetio seu praetiis, quae inde poterunt reperire nec de is que de dicta impositione vel eius praetiis exierint seu pervenerint aut dicti conciliarli expende-

c. 378 v. runt in operibus, et alis praedictis tenentur dicti conciliarii / computare cum gubernatore Calaris vel quocumque alio pro nobis vel nostris neque inde manife-stare, nisi dumtaxat praeciis futuris sucessoribus suis in officio Consiliariae ne qui-nimo futuris nisi alis post eos seguenti anno conciliaris et sic de anno in annum, quandiu duraverit impositio supradicta, neque nos aut alios pro nobis iride posi-mus nos introire ullo modo, prout haec tam cum dicto privilegio dicti quondam avi nostri quam in dicta carta nostra fusius enarrantur. Vos tamen, dictus gubernator, ad instantiam nonullorum satagentium se excusare in praestationem iuris imposi-tionis praedictae, et praedictos conciliarios ad rationes redendas de dictis imposi-tionibus compeli facere pro temporibus retroactis molestatis ipsos conciliarios, evo-cando eos pro praemissis in iuditio coram vobis et litigium subeundo. Verum cum praedicta sint de diretto contra privilegium supra dictum per nos alias iuratum, et cum dícta carta nostra iterum confirmatum per quam revocavimus et cum praesen-ti etiam revocamus nonulas provisiones contra praemissum privilegium emanatas, de quarum tenore fuimus et sumus plenarie informati propterea vobis dictis guber-natori et reformatori, vicario ac administratori et quilibet vestrum coeterisque offi-cialibus nostris dicti capitis quicunque sint, praesentibus et futuris, dicimus et man-damus de certa siencia et consulte subire et indignationis nostrae incursum ac sub poena mile morabatinorum auri a quolibet vestrum contrafaciente quamlibet vice exigenda et nostro herario aplicanda, quatenus privilegium praedictum et confir-mationem nostram ac mandata alia nostra quecunque ad corroborationem dicti privilegi a nostra Curia emanata teneatis, observando non impediatis vos de reditio-ne rationum impositionis praedictae sive de tempore praeterito sive etiam de futu-ro, quinimo si in actis dictos conciliarios sive ratione redere et alias uti libere privi-legio memorato, iusta ipsius seriem et tenorem et haec non mutetis si cupitis nostriis iusionibus complacere, nos enim ad cautelam contrarium faciendi cum

c. 379 praesenti vobis et quilibet vestrum eximimus potestatem. Datum / Barchinone sub nostro sigillo secreto decima tertia die mensis aprilis anno a nativitate Domini mil-lesimo tercentesimo octuagesimo. Rex Petrus. Alia vero est huiusmodi: Em.Peri, per la grassia de Deu, rey de Aragò et cetera. Al amat conceller nostre Juan de Monboy, governador de Caller; salut y diletio. Com atgiam entes per verdadera relassio e per translat de un proces, lo qual se.mana devant nos contra un privilegi continent que los concellers de Caller pujeu metre e levar imposissions ab concentiment nostre o de vos en nom nostre, lo qual los fo otorgat e ab sagrament jurat per lo rey en Jayme, de bona memoria, avi nostre, e per lo rey n.Amfos, pare nostre, y axi matex per nos confirmat e jurat, e era n.Antoni de Puljalt ab altres heretats, conestables de soldats se offerian de ser franchs de les imposisions, e cerquen algunes altres coses les quals no son ninguna utilitat, ne bé nostro ne de la universitat de Caller, ans porrian tornar en escandalo

704

e gran deprevachie nostre e de la dita universitat, de que son molt maravillats com vos lo dit privilegi atgiats jurats en l.entrament de vostre offissi e nos e nostres fills paguem las imposissions, en Catalutia com.pensen ellos de ser franchs de les dites imposissions. Perque os diem e os manam de certa siencia et expressament, so pena de mil morapatins de vostres bens havedors, que no hatgiats los de susdits ne altre contra lo demunt del privilegi, ans ad aqueills e tot altres forcets de.pagar en cas que mester sia, y si hi ha en les dites imposisions cas nos ab la present irritam y anulam tot go que contra dit privilegi sia executat, e a mayor cautela tolem a vos e a tots altres officials nostres, presents e.svenidors, tot poder de fer lo contrari. Dada en Barcelona sots nostre sogeill secret a 28 de abril en l.ain de la nativitat de nostre Seiior mil trecents vuytanta. Rex Petrus. Verum quia praecernimus praedictus Antonius de Pujal et alie hereditates possi-dentes in dicto regno Sardiniae, ac etiam conestabulii et stipendari in contentum nostrorum mandatorum praedictorum praetendunt conciliarios praedictos dicti Castri Calaris teneri debere rationem de dictis adiutis et impositionibus a se ipsos a contributione / ipsarum fore imunes, in derogatione privilegi sepae dicti per nos c. 379 v.

iurati. Idcirco vobis et cuilibet vestrum dicimus et de certa siencia et consulte mandamus, sub pena mile morabatinorum auri a vestrorum quolibet contrafacien-te, absque ula spe venia habendorum et nostro erario aplicandorum, quatenus te dictum privilegium et mandata nostra supradicta observando dictos conciliarios ad redendam rationem de praedictis nullatenus distrinpatis nec per quemvis distringi permitatis, ipsosque conciliarios exigere permitatis a ditis Antonio de Puljat et alis quibusque adiutas et impositiones praedictas cum meliori conditionis esse non debeant, quam nos et nostre primogenitus et habitantes in fronterisque tempore guere et patiis indiferenter in adiutis et impositionibus impositis contri-buere sumus asueti, quibusvis provisionibus literis ac mandatis quantumcunque penalibus et fortioribus sub quacunque expressione verborum concetis a nostra primogeniti nostri veris in contrarium impetratis vel impetrandis, quod huic nostre provisioni viderentur in aliquo contravenire vel derogare, quae et quas de nostra certa siencia seriae huius revocamus et anulamus et pro revocatis et nullis haberi volumus et iubemus existentibus nullo modo. Datum Cesare Augustae octava die madii anno a nativitate Domini millesimo tercentesimo octuagesimo primo. Rex Petrus In Sardinia. Hoc est translatum legaliter, fideliter atque bene sumptum Castro Calari cum autoritate et decreto honorabilis Gabrielis Olivi ac Olivari, militis, vicari dicti Castri pro serenissimo domini Alfonso, Dei gratia, rege Aragonum et Siciliae, ad quadam patenti litera regia in papiro scripta sigillo secreto illustrissimi domini Petri, alte recordationis, regis Aragonum, in eius dorso sigillata, manique propria honorabilis vicecancellarii Curiae ipsius domini regis Petri in fine dictae literae subsignata, quod est tenoris sequentis.

705

Petrus, Dei gratia, rex Aragonum, Valentiae, Maioricarum, Sardiniae et Corsice, c. 380 comesque Barchinone, Rosilionis et Ceritaniae / diletto et fidelibus Ioanne de

Monte Bovino, militi, gubematori in capite Calari regni Sardiniae, ac alis officiali-bus nostrís Castri Calari vel eorum locatenentibus, salutem et diletionem. Pro parte universitatis dicti Castri fuit nobis umiliter suplicatum ut cum distributio et admí-nistratio omnium impositionum spetet ipsis concilaris, tam ex privilegio quam ex consuetudine hac atenusi observata, quoque vos et haereditati ac stipendari dicti Castri consuevistis et consueverunt solvere et tribuere in eisdem impositionibus, sicut coeteri habitatores eiusdem Castri, et nos id ipsis impositionibus feceritis novitates, praeiuditia et detrimenta ac etiam in eisdem impositionibus solvere et contribuere recusetis in magnum dannum rei publicae dicti Castri, dignaremur eisdem universitati superis de congruenti remedio providere. Nos vero suplicatio-nem huiusmodi exaudientes benigne vobis dicimus et mandamus, sub pena ducen-torum morabatinorum auri de bonis cuiuslibet contrafaentis coties2 contrafatum fuerit exigendorum et heradio nostro aplicandorum, quatenus novitates, praeiudi-tia vel detrimenta aliqua in dictis impositionibus nomine faciatis, nec fieri permita-tis quinimo administrationem et destributionem earum praecatis, conciliariis dimi-tatis prout atenus vigore dicti privilegii et de bona consuetudine usi fuerunt, nichilhominus in eisdem impositionibus contribuatis et solvatis ex inde, et alios inde se retraentes ad contribuendum in eisdem fortiter compelatis, prout melius et praedecessores vestri et ipsis solvere et contribuere consuevistis et consuerunt tem-poribus retrolapsis quibuscumque provisionibus et literis a Curis nostris et nostri clarissimi primogeniti in contrarium obtentis et obtinendis, quas huius parte revo-camus obsistentibus nullo modo cum in locis et partibus ubí contigit, nos declinare in impositionibus contribuere et solvere utique consuevimus et vellimus. Datura Valentiae, sub nostro sigillo secreto decima díe aprilis anno a nativitate Domini mil-lesimo tercentesimo octuagesimo secundo. Ferdinandus Carroz.

c. 380 v. Signum mei Bartholomei de Patri, autoritate regia notarii pubblici / testis; signum mei Petri Casterii et cetera, de Nagalla regia authoritate publici notarii pro teste subscribente. Signum nostri Gabrielis Olivi de Olívam, militis, vicari Castri Calaris pro illustris-simo domino rege Aragonis, qui huic translato de nostro lisentia et concessu a suo originali astrato et cum eodem bene et fideliter comprobato, tanquam actu legiti-mo et praedictis domini regis et authoritate officii qua fungimur in hac parte authoritatem nostram interponimus, pariter et decretum, ut ab omnibus in iudicio et extra fides indubia impendatur impositum, haec manu notari curiae nostrae in cuius posse hanc praemissam fecimus decima die mensis novembris anno a nativi-tate Domini millesimo quadringentesimo decimo ottavo, praesentibus pro testi-

1 Così nel testo, invece di hactenus. Così nel testo, invece di cotiens.

706

bus honorabili Bernardo Poltru, praesbitero canonico calaritano, et Nicola() Ordiz, habitatoribus Castri Calaris, et ideo ego Marcus Perni authoritate regia nottarius publicus per omnes terras et dominationes dicti domini regis, et scriba dictae curiae in cuius posse dictus onorabilis vicarius dictam firmam fecit, meum solitum tabelionatus apposui signum. (SN) Signum mei lacobi Camar, authoritate regia notarius publicus per totum Sardiniae et Corsicae' regnum, qui hoc transumptum ab originali quo non viciato nec can-cellato nec in aliqua eius parte suspetcto fideliter sumptum, et cum eodem de verbo ad verbum veridici comprobatum nil adito nilque remoto, ad instantiam et requisitionem venerabilium conciliariorum universitatis Castri Calaris, ubi feci et clausi die iovis decima mensis novembris anno a nativitate Domini 1418.

Extracta fuit a libro viridi privilegiorum concessorum per dominos nostros reges huic illustri civitati Calaris in eius archivo recondito, de quibus facit fidem Anthiocus del Vechio, publicus nottarius Calaris et domus Consilii eiusdem civita-tis, et requisitus et cetera. /

228/5 Allegati al capitolo 5 delle suppliche della città di Cagliari.

Sobre el quinto capitulo.2

c. 375 Excelentissimo sefior El dean de l.illustre Cabildo d.esta santa iglesía de Caller dize a Vuestra Excelencia que por socorro de la necessidad presente, que es la mayor que puede haver de la peste, viene bien y consiente que se ponga el derecho de tres callareses mas por cada quartel de vino, que es el menos sensible de quanto se puede impo-ner. Y por quanto entiende dicho illustre Cabildo que este derecho importerà dies mil libras cada ano, poco mas o menos, consiente que torre a censo por agora quarenta mil escudos, que importan cien mil libras de propriedad y seis mil de penciones, para que se puedan de socorrer las presentes y urgentes necessidades. Y en caso que Dios quiera apiadar.se de nosotros y no permitiese que passasse adelante el contagio, no haviendo gastado los quarenta mil escudos, se ha de bol-ver lo que sobrare para quitar y luir los censos que se huvieren impuesto hasta quanto bastare la cantídad que sobrare, y se ha de continuar este impuesto asta quitar todos los censos que quedaren en pie, y caso se gastaren todos los quarenta mil escudos, dichas quatro mil que sobran de dicho derecho cada ano se han de

Così nel testo. Annotazione marginale.

707

hir quitando y luyendo todos los censos, hasta que quede el derecho libre y sin responder cosa alguna, y entonces ha de cessar dicha imposicion tomo desde luego por entonces lo insta dicho cabildo. Y tambien que los que administraràn dicha azienda quedaràn con obligacion a dar quentas, y en esta forma y no de otra manera presta este illustre Cabildo el concentimiento que Vuestra Excelencia ha /

c. 375 v. pedido con recado particular a este illustre cabildo de Caller. Don Honofrio Gerona, dean de Caller.

La presente copia de concentimiento capitular, firmada de l.illustre dean es trasla-dada de su originai de que doy fe yo Francisco Marchia publico nottario y secreta-rio del illustre Cabildo calaritano, en Caller a los 14 de maty, ano del Sefior de 1656. Y por mandado de dicho dean, pongo la serial que acostumbro poner en mis instrumentos publicos, y es el siguiente. (SN) Die 18 mensis martii anno a nativitate Domini millesimo sexcentesimo quinquage-simo sexto, intus sacristiam maiorem sedis primacialis calaritanae. Essent.se ajun-tat lo illustre Capitol calaritano ha determinat que en lo interim que no se trobarà lo primer pronte a censal dels quaranta mil escuts, que se ha determinat en la antecedent Junta se puga pendre prestat de lo atrassat dels drets de la sisa, de Ioli y bolla ab obligacio de haver.lo de restítuhir del matex diner que se pendii a cen-sal sobre lo matex dret del vi, per.a que no se retarden las prevencions tant neces-sarias per lo ataxo desta enfermetat, y aio es lo que ha determinat. loannes Franciscus Marchia, nottarius et dicti illustris Capituli calaritani secretta-rius. Nos don Honofrius Gerona, utriusque iuris doctor, decanus illustris Capituli cala-ritani et in spiritualibus et temporalibus vicarius generalis sede vacante, in toto presenti Archiepiscopatu calaritano et suis Unioníbus, visis suprascriptis decretis sub diebus 4 et 18 infrascritorum mensis et anni per illustrem et admodum reve-rendum Capitulum, nempe quod nos dicti decani nomine et canonicos huius sancte primacialis eclesiae calaritanae ac die infrascripto nobis exhibitis et oblatis pro parte magnificorum consiliariorum huius illustris et magnificae civitatis calari-tanae, visa insuper et attenta petitione pro eorum parte nobis facta et oblata, /

c. 376 suplicando quoatenus nos ad maiorem corroborationem, validitatem et firmitatem praedictorum decretorum et in eis contentorum, desuper nostram ordinariam authoritatem interponere dignaremur, nos igitur attendentes praemíssa esse ratio-ne consona ad iusta petentibus, minime esse denegandum assensum. Ideo et alias praefacta capitularia decreta, attentis motivis in eis contentis, si et in quantum de iure possumus, confirmamus et approbamus nostramque imo verius ordinariam authoritatem pariter et decretum interponimus, in quorum fidem praesentes manu nostra subscriptas, sigilloque nostro munitas, ac per nottarium et secretta-rium infrascriptum debite referendatas fieri et expediri iussimus. Datum Calari et

708

in curia archiepiscopali die 31 martii 1656. Doctor don Honofrius Gerona, decanus et vicarius generalis sede vacante. Registratum. Didacus Pichy Curiae et Mensae archiepíscopalis calaritanae nottarius et secretta-rius. Concuerda con semejante que queda en el archivo de la illustre ciudad de Caller. Anthiocus del Vecho

Sobre e1 5° capitulo. c. 381

Die 17 mensis iulii anno a nativitate Domini millesimo sexcentesimo quinquagesi-mo secundo, intus sachristiam maiorem sedis primatialis calaritanae.

Convocato et congregato admodum illustri Capitulo sedis primatialis calaritanae intus sachristiam maiorem eiusdem sono campanae, ut moris est, antecedenti nocte pulsatae ubi pro huiusmodi et aliis his similibus negociis convocari et con-gregari solitum est, ac pro maiori parte dominorum canonicorum Capitulum facienti et repraesentanti, cui congregationi aderant canonici infrascripti. Illustris dominus doctor don Honofrius Gerona decanus. Dominus doctor Laurentius Sampero, dominus doctor Anthiocus Soler, dominus doctor Dominicus Marti, dominus doctor Luxorius Rogger, dominus doctor Franciscus Mossa, dominus doctor don Hyeronimus Cao, dominus doctor Montiserratus Martis, dominus doctor don Georgius Carcassona, dominus doctor Cosmas Scarxoni, dominus Anthiocus Rachis, dominus Thomas Dionetto, dominus loannes Baptista Costa, dominus doctor Melchior Hortola, dominus Montiserratus Cordellas, dominus doctor Seraphinus Squirro, dominus Ioannes Maria Faxiano, dominus Iacobus Rogier. Et cum essent sic convocati et congregati, lo dit molt reverent doctor don Nofre Gerona dagà susdit, ha proposat de que los illustres consillers d.esta illustre ciutat de Caller per rahó del contagi y mala salut que corre en alguns Ilochs de aquest present regne, y en particular en las ciutats de I.Alguer y Sacer y en algunas altras vilas, han fet algunas prevencions a gastos de dita illustre ciutat; y desigiant lo reparo necessary pena passar avant, attes se troba exausta, cessa de ferlo. Y per.o / juntaren Concedi los dies passats, y fonch determinat per lo Concedi gene- c. 381 v.

rai que los illustres concillers puguessen pendre a censal fins en vint y sinch milia escuts ab hipoteca del dret de quatre dines que se paga per cada mesura de oli; y de la bolla generai per.a distribuhir aqueills en las cosas necessarias del morbo, segons las capitulacions que per lo tal effecte se ordenaren. Y perque los que ente-nen dar dita quantitat volen que aquest illustre Capitol y Junta militar hi vinga a be a dit Conceill General y donen llur concentiment. Per tant lo dit illustre degà pro-posant ditas cosas perque vostres senyories lo pugan determinar, y haguda concide-ració a las cosas tant precisas y urgentissima necessitat a hont corre lo perii de

Annotazione marginale.

709

vidas y destrucio del present regne, lo que Deu no vulla, és de vot y parer que se dega de consentir al determinat y concluhit per dit Conceill General, en pendre dits vint y sinch mil escuts, al qual dit illustre dagà concent y presta son concenti-ment, mentres no perjudique a dit illustre Capitol en la cobratna, ny reste obligat a la evició dels censals que se pendran sobre dits drets de oli y bolla posant de nou aqueills. Y tots los senyors canongies son estats del mateix vot y concentiment, excepto los senyor canongie Cosma Scarxoni y Monserrat Cordellas que no han volgut concentir. Concordat cum suo originali, prout fidem facit Franciscus Marchia, publicus not-tarius et dicti illustri Capituli secrettarius. Nos don Bernardus de la Cabra, Dei et appostolica sedis gratia, archiepiscopus calaritanus, episcopus unionum Sardiniae et Corsicae, primus Sanctae Romanae Eclesiae vexillarius, prior Sancti Saturnini, dominus Baroniae de Suelly, Sancti Panthaleonis et Santadi ac insulae Santi Anthiochi, et de concilio suae /

c. 382 magestatis. Viso suprascrito decreto sub die 17 mensis iulii praesentis et labentis anni 1652. Capitulariter facto per illustrem et admodum reverendum Capitulum, decanum et canonicos huius nostrae sanctae primatialis eclesiae calaritane, ac die infrascripta nobis exhibito et oblato pro parte,magnificorum consiliariorum huíus illustris et magnificae civitatis calaritanae. Visa insuper et attenta petitione pro eorum parte nobis facta ac oblata, suplicando quoatenus nos ad maíorem corro-borationem, validitatem et firmitatem praedicti decreti, ac in eo contentorum desuper nostram ordinariam authoritatem imponere dignaremur. Nos igitur atten-dentes praemissa esse rationi consona ac iusta, petentibus minime esse denegan-dum assensum. Ideo et alias praefactum capitulare decretum, attentis motivis in eo narratis, si et quatenus de iure possumus, confirmamus et approbamus nostramque imo verius ordinariam authoritatem paríter et decretum interponi-mus. In quorum fidem presentes manu nostra subscriptas sigilloque nostro muni-tas, ac per nottarium nostrae curiae et Mensae archiepiscopalis Calaritanae infra-scriptum debite referendatas expediri iussimus. Daturn Calari et in nostro palatio archiepiscopali die 19 mensis augusti anno 1652. Bernardus archíepiscopus calari-tanus. Registratum. De suae illustrissimae et reverendissimae dominationis multo expediat. Franciscus Simbula nottarius pro Sirigu secrettario. Concuerda con semejante que queda en el archivo d.esta illustre ciudad de Caller. Anthiocus del Vechio. /

228/6 Allegati al capitolo 6 delle suppliche della città di Cagliari.

710

Sobre lo capitol sexto.1 c. 383 Ihesus Christus Et quia meritis huius processus recte attentis et signanter ex deductis, allegatis atque probatis in actis causae per sindicum istius magnificae civitatis constat nobi-lem Antonium Usai, Anthiocum et Iosephum Marrocu, utriusque íuris doctorem Antonium Palmas, Antonium Cara, Paulam Matzuzi, viduam quondam Anthiochi Matzutzi; Sisinnium de Idda, Antonium Atzori, Sisinnium Matta, Hieronimum Pias, Andream Pigueddu et Blasium Serra naturales nonullorum oppidorum habere in hac civitate verum domicilium et esse veros illius habitatores et incolas ultra tempus expositum in regia pragmatica et capitulis Curiae, ac sanctione iuris comunis et scribentíum assertione, ut ípsi omnes sint exempti a contributionibus et prestationibus comunalibus faciendis in ipsis oppidis de quibus sunt naturales et ibidem nati, tam respectu donationum comunium ordinarium et extraordina-rium quam ratione quarumcumque aliarum repartionum inter comunes vassalla dividendarum, et sub praetextu quia pro ipsis donationibus ordinariis ipsa magni-fica civitas praestat certam portionem pro suis habitatoribus et incolis et pro extraordinaris, illimet certas quantitates et sumas offerunt et dant et solvunt comunes gabellas in hac eadem civitate impositas pro praestatione ipsarum dona-tionum ordinariarum, quo casu non debent solvi in loco ubi bona sunt sita sed domicilium et habitationem habent, quod idem se habet respectu donationum et contributionum extraordinariarum in eo qui.../ semper praevalet locus domicilii et c. 383 v. respectu mulieris prout est ipsa vidua Paula Masutzi contribuere debet in loco domicili mariti, prout de aliis omnibus videre est in discursu causae constat etíam ipsum sindicum istius magnificae civitatis die vigesima martii anni prope decursi 1673 obtinuisse litteras citatorias pro sindicis oppidorum de quibus sunt naturales omnes supradicti, illasque extitisse notificatas Anthioco Matta et Francisco Vaquer, sindicis oppidi de Villa Sor, Anthioco Naitza, sindico vassallorum oppidi de Seligas; Iosepho Pulixi et Salvatori Lepiori, sindicis oppidi de Quart; Saturnino Mustelino et Didaco Cau, sindicis villae de Assemini; Georgio Muscas Porcheddu, maiorí de Sueli et maiori et sindico oppidi de Sisini; ac etiam Andreae Floris et Sisinnio Spano, sindicis oppidi de Pauli. Constat insuper nonnullas illo-rum comparuisse in hac iuditio, varia apponendo ad exclusionem exemptionis propositae per sindícum istius magnificae civitatis favore antelatorum incolarum et habitatorum, praesertim exibendo nonnulla decreta per illos obtenta quae omnia non relevant nec impediunt ius quod habent ipsi habitatores, quinimo debent conservari in posessione non solvendi praetensas donationes ordinarias et extraordinarías et alias contributiones comunales, quas comuniter solvere solent oppidani et vassalli dictorum oppidorum uti immunes ab illorum praestationibus. Idcirco et alias sua excellentia conclusionem in Regia Audientia sumptam

1 Annotazione marginale.

711

c. 384 inseguendo] providet, pronuntiat, sententiat atque declarat / locum esse praeten-tioni sindici magnificae civitatis ac propterea praememoratos illius habitatores et incolas non esse molestandos in exactione dictarum donationum comunium ordi-nariarum et extraordinarium, nec aliarum contributionum et praestationum comunalium dictorum oppidorum, et quatenus opus sit illos in iure non solvendi supradicta in ipsís oppi' conservat et mar[utenent] prout cum praesenti declarari non molestari, conservari ac manuteneri mandat et neutram partem in expensis condemnat, fiat tamen solita excepto pro bistratis hanc et coetera, non obstanti-

bus et coetera. Carcasona Vidit Carcasona. Vidit don Simon Soro. Vidit. Lata et promulgata fuit huiusmodi sententia sive declaratio per suam excellen-tiam, et in [eius] personam per nobilem et magnificum doctorem don Eusebium Carcasona, uti antiquiorem in Regia Audientia, de que eius mandato letta et publi-cata per me notarium infrascritum die ad ditam proferendam sententiam assigna-to, intitulato 13 martii 1674 Calari, instante et requirente die tamquam sententiam ferri et publicari, petente Antiocho Marroco, altera vero parte absente, praesenti-bus ibidem pro testibus Francisco Calvo et Ioanne Francisco Arju nec non Ioanne Francisco Scartello, Regiae Camarae portario, qui massam extulit. Diana notarius pro Prunas notario. /

Sobre lo capitol sexto.2 Privilegi de las gracies concedidas a la ciutat de Caller per lo senyor rey don Jaume. Sobre lo capitol 63. In nomine sanctae ac individuae Trinitatis. Pateat universis quod nos Iacobus, Dei gratia, rex Aragonum, Valentiae, Sardiniae et Corsicae ac comes Barchinone, con-ciderantes quod gloriosa culminis regalis potentia tanto magis extollitur quanto eius solium maioribus et pluribus civitatibus, castris et villís, egregis et insignibus cernitur circumfultum, et si regalis so[licitud]inis, cura hac concideratione ducta ad civitates, castra et villas iam populatas ut felix augmentum suscipiant decoran-da, suae mentis etiam dirigit non minus orbet intendere circa concervationem et melioramentum illorum locorum quae populatione carent, cum ea velut reditibus cientia offici suis suscipiant incrementum, animadvertentes igitur qualiter Castrum Calaris in insula Sardiniae constitutum, quod acquisitione insulae nostrae Sardiniae peracta feliciter per Dei gratiam ad nostrum pervenit dominium, de

1 Così nel testo. 2 Annotazione marginale. 3 Annotazione marginale.

712

novo populandum est gentibus nostris catalanis et aragonensibus pro tutiore statu eiusdem et per consequens totius praedictae insulae, cuius prefecto castrum ipsius fundamentum fore dignositur atque caput ea propter ad augmentum vestrum sta-tumque securum castri eiusdem velumentius aspirantes ipsum, eiusque incolas subscriptis privilegis, statutis, consuetudinibus atque gratiis providimus ea regali munificentia decorandum interveniente ad haec omnia subscripta expresso animu conciliariorum et iuratorum ac totius universitatis castri et villae de Bonayre, cuius assensum his necessarium esse putamus, cum plura ex infrascriptis concessís per nos nunc Castro Calaris, et eius populis / ac appendicis et universitati ipsorum, c.385 v. iam erunt per nos concessa ex privilegio nostro dicto castro et villae de Bonayre et universitati ipsius, de quo quidem assensu universitatis hominum de Bonayre, constat per instrumenta confecta super pactis initis inter dilectum Bernardum de Boxados, admirantum nostrum et gubernatorem Sardiniae et Corsicae regni, nomine nostro et incliti infantis Alphonsi primogeniti nostri ex parte una, et con-ciliarios iuratos ac universitatem castri et villae de Bonaire ex altera, in et super translatione quae debet quamque volumus fieri de habitatoribus de Bonayre ad dictum Castrum Calaris, et per líteras universitatis de Bonayre per eius speciales nuncios presentatas in primis itaque ut pacta ipsa debitum sortiantur effectum et dictum Castrum Calaris concervetur feliciter et continuum ac copiosum suscipiat incrementum, et gentes undique libentius confluant propopulando et habitando ibidem cum praesenti privilegio valido et in aeternum roboris efficatiam obtentu-ro per nos et nostros statuimus et ordinamus atque concedimus vobis universis et singulis incolis dicti Castri praesentibus et futuris, et omnibus hiis qui ad dictum Castrum venerint populatum, et posteritati vestrae et ipsorum quod ullo unquam tempore Castrum praedictum depopulatum vel deseratur neque eius populatio mutetur vel ad locum alium transferatur, insuper interveniente ut praedicitur ascensu conciliariorum et universitatis castri et villae de Bonayre assignamus, damus et limitamus perpetuo pro termino Castro iam dicto Calaris, videlicet ver-sus villam Decimi usque ad villam ipsam Decimi exclusive, inclusive vero damus dicto Castro prolumino, loca vel villas quae sequntur videlicet Sancta Gilla, Pirri, Salutiano, Pauli Palma, Selargio, Quarto, toto Quarto Iosso, Quartodovito, Sepolla cum capite de Sancto Elia, nec non terminos eorundem locorum et viam, castrum et villa de Bonayre et alia castra, loca et casalia infra hos limites constituta et intus mare / centum millaria, salvo tamen et nobis ac nostris semper et in omni- c. 386

bus retento iure portus et aliarum regaliarum nostrarum, retento etiam quod illa loca ea praedictis concessis pro termino dicti castri quae alicui seu alius quibus erant donata tempore dicti privilegii per nos indulti castro et villae de Bonayre quod fuit dactum Tirazone kalendas augusti anno domini millesimo tercentesimo vigesimo quinto remaneant loca per se terminata secundum antiquos quos habue-runt terminos, sed sint intra terminum castri eiusdem itaque ea iura que iure ter-minum habebat ex concessione nostra praedicta, dictum castrum et villa de

713

Bonayre ac eius universitas, et non ultra nec aliter nisi prout habebat dicta univer-sitas de Bonayre in quo quidem termino dicto Castro Calaris designato habeatis ademprivia venationum, persevorum, nemorum, erbagiorum, aquarum et omnia sicut universitati de Bonayre in dicto privilegio comptebant, et non aliter exceptis dictis locis terminatis tum iam donatis habeatis etiam in tota insula Sardiniae ademprivia illa quae ibi habent eius et habitatores civitatum et villarum insulae Sardiniae supradictae. Concedimus etiam et ordinamus perpetuo quod in dicto Castro sint modo dicto quinque conciliarli, et quinquaginta vel centum iurati qui tradent et procurent et ordinent negotia dicti Castri et omnium villarum et popu-lorum quae nunc sunt et pro tempore fuerint et erunt in faldis sive appendicis dicti Castri et alia faciant, quae conciliarli et iurati civitatis Barchinone facere pos-sunt et debent iusta privilegia eidem civitati indulta aut consuetudines civitatis eiusdem inscriptis redactos, et eligantur dicti conciliarli et iurati die beati Andreae per proceres dicti Castri et villarum ac populorum praedictorum sub forma que in dicta civitate Barchinone sunt eligi consueti ceterum et grandem affectionem quam ad dictum Castrum Calaris gerimus, producamus manifestissime in apper-tum praesentis privilegii serie concedimus, consevimus et donamus perpetuo ex certa siencia et regia liberalitatis nostrae gratia vobis universis et singulis habitato-ribus ditti Castri Callaris ac populorum quae sunt vel fuerint et erunt in faldis et

c. 386 v. appendiciis Castri eiusdem, et in / omnibus hiis quae in dicto Castro et in villis et populis quae sunt vel erunt et in faldis et appendiciis eiusdem populaverint in futurum et sucessoribus vestris per saecula cuncta omnes et singulas libertates, franquitates et imunitates et privilegia ac etiam consuetudines dictae civitatis nostrae Barchinone, quae sunt in scriptis redactae ipsum Castrum, nec non villas et populos eius praedictos, ac vos habitantes et habitaturos in eis ipsis libertatibus, franquitatibus et imunitatibus, privilegiis et scriptis consuetudinibus insignitos et liberaliter decorantes, sed etiam de quo in dictis privilegiis et scriptis consuetudi-nis Barchinone sit mentio de universitate civitatis Barchinone intelligatur de uni-versitate Castri Calaris et villarum ac populorum in faldis ac appendiciis eius fac-torum ac fiendorum, et ubi de vicario et baiulo Barchinone intelligatur vicario et baiulo Calaris et villarum ac populorum appendiciorum eiusdem. Concedimus etiam vobis et vestris perpetuo quod non teneamini facere exercituim sive cavalca-tam, neque nos vel nostri eum vel eam vobis vel vestris possimus inducere nec pro redemptione exercitus vel cavalcata, aliquíd exigere seu habere. Concedimus etiam vobis et vestris perpetuo quod omnia hospitia et pacta quae dabuntur vel assignabuntur populatoribus dicti Castri et villarum sive populorum quae sunt vel de coetero fient in faldis et appendiciis Castri praedicti concedantur, dentur et assignentur franca et libera et sine alicuius census praestatione et absque laudimio et fatica et quavis alia servitute et quod etiam si aliqua hospitia vel practa ín dicto Castro, villis vel populis appendiciorum eius ia dictis, iam dacta sunt vel concessa in emphiteusim vel ad censum aut sub aliqua servitute, illa omnia comune sint

714

franca et libera, nec habentes ea ad censum vel servitutem aliquam pro ipsis prae-standa modo aliquo teneantur. Concedimus etiam vobis et vestri perpetuo quod omnes terras et posessiones quae pro parte curiae nostrae dabuntur et asignaban-tur, ve1 iam sint datae et assignatae populatoribus Castri Calaris et villarum, aut populorum eius appendiciorum dentur, et iam dactae censeantur franquae ad decimam partem fructuum tantum absque laudimio et fatica. Concedimus etiam vobis et vestris perpetuo / quod habeatis quartiam, cum qua frumentum, ordeum c. 387 et omnia biada intus dictum Castrum Calaris et non dicti mensurantur, et sit una tantum ad formam sive mensuram quartiae ordei Barchinone, quae quidem quar-tia sit franca quantum ad habitatores dictorum Castri et villarum et populorum appendiciorum eíusdem praesentis pariter et futuros prout est in Barchinone, quoad cives eiusdem et alis solvant nobis et nostris dictum ius mensurae tritici prout in dicta civitate Barchinone solvitur. Concedimus etiam vobis et vestris per-petuo quod habeatis nundinas sive ferias semel aut bis in anno his tempore seu temporibus quibus vos dureritis ordinandum, et duret quaelibet earum per quin-decim dies, et venientes ad ipsas nundinas sint securi inveniendo, stando et redeundo iusta privílegium Barchinone. Concedimus etiam vobis et vestris perpe-tuo quod si vos aut aliqui ex vobis aut vestris e[me]ritis terras aut posessiones a sardis nostris fídelibus in aliquibus civitatibus, villis aut locis nostris dictae insulae non teneamini pro ipsis terris seu posissionibus aliquam servitutem nobis praesta-re nisi tantum censum sive ius, quem vel quod ipsi sardi nobis pro ipsis terris seu posessionibus exsolvebant, ac etiam de ipso censu sive iure sitis franchi per sex annos, a die qua ipsam emptionem feceritis in antea continue subsequentes. Concedimus etiam vobis et vestris in perpetuo et etiam ordinamus quod aliqui habitatores dicti Castri et villarum sive populorum appendiciorum ipsius seu alii quicumque obtinentes nunc vel in posterum obtinebunt titulo emptionís vel dona-tionis hospitia sive pastua in dictis Castro, villis et populis non possint conveniri super praedictis hospitiis sive pastuis pro debitis seu quibusvis contratibus, seu negotis illorum quod dicta fuerint hospitia sive pastua, nisi ipsa hospitia sia pastua essent pro ipsis debitis specialiter obligatta, et in hoc casu possit fieri executio de eisdem pro quantitate quam pastua ipsa sive hospitia tempore obligationis vale-bant. Concedimus etiam statuimus et ordinamus perpetuo quod deinde non obstante usu contrario omnia mercimonia et res quae per mare portabuntur ad dictum Castrum / Calaris et villas seu populos iam dictos, et inde extrahentur c. 387 v. caricati et discarricari habeant per mercatores et dominos ipsorum mercimonio-rum et rerum et non per patronos sive de ceteris vassallorum. Denique concedi-mus vobis et vestris perpetuo quod deinceps numquam possimus, nos ve1 sucesso-res nostri concedere offitia aliqua contraria vel repugnantia directe vel indirette privilegiis, franquitatibus, libertatibus, imunitatibus ac consuetudínibus scriptis, superius vobis concessis, imo si aliqua offitia concessa fuerit contra praedicta ad voluntatem seu ad tempus post hobitum illorum, quibus ad victam concessa sunt

715

aut lapso tempore illorum qui ad tempus illa habent ipsa conent offitia, nec umquam contra privilegia aut consuetudines scriptas iam dictas revocare valeant seu reduci; illa autem que ad ipsum concessa sunt non intendimus revocare, et praedicta omnia et singula intelligimus fore concessa salvo iure consulatus quae universitati civitatis Barchinone in Sardiniam concessimus, prout in privilegio ibi-dem concessimus plenius contineri, cui non intendimus per praemisso in aliquo derogare, ceterum quod inter gubernatorem generalem regni praedicti pro nobis et in dicto Alphonso, infante primogenito nostro legitimo, ex parte una, et conci-liarios et universitatem Castri et villae de Bonayre ex altera. Ita concordatum, actum et conditum et per dictos conciliarios et universitatem de Bonayre conces-sum eatititl ut praedicitur stauimus et volumus quod ad hac die in antea perpetuo mercimonia victualium et quascumque aliarum rerum tam per mare quam per ter-ram deferenda discarricentur, ponantur, vendentur et expediantur in Castro Calaris et non in castro vel villa de Bonayre aut alibi prout fiebat ante adventum dicti infantis ad insulam antedictam, quod que dicti conciliarli et universitas de Bonayre trasferant et transferre teneantur cum effectu eorum domicilia, res et merces in Castrum Calaris supradictum moraturi et residentium facturi in eo

c. 388 quodque conciliarli / et iurati Calari presentes et futuri utantur offitio Conciliariae et Vicariae tam in Castro Calaris et villis aut populis appendiciorum suorum quam in castro de Bonayre omni diferentia posposita, sicut conciliarii et iurati Barchinone offitio ipso uti consueverunt et debent. Statuimus etiam et ordinamus quod ad boe ex eodem patto tenemur quod quicumque catalanis et aragonensi-bus habetis hospitia in castro et villa de Bonayre pro revellatione anni, quod ex huiusmodi translatione sibi iminent habeant hospitium in Castro Calari pro prae-tio ad quod estimatum est per estimatores ad hoc deputatos, ita quod unusqui-sque sit habeat bonum hospitium et idoneum in Bonayre habeat hospitium bonum et idoneum in Castro Calari, ille vero qui habet plura hospitia in Bonayre habeat totidem hospitia similis valoris in loco de Estampax computato et incluso illo hospitio pro praetio dictae estimationis habuit in Castro Calaris supradicto, que quidem franca et libera habeant sic habent dieta hospitia de Bonayre, habeant etiam et habere possint pastua in populo que noviter fit in Lapola, sive portu dicti

Castri Calari2, volentes et concedentes licet aliis inter gubematorem praedictum et dictos habitatores de Bonayre esse conventum, videlicet de certis censu et intracta praestandis per dictis partis et laudimio ac fatica retentis in eis, tamen ex huberioris dono gratiae et popula ipsa huberius utriusque recipiat incrementum pastua ipsa habeant, tam ipsi quam vos omnes et singuli populatores ipsius populae praesentes et futuri nemine excepto franca, libera ab omni censu intracta laudimiio et factica et a quavis alia servitute. Volumus insuper et statuimus quod illis qui magna et

I Così nel testo. 2 Idem.

716

bona hospitia in Bonayre habent magna pastua in dicta popula tribuant, illi vero qui modica habeant hospitia in Bonayre, modica / pastua habeant in dieta c. 388 v.

popula supradicta minus vero pastum quod ibi assignabit sit trium cannae ad can-nam montis ipsi in lactitudine et quinque cannarum in longitudine, et dictae quantitatis, nec maiora ipsa, volumus assignari praedictam vero franquitatem, pastuosum populae iam dictae de la Lapola sub tali conditione indulgemus et con-cedimus quod vos omnes habitatores Castri Calari et omnium villarum et popula-rum quae in faldis ac appendicis dicti castri sunt, vel de cetero fuerint tineamini ad sumptus vestras construere vel construhi facere muros in ea lactitudine et alti-tudine, et cum illis terribus et valla praedicta in illa lactitudine et profunditate, in quibus et cum quibus conciliarii et iurati dicti Castri Calari, noverint expedire ipsosque muros et valla teneamini perpetuo comdirectas et comdirecta tenere, sta-tuentes et concedentes vobis quod pro concervandis muris et vallis praedictis et alis operibus publicis necessaris populae supradictae nec non pro suportatione expensarum comunium universitatis castri, villarum et popularum praedictarum possitis ordinare, ponere et facere in Castro, villis et populis ipsis et in porto Calari impositionem super mercibus victualibus et alis rebus de quibus dictis con-ciliaris et iuratis videbitur in illis quantitatibus et per illum modum, in quibus et per quem praedicti conciliarii et iurati Calari melius et utilius noverint faciendum cum voluntate tamen gubernatoris regni Sardiniae et Corsicae eiusque assensu et authoritate, qui ordinationi impositionis ipsius intersuper eum coram eo de assensu et voluntate ipsius ordinata sint eidem authoritatem prebeat, eamque faciat obser-vari que quidem impositio dari et tantum quantum dicti conciliari et íurati ipsam minuere vel mitigare aut eam tollero et irritare / possint ad libitum absque lisencia c. 389

vel obstaculo de nostri vel gubernatoris praedicti sive alterius cuiuscumque ipso-rum etiam post quam irritaverint posint iterum, et quoties' voluerint ordinare et ponere de consensu tamen et voluntate gubernatoris Sardiniae, qui ordinationi eius semper debeat interesse eius authoritate similiter interveniente. Possint etiam dicti conciliarii et iurati ad collectam et administrarionem impositionis iam dictae, quos voluerint ordinare ipsosque idem removere quoties2 voluerint et alios subro-gare vel si hoc maluerint in pereniorem simul vel distintae vendere in encanto publico et ad illo tempore, de quibus eis videbitur et pro illis praetis quae idem potuerunt reperire, neque de his quae ex praedita impositione, vel eius praetis exierint vel provenerint aut ex hís que dicti conciliarii expenderint in opperibus et alis praedictis, teneantur dictí conciliarii computare cum dicto gubernatore vel quocumque alio pro nostris vel nostris, neque idem quidquam manifestare, nisi dumtaxat primo futuris sucessoribus suis in offitio Consiliariae praedictae, nec primo futuri etiam nisi alis post eius in seguenti anno futuris conciliariis, et sit de

1 Così nel testo, invece di quotiens. 2 Idem.

717

anno in annum quamdiu duraverít impositio supradicta, neque nos vel dictus gubernator aut alius pro nobis possimus nos unde intromitere ullo modo insuper ad humilem suplicationem pro parte vestrum proborum hominum et universitatis dicti Castri Calaris nobis factam. Concedimus vobis universis et singulis habitatori-bus Castri ipsius et villarum ad populorum quae sunt vel fuerint in faldis et appen-diciis eius, presentibus et futuris, perpetuo, quod quilibet vestrum possit construe-re sive construhi facere in domibus, sive posessionibus quod habetis initio vel

c. 389 v. habitum estis molendina de veteri et de presenti / (sale) quot et quanta volueritis ipsaque habeatis franca et libera vos et vestri perpetuo ab omni censu, tributo, laudimio et fatica et alia qualibet servitute. Concedimus etiam vobis ac toti vestrae posteritati perpetuo quod de sale salinarum nostrarum Calari quod ab stagnis abstractum fuerit capiatis et capere possitis continue et quotidie ad libitum vestrum franche et libere, absque ullius praeti solutione tantum quantum ad usum quotidianum vestrum et domorum vestrarum inde necessarium habueritis, et non ultra; ita quod de dicto sale non capiatis plus quam ad usum proprium quotidia-num, ut praedicitur, quantum opus habueritis, nec de ipso aliquid vendatis vel detis vel ad aliquas partes per terram vel per mare mitatis vel differatis aut defferri consentiatis, vel alis in hoc fraudem aliqualiter faciatis, statuentes quod quicum-que vestrum praesentium et futurorum in praedictis fraudem comiserit poena sexaginta florinorum alfonsinorum minutorum erario aplicandorum regio quotiesi fraudem in hoc comiserit, absque ullo remedio per vicarium Calaris puniatur. Concedimus etiam vobis et vestrae posteritati perpetuo quod fiat domus compe-tens pro carcere sive praesonia Calari in loco idoneo et tuto nisi iam extet compe-tens, et quod carcelarius sive custos ipsius carceris sive praesoniae habeat et aci-piat a captis sive carceratis illum salarium quod habet carcerarius carceris sive praesoniae Barchinonae, quod pro cartellagio ansuevit et debet acipere et non ultra. Demum concedimus vobis et vestris quod numquam vos vel aliquis vestrum compellere vel compelli possitis ad durendum vestra hospitia sive domos por hospitandís, ibi domesticis vel offitialibus aut familiaribus nostris vel nostrorum sucessorum, nisi hoc de vostra processerit voluntate. Ceterum quod in pactis prae-

c. 390 dictis inter gubernatorem praefactum / et universitatem de Bonayre initis et pro-missis est expresse pactatum, quod in casu ubi nos nolumus concedere quod con-ciliarli et universitas de Bonayre qui fusta pacta illa se transfere debent et volumus ad dictum Castrum Calari cum domicilis et rebus suis moraturi in eo imunitatibus, libertatibus, franquitatíbus et privilegis eis promissis per dictum gubernatorem gauderent in Castro Calaris et eius appendicis et confinibus, imo id aliter per nos, si contigerit ordinari, eo casu dieta universitas castri et villae de Bonayre valeant et uti possint imunitatibus, libertatibus, franquitatibus et privilegis per nos universi-tati, castri et villae de Bonayre, acessis quemadmodum utebantur ante conventio-

i Idem.

718

nem et pacta praedicta inter dictum gubernatorem et eos, iusta ipse que imunita-tes, libertates, franquitates et privilegia de Bonayre remaneant in suo valore et robore, no obstantibus conventione et pactione praedictis et que per nos, ut in praesenti privilegio continetur, fuerunt praedictae universitati de Bonayre attenta omnia sibi promissa per gubernatorem ipsum et ulteriora concessa. Volumus et statuimus quod praedicta translatio fiat omnino, et quod dictus locus de Bonayre cum illis qui post illam translationem quam omnino fieri iubemus de dictum locum de Bonayre venerint populatum subsit semper Castro Calaris, et sit de per-tinentiis eíus sicut sunt aliae villae vel populi appendiciorum ipsius, et sub his Castro Calaris / et tamquam vicus et pars eius gaudeat ipse locus et futuri habita- c. 390 v.

tores sui perpetuo omnibus imunitatibus et franquitatibus et aliis indultis et con-cessis eidem Castro Calaris et rogatus per offitiales Calaris, sicuti et eo modo quo regitur Castrum Calaris volentes et statuentes quod quatenus praedictis supra indultis et concessis Castro Calaris et universitati eius et appendiciorum suorum obviat, vel obviare possit privilegium de Bonayre viribus careat et effectu cum sicut praedíctus locus de Bonayre sit et esse debeat de appendiciis et vicus ac pars Castri Calaris et admodo per se franquitatibus in praedicto privilegio sibi conces-sit gaudere non debeat, sed eisdem et maioribus franquitatibus Castro Calaris concessis eruptis mercationibus per terram et per mare et alisque in Castro Calaris et eius portu tantum et non alibi discarricari, deferri, fieri et exerceri supra con-cessimus et ordinavimus habitantes in Bonayre tamquam cives Calaris gaudebunt ac si habitarent in ipso Castro Calaris quoniam per praesens privilegium statuimus ipsum locum de Bonayre modo praedicto uniri totaliter Castro Calaris supradicto praemisso igitur per nos concessa, statuta et ordinatta per presens pro bono statu et aumento dicti Castri Calaris bona fide servari promitimus et facere inconcusse et inviolabiliter observari, et ad maiorem cauthellam et securitatem vestri incola-mm et habitatorum castri, villarum et populorum / praedictorum presentium et c. 391

futurorum, iuramus ad sancta Dei quator Evangelia, manibus nostris corporaliter tacta, contra eam non venire nec alíquid attentare aut aliquem contravenire, per-mitere aliqua ratione, mandantes gubernatori generali regni iam dicti ac vicario et baiulo Calaris et de Bonayre, et administratoribus generalibus duanis et portulanis ceterisque offitialibus nostris, praesentibus et futuribus, in insula Sardiniae et alibi constitutis et constituendis quod praelibata privilegia et consuetudines scriptas civítatis Barchinone, et alias franquitates et imunitates, ac statuta per nos nobis superius concessa et indulta et firme semper habeant et observent et contra non veniant aliqua ratione; quicumque, ausu temerario, dictus contra perscripta vel ali-qua de eisdem venire praesumpserit iram et indignationem nostram et poena mille auriorum nostro erario aplicandorum noluerit incurrisse danno illarum primitivo et plenario restituto, ad sempiternam autem memoriam praedictorum et robur perpetuae firmitatís praesenti duplicato privilegio nostro bullam nostram plum-beam iussimus apponendam. Datum Barchinone octavo kalendas semptembris

719

anno Domini millesimo tercentesimo vigesimo septimo. Visa per cancellarium. (SR) Signum Iacobi, Dei gratia, regis Aragonum, Valentiae, Sardiniae et Corsicae ac

c. 391 v. comitis / Barchinone. Testis sunt infans Petrus, domini regis filius, Hispaniarum et Impurariarum comes; Gaston, oseni espicopus, domini regis cancellarius; Guillermus de Angulona, Otho de Monte Catheno, Periconius Galcerando de Pinosio. (SN) Signum Francisci de Bastida, praedicti domini regis scriptoris, qui de man-dato ipsius haec scribi fecit et clausit, cum rasis et emendatis in linea secunda ubi dicitur non et in linea decima ubi scribitur domus. Extracta fuit alieno calamo exarata a libro viridi privilegiorum concessorum per dominos nostros reges huic illustrissima civitati Calaris in eius archivo recondito, facit fidem Anthiocus del Vechio, publicus Calaris et domus Consilii eiusdem civi-tatis et requisitus. /

228/7 [1698, Cagliari] Allegato al capitolo 7 delle suppliche della città di Cagliari. Copia autentica del capitolo 13 delle suppliche presentate dalla città di

Cagliari nel Parlamento celebrato dal viceré Monteleone (1688).

c. 393 Capitulo 13. Sobre lo capitol 7.' Item per quant la ciutat de Caller es la que entre las altras senpre se ha esmenat en servir a son rey y senyor ab quantiosas quantitats, y es.be que.sos fills gosen de moltes perrogatives que los mostre diferents dels que no son nats en aquella. Per tant suplica mane vostra excellencia en nom de sa magestad ferlis grassia, que los que seran fills nats en Caller sian preferits en lo numero dels nottaris de la Llochtinencia General que seran nats en les viles en concurrentia de les que eca-minats en un matex dia, y que en los altres se dega de observar la precedencia del examen. Agase tomo lo piden. Lecca secretarius. Confirmatur Es copia sacada de semejante que se alla en el processo de las Cortes que celebro el excelentissimo sefior duque de Monteleon en el ano 1688, de que doy fe yo Antiogo del Vechio notarlo publico y del Concejo de la ciudad de Caller. /

228/8 Allegato al capitolo 8 delle suppliche presentate dalla città di Cagliari.

' Annotazione marginale.

720

Sobre el capitulo 8.'

c. 392

Antiogo del Vechio, per authoritats appostolica y real nottari publich de Caller y de la casa y Conceil de dita ciutat, certifique de com havent manat y regonegut lli-bres del govern d.ella troben aquells que en diversas ocasions se han perdut sumas conciderables de forment dels imenis que la ciutat fiu per les urgents necessitats cada ain, en virtud dels privilegis que te concedits y capitols de Cort, y en aquest ain ha mallograt tanbe sumas conciderables dels emenis que tenia fet per los ains 1695 y 1696 concedits llibres, es de veure que se troban recondits en lo archiu de dita ciutat a que me referesch, y senpre sia mester se atgia la deguda relatio. En fe de lo qual fas esta en Caller als 8 de abril 1698; instat lo magnifich Francisco Esgrecho, sindich en Corts de dita ciutat. Anthiocus del Vechio. /

228/9 [1698, Cagliari] Allegato al capitolo 15 delle suppliche presentate dalla città di Cagliari. Copia autentica del capitolo 3 dei capitoli di Corte concessi dal viceré duca

di Avellano durante il Parlamento celebrato nel 1645.

Capitulo 3°. Sobre lo capitol 15.2

c. 394

Item, representa a vostra excellencia que tant en esta Real Audiencia com en los tribunals inferiors de esta ciutat se ventillan alguns plets civils per nifierias y cosas de molt poc valor; y com los salaris dels notaris se paguen tant per los plets minims com per los mayors a una matexa rahó y preu, las demes voltas sols per capricho de las parts se solen gastar molts millenars en papers, y de aqui naxen moli dains y destrussions a las casas y haziendas, lo que se podra reparar decretant vostra senyoria illustrissima que de aqui en havant no se admitian plets en dita Real Audiencia que no sia per cantitat que passe de cent lliures, y en lo Real Viguerio y demes tribunals inferiors de sinquanta lliures, segons pragmatica del senyor princip Doria, y que totas las demes causas que no riban a estas respective cantitats se hagian de dessidir verbalment, sens que per ellas se admetian meyns escrits en los judissis verbals, perque seria incidir en los matexos dains, imposant al jutge que fes lo contrari, pena de privassio de offisi y de cent ducats aplicats a la real caxa, manant so las matexas penas als advocats, procuradors fiscals que hat-gian de cuidar y diligensiar la fulminassio dels processor contra los que contravin-dran a aquest decret de vostra excellencia, imposant las mateixas penas als advo-cats y procuradors. Que se fassa com se supplica en respecte a las cantitats expres-sadas, que no se admetia plets per escrit sino verbalment se dissidescan actuantse

' Annotazione marginale. 2 Annotazione marginale.

721

en dits verbals, lo que precisament sera necessari perque conste del jussihi sens sedulas. Vaca secretarius. Plaze a su magestad que se haga lo que se suplica.

c. 394 v. Es coppia sacada de capitulo / de Corte que concedio el excelentissimo serior duque de Avellano en el ano de 1645. Anthiocus del Vechio notarius. /

228/10 [1698, Cagliari] Allegato al capitolo 16 delle suppliche presentate dalla città di Cagliari. Copia autentica del capitolo 4 dei capitoli di Corte concessi dal viceré duca

di Avellano durante il Parlamento celebrato nel 1645.

c. 395 Capitulo 4°. Sobre lo capitol 16.' Ittem, representa a vostra excellencia que de alguns ains a esta part han fallit mol-tas haziendas y harribat a estremas necessitats los pobres monastícs, iglesias, viduas, horfans y hospitals que tenian aquellas carregadas a censalen diferent hipotecas, per causa que los obligats a dits censals paguen mal, y quant se li dema-ni las pensions las demes vegades volentlos apretar ab termes de justissia presen-tan frivolas y voluntarias opposicions sols per entretenir la paga, y ademes de entretenirla mesos y ains segon se experimenta causa molts gastos de advocats, procuradors y papers, essent aco molt perjudissial y contra las obligassions de escripturas de ters y altres clausulas que contenen los instruments censuals; y per-que se reparen estos dains supplica a vostra excellencia mane que de vuy en havant no puga juge algu de ningun tribunal, superior o inferior, admetre opposis-sío de dites de ters, ara sian per materia de censals per les causas susditas, ara sian per materia de contractes de dita espressio per haverse ya perdut lo comersi y negossi per ditas opposicions. Y que quant se agessen de admetre sia depositant primer lo deutor lo que se conte en la acusassio de dits ters emposant pena de pri-vassio de offissi al jutgie que fes lo contrari y de cent ducats; y que lo advocat fiscal so las matexas penas hatgia de instar subit la fluminassio dels processos con-tra los que contravindran, que ab aio cobrada sols las pensions y los negossis seran mes llibres y segurs y se aumentara majorment la republica y haziendas. Que se fassa como se supplica. /

c. 395 v. Vacca secretarius. Esta bien decretado por el virrey. Es coppia sacada del capitulo de Corte del serior duque de Avellano del ano 1645. Anthiocus del Vechio notarius. /

Annotazione marginale.

722

228/11 [1698, Cagliari] Allegato al capitolo 17 delle suppliche presentate dalla città di Cagliari. Copia autentica del capitolo 16 presentato nel Parlamento celebrato dal

viceré duca di Avellano nel 1645. c. 396

Capitulo 16°. Sobre lo capitol 17.' Item, representa a vostra excellencia que a petissió dels tres Estaments se ha fundat la Universidat y Estudis Generals en la present ciutat de Caller, y si be tots dits Estaments estan obligats a la contribussio de las cathedras y demes postos, no res meyns fins ara dita ciutat a contribuit y contribuex a solas, y los caps dels altres Estaments no obstant ago se imistuexan en firmar los mandatos que se despachan als cathedratihcs y demes minístres de dita Universitat, y en los demes actes de aquella, essent que no havent contribuit no es just que gozen de esta preheminen-sia; ans que aquella reste per dita ciutat com a qui sempre a.portat y porta lo carich. Per go dit sindihc supplica a vostra excellencia mane que de aqui havant no pugan los caps de dits Estaments eclesiastihc y militar tenir ma ni intelligensia alguna en lo tocant a dita Universitat ni exercissi de aquella de ninguna espressio, fins que hat-gian pagat lo que han promes y obligat al temps de dita fundassio, y ago sens perjuissi de lo que preten dita ciutat juridicament, y que de aqui al devant se hagian de firmar los mandatos per tots los sinch consellers fins tant hagian pagat. Que lo suppliquen a sa magestad. Vacca secretarius. Su magestad manda que su lugartiniente y capitan generai hoyga de justissia a las partes interessadas, y declare lo que fuere justo. Es copia sacada de capitulos de Corte de su magestad, que Dios guarde, que.cele-bro el excelentissimo setior duque de Avellano en el ano 1645. Anthiocus del Vechio notarius. /

228/12 [1698, Cagliari] Allegato al capitolo 18 delle suppliche presentate dalla città di Cagliari. Copia autentica del capitolo 1 della città di Cagliari presentato nel

Parlamento celebrato dal viceré duca di Gandia nel 1614.

Capitulo primero. Sobre el capitolo 18.2 c. 397 E primo, per quant a suplica del Estament militar se provehi y decreta en las Corts passadas de l.illustrissim conte de Elda que la obligassio del ters no tingues lloch en la execussio personal de cavallers, nobles y militars. Suplican per.go mane

Annotazione marginale. 2 Annotazione marginale.

723

vostra excellencia provehir y decretar que lo matex se observe en les persons dels ciutadans que ha portat chia e insignies de consellers de la present ciutat de Caller y fills de aquelles, que se fassa lo suplicat en les persones de consellers en cap segon que hatgian aportada chia. Ferdinandus Sabater nottarius et secretarius pro herede Serra. Ihesus. Esta be decretat per lo virrey quant a las obligations sdevenidoras. Roig vicecancellarius. Es copia sacada de los capitulos de Corte que concedio su magestad, que Dios guarde, a la ciudad de Caller en el Parlamento que en su real nombre celebro el excelentissimo sehor duque de Gandia, virrey y capitan general del reino en el ano 1614, que quedan en el archivo de dicha ciudad, de que doy fe yo Antiogo del Vechio, nottario publíco y del Concejo d.ella. Digo del setior duque de Gandia. /

228/13 [1698, Cagliari] Allegato al capitolo 21 delle suppliche presentate dalla città di Cagliari. Copia autentica del capitolo 41 delle suppliche presentate dalla città di

Cagliari nel Parlamento celebrato dal viceré Bayona e ultimato dal vescovo Prieto nel 1633.

c. 398 Capitulo 41. Sobre el capitulo 21.' Item per quant los hereus dels notaris morts se quexan que lo archiver que te car-rech de les notes y protocollos de aquells, y de traure y autenticar los actes que se li demana no se lis dona la part dels salaris de dits actes, è com aio redunda en dain y detriment dels dits hereus. Per.go supplica esta ciutat se servesca vostra senyoria illustrissima y reverendissima provehir y decretar que lo dit archiver aco-mode les notes y prothocolls de cada notati en un armario o caxó apart, lo qual sia tancat ab dos tancadures y claus diferents: una de las quals tinga dit archiver, y la altra sos hereus o curadors del dit notari mort. Y que dit archiver de.si havant no puga traure de ditas notas acte digu sens notisia y sabuda de dits curadors, y sens donar ad aqueills la part del salari que lis tocara, sots pena de privassio de offissi y de pagar als dits hereus lo doble de lo que importar lo tal salari. Que se fassa com se suplica. Vacca secretarius. Es copia sacada de las suplicas de la ciudad que presento en las Cortes del seiior obispo Pietro en el ano 1633, de que doy fe yo Antiogo del Vechio nottario publi-co y del Concejo de la mesma ciudad. /

Annotazione marginale.

724

228/14 [1698, Cagliari] Allegato al capitolo 22 delle suppliche presentate dalla città di Cagliari. Copia autentica del capitolo 18 delle suppliche presentate dalla città di

Cagliari nel Parlamento celebrato dal viceré Bayona e ultimato dal vescovo Prieto nel 1633.

Capitulo 18. Sobre el capitulo 22.'

c. 399

A notissia de la magnifica ciutat de Caller ha pervingut que per los sindichs de las magnificas iutats altres del present rene, com per los illustrissim Estaments ecle-siastich y militar se presentarian alguns capitols que serian contra los privilegis, lli-bertats y franquesas y preheminencias d.esta magnifica ciutat, als quals aquella per no tenirne expressa notissia no pot fer la deguda contradisso. Perso et alias, a vostra senyoria illustrissima suplica lo sindich de dita magnifica ciutat mane vostra senyoria illustrissima no decretar capitol algú en periuhissi dels privilegis, franque-ses, llibertats y exemptions de dita ciutat. Y en.cas se decretassen, se tingan ditas decretassions per nulles y ningunes, com axi lo protesta dita magnifica ciutat, si y segons es estat ya decretat en altros Parlaments, et signanter en lo Parlament de 1.illustrissim compte de Elda, del qual se Ú ocular obstencio a vostra senyoria illu-strissima, lo offissi del qual dita magnifica ciutat implora nedum praemisso, sed omni meliori modo. Que.se falsa com se suplica. Vacca secretarius. Es capitol de Corte a petission de la ciudad de las que celebro el sefior obispo Pietro, que queda en el archivo de la ciudad de que da fe Antiogo del Vechio, not-tario publico y del Concejo de la mesma ciudad, fuera en el ano 1633. /

228/15 [1698, Cagliari] Allegato al capitolo 23 delle suppliche presentate dalla città di Cagliari. Copia autentica del capitolo 3 delle suppliche presentate dalla città di

Cagliari nel Parlamento celebrato dal viceré duca di Monteleone nel 1688.

Capitol 3. Sobre el capitulo 23.2

c. 400

Item representa a vostra excellencia que segons reals privilegis y los capitols de Cort, copia dels quals en authentica forma fa demonstrassio, està concedit als magnifichs concellers de dita illustre ciutat que hatgian de cuidar de la provissio y distribussio de les carns de les carniseries, y tot genero de vituallas y

' Annotazione marginale. 2 Annotazione marginale.

725

matenimentsl, per tocar com toca al magistrat de dita ciutat lo govern politich del abasto y manteniment del poble, y dar reglas y orde convenients per lo segur de tot genero de provissions en tots temps. Com per effecte en la esterilitat del any 1671 fonch declarat per lo senyor duque de Santgerma ab resolussio dels Reals Conceills y de la ciutat, que la provissio de la anonna es peculiar de dita ciutat, segons de dita determinassío ne fa abstenció, y essent ago axi constant. ha vegades alguns, ab supplicas importunas, consiguexen dels senyors virreys y demes miní-stres reals, llisencia per a.vendre carns sens asegurar lo abasto y provissio de dita ciutat, sens informarli los privilegis que te lo magistrat de la ciutat, y per descuit o inadvertencia se causa dani al poble y als camisers que dita ciutat te obligats a la condussio d.elles, de calitat que tenen obligassio de conduirla a qualsevol temps del ani, tant de invern com de estiu, de modo que no hi hatgia mai falta, y vehent dits camisers que son eills obligats a be y a mal, tenen justa quexa de que los particulars

c. 400 v. vulgan tenir logro en lo temps bo, fentlis mala obra y que en lo mal sian los / car-nisers sols los tinguts a la provissio, y quant la equitat y tota bona justicia esta requirint que qui esta espost als incomodos e inclemencias dels temps tinga lo alivi en lo bó. Y ademes de ago, com los concellers tenen particular cuidado de esta provissio, saben com han de provehir y distribuhir los manteniments que maí fal-ten; y podria sucehir que dant.se lloch a que los particulars venessen sens assegu-rar lo abasto, que hagues falta de manteniments en dani del poble, per lo [quel supplica a vostra excellencia se servesca decretar ab acte de Cort que en observan-cia dels papers dalt presentats y per les rahons dalt dites y demes que asistexen, digun virrey, ni altre ministre ni pergona alguna se hatgia de imisquir en lo abasto y provissio dels manteniments, carns et alias de la ciutat, sino que perpetuament hatgia de correr per dits concellers sens que pugan servir de impediment lo dirse que son carns de sa magestat, que en son cas seria ab les obligassions que los car-nisers solen fer en la forma dalt expressada. Que se haga como se supplica. Confirmatur et coetera. Es coppia sacada de los capitulos de Corte que la ciudad de Caller presento en las Cortes del excelentissimo sefior duque de Monte Leon en el ano 1688, de que doi fee yo Antiogo del Vechio, nottario publico y del Concejo de la mesma ciudad. /

228/16 [1698, Cagliari] Allegato al capitolo 24 delle suppliche presentate dalla città di Cagliari. Copia autentica del capitolo 4 delle suppliche presentate dalla città di Cagliari

nel Parlamento celebrato dal viceré conte di Santo Stefano [1676-1678].

I Così nel testo, invece di manteniments.

726

Capitulo 4. Sobre lo capítol 24.1

c. 401

Item, representa a vostra excellencia que dita ciutat valent.se de sos privilegia, té imposat per socorro de les publicques ocurrencias y del real servissi, sobre tot lo formatge que se introduhex en ella la gabella y dret de deu lliures de pes per cada quintar, y un sou per lliura. Y en exa conformitat los que entran dit formatgie axi com lo venera cobran dels compradors los preus tant menos quant importa lo dit dret eo imposissio; y lo comprador se.lo deté com en deposit per.a pagarlo com effectivament lo paga a dita ciutat. Y essent no, axi sucehex que alguns barons al temps que compran los formagies, ab pretexto que servex per provisio de galeras o altres socorros, pagan als venedors lo tant menos que importa dita gabella, y devent.lo entregar a dita ciutat, de qui es.propi, per haver.lo imposat que altra-ment no lo pagaria lo venedor se lo detenen, ab que ve a.pedre molt cada ani dita ciutat, y ve a.faltar.li aquesta porOo pena pagar al real servissi, als acrehedors y demes necessitatis de la cosa publica. Y perque es just que se repare aquest incombenient ab reservassio de demanar la satisfassio de lo atrassat, supplica a vostra excellencia se servesca decretar per acte de Cort que de assi havant ninguna persona se detenga lo que importa dit dret, sino que lo atgia de pagar ab effecte a la persona que dita ciutat té diputada per aquesta exactío, sens que puga execu-tar.se ab dit pretexto ni altre algú puix aquest dret vé a.pagar.lo lo venedor que introduhex dit formatgie y no lo comprador. Que se aga corno se suplica en respecto de los particulares, y en respecto del rey que se tratarà en Junta de / Patrimonio. c.401 v.

Que el queso que se comprare por sustento de las tres galeras d.este reyno sea con billete de los senores virreyes, y que no escedan a 20 quintales cada mes cada gale- ra, que es lo preciso y necesario por el servissio de lo chusma y demas gente de racion, y que por esta cantídad se pueda detener el derecho que paga el duefío de el queso que le entra en la plasa, pues sino estubiere impuesto este derecho le pagarian tanto menos los officiales de su magestad. Es copia sacada de semejante de las suplicas de la ciudad de Caller que presento en las Cortes del setior conde de Santistevan que queda en el processo d.ellas, de que da fe Antiogo del Vechio, nottario publico y del Concejo de la mesma ciudad. /

228/17 Allegati al capitolo 25 delle suppliche presentate dalla città di Cagliari.

En llibre vert en cartas 249. Sobre lo capitol 25.2 c. 402

Nos Ferdinandus, Dei gratia, rex Aragonum, Siciliae citra et ultra farum,

1 Annotazione marginale. 2 Annotazione marginale.

727

Hierusalem, Valentiae, Maioricarum, Sardiniae et Corsicae, comes Barhinonae, dux Athenarum et Neopatriae, comes Rossilionis et Ceritaniae, marchio Oristanei et Gocceani, attinet ad principia curaro ita circa bonum reipublicae intendere, atque aut diminutione civium ingerendis negocis publicis alicuius civitatis minun-tur ruinam provisione et providentia, aliarum peNonarum dicto regimini effecta-rum reparantur eo praemaxime, quod elapsu temporis gratiae per nos civitati et Castro Calaris regni nostro Sardiniae indulti et concessi, ut militares non ingrede-rentur in officiis sive regimine eiusdem respirata nobis non solum incumbit sed etiam interest providere. Cumque ad praesens dicta civitas et castrum sit ideo depauperata, diminuta et exausta civibus et experto innocescat minime suficere reque concurrunt ad officia eiusdem civitatis et castris regenda imo aper[tis] cer-nitur illam eadem causa, maxima patit detrimenta atque incomoda supplicatum insuper per dictum nobilem Gasparem Fortesa, domicelum, nomine et pro parte universi Braqui militaris, tanquam eiusdem sindico ad nos missum pro suplicandis gratiis virtute. Parlamenti per expectabilem locumtenentem generalem nostrum Ferdinandum Geron de Revolledo, comisione nostra in dicto Sardiniae regno ad praesens celebrata inter quos ut dignaremur vos militares personas dicti Brachii sive Estamenti quae non estis nobiles, barones sive hereditates in regime et officiis dictae civitatis et Castri intromittere et inseculare umiliter suplicavit in uno capitu-lorum per eundem dicto nomine nobilium oblatorum, in cuius calce nostra respontione et decretatione fuit concessum ad tempus et durante nostro benepla-

c. 402 v. cito, ut ad oportunam / executionem et effectum dictae concessionis et gratiae nostro cum oportuno privilegio eandem exprimere et roborare dignaremur. Qua supplicatione benigne et audita praedictis et aliis condignis modis respectibus, tenore presentis de nostra certa sientia deliberata et consulto concedimus, statui-mus et ordinamus ut deinde decem ex vobis militaribus civitatis et Castri Calaris qui no estit nobiles, barones sive hereditate ingredimíni, inseculemini et concurre-tis in regimine et officis eiusdem civitatis, hoc est in conciliaris capite, secundo et etiam tertio si fuerint aliqui qui non sint capaces maiorum offitiorum, et in dava-rio et mostasafuo, aut iuratorum concilii, itaque veniente vigilia santi Andreae proxíme venturi praesentis anni locumtenens generalis noster aut gubernator seu vice gerens facta de vobis electione decem personarum militarium aut minoris numeri si talis ad praesens non existerit ad complementum, donec increscant et suficiant iusta informationem dibitam praecedentem et deliberationem de vestrum capacitate pro differentia officiorum in sachis, sive bursis dícti regiminis pro annis uniusque sufficientiae intromittat et insaculet, et adveniente postmodum casu extrahactionis ad officia si forte facta, ut praedicitur insaculatione de aliquo mili-tarum in officio consiliarii tertii et venerit exire sive extrahere pro officiis concilia-riorum capitis secundi, tertii, militares omnium eo casu secundus subonergatur in saco et extrahetur, alter quia cives sed si caput exeat cuius caeteri possint esse milítares, si extrahantur taliter quod quocumque casu, in casu extractioni militarie

728

possent pariter in esse duo, et in praedictis caeteriis officiis quondocumque tem-pore tamen Parlamenti aut Curiarum si contingat militares fore conciliarios, tunc temporis nequant intervenire in stamento regali et in militari sum obtineat locum, et ea lege vos dictae decem perdona in eodem regimine permaneatis quod perobi-tum cum aut dicessum uníus intrometat et insaculetur alter adeo ut / praedictus c. 403

numerus decinarius continuo nisi ob defetum pervonarum insistat et concurret, praedictaque gratia concessione sive ordinatione utamini, potiamini et gaudeatis vos dicti militares ad tempus trium annorum, et deinde ad beneplacitum regiae dignitatis quo in ea serenissimae Ioannae reginae Castellae, Legionis, Granatae, principi Gerundae, archiducissae Austriae, ducissae Burgundiae, filiae primogeni-tae nostrae, clarissimae gubernatricis generali ac post felices et longevos dies nostros, Deo propitio, in omnibus regnis et terris nostri immediate heredi, et legi-time sucessori mentem nostram significantes sub paterne benedictionis obtentu dicimus spectabili vero et nobilem locumtenentem generali nostro praedicto gubernatori aut gerenti vices gubernatoris in dieta nostra' Sardiniae regno et in Capite Calaris, et universis et singulis officialibus quibus atineat, et signanter con-ciliariis et probis hominibus dictae civitatis et Castri qui nunc sunt aut pro tempo-re fuerint distinctae praecipiendo mandamus quatenus praesens nostrum privile-gium concessionem et ordinationem, et omnia et singula in eo contenta, teneant firmiter et observent et ad unguem conplenant tenerique et observari et compleri faciant per quos deceat. Et adveniente in dieta vigilia locumtenens generalis noster, qui nunc est et pro tempore fuerit, aut eo absente gubernator dicti Capitis Calaris, dictas bursas recorioscat et si non fuerint decem ex vobis praedicitur inburset et in eis aponat anno quolibet recoiiossendo et in loco mortuorum apo-nat aliquem vel aliquos; quos idoneos reperierit, et non contrafaciant vel veniant, nec per aliquem contrafierit aut venire permitant ratione aliqua sive causa pro quanto dieta / serenissima regina et princeps, filia primogenita nostra carissima, c. 403 v.

nobis obedire coeteri vero ofícialis et subditi nostro praedicti gratiam nostra cara habent, iram et indignationem nostram ac poenam florinorum trium mile inferendo-rum heraris cupiunt evitare. In cuius rei testimonium, praesentes fieri iussimus nostro comuni sigillo impendenti munitas. Datum in civitate Hispalis die 14 aprilis anno a nativitate Domini millesimo quingentesimo undecimo, regnorumque nostro-rum videlicet Siciliae ultra farum anno quadragesimo quarto, Aragonum valiorum trigesimo tertio, Siciliae autem citra farum et Herusalem anno nono. Yo el rey. Vidit Augustinus vicecancellarius substitutus. Vidit generalis thesaurarius. Vidít Ioannes pro concervatore generali. In Sardinia XI

Così nel testo, invece di in dicco nostro.

729

N. 185

Dominus rex mandavit michi Ioannes Gonzales semplie visa per Agustinum vice-cancellarium et per thesaurarium et conservatorem generalem. Registrata Extracta fuit a libro viridi privilegiorum concessorum per dominos nostros reges huic illustri civitatis Calaris in eius archivo recondito, de quibus facit fidem Anthiocus del Vechio, publicus notarius Calarís et domus Consilii eiusdem civita-tis et villae, requisitus./

[1698, Cagliari] Copia autentica del capitolo 25 delle suppliche presentate dalla città di Cagliari

durante il Parlamento celebrato dal conte di Santo Stefano [1676-1678].

c. 404 Capitulo 25 de las suplicas de la magnifica siudad de Caller presentadas en las Cortes del selior conde de Santistevan, que a folio 426 pagina 2 y 427 pagina 1. Sobre lo capitol 25.1 Item, representa a vostra excellencia de que segons privilegi y lletres de que fa demostracio no poden entrar en concellers ni officis de la ciutat nobles ni heretats ni familiars de la Santa Inquisicio, per les rahons y motius que se ponderan en dits reals despachos. Y perque es just que se observen dits privilegis y ordens reals, suplica a vostra excellencia de provehyr llur observancia iusta la serie y tenor de les quals, manant que se ne entregan los que hy seran puix han finit los sis anys que sa magestat mana dispensar, cas alguns dels que se troban ensaculats vingues-sen a tenir lo titol de la nobleza que se ne treguian dels sachs de la ciutat. Que lo supliquen a su magestad. Marongiu secretarius. Sobre la qual suplica fue su magestad servido, Dios le guarde, hazer el decreto siguiente: «Sobre la suplica del capitulo veinte y cinco, en que pide la ciudad que en conformidad de sus privilegios no puedan ser insaculados en los oficios de ella los nobles, barones y militares, he resuelto conceder.se.lo eri la forma que lo supli-ca, sin perjuizio de don Juan Domingo Pitzolo que actualmente se halla insacula-do». /

c. 404 v. El rey y, por su magestad, la infanta princesa. Expectable lugarteniente y capitan general, e presidente en el dicho officio, Antonio Catalan, syndico de la ciudad de Caller, nos ha hecho entender que en las ensaculaciones de concelleres e otros oficios de dicha ciudad, siempre se ha obser-

' Annotazione marginale.

730

Sobre las ensaculasions de consellers en caps. Sobre lo capitol 25.1 c. 406 Ittem, suplica mane vostra mercé ordenar y decretar que per concillers en caps se atgian de ensecular y atgian de fer cavallers, dotors en drets, ciutadans honrats o fills de aqueills que sian estats o pugueren ser admesos a tal grau que sian magiors de etat de quaranta afiis, y que sian naturals y domiciliats dins del Casteill de Caller, y aqueills que hauran portat la xia o insignia de consiller segon. Y los demes del regne que residiran en dita ciutat, que sian domiciliats, habitadors y casats ab fillas de Caller o de sos appendisis al meins per temps de deu afiys, tenint las matexas calitats en sa patria de hont seràn naturals y que lo numero dels que se ensacularan no excedesca a sis ò vuyt personas, y exas de las mes antigas, y, que atgian portat xia ò insignia de conceller en cap mes temps. Y los que se hau-ran de pugiar de concellers segons a en caps que sian preferits sempre los demes a etat y experiencia y que seran estats concillers, preferint los que seran estat pri-mers als que seràn estats apres. Plau a sa magestad en quant a la calitat, y que sian de trenta y sinch anis las perso-nas que hauran de ser enseculadas, las quals atgian de ser naturals del regne de Cerdefia o de qualsevol dels de la Corona de Aragó, domiciliats en la ciutat de Caller ò sos appendicis y que sian o atgian estat casats, y que lo numero dels ensa-culats sia finn en vuit, y que nos puga baxar ningu dels que ya estan enseculats en bosa de conciller en cap. Y que los que hauran de pugiar a ser consillers en cap, sian los que tindran per mes habils y benemerits y la bosa de consiller segon, dexant.lo a arbitre de las personas que intervindran en fer la enseculacio. Es coppia de las mercedes que su magestad concedio a erta illustre ciudad de Caller en las suplicas que presento el doctor Bernardino Almaniach, su sindico, en el ano 1622, que queda en el archivo de dicha ciudad, de que da fe Antiogo del Vechio notano publico y del Concejo de la mesma ciudad. /

228/18 [1698, Cagliari] Allegato al capitolo 26 delle suppliche presentate dalla città di Cagliari. Copia autentica del capitolo 2 della suppliche presentate dalla città di

Cagliari durante il Parlamento celebrato dal viceré duca di Avellano nel 1645.

Capitulo 2°. Sobre el capitulo 26.2 c. 407 Item, representa a vostra excellencia que ab expressats privilegis a dita ciutat con-cedits, que se presentan in forma probanti, se li ha fet merced de darli facultat per a poder enserrar tots los ains quarenta mil estareills de forment, que se nomena lo forment del escrutini, comprant aqueills al preu que se acostuma aforar y tenir.les

Annotazione marginale. 2 Annotazione marginale.

733

enserrats per las ocasions que se porran offerir de enemichs, fam y altres necessi-tate fins la nova cullita. Y segons a vostra excellencia es notori no se podria ab esta porgio asegurar la provisio necessaria per a qualsevol dels casos accidentals, per-que de vint ains a esta part no sols a crescut lo poble de molts millenars de perco-nas, pero tambe lo Casteill per la seguretat que aqueill se resta mes capas de gent ab les fabriques y edifissis que se han fet, y en quant se te.notissia de alguna inva-sio proveran mols dels appendicis y de las vilas circumvehinas retirar.se a dit Casteill particularment lo de Estampaig y Vila Nova, que son llochs uberts y sens murallas ab que poder.se defendre. Per tant y per ser dita ciutat segons se ha dit la de mayor importancia en dit regne, supplica a vostra excellencia dit sindich mane concedir.li llisencía y facultat de poder enserrar tots los ains fins setanta mil esta-reill de forment, ab expressa declarassio que lo demes a mes de lo que rebra segons la obligassio no agravantlos mes no se pendra dels pobles al preu aforat, sino que dita ciutat lo comprara al preu que podra gozant de hu y altre lo benefis-si de la saca en la forma acostumada, y fet primer lo servey que ab ago se evitaran

c. 407 v. en gran part los perills que podrian / sussehir per falta de bastiments. Que lo supplican a sa magestad. Vacca secretarius. Haviendo visto el privilegio que refiere la ciudad, su magestad tomara resolussion sobre lo que supplica en este capitulo. Es copia sacada de capitulos de Corte de su magestad, que Dios guarde, que cele-bro el excelentissimo senor duque de Avellano en el ano 1645.

Anthiocus del Vechio notarius. /

228/19 [1698, Cagliari] Allegato al capitolo 27 delle suppliche presentate dalla città di Cagliari. Copia autentica del capitolo 6 della suppliche presentate dalla città di

Cagliari durante il Parlamento celebrato dal viceré duca di Avellano nel 1645.

c. 408 Capitulo 6°. Sobre lo capitol 27.1 Item, representa a vostra excellencia que es estat de molta importansia per al rea! govem polithic de esta republica lo dexar las carnisserias abertas, introduint ab ago molta abundansia de carns y bastimens segons que la experiensia nos ha donat bastant testimoni de esta veritat, pero aquest benefissí se preten per indirectum estorvar per lo procurador fiscal de esta Regia Cort, lo qual entrometent.se engen-dre los bolletins per veure si la roba es contra pragmatica se entremet tambe en cosas no tocant son offissi, de que molts carnisers han dat notissia a esta ciutat ab

i Annotazione marginale.

734

expressa protestassio de dexar la industria de las carns si estos abusos passan avant, y de aqui se vendria a pedre un benefissi tant important a la republica, pro-visio y conservassio de la plassa mes important al regne com es esta ciutat de Caller. Per tant y per conservar.se la habundansia en la forma que vuy se troba, supplica dit sindihc mane vostra excellencia que en avant dit procurador fiscal no tinga que veure en las sorts que entran per a provissió de ditas carnisserias, si no es procehint instancia de part, cas que se pretenia haverhi roba furtada entre ditas sorts, dexant lo carric de dits bolletins a dita ciutat hont se tindran juntament ab las obligassions que tenen díts carnissers, y en cas que dit fiscal vulgia revissio de aquells per prova de los furts los trobara en dita ciutat, y ab.ago se podra també mes fassilment repartir la porOo de las carns y fer las obligassions de las que se han de portar en los inverns per a provissio de dita plassa. Que se guarde lo decretat / per sa excellencia, go es que lo procurador fiscal en c. 408 v.

estas carniserias no se puga entremetre en altra cosa que regonexer los bulletins y lo bestiar, y dins vint y quatre hores lo despache tot y entrege originalment los dits bolletins a la ciutat perque la puga registrar o pendre copia dins altres vint y qua-tre hores, restituhint.lo al dit procurador fiscal, y de esta manera podra la ciutat fer les obligassions que fan los carnisers, sens que dit fiscal tinga que veure en la distribussio y llisensia de matar y vendre ditas carns. Vaca secretarius. Esta bien decretado por el virrey. Es coppia de capitulos de Corte del senor duque de Avellano del ano 1645. Anthiocus del Vechio notarius. /

228/20 Allegati al capitolo 29 delle suppliche presentate dalla città di Cagliari.

El rey [de] Castella, de Aragón y Cerdena don Carlos y la reyna su madre tutora, c. 409

curadora y governadora. (Sobre el capitulo 29) Don Fernando Joaquim Faxardo de Requesens y Zuniga marques de los Veles, adelantado y capitan mayor del reyno de Mursía, del Consejo de su magestad, y en el presente de Cerdena virrey, lugarteníente y capi-tan generai. Por quanto combiene al servissio de su magestad, buena administras-sion de la justicia y utilidad publica de que se quite el abuso de introdusir vino en la illustre y magnifica ciudad de Caller, defraudando con el los derechos a ella per-tenessientes, y principalmente el que se introduse por medio de soldados y escla-vos de galeras con mucho numero de barrilotas y vasos. Por tanto su excelencia, con votto y pareser de su ordinario consultor, deseando evitar.lo por la maior com-beniencia publica y sin derogassion de sus primitivos pregones publicados respec-to a la dicha introdussion de vino, manda expressamente con las presentes que

735

ningun soldado, de qualquier grado o condission que sea, por si ni por interpuesta persona ose ni presuma en dicha illustre y magnifica ciudad de Caller y sus appen-dicios en barrilotas ni en otros vasos, so pena por la primera ves de un mes de carsel, por la segunda de servir dos meses en las galeras sin estipendio ni sueldo alguno, y por la tersera de servir un ano en una torre segnaladora por su excelencia en las costas d.este reyno, y fuere esclavo de galeras de dos meses de cartel por la primera ves, por la segunda quatro meses y por la teNera de no poder salir de aquella ni andar suelto en ella sin expressa lisencia nuestra. Y que para la observan-cia de todo lo referido con condission se manda a todos los cabos y officiales de militia, assi de tersio como de galeras, hagan observar y observen todo lo refferido,

c. 409 v. condission que si tuviere notissia que hayan / dado el permísso de entrar dicho vino perderan por la primera ves un mes de sueldo, por la segunda dos y por la tercera quatro meses sin otras penas a arbitrio de su excelencia, con declarassion que ademas de las sobredichas penas ha perdido el vino, las barrilotas y vasos, con las quales se huviere prendido, todo lo qual, queremos que se aplique al quien los aprendiere y porque ninguno pueda en ningun tiempo alegar ignorancia, manda-mos que las presentes sean publicadas por todos los lugares publicos, tanto en la dicha ciudad de Caller como en todos sus appendicios a.vos de pregonero publico y en la forma que siempre se ha estillado, continuando al dorso de las presentes de su publicassion, y despues poner.las en el libro del govierno para que en todos tiempos conste. Dada en Sasser a los 20 de marvo 1674. El marques de los Veles. Vidit Sisternes regens. Hoyos y Morales secretarius. Registrata Hoyos. He hecho publicar el bando por todos los arrabales y guerpos de guardia. Yo el ayudante don Diego de Aras. Concuerda con su oríginal que queda en el archivo de la ciudad de Caller. Anthiocus del Vechio notarius. /

c. 410 Sobre el capitulo 29.1 Lo rey de Castella, de Aragó y Cerdena. Als amats de sa magestad, los offissials majors y sindichs de les viles del present regne, a.qui les presents pervendran y presentades seran, que son les contingudes en la llista que va fermada del secretari infrascrit, salut y dilassio. Per quant per dos vegades se hos ha manat que aguessen fet conduir lo forment de l.escrutini que tots anis sol enserrar aquesta illustre ciutat, per lo que havia de fer lo ani pas-sat de 1675 que ha de fer lo servissi lo present de 1676 supuesto a exas vilas, no se lis deu cosa alguna per dita ciutat de atrassat y fins vui no haver curat fer dita con-

' Annotazione marginale.

736

vado y acostumbrado no poner en las dichas ensaculaciones sino aquellas perso-nas que son utiles a la republica, y que no puedan gozar de mayor immunidad de la que gozan las otras personas insaculadas, y que no està en constumbre ensacu-lar oficiales y ministros del Santo Oficio de la Inquisionl ni tampoco nobles, sino militares, ciudadanos, artistas e otros inferiores, que es lo mismo que se usa en la ciudad de Barcelona, a cuio exemplo y con especial privilegio del que es eregida la republica de Caller; y que d.esta manera la Universidad ha sido y es bien governa-do y que si otra cosa se innovasse, seria la ruina de ella y ponerlos en mucha con-fusíon, y que porque el ano proximo venidero, que comienza dia de san Andres es de ínsaculacion, temiendo que por ventura no se altere la forma del dicho govier-no por diligencias de algunos, haviendo sido humilmente suplicado proveiessemos sobre elio de condecente remedio, por la presente vos mandamos muy expressa-mente que no deis lugar que sean insaculados en conselleres e otros oficiales de la dicha ciudad dichos nobles y oficiales y familiares de la Inquisicion, no siendo costumbre insular aquellos, ni innoveis ni consentais sea inovada cosa alguna con-tra la orden ordinaria de la dicha insaculacion y buen regimiento, antes guardeis y observeis lo que asta aqui es acostumbrado, y si contra esto algo se huviere provei-do lo torneis a lugar; y pretendiendo.se por parte de ellos otra cosa avisareis de las dichas pretensiones, para que vistas aquellas se provehea lo que vieremos que mas cosa haga al servicio de su magestad y buen govierno de la dicha republica, abdi-cando os por la presente todo poder de hazer lo / contrario con decreto de nulli- c. 405

dad. Datum en Valladolid a 21 de octubre 1554. La princesa. Vidit Clayana. Vidit Camatius regens. Sera vicecancellarius. Vidit Giginrma regens. Vidit Ioannes Dorbea. Vidit Luna regens. Camalonga secretarius. In parcium DL que generalis primo f.mo et sigilli secreti.

(Dupplicado)

Die iovis intitulata 28 mensis novembris anno 1600, Calari. Huiusmodi regia litte-ra fuit praesentata multum spectabíli domino gubernatori et reformatori Capitis Calaris et Gallurae don Hieronimo de Aragaill exístenti in domo suae solitae habi-tationis, quam fovet multum ín praesenti civitate Calaris per magnificum Petrum Forteza, Nicolaum Sagarra, Franciscum Llimona, Honuphrium Blancafort et

Così nel teto, invece di Inquivicion.

731

Antonium Ioannem Concas, consiliarios anno praesenti civitatis Calaris, et lecta per me Gasparem Monso, notarium publicum et scribam pro Serra; et iuris docto-re audito, eius tenore respondit quod recipit suis loco et tempore providebitur quod iuris fuerit iuxta regia mandata. Scriba Monzó notarius pro Serra et cetera.

El rey Amados y fieles nuestros, hase visto vuestra carta de tres de deziembre passado en que me representais que don Bernardino Mathias de Cervellon, presidente d.este reyno, ha pretendido insacular nobles en la bolza de los oficios de jurado en cabo

c. 405 v. y segundo de essa ciudad con pretexto de haver / muerto del contagio algunos cavalleros que los ocupavan, y haver dos solos en la matricula de ellos; siendo esto contra los privilegios y ordenaciones que disponen que los nobles y possehedores de lugares no puedan entrar en el govierno de la ciudad, y lo que havreis obrado en la assistencia de los enfermos, socorros de los lazaretos y al sustento de los pobres de essa ciudad con todo lo demas que me representays en vuestra carta y ha padecido responderos que ha mandado al presidente que de ninguna manera se haga novedad en poner nobles en la bolza de jurado en cabo, sino que se passe a la extrahacion de nuevos jurados como se acostumbra, y lo demas que me repre-sentais con ocasion de lo que haveis obrado en el contagio lo tendre siempre muy presente y atendre provecho al merito que haveis hecho en ello para favorezer essa cíudad y sus ciudadanos que tanto estimo. Datum en el Prado a 25 de henero 1657. Yo el rey. Vidit don Christianus Crespi vicecancellarius. Vidit don Pedro Villa Canepa regens. Vidit comes de Albater regens. Vidit Pasqual.ab Aragonia regens. Vidit Marta regens. Vidit don Michale de Lamesa regens. Vidit don Vincentius Mozcoso regens. Vidit don Iosephus Pueyo regens. Dupplicado Ructuosus Pique secretarius /

[1698, Cagliari] Copia autentica della supplica presentata da Bernardino Armaniach nel

1622 e concessa dal sovrano, concernente l'insaccolazione dei consiglieri in capo della città.

732

dussio, lo que redunda en gran davi de dita ciutat y be comu, per ser tant necessa-ri dit enserro per les urgents necessitats que poden entirvenir, y es.be no se dilate mes aquell, per go ab thenor de les presents vos diem, ordinam y manam que sens perjudissi de les en que haveu incaregut dins espai y termini de vuit dies, conta-dors del die de la presentassio y notificassió de les presents en avant, hatjiau y degau de fer conduir ab effecte dit forment, a.saber la porcio que a quiscu te segnalada, ab cominassio que dit termini passat no essent conduit dit forment encorriran en la pena de dos cents escuts que a quiscu de vosaltres ab les presents novament se hos imposa, y per dar raho de tot lo sobre dit passat dit termini hatjau y degau de comparexer personalment en esta dita ciutat, y devant nos resti-tuint les presents al presentant. Dattum en Caller als 21 de maig 1676. Sistemes presens. Vidit Carcassona. Lugar del sello. Para la condussion del trigo del escrutinio. Registrata Maronja Maronja secretarius pro Gabella. Concordat cum suo originali recondito in archivo illustris civitatis Calaris Anthiocus del Vechio notarius. /

Sobre el capitol 29.1 Haviendo.me su magestad, Dios le guarde, desde el ano pasado dado orden para c. 411 que en su real nombre juntase el Parlamento d.este reino, para tractar en el del bien publico que con tantas veras procura e yo deseo para el mayor acierto de su real servicio. Por tanto no haviendo.lo podido executar antes, remito a vostra senyoria la inclusa real carta de su magestad, seguro de que como tan zelantes del real servicio nombreran persona que sea a proposito como se lo suplico mui de.veras, para que mejor se pueda cooperar a la recta intencion de su magestad, y al acierto de las materias que confio en Dios se díspendran como mas combiene al servicio de su magestad y bien publico, que es lo que se ha de procurar conseguir; y Dios guarde a vostra senyoria muchos arios como deseo. De Caller a 11 de deciembre 1645. Fabrisío Doria. Concuerda con su original que queda en el archivo de la illustre ciudad de Caller. Anthiocus del Vechio. Senores jurados de Caller /

Sobre el capitol 29.2 c. 412

Annotazione marginale. 2 Annotazione marginale.

737

Ay tanta precision en las asistencias que su magestad, Dios le guarde, ha pedido a esta ciudad como con su real carta lo declara y yo lo tengo representado; y por estar hoy el tiempo tan adelante, no puedo dejar de instar en la resolusion de la ciudad, en tuia diligencia obrara Vuestra Setioría con la fínesa y celeridad que pide materia de tanta importansia, representando a sus colegas las circustancias que concurriran para la mayor estimasion del rey nuestro senor si a la largueza del servicio se acompanare las mas breve resolusion, vostra senyoria no deje de dar.me.la luego como lo fio de la atension de tales vasallos. Guarde Dios a Vuestra Senoria. Nuestra Senora de Buen Aire 21 abril 1645. El duque. Concuerda con su originai que queda en el archivo de la illustre ciudad de Caller. Anthiocus del Vechio Sefior jurado en cabo. /

c. 413 Sobre el capito! 29.1 El rey. Illustres, egregios, nobles y amados nuestros. El doctor don Bernardino Armaniach sindico de la ciudad de Caller, en esse reyno, me ha referido que en el Parlamento que en el ano 1603 celebro el tonde de Elda, a petission y con acuer-do vuestro y de los demas Estamentos concedió se fundasse una Universidad y Estudio generai donde se leiessen y ensegnassen las sciencias y facultades que se leen y ensegnan en las demas de.mis reynos de Espatia, y el rey, mi padre y senor, que haya gloria, lo mando decretar assi, y despachar privilegio en forma, y a.su instancia concedió la Sede Apostolica los breves necessarios, offresiendo segun dize para esta fundassion esse Estamento mil ducados de renta en cada un ano y lo mismo los demas, y que haviendo.se cometido la execussion d.esta obra al doc-tor Moncerrat Rosello, que era entonces de essa mi Real Audiencia, compró el sitio necessario y acomodado en lo meior de la dicha ciudad, estando comensada la fabrica murio, y desde entonces que han passado afios no se trabaja en ella estorvando.lo algunos por sus fines particulares, suplicando.me que attento que no conviene dilatar cosa de tan gran benefissio universal y partícular de los natu-rales de esse remo fuesse servido mandar que se prosiga, acabe y perfesione con todo cuídado faziendo luego el repartimiento y cituasion de la renta que el dicho Parlamento se offressio para este effecto, y paresiendo.me justo que se consiga pues quanto mas presto sera meior, hos encargo mucho que en Io que hos tocare cumplais con vuestra obligasion y alenteis de manera la execusion y perfession d.esta obra, que muy presto se gozen de ella los benefissios y comodidades que se

c. 413 v. esperan para maior honrra y gloria de Dios, y de esse reyno / que en elio sere de vosotros mui servido. Dattum en Madrid a 23 de henero 1622. Yo el rey.

i Annotazione marginale.

738

Vidit Roig vicecancellarius. Vidit Com. thesaurarius. Vidit Petrus Manrai q.tus. Nicolaus Mensa secretarius. Vidit don Salvador Fontanet regens. Vidit Villan regens. Vidit Calba de Vallseca regens.

Haviendo llegado a esta ciudad a 21 del corriente, ayer jure en ella los cargos de virrey y capitan generai d.este reyno; y por haver resuelto de tener.me en este cabo algunos dias adelanto a vuestra serioria esta notissia, acomparian.dola con el inclu-so despacho de su magestad que remito a Vuestra Serioría, a.quien Dios guarde muchos arios. Alguer a 23 de noviembre 1662. Beso las manos de vuestra setioria. Nicolas Ludovi secretarius.

Con particular estimassion he resebido la carta que Vuestra Serioría me ha echo merced, donde se da por servida de la parte que tuve en la merced que la reyna nuestra seriora, Dios la guarde, se ha servido de hazer al serior dottor don Januario Frasso de su capellan de honoris, en cuyos meritos y prendas ha recaido muy dignamente esta honrra, y espero ha de mereser otras mayores assegurando a vostra senyoria que de mi parte no perderé oportunidad en todas las que / se ofre- c. 414

sieren de sus aumentos, assi porque tendti mi buena voluntad tan justo enpleo, como porque sea motivo de memoria a vostra senyoria para que me de las ordenes que deseo de su servisio, pues nadie con mas veras sera mas puntual servidor en todas las ocasiones que me fiare del. Dios guarde a vostra senyoria muchos aiios. Madrid a 10 de mayo 1667. El patriarcha.

Seriores concelleres de la ciudad de Caller Muy illustres seriores Doy quenta a vuestra serioria de la merced que su magestad, Dios le guarde, se ha servido hazer.me del puesto de vicecanceller de los reynos de la Corona con mucho deseo, de que a esta notissia se riga la satisfassion que espero ha de tener vostra senyoria de mi obligassion y affecto en atender a todo lo que sea de la mayor convenencia de vuestra serioria como lo procuraré siempre. Guarde Dios a vuestra setioria en su mayor lustre. Madrid y Marzo a 25 de 1671. Don Melchor de Navarra y Rocafuill.

Seriores concelleres de la ciudad de Caller. Muy conforme al zelo y finesa con que vostra senyoria ha obrado siempre en el

739

servissio del rey mi seiíor, ha sido el que en carta de 12 agosto me insinua ha mani-festado en essas Cortes de que su magestad queda muy agradado, y yo con toda

c. 414 v. buena voluntad y deseo de que esperimente / vuestra senoria los effectos que deve pormeter.se de su real maiiifisensia, estimando mucho todo lo que en la citada carta me significa, y deseando guarde Dios a vuestra senoria muchos atios. Madrid a 24 de noviembre 1677. Don Juan.

Veo lo que vuestra senoria me dize en carta de dies del passado en orden a la representassion que ha echo el rey mi setior, y puede estar cierto que su magestad tendra siempre los meritos de vuestra senoria para favoreser.le y assimesmo a.sus naturales, como Io esperimentara en las resolusiones que ha sido servido de tomar con motivos de las Cortes; y que a.mi me allara en todas ocasiones con muy igual affecto para quanto le tocare. Nuestro Setior conserve a vuestra sefioria en toda felicidad. Madrid a 28 de agosto de 1678. Don Juan.

Ha.me sido muy agradable la notissia que vuestra senoria me da de la nueva extrassíón de concelleres, y estimado lo demas en este motibo me insinua en carta de 20 de diciembre pudo estar vuestra sefioria cierto de que el rey mi setior aten-dera mucho a favoreser.le en las pretenciones que tiene, y que de mi parte contri-buhiré con affectuosos offissios a este fin deseando siempre lo que fuere de mayor combeniencia de vuestra senoria, a quien conserve Nuestro Senor en toda felici-dad. Madrid a 2 de marco de 1678. don Juan /

c. 415 He resebido su carta de vostra senyoria de 29 de julio, en que me da noticia del lastimoso estado dessa ciudad, y de haver muerto los predecessores de vostra senyoria que me ha causado notable sentimento, aunque espero en la misericordia divina, que les habra premiado en la eternidad el zelo con que se sacrificaron al servicio de Dios y beneficio de su patria, y que en ambas vidas premiati también a vuestra sefioria la atencion con que continua este cuidado. Ya vuestra senoria havra entendido la resolucion de su magestad en el particular de las Cortes, con que en lo que vuestra senoria me escrive sobre esto no se me offrece que respon-der, pues habra visto vuestra senoria que el mayor cuydado de su magestad es el consuelo y alivio de sus vassallos y no obligarles a lo que les puede ser de molestia, maiormente a los que le sirven con la finesa que essa ciudad y reyno que su mage-stad tiene mucha satisfassion, en todo lo que experimentara vuestra senoria mi affecto y lo que deseo el maior lustre y aumento dessa ciudad, y que Nuestro Setior guarde a vuestra sefioria largos afíos. Madrid a 23 de septiembre 1686. Don Christoval Crespi de Valdaura.

740

Setiores concelleres de la ciudad de Caller. Concordat cum suis originalibus reconditis in archivo illustris civitatis Calaris. Anthiocus del Vechio./

Sobre el capitulo 29.1

c. 416 Antiogo del Vechio por authoridades appostolica y real nottario publico del remo de y de la casa de la muy illustre y magnifica ciudad de Caller, cavessa, llave y fortaleza de dicho fidelissimo remo, certifico y doy verdadero testimonio a todas y qualesquier personas que la presente vieren, lehieren y hoieren de como haviendo reconosido los libros del govierno d.ellos, hallo que en muchas occasio-nes ha embiado esta ciudad a la Corte sindicos para representar cosas que conbe-nian para su conservacon y lustre, y entre otros del dicho Juan Carnicer y al doc-tor Bernardino Almaniach y muchos otros como consta en dichos libros que se allan reconditos en el archivo de dicha ciudad a que me refiero, sienpre sea mene-ster se aya indevida resolution, en fe de lo qual, esta instando Francisco Esgrecho, sindico d.esta dicha ciudad en Cortes. Hoy en Caller a los 6 de abril 1698. Anthiocus del Vechio. /

Sobre el capitulo 29.2

c. 417

Antiogo del Vechio, por authoridades appostolica y real nottario publico del reyno de Cerdea, y de la casa de la muy illustre y magnifica ciudad de Caller cavesa, llave y fortalesa de dicho fidelissimo reyno. Certifico y doy verdadero testi-monio a.todas y qualesquier personas que la presente vieren, leieren y hoieren de como haviendo reconosido las cartas que su magestad, que Dios guarde, embia y escrive a esta dicha ciudad en negosios importantes, allo en ellas que viene una para el Estamento real y ocra a la dicha ciudad; y por no estar junto el Estamento, por componer.se de sindicos de las demas ciudades la abre dicha carta que va al Estamento real la dicha ciudad de Caller, como a primera vos de aquella, como de aquellas es de ver que se allan en su archivo a que me reffiero, y siempre sea menester se haya la devida relassion, en fe de lo qual instando Francisco Esgrecho, sindico en Cortes d.esta dicha ciudad. Hoy en Caller a los 18 de abril 1698. Anthiocus del Vechio. /

228/21 Allegato al capitolo 31 delle suppliche presentate dalla città di Cagliari.

Papel para las suplicas del doctor Ignagio Carta, jurado segundo de Caller del c. 418

Annotazione marginale. 2 Annotazione marginale.

741

capitulo 31.1 Nos el doctor en ambos derechos don Hillario Galcerin, jues apostolico y real de contenciones y rector de la universídad y estudio generai de este reyno, certifica-mos y damos testimonio de verdad que el magnifico doctor en ambos derechos Ignacio Carta, actualmente conceller segundo de esta illustre y magnifica ciudad, es collegial de esta dicha universidad, y este assenso lo obtuvo por su gran littera-tura y por ser el mas veterano de los concurrentes, y que en las promossiones de grados y en los demas actos litterarios que han ocurrido en dicha universidad ha sido examinador, y en los argumentos ha manifestado toda agudesa y solides con aplauso y aceptagion universal. Y porque conste en todo tiempo y lugar que com-benga, a su pedimiento hemos mandado despachar la presente certificacion firma-da de nuestra mano y sellada con el sello de nuestras armas, y referendada del secretario de la mesma universidad. Caller y marzo en 2 de 1697. Don Hillario Galcerin rector de la universidad. (SI) Anthiocus del Vechio secretarius. /

228/22 Allegati al capitolo 32 delle suppliche presentate dalla città di Cagliari.

c. 419 Capitulo 32.2 Al jurado tercero el doctor Juan Agustin Camedda. Antiogo del Vechio, por authoridades appostolica y real nottario publico del reyno de Cerdefia y de la casa de la muy illustre y magnifica ciudad de Caller cabesa, Ilave y fortalesa de dicho fidelissimo reyno, certifico y doy verdadero testimonio a.todas y qualesquier per-sonas que la presente beieren, leieren y hoieren de como el magnifico doctor en ambos derechos Juan Agustin Camedda el presente ano jurado tergero de esta dicha ciudad ha ocupado los puestos que se sigue, a.saber de sindico en cabo del appendicio de Villa Nueva de dicha ciudad, que son los que representan aquel pueblo y cuidan que sus besinos tengan sus abastos representando sus combe-niencias a los sefiores virreyes, giudad y otros tribunales, en los atios de 1679 y 1694, el dicho de jurado tergero de la mesma ciudad que actualmente exerge, y en el ano de 1683 en el qual le cupo la asistencia personal y soligitud por sinco meses continuos del repartimiento de los trigos tanto al pueblo de esta ciudad como al concurso de casi todo el reyno, que acudian como a.su cabesa para habasterse del alimento, andando siempre con quenta y razon por la sospecha que se tuvo de penuria en dicho ano, para cuyo effecto deputó el excelentissimo sefior conde de

' Annotazione marginale. 2 Annotazione marginale.

742

Fuensalida, entonces virrey y capitan generai de este reyno, al muy noble y magnifi- co doctor don Simon Soro, jues de esta real Audiencia y su decano, al dícho magni- fico don Camedda, como jurado era en dicho ano, y al nottario infrascrito sin haver llevado por dicho excesivo trabajo salario alguno. El de obrero de dicha ciudad que cuida de las obras publicas de toda ella, en el qual empleó por su mucha authoridad sortean también los jurados en cabos y segunclos en el ano de 1688; tres beses davarío del hospital generai de dicha ciudad, que cuida de sus rentas de que se alimentan los nitios expositos, y se pagan los laborantes; el de vehedor de la polisia y consal de la nassion sarda en el ano 1690 / y ultimamente el exce- c. 419 v. lentissimo senor conde de Montellano, actual virrey y capitan generai de este reyno, le nombro governador de las armas en la funcion de la fiesta del sefior San Efisio que gelebra esta illustre ciudad en los saltos de Pula, al qual acude gran parte de la cavalleria del reyno subhordenada al governador nombrado, por ser aquel paraje maritimo y sujeto a invasiones de infieles. Haviendo.se portado en todos ellos con entera satisfassion y zelo del servissio de ambas magestades junto con el aplauso comun. Y porque esta berdad sea patente donde conbenga, a pedi- mento de dicho magnifico doctor Camedda dí la presente firmada de.mi mano y signada con el signo que acostumbro poner en mis autos y escripturas publicas. Dada en Caller a beinte y siete dias del mes de junio del ano 1697. (SN) En testimonio de verdad. Antiogo del Vechio notatici.

Cum ob loci distantiam de fide et legalitate notariorum sepe dubitari contingat, idcirco nos Ioannes Ephisius Squirro, utriusque iuris doctores Ignacius Carta et Augustinus Camedda, Ioannes Baptista Manca et Franciscus Antonius de la Rovera, anno praesenti conciliarii illustris et magnificae civitatis et universitatis Calaris, primariae attestamur fidemque indubiam facimus suprascriptum Anthiocum Del Vechio esse notarium publicum huius civitatis et regni fidelem et legalem, et sacri scripturis sic clausis et subsignatis. /

Al doctor Juan Agustin Camedda, jurado tercero de Caller para la suplica del c. 420 capitulo 32. Sefior Despues de ponesse a los pies de vuestra magestad, los jurados de la fidelissima ciudad de Caller passan a poner en notissia de vuestra magestad que el doctor en derechos Juan Agustin Camedda de dicha ciudad, haviendo sido matriculado en jurado tercero de ella el ano 1683 y sorteado el mesmo le servió con el hasierto deseado. Y despues ha continuado sus demas servisios segun la fe que le.ha legali-sado la ciudad, y actualmente exerge el mesmo empleo de jurado tercero con gran zelo y fervor en el major servisio de vuestra magestad. Devia ser promovido mucho ha de esta bolsa a la de jurados segundos en confor-

743

midad de las ordenasiones con que acerca d.esto se govierna la ciudad, assi por ser el mas antigo en el exercisio de este empleo como por sus demas servicios. Y quando no hubiera sido jurado tersero dos beses, le bastava para mereser el assen-so aver sido matriculado sinco aiios segun otra ordenasion. Confessamos, seíior, haver padecido al doctor Camedda en tanto tiempo conosido agravio y enpensable olvido, y pudiendo lograr su justicia en la ventura matricu-lassion por lo que interessan los concelleres de Caller en la de su collega el doctor

c. 420 v. Camedda, suplicamos con / humilde rendimiento a vuestra magestad se sirva dispensar con aquel la ordenassion que prohibe a los jurados el agenso en el ano de su mesmo govierno, mandando.le passar a la bolsa de jurados segundos y sus anexos, assegurando a vuestra magestad ser sujeto muy benemerito en quien con-curren las calidades todas de fidelissimo vassallo y muy affetto al major servisio de Vuestra magestad, que el gielo guarde, por consuelo de la Cristiandad y de esta fidelissima ciudad y reyno. Caller a 27 de junio 1697. El doctor Juan Efis Esquirro conceller. El doctor Ignassio Carta conceller. Juan Baptista Santa Maria conceller. Francisco Antiogo de la Rubera conceller. Concordat cum suo originali. Anthiocus del Vechio /

228/23 Allegati al capitolo 33 delle suppliche presentate dalla città di Cagliari.

e. 421 De jurado quinto segun el capitulo 33.' In Deii nomine amen. Sepan quantos este publico instrumento de transumto beyeren, leyeren y hoyeren como en esta ciudad de Caller del presente reyno de Cerdefia a los 13 del mes de abril de mil seisientos noventa y ocho aiios paressió ante mi Francisco Perra, por las autoridades appostolica y real notano publico de este dicho reyno, e1 magnifico Francisco Antonio de la Ruvera assi bien nottario publico y actual jurado quinto de esta dicha ciudad, y en ella residente, el qual estando assi en mi presencia exhibió y en mis manos puso unas certificassiones o fees de offissios firmadas cada una de ellas de las personas en ellas van escriptas y subscriptas, cuias fees son de la tenor siguiente. Antonio Murta y Quenza, y don Juan Portugues que por nombramiento del excelentissimo sefior principe de Pomblin, don Juan Baptista Ludovisi, generai de la esquadra de las galeras de este reyno, exergemos los officios de veedor y comptador de la dicha esquadra. Certificamos y hazemos fee en la presente que Francisco Antonio de la Ruvera y

' Annotazione marginale.

744

Maronju, notario y bezino de esta ciudad de Caller, ha assistído en dar el pan y biscocho para el sustento de la dicha esquadra desde los sinco del mes de septiem- bre del ano 1665 hasta el ultimo dia del mes de octubre del ano passado de 1668 con toda puntualidad y affecto que requeria, haviendo tambien anticipado en dicho tiempo de su casa el socorro de hazer dicha fabrica de pan y biscocho para dicho sustento de las dichas galeras, a tal que no padessiessen la gente de ellas por la falta de las cobransas, por lo que le conossemos por persona apta y suffissiente y ser meressedor de qualquier cosa y empleo que se le quisiere encarregar en ser- vissio de su magestad, que Dios guarde, y para que de elio conste, damos la pre- sente fee y certificassion a petission del dicho de la Ruvera, firmada con nuestras firmas y sellada con nuestro sello. Dada en la presente ciudad y castillo de Caller / a los 3 del mes de abril ano del nassimiento de Nuestro Sefior Jesu Christo de mil c. 421 v. seisientos sessenta y nueve. Antonio Murta y Quenza, don Juan Portugués, Sevastian Ignatio de Echassarreta y don Pedro de Spino, offissiales de la Veedoria de las galeras de Espafia, que con nombramientos del excelentissimo sefior mar- ques del Visso, capitan generai d.ellas, y Juan Man. Moreno comptador por su magestad de las dichas galeras servimos los offissios de veedor y comptador en las tres que se hallan en este reyno. Certificamos que Francisco Antonio de la Rubera y Maronju, notati() vezino de esta ciudad, ha assistido y assiste a las dependencias de la fattoria de estas galeras desde que llegaron a este reyno basta hoy dia de la fecha que lo est executando, por tuia diligengia y disposission se han fabricado diferentes partidas de viscocho y demas generos, con mucha pretesa, mostrando en todo su actividad, zelo y diligencia en el servissio del rey, siendo persona de toda satisfassion y muy a.proposito para semejantes cosas. Y para que d.ello con- ste damos la presente a su instangia en la darzana de Caller a seis de abril de mil seisientos sessenta y nueve. Sebastian Ignatio de Echarreta; don Pedro Despino. Certifico yo Antonio Murtas y Quenza, thenedor de bastimentos de la esquadra de galeras de este reyno de Cerdefia por su magestad, que Dios guarde, de como Francisco Antonio de la Ruvera y Maronju, vezino de esta ciudad de Caller, me ha assistido y assiste attualmente de tres afios a esta parte, tanto de dia como de noche a todo aquello que es del servissio de su magestad tocante a dicho offissio, sin salario alguno por ser muy afecto al real servissio, dando.me muy buena cuenta y entera satisfagion de todo aquello que le tengo encomendado. Y porque de ello conste, a su pedimiento le doy la presente / firmada de mi mano y sellada con el c. 422 sello de mis armas. Datum en Caller a primo de mayo ano mil seisientos sessenta y nueve. Antonio Murta y Quenza. Antonio Ephis Serra, veedor por su magestad de la esquadra de galeras del reyno de Cerdefia. Porque las dos galeras de este dicho reyno passan al reyno de Cigilia, condusiendo al excelentissimo sefior marques de Castel Rodrigo por virrey y capitan generai

745

del, y hir yo embarcado en dichas galeras en e1 presente viage exerciendo mí offis-sio por orden del excelentissimo sefior marques de Las Navas, virrey y capitan generai de dícho reyno de Cerdefia, y convenir al servissio de su magestad nom-brar persona que quede en esta ciudad exerciendo mi offissio en mi ausencia de toda satisfagion, pratica y experiencia en este exergigio y concurriendo estas y otras buenas partes en Francisco Antonio de La Rubera y Maronju. Por tanto he tenido bien elegir.le y nombrar.le, como en virtud del presente le elixo y nombro, para que tenga mis vezes durante mi ausencia en el presente viaje, teniendo cuenta y razon de la real hazienda en lo que se offressiere, guardando en todo lo dispue-sto en las reales ordenanzas y demas ordenes particulares de su magestad por con-venir assi a su real servissio. Y para que de elio conste doy el presente nombra-miento firmado de mi mano y sellado con el sello de mis armar. Dattum en Caller a 28 de agosto de mil seisientos settenta y seis. Antonio Ephis Serra. Attento que en este nombramiento del veedor Antonio Ephis Serra no especifica haya de assistir a las operassiones del tergio. Yo me offresco en su nombre acudir a todo quanto se offresca del, segun y como lo hazia el sefior veedor, y me obligo a todo lo sobredicho. /

c. 422 v. Caller y agosto a 28 de mil seisientos settenta y seis, y lo firmo de mi mano. Francisco Antonio de La Ruvera y Maronju. Tome.se la razon d.este nombramiento, segun en todo se contiene en este offisio de la Contadoria de galeras y tergio de la guarnigion de esta plassa. Caller a 28 de agosto de mil seisientos settenta y seis afios. El conttador Jayme Santus. Y haviendo dichas certificassiones y fees de manos de otro, escriptas bien y atten-tamente miradas, segun arriba se len, he topado ser dichos originales sanos y no rotos sin cancellar, ni en parte ninguna d.ellos sospechosos sino caressientes de todo vissio, cuios quedan originalmente en poder de dicho magnifico Francisco Antonio de La Ruvera, y a instancia del mismo saqué dicho traslado, el qual es bien y fielmente consultado con dichos originales, los que como dije los bolvi a manos de dicho magnifico de La Ruvera die, mes y ano arriba dichos en testimo-nio de la verdad, y para que en qualquier parte y lugar en juhizio y fuera y donde convenga se dé al presente transumpto, y a todo lo en el contenido toda piena y bastante e indubitada fee yo dicho Francisco Perra por dichas authoridades notta-rio publico en el presente reyno de Cerdefia, a petission y requirimiento de dicho magnifico Francisco Antonio de La Ruvera, notarlo publico y jurado quinto actual d.esta dicha ciudad, me firmé y signé en el presente instrumento con la solita firma y signo que acostumbro poner a todos los instrumentos publicos que en mi poder se firman, resiben y juran, que es de la forma siguiente. (SN) En testimonio de la verdad.

746

Francisco Perra, por las authoridades appostholica y real notati() publico en el presente reyno de Cerdegna, que de las sobredichas cosas doy fee, instando dicho magnifico de La Ruvera por su pretendido interes; die, mes y ano sobredicho. Cum ob loci distanciam de fide et legalitate notariorum sepe dubitari / contingat, c. 423.

idcirco nos utriusque iuris doctores Ioannes Efisius Esquirro, domicellus; Ignacius Carta et Ioannes Augustinus Camedda anno presenti consiliarii illustris et magnifi- cae civitatis Calaris totius regni Sardiniae primariae attestamur, fidemque indubiam facimus retroscriptum Franciscum Perra esse publicum nottarium istius civitatis et regni fidelem et legalem, et suis scripturis sic clausis et subsignatis in iuditio et ultra piena adhibitur fides in quorum testimonium presentem fieri iussimus, sigillo maio- rí dictae civitatis munitam et per infrascriptum nostrum nottarium referendatam. Datum Calari die 13 aprilis 1698. Anthiocus del Vechio publicus notarius Calaris et domus Consilii eiusdem civitatis. /

De dicho jurado quinto del capitulo 33.1 c. 424

Certificamos y damos verdadero testimonio nosotros el doctor en ambos derechos Joseph Phinon, Salvador Melony y Pablo Manca, sindicos el presente ano del appendiz de la Marina de esta ciudad de Caller, que haviendo reconocido los libros que govierna el sindicato hallamos que en el ano 1673 sirvieron de sindicos el doctor Diego de Mestre y del Rio en cabo, y en segundo Augustin Aceny nota- rio publico, y en tercero el magnifico Francisco Antonio de La Ruvera y Maroniu el ano presente jurado quinto de esta ciudad. Y en el allo 1679 sirvieron de sindi- cos el quondam Joseph Ledda, notario publico de esta ciudad, el dicho magnifico de La Ruvera en segundo, y en tergero Antiogo Garau. Y assi bíen en el ano 1696 hemos topado que han servido el dicho magnifico de La Ruvera en sindico en cabo, y en segundo Sadorro Bisogo, notario, y en tergero a Joseph Tocu, el qual el dicho magnifico de la Ruvera se portó el y sus colegas con toda la assistencia necessaria que en semejantes officios tiene el sindicato dando satisfacion de sus personas tanto en el servicio de su magestad, que Dios guarde, como en executar los ordenes que se les mandava de ordenes de los sefiores virreyes los Reales Concejos, dando toda assistencia al pueblo en azer.les dar lo necessario como es pan, vino, lena y demas viveres necessarios. Y porque consce de dichas cozas, a pedimento / de dicho magnifico jurado quinto, hazemos la presente, firmada de c. 424 v.

dicho sindico jurado segundo por no saber escrivir el tercero. Hoy en el appendis de la Marina de Caller a 15 de abril de 1698. Joseph Fignon sindico en cabo Salvador Melony /

' Annotazione marginale.

747

228/24 Allegati al capitolo 35 delle suppliche presentate dalla città di Cagliari.

c. 425 Papeles authenticos por la suplica del doctor Francisco Ruxottu que es del capitu-lo 35 d.estas suplicas.1 Lo rey de Castella, de Arago y Sarderia et cetera. Don Luis de Moscosso, Ossorio, Hurtado de Mendosa, Sandoval y Rojas, conde de Alta Mira et cetera, del Conceill de sa magestat, son virrey, llochtinent y capita generai en lo present regne de Sardenya. Al amat de sa magestat lo doctor Francisco Ruxoto, cavaller, salut y dilessio. Per quant per los infrascrits suppli-cants se nos ha presentat una sedula de suplicassio, quala ab la provissio per nos al peu de aquella feta es de la serie y thenor seguent: «Excellentissim senyor virrey, llochtinent y capita generai, Juan Domingo 011a y Barzolu Puxeddu de la vila de Sinai y pastors menors de porchs del noble don tordi Marti y del reverent Nicolas Fadda, dihuen que en lo mes de abril propassat lladres y malfators ne prengueren una partida de porchs de lloch dit Geremeas, per lo qual donaren relassio dels ministres ordinaris de la vila de Mara Calagonis per ser dit sali de Geremeas tocant a dita vila de Mara, y dar querella contra los malfators per son temps y lloch. Y havent tingut noticia de hu de dits lladres, feren instancia de capturar.lo, segons de effecte resta presoner en Mara, y perque en esta causa resta principalment interessat lo noble don tordi Marti, per ser pastor magior y per ser també senyor de dita vila de Mara y sos salts, y en qualse-vol temps los prossehiments que se havian de fer contra dit reo, y demes que con-stati haver comes dit furt per los ministres ordinaris de dit noble senyor, los podrian donar per nullos ex defectu iurisditionis, per tratar.se de propri ínteres del senyor y es just obviar aquest impediment. Per 9:3 supplica mane vostra excel-lencia provehir delegant la cognissio de esta causa a una perdona de vostra excel-lencia ben vista, conferent.li tot lo poder necessarii per lo referit effecte, lo que supplican per ser de justicia omni meliori modo et cetera, officium et cetera, salvis et cetera Altissimus. El doctor Satta. Nobilis et magnificus utriusque iuris doctor don Georgius Cavassa, regius cancel-larius, recognoscat supplicata et super eis debite provideat, provisa per admodum nobilem et magnificum utriusque iuris doctorem don Franciscum Pastor, Regiam Cancellariam regens, die 10 iulii 1691 Calari. Sotto per Carboni secretario Ihesus oblata die 10 iulii 1691 Calari. Tracto verbo in Regio Concilio comitatur cognitio causae in praesenti supplicatio-ni expressae peNonae nominandae, et expediantur literae.

Annotazione marginale.

748

Cavassa. Per tant havem manat expedir les / presents, per thenor de les quals diem, come- c. 425 v.

tem, ordenam y manam a vos sobredit que en continent les presents rebreu y entregades vos seran hatgiau y degau de administrar tot compliment de justicia als supplicants en la present causa, y vosaltres sobredits ministres de justicia de la baronia de Mara Calagonis no hatgiau, ni degau de imisquir.os en la cognissio de la present causa per quant resta comesa per nos y Real Conceill al sobre dit dele- gat. Manant per este effecte a universes y sengles pergones, ministres justicia exer- cint o no, que en y circa dites coses no os empachen ni perturben, ans requestos o manats os donen y presten tot conceill, favor y auxili que per la execussio de dites coses menester haureu, guardant.se uns y altres de fer lo contrari si la gracia regia teniu cara y la pena de doscents ducats, que ab les presents als contrafahents imposam, voleu evitar. Datum en Caller y juliol als 10 de 1691. El conde de Alta Mira et cetera. Vidit Pastor regens et cetera. Vidit Cavassa. Lugar del sello. Petrus Carboni secretarius. Registrata 6 et cetera. En petission de Juan Domingo 011a y Barzolu Puxeddu de la villa de Sinnia, y pastores menores de cochinos del noble don Jorge Martin, vuestra excelencia ha proveido que la pergona por vuestra excelencia arriba nombrada haya de admini- strar a los supplicantes todo cumplimiento de justicia en la presente causa, a rela- cion del muy noble y magnifico doctor el senor don Jorge Cavassa. Caller y julio a 10 de 1691. Haviendo.sse.me presentado la retro escripta orden, respondo que estoy pronto obedecer. EI doctor Francisco Ruxottu et cetera. /

Lo rey de Castella, de Aragó y Sarderia et cetera c. 426

Don Luis de Moscosso, Ossorio Hurtado de Mendosa, Sondoval y Rojas, conde de Alta Mira et cetera, marques de Almazan y Poza et cetera, del Conceill de sa magestat, son virrey, llochtinent, y capita generai en tot lo present regne de Serdenya. Al amat de sa magestat lo doctor en drets Francisco Ruxoto, donzeill, salut y dilessio. Per quant havent.se regonegut los prossehiments que se feren en virtut de una lletra de sa excellencia per Juan Antoni Pinna, llochtinent y jutgie ordinari del partit de Guspini y Arbus, sobre de lo robatori que en dias passats se fiu a uns mariners que aportaren ab un esquife en lo port dit de Perdas Arbas y su Xiu, y que lis prengueren tot lo que portavan dins dit esquife, y axi.be cremaren lo dit esquife se troba que aqueills no venen be instruhits los dits prossehiments. Y convé al servey de sa magestat, y bona administrassio de la justicia que se fortifí-

749

quen aqueills y que se procure ab tot lo cuidado y diligencia posible rebre infor-massio y posar en tota claretat lo dit delicte y se capturen los culpats, y tuts y segurs se remetian a estas reales presons. Per tant havem manat expedir les pre-sents per thenor de les quals diem, cometem, ordenam y manam a vos sobredit que en continent les presents rebreu y entregades os seran hatgiau y degau de transferir vos pergonalment en las ditas vilas de Guspini y Arbus y en lo dit pori vulgarment dit Perdas Arbas y su Xiu, y altres llochs hont mester serà en com-paia dels demes ministres necessaris, y junt alli procurareu ab tot lo cuidado y diligencia possible fortificar los dits possehiments que junt ab les presents se os entregan, y rebere informassio y posar en tota claretat lo dit delicte, y constant dels culpats los capturareu y tuts y segurs y en bona custodia los remetreu a les reals presons de esta ciutat y los dits prossehiments en nostre poder, per convenir axi al servey de sa magestat y bona administrassio de la justicia, sens que per raho de ditas cosas hatgiau ni degau de cobrar gastos ni dietas algunas fins tant que

c. 426 v. per nos y Real Concedi os sian manadas / tachar havent vos en tot, com de vos se confia, car nos ad vos en y sobre ditas cosas os donam y conferim tot ple y bastant poder ab les presents, y ab les dependents y emergiens de aquelles y a elles anexes y conexes, manant per este effecte a universes y sengles pergones, ministres justi-cia exercint o no, que en y circa ditas cosas no os empachen ni perturben, ans requestos o manats os donen y presten tot lo concedi, favor y auxili que mester haureu, guardantse uns y altres de fer lo contrari si la gracia regia teniu cara, y la pena de doscents ducats, que ab les presents a quiscú contrafahent imposam, voleu evitar. Datum en Caller y abril a primo de 1693. Y per nostra absencia van les presents fermades del illustre regente la Real Cancilleria. Datum ut supra. Pastor regens. Vidit Pastor regens. lugar del sello. Vidit Vein regii Fisci advocatus.

Didacus Carboni Marcelo propter absentiam Petri Carboni secretari, de mandato illustris regentis regiam Cancellariam. Registrata et cetera. Vuestra excelencia manda al sobredicho execute lo arriba contenido. Caller y abril a 4 de 1693. Haviendo ressebido la presente orden, con el devido rendimiento respondo que estoi prompto obedeger, y para su execussion se notifique a Sebastian Mameli Carta notarlo para que me assista en esta comission et cetera; y a Antiogo Manca por substituto de procurador fiscal. El dottor Francisco Ruxottu. /

c. 427 Lo rey de Castella, de Arago y Sardenya et cetera.

750

Don Luis de Moscosso, Ossorio, Hurtado de Mendosa, Sandoval y Rojas, conde de Altamira, marques de Almazan y Poza et cetera, del Conceíll de sa magestat, son virrey, llochtinent y capita generai en lo present regne de Sardefia. Al amat de sa magestat lo doctor Francisco Ruxottu, salut y dilessio. Vostra lletra de la data en la vila de Guspini sis del corrent mes havem vist, en que nos havisau que los mes de los mariners que estavan en exa vila en quarentena han comunicat ab los moradors de dita vila, passegiant en ella publicament y comerciant entre eills, par-ticularment desde lo die de Pasqua de Resurectio a esta part sens haver tingut guardias, y convé al servey de sa magestat y bona administrassio de la justicia, se fassa adveriguassio y se pose en tota claretat si los dits mariners son estats en qua-rentena, en que part, desde que díe y fíns quant si lis posaren guardias o no, si han comunicat ab los moradors de dita vila de Guspini o de altras comercanas, a carri-ch de qui corna la diligencia de tenír a dits mariners en quarantena. Y axi be que se incerte en los prossehiments fahedors sobre lo referit la orde nostra sobre de ferlis der quarantena, y si ni hagues hagut altra de llevar.lis las guardias, y que se capturen los que hauran faltat a la execussio de las nostras ordens y se remetian a estas reals presons de seguretat. Per tant, presa deliberassio en lo Real Conceill y aquella insiguint, havem manat expedir les presents per thenor de les quals diem, ordenam y manam a vos sobredit que, en continent aquellas rebreu y entregadas os seran, hatgíau y degau de passar a la adveriguassio de tots les sobredites coses, posant en tota claretat aquellas, y ab tota la diligencia y secret possible capturareu als culpats y los remetreu ab tota seguretat a estas reals presons, junt ab los dos que teniu assegurats per estar informat que tenian encarregada la quarantena, y rebuda informassio sobre tot lo referit os la portareu ab vos, perque ha vistas de ella pugam dar lo merescut castich als que trobarem haver faltat a lo per nos orde-nat. Per tot lo qual se os dona lo poder necessari, manant a uníverses y sengles peNones, justicia exercint o no, que en y circa ditas cosas no os empachen ni per-turben, ans requestos o / manats os donen y presten tot auxili necessari; uns y c. 427 v.

altres no fassau lo contrari si la gratia regia teniu cara, y la pena de doscents ducats, que ab les presents als contrafahents imposam, voleu evitar; y per la nostra absencia van fermadas del illustre regent la real Cancilleria. Datum en Caller y abril 8 de 1693. Pastor regens et cetera. Vidit Pastor regens. Lugar del sello Vidit Vein regii Fisci advocatus. Antonius Angelus Carta nottarius propter absentiam secretarii. Registrata et cetera. Vuestra excelencia manda al doctor Francisco Ruxottu haya de ressevir informa-cion sobre lo contenido en esta orden, y ponga en execussion todo lo expressado en ella.

751

Guspini y abril a 9 de 1693. Haviendo ressebido con el devido rendimiento este despacho, respondo que estoi prompto obedecer luego, y para este effetto que Sebastian Mameli Carta, notta-rio, me assista por nottario de la comission, y Antiogo Manias por substituto de procurador fiscal. El doctor Francisco Ruxottu et cetera. Lo rey de Castella, de Aragó y Sardenya et cetera. Don Luis de Moscosso, Ossorio, Hurtado de Mendosa, Sandoval y Rojas, conde de Altamira, marques de Almazan y Poza et cetera, del Conceill de sa magestat, son virrey, llochtinent y capita generai en lo present regne de Sardefia. Al amai de sa magestat lo doctor Francisco Ruxottu, salut y dilessio. Per quant estam infor-mats que los mariners que estavan en quarantena en la vila de Guspini gozarian bona salut, y estaran ja fora de tota suspissio, y en aquest cas si lis deu dar platica. Per tant, pressa deliberassio en lo real Conceill y aquella ínseguint, havem manat expedir les presents per thenor de les quals diem, ordenam y manam a vos sobre dit que en continent aquelles rebreu y entregades os seran hatgiau y degau de fer

c. 428 regonexer als dits mariners / y en lo cas que sia veritat de que estan fora de suspis-sio de mala salut, y que estigan bons pregehint primerament totes les precaussions necessaries per la assegurassio de la salut en la deguda forma, passareu a dar.lis platica a dits mariners. Y continuareu en la execussio de la orde nostra que se os ha remes, en orde a la adveriguassio de la forma que se ha tingut en di quarantena et cetera. No fassau lo contrari si la gracia regia teniu cara y la pena de doscents escuts, que ab les presents os imposam, voleu evitar. Datum en Caller y abril 9 de 1693. Post datum y per nostra absencia van les presents fermades del illustre regent la Real Cancílleria. Datum ut supra et cetera. Vidít Pastor regens. Vidit Veint. regii Fisci advocatus. Lugar del sella Didacus Carbonii Marcello propter absentiam Petri Carbonii secretarii. Registrata et cetera. Vuestra excelencia manda al doctor Francisco Ruxottu que haya de reconesser los marineros que estavan en quarentena en Guspini, y allandolos con buena salud, procediendo las precaussiones necessarias, les dee libertad segun arriba. Die 13 aprilis 1693 Guspini Haviendo ressebido la retro escripta orden de su excelencia y Real Consejo con el devido rendimiento, respondo estoi prompto poner.la en execussion y por ella que Sebastian Mameli Carta, nottario publico, assista a la continuacion de los autos serki necessarios et cetera El doctor Francisco Ruxottu et cetera. Senor mio, veo lo que vuestra merced me dize en su carta de 16 del corriente, y le doy las gracias por el cuydado con que executa lo que esta su cargo riguardo al

752

lugartiniente, y puede vuestra merced dar libertad a Quidu Caboni y Salvador 011a los demas presos han llegado. / Dios guarde a vuestra merced muchos afios. c. 428 v. Caller a 18 de abril de 1693. Besa las manos de vuestra merced su mayor servidor el doctor Francisco Pastor. El doctor Francisco Ruxottu donzeill. Lo rey de Castella, de Aragó y Sardenya et cetera. Don Luis de Moscosso, Ossorio, Sandoval, Hurtado y Rojas, conde de Alta Mira, del Concedi de sa magestat, son virrey, llochtinent y capita generai en lo present regne de Sardefia. Al amat de sa magestat lo doctor Francisco Ruxottu, salut y dilessio. Per quant ha previngut a nostra noticia y del procurador fiscal de la regia cort de que en dias passats en los salts y territoris vulgarment dit Sirais, salts de Palmas se hauria mors de una arquibussada a Pedro Forresu de la ciutat de Iglesias, y convé al servey de sa magestat y bona administrassio de la justissia se rebia informassio y procure ab tot lo cuidado possible possar en tota claretat aqueill y capturar los culpats, y ab seguretat remetre.los a estas reales pressons. Per tant, havem manat expedir les presents, per thenor de les quals pressa delibe-rassio en lo Real Conceill y aquella insequint os diem, cometem, ordinam y manam que en continent aquellas rebreu y entregadas vos seràn os transferescau peronalment en la dita ciutat de Iglesias, y lloch dit Sirais, territoris de Palmas, en compaiiia demes ministres necessaria; y junt alli fent primerament aprehenio de tots y quals sevol prossehiments per raho de dita mors de Pedro Forresu se hauran continuat per los ministres de dits territoris, o de la dita ciutat de Iglesias, y procurareu ab tot lo cuydado y dilígencia possible fortificar e be instruir aqueil-ls, y rebreu informassio del referit delicte de homisidi perpetrat en pergona del dit Pedro Forresu ab tota / individuassio y claretat, y constant vos dels culpats los c. 429 capturareu, y tuts y segurs y en bona custodia trametreu a estas reals presons ab dits prossehiments en nostre poder, closos y sogiellats, los que per raho de dita informassio cobreu gastos alguns, fins que per nos y Real Conceill sian manats tachar, que axi convé al servey de sa magestat y bona administrassio de la justissia, havent.vos en tot com de vos se confia car nos a vos en y circa ditas cosas vos donam y conferim tot lo poder necessari. Manant per este effecte a universes y sengles peNones, ministres justissia exercint, que en y circa ditas cosas no os empachen ni perturben, ans requestos o manats vos donen y presten tot favor y auxili que mester haureu, guardant.se uns y altres de fer lo contrari so pena de doscents ducats voleu evitar. Datum en Caller y noembre a 28 de 1693. El conde de Alta Mira et cetera. Vidit Pastor regens et cetera. Vidit Vein regii Fisci advocatus. Petrus Carbony secretarius.

Così nel testo, invece di dels.

753

Registrata et cetera. Vuestra excelencia manda al doctor Francisco Ruxottu ressiba informacion, sobre la muerte de Pedro Forresu de Iglesias, como arriba. Die 29 novembris 1693, Calari. Haviendo ressebido la retro escripta orden de su excelencia y real Concejo, respondo con el devido rendimiento promptus et paratus; y en execussion de lo contenido en ella mando a Sebastian Mamely Cartta, nottario, me assista a esta comission por actuario, a Pedro Coni por substituto de procurador fiscal, y a Gavino Manconi por ministro en ella et cetera. El doctor Francisco Ruxottu comissarius /

c. 429 v. Haviendo visto todo lo que vuestra merced me informa en su carta con fecha de haier, resulta de los procedimientos que ha hecho sobre la muerte de Pedro Furresu de essa ciudad, respondo a vuestra merced que remita a Antiogo Pionza a estas caNeles para la tortura. Prenderà a Baptista Serra, jurado quinto passado, y a Juan Antiogo Concu Ibba, escrivano, y los remitirvuestra merced a estas carie-les, y tambien a los testigos que tiene presos. Enviara. vuestra merced tambien preso con seguridad a Salvador Montis reo. Y vuestra merced se bolveti con el processo, preveniendo.le lo execute despues de remitir los reos, para que se le envie de aqui soldados de a.cavallo, y Dios guar-de a vuestra merced muchos aiios. Caller a 5 de noviembre 1693. Doy a vuestra merced muchas gracias por lo que ha obrado en que a querido manifestar bien su avilidad y zelo, correspondiendo en todo a la confianza con que pusse en sus manos esta materia, conosiendo desde el primer dia en ella su gravedad. El conde de Altamira et cetera. El doctor Francisco Ruxottu et cetera. EI rey de Castella, de Aragon y Sarderia et cetera. Don Joseph de Solis, Valderavano, Davila, Pacheco, Giron y Enriques conde de Montellano, adelantado de Jucatan, setior de las villas y lugares de Retortillo, Villar del Profeta, Peralexos de la Granja y Zembron, y Bernuhy, del Consejo de su magestad, su virrey, lugarteniente y capitan general en este reyno de Sardefia. Al amado de su magestad doctor Francisco Ruxotto, cavallero y siudadano de esta ciudad de Caller, salud y dilection. Por quanto ha prevenido a nuestra noticia y del procurador fiscal de la Capitania General, que en dias passados los de un ber-

c. 430 gantin / mallorquin que se halla en Puerto Escus con una barca genovesa, apresa-ron un navio frances con cargo de trigo y coral en mares del cavo de San Antiogo de Surchis a la isla de San Pedro, y conviene al servicio de su magestad y buena administracion de la justicia se reciba informacion de como ha sucedido dicha presa, y que se hagan las demas diligencias bajo expressadas. Por tanto, hemos mandado despachar las presentes, por cuio thenor dezimos, ordenamos y manda-mos a vos sobredicho que luego que aquellas recibireis y entregadas os fueren, hayais de passar a Puerto Escus y otros lugares donde fuere menester en com-

754

pania de Antonio Angel Cartta, nottario publico de esta cíudad y escrivano del Real Consejo, y de los demas ministros necessarios; y alli recibireis informacion de como ha sucedido la presa, que han hecho los del bergantin mallorquin que se halla en dicho puerto con una barca genovesa, de un navio frances con cargo de trigo y de coral en mares del cavo de San Antiogo y de la isla de San Pedro, resi-biendo primeramente la relasion del cavo de los apresadores, y examinareis por testigos a los passajeros que ivan en el navio frances y a todos los demas que se hallaron en el al tiempo de la presa, y a tres marineros del bergantin y otros tres de la barca genovesa apresadores, hombres de buena razon y que hayan estado pre-sentes al tiempo de la presa. Y assi bien hayais de hazer revista mediante peritos del navio apresado y de las armas o insignes que tuviere y de la bandera que Ileva-va, si era francesa, como y tambien aprención de las polizas de cargo y cartas de aviso, patente y passaportes; y revista tambien de la lession y roturas y datios que tuviere el navio, y de la parte donde se hallare la tal lession, rotura o davo en el buque, costados y arboles, con especificacion y declaracion del davo, lession y rotura y la causa efficiente de ellos, siendo manifiesta y subjeta a la vista y a la peri-cia de los revisores, y en que / tíempo si antes o despues del acto de la presa, y exa- c. 430 v.

minareis los testigos referidos sobre si los apresadores y los barcos en que ivan dispararon caiionassos o otro genero de armas de fuego al navio apressado, o usaron de otras armas contra el, y que armas llevavan los barcos apressadores, y si dicho navio apressado se defendió o no, para que se pueda advenir en conosimiento de si la presa se hizo por fuerza o terror de las armas o si fue naufragio; y hareys inventa-rio de dicho navio apressado con sus velas, arboles y demas aprestos de navegar, y del cargo que llevava dicho navio, y encomendaréys todo lo contenido en el inventa-rio en poder de perdona o pervonas seguras. Y para la legitimnion de todos los autos citareis al capitan y cavo del navio apresado, al procurador fiscal de la Capitania General o a su substituto, y al procurador fiscal patrimonial o al tiniente de procurador real de aquel partido; y si en el dicho navio apressado no huviere capitan o cavo alguno nombrareis curador a los interessados ausentes, con cuia citassion hareis los autos. Y assimismo examinareis todos los demas testigos que os pareciere conveniente para dicha adveriguacion, y areis todos los autos concernien-tes a ella mediante el dicho Antonio Angel Carta, a quien hemos nombrado os assi-sta para actuario en esta comission. Por todo lo qual os damos y conferimos todo el poder necessario que para la execussio de las referidas cosas havreis menester; y ordenamos y mandamos a todas y qualesquiera peNonas que exercan o no justissia, que en y sobre dichas cosas no os impidan ni perturben, antes bien siendo requiri-dos o mandados os deen y presten todo favor, consejo y aiuda. Unos y otros no hag‘iis al contrario si la gratia de su magestad teneis cara, y la pena de dusientos ducados que con las presentes a los que contravenieren imponemos dezeays evitar y no incurrir. Datum en Caller y febrero a 26 de 1697. / EI conde de Montellano adelantado de Jucatan et cetera. c. 431

755

Vidit Pastor regens vice consiliarius. Vidit Vein regii Fiscii Concilii Generalis advocatus. Antonius Lecca secretarius pro Gabella. Lugar del sello. Registrata. Lecca secretarius. Vuestra excelencia manda al sobredicho haya de resebir informacion de como ha sucedido la presa que han hecho los del bergantin mallorquin que se alla en Puerto Escus con una barca genovesa de un navio frances, en mares del cavo de San Antiogo de Sulchis, a la isla de San Pedro, y que ponga en execussion todo lo contenido en esta orden, segun arriva. Caller y febrero a 26 de 1697 Haviendo.sse.me presentado la retro escripta orden, respondo que estoy prompto obedecer et cetera El doctor Francisco Ruxottu et cetera. Concuerda con su original del mismo thenor, que queda en poder del doctor en todos los derechos Francisco Ruxottu de que doy fee et cetera. Antonio Angel Cartta nottario. El illustre don Francisco Roger del Consejo de su magestad, procurador real y jues de su real Patrimoni o en todo el presente reyno de Sardefia. Al amado de su magestad el doctor Francisco Ruxottu, cavallero y ciudadano de esta ciudad, salud y dilection. Por quanto ha prevenido a nuestra noticia y del procurador fiscal patrimonial, que en dias passados la gente de un bergantin mallorquin y de una barca genovesa, que se hallan en Puerto Escus, apresaron un patache o navio frances con cargo de trigo y coral en mares del cavo de San Antiogo de Sulchis, a

c. 431 v. la isla / de San Pedro, y conviene al servisio de su magestad y buena administras-sion de justissia que se reciva informacion de como ha sucedido dicha presa, y que se hagan las demas diligencias bajo expressadas. Por tanto hemos mandado despa-char las presentes por cuio thenor damos, ordenamos y mandamos a vos sobredi-cho comissario nuestro que, luego que aquellas recibireis y entregadas os fueren, hayais de passar a Puerto Escus y otros lugares donde convenga en compafiia de los ministros que fueren necessarios; y halli recibireis informacíon de como ha sucedido la presa que han hecho los del bergantin mallorquin y barca genovesa que se hallan en Puerto Escus de un patache o navio frances con cargo de trigo y coral, en mares del cavo de San Antíogo de Sulchis y de la isla de San Pedro; resi-biendo primeramente la relacion del cavo de los apressadores, y examinereis por testigos a los passageros que ivan en el navio frances, y a todos los demas que se allaren en el al tiempo de la presa, y a tres marineros del bergantin, y otros tres de la barca genovesa apresadores, hombres de buena razon, y que hayan estado pre-sentes al tiempo de la presa; y assi bien hayais de hazer revista mediante peritos del navio apresado y de las armas y ensignas que tuviere y de la bandera que lleva-

756

va, si era francesa, como y tambien aprencion de las polizas de cargo y cartas de haviso, patente y passaportes, y assi bien revista de la lession, roturas y dafios que tuviere el dicho patache o navio, y de la parte donde se hallare la tal lessión, rotura o darlo en el buque, costados y arboles con especificassion, declaracion del davo, lession y rotura, y la causa efficiente de ellos siendo manifiesta y sujeta a la vista y a la pericia de los revisores; y en que tiempo si antes o despues del acto de la presa, y examinareys los testigos referidos sobre si los apressadores y los barcos en que ívan dispararon caiionassos o otro genero de armas de fuego al navio apressa-do, o usaron de otras armas contra el; y que armas llevavan los barcos apressado-res, y si dicho navio apressado se defendió o no, para / que se pueda venir en c. 432

conosimiento de si la presa se hizo por fuersa o terror de las armas, y si fué naufra-gio. Y hareis inventario de dicho navio apressado con sus velas, arboles y demas aprestos de navegar y del cargo que llevava dicho navio, y encomendareis todo lo contendo en el inventario en poder de pergona o pergonas seguras; y para la legi-timagion de todos los autos, citareis al capitan o cavo del navio apresado, al pro-curador fiscal patrimonial o substituto, y al tiniente de procurador real de aquel partido. Y si en el dicho navio apresado no huviere capitan o cavo alguno, nom-brareis curador a los interessados ausentes, con tuia citassion hareis los autos; y assimismo examinareis todos los demas testigos que os pareciere conveniente para dicha adveriguassion, y hareis todos los demas autos convenientes a ella. Por todo lo qual os damos y conferimos todo el poder necessario que para la execucion de las referidas cosas havreis menester, y ordenamos y mandamos a todas y quale-squier pergonas exerciendo justicia o no, que en y sobre dichas cosas no os enpi-dan, ni perturben, antes bien siendo requiridos y mandados os deen y presten todo favor, consejo y auxilio. Unos y otros no hagais lo contrario, si la gracia de su magestad tenis cara, y la pena de ducientos ducados, que con las presentes a los que contravenieren imponemos, dezeais no incurrir. Datum en Caller y febrero a 26 de 1697. Don Francisco Rogger et cetera. Vidit de la Matta assessor. Vidit Espin de Cavacho regii Fisci Patrimonialis advocatus. Salvator Rodrigues secretarius. Lugar del sello. Registrata et cetera. Vuestra excelencia manda al sobredicho comissario haya de resebir la sobredicha informacion sobre la pressa o naufragio de un navio frances en mares de las islas de San Antiogo y San Pedro, y hagan sequestro y encomienda arriba expressado. / Caller y febrero a 26 de 1697. c. 432 v. Haviendo.sse.me presentado la retro escripta orden, respondo que estoy prompto obedecer. El doctor Francisco Ruxottu et cetera.

757

Lo rey de Castella, de Aragó y Sardenya et cetera. Don Joseph de Solis, Valderavano, Davila, Pacheco, Giron, Enriques tonde de Montellano, et cetera, del Conceill de sa magestat, son virrey, llochtinent y capita generai en lo present regne de Sardefia. Al amat de sa magestat el dottor Francisco Ruxoto, donzeill, salut y dilessio. Per quant ha pervingut a nostra noti-cia y del procurador fiscal de la regia cort, de que las peNonas de Joseph Sanna, official; Francisco Espada escrivà; Pedro Luis Piras, substitut de escrívà; Joseph Grixoni, senyor util de la Escrivania de Campidano Milis y Joseph Tori, cuat del dit Grixoni; saltant a las obligassions de llur offisis y empleos haurian comes varis delictes tant en lo exercissí de aqueills com fora de aqueills en altres delitctes, y de haver exercit dits offissis de escrivans sens llisencia ni aprobassio del illustre regent la Real Cancilleria, y que estos y altres nottaris publichs y escrivans de diversas curias a la disposissio de la real pragmatica, tant como a escrivans en las curias y los nottaris publichs en la administrassio de llur offisis, y convé al servey de sa magestat y bona administrassio de la justicia se rebia informassio dels delic-tes que los referits Joseph Sanna, Francisco Espada, Pedro Luis Piras, Joseph Grixoni y Joseph Tori hauran fet y comes tant en la administrassio de llur respecti-ve offissis como fora en altres delictes, y de haver exercit y servit de escrivans sens llisencia y aprobassio. Y se regonega tant la curia de dit Campidano por si han cumplit en la forma que dispon la real pragmatica en la fulminassio de las causas et alias, y los protocolos de los nottaris publichs, tant de los de dit Campidano com de altras curias y nottaris publichs de qualsevol vilas y encontradas

c. 433 reals y baronals. Per tant havem manat expedír / les presents per thenor de les quals, presa deliberassio en lo Real Conceill, y aquella inseguint, vos diem, come-tem, ordenam y manam que, en continent aquelles rebreu y entregades vos seran, os trasferescau peNonalment en compaiiia dels demes ministres necessaris en la encontrada de Campidano Milis y altres llochs hont mester serà. Y junt alli, pro-curareu ab tot lo cuidado y diligencia possible averiguar, posar en tota claretat y rebre informassio dels delictes y homissions, que los sobre dits Sanna, Espada, Piras, Grixoni y Tori hauran fet y comes en llur respective offissis, y fora de aqueills de qualsevol altres delictes, y regonexer en la curia de dit Campidano y nottaris publichs de aqueill. Y trobant no ser fulminata los processos, ni tenir los protocolos en la forma que dispon la real pragmatica, fareu aprencio de aquelles, y constant.vos de dits delictes y haver servit dit offisi de escrivans sens llisencia los capturareu y remetreu ab seguretat a estas reals presons. Y passareu axi.be ha fer la matexa adveriguassio y regonoxencia en qualsevol altres encontrades y vilas, tant reals com baronals, y trobant en ditas Curias non haver fulminat los processos y tenir aquell y los nottaris publichs los protocolos en la forma que dispon la real pragmatica no tenir llisencia ni aprobassio y patent del illustre regent la Real Cancilleria, los escrivans haver exercit dit offisi, fareu aprencio de las causas y pro-tocolos que trobareu haver faltat a la dita disposissio de la real pragmatica, y fet dit

758

carrich y constant llegitimament de aqueill, manar als culpats que dies vuit dies comparegan perconalment devant nos y Real Concedi en esta ciutat a vuit dies, so pena de doscents escuts, observant en tot y per tot la disposissio de la real pragma- tica sobre lo numero dels testimonis que se han de rebre en cada cap, y de no pen- dre dietas ni gastos alguns fins que per nos sian manats tachar, que axi convé al ser- vey de sa magestad y bona administrassio de la justicia. Havent vos en tot, com de vos se confia, car nos ad vos eny circa ditas cosas, vos donam y conferim / tot pie y c. 433 v. bastant poder, ab les presents y dependents de aquelles y a eills anexes y conexes, manant per este effecte a universes y sengles pergones, ministres justicia exercint o no, que en y circa ditas cosas no os empachen ni perturben, ans requestos o manats vos donen y presten tot conceill, favor y auxili que per la execussio de ditas cosas mester haureu, guardant.se uns y altres de fer lo contrari, si la gracia regia teniu cara, y la pena de dos cents ducats, que ab les presents als contra- fahents imposam, voleu evitar. Datum en Caller y abril als 16 de 1697. El conde de Montellano et cetera. Vidit Pastor regens et cetera. Vidit Vein regii Fisci advocatus. Lugar del sello. Petrus Carboni secretarius. Registrata et cetera. Vuestra excelencia manda que por una pergona bien vista se adveriguen los delic- tos cometídos por las pergonas de Joseph Sanna, official; Francisco Espada, escri- van; Pedro Luis Piras, Joseph Grixoni y Joseph Tori tanto en el empleo de official y escrivanos como en otros, y reconosser tanto la Curia de Campidano Milis y not- tarios publicos de ella, y de qualquier otro lugar y haver faltado a la disposicion de la real pragmatica, execute lo arriba contenido. Caller y abril a 16 de 1697 Haviendo.sse.me presentado la presente orden, respondo prompto obedecer et cetera. El doctor Francisco Ruxottu et cetera. Lo rey de Castella, de Arago y Sardenya et cetera. Don Joseph de Solis, Valderavano, Davila, Pacheco, Giron y Enriques conde de Montellano, del Concedi de sa magestat, son virrey, llochtinent y capita generai en lo present regne de / Sardenya. Al amat de sa magestat el doctor Francisco Ruxottu c. 434 donzeill, salut y dilessio. Per quant convé al servey de sa magestad y bona admini- strassio de la justicia se hadverigue y rebia informassio per a poder.la presentar hont convindrà" del bestiar que haurà entrat en las bidazonis de la encontrada de Mandrolisay, axi domestich com rude, si los han mazellats y Ilur amos han pagat las maquicias, y si se han cobrat algunas de pergonas que no han entrat bestiar en ellas; y si algunas pergonas per estas causas han patit pena alguna y si lis ha causat perjuisi en pergona y bens; y si en las vilas de dita encontrada se ha publicat algu-

759

na orde y de que pergona sobre ditas cosas; y haveriguar si los sindichs han dema-nat tal orde y despacho o altra persona, y pendre copia de ella ab tota individuas-sio. Per tant havem manat expedir les presents per thenor de les quals, presa deli-berassio en lo Real Conceill y aquella inseguint, os diem, ordenam y manam que en continent aquelles rebreu y entregades vos seran hatgiau y degau de rebre informassio que bestiars han entrat en las bidazonis de las vilas de la dita encon-trada de Mandrolisai, si rude o domestich; si se ha machellat, y si llur amos han pagat las maquicias, y si se ha han obrat algunas maquicias de pergonas que no lo han entrat en ditas bidazonis; y si algunas pergonas per ditas causas han patit algu-na pena inposa y perjuisi en llur pergonas y bens. Y axi.be haveriguar en ditas vilas de dita encontrada si se ha publicat algun orde, y de qui pergona en raho a lo referit y pendreu copia de aqueill, haveriguant axi.be sí los sindichs de ditas vilas lo han procurat y solicitat o altra pergona, y dita adveriguassio feta ab la indivi-duassio, per a que se puga presentar en la part y lloch que convinciti nos remetreu dosa y sogiellada ab fiat portador, que axi convé al servey de sa magestat y bona administrassio de la justicia, manant per este effecte a universes y sengles pergones, minístres justicia exercint, que en y circa ditas cosas no es empachen ni perturben, /

c. 434 v. ans requestos o manats, vos donen y presten tot conceill, favor y auxili que per la execucio de ditas cosas mester haureu, guardant.se uns y altres de fer lo contrari si la gracia regia teniu cara, y la pena de doscents ducats, que ab les presents a qui-scu contrafahent imposam, voleu evitar. Datum en Caller y maig a 22 de 1697. Post datum y per nostra absencia van fermadas del illustre regent la real Cancilleria. Datum ut supra. Pastor regens. Vidit Pastor regens et cetera. Vidit Vein regii Fisci advocatus. Petrus Carboni secretarius. Registrata et cetera. Vuestra excelencia manda se resiba informacion que ganados han entrado en las bidazonis de la encontrada de Mandrolisai, rude y manzo, si le han machellado; y si sus duerios han pagado las maquicias y si se han obrado algunas de perconas que no lo han entrado; y si por estas causas han padecido pena los duerios o perjuisio en sus pergonas y bienes; y si se ha despachado alguna orden por ellas, y de quien y como arriba. Hortueri y mayo a 24 de 1697. Haviendo.sse.me presentado esta orden, estoy prompto obedecer y mando a Antonio Angel Cartta, nottario que me assiste a la vista, que assista tambien a esta comission. EI doctor Francisco Ruxottu et cetera. La presente copia que ocupa dies en forma mag[ior] son escriptas de mano de ocho, son sacadas de sus originales despachos y cartas que quedan en poder del

760

doctor en ambos derechos Francisco Ruxotto bien y fielmente, y conta de razgo et de acordo en la tercera hoja, primera pagina donde se le lis posaren; y tambien en la misma hoja de dicha pagina constat de adito interlineas donde se le guar-dias, o no han comunicado / ab los moradors, mas en la hoja sexta pagina prime- c. 435 ra consta de un acomodatto donde sale «relasion»; y en la hoja nona pagina 2 de octro acomodato donde sale «cometidos», y de octro acomodos de poca concide-rasion, de lo qual doy piena fe yo Agustin Coloru por ambas authoridades appo-stolica y real notario publico y otro de los escrivanos del numero de la real Audiencia d.este reino, instando dicho doctor Ruxottu por su pretendido intus, de quibus et cetera. /

229 1698 giugno 28, Cagliari Francesco Esgrecho, sindaco della città di Cagliari, presenta una supplica

relativa al capitolo 25, già inoltrato, con la quale si oppone alle richieste degli Stamenti circa l'insaccolazione dei nobili nelle borse dei consiglieri in capo e in seconda della città; chiede in particolare che, al momento della lettura dei capitoli degli Stamenti, il segretario Lilliu faccia presente il capitolo 25 delle suppliche di Cagliari e quindi, contestualmente, ci si pronunci sulle une e sulle altre, sotto pena di nullità.

Il viceré approva.

Haze representacion que se oppone a la suplica de los Estamentos, que preten- c. 436 den ensacular nobles en las bolsas de jurados en cabos y segundos.

Excellentissim senyor virrey, llochtinent y capita general y prisidente en aquest generai Parlament. Francisco Esgrechi, sindich de la ciutat de Caller, diu que en las suplicas que dita ciutat ha fet es la del capitol 25 que presenta ut ecce, en que se oposa a diversas supplicas que en periuhisi dels privilegis, capitols de Cort, usos y priminengies de dita ciutat demanan los Estaments, y especialment se oposa a la supplica en que volen se ensaculen nobles en las bolsas de concellers en caps y segons de dita ciu-tat, contra los privilegis, capitols de Cort y usos citats en dit capitol 25. Y perque es just que sens ser hoida la ciutat de Caller se provesquia cosa alguna. Per. tant supplica mane vostra excellencia que per quant se ligian los capitols de ditas supli-cas, presentadas per dits Estaments, o per qualsevol altra persona, en que se trate de dita ciutat de Caller se tinga present lo allegat en dit capitol 25, lo qual supplica mane vostra excellencia tambe provehir que lo secretari Diego Lilliu lo pose immediatament a las suplicas de dits tres Estaments, perque al matex temps que se lligian aquellas se Bigia tambe lo dit capito] 25 y se falsa en un matex temps juhisi de unas y altras, sots decret de nullitat in secus agendis et haec et coetera,

761

omni meliori modo et coetera, officium et coetera, salvis et coetera Altissimus. Que se haga como lo suplica. El doctor Francisco Ruxottu

c. 436 v. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio / et generali Parlamento die vigesimo octava mensis iunii currentis anni millesimi sexcentesimi nonagesimi octaví, Calari. Didacus Liliu secretarius./

229/1 Allegato al capitolo presentato da Francesco Esgrecho, sindaco della città

di Cagliari.

c. 437 En el capitulo 25 que presenta la ciudad en las Cortes. Del Vechio.i Item, per quant se ha tingut noticia, que entre las suplicas que presentan los tres Estaments es una de aquellas, si be aquella es contra lo voto d.esta ciutat de Caller, en que suplican haver.se de matricular en las bossas de concillers en caps y segons de dita ciutat personas nobles, ah motiu que hi hauria falta de personas en lo regi-ment de dita ciutat, y com sia que esta suplica es contra reals privilegis y capítols de Cort concedits a dita ciutat de Caller, que son in viridi observantía, y tambe lo motiu que assoman es contra la realitat del fet, perque esta dita ciutat de Caller te privilegis especials contra dita suplica, ab los quals la real magestat ha provehit y manat que no entren nobles en las bolsas de dita ciutat, segons de dits privilegis es de vehure, que se presentan ut ecce en authentica forma. Y per molt que en diver-sas Corts Io Estament militar atgia anhelat y suplicat lo matex, que bara repetex, sempre ha tingut exdusio com lo attesta lo noble y magnifich doctor don Juan Dexart en los capitols de Cort que ha recopilat, especialment en lo libre 2, titol 3 «De militaribus et eorum privilegiis» capitol 8, numero 5 et 6; y en lo imediato capitol de Cort que seguex a dita glosa per aprobació de dita attestacio. Y si be despres del contagi que pati esta ciutat y regne per la falta de gent, se atgia dispen-sat ab peticio de la matexa ciutat que per termíní de sis aiiys se haguessen pogut /

c. 437 v. ensecular nobles, pero la matexa ciutat despres en lo capitol 25 de las suplicas per ellas presentadas en las Corts celebradas per lo excellentissim conde de Sant.Esteva, demanà que attento havia passat lo dit termini dels sis aiiys se expul-sessen los dits nobles dels sachs, y havent.lo axi provehit sa magestad, segons es de veure de dit capitol de Cort, que se presenta ut ecce en authentica forma se es executat; observant y guardant en tanta manera que despres de dit capitol de Cort sempre que ha sucedit que dels ensaculats algú ha obtingut titol de noblesa, se

Annotazione marginale.

762

ne.son luego ipso facto extrets dels sachs com se ha vist y executat en las personas don Josef Carniser, lo doctor don Agusti Nurra, lo doctor don Joan Francisco Rossu y ultimament lo noble don Josef Carta, o se ne estregueren dels sachs luego que foren publicats nobles, y en lloch de aqueills foren estat promoguts altres ciu-tadans. Y no se pot omitir, dir que es contra lo fet lo motiu que assoman de que vuy en la ciutat hi haria falta de personas per dits empleos, perque lo contrari es patent, puix en la bossa de en caps sobre que non esta digu, los que hi son estan gia tants avis matriculats y cas que no vingues a faltar gia ne hia en la bolsa segon que tenen las calitats per la real magestat del senyor rey don Felipe ... estatuidas en las constitucions fonch estat servit fer y entregar al doctor Bernardi Almeniac, que anà per sindich extraordinary de la ciutat segons de dita constitucio es de vehure, que es la dalt en lo present / capitol produhida y ultra los referits gia c. 438 tambe ya sujetes en esta ciutat cavallers antichs, que ancara non son ensaculats en bolsas de en cap y segon, segons es nottori a vostra excellencia y meins se pot orni-tir de posar en concideracio de vostra excellencia que en aquex medi temps que han intervingut nobles son estadas las imposicions de novas y excessívas gabellas y nous empegnos de la ciutat de Caller, a titol de carregaments de censals de desem-pdío, carregant censals de las pencions maduradas fent ab aso bisempeiio. Y per haver.se conegut despres la injusticia de aquestus nous empegnus se ha format lo plet contra exos acrehedors que la magior part son nobles, que es lo plet que vuy pendex han parat per lo real fisch de sa magestad, que tambe es part formai en la causa contra exos acrehedors per haver.se carregat en proprietats las pencions que tenian atrassadas de llur censals ordinaris; y la decisio de aquest plet la han pro-longada y prolongan en tanta manera, que per aquest fi han obtingut reals lletres causa videndi; al contrari enpero, despres que no hia mes nobles en la ciutat no sols no hia hagut novas imposicions de gabellas en lo poble, ny nous empenos de la ciutat, quinimo lo bon regiment de aquella es tant clar que se van quitant las proprietats de las sobras de aquellas novas gabellas ultimament imposadas en lo temps que los nobles la regian; las quals sobras se las han repartidas tant aíiis los acrehedors y entre eills nobles quals quitamenos que se han comenvat a fer de ditas sobras de dos avis a esta / part son notories a.vostra excellencia y Real c.438 v. Conceill, y hara se te prontament ultra mil escuts per quitar proprietats. Y com dits acrehedors que los mes son los nobles han instat sempre a vostra excellencia que volen estas cantitats de sobras que no son hipotecas de aqueílls, y tambe hara instavan a vostra excellencia imposicions de novas gabellas en lo poble segons son notorias a vostra excellencia ditas instancias, es clar lo fi de dita suplica dels dits nobles que son los matexos acrehedors, perque tenint aqueills lo govern en dita ciutat pugan lograr lo que sempre han instat que no lo han pogut conseguir, governant los ciutadans que no se troban enseculats; y no hia dupte que si aqueills entrassen ab lo poderiu siguirian los inconveniente, que ames de lo referit se dexan a la consideracio de vostra excellencia. Per tant suplica dit sindich mane

763

vostra excellencia darli a tal suplica contra expressos privilegis y capitols de Cort concedits a la ciutat sobre aquest particular, y per los inconvenients notoris dalt rapresentats, y tambe mirar per lo decoro dels ciutadans matriculats que tant hon-radament y fielment han prosehit, no sols en servir a.sa magestat, que Deu guarde, sino tambe a.son poble. /

230 1698 giugno 28, Cagliari Francesco Esgrecho, sindaco della città, chiede che venga concessa una

pensione di 400 scudi sulle rendite dell'arcivescovado di Cagliari, ora vacan-te, a Francesco Tatti, studente in teologia, figlio di Giovanni Maria Tatti, protomedico della città, che ha esercitato la sua professione in varie circostan-ze al servizio della comunità, senza percepire alcun salario.

Il viceré dispone che ricorra al sovrano.

c. 439 Que se representen los servicios del doctor Juan Maria Tatti, prothomedico en esta ciudad, a fin de que se le conceda una pencion eclesiastica en la vacante del arzobispado de Caller.

Ihesus.1 Excellentissim senyor virrey, llochtinent y capita generai y president en estas reals y generals Corts. Francisco Esgrecho, sindich d.esta ciutad de Caller, posa en conciderassio de vostra excellencia que lo doctor Juan Maria Tatti, prottomedico en lo present regne ab real despacho de sa magestad, que Deu guarde, està servint y ha servit a la real magestad gia tants anis ab tant carino y desuelo en quantas ocasions se han offert en la present ciutad de epidemias diversas que se han patit, sens salari; y en altres ocasions en tanta manera que al dit doctor Tatti se ha degut unicament lo alivi de las aflissions en lo poble, y no pot dexar dita ciutad de confessar lo que està expressat en lo memorial que del dit doctor Tatti presenta ut ecce. Y suplica mane vostra excellencia representar a sa magestad, que Deu guarde, esta suplica del dit doctor Tatti, per.a.que la real magestad se digne onrrarlo ab la pencio que aquelli suplica, que sera alentarlo a que servesca ab lo matexi carino, y esta siutad

c. 439 v. le rebra a particular grassia y favor / entre las que espera de la real munifisensia, et haec et cetera, omni meliori modo et cetera, salvis et cetera, officium et cetera. Altissimus. EI doctor Francisco Ruxottu. Acuda a.su magestad.

Annotazione marginale.

764

Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento die vigesima ottava mensis iunii currentis anni millesimi sexcentesimi nonagesimi ottavi, Calari. Didacus Liliu secretarius./

230/1 Memoriale di Giovanni Maria Tatti, allegato al capitolo, ín cui sono elen-

cati tutti i servizi prestati per la corona, tra cui quello di protomedico della squadra delle galere durante la campagna militare in Messina e in Catalogna nonché nelle galere siciliane.

Excelentissimo sefior. El doctor Juan Maria Tatti prothomedico en todo el reyno c. 440 de Cerdeiia con real despacho de su magestad, que Dios guarde, y cathedratico de prima ya 23 anos en esta universidad primassial calaritana, en el descurso de 20 anos que exerge dicho prothomedicato ha servido a su magestad con todo desuelo y aplicassion en quantas ocasiones se le han offregido, con nottable riesgo de su vida y perdida de hazienda, no solo en este reyno sino tambien fuera como se ha visto, pues de su primeros anos de su empleo, siendo prothomedico de la esqua-dra de las galeras de este reyno, dexando las combeniencias de aumentos de haziendas en su casa hizo algunos viajes con dichas galeras, especialmente en las camparias de las guerras de Messina y Catalufia, se devió a su nottoria diligencia librar la gente de dichas galeras de fa epidemia que les affligio, de modo que no quedaron desarmadas de gente y pudieron servir como servieron, como lo attesta el excelentissimo conde de Altamira. Y tambien a su cuidado se ha devido hazer navegables y servir a su magestad las galeras de la esquadra de en otra epi- demia que les affligió, como lo puede attestar el excelentissimo marques de Jodar, generai era de aquella esquadra, que encargó al dicho doctor Tatti la curassion de aquella gente. / Tambien ha assistido continuamente sin salario a los soldados y c. 440 v cabos del tergio que su magestad tiene en esta ciudad desde el govierno de 1.exce-lentissimo duque de San German, sin embargo que aquellos tenian medico, de tal modo que haviendo suscedido saccar la plassa del que les assistia los cabos de los militares attendiendo a las instancias del tercio que acclamava al suplente lo repre-sentaron a vuestra excelencia, y ha sido servido consolar.les en nombrar al suplen-te por medico del dicho tercio, que lo sirve actualmente en las epidemias que diversas vezes han afligido el pueblo de Caller; y espessialmente en los anos 1680 y 81 fue tanta la mortaldad de la gente que no puediendo caber en el ospitai ordina-rio se hizieron nuevos y extraordinarios, y a todos ellos assistió el dicho doctor Tatti con tanto carino y sin interes que unicamente le devió esta ciudad el reparo de mayor dati() del reyno como tambien diversos pueblos, pues se llegó a enterrar la gente en los campos, y el no haver posado adelante esta aflicion no solo ha sido

765

en benefkio de la poblassion de esta ciudad y reyno, sino tambien de su magestad por el mantenimiento a esta plassa que es la principal y llave del reyno. Y porque por no haver dicho doctor Tatti attendido a las conveniencias de su casa, quedan nueve hijos que tiene sin ellas, los quales tienen los que solo las han attendido y es bien darle algun consuelo y tambien poniendo en considerazion de

c. 441 vuestra excelencia que el dicho doctor / Tatti hà servido a su magestad en estas Cortes votando en ellas como cavallero en el Estamento militar, haziendo el real servicio segun es nottorio a vuestra excelencia. Por tanto y attento est vaccante el arzobispado de esta ciudad, y con esta cessassion de algunas penOones de cantida-des considerables que pagava y su magestad, que Dios guarde, ha de dar este benefissio, suplica mande vuestra excelencia representar a su magestad los servis-sios de dicho doctor Tatti, suplicando sea de la real munificencia concederle una pencion de 400 escudos el dio sobre los frutos de la mitra del arzobispado de Caller, o en qualquier otra tenta ecclesiastica del patronato de su magestad en este reyno, para las primeras vaccantes a favor de su hijo Francisco Tatti, que haviendo estudiado la philosophia està continuandolo en la theologia, que lo espera de la real mano de su magestad y del christiano zelo de vuestra excelencia./

231 1698 giugno 30, Cagliari Il sindaco di Cagliari fa presente che, tra le suppliche presentate dalla città,

ve n'è una nella quale si chiede che i naturali e gli abitanti di Cagliari posses-sori di beni nelle ville del regno, non siano tenuti a pagare alcun diritto su tali beni; e poiché si è venuti a conoscenza che si sta procedendo ad effettuare una stima di tali beni senza che il sovrano si sia ancora pronunciato sulle sup-pliche, si chiede che non si dia luogo a tale stima.

Il viceré dispone che si osservino gli ordini del sovrano fino a che non ven-gano revocati.

c. 442 Que no se passe adelante en el estimo que se haze en las villas de los bienes de los naturales y habitadores de la presente ciudad de Caller.

Excellentissim senyor virrey, lochtinent y capita generai et cetera. Lo sindich de esta illustre y magnifica ciutat de Caller diu que entre altras suplicas que ha fet ditta illustre y magnifica ciutat en las reals y generals Corts de este regne, una d.elles es estada que los naturals y abitadors de esta illustre ciutat no fossen tinguts a pagar cosa alguna per los bens que posehexen en las vilas de aque-st dit regne, segons mes llargament es de veure en ditta suplica a la qual se referex ha tingut notissia lo exposant, que no obstant ditta suplica se estaria fent estim de los benS que possehexen los naturals y habitadors de esta ditta ciutat en las vilas de aquest dit regne. Y no sap lo motiu que pot tenir dit estim, a vistas de la suplica

766

fetta y que las dittas Corts no estan concluidas ni serradas. Y como no es be se passe avant en fer dit estimo fins tant dittas Corts se serren y per sa magestat, que c. 442 v. Deu guarde, se vegia si te ditta suplica lloch o no, que no dupta lo exposant de la begninitat y clemencia que ha usat sempre sa magestat ab esta cíutat, de que anuili a la ditta suplica tenint conciderassió a la necessitat tant nottoria y pobresa ab que se troban los fidelissim vasalls de aquella. Per go acudex en poder de vostra excellencia, suplicant restia servit provehir manant no se passe avant en fer dit estim fins tant se serven dittas Corts, y se vegia lo que sera de voluntad de sa magestat, que Deu guart en respecte de ditta suplica, lo que / suplica per ser de justissia ab despacho de las solites Iletres las fos menester, et omni meliori modo et cetera, offitium et cetera, salvis et cetera. Al tissimus. El dottor Brunengo. Guarden.se las reales ordenes de su magestad mientras no quedan revocadas.

Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento die trigesima mensis iunii currentis anni millesimi sexcentesimi nona-gesimi ottavi, Didacus Liliu secretarius./

232 1698 aprile 26, Cagliari I sindaci delle Appendici di .Stampate, Marina e Villanova chiedono che

il viceré decreti le seguenti suppliche.•

1 che non si paghi alcun diritto di gabella sui generi prodotti nell'isola (miele, cera, tela, formaggio fino e di vacca, coperte, zafferano, olio ed altro) che vengono portati in città per la vendita; ai mercanti, infatti, attualmente conviene vendere i loro prodotti altrove, a minor prezzo e pagando diritti più bassi, come nella costa genovese; per tale motivo disertano le piazze locali facendo venir meno i generi di prima necessiti

Il viceré dispone che ricorrano al sovrano ed egli stesso, udita la città, darà le dovute indicazioni al momento opportuno.

2 che non si impongano gabelle sulla legna, sul carbone, sulla carne e sul grano, né si monopolizzino le macellerie e ciò per varie ragioni: primo perché si Latta di generi di prima necessità che difficilmente si trovano nei mercati; secondo, perché nelle macellerie, pur essendo numerose, ogni giorno si verifi-cano disordini e liti proprio per l'acquisto di carne; terzo, perché le gabelle non devono essere imposte per fini di lucro ma per una giusta causa.

Il viceré approva.

767

3 che si diminuiscano i diritti da versare alle dogane della città riportan- doli "all'antico", in quanto attualmente si paga il 20% sui tessuti di roba grossa (panni, lana e tele) ed il 15% sui tessuti sottili come le sete; ciò favori-sce il contrabbando da parte di chi porta le merci dai territori d'oltremare e, d'accordo con i doganieri, non dichiara tutte le quantità importate frodando il fisco; se le gabelle non fossero così alte, i mercanti porterebbero i loro gene-ri in città con vantaggio del commercio e della popolazione; in ogni caso, in base a quanto prevedono le leggi civili e canoniche e a quanto è sostenuto dai dottori in legge, il diritto da pagarsi non dovrebbe superare il 10%.

Il viceré dispone che si ricorra al sovrano ed egli stesso, udita la città, pren-derà la decisione più conveniente.

4 che venga diminuito il diritto che si paga sul vino, attualmente di 3 soldi per ogni quartiere, a 9 cagliaresi, quello sul vivete (vinello) sia ridotto a 4 cagliaresi e così pure che venga riportato alla "tariffa antica" la gabella sul-l'acquardente e sull'olio. Imposti per la prima volta nel 1627, nel 1632 e poi nel 1652 per pagare il donativo di 10.000 scudi, i diritti furono aumentati a 25.000 scudi per contrastare l'epidemia che si era diffusa in città e, non bastando, furono portati a 40.000 scudi. Nel 1656 i diritti raggiunsero i 3 cagliaresi in seguito all'accordo tra il Capitolo di Cagliari, lo Stamento milita-re e il Real Consiglio con l'intesa che l'aumento fosse temporaneo e servisse per pagare i creditori e le pensioni. Nel 1670 vi fu un nuovo aumento per far fronte alla fabbrica della Cattedrale, sino agli attuali 3 soldi per ogni quartie-re. Venute meno però le esigenze che avevano determinato l'aumento, le gabelle non furono diminuite, nonostante vadano contro la tradizione giuri-dica sia civile che canonica.

Il viceré dispone allo stesso modo del capitolo precedente.

5 che gli abitanti e i naturali delle Appendici siano liberi dall'obbligo di fare le ronde, come stabilito in un capitolo approvato nelle Corti celebrate dal vescovo Gaspare Prieto, e che la vigilanza sia a carico, come un tempo, del sot-toveghiere, degli alguazili e delle guardie; la maggior parte degli abitanti, infat-ti, è costituita da artigiani i quali, se costretti alla guardia notturna, il mattino seguente non sono in grado di lavorare, con grave danno per la loro attività.

Il viceré dichiara che terrà in considerazione la supplica.

6 che la ripartizione del sale da assegnare agli abitanti della città avven- ga nei mesi di agosto e settembre, mesi propizi alla raccolta, e non nel mese di maggio come attualmente succede, in quanto il sale in questo periodo non è di buona qualità e gli arrendatori sono costretti ad effettuare le distribuzio-ni due volte nello stesso anno.

768

Il viceré dispone che si osservino le ordinazioni già in vigore sul riparti-mento del sale.

7 che i sindaci, nell'anno del loro mandato, non siano chiamati a rispon- dere davanti al tribunale del vicario o dei suoi ministri, né penalmente né civilmente.

Il viceré dispone che si osservi la consuetudine.

8 che i sindaci delle Appendici intervengano, come è previsto nelle costitu- zioni di Armaniach, per votare nelle giunte della città quando vengono discussi problemi riguardanti la popolazione di cui sono i diretti rappresentanti.

Il viceré dispone che si osservi la consuetudine.

9 che i sindaci, nel periodo in cui si vende la frutta nelle piazze pubbli- che, assegnino a ciascun venditore il posto in cui piazzare il banco, per evitare i frequenti disordini tra la persone che si affollano tra i punti di vendita.

Il viceré dispone che si osservi la consuetudine.

10 che ai rigattieri e ai rivenditori non sia consentito, conformemente alla Reale Prammatica, recarsi nelle ville ed in altri luoghi del regno ad acquista-re merci per poi rivenderle in città, in quanto ciò danneggia la popolazione che potrebbe comprare a prezzo più basso; non si deve poi trascurare il danno che si reca alle ville che restano spopolate in quanto molti si trasferiscono in città per esercitare l'attività di rigattiere, abbandonando il lavoro dei campi.

Il viceré dispone che si osservino le leggi del Regno.

11 che nella città non vi siano concerie, ad eccezione dei luoghi a ciò destina-ti nella Marina e nelle via delle conce vicina al mare, come fu ordinato dal viceré marchese di Castel Rodrigo, perché la sozzeria e il fetore che comporta una tale lavorazione, soprattutto nella stagione estiva, causano seri danni alla salute.

Il viceré approva, purché la sua decisione non vada a danno dei conciatori.

12 che vengano cancellate dagli Statuti dei muratori e dei falegnami, in conformità alla Reale Prammatica (tit.36, cap.4), le disposizioni che obbliga-no i proprietari, nei casi di ristrutturazione delle abitazioni, a ricorrere agli stessi artigiani che hanno effettuato la costruzione, in quanto questa; impe-gnati in altre attività, ritardano i lavori costringendo i proprietari a ricorrere in tribunale perché portino a termine l'opera.

Il viceré dispone che, una volta pagato l'artigiano per il lavoro compiuto, il proprietario della casa possa chiamare liberamente chi voglia senza incorrere in alcuna pena.

769

13 che in tempo di vendemmia chi ha necessità di avvalersi dell'opera di un bottaio possa — in deroga a quanto previsto nei loro Statuti — avvalersi dell'intervento di altri artigiani per ultimare le botti già iniziate; e ciò in con-siderazione del grave danno che subirebbe il mosto se fosse lasciato per alcu-ni giorni ad evaporare, senza chiuderlo nelle botti. Ancora maggiore è poi il danno subito dai vassalli delle ville, possessori di molte vigne, costretti spesso a sottostare alle prepotenze dei singoli bottai che, una volta distribuitisi tra le ville, non sono in grado di far fronte alle necessità del momento.

Il viceré dispone che ci si attenga a quanto deciso nel capitolo precedente.

14 che sia concesso a ciascuna delle Appendici di immagazzinare 1000 sta-relli di grano "dello scrutinio" per poter beneficiare delle sacche e poter in tal modo, con il denaro ricavato, acciottolare le vie dei quartieri che sono fango-se e sudicie, in particolare quelle della Marina dove si svolge il maggior traffi-co commerciale e dove i mercanti trovano difficoltà nelle operazioni di carico e scarico delle merci, soprattutto nella stagione invernale quando piove.

Il viceré respinge la supplica invitando i sindaci a proporre altri rimedi.

15 che gli obrieri non esigano il compenso di 4 reali da chi vuole piantare pali per innalzare bancarelle o recintare orti e giardini e neanche da chi, durante il Natale, tenga bancarelle nelle piazze per vendere torrone e dolci, ma che ognuno possa far ciò liberamente nei soliti luoghi.

Il viceré approva non essendovi alcun privilegio della città in contrario.

16 che si osservino i pregoni del viceré, marchese di Castel Rodrigo, riguardanti l'ordinamento dato ai lavoratori giornalieri come carrettieri e fac-chini, con particolare riguardo alla loro paga che, da alcuni anni a questa parte, è stata indebitamente diminuita.

Il viceré dichiara che, in osservanza dei pregoni e delle esigenze del presen-te, prenderà gli opportuni provvedimenti.

17 che i sindaci delle Appendici, in considerazione del fatto che è loro compito provvedere alla difesa e all'approvvigionamento della città, control-lando che non manchi il grano, distribuendo carbone, legna ed altri generi, ed espletando altri incarichi senza ricevere alcun compenso, anzi con una spesa di 40-50 scudi a carico di ognuno di essi, vengano preferiti ad altri nelle "insacolazioni" e negli altri uffici della città.

Il viceré dichiara che, trattandosi di una supplica che contiene principi di giustizia, la città deve tenerne conto.

770

Excelentissimo sefior virrey, capitan generai y presidente en este real y generai c. 443 Parlamento. Los sindicos de los appendicios de Estampache, La Marina y Villa Nueva obliga-dos del amor de un pueblo como sea el que mas pueda, y ate[nto] las voluntades de los que exercen authoridad publica, de que miren el bien comun que se con-suela a los afligidos, de que se remedien los pobres y se amparen los forasteros quando la diversidad de afliciones y parcialidad le tiene dividido en sus dezeos, por escusar.se la condicion que suelen tener los pueblos de ser siempre quejosos, y pocas vezes obligados del govierno como si el peligro que tienen los supplicantes que manejan officio público, que es quien haze el amor dudoso, no lo assigurara vuestra excelencia ordenando todas sus acciones al bien comun, procurando curar los accidentes de que suele enfermar una republica gravada con peso de tributo, con lo poco que han podido alcanzar como ciegos por la voluntad que los arrastra en representar lo que combiene al pueblo, afianzados en la grandesa y santo zelo de vuestra excelencia que los mirara con ojo de piedad y attendera con oydos de misericordia, sirviendo.se decretar por auto de Cortes las supplicas siguientes.

Que de los fructos que se perciben en esta isla y se trahen a vender a esta ciudad de Caller no se pague gabella ni derecho alguno.

1 Supplican que sobre los fructos que se perciben en esta isla, que los naturales de las villas y lugares de ella trahen a esta ciudad de Caller como son miei, cera, telas, queso fino y de vacca, mantas, azafran, azeyte y otro genero de ropas que en esta dicha isla se trabajan, no se haya de pagar gabella ni derecho alguno por quanto ser-ven por el abasto de esta ciudad / pues seria mas animar a los naturales del reyno c. 443 v.

que trabajen y se empleen en semejantes cosas, y con esto seria mas facil el ingres-so de los bivares a esta ciudad y quedara en.todo abastezida, siendo assi combe-niente al bien publico; otramente siempre havra penuria, como hoy la esperiencia nos lo enseria, que a.tal de no pagar derecho procuran exmersar.las como pueden por otros puertos maritimos de dicha isla, y sucede que en otros lugares y espe-cialmente en la ribera de Genova el queso fino, azafran, miei y demas que condu-zen a dicha ribera los marineros se vende a menor precio de lo que en esta ciudad, y esto nate de los derechos que se pagan, amas que estos derechos no se aplican a ningun erario mas que los perciben los aduaneros por gajes, pues para que han de cobrar estos derechos en notable dispendio del bien comun, teniendo corno tie-nen sus salarios por su assistencia, y quando fuesse assi que se aplicaran a algun erario y no.lo embolzaran estos particulares seria contravenir a la buena disposi-cion de derecho que de las cosas, prout sunt victualia que sirven pro usu civium et sic pro bene publico no se deve pagar gabela ni derecho alguno, segun lo claman los doctores en la ley Munerum. Item de Muneribus et Honoribus, si ya no fuere por alguna urgente necessidad y afliccion de un pueblo, como al presente no la

771

hay quanto y mas sera en este caso que los cobran quatro particulares deviendo.se preferir la utilidad publica a la privada; otramente seria muy dissonante. Que lo supliquen a.su magestad, y su excelencia, oida la ciudad, podra hazer el informe conveniente quando importe. Liliu secretarius.

Que no se ponga gabella en el carbon, lefia y demas, y no se estanquen las carni-cerias.

2 Otro si supplican que attento han tenido noticia que se pretende imponer gabe-la sobre la lena, carbon, carnes, trigo y estancar las carnicerias, no se hayan de

c. 444 poner tales gabelas ni derechos por muchas razones. La primera por / ser las car-nes, trigo, lena y carbon las cosas mas importantes por el buen govierno de esta ciudad y ser el unico socorro con que el pueblo queda sublevado, pues por el poco trabajo que hay en esta ciudad hay mucha falta de mas mantenimientos como no la hay en otras ciudades por el comercio. Lo segundo es porque todos los dias sucederian alborotos, rifias y muertes por razon que cada uno querria tomar carne a.su gusto mientras que paga su dinero, y muchas vezes el carnicero que la venderia por complazer a uno la darla a su gusto y a otro no; y assi nacerian todos los dias pendencias, pues hoy como hoy no obstante que las carnicerias scan abiertas y scan muchos los que venden, casi todos los dias suceden ritias. La terce-ra razon es a.que fin se pondria esta gabela, si ya no fuera la razon por hallar.se alcanzada esta ciudad que no puediera pagar los acrehedores, pues por tal effetto haya esta muchos aiios impuesto el derecho tan excessivo que a mas de pagar.se las pensiones sobra partida considerable para desquitar.se de las propriedades, como abajo se ponderara, y cessando la causa no se han de poner nuevas gabelas con la sola codicia del lucro sed rationabili causa, y qui.en.es semejante cosa inten-taren incurren ipso facto en el anatema cominado in bulla Coena Domini. Como lo suplican. Liliu secretarius.

Que se rebajen los derechos de las aduanas de esta ciudad, y se redusga a lo anti-guo.

3 Otro si supplican que se rebajen los derechos de las aduanas de esta ciudad y se redusga a lo antiguo, pues siendo como es tan exorbitante el pagar.se veinte por ciento por las roppas gruesas como son paiios, roppas de lana y telas, y el quinze por ciento por las roppas su[ti]les como son las sedarias, es ocasíon que se come-

c. 444 v. tan muchos / contrabandos, y pudiendo los acrehedores cobrar por entero pen-siones no las cobran por los contrabandos que haun los que conduzen las roppas de ultramarina assegurados por las dadivas ofrescen a las espias, pues los que se

772

emplean en este officio. tanto hagora como antiguamente, eran tan pobres y necessitados que perescian de ambre; y aora se esperimenta que viven con combe-niencia, siendo assi que no pueden vivir con un salario tanto como el que tienen, argumento evidente que por fuerza ha de haver concierto con ellas en los contra-bandos, de que se sigue que si no fuera tan exorbitante el derecho ninguno se expusiera al riesgo de cometer.los, y sin duda todas las merges manifestarla y no huviera fraude de derechos, attendiendo que se trahen mas roppas de ultramarina de las que aora se trahen, pues aun la mayor parte de los mercaderes de esta plaga se abstienen de hazer.las conduzir a esta ciudad, porque no les buelve a quenta con tanto derecho y nolíto y otro derecho nuevamente impuesto a favor del almo-tasen pues lleva de cada genero de merce que se introduzen doze reales, de cali-dad que vienen a perder los mercaderes y el pueblo falco de ellas. Y assi viene a perder.se el negocio en esta plaga, lo que se puede remediar con la rebaja de los derechos reduziendo.se a lo antiguo, y sera en benefissio no solamente del pueblo mas aun de los mismos acrehedores, pues el pobre podra comprar las roppas a buen precio y los acrehedores cobrar mas facilmente sus creditos, pues si se pudiera hazer por menor el computo de lo que importan los contrabandos es facil que excediera lo que estos importan a los derechos que perciben de las roppas, que manífiestan a mas que este derecho de quinze y veinte por ciento no es permí-tido y imo reprovado por las leyes civiles y canonicas como lo aclaman los docto-res, y no mas que el diez por ciento ordinariamente es permitido. Que lo supliquen a.su magestad, y su excelencia oida la ciudad podra hazer el informe conveniente quando importe. Liliu secretarius./

Que el derecho del vino se redusga a nueve callareses y el del vivete a 4 callare- c. 445 ses, y el del aguardiente y azeyte como antiguamente se pagava.

4 Otro si supplican que el derecho del vino que se paga a razon de tres sueldos por cada quartel se haya de rebajar a nueve callareses y de lo del vivete a quatro callareses, y los del agua ardiente y azeite se hayan asi.bien de rebajar conforme a lo que antiguamente se pagava, por ser contra toda disposicion de derecho por las razones seguientes. Primeramente se ha de supponer que en el ano 1627 se puzo el derecho del azeyte eo sisa, y el de la bolla en el ano 1632 a effecto de pagar.se el real donativo que importava díez mil escudos. En el ano 1632 se aplicó este derecho por socorro de las necessidades del morbo, cargan io sobre aquel 25 mil escudos; y no bastando esta partida por haver infestado el contagio a esta ciudad, fue preciso que tomase 40 mil escudos, que como antes so Dre cada quartel havia un sueldo de gabela se aumentaron tres callareses en el ano 1656. Consentio en esso tanto el illustre Cabildo calaritano como y tambíe n el illustrissimo Estamento militar y el Real

773

Consejo, con condicion y pauto expresso que las sobras que importavan quatro mil libras cada mio con la nueva imposicion de tres callareses pagassen las 6 mil libras que cobravan los acrehedores, pagando.se a razon de un sueldo por quartel que estas sobras que importan 4 mil libras fuessen en estincion de las proprieda-des de los dichos 40 mil escudos, y extintas aquellas cessase el derecho. Despues en el ano 1676 se aumentaron ocho callareses sobre cada quartel de vino, que con estos ocho y otro callareses se puzo por la fabríca de la santa primacial iglesia calaritana viene a importar el derecho de tres sueldos por cada quartel. Aumento.se asi bien un sueldo sobra cada libra de aguardiente, con motivo de pagar las penciones atrassadas de los refferidos censos, y que sinco callareses sir-

c. 445 v. viessen por la paga / del real donativo sin otras gabelas que se pusieron sobre los quesos y otras cosas segun es notorio. Esto assentado es claro que deviendo.se convertir las sobras del derecho que han el presente, importa mas de 100 mil y tantos escudos en estincion de las proprie-dades que se cargaron por el morbo no se conviertieron, contraveniendo a la con-dicion con que se puzieron las dichas gabelas, assi que haviendo los acrehedores cobrado essas sobras hasta el presente a razon de 4 mil libras cada ano que impor-ta la refferida partida de 100 mil y tantos escudos, deven restituhir.las a que se quiten las dichas propriedades o que se vaya en estincion de aquellos. Y mientras que fue assi el pauto entre los Estamentos de haver.se puesto tal gabela, con el con.que de pagar.se las propriedades de las sobras, para que fue el crescer aquel-los nueve callereses con el uno de la fabrica de la asseo, pues attento essas sobras devian emplear.se en estincion de los censos del morbo, y no quedar pagando el pueblo tantos afios essa gabela tan excessiva i usuraria contra lo pactado y jurado, y contra las ordenes de su magestad, que Dios guarde. No puede ser esse aumento de gabela por el desempetio de las pensiones atrassa-das que se suppone dever.se de los censos del morbo, porque tomo se ha dicho seis mil libras importavan las pensiones de essos censos cada ano, y con la nueva imposicion de tres callareses se cobrava del derecho del vino diez mil libras con

c. 446 que pagadas las seis mil cada ano / sobrava quatro mil, luego es falsa la causa de haver impuesto essa nueva gabela de los ocho callareses principalmente que servian por el desemperio de las pensiones atrassadas, mientras que sobravan las quatro mil a mas que caso fuesse assi lo que se niega, la causa no era urgente para que se pudiesse llegar a tanto excesso; porque si era por pagar pensiones atrassadas, o estas tenian hipoteca o no. Si la tenian no havia razon para aumentar las gabelas, y si no la tenian tanpoco porque destruhida o en.todo o en parte la hipoteca se destruie assi bien el censo o en todo o en parte, otramente seria contra la bulla de Pio V, pues por esso dispensa que se pueda cargar el ocho por ciento por el caso de destruirse las hipotecas. No puede ser el pretexto por pagar el real donativo, porque este antes era dies mil escudos y despues se rebajo a siete mil escudos; y este tendria su hipoteca antes de

774

esta nueva imposicion de gabela, y si el real donativo se rebajo para que fue el aumento de gabelas antes bien se devia rebajar. A mas que no se ha de permitir que para pagar el real donativo se pongan gabelas que excedan la disposicion del derecho, de calidad que sean usuraiias en clacio del pobre. Que sea usuraria esta gabela es davo, porque el precio natural del vino que corre por esta ciudad, villas y lugares del reyno es medio real o tres sueldos ad summum por cada quartel de vino, de calidaci que computado viene a importar ciento por / ciento, y en respecto de la aguardiente costara una libra, un sueldo o ad summum c. 446 v.

nueve callareses, se paga de gabela dos sueldos por libra, luego viene a importar la gabela mas de ciento y treínta por ciento, lo mismo en el azeyte que se paga onze sueldos por quartana, de calidad que la gabela importa mas de sesenta por ciento. Este genero de gabelas està prohibido por leyes civiles y canonicas, vease la ley fiscal Codex de Vectigalibus, en qu e no se permite pagar mas de la tercera parte del valor de la cosa sobre que esta impuesta la gabela, otramente la solucíon de la tal gabela se llama barbarica, y Bonifacio papa VIII in capitulo finale de censis dize estas palabras: «Pedagiorum exactiones ultra modum tam iure canonico quam civili merito sunt damnandae». Y los emperadores en el titulo Codex Nova Vectigalia establecieron que no se podian poner semejantes gabelas, a.mas que como arriba tiene dicho esta nueva imposicion de gabelas no fue por bien publico sino por la utilidad de quatro partic ulares; y assi no pueden subsistir ni havia tan-poco causa justa para dicho effectc., pues de las sobras que importa una partida muy considerable de cien y tantos tnil escudos que han cobrado quedan pagados de pensiones y aun de propriedad. Y en este caso aun no haviendo causa justa y razonable no conviene a ningun rey ni a otra que tenga authoridad de aquel poner nuevas gabelas, antes bien si las huviere en su reyno por consuelo de sus vassallos deve diminuir.las y rebajar.las que aumentar.las. Por ese Plinio ad Trayanum in Panegirico dize estas palabras: «Quire concelebrati summis laudibus principes illi fuerunt quí vetigalia vetigalial / pot ais diminuere quam augere tentarunt», siendo c. 447 que un rey con el paternal affecto ceve tener el particular cuydado «ut non exac-tores sed rectores Deii nominentur», a vistas de que supplican que sedé la devida providencia o que se rebajen sin passar por tela judiciaria, o que se declare con toda brevedad pues los supplicante:; estan promptos en nombre de todos los tres appendicios bístraer qualquier gasi o harà menester, prefigiendo.sse un termino preciso y peremptorio al relador d.2 la causa attento se trata del bien publico y necessario. Su excelencia decreta este capitulo en la mesma forma que el antecedente. Liliu secretarius.

Così nel testo.

775

Que los moradores y naturales de los appendicios de Estampache, La Marina y Villa Nueva no sean molestados a hir de ronda, y que no sean assi bien molesta-dos a dar cavallos por ningun pretexto.

5 Otro si supplican que por quanto hay capitulo expresso de Corte que los natura-les y moradores d.esta ciudad y sus appendicios son libres y sin ninguna obligas-sion de haser rondas, cuio capitulo fue ottorgado en las Cortes que se selebraron presidente en ellas el illustrissimo obispo de Alguer con el beneplacito de su magestad, y esso no obstante ya muchos arios a esta parte los moradores y natura-les de los appendicios de Estampache, La Marina y Villa Nueva son molestados de ministros superiores obligando.los a hazer rondas en grave dano de aquellos, pues si no obedesen los castigan mayormente, siendo los mas pobres maestrales y arte-sanos que despues de haver trabajado todo el dia retirando.se a la noche para descarwar en sus casas hallan que estan mandados para hyr de ronda, de manera que no buelven asta las quatro o las cinto de la maiiana no pueden al dia siguiente trabajar perdiendo el sustento sus hijos y familia por no haver ganado cosa alguna, ni tener que gastar. Supplican por ende mande vuestra excelencia que de aqui en adelante no puedan ser mandados por dicha ronda, y que la hayan de hazer sove-

c. 447 v. guer, aguasiles y cabos de guaytas como antiguamente las hazian. Y que assi bien / no sehan molestados a dar cavallos por ningun genero de pretexto, en virtut del privilegio concedido a esta ciudad por el serior rey don Jayme de gloriosa memo-ria. Su excelencia attendera a esta suplica. Liliu secretarius.

Que a los naturales y moradores de esta ciudad se reparta la sal por el mes de agosto y setembre, por ser de utilidad a los arrendadores.

6 Otro si supplican que en atencion a lo que ha concedido su magestad, Dios le guarde, que a los naturales y moradores d.esta ciudad se les reparta la sal, y sucede que se reparta por el mes de mayo, siendo corno a esse tiempo la sal muy mala, pues lo mas es tierra y con esso viene a malograr.sse lo que su magestad ha conce-dido, pues su voluntad es que se reparta la buena por el abasto y esta no se le puede lograr si no es por el mes de agosto y septiembre, que a esse tiempo se reparte; y mas por no ser davo imo de utilidad a los arrendadores, los quales muchas vezes han clamado que se reparta por el mes de agosto y septiembre por evitar el repartir.sse dos veses. Observen.se las ordenaciones que hay sobre la reparticion de la sal. Liliu secretarius.

776

Que no sean convenidos los sindicos de los appendicios en su mio de sindicato ante el tribunal del Real Veguerio y sus ministros.

7 Otro si supplican que por quanto no hay memoria de hombres en contrario de ser convenidos los sindicos durante su ano de sindicato en el tribunal del Real Viguerio, ni tener el Real Viguerio ni sus ministros jurisdicion para con ellos tanto en lo civil como en lo criminal, que sehan exemptos con espessial privilegio de dicha jurisdission en lo civil y criminal si en el aiio del sindicato como y despues de / concluhido, y en adelante. c. 448

Observe.se lo acostumbrado. Liliu secretarius.

Que sean llamados los sindicos quando hay Junta de ciudadanos en el lugar aco-stumbrado.

8 Otro si supplican que siempre y quando haya Junta de ciudadanos en el lugar acostumbrado para tratar.sse de cosas pertenessientes al pueblo, sean llamados los sindicos de los appendicios como antiguamente se obsservava por constitucion de Almaniach, y en tiempo assi bien de Cortes para que como provehedores del bien comun puedan vottar y representat lo mas provechoso para el pueblo. Pues allan-do.sse aquell por alguna afliction llegan las quejas a los sindicos como, como a qui.en.es mas a la mano tienen, y es tando enterados de lo que passa podran aquel-los con mayor certidumbre informar las urgencias, para que.se de remedio oppor-tuno a aquellas y que gozan los sindicos de todos aquellos honores preheminten-tes y prerrogativas que gozan las ciudadanos. Que se guarde lo acostumbrado. Liliu secretarius.

Que al tiempo que se venden fructas en las plassas publicas, tengan los sindicos el cuidado de scialar a los vendedores los parajes sin gaie alguno.

9 Otro si supplican que al tiempo que se vendan frutas en las plassas publicas como son melones, uvas y demas tengan los sindicos de los appendicios el cuida-do particular y el estien, sin que d.esto lluungaje alguno de sefialar los lugares a cada uno de los vendedores de forma que no causen embarago como los atios pas-sados se ha experimentado que las plassas quedan tan embarassadas con la fruta que venden y barracas que se hazen que impiden el passo de la gente, y sucede muchas vezes alborotos sin que el obrero tenga que ver en nada sobre esto. Guardese lo acostumbrado. Liliu secretarius./

777

c. 448 v. Que no haya ragatones y revendedores, ni que ninguno vaya por las villas y luga-res del reyno para comprar cosa alguna para revender en esta ciudad.

10 Otro si supplican que se obsserve lo que dispone la real pragmatica en que no haya regatones ni revendedores, ni que ninguno vaya por las villas y lugares d.este reyno a comprar cosa alguna para revender.11a en esta ciudad, por ser estos muy pemiciosos al bien comun y son causa que los de las villas y lugares no vengan a esta ciudad para vender.la. Pues d.esto nase que pudiendo el pueblo comprar a menos pressio lo tiene mas alterado, y el que venderia allaria mas conveniencia de lo que lo vende en su lugar, por la inteligencia que tienen de tener mucha ganancia de. precio a precio, y muchos se vienen apostadamente a esta ciudad para exercer.sse en este empleo, dejando las villas despobladas y perdiendo.sse la labranza en notable davo de los demas moradores y del bien comun. Y quando paressiere no ser conveniente por quanto con ellos queda abastessida la ciudad, se les ponga tassa competente en los pressios de las cosas que venden conforme la calidad de ellas y el tiempo en que se venderan. Observense la leyes del reyno. Liliu secretarius.

Que dentro de esta ciudad y sus appendicios no haya de haver adobarias.

11 Otro si supplican que dentro d.esta ciudad y sus appendicios no haya de haver adoberias, exceptuado el lugar que tiene destinado en la Marina y en la calle volgar-mente llamada de Las Conchas por ser immediata a la mar, que assi fue servido ordi-nar el excelentissimo marques de Castel Rodrigo, virrey fue y capitan generai d.este

c. 449 reyno, / que estuviessen alli los sorreros hasta que se diesse providencia para hazer.sse fuera de la ciudad, en virtud de que todos los que estan dentro de la Marina exeptuando la dícha calle no puedan mas vivir ni trabajar en ellas por ser muy perniciosas a la salud, por la mucha suziedad y hedor que dessi despiden y dai-un a los vezinos; pues en qualquier otra ciudad y haun en las demas siudades y villas d.este reyno las adoberias estan fuera del poblado, mayormente experimen-tando.sse como se experimenta en esta ciudad los rigores del sol por el verano y ser lugar intemperioso, de calidad que la sussiedad de aquellas fomentan mas y mas el intemperio. Sin perjuisio de los que estuvieren en quieta y pacifica possession para lo de ade-lante, se haga como lo suplican. Liliu secretarius.

Que qualquier capitulo que tengan las maestranzas de esta ciudad, en que se expresse que empesando un maestro la obra no la pueda seguir otro sin incurrir en la pena, que se tilde por ser contra la real pragmatica.

778

12 Otro si supplican que por quante se experimenta en esta ciudad que los arba-niles y carpinteros por capitulos y constituciones haya echo la dicha maestransa, parece que aten la libertat a los duellos que quieren edificar o hazer qualquier otra obra en sus casas no pueden Hamar a otro, comenzando un arbanill o carpintero a trabajar. Y si acaso a otri' llamaran y viniera para trabajar, se le acusa la pena de que resulta que confiado el artezano, que el solo y no otro mas pueda echar mano en la obra comenzada, no se deja ver mas por sus gustos ni asiste a trabajar, y muchas vezes se va a hazer otras a:•.iendas quedando la obra imperfecta a que e1 duefio se ve precisado no passar adelante la obra sino andar en tribunales para obligarllos a que trabajen, y los mas para evitar estas impertinencias se dejan de fabricar. Y qualquier capitulo que sobre esco tengan las otras respective mae-strarwas se deven tildar, pues per ir directum contraviene a lo que dispone la real pragmatica en el capitulo quarto, titulo 36, en que se manda que por el adorno de la ciudad se fabriquen las casas baja; y caydas. Pagado que este el artífice de lo que huviere / trabajado, tenga cada uno libertad c. 449 v. de tomar otro sin incurso de pena alguna. Liliu secretarius.

Que qui.en quieta que necessitare en tiempo de vindemias o en otto de achonar cubas pueda valer.se de qualquier bottero, en caso que el bottero que empesare la obra no la prosiga.

13 Otro si supplican que qualquier natural o habitador d.esta ciudad, villa o lugar del reyno necessitasse en tiempo de vendimias o qualquier otro tiempo de aconcho de cubas por encerrar vino o mosto, pueda valer.sse y llamar a qualquier botero que quisiere, en caso que e1 botero que comenzó Io obra no la proseguiesse. Y este llama-do no incurra en pena alguna y sea de ningun valor el capitulo que trate sobre esso, por quanto todos los atios y princip almente en tiempo de vendimias esperimentan los vignateros grande diario, pues :omensando un botero a aconchar una cuba no.mas que si pusiera un ciercol no puede otro echar mano. Y este, confiado que otro por no incurrir en la pena no vendri, se ausenta y va por otras vignas a trabajar y por algunos dias no se vera. Y sucede que teniendo el duegno pisadas las uvas y el mosto en la tinajas viene a evaporar se por no tener cubas de encerrar.le, y malogra sus frutos y trabajo. Y peor sucede en las villas, pues todos los boteros se conciertan de repartir.sse por aquellas segun que se reparten uno por cada villa, de calidad que es menester que esta villa no se valga de otro mas de aquel, y hay vassallo que tiene muchas vignas y la villa muy poblada y es impossible que solo uno pueda asistir a todos los vassalos. Y muchas vezes s acede que esse botero tiene enemistat con algun de aquellos y por venganza se hase pagar mas de lo acostumbrado, y le trabajaa con

Così nel testo, invece di otro.

779

malisia de calidad que la faena sera mal echa y el pobre vassallo tendra davo, affian-sado assi bien que no se puede hamar a otro le harà quedar mas dias sin encerrar el mosto, lo que redunda en grande datio y perjuhissio de los pobres. Su excelencia decreta en este capitulo lo mesmo que en el capitulo antecedente. Liliu secretarius. /

c. 450 Que a cada uno de los appendicios de esta ciudad se conceda una saca de mil estareles de trigo, gozando de su beneficio a officio de empedrar las calles.

14 Otro si supplican que se conceda a cada uno de los sindicatos de Estampache, La Marina y Villa Nueva que puedan encerrar mill estareles de trigo del escruti-nio, como lo acostumbra hazer esta ciudad; y por su benefissio tengan las sacas a officio de empedrar las calles de los dichos appendicios, que por falta de esso que-dan tan suzias que en tiempo de lodos no pueden passar los carros que vienen de affuera para conduzir los vivares a esta ciudad, ni haun puede passar la gente, mayormente en el appendicio de La Marina, que siendo como es lugar de trafago y negossio, pues los mas de mercaderes vive en el por ser vesino al puerto, siempre que llueve y en tiempo de ibierno por los lodos que hay en la plassa del muelle con mucha dificultat passan las ropas que descargan en el puerto a las aduanas, y mas para conduzir.11as a las casas de los mercaderes. Y conviene assi a la pulisia y limpieza de una ciudad que las calles esten empedradas, pues esta ciudad no puede dar sobre esto la devida providencia, no obstante que es incumbencia suya, por hallar.sse alcanzada, atendiendo.sse que de haver tanto lodo y suziedad en las calles de los appendicios sobre ser inquieto el passo, los vezinos gastan mala salud esperimentando mayormente el dirne del ayre tan malo. Corriendo a quenta de los sindicos el mirar sobre esse particular y de lo prossehidor de las dichas sacas, tenga cadauno de dichos sindicatos una arca y una llave cada sindico. No ha lugar, y propongan otros medios. Lilius secretarius.

Que los obreros de esta ciudad no exigan gajes para piantar palos en los bancos de las tiendas por evadir el rigor del sol, de que se hasen pagar quatro reales.

15 Ittem por quanto de algunos afios a esta parte los obreros d.esta illustre y magnifica ciudad exigen gajes indevidos, pues todos los afios para plantar algun palo para poner tienda por evadir el rigor del sol, y por sacar alguna tabla en los bancos de las tiendas se hazen pagar quatro reales cada uno, con motivo que

c. 450 v. embarassan las calles y plassas no / haviendo tal embarasso despues pagados los quatro reales; y lo proprio se haze en las campagnas para serrar las huertas y jardi-nes. Por tanto suplican que de aqui adelante el obrero actual y los que en adelante sortearen no puedan tomar dichos quatro reales ni para plantar dichos palos ni

780

para sacar dicha tabla, ni para plantar las tiendas en las plassas publicas por Navedat para vender torrones y dules, ni para hazer dichos possos en la cam-paria, sino que sea libre a cada uno el poner dichas tiendas y palos sin pagar gaje alguno al dicho obrero en los fugare; acostumbrados. Observe.se como lo suplican, no haviendo privilegio de la ciudad en contrario. Liliu secretarius.

Que se observe lo que estri mandado por reales pregones publicados en el govierno del senor marques de Castell Rodrigo, en que se dio asiento a los jorna-leros de los officios mecanicos conto son carradores y demas.

16 Ittem, por.quanto con los reales pregones mandados publicar por el excelentis-simo senor marques Castel Rodrigo se dio assiento a los jornaleros officiales meca-nicos, carradores, bastajes y demas, segnalando.sse en ellos el jornal peage y suel-do se les deve pagar, lo que ha adulterado de algunos anos a esta parte, pidiendo mucho mas de lo que se expressa en dichos reales pregones. Por tanto suplican que se obsserve lo contenido en ellos, mandando.los publicar para que venga en notissia de todos segun su tenor, :7 manda los guardar bajo las penas en ellos impuestas. Con vista de los pregones y respectc al tiempo presente, su excelencia darà la pro-videncia conveniente. Liliu secretarius.

Que los que han servido el empleo de sindicos de los appendicios sean preferi-dos a los otros en la ensaculacion de los officios de la ciudad.

17 Ittem, suplican que attendiendo al trabajo de los sindicos, cuydando por defen- sa y abasto, asistiendo a las plassas para que / no falte el trigo en lo mas rigido del c. 451 ano, repartir el carbon, lenna y demas vivares saliendo para rondas y otros empleos en que su excelencia y la illustre ciudad los manda asistir sin tener gaje alguno, antes bien gasto de corenta o sinquenta escudos cada uno sin lo que pier- den en no poder asistir todo el ano a su empleo ni atender a su casa, se han prefe- ridos los que han servido de sindicDs a qualquier otro que no la haya servido en las ensaculassiones y demas officios d.esta illustre ciudad cada uno en la bolza que meressiere, obsservando.sse en esto con rigor las ordenassiones d.esta illustre ciu- dad que lo aclama. Por contener justicia esta suplica, la cíudad deve de tener attencion a ella. Liliu secretarius. El dottor Joseph Fignon secretario. Salvador Meloni. Antiogo Tavera.

781

Miguel Usai. Antonio Juan Cardella. Juan Baptista Caredda. Jasinto Seu secretario.

Excellentissimus, dominus don Iosephus de Solis, Valderrabano, Davila, Pacheco, Giron et Enrriques, comes de Montellano, antelatus de Iucatan et cetera, de Consilio Sacrae Catholicae Regiae Maiestatis, eius prorrex, locumtenens et capita-neus generalis praesentis Sardiníae regni et praeses in praesenti regio et generali Parlamento, decemet et decretat suprascripta capitula et unumquodque eorum, prout in fine cuiuslibet ipsorum continetur et expressum est; mandans mihi secre-tario infrascripto de his omnibus praesens actum curiae fieri, de quibus et cetera. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in dicto regio et generali Parlamento die vigesima sexta praesentis mensis aprilis currentis anni 1698, Calari. Didacus Liliu secretarius. /

782

2. I CAPITOLI DELLA CITTÀ DI SASSARI

233 1698 giugno 30, Cagliari Felice de LiPeri Zonza, giurato in capo e sindaco della città di Sassari, fa

presente la fedeltà che la città ha sempre dimostrato nei confronti del sovrano venendo incontro alle varie necessità regie, ricevendo ìn cambio privilegi, franchigie e benefici che spera possano essere confermati ed aumentati in queste Corti; chiede pertanto, per risollevare le sorti della città che si trova in un grave stato di miseria a causa della morte di circa 12.000 persone nel 1648, di 30.000 nel 1652 e dí 6.000 nel 1681, per epidemie e carestie, che vengano approvate le seguenti suppliche:

1 che si riedifichino le muraglie della città distrutte e che si riparino le altre in procinto di cadere, in quanto chiunque può entrare attraverso esse liberamente per compiere crimini ed effettuare contrabbandi, con grave pre-giudizio dei diritti e delle rendite cittadine; e poiché, da oltre sessanta anni, dei 10.000 scudi del donativo previsti per la ristrutturazione delle mura e dei ponti non se ne sono spesi che 500, chiede che possa trattenere dalla quota del donativo attuale la somma necessaria alla ristrutturazione.

Il viceré respinge la supplica in quanto attiene al donativo.

2 che sí proibisca di tenere botteghe pubbliche nelle ville del Capo di Sassari e Logudoro, in quanto la loro apertura ha causato una sensibile dimi-nuzione dei diritti regi,. i patroni delle barche che giungono in quelle località, infatti, informano i proprietari delle botteghe circa la rada o cala dove appro-deranno per sbarcare la maggior parte delle merci più costose, scaricando, invece, nel porto quelle meno vantaggiose per i diritti reali e municipali; risul-tano così più approvvigionati gli abitanti delle ville rispetto a quelli della città, i quali devono recarsi nelle ville per acquistare ciò di cui necessitano. Chiede infine che, in occasione delle feste campestri, sia proibito ai naturali, agli stra-nieri e ai patroni di tenere negozi ambulanti onde evitare danni all'erario.

Il viceré dispone che si osservino le carte reali e le leggi del Regno.

3 che si impiantino magazzini in Porto Torres, nei quali custodire il grano, l'orzo, i legumi, il formaggio, la lana, i cuoi ed altri generi che proven-gono per la maggior parte dalla Baronia della Nurra in quanto, non esistendo magazzini vicino al mare, gli abitanti di quel territorio sono costretti a porta re i prodotti a Sassari pagando 20 soldi per ogni rasiere di grano e 12,5 per

783

ogni quintale di formaggio; i costi raddoppiano nel caso in cui le merci ven-gono portate per l'imbarco a Porto Torres e il disagio si aggrava quando non si trovano a disposizione carri e cavalli per il trasporto, tutto ciò fa sì che i mercanti disertino questi mercati e vi giungano solo in caso di estrema neces-sità, con grave danno dell'agricoltura, del commercio e dei diritti doganali.

Il viceré dispone che la città abbia un magazzino pubblico in cui conserva-re le merci destinate all'imbarco, come ad Oristano, e che per la sua realizza-zione si ricorra al Tribunale del Real Patrimonio.

4 che in merito all'interpretazione dei privilegi concessi alla città si con- sulti il sovrano perché dia il parere più conveniente al servizio regio e che si osservino quelli in uso, in conformità a quanto disposto dai sovrani Alfonso d'Aragona nel 1441 e Filippo III nel 1604.

Il viceré dispone che si osservino i privilegi in uso e, in quanto all'interpre-tazione, si segua il diritto.

5 che i viceré risiedano nella città di Sassari nel primo o nel secondo anno del loro mandato, come fu già richiesto ed ottenuto nel 1532 quando, in seguito all'invasione francese e alla peste, la città versava in uno stato deplorevole, in quanto attualmente ci si trova in condizioni ancora peggiori essendo la gente del capo di Sassari la più "bellicosa" ed "armigera" del regno.

Il viceré dispone che si ricorra al sovrano.

6 che ogni qual volta la città deve riattare lo scalo di Porto Torres, la real cassa contribuisca con i 3/5 della spesa, come fu stabilito nelle ultime Corti celebrate dal duca di Monteleone, quando la città per quel fine pose 2000 scudi e la reale cassa 3000.

Il viceré dispone che si ricorra al sovrano.

7 che nessun barone emani pregoni per vietare ai vassalli di estrarre grano ed orzo dai magazzini e venderlo in città, danneggiando così sia i vas-salli che sono costretti a vendere i cereali ai loro signori ad un prezzo più basso, sia le città obbligate ad acquistare ad un prezzo più elevato.

Il viceré dichiara che i baroni non possono impedire ai vassalli di commer-ciare liberamente secondo le leggi e, quando vi è necessità di trattenere i pro-dotti nelle proprie terre, se ne faccia esplicita richiesta al viceré.

8 che si día risoluzione alla causa che pende da tempo davanti al Sacro Supremo Consiglio e che vede la città contro il fiscale del Real Patrimonio che nel 1680 ha obbligato i cittadini al pagamento dei diritti reali, da cui sono invece esenti, in virtù di privilegi loro concessi.

784

Il viceré dichiara che intercederà presso il sovrano per alleviare le sorti della città e dei fedeli vassalli.

9 che per arrivare ad immagazzinare 18.000 starelli di grano si ricorra ai prestiti dei privati i quali possano godere degli stessi benefici di sacca della città; da alcuni anni, infatti, non si riesce a superare la quota dei 10.000 sta-relli e si è costretti ad acquistare grano a prezzi molto alti e a rivenderlo alla cittadinanza ridotto di 1/ 4.

Il viceré dispone che si ricorra al sovrano.

10 che le ronde notturne siano a carico del governatore, dei ministri della Reale Governazione, del vicario e dei suoi assessori, i quali da un po' di tempo obbligano, invece, sotto pena di 1 scudo, i cittadini che lavorano tutto il giorno nei campi, mentre i ministri inferiori e gli alguazili se ne stanno nei loro letti; pertanto si chiede che le ronde siano formate da detti ufficiali, in compagnia degli inferiori e dei sostituti fiscali e dai soldati residenti in città.

Il viceré dichiara che, udita la Reale Governazione, darà le opportune provvidenze.

11 che del grano di scadente qualità si possa fare biscotto e godere altresì del beneficio della sacca.

Il viceré dispone che si daranno gli ordini necessari presentandosi il caso.

12 che, quando per l'ufficio della Reale Governazione di Sassari concorro-no segretari e notai con pari titoli, si preferiscano í naturali della città, o alme-no si osservino le precedenze in vigore presso la Luogotenenza Generale.

Il viceré dispone che si osservino i capitoli di Corte e i privilegi dei signori utili delle scrivanie.

13 che si estenda alle città la disposizione secondo la quale non si devono concedere salvaguardie contro i baroni senza autorizzazione degli stessi, per tutti quei diritti, rendite, privilegi, preminenze, giurisdizione ed altro che possiedono.

Il viceré approva.

14 che non si istruiscano processi per liti inferiori al valore di 100 lire, sino a quando le cause non vengano dichiarate tanto nella curia del vicario che presso la Governazione, trovandosi la città in stato di povertà tale da non poter sostenere un procedimento giudiziario.

Il viceré dispone che si osservino gli ordini dati dal sovrano in merito ai processi verbali che si tengono davanti al reggente.

785

15 che gli ufficiali regi non si intromettano nel rilascio delle licenze di imbarcazione per motivi sanitari, nella panatica, nell'ammasso del grano, nella provvista dei pesci, né sulla carne e macellerie, e che il procuratore fiscale controlli unicamente i bollettini; in quanto tutto il resto è compito della città.

Il viceré dispone che si osservi la consuetudine.

16 che non si decreti alcuna supplica che sia pregiudizievole nei confronti dei privilegi della città, dei capitoli di Corte, usi e costumi, statuti e posses-sioni; nel caso in cui fosse stata accolta già qualche supplica in questo senso, che venga considerata nulla.

Il viceré dichiara che si terrà presente la richiesta.

17 che si ponga rimedio al grave danno che arreca alla città e allo stesso sovrano il fatto che la nobiltà, un tempo più decorosa e degna di tal nome, vada scadendo progressivamente: molti, trasferitisi nelle ville, sfuggono alla giustizia ordinaria e si comportano con estrema libertà, andando contro i poveri vassalli che non hanno i mezzi per ricorrerere contro di essi nei tribu-nali regi di Cagliari e Sassari. Anche la nobiltà rimasta sino ad ora in città si va riducendo notevolmente, anche perché molti di essi vanno nelle ville dove i figli si sposano. La situazione è emersa in maniera evidente nel maggior numero di voti portati nello Stamento militare dai cavalieri delle ville, tra i quali molti sono gli accusati di furto, resistenza alla giustizia ed altro.

Il viceré dispone che, trattandosi di una supplica molto giusta per il decoro della nobiltà e per l'amministrazione della giustizia, intercederà presso il sovrano perché la tenga in particolare considerazione.

c. 458 Excelentissimo sefior virrey, lugartiniente y capitan generai y presidente de este real y generai Parlamento. Don Felís de Liperi Zonza, jurado en cabo y sindico de la magnifica ciudad de Sacer, dise a vuestra excelencia que por ser tantos y tan grandes los privilegios que le concedieron los serenissimos reyes de Aragon de imortal memoria, se manife-stan los grandes y continuados servisios que dicha ciudad en generai y en particu-lar hizo en todas las ocurrencias de su real servicio. De calidad que assi como dicha ciudad y sus ciudadanos soligitavan oca0ones de manifestar su innata fideli-dad sirviendo.los, assi tambien Sus Magestades las soligitavan para hazer vivas demostragiones del gran carino y amor que le tenian, condecorando dicha ciudad, sus naturales y habitadores con privilegios, franquezas, immunidades y prerrogati-vas inclinando y annuiendo sus generosos y reales animos a las suplicas que condu-zian para el mayor adelantamiento y conguelo de dicha ciudad y sus ciudadanos. Y siendo su magestad, Dios le guarde, legítimo dessendiente de tan soberanos proge-

786

nitores y legitimo heredero de su real corona, no es dudable lo seti tambien de la generosidad de sus animos con igual consonansia a tan alta y real magestad, en cuia verdadera supplicacion deve dicha ciudad esperar la continuagion de sus gra-cias y favores, en la consession de sus suplicas que humilmente haze en este real y generai Parlamento, mayormente quando en nombre de su magestad le celebra vuestra excelencia por su grandeza y nottoria christiandad se dignara decretar.las. Corno y segun las pide y suplica que tienden todas para mayor servigio de su magestad, acrecentamiento y consuelo de dicha ciudad que se halla en el lamenta-ble estado en que pudieron poner.la los continuados contratiempos que tuvo / como son la mortandad de doze mil almas que en el ano ocaciono un epidemia, la c. 458 v.

de treinta mil en el de sinquenta.dos, el contagio y la de otras seis mil en el ano 81 otra epidemia, de que se ha seguido perder.se con las personas las hasiendas y derechos de dicha ciudad. Aquella y estos esperan de la grandeza de vuestra exce-lencia y del real nombre, en que celebra este real Parlamento, el concuelo que afiansan en la concession de las siguientes suplicas.

Que se reedifiquen las murallas caidas y se reparen las que estan para caher, y para esto se detenga la ciudad una porcion de lo que deve pagar por el real dona-tivo.

Suplica se sirva vuestra excelencia decretar por auto de Corte se hayan de rehedi-ficar las murallas caidas de dicha ciudad, y reparar las que estan para caher por hallar.se como se hallan las caidas; calidad que se entra por ellas a pie llano, sir-viendo de insentivo para cometer.se omisidios, urtos y otros delictos con la seguri-dad que tienen de salir a pie o a cavallo por muchas partes de dichas murallas, y cometer.se innumerables contrabandos con notable perjuisio de los derechos rea-les y de dicha ciudad, que siendo como es de las mas principales del reyno, y que siempre ha concurrido y concurr[e] en todas las Cortes para hazer el real servicio a su magestad, ha n-las que de los dies mil escudos que se distribuien y reparten para reparar las murallas, puentes et alias no se han gastado quinientos en la dicha ciudad, y sera mui conforme a justicia y real voluntad de como proprio de la gran-deza de vuestra excelencia que se redifiquen las caidas y reparen las que estan para caher, deteniendo.se dicha ciudad que deve pagar por el real donativo una porcion que corresponda a que se logre este effecto en pocos atios. No ha lugar lo que suplica en quanto a lo del donativo. Liliu secretarius. /

Que se prohiban las tiendas y las portatiles a las fiestas campestres por todas las c. 459

villas de los Cabos de Sasser y Logudoro, y aun de los patrones de barcos.

2 Item, representa a vuestra excelencía una de las causas de que se ha originado la

787

gran rebaja de los derechos reales y de dicha ciudad, es la de haver tiendas publi-cas en las villas del cabo de ella y de Logudoro, por ragon de que los patrones que frequentan los puertos de los referidos cabos sealan a los duetios de las referidas tiendas el tiempo, mas y aun con poca deferengia el dia en que han de bolver a este reino y la encenada o cala, a que antes del puerto destinado han de llegar y aportar; y en ellas descargan y entregan lo mas costoso y mayor parte de los effec-tos que trahen, dejando para manifestar y denungiar en el puerto lo que es de poca utilidad y provecho a los derechos reales y de dicha ciudad, quedando con esto abastessidas las villas y sin pregision de que sus moradores vayan a las ciuda-des para comprar lo que han menester para vestir.se et alias, desalentando a los moradores de las referidas ciudades para hazer venir mayor numero de effectos, como lo harian con la seguridad que en las villas no huviesse tiendas, y que acu-dieren a las ciudades para comprar lo que huviessen menester que deve inclinar el animo de vuestra excelencia para prohibir aquellas perpetuamente. Como tam-bien las portatiles que assi naturales de este remo como forasteros, y aun los mismos patronos de los barcos llevan a las fiestas de las iglesias campestres, por

c. 459 v. seguir.se / y resultar de estas el mismo perjuigio que resulta de las tiendas publicas de las referidas villas, para cuyo reparo sera mui del servigio de su magestad y de vuestra excelencia que unas y otras se prohiban perpetuamente con penas riguro-sas, a mas de caher en comisso los effectos que se hallaren en ellas. Observen.se las cartas reales y leyes del reyno. Liliu secretarius.

Que qualquier de los ciudadanos y habitadores de la ciudad de Sasser pueda hazer almazenes en la baronia de la Nurra, para effetto de entregar los trigos y demas generos de aquellos.

3 Item, representa a vuestra excelencia que en la baronia de la Nurra consiste la mayor parte de la labranza y ganado de los moradores de dicha ciudad, y que entre dicha baronia y la ciudad queda Puerto Torres, y por no haver en el almace-nes en que poder encerrar el trigo, cevada y legumbres de la cosecha, quesos, lana, cueros et alias se hallan pregisados traher todo a dicha ciudad, saliendo.los el porte a veinte sueldos cada rasero de trigo, y doze sueldos y medio cada quintal de queso; pagando lo mismo quando de dicha ciudad se saca para llevar.lo a Puerto Torres para aver.lo de embarcar, y assi por ragon de este gasto duplicado, como y porque la condugion no puede hazer.se promptamente ya por falta de cavallos ya por la distansia de quatro leguas que ay de la ciudad al puerto, regularmente sus-

c. 460 sede que se passan mes y medio / sin poder lograr los patrones el cargo de los effectos que han concertado, y de esta dilagion ocasionada de la distancia de la ciudad al Puerto nave que los patrones no le frequentan, y solamente llegan a el quando en los demas puertos no hallan que targar, que no sussediera si se hallas-

788

sen los effectos a la lengua de la agua en los referidos almazenes, de que resultaria aumento grande en la labranza, adelantando.la los que se emplean en ella y emprendiendo.la otros muchos con incremento grande de los derechos reales y de dicha ciudad, y se reparara" el perjuisío grande que sienten casi todos los arios los labradores, pues no pudiendo estos promptamente engerrar el trigo por la distan-cia que se ha dicho, sussede que en la venida de las lluvias se les pierde o inunda en las mismas heras, o se les quema en ellas con la quema y fuego que ponen en los montes y lugares de dicha baronia, que deve mover el piadoso animo de vue-stra excelencia a.que por auto de Corte se decrete que qualquiera de los ciudada-nos y habitadores de dicha ciudad pueda hazer almasenes en dicho Puerto; y que de todo lo que entrasse y enserrasse en ellos se haga registro por los ministros patrimoniales, a tal que con esso se guste el escrupulo o duda de embarcagiones secretas, que no los havii ejecutando.se en la referida forma, antes bien las puede haver y havii no haviendo almasenes por ragon de que conosiendo los gastos duplicados del porte y que por ellos o no consiguen el embarcarlos, o si alguna vez lo congiguen es a vil pregio, susede que al tiempo tienen el trigo en las heras lo venden a los patrones y le embarcan en las enconadas o colas, que no sussediera esto haviendo almagenes en dícho Puerto por las rasones arriba dichas, que seran quizas las que / movieron la mente de su magestad para.que en el capitulo 34 de c. 460 v. las nuevas pragmaticas mandasse se hiziessen poblasiones en las partes despobla-das de este reino, principalmente en las maritimas, que deve assi bien mover la de vuestra excelencia para decretar la congession de esta suplica. Se les concede solamente que la ciudad pueda tener un almazen publico, donde puedan encerrar.se los generos al tiempo que se embarcan de la forma que lo tiene la ciudad de Oristan, para cuio effecto acudira" al Tribunal del Real Patrimonio. Liliu secretarius.

Que quando suceda haver duda sobre la inteligencia de algun privilegio, se con-sulte a.su magestad.

4 Item, por quanto muchas vezes se ha dudado sobre la intelligencia de algunos privilegios consedidos a la dicha ciudad, y dando.les la que se quizo se suspendió el uso de ellos, siendo que por otro privilegio del serior rey don Alonso de Aragón, de la fecha in felicibus castris apud nomen Tortorii en 30 de julio mil quatrosientos quarenta y uno, a mas de confirmar.le todos los privilegios, asta entonzes concedidos, prohibe la interpretagion de ellos. Quedando este con los demas congedidos asta el dia 25 de noviembre del ano mil seisientos y quatro, assi bien confirmados en amplissima forma por otro privilegio del serior rey don Phelipe, dado en Valladolid en los susodichos dia, mes y ano, copia de los quales se presenta en forma que prueva. En cuia conformidad suplica se sirva vuestra excelencia decretar por auto de Corte que siempre y quando susseda haver duda

789

sobre la intelligensia de alguno de los referidos privilegios, se haya de consultar sobre de ella su magestad, para que aya de dar.le / la que mas com-benga a su real servisio; y que mientras haya de estar aquel en su observansia y uso. Guarden.se los privilegios que estan en uso, y en quanto a.su interpretacion la disposicion del derecho. Liliu secretarius.

Que los excelentissimos senores virreyes hayan de residir en la ciudad de Sasser d primero o el segundo ano de su govierno.

5 Item, representa a vuestra excelencia que en el ano 1532 por parte de dicha ciu-dad se supplico a su magestad, que por hallar.se aquella con la destrusion que pudieron ocasionarle la invasion de los franseses y peste que huvo, era precisa para reparo y acresentamiento de ella la presen0a y residensia del senor virrey, en cuya conformidad fue servido con su carta real, de la fecha en Ratísbona de dos de abríl del susodicho anno, copia de la qual assi bien se presenta en la devida forma, mandar al senor virrey que a esse tiempo governava este reino que, siempre que buenamente lo pudiesse hazer y conosiesse que combenia al bien y acresenta-miento de dicha ciudad, residiesse en ella y la visitasse muchas veses. Y como, segun se ha dicho en el prohemio de estas suplicas, ha padesido dicha ciudad los contratiempos que en el se han expressados, que han sido mayores y han ocasio-nado mayor ruina de la que se experimentó en la referida invasion y peste, mili-

c. 461 v. tando al presente la misma y mayor rason, deve militar la / misma y mayor conces-sion. Principalmente quando la gente de los Cavos de dicha ciudad es la mas beli-cosa y armigera del Reino y se refrenara en gran parte su vivazidad con la presen-cía y sercania de los senores virreyes. Que por ende suplica se sirva vuestra exce-lencia decretar por auto de Corte que los senores virreyes hayan de residir en dicha ciudad e1 primero o segundo ano de sus goviernos. Que lo supliquen a su magestad a quien se representara. Liliu secretaríus.

Que siempre y quando tenga dinero prompto la ciudad para limpiar y aderezar al Puerto torres haya de concurrir la real azienda con los tres quintos.

6 Item representa a vuestra excelencia que su magestad fue servido hazer merged a dicha ciudad de que siempre y quando quiziesse aderizar y limpiar el Puerto tor-res contibuyendo dicha ciudad con dos quintos concurriera la real caja con tres. En cuya conformidada en las ultimas Cortes celebradas por el excelentissimo senor duque de Monteleon por tener dicha ciudad dos mil escudos aprestados para el referido efecto se decretò concuriesse la real caja con tres mil por los tres

790

quintos que aprovò su magestad, como parece por el capitulo 4 que entre otro de sus suplicas hizo en las referidas Cortes, copia del qual se presenta assi bien en la devida forma. Que por ende suplica se sirva vuestra excelencia decretar por auto de Corte que siempre quando dicha / ciudad tenga dinero prompto para aderezar c. 462 y limpiar dicho puerto haya de concurrir la real hazienda con los referidos tres quintos, por el beneficio tan grande que resulta a los derechos reales y de dicha ciudad, por cuios motivos se sirvió su magestad hazer.le la referida mersed y grasias. Que.lo suplique a.su magestad. Liliu secretarius.

Que los barones y regedores no puedan prohibir que sus vassallos vendan sus frutos libremente, siempre y quando y en la parte que quisieren.

7 Item, representa a vuestra excelencia que algunos afios son que los barones y regidores de las villas, aun antes de acabar de enserrar la cosecha de trigo y ceva-da, con pregon publico y penai prohiben que los vassallos no extrahigan estos generos de las referidas villas, de calidad que se ven presisados vender.los a los mismos barones y regidores a mucho menor previo de lo que se venderian en las ciudades. De que se sigue el defraudar a sus vasallos y imposibilitar que las ciuda-des puedan hazer el ensierro para el abasto publico, presisando.las a que no bal-lando trigo en los vasallos lo hayan de comprar de los referidos barones y regido-res al previo que estos quieren. Y porque semejente abuso, codicia y vejasion deve quetar.se, aplicando los medios possibles para elio, suplica se sirva vuestra exce-lencia decretar por auto de Corte que ninguno de dichos barones y regidores bajo de una pena bien vista / pueda usar de semejantes pregones, antes bien que per- c. 462 v. mitan y dejen que sus vassallos venden libremente sus fructos siempre y quando y en la parte que quizieren. Que los barones no puedan quitar a.sus vassallos la libertad y el comergar sus fructos segun las leyes del reyno, y quando pretendan hay necessidad en sus luga-res para detener.los, lo representen a.su excelencia para que dé las ordenes conve-nientes, y no las deen los dichos barones. Liliu secretarius.

Que los ciudadanos y moradores de dicha ciudad no paguen derechos reales.

8 Item, representa a vuestra excelencia que por muchos y repetidos privilegios concedidos a dicha ciudad, ciudadanos y moradores de ella son francos, immunes y libres de todo genero de pechos y sin embargo de la immemorial possession en que estki y de gozar las mismas franquesas, privilegios, costumbres y usos de que gosan los de Barzelona, segun de todo consta por la copia de ambos privilegios

791

que se presentan en la devida forma. Ha sussedido que en el ano 80, por parte del fiscal del Real Patrimonio, se le ha puesto pleito sobre los derechos reales, preten-diendo que deven pagar.los los ciudadanos y moradores de dicha ciudad, a cuio favor en contraditorio juditio sobre la misma pretengion se declaró en anos antegedentes, segun la sentencia y executoriales que por parte de dicha ciudad se han produssido en el processo de este nuevo pleito que al presente pende en grado de suplicagion ante el Sacro Supremo Consejo de Aragon, causando a dicha ciudad excessivos y voluntarios gastos como se collige assi de lo referido, y de que

c. 463 los patrones / que trahen effectos de Bargelona a Puerto Torres no pagan por ellos cosa alguna, y no sera justo que siendo estos exemptos y francos de semejante derecho no lo sean los moradores y ciudadanos de dicha ciudad en su propria casa y patria, en conformidad de los referídos privilegios. Y quando su magestad no se digne de congeder esta suplica, que a lo menos se sirva ordenar se despache luego esta dependengia, de la qual pende la fagilidad del comergio, y la prompta satisfagion del donativo de su magestad, de cuia real demengia y de la grandesa de vuestra excelencia espera dicha ciudad el justo conguelo. Que se interpondii con su magestad para el consuelo de tan fieles vassallos. Liliu secretarius.

Que la ciudad pueda valer.se de dinero de particulares, el ano que le faltare a hazer el encierro de diez y ocho mil estareles de la porcion que le esta concedido.

9 Item, por quanto dicha ciudad tiene merged por privilegio de los serenissimos reyes de Aragon de poder encerrar dies y ocho mil estareles de trigo de porcion, por cuyo effecto quedan infeudadas las encontradas de las villas del cabo de Sasser y Logudoro, en cuyo privilegio conogiendo la ciudad quan importante es al bien publico que se conserve y aumente la massa formentaria ha puesto su mayor cuidado, pues no solo ha fabricado los almagenes publicos, obra tan insigne que ay en dicha ciudad gastando grandes cantidades de dinero, pero tambien desde

c. 463 m su principio ha separado / porgion de renta dicha ciudad con administragion y lla-vario a parte, a la qual por ningun motivo se puede llegar, y esta solo se emplea en el encierro de dichos trigos, y la congervagion del pueblo de dicha ciudad se deve a esta providencia, pues en los afíos de malas cosechas que los ha padegido muchos se han comprado los trigos para el pueblo a pregios mui subidos, y despues se han vendido para su alivio un tergio y un quarto menos. Como ha sus-sedido el presente ano que vuestra excelencia mandó socorrer dicha ciudad con quatro mil estareles de trigo, y como con los flectes, seguridades, condugion a la ciudad y otros gastos de ministros salió a pregio muí alterado, la ciudad lo redujo un quarto menos contentando.sse como madre de socorrer sus hijos y pueblo todo, valiendo.sse solamente del benefissio de la saca quando lo logra para congervar la formentaria y distribuir.la a favor del pueblo. Y como por este moti-

792

vo y porque de las villas infeudadas se puede sacar poca cantidad, y es preciso hazer compras effectivas de trigo, la massa formentaria no se halla con caudal bastante para enserrar a un tiempo los dies y ocho mil estareles que es pregiso tenga enerrados del ano antecedente, y poder hazer nuevo ensierro en el ano que corriere para poder tener abastessido y seguro el pueblo, pues ya son algunos afios que solo pueden negar a enverrar dies mil estareles cuia porsion es mui poca para quedar con el consuelo que el pueblo queda con el alimiento negessario. Y assi suplica a vuestra excelencia sea de su servisio hazer.le mersed y gragia, que lo que / faltare cada ano asta los dies y ocho mil estareles pueda enserrado valiendo.sse c. 464 de dinero de particulares, lo qual tenga el mesmo privilegio y beneficio de la saca en su caso, que el que se huviere enserrado con dinero de la misma ciudad, la qual quede con el arbitrio tambien de esta porgion, y con intelligencia que todos los anos que pudiere cumplir el numero de su dinero proprio los particulares queden excluidos, y espera que vuestra excelencía la concolarà con esta merged, atten-diendo a lo que importa a la quietud y conservasion de aquel pueblo; y juntamen-te a que todas las demas ciudades de aquel Cabo tienen grandes exempgiones de sus fructos con el pretexto de las corallinas, y dicha ciudad no tiene alguna, y con esso tambien se pone mas segura la finca del sueldo del regente provingial. Que.lo supliquen a.su magestad. Liliu secretarius.

Que las rondas en dicha ciudad se hagan por governador y ministros de la Real Governacién y assessor del Real Veguerio, y no por los pobres que todo el dia trabajan.

10 También suplica a vuestra excelencia mande por auto de Corte, al qual por nadie se pueda contravenir, decretar, ordenar y mandar que las rondas en dicha ciudad se hagan por el governador y ministros de la Real Govemasion, veguer y assessor del Veguerio, y para esto no puedan mandar la gente que de poco tiempo a esta parte se ha acostumbrado; pues deviendo quedar con el cuidado de la ciu-dad a quenta de los ministros, aun los inferiores o aguasiles se quedan en las camas y los pobres que todo el dia han trabajado en el campo para mantener su casa y familia los llevan a rondar, y no acudiendo / les executan la pena de un c. 464 v. escudo, y este incombeniente y vejagion tan grande vuestra excelencia deve de mandar remediar.lo, pues al mismo tiempo que la ciudad conoze que combiene haya rondas, estas se pueden formar de dichos ministros, ]levando en su companía los ministros inferiores, substitutos fiscales y soldados que residen en aquella ciu-dad. Oyendo a la Governacion su excelencia mandar dar providencia. Liliu secretarius.

793

Que todas las vezes que el trigo de la annona de la ciudad se ballare no de tan buena calidad, lo pueda hazer a biscocho y gozar de la saca.

11 Tambien supplica a vuestra excelencia sea de su servigio conseder.le por auto de Corte que todas las vezes que el trigo que ha encerrado la ciudad y estuviere con las calidades, por las quales vuestra excelencia en virtud de sus privilegios le havia de conceder saca y extrasion de ellos, y se hallare que por ser del ano antecedente, queda no de tan buena calidad que pueda tenerla, que dicha ciudad pueda reduzir.Io a biscocho, el qual tenga los mismos privilegios que si fuera trigo respecto de la saca y de su extrasion. Quando Ilegue el caso lo represente, que se daran las ordenes convenientes. Liliu secretarius.

Que concurriendo igualdad de meritos en los nottarios, sean preferidos los natu-rales en secretarios y nottarios. 12 Item, por quanto la Real Governasion de Saser, assi los secretarios y nottarios que vuestra excelencia mande que en su provision ocurriendo igualdad de meritos en los naturales de aquella ciudad o en otro forastero, sea antepuesto, preferido y

c. 465 admitido el / natural. Pero quando vuestra excelencia no se sirva decretar esta suplica, a lo menos se sirva admitir la que haze de que se observe lo mesmo, y se quite antelasión en los mesmos offisios de la Lugartenencia General. Que se guarden los capitulos de Corte y los privilegios que tuvieren los senores utiles de la escrivania. Liliu secretarius.

Que no se conceda salvas guardias contra los derechos de la ciudad sin citacion suia.

13 Tambien suplica que por quanto las leyes de este reino queda instituido y prohibido que no se consedan salvas guardias reales contra barones sin citasion suia, y es rason que esto se estienda a las ciudades del reino en todos los que pos-sehen derechos impuestos, rentas, privilegios y preheminencias y jurisdicion et alias. Suplica mande vuestra excelencia proveher por auto de Corte y lei inviola-ble, que en dicho capitulo de Corte que habla de barones se comprende la ciudad de Sasser, prohibiendo totalmente bajo decreto de nullidad del despacho de salvas guardias, sin esta citasion y expression de su nombre quando sea en su perjuisio. Como lo suplica. Liliu secretarius. /

794

Que no excediendo el interes que se litiga a cien libras no.se actuen procedi- c. 465 v. mientos algunos, sino que se declare verbalmente aun en grado de appelacion de sentencia de juez inferior.

14 Item, tambien suplica que como la pobresa de dicha ciudad es tanta que no ay medios para litigar, y se ha introdusido el abuso perjudisial a la republica, que por cada cosa minima se forma un pleito, mande vuestra excelencia decretar por auto de Corte que no exediendo de cien libras el interes que se litiga no se hayan de actuar prossedimientos algunos, sino que se declare verbalmente tanto en la curia del Real Veguerio y a la Governasion; y que quando sea menester recevir alguna informagion de esta forma, deva el jues recevir los dichos de los testigos, de cali-dad que no haya pretexto alguno para que se contravenga a este capitulo, y esto se entienda aun en caso de apellasion de sentencia dada por jues inferior, cuia provi-dencia tambien se dió en las Cortes del seflor duque de Avellano. Que se guarde la orden que su magestad tiene dado para.los verbales que se tie-nen delante del regente, de la qual se tome copia authentica. Liliu secretarius.

Que ningun ministro regio pueda intrometer.se en patentes de barco, de sanidad, panatica, formentaria, abasto de pescado, lugar de venderlo y carnes de camice-ria, y que el procurador fiscal se lo reconosca los bolletines.

15 Tambien suplica que los ministros regios ni ningun otros pueda intrometerse ni mesdarse en patentes de barco por la sanidad, panatica y formentaria, abasto de pescado y lugar de venderlo, carnes y carnisserias y su govierno; y que el procura-dor fiscal de la Regia Corte no se pueda entrometer en mas que reconoser los / bolletines de las carnes que trujeren, por quedar todo lo demas quenta de dicha c. 466 ciudad. Guarde.se lo acostumbrado. Liliu secretarius.

Que no se provea supplica alguna contra los privilegios, usos y costumbres de la dicha ciudad.

16 Item, suplica no permitta vuestra excelencia proveher suplica alguna en perjuisio de los privilegios de dicha ciudad, capitulos de Corte, usos, costumbres, estatutos y possesiones que tanto en Cortes conio fuera de ellas goza la dicha ciu-dad, y en caso se decretasse alguna suplica contra dichos privilegios, capitulos de Corte se tenga aquellos por nullos, como si tal no se huviesse provehido. Se tendra" presente. Liliu secretarius. /

795

c. 466 v. Que de haver muchos cavalleros y nobles se siguen muchos perjuhisios.

17 Tambien suplica el dicho sindico que por quanto antes la noblesa de este reino quedava con mayor condecorasion, y de poco tiempo a esta parte se experimenta que solo consiste el ser cavallero y noble, en tener ocho sientos o mil escudos, con lo qual no solo se siguen muchos perjuisios al lustre y decoro de la noblesa, pero aun a la combeniencia de las ciudades; pues quedando.se estos en las villas y aldeas, las quales se hallan llenas de este genero de gente, como no pueden mante-ner el gasto que lleva consigo el tratamiento de cavallero y noble, viven en aquellas en la misma forma y traje que antes, y son del perjuisio que se experimenta, pues no quedando sujetos a la justigia ordinaria de los lugares casi viven con libertad, pues los pobres no se atreven a pedir justisia, ni lo que les deven por el miedo que les tienen y no tener medíos para recurrir a los tribunales reales de Caller y Sasser; y al tiempo que la noblesa que vive en las ciudades se van destruyendo todos los dias por mantener.se con aquel lustre que corresponde a su estado, la de las villas se aumenta y aun los de las ciudades se retiran a ellas, y todos los dias casan sus hijos o hijas fuera de las ciudades y en estas villas, y la experiensia lo ha manifesta-do en estas Cortes, pues el mayor numero de votos del Estamento militar se ha compuesto de cavalleros que viven en estas aldeas, y aun vuestra excelencia mesmo ha experimentado en su felis govierno, si de estos cavalleros

c. 467 que biven en las villas ha avido algunos acusados / de hurto, resistencias a la justisia, cabezas de bandos, apoios de mal hechores, y de otros muchos embarazos e incombenientes. Y como en estos perjuisios la que mas padeze es la ciudad de Sasser, pues la residensia de los setiores virreyes es la de Caller, aun atrahe a s[i] mucha parte de la noblesa, aunque tambien de ella con este motivo se desvia mucha. Supplica a vuestra excelencia mande acompariar esta suplica a su mage-stad, para.que en su alta considerasion halle la cabida que tuviere lugar que como es regalia suia, el suplicante solo puede ponderar lo que balla de perjuisio. Sobre todo lo qual espera dicho sindico que vuestra excelencia mandati consolar dicha magnifica ciudad concediendo.le dichas suplicas, y interponiendo.se con su magestad, que Dios guarde, para su consecusion o confirmasion, lo qual suplica omni meliori modo et cetera, salvis et cetera. Don Felis de Liperi Zonza sindico de la ciudad de Sager. Attento ser muy vista esta suplica y ser nociva a lo lustre de la noblesa y a la admi-nistrasion de la justicia, se acompariaii para que su magestad tenga d.ella la devi-da concideracion. Liliu secretarius.

Excellentissimus, dominus don Iosephus de Solis, Valderrabano, Davila, Pacheco, Giron et Enriques, comes de Montellano, antelatus de Iucatan et cetera, de Consilio

796

Sacrae Catholicae Regiae Maiestatis, eius prorrex, / locumtenens et capitaneus c. 467 v.

generalis praesentis Sardiniae regni et praeses in praesenti regio et generali Parlamento providet et decretat prsescripta capitula et unumquodque eorum, prout in fine cuiuslibet eorum continetur et descriptum est, mandans mihi secre-tario infrascripto de his omnibus praesens actum Curiae fieri, de quibus et cetera. Provisa per suam excellentiam ex deliberatíone sumpta in regio et generali Parlamento die trigesima mensis iunii currentis anni millesimi sexcentesimi nona-gesimi octavi, Calari. Didacus Liliu secretarius. /

233/1 Allegati al capitolo 4 della città di Sassari.

Pateat universis quod nos Alfonsus, Dei gratia, rex Aragonum, Valentiae, c.468 Sardiniae et Corsicae ac comes Barchinonae provide cogitantes quod tunc loca efficiuntur magis insignia et incolarum mu[1]titudine magis augmentantur, cum pluribus libertatibus et gratiosis largitionibus decorantur. Idem attendentes quod civitatis nostrae Saceris generosa plantatio novo gratiarum formato desiderat irri-gari, quapropter et ut civium et habitatorum eiusdem propagines dilatentur ulte-rius et alienigene libentius causa morandi se conferant ad earndem, per nos et omnes heredes et sucessores nostros. Cum presenti carta nostra perpetuo valitura, gratis et ex certa scientia, et consulte ac mera libera atque spontanea voluntate infranquimus ac francos et exemptos, liberos et immunes penitus facimus et etiam perpetuo volumus universitatem dictae civitatis Saceris et omnes et singulos habi-tatores ipsius civitatis, presentes pariter et futuros in perpetuum, cum omnibus rebus, mercibus et bonis suis habitis, habendis per omnia regna, comitatus et ter-ras nostras, et in universis et in omnis civitatibus, castris, villis et locis nostris ubi-que sistentibus, quae hodie habemus, tenemus et possidemus vel quae nos et sucessores nostri in posterum adquiremus, habebimus et possidebimus ab [omlni questia, peyta, lezda, pedagio, pedatio, messuratico, penso, usatico, moxerifato, duana, passag[io] et gabella, et ab omni alia quacumque impositione seu consue-tudine novis et veteribus statutis et statuendis, quae dici, nominari vel cogitari possint ve1 possent aliqua ratíone sit, quod in regno, comítatu et terris, civitatibus, castris, villis aut aliis Iocis nostris ubique sistentibus quae nos habemus, tenemus et possidemus, vel que nos et sucessores nostri in posterum adquiremus, habebimus, tenebimus et possidebimus universitas Saceris et cives et habitatores eiusdem presentes silicet et futuri et eorum singuli pro aliquibus rebus, mercibus ve1 bonis suis quibuscumque ullo umquam tempore nullam questiam, sive peytam ac lezdam, nullum pedagium, pedaticum, mensuraticum, pensum, usaticum, moxerifatum, duanam, passagium, gabellam vel aliam quamcumque inpositionem,

797

vel consuetudines novas vel veteras statutas vel statuendas quae dici, nominari aut cogitari possint vel possent aliqua ratione per mare vel per terram, aut per ali-quam aquam dulcem nobis vel sucessoribus nostris aut quibuscumque aliis nomi-ne nostro vel nostrorum dare vel solvere teneantur, imo ab ipsorum omnium et cuiuslibet eorum praestationibus sint semper franchi, exempti perpetuo liberi et immuni per terram et mare, et per quamlibet aquam dulcem. Promitentes per nos et omnes nostros heredes et sucessores nostros, ac etiam iuramus in animam

c. 468 v. nostram per Deum / et eius sancta quatuor Evangelia corporaliter per nos tacta, quod praemissa omnia et singula tenebimus, complebimus et observabimus et teneri, compleri et observari perpetuo et inviolabiliter faciemus. Mandantes per presens privilegium nostrum procuratoribus, gubernatoribus, vicariis, baiulis, administratoribus, lezdariis, pedagiariis, duaneriis, pensatoribus, mensuratoribus, meriniis, calmediniis, iusticiis, iudicibus et alcaydiis et quibuslibet aliis offiicialibus et subditis nostris presentibus et futuribus quocumque nomine eos nominare con-tigerit, quod dictis universitati, civibus et habitatoribus Saceris et singulis eorum-dem ac rebus, mercibus et bonis universis eorum tam habitis quam habendis, franchitatem et immunitatem praedictas teneant firmiter et observent, et contra eas vel aliquam earum illos vel bona ipsorum nullatenus impedire, molestare aut inquietare presumant, si de nostri confidunt gratia vel mercede. In cuius rei testi-monium presens privilegium inde fieri et plumbea bulla nostra iussimus commu-niri. Datum Barchinonae 16 kalendas augusti anno a nativitate Domini 1331. (SR) Signum Alfonsi Dei gratia regis Aragonum et qui praedicta concedimus et íura-mus. Testes sunt Iohannes de Exiricha, Hugo de Cornilione, praesentibus Barchinonae, et Petrus Ioannes Eximini de Urrea, Berengarius Taroci. Signum Dominici de Biscara, scriptoris ditti domini regis, qui de mandato ipsius hic scribi fecit et clausit loco, die et anno praefixis. (SN) Signum. Copia huiusmodi regii privilegii proprio exarata calamo, sic prout iacet, sumpta fuit a primo libro privilegiorum recondito in archivo domus Consilii istius perillu-stris ac magnificae civitatis Saceris per me Ioannem Sori, publicum notarium et praedictae domi Concilii substitutum, et veridice comprobata. In testimonium veritatis hic me subscripsi, clausi et subsignavi de mandato nobilium et magnifico-rum conciliariorum eiusdem die decima mensi ianuarii 1698 Saceri. Ioannes Baptista Sori. /

c. 469 Nos Philippus, Dei gratia, rex Castellae, Aragonum, Legionis, utriusque Sicilíae, Hierusalem, Portugalíae, Hungariae, Dalmatiae, Croatiae, Navarrae, Granatae, Toleti, Valentiae, Galetiae, Maioricarum, Hispalis, Sardiniae, Cordubae, Corsicae, Murtiae, Giennis, Algarbii, Algezirae, Gibraltaris, insularum Canariae nec non Indiarum Orientalium et Occidentalium insularum et Terra Firmae maris Oceani,

798

archidux Austriae, dux Burgundiae, Brabantiae, Athenarum et Neopatriae, comes Abspurgi, Flandriae Tyvolis, Barcinonae, Rossilionis et Ceritaniae, marchio Oristanii et comes Goceani. Confirmantur n[e] numquam quae firma sunt, non ut id necessitas exigat, sed ad uberiorem cauthellam quae prodesse et minime obesse potest, et ut confirmantis sincera benignitas in subditos et de se benemeritos splendeat, ac res ipsa regali munita robore stabilior permaneat in futurum, omni-que hesitation et ambiguitate careat, sane cum maiestati nostrae suplicatum exti-terit per nobilem et dilectum nostrum don Franciscum Maria de Cedrelles, iuris utriusque doctorem, sindicum et nuntium ad nos destinatum per consiliarios et universitatem civitatis Saceris praedicti nostri Sardiniae regni, ut quaecumque pri-vilegia, gratias, libertates et immunitates dictae civitati tam per serenissimos retro reges Aragonum, felicis recordationis, quam per cesaream et catholicam maiesta-tem imperatorem et regem dominum meum, et per patrem nostrum, et per nos eidem civitati, universitati et singularibus personis concessas et concessa laudare, aprobare, ratificare, confirmare et quatenus opus sit de novo concedere de nostra solita benignitate et munificentia dignaremur. Nos vero debitam habentes respec-tum ad fidem praefactae cesareae et catholicae maiestati praedecesoribusque nostris Aragonum regibus, felicis recordationis, et nobis continuis et sucessoribus temporibus per incolas, habitatores dictae civitatis Saceris habitam, nec non ad obsequia diversimode facientique animo prestita et impenna et presertim in comi-tiis et colloquio seu Parlamento novissime in civitate calaritana ipsius regni, et quae continuatione laudabili prestituram speramus suplicatio [ne] praedictae libenter benignoque duximus annuendum. Tenore igitur presentis regii privilegii cuntis futuris temporibus firmiter valituri, de que certa scientia regiaque authori-tate deliberate et consulto omnia et singula privilegia, capitula, pragmaticas, fran-quisias, provisiones, litteras, gratias, immunitates, libertates, exemptiones laudabi-les consuetudines, et bonos usus [sem]per serenissimos retro reges Aragonum et suam cesaream et catholicam maiestatem et per patrem nostrum et per nos, quam per quoscumque aliios authoritatem et potestatem concedendi habentes praedic-tae civitati Saceris, universitati, probis hominibus, incolis, habitatoribus eodem data, concessa, atributa atque indulta laudamus, approbamus, ratificamus, confir-mamus quatenus opus sit de novo concedimus et elargimur nostraeque huiusmodi laudationis, approbation[is] / ratificationis, confirmationis et quatenus opus sit c. 469 v.

novae concessionis munimine seu presidio roboramus et validamus iusta eorun-dem seriem, continentiam et tenorem, sublatis omnibus et quibusvis abusibus si qui forsan in observatione, executione et visu eorumdem privilegiorum et regia-rum concessionum fuerunt facti et attentati. Quorum quidem privilegiorum et regiarum concessionum tenores licet presentibus non exprimantur, ex regia pote-statis plenitudine haberi volumus pro insertis et suficienter expressis, ac si de verbo ad verbum inserentur exprimerenturque et de illis facta esset mentio spetia-lis, volentes expresseque decernentes et declarantes, quod huiusmodi regia confir-

799

matio et quatenus opus sit nova concessio sit et esse debent prefactae civitati Saceris universitati, probis hominibus et singularibus personis eiusdem presenti-bus et futuribus valida, stabilis, realis atque firma nullumque in iuditio et extra sentiat diminutionis obiectum, defectus incomodum aut noxae cuiuslibet alterius detrimentum, sed in suo semper robore validitate et firmitate persistat. Quapropter egregio nobilibus magnificis diletisque consiliariis et fidelibus nostris locumtenenti et capitaneo generali nostro in praedicto Sardiniae regno, praesiden-ti seu dictum offitium regenti, regentique Cancellariam, et doctoribus nostrae Regiae Audientiae, iudici Curiae, advocatis et procuratoribus fiscalibus et patri-monialibus, gubernatoribus quoque, seu reformatoribus in capitibus Calaris, Gallurae et Logudorii, regio procuratori, magistro rationali, et regenti nostram Generalem Thesaurariam, seu eorum locumtenentibus, vicariis, subvicariis, pote-statibus, alguaziriis, vergariis et portariis, ceterisque demum universis et singulis officialibus et subditis nostris maioribus et minoribus in dicto regno Sardiniae constitutis et constituendis, eorumque locumtenentibus seu offitia ipsa regentibus et subrogatis presentibus et futuri dicimus, praecipimus et iubemus ad inversum nostrae regiae indignationis et irae, penaeque florenorum auri Aragonum bismille a bonis secus agentis irremisibiliter exigendorum et nostris regiis aerariis aplícan-dorum, quatenus huiusmodi regiam confirmationem, laudationem, approbatio-nem, ratificationem et quatenus opus sit novam concessionem et omnia et singula in praesenti carta contenta, praefactis civitatis Saceris, universitati et probis homi-nibus, incolis et habitatoribus eiusdem praesentibus et futuris, ut praehabetur, habeant, tenent firmiter et observent, tenerique et observari faciant per quoscum-que cauti a contrario peragendo, aut fieri permitendo ratione aliqua sive causa, si preter irae et indignationis nostrae incursum poenam praeppositam cupiunt non subire. In cuius rei testimonium praesentem, fieri iussimus nostro regio comuni sigillo impendenti munitam. Datum in civitate nostra Vallisoleti die vigesima quin-

c. 470 ta mensis novembris anno a / nativitate Domini millesimo sexcentesimo quarto, regnorumque nostrorum septimo. Yo el rey Dominus rex mandavit mihi Ioanni de Vilella. Visa per Covarrubias; vicecancella-rium Ferro pro generali thesaurario; Guardiola, Sabater, Monter et Tallada regen-tes Cancellariam et Franquesa conservatorem generalem. Vidit Covarrubias vicecancellarius. Vidit Ferro pro thesaurario generali. Vidit don Ioannes Sabater regens. Tornò la razon el conservator generai. Franquesa et cetera. Vidit don Mo... de Guardiola regens. Vidit Monter regens. Vidit don Philippus Tallada regens. Vidit Franquesa conservator generalis.

800

In Sardiniae 7, folio 50 loco sigilli.

Confirma vuestra magestad a la ciudad de Sacer, del reyno de Cerderia, todos los privilegios a ella concedidos por los serenissimos reyes predecessores de vuestra magestad. Solvit ducentos solidos.

(SN) Signum. Copia huiusmodi regii prívilegii proprio exarata calamo, sic prout iacet, sumpta fuit a suo originali recondito in libro maiori privilegiorum Saceris existente in archivio domus Consilii huius perillustris ac magnificae civitatis Saceris, et cum eodem veridice comprobata per me Ioannem Baptistam Sori, notarium publicum et iam dictae domus Consilii substitutum. In testimonium veritatis hic me subscripsi, clausi et subsignavi de mandato nobilium et magnifico-rum conciliariorum eiusdem, die decima mensis ianuarii 1698 Saceri. Ioannes Baptista Sori. / Confirmassion de privilegios a favor de la ciudad de Sacer in amplissima forma, ut c. 470 v. intus. Se han de poner en las suplicas de Sacer./

233/2 Allegato al capitolo 5 della città di Sassari.

Al spectable, magnifico, amado consejero y camarlengo, lugartiniente y capitan c. 471 generai nuestro en el reyno de Cerderia, don Martin Cabrero comendador mayor de Montalvan. El rey. Spectable lugartiniente y capitan generai, nos havemos mandado ver en nuestro real Consejo la suplicassion e instrussiones que los sindi-cos y procuradores de nuestra ciudad de Saper a causa del Parlamento, que vos en nuestro nombre haveis celebrado a los d.esse reyno, nos han presentado. Las quales, assi vistas con acuerdo y consulta nuestra, se han decretado y suspendido, como vereis en fin de cada un capitulo, y subsinado por mano de nuestro secret-tario infrascritto. Y porque nuestra voluntad es que conforme a las dichas decre-taciones y respuestas se haga y provea lo que por la dicha ciudad nos ha sido suplicado, enlcarigamos vos y mandamos que luego veays lo assi decretado, y nos informeis y deys haviso de lo que halli se pide informacion vuestra, y lo demas proveays y hagays observar y cumplir con effecto, assi y segun vierdes que sobre cada cosa va notado en la margen, haviendo aquello como si fuesse despa-chado por nuestra provission patente con la solemnidad [de]vida y acostumbra-da que por abreviar la expediiion d.ello, y por escusar gasto a la dicha universi-dad nos ha parecido mandarlo assi proveher. E por quanto como havres visto la

801

dicha ciudad de Sager despues de la invasion y entrada que en alla hizieron [los] franceses, nos dizen que esta muy dirruyda, y tambien por la gran pestilencia que despues ha havido en ello, la qual de vuestra presencia, segun lo que de alla nos escriven, siente mucho reparo y benefficio en sus comercios y augmento de la republica, y los conselleres d.ella nos han embiado a suplicar que por la dicha causa vos mandassemos residir en ella. Por ende vos dezimos y mandamos que síempre y buenamente lo podierdes hazer y vierdes que convenga al bien y acre-sentamiento de la dicha ciudad, residays en ella y la visiteys muchas vezes. Que por lo que dezeamos su bien y conservassion, y que se buelva a poblar como solia y mas acregentarse nos hareys en elio muy acepto servigio. Datum en Ratisbona a dos de abril del ano 1532. Yo el rey. Urries secretarío. (SN) Signum. Copia huiusmodi literae regiae alieno calamo exarata, sic prout iacet, sumpta fuit a suo originali recondito in libro tertio Privilegiorum existente in archivio domus Consilii huius perillustris ac magnificae civitatis Saceris, et cum eodem veridice comprobata per me Ioannem Baptistam Sori, publicum notarium et praedictae domus Consilii substitutum. In testimonium praemissorurn hic me subscripsi, clausi et subsignavi de mandato nobilium et magnificorum conciliario-

c. 471 v. rum / eiusdem, die decima mensis ianuarii anno a nativitate Domini millesimo sexcentesimo nonagessimo nono, Saceri. Ioannes Baptista Sori. /

233/3 Allegato al capitolo 6 della città di Sassari.

c. 472 Entre otros capitulos contenidos en el memorial y suplicas que presentó en las ultimas Cortes, que en el real nombre de su magestad celebró el excelentissimo sefior duque de Monteleon, virrey, lugartiniente y capitan generai fue en estre reyno, don Joseph Pilo y Manca, sindico de la illustre y magnifica ciudad de Saper, provehido y decretado a los sinco dias del mes de margo de 1698, cuia copia en forma que prueva se halla en los archivos d.esta dicha illustre y magnifica ciudad, y en aquella se balla el capitulo que sigue. Otro si, que attento su magestad fue servido hazer merced a dicha ciudad, que siempre y quando quisiesse aderessar y limpiar dicho puerto, contribuiendo ella en dos quintos, concurriría la real Hazienda en tres, de modo que haviendo.ze exemplificado con real gratia que fuessen trescientas libras las que havia de dar su magestad se augmentaron despues basta trescientos escudos, segun parete por el capitulo quinto que se decretó en las Cortes precedentes, de que assi mesmo haze visura; sin.que en todo el decennio passado se.li.a podido cobrar cosa alguna, y aunque governando este

802

reyno don Bernardino Mathias de Cervellon se pusieron en cobro quatro mil y tanto escudos, y no se depositaron en don Matheo Martinez para el referido effec-to, se sacó esta partida de orden del excelentissimo sefior marques de Camaraza, con que se quedo el puerto en el mismo estado sin aderessar ni limpiarse. Por tanto, y havida consideracion que por la urgencia y necessidad precisa esta la ciu-dad para dar principio a la obra de aderessar y limpiar dicho puerto, y para elio procurara tener hasta dos mil escudos, suplica dicho sindico se sirva vuestra exce-lencia en el nombre y forma referida decretar y mandar que del regio herario se den con efecto los tres mil escudos que importan los tres quintos, y mucho mas por ser como es igual suma la que a dicha ciudad se deve de atrassado por este decennio, que ha discurrido despues de dicho decreto adsignando.la eri la primera paga del real donativo que hard dicha giudad, y que en adelante tenga el devido cumplimiento y execussion el decreto de su magestad y concession hecha en las ultimas Cortes, con facultad que pueda la misma ciudad de dicha porcion de donativo, que ira pagando retenerse cada aiio dichos trescientos escudos, que deviera pagar el real Patrimoni o. Attento la conveniencía publica que resultara de aderessar y limpiar el puerto de Puerto / Torres en augmento del comercio y c. 472 v. beneficio de las aduanas reales y de la ciudad, su excelencia concede que se antici-pe por parte del real Patrimonio los tres quintos que tiene ofrecido su magestad, y corresponden a los que la ciudad dize tiene promptos en cantidad de dos mil escudos, de manera que destinati su excelencia de lo que la ciudad deve pagar del donativo de este decennio tres mil escudos en los tres primeros atios, a razon de mil cada ano, con calidad que de los dos mil escudos dize tiene la ciudad, y de los dichos tres mil se aga deposito en la persona que su excelencia nombrara, y corra su distribussion por los ministros del real Patrimoni o de aquella ciudad y de las personas que ella deputare. Lecca secretario. Y entre otros decretos que su magestad, Dios le guarde, se servió hazer sobre las mismas suplícas que assi bien se hallan archivados en dicha ciudad, y en forma que prueva se halla el del tenor siguiente. Sobre el capitulo quarto en que me suplica la ciudad de Sager, que eri consideracion de tener hecha merced de que siempre que aderezare y limpiare su puerto, contribuyendo ella con dos quintos concurrira mi real Hazienda con tres; y que haviendose especificado con real gra-cia que fuessen trescientas libras las que huviesse de dar mi real Patrimonio se aumentaron a trescientos escudos, sea servido mandar se den con effecto los tres mil escudos que ímportan los tres quintos et cetera. He resuelto conformarme con lo decretado por vos, pero sin.que sea necessario que intervengan los mini-stros patrimoniales, sino que tenga obligacion la ciudad de dar quenta a los mini-stros del Patrimonio real de lo que adelantare cada ano en la fabrica y se gastare en ella. Y no haziendo assi intervengan estos en conformidad de vuestra decreta-ta.

803

Concordat et cetera. Ioannes Baptista Sori publicus notarius Saceris. /

233/4 Allegati al capitolo 8 della città di Sassari.

c.473 Pateat universis quod nos Alfonsus, Dei gratia, rex Aragonum, Valentiae, Sardiniae et Corsicae comesque Barchinonae. Dum ad civitatem nostram Saceris, quam fidelium subditorum et naturalium nostrorum propaginis studiosi planta-mus auctoritate regiae considerationis extendimus, dignum ducimus ut sic erga cives et habitatores eiusdem regalis serenitas exhuberet et difendat, seu munifi-centiae largitatem quam eius primitus dilatentur ubique et felicibus incrementis proficiant sucessorie. Ut igitur his augmentis perspicitur, et alii subditi nostri ad incolarum civitatis eiusdem tanto libentius invitentur quanto nostrarum largitio-nibus gratiarum se affluentius senserint fecundare per nos et omnes heredes ac sucessores nostros cum praesenti carta nostra perpetuo valitura, gratis ac nostra libera et spontanea voluntate concedimus, conferimus et donamus perpetuo et ex certa scienctia et ex regiae liberalitatis nostrae gratia vobis universis et singulis civibus et habitatoribus dictae civitatis Saceris, et omnibus aliis qui in dieta civi-tate populaverint in futurum et sucessoribus omnes et singulas libertates, fran-quitates et imunitates et privilegia ac etiam consuetudines civitatis nostrae Barchinonae, quae sunt in scriptis redactae ipsam civitatem Saceris, aut vos omnes habitantes et habitaturos in illa ipsis libertatibus, franquitatibus, immuni-tatibus, privilegiis et consuetudinibus Barchinonae fit mencio de universitate civi-tatis Barchinonae intelligatur de universitate civitatis Saceris, et ubi de vicario et baiulo ac consiliariis seu terminis Barchinonae intelligatur de vigario et baiulo, consiliariis et terminis Saceris nunc ordinatis vel in posterum ordinandis, ab huiusmodi autem concessione prorsus excipimus capite infrascripta, quorum ali-qua cum sint in diminutionem et lesionem iusticiae edicta et aliqua nostrae regiae potestatis plenitudinis restrictiva edita, concessionem ducimus excludenda, si capitulum videlicet per vos petitum quod concessum aspicit Barchinonae, quod si aliquis alicui civi vel habitatori Barchinonae iniuriam fecerit corporalem non possit gauderi quod veniat vel moretur in Barchinona per viarium vel alium offi-cialem nostrum, nisi de consensu illius cui iniuria alata fuerit vel offensa, si hoc capitulum quod vicarius vel baiulus, aut alius officialis noster non possit vel debeat se intromitere de provisionibus, si hoc capitulum etiam per quod vicarii et baiuli Barchinonae possint facere remissiones et gratias et lexias de homicidiis et aliis gravibus criminibus, de quibus poena mortis vel membri detruncatio segui potest. Igitur exceptis penitus exclusis capitulis supradictis praedictas franquita-

c. 473 v. tes, libertates et immunitates, privilegia et / consuetudines supradictas praedictae

804

universitati Saceris et civibus et incolis eius perpetuo concedimus et donamus volentes etiam et concedentes eisdem quod vicarii et baiuli civitatis praedictae comittant et comittere possint iuseperitis et non aliis iuditia fiscalia, et etiam pro-curatorum quamquam possint facere remissiones et gracias de omnibus excessi-bus seu criminibus per quoscumque comissis aut comitendis in omnibus casibus, exceptis [calsibus ingerentibus penam mortis civilis aut naturalis, vel detrunca-tionis membrorum possint etiam remitere et perdonare omnes penas mortis, vel alias quaslibet quas ipsi duxerint imponendas, et quod super his robor obtineat perpetuo firmitatis. Nos enim, ad uberiorem cauthellam promitimus et iuramus per Deum et eius quatuor Evangelia, corporaliter per nos tacta, quod praemissa omnia et singula tenebimus firmiter et observabimus et facimus perpetuo ab omnibus observari. Mandantes itaque cum praesenti privilegio nostro gubernato-ri nostro dicti regni, nec non vicariis et baiulis ceterisque officialibus et subditis nostrís dicti regni et civitatis Saceris praesentibus et qui pro tempore fuerint, quod praemissa omnia et singula teneant et observent et ab omnibus faciant inviolabiliter observari, et non contraveniant nec aliquem contravenire permit-tant aliqua ratione. In cuius rei testimonium, praesens privilegium nostrum fieri et bulla nostra plumbea iussimus comuniri. Datum Barchinonae 12 kalendas augusti anno Domini 1331. (SR) Signum Alfonsi, Dei gratia, regis Aragonum, Valentiae, Sardiniae et Corsicae ac comitis Barchinonae, qui praedicta concedimus et iuramus. Testes sunt Pontius Barchinonae episcopus; Petrus de Pericha, Ioannes Exemeny de Hurrea, Augustus de Cervilione et Berengarius Carros. (SN) Signum Dominici de Biscarra scriptoris domini regis, qui de mandato ipsius hic scribi fecit et clausit loco, die et anno praeficis. (SN) Signum. Huiusmodi copia regii privilegii, sic prout iacet, sumpta fuít a libro primo Privilegiorum remanente in archivio domus Consilii huius perillustris ac magnifi-cae civitatis Saceris et veridice comprobata per me Ioannem Baptistam Sori, publicum notarium et praefactae domus Consilii substitutum. In testimonium veritatis hic me subscripsi, clausi et subsignavi de mandato nobilium consiliario-rum eiusdem die decima quinta mensis ianuarii 1698 Saceri. Ioannes Baptista Sori. /

Nos Alfonsus, Dei gratia, rex Aragonum, Siciliae citra et ultra farum, Valentiae, c. 474

Hungariae, Hierusalem, Maioricarum, Sardiniae et Corsicae, comes Barchinonae, dux Athenarum et Neopatriae ac etiam comes Rossilionis et Ceritaniae excellen-tiam principis decorari contingit quoties in suos subditos ostenditur liberalis, et quando muneribus et gratiis tum pro sua liberalitate cum pro ipsorum subdito-rum meritis atque servitiis iam nuper collatis opportune confirmationis benefi-cium impartitur, sane considerantes pro parte consiliariorum, proborum homi-

805

num et universitatis civitatis Sassaris, dicti regni Sardiniae, nostrorum fidelium directorum fuisse Magestati nostrae de et pro subscriptis humiliter suplicatum; nos atendentes servitiorum meritis perdictam civitatem et eius síngulares. In omni quidem necessitatis tempore eidem nostrae Magestati fideliter prestitorum, nullis personalibus periculis aut realibus dispendiis devitatis, prout eos etiam in futurum laudabili continuatione prestituros speramus pro quibus digne move-mur ad dictam civitatem opportunis gratiis et favoribus prosequendum, suplica-tionibus suis annuentes, benigne tenore presentis privilegii firmiter et perpetuo valituri scienter deliberate et consulte omnes et singulas donationes, concessio-nes, franquitates, immunitates, libertates, gratias, iura, redditus, officia, beneficia, contractus, impignoramenta, privilegia et indulta per nostram regiam celsitudi-nem hactenus et usque in diem presentem dictis consiliariis et universitati civita-tis Sassaris concessos, concessas et concessa, sive factos, factas et facta sub quavis forma, contextu et expressione verborum prout plenius et seriosius dictae dona-tiones, concessiones, franquitates, immunitates, libertates, gratiae, contractus, privilegia et indulta iacent ac fatti, factae et facta sunt, et eis favorabilius et ple-nius dicta civitas usa est, et in possessione existit eorundem acceptamus, aproba-mus ac confirmamus nostraeque corroborationis et confirmationis beneficio comunimus declarantes ac volentes quod in eorum pienissima firmitate praesi-stant, et persitere debeant absque aliqua contraditione, impedimento seo obsta-culo quoque eis in totum vel in partem preiudicari nequeat quomodo in futurum quorum quidem omnium et singulorum privilegiorum, donationum, gratiarum et concessionum, Iibertatum et indultorum tenores hic haberi decernimus pro con-tentis et specificatis, ac si essent universaliter, ac de verbo ad verbum presentibus conscripta pariter et inserta quo circa serenissimae reginae consorti charissimae

c. 474 v. et locumtenenti / nostrae generali in regnis et terris nostris occidius, voluntatem et intentum nostrum declarantes mandamus de certa nostri scientia et expresse nobilíbus et delectis consiliariis viceregi et gubernatori generali dicti regni Sardiniae, gubernatori quoque et refformatori Capitis Lugudorii, procuratori quoque regio, et eius locumtenenti, marchioni, comitibus, baronibus et heredita-tis, capitaneis quoque, potestatibus, consiliariis, ceterisque universis et singulis officialibus dicti regni, aliisque personis cuiusvis officii dignitatis conditionis et gradis existant per totum dictum regnum Sardíniae et presertim in dicto Capite Logudori constitutis, dictorumque officialium, locatenentibus presentibus et futuris sub incursu nostrae indignationis et ire ac sub pena privationis offitiorum suorum et aliis penis in ipsis privilegiis et gratiis enarratis, quatenus prementiona-tas gratias, privilegia, ímmunitates, donationes, concessiones, contractus et indul-ta iuxta uniuscuiusque ipsorum et ipsarum seriem et tenorem, ac prout favorabi-lius et largius concessi, concessae et concessa sunt, et illis ac uno quoque eorun-dem dicta civitas usa fuit, et insuper nostram hanc praedictorum omnium confir-mationem, et omnia et singula in ipsis contenta teneant firmiter et observent

806

tenerique et observari faciant per quoscumque absque interpretatione, contrarie-tate, impedimento, diffugio, exceptione et obstaculo aliquali, et non contrafa-ciant nec aliquem contrafacere vel venire patiantur ullo unquam tempore palam vel occulte, directe vel indirecte, aut alias aliqua ratione, conditione vel causa, si iram et indignationem nostram fugere ac penas praedistintas et in ipsis expressas privilegiis et gratiis cupiunt non subire. In quorum testimonium, praesens fieri iussimus nostro sigillo comuni Siciliae ultra farum, cum alia in presentie non habeamus impendenti munita. Datum in nostris felicibus castris apud nomen Tortori die tricesimo iulii anno a nativitate Domini millesimo quadragentessimo quadragessimo primo, regnique nostro huius Siciliae citra farum anno septimo, aliorum vero regnorum nostrorum vicesimo sexto. Rex Alfonsus. Dominus rex mandavit mihi Ioanne Olzina. Registrata et cetera. (SN) Signum. Huiusmodi copia regii privilegii alieno exarata calamo, sic prout iacet, sumpta fuit a libro secundo Privilegiorum existente in archivio domus Consilii huius perillustris ac magnificae civitatis Saceris, et veridice comprobata per me Ioannem Baptistam Sori publicum notarium et praedictae domus Consilii substitutum. In / testimonium c. 475

praemissorum hic me subscripsi, clausi et subsignavi de mandato nobilium et magnificorum conciliariorum eiusdem die decima mensis ianuarii 1698 Saceri. loannes Baptísta Sori. / Confirmacion de privilegio de franquesa, prout intus. / c. 475 v.

234 1698 aprile 16, Cagliari Don Felice de Liperi Zonza, sindaco della città di Sassari, pur consideran-

do favorevolmente la diminuzione del donativo, decisa per venire incontro al miserevole stato in cui si trovano le città del regno, fa presente che i poveri sono ancora gravati di tributi introdotti per far fronte al pagamento del dona-tivo stesso quali la bolla reale dell'olio, il diritto della carne, della farina, dei cuoi lavorati ed il diritto della porta del castello, imposto sul grano e sull'orzo portati in città. Questi diritti vengono arrendati e fruttano 27.000 lire in un triennio. Secondo la ripartizione usuale, le città avrebbero dovuto pagare nel decennio in corso 21.500 scudi all'anno, con la riduzione di 10.000 ne devo-no 11.500, di cui in cassa entrano soltanto 7500 scudi, in quanto 4000 sono destinati ai creditori; la città di Sassari partecipa alla contribuzione nella misura di 3000 lire. Per venire incontro alle necessità della città, il sindaco chiede che vengano subito aboliti il diritto della farina — imposta più pesante perché grava sul pane, alimento essenziale per i poveri — arrendato nel trien-nio per 8315 lire e 10 soldi, e il diritto della porta del castello che ha fruttato

807

in questi nove mesi di raccolta 80 lire. Il sindaco, considerato anche che si darà corso alla numerazione dei fuochi per ripartire il donativo dell'anno 1698, supplica quindi il viceré che ordini ai consiglieri di abolire i due diritti senza ammettere alcuna replica degli arrendatori e che la prima paga del donativo sia costituita dalle rendite dei diritti imposti per tale fine e che la diminuzione parta dal 1° gennaio 1698.

Il viceré approva e dispone che sia data pronta esecuzione a quanto richiesto.

c. 476 Ihesus'

Que se quiten los dos derechos de la arina y de la puerta, que estan puestos en la ciudad de Sager para la paga del real donativo.

Excelentissimo senor. Don Felis de Liperi Zonza, syndico de la ciudad de Sacer, dize a vuestra excelen-cia que despues de darle a vuestra excelencia muchas gracias por haver usado de piedad en nombre del rey nuestro senor con aquella ciudad y las demas del reyno, compadeciendo.se del miserable estado en que se hallavan, con haver per-mitido que votasse y offreciesse el servicio por este decennio con la rebaja de diez mil escudos cada ano, que se deve a la grandeza de vuestra excelencia que ha sabido unir la soberania de presidente de Cortes con la piedad del padre. Y para que este beneficio sea comun y se diffunda en todos los vezinos y moradores de aquella ciudad, y tambien participen los pobres los quales como nunca tienen exempcion alguna ni censos que cobrar, quedarian cargados de tributos y pechos y sin consuelo alguno. Para lo qual supone que segun el testimonio que presenta del oydor de cuentas de dicha ciudad, aquella como ha dezeado y ha cumplido siempre que el servicio que votava fuesse effettivo, ha procurado imponer diffe-rentes derechos para esta paga a tal que con esso los ordinarios que tambien estan subjetos a otras pagas y creditos no tuviessen tanta carga como por effecto actualmente quedan en pie y el pueblo cargado, con sinco derechos fundados solamente para esta paga del real donativo, que son el que se llama de la bolla real del hazeyte, el derecho de las carnes, el de la arina, el de los cueros adoba-

c. 476 v. dos, y el derecho de la puerta del castillo, el qual es que del trigo / y sevada que entra de las villas pagan unos pocos dineros, pero como es de poca cantidad sirve de poco alivio a la ciudad y de vexación a los lugares, y solo de alguna ganancia al que que lo cuyda, pues dejando el villano de dar la poca paga de diez dineros puede perder cavallo y grano. Estos derechos segun estin agora arrendados importan la cantidad de veinte y siete mil y tantas libras en un triennio, segun dicho testimonio las ciudades del reyno en el decennio passado han pagado vein-

Annotazione marginale.

808

te mil y tantos escudos cada ano; y con toda esta carga solo se han cobrado los derechos aqui mencionados. Y porque segun la reparticion acostumbrada en el dos les tocava veinte y un mil y quinientos escudos, haviendo vuestra excelencia admitido el donativo con diez mil escudos menos, viene a quedar la reparticion en honze mil y quínientos de los quales entran en la caja solamente siete mil y quinientos, pues los quatro mil se quitan para las mismas ciudades y provecho de sus acrehedores; en cuya cuenta participa la ciudad de Sater en tres mil y tantas libras, que llaman del feudo, que cobran acrehedores determinados. De esta rela-cion conozer vuestra excelencia que aunque pudiera mandar con toda justifica-cion se rebajassen luego la meitad de estos derechos impuestos para la paga del real donativo, con todo el supplicante haviendo conciderado todo Io de concide-rar y reconozido con toda attencion no solo el beneficio publico sino aun el parti-cular, suplica a vuestra excelencia en el dicho nombre se sirva mandar se quiten luego el derecho real de la arina, que segun dicho testimonio est' arrendado en este triennio que va discurriendo en ocho mil tresientas quintze libras y diez suel-dos, y el dicho derecho de la puerta del castillo, segun el mismo testimonio, ha fructado en nueve meses que en collecta / ochenta libras, con la inteligencia c. 477 que el primer derecho de la arina es el mas que carga los pobres, pues 'mas de ser sobre el pan que es el primer alimento, hay otros derechos impuestos sobre este mismo genero. Y el de la puerta del castillo, es de la calidad que se ha pon-derado a vuestra excelencia; y que quitados estos dos derechos de las veinte y siete mi' y tantas libras que en un triennio fructan los derechos impuestos para dicha paga, vienen a rebajarse los drechos que importan nueve mil y tantas libras, que viene a ser el tercio con poca differencia. Y con esto vuestra excelencia con-suela el pueblo y las villas que introduzen el trigo y sevada en dicha ciudad, facili-tando esta introduzion, y quedan todos aliviados y consolados. Y supuesto que agora se han de numerar los fuegos y repartir el donativo por este ano noventa y ocho que es la primera paga, suplica dicho syndico dos cosas: la primera, que se despache orden con la qual se mande a los concelleres de la ciudad de Sacer, que el mismo dia que llegare la orden de vuestra excelencia hayan de quitar dichos dos derechos de arina y puerta del castillo impuestos por el real donativo, publi-candose con pregon publico la gracia de vuestra excelencia para que llegue a noticia de todos, y tengan obligacion de rogar a Dios por la vida del rey nuestro sefior y de vuestra excelencia, sin admitir replica de arrendadores ni de otro algu-no por ningun motivo ni pretexto, pues deve ratearse el tiempo del arrendamien-to en quanto al de la arina. Y en quanto al de la puerta del castillo ya se ha dicho que est en collecta. La otra, que suplica a vuestra excelencia es que attento la primera paga del real donativo en este decennio es y se / compone de todo lo que c. 477 v. havian de fructar estos derechos impuestos para esta paga en todo este ano noventa y ocho, y agora esta rebaja no puede caer sino en adelante, que se haga el computo de lo que importa el tercio que se rebaja de estos derechos desde el pri-

809

mer dia del mes de henero hasta el dia que se rebajare, y que precediendo antes licencia de vuestra excelencia le puedan aplicar los concelleres a lo que en benefi-cio de dicha ciudad representaren a vuestra excelencia, y les paressiesse mas con-veniente y necessario, y que desde luego se haga el computo y se separe y segre-gue de las rentas de la ciudad, y se deposite en poder de una persona a ellos bíen vista. Y en todo esperan la continuacion de las mercedes y gracia de vuestra exce-lencia, que Dios guarde. Se concede lo que aqui se suplica, y despachese luego orden para que lo cum-plan.

Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento die decima sexta aprilis 1698, Calari. Didacus Liliu secretarius. /

234/1 Allegato al capitolo della città di Sassari.

c. 478 Yo infrascrito oidor de cuentas de esta illustre y magnifica ciudad, ensiguiendo la orden que los nobles y magnificos conselleres d.esta magnifica ciudad me dieron, en rason de dar por escrito los derechos que esta dicha illustre ciudad tiene situa-dos y asignados para la paga del real donativo, y en quanto han sido arendados este triennio que va discurriendo, doy fe y testimonio de verdad que los derechos impuestos por la paga de dicho real donativo son los siguientes, a.ssaber: el derecho de la bolla real del aseyte de olivo, que pagan las mercaderías en las aduanas d.esta ciudad: el derecho de las carnes; el derecho de la puerta del castillo; el derecho de la arina; el derecho de los cueros adobados. Los quales son arrendados. Como es el derecho de la bolla real del aseite de olivo et cetera esta arrendado en este triennio que va discurriendo en sinco mil ocho sientas treinta y siette libras y media. El derecho de las carnes esta arrendado en este triennio que va discurriendo en doze mil y dos libras. El derecho de la puer-ta del castillo por ser arrendamiento annual, al presente se halla con 9 meses de collecta y ha frutado ochenta libras; y en el ano imediate passado 1695 frutó por arrendamiento quatro cientas y onze libras, y en el de 1696 era arrendado y frutó tresientas y quatro libras. El derecho de la arma està arrendado en este triennio que va discurriendo en ocho mil tresientas y quinze libras y dies sueldos. El dere-cho de los cueros adobados se balla con tres meses de collecta que ha frutado onze libras y dies y siette sueldos, y en el triennio imediate passado era arrendado

810

en tien y dies libras. Cuyos sinco derechos se disen derechos / reales que fueron c. 478 v. impuestos para la paga del real donativo y censos privilegiados que son del feudo, segun que assi se hallan asentados y escritos en el libro mayor d.esta con-taduria a.quien me refiero. Por ende hago y firmo la presente. Sasser y abril a los 9 de 1698. Joseph Sanna Pio oidor de cuentas./

811

3. I CAPITOLI DELLA CITTÀ DI ALGHERO

235 1698 aprile 19, Cagliari Don Francesco de l'Arca, giurato in capo e sindaco della città di Alghero,

facendo presente la situazione in cui si trova la città, ormai avviata alla totale rovina per il venir meno di ogni forma di commercio e di risorse umane, chie-de al viceré che vengano decretati i seguenti capitoli:

1 che siano osservati i privilegi e i capitoli di Corte concessi alla città e per i quali non è mai stata chiesta alcuna deroga e che pertanto devono rite-nersi in uso.

Il viceré dispone che si osservino i capitoli in uso purché non siano di pre-giudizio a terzi.

2 che la città venga esentata dal pagamento del donativo, come già con- cesso nelle Corti del viceré conte di Santo Stefano, in considerazione dell'e-strema povertà in cui versa tanto da non aver mezzi a disposizione per far fronte alle spese per il culto divino, per la Reale Udienza e per i creditori di censo, situazione resa ancor più grave perché ha appena terminato di pagare il donativo, pur dimezzato, del decennio precedente.

Il viceré respinge la supplica.

3 che la città in virtù dei suoi privilegi possa immagazzinare 12.000 sta- relli di grano e godere del beneficio della sacca e che pertanto venga delegato il vicario o il giurato in capo della città di Alghero affinché obblighi i baroni ad "inserrare" il grano delle loro rendite in città e le ville infeudate a conse-gnare le quantità stabilite nel ripartimento, senza essere obbligata a pagare quel grano, sino all'anno successivo, come è in uso a Cagliari; nel caso in cui le ville non siano in grado di rispettare l'impegno, esse chiedano un altro ripartimento, purché la città riceva la stessa quantità che viene data a Sassari, senza frapporre ostacoli considerato che Alghero è anche presidio militare.

Il viceré dispone che si ricorra al sovrano.

4 che i creditori della città possano immagazzinare il grano per tutto il mese di dicembre ed esportarlo a luglio, quando il nuovo raccolto è già assicurato, godendo del beneficio della sacca, come è in uso a Cagliari, e che si concedano alla città e agli stessi creditori le licenze di esportazione in bianco per le quantità immagazzinate affinché, evitando le dilazioni che limitano tale beneficio, i

812

ministri patrimoniali possano compilare dette licenze, come si pratica a Sassari. Il viceré dispone che si ricorra al sovrano.

5 che venga nominato un giudice della Reale Udienza per ridefinire i limiti territoriali tra Alghero e Sassari nel caso in cui vengano meno i pacifici rapporti tra le due città, di recente minacciati dal comportamento di alcuni ufficiali della Nurra soprattutto in relazione al pascolo del bestiame.

Il viceré dispone che si ricorra al sovrano.

6 che le coralline adibite alla pesca nel mare di Alghero, possano esporta- re merci senza pagare alcun diritto sino alla quantità di 30 quintali o starelli, con l'obbligo per i ministri patrimoniali di rispettare i diritti stabiliti nelle Corti di Monteleone, quando fu concesso che le coralline potessero esportare fino a 15 quintali o starelli; in tal modo si otterrà un incremento del numero delle coralline con profitto sia per il regio erario, al quale spetta il quinto sul pescato, sia per la città che, nei quattro mesi estivi in cui si pratica la pesca, realizza una discreta vendita dei suoi prodotti.

Il viceré dispone che si osservi l'esenzione già concessa, con eccezione del formaggio e che, oltre la quantità stabilita dei prodotti esenti; si paghino alla regia cassa i diritti dovuti per l'esportazione.

7 che per alcuni anni si conceda alla città una sacca di 3000 starelli di grano da destinare alla ristrutturazione del porto che si trova senza alcuna ban-china di protezione tanto che, negli ultimi anni, i temporali e le burrasche hanno portato l'acqua del mare sino alle porte della città con gravissimo danno per l'attività commerciale, unica risorsa per la ripresa economica di Alghero.

Il viceré respinge la supplica.

8 che si conceda alla città un contributo (ayuda de costa) per riparare il ponte che serve di transito per i territori seminativi e per le torri di Porto Conte, da qualche tempo in completa rovina, a vantaggio sia degli addetti al servizio delle torri costiere che dei contadini.

Il viceré dichiara che terrà in considerazione la supplica.

9 che, non avendo la città un proprio vicario e un sotto vicario le cui fun- zioni, in virtù del capitolo 9 concesso nelle Corti celebrate dal conte di Santo Stefano, sono esercitate rispettivamente dal giurato in capo e dal consigliere quinto, non spetti più l'ufficio di sottovicario al consigliere quinto, trattando-si di persona poco idonea a ricoprire l'incarico, ma a uno degli immatricolati a giurato quarto e quinto, scelto dal viceré.

Il viceré approva.

813

10 che, trovandosi la città scarsamente popolata perché molti si sono tra-sferiti a Cagliari e a Sassari e non essendovi un numero sufficiente di persone da immatricolare nelle borse dei consiglieri e degli altri ufficiali, venga sor-teggiato ogni due anni, come si usa a Sassari, un numero di persone non superiore a cinque per ogni borsa, in modo da evitare che vengano estratti uomini poco degni di amministrare la giustizia.

Il viceré dispone che si osservino i privilegi e gli usi.

11 che per l'elezione del mostazaffo venga estratto un solo nome come per i consiglieri e non tre, in quanto capita che chi presiede all'operazione sceglie sulla base delle offerte in danaro e sulla conoscenza personale; l'ufficio così rimane appannaggio di pochi, i quali non utilizzano i proventi dei diritti del formaggio e dell'olio per la pulizia della città; si chiede inoltre che il diritto di questi prodotti sia riscosso dal ckvario e venga utilizzato per la riparazione e conservazione del porto e della banchina.

Il viceré dispone che si osservino gli usi.

12 che venga osservato il capitolo 17 delle Corti tenute dal viceré conte di Santo Stefano, secondo cui chi presiede all'estrazione dei consiglieri e degli altri ministri deve trattenere le chiavi delle casse in cui sono conservate le borse degli immatricolati, in quanto il governatore del capo di Sassari, nel momento in cui ordina al vicario la restituzione delle chiavi, va contro tale capitolo.

Il viceré dispone che si osservi il capitolo di Corte.

13 che non vengano sorteggiate — come è altre volte accaduto — persone che non sappiano né leggere né scrivere, come aveva già provveduto il conte di Altamira nel 1694, in quanto capita che il consigliere quinto che si occupa dell'approvvigionamento del pane, non sapendo scrivere, procura molti ritar-di nei pagamenti ai creditori generando così una serie di controversie molto dannose per la città.

Il viceré approva.

14 che non vengano sorteggiati come consiglieri segretari o sostituti dei vescovi presso la mensa episcopale, in quanto ciò causerebbe una perdita di dignità nell'incarico municipale ed i prelati verrebbero a conoscenza di quello che si discute nella città.

Il viceré dispone che si osservino gli usi.

15 che il Consiglio generale, che si riunisce per discutere gli affari più importanti della città, sia formato da persone scelte dai consiglieri e dalla tre-

814

zena tra le persone più capaci e non da chi è interessato unicamente ai propri interessi ed è quindi facilmente influenzabile e pronto a dare il voto a chiun-que.

Il viceré dispone che il Consiglio Generale di Alghero si conformi a quello di Sassari e la nomina per approvare e abrogare venga presentata dai giurati uscenti e la decisione venga presa da chi presiede il sorteggio.

16 che il governatore del presidio militare consegni ai consiglieri della città le chiavi del postigo — una delle porte dell'entrata pricipale della città —concesse dai sovrani d'Aragona agli algheresi per la loro fedeltà, così come detengono tutte le altre chiavi delle porte.

Il viceré dispone che si ricorra al sovrano che darà gli ordini più conve-nienti.

17 che i governatori del presidio militare non tengano in carcere né mal-trattino i marinai e i forestieri che arrivano in città, intromettendosi nella pesca del corallo e pretendendone alcune quantità in regalo, né compiano prepotenze nei confronti dei naturali che non siano loro sottoposti, in quanto ciò turba la pace e danneggia gravemente il commercio che costituisce l'atti-vità più vantaggiosa per Alghero; nel caso in cui nasca qualche lite, si chiede che questa sia portata davanti ai ministri di giustizia perché si proceda secon-do il diritto, sotto pena di 500 ducati per la prima volta o la sospensione del soldo e, successivamente, con la privazione dell'ufficio.

Il viceré dichiara che continuerà a dare gli ordini più convenienti affinché ognuno rispetti i propri ambiti giurisdizionali.

18 che non sia lecito al governatore concedere permessi di commercio alle imbarcazioni che arrivano al porto senza il beneplacito dei consiglieri e del vicario, ai quali spetta verificare le patenti, ed inoltre che sia tenuto ad acqui-stare le merci al prezzo giusto; che i torrieri non minaccino con le armi le imbarcazioni e quando ciò accade, se si tratta di soldati, il governatore li esenti dalla sua giurisdizione e li consegni al vicario perché si applichi una pena conforme al diritto.

Il viceré dichiara che deve mantenersi inalterato l'uso della città e, nel caso di contravvenzioni, si riferisca al viceré che prenderà i provvedimenti neces-sari.

19 che il governatore non possa nominare, come aiutanti di artiglieria, contadini e pastori che non hanno cognizioni dell'ufficio che vanno a ricopri-re e che non possa rimuovere quelli attuali, di cui una lista è conservata pres-so il vicario, se non per motivi noti al viceré.

815

Il viceré dichiara che il governatore è tenuto a nominare come aiutanti per-sone idonee e deve darne notizia alla curia del vicario.

20 che vengano allontanati dalla casa della dogana, situata di fronte alla porta del mare, il corpo di guardia e la compagnia di soldati che ivi risiede, in quanto la loro presenza provoca gravi disordini a danno della pesca del coral-lo e del commercio, e li si trasferisca presso la porta di terra dove sono allog-giamenti sufficienti per tutti i soldati.

Il viceré dichiara che, in qualità di capitano generale del regno, darà gli ordini più convenienti.

21 che non vengano prese in considerazione le eventuali richieste presen-tate da altre città, Capitoli, comunità o privati che vadano contro i privilegi, i capitoli di Corte e gli usi della città, sotto pena di nullità.

Il viceré dichiara che terrà in considerazione la richiesta.

c. 479 Ihesus Excelentissimo seflor virrey, lugartiniente y capitan generai y presidente en este real y generai Parlamento. Don Francisco de I.Arca, jurado en cabega y sindico de la illustre y magnifica ciu-dad de Alguer, dize que por hallar.se aquella tan imposibilitada de poder susten-tar.se, rezelando todos los dias su total destrugion, por hallar.se sin comercio algu-no y comarca de lugares vezinos, y finalmente destituida de medios humanos sino es el consuelo que se promete lograr de la real clemencia de su magestad, que Dios guarde, y de vuestra excelencia en su real nombre en estas Cortes, y para que se faOlite este alivio supplica a vuestra excelencia sea servido en el refferido real nombre de su magestad hazer la gracia de decretar por auto de Corte y ley paccio-nada los capitulos siguientes.

Que se observen todos los privilegios y capitulos de Corte concedidos a dicha ciudad, de los quales no haya pedido revocacion o por justos motivos se hayan revocalo.

1 Primo, que por quanto el fin de los serenissimos reyes de Aragon, de felis recor-dacion, en conceder los privilegios, gratias y capitulos de Corte que tiene dicha ciudad ha sido en contemplacion de muchos y considerables servigios que los de dicha ciudad en comun y en particular hizieron a la real corona; y porque con los premios que esperimentavan de la liberai mano de sus reyes y seflores se alentas-sen a mayores servicios, y juntamente se aumentasse la poblacion de dicha ciudad que tanto importa a la deffenga de todo este reyno, segun que los dichos serenissi-mos reyes no solo la honraron con tan honorificos privilegios pero aun en todos

816

ellos la illustraron con el titulo de cabega, llave y fuerga principal de todo este reyno. Y de no observar.se la mayor parte de dichos privilegios y capitulos de Corte por la de los reales ministros, con pretexto o intelligencia de no estar en uso, que es por no haverse ofrescido ocasion en mucho tiempo de usar de ellos, se sigue no solo el no ejecutarse lo que dichos / serenissimos reyes ordenaron y pac- c. 479 v. taron, sino aun el que todos los dias padesca dicha ciudad la diminucion que espe-rimenta. Por.ende supplica a vuestra excelencia dicho sindico sea servido en el real nombre de su magestad decretar por auto de Corte se observen todos los pri-vilegios y capitulos de Corte concedidos a dicha ciudad, de los quales la misma ciudad no haya pedido a su magestad derogacion alguna, o su magestad por justos motivos haya mandado revocar.las, pues no haviendo uno ni otro es evidente ser en uso y que se deven tener por tales. Guarden.se los que estuvieren en uso, y no fueren en perjuisio de tercero. Liliu secretarius.

Que se.perdone a la ciudad la porcion del donativo que le cupiere en este decen-nio.

2 Item, que por quanto en las Cortes celebradas por el excelentissimo senor conde de Santistevan, sigun.aparesge en la supplica tercera de las que presento dicha ciu-dad, fue su magestad servido por su real clemencia hazer.le gracia de perdonar.le la porcion del donativo que le cupiera en aquel decennio, en attencion de la mucha pobresa de sus moradores y por ser aquella ciudad presidio, los quales no suelen pagar.le en parte alguna de su dilatada monarquia, pues todos sus vezinos estan de dia y de noche en continua vigilancia en servigio de su magestad; a que se ariaden las demas calamidades y esteriles cosechas que han esperimentado, circun-stancias que obligan a desemparar aquella plassa por verse obligados a contribuir en la porcion del real donativo, en cuio caso seria forgoso que su magestad anadie-ra en ella mayor numero de soldados para deffender.la, por ser corno se ha ponde-rado quando menos la unica llave de aquel cabo, y por consiguiente gastaria el real erario muchas vezes mas de lo que puede importar la porcion del donativo que le cabrú en este decennio, a porción de lo que tiene ofrescido por su ignata fidelidad / y dezeo grande de servir a su rey y serior sin reparar en lo debil de sus c. 480 fuergas por haver pagado casi todo lo que le cupo en el decennio immediato, en conformidad de lo que fue su magestad servido decretar en las Cortes que celebro el excelentissimo serior duque de Monteleon, que fue perdonando.le la mitad de lo que le cupo en aquel repartimiento. Y assi esperimentando que aun essa por-cion es carga que excede a sus pocas fuergas, de calidad que no solo alcanga para el culto divino a que esta obligado, y su lustre tassado por esta Real Audiencia, y no alcanga para pagar ya muchos anos ni un real a ninguno de los acrehedores en que estan comprehendidos casi todas las comunidades ecclesiasticas, monasterio,

817

cavalleros y ciudadanos pobres en notable perjuhisio de las animas de purgatorio y de aquellas familias. Supplica por.ende a vuestra excelencia dicho sindico, sea servido en el real nombre de su magestad decretar y confirmar por auto de Corte la misma gracia que obtuvo en las Cortes del dicho excelentissimo serior conde de Santistevan, de perdonarle la porcion del real donativo que le cupiere en este decennio venturo, y que aquello sirba para repartir por ratta entre todos los acrehedores en que tambien interessa el real erario. No ha lugar lo que suplican. Liliu secretarius.

Que para facilitar el ensierro del trigo de la annona de dicha ciudad, se haya de delegar al veguer o jurado en cabo que obliguen a los barones que ensierren el trigo de sus rentas en dicha ciudad, y que las villas obligadas al escrutinio hayan de contribuir, y que se les pague el precio el ano siguiente segun el afforo.

3 Item, que hallando.se dicha ciudad favorescida con la merced de poder enserrar doze mil estareles de trigo, para gozar despues con su extracion el benefisio de la sacca como las otras ciudades de este reyno, y por no tener el caudal que se requiere de fondo proprio ni acrehedores o moradores de ella, son ya mas de treynta afios sin poder enserrar la dicha cantidad de trigo ni gozar de tal benefissio

c. 480 v. / esperimentando casi todos los arios falta de trigo por no enserrar a su tiempo la refferida cantidad. Por tanto, supplica a vuestra excelencia dicho sindico sea servi-do en el real nombre de su magestad decretar por auto de Corte, que para facilitar el dicho ensierro de la refferida cantidad de trigo haya de delegar.se al veguer o cabo jurado de aquella ciudad, para que independentemente obligue los barones que ensierren los trigos de sus rentas en dicha ciudad sigun privilegios, y especial-mente el que fue concedido por el serenissimo rey don Alfonso, de felis recor-dacion, que presenta ut ecce, y capitulo de Corte concedido en las Cortes del excelentissimo seiior conde de Santistevan. Y assi misuro las villas enfeudadas con obligacion de tributar a.l.escrutinio a dicha ciudad, conforme el repartimiento que tambien presenta ut ecce, sin que por sus escusas se les admita pleito en esta Real Audiencia o Real Governacion de Sasser, y que dicha ciudad no este oblígada basta el ano siguiente pagar el afor del trigo de escrutinio que llevaren las tales vil-las el ano antecedente como se observa en esta ciudad de Caller. Y en caso que algunos de los tales lugares por hallar.se gravados intentassen nuevo repartimien-to, haya de haverse tambien por lo que tributan a la ciudad de Sazer, pues a essa ciudad suelen llevar lo que se halla ya repartido, y por la dicha de Alguer se resi-sten con pretexto de ser mucha cantidad, y no es razon haya para aquella, y no para esta quando en la dicha ciudad de Alguer por las razones ponderadas de pre-sidio, y demas es mas necessario el abasto y provision.

818

Acudad a.su magestad. Liliu secretarius.

Que puedan los acreedores enserrar por todo deciembre el trigo, y con el bene-fissio de la sacca extraher.lo por julio imediato, como lo tiene concedido la ciu-dad de Caller.

4 Item, porque solo lo dicho no puede ser bastante para el ensierro que alcance la refferida cantidad de trigo, y para su / cumplimiento es necessario gran caudal y c. 481

doble para observar lo rigoroso del ensierro, que es imposible lo junte entre todos los moradores de aquella. Por tanto, a tal se pueda lograr, supplica dicho sindico a vuestra excelencia sea servido en el real nombre de su magestad decretar por auto de Corte que suppuesto la ciudad no tiene fondo, puedan sus acreedores enserrar dicho trigo por todo deciembre y extraher.le gozando del benefissio de la sacca, por el mes de julio immediato que la cosecha esta ya assegurada, como se ha con-cedido a esta ciudad de Caller; y assi mismo conceder.le a dicha ciudad o a los dichos acrehedores las saccas, em.blanco de la cantidad que constare haver enser-rado, para que escusando las dilniones que estorvan el tal benefissio puedan lle-nar las dichas saccas los ministros patrimoniales que residen en aquella ciudad, conforme se ha concedido y se practica con la de Sazer y dicho benefissio sirva para los mismos acrehedores. Acudan a.su magestad. Liliu secretarius.

Que el ganado de las ciudades de Sasser y de Alguer puedan receprocamente apasentar.lo y no conveniendo Alguer, que passe un ministro de la Real Audiencia para reconoger los limites.

5 Item, que por quanto de.pocos an-os a esta parte se le han limitado a dicha ciu-dad los territorios que confinan con los de la ciudad de Sazer por la incertidum-bre de los limites, por mas que en el Parlamento que celebró el excelentissimo seflor don Miguel de Moncada se concedió que el bestiar o ganado de dicha ciu-dad de Alguer y el de Sazer pudieran reciprocamente apasentar en territorios de entrambos, consiguiendo con esto la buena correspondencia devida entre vezinos, y sucede agora que los officiales de la Nurra la atropellan por sus fines particula-res, con poco util de dicha ciudad de Sazer y mucho dailo / a los moradores de c. 481 v.

entambas. Por.ende supplica dicho sindico a vuestra excelencia sea servido en el real nombre de su magestad decretar por auto de Corte que, en caso de no conbe-nir a la refferida correspondencia que la ciudad de Alguer solicita con estencion de los privilegios de una y otra ciudad, se reconoscan los limites de sus territorios y se haga la terminacion por un ministro de esta Real Audiencia en la forma de

819

derecho. Acuda a la Real Audiencia. Lilíu secretarius.

Que las coralinas que fuessen a la ciudad puedan extraher basta 30 quintales o estareles de los efectos que quisieren.

6 Item, que por quanto en las Cortes que celebro el excelentissimo seijor duque de Monteleon fue concedido que las coralinas eo fregatas que hivan a pescar en los mares de aquella ciudad pudieran saccar quinze quintales o estareles de los generos que quiziessen, francos de todos derechos reales, como lo son en los per-tenescientes a dicha ciudad en attencion que es el unico comercio que aquel puer-to tiene, con lo qual pueden esmersar los moradores su fructos como y tambien que, en aquellos quatro meses de verano que suele durar la pesca, en qualquiera inbasion que se ofresciere, segun la cantidad de las coralinas pudiera haver mil hombres promptos para deffenga de aquella plaga. Y como ya algunos anos ha sido muy escassa la dícha pesca de los corales, por cuía razon han desarmado mas de la mitad de coralinas que solian venir, de lo qual se sigue perjuhissio notable a dicha ciudad por lo refferido y aun al real erario, assi por lo que interessa en el derecho de sinco por ciento como en otros tocantes a la pesca y aduana de merca-durias. Por tanto dicho sindico supplica a vuestra excelencia sea servido en el real nombre de su magestad decretar por auto de Corte, que las dichas coralinas que

c. 482 fueren a dicha ciudad puedan extraher sin pagar / ningun genero de derechos basta treinta quintales o estareles de los efectos que quizieren, obligando a los ministros patrimoniales no alteren tanpoco en sus derechos, ni quieran cada qual de por si pedir mas de lo que han percebido desde las dichas Cortes a esta parte, para que con este benefissio puedan augmentarse en mas numero las dichas cora-linas, y se logre mayor benefissio para el real erario y mucho consuelo para la dicha ciudad. Guarden.se.les la exempcion que se les ha concedido, exceptuado quesos, y con calidad que saquen otros tantos quintales de generos pagando los derechos de la real caja. Liliu secretarius.

Que para poner en estado proporcionado el puerto y muelle de la ciudad, se le conceda por algunos anos una saca de trigo de tres mil estareles sin obligacion de encierro.

7 Item, representa dicho sindico a vuestra excelencia que el puerto de aquella ciu-dad esta totalmente intractable, y se balla sin muelle alguno por los temporales y borrascas tan continuadas que se han esperimentado en estos anos, que las mas

820

vezes entra el mar basta las puertas de dicha ciudad sin dar lugar de asomar.se a ellas, de lo quel resulta el perjuhisio que vuestra excelencia puede conosQer con su gran comprehencion por ser motivo bastantissimo para cessar totalmente el comercio, unico medio para la restauracion de aquella ciudad; y por ser la obra de muchissimo gasto esta totalmente imposíbilitada dicha ciudad para conseguir el poner dicho puerto y muelle de la suerte que requiere necessariamente. Por tanto, suplica a vuestra excelencia dicho sindico sea servido en el real nombre de su magestad decretar por auto de Corte se le conceda por algunos afíos siquiera tres mil estareles de sacca de trigo sin obligacion de ensierro, para que con esse bene-fissio pueda mediante unos diputados para elio enprehender la tal obra, y ponerla en estado proporcionado. No ha lugar lo que suplican. Liliu secretarius. /

c. 482 v. Que se conceda a la ciudad alguna ayuda de costa de lo que se repartiere, a effec-to de poder poner en perfecion la puente que media entre el mar y el estanque.

8 Itero, representa a vuestra excelencia que hay una puente destruida totalmente que media entre el mar y el estanque de aquella ciudad, y es tranzito para los sal-tos y territorios de su sementera y aun para las torres de Puerto Conde y demas de aquella costa, para cuio reparo en las Cortes antecedentes fue decretalo se tendria consideracion, y como hasta aqui no se ha logrado effecto alguno, supplica por ende dicho sindico quede vuestra excelencia servido decretar por auto de Corte en el real nombre de su magestad se le conceda a dicha ciudad alguna ayuda de costa de lo que se repartiere para semejantes cosas, para.que con su industria y de sus moradores que han contribuhido y contribuhiran para dicho effecto se logre poner en perfeccion la dicha puente, para passar en ella con seguridad los torreros para el servicio de su magestad, que Dios guarde, en la assistencia de aquellas tores y los labradores a sus labrancas. Su excelencia tenda! concideracion. Liliu secretarius.

Que no haviendo privilegio de nombramiento de veguer, exerza este empleo el jurado en cabo, y el de sotveguer sea a elecion del selior virrey y no recaiga en jurado quinto como antes.

9 Itero, que haviendo aquella ciudad quedado favorescida en lo que supplico en el capitulo nono en el Parlamento que celebro el excelentissimo sefíor tonde de Santistevan, de que no haviendo privilegio de veguer por su magestad ni de sove-guer los exerciessen esso puestos el cabo jurado el de veguer, y el quinto el de soveguer; y como lo primero ha provado bien, y queda su magestad servido y la

821

ciudad con el decoro y respecto que se le deve, y lo segundo con poca asistencia a c. 483 la puntual administracion de justicia, o con menos satisfacion al abasto del pan

para el pueblo por attender en elio el/ jurado quinto, supplica dicho sindico quede vuestra excelencia servido en el real nombre de su magestad decretar por auto de Corte que en adelante no haviendo.se a alguno despachado privilegio real en el dicho officio de soveguer, no recaiga esse empleo en dicho jurado quinto, sino que por los setiores virreyes se haya de encomendar a otro como sea matricu-lado en las bolgas de jurados quartos y quintos, para evictar los incombenientes dichos como y que lo exersa alguno que no lo meresca, con poco respecto a la justicia como en aiios passados antes de essa concesion se ha esperimentado. Como lo suplican. Liliu secretarius.

Que los conselleres y demas offissios puedan sortear cada dos anos, y que se ensaculen en cada bolga cinto.

10 Item, que hallando.se como se halla dicha ciudad falta de la gente que podian en alguna coppia ser dignamente matriculados, por haverse retirado muchos por la pobresa del lugar a las ciudades de Caller y Sazer, y otros que Dios ha llamado a mejor patria, no puede tener de hombres capages cabal el numero de los que han de sortear cada tres atios en las bolsas de concelleres y demas officios, para el regi-miento y buen govierno que ha menester. Supplica dicho sindico quede vuestra excelencia servido en el real nombre de su magestad decretar por auto de Corte que en adelante puedan sortear cada dos atios como en la ciudad de Sazer, no matriculando en cada bolga de dichos concelleres mas numero que el de sinco, porque la esperiencia ha manifestado que para cumplir el numero que era preciso y por la passion de alguno se insaculavan muchos sin meritos, de lo que ha redun-

c. 483 v. dado grave daiio a dicha ciudad y poca satisfacion a la buena administracion de la justigia y benefissio de toda la / universidad. Observen.se los privilegios y costumbres. Liliu secretarius.

Que de la bolsa de almotassen se saque solamente uno, y aquel sea almotassen para que se quiten los abusos que se han esperimentado.

11 Item, representa dicho sindico que por privilegio concedido a dicha ciudad por el serenissimo rey don Fernando de la datta en Granada a 28 de agosto de 1501, el dia que se haze la extraccion de concelleres se haze tambien la de l.almotazen, con esta differencia que de cada bolsa de concelleres se sacca un rodolin y de almota-senes tres; y el que preside en dicha extraccion nombra uno a su gusto de aquel-los. Y como se han conoscido algunos abusos en essos nombramientos, como es el

822

dar.lo al que mas dinero offresge, o a otros de la devocion de los vegueres y gover-nadores de Sazer que ordinariamente presiden, y de essa forma viene a parar dicho puesto entre pocos quedando los mas de dicho bolga sin lograr la honra y provechos que lleva consigo, de lo que tambien se ha seguido el no emplear en la polisia de dicha ciudad lo procedido de los derechos que se impuso para elio en el queso que viene de fuera y hazeite, por lo que pagan y regalan en essa pretencion. Supplica dicho sindico quede vuestra excelencia servido decretar en el real nom-bre de su magestad por auto de Corte, que en adelante se saque solo uno de.dicha bolga, y aquel sea almotasen, que siendo assi lo sera por suerte y se quitaran los abusos que se han esperimentado en lo passado, y que el derecho de la piessa del c. 484

queso fino por cada carga y / hazeite que percebia el almotasen lo perciba el da-vario de la ciudad, y su procedido se emplee en benefissio y conservassion del puerto y muelle de aquella ciudad, pues tiene lo bastante con los gajes que gozava antes de imponer los referidos derechos. Que se guarde lo acostumbrado. Liliu secretarius

Que el que presidiere en la extracion y ensaculacion de conselleres y demas offi-cios se quede con una de las llaves de las arcas.

12 Item, que en el capitulo 17 del Parlamento que celebró el excelentissimo sefior conde de Santistevan se ha concedido a dicha ciudad que el que preside en la extracion y ensaculacion de concelleres y demas offigios se quede con una de las llaves de las arcas de las bolgas, en que estan aquellos matriculados por el gasto que todos los afios se le seguia a dicha ciudad, y differencias con el governador de Sazer con otras mayores razones ponderadas en dicho capitulo, y no obstante essa concesion ha sucedido que dicho governador ha embiado a tomar las llaves del veguer que presidió contra lo decretado en dicho Parlamento. Por lo que, suppli-ca dicho sindico quede vuestra excelencia servido decretar en el real nombre de su magestad por auto de Corte se le observe el refferido decreto, y en caso de con-travencion por dicho governador quede libre el veguer de qualquier pena que le fuere impuesta. Que se guarde el capitulo de Corte. Liliu secretarius.

Que en las bolsas de jurados quintos en adelante no se haya de ensacular de los que no supieren leer ni escrivir.

c. 484 v. 13 Item, que cuidando como cuida el jurado quinto / de l.abasto del pan, como sucede muchas vezes que este no sabe escrivir, y de ello redunda algun davo en lo que se le entrega, de Io que se siguen algunos pleitos y dilaciones en la satisfacion

823

a qui.en presta a la ciudad el dinero para las compras del trigo que para elio ha menester. De lo que quejando.se al serior conde de Altamira, dicha ciudad el ano 1694 ha conseguido decreto que no se matriculen los que no supieren escrivir, y por mayor corroboracion supplica dicho sindico quede vuestra excelencia servido decretar por auto de Corte en el real nombre de su magestad que en adelante, dejando los que attualmente estan en las bolsas, no se haya de haver ensaculacion de los que no supieren leer y escrivir, para que se evicten los daiios que se han visto en lo passado. Que se haga como se suplica. Liliu secretarius.

Que sorteando el secretario o substitutos de la Mena episcopal no sean admeti-dos, y que se saque otros.

14 Item, supplica dicho sindico que algunos de los matriculados en las bolsas de concelleres sortean quando exercen puestas de secretario o substituto de la Mensa episcopal, y passan alla con las insignias, quedando con la gorra en la mano quan-do asisten los seriores obispos y vicarios; y como es en gran desdoro del puesto de jurados, y tal ves, como la esperiencia lo ha ensetiado, reffieren lo que se tracta en

c. 485 la casa de la ciudad para agazajar a dichos seriores prelados, y de esso redundan muchos disgustos las mas vezes. Supplica por ende dicho / sindico quede vuestra excelencia servido decretar por auto de Corte en el real nombre de su magestad, que sorteando algunos de dichos secretarios o substitutos en jurados o ministros de ciudad no sean admitidos, y en su lugar se saque otro que lo exersa. Que se guarde lo acostumbrado. Liliu secretarius

Que en adelante los conselleres y trezena escojan en todo el pueblo los subjetos que les pareciere mas capages, y compongan de ellos el numero que se requiere para el Consejo General.

15 Item, representa a vuestra excelencia dicho sindico que la dicha ciudad desde sus principios observó en los Consejos Generales que juntava para negogios gra-ves lo mismo que se practica hoy en esta ciudad de Caller, sigun privilegios y con-cessiones de que goza, y haviendo padessido el ano 1652 tal peste que casi acabo con todos sus vezinos, fue preciso por falta de ellos admitir en los Consejos Generales que se han celebrado despues aca de todo genero de gente y aun de bonete y trabajo para el campo, hombres todos en qui.en.es no cabe el menor interes de lo que se tracta por no tener mas que sus personas, y sobre la incapaci-dad conoscila faciles de persuadir a qualquier chisme y pretencion injusta, que las mas vezes solicitan sujetos de pocos meritos para conseguir.la con el mayor numero

824

de votos, que es a lo que se attiende solamente aunque sean de esta especie, de los quales hay vez que concurren mas de 300, y como de esto se sigue gran confusion con otros mil incombenientes y rara vez acierto alguno. Por ende, supplica dicho sindico a vuestra excelencia que en el real nombre de su magestad se sirva decretar por auto de Corte, que en adelante los concelleres y trezena escojan en todo el pue- blo los sujetos que parescieren mas capaces, y compongan de ellos el número que se requiere para e1 Consejo General, y solo essos puedan concurrir para celebrar.le c. 485 v. quando se offresca, y los tales queden nombrados para mientras bivan y no / se puedan mudar, sino es por justos motivos que conoscan los conselleres y trezena de la misma ciudad. Arregle.sse el Consejo General de Alguer a lo que se estila en la ciudad de Sasser, y la nomina para aprovar y quitar se presente por los jurados que dejan de ser.lo al que presidiere en la extracion. Liliu secretarius.

Que el governador de dicha plassa haya de entregar a los conselleres la llave del postijo de la puerta de la entrada principal de la ciudad.

16 Item, en consideracion de lo que dicha ciudad por su innata fidelidad a la real corona que ha tenido siempre, ha merescido de los serenissimos reyes el privilegio de tener las llaves de una de las puertas de la entrada principal de dicha ciudad, en la qual se balla un postigo, y del tenia la llave dicha ciudad y la conservava siempre hasta que don Alonco de Pii5a, siendo governador de las armas los anos passados, condemnó dicho postigo poniendo.le una barra de hierro, y assi ha que-dado alguno anos, y el governador actual quitando dicho impedimiento le ha hecho tractable, y lo mas que quitando la cerradura con toda cautela y secreto con ordenes rigurosos que no se publicara essa novedad ha impuesto cerradura nueba y detenido la llave, y por haver usado de ella en dos o tres ocasiones se ha descu-bierto esta novedad, y como de ella redunda grave perjuhisio a dicha ciudad y sus privilegios, que a costas de.sus haziendas y sangre han obtenido. Por tanto, suppli-ca a vuestra excelencia dicho sindico que en el real nombre de su magestad se sirva decretar por auto de Corte que el govemardor de dicha plassa haya de entre-gar a los concelleres de dicha ciudad la Ilave de dicho postigo, como la tienen de las puertas principales, sin que en adelante pueda usar de aquella, assi el dicho como sus sucessores, ni tanpoco condemnar.la, antes bien quede tanto la puerta principal como dicho postigo sigun que antes lo era a toda confianca de dichos concelleres, igual a la que han tenido los serenissimos reyes de Aragon en el cono-scimiento de quedar mas segura dicha placa con la fe de los naturales que con los c. 486 mismos governadores de / aquella placa. Representen.lo a.su magestad que ordenara" lo que convenga. Liliu secretarius.

825

Que en adelante los governadores de dicha ciudad no puedan carcerar ni mal-tractar a qualquier forastero ni natural, no sea de sus militares.

17 Item, que consistiendo el mayor adelantamiento de dicha ciudad en el comer-cio y tratto de las embarcaciones, y por esto tienen los moradores particular cui-dado de agazajar.los considerando la utilidad que les resulta, se les frusta este dezeo con las operaciones de los govemadores de dicha plaga, que tanto por sus fines particulares para conseguir algun util y regalo como por ostentar authoridad absoluta, y lo que mas sensible es en las coralinas que acostumbran hazer la empresa de corales en dicha ciudad que con medios estraviados de la razon, equi-dad y justicia los van apremiando, y a este tono en las demas embarcagiones que pretenden ser regalados de todos; y no consiguiendo.lo, con pretexto de compra, contra la voluntad de los patrones, toman de aquellos lo que quieren sin pagarlo, y todo esto es por exercitar su poderio con los patrones, marineros y demas estrangeros no teniendo jurisdicion en ellos, por haver ministros de justicia y patrimonio cada qual en su incumbencia, y solo sirbe de inquietar y perturbar.lo todo con harto desconsuelo de los moradores, quando por su paz era aquella ciu-dad embidiada de todo el reyno. Por.ende, dicho sindico supplica quede vuestra excelencia servido decretar por auto de Corte en el real nombre de su magestad que en adelante el governador actual y sucessores no puedan ni devan prender, carcerar, impedir ni maltratar a qualquier forastero de las embarcassiones que alli aportaren ni.a.otro alguno natural que no sea de sus militares; y en caso que tuvie-

c. 486 v. re alguna queja la hayan de dar de mano a ella y dejar al ministro que tocare, para que administren justicia y procedan de derecho imponiendo / en el caso de con-travencion una pena de quinientos ducados por la primera vez o suspencion del sueldo, y por la segunda de privacion de officio. Que su excelencia continuara a dar las ordenes convenientes a que cada uno se contenga en.su jurisdicion. Liliu secretarius.

Que en adelante el governador de la ciudad de Alguer no haya de intervenir en dar practica a embaracion alguna.

18 Item, que haviendo.se esperimentado de.pocos aiios a esta parte mucha facili-dad que tienen los governadores en admitir a comercio las embarcaciones que lle-gan en el puerto de dicha ciudad, no procediendo el beneplacito de los concelle-res y veguer real, que son los que han de regonoscer las patentes y la limpiesa con que vienen, y esto a causa que de.pocos afios aca se ha introduzido tambien los governadores en la intervencion de dar la practica, quando por lo passado no tenían manejo alguno en ella. Y si bien hasta aqui han llevado esta novedad, pero

826

con los incombenientes que esperimentan que por ella les causan los governado-res de dicha ciudad embiando soldados de a cavallo a las embarcaciones antes de.tener practica, tornando de ellas lo que se les antoja, y introduziendo en la ciu-dad antes que los concelleres ni veguer tomen la patente, y la regonoscan y lo ha estilado este govemador actual muchas vezes en particular en las embarcaciones que aportan en las torres del districto, que por tener jurisdicion en los torreros no se atreven impedir.lo, pudiendo.se originar de esto graves inconbenientes y aun la introducion de algun mal contagioso. En consideracíon de este reparo supplica a vuestra excelencia dicho sindico quede servido en el real nombre de su magestad decretar por auto de Corte que en adelante el governador de dicha plassa no haya de intervenir en dar practica a embarcacion alguna, y juntamente con pena de la vida no haya de embiar a comerciar con dichas embarcaciones, sino que primero c. 487 aquellas tengan / la pratica por la ciudad y veguer, y despues de.ella pueda el governador alcangar qualesquier noticias que quiziere y tomar qualesquier roppas pagando su precio. Y para su mayor cumplimiento de esta supplica, mandar assi bien a los torreros que no hayan de permitir comercio alguno en las embarcacio-nes que estubieren bajo la artilleria de sus torres, aunque sean soldados que el mesmo govemador embia eximiendo.los en esto de su jurisdicion y dando.la al veguer real, para.que los castígue en caso de contravencion y les aplique las penas conforme la calidad del delicto. Mantenga.se la inalterable costumbre de que la ciudad y su veguer sean los que den o nieguen la practíca a las embarcaciones, sin que antes d.esso ni governador ni otros se atreva a comerciar con los barcos; y en caso de contravenir.se por algun exempto, se de quenta a su excelencia para que dé la providencia conve-niente. Liliu secretarius.

Que en adelante governador pueda nombrar en aiudantes de artilleros gente del campo y de los demas, que no pueda mudar sino es por muerte o por causa bien vista a su excelencia.

19 Item, que por quitar algunos abusos que impiden la buena administracion de justicia, esperimentados en el nombramiento cotidiano que los governadores hazen en los ayudantes de artilleros, de los que suele nombrar algunos assi que fal-tan o cometen algun delicto de los de la jurisdicion del veguer, tomo son pastores y otra gente de campaiia, los que nunca pueden saber en essos officios cosa; y es evidente ser puro abuso y querer mandarlo todo. Supplica dicho sindico que en el real nombre de su magestad quede vuestra excelencia servido decretar por auto de Corte, que en adelante el governador no pueda nombrar aiudantes de artilleros gente del campo, y de los demas no pueda mudar sino es por muerte de otro o por alguna causa bien vista a vuestra excelencia y sus sucessores, teniendo una

827

c. 487 v. lista en el Veguerio firmada de dicho govemador. El govemador nombre en aiudantes de artilleros / personas aptas arreglando.se al numero determinado que huviere; y para que se tenga noticia en la curia del Real Veguerio, dé nomina y lista de los que nombrare. Liliu secretarius.

Que se haya de quitar el cuerpo de soldados de la casa de la aduana y su paraje.

20 Item, que por quanto de algunos aiios a esta parte los govemadores de aquella plaga puzieron un cuerpo de guardia en la casa de la aduana de dicha ciudad, que esta en frente a la puerta del mar, por cuia razon reside alli una compatiia de solda-dos, entre los quales de ordinario suele haver muchos inquietos y alborotadores, de calidad que sin motivo ni razon alguna arman pulla todos los dias, maltractando con palos y de todas maneras a los pobres marineros, y especialmente de las corali-nas con pretextos frivolos que tal vez apojan sus officiales y aun los govemadores por ostentar su authoridad y lograr sus fines, en grave perjuhisio de aquel poco comercio en que consiste la conservacion del culto divino, derechos reales y dicha ciudad, con el beneficio publico de poder sus moradores exmeNar sus fructos, porque toman horror a los ultrajes repetidos que padesen. Y todos los aiios se esperimenta que va disminuiendo el dicho comercio, y por consiguiente los dere-chos assi reales como de dicha ciudad y demas conbeniencias publicas. Tanto por lo referido como por no tener otro paraje en que aduanar, en consideracion de lo qual el excelentissimo sehor conde de Altamira quando vizitó aquella ciudad mando que se quitaran, y todavia se quedan alli como estavan por no querer.lo eje-cutar los govemadores. Por ende, supplica a vuestra excelencia dicho sindico que en el real nombre de su magestad se sirva decretar por auto de Corte se haya de

c. 488 quitar dicho cuerpo de guardia y soldados de aquellas casa y paraje, dejandola libre para el ministerio / de la aduana como antes, y escusar los inconbenientes ponde-rados. Attento tienen el cuerpo de guardia principal en la puerta de tierra, y quar-teles bastantes para todos los soldados. Representen.lo a.su excelencia como a capitan generai que darà las ordenes conve-nientes. Liliu secretarius.

Que ad cauthellam se oppone a qualquier pretencion que en estas Cortes tuvies-se qualquier ciudad, comunidad, o particular que sea en perjuisio de los privile-gios y capitulos de Corte de dicha ciudad.

21 Item, se oppone ad cauthellam a qualquiera pretencion que en las presentes Cortes tuviesse qualquiera ciudad, Cabildo, comunidad o particular que sea en perjuhisio de los privilegios, capitulos de Corte y loables costumbres de dicha ciu-

828

dad de Alguer, protestando de nullidad en qualquiera concession que se obtenga sin espressa citnion y consentimiento de esta parte, tomo a principal interessado en todo aquello que redundare en perjuhisio y detrimento de dicha illustre y magnifica ciudad de Alguer y de sus privilegios, et haec et cetera, officium et cete-ra, salvis et cetera. Se tendra presente. Liliu secretarius. Altissimus. Don Francisco de 1.Arca, cabo jurado y sindico de dicha illustre ciudad en estas Cortes.

Excellentissimus, dominus don Iosephus de Solis, Valederrabano, Davila, Pacheco, Giron et Enrriques, comes de Montellano, antelatus de Iucatan et coete-ra, de Consilio sacrae catholicae regiae maiestatis, et pro eadem prorrex, locumte-nens et capitaneus generalis praesentis Sardiniae regni, et praeses in praesenti regio et generali Parlamento decernit et decretat supra dicta capitula, et unum- c. 488 v.

quodque / ipsorum prout in fine cuiuslibet eorum continetur et expressum est, mandans mihi secretario infrascripto de his omnibus praesens actum Curiae fieri, de quibus et coetera. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento, die decima nona praesentis mensis aprilis currentis anni 1698, Calari. Didacus Liliu secretarius. /

235/1 Allegati ai capitoli della città di Alghero.

c. 489

Alfonsus, Dei gratia, rex Aragonum, Siciliae citra et ultra farum, Valentiae, Hierusalem, Hungariae, Maioricarum, Sardiniae et Corsicae, comes Barchinonae, dux Athenarum et Neopatriae ac etiam comes Rosilionis et Ceritaniae, magnificis et nobilibus viris Gaufrido de Ortasa, locumtenenti et gubernatori generali in dicto regno Sardiniae et Ioanni de Flors, militibus, gubernatori et reformatori in capite Lugudorii regni eiusdem, ceterisque universis et singulis locumtenentibus, viceregibus, gubernatoribus et aliis officialibus nostris in regno ipso constitutis ad quos spectet praesentibus et futuris, salutem et dilectionem. Menti nobis est supe-rioribus annis in favore universitatum et homnium villae nostrae Alguerii, que de principalioribus membris regni illius est, concessisse et expediri iussisse literas tenoris et continentiae sequentís: «Alfonsus, Dei gratia, rex Aragonum, Siciliae citra et ultra farum et cetera. Dilecto consililario nostro Ioanni de Flors, militi, gubernatori et regormatori in capite Lugudorii dicti regni Sardiniae vel eius locumtenenti, salutem et dilectíonem.

829

Recordamus superioribus annis dum in ipso regno esset dilectus consiliarius et fidelis secretarius noster Ioannes Olsina, vigore potestatis amplissimae per nos sibi attributae fuisse concessa. Consiliariis et universitati villae Alguerii certa capitula que per nos ex post fuere confirmata et aprobatta interque habetur mentio de provisione singulis annis fienda in magatzemo sive orreo ipsius villae, et scilicet in eo ad tempus reponantur frumenta necesaria pro munitione et furnimento villae praedictae, que ex preciosioribus membris nostrae Coronae in ipso eodem est regno, et licet, ut fertur, superinde ac virtute capitulorum eorundem magnificus et dilectus consiliarius noster Franciscus de Erillo, miles, hinc et nunc etiam vicerex

c. 489 v. et gubernator generalis dicti regni fecerit et ordinaverit certa taxationem inter barones et hereditatos dicti / Capitis Lugudorii, ut scilicet singulis annis debito tempore reponerent de suis et suarum terrarum frumentis quantitatem, ad quam taxatis erant, in magatzemo sive orreo dictae villae. Id tamen dicti barones et here-ditati facere recusarunt et recusant, penitus de presenti in eiusdem et maximum benefitii publici dictae villae et totius dicti regni detrimentum. Quia vero huiu-smodi beneficium pro dicta villa, nullatenus praetaermitendum sencemus quod et ad omnes ipsos barones et hereditatos piane videtur extendi et prodesse praesen-tis de certa nostra sientia deliberate et expresse, ad umilem suplicationem nostro culmini per dilectum nostrum Petrum de Ferraria, militem, dictae villae ambascia-torem, hac et aliis de causis nostre Maiestati destinatum, nomine et pro parte eiu-sdem villae et illius universitati factam vobis dicto gubernatori et reformatori et locumtenenti vestro commitimus, dicimus et mandamus sub obtentu nostrae gra-tiae et amoris ac poena trium mille florenorum auri Aragonum, quotiens contra-factum fuerit in aliquo acquirenda et aerario nostro applicanda, et alias quanto fortius et strictius dici potest quatenus ex nunc in antea singulis annis cum consi-lio consiliariorum dictae villae qui sunt et futuris temporibus fuerint, positis et debeatis facere et ordinare taxationem frumentorum dicti magatzemi sive orrei, inter et ad omnes et singulos barones et hereditatos ac etiam officiales dicti Capitis Lugudorii, et etiam habitatores dictae villae iuxta formam vestrae et eorundem consiliriariorum conscientiae, habita semper et praecipue debita consideratione de regni dispositione et opulentia victualium vel necesitate et aliis circumstantiis quas officialium providencia curare et providere debet, et prout hactenus est usitatum et prout taxationem faceritis eandem singulis annis observari et adimpleri faciatis

c. 490 prout decet per poenarum infrascriptarum exactionem et alias prout repereritis fere fiendum. Nos enim per / eandem mandamus universis et singulis offitialibus nostris, baronibus, hereditatibus et aliis praedictis et cuilibet ipsorum sub incursu nostre indignationis et irae ac poena duorum mille ducatorum pro quolibet contra-fatiente vel renitente, quotiens recusationis culpa deprehendetur acquirenda et aera-rio nostro applicanda, quatenus vestris cum consilio dictorum consiliariorum taxa-tionibus fiendis debite pareant et efficaciter intendent, et non contrafaciant vel con-traveniant quavis causa, hanc enim facultatem quam vobis modo praedicto cum

830

praesenti conferimus durare volumus dumtaxat ad nostrum beneplacitum et non ultra. Datum in Castello Novo Neapolis, die vigesimo quinto septembris anno a nativitate Domini millesimo quadrigentesimo quadragesimo quarto. Rex Alfonsus». In praesentiarum vero pro eíusdem villae parte nobis est humiliter supplicatum, ut ex eo quod aliqui ex baronibus et hereditatibus regni praefati nonnullas literas a nobis obtinuerunt quibus executio, ordo et modus per nos in literis praeinsertis datus et ordinatus totaliter impeditur, adeo quantum villa praedicta tum etiam sua causa res publíca regni illius magna pericula et iacturas de facili subire possent dignaremur taliter super his providere, quod omnibus futuris inconvenientibus, periculis et scandalis posset facilius obviari. Nos idcirco volentes circa praemissa salubriter providere, tenore praesentis, de certa nostra scientia, deliberate atque consulte revocantes, cassantes et annullantes quascumque literas privilegia, ac rescripta per nos seu officiales nostros quoscumque concessas et concessa quibu- scumque personis quantumvis de nobis benemeritis atque dignis et pro quibusvis consideratonibus sive causis in quantum scilicet contra formam, seriem atque teno- rem literarum praeinsertarum facere quomodlibet videatur et non alias vobis et vestrum cuilibet, prout ad unumquemque vestrum spectabit dicimus et mandamus c. 490 v.

de dieta nostra certa / sciencia et expresse ac sub pena ducatorum auri duorum mille a quolibet contrafaciente irremissibiliter exigenda, nostreque Curiae applican- da, quatenus ad omnem requisitionem et instantiam pro parte dictae universitatis villae Alguerii vobis inde faciendam, nullaque super eo nobis consultatione nec exe- cutoria glia, aut responsione nostra ulterius expectata, literas praeíncertas omniaque et singula in eisdem contenta teneatis et firmiter observetis tenerique et observare faciatis, atque mandetis, illasque ad effectum debitum quotiens opus fuerit deduca- tis et deduci faciatis, omni obstaculo quiesente, quibuscumque literis, memorialibus instructionibus, privilegiis, pragmaticis et rescriptis facientibus quomodolibet in adversum non obstantibus quoquomodo. Et causatis ne contrarium fiat, quanto ultras paenas praedicatas gratiam nostram caram habetis, iramque et indignationem cupitis non subire. Dattum in Castello Novo Neapolís die vigesimo octavo decem- bris anno a nativitate Domini millesimo quadringentesimo quinquagesimo primo. Rex Alfonsus. In Sardiniae VI Vidit Villa Clau. regens Registrata. Concordat cum suo originali doctor Petrus Scotto secretarius. / c. 491

Ihesus, Maria, Ioseph et cetera. Marquesats, baronies, encontradas y vilas enfeudadas al escrutini de esta illustre y magnifica ciudad de Alguer son las seguents:

831

Marquesat de Montilleo Villanova de Montilleo 30 rasers La vila de Montilleol 10 rasers Romana de Montilleo 20 rasers

60 rasers

Padria y Mara Padria 50 rasers Mara 30 rasers

80 rasers

Putzu Magior Putzu Magior porta 80 rasers

Marquesat de Tiesi Marquesat Tiesi porta 50 rasers Quelemure 25 rasers Bessude 25 rasers

100 rasers

Encontrada de Anglona Nurvi de Anglona 5 rasers Claramonte de Anglona 3 rasers 2 cahices Martis de Anglona 3 rasers 2 cahices Laerro de Anglona 2 rasers Perfugues de Anglona 2 rasers Sedini de Anglona 3 rasers Bulsi de Anglona 1 rasers Spelunca de Anglona O rasers 4 cahices

20 rasers /

c. 491 v. Contat de Bonorba Bonorba 35 rasers Semestene 35 rasers Terquiddo 6 rasers Rebeco 4 rasers

80 rasers

Encontrada de Ploague Ploague 25 rasers

832

Codrongiano 18 rasers Florinas 20 rasers Cargiegue 12 rasers Salvenere no paga

75 rasers

Encontrada de Montagut 70 rasers Ogier 25 rasers Patada 9 rasers Oscari 8 rasers Nuguedu 6 rasers Barquidda 4 rasers Osidda 1 raser Buddusó 6 rasers

2 rasers Bantina 1 raser Itireddu 2 rasers Nucte 4 rasers Biduffé y Tula 2 rasers

70 rasers

Encontrada de Cossayni 110 rasers Jave 55 rasers Cossayni 55 rasers

110 rasers /

Osilo 28 rasers c. 492

Osilo porta 28 rasers

Baronia de Romangia 15 rahers Sorso 10 rahers Sennari 5 rahers

15 rahers

Baronia de Ossy y Muros 16 rahers Ossi 13 rahers Monte Muros 2 rahers

16 rahers

Encontrada de Meylogu 36 rahers Torralba 18 rahers

833

Bonanaro 12 rahers Boruta 6 rahers

36 rahers

Baronia de Usini y Tissi 18 rahers Usini 12 rahers Tissi 6 rahers

18 rahers

Encontrada de Itari de Canedo 36 rahers Itari 24 rahers Urli 12 rahers

36 rahers

Encontrada de Opia 18 rahers Moras 13 rahers Ardara 5 rahers

18 rahers

Baquettos no paga per ser destruida /

c. 492 v. Encontrada de Macomer 28 rahers Bolotoni 5 rahers Macomer 3 rahers Bortigale 4 rahers Silanos 4 rahers Birole 2 rahers Borole 3 rahers Dualque 3 rahers Ley 1 raher Nuragugume 3 rahers

28 rahers

Encontrada de Gosiano 22 rahers Bono 4 rahers Benetuti 4 rahers Bortiocoro 1 raher Orune 4 rahers Botidda 2 rahers Bultei 2 rahers Anela 1 raher

834

Sporlata 1 raher Illorai 3 rahers

22 rahers

Biti 20 rahers Nuaro 15 rahers

35 rahers

Curadoria Dore 15 rahers Orani 5 rahers Univeri y Orotelli 5 rahers Sarule y Otana 5 rahers

15 rahers /

Siligo, Banari y Vila Nova c. 493 de Monte Santo 100 rahers

Feudataris que estan obligats conduhir los forments y ordis de llur renda y vilas, y enserrar aquells en la ciutat de Alguer per provisio y abasto de aquella plaga, segons real privilegi, son los siguents. La egregia contessa de Sedilo per la baronia de Padria y Mara. Lo egregi conte de Bonorba per la encontrada de Costa de Valls. Lo egregi conte de Mara per Puzu Magior. Lo illustre marques de Monte Mayor per Tiesi y demes vilas te. Lo illustre marques de Villa Sorres, per Jave y Cossayni. Lo illustre marques de Monti Lleo per sas vilas. Lo egregi conte de Sant Jordi. Lo senor de Itari de Canedo y Uri. Lo senor de Toralba. Lo illustre marques de Laconi per la baronia de Ploague. Lo senor de la baronia de Romangia. Lo illustre marques de Siligo, Banari y Vila Nova de Monte Santo. Itta est. Michael Angelus Spano nottarius istius domus Concilii illustris et magnificae civi- tatis Alguerii. /

835

4. I CAPITOLI DELLA CITTÀ DI ORISTANO

236 1698 aprile 9, Cagliari Don Felice Salaris, sindaco di Oristano, fa presente che la città ha subito e

subisce un grave danno perché, pur avendo il veghiere e la curia competenza sulle cause civili e criminali dei vassalli dei tre Campidani del marchesato di Oristano, in prima istanza circa i ricorsi e le avocazioni e, in seconda istanza, per l'appello dalle sentenze degli ufficiali, dal 1685, a causa di un'istanza pre-sentata dal regio fisco, fu disposto dalla Reale Udienza che la curia del veghiere non avesse più alcuna competenza sui vassalli dei Campidani. Nelle Corti celebrate dal duca di Monteleone la città, nel capitolo 8 delle suppliche, chiese rimedio alla decisione del supremo tribunale, ma non ebbe seguito. La questione passò sotto silenzio sino a pochi anni or sono, quando la Reale Udienza ordinò di cercare í processi dai quali risultassero i precedenti del diritto in materia, ma il fisco le si oppose con un ricorso. Il sindaco, a soste-gno della rivendicazione della città, ricorda che quando Oristano fu invasa dai francesi, nel 1637, andarono perse le carte attestanti i privilegi municipali tra cui quelle relative alla competenza del veghiere nelle cause civili e crimi-nali dei vassalli dei tre Campidani e quindi, per dimostrare come tale compe-tenza venisse esercitata da più di cento anni sino al 1685, presenta tre docu-menti dai quali risulta che molte cause furono giudicate dalla curia del veghiere dal 1586 ad oggi e che molte di queste furono appellate in secondo grado alla Reale Udienza. Il sindaco fa inoltre presente che nelle Corti del marchese di Almonazir fu concesso che il podestà di Oristano avesse il titolo di veghiere e disponesse di un assessore avendo competenza giudiziaria di prima istanza non solo sugli abitanti della città e del borgo ma anche sulle 30 ville dei tre Campidani. Infine presenta la copia di un capitolo con cui l'impe-ratore Carlo V e la regina madre Giovanna avevano concesso alla città di emanare ordinanze unitamente al podestà e ciò confermerebbe, secondo il sindaco, che il veghiere, in quanto successore del podestà, ha facoltà non solo di legiferare ma anche di giudicare in prima istanza per ricorso e avocazione e in seconda istanza per appello.

Il sindaco, sottolineando come la supplica potesse essere presentata sotto forma di dissentiment ma che ciò non è stato fatto per evitare ritardi nell'of-ferta al sovrano, chiede che, senza avviare alcuna causa, la città sia reintegra-ta nella sua giurisdizione e si provveda affinché venga revocato l'ordine del 1685.

Il viceré dispone che si inoltri la supplica presso il giudice competente.

836

Suplica que sin pleito alguno se mande reintegrar en la possession en que estava c. 518

la ciudad de Oristan, de conoscer su veguer y curia del Real Veguerio de las cau-sas de recurso y evocacion y appelacion de las sentencias, assi civiles como crimi-nales.

Excelentissimo sefíor, don Felis Salaris, sindico de la ciudad de Oristan en estas Cortes, pone en la consideracion de vuestra excelencia que a dicha ciudad se le ha hecho y haze un agravio muy notable, pues estando en la possession el veguer de aquella y su Curia de conocer de las causas civiles y criminales de los vassallos de los tres Campidanos del marquesado de Oristan, en primera instancia por recursos y evocaciones, y en segunda por appelacion de los officiales al veguer, en el ano 1685 a instancia del real fisco mandó la Real Audiencia que no se huviessen entremetido los ministros de aquella curia en esto, ni los vasallos ni officiales de los Campidanos lo permitiessen estar mas. Y aunque en las Cortes immediatas, que fueron las que cele- bró el excelentissimo senor duque de Monteleon hizo la giudad su representacion, solo se le provehió que en constando de la immemorial, se le avia de mantener en ella como es de veer en el capitulo 8 de las suplicas de la giudad de Oristan. No huvo en aquellas Cortes ni despues persona que cuydasse de este negocio, por no tener la ciudad / medios ningunos de hazer gastos, pues ni su lustre pudo conse- c. 518 v.

guir quanto menos medio de gastar, pues todo estava sequestrado por el real patri- monio para la paga del real donativo. Y se calló esta materia basta que pocos anos ha quiso que en la Real Audiencia se le provehiesse orden de buscar los processos, que mostrassen en lo que se avia practicado la verdad de su derecho, y el fisco se le opuso y formó en elfo pleito quizas conociendo lo exausta quedava la giudad. Y porque està el suplicante creiendo que es clara la justicia de la giudad, y que vuestra excelencia se le mandati dar sin mas pleito ni conocimiento, presenta los papeles siguientes. Primeramente, presenta dos certificaciones en que consta que en la ocasion que Oristan fue invadida de franceses en e1 ano 1637 se perdieron y quemaron la mayor parte de sus papeles y privilegios, no solo de la casa y Consejo de la giudad, sino aun los d.esta curia eclesiastica; con lo qual no se puede presentar privilegio en virtud del que la giudad gosa, de prerogativa que la curia del Viguerio de ella conosca de las causas civiles y criminales de los vassallos de los tres Campidanos por evocacion, recurso y appelagiones. Por lo qual es menester mostrarlo por la / practica que se ha observado en mas de cien anos, hasta el dicho ano 1685 en que c. 519

se le ha puesto el impedimiento. Y para elio presenta tres certificagiones, en que consta de una multitud de causas civiles y criminales que la curia del Veguerio ha conocido por alguno de aquellos pretextos desde el aiio 1586 a esta parte. Y en muchas de ellas que han llegado a ser appelladas despues a esta Real Audiencia. En ella se ha declarado en segunda instancia con vista de las sentencias del veguer. Con lo qual prueva suficientamente la immemorial, sino con testigos con los

837

mismos hechos, siendo prueva esta admitida en la matteria de immemorial. Y tal que en ella no puede aver engano. Corroborasse esto con la copia de una carta real de 27 de julio del ano 1568, en que Salvador Orru, sindico embiado por la giudad de Oristan, informó quejando.sse que la Real Audiencia se evocava las cau-sas eríminales por lo qual padecian davo los giudadanos y vassallos del marquesa-do en ir a Caller. Y pidió que mandasse su magestad que las causas en primera

c. 519 v. instancia se conociessen por el potestad de Oristan, pues tenia / appella0on a la Real Audiencia, y su magestad lo remite a su lugartheniente para que lo vea y pro-ceda lo que.mas conviniere. Y hallando.sse que despues se ha practicado, es cono-ciclo que el lugartheniente lo avrà ordenado en la forma que la giudad lo pidió. Y mucho mas se corrobora lo referido, porque en las Cortes del setior marques de Almonosir se le representó que el potestad de Oristan tubiesse titulo de veguer, y que tuviesse assessor en vida; y el motibo fué porque governava en primera instan-cia no solamente el pueblo de la giudad y burgo, sino las 30 villas de los tres Campidanos, tanto en civil como en criminal, y se le concedió la suplica segun parece por la copia de aquella que tambien presenta. Con lo qual consta que era verad que tenia aquella curia el conocimiento referido. Y finalmente presenta la copia de un capitulo en que los sefiores emperadores Carlos quinto y reyna Juana, su madre, de gloriosa memoria, se sirvieron conceder a la ciudad de Oristan que

c. 520 pudiesse con intervencion del / potestad hazer ordenaciones, con que representas-se no solo el pueblo de ella, sino tambien los pueblos de los tres Campidanos, y que los ministros las publiquen y agan guardar. Con lo qual, si no se prueva que el veguer puede conocer de las causas por aquel medio, se prueva que la iudad y potestad, que oy es el veguer, tiene facultad de formar leyes, y no viene a ser tan deforme el poder conocer por recurso y evocacion en primera instancia y por appellacion, el que tiene potestad legis condendae. A todo lo qual se anade que no es absurdo el que aquella curia goze de jurisdicion tan alta, como es el conocer de las causas en primera instancia por evocacion y recurso, y en segunda por appella-cion como se ha practícado, siendo de vassallos que estan agregados a la giudad de Oristan, y siendo aquella curia tribunal regio y no baronal. Y hallando.sse aquella giudad metropoli de todas aquellas villas, y mucho mas no siendo el cono-

c. 520 v. cimiento en detrimento de la jurisdicion de los consejos / pues el remedio es elec-tivo y no necessario, pues a los que quieren a los Reales Consejos no se les prohibe con poder recurrir al veguer. Pero como aquello es tan a.mano, y los pobres no pueden suportar el gasto de acudir a Caller, puede su necessidad tener el remedio sin tanta costa y fatiga, y esto lo ha mostrado mas claro la experiencia, pues desde el ano referido 1685 apenas se ha visto una causa de recurso ni de evocacion en los Reales Consejos. Y no seri por aver sido muy santos los officiales de los Campidanos, sino por el temor del gasto. Esta queja, cuyo remedio solo està en la mano de vuestra excelencia, podia el suplicante formarla en forma de dissentimento, y lo ha dejado de hazer por dos

838

motibos: el uno, porque fia que vuestra excelencia le darà el consuelo de reme-diar.lo, y hazer que la ciudad y curia de aquel Viguerio se reintegre en el conoci-miento referido. Y el otro, porque no se le note que proponiendolo en essa forma ha sido la ocasion de dilatar.se el real servicio./ Por tanto y atento es clara la c. 521

instancia de la viudad, y que no tiene demerito ninguno para privar.la d.esta pre-rogativa que la ha merecido siglos de sus reyes, que la honraron con esta y otras mercedes, suplica mande vuestra excelencia que sin pleito ninguno sea reintegra-da en la possession referida y continue en el exercicio de esta jurisdicion, mandan-do se cancelle la referida orden del ano de 1685; en lo qual recibirà merced muy particular de la grandeza de vuestra excelencia, que Dios guarde. Pida.lo en justicia, o donde.le compitiere.

Provisa per suam excellentiam ex deliberatione in regio et generali Parlamento sumpta die nona mensis aprilís currentis anni 1698, Calari. Didacus Liliu secretarius /. Excelentissimo senor die nona. c. 522 v.

El sindico de Oristan. /

237 1698 aprile 18, Cagliari Don Felice Salaris, sindaco della città di Oristano, fa presente che il viceré,

con risoluzione presa nei Consigli di Giustizia e Patrimonio, stabilì che per l'ensierro dei 12.000 starelli di grano, di cui gode la città, si facesse come nel passato e cioè che vi contribuissero le ville dei tre Campidani e gli abitanti della città che lavoravano in dette ville; a tal fine lo stesso viceré ordinò che nell'ufficio del razionale, sulla base delle liste della decima del quinquennio, si stabilisse ciò che toccasse a ciascuna villa. Il sindaco supplica che venga quindi notificata ad ogni villa la quantità di grano che annualmente deve essere portata nei magazzini della città, così come avviene a Cagliari, in con-siderazione dei benefici che ne deriveranno alla città e alle ville dei tre Campidani che, in caso di necessità, potranno contare sul grano immagazzi-nato.

Il viceré conferma quanto stabilito il 23 settembre 1697 precisando che, per quanto riguarda la paga posticipata, la città di Oristano non gode degli stessi privilegi di Cagliari e che l'ensierro si deve eseguire secondo la nuova ripartizione che avrà la città di Cagliari.

Que para los doze mil estareles de trigo de escrutinio que goza la ciudad se resti- c. 506

tuyga a lo antiguo, de haver de contribuir las villas de los tres Campidanos.

Excelentissimo seflor don Felis Salaris, síndico de la ciudad de Oristan en este real y general Parlamento, dize que vuestra excelencia fué servido con resolucion

839

tomada en auctos [de] Consejos de Justicia y Patrimonio ordenar que para el escrutino de los doze mil estareles de trigo que goza aquella ciudad se restituiga a lo antiguo, de haver de contribuir las villas de los tres Campidanos en la portion que pudieran llevar en el escrutinio, con calidad de haver de contribuir tambien los habitadores de la ciudad que labran en dichas villas. Y para poder.se esto prac-ticar, vuestra excelencia con decreto de 3 del corriente mandó que en el officio de rational, con vista de las listas del diezmo del, a quinquennio se saque lo que puede caber a cada una, sino en toda la partida de los doze mil estareles saltim en la mitad o en el tercio. Y el noble y magnifico maestre racional respondió al pie de dicho decreto, que solo podia aquel officio certificar de lo que tabe en un ano hecho el computo de un quinquennio. En cuia conformidad presenta el tanteo que el coadiutor primero Joseph Ferra ha hecho y fermado, en que sale que las vil-las de dichos tres Campidanos vienen a haver pagado en un ano del quinquennio del diezmo la cantidad de siete mil ocho cientos ochenta y dos estareles, y en las partidas a cada una d.ellas serialada. Y regulando esto por la mitad del diezmo, vendria a caber.les a dichas villas 3941 estareles et cetera. Y para que puedan lle-var.lo con mas alivio, se ha solamente repartido segun el papel que presenta tam-bien la cantidad de tres mil estareles, en consideracion de las fuerzas y numero de labranza de cada villa. Y a tal que pueda esta poner.se en la practíca que necessita, suplica mande vuestra excelencia con Junta de los Reales Consejos en Parlamento decretar que se notifique a cada una de dichas villas que todos los arios devan de condusir a los almazenes de la ciudad la cantidad que a cada una se le ha senalado en dicho papel. Y se despachen las ordenes que se suelen despachar a instancia de

c. 506 v. la ciudad de Caller para su escrutínio. En consideracion del beneficio / que se sigue no solo a la ciudad si se embarca y se assegura el poder.se pagar el real dona-tivo, sino tambien a los mesmos Campidanos, pues en el caso de necessitad hallan su mismo trigo guardado por socorrer.se en la esterilidad y falta de trigo, corno lo han experimentado en este ano, que en elfo recebiri merced particular de la gran-deza de vuestra excelencia, que Dios guarde. Confirma.se lo.que aqui se suplica y concedido a los veinte y tres de setiembre de 1697 por los privilegios que presentaron, entendiendo.se que no han de gozar del que goza la ciudad de Caller de la paga pospuesta, y este ensíerro se execute segun la nueva reparticion y pianta que ara la ciudad de Caller.

Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento die decima ottava mensis aprilis currentis anni 1698, Calari. Didacus Liliu secretarius. /

840

237/1- 237/5 Allegati al capitolo presentato dalla città di Oristano.

237/1 Quantità di grano di scrutinio portato dalle ville dei tre Campidani alla

città di Oristano.

El trigo del escrutinio que llevaron las villas de los tres campidanos a la ciudad de c. 507

Oristan: Solarussa, trecientos y sinquenta 350 Senegui, trecientos y sinquenta 350 Cabras, trecientos y sinquenta 350 Narbolia, duzientos 200 Siamanna, duzientos 200 Siapizia, quareinta 040 Santo Vero Milis, duzientos 200 Tramaza, sessenta 060 Nuragui, ochenta 080 Zarfaliu, veinte 020 Sili, veinte 020 Donigala, quinze 015 Solanas, quinze 015 Simaxis, treinta 030 Santo Vero Congius, ochenta 080 Nura Cabra, sinco 005 Nuraxi Nieddu, ocho 008 Baratili, veinte 020 / Villa Urbana, trecientas 300 Milis, ciento 100 Bauladu, veinte y dos 022 Riola, ciento 100 Marrubio, sessenta 060 011astra, noventa 090 Bonarcado, noveinta 090 Siamayor, ciento 100 Santa Justa, quareinta 040 Salinas, quinze 015 Zeddiani, quareinta 040

3000 /

c. 507 v.

841

237/2 1698 marzo 5, Cagliari Don Felice Salaris, sindaco della città di Oristano, chiede che l'ufficio del

maestro razionale proceda ad effettuare il ripartimento del grano di scrutinio per ogni abitante delle ville dei tre Campidani.

c. 508 Que por el oficio del racional a vistas de las listas de los diezmos con vista de un quinquennio, y en attengion de lo que importa el numero de los vassallos en cada villa de los tres campidanos, se forme el repartimiento de lo que cada una puede contribuir de trigo del escrutinio.

Excelentissimo serior, don Felis Salaris, sindico de la ciudad de Oristan, dize que vuestra excelencia fué servido con resolution tomada en ambos Consejos de Justicia y Patrimonio ordenar que para el ensierro de los doze mil estarells de trigo que goza aquella ciudad, se restituiga a lo antiguo de contribuir las villas de los tres campidanos en la portion que pudieran llevar en el escrutinio, con las calida-des de haver de contribuir tambien los habitadores de la ciudad y burgos que labran en aquellas villas. Y porque pueda esto poner.se en exequcion con la promptitud que pide medio como esto, que es tan efficas para poder pagar la ciu-dad el real donativo que ha de ofreer en estas Cortes, sin el qual se veli con gran-de aogo a cumplido. Por tanto, suplica mande vuestra excelencia que en el officio del ragional, en donde paran las listas del diezmo con vista de un quinquennio, y en attention a lo que importa el numero de los vassallos de cada villa de los tres campidanos, se forme el repartimiento de lo que pochi cada una llevar y conser-var a la contribution de este escrutinio, o en la mitad de dichos doze mil estareles o en el tergio d.ellos. Y hecho este repartimiento, se despachen las ordenes conforme se depachan en Caller para su escrutinio. Y se les notifiquen a dichas villas, a tal que en viniendo el tiempo de la cogida esté ji gierta la ciudad de haver de hazer el encierro que en elfo regibrii merced particular de la grandeza de vue-stra excelencia, que Dios guarde. Caller i marzo 5 de 1698 Haga.se como suplica. Don Gabriel Alvares de Toledo Pellicer./

237/3 1698 marzo 5, Cagliari Don Gaspare Berruesso Carnigr, maestro razionale, comunica al viceré di

aver posto in esecuzione l'ordine impartitogli circa il ripartimento del grano di scrutinio.

c. 508 v. Excelentissimo serior. En execusion de lo que vuestra excelencia se ha servido mandar en el decreto del memorial d.esta otra parte, y por lo que d.ella pertenee ha este ofkio, se me

842

ofrege dezir a vuestra excelencia que las listas de cinco atios de los diezmos de trigo, que se han cobrado de las villas de los tres Campidanos de Oristan, hallo que estos ha importado en dicho cinco arios treinta y nueve mil quinientos y 65 estareles, que partidos por dichos cinco arios salen en cada uno a razón de siete mil nuevecientos y trece estareles por cada ano. Caller y margo a 5 de 1698.

Don Gaspar Berruego Camiger. /

237/4 1697 ottobre 2, Cagliari Il sindaco della città di Oristano chiede che si dia esecuzione al privilegio

concesso alla città di poter immagazzinare il grano proveniente dai tre Campidani.

Que se ponga en execucion el real privilegio concedido a dicha ciudad, hazien- c. 509 do.se el encierro por sus Campidanos, como y en la forma y con las calidades que lo practica la ciudad de Caller.

Excelentissimo serior, el sindico de la magnifica ciudad de Oristan dise a vuestra excelencia que por los serenissimos reyes de Aragon se le ha concedido a dicha ciudad el privilegio, de que hase demonstragion, de poder enserrar doze mil esta-reles de trigo en la mesma forma que lo pratica la ciudad de Caller. Los mesmos seriores reyes confirmaron este y demas privilegios de la ciudad con otro privilegio de que hase la mesma demostracion, concediendo con el que, aunque por injuria o qualquier otro motivo estuviere impedida la pratica de los antecedentes privile-gios, no se entiendan derogados, antes puedan usar.los los demas concelleres, como si siempre huviessen estado en uso y observancia, queriendo que se manten-gan en su fuerza. Y lo mismo se obtorgó con capitulo de Cortes celebradas por los excelentissimos seriores duque de Gandia y conde de Sanestevan, qual primer capitulo produse en virtud d.estos privilegios ha praticado la ciudad este ensierro desde el ano 1606 asta el de 1641, condusiendo los Campidanos de Oristan por via de escrutinio los trigos quales se pagavan a los duerios, al precio de.l.aforo que es la forma como lo pratica la ciudad de Caller, segun paresse por la certificatoria que produsse, extrahida de los libros del govierno de la dicha ciudad, con ocasion de la peste generai d.este reyno y otras calamidades de aquel contorno, invasion de franceses, y descuido de los que han administrado, se interrumpio esta pratica, hasiendose el ensierro por particulares que dan de beneficio un solo real por esta-rel a la giudad de los que ensierra. Pues no todo los arios llena el numero de dicha merced / que son doze mil estareles; antes bien se deja de haser, aun en essa forma c. 509 v. por falta de caudales de sus moradores, de que se a seguido la ruina de dicha ciu-

843

dad, y el que no pueden pagar el real donativo que cada decenio offrege gustosa-mente a los reales pies de su magestad. Pues aun d.essa porgion jamas paga ente-ramente, teníendo el real patrimonio sequestradas todas las rentas, porque no bastan aun dejando de pagar llistas y acrehedores, logrando el beneficio los parti-culares que ensierran con prejuisio de la siudad y la real caja; no pudiendo.se este davo reparar de otra forma sino es restituhiendo a.su pristino estado la pratica de enserrar por vias de escrutinio, condusido por sus Campidanos de que le resulta a la ciudad beneficio de la franquesa de los derechos por entero, y es el fin que tiene la concesion, como y para que la ciudad tan necesaria en el reyno tenga el abasto combeniente para su conservacion y de sus Campidanos. Siendo tanbien este medio el mas util para su magestad, pues ademas de restaurar una siudad que es especial patrimonio suío se asegura la satisfacion del real donativo presente y futu-ro, que en las Cortes del excelentissimo sefior duque de Monteleon le obligó para finca del el beneficio d.este ensierro, y aora nuevamente obliga la ciudad el benefi-cio notable de la execucion d.este previlegio o renovacion de e1 para finca espe-cial, obligada particularmente al real donativo la siudad el gusto de poder servir a.su magestad, la real caja, el alivio de cobrar por entero, y porque en la gran /

c. 510 justificacion de vuestra excelencia espera justamente la giudad el alivio y restaura-cion d.ella, que se balla en estado de perder.se la forma de siudad o desemparar.la sus moradores. Suplica sea vuestra excelencia servido mandar se ponga en execu-cion el referido real privilegio hasiendose el ensierro por sus Campidanos, como y en la mesma forma y con las mesmas calidades que lo pratica la ciudad de Caller, por ser conforme a la real mente y begninidad de los seriores reyes, tornando reso-lusion con Junta de ambas salas de Justicia y Patrimonio, de cuio interes se trata, segun lo espera de la grandesa de vuestra excelencia, que Dios guarde. Caller y septiembre 10 de 1697. Acuda al real Patrimonio para que informe. (SR) Cifra de su excelencia. Don Gabriel Alvares de Toledo Pelisser. Excelentissimo sefior. Haviendose visto en la Junta el memoríal del sindico de la magnifica ciudad de Oristan y papeles que le acompafian, en que vuestra excelencia fue servido decre-tar el dia dies de este de que acuda al real Patrimonio para que informe, lo execu-ta la Junta con representar a vuestra excelencia lo mismo que informò en 3 del presente mes de setiembre en otro memorial del mesmo sindico; y aora con el que representa de nuevo se le offrese a la Junta informar a vuestra excelencia que es de sentir que se executen el privilegio y capitulo de Corte que produze, pero respecto de que han minorado los pueblos del Campidano de Oristan, mande vuestra excelencia haser el repartimiento del escrutinio conforme al estado en que hoy se hallan aquellos / lugares que sera en la cantidad que cupiere, y que para lo

c. 510 v. demas asta el cumplimiento de los doze mil estareles, se ingenia la siudad, corno

844

asta aqui por medio de particulares, y que no se escluian del repartimiento los abi- tadores de la Qiudad de Oristan que labran en territorios de aquellas villas. Vuestra excelencia mandara lo que fuere servido que sera lo mas asertado. Caller a 16 de septiembre de 1697. Excelentissimo sefior. Por mandado de la Junta Patrimonial. Salvador Rodrigues secretario. Caller y septiembre a 23 de 1697. Executese conforme al paresesser de la Junta del real Patrimonio, no contravi- niendo a los capitulos de Corte. (SR) Cifra de su excelencia Don Gabriel Alvares de Toles Pelisser. Item, suplican a.sa real magestat per conservacio, redres e aument de la dita ciutat e Campidanos, o perque cascu se esforze en lo tornar a la agricultura, en sembrar molt fort, de la qual ha molt ayns no.s curan de hont sent aquella ciutat molta penuria e fam, plazia ordenar que en perpectual privilegy de gracia especial ator- gar que de assi havant cascu puga sembrar, e fetta la agricultura e venint als temps de forments nous perque la ciutat sea provehit, que sia fet lo magazen en lo qual sia posat en suma de tres o de quatre millia rasers de forments, les quals atgian a tenir los concellers de dita ciutat escripts per ma del nottari de la ciutat, les perso- nes que tal forment han posat en dit magazen. Y si per la dita ciutat lo tal forment fes mester, los dits concellers lo pugan vendre o fer vendre al preu que correra en dita ciutat, donant e satisfent los dines als sefiors del dits forments, e si en la ciutat no fossen / necessaris dits forments advenint lo temps dels altres forments nous c. 511

que los sefiors de aqueill tal forment que.en.lo magazen estan, lo pugan trahure fora lo present regne e navegar aqueill per qualsevol part, puix no sia en terres de infiels o enemichs de sa magestad, aquells franchs de tots drets, posant enpero los sefiors de aqueill tal forment nou en dit magazen per seguritat e necesitat de dita siutat, e posat en lo magazen la suma desus dita, segons se acostuma en la ciutat de Caller, e sera tenir la dita ciutat moli provehida e segur de no passar penuria ninguna, y sera donar animo a cascu que tot hom sembrarti mes que no fan vuy. Plau a.sa magestat que les coses contingudes en dit capitol, quant a la cantitat dels forments que es demanat, se fassa y pratique axi y segons que en la iutat de Caller se fa y pratica. E axo dure tant com a.sa magestat plaura. Lo present capitol es tret y copiat del originai privilegi a esta magnifica ciutat de Oristain atorgat per los serenisims reys de Aragó Juana y Carlos de gloriosa memoria, que se troba entre altrus archivats en lo archiu de las tres claus d.esta magnifica ciutat, de les quals cosas fas fe yo nottari publich y secretari de la dita magnifica ciutat infracrita de Oristain als 21 de agost de 1697. Felix Contu nottario y secretario.

845

Ittem, suplican a.sa real magestat en nom e per part de aquesta sua universitat que, ajustant al dit regiment, plassia ordenar e axi en perpectual privilegy atorgar a dita Outat, que tots los dits privilegis e cascu de aqueills sian observats a la ungla per lo espectable llochtinent generai, virrey, governador, regent la Cancellarla,

c. 511 v. procurador real, / maestre racional, advocat fiscal, potestat y altres qualsevol offi-cials reals magiors o menors, llochtinents, veus portants de aqueills, que vuy son y en lo sdevenidor seran, los quals en lo introhit de llur officis sian obligats jurar, observar aqueills, e no contravenir directament o indirecta a la disposicio de aqueills, e que dits privilegis no pugan esser interpretats y glosats per qualsevol altra persona que per vostra magestat, en cas que de axo tinges especial privilegy o potestat. Ordenant mes havant que si alguns concellers per negligencia, ignorancia o qualsevol altre respecte conportarien o permitian de aqueills, o de algu de aqueills en part o en tot, algun temps no fos usat o alias abusat, que los altres con-cellers pugan alegar y usar de aqueills axi com si sempre fossen estat usats, tinguts e observats, de manera que dits privilegis estigan perpectualmente en sa forza, efi-cacia, valor e observancia sos pena de quatre millia ducats bons d.or als presidente e altres officials magiors y en qualsevol manera contravindran, fazan los dits privi-legis no servaran als cofres de sa magestat aplicadors, y als potestat de dita ciutat o officials dels campidanos y encontrades sots privacions de llur offisi ipso iure, e de satisfer y pagar a la universitat tots los dayns, despeses e interessos los hauran con-vingut far per recorrer a la magestat del rey nostre senyor, o al espetable llochti-nent generai, virrey, governador o altre president per defensar dits privilegis o pri-

c. 512 vilegi, atorgant sa magestat en tal cas hara per / llevons libera facultat, ampia poder als dits llochtinents generals, virrey e governador o president de poder aco-manar dits offisis als qui sembrara justa forma de dits privilegis a beneplacit de sa excellencia, com axi sia conforme a dret, rahó e justicia, perque poch valria sa altesa agues ordenat o donat lo dit regiment a dita siutat e Campidanos si apres per los dits officials reals o algu de aqueills no fossen servats a la ungle, segons la justa e recta intencio de sa real altesa observats. Plau a.sa magestat axi y segons que sobre los altres capitols ho ha dit y decretat. El presente capitulo ha sido estrahido y sacado de entre otros capitulos de los pri-vilegios originales, atorgados a erta ciudad de Oristan por los serenissimos reyes de Aragon dona Juanna y Carlos, de gloriosa memoria, en la ciudad de Cesar Augusta en 20 de setiembre del ano 1518. A suplicasion de Jayme Vinchy, sindico y embajador de la dicha siudad, que quedan reconditos en el archivo de la dicha ciudad, de las quales cosas doy fé a peticion de los magnificos concelleres d.esta dicha magnifica ciudad de Oristan a 20 de mayo 1697. Felix Contu, publico nottario y de la illustre y magnifica ciudad de Oristan secre-tario. Primeramente, suplica dit sindich a vostra excellencia que attes la dita ciutat de Oristan gosa de molts e diversos privilegis, ad aquella concedits per los serenissima

846

reyes de Aragó de gloriosa memoria en benefici de dita ciutat y los abitadors, que mane vostra excellencia provehir y decretar sian aqueills observats, y en cas que algu de aqueills dexas de ser en hus y observancia se mana de belnou observar / segons sa serie y thenor, y segons es estat provehit y decretat en altres Parlaments. c. 512 v. Y asi.be confirmat per sa magestad del rey nostre senyor, y axo ab la clausula de husats y no husats manant.lis dar forza de lley. Puix es rahó que aquelles sian ad unguem observats. Que.s esguarden dits privilegis, justa sa serie y thenor, llevat tot abuso y contradi- cio. Ferdinandus Sabater nottarius et secretarius pro herede Serra.

El sobredicho capitulo ha sido de mano agena sacado del Parlamento y capitulos de Corte celebrados por el excelentissimo senor duque de Gandia, virrey y capi-tan generai hera d.este reyno, en los 23 de abril ano 1614. Y por su magestad con-firmados en el ano de 1615 a 20 de mayo y con aquel concuerda. En fe de lo qual, ago la presente a peticion de los magnificos concelleres d.esta magnifica ciudad de Oristan, hoy que se cuenta 15 de mayo 1697. Felix Contu, publico nottario y de la magnifica ciudad de Oristan secretario. Certifico y fe de verdad doy yo bajo escrito nottario publico y secrettario d.esta illustre y magnifica ciudad de Oristan, qualmente haviendo reconosido los libros del ano 1606 asta el de 1641 por 42, en donde quedan registradas las cartas y negocios y echos d.esta dicha ciudad de Oristan, hallé en aquellos que esta dicha ciudad hasia el ensierro de los trigos, para e1 abasto de los moradores d.esta mesma ciudad y campidanos, por vias de escrutinio todos los arios en los tres cam-pidanos y se pagava dicho trigo al precio del afuero, segun en dichos libros es de ber, que quedan archivados en el archivo d.esta dicha ciudad, y quando menester fuere se / haya relacion. En fe de lo qual firmo la presente a peticion de los magni- c. 513 ficos concelleres de Oristan a 6 de setiembre 1697. Felix Contu nottario y secretario. Excelentissimo senor. El sindico de la magnifica ciudad de Oristan dise que haviendo representado a vuestra excelencia que se balla tan corta de medios que no puede satisfaser entera-mente el donativo, y que este davo tuvo origen de haverse suspendido la pratica de.l.ensierro que se hasia, condusiendo los Campidanos el trigo por escrutinío, como lo hase la ciudad de Caller, y suplicado a vuestra excelencia se serviesse tomar resolucion con Junta de ambas Salas de Justicia y de Patrimonio para que se mandasse executar el dicho ensierro en la mesma forma y calidades que la ciudad de Caller, en conformidad de los privilegios concedidos a la de Oristan por los serenissimos senores reyes de Aragon, fue vuestra excelencia servido remitir.le al Patrimonio para que informara, y haviendo informado la Junta, que tiene por combeniente haserse el referido ensierro, ha mandado vuestra excelencia dar

847

decreto de que se observe conforme el paresser de la Junta del Real Patrimonio. Y porque el suplicante tiene entendido que esse decreto se ha echo precediendo Junta de ambas Salas de Justicia, y le combiene al suplicante que se continue aucto d.esta resolucion. Por tanto, suplica sea vuestra excelencia servido mandar al secretario Antonio Lecca que actue la resolucion de ambas salas, tomada sobre lo contenido en el antecedente memorial presentado por el suplicante, continuan-

e. 513 v. do los fructos en la forma acostumbrada y de todo de / copia autentica al supli-cante, como lo espera de la justificacion y christiandad de vuestra excelencia, que Dios guarde. Caller y septiembre 24 de 1697. De.se.le el despacho que suplica. (SR) Cifra de su excelencia. Don Gabriel Alvares de Toledo Pelisser. Díe 23 septembris 1697 Callari. Haviendo su excelencia mandado juntar hoy día presente en la Sala Criminal a los nobles y magnificos oydores de ambas Salas, en que intervinieron don Francisco Pastor regente la Real Cancelleria, don Simon Soro, don Jorge Cavassa, don Joseph Fernandes de Moros, don Martin Valonga, don Gaspar Valerio Alciator, don Juan Bauptista de la Mata, don Martin Vila, don Francisco Quesada y don Pedro Veyn, abogado fiscal real. Impuso su excelencía que e1 sindico de la magnifica ciudad de Oristan representó con memorial que presentó el dia 10 de los presentes, que la dicha ciudad tenia privilegios para poder enserrar doze mil estareles de trigo en la mesma forma que lo pratica esta ciudad de Caller, y que en virtud de ellos praticó esta ciudad este ensierro desde el ano 1606 asta el de 1641, condusiendo los Campidanos de Oristan por via de escrutinio los trigos quales se pagavan a los duerios al precio de 1.aforo, y que con ocasion de calamidades se interrumpio esta pratica hasiendo e1 ensierro por particulares que dan de beneficio solo un real por estarel a la ciudad de los que ensierran, y que no todos los arios lleva el numero de doze mil estareles; antes bien se deja de haser aun en essa forma por falta de cauda-les de los moradores, y que se ha seguido ruyna a dicha ciudad, y no puede pagar

c. 514 el real / donativo, que cada decenio offree. Y asi suplica se mande la execucion del referido real privilegio hasiendose el ensierro por sus Campidanos en la forma y con las mesmas calidades que lo pratica esta ciudad de Caller, y que en este memorial se dio providencia que informe la real Junta Patrimonial, y que en obtemperacion d.este decreto el dia 16 de los presentes informó dicha real Junta, paresiendole poderse haser el repartimiento de.l.escrutinio conforme a el estado en que hoy se hallan aquellos lugares que seran en la cantidad que cupiere, y para Io demas asta el cumplimiento de los doze mil estareles se ingenie la ciudad como asta aqui por medio de particulares. Y que no se escluigan del repartimiento los abitadores de la ciudad de Oristan, y que labran en territorios de aquellas villan. Y haviendose visto los papeles y discurrida la materia, su excelencia resolvio con acuerdo de los dichos nobles y magnificos hoydores que se execute conforme al

848

paresser de la Junta del Real Patrimonio, no contraviniendo a los capítulos de Corte. Pastor regens. Don Simon Soro. Cavazza. Vidit Moros. Valonga. El doctor don Gaspar Valerio Alciator. De La Matta. Vila. Don Francisco Quesada. Veyn regens testigo.

Copia huiusmodi licet alieno efformata calamo, sic ut iacet in his sex papiri foliis presenti pagina comprehensa, sumpta et extracta fuit a suo.met originali reperto in libro intitulato Variarum Resolutionum huius regiae Audientiae ín hac secrete-ria recondito, et comprobata concordat prout sic fidem facit Antonius Lecca, regiae Audíentiae praefatae huius Sardiniae regni secretarius. Die secunda mensis octubris 1697, Calari. /

237/5 1698 marzo 10, Cagliari Elenco delle quantità di grano che le ville dei tre Campidani di Oristano

hanno fornito negli anni 1692-1694 e 1696-1697 compilato presso l'ufficio del maestro razionale.

Regulacion de quinto sacado de las listas de cinco arios de diezmos de trigo han c. 515 dado las villas de los tres Campidanos de Orístan, que han sido puestas ha manos de los excelentissimos seriores virreies d.este remo por los illustrissimos arcobi-spos y obispos y sus excelencias remetidas al officio del noble y magnifico maestro racional, que quedan archivadas por la regulacion ha mandado hazer su real magestad, que Dios guarde, se tenga para el buen govierno d.este dicho reino, y los arios fueron el de 1692, 1693, 1694, 1696 y 1697, haviendo quedado vacío el de 1695 porque solamente el arcobispo remitió certificatoria de lo que produjo el diezmo dicho ano el arcobispado, y no por extenso cada villa como era de su obli-gacion. Por esso se calculó en su lugar el de 1692, por manera que dieron cada villa de los dichos tres Campidanos en los referidos cinco arios las cantidades bajo expressadas, y en la forma siguiente:

849

Solarusa el ano de

e1 quinto

1692 700 estareles 1693 800 1694 1273 1696 265 1697 350

3388 estareles 677 y 9 selemines

1692 616 estareles 1693 520 1694 743 1696 356 1697 719

2954 estareles 591

1692 820 estareles 1693 875 1694 1230 1696 620 1697 450

3995 estareles 799

1692 627 1693 530 1694 718 1696 206 1697 331 y 12 selemines

2412 estareles y 12 selemines 482 estareles y 9 selemines

1692 930 estareles 1693 660 1694 1216 1696 274 1697 325 y 12 selemines

3405 estareles y 12 selemines 681 estareles y 2 selemines

el quinto

Senegue el ano de

el quinto

Cabras el ano de.

el quinto

Narbolia el ano de

el quinto

Las Sias e1 ano de

850

SantoVero Milis el ano de

el quinto

1692 650 estareles 1693 704 1694 820 1696 133 1697 224

2531 estareles 506 estareles y 3 selemines

1692 469 estareles 1693 260 y 4 selemines 1694 398 1696 30 1697 43

1200 estareles y 4 selemines 240

1692 217 estareles 1693 223 1694 283 1696 60 1697 60

843 estareles 168 estareles y 9 selemines /

1692 385 estareles c. 515 v.

1693 282 1694 488 1696 112 1697 167

1434 estareles 286 estareles y 13 selemines

1692 88 estareles 1693 98 1694 140 1696 50 1697 38

414 estareles 82 estareles y 13 selemines

851

el quinto

Tramaza el ano de

el quinto

Massama el ano de

el quinto

Nuraqui el ano de

el quinto

Cherfaliu el ano de

Sili el ano de 1692 92 estareles

1693 148 1694 204 1696 68 1697 42

554 estareles

el quinto 110 estareles y 13 selemines

Donigala y Solanas el ano de 1692 100 estareles 1693 140 1694 150 1696 53 1697 48

491 estareles el quinto 98 estareles y 3 selemines

Simagis el ano de

el quinto

Santo Vero Conju el ano de

el quinto

1692 120 estareles 1693 138 1694 205 1696 48 1697 32

543 estareles 108 estareles y 9 selemines

1692 250 estareles 1693 233 estareles y 12 selemines 1694 353 1696 67 1697 70

973 estareles y 12 selemines 194 estareles y 12 selemines

Nura Cabra y Nuraniego el ano de 1692 76 estareles 1693 88 1694 104 1696 34 1697 21

323 estareles el quinto 64 estareles y 9 selemines

852

Baratili el ano de

1692 170 estareles 1693 125 1694 150 1696 44 1697 55

544 estareles el quinto 108 estareles y 13 selemines

Villa Urbana el dio de

el quinto

Milis el ano de

el quinto

Baulado el ano de

el quinto

Riola el ano de

el quinto

1692 832 estareles 1693 554 1694 1170 1696 353 1697 394

3303 estareles 660 estareles y 9 selemines

1692 475 estareles 1693 257 1694 425 1696 90 1697 81

1328 estareles 265 estareles y 9 selemines

1692 97 estareles 1693 113 1694 144 1696 25 1697 11 y 4 selemines

390 estareles y 4 selemines 78 estareles

1692 458 estareles 1693 304 1694 430 1696 207 1697 257

1656 estareles 359 estareles y 4 selemines /

853

c. 516 Marubio el ano de

el quinto

011astra el ano de

e1 quinto

Bonarcado el ano de

el quinto

Siamaior el ano de

el quinto

1692 240 estareles 1693 445 1694 280 1696 84 1697 51

1100 estareles 220 estareles

1692 428 estareles 1693 356 estareles y 12 selemines 1694 525 1696 90 1697 118

1517 estareles y 12 selemines 303 estareles y 9 selemines

1692 195 estareles 1693 232 1694 353 1696 165 1697 170

1115 estareles 223 estareles

1692 261 estareles 1693 340 estareles y 8 selemines 1694 600 1696 69 1697 75

1345 estareles y 8 selemines 269 estareles y 2 selemines

Santa Juxta y Palmas el ano de 1692 202 estareles 1693 207 1694 357 1696 46 1697 54

866 estareles el quinto 173 estareles y 4 selemines

854

Zediani el ano de

el quinto

1692 238 estareles 1693 174 1694 250 1696 50 1697 30

742 estareles 148 estareles y 6 selemines

Suma generai de los estareles de trigo han dado de diezmo las susodichas villas, en los cinto aflos referidos de la regulagion d.esta quenta.

Solarusa Senegue Cabras Narbolia

3388 estareles y selemines 2954 3995 2412.12

Las Sias 3405. 12 Santo Vero Milis 2531 Tramaza 1200. 4 Massama 843 Nuraqui 1434 Cherfaliu 414 Sili 554 Donigala y Solanas 491 Simaxis 543 Santo Vero Conju 973.12 Nuracabra y Nuraniedo 323 Baratiti 544 Villa Urbana 3393 Milis 1328 Baulado 390. 4 Riola 1696v Marrubio 1100 011astra 1517. 12 Bonarcado 1115 Siamaior 1312. 8 Santa Juxta y Palmas 866 Zediani 742

39.410 estareles

Suman en torio treinta y nueve mil quatro cientos y díez estareles. Y el quinto d.ellos es siete mil ocho cientos ochenta y dos estareles./

855

c. 516 v. Producto de quinto de cada una de.11as villas expressadas en la regulacion d.esta quenta, sacado de lo que han importado los estareles de diezmos de trigo han dado en los cinco afios mencionados en la introducion d.esta quenta, que confor-ma a la expression hecha en suma generai en razon del quinto sigun se lee.

Solarusa 677. 9 estareles y selemines Senegue 591 Cabras 799 Narbolia 482. 9 Las Sias 681. 2 Santo Vero Milis 506. 3 Tramaza 240 Massama 168. 9 Nuraqui 286. 13 Cherfaliu 82. 13 Sili 110.13 Donigala y Solanas 98. 3 Simaxis 108. 9 Santo Vero Conju 194.12 Nuracabra y Nuraniedo 64. 9 Baratili 108.13 Villa Urbana 660. 9 Milis 265. 9 Baulado 78 Riola 339. 4 Marrubio 220 011astra 303. 9 Bonarcado 223 Siamaior 269. 2 Santa Juxta y Palmas 173. 4 Zediani 148. 6

7882 estareles

Suman los quintos siete mil ochocientos ochenta y dos estareles le caben a las sobredichas villas, por la cantidad expressada en la sobredicha quenta de produc-to en los cinco afios de diezmo de trigo, sigun se dijo. /

c. 517 Joseph Ferrari, coadjutor primero y tiniente de 1.oficio del racional en este Reino por su magestad, certifico haver formado la presente regulacion de quinto de las listas de cinco afios de diezmos de trigo han dado las villas de los tres campidanos de Oristan, sigun paree de su quenta, y le cabe ha cada una de las dichas villas en

856

la conformidad està expressado en la quenta del producto; que assi bien he conti-nuado en esta quenta de regula0on y la tengo sacada esta quenta de las listas han sido remetidas de los sefiores virreies a este dicho officio del ragionai que quedan ha mi cargo. Y para que conste donde conbenga la firmo de mi mano, instandola el noble don Felix Salares, sindico en las presentes Cortes de la illustre y magnifica ciudad de Oristan. Caller y margo a 10 de 1698, digo noventa y ocho. Joseph Ferrari. /

238 1698 aprile 19, Cagliari

1 Don Felice Salaris, sindaco della città di Oristano, supplica il viceré che vengano approvati i seguenti capitoli e vengano confermati tutti i privile-gi, le immunità, le prerogative e i capitoli di Corte concessi alla città e ai suoi borghi dai re d'Aragona, dall'imperatore Carlo V e dalla regina Giovanna sua madre il 20 settembre 1518 e che tali disposizioni vengano interpretate solo dal re così come era stato chiesto nei Parlamenti del viceré duca Gandia e del conte di Santo Stefano.

Il viceré dispone che si osservi il capitolo di Corte citato nella stessa forma in cui lo concesse il sovrano.

2 che gli ufficiali dei tre Campidani, Maggiore, Simaxis e Milis aggregati alla città di Oristano, abbiano una curia stabile in una delle ville della pro-pria giurisdizione e che gli ufficiali vi risiedano per molti giorni alla settima-na, in quanto non avendo le curie un luogo fisso, i vassalli e anche gli abitan-ti della città e dei borghi perdono giornate intere a cercare gli ufficiali.

Il viceré approva sollecitandone l'esecuzione.

3 che si organizzi una fiera o mercato concedendo alle imbarcazioni che affluiranno nel porto la franchigia dai diritti regi in modo da incentivare la ripresa dei traffici commerciali con le terre d'oltre mare ed inoltre che la stes-sa città sia esentata per il decennio in corso dal pagamento dei diritti regi e di sacca per qualsiasi merce, ad eccezione del grano, che entrerà o verrà imbar-cato nel porto e torre di Oristano dal 1° giorno di maggio sino al 15 dello stesso mese. Con questi provvedimenti, sebbene venga meno il pagamento di alcuni diritti, si potrà risollevare l'economia della città, gravemente prostrata dalle carestie e dalle inondazioni che hanno distrutto case, campi coltivati e bestiame.

Il viceré dispone che si rivolga al sovrano.

4 che gli abitanti della città e dei borghi di Oristano siano mantenuti nel diritto di non pagare la quarta funeraria, nel caso una persona muoia ab

857

intestato, né siano obbligati in questo caso gli eredi, come invece sta accaden-do, da qualche tempo a questa parte, ad opera della curia ecclesiastica.

Il viceré dispone che si rivolga al tribunale competente che confermerà le disposizioni vigenti.

5 che gli abitanti della città e dei borghi e i vassalli di Santa Giusta, quando se ne presenti la necessità, siano mantenuti nell'uso di far pascolare liberamente i buoi domiti nei salti denominati Fenosu e Piscabu, mentre, da poco tempo a questa parte, gli arrendatori dei diritti della mitra di Arborea, proprietaria dei salti, avvalendosi del potere ecclesiastico, si arrogano il dirit-to di tenturare i buoi pretendendo il pagamento della multa.

Il viceré dispone che si rivolga al tribunale competente che confermerà i diritti di cui hanno sempre goduto.

6 che i contadini della città, dei borghi e dei Campidani siano mantenuti nella consuetudine di coltivare le terre aratorie dei salti di Fenosu, Piscabu, Tiria ed altri, in quanto gli arrendatori dei diritti della mitra di Arborea, pro-prietaria dei salti, pretendono l'affitto per la coltivazione dei campi e fanno intervenire i ministri ecclesiastici per giudicare sui casi di danni alle coltiva-zione causati del bestiame, mentre le tenture sono di pertinenza dei ministri secolari.

Il viceré dispone che si rivolga al tribunale competente.

7 che i ministri patrimoniali che assistono all'imbarco del grano e dei legumi, non possano riscuotere più di mezza dieta qualora la merce imbarcata superi i 700 starelli, in quanto di solito percepiscono l'intera dieta, per quan-to non assolvano con diligenza al loro incarico.

Il viceré approva in osservanza a quanto già previsto nelle istruzioni del Real Patrimonio.

8 che alla morte dell'attuale ufficiale del Campidano di Milis — dove per privilegio sovrano la carica è vitalizia — si seguano le disposizioni impartite dalla reale prammatica tit.5, cap.7 e già seguita negli altri due Campidani Maggiore e Simaxis, secondo cui la città di Oristano propone al sovrano una terna di nomi tra cui scegliere l'ufficiale.

Il viceré dispone che si rivolga al sovrano.

9 che si osservino le reali prammatiche che stabiliscono il periodo in cui il bestiame rude può entrare nei campi, mentre gli ufficiali dei tre Campidani lo fanno entrare prima del tempo, facendosi dare dai pastori un capo di bestiame o 2 reali come diritto de estula, causando in questo modo gravi

858

danni alle coltivazioni; inoltre, poiché spesso il bestiame rude entra quando non è stato ancora mietuto il grano, si chiede che gli animali entrino solo dopo che è stata fatta la rassegna dei campi e che il grano sia stato tagliato.

Il viceré approva.

10 che il diritto dello "sbarbagio" si applichi nella forma in uso nel conta-do del Goceano, dove si sta verificando un aumento della rendita dei maiali, mentre nei Campidani e nella città sta diminuendo progressivamente.

Il viceré dispone che si osservi la consuetudine.

11 che i collettori e gli amministratori delle rendite reali non assegnino i pascoli di montagna ai pastori forestieri, come stabilito nelle Corti del duca di Monteleone, cap.18 delle suppliche presentate dalla città, se prima il tenente del procuratore reale e i suoi ufficiali non hanno fatto il conto dei maiali che possono essere messi all'ingrasso, dando la precedenza a quelli del luogo rispetto agli stranieri; non rispettando tale criterio, i pastori del luogo non siano tenuti a pagare lo "sbarbagio".

Il viceré approva.

12 che i capitani della cavalleria della città e dei borghi, soliti fare le rasse-gne degli uomini delle compagnie, non obblighino più i cittadini immatrico-lati come consiglieri della città a parteciparvi.

Il viceré dispone che siano esentati nell'anno in cui ricoprono la carica di giurati.

13 che per trasmettere le certificazioni mensili al Real Consiglio, si mandi un solo uomo scelto a turno tra quelli delle ville, in quanto spesso gli ufficiali dei tre Campidani nominano più persone le quali, per essere esentate da que-sto onere, versano loro del denaro o fanno regali.

Il viceré approva.

14 che i vassalli della città, dei borghi e dei tre Campidani, trovandosi in condizioni di estrema povertà, possano imbarcare nel porto di Oristano il vino prodotto nella stessa città e nei Campidani, franchi dei diritti reali come ad Alghero.

Il viceré dispone che si rivolga al sovrano.

15 che il ripartimento del donativo e delle altre imposizioni, come già fu chiesto nelle Corti precedenti del viceré duca di Monteleone, non si faccia a persona in quanto si rischia che la popolazione, per la maggior parte forestie-ra, abbandoni le ville.

859

Il viceré dichiara che terrà in considerazione la richiesta.

16 che le vidazzoni siano divise come stabilisce la reale prammatica, in quanto nei campi seminati e indivisi delle ville del Campidano Milis il bestiame arreca notevoli danni, mentre nelle vidazzoni ripartite il bestiame può nutrirsi nella parte che era seminata l'anno precedente.

Il viceré dispone che si osservi la reale prammatica.

17 che i notai e gli scrivani per nessun motivo, sotto pena di privazione dell'ufficio, possano negare agli imputati dei procedimenti criminali il rila-scio della copia del procedimento stesso che serve loro per poter procedere all'appello; per il rilascio della copia essi non pretendano alcuna somma di denaro, in quanto ricevono già il compenso nel momento in cui viene pubbli-cato il processo e promulgata la sentenza; che rilascino, infine, ricevuta in modo che si possa controllare che il conto è stato fatto secondo le tariffe.

Il viceré approva.

18 che si conceda il libero possesso della chiesa del glorioso San Vincenzo ai reverendi padri della Scuola Pia che vi hanno eretto il collegio a proprie spese, in quanto la chiesa, che vanta il titolo di priorato, non gode di alcuna rendita e viene trascurata dagli stessi priori che vi si recano solo per prender-ne possesso; la chiesa, infatti, un tempo uno dei luoghi più belli della città, caduta completamente in rovina e diventata esclusivo ricettacolo di animali, ha ripreso nuova vita grazie ai padri della Scuola Pia ed attualmente è fre-quentata da molti fedeli.

Il viceré dispone che non si introducano novità.

c. 523 Ihesus, Maria, Ioseph et cetera'. Excellentissim senyor virrey, llochtinent y capita generai, y president en lo present rea' y generai Parlament. Lo noble don Felix Salaris, sindich de la illustre y magnifica ciutat de Oristan et cetera, en lo present generai Parlament, suplica en nom de la dita ciutat mane vostra excellencia provehir.li y corwedir.li en nom de sa magestad, que Deu guar-de, y ab acte de Cort tot lo qual suplica en los capitols siguents.

Que se confirmen todos los privilegios, immunidades, franquesas, prerrogativas y capitulos de Corte.

1 Primerament, suplica mane vostra excellencia confirmar tots y sengles privile-

' Annotazione marginale.

860

giis, imunitats, franqueses, prerogativas y capitols de Cort, congedicles y concedits y atorgats a dita ciutat y sos burgos per los seliors reys de Aragó, de gloriosa memoria, en la forma que sedi han congedit usades o no usades, segons sa serie y tenor, y en la matexa forma que se li concediren y attorgaren per los seliors empe- rador' Carlos V y reyna Juana, sa mare, en 20 de septembre de 1518. Y que no se pugan interpretar per ninguna persona, sino solamente per sa magestat / y també c. 523 v. en lo Parlament celebrat per lo excellentissim senyor duque de Gandia en 23 de abril 1614, y en lo capitol primer de las suplicas de dita ciutat congedides en lo Parlament celebrat per lo excellentissim senyor compte de Santistevan, en los quals Parlaments se ha manat la observancia a la ungla, llevat tot abuso y contradi- cio. Guardese el capitulo de Corte que aqui se cita en la forma que.lo concedió su magestad. Liliu secretarius.

Que cada uno de los offissiales de los tres Campidanos de Oristan deva de tener curia en una de las villas de su jurisdicion, en la qual deva de residir los mas dias de la semana.

2 Ittem, per quant los offigials de los tres Campidanos, nomenats Campidano Major, Campidano Simaxis y Campidano Milis, quals restan agregats a dita ciutat, no tenen curia posada en lloch gert de ninguna de las vilas de sa jurisdicio, de hont ve que lo vassaíll va a demanar justicia, y per no saber en hont se troba lo official ve a pedre jornadas enteras per a trobar.lo, perque quant va a sercar.lo passa de una vila a altra, y moltas vegadas se li passan dias sens trobar.lo. Y lo matex y molt mes suscehex als habitadors de dita ciutat y burgos, qui van a dema- nar.li justicia. Y es be que estos officials tingan curia certa en una de las vilas de son districte. Per go suplica mane vostra excellencia decretar que quiscu de dits / offígials dega de tener curia en una de las vilas [de la] sua jurisdicio, en la qual c. 524 dega de resídir los mes dels dias de la semana. Y per ago manarà vostra excellen- cia sefialarlis la vila en hont poden y dehuen tener la sua curia per alivi dels vas- saills, y perque mes facilment se lis admita justicia. Que se exequte como lo suplican, y acudan a.su excelencia para dar las ordenes convenientes. Liliu secretarius.

Que se haga grassia a dicha ciudad saltim por este decennio de una franquesa de todo genero de merces, tanto del Reyno para embarcar.las — salvo los trigos —como las de ultramarina los generos que vendran que no paguen derecho real, ni

Due volte nel testo.

861

saca alguna de los que se introduyran y embarcaran desde el primer dia de mayo basta los quinze del mesmo mes.

3 Item, per quant la ciutat de Oristan y sos moradors han [de]teriorat, de calitat que las morallas estan amenazant ruyna, y en moltas parts se ne entra per ellas [lo] home a cavalli, los ponts tant descomodats que en poch temps no se lis podra pas-sar, las casas quasi ruynas. Y en totas estas llastimas lis es sobrevingut lo datiy que lis ha causat las inundations, que importa quasi cent milia lliures, puix ha destruit casas, mort tot lo bestiari, destruhit lo llavor y agrícultura, y en Santa Justa llevat y posat en terra casi la meitat de la vita; y entre les altres, ne ha destruyt casi quatre mil casas, ultra tres mil bous y vacas, en circa dos mil juments, gamas enteras de ovillas, cavaills y de tot genero de bestias. Y axo despres de tantas anadas esterils, de forma que del tot resta arruynada, y ha dexat de emplear.se en lo arbitri de for-mentaria ja per la falta del forment com per la falta de bous. Y entre tantas desdic-

c. 524 v. tas, no es la menor lo haver.li faltat lo comerci del port / y de ultramarina per lo qual ni los particulars poden beneficiar cosa, y la ciutat no té los mediis per a pagar.se lo real donativo, segons ne deu tants ayns y no té forma de poder pagar. De hont naix que es precis y del servey de sa magestat, que Déu guarde, que se proveren los mediis mes facils per a poder rec[ob]rar.se. Per lo que, y attes lo con-cedir.se.li una feria en que se done a las embarcations la franqueza dels drets reals, pot esser lo medi de restituir.se lo comerci de ultramarina. Suplica mane vostra excellencia ferii graffia a dita ciutat saltim per aquest decenni, de tener franqueza de tot genero de meres, tant del Regne per a embarcarlas — salvo los forments —com dels generos que vindan de ultramarina, que no paguen dret real, ni saca nin-guna en las que se introduhiran y embarcaran en lo port y torre de Oristan, desde lo primer dia de maig fins los quinze de dit mes, ab lo qual si be se ve a pedre aquell poch dret pero se logra lo assegurar.se la paga dels dits reals de la renda, se afferma lo comerci, y assegura la paga dels drets de la ciutat, y los particulars se emplean en beneficiar sos generos y comprar los de ultramarina a bons preus. Acuda a su magestad. Liliu secretarius. /

c. 525 Que los moradores de la ciudad y burgos sean manutenidos y conservados en la possession de no pagar ni contribuir la quarta funeraria, ni los herederos puedan ser molestados a tal paga.

4 Ittem, per quant los moradors de dita ciutat y burgos en lo cas que algú mor ab junctat jamay han acostumat que los hereus, ni sos bens, hatgian pagat quarta nin-guna funeraria, ni portio ninguna per raho de mort ab junctat; y en exa imemorial possessio se troban, y de poch temps a esta part se lis oprimex a exa pa[... ]er la Curia eclesiastica. Per Qo suplican mane vostra excellencia per acte de Cort y en

862

nom de sa magestad provehir que sian manutenguts y conservats en la possessio de no pagar ni contribuir tal quarta funeraria, ni los hereus pugan esser forzats a tal paga, puix essent vassaills de sa magestad no es bé que se.lis aprencie a novas impositions, sino que lo real físch los Bega de deffendre. Acudan al tribunal competente que.se.les mantendra la possession en que se halla-ren. Liliu secretarius

Que los moradores de la ciudad y burgos y villas, saltos de la villa de Santa Justa sean manutenidos y conservados en la possession de pasturar sus bueyes doma-dos, en los tiempos de necessidad de pasto en los saltos dichos de Fenosu y saltu Piscaba.

5 Ittem, per quant la mitra de Arborea té prop de dita ciutat y burgos los salts appellidats Fenosu y saltu Piscaba, y en ellos sempre se ha practicat que en temps de necessitat de pasto per los bous domats de dita ciutat y burgos, y en cas de temporal los moradors de aquella y sos burgos entran sos bous domats dins los díts salts sens pagar cosa alguna, y lo matex han obrat sempre los vassaills de la vila de Santa Justa, y sens que per.aco se lis hatgia may fet tentura ni se lis atgia exigut pena. Y de pochs anys a esta part los rendators del drets de la mitra se valen dels varas eclesiasticas y tenturan lo bous domats, y les pretenen pena als duerios. Per go, suplica mane vostra excellencia decretar y ab acte de Cort manar que se les observe lo acostumat, llevada la novetat de dits arrendadors. Acudan al tribunal competente que se.les mantendrà en los derechos que tuvie-ren. Liliu secretari us./

Que se observe a los labradores de la ciudad, burgos y de los Campidanos lo aco- c. 525 v. stumbrado ab antiquo, que puedan labrar en los saltos de Fenosu, Piscaba y Tiria en que labran tierras aratorias y sacan otras sin pagar arquiler ni otro dere-cho alguno.

6 Ittem, per quant la mitra de Arborea en los dits salts de Fenosu y en altres de dita Mitra com son saltu Piscaba, Tiria y altres que ne tien junts de dita ciutat y viles dels Campidanos, y en ellos es costum que los llauradors de dita ciutat, bur-gos y vilas de dits Campidanos llauran las terras llauratorias que hy ha, y treueren altras sens pagar.ne lloguer ni altre dret algú, en los quals forments o llavors si per algun bestíar se fe algun doni qui fa lo estim o apretzo del dany y que fa la tentura y la justicia ordinaria seglar, y no los ministres eclesiastichs. Y de poch temps a esta part han [intro]duhit los administradors o rendadors dels drets de la [mi]tra lo privar la Ilaorera en dites terras y se fan pagar lo lloguer, y en los dany se fan en

863

lo lograt se valen dels ministres eclesiastichs. Per tant suplica mane vostra excel-lencia decretar que se lis observe lo acostumat ab antiquo, en [no] impedir.se.lis lo llorar y treure terras francament y sens pagar lloguer ni dret algú, ni treure terras per dit effecte. Y que en los aprezos y tenturas solament lo fassan los ministres seglars, y que lo real fisch sobre ago deffenia a dits vassaills y jurisdicio real. Acudan al tribunal de justicia donde se attienda esta suplica. Líliu secretarius.

Que los ministros patrimoniales que acuden a las embarcaciones de los trigos y legumbres, no embarcandose en un dia siete cientos estareles, no tengan mas que media dieta.

7 Ittem, per quant los ministres patrimonials que assistexen a las embarcations de forments o llegums solen anar tart o per impediment o per negligencia; y no obstant que en un dia no se embarcan dos cents o cent estareills, o sia per mal temps o per altre acident en que no te culpa ninguna qui embarca, puix dits mini-stres no van fins que tot lo que se ha [de] embarcar se troba ja portat al port. Y ago no obstant, prenen las dietas per enter, como si tot lo die se agues embarcat. Per.tant suplica mane vostra excellencia decretar que dits ministres lo die en que no se embarcara set cents estarells, que moli mes ne poden embarcar, no pugan cobrar.les que mitgia dietta y no altrament imposant.lis per ago una pena a vostra

c. 526 excellencia ben vista, perque axi / lo observen. Conceden.se.les lo que suplican, observandose lo.que est! prevenido en las instru-ciones del Real Patrimonio. Liliu secretarius.

Que despues de muerte del official de Campidano Milis que tiene la merced de dicha offissialia por vida, no se conceda a otra persona en vida sino que sea el exercicio de aquella offissialia con las demas de los otros dos Campidanos.

8 Ittem, attes que lo fer terna de officials dels tres Campidanos toca a la ciutat per reals privilegiis; y de aquellos nomenats en la terna, sa magestad ne eligeix hu, y actualment se pratica ago en los Campidanos Major y de Simaxis, pero no en lo Campidano Milis per haver sa magestad fet merced per una vida de dita officialia, y per ser aquesta inhabil per a administrar.la per si se conceda ab algu y arrende lo lucro. De lo qual se ha seguit als vassaills dayn notable. Per tant supplica mane vostra excellencia decretar y ab acte de Cort manar en nom de sa magestad, apres obte del que actualment te la merced de dita officialia, no se congedesca a altra persona en vida, sino que sia lo exerciti de aquella officialia en la matexa forma que es la de los altros dos Campidanos. Y conforme resta ordenat en la real prag-matica títol 5, capitol 7, ab lo qual no sols se li observan a la ciutat sos privilegiis,

864

sino que se atten a la disposicio de la real pragmatica y a la bona administracio de justícia. Acudan a.su magestad, que su excelencia lo haya representado. Liliu secretarius.

Que los offissiales de los Campidanos no se atrevan a dar licencia que entre ganado rude en las estulas o restrojos, basta que conste con revista de haver segado todo el trigo que era en aquel paraje.

9 Ittem, per quant no obstant que està estatuhit per real pragmatica lo temps en que lo bestiar rude ha de entrar a estular, han introduhit los offigials dels tres Campidanos lo dar llisentia de entrar a estular abans, perque los pastors lis contri-buexen o un pegus, que dihuen de estula, o dos reals. Ab lo qual, los pastors se anticipan a entrar lo bestiar tant en temps, que moltas voltas suscehex que los segadors no tenen seguras las galbas. Per lo que, y attes que ellos no poden dispensar la real pragmatica, suplica mane vostra excellencia decretar, y sots pena de privatio de offici manar a tots offigials que no pugan largir mes / lo tal pegus de c. 526 v.

estula ni los refferits dos reals, ni se atrevesquian a dar tal llisentia, ni ab paga, ni sens paga, fins que ab revista conste que en tot aquell paragie se ha segat lo for-ment, o Ilavor que hi era sembrat. Como lo suplican. Liliu secretarius.

Que en la ciudad de Oristan, burgos y Campidanos se pague el esbarbarjo en la forma que en el Condado de Goceano.

10 Ittem, attes que lo Comptat de Gogiano era portio del Marquesat de Oristani y la renda de aquell es real com lo es estat dels tres Campidanos, y la experientia ha mostrat que en dit comptat aumenta la renda dels porchs, y en dits Campidanos y ciutat aquest genero se va disminuint per instants, lo qual naix de ferse lo esbar-barjo en diversa forma, y es util del real Patrimoni que aquest genero se augmente. Per 9ci suplica mane vostra excellencia decretar y ab acte de Cort manar en nom de sa magestad que en dita ciutat, burgos y Campidanos no se puga fer lo esbar-barjo sino en la matexa forma que se fa en dit Comptat de Gociano. Guarde.se lo acostumbrado. Liliu secretarius.

865

Que los collectores y administradores de las rentas reales no puedan acordar las montarias de Bellota a forasteros, sino hecho el estimo entren los naturales de la ciudad, burgos y Campidanos, y lo que sobrara sea para forasteros.

11 Ittem, per quant en las Corts celebradas per lo excellentissim senyor duque de Monteleon en lo capitol 18 de las suplicas de la ciutat de Oristan, se ha manat ab real confirmacio de que los collectors y administradors de las rendas reals no pugan allogar las montanas en hont hi hagM a personas y porchs forasters, sino que lo tingut de procurador real y sos ministres mediant homes publichs fassan estim dels porchs qual podran engraxar en aquell any, y fet comput dels porchs naturals entren los naturals abans, y si ne sobre que lo alloguen als forasters. Y que fent.lo altrament no sian obligats los pastors a pagar esbarbarjo. Y ago se practica molt diversa del fi que se tingue, puix vuy los dits arrendadors fan fer

c. 527 estim a son modo / y fan que apparega mes de lo que en realitat se troba, y dexan entrar en los llochs que volen los forasters con bestiar, y dexan als naturals lo que aquellos no volen, y es just que ago se estirpe. Per go suplica mane vostra excellen-cia provehir y, anadint al dit capitol 18, manar que los pastors forasters y sos por-chs no pugan entrar en ditas montarias, sino que fet lo estim los naturals elige-squian los llochs y montaiias que eligiran, y entren en ellas segons Io numero dels porchs y estimacio fetta, y cas que apres ne sobre, en aquella pugan acordar y allo-gar los porchs forasters, y no en altra forma sots la matexa pena de no poder cobrar dels pastors naturals lo esbarbarjo en aquell any. Como lo suplican. Liliu secretarius.

Que los matriculados en jurados de dicha ciudad no sean obligados a assistir a las resetias que haran o el capitan a guerra de aquel destricto, o el comissario generai de la cavalleria.

12 Ittem, per quant los capitans de cavalleria de dita ciutat y burgos solen fer la reseria de la gent de sas companias, y oprimexen a que hi vatgian a aquellas los ciutadans matriculats en los sachs de consellers de dita ciutat, fent.lis per go pagar penas, y es just que estos no se connumeren ab la gent plebeia. Per go suplica mane vostra excellencia decretar y ab acte de Cort manar que no pugan los reffe-rits capitans obligar als matriculats en consellers de dita ciutat a assistir a las reserias, sino que estos degan de assistir a las resefias que faran en persona o lo capita a guerra de aquell districto o lo comissari general de la cavalleria. Queden escusados el ano que fueren actualmente jurados. Liliu secretarius.

866

Que para llevar las fees de las mesadas passen por torno de todos los vassallos de los tres Campidanos, y lo mesmo se entienda por mandamientos personales para llevar presos.

13 Ittem, attes los officials y escrivans dels tres Campidanos solen fer manar per portar a aquest real Conseill las fies de la mesada un home cada mes. Y de ordina-ri sussehex que se ne manan molts, y de alguns exigeren / per a escusar.los o algu- c. 527 v.

na paga o algun regalo, ab lo qual no s.en partex justament aquest carrech, devent esser comú y que tots lo participen. Per 93 suplica mane vostra excellencia decre-tar ab acte de Cort que degan tots los vassaills de cada vila fer aquest manament per turno, y lo que ha fet una vegada aquest manament no puga esser manat a tor-narlo a fer fins que tots lo hatgian fet, y degan dar.se.lis per lo offisial lo billet de haver fet lo dit manament. Y en cas que toque a algú, y aquell no vulga o no puga anar dega de pagar.se a sas costas un home que en lloch de aquell vatgia y lo matex se entenga en tots los manaments personales de conduhir presoners, mone-da et alias. Como lo suplican. Liliu secretaríus.

Que los naturales de la ciudad, burgos y de los Campidanos, en attencion a su pobresa, puedan embarcar en el puerto de Oristan los vinos que hazen en dicha de Oristan y villas de los Campidanos, francos de los derechos reales.

14 Ittem, per quant per los infortunis que tant continuament han patit los vassail-ls, tant de la ciutat y burgos com y de dits tres Campidanos, se troban tant exau-stos, que mes presto merexen dar.lis que obligar.los a pagar cosa alguna, y pera.so es combenient al real servey lo procurar.les per tots mediis lo ajutori y dar.lis forma com pugan pagar los drets reals y real donativo. Suplica mane vostra excel-lencia decretar pugan embarcar los vins que se fan en dita ciutat y vilas de dits Campidanos en lo port de Oristan, franchs de dret real en la matexa forma que goza desta franqueza la ciutat de Alguer, consedentlis la matexa franquesa. Acudan a.su magestad. Liliu secretarius.

Que en adelante no se pueda hazer en.dicha ciudad y burgos repartimiento nin-guno per capita, ni para el real donativo ni por otra imposicion alguna.

15 Ittem, per quant havent demanat en las Corts elebradas per lo excellentissim senyor duque de Monteleon, que no se fes repartiment per capita per pagar.se lo real donativo per Io que mostra la / experientia, de que, axi com se vulgué inten- c. 528

tar luego, casi se despoblava la dita ciutat y burgos; se provehi en lo capitol 6 de

867

las suplicas de dita ciutat, que se ne tendria la consideracio de dita stíplica, y si be no se fiu en aquell decenni novetat ninguna sobre ago ab tot sol lo reselo de que se vulga fer repartiment te la gente inquieta y celosa, que com la mes son gent avene-diza que se.n fugiu de les vilas en hont se sol pagar lo real donativo .per capita, y venen sols que per aquesta seguretat de que no han de pagar per capita un real donativo, ni altra renda. Per tant suplica mane vostra excellencia decretar y ab acte de Cort manar que en ninguna manera, ni per lo real donativo ni per altra impositio ninguna, de vuy en havant no se puga fer en dita ciutat y burgos reparti-cio ninguna per capita. Que se tendra concideracion. Liliu secretarius.

Que en las villas de Campidano Milis se tengan las bidatzonis repartidas.

16 Ittem, per quant en los sembrats de les viles de Campidano Milis se troba ser de daiiy no tenir las bidatzonis divididas, conforme a lo que dispon la real prag-matica, y los vassaills de aquellas volen que se fassian. Per go suplica mane vostra excellencia decretar y manar que en las vilas de dit Campidano Milis se tingan las bidatzonis repartidas, puix sobre esser ago lley patria troban major combeniencia puix essent vuida la Ilaorera se tenen menos danys del bestiari, y aquest té lo pacto en lo que era bidatzoni lo afiy antegedent. Observe.se la disposicion de la real pragmatica. Liliu secretarius. /

c. 528 v Que los nottarios y escrivanos de la curia del Real Veguerio de la ciudad de Oristan y de las curias de los tres Campidanos, entreguen a los reos la copia del processo quando appellan las sentencias de las causas criminales, sin paga algu-na. Attento se hazen pagar el salvo iure copiae al tiempo que den la comunica-cion de los procedimientos a los reos para hazer sus deffensas, y no se hagan pagar dichos nottarios dos vezes una mesma copia, cuios salarios cobraron quan-do se publico el processo.

17 Ittem, per quant tenint com tenen obligassio los notariis y escrivans de la curia del Real Veguerio de dita ciutat de Oristan y curia del tres Campidanos, de dar als reos de las causas criminals la copia dels procehiments puix se la fan pagar, y si lis donan la comunicacio dels procesos per a fer sas deffensas, y la donan salvo iure copiae, y susgehex que mai lis donan copia havant la pagada. Y si lo reo appella de la sentencia y per a introduir la appellacio demana la copia, li tornan a demanar novament la paga devant de computar lo que han cobrat per la copia, ab que als reos sobre dilatar.se.li lo entrego de dita copia ab esta pretesa dels notariis y escri-vans, se lis lleva indegudamente la paga de la dita copia per haver.la ja pagada. Y

868

es just que aquest abus se extirpe. Per go recorre a vostra excellencia y suplica mane provehir y ab acte de Cort manar als dits notariis y escrivans que en manera alguna y sots pena de privacio de officii pugan negar.se a entregar la copia als reos que hauran appellat, la qual la entreguen sens nova paga, puix ja la tingueren quant se li a publicat lo proces, y solament pugan pretendre y cobrar los drets dels procehiments fets apres de la publicacio del proges y sentencia promulgada. Y que tengan obligacio de fer.ne rebuda ab individualitat del conte de lo que cobran, per a poder repetir si se cobras alguna cosa contra las tariffar. Se haga como lo suplican. Liliu secretarius. /

Que se haga gracia a dicha ciudad que se dé a los reverendos padres de la c.529 Escuela Pia de dicha ciudad la possession libre de la iglesia de San Viscente, que es titulo del priorato.

18 Ittem, per quant la iglesia del glorios Sant Vigent, que se troba eregida dins de dita ciutat, y aquella es lo titol del priorat, la qual per no tenir renda ninguna y haver descuidat d.ella los que son estats priors, puix solament hí entravan per a pendre la possessio, se es vista tal que se ne estava cagut y casi en total ruina, y lo que es pigior que casi era habitacio de animals, y no obstant que era y es en lo mil-lor gusto de dita ciutat fins tant han fundat los reverents pares de la Escola Pia, llur collegi en dita ciutat y aprop de dita iglesia que de les hores los dits pares han cuidat de dita iglesia y fabricat, de forma que casi hi han dat nova vida a sos gastos y expensas, y lo que abans era casi mulador vuy es la iglesia mes frequentada de totes. Y si los dits reverents pares algassen la ma de cuitarla, es gert que tornaria al primer estat llastimos, lo qual es facil que susgehesca si no se lis dona als dits pares la llibre possessio de dita iglesia, sens que en ella hi tingan que veure los priors. Per lo que suplica a vostra excellencia se servesca interposar sa autoritat ab sa magestat, suplicant.li que se servesca favorir a la dita ciutat de fedi la gragia de manar que se done la llibre possessio de dita iglesia als dits reverents pares Escolapiis, majon-nent que los priors d.ella sols tenen lo titol honorifico; interpo-sant sos officiis ab la Sede Appostolica en cas fos menester, y manant se despachen los despachos negessariis per la dita gracia, en lo que creu lo suplicant se fa parti-cular servey de nostre senyor Deu, y en honra de dit glorios Sant Vivent, y major devocio del culto divino per / frequentar.se tant com se frequentan en dita c. 529 v.

iglesia los sacramenta. No se haga novedad. Liliu secretarius.

Los quals capitols y síiplicas manatú vostra excellencia provehir.las y decretar.las en nom de sa magestad, mirant al favor y consol de aquellos pobres vassaills a tal

869

pugan alentar.se mes al real servey et haec et cetera, officium et cetera, salvis et cetera, omni meliori modo et cetera. Altissimus. El doctor Thomas Pinna secretario.

Excellentissimus dominus don Iosephus de Solis, Valderrabano, Davila, Pacheco, Giron et Enrriques, comes de Montellano, antelatus de Iucatan et coetera, de Consilio Sacrae Catholicae Regiae Maiestatis ac pro eadem prorrex, locumtenens et capitaneus generalis praesentis Sardiniae regni et praeses in praesenti regio et generali Parlamento, decemet et decretat supradicta capitula et unumquodque illorum, prout ín fine cuiuslibet eorum continetur et expressum est, mandans mihi secretario infrascrito de his omnibus praesens actum curiae fieri, de quibus et cetera. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in dicto regio et generali Parlamento die decima nona praesentis mensis aprilis currentis anni 1698, Calari. Didacus Liliu secretarius. /

239 1698 aprile 26, Cagliari Don Felice Salaris, sindaco della città di Oristano, ripropone al viceré la

supplica già presentata nella seduta del 9 aprile, riguardante la richiesta di reintegrare il vicario nelle competenze giurisdizionali revocategli a partire dal 1685, in seguito ad una causa in corso tra il regio fisco e la Reale Udienza; poiché infatti la città di Oristano non è in grado, a causa della sua povertà, di sopportare le spese della causa, supplica che la città sia esentata dal prosegui-re detto ricorso e reintegri il vicario nella sua giurisdizione.

Il viceré dispone che si osservi ciò che è stato decretato il 9 del corrente mese.

c. 530 Que en las ausencias del governador de los Cabos de Caller y Gallura, conosca el veguer de las causas de los tres Campidanos de aquel Marquesado en segunda instancia por appelacion, y en primera por evocaciones y recursos.

Excelentissimo sehor Don Felix Salaris, sindico de la ciudad de Oristan en estas Cortes que vuestra excelencia tan dignamente celebra, pone en la consideracion de vuestra excelencia que lo que ha suplicado en su anteedente [sobre] que se sirviera mandar, que la curia del Veguerio de aquella ciudad en la jurisdicion y conocimiento que ha teni-

B c. 357 v. do por tiempo / immemorial que en las / ausentias del governador de los Cabos de Caller y Gallura, conosca el veguer de las causas de [los] tres Campidanos de aquel Marquesado en segunda instancia por apellacion, y en primera por evocatio-

870

nes y recursos, de lo qual ha hecho audiencia con las certificationes de los proces-sos, que se han podido hallar en el archivo de dicha ciudad, y en el archivo real, en que consta que mas de cien arios ha practicado aquella Curia este exercitio sin contradition ninguna hasta el ano de 1685, que sin ser oyda la ciudad y Curia se mandó que no lo pudiesse usar. Y porque a vuestra excelencia le ha paregido mandar que se riga el pleyto que se havia empenzado con el real fisco, y esto Ileva consigo el incombeniente de no poder.lo hacer porque vuestra excelencia plenariamente queda informado que aquella ciudad no tiene medio ninguno para hager gastos de pleyto, pues ni el salario de los jurados se paga enteramente, a mas que si el seguir el pleyto consiste en que el fisco examine los dichos processos, lo puede esto hager con facilidad passando al archivo real y hagiendolos sacar / y ver.los, aunque juzga el suplicante c. 530 v. que en la legalidad del que cuida de dicho archivo no puede haser soneta para no creher.le, y mucho mas citando los processos y los aiios. De lo qual se sigue que siendo el pleyto con el Fisco, y hallandose este presente, y el archivo en Caller si se aplicasse unos pocos dias al examen venia quan veridica es la relacion de las certificatorias, y se le evitaria el pleyto a la ciudad, que por pobre le seti preciso de des[e]mparar su justicia, no puede concebir que en la justifi[cacion] y pi[edad] de vuestra excelencia pueda caber el que la ciudad] pierda la prerogativa que tantos anos ha g[oz]ado, y [que] se presume que los senores reyes la co[nce]dieron. [Sin dejar] de ser del caso el que quando los governadores passan a Oristan a hazer visita de la ciudad y Campidanos, tiene obligacion por ordenes reales de [dejar] los procesos en aquella curia en el es[tado] que los / tiene quando / se B c 358 aparta y cessa de la visita, y la Curia las sigue hasta su despacho total. En lo que se confirma mas el que tenga aquella prerogativa deste conogimiento en las ausen-tias de su governador. Por lo que suplica otra vez mando vuestra excelencia apiadar.se de aquella ciudad, y escusar.la que litigue en negotio que tan fagilmente puede ser oydo el fisco regio, ordenando que si quisiere examinar los processos que reglan la certificatoria lo deva hager en un termino preciso y oydo despues de vuestra excelencia. Se resuel-va por vuestra excelencia, dando a la giudad su justicia que en ello recibili por merged de la grandeza de vuestra excelencia, que Dios guarde. Observese lo decretado el dia nueve del corriente sobre esta mesma suplica.

Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in dicto regio et generali Parlamento die vigesima sexta mensis aprilis currentis anni 1698, Calari. Didacus Liliu secretarius. /

871

240 1698 aprile 26, Cagliari Il sindaco di Oristano, essendo venuto a conoscenza che il rappresentante

dei vassalli e delle comunità delle Sias ha chiesto l'esenzione dall'obbligo di contribuire alla fabbricazione e conduzione dei forni della calce, attivati per il restauro delle mura e del ponte grande della città, fa presente che tale richie-sta non deve essere accolta in quanto si tratta di un obbligo antichissimo con-fermato sia nelle Corti celebrate dal duca di Monteleone che dalle disposizio-ni impartite dal viceré conte di Altamira nonché da una sentenza della Reale Udienza.

Il viceré dichiara che ha già provveduto.

c. 531 Que se oppone a la suplica que por parte del sindico de Las Sias se pretende que no esten obligados los vassallos de aquellas a la fabrica y conducion de los ornos de la cal, para el reparo de las morallas y puente grande de dicha ciudad.

Excelentissimo senyor virrey, lugartiniente y capitan generai y presidente en estas reales y generales Cortes et cetera. El sindico de la magnifica ciudad de Oristan díze haver tenido noticia que por parte del sindico de los vassallos y comunidad de Las Sias se pretenderia no estar tenidos a la fabrica y conduzíon de los ornos de la cal para el reparo de las mural-las y puente grande de dicha ciudad, y procurarian subreptissiamente obtener decreto en este real y generai Parlamento para que en adelante no sean obligados. Y porque esta obligacion es antiquissima y subrogada en lugar de otra mayor, en cuya conformidad se confirmo en las Cortes que celebro el excelentissimo sefior duque de Monteleon, y lo que es mas, haviendose Ilevado dichos vassallos tibios en obedezer, fueron mandados por el excelentissimo sefior conde de Altamira al tiempo passó en Oristan de visita general, y por haver.se opuesto aquellos con sedula en esta Real Audiencia se declaró a favor del suplicante, a relacion de.l.illu-stre don Simon Soro, hoy regente en el Sacro Supremo Consejo de Aragon, nota-rio Pedro Francisco Serra Satta, segun de todo este hecho pareze difusamente de los autos que quedan en poder de dicho actuario Serra Satta, y no es justo que en davo de dicha ciudad, a vista de tener aquella aucto de Corte, decreto de dicho excelentissimo sefior conde de Altamira passando de generai visita, y sentencia de esta Real Audiencia, mayormente quando su magestad, Dios le guarde, subrogó

c. 531 v. esta obligacion de la cal en lugar de otra mayor / a que dichos vassallos estavan tenidos como es notorio. Por tanto, oponiendose el suplicante en el nombre que pareze a la peticion que subreptissiamente instan dichos vassallos, como a impertinente por oponer.se a otro aucto de Corte, decreto de vírrey en tiempo de generai visita y a sentencia de la Real Audiencia que passó en iusgado, recurre a vuestra excelencia, y suplica se sirva en nombre de su magestad denegar a dichos vassallos la peticion que sobre

872

esta materia han hecho por ser de justicia, la que espera de la gran rectitud de vue- stra excelencia, que Dios guarde. Don Felix Salaris sindich. Ya se ha dado providencia.

Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in dicto regio et generali Parlamento die vigesima sexta mensis aprilis currentis anni 1698, Calari. Didacus Liliu secretarius. /

241 1698 aprile 26, Cagliari Don Felice Salaris, sindaco della città di Oristano, supplica il viceré che, in

aggiunta alle precedenti, conceda anche le seguenti suppliche:

1 che dei 4000 scudi destinati dalla giunta dei trattatori alla riparazione dei ponti del Regno, ne vengano destinati 1000 per riattare il ponte del rio di Oristano in gran parte danneggiato, il cui stato rischia di compromettere la viabilità per i Capi di Sassari Logudoro e di Gallura.

Il viceré dichiara che terrà in considerazione la supplica.

2 che vengano esentati i vassalli delle città, dei borghi e delle ville dei tre Campidani dall'obbligo di presentare al tribunale del Reale Patrimonio le licenze in virtù delle quali hanno chiuso le vigne ed altri terreni di cui sono in possesso da molte generazioni, in quanto risulta estremamente difficolto-so reperire gli atti di acquisizione dei terreni e dò ne favorisce l'abbandono con grave danno per l'azienda regia; inoltre si ha piena conoscenza del pos-sesso delle terre attraverso il pagamento che i vassalli effettuano regolarmen-te dei diritti del vino per le vigne e del moy moy per i coltivi.

Il viceré dispone che si osservino le leggi del Regno.

Ihesust c. 532

Que de los quatro mil escudos setialados para reparo de las puentes del presente reyno, se scale mil escudos para el raparo que pide la puente grande de la dicha ciudad de Oristan, 'attento que ni la dicha ciudad ni los vassallos pueden tener fuergas ni facultades para attender al reparo de esta y demas puente que hay en el Marquesado.

Excellentissim senyor virrey, llochtinent y capita general y president en aquest real

Annotazione marginale.

873

y generai Parlament. Lo noble don Felix Salaris, sindích de la ciutat de Oristan, suplica mane vostra excellencia, ultra las suplicas que ab sa antegedent ha presentat, provehir y decre-tar las siguents. Primo, que attes vostra excellencia ab Junta de tractadors se ha servit taxar quatre mil escuts que servesquian per la reparatio de las ponts del present regne; y la que importa rnes al curso universal del Regne, com y la que ha menester de major aconche es la pont gran del rio de Oristani, la que si no se repara amenaza ruyna, puix te un costat que se.ne cau. Y si esta desfalleix, apres no se podrà per molts anys reparar, y se est[aur]ava la pas universal per a los Caps de Sàsser y Logudor y Gallura. Y es just que se aplique a la reparatio de aquesta pont saltim la cantitat de mil escuts. Y si be hi ha en lo Marquesat de Oristani altras ponts que negessi-tan de reparatio, la ciutat y vassaills cuidaran de llur reparatio, pero no lo poden far en la dita pont gran, ja per ser grave lo reparo de que aquesta necessita, ja per-que vostra excellencia sap y es notory a tots que ni la ciutat ni los vassaills poden

c. 532 v. tenir forzas y facultats per a / attendre a hu y altre reparo. Per tant suplica mane vostra excellencia decretar que de los dits quatre mil escuts setialats per reparo de las ponts, se ne apliquen saltim mil escuts per lo reparo y que aconche tant neies-sary de la dita pont gran. Que su excelencia tendra la attencion devida. Liliu secretarius.

Que no se obligue a los vassallos de la ciudad, burgos y a los de los tres Campidanos a encenar los titulos de las vinas y possessiones que tancan y sier-ran, por ser cosa impracticable.

2 Attes que del tribunal del Real Patrimoni son ixits ordens y despacho de comis-sariis, obligant als vassaills de dita ciutat y burgos y als de les viles dels tres Campidanos a qui mostren las llisentias en virtud de que han tancat las vinas y altros territoris, y de altros que si be se conega que eran tancats pero vuy sols lis serven per Ilaorar, y lo matex en terras que se troban desboscadas, las quals las posseheren molts anys y las han conegudas de sos pares, avis y bisavis, y no se tro-ban los actes de las aquisitions de aquellas. Y no obstant que per rahó de aquellas pagan al real erari de les vignes lo dret del vy, y de las terras lo dret de moy moy, ab lo qual ni se se graduan los dits reals y sempre venen a regonexer lo domini direct y ago no obstant lo obligarlos a la exibicio dels titols y llisentias lis vi a ser

c. 533 molt gravos, y es facil que se lis vulgan fer / processos, y ocasionen gastos per temor de lo qual no serà imposible que desamparen lo habitar en dites viles y ciu-tat y sen vagian a viure foras. Y si ago susgehes, seria major dany a la real hacienda que lo util que ne podria haver de cercar los dits titols y llisentias. Per Io que, suplica mane vostra excellencia decretar y ab acte de Cort manar que los dits

874

comissariis y ordens se retiren, y que los vassaills refferits no sian apresats ni obli-gats a dites coses. Y si respecte a lo que se pot imaginar de lo que in futurum poden obrar los dits vassaills en las terras novas y tancament de aquellas, que se done la providencia que parexerà mes combenient per salud dels drets reals; sens que sian molestats per las que actualment poseheren, tot lo que suplica omni meliori modo et cetera, officium et cetera. Altissimus. El doctor Thomas Pinna secretarius. Observen.se las leyes del reyno.

Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in dicto regio et generali Parlamento die vigesima sexta mensis aprilis currentis anni 1698 Calari. Didacus Liliu secretarius. /

242 1698 luglio 15, Cagliari Il sindaco di Oristano, in merito alla supplica relativa alla competenza del

vicario nei processi di prima istanza per avocazione e ricorso e di seconda istan-za per appello, chiede al viceré che il segretario Lilliu gli restituisca la documen-tazione allegata alla supplica, per ottemperare così alla decretazione viceregia che dispone la prosecuzione del ricorso che oppone la città al regio fisco.

Excelentissimo senor. c. 533 v.

El sindico de la ciudad de Oristan dize que ha presentado unos papeles para justi- ficar la suplica que en nombre de dicha ciudad ha hecho, sobre el punto que la ciudad y curia del Real Veguerio scan reintegradas en la jurisdicion de conoger de las causas de los tres Campidanos, en primera instancia por evocationes y recur- sos, y en secunda por appellacion en la conformidad que lo tenian en el afio de 1685, en que a instancia del real fisco se les fue prohibido. Y porque vuestra exce- lencia se ha servido en dicha suplica decretar que se pida en justicia, y para ello necessita de dichos papeles, los quales el secretario Lilliu no los quiere restituir sin orden de vuestra excelencia. Por tanto, suplica mande vuestra excelencia decretar que el / secretario Diego Lilliu se los restituiga para poder.los presentar en el pley- c. 534

to con el fisco, que en ello regibírà merced particular de la grandeza de vuestra excelencia, que Dios guarde. Caller y julio 15 de 1698 Hagase como suplica. Don Gabriel Alvarez de Toledo Pellicer / Excelentissimo setior. c. 534 v.

El sindico de la ciudad de Oristan ./

875

5. I CAPITOLI DELLA CITTÀ DI IGLESIAS

243 1698 luglio 1, Cagliari Don Giuseppe Corria Nater, sindaco delle città di Iglesias, facendo presen-

te al viceré lo stato di miseria in cui si trova la città, anche a causa del paga-mento del donativo a cui non si è mai sottratta, chiede che vengano concesse le suppliche seguenti:

1 che si condoni alla città tutto il debito del donativo precedente in quanto, avendo imposto tutti i diritti possibili da cui ricavare il denaro per le guerre di Catalogna, dí Lombardia ed altre, si trova ora in condizioni di estrema povertà, e si tenga anche conto della decisione presa dal precedente viceré conte di Altamira di far sospendere il donativo, e del parere dell'attua-le viceré di procedere con cautela nell'esazione.

Il viceré dichiara che ha già provveduto.

2 che si osservi l'antico privilegio con il quale il re Alfonso nel 1450 con- cesse ai vassalli della città di prelevare dalle saline della città tutto il sale di cui avessero bisogno, pagando solamente 2 soldi una tantum per il primo carro; tale privilegio viene infatti disatteso dagli arrendatori delle saline che preten-dono dai pastori il pagamento di un capo di bestiame per ciascun segno.

Il viceré dispone che si osservi quanto è stato deciso nel tribunale del Real Patrimonio e che, se si verificassero abusi, siano fatti presenti allo stesso tri-bunale.

3 che si possano immagazzinare i 2000 starelli di grano concessi alla città con beneficio della sacca, nelle case di Villarios o di Palmas, località più vici-ne ai porti di imbarco, in modo tale che siano ridotte le distanze da percorre-re e le relative spese.

Il viceré respinge la supplica.

4 che la città abbia nuovamente il suo vescovo, come accadeva antica- mente, distinto da quello di Cagliari che trae già rendite da altri vescovadi e non abbisogna di quello di Iglesias.

Il viceré dispone che ricorrano al sovrano.

5 che durante la tradizionale festa che ogni anno si celebra nell' isola del Sulcis in onore di Sant'Antioco, le funzioni di pubblica sicurezza siano eserci-

876

tate dal capitano di giustizia e di guerra della città e, in sua assenza, dal giu-rato in capo, secondo i reali privilegi, mentre, da qualche anno, alcuni mini-stri della Reale Udienza si intromettono nelle funzioni di capitano, arrivando a sospendere la sua giurisdizione. Inoltre, avendo la città diritto ad inviare un proprio alter nos come accade a Cagliari per la festa di Sant'Efisio e a Sassari per la festa di San Gavino, il viceré conceda le deleghe per tale incarico unica-mente al capitano di giustizia o al giurato in capo.

Il viceré dichiara che ogni anno ci si rivolga ai viceré che prenderanno in considerazione la richiesta.

6 che venga mantenuta l'antica consuetudine — che alcuni baroni inten-dono modificare — secondo cui í vassalli della città possono non solo far pascolare il loro bestiame nei salti baronali situati nel distretto cittadino, senza pagare alcun diritto se non gli eventuali danni e la tentura, con esclu-sione della machizia, ma anche entrare liberamente nei detti salti a far legna senza bisogno di speciali permessi da parte dei baroni.

Il viceré dispone che si ricorra alla Reale Udienza ogni qual volta si pre-senti un caso simile.

7 che i vassalli della città continuino a pagare, secondo la consuetudine, i diritti stabiliti dai tempi più antichi per le terre baronali coltivate o adibite a pascolo che utilizzano, in quanto alcuni baroni pretendono di aumentarli senza alcuna ragione e giustizia.

Il viceré dispone che si ricorra alla Reale Udienza in quanto trattasi di materia giudiziaria.

8 che i vassalli regi della città ed i custodi del loro bestiame non debbano essere "incaricati" dei delitti che avvengono nei salti baronali, i primi perché non vi risiedono stabilmente, avendo i loro interessi principali nella città, mentre i secondi non possono essere di aiuto nella cattura dei delinquenti essendo impegnati nella custodia del bestiame.

Il viceré dispone che si osservino i pregoni.

9 che i tesorieri della città (contadores) non percepiscano un salario superiore alle 25 lire, qualora i conti finanziari vadano oltre le 2000 lire, ed invece, nel caso di importo minore, percepiscano 3 cagliartisi per ogni lira, in quanto i tesorieri ricevono salari molto alti, contro il disposto del capitolo di Corte del viceré conte d'Elda, secondo cui essi non dovevano percepire oltre 25 lire, qualunque fosse l'ammontare dei conti ma, nel caso in cui fossero molto bassi, il salario fosse proporzionale al valore dei conti.

Il viceré dispone che si osservi il capitolo.

877

10 che circa le gare che si svolgono in città per vendere mediante asta pub-blica qualsiasi genere di cosa, si sia tenuti a pagare il salario e le spese nel primo grado di giudizio e, nel caso sia avanzata una richiesta di revisione della sentenza di primo grado, siano i creditori che l'hanno avanzata a pagare il salario e le spese della causa, per evitare che il ricavato dei beni venduti se ne vada in spese giudiziarie.

Il viceré approva.

11 che qualsiasi abitante della città, nella stipulazione di un atto pubblico, si obblighi nei beni e nella persona, secondo quanto fu decretato dal duca di Gandia nelle sue Corti e nonostante il diverso dettato di un capitolo del Breve, al fine di evitare le molte frodi che si commettono a danno dei credito-ri, quando i debitori si obbligano nei beni e non nella persona.

Il viceré dispone che si osservi il capitolo di Corte, se non è stato revocato.

c. 539 Excelentissimo setior virrey y capitan generai y presidente en este real y generai Parlamento. Don Joseph Conia y Nater, sindico de la magnifica ciudad de Iglesias, representa a vuestra excelencia el miserable estado en que se alla dicha magnifica ciudad y la suma pobresa de sus moradores, segun es notorio a vuestra excelencia, de calidad que si no se atiende a.su sublevacion quedara en breve totalmente destruida. Y porque aviendose dicha ciudad y sus moradores dessangrado en el real servicio con los continuados y relevantes que an echo en todas las ocasiones de las reales asistencias que son mui notorias, espera de la real clemencia de su magestad, y de la de vuestra excelencia en su nombre, que se sirvira atender a la concervacion de dicha ciudad y a la sublevacion, que necesita para poder con ella continuar el real servicio, suplica a vuestra excelencía el dicho sindico se sirva en nombre de su magestad conceder a dicha magnifica ciudad y a sus moradores lo que pide en las suplicas siguientes:

Que se condone y perdone a la dicha ciudad de Iglesias todo lo que queda deviendo de donativo del decennio passado.

1 Primo, que por quanto en ninguna ciudad d.este Reyno, solo en la de Iglesias, se paga el real donativo por cabezas, por no aver capassidad de inponer.se derechos allandose mui cargada de ellos, con averse inpuesto todos los que cabian para tomar sobre ellos las gruessas cantidades que corresponde a sencos que sirvieron para asistencia de las reales armas y de las guerras de Cataluna, Lombardia y otras, y por la suma pobresa de los vassallos de dicha ciudad, queda deviendo alguna

c. 539 v. partida del real donativo del dezenio passado por no aver forma ni / capassidad de poder.lo repartir a dichos vassallos, al passo que aun por lo que se a cobrado a

878

sido preciso usar de algunas extorciones o violencias segun que a vista d.esta impossibilidad y pobresa de díchos vassallos, el excelentissimo conde de Altamira, antecessor de vuestra excelencia, mando suspender la cobranza de una partida todos los aiios, asta que enterado su magestad de la suma pobresa de los vassallos se sirviera ordenar lo que fuera de su mayor servicio. Y tambien vuestra excelen-cia en el tiempo de su feliz govierno, enterado de las extorciones que se azían para esta cobranza, fue servido ordenar a los concelleres de dicha ciudad y al dicho sin-dico que se allava coletando aquel, que en esta cobranza se procidiera con la mayor suavidad y aunque se huviera querido usar del mayor rigor no era posible cobrar.ce mas de lo cobrado. Suplica a vuestra excelencia el dicho sindico se sirva en nombre de su magestad perdonar y condonar a dicha magnifica ciudad y sus moradores todo lo que queda deviendo del donativo del dezenio passado, no obstante que la misma suplica se a hecho por parte de todas las ciudades d.este reyno, concurriendo en la dicha de Iglesias la razon especial de pagar.lo sus vasai-los por cabessas. Ya està dada providencia. Liliu secretarius.

Que los pastores de dicha ciudad puedan tornar la sal necessaria de los estan-ques y salinas sin pagar mas que dos sueldos por el primer carro, segun el privi-legio.

2 Item, por quanto por real privilegio concedilo a dicha magnifica ciudad por el setior rey don Alonso en los 8 de henero de / 1450, se sirvio dicho setior rey con- c. 540

ceder a todos los vassallos presentes y futuros de dicha ciudad que pudieran tomar de los estanques o salinas de sols, que estan en el distrito de dicha ciudad, toda la sal que tuvieren menester para su uso y empriu, pagando solamente dos sueldos por el primer carro; y haviendo menester mas que pudieran tomar.la sin pagar otra cosa, segun parece por la copia autentica del capitulo de dicho real pri-vilegio que se presenta, la qual concecion y gracia a venido a alterar.e, obligando-se a los pastores de dicha ciudad que residen en los saltos con sus ganados a pagar una cabeza de ganado al arrendador por cada signe, estendiendose este abuso aunque no tomen sal de dichas salinas. Suplica el dicho sindico se sirva vuestra excelencia decretar que en adelante se observe inviolablemente el dicho real privi-legio, y que los pastores de dicha ciudad puedan tomar la sal necessaria de dichos estanques y salinas sin pagar mas que los dos sueldos por el primer carro, confor-me al thenor de dicho real privilegio. Observese la providencia dada por el tribunal del Real Patrimonio, y si huviere abuso lo representen en aquel tribunal. Liliu secretarius.

879

Que la ciudad pueda enserrar los dos mil estareles de trigo que tiene de annona en las casas de los saltos de Villa Rio o Palmas, para embarcarla en tiempo de extracion o conduzirla a la ciudad quando sea necessario.

3 Item, por quanto su magestad se ha servido congeder a.dicha magnifica ciudad el encierro de la porcion de dos mil estareles de trigo con el beneficio de la saca, y

c. 540 v. por ser los puertos de mar de dicha ciudad mui distantes de una jornada y media / seria mui costoso a dicha ciudad el hazer el encierro dentro de dicha ciudad pagando portes conciderables para conduzir el trigo a dicha ciudad, y despues otros portes conciderables para llevar.lo al puerto al tiempo de effectuar.ce la extracion. Suplica dicho sindíco a vuestra excelencia se sirva conceder a dicha magnifica ciudad que pueda hazer el encierro de dichos dos mil estareles en las casas de los mismos saltos como son el de Villarios o Palmas, pues de esta forma quedatú assegurada dicha porcion para conduzirla de dichos saltos a dicha ciudad en caso de negesidad de ella; y en el caso de conceder.ge la extracion, quedara dicha ciudad sublevada de pagar dupplicado porte de lugares tan dilatados y distintos. No ha lugar. Liliu secretarius.

Que se nombre obispo para dicha ciudad y su obispado, como antiguamente le tenia segregado de Largobispado de Caller.

4 Item. Suplica dicho sindico a vuestra excelencia se sirva interponer su autoridad para que su magestad, Dios le guarde, se sirva dar y nombrar obispo para dicha ciudad y su obispado como antiguamente le tenia, segregandole del argobispado de Caller, cuios arzobispos le tienen en administragion; pues dichos argobispos tienen mui bastante renta con dicho arcobispado y otros obispados que tiene uni-dos, cuias catedrales estan extintas. Y la catredal y Cabildo de Iglesias se concerva

c. 541 en el mismo ser antiguo, quedando solamente destituida aquella / iglesia del luzi-miento, asistencia y govierno del prelado propio que resida en ella, que es causa de muchos dafios. Que lo supliquen a.su magestad. Liliu secretarius.

Que en adelante no se concedan delegaciones de alternos para la fiesta de san Antiogo de Sulci, sino que indispensablemente govierne el capitan y en su falta el jurado en cabo. Y en caso de conceder.se estas delegaciones, sea en cabeza de dicho capitan o jurado en cabo.

5 Item, por quanto en el salto y isla de Sulcis, que es territorio de la jurisdición de

880

dicha ciudad, se celebra la fiesta del glorioso san Antiogo martir sulcitano, que es la principal de todo el rerio, passando el bulto con la santa reliquia de la cabeza de dicho santo desde la catedral de dicha ciudad asta la dicha isla, asistiendo a ella el capitan de justicia y guerra de dicha ciudad, y en falta d.el el jurado en cabo que govierna en dicho puesto de capitan segun reales privilegios; y tambien asiste el jurado tercero con la incinia y estendarte de la ciudad y con toda la cavalleria de aquella; y los dichos capitanes an governado siempre en dicha fiesta y isla, y assi en lo que toca a prohibir por pregones que ninguno vaia con armas como en ami-nistrar justizia sobre qualesquier rifias o delitos que sucedan, y todo lo demas que [mida al govierno pacifico de dicha fiesta. Y de pocos [arios] a esta parte se an imiscuido en dicho govierno algunos [minis]tros d.es[ta] Real Audiencia con el pretexto de tener delegaciones / de los senores virreies passando a arrimar y c. 541 v. suspender la jurisdicion de dicho capitan, lo que es en gran desdoro y perjuizio de dicha ciudad y de su capitan, que lo es segun se a dicho de justicia y guerra, al passo que en esta ciudad de Caller en la fiesta del glorioso san Ephisio govierna indispenzablemente el jurado que embia la ciudad por alternos y delegado de los senores virreies; y en la de Saser se executa lo mismo en la fiesta del glorioso san Gavino, martir turritano, sin imiscuir.se ningun otro ministro regio. Suplica dicho sindico a vuestra excelencia se sirva decretar por auto de Corte que en adelante no se conceda por los senores virreies semejantes delegaciones para dicha fiesta, solo que indispenzablemente govierne en ella el dicho capitan y en falta d.el el jurado en cabo que governare de capitan. Y que en caso de concedete estas deleggio-nes de alternos para la mayor quietud de dicha fiesta, sean en cabeza de dicho capitan o del jurado en cabo que governare en dicha fiesta. Acudan todos los arios a los virreyes, que se les tendii concideracion. Liliu secretarius.

Que se observe inviolablemente la costumbre tan antigua que los vassallos de dicha ciudad puedan entrar en los saltos baronales que estan en el districto de dicha ciudad, attos de hieguas y bueies sin mas pagar que el datici y tentura; y lo mesmo se haia de observar como se observa con los vassallos de dichas baronias, tanto para la pastura como y para levar.

6 Item, por quanto los vassallos de dicha ciudad estan en antíquissima posesion y costumbre de poder tener y apasentar en / los saltos baronales que estan en el c. 542 districto de dicha ciudad los actos de hieguas y bueies sin pagar cosa alguna de acordio, y caso de azer dafío en los sembrados pagan solamente el dario y la tentu-ra sin maquisia alguna. Y tambien an entrado siempre libremente a levar en dichos saltos baronales sin licencia de los barones, haviendo observado lo mismo en respeto de los vassallos de dichos barones quando entran sus bueies y hieguas y por lleriar en saltos propios de dicha ciudad. Y algunos de dichos barones alguna

881

vez an pretendido alterar esta posecion y costumbre tan antigua y observable entre vezinos, suplica dicho sindico a vuestra excelencia se sirva para mayor corro-boracion de dicha posecion y costumbre decretar que se observe inviolablemente aquella. Acudan a la Real Audiencia quando se ofresca el caso. Liliu secretarius.

Que a los vassallos de dicha ciudad que tienen sus labrangas y cusorjas de gana-dos en los saltos del districto arriba dicho no se les pueda alterar los derechos que pagan, ni pedirlos fuera del tiempo acostrumbrado.

7 Item, por quanto los vassallos de dicha ciudad tienen la mayor parte sus tierras de labransas y ganados, cusorjas de ellos en los saltos baronales de dicho distrito,

c. 542 v. pagando los derechos baronales acostumbrados ab anticuo, y algunos / barones o regidores pretenden alterar y creser estos derechos contra toda razon y justicia, suplica dicho sindico a vuestra excelencia se sirva decretar que en la paga de dichos derechos se observe inviolablemente lo acostumbrado, sin que puedan dichos barones o sus regidores alterar.los ni creser.los, ni pedir.los fuera del tiem-po acostumb rado. Acudan a la Real Audiencia por ser materia de justicia. Liliu secretarius.

Que los vassallos reales de dicha ciudad ni sus hombres de acordia sean obliga-dos a las encargas de los delictos que se cometen en los territorios baronales, ni que vassallos baronales esten obligados a encarga por los dafíos que se cometen en dichos territorios en que labran y tienen curjoras de ganados los dichos de Iglesias.

8 Item, por quanto en los reales pregones de vuestra excelencia se a ordenado que los principales de cada villa tengan el cargo de averiguar los delitos que sucedie-ren respetivamente en sus territorios y prender los delinquentes, y que en la misma obligacion queden comprehendidos los pastores de ganados que residieren en dichos territorios, y con este motivo en las encargas de los saltos de Villa Masargia y Marquesado de Palmas y otros baronales del distrito de dicha ciudad se pretende comprehender a dichos vassallos de Iglesias que tienen tierras y gana-dos en dichos saltos, siendo que no residen en ellos continuamente solo de passo quando van para labrar y recoger; y tanpoco residen con los ganados, solo que tie-nen en ellos sus hombres de acordio que estan en la custodia de aquellos; y los

c. 543 amos de dichos ganados solo van de passo recomner.los ver sus hechos / y llevar sustento a dichos hombres y se buelven a dicha ciudad donde tienen su domicilio, y es preciso que asistan al cuidado y cultivo de sus virias y demas heredades que

882

tienen en ella, segun que por esta razon en los pregones de los excelentissimos antecessores de vuestra excelencia no an sido comprendidos los vassallos de dicha ciudad, que tienen ganados en dichos saltos baronales en las encargas de los deli-tos que suceden en ellos por no estar de continua resídencia, y de querer.los com-prehender redundaria la maior destrucion de dichos vassallos reales a mas de dichos ganados; ni tanpoco puede erto praticante en los hombres de acorrdio que estan cuidando de dicho ganado, no pudiendo desamparar su custodia, y mas en saltos tan peligrosos y montuosos. Suplica dicho sindico a vuestra excelencia se sirva decretar que los vassallos reales de dicha ciudad y sus hombres de acordio que cuidan de dichos ganados, no puedan ser comprehendidos en dichas encargas de territorios baronales; y que tanpoco los principales y deputados de dichas villan baronales queden obligados a encarga por los darios que se cometieren en dichos territorios a dichos vassallos de Iglesias, tomo se.a praticalo en govierno de los excelentissimos antecessores de vuestra excelencia y en virtud de los reales prego-nes que despacharon sobre las mismas encargas. Observense los pregones. Liliu secretarius. /

Que los contadores de dicha ciudad en adelante no puedan tomar de las quentas c. 543 v.

de haziendas de dicha ciudad de la cantidad de dos mil libras solo veinte y cinco libras, y de ahy abajo a proporcion de la cantidad.

9 Item, por quanto por capitulo de Corte concedido a.dicha ciudad en las que celebro el excelentissimo conde de Elda, se decreto y ordeno que de todas las quentas que se hizieren en dicha ciudad no pudieran los contadores tomar mas salario de veinte y sinco libras de qualquier cantídad que fueren, y siendo de can-tidad minima se tomarà solamente el salario a.proporcion de la cantidad, el qual capitulo de Corte se a vulnerado en gran manera, tornando dichos contadores salarios excesivos, suplica dicho sindico a vuestra excelencia se sirva decretar que en adelante no puedan dichos contadores tomar de salario de las quentas de aziendas de dos mil libras en arriba mas de veinte y sinco libras, y de dicha canti-dad en abajo tomen solamente el salario a proporcion de la cantidad que fuere por la rata de dichas veinte y sinco libras, que es a razon de tres callarezes por libra. Observese el capitulo de Corte que se refiere. Liliu secretarius.

Que de las causas de los concursos de los bienes concursados solo se pague el salario de la sentencia y autos processales de la sentencia de graduacion, y las demas de los acrehedores en segunda instancia.

10 Item, suplica dicho sindico a vuestra excelencia se sirva decretar y mandar que

883

los concursos que se hizieren en dicha ciudad de qualesquier bienes o cosas que se vendieren en almoneda, solo se pague de los bienes concursados el salario y gastos de la primera graduacion. Y que en el caso de pedirce revision de la sentencia de graduacion, paguen d salario y gastos los acrehedores que la pidieren, y para evi-

c. 544 tar / el abuso de hirse todo el precio de los bienes en semejantes gastos de remi-siones de sentencias. Que se haga como se suplica. Liliu secretarius.

Que en adelante qualquier habitador de dicha ciudad pueda obligar.se en perso-na y bienes, por qualquier deuda o obligacion que hiziere en auto publico y no de otra forma.

11 Item, suplica dicho sindico se sirva vuestra excelencia decretar que en adelante qualquier abitador de dicha ciudad pueda obligar.e en perdona y bienes, segun fue decretalo por el excelentissimo duque de Gandía en el real Parlamento que celebro, por qualquier deuda o obligacion que hizieren en auto publico y no de otra forma, no obstante el capitulo de breve de dicha ciudad, y qualquier uso en contrario que aia avido hasta agora; pues d.esta forma se evitaran muchos fraudes que se cometen en davo de los acrehedores, obligandose los deudores solamente en bienes y no en per9ana. Guardese el capitulo de Corte que refiere, si no estuviere revocado. Liliu secretarius. /

c. 544 v. Todos lo quales capitulos y gracias se sirvira vuestra excelencia conceder a dicha ciudad y sus moradores para su mayor alivio y sublevacion, segun lo espera de la rectitud y clemencia de vuestra excelencia. Altissimus. Don Joseph Conia Natter.

Excellentissimus dominus don Iosephus de Solis, Valderrabano, Davila, Pacheco, Giron et Enrriques, comes de Montellano, antelatus de Iucatan et coetera, de Consilio Sacrae Catholicae Regiae Maiestatis, eius prorrex, locumtenens et capita-neus generalis praesentis Sardiniae Regni, et praeses in praesenti regio et generali Parlamento, providet et decretat praedicta capitula et unumquodque eorum, prout in fine cuiuslibet ipsorum continetur et expressum est, mandans mihi secre-tario infrascrito de his omnibus praesens actum Curiae fieri, de quibus et coetera. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in dicto regio et generali Parlamento, die prima mensis iulii currentis anni millesimi sexcentesimi nonagesi-mi octavi, Calari. Didacus Liliu secretarius./

884

243/1 Allegato al capitolo 2 della città di Iglesias.

Item avant la dita magestat confirma e de.nou atorga a la dita universitat e singu- c. 545

lars de aquella, presents e sdevenidors, que puguen pendre tanta sal com han mester e necessari per llur us e.ampriu dels estanys o salines que son en sols, pagant dos sous de bona moneda del primer carro que pendran; e si.mes avant ne han mester, ne puguen pendre sens pagarne altra cosa, si e segons que de aio son en posessio de antich temps en.sa; e que tota la sal que sera en los dits stanys hagia a servir per ampriu de la dita ciutat e singulars de aquella, e per dorniment de la dohana de la sal que en la dita ciutat se te e es acostumada tenir. E que lo dit dret de la sal durant lo dit temps del dit quitament sia de la dita universitat e apres retome, axi com tots los demes drets a la Cort del dit senyor. E que durant lo dit temps del quitament no pus pendre o tocar algu en la dita sal sens llisencia de aqueill official que per los concellers de la dita ciutat hi seri deputat. Este capitulo de.mano aliena escrito lo he sacado de un privilegio escrito en per-gameno, que entre otros capitulos concedió el serenissimo senor rey don Alonso a la magnifica ciudad de Iglesias, despachado en los ocho de henero del ano mil quatro cientos sinquenta, que quella en poder del noble don Joseph Conia y Natter, de lo que doy fee yo Ephis Usay, por las authoridades appostolica y real notati() publico en todo este reyno de Serdena, instando el dicho noble Conia y Natter como a sindico de la dicha ciudad de Iglesias el intereso, segun dize, de aquella lo signé y firmé en la cíudad y Castillo de Caller a los nueve del mes de abril del ano mil seiscientos noventa y ocho. (SN) Signum In testimonium veritatis Ephisius Usay publicus notarius instatus et requisitus. /

243/2 Allegato al capitolo 11 della città di Iglesias.

Item suplica dit sindich mane vostra excellencia decretar que se puga de assi al c. 546

devant qualsevol habitador de dita ciutat obligarse en persona y bens per qualse- vol Beute y obligassio que fara, no obstant Io capitol de breu y qualsevol us en contrari, ab ayS, empero, que la tal obligassio sia fetta ab acte publich de notary y no altrament. Que.s fassa com se suplica. Sabater notari. Esta be decretat per lo virrey. Roig vive cancellarius et cetera. La presente copia ha sido sacada de su original y de los capitulos de Corte conce-

885

didos a esta ciudad en las que celebro en este reyno el excelentissimo setior duque de Gandia, virrey y capitan generai era de aquel, y concuerda de verbo ad ver-bum; de Io que ago fee yo Nicolas Cossu, por authoridad real notario publico, secretario de la casa y Concejo d.esta illustre y magnifica ciudad de Iglesias, por orden e instancia de los nobles y magnificos conselleres. Yglesias y febrero a 26 de 1698. /

886

6. I CAPITOLI DELLA CITTÀ DI CASTELLARAGONESE

244 1698 giugno 28, Cagliari Don Paolo Solar, sindaco della città di Castellaragonese, facendo presente

al viceré come la città abbia sempre servito il sovrano con fedeltà e devozione offrendo il servizio nelle Corti precedenti e attuali, chiede che, a conforto delle misere condizioni in cui versa, vengano concesse e decretate le seguenti suppliche:

1 che siano confermati i privilegi e i capitoli in uso e che non siano di pregiudizio a terzi.

Il viceré dispone che siano confermati i privilegi e i capitoli in uso.

2 che nessuno dei tribunali del Regno ammetta ricorsi da parte dei vas- salli dell'Anglona in merito all'obbligo cui sono tenuti, di portare 400 rasieri di grano per la provvista di Castellaragonese, e che il podestà, giudice ordina-rio, venga incaricato di controllare la regolarità dell'approvvigionamento.

Il viceré dispone che si osservino i capitoli di Corte e i privilegi.

3 che la richiesta della città di Sassari, di proibire ai mercanti, patroni e marinai forestieri che approdano nel porto di Castellaragonese, il commercio dei prodotti all'interno del Regno, sia respinta perché danneggia il mercato locale.

Il viceré dispone che si osservino i capitoli di Corte e le carte reali in mate-ria.

4 che si conceda un cavalierato alla città perché possa beneficiare delle relative entrate al fine di provvedere all'immagazzinamento del grano.

Il viceré dispone che si ricorra al sovrano.

5 che l'estrazione dei consiglieri della città si faccia, come è tradizione, l'11 giugno, festa di San Barnaba, ad opera del governatore di Sassari e non di altri eventuali delegati, in quanto ciò è causa di abusi e di danno economi-co per la comunità che deve sopportare l'onere delle trasferte dei suddetti delegati; nel caso in cui il governatore non si trovi in città il giorno dell'estra-zione, si chiede che venga sostituito dal podestà, in conformità a quanto sta-bilito per Alghero.

Il viceré dispone che si osservi la consuetudine.

887

6 che si provveda a fornire la città dei mezzi necessari alla sua difesa, dotandola di artiglieria e riattando le mura ora in completa rovina e che si ricorra, per il pagamento della spesa, alla parte del donativo che le spetta.

Il viceré dichiara che si provvederà.

7 che venga riparata la torre di Porto Frixano posta a guardia della città, ora in stato di completa rovina.

Il viceré dichiara che si provvederà.

8 che venga riattivata la tonnara di Cala Augustina che è stata trasferita a Perdasdefogu per la sola convenienza di don Giuseppe Navarro, "governa-tore" dell'Incontrada di Romangia e della Baronia di Sorso.

Il viceré dispone che si ricorra al Real Patrimonio dove pende la causa.

9 che vengano portati in città e montati nei luoghi più opportuni per la sua difesa, i cannoni di ferro che già da alcuni anni si trovano lungo la spiag-gia, quasi sotterrati dalla sabbia.

Il viceré dispone che si metta in esecuzione, entro 6 mesi, quanto decretato nelle Corti del duca di Monteleone, altrimenti i cannoni verranno rilevati a favore della cassa reale.

10 che nel caso in cui i consiglieri uscenti vengano confermati; in quanto il prolungamento dei lavori parlamentari non consente il sorteggio dei nuovi, allo stesso modo vengano confermati anche i clavari e glí altri ufficiali della città.

Il viceré dichiara che terrà in considerazione la supplica.

11 che i cavalieri; i ministri patrimoniali e gli altri ufficiali siano obbligati al pagamento del diritto chiamato della porta, destinato al donativo, che spesso, adducendo l'esistenza di particolari privilegi; si rifiutano di versare.

Il viceré dichiara che, poiché si tratta di un diritto imposto per pagare il donativo, tutti sono obbligati a contribuirvi.

c. 551 Excelentissimo serior virrey, lugartiniente, capitan generai y presidente de Cortes y generai Parlamento. Don Pablo Solar, sindico y procurador de la magnifica ciudad de Castillo Aragones, dize que de haver atendido siempre con la fidelidad y amor que deve a.su rey y serior natural en todas las ocurrengias que se han ofresido de su real ser-vigio, como lo atestan todos los prosesos de las Cortes; y en las presentes lo a.manifestado haun benQiendo los mayores imposibles por la suma pobresa en que se halla consituida, fia del gran zelo y natural compasívo de vuestra excelencia

888

que aplicara el alivio que nesesita el estado miserable en que se halla con conceder y decretar las suplicas siguientes.

Que se confirmen todos privilegios y capitulos de Corte concedidos.

Primeramente, suplica dicho sindico en nombre de dicha ciudad se sirva confir-mar todos los privilegios y capitulos de Corte consedidos por los serenissimos reyes de feliz memoria, y d.el que felísmente nos govierna don Carlos II, que Dios guarde muchos anos, en la mayor exaltagion de su monarquia. Que se confirman los que estuvieren en uso, y no fueren en perjuhisio de tercero. Liliu secretarius.

Que a los vassallos de las villas de la encontrada de Anglona se admita por ningun tribunal oposicion alguna, por la obligacion que tienen segun privilegio real de conduzir quatrocientos raseros de trigo a la dicha ciudad de Castillo Aragonez.

2 Supplica que atento las villas de la encontrada de Angiona quedan infeudadas por consesion de su magestad, y obligadas a la condu0on / de quatrocientos raseros c. 551 v.

de trigo a la dicha ciudad para el abasto de aquella por las imbagiones que pueden suceder de los enemigos de la real Corona, y que de algunos dios a.esta parte los dichos vasallos de Angiona se han resistido a.esta presisa obligacion con varios pretestos y motibos, que por friolos y insusisses los an repulgado asi en la Real Governacion de Saser con varias sentencias, como y en esta Real Audiencia con diversos decretos, dejando dicha ciudad y plaza sin este nervio tan nesesario para su defensa, esponiendola a que susedíendo alguna imbasion se entrara el enemigo en ella con fagilidad, lo que Dios no permita porque fuera de universal perjuigio al Reyno, que por ser frontera es la llave de aquel. Se sirva decretar y mandar por auto de Corte que en ninguno de los tribunales del Reyno se le admita a.dichos vasallos de Angiona oposision ninguna en orden a.dicha condugion, sin que antes conste de ella y del adimplimento de la referida obligacion, para que en esta forma se evite las dilagiones voluntarias que usando en perjuhicio tan considerable. Y para que tenga esta suplica su devida execusion, se servira vuestra excelencia con-ferir esta facultad privativa de azer el engierro de dicho abasto al potestad y juez ordinario de dicha ciudad. Observense los capitulos de Corte y los privilegios. Didacus Liliu secretarius. /

Que no.se.de lugar a la prentencion del syndico de Sasser sobre que los mercade- c. 552 les, patrones y marineros que vienen de fuera Reyno y aportan a dicha ciudad y pagan los derechos, no puedan passar a las villas del Reyno y ferias para esmer-zar las mercadorias.

889

3 Que atento tiene noticia que el sindico de la ciudad de Saser pretende otener de vuestra excelencia que los mercadeles, patrones y marineros que bienen de ultra Reyno y aportan en el puerto de dicha ciudad de Castillo Aragones, y pagan los derechos que les toca de las mercaderias que introdusen, no puedan pacar a las villas del Reyno y ferias para esmersar.las. Y considerala la intrinceca naturalesa d.esta suplica, biene a.ser de gran perjuisio a.dicha ciudad de Castillo Aragones, que siendo cortos los caudales de los moradores y naturales de aquella, no podien-do esmercar.se dichas mercadorias en dicha ciudad, ni haver mercadeles que las compre, consediendole a la ciudad de Saser su demanda seria quitar totalmente a la de Castillo Aragones el comersio, y acabar.la de esterminar a.mas del estado tan miserable en se que alla. Suplica por ende a vuestra excelencia se sirva no dar lugar a.tal suplíca, como a perjudiOal a.dicha ciudad de Castillo Aragones. Guarden.se los capitulos de Corte y cartas reales que hay sobre esto. Liliu secretarius.

Que attento se balla sin fondo para hazer el ensierro del trigo para el abasto, se le conceda un cavallerato y noblesa para beneficiar.lo, y de su producto pueda hazer dicho encierro.

4 Que atento dicha ciudad si halla sin fondo para poder hazer el ensierro del trigo para el abasto del comun, se sirva hazer.le merced de un cavallerato y noblesa, para que beneficiada de su produto pueda hazer dicho ensierro y tener con aquel-lo abastesidos sus conterraneos. Acuda a su magestad. Liliu secretarius. /

c. 552 v. Que la extracion de los conselleres y officiales de la ciudad se haga el dia de san Bernabé, 11 de junio, por el governador y no por delegados; y no hallandose en dicho dia el governador en dicha ciudad pueda el potestad de aquella hazer.la.

5 Suplica dicho sindico que la estraQion de los corwelleres y oficiales de dicha ciu-dad se aga el dia acostumbrado de san Bernabé, 11 de junio, por el espetable governador de Saser, y no por delegados. Y que no hallandose el dicho dia el dicho governador en dicha ciudad, que se aga la estra0on por el potestad y juez hordinario de dicha ciudad en la conformidad que esta consedido a la ciudad de Alguer, para que con eso se cuiten los abusos se esperimentan de los delegados, y los que llevan aquellos de sus dietas que por ser dichas pobre como es proprio de vuestra excelencia le serviera en aorro de algun alivio. Observese la costumbre. Liliu secretarius.

890

Que se de providencia para que se monten las artillerias, amonicione la plaza, y acomoden las morallas, aplicando para este gasto la ratta del donativo que le cupiere.

6 Suplica dicho sindico que atento la plaga se halla sin genero de munision, la artil-leria en el suelo, y las morallas derrotadas y caidas y con falta de todo petrecho de guerra, se sirva dar providengia, mandando en que se monten las artillerias, que se amonisione a la plaga de lo nesesario, y se acomoden y reparen dichas morallas, aplicando para el gasto de lo referido la rata y porgion que cupiere a dicha ciudad del real donativo, faltandole al real Erario o otro medio para que en esta forma se balle con la defensa bastante en las imbasiones que pueden ofreser.se. Se darà providencia. Liliu secretarius. /

Que se mande reparar la torre de Puerto Fixano de dicha ciudad.

7 Que atento la torre di Fixano, puerto de mar situada muy contigua a la ciudad, y custodia y guardia de ella como del puerto y de sus embarcassiones, se halla en estado de caer.se sin monision ni armas, suplica a vuestra excelencia se sirva man-dar reparar.la y poner.la en defenza para el mayor servicio de su magestad. Se darà providencia. Liliu secretarius.

Que se mande que se cale la almadrava de Cala Augustina.

8 Suplica dicho sindico decretar y mandar que la almadrava de Calaustina se cale como antes, por haver.se trasladado a Pedradefogus sin motibo rasonable mas la combeniencia propio de don Joséph Navarro, por hallar.se a ese tiempo governan-do la encontrada de Romana y Baronia de Sorso, atracando las que persebian los moradores de dicha ciudad calandose la de Calaustína por ser tan besina a aquella que biene a.quedar.le bajo de carion. Acuda al Real Patrimonio donde pende el pleyto. Liliu secretarius.

Que se introdusgan en la ciudad los caziones de hierro que se hallan algunos alios en la orilla de la mar.

9 Que atento se hallan algunos atios son en la orilla de la mar, y casi enterrados en la arena unos cationes de hierro, que se ban perdiendo por horas, suplica a vuestra excelencia se sirva mandar se introduzgan en dicha ciudad, montar.las y poner.las en los parajes mas esengiales de la placa para la defensa de ella. /

c. 553

891

c. 553 v. Execute la ciudad lo decretado en las Cortes del duque de Monteleon dentro de seys meses, y de otra forma se sacan y a beneficio de la real Caja. Liliu secretarus.

Que confirmandose este ano los conselleres por no haver.se subido aun el ultimo solio, tambien se confirmen los demas offissios.

10 Suplica dicho sindico que en caso que los magnificos concefieres atuales confir-masen por no haver.sse subido el ultimo solio el dia que se acostrumbra hazer la estragion de los nuevos, que se confirmen tambien los clavarios y demas ofisiales de dicha ciudad. Que su excelencia tenchi concideracion a esta suplica. Liliu secretarius.

Que los cavalleros, patrimoniales y demas ministros hayan de contribuir en el derecho que se llama la puerta, que esta destinado para la paga del real donativo.

11 Suplica el dicho sindico que atento se balla impuesto un derecho que le llaman de la puerta, destinado para la paga de la porsion del real donativo que cabe a la dicha ciudad, a lo que estan obligados todos sin exenvion de personas. Y los cavalleros y patrimoniales y demas ministros se acostumbran resistir a esta contri-bucion con el motivo de sus privilegios, siendo asi que no lo tienen en este dere-cho, biniendo a.recaer esta resistenvia en dafio de los pobres, se sirva decretar por auto de Corte que los dichos cavalleros, patrimoniales y ofisiales ayan de contri-buir en dicho derecho. Que siendo este derecho impuesto para la paga de real donativo, queden todos obligados a contribuir. Liliu secretarius. /

c. 554 Todo lo que espera la illustre ciudad de Castillo Aragones conseguir de la dad de vuestra excelencia y clemencia de su magestad, que mirava con amor patemal la pobresa de dicha ciudad. El offisial Mancony

Excellentissimus dominus don Iosephus de Solis, Valderrabano, Davila, Pacheco, Giron et Enrriques, comes de Montellano, antelatus de Iucatan et coetera, de Consilio Sacrae Catholicae Regiae Maiestatis, eius prorrex, locumtenens et capita-neus generalis praesentis Sardiniae Regni, et praeses in praesenti regio et generali Parlamento, providet [et] decretat praedicta capitula et unumquodque eorum, prout in fine cuiuslibet ipsorum continetur et expressum est, mandans mihi secre-tario infrascrito de his omnibus praesens actum Curiae fieri, de quibus et coetera.

892

Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in dicto regio et generali Parlamento die vigesima octava mensis iunii currentis anni millesimi sexcentesimi nonagesimi octavi, Calari. Didacus Liliu secretarius. /

893

7. I CAPITOLI DELLA CITTÀ DI BOSA

245 1698 aprile 26, Cagliari Don Francesco Passino, sindaco di Bosa, fa presente che già da dieci anni

sono stati imposti nuovi diritti finalizzati al pagamento del donativo prece-dente e distinti da quelli destinati al decoro della città e ai creditori; poiché però le città del Regno hanno ottenuto per il decennio corrente una diminu-zione del donativo di 10.000 scudi, i cittadini si trovano gravati di diritti non più necessari per arrivare al pagamento dello stesso donativo. Il sindaco chie-de pertanto che i suddetti diritti siano diminuiti, mantenendo solo quelli che occorrono per il donativo.

Il viceré approva.

c. 566 Excelentissimo senor. Don Francisco Passino, sindico de Cortes de la ciudad de Bosa, dise a vuestra excelencia de que agora dies anos se cituaron en aquella ciudad nuevos derechos separados de los del lustre de la ciudad y acreedores de ella para la paga del real donativo del degennio passado. Y aunque aquellos no alcansaron para pagar por entero la porcion que le cupo cada ano, agora con la rebaja que an tenido la ciu-dades de los dies mil escudos vendrian a resultar mas partida de la que en el decennio corriente podra caber a la dicha ciudad, dejando los referidos derechos en el mismo estado; y siendo justo que sus vesinos esperimenten el beneficio que han de tener con la referida rebaja que han meressido por mucho de la beninidad de vuestra excelencia, suplica se sírva vuestra excelencia decretar de que se hayan de rebajar los referidos derechos dejando solamente los que pudieren reditar la porcion de donativo que cabra a la referida ciudad en este decennio despues de la nueva numerassion de fuegos, que no siendo esto en perjuisio de tergero ni de los acredores que tienen sus derechos separados como se ha dicho, no duda meresse-

c. 566 v. ra la ciudad y sus vesinos este consueto de la / christiandad y grandesa de vuestra excelencia, que Dios guarde. Como lo suplica.

Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in dicto regio et generali Parlamento die vigesima sexta mensis aprilis currentis anni 1698, Calari. Didacus Liliu secretarius. /

894

246 1698 giugno 28, Cagliari Don Francesco Passino, sindaco della città di Bosa, chiede che siano decre-

tate le seguenti suppliche:

1 che venga soppresso il tribunale del vicario e si torni all'antica tradizio- ne del giudizio dei consiglieri con il voto e parere di un esperto in legge, nelle cause criminali, quando i rei sono passibili di pene corporali, e nelle cause civili di rilevanza giuridica. Qualora il viceré ritenga di non poter accogliere tale supplica, si conceda almeno che siano sempre giudicate con il voto dei consiglieri e dei probi uomini, le cause criminali dei nativi e degli abitanti della città passibili di pena corporale, così come viene fatto nella città di Sassari.

Il viceré dispone che si osservino le disposizioni vigenti.

2 che le cause civili e criminali riguardanti l'Officialia di Montresta, da tempo immemorabile di pertinenza dei consiglieri della città di Bosa, ma che da alcuni anni a questa parte vengono assunte dall'assessore del vicario, che le dichiara con il titolo di consultore, siano nuovamente giudicate dai consi-glieri; si chiede inoltre che l'ufficio di Montresta sia biennale, in conformità a quanto stabilito nella regia prammatica e venga dato ai benemeriti della città.

Il viceré dispone che si ricorra al Supremo Consiglio d'Aragona.

3 che si possano immagazzinare ogni anno fino a 6000 starelli di grano con la condizione che una prima metà possa essere esportata nel mese di maggio o giugno e l'altra dopo aver assolto al donativo, come a Oristano; in tal modo il ricavato ottenuto con l'esportazione della prima metà di grano, servirà per la riparazione delle mura, talmente in rovina che da qualsiasi parte si può entrare a piedi e a cavallo con pericolo di invasioni nemiche e di contrabbando, mentre la seconda metà servirà alla città per assolvere al paga-mento del donativo; terminati i lavori, l'intero beneficio dell'estrazione, dovrà andare a favore della città che non deve essere tenuta in minore consi-derazione rispetto alle altre del regno, dal momento che a Castellaragonese, meno popolata, sono concessi 6000 starelli di grano.

Il viceré dispone che si presenti la richiesta al sovrano.

4 che il cappellano della città di Bosa, incaricato a suo tempo di officiare ogni giorno la messa nella cappella municipale, funzione che non poté esple-tare per mancanza di mezzi, tanto che celebra un'unica messa nel castello nei giorni festivi, sia messo in condizione di dire nuovamente ogni giorno la messa nella cappella civica e che, per i giorni festivi, venga nominato un altro

895

sacerdote. Il viceré respinge la supplica.

5 che sia concesso alle coralline di imbarcare formaggio, semola, lardo e vivande in genere sino ad un massimo di 16 quintali, come ad Alghero, senza pagare alcun diritto, mentre attualmente il limite per Bosa è di 8 quintali e le coralline preferiscono, per tal motivo, frequentare il porto algherese.

Il viceré dispone che si osservi la consuetudine.

6 che i mazzieri al servizio dei giurati e ministri della città non vengano giudicati dai vicari e dagli assessori, allo stesso modo dei criados dei cavalieri che per privilegio non vengono sottoposti ai giudici ordinari.

Il viceré dispone che si osservi la consuetudine.

7 che i nativi della città siano inseriti nella bolsa per concorrere all'im-piego di guardiano del porto e che ogni anno ne venga estratto uno come avviene a Sassari e come è consuetudine dai tempi più antichi, mentre a Bosa tale usanza si è persa nel corso degli anni.

Il viceré dispone che si osservi la consuetudine.

8 che vi sia a Bosa una macelleria pubblica con cui far fronte alla man- canza di carni e che la persona incaricata venga ricompensata con il beneficio di poter imbarcare liberamente, senza pagare alcun diritto, tutti i cuoi e le pelli lavorate nella macelleria, così come accade a Oristano.

Il viceré dispone che si osservi la consuetudine.

9 che gli uffici civici di doganiere maggiore, pesatore e misuratore acqui- stati dal sovrano ed affidati annualmente per estrazione ad un titolare, ven-gano confermati in tale diritto mentre il Real Patrimonio ha tentato di impe-dire tale prassi, ordinando che venissero estratti tre nomi per ogni ufficio tra i quali il viceré avrebbe scelto gli ufficiali, o che almeno si proceda secondo l'uso in vigore prima delle disposizioni impartite dal Real Patrimonio .

Il viceré dispone che si osservi quanto disposto nella concessione regia.

10 che si faccia fronte alla mancanza di grano che la città patisce da alcuni anni, scrutinando il grano delle ville dei territori vicini e lasciando loro il necessario per il sostentamento; il rimanente dovrà essere portato in città e venduto a prezzo di mercato.

Il viceré dispone che si osservi la consuetudine.

11 che sia aumentato, a discrezione dei consiglieri, il numero dei nomina-

896

tivi da inserire nelle bolsas dei giurati in capo, secondo e terzo, fissato nelle Corti del viceré duca di Monteleone in non più di 8, e che gli incarichi venga-no ricoperti da persone benemerite, che siano native del luogo e non natura-lizzate, mentre il detto capitolo di Corte stabiliva che nella borsa del giurato capo potessero essere inseriti solo nobili e cavalieri; inoltre si faccia allo stes-so modo per i consiglieri quarto e quinto e non siano inserite persone che abbiano commesso azioni contro la città o i consiglieri; sotto pena di 200 ducati per il delegato che assiste alle operazioni e per i giurati che contrav-vengono.

Il viceré dispone che si osservi il capitolo di Corte.

12 che si vieti di tenere botteghe pubbliche nelle ville o botteghe ambu-lanti nei mercati e nelle feste delle chiese rurali, sotto pena del sequestro delle merci, e che i ministri patrimoniali non rilascino licenze temporanee, in quanto la presenza dí tali botteghe è una delle cause della diminuzione delle entrate dei diritti regi e civici; infatti i patroni delle imbarcazioni segnalano ai proprietari delle botteghe l'insenatura dove scaricano le merci più impor-tanti e costose e sbarcano le altre nei porti, con un minor profitto, quindi, per i diritti regi e civici oltre ad un considerevole danno per l'approvvigionamen-to cittadino.

Il viceré dispone che si osservino le prammatiche, i capitoli di Corte e le carte reali sulla materia.

13 il sindaco, in via cautelativa, si oppone a qualsiasi richiesta venga pre-sentata nelle Corti da città, Capitoli; comunità o privati che sia di pregiudizio ai privilegi, ai capitoli di Corte e alle consuetudini della città.

Excelentissimo senyor virrey lugartiniente y capitan generai, presidente de Cortes c. 557 en este real y generai Parlamento. Don Francisco Passino, sindico de la magnifica ciudad de Bosa en estas Cortes que vuestra excelencia tan felismente celebra en nombre de su magestad catholica, que Dios guarde, y prospere como la christiandad ha menester, puesto a los pies de vuestra excelencia, en nombre y por parte de la magnifica ciudad suplica mande vuestra excelencia decretar por aucto de Corte en el real nombre de su magestad las suplicas siguientes:

Que quelle estinto el tribunal del Real Veguerio de Bosa, y se restituyga a la forma antigua, declarando las causas assi civiles como criminales los conselleres como antes.

Primo, representa a vuestra excelencia de que siempre en aquella ciudad se decla-

897

ravan las causas, assi civiles como criminales, por los conselleres y potestad que havia. Y havíendo en las Cortes que elebró el setior conde de Santistevan pedió por parte de dicha ciudad que huviesse tribunal de Veguerio, nombrando para esso su magestad veguer y assessor, como en las demas ciudades del reyno que tie-nen tal tribunal, haviendose concedido, ha dado a conoQer la esperiencia que ha provado tan mal que se han destruido muchas familias por las muchas vexasiones que han padecido y padeen, de que se ha seguido y sigue el andar aquella ciudad despoblandose con passar.se la gente de vivir en tierras de barones, y como se minora el numero de la gente de essa manera vienen a quedar mas cargados los vezinos que quedan en dicha ciudad en la contribussion del real donativo, que por

c. 557 v. no tener posibilidad la ciudad se reparte y distribuye / en cabessas, que para evit-tar estos y otros inconvenientes y que dicha ciudad quede siempre poblada, que es maritima, e importa se mantenga con copiosa poblassion, seti vuestra excelencia servido decretar por aucto de Corte quede estinto del todo el tribunal del Veguerio, y se buelva y restituyga a la forma antigua declarando las causas los con-selleres como antes. Y de las que tuvieren necessidad de voto y pareer de letrado, como son las criminales en que los reos merecieren pena corporal, y las civiles que contengan puntos de derecho, que las declaren con voto y parecer de su consul-tor, de que se siguiti el total alivio de los moradores de dicha ciudad, assi porque no padecetin mas vexaciones como y porque lograriin el consuelo de la gran rebaja de salarios, que agora les toman con excesso. Y en el caso que esta suplica paressiere tener inconveniente, se sirvirà" vuestra excelencia decretar en el nombre de su magestad que en todas la causas criminales de los naturales y abitadores de dicha ciudad que los reos merecieren pena corporal por razon del delicto, se declaren en adadalantei siempre con voto de los conselleres y prohombres, de la mesma forma y modo que se declaran en la magnifica ciudad de Sasser. Guarde.se lo que agora se observa. Liliu secretarius./

c. 558 Que el assessor del veguer deje de declarar las causas civiles y criminales de las offissialia de Montreste, y las declaren los conselleres segui) la possession imme-morial, y que el official sea biennal segun la real pregmatica.

2 Item, representa a vuestra excelencia de que dicha magnifica ciudad de Bosa erti en posecíon immemorial de declarar sus concelleres las causas civiles y crimi-nales de la officialia de Montresta, y de pocos atios a esta parte ha intentado espo-liar.la el assessor del Veguerio, queriendo assumir a si las causas para declararlas con titulo de consultor. Por lo que, suplica dicho noble sindico se sirva vuestra excelencia decretar por aucto de Corte en nombre de su magestad que el assessor

' Così nel testo, invece di adelante.

898

de dicho Veguerio deje correr las causas de dicha officialia, conforme la costum-bre antigua, declarandolas los conselleres; y que el official sea bienal conforme se halla expressado en la real pragmatica; y que el empleo de dicha officialia lo ocu-pen los benemeritos de aquella ciudad. Acuda al Consejo. Liliu secretarius. /

Que se conceda a la ciudad que pueda encerrar cada aiio seys mil estareles de c. 558 v. trigo, y que pueda extraher la mitad por el mes de mayo y la otra mitad hecho el servicio; y aplicar la mitad del beneficio para reparo de las murallas de ella.

3 Item, representa a vuestra excelencia dicho sindico de que se hallan las morallas de aquella ciudad tan destruidas y acabadas que no hay parte donde no se pueda entrar a pie y a.cavallo, y como por ser maritima est espuesta a la continjencia de invasion de enemigos. Y a.mas de esso, se sigue muchos dafios a los vezinos por ser que llegan basta a quitar.les los cavallos desde las puertas de sus casas. Y de otra parte, estando assi esportilladas, pueden cometer.se con mas facilidades frau-des y contrabandos en perjuissio de los derechos de la real aduana, del real dona-tivo y de la illustre ciudad; y aunque el reparo de dichas morallas devia hazer.se a gastos de su magestad, como por effecto de las Cortes del excelentissimo senor tonde de Lemos fué decretado por aucto de Corte, de los effectos del donativo que pagava la misma ciudad se aplicasse trescientos escudos cada ano por un dezenio para el reparo de dichas morallas, aunque por descuido de los que gover-navan en aquellos tiempos no se puzo en execussion, con todo conciderando la ciudad lo atrassado que esta. el herario de su magestad y que no permite hoy el hazer semejantes gastos, suplica a vuestra excelencia dicho sindico mande decre-tar por aucto de corte de que la dicha ciudad se le conceda el permisso de poder enserrar cada ano basta otros seis mil estareles de trigo de porcion, con la condi-cion que de la partida que enserrare pueda estraer la meitad cada ano por el mes de mayo o junio, y la otra mitad despues hecho el nuevo servicio, conforme lo goza la ciudad de Oristan, respecto de que en la de Bosa se pierden los granos enserrados con facilidad y mereciendo esta gracia se obliga / la ciudad aplicar la c. 559 mitad del benefissio que lograre del dicho ensierro, para reparo de las morallas de ella, continuandolo hasta que totalmente estén del todo redificadas y reparadas, y la otra meitad sirva para beneficio de la ciudad en satisfassion de la paga del real donativo, y cumplida que esté la dicha obra que sirva e1 benefissio que lograre del ensierro todo por entero a favor de la ciudad para el effecto que refiere, pues sera" muy justo que teniendo las demas ciudades del Reyno porciones conciderables no tenga siquiera la de Bosa la porcion que suplica, quando la ciudad de Castillo Aragones, con ser menor poblacion, tiene concession de seis mil estareles. Que lo representen a su magestad.

899

Liliu secretarius.

Que el capellan que celebra la missa los dias festivos en el castillo, la haya de celebrar todos los dias en la casa de la ciudad, y por los dias festivos nombre el otro sacerdote.

4 Item, representa a vuestra excelencia dicho sindico que por quanto su magestad estava obligado dar cada ano quarenta y sinco libras al capillan que celebrava todos los dias missa en la capilla de la casa de la ciudad, segun consta en el aucto de la compra que hizo su magestad de dicha ciudad. Y como por haver cessado esta capellania por falta de la porcion que pagava la ciudad por no haver.la podido corresponder por falta de medios, y despues se ha aplicado essa partida al capel-

c. 559 v. lan que celebra la missa los dias / festivos en el castillo, y por essa causa caressen los concelleres de oyr.la todos los dias en dicha casa de la ciudad, y como el capel-lan tiene la libertad de aplicar las missas de su alvedrio, y dezir.la en la iglesia que quiere los dias ordinarios, suplica dicho sindico se sírva vuestra excelencia decre-tar por aucto de Corte que el dicho capellan celebre missa todos los dias en dicha casa de la magnifica ciudad, y por los dias de fiesta nombre el un otro sacerdote para que la diga en el castillo o en la casa de la ciudad. No ha lugar lo que suplica. Liliu secretarius.

Que a las coralinas que fueren a la ciudad de Bosa se les conceda la mesma fran-quesa de dies y seys quintales, como a las de Alguer.

5 Item, representa a vuestra excelencia dicho sindico de que en las Cortes passa-das se concedió a favor de las coralinas que vendrian a aquella ciudad para la pesca de los corales, el poder embarcar hocho quintales de queso, viandas, semo-las, tossivo cada una de ellas de regalo sin pagar derechos, y entendíendo la ciu-dad que con este benefissio continuaria mas el comessio de las dichas coralinas se ha esperímentado lo contrario, respecto de que como a.favor de la ciudad de

c. 560 Alguer / se concedieren hasta dies y seis quintales por cada coralina, sucede que toda la mayor parte de ellas se van hally y siendo esto en grave perjuissio de la ciu-dad de Bosa, suplica a vuestra excelencia dicho sindico mande decretar por aucto de Corte y en el real nombre de su magestad que a las coralinas que fueren a la ciudad de Bosa les conceda la misma franquesa de los dies y seis quintales como a las de Alguer; para que siendo la combeniencia igual puedan hir libremente a la parte que quisieren para su pesca. Guardese lo acostumbrado. Liliu secretarius.

900

Que los vegueres ni assessores conoscan ni tengan jurisdicion en los masseros de la ciudad.

6 Item, representa a vuestra excelencia dicho sindico que por quanto los masseros vienen a ser criados de los jurados y ministros de aquella magnifica ciudad, y no es bien que el viguer y el assessor los prendan y carseren ni tengan jurisdicion en ellos, por lo que suplica dicho sindico que assi como los criados de los cavalleros gozan de que los juezes ordinarios no les molesten ni conoscan de ellos, que el veguer y el assessor no molesten en adalante a dichos masseros. Guarde.se lo acostumbrado. Liliu secretarius. /

Que haya bolsa de los que pueden concurrir en guardianes del puerto de la ciu- c. 560 v

dad, y que sean naturales.

7 Item, representa a vuestra excelencia dicho sindico que atento antiguamente tenia dicha magnifica ciudad guardían del puerto natural de aquella, conforme le tienen las demas ciudades del Reyno, y aora no est1 esso en su observancia por no haver advertido los antecessores de los que hoy goviernan la ciudad, y essa inaver-tencia no puede perjudicar.la. Por ende suplica el dicho sindico mande vuestra excelencia decretar por aucto de Corte que haya bolsa de los que pueden concur-rir en esse empleo, naturales de dicha ciudad y no naturalizados, y cada ano saque uno por suerte, para que sirva de guardian del puerto conforme en la ciudad de Sasser. Guarde se lo acostumbrado. Liliu secretarius.

Que haviendo persona que se obligue para la carniceria publica y assegurada, pueda embarcar todos los cueros libremente sin pagar derechos.

8 Item, representa a vuestra excelencia dicho sindico de que [en] aquella ciudad se esperimenta gran falta de carnes a causa de no tener carnisseria assegurada, ni se balla persona que quiera entrar en elio por no lograr benefissio alguno; y como este genero de abasto es tan necessario en aquel pueblo, y es muy justo no padesca la falta de carnes en publica carniceria, suplica dicho sindico sea vuestra excelen-cia servido y en nombre de su magestad decretar por aucto de Corte, de que haviendo persona que se obligue par la carniceria publica y assegurada, pueda lograr / la combeniencia de poder embarcar libremente y sin pagar derecho aigu- c. 561

no todos los cueros y pieles produjeren de la dicha carnicería, tal y de la misura forma como lo gozan en la ciudad de Oristan. Guarde.se lo acostumbrado.

901

Liliu secretarius.

Que la ciudad use de la possession en que estava, extraiendo uno cada ano por cada offissio de aduanero mayor, de pesador y de medidor, o de la manera que lo ha acostumbrado.

9 Item, representa a vuestra excelencia dicho sindico que haviendo comprado dicha magnifica ciudad de su magestad, Dios guarde, los officios de duanero mayor, pesador y medidor, se pidió en las Cortes que elebró en este Reyno el sefior duque de Gandia que la ciudad hiziesse bolsa de estos officios y extraiesse uno por cada officio, segun paresse por copia autentica de dicho capitulo de Corte. Y estando en esta possecion de pocos afios a esta parte de orden del Real Patrimonio se ha intentado prohibir esso ordenado que se extrigan tres, para que los sefiores virreyes elijan uno por cada officio, perturbando con esto la possecion en que estava la dicha magnifica ciudad, y finalmente de uzar de la cosa propria pues la tiene comprada. Suplica por ende dicho sindico mande vuestra excelencia decretar por aucto de Corte que dicha ciudad use de la possecion en que estava extríendo uno cada ano, o de la manera que lo ha acostrumbrado por dichos offi-cios antes de dicha orden del real Patrimonio .

c. 561 v. Guarde.se la forma dada en la / concession real. Liliu secretarius.

Que por la falta de los trigos que la ciudad padese algunos anos, pueda embiar para hazer escrutinio en las villas de las comarcas vezinas, y dejandoles lo que es menester para comer y labrar, lo demas sean obligados los moradores de aquel-las llevar.lo a la dicha ciudad y lo vendan al precio que correra.

10 Item, representa a vuestra excelencia dicho sindico que por la falta de trigos que padesse algunos afíos el pueblo de dicha ciudad, suplica dicho sindico que porque no peresca aquel pueblo pueda dicha magnifica ciudad embiar para hazer escrutinio en las villas de las comarcas vezínas, y dejandoles lo que es menester para comer y sembrar, pueda obligar los moradores de dichas villas a que condu-sgan lo demas en dicha ciudad, y le vendan al pressi() que corriere quando le entren en dicha ciudad. Guarde.se lo acostumbrado. Liliu secretarius.

902

Que quede a arbitrio de los conselleres aumentar el numero de las bolsas de con-selleres, y matricular a los benemeritos en qualquiera de ellas.

11 Item, representa a vuestra excelencia dicho sindico de que por quanto en las Cortes passadas que elebró el excelentissimo setior duque de Monteleon, fué decretado por aucto de Corte de que en las bolsas de jurados cabos, segundos y terseros no huviesse mas numero de ocho personas en cada una, y que en la de en cabos no puedan ser matriculados mas que nobles y cavalleros. Y como con esto no puede la ciudad beneficiar a los ciudadanos benemeritos que tiene, / suplica se c. 562

sirva vuestra excelencia decretar por aucto de Corte y para consuelo de aquellos, de que quede a albitrio de los conselleres de dicha magnifica ciudad el aumentar el numero en dichas bolsas y de matricular los sujetos que les pareciere benemeri-tos en qualquiera de ellas, y que estos sean naturales y no naturalizados, enten-diendose lo mismo en las otras dos bolsas de quartos y quintos. Y que personas que hayan dilinquido contra la ciudad o perdido el respecto a alguno de los con-selleres no puedan ser tanpoco matriculados en ninguna de las dichas bolsas, inponiendo al delegado que assistiere a las ensaculassiones como a los jurados que contravenieren a elio pena de ducientos ducados. Guarde.se el capitulo de Corte. Liliu secretarius.

Que no se dé permisso de tener tiendas publicas en las villas y lugares del Reyno, ni facultad para 'levar ropas vendiendolas por las villas y lugares ni por las ferias del reyno.

12 Item, representa a vuestra excelencia que una de las causas de que se ha origi-nado la gran rebaja de los derechos reales y de dicha ciudad/es lo de haver tiendas c. 562 v. publicas en las villas de los cabos de ella, por razon de que los patrones que fre-quentan los puertos de los refferidos cabos serialan a los dueflos de las refferidas tiendas el tiempo y mes y aiio con poca differencia el dia que han de ser de buelta a este reyno, y la ensenada o cala a que, antes del puerto destinado, han de negar o aportar. Y en ella descargan y entregan lo mas costoso y mayor parte de los effec-tos que traen, dejando para manifestar y denunciar en el puerto Io que es de poca utilidad y provecho a los derechos reales y de dicha ciudad; quedando con esto abastecidas las villas, y sin provision de que sus moradores vayan a las dichas ciu-dades para comprar lo que han menester para vestirse, descalentando a los mora-dores de dichas ciudades para hazer venir mayor numero de effectos como lo harian, con la seguridad que en las villas no huviesse tiendas, y que acudirian a las ciudades para comprar lo que huviessen menester, que deve inclinar el animo de vuestra excelencia para proihibir aquellas perpetuamente como tambien las porta-tiles, que assi naturales del Reyno como forasteros y aun los mismo patrones de los

903

barcos llevan a las fiestas de las iglesias rurales, por seguirse de estas el mismo perjuissio que se sigue de las tiendas publicas de las refferidas villas. Y para repa-rar.le suplica dicho sindico se sirva vuestra excelencia decretar por aucto de Corte de que en adelante no se pueda dar permisso de tener tiendas publicas en las villas y lugares del reyno, ni menos dar facultad de poder llevar ropas vendiendo por las refferidas villas y lugares ni menos por las ferias del reyno, y que los ministros

c. 563 patrimoniales no puedan despachar lisencias para este effetto / que con esto se evitari los incombenientes que se han ponderado y se siguiri mayor benefissio al erario de su magestad y derechos de las ciudades del Reyno, seri muy del servicio de su magestad que unas y otras se prohiban perpetuamente con penas rigurosas a.mas de la de caer en comisso los effectos que se hallaren en ellas. Observense las pragmaticas, capitulos de Corte y las cartas reales que hay sobre esta materia. Liliu secretarius.

Se oppone a qualquier pretencion que las demas ciudades, Cavildos o particula-res que en estas Cortes tuvieren en perjuhisio de los privilegios, capitulos de Corte y loables costumbres de dicha ciudad.

13 Item, se oppone ad cautellam a qualquiera pretencion que en las presentes Cortes tuviesse qualquiera ciudad y Cabildo, comunidad o particular que sea en perjuissío de los privilegios, capitulos de Corte y loables costumbres de dicha ciu-dad de Bosa, protestando de nullidad en qualquiera concession que se obtenga sin expressa citassion y consentimiento de esta parte, tomo a principal interessada en todo aquello que redundare en perjuissio y detrimiento de dicha illustre y magnifi-ca ciudad de Bosa y de su privilegios et haec et cetera, officium et cetera.

Altissimus Don Francisco Passino.

c. 563 v. Excellentissimus dominus don Iosephus de Solis, / Valderrabano, Davila, Pacheco, Giron et Enrriques, comes de Montellano, antelatus de Iucatan et coete-ra, de Consilio Sacrae Catholicae Regiae Maiestatis, eius prorrex, locumtenens et capitaneus generalis praesentis Sardiniae Regni, et praeses in praesenti regio et generali Parlamento, providet et decretat praedicta capitula et unumquodque eorum, prout in fine cuiuslibet ipsorum continetur et expressum est, mandans mihi secretario infrascrito de his omnibus praesens actum Curiae fieri, de quibus et coetera. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in dicto regio et generali Parlamento die vigesima octava mensis iunii currentis anni millesimi sexcentesimi nonagesimi octavi Calari.

904

Didacus Liliu secretarius. /

246/1 Allegato al capitolo 3 della città di Bosa.

Item, suplica ansi bien dicho noble sindico que por ser dicha ciudad maritima, y c. 564 con cuidados todos los afios de los piratas que la costean queriendo saquearla, mande vuestra excelencia que se repare con la mas brevedad las murallas y se fabriquen muchas partes que estan desportilladas con algunos adobos del real castillo, con que los enemigos no daran tanto cuidado ni los bandeados podran entrar y salir, ocasionando muchos delitos muy a su salvo, serrandoles los passos abiertos de dichas murallas, por todo lo qual se puede reparar del mesmo donati-vo que dicha ciudad paga a su magestad, pues es negogio de fortificasiones que.s el primer intuito y motivo de Su real magestad en su real donativo que le hase este reyno. Sera muy justo que se aga este reparo con que no passe de tresientos escu-dos, siendo ansi que no deve reparar los muros de la ciudad. Carta notario.

El presente capitulo que es el nono de las suplicas dió esta illustre y magnifica ciu-dad en las Cortes que celebró el excelentissimo senor conde de Lemos, las quales qu[edan] en el archivo de aquella, y de donde la traje por orden de los nobles y magnificos conselleres, de lo que doy fee yo Emilio Pintor, nottarío publico, sub-stituto de secretario de dicha ciudad. Hoy en Bosa en los tres de marzo del ano 1698 /

246/2 Allegato al capitolo 9 della città di Bosa.

Item, suplica dit sindich que per quant en los anys passats la ciutat de Bosa com- c. 565 prà de la regia Cort los offisis de duaner, pesador y mesurador reals de dita giutat en preu de vuit cents ducats, les actes de la qual venda no se son encara fets, que per go mane vostra excellencia provehir que dits actes se fassan y fermen per la Regia Cort als consellers de dita ciutat, puix ya la Regia Cort esta pagada de dits vuit cents ducats. Y que lo díe que ixen y trahuen los demes offigis de dita ciutat se tregan de sach hont hi ha de dits offissis de duaner, pesador y mesurador per una persona a soles la qual hatgia de governar y exercir dit offigi per lo any que ixirà, o pus verament sy vostra excellencia no es servit provehir ago que dalt esta supplicat, que la Regia Cort torne y restituesca a la ciutat los dits vuit gents ducats que la siutat ha pagat per dits officis, y que la Règia Cort se torne a pendre aquel-

905

ls. Que.s fassan dits actes de venda constant del pagament de dits vuit cents ducats, y en lo que toca a la extractió dels dits offissis que.s fassa com se supplica. Sabater nottari. Esta [be] decretat per lo virrey, ab que lo de la ensaculassio y extrassio no tinga effecte, sino tenintlo la venda. Roig vicecancellarius.

El presente capitulo que es el de treze de las suplicas [quel dió esta illustre y magnifica ciudad en las Cortes que gelebdo el] excelentissimo senor duque de Gandia, y despues se enserto en un privilegio del rey nuestro setior, que Dios guarde, despachado en Aranjuez en los dos de mayo del alno] mil seisientos y quinze, de donde le hextreje [por] orden de los nobles y magnificos conscelleres, y con el que conquerda, de la qual doy fe yo Emilio Pintor, nottario publico y sub-stituto de secretarío de dicha ciudad. Bosa y marzo en 3 de 16[98]. /

906

4. I Capitoli delle ville e delle comunità

1. INCONTRADA REALE DEL CAMPIDANO MILIS

247 1698 aprile 22, Cagliari Il dottor Antonio Cani, sindaco delle ville e comunità dell'incontrada reale

di Campidano Milis che sono Milis, San Vero Milis, Tramatza, Bauladu, Bonarcado e Seneghe, fa presente al viceré la decadenza in cui versano dette ville a causa della cattiva amministrazione della giustizia da parte dei suoi ufficiali, come anche gli eccessi e gli abusi commessi da parte degli arrendato-ri delle rendite di detta incontrada e marchesato di Oristano. In considerazio-ne di ciò e nell'interesse che il viceré ha di provvedere al miglioramento di dette ville, chiede che siano concesse le seguenti suppliche:

1 che gli arrendatori delle rendite dell'incontrada e del marchesato di Oristano non consentano, per guadagnare di più, di far pascolare bestiame fore-stiero nei salti e nei "paberili" reali, a danno del bestiame locale, se non dopo la stima effettuata da cinque uomini neutrali assistiti dal sindaco di ciascuna villa, che stabiliscano quanti capi possano pascolare nei detti terreni e dell'esistenza del foraggio sufficiente anche per il bestiame forestiero, di cui dovrà peraltro essere precisato il numero; tale sistema sia seguito anche qualora le rendite del-l'incontrada siano riscosse direttamente e non date in arrendamento.

Il viceré approva.

2 che non si facciano entrare i pastori della villa di Paulilatino e di altre ville reali vicine a pascolare nei territori di detta incontrada, poiché quando i pastori delle ville dell'incontrada cercano di passare in quei territori e in quelli vicini, vengono fermati dai ministri di giustizia locali.

Il viceré dispone che possano entrare reciprocamente nei detti territori, diversamente ognuno rimanga nei propri limiti di pascolo.

3 che nel salto chiamato di Sinis, appartenente al territorio dell'incontra- da di Milis, non si faccia entrare bestiame della villa di Cabras o di altre ville che non appartengono all'incontrada, a meno che non si sia accertato e calco-lato che ci sia pascolo a sufficienza rispetto al fabbisognio dell'incontrada.

Il viceré approva.

4 che si proibisca ai macellai di Cagliari di far passare i montoni nei prati e nelle vidazzoni dell'incontrada di Campidano Milis, giustificando tale pra-

907

tica come autorizzata dalla Reale Udienza, in quanto essi dopo essere transi-tati attraverso l'ultima villa, con furbizia cambiano percorso e con altri servi e altri uomini ripercorrono le stesse ville rimanendovi ogni volta tre giorni, con grave danno per il bestiame locale a cui viene a mancare il foraggio. Si permetta ai macellai solo di sostare nei salti e "paberili" dove pascola l'altro bestiame e in cui, a meno che non sia tempo di pioggia, neve o inondazioni, possano rimanere solo per un giorno; inoltre chiede che i macellai o i loro servitori si facciano rilasciare un attestato dallo scrivano del luogo in cui risulti lo spostamento da una villa all'altra, per poter controllare se vi sono passati più volte con malizia.

Il viceré dispone che i macellai che curano l'approvvigionamento delle carni per la città di Cagliari siano obbligati, prima di entrare nel territorio della villa dove devono far passare il bestiame, a segnalare al ministro del luogo il territorio o prato dove sia loro permesso di tenere detto bestiame a pascolo per tre giorni e che, nel caso non ottemperino a tale disposizione, questo bestiame sia soggetto a tentura secondo quanto previsto dalla reale prammatica.

5 che i ministri ordinari dell'incontrada non percepiscano più di 1 soldo a testa per qualsiasi genere di bestiame domito che entri nei luoghi proibiti.; la stessa penale osservino gli arrendatori o amministratori di alcuni salti del marchesato di Oristano in possesso di privati, ecclesiastici e secolari; e che, infine, per quanto riguarda le tenture del bestiame domito, si osservi la disposizione della regia prammatica.

Il viceré dispone che, una volta eliminati gli abusi, si osservi la consuetudi-ne in materia di tentura.

6 che i sindaci dell'incontrada ogni tre anni possano nominare un tarifa- dor del luogo che stabilisca i giusti salari delle cause e degli atti dei notai pubblici e faccia restituire agli scrivani o ai notai ciò che hanno percepito in più; nel caso in cui detti scrivani o notai non accettino la valutazione del tari-fador, si chiede che siano obbligati a presentare entro otto giorni la tassazio-ne del segretario della Reale Udienza, in caso contrario si ponga in esecuzio-ne la stima fatta dal tarifador.

Il viceré dispone che si osservi la tariffa prescritta dalla reale prammatica in materia di salari di sentenze e atti notarili.

7 che non vengano inviati i vassalli a recapitare le liste mensili senza che si paghi loro il viaggio e che tale obbligo ricada sui ministri di giustizia che godono dei "benefici" annessi agli uffici.

Il viceré respinge la supplica in quanto l'obbligo va ripartito tra i vassalli

908

8 che gli ufficiali dell'incontrada non pretendano alcunché dal compenso che le comunità delle ville ricevono dall'affitto del foraggio della vidazzone —era stato infatti decretato che le comunità potessero "affittare" il foraggio della vidazzone — in quanto i proventi di detto affitto servono per pagare il reale donativo e le altre paghe comunali.

Il viceré approva.

9 che si osservino gli ordini della Reale Udienza in merito alla pretesa dei veghieri di Oristano di avocare i ricorsi dalla curia dell'incontrada e che i detti ricorsi vadano presentati alla Reale Udienza.

Il viceré dichiara che si è già provveduto.

10 che un luogotenente sostituisca, in caso di assenza o vacanza, l'ufficiale dell'incontrada; mancando entrambi, la giustizia sia amministrata dai mag-giori delle ville e non dai veghieri di Oristano perché ciò causa un notevole danno ai vassalli che sono costretti, anche per una sola firma o altre minuzie, a percorrere 20 o 30 miglia, tra andata e ritorno, per recarsi sino ad Oristano.

Il viceré dispone che si osservino i privilegi in uso nella città di Oristano.

11 che la terna degli ufficiali dell'incontrada sia formulata dai vassalli del luogo, come disposto nella reale prammatica (tit.5, cap.7) e che al signore utile de//'officialia spetti la terza parte degli emolumenti provenienti da quel-l'ufficio; negli ultimi tempi si è invece introdotta la prassi per la quale la nomina viene fatta dal signore utile e dal suo curatore che scelgono per l'uffi-cio persone a loro convenienti, e lo stesso fa la città di Oristano proponendo persone inadatte, come è accaduto nel 1697 per gli ufficiali del Campidano Maggiore e Campidano Simaxis.

Il viceré respinge la supplica perché non conforme alla reale prammatica

12 che /'officialía sia di durata annuale, affidata a nativi scelti da una terna proposta dagli stessi vassalli e non più a vita come è accaduto e che, qualora venga concesso dal sovrano qualche privilegio, in contrasto con quan-to disposto nella reale prammatica, non gli si dia esecuzione.

Il viceré dispone che la supplica venga presentata al sovrano in quanto l'officialia, secondo la reale prammatica, è di durata annuale.

13 che i maggiori delle ville dell'incontrada siano nominati dall'ufficiale di ciascuna villa con 5 probi uomini ed il rispettivo sindaco, come avveniva prima che la città di Oristano si assumesse tale prerogativa.

Il viceré approva la supplica purché non sia in contrasto con i privilegi della città di Oristano e, nel caso in cui ne esistano, lo si faccia presente al

909

viceré che provvederà convenientemente.

14 che la Reale Udienza non conceda deleghe ai veghieri di Oristano per giudicare i ricorsi relativi alle cause dell'incontrada, creando notevoli disagi ai vassalli costretti a sostenere notevoli spese di viaggio, e che le cause vengano giudicate in prima istanza dall'ufficiale e giudice della villa di appartenenza e, in caso di dubbio, si deleghi al suo posto una persona della stessa incontrada.

Il viceré dichiara che, in esecuzione delle leggi del Regno, la supplica si terrà nella dovuta considerazione.

15 che il mostazaffo di Oristano non eserciti alcuna giurisdizione sulle ville dell'incontrada che devono essere amministrate dai loro ufficiali e mag-gior!, in quanto il mostazaffo cerca di intromettersi nel loro governo, appo-nendo il suo marchio nelle misure, estendendo alle ville i regolamenti della città e proibendo a chi possiede buoi di farli pascolare nelle piazze, come è invece in uso nelle ville.

Il viceré approva la supplica purché non sia in contrasto con i privilegi della città.

16 che tutti i cuoi, onde evitare furti e frodi che accadono nell'incontrada per la mancanza di un marchio di Corte, siano contrassegnati e che ciascun maggiore abbia un proprio marchio.

Il viceré approva.

17 che negli anni in cui non vi è produzione né estrazione di sale, i vassal-li dell'incontrada non siano obbligati al contributo di uno starello di grano come era stato concordato tra il Real Patrimonio e gli stessi vassalli, mentre è accaduto che, da alcuni anni a questa parte, gli arrendatori abbiano costretto i vassalli, pur in mancanza di sale da estrarre, a pagare lo starello di grano.

Il viceré dispone che il Real Patrimonio amministri la giustizia su quanto è richiesto.

18 che nessun arrendatore possa esigere diritti sul bestiame suino a titolo di pesa de foch e di estula, in quanto è già oneroso il deghino — sui primi dieci maiali se ne pretendono due e sui restanti uno ogni 10 capi — tanto che sta diminuendo il bestiame e per la carne e il lardo bisogna ricorrere alle terre baronali e così pure per le ghiande.

Il viceré dispone che il Real Patrimonio, informato della questione, ammi-nistri con giustizia.

910

19 che si paghi una sola volta per i beni posseduti nel proprio domicilio e fuori, cumulando il fuoco nel luogo del domicilio poiché, nel corso del riparti-mento del donativo, si è preteso che i titolari di beni e di proprietà fuori dal domicilio pagassero il donativo con una maggiorazione come i forestieri.

Il viceré dispone che si paghi nel luogo del domicilio per i beni ivi possedu-ti e per gli altri nel luogo in cui si trovano.

20 che il bestiame morto o venduto non venga calcolato nell'estimo dei beni ai fini della ripartizione del donativo e che vengano valutati a tal fine solo i beni immobili conformemente a quanto si usava prima.

Il viceré dispone che si osservi la consuetudine e si faccia, se necessario, una ripartizione annuale.

21 che nel caso in cui i beni dei sacerdoti defunti passino ai secolari, que-sti non siano obbligati a pagare i diritti che i sacerdoti versavano alla curia ecclesiastica e gli ufficiali e i ministri ordinari non pongano in atto alcun provvedimento di sequestro.

Il viceré dispone che, verificandosi il caso, si ricorra a lui che darà gli ordi-ni opportuni.

22 che si possano riedificare le case e i cortili e restaurare gli antichi recinti che conservano le vestigia e i segni del passato, attraverso una semplice procedu-ra che preveda il parere da parte dell'ufficiale del luogo o del maggiore, assistito da 5 probi uomini e che, non essendovi opposizione o pregiudizio da parte di terzi, si possa procedere senza chiedere licenza al tribunale del Real Patrimonio, perché talvolta viene a costare di più tale licenza che la stessa costruzione.

Il viceré dispone che per quanto riguarda le case e i cortili di proprietà situati nell'abitato, in presenza di ministri patrimoniali, sí accolga la richie-sta; nel caso in cui questi non vi siano, si proceda attraverso i ministri ordina-ri e gli uni e gli altri rendano conto al Real Patrimonio; per quanto riguarda le recinzioni si osservi la consuetudine.

23 che i vassalli dell'incontrada non siano più obbligati a contribuire al pagamento dei torrieri e che questo venga ripartito tra le ville e i luoghi vici-ni alla costa.

Il viceré respinge la supplica.

24 che si proibisca a chiunque di portare o lasciare bestiame nei terreni coltivati a vigne, orti e giardini di San Vero Milis e Milis e che, nel caso qual-che proprietario di vigne o di altre terre voglia tenere il suo bestiame domito, lo tenga legato così da non causare danni agli altri possedimenti; chiede inol-

911

tre che a quanti contravverranno a ciò, sia comminata una rigorosa pena. Il viceré approva e, in caso di contravvenzione a quanto stabilito, dispone

che si commini la pena prevista nella reale prammatica.

25 che si proibisca agli arrendatori della montagna dí Querqueddu, situa-ta nella villa di Bonarcado, e di Quimbejna, nella villa di Seneghe, di lasciare entrare i vassalli forestieri in quelle terre perché succede, come nel caso di Santu Lussurgiu, che, nell'intento di strappare nuove terre alla montagna per coltivarle, essi provocano nuovi incendi che spesso danneggiano le ville ed altri possedimenti dei vassalli, arrivando anche a distruggere i ghiandiferi e a provocare la morte di alcune persone.

Il viceré dispone che presentino la supplica al sovrano.

26 che la villa di Bonarcado possa utilizzare il territorio incolto del salto di Babart, per il pascolo del bestiame, in quanto nel periodo in cui quel terri-torio è vidazzone, ne rimane gran parte incolto perché improduttivo.

Il viceré approva.

c.568 Ihesusi Excelentissimo sefior virrey y capitan generai, y presidente en este real y generai Parlamento. El dottor Antonio Cani, sindico nombrado para las infrascritas cosas por las villas y comunidades de la encontrada real de Campidano Milis, que son las villas de Milis, Santo Vero Milis, Tramaza, Bauladu, Bonarcado y Senegue, segun paresce por lo poderes que presenta, dise a vuestra excelencia que las dichas villas se van destruiendo por momentos, assy por la mala administracion de justicia de los ministros que las han governado, como por los excessos y abusos que introdusen los arrendadores de las rentas de dicha encontrada y Marquesado de Oristan. Y siendo tan proprio de la atension y rectitud de vuestra excelencia el atender a la conservacion de dichas villas reales, y al reparo de los abusos y otras causas que ocasionan su destrucion, suplica a vuestra excelencia el dicho sindico se sirva en el nombre de su magestad, que representa en este real y generai Parlamento, conce-der a dicha encontrada y villas referidas por aucto de Corte lo que piden y repre-sentan en las suplicas siguentes.

Que los arrendadores no puedan hazer acordios de ganado forastero en los paberilis de la encontrada de Milis, sin preceder revista por cinco hombres neu-trales, especificando el numero del ganado que pueda apasentar en ellos.

Annotazione marginale.

912

Primo, por quanto los arrendadores de las rentas de dicha encontrada y Marquesado de Oristan, por su codkia hasen exorbitantes acordios de ganado forastero y en especial de barbarichines en los saltos y poberilis reales de dicha encontrada, cargando mucho mayor numero del que cabe en la capacidad de dichos saltos, y por esta causa se destruye por momentos el ganado natural de los vassallos de dicha encontrada por privar.les el pasto necessario por los forasteros contra todo derecho y equidad, / suplica a vuestra excelencia el dicho sindico se c. 568 v. sirva proveher y decretar que de aqui adelante no puedan dichos arrendadores haser acordios de ganado forastero en los poberilis de dicha encontrada, sin que primero preceda cada ano revista y estimo de los dichos paberílis y saltos de cada villa de dicha encontrada por sinco hombres neutrales, con assistencia del sindico de cada una de dichas villas, especificando dichos revisores y estimadores el numero del ganado que puede apasentar en ellos. Y constando que no sobra pasto segun el numero del ganado natural de díchas villas, no puedan dichos arrendadores intro-dusir ganado alguno forastero. Y en caso de sobrar, que solo se pueda acordar.se y introdusir.se el numero preciso que resultarà de dicha revista y estimo, haver de sobrar del numero del ganado natural. Y que lo mismo se observe en caso que dichas rentas de dicha encontrada estuvieren en coleta y no en arrendamiento, sin contravencion alguna. Como lo suplican. Liliu secretarius.

Que de aqui adelante no pueda entrar ganado en territorios de dicha encontrada, de la villa de Pauli Latino, ni de otras que no sean del Marquesado de Oristan.

2 Item, por quanto los pastores de la villa de Paulilatino y otras villas reales cir-cumvesinas con motivo de ser vassallos reales entran sus ganados a pasturar en los territorios de dicha encontrada, y si algun pastor de las villas de ella quiere passar a los territoríos de dichas villas de Paulilatino y demas vesinas, se lo impiden los ministros de ellas, suplica a vuestra excelencia el dicho sindico se sirva decretar que de aqui adelante no pueda entrar en terrítorios de dicha encontrada ganado alguno de dicha villa de Paulilatino ni de otras villas reales que no son de dicho Marquesado de Oristan. Que hayan de entrar reciprocamente, o que cada uno se contenga en sus territo-rios privativamente a los otros. Liliu secretarius. /

Que en el salto llamado Sinnis, territorio de dicha encontrada, no pueda entrar c. 569 ganado de la villa de Cabras, ni de otras que no son de dicha encontrada, sino es en caso que mediante estimo y revista conste que sobra al ganado natural de dicha encontrada.

913

3 Item, suplica a vuestra excelencia dicho sindico que en el salto llamado de Sinnis, que es territorio de dicha encontrada, no pueda entrar ganado de la villa de Cabras ni de otras, que no son de dicha encontrada, sino fuere en caso que mediante estimo y revista constare que sobra pastura al ganado natural de dicha encontrada. Como lo suplican en sus territorios, no haviendo mas que para los naturales. Liliu secretarius.

Que de aqui adelante los camiceres de la ciudad de Caller no puedan apasentar los carneros en los prados y bidatzonis, sino en los paberilis y saltos donde apa-sientan los demas ganados de dicha encontrada.

4 Item, por quanto los camigeros de esta magnifica ciudad de Caller suelen bajar frequentemente del otro cabo manadas de carneros, apasentandolos en los prados y bidasonis de dicha encontrada, dando a entender que tienen orden de esta Real Audiencia, y de ordinario se esperimenta que despues de haver passado en la ultima villa, buelven atras malisiosamente por diferente camino y mudando mossos y pastores buelven a passar por las mismas villas, quedandose cada ves tres dias, devorando dichos prados y bidasonis, con lo qual perescen los bueies y demas ganados mansos de las dichas villas, por cuia pastura estan destinados dichos pra-dos. Y es muy justo que se repare este abuso tan conoscilo, al passo que en dicha encontrada son vesinas las poblaciones de tres a quatro millas de distancia, suplica a vuestra excelencía dicho sindico se sirva decretar que de aqui adelante no puedan apasentar.se los carneros de dichos camiceros de esta ciudad de Caller en los pra-dos'y bidaconis de dicha encontrada, sino en los poberilis y saltos donde apasientan los demas ganados, y que no siendo tiempo de tempestad de nieves, lluvias o inun-daciones no puedan quedar mas que un dia en cada puesto que no diste menos de seis millas e1 uno del otro, y que dichos camiseros o sus mossos traigan fe del escri-vano o del cura del lugar de donde huvieren partido imediatamente de una villa a otra, para conoscerse si son carneros que han passado otra ves y retrocedido

c. 569 v. maliciosamente, pues que de otra / forma no se puede descubrir esta malicia de passar muchas veses por un mismo lugar mudando camino y mossos, para llevar.los con notable destrucion de los lugares. Que los carniceros que trahen el abasto de las carnes a esta ciudad queden obliga-dos, antes de entrar en el territorio de la villa donde han de passar, de denunciar a qualquier ministro de aquel lugar la entrada del ganado que ilevare para que el ministro le serale el paberile o lugar donde ha de tener los tres dias que les es per-mitido, no siendo bidazony o lugar vedado que no precediendo esta delegencia, en la qual no ha de intervenir gasto alguno, este ganado esté sujeto a tentura segun disposicion de la real pregmatica. Liliu secretarius.

914

Que los ministros ordinarios de dicha encontrada no tomen mas que un sueldo por boca de todo genero de ganado manso que tenturaren en lugares prohibidos.

5 Item, suplica a vuestra excelencia el dicho sindico se sirva decretar y ordenar que los ministros ordinarios de dicha encontrada no tomen mas que un sueldo por boca de todo genero de ganado manso que tenturaren en lugares prohibidos, y lo mismo hayan de observar los arrendadores y adminístradores de algunos saltos situados en territorios de dicho Marquesado de Oristan, que los posseen particula-res assi eclesiasticos como seglares. Y que en quanto a las tenturas del ganado rude observen inviolablemente la disposicion de la real pramatica titulo 43, capitulo 2. Que se guarde lo acostumbrado sobre la tentura quitado todo abuso. Liliu secretarius.

Que se nombre en dicha encontrada un tarifador para tassar los salarios de los autos processales, y este nombramiento sea de tres en tres arios, y no contentan-dose los nottarios de su taxacion, Ileven dichos nottarios, dentro de ocho dias, taxacion del secretario de la Real Audiencia y no lle...la primera.

6 Item, por quanto se esperimenta que los escrivanos de dicha encontrada cobran excessivos salarios de las causas, y al doble y mas de lo que pueden importar segun la tarifa, y los offisiales no le remedian ni impiden por ser mui aderidos con los escrivanos, y los pobres vassallos por falta de medios no pueden recurrir a esta Real Audiencia para quejar.se de este excesso y pedir taxasion de dichos salarios, suplica el dicho sindico a vuestra excelencia se sirva para reparo de este abuso que redunda en notable destrucion de dichos vassallos decretar y conceder que los sin-dicos de dicha / encontrada de tres en tres anos puedan nombrar y deputar un c. 570

tarifador natural para tassar los salarios de las causas, y de los auctos de notarios publicos, de todos aquellos que pretendieren ser agraviados en dichos salarios. Y que el dicho tarifador tenga poder de haser restituhir lo que dichos escrivanos o notarios huvieren cobrado demas de lo que les tocava segun tarifa. Y que en caso dichos escrivanos o notarios, pretendan no passar por la ta[ssa]sion del dicho tari-fador, tengan obligacion de presentar dentro de ocho dias tassasion del secretario de esta Real Audiencia a sus costas, y no hassiendolo se execute la tassacion del dicho tarifador. Guarde.se la tarifa que prescribe la real pragmatica sobre salarios de sentencias y auctos de nottarios. Liliu secretarius.

Que en adelante los officiales y escrivanos de dicha encontrada no puedan man-dar ningun vassallo para embiar las listas de las mesadas, sino es pagandoles su viaje.

915

7 Item, por quanto los offisiales y escrivanos de dicha encontrada suelen mandar cada mes un pobre vassallo para traer las listas de la mesada sin pagar.le el viaxe, siendo la obligacion de dichos ministros que gosan los gaxes de sus officios el embiar dichas listas, suplica el dicho sindico se sirva vuestra excelencia decretar que de aqui adelante no puedan dichos ministros mandar ningun vassallo para embiar dichas listas, sino es pagandoles su viaxe. No ha lugar lo que suplica, repartiendose el trabajo. Liliu secretarius.

Que el alquiler de.l.herbarje de la bidatzoni que alquilan las comunidades de las villas de dicha encontrada no puedan los officiales tomar de dichos alquiles cosa alguna, ni impedir los acordios, ni participar de las tenturas que hazen los mayo-res de prado en la mesma bidatzoni.

8 Item, por quanto està concedido y decretado que las comunidades de dichas vil- c. 570 v. las puedan alquilar el herbaxe de la bidasoni por no / ser seguida, y que el dinero

del dicho alquiler sirva para pagar el real donativo y otras pagas comunales, y el offkial de dicha encontrada se usurpa contra justícia la mitad de dicho alquiler; y sino se lo quieren dar, passa a tenturar el ganado acordado por dichas comunida-des, y no quiere permitir que entre en los vasios de dicha bidaconi. Suplica el dicho sindico se sirva vuestra excelencia decretar y mandar que dichos offisiales no tomen cosa alguna ni parte del dicho alquiler, ni haya impedimento a los gana-dos acordados por dicha comunidad, ni puedan participar en los derechos de las tenturas que hisieren los mayores de prado en la misma bidasoni. Hagase como suplica. Liliu secretarius.

Que los recursos de las causas de la curia de dicha encontrada se tengan a esta Real Audiencia, y no a la curia del Real Veguerio de Oristan.

9 Item, por quanto los magnificos vegueres de la ciudad de Oristan pretendieron assumir.se el recurso de las causas de la curia de dicha encontrada, y les fue prohi-bido de orden de esta Real Audiencia, y se tiene noticia que en este generai Parlamento se quiere intentar el intromitir.se nuevamente dichos recursos los dichos vegueres, Io que es mui perjudicial a dicha encontrada; suplica el dicho sin-dico se sirva vuestra excelencia decretar que se observe la orden de la Real Audiencia, y que los recursos se tengan a ella y no a dichos vegueres. Ya se ha dado providencia conforme se suplica. Liliu secretarius.

916

Que haya en dicha encontrada lugarteniente de offisial que administre justicia en caso de ausencia o vacante de official; y faltando ambos, la administren los mayo-res de dichas villas, y no pueda entrar el veguer de Oristan.

10 Item, por quanto los dichos magnificos vegueres de Oristan se han assumido los interims de la officialia de dicha encontrada en caso de ausencia o vacangia de offiiial, lo que es en notable perjuhissio [de] dichos vassallos, pues para obtener una firma de bolletin o otras menudencias es preciso que vayan hasta Oristan con notable fatiga de veinte y treinta millas de ida y buelta, suplica a vuestra excelen-cia / el dicho sindico se sirva decretar que en qualquier ausencia o vacangia de c. 571 offigial no pueda entrar ni inmiscuir.se el dicho veguer de Oristan, solo que haya lugartiniente de official que administre justicia en caso de ausencia o vacancia. Y en falta de entre ambos, la administren los mayores de dichas villas. Que se guarden los privilegios de la ciudad de Oristan puestos en uso sobre esta suplica. Liliu secretarius.

Que en adelante la terna de los officiales de dicha encontrada la hagan los vassal-los, y que e1 senor util de la offissialia cobre la tercera parte de los emolumentos de aquella del official que sera elegido.

11 Item, por quanto en la real pramatica titulo 5, capitulo 7 est: dispuesto que los officiales de dicha encontrada sean naturales, y que la terna se haga por los mismos vassallos de ella, y se ha introdusído que el serior util de dicha officialia y su curador hasen este nombramiento buscando solamente persona que offresse mayor partida; de que resultan notables inconvenientes a los vassallos, y los mismos resultan de haser.le este nombramiento la magnifica ciudad de Oristan, proponiendo personas inhabiles, segun se ha conoscilo de los que propuso el ano passalo 1697 por officiales de Campidano Mayor y de Campidano Simaxis. Suplica el dicho sindico se sirva vuestra excelencia decretar que en adelante la terna de los offigiales de dicha encontrada la hagan los dichos vassallos conforme se dispone en dicha real pramatica, y que el serior util de dicha officialia cobre la tercera parte de los emolumentos de aquella dél que sera elegido por official. No ha lugar lo que suplica por no conformar.se con la real pragmatica. Liliu secretarius.

Que en adelante no pueda haver gracia perpetua de la officialia de dicha encon-trada, solo que sea annua' y natural; y la terna la hagan los vassallos y se observe inviolablemente, y en caso de obtener subreticiamente privilegio real que no se le de execucion.

917

12 Item, por quanto en dicha real pramatica esta dispuesto que la offigialia de dicha encontrada sea annual en naturales y con terna de los mismos vassallos segun se ha dicho en el capitulo antecedente, y de haver.se concedido dicha officialia por gracia perpetua han resultado y resultan notables inconvenientes como se ha expressado en el capitulo precedente, suplica dicho sindico a

c. 571 v. vuestra excelencia / se sirva decretar en nombre de su magestad por auto de Corte que en adelante no pueda haver gracia perpetua de dicha officialia, solo que sea annual en la forma que manda dicha real pramatica, y que se observe aquella inviolablemente. Y que en caso de obtener.se algun subretigio privilegio de su magestad, que Dios guarde, en contrario de lo dispuesto en dicha real pramatica no se le dé execucion alguna. Que lo representen a.su magestad, por ser annual la dicha oficialia conforme a la real pregmatica. Liliu secretarius.

Que en adelante la extracion y nombramiento de los mayores de cada una de las villas de dicha encontrada, la haga el official con cinco prohombres y el sindico de cada villa.

13 Item, por quanto la magnifica ciudad de Oristan de algunos anos a esta parte se ha assumido la extracion y nombramiento de los mayores de las villas de dicha encontrada, de que han resultado notables abusos, suplica dicho sindico a vuestra excelencia se sirva decretar que en adelante la extracion y nombramiento de los mayores de dichas villas la haga el offigial con sínco prohombres y el sindico de cada una vila, segun antes se hasia con mayor justificacion. Sino se opone a algun privilegio de dícha ciudad que se haga como se suplica; y en caso de tener privilegio aquella, que lo representen a su excelencia que Bara la providencia que convenga. Liliu secretarius.

Que en adelante no se concedan delegaciones a los vegueres de Oristan por pre-tenciones que se intentaren contra los vassallos de dicha encontrada, solo que el official juez del domicilio dio la presente en primera instancia, y en caso de sospecha se delegue una persona de la mesma encontrada.

14 Item, por quanto los magnificos vegueres de dicha ciudad, despues de haver.se.les prohibido el recurso de las causas de dicha encontrada, hasen sacar delegagiones de esta Real Audiencia a peticion de algunas causas pias y otras per-sonas de dicha ciudad de Oristan contra vassallos de dicha encontrada, obligan-dolos con este medio a litigar en dicha ciudad fuera de su domicilio con notables gastos y notables desvios intolerables, suplica el dicho sindico a vuestra excelencia

918

se sirva decretar que en adelante no se concedan semejantes delegaciones a dichos vegueres de Oristan de qualesquier causas o pretensiones que se intentaren contra dichos vassallos, / solo que en primera instancia las conosca el dicho offigial y jues c. 572 del domigilio, y en caso de darse a este por sospechoso por alguna causa se dele-gue en su lugar una persona de la misma encontrada. En exequcion de las leyes del Reyno que se tendra la devida concideracion. Liliu secretarius.

Que el mostassen de la ciudad de Oristan en adelante no exersa jurisdicion algu-na en las villas de dicha encontrada, solo que este govierno corra por los officia-les y mayores de aquellas.

15 Item, por quanto el mostassen de dicha magnifica ciudad de Oristan va inten-tando introdusir su govierno en las villas de dicha encontrada con notorias extor-siones, assy por rason de las medidas que pretende sean marcadas por el, como y tambien sobre la limpiesa de las plassas, que quiere sea como en las ciudades, prohibiendo aun el que los que tienen bueies puedan sustentar.los con paja dentro de poblado contra la costumbre de todas las villas; y con notorio atropellamiento va executando penas a dichos vassallos sin tener el dicho mostassen de Oristan jurisdicion para elio en las dichas villas, en las quales los officiales y mayores son los que han tenido este govierno, suplica a vuestra excelencia el dicho sindico se sirva decretar que en adelante el mostassen de dicha ciudad de Oristan no exerca jurisdicion alguna en las villas de dicha encontrada, solo que este govierno corra por los offigiales y mayores de aquellas. Si.no se opone a algun privilegio de la ciudad de Oristan, que se haga como se suplica. Liliu secretarius.

Que cada mayor de cada una villa de dicha encontrada haya de tener en adelante una marca de Corte para marcar los cueros.

16 Item, por quanto en dicha encontrada no hay marca de Corte para marcar los cueros, y conviene que la haya para evitar los hurtos y fraudes, suplica a vuestra excelencia el dicho sindico se sirva decretar que en adelante se hayan de marcar todos los / cueros con la marca de la Corte, y que cada mayor de las plassas de la c. 572 v. encontrada deva tener su marca para marcar dichos cueros. Que se haga como se suplica, si.no se opone a privilegio de la ciudad de Oristan. Liliu secretarius.

Que en adelante en los afíos que no cuajaren las salinas del Marquesado de Oristan ni huviere extracion de sal, no queden obligados los vassallos de dicha

919

encontrada a la contribucion de.l.estarel de trigo que por pauto pagan quando cuaja y hay extracion.

17 Item, por quanto entre este Real Patrimonio y los vassallos de dicha encontra-da y Marquesado de Orístan hay pauto de que por no obligar a los vassallos a sacar la sal de la salina, pague cada uno un estarel de trigo; y algunos afios que no han cuajado las salinas del dicho districto han apremiado los arrendadores a dichos vassallos a pagar.les el estarel de trigo contra toda justicia, suplica a vuestra excelencia el dicho sindico se sirva decretar que en adelante en los afios que no cuajaren dichas salinas ni huviere extragion de sal, no queden obligados dichos vassallos a la contribucíon del dicho estarel de trigo. Que el tribunal del Real Patrimonio les administre justicia sobre lo que representan. Liliu secretarius.

Que en adelante ningun arrendador ni collector pueda tomar cochino de petza de foch, ni de estula; y una vez deguinado el tronco no se deguine otra, solo la cria en la forma que suele diezmar la iglesia.

18 Item, por quanto en dicha encontrada est" casi aniquilado el ganado de cochi-nos por causa del excessivo derecho que se torna de deguino, tomandose por el primer numero de dies dos pegus, y por los restantes uno de cada dies. Y a mas de esto se ha introdusido nuevo abuso, tomandose un cochino de estulas por mas que no estulen en territorios reales, y tambien otro cochino con titulo de pea de foch. Y este mismo derecho le hasen pagar todos los afios por mas que no haya bellota en las montafias reales, y que passen a engerdar.los a montafias baronales; y haviendo sucedido no haver cria dos y tres afios, se ha venido a estirpar el tronco con esto derecho de esbarbargio tan excessivo, de calidad que agora apenas hay cochinos en dicha encontrada y es preciso proveer.se de tossino y pernil de otras

c.573 tierras baronales, suplica a vuestra excelencia el dicho / sindico se sirva decretar que de aqui adelante ningun arrendador ni coletor pueda tomar cochino de pea de foch ni tampoco cochino de estula, y que estando una ves deguinado el tronco no se pueda deguinar otra ves, solo la cria y creOmiento que huviere en la misma forma que suele diesmar la iglesia, a tal de esta forma puedan alentar.se dichos vassallos a bolver a tener cochinos. El Real Patrimonio, informado de lo que representan, administre justicia por goviemo. Liliu secretarius.

Que en adelante pague cada qual en el lugar de su domicilio lo que le fuere repartido del real donativo, aunque tenga bienes fuera de el.

19 Item, por quanto se lú esperimentado gran confusion en el repartimiento del real

920

donativo, por haver.se cargado a algunos fuera del domicilio en las partes donde tenian asienda o alguna possession, que como a forasteros los han cargado mas de lo que les podia caber, suplica el dicho sindico se sirva vuestra excelencia decretar que de aqui adelante pague cada qual en el lugar de su domicilio aun por rason de los bienes que tiene fuera d.el, pues que el fuego se numera en el lugar del domicilio. Que cada qual pague en su domicilio por los bienes que tiene en el, y por los que tuviere en otra parte pague donde los tuviere. Liliu secretarius.

Que en adelante no se compute en el estimo de la reparticion del real donativo el ganado por ser ropa mortai, solo que se haga de los bienes sitios de cada uno.

20 Item, por quanto en haver.se puesto en estimo los ganados para el repartimien-to del dicho real donativo, han sido los amos de ellos mui gravados con la notable mortandad de dichos ganados, y con haver.se.les executado y vendido, o con haver.le alienado por sus necessidades y se han quedado con la carga como si los tuvieran, suplíca a vuestra excelencia el dicho sindico se sirva decretar que en ade-lante no se compute en dicho estimo el ganado por ser ropa mortai que todos los dias deteriora, o se esmersa / y que solo se haga el estimo de los bienes sitios de c. 573 v. cada uno, conforme antes se estílava. Observe.se lo acostumbrado, haziendose cada ano el repartimiento si fuere menester. Liliu secretarius.

Que en caso de muerte de sacerdote, passando sus bienes a personas seglares, estos no esten obligados a las pagas eclesiasticas que aquellos solian contribuir, ni los ministros ordinarios den auxilio para elio.

21. Item, por quanto passando por muerte de algun sacerdote sus bienes a perso-nas seglares, pretende la curia eclesiastica que estos paguen los derechos y paga-mientos que solia el tal sacerdote, y proceden a execucion, suplica a vuestra exce-lencia el dicho sindico se sirva decretar que sucediendo e1 caso de passar bienes de sacerdotes a personas seglares, no queden estos obligados ni molestados por dicha curia eclesiastica para las pagas que solian contribuhir dichos sacerdotes, y que los officiales y ministros ordinarios no den auxilio para elio ni lo dexen effectuar. Que sucediendo el caso, acudan a su excelencia para que dé las ordenes que con-vengan. Liliu secretarius.

Que los vassallos de la villa de dicha encontrada puedan reedificar las casas y corrales y restaurar los cerrados antiguos, sin que sea necessario pedir licencia del Real Patrimonio no siendo en perjuhisio de tercero.

921

22. Item, suplica el dicho sindico que para mayor conservasion de dichas villas de la referida encontrada, se sirva vuestra excelencia decretar y conceder a los vassallos de aquellas que puedan redificar las casas y corrales, y restaurar los cercados antigos donde estan los vestigios y sefiales con simple revista del offisial o mayor con sinco hombres, presediendo pregon, y no haviendo opposision o perjuisio de tersero, sin que sea necessario pedir lissensía del tribunal de este Real Patrimonio, porque a veses importan mas los gastos de dicha lissensia que el de serrar o fabricar. Que en quanto a las casas y corrales que sean propias y en poblado se haga como se suplica haviendo ministros patrimoníales; y no haviendolos se haga por los ministros ordinarios de orden del Real Patrimonio, dando unos y otros cuenta a este, y en quanto a los serrados guarde.se lo acostumbrado. Líliu secretarius.

Que a los vassallos de dicha encontrada no se obligue a contribuir en adelante en la paga de los torresanos, ya que tienen el cargo de assistir y rondar las marinas, y que las villas circumvezinas que no rondan paguen los torresanos.

23 Item, por quanto los vassallos de dicha encontrada de Campidano Milis estan c. 574 obligados a la continua assistencia de las marinas de aquel / districto para quedar

defendidas de las invasiones de enemigos, dejando de assistir a sus proprios hechos con una continua esclavitud, y ademas de esto los obligan a pagar una par-tida considerable cada mes a los torresanos de las torres de dicho districto, con que viene a ser doble esclavitud, suplica el dicho sindico a vuestra excelencia se sirva decretar que en adelante no sean obligados los vassallos de dicha encontrada a contribuhir en la paga de dichos torresanos, pues tienen el cargo de assistir y rondar en dichas marinas, y que la paga de dichos torresanos se reparta a las villas y lugares circumvesinos que no tíenen el cargo de assistír y rondar en dichas mari-nas. No ha lugar lo que suplican. Liliu secretarius.

Que ninguna persona lieve ni dexe hir ganado alguno a la vega, eo valle de las vinas, huertas, jardines y otras possessiones de las villas de Santo Vero Milis y de Milis; y queriendo el propio dueno de la possession tener su ganado en ella, lo tenga en muda y cuerda para que no cause daiio a las demas possessiones.

24 Item, por quanto en las díchas villas de Santo Vero Milis y Milis, hay una vega, eo valle de vinas, huertas, jardines y otras possessiones mui seguida, y que no la hay igual en el Reino, y por poco temor de Dios y de la justicia dejan algunos ir sus ganados assi rudes como mansos sueltos en dicha vega, destruiendo las dichas vitias y demas possessiones que hay en ella, de calidad que no aplicandose reme-

922

dio quedatin destruidas dentro de poco tiempo, suplica a vuestra excelencia el dicho sindico se sirva decretar y mandar que ninguna persona lieve ni dexe ir ganado alguno a dicha vega, y que en caso algun amo de vira, o otra possession quisiere tener su ganado manso dentro de su propria possession, lo haya de tener en muda y cuerda, de calidad que no cause davo a las demas possessiones, impo-niendo a los que contravinieron a todo lo dicho una rigorosa pena a vuestra exce-lencia bien vista. Que se haga como suplican, y en caso de contravencion execute.se la pena de la real pragmatica. Liliu secretarius. /

Que en la montana de Querqueddu de la villa de Bonarcado, y en la montana de c. 574 v.

Quimbejua de la villa de Senegue, los arrendadores no puedan dejar entrar nin-gun forastero a labrar en ellas, ni den permisso de desboscar en ellas tierras de labranga por los danos se ocasionan con esto.

25 Item, por quanto en dicha villa de Bonarcado està la montana de Querqueddu, perteneciente al priorato de dicha villa, que por falta de prior la usufructua el illu-strissimo arzobispo de Sager. Y tambien en la villa de Senegue està la montana de Quimbejua que la gosa y usufructua el illustrissimo arzobispo de Oristan, y los arrendadores de dichas montafias por su codicia dan facultad a vassallos foraste-ros, como son los de la villa de Santu Lussurgiu, para haser labransa y sacar tierras nuevas de labransa en dichas montanas, y para esto ponen fuegos que muchas veses han llegado a quemar las vinas, possessiones de los vassallos de dichas villas, y se ha esperimentado que por defender.las de dicho fuego han muerto en el mismo incendio algunas personas como fueron Juan Venali y uno de sus hijos, ademas del perjuhissio de quemar.se en dicha montana los arboles de vellota, frau-dandose el pasto a los cochinos. Suplica a vuestra excelencia el dicho sindico se sirva para reparo de essos danos decretar y mandar que los arrendadores de dichas montai-1as no puedan dejar entrar ningun forastero a labrar en ellas, ni den mas permisso de sacar ni desboscar en ellas tierras de labransa por los danos que con esto ocasionan. Que lo representen a su magestad. Liliu secretarius.

Que quando la bidatzoni de la villa de Bonarcado serà a la parte del salto dicho Babari, se guarde por bidatzoni solamente el districto que estera labrado, poniendose limites hasta donde se guardara por bidatzoni, y en el restante pueda libremente entrar a pasentar el ganado natural de dicha villa.

26 Item, por quanto en dicha villa de Bonarcado est el salto de Babari, en el qual

923

quando la bidagoni toca a la parte de dicho salto se suele labrar alguna porgion de el, quedando la mayor parte sin labrar que sera territorio de mas de tresientos estareles de tierra consecutivos por ser inutiles para labransa, y en esso territorio que queda sin labrar puede campar algun tiempo el ganado natural sin haser perjuhissio a los sembrados. Suplica a vuestra excelencia el dicho sindico se sirva

c. 575 decretar y mandar que quando / la bidagoni sera a la parte del dicho salto de Babari se guarde solamente por bidgoni el districto que estara labrado, ponien-dose limites basta donde se guardati por bidagoni, y que en el restante que no estara labrado pueda entrar libremente a apasentar el ganado natural de dicha villa de Bonarcado. Que se haga como se suplica. Liliu secretarius.

Todas las quales suplicas suplica a vuestra excelencia dicho sindico se sirva conce-der.las a dichas villas y encontrada real para concervacion de aquellas, pues d.esto depende el que puedan continuar en el real servicio de su magestad, que Dios guarde, et haec et cetera, officium et cetera. Altissimus El doctor Antonius Cani

Excellentissimus dominus don Iosephus de Solis, Valderrabano, Davila, Pacheco, Giron et Enrriques, comes de Montellano, antelatus de Iucatan et cetera, de Consilio Sacrae Catholicae Regiae Maiestatis, eius prorrex, locumtenens et capita-neus generalis praesentis Sardiniae Regni, et praeses in praesenti regio et generali Parlamento, decernit et decretat predicta capitula et unumquodque ipsorum, prout in fine cuiuslibet eorum continetur et expressum est, mandans mihi secreta-rio infrascrito de his omnibus praesens actum Curiae fieri, de quibus et coetera. Provisa per Suam Excellentiam ex deliberatione sumpta in dicto regio et generali

c. 575 v. Parlamento die vigesima / secunda mensis aprilis currentis anni millesimi sexcen-tesimi nonagesimi octavi, Calari. Didacus Liliu secretarius. /

248 1698 marzo 17, Tramatza I vassalli della villa di Tramatza dell'incontrada reale di Campidano Milis,

nominano loro procuratore Antonio Cani Levi affinché li rappresenti nel Parlamento.

c. 576 Die decima setima mensis martii anno a nativitate Domini millesimo sexcentesimo nonagesimo octavo Trematza. Sit omnibus nottum com essentse ajuntats y congregats los infrascrits vassaills de

924

la dita y present vila que son las perssones de Joan Dessi, Gregori Zuqueddu, Pedru Isquirro, Barzolu Marras, Baptista Tuveri, Jordi Contu, Demetri Murja, Antoni Serra, Agusti Pala, Agosti Mura, Demetri Orru, Mauro Travi, Joan Carrus, Palicarpu Piga, Damia Arjolas, Miquel Serra, Santoru Catzeddu, Nicolau Serra, Joan Effis Podda, Salvador Murja, Mauro Orru, Joan Domingo Alvi, Diegu Murru, Gaspar Atzeni, Joan Antoni Catzeddu, maestre Pere Iloto, Diego Antoni Murja, Sisíni Serra, Silvestru Pala tots vassaills y habitadors de la dita y present vila, que son la mejor y mes sana part y comunitat de aqueills. Y essentse axi ajun-tats y congregats en la present casa del major de la dita y present vila, Salvador Fais, y en la presentia y assistengia com a jutgie ordinari per defecte de official assistint a estes sots jurament. Joseph Serra, sindich de la present vila, que a.mi notari infrascrit te request rebre lo present acte en conformitat del decret de sa excellencia, que a.dit major per mi dit infrascrit notari se.lis es estat publicat fet al peu del memorial per los sindichs y principals de la present encontrada a.dita sa excellencia presentat, que es del tenor siguient: «Excelentissimo sefior, los sindi-cos y principales de la encontrada de Campidano Milis dizen a vuestra excelencia que para representar en estas Cortes las molestias y vexaciones padessen los vas-sallos de aquella respective, necessitan poner a.su gusto sindico o procurador generai para.que en nombre d.ellos pueda entrar en dichas Cortes los capitulos se le dieren. Por lo que postrados a los pies de vuestra excelencia, suplican les conge-da permisso de poder nombrar dicho sindico o procurador que a.mas de ser de justicia lo regibiran a.particular gragia de la rectitud y grandeza de vuestra exce-lencia, que Dios guarde». Caller y febrero 24 de 1698. Congede.se.les lo que suplican, haciendoles la elegion con assistengia del juez ordinario. Lugar de cifra de Su Excelencia Don Gabriel Alvarez de Toledo Peliger. Per so, ates que per a.representar les refferides coses no poden dits vassaills perso-nalment asistir. Per go de llur grat y certa siensia constítuexen, crean y solenament ordenan llur síndich y procurador cert y especial e.per les infrascrites coses gene-rai, axi quae et coetera, ni per lo contrari ell egregi doctor en quiscun dret Antoni Cani Levi de la ciutat de Caller, absent et coetera, per a.quae en nom y per part de dits vassaills y comunitat puga representar en las reals Corts y Parlament lo pre-sent any selebrador quallssevol supliques / y petitoris que restan expressats en los c. 576 v.

capitolls per dita comunitat ab les demes viles y comunitats de la present encon-trada, fets demanar qualsevol confirmagio de.11s capitolls en los antesedents Parlaments a.favor de dita comunitat atorgats, y per lo matex demanar qualsevol confirmagio de qualsevol gracias y privilegis per los serenissims reys de gloriosa memoria, atorgats als predits vassaills y comunitat, contradir a.qualsevol suplíques o pretengio de qualsevol sindich de qualsevol ciutats, villes y encontrades, que sean contrarias y dannosas a.dita comunitat. E generalment puga dit egregi doctor

925

fer tot fio, y quant dits vassaills fer porrian si presents a.dites coses se trobassen ab poder de substituir hu o molts sindichs, procuradors y advocats a.eil ben vist, y aqueil o aqueills donen llur vices et voces de fer y operar dites coses a.be fossen talis que requirixen mes epsecial mandato de lo que en lo present acte resta expressat, prometent que tot lo que per lo dit egregi doctor llur sindich y procura-dor constituhit, y per aquel substituedor, sera suplicat, contradit, diligenciat y operat en y sobre dites coses a.favor de dita comunitat lo tindran per fermi, vale-dor y agradable, y en temps algu no lo revocaran ni revocar faran sots espressa obligacio de llur bens, segons que axi o.fferman y juran largament. Actum et coe-tera, y no ferman per no saber escriure. Bonaventura Liqueri nottarius et cetera. Testimonis son mestre Joan Manis y Effis Pala de la vila de Simajor y Riola respec-tive presents, trobats, conneguts de Joseph Serra y Salvador Fais de la present vila, y aqueills del notari infrascrit, y no ferman et coetera. Liqueri notarius et coetera Praemissís proprio calamo exaractis (idem facit Bonaventura Liqueri publicus nota-rius Milis, qui praemissis omnibus adfuit rogatus requisitusque claudere clausit. /

249 1698 marzo 28, Milis I vassalli della villa di Milis dell'incontrada reale di Campidano Milis

nominano loro procuratore Antonio Cani Levi affinché li rappresenti nel Parlamento.

c. 577 Die vigesima octava mensis februarii anno a nativitate Domini millesimo sexcente-simo nonagesimo octavo, Milis. Sit omnibus notum com essent perssonalment constituhits en presentia dels notari y testimonis infrascrits, los infrascrits vassaills y comunitat della dita y present vila que son las perssones de Angel Ledda, Jordi Andria, Angel Andria, Effis Omi, Joseph Manurwa, Francisco Cubadda, Antiogo Ortu, Joan Maria Sogus, Francisco Manca, Joani Murja, Sebastia Cadoni, Joseph Muru, Baquis Andria, Joan Antoni Murja, Baquis Xicu, Joseph Murtino, Miquel Tra0, Pau Muroni, Joani Mastino, mestre Joan Pala, Jordi Dessi, Nicolau Muroni, Demetri Ortu, Antoni Ortu menor, Antoni Cogoni, Joani Guia, Antolino Spano, Francisco Lai, Perdu Muroni, Joan de Hiola, Quirigo Pinna, Joan Angel Cadoni, Antoni Enna, Miquel Angel Ledda, Martini Manunca, Joan Sebastia Serra, Joan Maria Videli, Bernardo Obino, Mauro Murtas, Joani Muru, Antoni Tori, Antoni Obino, Pere Pau Vidali, Francisco Ortu, Matheo Lai, Baptista Cortis, Alexi Vidali, Pere Pau Fenori, Bartolu Porta, Pere Pau Martino, Esteve Corria, Antonino Meli, Salvador Loqui,

' Due volte nel testo.

926

Miquel Martino, Demetri Mameli, Miquel Mastino, Joan Sanna, Antonino Cubadda, Sebastia Martino, mestre Joseph Porta, Antoni Cortis, mestre Agosti Soru, Jordi Manca, Vingenti Lai, Joan Demetri Sanna, Antoni Angel Omni, Miqueli Murru, mestre Jacu de Porta, Francisco Sanna, Francisco Pisano Bernardo Meli, Francisco Lai menor, Joani Zingula, Jordi Manunga, Filipu Tori, Miali Ortu, Antoni Cubadda, mestre Sebastia Pirolca, Miquel Angel Pirola, Baptista Pinna, Antiogo Manunga, Andria Ortu, Angel Dessi, Jacarias Tola, Joan Angel Ferrelas, Sebastia Sogus, Joani Flori, Innagi Lasíu, Bartolu Enna, Luxoriu Cubadda, Diego Flori, Sebastia Olanu, Jordi Muroni, mestre Francisco Pizolu, Joani Madeddu, Jordi Spano, Antoni Spano, Nicolau Carru, Antoni Dessi, Antoni Pera, Gregori Sagas, Antoni Ortu gran, mestre Pau Porta, Pere Pau Carboni, Pere Ortu gran, Matheo Manunga, Francisco Spano, Joan Fadda, Joan Zuddas, Pere Dessi tots vassaills y habitadors de la dita y present vila que son la major y mes sana part y comunitat de aqueills. Y essentse constituhits y ajuntats y congregats en la present casa del major de la dita y present villa, que lo es actualment Jordí Trogu, y en sa presentia y assitencia com a.jugie ordinari en deffecte de official, en confonnetat del decret de sa excellencia al peu del memorial per los sindichs y principalls de la present encontrada a dita sa excellencia presentat per les causes y rahons en aqueill espressadas, que es del tenor siguent:

[Omissisl.

Bonaventura Liqueri publicus notarius et cetera. Testimonis son Joan Maria Conju y Joan Baquis Mameli de Baulado y Santo Luxorju respective abitants, conneguts del notari infrascrit, y no ferman per no saber escriure et cetera. Bonaventura Liqueri notarius et cetera. Praemissis proprio calamo exaractis fidem facit Bonaventura Liqueri publicus notarius Milis, qui haec proprio calamo subscribens requisitus et cetera. /

c. 577 v.

250 1698 marzo 16, Bauladu I vassalli della villa di Bauladu dell'incontrada reale di Campidano Milis

nominano loro procuratore Antonio Cani Levi affinché li rappresenti nel Parlamento.

Die decima sexta mensis martii anno a nativitate Domini millesimo sexcentesimo c. 578

nonagesimo octavo Baulado. Sit omnibus notum com essentsse ajuntats y congregats los infrascrits vassaills de

Per la parte omessa cfr. atto n. 248.

927

la dita y present villa, que son les perssones de Antiogo Camboni, Leonart Galeri, Antoni Marras, Francisco de Sogus, Antiogo Carta, Salvador Lai, Antoni Putzu, Quirigo Tendas, Cipriano Atza, Agosti Camboni, Joan Meddi, Joan Pateri, Joan Maria Atza, Clementi Usai, Thomas Atza, Bartholomeu Madeddu, Joseph Demetri Madeddu, tots vassaills y habitadors de la dita y present villa que son la major y mes sana part y comunitat de aqueills. Y esentse axí congregata y ajuntats en la present casa del major de la dita y present villa, que lo es actualment Llorens Manca, y en sa presentia y assiten0a com a jutgíe ordinari per abssencia de official y en conformitat del decret de sa excellencia al peu del memorial per los sindichs y principalls de la present encontrada a dita sa excellencia presentat per las causas y rahons en aqueill espressadas, qual es del thenor siguent:

[Omissis].'

c. 578 v. Bonaventura Liqueri publicus notarius. Testimonis son Effis Omni, Joan Muru y Joan Baquis Mameli tots de la vila de Milis respective habitants, presents trobats en la present vila, conneguts per lo notari infrascrit y no ferman et cetera. Liqueri notarius. Praemissis proprio calamo exaractis fidem facit Bonaventura Liqueri publicus notarius Milis, qui praemissis omnibus adfuit rogatus requisitusque claudere clau-sit. /

251 1698 marzo 22, Milis Francesco Spano della villa di Milis, essendo stato nominato procuratore

dai vassalli della villa di Seneghe, perché li rappresenti nel Parlamento, avva-lendosi della facoltà di sostituzione, delega al suo posto il dottor Antonio Cani Levi di Cagliari.

c. 579 Die vigesima secunda mensis martíi anno a nativitate Domini millesimo sexcente-simo nonagesimo octavo, Milis. En nom de nostre senyor Deu, sia a tos nottori com Francisco Spano de la dita y present vila, als notari y testimonis infrascrits moli be connegut, lo qual, ates y considerat que per los vassaills y comunitat de la vila de Senegue lo han creat llur sindich y procurador generai per a.poder representar en nom de aqueills en estas Corts y real Parlament lo present any elebrador, las vexa0ons y molestias patexen dits vasaills y comunitat, ab la clausula de poder substituhir hu o molts procuradors y advocats a dit Espano ben vists, que de dit poder consta mes llarga-

Per la parte omessa cfr. atto n. 248.

928

ment ab acte rebut en dita vila de Senegue per lo discret Pere Fenari, notari publi-ch de aquella, als nous del present y corrent mes de marts, al que quant mester sia se atja la deguta delacio; y com sia que per las moltas ocupacions que a.dit degan se le occurressen no pot perconalment asitir a las susrefferides coses. Per go valentse de dit poder de substithuir, fiat de lo integritat, zelo y bondat del infra-scrit egregi dotor en quiscun dret, substituex, crea y solennement ordena son pro-curador cert et cetera, axi que et cetera el egregi dotor en quiscun dret Antoni Cani Levi de la ciutat de Caller, abssent et cetera, per a.que en nom y per part del dit substituent eo de dits vassaills y comunetat de dita vila de Senegue represen-tant llur propria perssona puga y dega presentar.sse en lo real y general Parlament que lo present any se gelebra per lo excellentissim senyor conde de Montellano virrei y capità generai en lo present renne de Sardenya y president en dit real y generai Parlament, y en aqueill votar, determinar, dir, deduhir, representar quallse-vol supliques y petitoris qualls van espressats en los capitolls per dita comunitat ab les demes viles y comunitats de la present encontrada fets; demanar qualsevol con-firmagio dells capitolls en los antegedents Parlaments a.favor de dita comunitat atorgats. Y per lo matex, demanar quallsevol conffirmatio de qualsevol gragias y privilegis per los serenissims reis de gloriosa memoria atorgats a la predita comu-nitat. Item, etiam, contradir a qualsevol suplica o pretencio de qualsevol sindich de qualsevol gíutats, encontrades y villes que sian contrariar y dannosas a dita comunitat, e generalment puga fer tot y quant lo dit substituent fer porria si present a.dites coses se trobax, a.be fossen talis que requirissen mes especiall poder de Io que / en lo present resta expressat finalment le concedex y comet y en c. 579 v.

sirca dos coses plenariament, vices et voces, just y conforme per los dits vassaills y comunitat a eill dit substituent conferides; promitens in toto abere ratum et non revocare sub obligatione hipoteca in dicto nomine, segons que axi o fferma y jura llargament, y lo ferma de sa ma et cetera Francisco Spano Bonaventura Liqueri notarius et cetera. Testimonis son Angel Conia y Joan Antoni Ferrelas, massaios de la present vila, conneguts et cetera, y no ferman. Liqueri notarius et cetera. Praemissis proprio calamo exaractis fidem facit Bonaventura Liqueri publicus notarius Milis, haec proprio calamo subscribens requisitus et cetera. /

252 1698 marzo 6, Bonarcado I vassalli della villa di Bonarcado dell'incontrada reale di Campidano

Milis nominano loro procuratore Antonio Cani Levi affinché li rappresenti nel Parlamento.

Die sexta mensis martii anno a nativitate Domini millesimi sexcentesimi nonagesi-

929

c. 580 mi octavi, oppidi Bonarcado. Sia a to[ts] [no]tto[ri] com Miguel Cabizudu, Diego Massidda, Pere Pirella, Pere Coco Liqueri, Francisco Ogianu, Joseph Muntoni, Juan Maria Casu, Joseph Manca, Salvador Angel Cossa y Silveri Zuddas sindich y principal d.esta present vila de Bonarcado, al nottari infrascrit moli be conneguts; attes y conciderat que a les [infrascrites] cosec dihuen no poden pemnalment adsistir ni intervenir per

B c. 395 v llur moltas ocupass[ions], y / per restar confiat / de la llegalitat, sufisiensia y bon-dat del infrascrit egregi doctor en tots drets Antoni Ca[ni Le]bi de la illustre siutat de Caller. Per so en virtut del decret que de sa excellencia tenen abtes a fi y effecte de poder fer la nomina del sindich eo procurador que ha de entrar en las Cortes per pr[eten]dre les c[os]es, feremptions infrascrites, essentse ajuntats y congregats en casa de.l.honrat major Juan Maria Nugues en a[ssen] tia de ofissial segons lo thenor de dit decret que de ditta sa excellencia tenen entes, que es de la serie y thenor seguent:

[Omissis].

c. 580 v. Testímonis son Antiogo Meli y Francisco Zandda, tots massaios d.esta present vila de Bonarcado, presents trobats, y per no saber escriure no se ferman, de llur part lo nottari infrascrit. Petrus Didacus Marongiu publicus nottaríus.

(SN) Signum mei Petri Didaci Marongiu, auctoritate regia per cuntas partes Sardiniae Regnum publici nottari oppidi Bonarcado, qui praedictis omnibus una cum praenominatis testibus adfuit et haec propria manu subscribens instrumen-tum instatus et requiritus clausit et coetera. /

c. 581 v. 1698 Bonarcado et coetera. Procura fetta y fermada per lo sindich y principals d.esta presente vila a favor del egregi doctor en tots drets Antoni Cani Lebi de la illustre siudad de Caller, ut intus aparet et cetera. /

253 1698 marzo 2, San Vero Milis I vassalli della villa di San Vero Milis dell'incontrada reale di Campidano

Milis nominano loro procuratore il dottor Antonio Cani Levi affinché lí rap-presenti nel Parlamento.

c. 582 Die secunda mensis martii anno a nativitate Domini millesimo sexcentesimo nona-

Per la parte omessa cfr. atto n. 248.

930

gesimo octavo, Sancto Vero Milis. Sit omnibus notum com essentse ajuntats y congregats los infrascrits vassaills de la dita y present villa, que son les perssones de Jordi Carau, Miali Vinchi, Francisco Comina, Antoni Cocu, Domingo Fiori, Joan Antiogo Scano, Antiogo de Muru, Matheo Sanna, Agosti Puddu, Antoni Porcu, Joan Angel Atzeni, Perdu Onni, Miqueli Abis, Joan Maria Meli, Joani Obino, Joani Cabiza, Joan Antiogo Orru, Zeraphi Abis, Domingo Dessi, Llorens Cabitza, Joan Maria Varjo, Gavi Orni, Francisco Caria Ardu, Antoni Simbula, Gavi Atzori, Gregori Lija, mestre Lucifero Milia, Quirigo de Idda, Geremias Mancosu, Joan Baptista Cadau, Miquel Sequi, Joseph Manca, mestre Joseph Orru, Antoni Puddu, Joan Pau Lepuri, Joani Grilu, Bonaventura Sequi, Crimenti Porcu, Leonardu Fiori, Miquell Abis, Sebastia Lutzu, Salvador Murtas, Carlos. de Sogus, Perdu de Martis, Leonart Sanna, Joan Pipia, Pere Pau Sanna, Antoni Abis, Gavi Manca, Francisco Planu, Sebastia de Ana, Sisini Cabitza, Jordi Cortis, Baptista Obino, Joani Carta, Miquell de Porta, Miguell Carni, Diego Pinna, Diego Caria, Agosti Fiori, Joan Atoli, Joseph Concas, Sebastia Fiori, Francisco Xicu, Antoni Usai, Sebastia Manca, Andreu Carau, Francisco Pinna, mestre Francisco de Idda, Antiogo Sias, Joani Fiori, Pera Madau, Joan Angel Madeddu, Domingo Cabitza gran, Julia Cosseddu, Angel Muru, Andreu Simbula, Sebastia Manunca, Joaneddu Sogus, Domingo Cabitza menor, Sebastia de Muru, Sebastia Massa, Joan de Ana menor, Antoni Varju, Sebastia Cugurra, Domingo Pia, Joan Murja, Francisco Diego Zedda, Joan Concu, mestre Joan Sechu, Marigosu Puliga, Zipri Sanna, Llorens Porta, Sidoru Puliga, Salvador Manca, Pera Palmas, Jacu Atzeni, Pere Orru, Joan Matheo Lutzu, Baptista Xicu, Francisco Puliga de Arquilai, Joan Meli, Joan Sogus, Pera Antonia Abis, Antonino Madau, Sisini de Ana, Sisini de Hiola, Francisco Abis, Impera Usai, Francisco Diego Fenori, Agosti Videli, Francisco Dessi, Antonio Atzeni, Joseph Mura, Domingo Falqui, Leonardu Atzori, Nicolau Matzoni, Francisco de Porta, mestre Joan Angel Mancosu, Joan Vitori Casu, Miali de Ana, Antonino Scano, Quirigo Fiori, Joan Francisco Caria, Joan Maria Serra, Antonino Carru, Antoni Caria Sequi, Nigola Trogu, Andrés Montis, Joan Lugas, Innacio Fenu, Antoni Francisco Pinna, Nigola Broza, Antiogo Atzeni, Bonventura Atoli, Pera Cocupastor, Joseph Zedda tots vassaílls y habitadors de la dita y present vila que son la major y mes sana part y comunitat de aqueills. Y essentse axi ajuntats y congregats en la present casa del major de la dita y present vila, que lo es actual-ment Thomeu Ala, y en sa presentia y assisten0a com a jugie ordinari en deffecte de official asistent a estes coses juntament Sebastia Caria, sindich de la dita y pre-sent vila, qual a.mi notari infrascrit te request rebre lo present acte / en conformi- c. 582 v.

tat del decret de sa excellencia que a.dit major y vassaills per me dit e.infrascrit notari se lis es estat en alta veu publicat, fet al peu del memorial per los sindichs y principalls de la present encontrada a.dita sa excellencia present per las causas y rahons aqueil espressades, que es del tenor siguent:

931

[Omissis].1

c. 583 Testimonis son Domingo Sanna de la villa de Senegue y Matheo Fiori de la / villa de Narbolia, conneguts per Thomeu Ala major y Joan Antiogo Scano y aqueills del notari infrascrit, y perquè no saben escriure no lo ferman et cetera Bonaventura Liqueri publicus notarius et coetera. Praemissis proprio calamo exaractis cum addito ubi legitur dret, et emendato ubi legitur qualsevol, fidem facit Bonaventura Liqueri publicus notarius Milis, haec proprio calamo etiam subscribens requisitus. /

c. 583 v. 1698 Santo Vero Milis Acte de sindicat y procura generai fecta y fermada per los vassaills y comunitat de la present villa, a favor del egregi doctor en quiscun dret Antoni Cani Levi de la ciutat de Caller, sicut intus. /

Per la parte omessa cfr. atto n. 248.

932

2. I CAPITOLI DELLA COMUNITÀ DI SOLARUSSA

254 1698 luglio 1, Cagliari Il sindaco della comunità di Solarussa, altra villa di cui si compone il

Campidano Maggiore del marchesato di Oristano, lamenta lo stato di miseria in cui versano i vassalli, a causa delle cattive annate che si sono succedute e le vessazioni a cui gli ufficiali locali sottopongono quotidianamente i vassalli; chiede pertanto, per porre rimedio a tale situazione, che vengano decretati i seguenti capitoli:

1 che gli arrendatori del marchesato di Oristano non pretendano che i vassalli paghino oltre al diritto del vino sulla vendemmia, anche un diritto sulla quantità di uva da pasto o destinata a uva passa.

Il viceré dispone che si ricorra al tribunale del Real Patrimonio, che darà gli ordini convenienti.

2 che gli ufficiali del Campidano Simaxis non arrendino i due appezza- menti irrigui denominati Perduda e Simaxis, in quanto a loro compete sol-tanto la conoscenza dei delitti che vi si commettono; queste terre infatti appartengono ai vassalli di Solarussa che da sempre le lavorano mentre agli ufficiali spetta controllare che nessun genere di bestiame entri in quei territo-ri, sotto pena di 25 ducati.

Il viceré dispone che si ricorra al tribunale del Real Patrimonio, che darà gli ordini convenienti.

3 che gli scrivani del Campidano Maggiore non riscuotano abusivamen- te, oltre le somme stabilite dalla reale prammatica, 2 imbuti di grano all'an-no sia dai vassalli che da quelli che non lo sono, e persino dalle vedove e dai garzoni, con il pretesto che si tratta di esazioni sugli atti comunali.

Il viceré dispone che si ricorra al Supremo Consiglio.

4 che i pastori di Paulilatino e di Villanova Truschedu non facciano pascolare il proprio bestiame nei territori di Solarussa e in quelli del Campidano Maggiore, in quanto i ministri di quelle ville non lo permettono nei territori di loro pertinenza, ma anzi tenturano il bestiame facendo pagare grosse somme di denaro.

Il viceré dispone che si ricorra per via giudiziaria.

933

5 che ogni tre anni si nomini una persona non di parte che imponga la tassa giusta sugli atti processuali, in quanto gli ufficiali e gli scrivani di detto Campidano Maggiore usano raddoppiare e triplicare i diritti con notevole danno per i vassalli che non tentano alcuna protesta perché ciò comportereb-be un'ulteriore spesa.

Il viceré dispone che ricorrano al Supremo Consiglio.

6 che i vassalli siano tenuti solo all'obbligo del llaor de cort, cioè ad uno starello di grano e uno di orzo, mentre da pochi anni a questa parte gli arren-datori pretendono il pagamento di uno starello e tre selemines, con il prete-sto che nei magazzini si verificano delle perdite.

Il viceré dispone che si ricorra al tribunale del Patrimonio.

7 che gli ufficiali del Campidano, in cambio di grosse somme, non diano in affitto vidazzoni e estulas ma le destinino al bestiame della villa prenden-do dai pastori solo 2 reali per ogni gregge anche se di segni differenti, in quanto può capitare che ogni pastore porti 8 o 10 segni differenti ma tutto il gregge non raggiunge il numero di 100 pecore e, infine, che la somma dei 2 reali sia divisa a metà tra i pastori maggiori e minori.

Il viceré dispone che si ricorra al Supremo Consiglio.

8 che non si facciano vidazzoni nei salti di Isbenas, Ungroni e Urasa, dove si suole pascolare il bestiame rude anche perché la terra non viene semi-nata di seguito, ma .a pezzi, e quindi si impedisce il pascolo del bestiame rude.

Il viceré dispone che si osservino le leggi del Regno.

9 che siano tutti obbligati al pagamento delle guardie marittime, in quanto molte persone quali familiari, tonsurati ed altri, pretendono di essere esentati.

Il viceré dispone che si osservino le prammatiche e i patti di concordia.

10 che i vassalli della villa di Paulilatino e Villanova Truschedu, i quali hanno strappato una grossa porzione di territorio alla villa di Solarussa spo-stando i confini, per prendere cinghiali, legnare e pascolare, rispettino i limiti territoriali e non osino entrare a legnare, pascolare o coltivare.

Il viceré dispone che si ricorra per via giudiziaria.

11 che il mostazaffo di Oristano non molesti i vassalli quando si reca annualmente a fare visita nei Campidani e nella villa di Solarussa al fine di controllare le piazze e la pulizia delle ville, pretendendo il pagamento di 1 scudo da chi possiede un maiale, pesi e misure non registrati o anche per la sporcizia che si trova nella piazza.

934

Il viceré dispone che il mostazaffo di Oristano si mantenga nei limiti della sua giurisdizione e non commetta abusi.

12 che i vassalli non siano tenuti all'obbligo di pagare uno starello di grano nel periodo in cui le saline sono improduttive, in quanto versano lo starello di grano per essere esentati dal lavoro di estrazione dalle saline regie.

Il viceré dispone che si ricorra al tribunale del Real Patrimonio.

13 che non sia consentito agli ufficiali di giustizia di nomina annuale, senza possibiltà di conferma, di accordarsi con i maggiori di prato per tentu-rare il più possibile, dividendosi gli introiti in parti uguali, con grave danno per i vassalli che non hanno alcuna speranza di avere giustizia, essendo gli ufficiali nelle liti sia giudici che parte interessata; si nomini quindi una perso-na non di parte che, trovandosi a giudicare nella causa, decida secondo giusti-zia.

Il viceré dispone che si ricorra al Supremo Consiglio.

14 che gli abitanti della villa che hanno necessità di terra, anziché essere costretti a recarsi in altri luoghi, possano usufruire dei terreni apaberili" esi-stenti nella stessa villa senza chiedere alcuna licenza, per ottenere la quale, secondo i luogotenenti del procuratore di Oristano, deve essere effettuata prima un'ispezione con il relativo pagamento della diaria ed altro, con una spesa che ammonta a circa 8 scudi.

Il viceré dispone che si ricorra al Tribunale del Patrimonio.

15 che si faccia una ispezione con 5 uomini per verificare i territori di cui abbisognano gli abitanti della villa in modo che gli arrendatori del marchesa-to di Oristano, che arrendano ai barbaricini e ad altri i territori e le monta-gne di Solarussa, costringendo gli abitanti della villa a recarsi in altre signo-rie, possano arrendare ai forestieri solo le terre che avanzano.

Il viceré dispone che si osservino le leggi del Regno.

16 che sia consentito ai macellai di far pascolare il bestiame nelle vidazzo-ni, risarcendo il danno ai proprietari in caso di guasti ai seminati, in quanto attualmente gli ufficiali, per i propri fini e con pretesti, proibiscono ai macel-lai di far entrare le bestie nelle vidazzoni per nutrirsi, e ciò a pregiudizio del-l'approvvigionamento della villa.

Il viceré dispone che si osservino le prammatiche del Regno.

17 che gli ufficiali non arrendino l'erba delle vidazzoni esistenti nella montagna di Ungrom, Isbenas e Urasa se prima la comunità non ha stimato

935

ciò che serve al proprio bestiame, mentre quello che rimane può essere arren-dato ed il ricavato destinato al real donativo o altre paghe.

Il viceré dispone che si ricorra in via giudiziaria.

c. 584 Excelentissimo setior virrey, lugartiniente y capitan generai y presidente en estas reales y generales Cortes et cetera. El sindico de los vassallos y comunidad de la villa de Solarussa, otra de las que componen el Campidano Mayor del Marquesado de Oristan, dize que sobre hal-lar.se aquellos vassallos con el dolor tan sensible de tantas malas afiadas consecuti-vas, con que Dios nuestro serior les ha castigado, en tanta manera que con ser esta villa una de las mas principales de aquel Campidano y Marquesado, hoy se halla de calidad postrada y alcanzada que apenas llega a tener ciento y dose vassallos de feudo, se les aumenta la aflicion y pezar considerando las vexaciones y gravamenes que todos los dias les causan los ministros inferiores, por cuyo reparo y alivio recorre a vuestra excelencia y suplica quede servido decretar en el real nombre de su magestad, Dios le guarde, por aucto de Corte los capitulos siguientes.

Que los arrendadores presentes y los que en adelante fueren solamente hagan arbitrar el derecho en el vino que encierran los vassallos y comunidad de la villa de Solarussa.

Primeramente, pone en la consideracion de vuestra excelencía que los arrendado-res de las rentas del real Marquesado de Oristan quieren introduzir que respecto al derecho del vino que los vassallos suelen pagar, se arbitre no solo el vino que hailan assi que los duerios vindemian sino tambien lo que podia importar la huva que comen, convierten en passas, y rope y otras sestas que regolan con la mira de aumentar mas el derecho, quando aun en el diesmo que pagan no se computan semejantes menudencias. Por tanto, suplica en dicho nombre se sirva vuestra excelencia decretar por aucto de Corte que los actuales arrendadores, y los que en adelante fueren, solamente hagan arbitrar el derecho en el vino que encierran los vassallos. Acudan al tribunal del Real Patrimonio, donde se den las ordenes convenientes. Liliu secretarius. /

c. 585 Que en adelante los officiales de Campidano Simaxis no arrienden las isclas dichas Perduda é iscla Simaxis, que son de los vassallos de Solarussa, y las labran todos los afios, no permitiendo dichos officiales entre ningun genero de ganado en aquellas bajo pena de veynte y cinco ducados.

2 Item, por quanto los que ocupan la officialia de Campidano Simaxis han queri-do introduzír el arrendar las dos isclas llamadas isola Perduda e iscla Simaxis, en

936

las quales solamente tienen la jurisdicion de conozer de algun delicto se sucediere, como sea que las tierras de dichas isclas son todas de los vassallos de Solarussa, y todos los afios consecutivamente las han acostumbradas labrar, sin tener mas mira estos officiales que percevir los quatrines que pueden concertar, y los arrendado-res a tal de sacar aquellos y ganar otros y tantos meten sus ganados y alogan otros y devoran todos los sembrados, en manifiesto perjuhizio de los pobres duefios que lo sudan y trassudan quando por ninguna razon ni derecho se esguarda a estos officiales este arrendamiento que usurpan. Por tanto suplica que en adelante no arrienden los que fueren officiales las referidas isclas, ni permitan entre ningun genero de ganado, pues es lo mismo que a ojos vistos destruhir el bien publico para llenar.se la bolsa los officiales, imponiendoles pena de veynte y sinco ducados por cada vez que contravienieren. Acudan al Patrimonio, donde se.den las ordenes convenientes. Liliu secretarius.

Que los escrivanos de Campidano Mayor en adelante no puedan cobrar los dos selamines de trigo, por la satisfacion de los auctos comunales, solo que se les pague dichos auctos segun pragmatica.

3 Item, por quanto los escrivanos de dicho Campidano mayor han introduzido por fuerza y no de.grado de pocos afios a esta parte el abuso de cobrar cada ano dos selamines de trigo, tanto de los que son vassallos como de los que no lo son, y aun de las viduas y mossos de otri, con el pretexto que es en satisfacion de los auc- tos comunales. Y no es sino porque como arriendan la escrivania en partidas con- siderables no pueden sacar al tanto que ofrezen, passar sus casas y regalar a muchos sino se valen d.estos pezados impositos, pues dichos auctos los pagan por otra parte sigun es publico. Por tanto recurre a vuestra excelencia, y suplica / quede servido decretar por aucto de Corte que en adelante no puedan cobrar c. 585 dichos dos embudos de trigo, sino que solamente se les paguen dichos auctos segun pragmatica. Acudan al Consejo. Liliu secretarius.

Que los pastores de la villa de Paulilatino y de Villa Nueva Truisquedu no pue-dan entrar sus ganados en los saltos y territorios de la villa de Solarussa, bajo las penas impuestas en las reales pragmaticas; y bajo las mesmas penas no puedan entrar a levar, ni los de Solarussa en los saltos de aquellas.

4 Item, por quanto los pastores de las villas de Paulilatino y Villa Nueva Truisquedu, con la suposicion de los vassallos reales suelen passar sus ganados a territorios de la de Solarussa y Campidano Mayor, y los ministros de aquellas villas

937

no quieren permitir que el bestiar de la dicha de Solarussa y Campidano Mayor entre en sus territorios, y en caso de hallar.los, los tenturan haziendoles pagar bue-nas pellas. Por tanto suplica a vuestra excelencia se sirva decretar que en adelante los ganados de las susodichas villas de Paulilatino y Villa Nueva Truisquedu no puedan entrar en saltos y territorios de la dicha de Solarussa, bajo las penas impuestas en las reales pragmaticas, ordenandoles bajo las mismas penas que tan-poco entren a levar, ni los de Solarussa tanpoco en saltos de aquellas. Pidan.lo por justicia. Liliu secretarius.

Que de tres en tres atios se nombre en el dicho Campidano una persona desinte-ressada para tassar los auctos processales, haviendo queja observando la real pragmatica.

5 Item, por quanto los officiales y mas los escrivanos de dicho Campidano Mayor suelen tomar los derechos de auctos processales no solo doblados pero aun tripli-cados; y ninguno se atreve a quejarse ya por el miedo, como por ser pobres, pues muchas vezes se atrevieza valor de dos o tres escudos, y se han de venir asta aqui importa otro y tanto el gasto, con que en vez de remediar al davo le aumentare

c. 585 v. mas. Por tanto recurre a vuestra excelencia quede servido decretar que / de tres en tres drios se haya de nombrar una persona desinterezada en dicho Campidano, para que haviendo queja pueda tassar lo que justamente tocare, observando la real pragmatica segun assi se ha concedido en Campidano Milis. Acudan al Concejo. Liliu secretarius.

Que el vassallo no tenga mas obligacion que de.pagar un estarel de cabal de trigo, y otro de cevada por el llaor de corte, mediendo con medida justa y no extrahordinari a.

6 Item, por quanto la obligacion del vassallo en razon de pagar el llaor de cort solamente es un estarel de trigo y otro de sevada, y los arrendarores de las rentas del Marquesado han introduzido de pocos arios a esta parte el que se.les pague un estarel y tres selemines, con el colorado pretexto que en los almazenes tienen men-guas y otros gastos. Por tanto recurren a vuestra excelencia, y suplica quede servi-do ordenar y decretar que el vassallo no tenga mas obligacion que pagar el estarel cabal, assi de trigo como de sevada, mediendo con la medida justa y no extrahor-dinaria. Acudan al tribunal del Patrimonio. Liliu secretarius.

938

Que los offissiales no puedan slogar las bidatzoni y estulas, solo que queden para à bestiar de la villa, y que no lleven mas de dos reales de cada gama, y esso à medias entre el pastor mayor y menor.

7 Item, por quanto los officiales de dicho Campidano han querido y pretendido alogar las estulas y bidazonis cobrando gruessas partidas; y assi bien obligando a los pastores a pagarles dos reales de cada gama o compagnia de pastores; siguien-dose de uno y otro notorio perjuhizio pues sobre devorar los sembrados, no puede el bestiar natural comer el proprio pasto, y con haver algunos seibles dife-rentes de ganado pretenden cobrar mas de los dos reales, embolsandolos todos del pastor menor por estar tal vez exempto el mayor. Por tanto recurre a vuestra excelencia, y suplica quede servido decretar que en adelante los officiales no pue-dan alogar las bidazonis y estulas, sino que estas queden para el bestiar de la misma villa, y que solamente cobren / de los pastores dos reales de cada gama, c. 586 aunque haya muchos segnales porque sucede que un pastor lleva ocho o dies segnales, y todas ellas no llegan a tien ovejas, y que essos dos reales los paguen a medias los pastores mayor o menor. Acuda al Concejo. Liliu secretarius.

Que sino fuera la tercera parte unida de los vassallos y labren todos contiguos, no se pueda hazer a bidatzoni en los saltos de Hisbenas, Ungroni y Ureassa en attencion que pueda campar el bestiar rude.

8 Item, por quanto algunos particulares de la villa de Solarussa de pocos aflos a esta parte han introduzido hazer a bidazoni en los saltos de Isbenas, Ungroni, Urasa, que es el lugar en que suele pasturar el bestiar rude, y esta bidazoni es la destrucion de dicho bestiar rude, porque como no siembran seguido sino a trozos. Por tanto suplica a vuestra excelencia quede servido decretar que sino fuere la ter-cera parte unida de los vassallos y labren todos contiguos, no se pueda hazer a bidazoni teniendo siempre consideracion del bestiar rude para poder campar, y no perezer del todo. Que se guarden las leyes del Reyno. Liliu secretarius.

Que las guardias maritimas las paguen todos sin exempcion ninguna, por ser defenga generai.

9 Item, por quanto muchos pretenden gozar de exempcion como son familiares, tonsurados, varas et alias, no quieren pagar las guardias maritimas, recahiendo esta carga sobre los pobres, pues estos por no tener possibilidad no pueden conse-

939

guir estas exempciones. Por tanto suplica se sirva vuestra excelencia decretar que las dichas guardias las paguen todos sin exempcion ninguna, por ser defensa gene-rai. Guarden.se las pragmaticas y concordias. Liliu secretarius./

c. 586 v. Que se buelvan a plantar los mojones que han quitado los de las villas de Paulilatino y Villa Nueva Truisquedu en el mismo lugar, y que no entren a levar, erbar ni labrar.

10 Item, por quanto muchos vassallos de las villas de Paulilatino y Villa Nueva Truisquedu han usurpado gran porcion de territorios de la de Solarussa, quitando los mojones de su lugar en tanta manera que a fuerza de fuego han rebentado una piedra sobre la qual havia una crus que servia de mojon, y lo hazen para sacar nar-bonis, llenar y pasturar. Por tanto suplica se sirva vuestra excelencia decretar se buelven a plantar los mojones en el mismissimo lugar, y que no osen ni presumen entrar a levar, erbar ni labrar. Pidan.lo en justicia. Liliu secretarius.

Que el mostassen de la ciudad de Oristan en adelante no haya de molestar a nadie para marcar y registrar los pesos y medidas que tienen para uso proprio, mientras no los amplen en comprar y vender.

11 Item, por quanto el mostazen o fiel de la ciudad de Oristan cada ano se tran-sfiere en todos los Campidanos, y en dicha villa de Solarussa, a effecto de hazer visita y regonozer las plazas y otras cosas concernientes a la polisia, con esta capa y escusa mortifica a todos con execuciones de un escudo a cada vassallo, ya porque tienen cochinos manalizos, y medidas y pezos sin registrar y marcar cada ano, corno por hallar vasura de bueies en las plazas, de todo lo qual recoge gran dinero y empobreze aquellos vassallos. Y porque es justo que en todo lo referido haya emienda, pues el criar en casa un cochino es el substento de un pobre y de toda su familia, el tener pezo o medida para los hechos de casa, mientras no lo emplea en comprar y vender, no tiene obligacion de registrar.lo y marcar.lo con el fin de hazerle pagar quatro sueldos por cada uno y cada ano, quando aun en esta ciudad no se obliga a marcar sino a los que compran y venden y finalmente en las villas, como en el empleo de los vassallos es labrar y sapar de necessidad, han de tener los bueyes en casa para dar.los de comer, y no pueden estos obrar mas que como a

c. 587 animales / ensuziando las plazas y cortijos mayormente en todo aquel village que de ordinario es espuesto a muchos lodos. Por tanto recurre a vuestra excelencia, y suplica quede servido decretar por aucto de Corte que en adelante el que fuere

940

fiel o mostazen no haya de molestar a naidel por las referidas cosas. El mostnen de Oristan se contenga en los límites de aquella ciudad, y no passe a semejantes extorciones. Liliu secretarius.

Que quando no cohajan las salinas del marquesado de Oristan no tengan obliga-cion de pagar el estarel de trigo, que pagan los vassallos de Solarussa quando cohajan dichas salinas, para escusarlos de sacar la sal.

12 Item, por quanto està establezido que cada vassallo pague un estarel de trigo para escusar.le del travajo de sacar la sal de las reales salinas de aquel Marquesado, y sucede muchos atios que dichas salinas no cohajan, y sin embargo les obligan a pagar el estarel de trigo quando se les deve de perdonar, pues sí la obligacion de pagar.lo es para evitar.les el travajo de sacar la sal quando cohaja es evidente que no cohajando no tuvieran obligacion de assistir. Por tanto suplica a vuestra exce-lencia se sirva decretar que sucediendo el caso de no cohajar las salinas no devan pagar dicho estarel de trigo, pues cessa el fin de la obligacion. Acuda al tribunal del Real Patrimonio. Liliu secretarius.

Que se nombre una persona desinteressada en el Campidano Mayor, para que decida lo que fuere de justicia en el caso de quejar.se alguno vassallo de dicha villa sobre tenturas que haze el mayor de prado.

13 Item, por quanto la codicia de los hombres ha llegado a tal estado que ha menester de grandes preservativos para remediar.la en algo, pues sucede que los officiales como son annuales y no tienen esperanzas que han de bolver a governar por lo mucho que otros los pretenden, ofreziendo partidas para conseguir.lo, se conciertan con los mayores de prado de cada villa, y estos hazen un sinfin de ten-turas, las que se dividen igualmente, y a tal de recoger / mucho tenturan sin con- c. 587 v. siencia que destruhyen los pobres, y por mas se quejen a los dichos officiales no hallan la justicia que les acompagna por ser jues y parte. Por tanto suplica a vue-stra excelencia se sirva decretar por aucto de Corte que se haya de nombrar una persona desinteressada de dicho Campidano Mayor, para que sucediendo qual-quier queja decida lo que fuere justo, a tal se remedie davo tan considerable que si bien paresca materia momentanea, es muy relevante el perjuhizio. Acuda al Concejo, donde se.datú providencia. Liliu secretarius.

I Così nel testo, invece di nadie.

941

Que puedan los vassallos de dicha villa desmatar y labrar algunos pedagos de tierra paberiles, como lo es de sindicar.se con los vassallos de barones.

14 Item, por quanto dicha villa de Solarussa se va aumentando de vezinos, y necessitan de tierra en tanta manera que se ven obligados a arrendar tierras de otro sei-iorio quando pueden acomodar.se en los territorios de la misma villa por haver tierras paberiles, y reusan porque el thiniente de procurador del partido de Orístan va molestando a muchos con varias causas con el pretexto que no piden lizencia, y esta no quieren pedida porque es precizo preceda revista, y para ella se les quita entre dietas y autos algunos ochos escudos y reales; y esto importa muchissimo mas que el pedazo de la tierra. Por tanto suplica quede vuestra exce-lencia servido decretar por aucto de Corte que puedan los pobres libremente desmatar y labrar algunos pedazos de tierra paberiles, pues los vassallos baronales tienen este permisso de sindicar.se las tierras que necessitan. Acuda al tribunal del Patrimonio. Liliu secretarius.

Que se haga revista mediante cinco hombres ajuramentados de los territorios y montafias de dicha villa, y assi bien de lo que necessitaren aquellos vassallos y de los que sobraren puedan los arrendadores alogar.los, y no sobrando que no pue-dan arrendar.

15 Item, por quanto los arrendadores de las rentas de dicho Marquesado de Oristan suelen arrendar a los barbarichinos y otros los territorios y montagnas de la citada villa de Solarussa, quando los vezinos de esta se ven obligados a arrendar los de otros sefiorio por uso d.ellos, y no es bien que supuesto pagan todos los

c. 588 derechos assi / reales como comunales queden sín los territorios proprios que tanto necessitan. Por tanto suplica a vuestra excelencia se sirva ordenar y mandar se haga revista mediante sinco hombres ajuramentados de dichos territorios y montaiias, y assi bien de lo que necessitan los vezinos de dicha villa, y averiguado que sobra a estos puedan entonzes los arrendadores alagar aquel tanto que sobra, y no sobrando que no devan en adelante arrendar ni alogar. Guarden.se las leyes del Reyno. Liliu secretarius.

Que los que hizieren carniceria en dicha villa y dieren el abasto necessario pue-dan pasturar las hiervas de la bidatzoni, y si hiziere dallo paguen a los duefios segun fuere estimado.

16 Item, por quanto los offkiales por sus fines particulares y con los achaques que mejor les pareze prohiben que si alguno haze carniceria en dicha villa para el sub-

942

stento y abasto de los vezinos, no entren los cameros en la bidazoni para comer la hierva, de que se sigue que no tienen los vezinos el substento que necessitan, y muchos se atreven a hazer vellaqueria por no hallar carne de comprar. Por tanto suplica a vuestra excelencia se sirva decretar que los que hizieren camiceria en dicha villa y diere el abasto necessario pueda pasturar la hierva de la bidazoni, y si hiziere dm-o en los sembrados pague el dafio a los duefios segun fuere estimado y no otra pena. Guarden.se las pragmaticas del Reyno. Liliu secretaríus.

Que en adelante los officiales no arrienden ni aloguen la hierva de la bidatzoni de la montana de Ungroni, Hisbenas y Urassa, sino que la comunidad vea lo que le pareciere o comer las hiervas o alogar.la.

17 Item, por quanto en la montagna de Ungroni, Isbenas y Urasa suele muchos aíios hazerse a bidozoni que los officiales pretenden arrendar, eo alagar la hierva a quienes les agrada, y el tanto que cobran lo convierten en usos proprios, quando esta hierva puede servir por el bestiar proprio, y caso se alogue deve / servir para c. 588 v. ayuda de costa y socorro de pagar el real donativo, guardias maritimas y otros derechos precizos. Por tanto suplica a vuestra excelencia se sirva decretar por aucto de Corte que los que fueren officiales no se atrevan en adelante a arrendar ni alogar la hierva de dicha bidazoni, sino que la comunidad vea lo que pareziere, aora sea comiendola con su bestiar aora sea alogandola, y lo poco que sobrare sirva por alivio de los pobres para pagar el real donativo o otras pagas, por ser esto y todo lo que el suplicante suplica de justicia, la que se promete de la ignata chri-stiandad de vuestra excelencia, que Dios guarde. Pida.lo en justicia. Liliu secretarius.

Excellentissimus dominus don Iosephus de Solis, Valderrabano, Davila, Pacheco, Giron et Enrriques, comes de Montellano, antelatus de Iucatan et coetera, de Consilio Sacrae Catholicae Regiae Maiestatis, eius prorrex, locumtenens et capita-neus generalis praesentis Sardiniae Regni, et praeses in praesenti regio et generali Parlamento, providet et decretat praedicta capitula et unumquodque illorum, prout in fine cuiuslibet ipsorum continetur et expressum est, mandans mihi secre-tario infrascrito de his omnibus huiusmodi actum Curiae fieri, de quibus et coetera. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in dicto regio et generali Parlamento die prima iulii currentis anni millesimi seicentesimi nonagesimi otta-vi, Calari. Didacus Liliu secretarius. /

943

3. I CAPITOLI DELLA VILLA DI SIMAXIS

255 1698 luglio 1, Cagliari Il sindaco della villa di Simaxis, patria di san Simmaco, pontefice sardo,

nel far presente lo stato di miseria in cui versa la villa anche a causa delle cat-tive annate, chiede al viceré che, in qualità di principe cattolico, per venire incontro a tali necessità decreti i seguenti capitoli:

1 che i vassalli della di villa Simaxis i quali abbandonarono le loro case durante le cattive annate abbattutesi in particolare sul marchesato di Oristano per cercare altrove il sostentamento necessario, e che ora, in congiunture più favorevoli; intendono rientrare, non siano ostacolati dal tenente del procurato-re reale che, su ordine del Real Patrimonio, vuole intentare un procedimento contro chi; senza licenza, ha rimesso a nuovo le case disabitate e ha dissodato e coltivato terreno paberile. Poiché ciò scoraggia i vassalli creando un danno notevole al servizio regio, si chiede che i proprietari delle case in rovina e di ter-reni da lavorare possano farlo liberamente, mentre i nuovi abitanti potranno costruirne di nuove e prendere nei paberili quote necessarie di terreno, dato che oggi la villa è isolata e le case sono molto distanziate le une dalle altre; inoltre si chiede che il sindaco, insieme a 5 uomini; dia le indicazioni sulle zone più idonee alle nuove case senza l'intervento del luogotenente del procuratore e degli altri ministri patrimoniali, occorrendo per ogni missione circa 8 scudi.

Il viceré dispone che per le "riviste" si paghino 2 scudi, 1 al luogotenente e 1 agli altri ufficiali.

2 che si piantino nei vigneti alberi da frutta e si possano chiudere per assicurare una migliore produzione e conservazione dei terreni, mentre il tenente del procuratore reale pretende di entrarvi per fare la rivista con aggravio di spese per la gente; si chiede inoltre che, ad opera del sindaco mag-giore e di 5 uomini, si indichi il territorio ove si possano impiantare vigne e chiudere le terre, dato che ve ne sono molte libere.

Il viceré approva secondo la forma concessa nel capitolo precedente.

3 che il sindaco maggiore e cinque uomini capaci segnino i confini e chiudano le vidazzoni e i prati tanto nel Benaxi che nel Gragori e che ciò sia osservato sempre, a maggior tranquillità degli abitanti.

Il viceré dispone che si definiscano i limiti secondo la consuetudine e con moderazione di spese come già indicato.

944

4 che non si consenta agli ufficiali di arrendare le "isole" denominate Simaxis e Perduda in possesso di Solarussa che le coltiva da tempo immemo-rabile; e si proibisca ugualmente agli ufficiali del Campidano Simaxis di arrendare l'erba di quei territori e di tenturare ostacolando la giurisdizione dei maggiori di prato di Simaxis.

Il viceré dispone che si ricorra al tribunale del Real Patrimonio dove si daranno gli ordini opportuni.

5 che gli ufficiali non osino percepire alcunché dagli affitti che i vassalli riscuotono da alcuni territori; in quanto quelle somme servono per pagare il reale donativo e altri diritti.

Il viceré dispone che si ricorra al tribunale del Reale Patrimonio dove si provvederà.

6 che venga delegata una persona che si pronunci sull'equità delle tentu- re, in quanto gli ufficiali del Campidano, dopo essersi accordati con i maggio-ri di prato per dividersi le somme, sicuri della protezione, tenturano indebita-mente con gran danno del bene pubblico.

Il viceré dispone che si ricorra al Supremo Consiglio.

7 che i vassalli non siano soggetti all'obbligo, imposto abusivamente dagli arrendatori del marchesato, del pagamento di uno starello e tre imbuti di grano e della stessa quantità di orzo come llaor de corte, che consiste inve-ce in un solo starello di grano e uno di orzo.

Il viceré dispone che si ricorra al tribunale del Real Patrimonio che darà gli ordini opportuni.

8 che non si possa arrendare senza che si sia fatta una preliminare rivista del bestiame dei vassalli e dei territori, ad opera del sindaco e di cinque uomini, in quanto gli arrendatori, al fine di raddoppiare i loro guadagni; allo-gano salti e territori senza lasciare ciò che necessita ai nativi.

Il viceré dispone che si ricorra al tribunale del Real Patrimonio.

Excelentissimo setior virrey, lugartiniente y capitan generai, y presidente en este c. 589

real y generai Parlamento et cetera. El sindico de los pocos vassallos y comunidad de la villa de Simaxis, otra de la de Campidano Simaxis del Marquesado real de Oristan, dize que con haver sido esta villa en afios atras otra de las mayores que tenia aquel Marquesado la incuria de los tiempos la ha reduzido a estado que hoy es de las minimas, al passo que fue dichosa patria del beatissimo padre san Simaco, otro de los summos pontifices sardos que ocuparon la tiara pontificai, cuyo timbre la puede hazer merezedora de

945

algunos capitulos de gracia que suplica, con el siguro que vuestra excelencia, como de tan catolico principe, haú las representaciones proprias de su piedad para con su magestad, Dios le guarde, a fin que se restaure dicha villa y se animen a elio los que lo dezean sirviendose decretar por aucto de Corte los capitulos siguientes:

Que los que tienen casas caydas y ruinas y tierras emboscadas puedan libremen-te reedificar.las y desboscar.las; y los que no las tienen puedan fabricarias y sindi-car.se en los baberilis las tierras precisas, sindicandoles al syndico con cinco hombres el territorio a proporcion para dichas casas, sin assistencia de ministros patrimoniales por lo mucho que piden por sus dietas, si ya no es que la hagan sin ninguna costa.

1 Primeramente, se pone en noticia de vuestra excelencia que con tantas malasa-gradas consecuencias que afligieron todo el Reyno, y mas el Marquesado de Oristan y villa de Simaxis, se ausentaron algunos vassallos y esparramados con sus mugeres y hijos fueron a buscar el substento haviendo desamparado las casas y tierras que possehian, y como el carino de la patria es muy dulce y las esperanzas del presente zio grandes se determinan no solo los que la desampararon pero aun otros que han combidado bolver a habitar.la, y desaniman con la noticia que han tenido de que el thiniente de procurador real tendria orden del Real Patrimonio de hazer processos contra todos aquellos que sin lisencia han renovado casa hier-

c. 589 v. mas aun proprias, y desmatado o labrado / algunos pedazos de tierras paboriles, y como sí dichos vassallos veniendo o restituhiendose de necessidad renovarian los unos sus casas cahidas, y los otros fabricar de nuevo. Y assi bien desmatarian y labrarian tierras paboriles, y con estos sustos y gastos inconsiderados se retiran y no es bien ni del real servicio que pudiendose aumentar la poblacion se malogre quando el Real Patrimonio de semejantes comissiones y processos no tiene ningun util, antes bien conozido perjuhizio pues destruhien los vassallos reales con tantos gastos de dietas, auctos et alias. Por tanto suplica a vuestra excelencia se sirva decretar por aucto de Corte que los que tienen casas cahidas y ruinas, como y también tierras emboscadas, puedan libremente fabricar.las y aconchar.las, y dematar las tierras, y los que no las tienen puedan fabricar de nuevo las casas que necessitaran y sindicar.se en los paboriles las tierras precizas, attento hoy la dicha villa esta islada y las casas que estan muy distantes una de otras, y assi mismo hay muchas tierras paboriles segnalandose a los que no tuvieren casas el territorio pro-porcionado por el sindico y sinco hombres, sin que assista dicho thiniente y demas ministros patrimoniales, por quanto por cada dieta entre thiniente, procurador fiscal patrimonial, notati() y ministro importa ocho escudos y reales si ya no se le manda que sin ninguna costa haga la dicha revista. Por estas revistas que se han de hazer, siendo algunos los que las piden, solo que se

946

pague por todos dos escudos: uno al thiniente, y el otro para los otros ministros. Liliu secretarius.

Que por el syndico, mayor y cinco hombres se les sciale lugar a proposito para piantar vinas, segun la possibilidad de cada uno, y pedazos de tierras para guer-tas.

2 Item, por quanto carezen de vignas y por consiguiente de muchas frutas que se plantan en ellas, que tambien es substento de los pobres y a tal puedan plantarlas y serrar.las para su aumento y / conservacion es muy facil que dicho thiniente c. 590 quiera entrar las revistas, y no tienen los pobres caudal para pagar estos gastos infructuosos, y es justo se procure el alivio que necessita gente tan pobre a tal de animar.se a la poblacion d.esa villa. Por tanto suplican quede vuestra excelencia servido conceder.les que puedan segnalar el lugar que mas a proposito les pares-siere, y dividiendo el territorio por el sindico, mayor y sinco hombres abonados, segun la possibilidad de cada uno planten sus vignas y las sierren como y tambien puedan serrar algunos pedazos de tierras para guertas y serrados para el manteni-miento de los pobres, attento hay territorios muy bastantes. Que se haga como se suplica, guardandose la forma que se ha dado en el capitulo antecedente. Liliu secretarius.

Que el syndico, mayor y cinco hombres praticos senalen la bidatzoni y prados tanto en el Benaxi com en el Gragori observandose assi in perpetuum.

3 Item, por quanto no hay forma de bidazoni serrada y prados, y es bien que los haya para governar.se los vezinos con mas quietud y comodidad. Por tanto suplica se sirva vuestra excelencia ordenar y mandar que el sindico, mayor y sinco hom-bres capazes y praticos, segnalen la bidazoni y prados tanto en el Benaxi como en el Gragori, que comumente llaman observandose assi in perpetuum. Sefialen.se observandose lo acostumbrado, y con la moderacion de gastos que se ha segnalado. Liliu secretarius.

Que en adelante los que fueren officiales no se atrevan a arrendar ni slogar las isclas que llaman isca Simaxis e isca Perduda, y que el mayor de prado tentare segun es justo.

4 Item, por quanto en jurisdicion de la dicha villa hay dos isclas que llaman Isca Simaxis e Isca Perduda, y las tierras todas possehen los vassallos de la villa de Solarussa, en tanta manera que / los de la de Simaxis no tienen menos un estarel y c. 590 v.

947

dichos de Solarussa las labran todos los afios consecutivamente, por costumbre imemorial, y los que son officiales de Campidano Simaxis a tal de llenar.se sus bol-sas, procurar arrendar y alogar la hierva, y de esto se siguen muchos inconvenien-tes entre dichas villas, pudiendo estar con la devida paz y quietud sobre no tener ninguna acion ni derecho los dichos officiales de arrendar, ni alogar impidiendo que los mayores de prado de Simaxis a cuya jurisdicion toca el tenturar assi como estan obligados a los delictos. Por tanto suplica mande vuestra excelencia decretar que en adelante no.se atrevan los que fueren officiales arrendar ni alogar dichas isclas, y que el mayor o mayores de prado de la dicha de Simaxis tenturen segun es justo, y lo hazen en la demas jurisdicion. Acudan al tribunal del Real Patrimonio, donde se daran las ordenes convenientes. Liliu secretarius.

Que los officiales no puedan percebir ninguna cosa de los alquileres de los terri-torios, que hazen los vassallos para pagar el real donativo y otras pagas precisas.

5 Item, por quanto los pobres vassallos por no tener comodidad bastante de pagar el real donativo y otras pagas precizas, suelen alogar algunos territorios y los offi-ciales pretender quitar la mitad del tanto que se les da, y no consiguen el fin ni se pueden aliviar de sus travajos. Por tanto suplica se sirva vuestra excelencia decre-tar que los dichos officiales no osen ni presuman percebir ninguna cosa de dichos alogos, sino que sirva para socorro del real donativo. Acudan al tribunal del Real Patrimonio, donde se darà providencia. Liliu secretarius.

Que en dicho Campidano Simaxis se delegue una persona para que conosca si las tenturas que hazen los mayores de prado son justificadas o no, y no sea el offissial por entenderse con dichos mayores.

6 Item, por quanto los officiales de dicho Campidano se ajustan con los mayores c. 592 de prado respecto a las tenturas dividiendose / entre ellos todo lo que perciben, y

con esta seguridad se abalanzan dichos mayores de prado a tenturar indevidamen-te porque si bien se quejen no hallan la justicia que les assiste por la sociedad y negocio que hay con los offisiales de que resaltan enemistades, inquietudes y dafios conozidos al bien publico y particular. Por tanto suplica se sirva vuestra excelencia delegar.las una persona en dicho Campidano, para que sucediendo el caso pueda conoser si es o no iustificadas las tenturas, pues el official no deve ser jues y parte. Acudan al Concejo. Liliu secretarius.

948

Que los vassallos de dicha villa no tengan mas obligacion que de pagar un estarel de trigo y otro de sebada, segun la medida cabal, por el derecho que llaman llaor de cort, y no como pretenden los arrendadores que los obligan pagar un estarel y tres selamines de trigo, y lo mismo de sebada.

7 Item, por quanto los arrendadores de las rentas del dicho Marquesado los obli-gan a pagar un estarel y tres selamines de trigo, y lo mismo de sevada que es lo que llaman llaor de cort, quando no tienen mas obligacion de pagar mas que un estarel de trigo y otro de sevada; y si tuvieren los arrendadores menguas o gastos de alma-zenes, no deven pagar los pobres vassallos. Por tanto suplica a vuestra excelencia se sirva decretar que los vassallos no tengan mas obligacion que pagar el estarel de trigo y sevada, segun la medida cabal, por ser totalmente abuso la dicha introdu-cion. Acudan al tribunal de Real Patrimonio, donde se den las ordenes convenientes para quitar los abusos. Liliu secretarius.

Que en adelante los arrendadores no puedan alogar ni arrendar los saltos y terri-torios sin que preceda revista del bestiar de los vassallos, mediante el sindico y cinco hombres que seiialen lo que haze menester a dichos naturales, y lo restante pueda el arrendador alogar.lo.

8 Item, por quanto los dichos arrendarores a tal de ganar al doble de sus arrenda- mientos procuran alogar y arrendar los saltos y territorios sin dejar lo necessario a los naturales. Por tanto suplica se sirva vuestra excelencia decretar que / en ade- c. 591 v.

lante no puedan alogar ni arrendar sin que primero se haga revista del bestiar de los vassallos, y de los territorios que necessitan mediante el sindico y sinco hom- bres para que sefialado lo que les haze menester a los naturales, pueda despues el arrendador arrendar o alogar por ser de justicia la que se promete de vuestra exce- lencia, que Dios guarde. Acudan al tribunal del Real Patrimonio. Liliu secretarius.

Excellentissimus dominus don Iosephus de Solis, Valderrabano, Davila, Pacheco, Giron et Enrriques, comes de Montellano, antelatus de Iucatan et coetera, de Concilio Sacrae Catholicae Regiae Maiestatis, eius prorrex, locumtenens et capita-neus generalis praesentis Sardiniae Regni, et praeses in praesenti regio et generali Parlamento, providet et decretat suprascripta capitula et unumquodque illorum, prout in fine cuiuslibet ipsorum continetur et expressum est, mandans mihi secre-tario infrascrito de his omnibus praesens actum Curiae fieri, de quibus et coetera. Provisa per Suam Excellentiam ex deliberatione sumpta ín dicto regio et generali

949

Parlamento die prima mensis iulii currentis anni millesimi sexcentesimi nonagesi-mí ottavi, Calari. Didacus Liliu secretarius. /

950

4. I CAPITOLI DELLA VILLA DI SIAMANNA

256 1698 aprile 16, Cagliari I sindaci della comunità e i vassalli della reale villa di Siamanna del

Campidano Simaxis lamentano gli oltraggi a cui vengono sottoposti dai con-siglieri della città di Oristano e dai ministri di giustizia del Campidano i quali introducono sempre nuovi abusi in aggiunta a quelli che hanno sempre praticato; supplicano pertanto il viceré che per atto di corte decreti i seguenti capitoli:

1 che i detti vassalli possano godere di tutti i privilegi, prerogative ed esenzioni concessi alla città di Oristano dagli antichi marchesi e confermati poi dai sovrani aragonesi, e di quelli che verranno elargiti ex-novo.

Il viceré dispone che siano osservati quelli in uso.

2 che i consiglieri della città di Oristano, dopo aver nominato il sindaco per le Corti, dispaccino le lettere citatorie alle ville in modo che queste possa-no informare il sindaco della città sulle loro necessità.

Il viceré dispone che la città di Oristano informi i sindaci dei Campidani affinché possano far presente le loro richieste.

3 che le ville di Siamanna e Siapiccia non siano più obbligate a sostenere le spese per il forno della calce e per il trasporto ad Oristano, come invece attualmente sono costrette a fare, con grave danno economico per le due comunità che rischiano la loro stessa sopravvivenza; tale situazione è dovuta ad un capitolo del Parlamento del duca di Monteleone in base al quale il sin-daco di Oristano ottenne, con la frode, che non si tenesse conto della senten-za del 1641 con cui le ville venivano sollevate da quell'obbligo, in cambio della somma di 16 lire per Siamanna e 8 lire per Siapiccia, che i detti vassalli si impegnavano a versare.

Il viceré dispone che si dia esecuzione a quanto stabilito nella sentenza del 1641 fondata su un antichissimo diritto e non si tenga conto del capitolo di Corte ottenuto con l'inganno.

4 che l'ufficiale del Campidano Simaxis sia un nativo del luogo, secondo quanto stabilito nel capitolo settimo del primo torno della reale prammatica, e che in ogni caso vi sia un luogotenente eletto dalla villa, in quanto ultima-mente la città di Oristano si è appropriata di tale privilegio.

951

Il viceré dispone che si osservi la reale prammatica.

5 che nelle cause civili e criminali ad istanza di parte, i vassalli non ven- gano inviati dagli ufficiali e dagli scrivani del Campidano di villa in villa con le intimazioni delle cause senza che venga loro pagata la giornata.

Il viceré dispone che gli ufficiali e i ministri, per questi atti, si devono avvalere dei giurati delle ville che devono essere pagati dalle parti.

6 che il mostazaffo della città di Oristano non faccia pagare penali ai vas- salli che possiedono misure e bilance per uso personale, in quanto devono essere marchiate, a spese della comunità per i 2/4, solo le misure che servono per la compra-vendita; si chiede inoltre che dette misure restino a disposizio-ne del mostazaffo minore di ogni villa il quale è obbligato a consegnarle ai venditori e compratori senza alcuna contribuzione.

Il viceré respinge la richiesta.

7 che il mostazaffo di Oristano non pretenda di riscuotere 1 scudo sulla vendita dei fasci di legna che i vassalli reali trasportano in città sui propri carri, ma d'ora in avanti li lasci liberi di vendere la legna nella forma che vor-ranno, secondo il diritto che si pratica nella città.

Il viceré dispone che si osservi lo statuto della città eliminando gli abusi.

8 che tutti i vassalli dotati di disponibilità economica possano, dietro pagamento di 2 scudi da versare al regio erario, piantare vigne ed obbligare i proprietari che hanno terreni aperti, a cederli o per scambio o dopo una stima fatta da 5 buoni uomini.

Il viceré dispone che si osservi la consuetudine.

9 che gli ufficiali riscuotano per ogni capo tenturato 1 soldo, come stabi- lito in un capitolo di Corte, e non 6 come attualmente fanno.

Il viceré dispone che si osservi il capitolo di Corte.

10 che alle spese per le guardie marittime, ricadute negli ultimi tempi sui poveri vassalli dei tre Campidani, contribuiscano le incontrade del Mandrolisai e di Parte Ozier, come è costume dal tempo dei marchesi di Oristano.

Il viceré dispone che si inoltri la richiesta per via giuridica e nel frattempo si segua la consuetudine.

11 che i vassalli di Villaurbana, altra villa del Campidano Simaxis, contri-buiscano d'ora in poi alle spese per le guardie marittime, essendo venuto

952

meno, con la elezione di deputati in ogni villa, l'obbligo per la custodia del luogo denominato Escala.

Il viceré dispone che si inoltri la richiesta per via giuridica e nel frattempo si segua la consuetudine.

12 che i molti cittadini di nascita che hanno il loro domicilio e dispongo-no di beni nelle ville, siano obbligati a contribuire al pagamento delle guar-die marittime, delle imposte comunali e a ricoprire incarichi ed uffici della comunità come quello di sindaco, di maggiore ed altro.

Il viceré dispone che si osservino le leggi del Regno.

13 che gli ufficiali del Campidano non molestino i pastori né pretendano da loro 2 soldi a segno per il diritto di estula, in quanto tale comportamento va anche contro il disposto della Reale Prammatica che vieta l'ingresso del bestiame prima del 15 agosto.

Il viceré approva in osservanza della reale prammatica.

14 che si faccia un archivio per conservare le cause e le carte a spese del signore utile della scrivania e si scelga la villa più conveniente per tutta l' in-contrada poiché, non disponendo gli ufficiali e scrivani del Campidano di un archivio per conservare le cause e le altre scritture, queste si disperdono negli spostamenti da una villa all'altra o nel passaggio da un ufficiale all'altro.

Il viceré approva la richiesta per la cui esecuzione darà gli ordini necessari.

15 che i salti del Campidano Simaxis, come quelli di Sant'Elena, Angius e San Martino, attualmente dati in arrendamento a secolari o ecclesiastici i quali oltraggiano e sfruttano i vassalli, non vengano tolti alle comunità che ne hanno bisogno.

Il viceré dispone che si osservino le reali prammatiche.

16 che gli arrendatori dei salti osservino nel tenturare quanto disposto nei capitoli di Corte e nella real prammatica in materia di tenture e di macelli, senza introdurre alcuna novità.

Il viceré approva eliminando ogni abuso.

17 che i capitani della cavalleria e della fanteria del Campidano non pre-tendano più dai vassalli quelle contribuzioni chiamate neutzu en redunda, ossia ' / 4 di frumento per i soldati a cavallo e 1 imbuto per i soldati a piedi, a cui sono invece obbligati quelli di Santa Giusta, perché esenti dalle guardie marittime.

Il viceré approva eliminando ogni abuso.

953

18 che i vassalli tenuti a dare ai reverendi frati di Sant'Antonio Abate della città di Oristano un quarto di frumento debbano fornire la misura a raso, secondo la forma della compra-vendita stabilita nella regia prammatica.

Il viceré approva in conformità alla sentenza cui si fa riferimento.

19 che venga fissato il numero dei cavalli che devono essere forniti ai commissari della Santa Crociata i quali approfittano dei poveri vassalli pren-dendo i loro cavalli senza pagare alcunché, con il pretesto che devono essere risarciti dal tesoriere della bolla.

Il viceré dispone che si forniscano solo 6 cavalli compresa la guida.

20 che gli ufficiali e gli scrivani del Campidano i quali, per segnare più volte un capo di bestiame, prendono 3 lire, cioè 30 soldi per il decreto e 30 per la copia, mentre dovrebbero percepire mezzo reale a testa, non prendano per segnare più di 5 soldi.

Il viceré dispone che nella marchiatura o risegnatura o mutazione di segno, l'ufficiale e lo scrivano prendano d'ora in avanti, se si tratta da uno a dieci capi di bestiame, mezzo scudo.

21 che gli ufficiali del Campidano, quando si nomina il sindaco e quando questi esercita la giustizia, non pretendano il pagamento della dieta, in quan-to non spetta loro.

Il viceré approva secondo quanto previsto nella reale prammatica.

22 che gli ufficiali e gli scrivani del Campidano non mandino i vassalli nella città di Cagliari a portare i processi e le liste mensili al consultore reale senza alcuna ricompensa, ma con una paga di 5 soldi al giorno.

Il viceré respinge la supplica.

c. 592 Iesus.' Excellentissim senyor virrey, llochtinent, capita generai y presidente en aquest real y generai Parlament. Los sindichs de la comunitat y vassaills de la real vila de Sia Manna de Campidano Simaxis, altru dels de Oristan, segons que de llur poder fan produsio cum inser-tione ut ecce, dihuen que havent estat sempre com lo son tant leals vassaills de sa magiestad, regonexent los notoris perjuhisis ab que tots los dias los ultragian los concellers de la ciutat de Oristan y los ministres de justicia del dit Campidano, introduint nous abusos, a mes dels que fins vuy han practicat, disigiant evitar esta molestia, suplican mane vostra excelencia en nom de sa magiestat decretar per

Annotazione marginale.

954

acte de con los capitols siguents.

Que los vassallos de la villa de Sia Manna inviolablemente los sean observados todos los privilegios, prerrogativas y exempciones de que goza la ciudad de Oristan y le fueron confirmados por los serenissimos senores reyes de Aragon.

Primo, suplican que attento los tres Campidanos y entre eills dits vasaills gosan de tots los privilegis, prerogativas y esempcions que la dita e matexa ciutat de Oristan, mane vostra excellencia ab acte de Con de decretar que inviolablement se lis conserve aqueills tant los que se lis obtorgaren per los illustres marqueses conformats per serenissima reies de Aragó com los que se lis concediran nou. Observen.se los que estan en uso. Liliu, secretarius. /

Que los conselleres de la ciudad de Oristan despachen las letras citatorias dirigi- c. 592 das a los syndicos de los Campidanos, para que estos puedan instruhir al syndico de cortes que nombra la dicha ciudad, en lo que fuere de provecho de dichos vas-sallos.

2 Ittem, suplican que per quant fins vuy los concellers de dita ciutat, apres nome-nat lo sindich, per las Cohorts y Parlament fahedor, mirant solament a llur utilitat y no a la de los Campidanos, no embian cittatorias a las vilas pera que cerciorats los sindichs, pugan instruhir al sindich de dita ciutat de lo que lis convinga, mane vostra excellencia decretar que de vuy en avant los dits concellers despachen las ditas cittatorias dirigidas als síndichs pena que pugan instruhir al sindich de dita ciutat en lo que convinga al proffit de dits vassaills. La ciudad de Oristan de noticia a los syndicos de los Campidanos de Oristan, para que puedan instruir.le. Liliu secretarius.

Que los vassallos de dicha villa no sean obligados a hazer a sus gastos el horno de calcina y conduzir.le a la ciudad de Oristan sino que se observe la sentencia segun su tbenor por ser conforme a la antiquissima costumbre.

3 Ittem, suplican que per quant en virtut de un acte de Cohort, que per informes supposats obtingue los sindíchs de dita ciutat de Oristany en lo Parlament de.l.excellentissim senyor duque de Monte Leó, que se obligara a las vilas de Sia Manna y Sia Pichia fer a llur gastos un forn de calcina cada vila y conduhir.la axi be a llur gastos a dita ciutat, dissimulant lo litigi que sobre aquesta matexa preten-de) hi hague en lo any 1641, en que foren absoltas ditas vilas d.esta instancia, obli-gant las empero a pagar, go es Sia Manna setze lliures y Sia Pichia vuit, desde lo

955

temps de.ls illustres marqueses, segons apar de la coppia authentica de la senten-cia de que fan produssi& en virtut de la qual si be se sian opposats dits sindichs en lo tribuna] del Real Patrimoni, foren condemnats, fer y conduhir dit forns de cal-cina en exequcio del dit capitol de Cort, ab las paraulas empero siguents: «donec et quousque consuliretur suae regiae magestati cum exhibitione alterius senten-tiae», segons que de aquest fet consta de la coppia authentica de la sentencia de que axi be fan demonstrassió cum eadem incertione y posant en conciderassió de

c. 593 vostra excellencia de que la vila de Sia Pichia no / consta mes que de nou vassaills naturals, per lo qual tant poch sindich volgueren ny vui ne tenen y la vila de Sia Manna no la componen mes que sixanta y hu vassaills, dels quals ne hi ha vint y sinch naturals, segons consta de la certificatoria y Iletra de que fan produssio, y que per fer un forn de calcina se gastan vuitanta escuts sens la costas de la con-dugio que excedexen a vint, segons que lo noble don Feliz Salaris, actual sindich de dita ciutat, lo ha pagat aquest any per sos fins particulars, per lo qual se impos-sibilitarian y destruhirian y assolarian ditas vilas reals, per los excessivos gastos, lo que se van iactant los ciutadans de dita ciutat, essent assi que sa magestat, Deu lo guart, lis concedi molts anys de franquesa per.a que se poblassen, lo que redunda-ria en perjuhisi conciderable de dits vassaills reals y del patrimony de sa magestat, puix si se fessen dits forns de calcina, quala servex per particulars, se destruhirian ditas vilas y las morallas restarian destruhidas com lo estan, mane vostra excellen-cia decretar en nom de sa magestat per acte de Cort que haguda conciderassió de lo refferit de la pobresa y legalitat de dits vassaills reals y que se offeresen sempre pagar las ditas setze y vuit lliures respective y del produhit no obstant qualsevol acte de Con informe o decret obtingut per lo sindich de dita ciutat, no sian mole-stats dits vassaills en fer y conduhir dit forn de calcina a llur gastos a la dita ciutat, observantse en tot y per tot lo thenor de la primera sentencia que fonch conforme a la antiquissima costum de dita vila. Que no obstante el capitulo de Cort que aqui se refiere, se execute lo decretado en la sentencia del ano 1641 por fundar.se en la antiquissima possession en que se hallavan y por haver sido dicho capitulo obtenido subrepticiamente. Liliu, secretarius. /

c. 593 v. Que sin embargo de qualquier pretencion que tenga la ciudad de Oristan se observe segun disposicion de la real pragmatica y el official de Campidano Simaxis sea natural y en todo caso haya en dicha villa un lugarteniente natural a elecion de la villa.

4 Ittem, suplican que atento en lo capitul septimo del tomo primero de la real pragmatica erta dispost que lo official de Campidano Simaxis sia natural y se pro-vehesca en naturals, y la ciutat de Oristany se ha apropriat aquest privilegi, mane vostra excellencia per acte de Con decretar que sens embargo de qualsevol pre-

956

tengió de dita ciutat, y que se observe la disposicio de la real pragmatica segons la serie, y en tot cas que hi hatja llochthinent natural del dit Campidano a electio de vostra excellencia. Guarde.se lo que queda dispuesto por la real pragmatica. Liliu secretarius.

Que los officiales y escrivanos de dicho Campidano no puedan mandar a los vas-sallos para hazer las intimas de las causas civiles o criminales fulminadas a instancia de parte sino pagandoles sus jornadas.

5 Ittem, suplican que per quant los officials y escrivans del dit Campidano van ultragiant los vassaills, manantlos de vila en vila ab los mandatos y entimas de las causas civils y criminals sens pagarli las jornadas essent pobres, mane vostra exce-lencia decretar que essent causas civils y críminals fulminadas a instancia de part no pugan manar a dits vassaills sens pagarlis llur jornadas per las parts. Los officiales y ministros se valgan para estos actos de los jurados de las villas y estos los paguen las partes quando las haya. Liliu secretarius.

Que el mostassen de la ciudad de Oristan que todos los afíos sortea no pueda acusar penas por las balangas y medidas que tienen particulares para uso proprio de ellos, ni estos queden obligados a marcar.las, solo se hayan de marcar las balangas y medidas que sirven para vender y comprar.

6 Ittem, suplican que lo mostasaph que tots los anys sortearia en.la ciutat de Oristany no hatgia de acusar penas per las mesuras y balanzas que los particulars tenen per usu propri, ni aquestos resten obligats marcarlas y que sols se degan marcar las mesuras y balangas que servexen per vendre y comprar, fentse dos quarts a / gastos de la comunitat, quals resten en poder del mostasaph menor de c. 594

cada vila, y este sia obligat sens contribussio alguna entregar.los a los venedors y compradors. No ha lugar lo que suplican. Liliu secretarius.

Que el mostassen de la ciudad de Oristan no pueda tornar la pena de un escudo que executa a los vassallos reales que llevan a vendre lleiia a dicha ciudad con el pretexto que los faldos son pequenos, solo que aquellos puedan vender la lletia como podran sin incurso de pena.

7 Ittem, suplican que attento lo mostasaph de la ciutat de Oristany executa als pobres vassaills reals un escut de pena perque portan ab sos carros faxos petits de

957

lena per vendre y perque un carro lo venen en dos vegades, essent que de dret esta permes vendre de la forma que poden, mane vostra excellencia decretar que de vuy en avant pugan vendre de la forma que voldrian y podran sens incurso de pena, segon se pratica en esta ciutat, y que lo dit mostasaph no puga molestar.los ni executar.los. Guarde.se el estatuto que tuviere la ciudad sobre esto, quitado todo abuso. Liliu secretarius.

Que los vassallos que tendran mediana possibilidad, hayan de plantar viiias y que estos puedan oblejar a los dueiios y tienen territorios a concavia o compra mediante estima de cinco hombres y que el official corra con estas diligencias.

8 Ittem, suplican que per quant se conex la gran utilitat que se siguex als dits vas-saills per ser pobres de tenir vigans mane vostra excellencia per acte de cort decre-tar que tots dits vassaills que tindran mediana possibilitat baix pena de dos escuts aplicadora al real erary y dins un termins precis a vostra excellencia ben vist, hat-

c. 594 v. gian de piantar vignas y que los tals pugan obligar als duenos / que tindran territo-ris uberts a donar.se.los ara sia per vias de concambia o mediant estim fahedor per sinch homes de bona consciencia, y que estas diligencias corregan per mans del official de dit Campidano. Guarde.se lo acostumbrado. Liliu secretarius.

Que se observe el capitulo de Corte que dispone que solo se pague un sueldo por la tentura del buey domado y no seys sueldos corno han querido introducir los officiales por cada cabeza de buey domado.

9 Ittem, suplican que attento los officials han volgut introduhir que Io bou domat pague sis sous per cada cap de tentura, essent que resta ja en altre capitol de cort statuhit que no se pague mes que un sou, mane vostra excellencia decretar que per tentura de bou domat no pugan dits officials cobrar mes que un sou per cada cap. Guarde.se el auto de Corte que huviere sobre esto. Liliu secretarius.

Que las encontradas de Mandralasay y Parte Ocier hayan de contribuir como ab antiquo en las guardias maritimas, dividiendose por capita segun costumbre.

10 Ittem, suplican que per quant donde lo temps dels illustres marqueses de Oristany las encontradas de Mandrolisay y Parte Otzier real contribuhian en las guardias maritimas y aquesta contribussio ha recaigut vuy en los pobres vassaills

958

dels tres Campidanos, mane vostra excellencia per acte de Cort decretar que de vuy / en avant hatgian de contribuhir en ditas guardias las ditas encontradas de c. 595 Mandrolisay y Parte Otzier real, dividentse per capita segons costum. Pidan.lo por justicia y en el interim guarde.se lo acostumbrado. Liliu secretarius.

Que los vassallos de Villa Urbana, otra de dicho Campidano Simaxis, hayan en adelante de pagar y contribuir en las guardias maritimas en la forma acostumbra-da.

11 Ittem, suplican que attento los vassaills de Vila Urbana, altra de Campidano Simaxis, no acostumava de pagar guardia maritima per correr a son compte la custodia de lloch dit Escala y vuy ab la nominacio de deputats que hi ha en cada vila resta extinta dita obligassio, mane vostra excellencia decretar attes ha cessat la causa final, que de vuy en avant hatgian dits vassaills de Vila Urbana de contri-buhir en ditas guardias en la forma acostumada. Pidan.lo por justicia, y en el interim guarde.se lo acostumbrado. Liliu secretarius.

Que los ciudadanos nativos que passan a domiciliar.se y a tener bienes en las vil-las veniendo continuamente en ellas hayan de contribuir en las pagas communa-les, guardias maritimas y demas offissios.

12 Ittem, suplican que per quant molts ciutadans de natívitat passan a tenir son domicilli y a gozar bens en las vilas y se eximeren de contribuhir en las pagas y contribussions reals, comunals, guardias maritimas y manaments perconals y offis-sis de comunitat, com son de sindich, de major y altres ab pretexto de ser ciuta-dans, mane vostra excellencia en acte de Cort decretar que vivint / continuament c. 595 v. aquells en ditas vilas hatgian de contribuhir en las refferidas pagas y degan ser forcats a servir dits officis. Guarden.se las leyes del Reyno. Liliu secretarius.

Que en adelante los officiales de dicho Campidano no hayan de molestar a los pastores ni exijan de aquellos derecho de las estalas por no ser.les devido, y que de quinse de agosto en adelante puedan entrar los pastores segun dispone la real pragmatica.

13 Ittem, suplican que per quant los officiala del dit Campidano pretenen se lis pague per los pastors de tot genero de bestiar dos reals per cada serial per dret de estala, essent axi que abans de quinze de agost resta per la real pragmatica prohi-

959

bit lo ingresso y apres resta llibre de forma que no lis es degut lo dit dret, mane vostra excellencia decretar en acte de Cort que da vuy en avant no hatgian dits officials de molestar als dits pastors ni exiger dret algu de estala por no ser.lis degut. Como lo suplican en observancia de la disposicion de la real pragmatica. Liliu secretarius.

Que se haya de saiialar una villa mas conveniente a la encontrada para que en ella se haga un archivo para encerrar las causas y demas papeles a gastos del senor util de la escrivania, y que los officiales tengan la marca para marcar los cueros y los mayores no tengan obligacion de dar alimentos a dichos officiales y escrivanos de dicho Campidano.

14 Ittem, suplican que per quant los officials y escrivans del dit Campidano no tenen archiu per posar las causas y demas escripturas, de que naix que se emba-rassan molts papers morentse o mudantse los dits escrivans, en cuio poder restan los papers de dita administracio, y portan de vila en vila als dits vassaills sens que /

c. 596 hatgia lloch determinat per la curia y administració de justicia, causant gastos als pobres majors, mane vostre excellencia decretar se hatgia de fer archiu per encerrar ditas causas y papers a gastos del duerio util de la escrivania, que se hatgia de sealar una vila, la mes convenient a tota la encontrada, sens que los dits majors sian obli-gats subministrar.lis digú genero de aliments y que juntament reste en poder de dits officials la marca a que se solen marcar los cueros que se donan pena adobar, atento los gravan los concellers anar finn a la ciutat de Oristany. Se les concede lo que suplican y acudan a su excelencia para que dé las ordenes necessarias. Liliu secretarius.

Que los saltos y territorios de dicho Campidano, que se llaman Santa Elena de Anjus y San Martin, los arrendadores no los puedan arrender dinero por dinero sino a las comunidades, aora sean proprietarios seculares o eclesiasticos, attenta la necessidad de dichos saltos.

15 Ittem, suplican que attento hi.a en los territoris de dit Campidano molts salts de arrendament, com son los de Santa Elena de Angius y Sant Marti y altres, y solen los arrendadors ultragiar a díts vassaills, mane vostra excellencia en acte de Cort decretar que diner per diner no se prengian a las comunitats, haguda conci-deracio a la proximitat y necessitat de dits salts, ara sian los proprietaris seculars o eclesiastichs. Guarden.se las pregmaticas del Reyno. Libri secretarius. /

960

Que los arrendadores de los saltos arrendandolos guarden en el modo de tentu- c. 596 v. rar la tassa de los capitulos de Corte y real pragmatica que disponen de tenturas y machelos.

16 Ittem, suplican sia vostra excellencia servit decretar que los arrendadors de salts de arrendament guarden en lo modo de tenturar la tassa dels capitols de Cort y real pragmatica que tratan de tenturas y machells, ates fins vuy van introduhint nous modos de tenturar. Como lo suplican, quitado todo abuso. Liliu secretarius.

Que los capitanes de cavalleria e infanteria de dicho Campidano no molesten a los vassallos de dicha villa para la paga, que llaman neuzu y redunda, por no ser.les devido y ser contra costumbre y dever.lo pagar los de la villa de Santa Justa.

17 Ittem, suplican que atento alguns capitans de cavalleria e infantaria del dit Campidano, ab titol de ser gratos als vassaills de ditas vilas se fahian fer algunas donacions, que en lo vulgar se dihuen neutzu, qual resta prohibit respecte de tenir esta obligassió los vassaills de Santa Justa per las guardias, que axi be en vulgar se diu su bastonetu, per lo qual restan estos exemptos de las guardias maritimas, y vuy trasmutant lo nom de neuzu en redunda, que importa un quart de forment a los soldats de a.cavaill y un embut als peons, vant molestant als vassaills de las ref-feridas vilas, essent axi que aquest forment se lo dividexen los dits capitans y major de la dita de Santa Justa, mane vostra excellencia ab acte de cort decretar que dits capitans no hatgian de molestar als dits vassaills per dit neuzu y redunda per no ser.les deguts y ser contra lo acostumat. Que se haga como se suplica quitado todo abuso. Liliu secretarius.

Que los vassallos de dicha villa que labran como los de los tres Campidanos, que suelen pagar un quarto de trigo justicial a los reverendos padres de San Antonio abbad de la ciudad de Oristan, no lo paguen a colmo, segun pretende d procura-dor de dichos flayles, sino a raso, segun la sentencia que se proferio sobre esto.

18 Ittem, suplican que per quant los vassaills de ditas vilas que llaoran com los dels tres Campidanos solen pagar als reverents flares de Sant Antony abat de la ciutat de Oristany un quart de forment justicial, segons sentencia que hi hague entre los dits Campidanos y lo procurador de dits reverents flares, y estos vuy van introduhint altra vegada que se lis pague a colmo contro dita sentencia: mane vostra excellencia decretar en acte de Cort se lis hatja de pagar a raso, que es la

961

forma que en ventas y compras statuex la real pragmatica. Como lo suplican, conforme a la sentencia que refieren. Liliu, secretarius.

Que se haya de tassar el numero de los cavallos que se han de dar a los commis-sarios de la Santa C[r]uzada.

19 Ittem, suplican que per quant los comissaris de la Santa Cruzada manan tota la cavalleria per a acompagnar.los de vila en vila y prenen dels pobres vassaills sens paga los cavaills que se lis antoja, essent axi que ad aquestos los paga lo thesorer de las bu[ll]as, mane vostra excellencia en acte de Cort decretar y tassar lo nume-ro dels cavaills que se lis han de donar, a tal cessen las discordias que tots los dias se originan. Que solamente se les dé seys cavallos, comprehendido sa guia. Liliu, secretarius. /

c. 597 v. Que por trasignar no puedan tomar el official y el escrivano de dicho Campidano mas que cinto sueldos, medio real para cada uno.

20 Ittem, suplican que per quant los officials y escrivans del dit Campidano per trasignar moltes vegades un pegus se prenen tres lliures, a saber es trenta sous cascú per Io decret que interposa lo official y copia que dona lo escriv:à, devent.se solament a petició de la part de despachar mandato per lo official y pagar.se migt real y de la continuacio y copia de la relassió del ministre pagar.se a 1.escrivà altre migt real, mane vostra excelencia decretar ab acte de Cort que de vuy en avant los dits officials y escrivans no prengian per los trasignes mes que sinch sous, migt real a cascú, observant lo modo dalt refferit. Que en la signacion o trasignacion y reducion a otra serial, el official y escrivano tomen no mas por sus derechos un real, de uno a dies, y de ay adelante medio escudo. Liliu, secretarius.

Que los officiales de dicho Campidano tanto al tiempo del nombramiento de syndico, como y de los autos judiciarios hazedores dentro de dicho Campidano, hayan de assistir sin dieta, por no serie devida.

21 Ittem, suplican que atès los officials de dit Campidano, al temps que se nome-na lo sindich y exercex dins lo matex Campidano preten dieta, essent axi que no li coca, mane vostra excellencia decretar que tant al temps de la nomenacio de dit sindich, com y dels altres actes judiciaris fahedors dins dit Campidano, hatgian dits officials de assistir sens contribussió ni dieta, per no ser lis deguda.

962

Como lo suplican, segun disposicion de la real pregmatica. Liliu, secretarius. /

Que en adel[a ]nte los officiales y escrivanos de dicho Campidano no puedan c. 598 mandar a los vassallos para Ilevar en poder del consultor real y a esta ciudad de Caller los processos y listas de las mesadas, si no es pagandoles un real por cada dia.

22 Ittem, suplican que stento los officials y escrivans de dit Campidano per llur fins particulars ocupan als dits vassaills per portar a esta ciutat en poder del con-sultor real los processos y llistas de mesadas sens pagar.los, mane vostra excellen-cia decretar que de vuy en avant no pugan dits officials y escrivans manar als dits vassaills per lo refferit a rahó sinch sous lo dia. No ha lugar lo que suplican. Liliu, secretarius.

Los quals capitols suplican sia vostra excellencia servit decretar.los por acte de Cort en nom de sa magiestad, manant que de las decretacions faedoras se ne fassa pregó pera que vingan a noticia de tots et haec et coetera, officium et coetera, sal-vis et coetera. Altissimus. El doctor Pedro Melony.

Excellentissimus dominus don Iosephus de Solis, Valderrabano, Davila, Pacheco, Giron et Enrriques, comes de Montellano, antelatus de Iucatan et cetera, de Consilio Sacrae Catholicae Regiae Maiestatis, eius prorrex, locumtenens et capita-neus generalis praesentis Sardiniae Regni et praeses in praesenti regio et generali parlamento, providet et decretat praedicta capítula et unumquodque illorum prout ín fine cuiuslibet ipsorum continetur et expressum est. Mandans míhi secre-tario infrascripto de his omnibus huiusmodi actum curiae fieri, de quibus et cete-ra. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento die decima sexta mensis aprilis currentis anni millessimi sexcentesimi nonagesimi octavi, Calari. Didacus Líliu, secretarius. /

256/1 Allegato al capitolo 3 della villa di Siamanna.

Certificam y fe de veritat fem nosaltres Mauro Cabra, massaio, de hedat de setanta c. 599

963

vuit ains, Baptista Azori, massaio, de hedat sinquanta ains, Juan Mauro Marras, massaio, de hedat quoranta sinch ains, Juany Ala, massaio, de hedat sinquanta ains, y Francisco Frongias, escrivent, de hedat sinquanta sis ains, qualment en vir-tut del jurament prestat en ma y poder del magnifich Juan Pere Mulliry, official real y jugie ordinary lo present ain d.esta present vila y encontrada, tener entes molt be los noms y conoms de tots los vasaills d.esta present vila que pagan dret a sa magestad, que Deu guarde, y restan descripts y continuats en una lista fermada de Francisco de Sogus, nottari public y secretary del Real Patrimoni, y en tots los axi descripts en dita lista no hi a naturals y nascuts en esta dita e present vila de Siamanna, mes que los siguents: Francisco Cabula, Joseph Zedda, Pere Zedda, Milanu Serra, Pere Crobu Taty, Juany Maria Craba, Lusurju Zedda, Esteve Madau, Gavy Pirastu, Sisiny Iscanu, Pitanu Cabra, Francisco Frongia, Juan Mauro Marras, Felix Serra, Quiqueddu Bechu, Juan Santus Pirastu, Pere Cogony,

c. 599 v. Antonio Serra Comina, Juan Antonio Sechy, Luís Pistis, Juany Ala, / Oratiu Serra, Francisco Serra Comina, Quiqueddu Zara, Juany Piga y Baptista Azori; y los demes que restan contenguts y espressats en dita lista son foresters d.esta ja dita e present vila, sens perjuissy de los exemptos a la juridissio real, que restan axi be descripts en la susdita lista. En fe de las quals cosas, instant y requirint Juan Antiogo Escano, sindich y procu-rador generai dels vassaills y comunitat d.esta present vila, segons sedula presenta-da de la oblata vuy die present y provehiment fet per lo antedit magnifich official, fem la present fe y certificatoria fermada de dit Frongia y de l.escriva d.esta curia per part dels que no saben escriure. Vuy en Siamanna als 19 de febrer 1698. Francisco Frongia. Ioannes Augustinus Piscanal, publicus notarius. /

c. 600 Llista de los vassallos de comp[...]sion de la villa de Siamanna, que son los siguientes: Excelentissimo Cristolu Uda, tonsurado. Francisco Pany Cabula. Joseph Zedda. Antonio Angel Corona. Sebastian Escanu.

Vassallos viejos. Excelentissimo Pedro Zedda. Milanu Serra. Pedro Trogu' Tati.

i Crobu nel documento alla c. 599.

964

Gregorio Palmas. Juanny Maria Craba. Luxurju Zedda. Steviny Madau. Gavinu Pirastu. Sisinnio Escanu. Pitanu Cabra. Francisco Frongia. Joseph de Massa. Juan Mauro Marras. Antonio Joseph Palmas. Agustin Salis. Antiogo Escanu. Juan Trogu. Doctor Beneytu Cannau. Filiciu Serra. Quiqueddu Bechu. / Juan Santus Pirastu. Beneytu Sanna, tonsurado. Pera Cogony. Bartholomey Mannu. Sisinnio Mamely. Antonio Serra Comina. Quicu Antonyo Cannas. Ignassio Pibiry, mayor este ano. Pauly Antonio Maronju. Juan Antonio Sechy. Quiqueddu Comina. Juan Maria Pisanu. Quicu Corda. Francisco Mely, menor. Francisco Pinna. Januari Melony, fam[...]. Joseph Livony. Baptista Pala Cossu. Luis Pistis. Loren Maronju Anela. Miguel Maronju Anela. Salvador Maronju. Pedro Juan Quessa. Juanny Ala.

c. 600 v.

965

Juanny Livony. Oratio Serra. Francisco Serra Comina. Quiqueddu Zara. Juanny Piga. /

c. 601 Baptista Azori. Sebastian Murresu. Vincenty Mura, tonsurado. Baptista Puxeddu. Mestre Baynju Mereu. Baptista Corda. Numero 60. La presente llista y coppia se ha sacado de la lista originai que queda en mi poder, de las quales cosas hago fe. Itta est. Francisco de Sogus, nottario, rogatus et cetera. /

c. 602 Lo sindich de la vila de Siamanna acepta en forsa de acte judisciari lo concenti-ment prestat per lo subsindich de la giutat de Oristan sobre que Diego Liliu li restituesca la sentencia que produhi en lo proces de las ultimas corts que se cele-braren en temps de l.excellentissim setior conde de Montellano, dimissa copia in originali, por lo que atento parium concensu suplica a vostra excellencia se serve-sca provehir y manar al dit Liliu que restituesca la dita sentencia, dimissa copia in originali, et haec et coetera, officium et coetera, salvis et cetera. El doctor Pedro Melony. Iesus. Oblata die 9 augusti 1703, Calari. Dimissa copia in originali, tradatur copia parti, satisfacto labore, concessa copia intimetur. Vila. Intimatum fuit dicto die Antiocho Foddis, subsindico civitatis Oristani, per de Martis regium alguazirium, itta refferentem et cetera. Coloru, notarius. Itta est. Augustinus Coloru, notarius et Regiae Audientiae

c. 604 Copia de la sentencia presentada en las dichas cortes. Iesus Christus. Et si pro parte arrendatorum iurium marchionatus Oristanei praebendatu[r] vas-sallos oppidorum de Siamanna et Siapichia condemnatos fore et esse ad eis sol-vendum iura, quae oppidorum circum vicinorum vassalli domi[ni] regi consue-

966

scunt, attenta cum informatione ad eorum et fiscí procuratoris instantiam, recepta constat, vassallos praefatos pro viribus eorum domini nempe olim marchioni Oristanei debitis facere consuevisse singulis / armis calcariam fornacem, et quia c. 602 v.

illam hodie non faciunt, et sic causam perpetuam non habent eam faciendi iura sicut caeteri vassalli solvere tenentur attamen quia ex informatione ad instantiam dictorum vassallorum constat ab imm(em)oriabile tempore cuius initium memoria non extat fuisse in possessione solvendi tantumodo pro iuribus domino regi, nempe Siamanna libras sexdecim et Siapichia libras octo, et sic iure merito petisse absolvendos fore a praetentione dictorum arrendatorum, praecipue iuris attenta dispositione dieta immemorabilis consuetudo et possessio solvendi dictas libras viginti quatuor pro dictis viribus, sucedit loco tituli et vim habet privilegii; ideo et alias sua spectabilis dominatio conclusione sumpta in Regia Procuratione provi- det, pronuntiat, sententiat atque declarat vassallos praefatos dictorum oppidorum de Siamanna et Siapichia absolvendos fore esse, prout cum praesenti absolvi man- dat, a praetensis contra eos per dictos arrendatores et fisci procuratorem et per consequens quod non teneantur solvere iura nisi quemadmodum ab antiquo sol- vere consueverunt praedictis arrendatoribus silentium imponendo neutram par- tium in expensis condemnando, hanc et cetera, non obstantibus et cetera. Don Jayme Artal de Castelvy. Vidit Acorra, consiliarius. Vidit Baylo, Fisci Patrimoni advocatus. Lata die vigesimo quinto mensis iunii 1641, Calari, praesentibus Francisco Buxema et Thoma Zo[n]ca, scriptoribus Calaris, pro testibus et cetera. Solvit Ioannes Flori et cetera. Concordat cum suo originali, prout facit fidem Ioannes Antiochus Conia, notta- rius et secretarius, cum emendato ubi legitur "iura". Publicada 2[5] juny 1641, testimonis son Francisco Buxema y Thomas Zonca, scrivens. Concordat praesens copia cum supradicta alia copia authentica praesentata in praesentis curiis et cetera, de quibus et cetera. Didacus Liliu, secretarius. /

Iesus Christus. c. 603

Et si pro parte syndicorum villarum de Siamana et Siapizia ex mandatu nostri locumtenentis civitatis Oristanei praetensum sit eos non teneri amplius ad faQien-dam calcariam farnacem, quilibet ín sui oppido adducendam qui ad praedictam civitatem pro reficiendis muris eiusque ponte, invixi dicti sindki sententiae huius Regiae Procurationis annis 1641, ut ex actis potest videri, ut veluti tituli et privile-gii cive eos cavatur in memorialis posessu solvendi loco dictae calcis viginti et qua-tuor libras singulis anni. Tamen quía praedicta sententia est exhibita sine actis et ferme in antiquis sumus, capitulum que curiae circa factionem calcis fuit a sua

967

regia maiestate confirmatum quae maxime spectat intendit que causae publicae, quae iam labetur ex non cura, defectu qui materiae, et praedicta quantitas, ut modica non inpenditur operi praedicto, et que maximi momenti subventioni publicae necesitatis calx dieta, parvique praeiuditli dictis comunitatibus. Idcirco et alias sua illustris dominatio conclusionem in hac Regia Procuratione sumptam inseguendo pronuntiat atque declarat pro nunc esse compellendos syn-dicos dictos ad faciendam ac adducendam ad Oristanei civitatem singulis annis

c. 603 v. calcem, quae implet fornacem / in quolibet dictorum oppido, dum circa hoc con-sulitur per hanc Regiam Procurationem suae regiae maiestati repraesentactione dictae sententiae quoquae facta, prout in hunc modum sentiat atque declarat et neutram partem in expensis condenat, hanc et coetera, non obstantibus et cetera. Don Francisco Rogger. Vidit Espíga Machin, asesor. Vidit de la Matta, regii fisci patrimoni advocatus. Lecta et promulgata fuit huiusmodi sententia sive declaratio per suam illustrem dominationem et in eius personam per nobilem et magnificum iuris utriusque doctorem don Antonium Espiga Machin, Regis Procurationis assesorem, de quae eius mandato lecta et publicata fuit per me secretarium infrascriptum die addic-tam praeferendam sententiam assignatto, intitulato decimo nono labentis mensis iulii currentis et presentis anni 1690, Calari, instante et requirente dictamque sen-tentiam ferri et publicari petente Paulo Pintus, procuratori fiscali patrimoniali, alteris vero partibus absentibus, presentibus ibidem pro testibus Francisco Cano et Cosme Pibiri, scriptoribus, necnon Ludifico Medina, Regiae Procurationis por-tarlo, qui massam extulit, de quibus et cetera. Salvador Rodriguez, secretarius. Publicatio vero praedictae sententiae fuit dicto et eodem die intimata et notificata

c. 604 dicto Petro Cascalist, / nomine quo agitur per Matheum Puxeddu, Regis Procurationis alguazirium, sich refferentem et cetera. Ioannes Michael Cossu, notarius. Huiusmodi copia propria manu scripta extracta fuit a suo proprio originaly, rema-nente in archivo Regiae Procurationis, de quibus fidem facit Ioannes Michael Cossu, publicus notarius et scriba dictae Regiae Procurationis, instante et requi-rentae sindicorum villarum de Siamana et Siapigia. /

Petro Cascalis ripetuto nella carta successiva.

968

5. I CAPITOLI DELLA VILLA DI SANTA GIUSTA

257 1698 giugno 28, Cagliari Salvatore Sanna, sindaco della villa di Santa Giusta, fa presente che in

occasione del danno subito dalla comunità il 2 ottobre del 1697 a causa della caduta di 144 case seguita allo straripamento del rio di Oristano, il viceré dichiarò che avrebbe preso dei provvedimenti in merito al donativo, secondo quanto è testimoniato dal memoriale che viene presentato. Supplica pertanto che, su ordine del viceré, un ufficiale faccia un'ispezione e stimi il danno subito al fine di liberare la popolazione dal pagamento della quota di donati-vo che la comunità soleva pagare prima di questo evento.

Il viceré dichiara che terrà in considerazione la supplica..

Que attento el daiio que han tenido los vassallos con la cayda de 144 casas, sean c. 605 sublevados de la paga del real donativo que pagavan antes de tener la perdua.

Excelentissimo sefior. Salvador Sana, sindico de la villa de Santa Justa, dize que haviendo representado en 2 de octubre del ano pasado la perdua que tuvieron con la cayda de síen y qua-renta y quatro casas, ocasionadas de la avenida del rio de Oristan, y el estado miserable en que se halla dicha villa, vuestra excelencia se sirvio decretar que con-tribuieran en el donativo que en adelante se les atenderia por las representassiones que hizo en el memorial que haze ostension, ut ecce. Y porque ha llegado la ocassion de poder vuestra excelencia apiadarsse de los pobres vassallos de dicha villa, suplica se sirva vuestra excelencia ordenar y man-dar al offisial del dicho partido de que haga revista y estimo del dafio referido para a vista d.esto pueda vuestra excelencia sublevarlos de la porsion del donativo que solian pagar antes de la referida perdua, que lo ressibiran a suma grassia de la mano de vuestra excelencia, que Dios guarde. Se tendra concideracion. Provisa per suam excellenciam ex deliberatione sumpta in regio et generali parla-mento die vigesima octava mensis iunii currentis annis millesimi sexcentesimi nonagesimi octavi, Calari. Dídacus Liliu, secretarius. /

969

257/1 Allegato al capitolo di Santa Giusta.

c. 606 Excelentissimo setior. Lucifero Casula, sindico de la villa de Santa Justa, dize que con el diluvio de la agua del mes de henero del presente ano por haver salido de madre el rio de Oristan, que derribo sien y quarenta quatro casas de calidad que estan empegnan-dose para poder redificar y no topan quien socorreles, segun de lo referido podra vuestra excelencia informarse del noble y magnifico don Francisc[o] Quesada, que haviendo bajaelo en dicha villa vido dicha mina, y porque se allan oprimidos a pagar el donativo gratioso de su magestad, a lo qual estan imposibilitados y muchos de dichos vassallos quieren desemparar dicha villa, la qual por ser en lugar maritimo queda expuesta a invasion de muchos enemigos, he importa mas a

c. 606 v. su / magestad conservar dichos vasallos que obligar.los a pagar lo que no pueden, por lo que atento lo refferido suplica a vuestra excelencia se sirva tomar el expe-diente que mas convenga en servisio de su magestad a tal no quede dicha villa despoblada, que lo resibiran a summa gratia de la grandesa de vuestra excelencia, que Dios guarde. Caller i octubre 2 de 1697. Aiudense a contribuir por aora i se les atenderà en adelante. Don Gabriel Alvarez de Toledo Pellicer. /

970

6. I CAPITOLI DELLA VILLA DI SANTU LUSSURGIU

258 1698 aprile 16, Cagliari Il sindaco della villa di Santu Lussurgiu fa presente che i vassalli, a causa della

sterilità del suolo che si trascina da tanti anni e del pagamento dei diritti regi di cuí sono gravati; da qualche tempo a questa parte stanno abbandonando la villa; e poiché già 124 uomini sono andati via e altri intendono seguirli, il sindaco ricorre al viceré affinché decreti per grazia di corte che i detti vassalli siano alleg-geriti nelle contribuzioni e paghino nella stessa misura di quelli di Parte Ozier

IZ viceré dispone che si osservi la consuetudine.

Que a los vassallos de la villa de Santuluxurju por gracia se les conceda que c. 607 paguen segun pagan los vassallos de Parte Ocier Real, attento la gente se ha ydo para vivir en otras partes, que son a pie de 124.

Excelentissimo sefior presidente en este real y generai Parlamento. El sindico de los vasallos y comunidad de la villa (de) Santulusurzu dize que por la esterelidad de tantos arios y por los pagamientos a que los obligan, se hallan los vasal-los tan acossados que de poco tiempo a esta parte se han ido al pie de giento y veinte quatro vasallos a vivir a otras villas y todos los dias no se trata de otro si no de salirse gente, no podiendo reparar a la grave neccesidad que padeen, sin tener medios de como poder passar la pobre vida, de calidad que si continuan los vasallos en desam-parar la villa es preciso que aquella se vaya destruyendo a toda prissa, menguandose assi bien los derechos de su magestad, Dios le guarde, cuya es dicha villa; y como todo lo refferido se puede reparar con aligeratles los pagamientos a que los obligan, porende recorre a vuestra excelencia y con el debido rendimiento suplica que, habida consideragion a lo refferido, quede serbido decretar p[or] gracia de cortes de que dichos vassallos paguen segun los vassallos de Parte 00er Real, que a mas de conser-var.sse con dicha concession la dicha villa lo recibirú a gracia particular de la grande-za de vuestra excelencia, cuya excelentissima pergona guarde Dios largos arios. Guardese la costumbre. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in praesenti regio et gene-rali Parlamento die' / decima sexta mensis aprilis currentis anni millesimi sexcen- c. 607 v. tesimi nonagesimi octavi, Calari. Didacus Liliu, secretarius. /

I die ripetuto nella carta successiva.

971

7 .I CAPITOLI DELLA COMUNITA DI SORGONO

259 1698 aprile 22, Cagliari Il sindaco della comunità e dei vassalli della villa di Sorgono, tribunale e

capoluogo dell'incontrada reale del Mandrolisat, chiede che vengano decreta-ti le seguenti suppliche:

1 che si osservino tutte le grazie, i capitoli di Corte e i privilegi concessi alla villa e alla reale incontrada.

Il viceré dispone che si osservino quelle in uso.

2 che il viceré interceda presso il sovrano per fondare un convento dí Cappuccini di cui la popolazione ha bisogno per l'assistenza cristiana e reli-giosa, anche in considerazione del fatto che, per la sua fabbrica ed il sostenta-mento, la comunità può contare su alcuni legati e manca solo il beneplacito del sovrano.

Il viceré dispone che si ricorra al sovrano.

3 che i vassalli di Sorgono, sede della curia ove si trova anche la prigione, non siano obbligati a portare i prigionieri a Cagliari, perché la loro custodia è anche a carico delle altre ville della stessa incontrada che quindi devono con-tribuire a questo servizio.

Il viceré dispone che i prigionieri siano accompagnati a Cagliari dai vassalli della loro stessa villa, mentre, nel caso di forestieri, l'obbligo deve essere ripartito tra i vassalli dell'incontrada.

4 che si rispetti l'antica consuetudine secondo cui il giurato in capo della reale incontrada è sempre uno di Sorgono mentre il secondo e il terzo vengo-no scelti a turno tra le altre ville.

Il viceré dispone che si osservi la consuetudine in conformità ai privilegi.

5 che si facciano recintare i territori delle ville di Sorgono, ricchi di campi coltivati e di bestiame, e che siano controllati dai ministri di giustizia, al fine di evitare che quelli delle ville confinanti, o anche i forestieri, vi entri-no con il loro bestiame causando notevoli danni alle coltivazioni e al pascolo.

Il viceré dispone che il tribunale del Real Patrimonio prenda la decisione più conveniente.

972

6 che la montagna paberil detta di Corte, concessa in uso dal sovrano ai vassalli della villa, sia divisa secondo quanto previsto nei condaghi, e che il luogotenente del procuratore reale e gli arrendatori delle rendite dell'incon-trada non molestino più i vassalli nel loro "paberile".

Il viceré dispone che, visti i condaghi, il Reale Patrimonio prenderà le sue decisioni.

Excelentissimo senor virrey, lugarteniente y capitan generai y presidente de cortes c. 608

en este real y gener[a]i Parlamento. El sindico de la comunidad y vassallos de la villa de Sorgano, tribunal y cabeca de la encontrada real de Mandrolisay, puesto a los pies de vuestra excelencia, suplica se sirva en nombre de su magestad, Dios le guarde, decretar por auto de Corte las suplicas siguientes.

Que se observen los capitulos de Corte y privilegios concedidos a la villa de Sorgano y real encontrada.

1 Primo, que se hayan de observar inviolablemente todas las grassias, capitulos de Corte y privilegios concedidos a dicha villa y real encontrada. Que se observen los que estuvieren en uso. Liliu, secretarius.

Que se conceda licencia para que en dicha villa se pueda fundar un conbento de capuchinos, attento hay algunos legados dejados para la fabrica y vivienda.

2 Secundo, que vuestra excelencia se sirva interponer su protession para con su magestad a que se digne venir a bien y dar licensia para que en dicha villa se pueda fundar un conbento de capuchinos, que se necessita muchissimo la assi-stensia de tan exemplares religiosos para confessar, consolar enfermos y aiudar a bien morir, como y tambien predicar, que para la fabrica y bivienda se han dejado algunos legados con que no se necessita mas que la licensia de su magestad. / Que acudan a su magestad. Liliu, secretarius.

Que se observe inviolablemente que quando haya conducion de presos de las reales carceles de dicha encontrada a las de esta ciudad de Caller, no esten obli-gados a conduzirlos los vassallos de dicha villa de Sorgano ni los ministros los mande[n] para esso, sino que manden y los conduzgan los vassallos de las demas villas de dicha real encontrada.

3 Tertio, que por quanto dicha villa es cabeca y tribunal de dicha real encontrada

c. 608 v.

973

y halli esta la carsel, cuya custodia y de los presos corre a cargo de los vezinos de dicha villa, y es justo no sean fatigados en mas los vassallos de aquella, se sirva vuestra excelencia en nombre de su magestad decretar por auto de Corte, inviola-blemente observador, que siempre que se haya de condusir presos de aquellas rea-les carseles a las d.esta ciudad de Caller no esten obligados condusirlos los vassal-los de dicha villa ni ningun ministro los puedan para esso mandar, sino que los condusgan y manden por tal effecto los vassallos de las demas villas de dicha real encontrada. Que los presos se traigan a esta ciudad por los vassallos de su domicilio y siendo forasteros se reparta el trabajo por los de dicha encontrada. Liliu, secretarius. /

c. 609 Que en adelante el jurado en cabo sea de la dicha villa de Sorgano y el segundo y tercero de las demas villas de dicha encontrada por su turno.

4 Quarto, que por quanto antiguamente el jurado en cabeza de dicha real encon-trada siempre era natural de la referida villa de Sorgono y el segundo y terzero se nombravan por turno de los que podian concurrir de las demas villas, y es muy justo se obre conforme la antiguedad, y por tanto se sirvira" vuestra excelencia en nombre de su magestad decretar por aucto de Corte que en adelante sea siempre el jurado en cabeza natural de dicha villa de Sorgano y el segundo y terzero de las demas villas por su turno. Observese lo acostumbrado por ser conforme a sus privílegios. Liliu secretarius.

5. Que se amojonen los territorios de la dicha villa de Sorgano y, amojonados, los ministros de justicia los guarden, sin permitir que en ellos entren forasteros para labrar y apasentar ganados sin licencia por escripto del sindico de dicha villa.

5 Quinto, que por quanto los de la susosdicha villa de Sorgano tienen mucha labran-za y muchos ganados y los de las demas villas comarcanas ocasionan la diminuOon de labranza y de ganados por entrar en los territorios de dicha villa para labrar y apa-zentar, de que se sigue el daiio y molestia que se dexa conozer y es bien se atienda al

c. 609 v. augmento de aquellos vassallos, prinOpalmente' / tratandose de los territorios de la susodicha villa, por tanto se sirviii vuestra excelencia decretar se amojonen los terri-torios de dicha villa de Sorgano mediante la persona nombradora, recibiendose aucto d.ello, y amojonados que esten, que los ministros de justicia los guarden, sin permitir que entre en ellos por ningun caso forastero alguno para labrar y apazentar sus ganados, si no fuere con lizencia por escrito del sindico de dicha villa.

i principalmente ripetuto nella carta successiva.

974

Que el tribunal del Real Patrimonio dé la providencia que convenga. Liliu, secretarius.

Que se divida la montana de corte, llamada paperili, segun los condajes que tiene dicha villa, y que el thiniente de procurador real de la dicha encontrada y los que son y fueren arrendadores de los emolumentos de aquella no molesten a los vas-sallos de dicha villa con macheles y processos en el paperili que suelen hazer.

6 Sexto, que atento su magestad, Dios le guarde, ha concedido a los vassallos de dicha villa el uso de las montai-las paperilis, assi vulgarmente llamado, y la montana del paperili que llaman de corte segun los condaxes que tiene dicha villa se deve dividir, por lo que se sirviú vuestra excelencia en nombre de su magestad decretar por aucto de corte se divida dicha montana de corte de paperili segun los dichos condaxes y que el thiniente de procurador real de la referida encontrada y los arrendadores que oy son y1 / en adelante fueren de las rentas y emolumentos c. 610 della no molesten mas a los vassallos de dicha villa en el paperili con macheles y processos que solian haser en notable destrussion de aquellos vassallos reales. Que en vista de. dichos condajes el Real Patrimonio dara providencia. Liliu, secretarius.

Excellentissimus dominus don Iosephus de Solis, Valderrabano, Davila, Pacheco, Giron et Enrriques, comes de Montellano, antelatus de Iucatan et cetera, de Consilio Sacrae Catholicae Regiae Maiestatis, eius prorrex, locumtenens et capita-neus generalis praesentis Sardiniae Regni et praeses in praesenti regio et generali Parlamento, providet et decretat suprascripta capitula et unumquodque illorum prout in fine cuiuslibet ipsorum continetur et expressum est, mandans mihi secreta-rio infrascripto de his omnibus huiusmodi actum curiae fieri, de quibus et coetera. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento die vigesima secunda mensis aprilis currentis anni millessimi sexcente-simi nonagesimi octavi, Calari. Didacus Liliu, secretarius. /

' y ripetuto nella carta successiva.

975

8. I CAPITOLI DELLA COMUNITÀ DI ATZARA

260 1698 luglio 1, Cagliari Paolo Demurtas, sindaco della comunità e dei vassalli di Atzara della

incontrada reale del Mandrolisai, fa presente che in tempi passati la villa si componeva di circa un centinaio di vassalli, per cui le vennero concessi pochi territori per coltivare e pascolare il bestiame; in seguito la villa è cresciuta notevolmente ed ora è composta da circa 300 vassalli i quali, per mancanza di territori, hanno cambiato domicilio trasferendosi nelle terre baronali con grave pregiudizio delle rendite regie; in considerazione di ciò, egli chiede al viceré di voler interporre la sua autorità presso il sovrano affinché per grazia di Corte conceda il permesso di avere in comune con i vassalli delle altre ville il pascolo del bestiame, prendere acqua, fare legna e lavorare la terra ed inol-tre possano coltivare senza incorrere in alcuna pena le terre comunali che furono aggregate alle ville di Samugheo, Sorgono e Espasulei in seguito ai delitti ivi commessi.; e ancora avere il permesso di coltivare le terre incolte di quelle ville, considerando che ognuna possiede tre vidazzoni; il sindaco chie-de infine, nel caso in cui la supplica non fosse accolta, che almeno sia permes-so riscattare la metà di quelle terre che furono acquisite dalle dette ville, in seguito ai delitti, pagando il corrispettivo alle ville stesse.

Il viceré dispone che ricorrano al tribunale di giustizia.

c. 611 Que los vassallos de la villa de Atzara por gracia tengan permisso y licencia de comunicar.se en la pastura de ganados, aguar, leiiar y erbar con los demas vassal-los de las villas de la encontrada, como son en los territorios de Sorgano, Semugueo y Spasuley, y en su caso les sea permitido que puedan quitar la mitad de las tierras que dichas villas adquirieron por agregacion, pagandoles el valor de ellas.

Excelentissimo seflor. Pablo de Murtas, sindico de la comunidad y vassallos de la villa de Atzara, otra de la encontrada real de Mandalusay, que de su poder haze pr[o]duccion cum inser-tione, ut ecce, dize que en tiempos passados la dicha villa [se] componia con menos de cien vassallos, por cuyo effetto les fueron concedidos cortos y pocos territorios para poder cultivar y pasturar los ganados. La dicha villa, por la gracia de Dios y aumento de su magestad, que Dios guarde, ha mejorado de tal suerte que se compone de trescientos vassallos en circa, pero tan falta de territorios, que se desconfia de la conservaccion y aumento de dicha villa, pu[es] por dicha falta

976

muchos vassallos han mudado domicilio a tierras baronales, por no tener en dicha villa lugar bastante para labrar lo necessario a passa[r] su pobre vida y a pasturar los ,ganados. Y tomo de destruirse dicha villa no resulta a su magestad, que Dios guarde, la conveniencia que podia resultar de la conservaccion y aumento de aquella, poren-de en el referido nombre recorre a vuestra excelencia y con el devido rendimiento supplica quede servido interponer su autoridad para con su magestad catolica para que por gracia de Chortes les conceda el permisso y lissencia de que puedan dichos vassallos comunicar.se en la pastura de los ganados, aguar, levar y en la labranga con los vassallos de las demas villas de dicha encontrada, havida conside-raccion que todos son vassallos reales y que lo referido incumbe a la conservac-cion de todos, y que en razon de la labranga puedan dichos vassallos passar a labrar sin incurso de pena alguna a tierras comunales, que se agregaron a las villas de Sumugueo, Sorgono y Espasuley por penas, supponen haver pagado por delic-tos que en dichas tierras dizen se cometieron, y siquiera dar.les el permisso de poder labra[r] las tierras que sobran a los vassallos de dichas villas y dexan de cul-tivar, por razon que abundan de tanto territorio que ni labran la meitad, pues la villa de Sumugueo tiene tres bidazones y Sorgono y Espasuley, si quisieran, tuvie-ran otras y tantas. Y en caso de paresser que no puede tener lugar la referida supplica saltim que / les sea permittido el poder quitar la meitad de las tierras que dichas villas aquirie- c. 611 v. ron por agregaccion por los referidos delictos, pagando el valor d.ellas a cada qual respective que las possehiere segun en quanto se las huvieren seiialado al tiempo de dicha agregassion, a tal que puedan todos participar, y mas considerando la necessidad d.esta dicha parte y ser todos vassallos reales, que todo lo recibiran a particular gracia de la grandesa de vuestra excelencia, cuya excelentissima pergo-na el cielo guarde. Acudan al tribunal de justicia. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in praesenti regio et gene-rali Parlamento die prima mensis iulii currentis anni millessimi sexcentesimi nona-gesimi ottavi, Calari. Didacus Liliu, secretarius. /

977

9. I CAPITOLI DELLA VILLA DI QUARTUCCIU

261 1698 giugno 28, Cagliari

1 Il sindaco della villa di Quartucciu fa presente al viceré che i poveri vas- salli sopportano il peso della guardia marittima per tutta la notte lungo il lito-rale di Quartu e nei territori adiacenti; e poiché da questo obbligo non deve essere escluso nessuno, mentre capitani; alfieri, sergenti, capisquadra di cavalle-ria e fanteria, ministri inferiori del Santo Ufficio e della curia ecclesiastica pre-tendono di esserne esentati, chiede che tutti contribuiscano all'escalaguarda.

Il viceré dispone che si osservino gli atti di concordia, le leggi del Regno e i pregoni.

2 i vassalli di Quartucciu si trovano in stato di estrema povertà tanto che, nella maggior parte dei casi, possiedono soltanto beni gravati da censi con la clausola del rigore del "terzo"; in virtù di questo i creditori ottengono l'invio di un commissario, procedimento che comporta spese maggiori rispet-to anche al valore del contratto per cui è stato accusato il terzo; poiché per capitolo di Corte decretato nel Parlamento del viceré duca di Monteleone è stabilito che le esecuzioni devono essere fatte dai ministri ordinari che, in caso dí riluttanza, sono tenuti a mandare a proprie spese un commissario, si supplica il viceré che decreti che d'ora in poi né la curia del vicario, né altri giudici, nei casi di accusazione del terzo, né per qualsiasi altra causa civile, possano inviare un commissario, in ottemperanza al detto capitolo di Corte.

Il viceré dispone che si osservi il capitolo di Corte.

3 poiché la villa di Quartucciu assolve già all'obbligo del pagamento del diritto del "fondo", sulla base del numero dei tralci che i vassalli possiedono nelle vigne, il sindaco chiede che essi non siano ,tenuti a pagare anche il dirit-to del puntarolu, relativo al vino che vendono nelle loro vigne, o che altri-menti paghino o l'uno o l'altro.

Il viceré sollecita il ricorso al Real Patrimonio trattandosi di rendita regia.

c. 612 Que en la contribucion de la paga de la escalaguardia ninguno tenga exempcion con motivo de ser ministro inferior del Santo Officio, de la Iglesia y de la cavalle-ria e infantaria.

Excelentissimo sefior virrey, lugarteniente y capitan generai y presidente en este real y generai Parlamento.

978

1 El sindico de la comunidad de la villa de Quartucho representa a vuestra exce-lencia que se allan los pobres vassallos con el cargo de la guarda maritima todas las noches en los mares de Quarte y sus territorios, concurriendo en la escalaguar-da todos los vassallos, que mira el beneficio publico precautellando el incidente de invagion de enemigos, por ser lugar quasi maritimo, con dicha escalaguarda, y no, debe haver en la contribugion exempgion en los referidos vassallos; y como muchos con motibo de ser capitanes, alpheres, sargentos, cabos de esquadra de cavalleria e infanteria, ministros inferiores del Santo Offigio y curia ecclesiastica pretenden eximirse en la contribugion, y es bien que benefigio tan publico com-prehenda a los refferidos, suplica mande vuestra excelencia en nombre de su magestad decretar por aucto de corte de que en la contribugion de la referida escalaguarda no se admita exempgion alguna por exerger los susodichos empleos ni por ser ministros de dichas curias y, si es menester, reputarlo a su magestad para que consuele esta pobre comunidad, que es una de las villas reales de la real baro-nia de Quarte, segun lo esperan de la real clemengia con el influxo de vuestra excelencia. Guardense las concordias, leyes del Reyno y pregones. Liliu, secretarius. /

Que en adelante no se despache comissario por la curia del Real Veguerio ni otra c. 612 v.

superior, en vigor de acusacion de tercio, prechario ni por otra causa civil, contra los vassallos de dicha de Quartucho, solo se encargue la execucion a los mini-stros ordinarios en virtud del capitulo de Corte en las del setior duque de Monteleón.

2 Item, por quanto la probesa del village es notoria a vuestra excelencia y a essa causa se allan tan empegfiados los vassallos de dicha villa de Quartucho, que no hay quatro vassallos que tengan sus haziendas librar y los demas subiugados a gengos y otros empefios con la clausula del rigor de tergio, y quando se valen de ella los acrehedores accusando el tergio obtienen despacho de comissario o passan ministros de la curia del Real Viguerio, y notorio ocasionando muchas vezez y las mas gastos maiores de la quantidad por la qual se ha accusado dicho tergio, siendo que por capitulo de Corte se manda que las execugiones se hagan por los mini-stros ordinarios y por su rennitencia a gastos de ellos se despache dicho comissa-rio, y no obstante se esperimenta lo contrario imposibilitando con essos gastos a los pobres deudores, por lo que supplica mande vuestra excelencia en el real nom-bre de su magestad decretar por aucto de Corte y ley indispensable que en adelan-te ni por la curia del Viguerio y ni otra, aunque sea supperior no se despache comissario en vigor de las accusagiones de tergio, revocagion de praecario ni por otra qualquier causa civil, ni se despache o permita transmission de ministro algu-

979

no, solo se encargue la execugion de qualquier despacho a los mismos ministros en exequcion del referido capitalo de Corte en las Cortes celebradas por el exce-lentissimo sefior duque de Monteleon, bajol / incurso de nullidad y refagion de los gastos o de otra paena bien vista. Guardese el capitolo de Corte. Liliu, secretarius.

Que solamente se tome el derecho del fondo y no el derecho de puntaloru.

3 Item, por quanto se ha entroduzido en dicha villa pagar derecho de vino, que llaman puntaloru, del vino venden de sus mismas vignas los naturales y domigilia-dos en ella a los vezinos, siendo que pagan otro derecho, que se llama derecho del fondo, pagando por razon de cada orden de sermiento un tanto segun de las sepas se compone, y no hay razon alguna que paguen dos derechos quando en los luga-res baronales menos se pagan, suplica porende dicho sindico mande vuestra exce-lencia en el real nombre de su magestad decretar por aucto de Corte que solamen-te se tome el derecho de fondo y no el derecho de puntaloru o saltim uno o otro, que lo espera de la justissia de vuestra excelencia y real clemengia. Acuda al Real Patrimonio por tratarse de renta real. Liliu, secretarius.

Excellentissimus dominus don Iosephus de Solis, Valderrabano, Davila, Pacheco, Giron et Enrríques, comes de Montellano, antelatus de Iucatan et cetera, de Consilio Sacrae Catholicae Regiae Maiestatis, eius prorrex, locumtenens et capita-nus generalis praesentis Sardiniae Regni et praeses in praesenti regio et generali Parlamento, providet et decretat praedicta capitula et unumquodque eorum prout in fine cuiuslibet illorum continetur et expressum est, mandans mihi secretario infrascripto de his omnibus praesens actum curiae fieri, de quibus et coetera. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento die vigesima octava mensis iunii currentis anni millesimi sexcentesimi nonagesimi ottavi, Calari. Didacus Liliu, secretarius. /

c. 613 v. Excelentissimo seflor. Los sindicos de Quartucho. Die 28 iuníi. /

I hajo ripetuto nella carta successiva.

980

10. I CAPITOLI DELL'INCONTRADA REALE DELLA BARBAGIA DI BELVÌ

262 1698 aprile 26, Cagliari Fra' Salvatore Cuy, padre provinciale, sindaco generale dei vassalli dell'in-

contrada reale della Barbagia di Belvì, fa presente che l'incontrada, mai con-quistata e mai in possesso del marchese di Oristano né di nessun altro baro-ne, si diede volontariamente ai re aragonesi e che i suoi abitanti hanno sem-pre partecipato al Parlamento con un loro sindaco ma, nonostante vi siano molte antiche casate, non vi è nessuno di rango nobiliare che possa votare in Parlamento; chiede quindi che vengano decretati i seguenti capitoli:

1 che siano onorati col titolo di cavaliere alcuni fra i discendenti delle case più avite tra i quali il dottor Antonio Carboni, Giovanni Antonio Carboni, Giovanni Michele e Quirigo Diana, Pietro Antonio e Giovanni Angelo Sulis di Aritzo, Giuseppe e Francesco Marras di Meana.

Il viceré dispone che si presenti la supplica al sovrano.

2 che i diritti del deghino siano di un capo per ogni segno, sia per i maia- li che per le pecore, in conformità ai privilegi della reale incontrada del Mandrolisai e in esecuzione di quanto decretato nel Parlamento del 1683.

Il viceré dispone che si osservi la consuetudine.

3 che gli arrendatori della neve chiudano con una parete i pozzi dove viene depositata, in quanto questi si trovano nelle vidazzoni e nelle monta-gne ghiandifere dove i maiali li danneggiano e, per questo motivo, vengono macellati con grave pregiudizio dei pastori.

Il viceré dispone che si osservi la consuetudine e, quando occorrano altri provvedimenti; si ricorra al tribunale del Real Patrimonio.

4 che si conceda licenza ai notabili della villa di Aritzo, che usano bere la neve prendendola dai pozzi pubblici ma non ne hanno abbastanza per tutta l'estate perchè si scioglie solitamente nel mese di giugno, di poter riempire di neve i pozzi privati come si faceva in precedenza, o di costruirne di nuovi nelle proprie terre, non arrecando in questo modo alcun danno all'approvvi-gionamento della città di Cagliari perché i pozzi privati si trovano in luoghi distanti da quelli in cui si immagazzina la neve.

Il viceré dispone che si ricorra al tribunale del Reale Patrimonio dove già pende tale istanza.

981

5 che il tribunale del Real Patrimonio, su istanza del procuratore reale, proceda al sequestro dei beni posseduti dai vassalli di Arzana che provengono dalle rendite dei territori di Selisei, Nuraxi de Limas e Nuraxi de Ruinas, ville che facevano parte dell'incontrada e di cui gli arzanesi si sono imposses-sati senza alcun diritto.

Il viceré dispone che si ricorra al tribunale dove pende tale istanza.

6 che nessun vassallo dell'incontrada sia obbligato ad effettuare più di un servizio personale ogni anno, in quanto i ministri sono soliti gravare su alcuni vassalli per alleggerire altri di loro gradimento; ed inoltre, per le riscossioni degli uffici come quelli di maggiore di prato e di villa, vengano scelte persone qualificate ad eccezione di coloro che hanno già ricoperto la carica di ufficiale nell'incontrada.

Il viceré dispone che si osservino la reale prammatica e i pregoni regi.

7 che si tengano nell'incontrada delle botteghe pubbliche, su licenza del procuratore reale, fornite di ogni genere di merci in quanto la stessa incontra-da è molto distante dalle città del Regno e, essendo molto popolata, ha neces-sità di viveri e vestiario.

Il viceré dichiara che ha già provveduto in merito in occasione delle suppli-che generali degli Stamenti.

8 che gli arrendatori, in considerazione del fatto che il bestiame dell'in- contrada, sia pecore che capre, sverna nei Campidani a causa dei temporali e delle nevicate che si abbattono in quelle aspre montagne, e che, per le lun-gagginidegli arrendatori dei diritti e dei ministri di giustizia, tale bestiame subisce notevole diminuzione, siano obbligati a riscuoter il deghino nel mese di ottobre e che i ministri di giustizia, sotto pena di 100 scudi, rilascino tem-pestivamente i bollettini del bestiame ai pastori affinché possano portare le greggi nei Campidani ai primi del mese di novembre, prima che il gelo e i temporali li colgano lungo il tragitto.

Il viceré dispone che si osservi la reale prammatica e la si citi negli atti di arrendamento.

9 che si permetta a chiunque ne abbia necessità di raccogliere le ghiande per darle in pasto ai propri maiali, in quanto spesso i pastori, in accordo con gli arrendatori, cercano di impedirne la raccolta.

Il viceré dispone che si osservi la consuetudine.

10 che i consiglieri e giurati dell'incontrada nominino per Poi-Malia di ciascuna villa, una persona idonea, come si usa nel Mandrolisai e come è

982

stato decretato nelle Corti del conte di Santo Stefano, mentre si è invece introdotto l'uso di eleggere, ogni 2 anni, tre persone che, concorrendo per la stessa officialia, già un anno prima si danno da fare con i vassalli per ottenere il loro voto e questi, pur sapendo che tali persone non sono idonee al servizio, per timore di ritorsioni, li eleggono con grave danno' per tutti.

Il viceré dispone che si osservi la consuetudine, eliminando gli abusi.

11 che venga diminuita la pena di 50 ducati, decretata nel Parlamento celebrato dal duca di Monteleone contro chi introduce bestiame nelle vigne dell'incontrada, ed in particolare in quelle di Aritzo dove si trovano anche alberi da frutta come ciliegi, peri, castagni, alberi di noci e di nocciole, susini etc., equiparandola a quella della villa di Tonara che è di 4 reali per ogni bue domito e di 2 scudi per ogni gregge di pecore, capre, maiali e mucche; e che inoltre si diano ordini affinché, entro 8 giorni, sia ultimato il muro di chiusu-ra dei vigneti e vidazzoni di Aritzo, completandolo anche di porte e lo stesso sia fatto nelle ville di Belvì e di Gadoni.

Il viceré dispone che si osservi quanto decretato nel capitolo dí Corte citato nella supplica.

12 che nei mesi più rigidi di dicembre, gennaio e febbraio i vassalli del-l'incontrada non siano costretti al servizio della ronda nel territorio del Sarcidano, al fine di controllare le persone che passano da un Capo all'altro, perché nei mesi invernali il rigore del clima, tipico di quelle montagne, ha causato la morte di molti di loro.

Il viceré dispone che si osservi la consuetudine.

13 che l'incarico di ufficiale dell'incontrada sia riconfermato solo dopo che sono trascorsi tre bienni e aver purgado taula come stabilito nelle Corti del viceré di Santo Stefano, mentre alcuni ufficiali pretendono di esercitare tali funzioni per due bienni consecutivi.

Il viceré dispone che si osservino i privilegi esistenti e le prammatiche.

14 che gli abitanti della villa di Aritzo, località tra le più fredde dell'isola, possano far legna nelle ville dell'incontrada del Mandrolisai ed in quelle vici-ne, come si è sempre usato, non disponendo di legname sufficiente per il loro fabbisogno.

Il viceré dispone che si osservi la consuetudine.

15 che i vassalli dell'incontrada possano esercitare liberamente la pesca delle trote nei fiumi che attraversano il territorio.

Il viceré dispone che i ministri di giustizia ordinari non permettano vessazioni.

983

16 che gli abitanti dell'incontrada, con assistenza dell'ufficiale, del sinda-co e di 5 probi uomini, possano tagliare legna nella villa di Aritzo e in altri luoghi meno necessari alla reale azienda, per costruire e ristrutturare le loro case, senza alcuna spesa.

Il viceré dispone che si osservi la consuetudine.

17 che le suddette suppliche siano inserite nel processo delle Corti nella stessa forma in cui furono inserite nelle Corti precedenti.

Il viceré approva.

c. 614 Que los descendientes del quondam Juan Antonio Carboni, Seraphin Diana, Pedro Sulis de la villa de Aritzo y Sebastian Marras de la de Meana sean insigni-dos de cavalleros.

Excelentissimo seiior virrey y presidente en este real Parlamento. 1 El padre fray Salvador Cuy, padre de provincia [del su religion y sindico generai de los vassallos de la real encontrada de Barbaja Belvy, que de su poder haze fee, ut ecce cum insertione, juntamente con la lissen0a de su superior para dicho effecto obtenida, dize que corno dicha encontrada no fue conquistada ni fue del marques de Oristan ni de ningun baron sino voluntariamente presentada a los serenissimos rey(es) de Aragon, se les honró en que los principales de aquella venian a vottar las causas a esta ciudad y juntamente los sindicos y los de aquella tenian votto en todos los reales Parlamentos, y solamente s[e] han congervado el embiar sindico mediante poderes, por no tener en aquella, no obstante que haya muchas casas solares, no hay ninguno que sea del gener[o] militar que pueda votar en dicho real Parlamento, por tanto suplica dicho sindico en nombre de dichos vassallos, atento las casas mas antigas de dicha encontrada son la de los quondam Juan Antonio Carbony, Seraphi[n] Diana y Pedro Sulis en la villa de Aritzo y en la de Meana Sebastian Marras, que vuestra excelencia se sirva interpo-ner su real authoridad para con su magestad que los descendientes de estos sean

c. 614 v. insignidos' / de cavalleros, que son el doctor Antiogo Carbony y Juan Antiogo Carbony, Juan Miquel y Quirigo Diana, Pedro Antiogo y Juan Angel Sulis en la de Aritzo y en la de Meana Joseph Marras y Francisco Joseph Marras, por ser estos los descendientes que biven y ser personas todos pringipales y que han ocupado los mayores puestos honorificos de dicha encontrada, para que con esso puedan adelantarse en el servicio de su magestad y su voto puedan mirar el benificio y aumento de su Real Patrimonio. Que lo supliquen a su magestad. Liliu, secretarius.

insignidos ripetuto nella carta successiva.

984

Que el deguino de los cochinos sea un pegus por segnai y en las obejas y colme-nas de la mesma manera que pagan los de Mandralusay por gozar de los mesmos privilegios y grassias.

2 Mas suplica dicho sindico que por quanto con los reales privilegios que se han obtorgado a dicha encontrada su magestad, a quien Dios guarde, 1.a agregada e incorporada en su real corona y patrimonio assiendola inanienable y que gose de los mismos privilegios y grassias concedidas a la real encontrada de Mandrolissay, tanto en los honores como en los derechos que pagan al patrimonio de su mage-stad y en particular en los deguinos, que sean un pegus por signo en los cochinos y en las obejas y colmenas de la misma calidad, que de esse modo los pobres vassal-los se alentaran para tener mucho ganado, poniendose en execussion lo que se decretó en el Parlamento que se tuvo y celebró el ano de 1683; coppia de la agre- gassion a la de Mandrolizay y real corona se produzel, / ut ecce cum incercione. c. 614 v.

Observese lo acostumbrado. Liliu, secretarius.

Que los arrendadores de la nieve sierren con pared los pozos donde la ensierran, por ser lugar de montaiias de bellota y pastura de ganado y bidatzoni y se suele muchas vezes machellar el ganado en davo y gasto de los amos y pastores.

3 Mas suplica dicho sindico sea vuestra excelencia servido decretar que los arren-dadores de la nieve sierren con pared los posos donde la ensierran, por ser estos en el lugar donde pastura el ganado y por hazer el ganado dagno en dichos posos le suelen machellar y muchas beses a processar y causar a los amos y pastores grandes gastos y dagnos indevidamente, y assi para evitar este dagno estando estos posos en la bidazoni y montaiias de bellota y siendo inevitable que el ganado dexen assi de avesinarse a ellos mandara vuestra excelencia assi decretarlo. Observese lo acostumbrado y quando necessitare demas providencia acuda al tri-bunal del Real Patrimonio. Liliu, secretarius.

Que los principales de la villa de Aritzo puedan enserrar nieve en los posos parti-culares, como antes, para el uso proprio.

4 Mas suplica dicho sindico por quanto los principales de la villa de Aritzo aco-stumbran bever en nieve y la toman de las bigas de la que se deja de enserrar y como esta no les basta por todo el estio por derretirse ordinariamente en el mes de junio, suplican a vuestra excelencia se sirva decretar dandoles lissencia puedan

se produze ripetuto nella carta successiva.

985

llenar de nieve los posos particulares que de por antes solian llenar o hazer de niev[e] en sus heredades a sus proprios gastos para que tengan el abasto para el

c. 615 v. uso proprio de aque[Mos / que la enserraren, eo maxime no siendo de ningun dagno al abasto de esta illustre giudad y hasiendo los posos particulares en lugar muy distante de donde se encierra la nieve para esta giudad y todo el reyno y haverse concedido esta lissengia a muchos que no son naturales de esta villa. Acuda al tribunal del Real Patrimonio, donde pende en justicia esta instancia. Liliu, secretarius.

Que los saltos que se han apropriado los de la villa de Argana se sequestren por el Real Patrimonio, por ser estos saltos de las villas despobladas de la encontra-da real de Barbarja Belvi y se los han convertido en patrimonio dichos de Argana.

5 Mas suplica dicho sindico sea vuestra excelencia servido decretar que por quan-to dicha encontrada se componia de ocho villas, que eran Manixeddu, Nuraxi de Ruinas, Nuraxi de Limas, Selisey, Aritzo, Belvi, Gadoni y Meana, y hoy solamente se hallan en píe quatro ultimas, y los territorios de Selisey, Nuraxi de Limas y Nuraxi de Ruynas se han appoderado los vasallos de Argana y combierten en patrimonio proprio tres o quatro mil escudos que importan los fructos todos los afíos, que su magestad de providencia en que se sequestren dichos saltos por los ministros del Real Patrimonio mediante la instancia del su procurador fiscal, obli-gando sacen el circulo del marquesado de Quirra y de dicha encontrada para que de essa forma ninguno quede defraudado de su derecho, pues todos estos fructos los embolsa la dicha comunidad de Algana sin dar parte alguna a los cofres del illustre marques de Quirra, de donde con evidencia se conose haverse dichos

c. 616 vasallos apropriado manu' / potenti dichos saltos sin titulo alguno en gran dagno y perjuhissio assi de la real azienda de su magestad como y tambien de dicha encontrada real de Barbargia Belvy. Acudan al tribunal (del Real Patrimonio), donde pende en justicia esta materia. Liliu, secretarius.

Que ningun vassallo de dicha encontrada sea oprimido a hazer mas que un servi-cio personal cada ano y que las colletas y officios y mayores de prado y de la villa los sirvan los de la primera calidad.

6 Mas suplica dicho sindico sea vuestra excelencia servido decretar que ningun vassallo de dicha encontrada sea oprimido a haser mas que un servissio personal cada ano, por quanto los ministros por tema y sus antojos de ordinario oprimen

I manu ripetuto nella carta successiva.

986

a los que quieren para librar a los de su carigno, y en las colletas y offissios y mayores de padro y de villa que sean y sirvan de primera calidad, por ser estos gente acomodada y los otros pobres, excepto aquellos que han servido de offis-siales en dicha encontrada. Guardese la real pregmatica y reales pregones. Liliu, secretarius.

Que en dicha encontrada haya tiendas publicas de todo genero de merces con licencia del Real Patrimonio.

7 Mas suplica dicho sindico sea vuestra excelencia servido decretar que en dicha encontrada haya tiendas publicas de todo genero de merces con fissensia del illu- stre procurador real, por quanto dicha encontrada es muy distante de las siudades del reyno y siendo pueblos tan grandes les falta todo el' / abasto y padessen de c. 616 v.

bestido por no haver tiendas en dicha encontrada. Ya se ha dado providencia en las suplicas generales de los estamentos. Liliu, secretarius.

Que se mande a los arrendadores que son y fueren de dicha encontrada que por todo el mes de octubre cada ano hayan de tomar el deguino de ovejas y cabras que passan a los Campidanos para invernar, y en el mesmo mes los ministros de justicia despachen los bolletines y certificatorias de dicho ganado.

8 Mas suplica dicho sindico que por quanto los ganados de dicha encontrada, como son las obejas y cabras, suelen todos los arios hir para invernarlas a los Campidanos por no poder quedar en aquellas montagnas tan asperas a causa de los temporales tan continuados y de tantas nevadas, y por dilatarseles por los arrendadores de los derechos civiles y ministros de aquella por sus fines los degui-nos se suelen hazer con esta tardano, ha venido este genero de ganado en gran-dissima diminuission, que si no huviere en esto reparo vendrú a acabarse del todo, por tanto sea vuestra excelencia servido decretar y mandar con rigurosas penas a los arrendadores actuales y a los que han de subseder en este empleo que por todo el mes de octubre tomen dichos deguinos y, en caso [de] no executarlo en essa forma, mandar assimismo con una pena de sien escudos a los dichos ministros despachen a los pastores los bolletines y certificatorias de dicho ganado, para que en los principios de noviembre puedan passar.las a los dichos Campidanos antes les sobrevenga la cria y temporales en los caminos. Guardese la real pregmatica inviolablemente y2 / se expresse en los autos de los e. 617

i lodo el ripetuto nella carta successiva. 2 y ripetuto nella carta successiva.

987

arrendamientos. Liliu, secretarius.

Que cada vassallo de dicha encontrada que criare un cochino en casa para provi-sion propria pueda tomar libremente la bellota necessaria para el sustento de aquellos.

9 Mas suplica dicho sindico que por quanto es costumbre en dicha encontrada el criarse y tener un cochino en casa para provision propria, y esto se han de sub-stentar de la bellota que Dios da en dichas montagnas y los arrendadores junto con los pastores de cochinos se les impiden contra toda caridad, mandara vuestra excelencia darles lissencia que cada uno pueda cojer la bellota necessaria libre-mente para el sustento de los referidos cochinos caseros, por ser muy combenien-te al bien publico. Observese lo acostumbrado. Liliu, secretarius.

Que en adelante los conselleres y jurados de dicha encontrada nombren en cada villa una persona apta y sufficiente para concurrir en la offissialia de essa encon-trada, segun se acostumbra en la de Mandralusay.

10 Mas suplica dicho sindico que attento en la real encontrada de Barbarja Belvy de dos en dos atios acostumbran elegir tres personas puedan concurrir por la offissialia de dicha real encontrada y muchos codisiosos un ano antes se negossian los vottos de los vassallos, que por mas sean inabiles por el exercissio por dicho empleo no les pueden dichos vassallos negar el votto por el gran perjuhissio que

c. 617 v. podria resultar hassiendo lo contr[ar] io, por ser poderososl, / de cuya nomina forsada a resultado grandes dagnos [e] incombenientes a todos dichos vasallos y muchas dissensiones entre los principales, por lo que suplica a vuestra excelencia mande decretar que en adelante los concilleres y jurados de dicha encontrada de Barbarja Belvy nombren una persona apta y sufissiente en cada villa segun se aco-stumbra en la encontrada de Mandrolissay, por gosar todas las dos de unos privi-legios, que assi fue decretalo por el excelentisimo sefior conde de San Estevan en su real y generai Parlamento a favor de dicha real encontrada de Barbarja Belvy. Guardese la costumbre, quitado todo abuso. Liliu, secretarius.

i poderosos ripetuto nella carta successiva.

988

Que la pena de cinquenta ducados que se impuso en el capitulo de las Cortes celebradas por el excelentissimo senor duque de Monteleon para e1 ganado rude y domestico que entrasse en el vignete de la villa de Arizo se redusga a saber a quatro reales por cada buey domado, a dos escudos por cada gama de obejas, cabras, cochinos y vacas que se hallaren dentro de dicho vignete.

11 Mas suplica dicho sindico que por quanto en el real y generai Parlamento vele-brado por el excelentissimo setior duque de Monteleon fue servido mandar y decretar que en el vignette de las villas de dicha encontrada y en particular en l[a] de Aritzo no entrasse ningun genero de ganado rude ni domestico con pena de si[n]quenta ducados, por ser aquel como un jardin compuesto de diversos alboles fructiferos de seresas, peras, castagnas, nueses, avellanas, siruelas y otras que lo destruhia, suplica mande vuestra excelencia sea servido de[cr]etar en que se rebaje dicha pena como se estilla en la villa de Tonara, que es quatro reales de cada buey domado y dos escudos por cada gama de obejas, cabras, cochinos y vacas quei / se hallaren dentro dicho vignette, y mandar assimismo a los mini- c. 618

stros de justicia que dentro del termino de ocho dias concluhian la pared de dichos vignettes y bidazoni de Aritzo, piantando assimismo las puertas, y lo mismo en las villas de Belvy y Gadoni, por ser todo aumento de la real assienda del patrimonio de su magestad, que Dios guarde. Guardese lo decretado en el capitulo que cita. Liliu, secretarius.

Que en los meses de diciembre, henero y febrero no esten obligados los de dicha encontrada a hazer ronda en el Sarchidano por la mucha nieve y frieldad que haze en aquellas montanas.

12 Mas suplica dicho sindico que attento los vassallos reales de dicha encontrada continuamente hazen la ronda en el Sarchidano en el tiempo del invierno, por la gente passa de un cabo a otro, y se a experimentado que por la mucha nieve y frieldad, haze en aquellas montagnas, a muerto mucha gente por no tener donde albergarle, por lo que suplica a vuestra excelencia sea servido decretar que en aquell tiempo tan riguroso como son diciembre, henero y febrero, no esten obliga-dos a hazer dicha ronda por obiar tan notable ruyna y dagno padesen dichos vasallos, que alto quedan mortificados etiam en sus casas con tantas nevadas. Observese lo que se acostumbra. Liliu, secretaríus.

13 Mas suplica dicho sindico [que] attento en el generai y real Parlamento del

que ripetuto nella carta successiva.

989

excelentissimo sefisor conde de San Estevan se ha concedid[o] que el que ha de c. 618 v. servir offissial en dicha encontrada o per viasl / de privilegio o de encomienda no

pueda otra vez exercerla hasta tanto passen tres bienios, y se ha experimentado que algunos codissiosos la quieren exercer dos bienios continuos, contraveniendo a dichos reales privilegios, que por tanto sea vuestra excelencia servido decretar que en adelante el que ha de servir de offissial un bienio no pueda exercerlo basta tanto passen dichos tres bienios, y esto despues de haver pulgado tabla. Guardense los privilegios que huviere(n) y las pregmaticas. Liliu, secretarius.

Que por estar puesta la villa de Aritzo en parage muy frio y careser de lena, que puedan los vassallos de ella levar en qualquiera de las villas de la encontrada de Mandralusay o de las otras circumvezinas.

14 Mas suplica dicho sindico que por quanto la villa de Aritzo esta puesta en el paraje mas friydo con tantas nevadas y careser de lena para el fuego, que es uno de los alimentos mas importantes, que puedan legnar en qualquier de las villas de la encontrada de Mandrolissay o de las otras circumbesinas, como basta aora se ha estillado sin molestia ni embaraso alguno. Guardese lo que se huviere acostumbrado. Liliu, secretarius.

Que los vassallos de la encontrada de Belvy, no haziendo agravio a ninguno, pue-dan libremente pescar truchas en los rios que bajan entra las encontradas cir-cumvezinas por ser dichos rios comunes y publicos.

15 Mas suplica dicho sindico que por quanto dicha encontrada de Barbarja Belvy es puesta en unas montagnas y en medio de otras encontradas circumbesinas hay muchas truchas en los rios bajan entre ellas, y como algunos vassallos van a pescarlas por regalar tanto a esta giudad como a otras personas y assimismo para el sustento d.ellos, muchos codissiosos de las demas villas encontrandoles en

c. 619 dichos saltos y2 / rios se las quitan junto con lo demas, llevan por tanto suplica a vuestra excelencia sea servido decretar y mandar con una pena bien vista, no haziendo agravio a ninguno, los dejen pescar libremente (en) dichos rios, por ser comunes y publicos. Las justicias ordinarias no permitan vejaciones. Liliu, secretarius.

1 o per vias ripetuto nella carta successiva. 2 y ripetuto nella carta successiva.

990

Que los vassallos de dicha encontrada para eregir y reedificar casas puedan cor-tar todo el maderaje necessario en las montatias de Arizo con assistencia del offissial, syndico y cieco hombres.

16 Mas suplica dicho sindico que por quanto en la dicha real encontrada hay gran falta de casas y por falta de maderaje no piieden eregir de nuevo y redificar las destruhidas por el trabajo de acudir en poder del illustre procurador real por la lissencia y despues de los tinientes y substitutos por las revistas, por tanto sea ser-vido vuestra excelencia decretar que con asistencia del offissial, sindico y sinco hombres puedan cortar todo el maderaje necessari[o] por dicho effecto en las montagnas de dicha villa de Aritzo y lugares menos utilosos a dicha real assienda y sin gasto alguno. Observese lo acostumbrado. Liliu, secretarius.

17 Mas suplica que las presentes suplicas se incerten en el processo de las Cortes en la forma y manera que se incertaron en las demas suplicas de dicha encontrada en las demas Cortes. Como lo piden. Liliu, secretarius.

Los quales capitulos y grassias suplica dicho sindico quede vuestra excelencia ser- vido en el real nombre de su magestad concederles y ortorgarles en la mejorl / forma que huviere lugar a dichos vassallos et haec et cetera omni meliori modo et c. 619 v. cetera, officium et cetera, salvis et cetera. Altissimus. Rosatis y Cugia. /

Excellentissimus dominus don Ioseph de Solis, Valderrabano, Davila, Pacheco, Giron et Enrriques, comes de Montellano, antelatus de Iucatan et cetera, de Consilio Sacrae Catholicae Regiae Maiestatis, eius prorrex, locumtenens et capita-neus generalis praesentis Sardiniae Regni et praeses in praesenti regio et generali Parlamento, providet et decretat praedicta capitula et unumquodque eorum prout in fine cuiuslibet ipsorum continetur et expressum est, mandans mihi secretario infrascripto de his omnibus praesens actum curiae fieri, de quibus et cetera. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento die vigesima sexta mensis aprilis currentis anni millesimi sexcentesimí nonagesimi octavi, Calari. Didacus Liliu, secretarius. /

mejor ripetuto nella carta successiva.

991

262/1 Allegato al capitolo 2 delle richieste della Barbagia di Belvì.

c. 624 Hoc est transumptum Sorgono fideliter sumptum a quodam regio privilegio sacrae catholicae regiae maiestatis domini nostri Ferdinandi, regis Hispaniarum et cetera, in favorem vassallorum incontracte de Mandralusai praesentis Sardiniae regni dato in villae Metinae del Campo die vigessimo tergio mensis septembris anno a nativitate Domini millesimo quadrigentessimo octugessimo, sua regia manu firmato et aliis firmis et solemnitatibus expedicto, in aliquo non vigiato, obolito, cangellato, annullato nec in aliqua sui parte suspecto sed omni prorsus vigio et suspitione carenti, cuius tenor sequitur in haec verba.

In Dei nomine. Pateat universis praesentis seriem inspecturis quod nos Ferdinandus, Dei gragia rex Castillae, Aragonum, Legionis, Sigiliae, Toleti, Valentiae, Galitiae, M[a]iorica-rum, Hispalis, Sardiniae, Cordubae, Corcicae, Murgiae, Gihemis, Algarbi, Algezire, Gibaltaris, comes Barginonae, dominus Biscagie et Molinae, du[x] Attenearum et Neopatriae, comes Rosilionis et Seritaniae, marchio Oristanii comesque Gochiani, exhibitis quidem et magestati nostre humiliter praesentatis in forma suplicationi[s] quibusdam capitulis pro parte vestri vassalo[rum] universi-tatis et singularum incontractae Mandreolusay regni nostri praedicti Sardiniae affectantium eadem encontractam cum incontracta de Balvage de Belvy eidem contigua, uniret ambas ad suave et dulce regium reduci et reintegrari dominium atque perpetuo et inseparabiter agregari et incorporare cum totis terminis et terri-toris sub effectis et continentia huiusmodi.

Sei-1°r molt excelent, a vostra magestat recorrents los vasaills vostres de la encon-trada de Mandreolusay de vostre Regne de Sardena supliquen humilment que pus per la divina providengia es estat ordenat que la dita encontrada sia vinguda al jugo suave de vostra gran serenitat, que vostra magestad los vulla agregar e incor-porar a la real corona faent aquella en los poblats en aquella presents e esdeveni-dors inseparables de la dita real corona, en tant que per qualsevol causa, gran o extrema que fos, no pusguen esser alienats, venuts ny transportats en mans de algunas personas e sy de effecte eren alienats, que ajan facultat de poderse deffen-dre a a ma armata, axy com en los privilegiis de la giutat de Oristan es contengut, absolventlos de tot crimen llargo modo.

c. 624 v. La magestat del seflor rey agrega y' / aplica a sa real corona la dita encontrada de Mandreolusay ordenant que per alguna causa o raho no.s pusga esser venuda, alienada, enpetiorada ny de la dita real corona separada immo vinculo indisolubili

y ripetuto nella carta successiva.

992

sia feta inseparable de la dita regia corona y encars que fos alienada, dona als poblats en aquella la facultat continguda en los privilegiis per sa altesa atorgats a la dita giutat de Oristan.

Item mes havant supliquen en nom y per part de una altra encontrada de Balbarja de Belvy, la qual es contigua a la dita encontrada de Mandreolusay, antigament era regida per un offisial, que sia de merge vostra agregar aquella a la dita regia coro-na faent.la inseparable, com dit es, de la dita encontrada de Mandreolusay e ago per causa dels salts que son contigues entre les dites encontrades, per divisi[o] de les quals se siguiria grans dayns ad aquells. Plau a la magestat del sei-1°r rey de Balbarja Belvy, que es contigua a la dita encon-trada de Mandreolusay, sia axi mateix feta inseparable de la dita corona real en[...] ab la forma espegificada en la forma del precedent capi[t]ol, segons es provehit y ordenat en la encontrada de Mandralusay.

Item e tercerament supliquen a vostra serenitat les dites encontrades e poblats en aquelles sia merce de vostra gran excellencia provehir e manar que attes que ells tenen usangas e costumes antigues, segons mostraren per testimonis e albara de ma de don Lleonardo, olim marques de Orístan, dels quals fan prompta fe a vostra magestad del serior rey, que sian fetes lletres al vissyrey del dit regne de Sardena, que hoydes les parts e apellat lo avocat e procurador fiscals sobre les def-fenses que dare voldran e colligit lo proges aple lo sia administrat compliment de justigia.

Item et quarto diuen que com los poblats en les dites encontrades, qui son en nombre de quatregents casats, hagian menster forma de regiment tant per ordenar les coses de la dita universitat com ancara per esposarle a la deffengio de llur privi-legis e capitols de la Carta del Loch, suplicar lo espectable visirey e altres offigials requerir de la observangia de aquells, per tant suplican a vostra magestad sia merge de aquella volerlos donar lligengia e facultat de poder de fer jurats e regí-dors qui regesquen les dits encontrades per los respectes demunt dites abl / total c. 625

servisy de vostra real magestat. Plau a sa magestat que los dits habitans en cascuna de les dites universitats y encontrades, es de Mandreolisay e de Barbarja de Belvy, se pusguen ajuntar tota vegada que.11s sera vist negesary per negosis de les dites universitats, entreve-nint e asistint hy lo offisial real que en cascuna de les dites encontrades exergira la jurisdigio, e pusguen fer jurats e regidors quiscun api, go es la vigilia de la festa de la nactivitat de nostre seflor Deu, per los quals afer(s) e per confessar encara en totes los altres negossis de les dites universitats sien nomenades vint i sinch perso-

I ab ripetuto nella carta successiva.

993

nes per cascuna universitat o encontrada, les quals quiscunes en la encontrada hajan carrich e poder de elegir y nomenar a mes veus tres jurats qui per temps de un ayfi regescan cascuns la universitat de la dita sua incontrada, donant.los facul-tat expressa que per deffensio de sos privilegia pusguen a sa magestat suplicar e a 1.espectable visrey del dit regne e requirir los altres offisials per observangia de los dits privilegiis e libertats de la Carta del Loch.

Item e quinto suplican a vostra magestat que los offigials que seran posats per vostra altesa en les dites encontradas sien nacturals de les dites encontrades e que ajan regir de en tres en tres ayns e no mes havant, los quals, finit lo tiermni de Ilur regiment, sian tinguts de tenir taula de les injuries que fet havian als habitants de les dites encontrades e a qualsevol altres persones e que ajan a donar compte e raho axy com los altres offisials reals han acostumat. Plau a sa magestat que les coses en lo present capitol sian tingudes y observades.

Item et ultimo suplican a vostra serenítat que com per molts offisials del dit regne sian fets manaments als habitants e poblats de les dites encontradès de anar personalment a fer algunes coses, les quals no han esguart al servehy de vostra magestad, de que.s seguex gran dain e fi ob als dits poblats, que la magestat vostra vulla provehir e orde-nar e provehir que los dits habitants de les dites encontrades no pugan esser compel-li[ts] de anar en part alguna ny fer cosa per manament de offisial algu sy donchs no eren coses que concorressen lo manament e servey de vostra magestat et licit et cetera. Altissimus et cetera.

c. 625 v. Plau al sefior rey que Io habitants de lesi / dites encontrades no.s puguen esser compellits a anar personalment ny fer cosa alguna sy donchs per lo visrey del dit regne de manament de sa magestat o per lo governador no era provehit e manat de seguír.los, en les quals coses vol la dita magestat del sefior rey los dits mana-ments esser observats.

Fuit magestati nostre humiliter suplicatum pro parte ipsorum vassallorum univer-sitatum et singularium dictae encontracte de Mandralusay que predicta capitula et unumquodque eorum et omnia et singula in eisdem contenta dictis universitatibus et singularibus encontractarum predictarum de Mandreolisay, de Barbarja de Belvy laudare et aprobare ac de eisdem privilegium habens vim paccionate legis in perpetuum duraturum firmare et congedere de benignitate nostra dignaremur. Nosque eorum suplicationibus inclinati, quia dicta capitula, quae maturae recenseri fecimus, honorem et aumentum concernere perspeximus nostri regii patrimonii et utilitatem rei publicae universitatum praedictarum tenore praesentis cartae nostrae perpetuis temporibus firmiter valiturae vicemque et vim pactionate legis optinentis

de les ripetuto nella carta successiva.

994

de nostra certa sciensia, matura deliberatione praeheunte, praeincerta capitula et unumquodque eorum et omnia in eisdem contenta iusta responsiones in fine cuiu-sque praedictorum capitulos factos, prout in cuiusdam continetur, per nos et omnes heredes et sucessores nostros in dicto regno laudamus, aprobamus, ractificamus, concedimus et firmamus vimque et efficatiam perpetui privilegli et pactionatae legis volumus illa habere, concernientes et promitentes in nostra bona fide regia manu et posse nottarii et secretarii nostri infrascripti tamquam publicae personae praedictis vasallis universitatibus et singularibus praedictas encontractas aliisque personis quo-que interest et intererit, legitime stipulantis iuramus in animam nostram ad crucem Domini et eius sacta quatuor Evangelia, manibus nostris corporali tacta, qui nos nostrique heredes et sugessores praedicti ac nostri et eorum officiales praescripta capitula et unumquoque eorum et omnia et singula in eisdem contencta quemamo-dum pro eorum responsiones sunt conversa, roborata atque firmata tenebimus et observabimus et conficiemus per quod deceat inviolabiliter observari et contra non veniemus aut [a]liquemi / venire permitemus quamvis ratione seu causa serenissimo c. 626

propterea Ioanni, principi Castellae, governando primogenito nostro carissim[o] et in regnis nostre Castellae et Aragonum heredi et sucessori, sub paterne benedicionis obptentum et aliis futuris sucessoribus nostris in dicto r[e]gno intentum nostrum aprobamus spectabili magnificis et dilectis congiliariís nostris vicaeregii in dicto regno gubernatoribusque capitanis Lugudori, Calari et Gallurae ac procuratori regio et eorum locumtentibus ac certis universis et singulis offigialibus et subditis nostris in dicto regno et signant[er] universitatum dictas incontractas et ipsorum officialium, locumtenentibus praesentibus et f[u]cturis ad quos spectet quarum praemissae scripta capitula et unumquo[d]que eorum omnia et singula in eisdem contenta iuxta eorum responsiones teneant firmiter et observent tenerique et obser-vari faciant inviolabiter per quoscumque et contra non veniant aut aliquem venire permitant quamvis ratione seu causa quoniam ipsis officialibus nostris et eorum sci-licet peragendi contrarium tollimus omne posse irritumque decernimus et nullum s[i] secus presumpserit attentare, in quorum omnium et singulorum fidem et testi-monium praesente fieri iussimus. Datum in villa Metine del Campo die vigessimo tertio mensis septembris anno a nativitate Domini millessimo quadringentessimo octuagessimo regnorumIquel nostrorum videliget Sciliae anno decimo tertio, Castillae et Legionis vis, Aragonum uno et aliorum secundo. Signum Ferdinandi, Dei gragia regis Cathellae, Aragonum, Legionis, Sciliae, Toleti, Valentiae, Galleciae, Maiorícarum, Hispalis, Sardiniae, Cordobe, Corgicae, Murciae, Giemis, Agarby, Algesire, Gelbarteris, comitis Barccinae, domini Viscaguie et Moline, ducis Attenarum et Neopatie, comitis Rosilionis et Serenitaniae, marquionis Oristani comitisque Gochiani, praedicti qui praedícta

aliquem ripetuto nella carta successiva.

995

laudamus, congedimus, firmamus, promitimus et iuramus han[c] cartam nostram, nostro comuniri sigillo mandavimus in praesenti comuniri.

Yo el rey. Testes fuerunt praedicti praesentes nobiles Ioannaes de Luna, camarlengus, Reymundus Despes, maíordomus, et Ferdinandus Albauris Tolegio, secretarius

c. 626 v. dicti domini regisl / conciliarii. Signum mei Petti Camaninas, praedicti domini regis secretarii eiusque auctoritatis publici notarii pro eiusdem terram dominationem, qui predicte testibus supra possitis interfui e[alque ibi favet cum rasis et emandati in lineis novem, a aquellas

decima ottava. Natalis 33, tertio mensis 34, Sciliae anno decimo tertio clausis. Vidit Alfonsus Sanchez pro thesaurario generali. Vidit Meleti, fisci avocatus. Vidit Berengalius Grane] pro conservatore. Dominus rex mandavit mihi Petro Camanias et in posse mei praedicta congessit, provisit et iuravit, viderunt earum Alfons[uls Sanchez pro thesaurario generali, Franciscus Maleti, fisci avocatus, Berengarius Grane] pro conservatore. (SN) Signum mei Ioannis Pauli Manca, apostolica ubique terrarum regiaque auc-toritatibus notarii publici, huiusmodi translati testis. (SN) Signum mei Salvatoris [Fon] tana, apostolica ubique regia vero auctoritatibus per universum Sardiniae regnum publici notarii, huic transumpto testis. (SN) Signum mei Ioannis Thomae Leoni, apostolica ubique regia vero auctoritati-bus notarii publici, qui huiusmodi transumptum a suo originali petentibus sindicis vassallorum praesentis encontractae de Mandralusay propria manu scriptum bene et fideliter extractum et in cuiusdem veridice comprobatum et testificatum ut supra pactet, extrahi feci et clausi in opido Sorgono die vigessimo mensis iulii anno a nati-vitate Domini millesimo sexcentesimo decimo tertio cum emendatis f. p. p. p. ubi cemitur, uniri les f. 2. p. p. eisdem laudamus certis, requisitus rogatusque clausi.

La present copia es estada trecta y copiada de altra copia signada y auctenticada dels susdits tres notaris sobrenomenats que reposa en poder del discret Joan Cuy, notari publích de la vila de Desulo, ab la qual concorda y es estada comprobada per my Nícolao Flores, escriva de Mandrolusay, de que fas fe vuy en Desulo a 23 del mes de juyn 1654. /

regis ripetuto nella carta successiva.

996

11. I CAPITOLI DELLA VILLA DI ARITZO

263 1698 febbraio 23, Aritzo I vassalli della villa di Aritzo, riuniti nella piazza di "corte", nominano

come loro procuratore per partecipare al Parlamento il frate Salvatore Cuy, del convento dei frati Osservanti di Cagliari, affinché faccia rispettare i privi-legi concessi alle ville e a tutta l'incontrada di Belvì e chieda le grazie e le immunità che riterrà opportune.

Iesus. c. 620 Die vigesima tertia mensis februarii anno a nativitate Dominy millesimo sexcente-simo nonagesimo octavo, Arizo. En nom de nostre senor Deu. Sia a tots notori com essent convocats y congretats la magior y mes sana pan dels vassaills y poble de la dita e present vila de Arizo en la plassa de la cort, hont los vassaills se solen adjuntar y congregar quant se oferexen negossis tocans al be y profit de ellos, los quals son adjuntats y congregats de manament del magnifich officíal Juan Miquel Diana en virtut de un decret de sa excellencia que resta en poder del notari y escriva infrascrit, de la data en Caller als 16 de gener del pre-sent afly de 1698, per obs de crear dits vassaills sindich per los negossis tocans y esguardans al be, profit, comodo y utilitat de dita comunitat y vila de Arizo, la qual adjunta se es feta mediant crida publica que Salvador Boy Maxia, misso de erta cort, ha fet per lo matex effecte per tots los llochs publichs y acostumats de dita e present vila, segons la relacio dada en poder del notari infrascrit de haver.la feta de orde de dit magnifich official, en virtut del qual manament la magior pan de dits vassaills y comunitat de dita vila se son adjuntats y congregats per crear y nomenar sindich per lo effecte infrascrit, los quals son lo(s) siguents: Salvador Contu, .Juan Antiogo Carbony, Antony Juan Contu, Mary Mamely, Diego Contu, Juan Antony Mely, Juan Malucca, Salvador Aledda, Juan Mura, Visent Serra, Sebastia Pisu, Francisco Mura, Juan Angel Onanu, Francisco Cogony Zedda, Salvador Onanui / de Villa, Sebastia M[ellony Frau, [...] Miquel Correly, mestre c. 620 v. Salvador Pily Luny, Antony Carta Casula, Antony Aledda, mestre Salvador Addis, Salvador Frau, Miquel Cogony, Juan Antiogo Mely, Sebastia Brocu, Quirigo Corda, Antony Loy, Antony Murru, Antony de Villa Polly, Sebastia Melony Ogu, Perdu Machys, Baptista Ortu, Baptista Garau, Agusty Maxia, mestre Juan Correly, Sebastia Casula, Salvador Pisu, Juan Loy Moreto, Melchior Aledda, Juan

Salvador Onanu ripetuto nella carta successiva.

997

Antiogo Melony Frau, Salvador de Villa Sulis, Francisco Carta, Sebastia Bagiau, Francisco Coco Luny, March Antony Aledda, Pere Sedda, Andria Manca, Salvador Sechy, Matheu Carta, Antony Onanu Sulis, Sebastia Luny, Gabriel Frau, Antony Mely Manca, Salvador Correly Luny, Juan Frau Usa [y], Sebastia Corriga, Juan Antony Lay, Salvador de Villa, mestre Sa[lv]ador Loy, Silvester Lay, Juan Baptista Pily, Antony Serra Contu, Joseph Sala, Diego Onanu, Martiny Casula, Salvador Casula, Francisco Caochy, mestre Andres Loy, mestre Antony Luny, mestre Juan Sogiu, mestre Salvador Onanu, Valery Marchy, Juan Antiogo Mamely, mestre Salvador Vargiu, mestre Antiogo Noco, Antony Juan Cogony, Lucifero Pisty, mestre Francisco Garau, mestre Antony Garau, Luys Morsa, mestre Juan Cabra, Baptista Cogony, Antony Contu, Juan Sau, Andres de Villa, mestre Antony Moreto, Baldassar Contu, Diego Mamely, mestre Antiogo Luny Coco, Juan Serra, Francisco Pisu, Juan Maria Pisu, Francisco Diego Cogony, Basily Frau, mestre Marcu Frau, mestre Nicolas Vargiu, mestre Sebastia Manca Pisty, mestre Salvador Mely Manca, Antiogo Vargiu, Francisco Borcu, Francisco Melony Correly, Antony Sau, Sebastia Frau, Salvador Aledda, Juan Carta, Antony Peddy, mestre Juan Maria Pisu, Pere Cart[a], Francisco Melony Zucca, mestre Francisco Sogiu,

c.621 Andrea Garau, Pere' / Cardia, Antony Zedda, mestre Salvador de Idda Zedda, Thomas Caochy Frau, Pere Antony Polly, mestre Sebastia Frau, Antony Sedda, Lucifero Porru, Antony Porru Sulis, mestre Salvador Puddu, Antony Polly, Antony Tiddia, Demetrio Frau, Sebastia Luny Correly, Sebastia Mamely Manca, Salvador Polly, Visent Moro, Christofal Manca, Antony Marchy, Salvador Sechy Tolu, Francisco Joseph de Idda, mestre Salvador Melony Ogu, Baptista Pily Frau, Salvador Coco, Baldassar Peddy, Baptista Onanu, Mariany Luny, Sebastia Coco, Antony Fenude, Juan Corda, Juan Sau Tidory, Juan Antiogo Onanu, Salvador Galisay, Francisco Pisu Frau, Juan Antiogo Flory, Francisco Mereu, Antony Juan Sedda Azory, Antiogo Ballau, mestre Miquel Moreto, Francisco Pisty, Matheu Gregu, Antony Luny Costeddu, Francisco de Idda Mamely, Juan Mely, mestre Thommas Luny, mestre Antony Coco, Cosme Sedda, Antony Juan Garau, mestre Francisco Garau Melony, mestre Basily Pisty, Francisco Luny, Francisco Luny Porru, Joseph Moreto Cossu, Antony Polly de Meana, Perdu Luny Porru, Gavino Mura Guiany, Sebasti[a] Moreto, Demetrio Marchy, Juan Antiogo Peddy Lay, Francisco Joseph Luny, Sisiny Mura, Juan Carta, Juan Lay, Antony Flo[ry], Lucif[er]o Pisu MaIrichy, Perdu Coco Mura, Hierony Polly, mestre Mariany Solanas, Juan Jorgy Casula, Salvador [...]dis Maluca, Sebastia Sogiu, mestre Joseph Garau, Salvador A[le]dda Zedda, Francisco Frau, Diego Mely, Antiogo Pily, Francisco Caledd[a] Sebastia Frau, mestre Francisco Marchia, Sisiny Mura Casula, [...]ne Sogiu, Hilary Bonhu, Antony Luny Correly y Antiogo Murru, tots unanimes y conformes y la mes sana par[t] de dita comunitat de dits vassaills de

I Pere ripetuto nella carta successiva.

998

dita vila de Arizo, de llur grat animo y serta siencia constituexen y solemnament or / denanl llur sindich, actor y procur[a]dor sert y espegial e per les infrascrites c. 621 v. coses etiam generai, de tal manera empero que la espesialitat no derogue a la generalitat ni per lo contrary, al molt reverent pare fray Salvador Cuy del convent y flares observants, a estes coses absent com si fos present,

[0MiSSI.S] 2

Salvador Angel Serra. Salvador Contu. Gavino Mura Guiany. Luy[s] Morsa. Juan Antiogo Carbony. Antony Juan Contu. Salvador de Vill[a]. Antony Carta Casula. Francisco Garau. Sisiny Mura Casula. Francisco Coco. Visent Serra. Francisco Melony Zucca. Andres de Villa. Diego Mamely. Miquel Porru Mayor. Salvador Polly. Francisco Luny. Francisco Pisu Frau. Antony Aledda. Antony Juan Cog[o]ny. Joseph Moreto. Salvador Onanu. Testimonis son los venerables Antony de Villa Sulis, Salvador / Carbony, c. 622 v. Thommas Aledda, preveres, y Nicolas Pella, escrivent de esta vila, que ferman, de quibus et cetera. Antony de Villa Sulis, prevere. Salvador Carbony, prevere, so testimoni. Thommas Aledda, prevere, testimoni. Antony Nicolas Pella.

or- ripetuto nella carta successiva. 2 Per il contenuto della parte omessa cfr. atto n. 332.

999

Ioannes Thommas Correly Siny, notarius. Praemissis proprio efformatis calamo fidem facit Ioannes Thommas Correly Siny, publicus notarius et scriba praesentis encontractae Barbaja Belvy, haec propria manu subscribens, requisitus rogatusque clausit. /

264 1698 marzo16, Convento di Santa Maria del Gesù, Cagliari Il frate osservante Salvatore Cuy chiede al padre provinciale degli Osser-

vanti di San Saturnino di Cagliari, di poter partecipare al Parlamento, in qua-lità di sindaco delle quattro ville dell'incontrada di Belvì.

Frate Giovanni Battista Madeddu, maestro provinciale, concede la licenza.

c. 623 Muy reverendo provingial de los Observantes de la provincia de San Saturnino del Cabo de Caller. Fray Salvador Cuy, sacerdote observante y padre de provin0a en esta de San Saturnino, dize que los vassallos y quatro comunidades que componen la encon-trada real de Barbaja Belvy le han obtorgado poderes para pareer en estas reales Cortes y suplicar a su magestad las gratias que en comun y en particular seran uti-losas a sus principales y vezinos de aquella. Y porque como ha professado obedien0a no puede passar a la ejecuOon de este acto sin la bendicion y permisso de vuestra reverendissima, por tanto se pone a

c. 623 v. sus pies y suplica sea de su beneplacito darle lissetwia que puedal / usar de estos poderes en la forma y manera se los han conferido, que lo recibira a partícular graffia de la mano de vuestra reverendissima, que Dios guarde. Caller y en este convento de Santa Maria de Jesus de Caller en 16 de mar. 1698 afios. Se conede lisen0a al suplicante en lo que píde, dicho dia y mes y ano ut supra. Fray Juan Baptista Madeddu, maestro provincial. /

' pueda ripetuto nella carta successiva.

1000

12. I CAPITOLI DELLE VILLE DI PAULILATINO E DI ABBASANTA

265 1698 aprile 16, Cagliari Giovanni Domenico Piras, reverendo rettore, sindaco dei vassalli e delle

comunità delle ville di Paulilatino e Abbasanta, facenti parte dell'incontrada reale di Parte Ozier, in considerazione dello zelo sempre mostrato dai vassalli nei confronti del re e della resistenza opposta all'invasione francese durante l'occupazione di Oristano, ed anche dell'aiuto che hanno sempre offerto al sovrano soccorrendolo con partite di denaro, di cavalli, di grano e di altri viveri, soprattutto in occasione della guerra di Barcellona e in Portogallo, chiede che vengano concesse le grazie e le suppliche seguenti:

1 che essendo venuta meno l'attività per cui venne istituita la tanca, si restituiscano i territori ai vassalli delle ville. Negli anni passati infatti si decise di creare una tanca per la conservazione e l'incremento delle cavalle, scegliendo a tal fine i territori di queste ville dove i vassalli usavano coltivare i campi e pascolare il bestiame liberamente; da oltre cinque anni la rendita dell'alleva-mento è venuta meno a causa della cattiva amministrazione degli arrendatori e le due ville, un tempo famose per la loro opulenza, attualmente contano appena sei vassalli; la terra disponibile è insufficiente, essendo una parte totalmente ste-rile, un'altra pietrosa e un'altra tanto distante dalle ville che i contadini perdo-no la maggior parte del tempo nel cammino di andata e ritorno; la restituzione della tanca ai vassalli comporterà, quindi, secondo il sindaco, la ripresa delle ville a vantaggio anche del real patrimonio che potrà vedere raddoppiata l'en-trata attuale della tanca che si aggira intorno ai 60-70 scudi all'anno. La conser-vazione della tanca, situata in mezzo alle poche terre agricole dove le ville ten-gono le vidazzoni, inoltre, è di grave pregiudizio per i vassalli anche perché gli arrendatori affittano la tanca a forestieri che vi fanno pascolare il loro bestiame, mentre quello del luogo non può entrarvi; si aggiunga che la stessa custodia della tanca è affidata a stranieri, i quali lasciano aperte le porte per favorire l'in-gresso del bestiame locale e procedere così alla contravvenzione per pascolo abu-sivo riscuotendo quindi le tenture. Gli stessi custodi sono poi gli autori di numerosi furti di bestiame a danno dei vassalli, di cui si ritrovano i resti persino nella chiesa del glorioso san Filippo ridotta addirittura a ricettacolo di ladroni e magazzino di effetti rubati. Il sindaco delle ville conclude ricordando che già Filippo II, accogliendo una supplica presentata dall'incontrada reale di Parte Ozier nelle Corti del viceré Moncada del 1583, aveva ordinato che si restituisse la tanca ai vassalli, essendo venuto meno il fine per cui era stata creata.

1001

Il viceré dispone che si ricorra al sovrano.

2 che d'ora in poi a nessuno dei pastori forestieri delle altre ville dell'in- contrada sia permesso di risiedere nei salti e territori delle ville a culli né di costruire in quelli alcun genere di ovili o baracche per i motivi seguenti:

1. diminuzione dei capi di bestiame in quanto non vi è possibilità di alle-varli e di incrementarli;

2. aumento dei furti, a causa dei quali i vassalli vengono oppressi da numerose "incariche" in quanto i forestieri riescono quasi sempre a sfuggire alla cattura e le comunità sono costrette al pagamento della pena;

3. incremento delle liti in relazione alle stesse "incariche" per i numerosi delitti che avvengono nei salti, in quanto sia che il bestiame venga rubato ai forestieri sia che venga rubato ai locali, solo questi ultimi sono costretti a pagare le multe.

4. i culli vengono costruiti secondo gli interessi dei forestieri, senza tene-re in alcun conto che, trovandosi in mezzo ai terreni chiusi e alle vidazzoni, danneggiano gravemente i seminati, la qual cosa potrebbe essere risolta con la restituzione della tanca.

Il viceré dispone che si ricorra al tribunale della Procurazione Reale che provvederà secondo le leggi del Regno.

c. 627 Excelentissimo sefior virrey, lugarteniente y capitan generai y presidente por su magestad en este genera] Parlamento. El reverendo rector Juan Domingo Piras, sindico de los vassallos y comunidades de las villas de Paulilatino y Abbasanta, otras de la encontrada real de Parte Ogier, segun que del poder que se le ha otorgado consta, con autos respectivamente regebidos en 26 de henero y 1 de febrero mas cerca passados ante Pedro Pablo Conia y Juan Frangisco de Villacarta, nottarios, poniendo primeramente en consi-derassion de vuestra excelencia la applicassion zelosissima han tenido y conserva-do siempre los vassallos de las gitadas dos villas reales al servigio de su magestad, Dios le guarde, pues han acudido en todos langes con fiel y ansioso desuelo a qua-lesquier invasiones de enemigos de la Corona que se han offrezido en el Reyno, y con tanta promptitud y brio que fueron los primeros al tomar las armas en defen-za de la giudad de Oristan que se ballava opprimida de los Frangeses que, havien-do hechado en ella un trovo de exercito bien numeroso, se hallavan tan pujantes que se havian apoderado ya de dicha giudad, a que los vassallos de Paulilatino y Abbasanta con los demas de dicha real encontrada, arriezgando sus vidas, acudie-ron para expeler al enemigo, con el qual se armó tan sangrienta battalla, que quedó destruido y assolado el exergito franges y se consiguió gloriosa victoria con la expulsion del enemigo, deviendose, segun es nottorio, la mayor parte al valor con que embistieron los de Paulilatino y Abbasanta, y estas dos villas con particu-

1002

lar propension y affecto han procurado attender al servisio de su rey con sus vidas y hazienda, como lo califican los socorros ya de algunas partidas de dinero, ya de cavallos, ya de trigos y otros bivares con que assistieron para las guerras de Barselona y Portugal, de forma que haviendo acudido siempre al servissio de su rey como leales y fieles vassallos, han de continuar con el mismo y mayor desuelo en las ocasiones que pueden offrezerse, dezeando, como dezean, sacrificarse en / desempefio de su obligassion, como lo ha mostrado y muestra la experiensia quo- c. 627 v.

tidiana de haver concurrido estas dos villas y sus habitadores sin embargo de hal-larse tan alcansados con summo gusto en la contribussion del servisio ordinario, y lo executar'àn en adelante con igual affecto, supplica por tanto se sirva vuestra excelencia en nombre de su magestad, attendiendo a servisios tan acgeptos, con-solar a dichos vassallos, otorgandoles las gragias y supplicas siguientes en benef-fisio y util de dichas dos villas y sus habitadores, a tal que en todo caso los encuentre la fortuna de servir a su rey con el mismo y mayor aliento que basta aqui mejorados de conveniensias que son la mayor parte del desempefio a que aspiran en qualquier caso que se ocurra del servisio de su magestad, como lo espe-ra de su real clemensia y en su nombre del zelo y benignidad de vuestra excelencia en las presentes cortes.

Que se les buelvan las tierras que se tomaron en los territorios de dichas dos vil-las para hazer una tanca, respecto de haverse quitado la dicha tanca.

Primeramente en considerasion de que en afios passados huvo de construirse en este Reyno una tanca para govierno, conservassion y aumento de las hyeguas que a esse tiempo tenia su magestad, que fue servido erigirla y fundarla en territorios de dichas dos villas de Paulilatino y Abbasanta valiendose de las tierras de labranza en que unos y otros vassallos acostumbravan sembrar y de los territorios en que gozavan tanto del uso de la pastura de sus ganados como de los demas adempri-vios libremente, pues desde que se fundaron dichas dos villas se les consedió el uso de los citados territorios que se incluhieron en dicha tanca para el uso libre de la labranza y pastura, y hoy no conserva su magestad dichas hyeguas, pues son en circa sinco afios que, conoziendo que no eran utilosas a la real hazienda, se han vendido, supplica que attento cessa el fin que se tuvo en formar dicha tanca en los territorios de dichas dos villas, incluhiendose en la forma expressada en ella las tierras que los vassallos tenian destinadas para el uso proprio, arbitrio de la labranza y beneffizio de la agricultura tan importante al real servissio como al bien publico del reyno y de dichos dos pueblos, se sirva vuestra excelencia en nombre de su magestad hazer a dichos vassallos la mersed y grasia de que se les restituhiga dicha tanca y territorios de labranza y pastura de que se compuso, pues para esto pueden mover el animo tan zeloso de vuestra excelencia las razones tan cabales assisten a dichos vassallos.

1003

No puede primeramente dudarse que en la real clemengia, mas inclinada al util y aumento de sus vassallos, es de mayor peso la conservassion de estas dos villas que conservar esta tanca en el estado en que hoy la tiene, pues quando fuera de algun beneffissio del real erario el darla en arrendamiento, como de quatro aiios a esta

c. 628 parte ha executado, / vendria por otro lado a ser la total ruina de estas dos villas, porque, presgindiendo de la sugession con que se hallan los habitadores corriendo por manos de arrendadores la Qitada tanca, non contentandose estos de sacar lucro competente y aspirando a sacar quadriplicado el pregio a costa de los pobres vassallos, es pregiso supponer que estas dos villas y sus vezinos se hallan despro-vehidos de tierras aptas y opportunas para la labranza, cosa tan importante al aumento y conservassion de ellas, como se deja conozer, havida considerassion a que estos dos pueblos se componen de labradores y personal tan inclinadas a la agricultura que ny conozen otro arbitrio ny tienen mas applicassion que al empleo de la labranza. Y siendo esto assi, como lo enseiia la experiengia tan notoria a todos los del Reyno, al mismo passo se hallan tan attrassados, haviendo llegado a estado de summa pobreza. Y quando en otros tiempos estavan estas dos villas en grande opulengia, hoy en cada una de ellas apenas se encuentran seis vassallos que vivan sin empetio, origi-nandose esto de que las tierras que tienen a proposito para la labranza no bastan para la tergera parte de los vassallos, sin que puedan valerse de las demas, de las quales las unas son totalmente infructiferas y tan esteriles que solo se attraviessa el trabajo, gasto y menoscabo sin esperanza de provecho, las otras pedregosas, en que no puede hazer.se ninguna labranza, y las otras tan distantes dichas dos villas que es pregiso que los pobres labradores gasten la mayor parte del dia que havian de emplear en el trabajo de labrarlas en ida y buelta, de forma que si no es dur-miendo en las mismas tierras no les queda tiempo que puedan emplear en dicha labranza, cosa tan penosa e intolerable, como se deja considerar. Y si se sirviesse vuestra excelencia congeder a dichos vassallos el consuelo de resti-tuhirles dicha tanca, sin duda que en pocos afios se restaurarian dichas dos villas, restituhiendose sus vezinos a su antigua opulengia, y de esto nazeria el aumento de dichos vassallos, de que resultaria mejor y mayor al real patrimonio que de conser-var dicha tanca en el estado en que hoy la conserva, que no da mayor fruto a la real hazienda que el de 60 o 70 escudos al ano; y teniendo los vassallos la conve-niengia de labrar las tierras que se incluhieron en dicha tanca, se lograria duplica-do emolumento, presgindiendo, como se ha dicho, de que la real benignidad es mas propensa al util y conveniengia de sus vassallos, a quien con particular carino ha procurado y procura siempre beneffiziar. Tambien es ponderable el perjuizio tan grande que se sigue a los vassallos de con-

c. 628 v. servarse esta tanca en el estado en que hoy se conserva, / pues attendiendo a que esta sita en medio de las otras tierras de labranza en que tienen estas dos villas la bidazony, de lo poco que pueden labrar sus vassallos, segun esta dicho, pues ni la

1004

tercera parte de ellos està abasteQida y provehida de tierras, no pueden por nín-gun caso conservar.se los sembrados; pues aunque las comunidades procuran tener dicha tanca con su cerca, para que ny los ganados forasteros que està-n den-tro de ella puedan salir ny los de los naturales puedan entrar en ella, como los pastores forasteros, a quien suelen los arrendadores alquilar la pastura, son poco affectos al beneffizio de dichos vassallos y a la utilidad publica de dichas dos vil-las, mirando unicamente la conveniencia de sus ganados, abren apostadamente la cerca para que tenga lugar de salir el ganado a la bidazony y destruiga los panes, como se ha experimentado en los pocos arios que ha corrido la tanca por manos de arrendadores, assy que labrando, como labran, tan poco por falta de tierras convenientes para la labranza padezen la mortificazion de malograr.se.les y destruir.se.les lo poco que siembran. Tambien es claro que haviendose de arrendar dicha tanca en adelante y si se dejasse de restituhir a dichas dos villas, seria la total destrussion de ellas, porque acostumbran los arrendadores fiar de differentes personas la custodia de dicha tanca y que corren con la incumbencia de alquilar la pastura y cobrar los dere-chos, como, de que no entre otro ganado, si no es el forastero, no queriendo por ningun caso alquilar dicha pastura a los naturales, considerando que alquilando a estos dejarian de lograr la multitud de las tenturas que logran, como lo ha ensedado y enseria la quotidiana experien0a, valiendose para esto del medio de abrir apostadamente la cerca de dicha tanca para que de essa forma el bestiar de los naturales se introduzga en ella; lo qual es tan perjudizial a dichos vassallos que apenas pueden conservar ningun genero de ganado, hallandose de todas partes affligidos y sin mas remedio que esperar en el zelo de vuestra excelencia los libre de este inconveniente corno de otro mayor les causan los pastores fora-steros que se hallan pasturando en dicha tanca, pues ha de assentar.se que dichos pastores forasteros y mocos de acordio de estos son los mas personas fnenorosas a cuya causa ha crezido tanto el dado en el ganado de los naturales, que ya queda totalmente destruído por la frequencia tan grande de los hurtos, que se ha aumentado en tanta manera desde que se han introduzido ganados forasteros en dicha tanca, que por ningun caso y diligencia puede guardarse dicho ganado. Y lo mas cierto es que proviene de la cercania de dichos pastores forasteros, quan-do por lo menos se tiene la experiencia de haverse / encontrado varias especies de c. 629

ganado hurtado dentro de dicha tanca. Y lo que es peor, que ha havido ocasiones en que se han hallado de hajo la peada del altar de la iglesia del glorioso San Phelippe, erigida dentro la misma tanca, muchos cueros de bueyes y vaccas hurta-das, haviendo reduzido el tempio dedicado al divino culto a refugio y receptaculo de ladrones, destinandola para deposito de las cosas furtivas para que con difficul-tad se averiguen hurtos semejantes. Pues para que puedan delinquir mas a su salvo, instan que los que cuidan de dicha tanca hagan publicar pregones, ordenan-

1005

do con penas pecuniarias que ningun vassallo natural ose entrar a pie o a cavallo en dicha tanca, como se ha effectuado varias vezes. Y assi sin rezelo alguno intro-duzen en dicha tanca el ganado que o se le comen o le trasignan muy a la segura, haviendose encontrado con effecto una y muchas vezes partida considerable de ganado trasignado, sin que este davo pueda remediarse mientras corriera esta tanca por cuenta de arrendadores y se introduzgan en ella ganados forasteros y deje restituirse a dichos vassallos. Tambien es de advertir que el sefior rey don Felíppe de gloriosa memoria fue servido mandar se restituiesse dicha tanca a sus vassallos, confirmando el decre-to que obtuvo el sindico de dicha encontrada real de Parte Osier en las Cortes gelebró en este reyno en nombre de su magestad el exselentissimo sei...1°r don Miguel de Moncada, como consta y es de ver en los autos del Parlamento del ano 1583. Y el motivo de la supplica del sindico de dicha real encontrada se fundó en que ya havia cessado el fin que se tuvo para construir.se dicha tanca, respecto de que a esse tiempo tambien se havia despossehido su magestad de dichas hyeguas, para cuya custodia y aumento se formò dicha tanca; y estando hoy en el mismo caso la misma disposission, como sea que ninguna de las otras villas de dicha real encontrada puede concurrir en ello ny assomar esta preten-sion, pues solo de territorios de estas dos villas se compuso, y en las ocasiones en que o se han destruido las hyeguas que tenia su magestad en la citada tanca o se han vendido, siempre han tenido el goze de los territorios que se incluhieron

c. 629 v. en ella, tanto para / la labranza como para la pastura de los ganados, los vassal-los de Paulilatino y Abbasanta despues de dicho auto de Corte, como lo esperan conseguir en este general parlamento mediante la zelosa rectítud de vuestra excelen cia. Acudan a su magestad. Liliu, secretarius.

Que en adelante ninguno de los pastores forasteros de las otras villas de dicha real encontrada ose ni presuma, ya que gozan la conveniencia de la pastura conio naturales en los territorios de aquellas dos villas, de residir en ellos a cuyli ni for-mar en aquellos apriscos o barracas.

Item, por quanto ensena la experiengia que la total ruina de dichas dos villas de Paulilatino y Abbasanta y el haverse diminuido tanto el numero de los vassallos y sentido gran menoscabo en sus haziendas y conveniengias, ha provenido y dimana de la communicassion de pastores forasteros y del ingresso del ganado de las otras villas que componen la encontrada, cuyos duerios y ganaderos no contentandose del goze de la pastura que logran en los territorios proprios de dichas dos villas, pues las tienen de la misma forma que los naturales quando haun en esto se les haze agravio, siendo cosa tan perjudissial que falte el pasto suffissiente al ganado

1006

de los naturales, de poco aiios a esta parte han dado en habitar y morar en dichos territorios a cuily, formando en aquellos sus apriscos con tanta demasia que ya exgeden a los que hay de los naturales, y lo mas sensible es que no reparan hazer.los y construirlos en lugares tan perjudissiales que ni pueden campar los natu-/ rales en alguna manera ny puede guardarse lo poco que se siembra en gravissimo c. 630 perjuizio de dichas dos communidades, haviendo llegado a extremo de plantar dichos apriscos en medio de los sercados, supplica se sirva vuestra excelencia decretar que de aqui en adelante ninguno de los pastores forasteros de las otras villas de dicha real encontrada ose ny presuma, ya que gozan la conveníensia de la pastura en dichos territorios como los naturales con grave perjuizio de ellos, resi-dir en los saltos y territorios de estas dos villas a cuili ni formar en aquellos algun genero de apriscos o barracas, pues de permitirles esto estan reduzidos los vezinos de Paulilatino y Abbasanta a estado de mayor miseria y se les originan los inconve-nientes que se siguen. Primeramente, de tolerarse y permitirse que los pastores forasteros habiten a cuily en dichos saltos formando sus apriscos y medados, nave que los naturales no pue-den conservar sus ganados quanto mas aumentarlos, haviendo sentido tanta dimi-nussion, que aquellos que tenian copioso numero de ganado de todo genero hoy no tienen cosa, y algunos solo conservan muy pocas cabezas y otros se han dese-cho, causando este clano al bien comun, utilidad y comersio de estos dos pueblos la frequengia de los hurtos, que desde que han dado dichos pastores forasteros en formar en sus territorios apriscos, habítandolos a cuili, han ido introduziendose de forma que pocos son los dias que dejan de quejarse los naturales de la falta y hurto de sus ganados, y por mas diligensias que interpongan para su custodia, se hallan exgedidas de la astusia y sagagidad de los ladrones. Y quando por la misericordia de Díos, los naturales de aquestas dos villas son por mayor inclinados al trabajo y a vivir bien, no puede attribuirse si no a la sercania y communicassion tan grande de dichos pastores forasteros, que naze de tolerarles el que habiten a cuili en dichos saltos y formen sus medados y barracas. Segundo, porque teniendo, como quieren tener, dichos pastores forasteros la resi-densia a cuili en dichos saltos, naze el hallarse los vassallos reales de estas dos vil-las cansados y fatigados todos los dias con tantas encargas, porque originandole de Io primero la frequengia de los hurtos de esta dimana / el que todos los dias se c. 630 v. hallan dichos vassallos en continuo disturbio obruidos con el peso y fatiga de tan-tas encargas, pues apenas se les escapa semana en que no se les notifique alguna, siendo tan cauthelosos y sagases los ladrones, que como son domesticos procuran hazerlo tan a su salvo, que no puede rastrearse cosa o por lo menos provarlo en juizio pienamente. Y en uno y en otro caso las pobres communidades lo pagan con la pena. Tercero, porque tambien naze de tolerarse estos apriscos y cuilis de forasteros en sus territorios proprios el que dichos vassallos anden en continuar discordias y

1007

pleitos con dichos pastores forasteros sobre el contribuir en las penas de las encar-gas de los delictos y hurtos, que tan frequentemente succeden en dichos saltos, porque queriendolos apretar para que contribuigan con los naturales en la porcion que les tabe en dichas penas, no solamente se resisten a cosa tan justifica-da pero tambien les suscitan varios pleytos y essos rompimientos y disturbios, sucediendo que en los casos se comete algun hurto en el ganado de los naturales no podiendose averiguar el delinquente, siendo lo mas cierto que seri alguno de los pastores forasteros, que por encubrir el delicto y no hallarse rastro en el cuili, se passan a su casa, pagan las penas los naturales, y al contrario succediendo algun delicto en los ganados de los forasteros pagan dichas villas la pena, quedando los forasteros en uno y otro caso immunes, bolviendoles mas a cuenta pagarlas que mantener tantos pleitos con que se hallan destruidos los vassallos sin ningun gene-ro de remedio. Quarto, como no reparan dichos forasteros en el lugar o paraje, forman dichos cuilis y medados, tratando unicamente de su proprio interéz y conveniencia, muchas vezes tan contiguos y vezinos a los cercados y a la bidazony, que sin rezelo pueden introduzir sus ganados, tanto en dicha bidazony como en dichos ercados y segados, y naze de esto que lo poco que siembran lo destruie el ganado forastero en perjuizio notable de dichos vassallos, que se hallan affligidos y sin esperanza de poder levantar cabeza, y es indísputable se evitarian tantos inconvenientes si se diesse la providencia, restituirseles dicha tanca, como lo espera del zelo de vuestra

c. 631 excelencia, por ser coza / tan justificada y puesta en razon que no se permita a los pastores forasteros vivan y residan a cuili en los saltos de dichas dos villas, conten-tandole de gozar la pastura, pues de la misma forma lo executaran los vezinos de Paulilatino y Abbasanta en los saltos de las demas villas de dicha real encontrada, en que no construiran apriscos ny cuilis algunos, pues de esta forma se conser-varan unos y otros vassallos en buena paz y correspondenQia y se extirparan los hurtos, rompimientos, pleítos y discordias que se han experimentado y experi-mentan de lo contrario. Acudan al tribunal de la Procuracion Real, que dara las providencias necessarias sobre lo que suplican segun las leyes del Reyno. Liliu, secretarius.

Excellentissimus dominus don losephus de Solis, Valderrabano, Davila, Pacheco, Giron et Enrriques, comes de Montellano, antelatus de Iucatan et cetera, de Consilio Sacrae Catholicae Regiae Maiestatis, eius prorrex, locumtenens et capi-taneus generalis praesentis Sardiniae Regni et praeses in praesenti regio et gene-rali parlamento, providet et decretat praedicta capitula et unumquodque eorum prout in fine cuiuslibet ipsorum continetur et expressum est, mandans mihi secretario infrascripto de his omnibus huiusmodi actum curiae fieri, de quibus et cetera.

1008

Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento die decima seta mensis aprilis currentis anni millesimi sexcentesimi nonagesimi octavi, Calari. Didacus Liliu, secretarius. /

1009

13. I CAPITOLI DELLE VILLE DI GHILARZA E DI AIDOMAGGIORE

266 1698 aprile 9, Cagliari I sindaci dei vassalli e delle comunità delle ville di Ghilarza e di

Aidomaggiore, facenti parte dell'incontrada reale di Parte Ozier, fanno presen-te di aver sempre dimostrato in tutte le occasioni la loro fedeltà al sovrano, come accadde nel 1637 quando i francesi entrarono ad Oristano ed i vassalli, pur avendo contribuito con il sacrificio di vittime umane alla difesa della città, non ottennero alcuna ricompensa, mentre i capitani della cavalleria don Salvatore Medau e don Giovanni Mameli e il capitano della fanteria Giovanni Stara, tutti della villa di Ghilarza, furono beneficiati dal sovrano con il titolo nobiliare; nella stessa occasione, quando i francesi si impossessarono della città nell'ultimo sabato di Quaresima, i vassalli esposero Gesù sacramentato e, avendo riportato la vittoria, si assunsero l'onere delle quarant'ore.

I vassalli inoltre hanno aiutato il sovrano con molte partite di grano e bestiame durante la guerra di Barcellona, sia quando fu inviato come com-missario ricevitore il nobile don Gaspare Piras della città di Oristano sia quando, in un'altra occasione, fu mandato il nobile don Giuseppe de Litala. I sindaci fanno presente ancora che l'incontrada concorre ogni anno al donati-vo con una considerevole somma, come risulta dai registri della Reale Tesoreria; quindi, anche in considerazione delle cattive annate succedutesi negli ultimi anni, supplicano che il viceré voglia alleviare lo stato dei poveri vassalli, accogliendo le seguenti richieste:

1 che, in conformità a quanto già disposto dal re Filippo in data 20 dicembre 1586, si restituisca ai vassalli e alle comunità dell'incontrada reale di Parte Ozier, il territorio che negli anni passati fu destinato a tanca reale, dal momento che, per mancanza di cavalle, non risponde più al fine per cui era stata creata ed i vassalli, che nel frattempo sono cresciuti di numero e hanno quindi meno territori a disposizione, si vedono costretti ad affittare salti in altri luoghi, esponendosi al rischio delle tenture.

Il viceré dispone che si ricorra al sovrano.

2 che, in conformità ai privilegi di cui gode l'incontrada del Mandrolisai, l'officialia e la scrivania vengano assegnate ogni anno ad un naturale scelto da una terna e nominato dal viceré e dal Real Consiglio, essendovi persone idonee a questo impiego, mentre sino ad ora gli uffici sono stati arrendati dai titolari a prezzi tanto alti da portare gli stessi arrendatori a compiere vessazio-

1010

ni e arbitrii sui vassalli, pur di aumentare le loro entrate anche contro il disposto delle reali prammatiche.

Il viceré dispone che si ricorra al sovrano.

3 che i vassalli siano esonerati dal tributo del carcere cui sono obbligati senza alcun motivo in quanto la prigione, da abitazione fatta costruire dal marchese di Oristano e poi pervenuta al demanio regio, fu adibita a torre litoranea, nonostante Ghilarza sia situata all'interno dell'isola e disti più di dieci leghe dal porto più vicino; a guardia della torre venne posto un alcaide che svolge unicamente il compito di riscuotere gli emolumenti, mentre spetta al giudice ordinario e ai vassalli provvedere ai prigionieri. In considerazione di ciò chiedono che, alla morte dell'attuale alcaide, l'ufficio passi alla comu-nità e all'incontrada, senza che venga nominato alcun titolare.

Il viceré, considerato che l'alcaide non cura il carcere e che i vassalli vengo-no ingiustamente gravati di quel salario, dispone che il tributo venga destina-to alla costruzione di un nuovo carcere e poi al soldo del carceriere.

4 che si conceda di tenere liberamente delle botteghe all'aperto di panni, tela, carta e cera, in considerazione del fatto che l'incontrada di Parte Over reale dista dalle città più di 10 leghe e che agli abitanti mancano queste merci utili e di uso quotidiano; spesso capita infatti, che, in occasione di morti improvvise, si seppelliscono i morti senza alcun cero; la presenza inoltre di negozianti nell'incontrada consentirebbe dí comprare anche molti prodotti a credito, cosa impossibile con i mercanti delle città.

Il viceré dispone che sí ricorra al sovrano.

5 che nel caso in cui i secolari debbano agli ecclesiastici elemosine delle messe, decime od altro, si rivolgano alla giustizia secolare, in caso contrario alla giustizia ecclesiastica.

Il viceré dispone che si osservi il disposto del diritto e dei sacri canoni.

6 che per il deghino sulle pecore e i maiali si paghi lo stesso diritto fissa- to nell'incontrada del Mandrolisai e cioè 1 capo a segno sia per le pecore che per i maiali.

Il viceré dispone che si osservi la consuetudine.

7 che i vassalli, in considerazione del fatto che nell'incontrada esiste un carcere dove sostano i prigionieri trasferiti da Sassari a Cagliari ai quali devo-no provvedere con guardia diurna e notturna, non siano costretti a condurli a Cagliari, con grave danno per il lavoro nei campi, ma che detti prigionieri siano trasferiti direttamente da un tribunale all'altro.

1011

Il viceré dispone che si osservino i pregoni.

8 che non venga inviato alcun ministro del Real Consiglio come commis- sario in quanto il salario di 4 ducatoni al giorno, che gli spetta, comportereb-be per il povero vassallo, anche in caso di assoluzione, la rovina dei beni; allo stesso modo chiedono che non sia permesso, nel caso di invio di commissari per la riscossione dí diritti o altre questioni civili, di portare cavalli o persone a loro seguito sotto pena di una multa scelta dal viceré.

Il viceré dispone che si osservino le leggi del Regno.

9 che vengano ridefiniti i confini delle ville vicine all'incontrada reale di Parte Ozier sulla base dei documenti da esibirsi e di ciò sia incaricato il luo-gotenente della Procurazione Reale dell'incontrada per evitare le spese di un commissario.

Il viceré dispone che si presenti la supplica al tribunale del Real Patrimonio.

10 che le somme destinate dalle maestranze delle ville ad una cappella della città di Oristano, siano utilizzate per ristrutturare alcune chiese anti-chissime, situate nelle stesse ville che rischiano di cadere in rovina.

Il viceré dispone che si osservino i capitoli delle maestranze.

11 che vengano nominati annualmente .3 giurati o deputati per vigilare sugli aggravi e vessazioni cui sono sottoposti i vassalli e per giudicare sulle tenture e sugli altri diritti spettanti alla scrivania e all'officialia dell'incontra-da, in conformità al privilegio già concesso all'incontrada del Mandrolisai.

Il viceré dispone che si osservino per ora la consuetudine e si ricorra al sovrano.

c. 632 Excelentissimo setior virrey, lugarteniente y capitan generai y presidente en este generai Parlamento. Los sindícos de los vassallos y comunidades de las villas de Guilarca y Aydomayor, que son otras de las que componen la encontrada de Parte Ozier Real, dizen a vuestra excelencia que dichos vassallos han servido a su magestad, que Dios guar-de, en todas ocasiones se han ofreOdo con la lealdad y fidelidad deven, como fue en el ano de 1637 al tiempo se entraron los Franceses en la ciudad de Oristan, los primeros que imbistieron y espellieron a los contrarios fueron los de la dicha encontrada, siendo capitanes de la cavalleria don Salvador Medau y Juan Mamely, y de la enfantaria Juan Estara, todos de la villa de GuilaNa, los quales tres mere-cieron merced del rey, por lo que fueron premiados de noblesa por haver repre-sentado sus serviOos, y los pobres vassallos, que derramaron su sangre por no

1012

haver tenido quien representar.lo, se quedan sin premio; y donde essa ocasion que se apoderaron los dichos Franceses de la dicha ciudad, que fue el sabado de car-nes tolendas del dicho ano, se espuzo el Sefior sacramentado los tres dias ultimos de carnes tolendas y por la vitoria que su magestad tuvo se ha tornado esta dicha comunidad de Guilara la devocion de las quarenta oras asta hoy dia en adelante a gastos de los vassallos de dicha villa, segun de todo pienamente consta. Assimesmo todos los vassallos de dicha encontrada han socorrido a su magestad con muchas partidas de trigos y ganados para socorro de las guerras de Baralona, como fue en tiempo que por comissario receptor se despachó al noble don Gaspar Piras de la ciudad de Oristan, para el mesmo effecto en otra ocasion se despachó al noble don Juseph de Litala, en cuyas ocasiones todos los dichos vas-sallos fueron liberales ofreciendo cada uno su partida en servissio de su magestad. Tambien esta encontrada concurre todos los ahos en el donativo grassioso de su magestad, que es partida considerablel, / segun consta en los assientos de la Real c. 632 v. Thesoreria. Y por la gran confiarm tienen en la benignidad de vuestra excelencia que en nombre de su magestad, que Dios guarde, mereceran algun consuelo a vista de las aflixiones que padecen, causadas de las malas ahadas, suplican mande vuestra excelencia alentar a dichos pobres vassallos para que puedan continuar en servir a su magestad.

Que se restituygan a los vassallos de dicha encontrada los territorios de que se les quitó para hazer la tanca.

Primeramente suplican mande vuestra excelencia en nombre de su magestad, que Dios guarde, restituir a todos los vassallos y comunidades de Parte Ozier Real el territorio que era de dichas comunidades y en ahos passados se les quitó a effecto de hazer la tanca que ha servido por las hyeguas, que duraron algunos ahos, qual territorio ya no sirve mas por esso, porque han faltado ya del todo dichas hyeguas, y los pobres vassallos, que han aumentado mas en numero, por falla de territorios se ven casi precisados arquilar a saltos de afuera de otro sehorio, quedando con la vexassion de tenturas, mandamientos et alias, y atendicndo al origen de esta ver-dad de que los territorios eran de las comunida(de)s de dicha encontrada, pro-vehió el sehor rey don Phelipe de gloriosa memoria que dicha tanca se restituiesse a dichos vassallos, segun es de ver del real despacho su fecha en Madrid en los 20 de diciembre del ano 1586, cuya copia en authentica forma se presenta. Acudan a su magestad. Liliu, secretarius.

considerable ripetuto nella carta successiva.

1013

Que por gracia se les conceda que la Officialia y Escrivania de dicha encontrada las sirvan naturales de aquellas.

2 Mas suplican a vuestra excelencia les aga gracia y merced de la Officialia y Escrivania de dicha encontrada para que la puedan servir annual los mesmos naturales nacidos en aquella por haver sugetos aptos para estos empleos, hazien-

c. 633 dosse terna todos los aiios en sujetos benemeritos, y uno de aquellosl / eligirà vuestra excelencia y su Real Consejo cada ano, y esto por las vexassiones se han esperimentado que los proprietarios suelen rendar en cregidos pressios, contravi-niendo a lo dispuesto en reales pragmaticas, y los substituidos para cacar fructo del pressio pagavan y quedarles algo para sus casas, cometian vexassiones a los dichos vassallos, y a mas que la plassa de dicha offissialia es vagua y en la mesma copia authentica que se presenta, manda su magestad la goze dicha encontrada como la encontrada de Mandrolisay con calidad que, haviendo sujetos idoneos y abiles en todas las villas de dicha encontrada, entren alternando. Acudan a su magestad. Liliu, secretarius.

Que por gracia se les quite a dichos vassallos el pecho de la carceleria que suelen contribuir.

3 Mas suplícan a vuestra excelencia les aga gracia a dichos vassallos quitalles el pecho de la carceleria que suelen contribuir sin ninguna razon, pues han querido instituir esta torre como si fuera en lugar maritimo, quando a la verdad la villa de Guilarca, que es donde esta ciutuada dicha torre, esta en medio de la isla, que nunca ha havido artilleria, y dista de dicha torre al puerto mas propinquo mas de dies leguas, y es una casa que el marques de Oristan hizo edificar y, despues muer-te de aquel, que el rey tomó possession, se instituio para carcel, y assi se mantiene, siendo que el alcayde no atiende a nada mas que a cobrar los emolumentos y menos atiende quando hay presos a cuidarlos, solo lo haze el jues ordinario y los pobres vassallos haziendo guarda, quedando con la vexassion del tributo que sue-len pagar y juntamente el servicio pergonal, por lo que post mortem del propieta-rio quede la futura de esta plassa a las comunidades de dicha encontrada sin haver nombramiento de persona. Attento a que es cierto lo que representa y que injustamente estan cargados del sala-rio y que el alcayde no cuyda de estas carceles, se aplique lo que pagan para este effecto para fabricar carceles que sirvan de custodia y no de muerte de los presos, como estas que son inutiles por tiranicas, y despues para el sueldo del carcelero. Liliu, secretarius.

aquellos ripetuto nella carta successiva.

1014

Que se conceda a la dicha encontrada que pueda haver tiendas libremente abier-tas para vender y comprar, attento dista de las ciudades mas de diez leguas.

4 Suplican dichos vassallos a vuestra excelencia que por quanto la encontrada de Parte Ozieri / Real es apartada de las ciudades de esta isla mas de dies leguas y los c. 633 v. moradores de aquella viven incomodos de las cosas de mercancia, como son panos, liengos, papel, vera y demas cosas necessarias, concederles licensia pueda haver libremente en dicha encontrada tiendas en abierto para vender y comprar y que haya negossiantes de dichas cosas, constandoles de factura, y haver passado en aduana, que muchas vezes por la falta de estas ropas en ocasiones de algunas muertes repentinas, de pocos dias, y en temporales fuertes que no se puede carni-nar, se entierran sin genero de luminarías, y a mas que havíendo negociantes en dicha encontrada suelen dar muchas ropas a fiado a los pobres y por servissio, lo que no acostumbran los mercaderes de las ciudades. Acudan a su magestad. Liliu, secretarius.

Que si el seglar deve alguna cosa al eclesiastico, como limosna de missas, diez-mo, sacristan y demas, lo pidan ante la justicia secular de dicha encontrada.

5 Suplican dichos vassallos a vuestra excelencia en nombre de su magestad, que Dios guarde, que si el seglar deve alguna cosa al eclesiastico, aunque sea de limo-sna de missas, decimas, sacristan y demas, lo pida en poder de la justicia secular de la encontrada, assi como quando deve el eclesiastico al secular acude a la justi-cia eclesiastica. Guardese la disposicion del derecho y de los sagrados canones. Liliu, secretarius.

Que se les conserve en el derecho de las ovejas y cochinos como lo pagan los de la encontrada de Mandralusay.

6 Assi bien dichos vassallos suplican a vuestra excelencia conservarles en el dere-cho de Mas ovejas y cochinos de deguino como lo hazen y pagan los de la encon-trada de Mandrolisay, por ser ambas encontradas reales, que es por cada serial y acto de ovejas una oveja, lo mismo un cochino cada serial. Guardese la costumbre. Liliu, secretarius.

1 Ozier ripetuto nella carta successiva.

1015

Que los presos que vienen a las carceles de la dicha encontrada de los cabos de Sasser y de los officiales de la mesma encontrada se hayan de remitir de tribunal en tribunal.

7 Mas suplican dichos vassallos a vuestra excelencia que atento en dicha encontra- c. 634 da hay carcel a donde vienen a dar los presos que remiten del cabo del / Sacer a

Caller, y aquellos se dejan a cuenta de dichos vassallos haziendo guarda dia y noche asta plegar la gente para remitirlos a esta dicha de Caller, y lo propio hazen los officiales del lugar y algunos comissarios en las prisiones que hazen, oprimen a los pobres vassallos de dicha encontrada a conduzir.los asta a Caller, que muchas vezes suscede este estorvo en tiempo de la labrarwa o siegas, con manifiesto agra-vio por ocuparse dies o doze dias en esse mandamiento, por lo que suplican se hayan de llevar dichos presos de tribuna] en tribunal. Guardese lo dispuesto por reales pregones. Lilíu, secretarius.

Que no se despache ministro alguno por comissario, por ser el salario de quatro ducatones al dia, sino que la parte instante los deposite, y caso se despache algu-no por cobranga de otra cosa civil, que este no pueda mandar cavallos ni gente.

8 Tambien suplican a vuestra excelencia que no se despache ministro alguno del Real Consejo por comissario, pues el salario que le toca es de quatro ducatones el dia, y con esso se destruhye la azienda de un pobre vassallo, el qual aunque quede absuelto, queda destruido con dichos gastos, si en caso no es, que haya parte instante y que los deposite, y lo mismo se entíenda en qualquier otro comissario, y caso se despache algun comissario por alguna cobranca o qualquier otra cosa civil, no puedan estos mandar cavallos ni gente baxo una pena a vuestra excelencia bien vista. Guardense las leyes del Reyno. Liliu, secretarius.

Que attento las villas circumvezinas a dicha encontrada han usurpado mucho ter-ritorio, que se paga renovacion de limites dando a cada uno Io suyo a vistas de los titulos, y que el tiniente de procurador real corra con esta diligencia.

9 Mas suplican a vuestra excelencia dichos vassallos que atento se ha esperirnenta-do que las villas circumvezinas a esta encontrada de Parte Ozier Real han usurpa-do mucha parte de territorios del patrimonio de su magestad, por lo que se implo-ra se haya de hazer renovassion de limites, fortificando aquellos y dando a cada

de ripetuto nella carta successiva.

1016

uno Io que es suyo, obligando vuestra excelencia a que saquen los titulos o divi- sion de los estados', / que es mayor testigo de esta viva passion, encargando la c. 634 v. diligencia al tiniente de procurador real de dicha encontrada para evitar los gastos de despachos de comissario. Representelo en el tribunal del Real Patrimonio. Liliu, secretarius.

Que la partida que la maestranga de dichas villas corresponde a una capilla de la ciudad de Oristan, que se haya de aplicar para reedificar unas iglesias que estan ya caydas y destruhidas en dichas villas.

10 Mas los referidos sindicos en dicho nombre suplican a vuestra excelencia que en aquellas villas hay mucha maestrana y aquella corresponden noviter una parti-da a una capilla de la ciudad de Oristan, siendo que en aquellas villas hay unas iglesias antiquissimas que estan ya caydas y destruidas por no haver rentas en aquellas, por tanto se agregue aquella partida a las mesmas iglesias del lugar, aten-diendo el obrero o procurador para el beneficio de aquellas y a la mas necessitada. Observen los capitulos de su maestranza. Liliu, secretarius.

Que se conceda que en dicha encontrada pueda haver tres jurados eo diputados para mirar los agravios de los vassallos, tenturas y derechos de la Offisialia y Escrivania, y que se haga nomina cada primer dia de ano en subgetos aptos y que presten el solito juramento.

11 Mas suplican a vuestra excelencia dichos vassallos les conceda pueda haver tres jurados eo diputados en la dicha encontrada, haziendosse nomina cada primer die de ano en sujetos abiles y atos, prestando prímeramente el solito juramento, que hayan de guardar y mirar los agravios y vexassiones de los vassallos y juntamente hayan de jusgar en las tenturas y demas derechos pertocantes a la Escrivania y Officialia, por haverse esperimentado que los officiales, por ser interes propio y no haver quien jusgarles, han atropellado a los pobres vassallos con davo notorio; y assi bien deven dichos jurados en la nomina eo terna de los officiales, sindicos y demas officios atender, pues assi lo ha consedido su magestad, que Dios guarde, a la encontrada de Mandrolisay, por lo que suplican los de esta encontrada de Parte Ozier Real concederles el mesmo privilegio. / Por todo lo qual suplican mande vuestra excelencia apiedarse de dichos vassallos c. 635 concediendoles en nombre de su magestad, que Dios guarde, lo contenido en las referidas suplicas, que lo esperan como de la mano de vuestra excelencia.

i estados ripetuto nella carta successiva.

1017

Observese lo acostumbrado por agora y acudan a su magestad. Liliu, secretarius.

Excellentissimus dominus don Iosephus de Solis, Valderrabano, Davila, Pacheco, Giron et Enrriques, comes de Montellano, antelatus de Iucatan et cetera, de Consilio Sacrae Catholicae Regiae Maiestatis, eius prorrex, locumtenens et capita-neus generalis praesentis Sardiniae Regni et praeses in praesenti regio et generali Parlamento, providet et decretat praedicta capitula et unumquodque illorum prout in fine cuiuslibet eorum continetur et expressum est, mandans mihi secreta-río infrascripto de his omnibus huiusmodi actum curiae fieri, de quibus et cetera. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento die nona aprilis currentis anni millesimi sexcentesimi nonagesimi octavi, Calari. Didacus Liliu, secretarius. /

266/1 Allegati al capitolo 1. Copia autentica del notaio Giovanni Battista Pilo di Cagliari dei capitoli

presentati dal sindaco Salvatore Orrù dell'incontrada di Parte Ozier reale nel Parlamento celebrato dal viceré Michele di Moncada nel 1583 e decretati dal sovrano Filippo II a Madrid il 20 dicembre 1586.

c. 636 Nos Philippus, Dei gratia Castellae, Aragonum, Legionis, utriusque Siciliae, Hierusalem, Portugalliae, Ungariae, Dalmatiae, Croatiae, Navarrae, Granatae, Toleti, Valentiae, Galletiae, Maioricarum, Hispalis, Sardiniae, Cordubae, Corsicae, Murtiae, Giennis, Algarbii, Algezirae, Gibraltaris, insularum Canariae necnon Indiarum Orientalium et Occidentalium, insularum et terrae firmae maris oceani, archidux Austriae, dux Burgundiae, Brabantiae, Mediolani, Athenarum et Neopatriae, comes Abspurgi, Flandriae, Tirolis, Barcinonae, Rossilionis et Ceritaniae, marchio Oristani et comes Gociani, si erga cunctos subditos nostros regiam munifícentiam exercere solemus attamen terras et respublicas de nobis benemeritas dignis favoribus et privilegiis illustrandas ducimus eas precipue quae in insulis positae fidelitatis specimen multoties ostenderunt quae omnia cum in nostra encontrata de Parte Ocier Real in praefacto nostro regno Sardiniae reperta fuerint ut quae propter fidelitatis zelum inimicorum invasiones sepe numero repu-lit dignum esse censemus eam regis munificentia et favore condecorare. Cum ita-que per dilectum nostrum Salvatorem Orrù, syndicum et procuratorem a consilia-riis et universitate dictae encontratae de Parte Ocier real ad nos destinatum fue-rint coram maiestate nostra et in hoc sacro supremo regio Consilio exhibita et praesentata quaedam capitula bonum et utilitatem dictae encontratae concernen-

1018

tia coram spettabili don Michaele de Moncada, nostro locumtenente et capitaneo generali praefati regni Sardiniae, in parlamento per eum vice et nomine nostris ibi-dem celebrato iam antea exhibita et per eum provisa, prout in calce cuiuslibet capituli apparet nobisque humiliter suplicaverit, ut quoniam decretatio et provisio aliquorum ex capitulis praedictis ditae encontratae de Parte Ocier r[e]al ad nos remíssa fuit per dictum nostrum locumtenentem generalem capitula ipsa decreta-re concedere et indulta eum confirmare et ampliare de nostra solita benignitate dignaremur. Nos vero praespectis innata fidelitate ac servitiis per vicinos praefatae encontratae coronae nostrae regiae praestitis et impenssis quaeque praestituros speramus capitulis ipsis ac decretationibus nostri locumtenentis generalis per nos in nostro sacro supremo regio Consilio visis, recognitis et examinatis, tandem responderi mandavimus prout in fine unius cuiusque capituli appositum est seu decretum quorum quidem petitionis capitulorum ac ambarum decretationum series sequitur sub his verbis: Sacra catolica regia magestat. Salvador Orrù, syndich de la encontrada de Parte Osier real del Regne de Sardena, besant primerament les mans y peus de vostra magestat, fent presentaci° de son poder, diu que per part de dita encontrada real en estes corts ultimament celebrades per don Miquel de Moncada, virrey de aquell Regnel / en persona de c. 636 v. vostra magestad, ha presentat dita encontrada de Parte Osier real los capitols y memorials tocants al bon govern d.ella, entre los quals dit virey remet a vostra magestat la decretasio de alguns de dits capitols, suplica per tant dit syndich a vostra magestat manar.los decretar com en ells se supplica y confirmar los demes decretats per dit virey y que uns y altres valegan tant com privilegia y capitols de Cort o com minor de dret los convindra, puix vostra magestat te llarga notisia de la innata fidelitat y servicis dels de aquella encontrada, majorment en aquestos temps que estan tan oprimits de cossaris, per defensa dels quals estan sempre ab les armes en les mans y en tot trauen forca de flaquesa, com ho han fet sos antece-sors en servici de vostra magestat y de sos predecessora de gloriosa memoria, lo qual continuaran sempre, y axi esperan que vostra magestat los farà la merce que suplican y majors com sempre ho ha acostumat fer ab tant fidelissims vassalls, per-que axi convé al servici de vostra magestat e benefici de aquella sa encontrada, que ultra de ser cosa justa ho rebran a singular merce de vostra magestat. Oblata per Salvatorem Orru, syndicum encontratae de Parte Ocier Real.

Illustrissim senor lloctitnent generai y president en lo present real generai parla-ment. Exhibint y fent produci° mossen Salvador Orrù, syndich de la encontrada de Parte Osier real, de una letra originai de la sacra catolica regia magestat del rey

1 Regne ripetuto nella carta successiva.

1019

nostre serior, a sa instangia en dít nom despedida en Madrid a doze de octubre mil sinccents setantahu, dirigida a Lillustrissim serior don Juan Coloma, tunc llocti-nent generai del present Regne, supplica a vostra serioria illustrissima que ates en temps de la lloctinencia de dit illustrissim don Juan Coloma dita lletra no se exe-cuta si e segons en aquella semana, que attes la predita encontrada té vuy mes necessitat que may que la dita lletra se execute per los fins y effettes en aquella continguts et alias, que per go mane vostra serioria illustrissima aquella esser exe-cutada realment ab effecte segons es la voluntat de sa magestat e justa serie y the-nor de aquella. Que acudescan a sa magestat perque poria esser que lo molt illustre don Juan Coloma, predecessor de sa serioria iIllustrissima, agues informat perque provehe-sca lo que mes li sia en servey. Antonius Sgrexio, notarius et scriba pro haerede Serra.

Sa magestat mana que se scrigue al virrey que a parer de la Real Audiencia avíse del que parexerà, puix es mort Blas de Sanct Marti, que tenia dita Officialia. Frigola, vicecancellarius. Ittem, suplica que attes per esser estada arrendada diverses voltes la Scrivania de dita encontrada a molt alts y excessius preus per lo qui es serior de aquella per merce de sa magestat, se han causat axi bé diverssos abusos y extorcions als vassal-ls de dita encontrada, si e segons també se han causat per lo arrendament de la offigialia, segons en la lletra de sa magestat produhida en lo precedent capitol està exposat, que per co sia per vostra serioria illustrissima provehit y manat que de vuy avant no se puga ni dega arrendar dita scrivania sino que la regesca lo propri senor, puix també per pramatiques reals està prohibits los tots arrendaments, per-que realment y ab effecte fentse arrendaments no sols se causa gran dayn als dits

c. 637 pobres vassalls, mes ancara ne redunda incomodo y desavansi / a les rendes de sa magestat que té de dita encontrada, axi per via de fraus com altrament. Que perque sa magestat ha fet mercè de dita Escrivania a pergones que no podie[n] ni poden servir aquelles no proceheix lo supplicat. Scriba Sgrexio, notarius. Esta bé decretat per lo virrey. Frigola, vicecancellarius.

Ittem, supplica que attes lo territori que per orde de sa magestat se prengué en los anys passats per fer la tanca real, dit territori era de dits vassalls a hont pasturaven sos bestiars y en algunes parts de dit territori tambe aravan y sembravan, y com fonch cosa molt necessaria a sa magestat per la conservacio de les jumentes que a les hores tenian dits vassalls, no obstant que lo dit territory no era montarias de

desavans ripetuto nella carta successiva.

1020

cort ni altres terres vedades, sino comunes per la conser[v]asio dels bestiars dels dits vassalls se contentaren que sa magestat se.n servis per dita tanca per lo reparo de dites jumentes, y per quant per lo dit effecte no serveix mes dit territori, que per tant sia provehit y manat per vostra setioria illustrissima que dits territoris sien restituhits y tornats lliberament als dits vassalls, axi com era abans de fer dita tanca, per lo benifici comú, perque tenint dit territori axi tancat es molt dany y periudici a dits vassalls, y també seria major agravi y perjudici si la dita tanca se donax o venes a persona particular, perque seria la total perdigio y ruyna de dits vassalls, de tal manera que ningú poria viure en dita encontrada, fent setiors a pergones particular, y puix tambe sa magestat ho hordena axi a vostra setioria illu-strissima que dita tanca sia restituhida a di[ts] vassalls. Que inseguint los manaments de sa magestat sia tornada dita tanca a dits va[s]salls, ab que dits vassalls se obliguen mantenir y conservar dita tanca com està y los edifigis de aquella, la qual servesca en comú en benifigi de dita encontra-da y poble de aquella. Scriba Sgrexio, notarius. Ja està provehit com convé. Frigola, vicecancellarius.

Ittem, se supplica a vostra serioria illustrissima sia servit manar y decretar eo cometre la decretasio del present capitol a la prefata sacra catolica regia magestat del rey nostre sefior y a son Sacro Supremo Consell de Arago que attes lo bisbat que vuy se diu de Santa Justa, qual vuy otite lo reverendissimo arquebisba de Arborea y so[s] predecessors de sexanta o de setanta anys a esta part han obtin-gut, es molt segretat y apartat de la siutat de Oristany, per la qual raho se ha visi y veu que ha mes de doze o catorze anys que tot lo dit bisbat no es estat vísitat com deuria axi per lo dit reverendissimo de Arborea que vuy es, com per sos anteces-sore, en gran dany y perjudici de les animes dels pobres vassalls habitants en dit bisbat, lo que no seria si lo dit bisbat fos a soles, segons en temps passat era dividit y no uni[t] ab lo archebisbat de Arborea, que per tant sia servey de sa magestat, acabada la vida natural del dit reverendissimo de Arborea que vuy es o en cas de comutacio en altra dignitat, concedir y nomenar per lo dit bisbat a soles de Santa Justa una persona y per lo archebisbat de Arborea pe[r]sona, a tal que dites dos dignitats sien desaparades y no unides con vuy son, perque ab qualsevol de dites dos dignitats pora viure a plaer y ab descans y fausto qualsevol prelat, c[om]' / sia c. 637 v.

cert que lo archebisbat a soles de Arborea val mes al doble que lo dit bisbat de Santa Justa y lo dit bisbat de Santa Justa val mes que lo bisbat de Ales y mes que lo de Bosa, per hont se veu a la clara que pora viure qualsevol prelat ab qualsevol de dites dos dignitats; y perque la dita iglesia cathedral de Santa Justa esta ultra dos

com ripetuto nella carta successiva.

1021

jomadas a tot lo dit bisbat y en lloch molt mal s.a junt als estanys de Oristany, ya una milla lluny de dita giutat de Oristany y poble molt xich que apenas hi ha sexan-ta o setanta cases, per la qual causa los canonges de Santa Justa no poden residir en dita cathedral, tant per la gran distangia del lloch com encara per la mala salut de aquella y per estar tant prop de Oristany, y per quant en la villa de Guilarza, villa real de sa magestat, la qual esta en mig de tot lo dit bisbat, villa principal de mes de sinchcentes cases en circa, cambra de dit bisbat hi ha una iglesia principal sots invocagio de Sant Macary ab moltes capelles, campanar ab moltes campanes y altres molts particulars y generals adnessos y ornaments, com es publich y notori a tot lo present regne, en la qual porien molt descassadament viure y residir dit bisbe, archipreste y canonges de dit bisbat, y mes avant en lo dit bisbat y mes avant en lo dit temps que lo dit bisbat encara no era unit ab lo de Arborea, per la mala salut de dit lloch de Santa Justa lo qui era bisbe de Santa Justa residia sempre en Guilarza, que per tant sia servey de sa magestat provehir y decretar que la dita villa de Guilarza en cas de dita divisio tinga lo titol de dit bisbat y la cathedral sia dita iglesia de Sant Macari, remogut lo nom de bisbe de Santa Justa en bisbe de Guilarza, com axi sia gran servey de Nostre Setior y de sa magestat y bon gobern pera tots los abitants y comorants en dit bisbat. Que ho supliquen a sa magestat. Scriba Sgrexio, notarius. Sa magestat se manarà informar del que mes convingue provehir. Frigola, vicecancellarius.

Sua illustrissima dominatio decretat huiusmodí capitula et unumquodque illorum prout in fine cuiuslibet capituly scriptum est et continuatum et mandat fieri huiu-smodi actum curiae. Provisa per illustrissimum dominum locumtenentem et capitaneum generalem et presidentem dicti regii generalis Parlamenti die decimo quarto decembris millessi-mo quingentesimo octogessimo tertio, Calleri. Idem Antonius Sgrexio, notarius et scriba pro herede Serra.

Al spectable don Juan Coloma, nuestro lugartiniente y capitan generai del reyn[o] de Cerdena. El rey. Spectable nuestro lugartiniente y capitan general, a suplicassion de Salvador Orrù, syndico de la encontrada de Parte Ocier, mandamos despachar los dias passados una carta dirigida a don Alvaro de Madrigal, vuestro predecessor, del thenor siguiente. El rey. Spectable nuestro lugartiniente y capitan generai, Salvador Orrù, syndico de la encontrada de Parte Osier, entre otras cosas nos ha referido que por arrendar Blas

1022

de Sant Martin la officialia de aquella encontrada por previo muy subido se cau- san muchos perjuycios y daiios a nuestros subditos y vassallos, porque los arrenda- dores por sacar fructo del arrendamiento les hasen y cometen vexaciones' / y c. 638 agravios, allende que, segun dize, se contraviene a nuestras pramaticas reales por las quales esta ordenado que no se puedan arrendar semejantes offigios en aquel reyno y que por aversele hecho por nos merced que pueda passar dicha officialia en un hijo o yerno suyo, seria mas comodo comutarsela en dinero, el qual, segun nos ha referido el dicho syndico, pagaran sus principales, con que dicha officialia de aqui adelante se provea por nos en naturales de la dicha encontrada, hasiendo ellos cada ano nombramiento de tres perconas y tornando nos la una de ellas, tomo se acostumbra en las otras officíalias del marquesado de Oristan, y que assi por lo que conviene a esto y al buen govierno y regimiento de aquella encontrada, les hisiessemos merced de darles liscencia que puedan hazer eleccion en cada un ano de tres jurados y de prohombres de consejo, a cuyo cargo esté el govierno de aquella tierra, de la mesma manera que se haze en Mandralusay, y que con estos se quitaran todos los dichos inconvenientes y danos. Lo qual visto por nos por lo que toca a nuestro real servici° y al beneficio y utili- dad de aquella tierra, nos parete que dandose de trecientos a quatrocientos escu- dos por una ves a Blas de Sant Martin o a su hyerno que fuere, se podria hazer lo que supplica, siempre que en dicha encontrada huviesse perconas a quien se pudiesse dar este officio, y porque no sabemos si en esto aura inconvenientes, os encargamos que con los doctores de essa Real Audiencia veais lo que en esto passa y si se pudiera hazer, y nos deis aviso assi de lo uno corno de lo otro con vuestro parecer, para que visto que lo hayamos, mandemos proveher lo que mas convenga a nuestro servici°. Datta en Madrid a dieziete de julio mil quinientos sessenta y ocho. Yo el rey. Vidit don Bernardus, vicecancellarius. Vidit Comes, generalis thesaurarius. Vidit Loris, regens. Vidít Sentis, regens. Vidit Sora, regens. Vidit Sapena, regens. Gort, secretarius. Y porque segun nos ha referido el dicho Salvador Orrù hasta agora no se ha exe- cutado la dicha carta nuestra, por causa de la muerte del dicho don Alvaro, nos ha suplicado fuessemos servido mandarle proveher de conveniente remedio, de manera que se effectue lo que tanto cumple a nuestro servici° y beneficio de aquella tierra, y nos teniendo respecto a la calidad del negocio, os desimos y man-

vexaciones ripetuto nella carta successiva.

1023

damos que efectueis, executeis y cumpla[is] dicha nuestra real carta conforme a su serie y thenor, como sí a vos mismo fuera dirigida, que tal es nuestra voluntad. Datta en Madrid a doze de octubre ano de mil quinientos setenta y uno. Yo el rey. Vidit Comes, generalis thesaurarius. Vidit Loris, r[e]gens. Vidit Sentis, regens. Vidit Sapena, regens. Gort, secretarius.

c. 638v Quae quidem capidula]i / praeinserta ac responsiones et decretationes in eisdem appositas, laudantes et aprobantes illa et in eis contenta et expressa praedictae encontratae de Parte Ogier real eiusque universsitati[s] vicinis et abitatoribus pre-sentibus et pro tempore existentibus thenore huiusmodi de nostra certa sientia deliberate et consulto dicti nostri Sacri Supremi Regii Consilii deliberatione praeunte concedimus, conssentimus et liberaliter elargimur nostraeque huiusmodi concessionis consensus et elargitionis munimine seu presidio roboramus et valida-mus autoritatemque nostram regiam interponimus pariter et decretum, serenissi-mo proptera Philippo, principi Asturiarum et Gerundae ducique Calabriae et Montisalbi, fili° primogenito nostro charissimo, et post faelices ac longaevos dies nostros in omnibus regnis et dominiis nostris, Deo propitio, immediato haeredi et legitimo sucessori intentum aperientes nostrum sub paternae benedictionis obten-tu dicimus spectabili vero nobilibus magnificis dilectisque consiliariis locumtenen-ti et capitaneo generali nostro in praefacto regno Sardiniae, praesidenti seu dic-tum officium regenti, regenti Cancellariam et doctoribus nostrae Regiae Audientiae, iudici curiae, advocato et procuratori fiscalibus, gubernatoribus quo-que seu reformatoribus in capitibus Calleris, Gallurae et Lugudori regio procura-tori, magistro rationali ac regenti nostram generalem thesaureriam seu eorum locumtenentibus, vicariis, subvicariis, potestatibus, alguaziriis, virgariis et porta-riis, maioribus consiliariis consilio et unívessitati praedictae encontratae de Parte Ocier real caeterisque aliís officialibus et subditis nostris in dicto regno Sardiniae constítutis et constituendis praecipimus et iubemus ad incurssum nostrae regiae indignationis et irae paeneque florenorum auri Aragonum mille nostris regiis infe-rendorum aerariis quod capitula praeinserta et unumquodque eorum iuxta decre-tationum et responssionum ín fine ipsorum positarum seriem et thenorem teneant firmiter et observent tenerique et inviolabíliter observari per quos decet faciant. Cauti secus agere fieri ne permitere aliqua ratione seu causa si dictus serenissimus princeps nobis morem gerere, ceteri vero officiales et subditi nostri praeter irae et indignationis nostrae incurssum paenam praepositam cupiunt evitare. In cuius rei

capitula ripetuto nella carta successiva.

1024

testimonium praesentem fieri et in processu dicti parllamenti inseri sigilloque nostro regio maiori pendenti comuniri iussimus. Datum oppido nostro Madriti die vigessimo menssís decembris anno a nativitate Domini millessimo quingentessimo octogessimo sexto, regnorum autem nostro- rum videlicet citerioris Siciliae et Hierusalem trigessimo tertio Castaellaeque Aragonum ulteriorisi / Sicilliae et aliorum trigessimo primo, Portugalliae tamen c. 639

setimo. Yo el rey. Vidit Frigola, vicecancellarius. Vidit Comes, generalis thesaurarius. Vidit Campi, regens. Vidit Gort, pro conservatore generali. Vidit Sapena, regens. Vidit Terga, regens. Vidit Quintana, regens. Dominus rex mandavit mihi Michaeli Gort. Visa per Frigola nos generalem thesaurarium. Sapena, Campi, Terga et Quintana, regius cancellarius, et me pro conservatore generali. In Sardiniae 17, foleo 78. Capitulos presentados por Salvador Orru, syndico de la encontrada de Parte Ocier real, que son los que se dieron en el parlamento celebrado en nombre de vuestra magestad por don Miguel de Moncada en el reyno de Cerderia el ano pas- sado 1583. Copia huiusmodi sic ut iacet in prudentíbus quatuor papiri foliis et partim in pagina praesenti sumpta et extracta fuit a suomet originali, remanenti in posse Serafini Pinna Satta, siedici comunitatis et vassallorum oppidi de Guilarza, et cum dicto suo originali veridice comprobata concordat de verbo ad verbum, prout sic (idem facit Ioannes Baptista Pilo, publicus Calaris nottarius, instante et requirente dicto Serafino Pinna Satta dicto nomine pro suo, ut ait, interesse, die vigesima secunda mensis martii anno a nativitate Domini millesimo sexcentesimo nonagesi- mo octavo, Calari, meumque solitum quo in publicis claudendis utor apono

signum. (SN) /

Die 9 aprilis. / c. 639 v.

ulteriore ripetuto nella carta successiva.

1025

14. I CAPITOLI DELLA VILLA DI SESTU

267 1698 aprile 16, Cagliari I sindaci della comunità e i vassalli della villa di Sestu fanno presente le

difficoltà in cui versano e a cui sperano che il viceré ed il sovrano portino conforto approvando le seguenti suppliche:

1 che i vassalli della villa di Sestu siano esentati dal pagamento delle incariche per i delitti che avvengono nel suo distretto in quanto, essendo la villa territorio di passaggio per le altre ville del Regno, tanto che nel suo ter-ritorio si contano ben 7 cammini reali, difficilmente i rei possono essere per-seguiti.

Il viceré dispone che si osservino i pregoni in merito.

2 che si prendano provvedimenti in merito al considerevole danno che i poveri vassalli subiscono ogni anno a causa del trasporto della paglia per la scuderia del re in quantità maggiore rispetto a quella cui sono obbligati, senza che venga loro pagato il giusto corrispettivo.

Il viceré dispone che si rivolgano al reggente al quale ha ordinato di predi-sporre un nuovo regolamento.

3 che sia regolamentato lo scrutinio del grano in quantità tale da poter essere assolto senza gravi danni dai vassalli che riescono a mala pena a produr-re grano per il loro sostentamento e per la semina; infatti; in annate particolar-mente sterili; il grano non è neanche sufficiente al loro fabbisogno e, nonostan-te ciò, la città di Cagliari li obbliga a portare ogni anno 255 starelli di grano per lo scrutinio, mentre la comunità non ne può sostenere nemmeno 150.

Il viceré dispone che la città si dia un nuovo ordinamento e che, in caso contrario, i vassalli non siano obbligati allo scrutinio.

4 che nel nuovo ripartimento venga diminuita la somma di 448 lire che ogni anno la villa dí Sestu versa quale quota per il real donativo, somma esorbitante per i poveri vassalli che vivono esclusivamente del loro lavoro.

Il viceré dispone che nel nuovo ripartimento si tenga presente ciò che è stato chiesto.

c.640 Excelentissimo sen-or. Los sindicos de la comunidad y vassallos de la villa de Sestu representan en estas

1026

reales Cortes los incombenientes tan considerables que estan los pobres vasallos padessiendo para que en virtud de esta representassion obtengan de vuestra exce-lencia y su magestad, que Dios guarde, el devído consuelo que corresponde a la aflission en que se hallan.

Que los vassallos de la villa de Sestu sean eximidos de las encargas de los delic-tos que pueden suceder en su dístricto y villa.

1 Primeramente suplican que attento dicha villa es el passo para todas las villas y cíudades del Reyno y en todo el destricto de aquella se comprehenden siette carni- nos reales, por los que se discurre y se camina a todas las villas y demas lugares de dicho Reyno, y por ser esta villa de esta calidad, qualquier comissarío, ministro, o qualquier otra perQona que vaya en servissio de su magestad, que Dios guarde, biene a dar en aquella mandando a los dichos vasallos y sus cavallos por todo las cosas que se les ofressen, y siendo esta villa de esta calidad y de concurso tan con- tinuado y copioso de los que passan por halli, les es muy duro en que les obliguen a dichos vassallos en que contribuigan y paguen las encargas de los delictos que suelen subseder en el dicho desctricto y villa de Sestu, cuya averiguassion es tan diffissil que es imposi/ble i se pueda nunca llegar a la averiguassion de qualquier c. 640 v. delicto que se pueda cometer por el concurso de gente que halli passa, como se a dicho, quede vuestra excelencia servido a vistas de lo refferido exonerarles de estas referidas encargas. Observense los p regones. Liliu, secretarius.

Que se dé providencia para que se les paga el precio de la paia que llevan para la cavalleríza de su excelencia.

2 Secundo suplican que attento todos los atios padesen dichos pobres vasallos consíderable molestia en rason de la conduzion de la paja para la cavallerissa de dicha su magestad, que Dios guarde, obligandoles conduzir mas cherdas de aquel-las que deven pagar, y no siendo del agrado de quien tiene la incumbencia de rese-birlas, les obligan a hazer de dos una, y lo peor que padezen consiste en que nunca se les ha pagado el devido pressio se les ha segalado, por dícha su mage-stad quede servido dar en erto la devida providencia tambien suplican. Porque he dado orden que se haga arreglamiento nuevo, acudan al noble y magni-fico regente que tiene la incumbencia. Liliu, secretarius.

1 que es imposi- ripetuto nella carta successiva.

1027

Que se regole el trigo del escrutinio en partida que los vassallos de dicha villa puedan pagar.

3 Tambien suplican que attento dichos vassallos son tan pobres que por esta causa no pueden labrar mas de lo que les puede bastar por lo precisso necessario para comer y labrar y haun por los aiios esteriles que se experimentan no les basta, y

c. 641 esta illustre ciudad les obliga todos los anos conduzir dosgientos sinquental / y sinco estareles de trigo por el escrutinio, siendo que no puede pagar dicha comu-nidad ni haun sien sinquenta, quedali por esso vuestra excelencia servido regular dicho escrutinio en partida que puedan dichos pobres vasallos conduzir a tal que queden aliguerados de tan grave pezo. La ciudad haga nuevo arreglamiento en la forma devida y si no lo hiziere, los vas-sallos no queden obligados. Liliu, secretarius.

Que en el nuevo repartimiento del real donativo se modere la partida tan excessi-va que pagan aquellos vassallos.

4 Y finalmente representan que la dicha villa de Sestu paga todos los alios de donativo real quatrogientas quarenta y ocho libras, lo que a sido total destrussion de dichos pobres vasallos el haver pagado partida tan exorbitante por ser aquellos tan pobres que la mayor parte biven de su mero trabajo, y assi para reparo de esco suplican dichos sindicos quede vuestra excelencia servido ordenar que en el nuevo repartimiento se modere partida tan exgegiva, porque de essa forma pue-dan con alguna combeniengia subir el juicio de esta paga. En el repartimiento se attendera a lo que representan. Liliu, secretarius.

c. 641 v. Cuyos capitulos y suplicas quedarà vuestra excelencia servido2 / admitirlos en la mejor forma que de derecho tuvieren lugar, que en elfo resibira particular grasia de la grandeza de vuestra excelencia, quem Deus.

Excellentissimus dominus don Iosephus de Solis, Valderrabano, Davila, Pacheco, Giron et Enrriques, comes de Montellano, antelatus de Iucatan et cetera, de Consilio Sacrae Catholicae Regiae Maiestatis, eius prorrex, locumtenens et capita-neus generalis praesentis Sardiniae Regni et praeses in praesenti regio et generali Parlamento, providet et decretat praedicta capitula et unumquodque eorum prout in fine cuiuslibet ipsorum continetur et expressum est, mandans mihi secretario

sinquenta ripetuto nella carta successiva. 2 servido ripetuto nella carta successiva.

1028

infrascripto de his omnibus huiusmodi actum curiae fieri, de quibus et cetera. Provisa per suam excellentiam ex delíberatione sumpta in regio et generali Parlamento die decima sexta mensis aprilis currentis anni millesimi sexcentesimi nonagesimi octavi, Calari. Didacus Liliu, secretarius.

Los s[indicos] de la villa de Sestu. Die 16 aprilis. /

1029

15. I CAPITOLI DELLA VILLA DI TEMPIO

268 1698 aprile 15, Cagliari

1 Don Sebastiano Garrucho, subsindaco della villa di Tempio, fa presen- te che la Gallura di Gemini una volta era composta da molte nobili città come Olbia, Pausania, Liscia, Arzachena e Vignola. Contro di esse si era rivolta la furia dei corsari africani costringendo gli abitanti a trasferirsi dalle zone costiere verso l'interno, popolando così la villa di Tempio, anticamente chiamata Gemellas, ed oggi abitata da oltre 130 cavalieri di cui più di 70 hanno preso parte con procure e voti all'offerta del donativo. Inoltre la villa di Tempio, dotata di Capitolo, vicario generale, decano, canonici, prebendarii ed un vescovo presente nella maggior parte dell'anno, vantava un collegio di Studi retto dai padri della Scuola Pia, un Convento degli Osservanti, un Monastero delle monache cappuccine e un Convento degli scolastici con più di 300 studenti. In considerazione di tali meriti la villa ha chiesto nei parla-menti precedenti di essere elevata al rango di città, ottenendo soltanto rispo-ste interlocutorie. ,I1 subsindaco pertanto nel sottolineare ancora una volta le prerogative della villa e i rischi a cui è esposta data la sua vicinanza con la Corsica e la mancanza di un'amministrazione civica che ne organizzi la dife-sa, chiede che le si conceda il titolo e l'onore di città.

Il viceré dispone che ci si rivolga al sovrano.

2 che la villa possa immagazzinare 4000 starelli di grano per il sostenta- mento dei suoi abitanti, perché è costretta a ricorrere alla città di Cagliari per rifornirsi di grano in cambio di bestiame, con grave danno delle persone che da esso traggono sostentamento

Il viceré dispone che, se il sovrano accoglierà la prima supplica, si provve-derà anche a questa.

3 che alla villa di Tempio sia confermata, senza alcuna modifica, la facoltà di esercitare il commercio e di tenere botteghe, già prevista da un decreto del viceré conte di Altamira.

Il viceré dispone che si osservi quanto decretato dal sovrano.

4 che si permetta ai galluresi di coltivare e seminare le terre della Mela e í campi de Ulamo nell'Anglona, come concesso a suo tempo dal duca di Gandia, per venire incontro alle esigenze degli abitanti di quei territori aspri e sterili.

Il viceré dispone che ci si rivolga al signore dei territori.

1030

5 che venga concesso l'arrendamento delle saline agli abitanti di Tempio per la consueta somma di 100 scudi, in quanto gli arrendatori attuali non riforniscono di sale i galluresi, come invece dovrebbero, secondo il prezzo fis-sato nel contratto di appalto, e la gente si trova a dover pagare uno starello di sale a più di 1 scudo, tanto che i poveri si recano a Porto Torres a rifornirsi, con il rischio di vederselo sequestrare.

Il viceré dispone che ci si rivolga al Real Patrimonio presentando, in caso di arrendamento, le suddette motivazioni.

6 che, per alleviare l'estrema povertà della villa, le sia concesso lo stesso trattamento di franchigia riservato alle città di Bosa e Alghero, in quanto da poco tempo nei porti galluresi di Longosardo e di Terranova, i ministri patri-moniali hanno imposto dei nuovi diritti di visita sulle imbarcazioni che tra-sportano vino - unico prodotto di una terra tanto sterile — procurando un notevole danno agli abitanti che vedono disertare i loro porti dai patroni delle navi a causa del diritto di visita, ammontante a 16 scudi, e del tempo che occorre al rilascio del passaporto nella città di Cagliari tanto che essi, pur di vendere il loro prodotto, lo trasportano da soli a dorso di cavallo fino ai porti.

Il viceré dispone che, in merito ai diritti percepiti dai ministri, questi devo-no regolarsi alle istruzioni date da don Pedro Martinez Rubio; e che, per quanto riguarda la franchigia dai diritti, poiché le città detengono tale privile-gio per grazia regia, ci si rivolga al sovrano.

7 che il viceré deleghi il vescovo di Ampurias perché obblighi le incon- trade di Gallura, dell'Anglona e del Monteacuto ad impegnarsi nella costru-zione di un ponte sul fiume che attraversa le dette incontrade, servendosi anche dei ministri e dei soldati che si trovano nella villa di Tempio.

Il viceré dichiara che si provvederà prontamente.

8 che si obblighino i ministri, addetti alla raccolta del donativo, a riscuo- terlo senza che venga pagato loro alcun compenso, mentre accade che preten-dano 100 scudi dai vassalli.

Il viceré dispone che i ministri non debbano pretendere alcun diritto in quanto la riscossione del donativo rientra negli obblighi inerenti il loro stesso ufficio e, verificandosi ciò, siano puniti severamente.

9 che vengano confermate alla villa di Tempio tutte le grazie concesse nelle Corti precedenti celebrate dal viceré duca di Monteleone.

Il viceré dispone che siano confermate quelle in uso.

1031

c. 650 Excelentissimo serior virrey y capitan generai por su magestad en estas reales Cortes. Don Sevastian Garruch[o], subsindi[c]o de la villa de Tempio, dize a vuestra excelencia que siendo compuesto el partido de Gallura de Geminis de muchas y nobles ciudades, como eran las de Olbia, l[a] qual existia en el puerto de Longuonsardo y en ella actualmente parezen las murallas con su puerta con las armas y insinias, que es un gavilan encajado en dicha puerta, con algunas cisternas y aquaductos, la ciudad de Phausania, Liscias, Arzaquena y Vinolas, y como estas eran puestas a la lengua de la mar poco munidas, la rabia de los corsales africanos, que aun persiguen aquel partido, y de otras enemigas nasciones obligaron a los naturales de Gallura a m[eterse] a la tierra a dentro desemparando su[s] patrias y privilejios, y poblar[on] la villa de Tempio, que antiguamente se llamava la ciud[a]d de Gemella[s], y como por la misericordia de Dios hoy se hall[a] ino-blessida con el num[ero] de ciento y treinta cavalleros nascidos y sete[n]ta y mas que han adsistido con [s]us procuras y vottos dedicados a la devocion y servigio [d'e vuestra excelencia, con muchissimos generosos y principales, con Cavildo, dean, canoniguos y raci[o]neros bien pagados de sus distribussíones, con obispo y residencia d.el en la mayor parte del ano, collejio de estudios hasta teolojia inclusi-ve, rejido por los clerigos regulares, padres de la escuela pia, combento de Observantes con estudi[o de] escolastica, monasterio de monjas Capuchinas y combento de dichos Esculapios y con un numero de tresientos y mas estudiantes, con la possesion de vicario general capitular y sede piena, pero por la mutacion del suelo y patria se hallan sus vesinos con el disconsuelo de aver perdido sus pri-vilejios y prerogativas de sus nativas patrias, y su magestad, que Dios guarde, por su real clemencia en las antecedentes Cortes celebradas por el excelentissimo duque de Monteleon, dispuso y decrettó que a la pecticion de hazerla ciudad tenia presentes sus instancias, segun es de ver en el traslado del capitulo que se exhibe, y assimismo por evitar las offensas de Dios y desasosieguo del guovierno y entro-ducir con el freno y forma de magistrado una vida politica ajustada a Dios y a la razon, pues su cavo que es esta ciudad no pueden influir en ella, por ser muy distante y remottos, convenieron los antecessores de vuestra excelencia, duque de San German, marques de los Veles y conde de San Estephan, segun tambien se haze a vuestra excelencia demost[flacion de dicha carta que va ajunta en esta suplica, y a[s]si mi[s]mo l[o] s[o]licita su illustrissimo obispo de Ampurias en la carta que se presenta y facilito por dicho effecto la venida del exponíente. /

c. 650 v. Que a la villa de Tempio se le conceda el titulo de ciudad.

1 Para que con este rem[e]dio pusíera fre[n]o a los hurtos, ra[n]cores y offensas de Dios de toda aquella dieces produs m[o]tiv[o] que tuvieron aun los antecesso-res de vuestra excelencia por el gra[n] servício que resulta a entrambas

1032

magesta[d]es, suplica a vuestra excelencia que atento los servicios que dicha villa de Tempio tiene hecho [con] donativ[os] gracios[os] en las ocasíones de guerras, particularmente en la [de] Portugual y otra[s] muchas, y con la adsistencia en todos los Parlamentos con sus vottos y en el presente con el numero de setenta y mas naturales de dicha villa para el servigio de su magestad, que Dios guarde, y devocion de vuestra excelencia, y hallarse dicha villa de Tempio a la raya y vista de reynos estranjeros, como es el de Corsigua, sin forma en caso de invassíones de poderse unir a la resistencia, por ser sin guovierno y direcion politica de magistra-do, sea de su innatta clemencia de vuestra excelencia como a presidente por su magestad en estas generales Cortes, quedando los derechos dominicales sin periui-cio siempre intactos y illesos, a los quales no se pretende inferrir periuigio algu[no, a]ntes bien decoro y honrra a su setior natural, conceder a dicha villa de T[e]m[p]io la honrra de giudad, segun con el principe de Salerno lo era Bosa, Oristan y otr[as], que seri del servicio de entrambas magestades y memoria eterna de vuestra excelencia, d[e]sca[ns]o de los senores d.esta Real Audiencia, que por acudir a las urjencias de la administragion de justigia con ca[ns]ancio y factigua grand[e] desemparan sus casas y empleos, y s[e] extirparan con la vijilancia de dicho guovie[r]no los abusos, h [u]rtos y bandos que aquel partido produce, haziendoles las gratias acostumbr[a]das de media annatta y sello en los privilejios, todo lo qual se confia en la grande piedad y prudencia christiana de vuestra exce-lencia. Acuda a su magestad. Liliu, secretarius.

Que se le conceda un encierro de quatromil estareles de trigo.

2 Tambien suplica a vuestra excelencia que atento la asperesa de sus terrattorios se balla dicha villa de Tempio los ma[s] de los arios, segun c[on]sta a vuestra exce-lencia en este presente necessitado, de recurri[r] a esta ciudad por trigo y alterar en este Campidano con gran numero de bestia[r] de cargas el valor de los trigos, en grande davo de los pobres, que metiendo y dejando e[1] dinero les quitan el substento y les dejan la amb[re], y siendo aun dicha villa y partido de Gallura a la raya de reynos foresteros, sin [pr]ovidencia de alimentos, pues aquella tierra [p]or ser a[ren]isca y montuosa no lo produce, sea de su piedad y grandesa de vuestra excelencia concederle un ensierro proporcio[n]ado al subtent[o] de aquel partido de unos quatromil estareles de trigo, en la forma que lo guosan los demas d.este reyno, que ademas que urje la [ne]cessidad rogara toda la pobresa por la provi-dencia tan necessaria dada a aquel partido' / y aun todo este reyno, por la abun- c. 651

dancia que se resultara en no quitarles los alimentos por la vida y exaltacion de

partido ripetuto nella carta successiva.

1033

vuestra excelencia y sucesion de nuestro rey, que Dios guarde. Concedida por su magestad la primera suplica y executada, se attenderà a esta. Liliu, secretarius.

Que en dicha villa de Tempio pueda haver tiendas.

3 Representa aun a vuestra excelencia de que por decrettos del excelentissimo setior conde de Altamira, antecessor de vuestra excelencia, y todos los Estamentos unidos, en conformidad de la possesion en que se hallava la villa de Tempio, y que los puer-tos y parte de levante d.este reyno no se comprehendian en qualquiera pretension que se pretendia, de no guosar de negocios y ministerio de tiendas, atento dicha possesion fue por su excelencia decretado la fruicion y ministerio de dicho comercio a favor de dicho partido de Gallura, por ser distincto dicho cabo de lo de Sacer y Logudoro y por el adhorno de dichos cavalleros, y suplica a vuestra excelencia no innovar cosa alguna en esto, por ser muy del servicio de entrambas magestades. Concervese lo decretado por su magestad. Liliu, secretarius.

Que se les conceda permisso que puedan labrar en los territorios de la Mela y campos de Ulamo pagando el alquiler.

4 Propone tambien a vuestra excelencia que consistíendo la Gallura, como se ha dicho, entre montaiias y asperesas de tierra esteril [y] no es possible puedan los moradores de ella aplicarse al exercicio de la agricultura, por ser aquella tierra este-ril, y estando el duque de Gandia, tunc temporis marques de Lombay, presente en este Reyno, co[n]cedia a los de Gallura la facultad de poder labrar y cultivar los ter-rettorios de la Mela y campos de Ulamo pagando a su excelencia el alguiler que con-sertaron, y viendo algunas villas de Anglona que abundava el trigo en Gallura y que el suy[o] era menester embarcar.lo, contra toda christiana caridad, para dar repulsa a los Galureses, offrecieron con dicha condicion al dicho duque, estando en Espatia, unos qua [r]tos de trigo, a tal que hechara los Galureses, que contribuian al dicho excelentissimo sefior con lo prometido y los tenia como vassallos suyos en sus terret-torios, y como estos terrettorios se hallan incultos y ocupados con pocos ganados y sin ser cultivados de nadie y siendo contra los privilejios de agricultura en detrimen-to del bien publico, suplica a vuestra excelencia en que sea de su christiana grandesa que no mirando a essa iniqua condicion dar permisso a los de Gallura en que pue-dan labrar y sembrar dos terrettorios pagando al serior lo que en tiempo del dicho

c. 651 v. excelentissimo duque de Gandial, / estando en este Reyno, acostumbravan pagar y caso los de Anglona con sus ganados quisieran entrarlos en Gallura, les sea aun

1 Gandia ripetuto nella carta successiva.

1034

permitido, que con esso y se alcansara la abunda[n]cia y la mutua conformidad entre estos immediattos vesinos. Y los de Anglona, que es Perfuga y Laerzu solamente, deven de entender que el rey nuestro serior es duerio del reyno y terretorios d.el. Acuda al dueno de los territorios. Liliu, secretarius.

Que se le conceda la administracion y arrendamiento de la sal y salinas [die Gallura pagando los cien escudos annualmente o lo que fuere arrendado, siendo mas.

5 Tambien dice a vuestra excelencia de que por mas que en las antecedentes Cortes en las suplicas d.esta villa les fue por su magestad concedido en que los arrendado-res de las salinas d.esta ciudad dieran a los de Gallura, por ser unidos a este Cavo, la sal en la misma forma que estava ajustado y pactado en el istrumento a dicho partido de Gallura, no ha podido conseguirlo, antes bien la sal, que mas es arena, se vende a escudo y mas el estarel, y si un pobre va a Puerto Torres a buscar sal pura y sin arena, cojido le destruyen, y a tal que se evitte tal detrimento y destru-cion de pobres hombres, suplica a vuestra excelencia, pues no les esta bien a los de Gallura ser acusadores de ministros por evitar d.esso rancores y muertes, sea de su christiana pietad de vuestra excelencia de que al mismo precio, que es e1 de cien escudos, que lo arriendan los arrendadores d.esta ciudad, conceder al exposante villa de Tempio dicha administracion y arrendamiento de la sal y salinas de la Gallura, pues se offreze o a la caja o a los dichos arrendadores paguar annualmente dichos cien escudos, que es el precio, y si fuera mas lo consertado y arrendado, lo que no se crehe, se obliga passar por el mismo individuai contratto, en lo qual por derecho deve de ser preferirlo, que con esso no seran vejados los pobres, tendran sal sin mescla de arena y podran trahersela de donde huviera buena. Acuda al Real Patrimonio, siempre que se arrienden las salinas donde se tengan presentes las razones que se representan. Liliu, secretarius.

Que respecto de las embarcaciones de los vinos que se hizieren en la villa de Tempio, sean tractados como en las ciudades de Bosa y Alguer.

6 Dize tambien a vuestra excelencia de que pocos arios a este tiempo se ha intro-ducilo en los puertos de Gallura, que son Longuonsardo y Terranova, por los ministros patrimoniales de aquel partido, a tal que fueran participantes de visitas de que' / se trujeran passaportes, por la poca y miserable embarcacion que aquel- c. 652

los moradores tienen de sus vinos, y consistiendo la Gallura en lugar infrutuoso

1 que ripetuto nella carta successiva.

1035

no se pueden ajustar si no con viiias, llevando sus vinos a costa de cavallo y con guasto de porte de medio escudo, por ser los puertos muy distantes de las abita-ciones, en tal forma que poco gana el vino o el precio d.el al alguiler del bestiar. Y los pobres barcos o patrones d.ellos dejan de venir a comprarlo alli, ya por la distancia del camino en conseguir d.esta ciudad el passaporte, ya aun por tomar.les los ministros dies y seis escudos de visita. Y no siendo de deterior condi-cion los vassallos de su magestad de Tempio de los demas de las ciudades de Bosa y Alguer, suplica a vuestra excelencia que respecto de las embarcassiones de los pocos vinos que se hizieren sean en los puertos sobredichos de Gallura tractados en la misma forma de las ciudades y puertos alegados, que ademas de ser de su grandesa de vuestra excelencia sera de particular alivio a la pobresa de aquel parti-do. En quanto al punto de las dietas los ministros patrimoniales observen la tassacion hecha que queda expressada en las instituciones de don Pedro Martines Rubio y en quanto a la franquesa de los dichos, por quanto las ciudades que la tienen la gozan por privilegio de su magestad, acudan a su magestad a suplicarle la mesma grassia. Liliu, secretarius.

Que se delegue al obispo de Ampurias para que obligue a las encontradas de Anglona, Monteagudo y Gallura por la fabrica de la puente del rio que divide la Gallura de las dichas encontradas.

7 Dize tambien a vuestra excelencia de que se halla en la encontrada y partido de Gallura un rio muy caudaloso que divide la Gallura de la encontrada de Anglona y de Monte Agudo, el qual no se puede vadear por espacio de seis meses, en el qual muchos se aniegan al tiempo que no esta puesta la escaffa, y aun estando ella padescen el mismo neufragio por no hallars[e] buen escafero y ser malo el casco d.ella, y siendo eri tanto periukio del bien comun la privacion del comercio que produce dicho rio al tiempo que sale de madre, suplica a vuestra excelencia en conformidad de lo decretado en muchos capítulos de Cortes delegar al illu-strissimo obispo de Ampurias para que obligue a las tres encontradas para fabri-ca de dicha puente, valiendose de los ministros o soldados que existen en Tempio, si le parecieren, que Dios se lo pagara a vuestra excelencia, quem Deus et cetera. Que se darà prompta providencia. Liliu, secretarius. /

c. 652 v Que los ministros baronales de dicha villa sean obligados a recoger el real dona-tivo sin estipendio alguno.

1036

8 Tambien dize a vuestra excelencia de que siendo los ministros del rey nuestro serior obligados por sus cargos a recojer el real donativo, encorporan en dicha cobranza sien y tantos escudos por su colectacion en detrimento de dichos vassal-los, y assi suplica a vuestra excelencia obligar a los dichos ministros baronales per se ipsos para que recojan dicho donativo sín istipendio alguno, que ademas de ser de justicia lo recibira por particular gracia de la grandesa de vuestra excelencia, quem et cetera. Los ministros no lleven derecho alguno, por quedar obligados a esto por sus offi-cios, y averiguandoles la contravencion, seran castigados severamente. Liliu, secretarius.

Que se confirmen a dicha villa todas las gracias que le fueron concedídas en las Cortes antecedentes del sei-1°r duque de Monteleon.

9 Y assi bien suplica a vuestra excelencia de que s[e]a de su inatta clemencia con-firmar a la villa de Tempio los decrettos de las gracias todas que su magestad, que Dios guarde, les concedió en las Cortes de su antecessor, el excelentissimo duque de Monteleon, que ademas de ser de justicia les recibira por particular favor de la grandesa de vuestra excelencia, quem Deus et cetera. Concerveseles los que estuvieren en uso. Liliu, secretarius.

Excellentissimus dominus don Iosephus de Solis, Valderrabano, Davila, Pacheco, Giron et Enrriques, comes de Montellano, antelatus de Iucatan et cetera, de Consilio Sacrae Catholicae Regiae Maiestatis, eius prorrex, locumtenens et capita-neus generalis praesentis Sardiniae Regni et praeses in praesenti regio et generali Parlamento, providet et decretat praedicta capitula et unumquodque illorum prout in fine cuiuslibet ipsorum continetur et expressum est, mandans mihi secretario infrascripto de his omnibus huiusmodi actum curiae fieri, de quibus et cetera. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento die decima quinta mensis aprilis currentis anni millesimi sexcentesimi nonagesimi octavi, Calari. Didacus Liliu, secretarius. /

268/1 Allegati al cap.1 della villa di Tempio.

A. Cap. 9 presentato nelle Corti di Monteleone. B. Lettera del duca di San Germano inviata a Francesco Garrucho, in cui

si dispone che il marchese de Los Velez si occuperà di tutto quanto sarà neces-

1037

sario perché la villa di Tempio diventi città. C. Lettera del vescovo di Ampurias all'arciprete di Bosa Francesco

Garrucho sullo stesso argomento.

c. 653 A. Entre otros capitulos de las Cortes celebradas por el excelentissimo duque de Monteleon a peticion de los sindicos de la villa de Tempio se balla en el processo el capitulo siguente, que es el nono.

9 Representan a vuestra excelencia de que aviendo los setiores virreyes antecesso-res de vuestra excelencia, como son los excelentissimos duque de San German, marques de los Velez, conde de Santi Estephan, a vista de los servícíos que la villa de Tempio con donativos ordinarios y extraordinarios siempre tiene concurrido en las urgencias de la Real Corona y adsistencia de sus personas y sangre a ella, procurando honrrarle con la prerrogativa de ciudad, segun lo podra atestar el pro-curador del patrimonio de su magestad, don Francisco Rugier, que mediava en esto y aun trujo de Espaiia el privilejio en bianco y solamente por pedirles una quantidad no suportable no tuvo effectto, recorren a vuestra excelencia y confian-do en su grandesa y liberai manificeikia, en consideracion de los refferidos servi-cíos les suplican con todo rendimiento y humildad de honrrar a dicha villa con el titulo y prerogativa de ciudad, pues lo mereze lo noble de sus abitadores, por ser aconpariada de las circunstansias arriba refferidas y no inferiores a otras ciudades d.este Reyno, y existe en partido en donde antiguamente avia muchas y hoy se alla sin alguna, y esto lo piden sin periuicio de los derechos dominicales ni de algun otro, sino que para mas vivir conformes al estado y tratto civil, lo que tanto en este como en los otros capitulos en consciencia representamos a vuestra excelen-cia y a tal que obligados d.esta honrra, que esperan merezer de la mano de vuestra excelencia, en dicho nombre puedan continuar con mayor vijilancia en el servicio de su magestad, como en perpetua obligacion y memoria en el de vuestra excelen-cia, que Dios guarde muchos atios. Que lo supliquen a su magestad. Lecca, secretarius. 9. Sobre el capitulo nono, en que me suplica la villa de Tempio que en considera-cion de sus servicios y de que en tiempo del duque de San German se tractó de hazerla ciudad, y por la diferencia de una quantidad de dinero que entonze se la pidió, se suspendio, sea servido honrrarla

c. 653 v. ahora con el titulo y preroga / tivai de ciudad, he resuelto que respondais tendre presente su instancia. /

I preroga- ripetuto nella carta successiva.

1038

B. Recivo su carta de vuestra merced y estimo mucho el cuidado que vuestra mer- c. 634 ced ha puesto en la cobranza del donativo de que le doy muchas gracias, y vuestra merced continuara las diligencias para que no quede el rezago de 40 escudos. Por lo que toca a pedir a su magestad que la villa de Tempio se haga ziudad, puedo decir a vuestra merced que como yo estoy para hacer mi viage tan aprisa, no podran surtir efecto mis diligencias y quando llegue aqui el serior marques de los Velez, mi sucesor, le propondre este punto y escrivira las cartas que vuestra merced pide. Remito a vuestra merced la ynclusa carta para su magestad tocante a la pretension de cavallerato y nobleza para Sevastian Garrucho, su hermano de vuestra merced, que es quanto puedo hacer por complacerle, y vuestra merced la podra remitir a su magestad a algun agente para que lo solicite, y siempre deseare todo lo que fuere de sus mayores conveniencias de vuestra merced, a quien guarde Dios muchos afios. Caller, 19 de abril de 1673. El duque de San German. Senor don Francisco Garrucho. /

C. Sefior mio, hallome favorecido con las noticias que vuestra merced se sirve par- c. 655 ticiparme su feliz arribo a essa ciudad, y holgandome de que le aya logrado con salud, estimare el que vuestra merced me de a merecer muchas ocaciones de su mayor servicio en que pueda yo manifestarle el particular affecto que le professo. Guarde Dios a vuestra merced muchos anos como desseo. Castillo Aragones, y febrero a 3 de 1698. Huelgome que el senor don Sebastian aya cumplido con su buen desseo de haver.se passado a essa ciudad, a quien no dejavan de seguir los demas, segun lo deje discurrido en Tempio, y todos con su protecion de vuestra merced podrki sacar muchas conveniencias a fabor de su patria, de que yo me alegraré, y en todo caso quedo a la o[bed]iencia de vuestra merced. Besa la ma de vuestra merced. Su mas servidor Miguel, obispo de Ampurias. Senor archipreste de Bosa. /

269 1698 luglio 1, Cagliari 10 Don Francesco Garrucho, arciprete della cattedrale di Bosa, e il fratello

Sebastiano, subsindaco della villa di Tempio, facendo presente al viceré che hanno messo a disposizione per il servizio oltre trenta voti di cavalieri e che Tempio ha dato i natali a 130 cavalieri e possiede un capitolo e due collegi di studi nonché monasteri ed altri istituti che la rendono degna delle prerogati-ve delle antiche città di Olbia, Pausania ed altre, attualmente abbandonate

1039

dagli abitanti, che vanno così a popolare la villa, chiedono che si conceda a Tempio il titolo di città.

Il viceré dispone che ci sí rivolga al sovrano.

c. 656 Que la villa de Tempio goze las prerrogativas de sus antiguas patrias consti-tuhiendola ciudad, como hija de ellas.

Excelentissimo senor virrey y capitan generai y presidente por su magestad en estas generales Cortes. 10 El doctor don Francisco Garrucho, arcipreste y primera ditiidad que es de la santa iglesia cathedral de Bosa, y don Sevastian Garrucho, su hermano, sindico de la noble villa de Tempio, dizen a vuestra excelencia de que Bende que han llegado a esta ciudad por la celebragion d.estas generales Cortes, dicho arcipreste conse-grò el votto de su Cavildo y dicho don Sevastian puso en el alvetrio de vuestra excelencia la quantidad de treínta y mas vottos de cavalleros para el real servicio de su magestad, no saliendo nunca de su agrado y voluntad de vuestra excelencia. Y como Tempio, patria de los exposantes, por mas que -se balla hoy enoblessida con el lustre de ciento y treinta cavalleros nassidos, segun consta en el processo d.estas generales Cortes, con Cavildo, dos Collejios de Estudios, monasterio y otras qualidades dinas de guosar las prerogativas de sus antiguas ciudades y patria, que eran Olbia, Phausania y otras, de donde se huyeron por las invasiones de los pirattas affricanos y poblaron dicha villa de Tempio, suplican a vuestra excelencia que atento los servicios representados y los que los de Gallura con donativos gra-ciosos tienen contribuido al servicio dé su magestad, que Dios guarde, y los pre-sentes que vuestra excelencia tiene experimentado, sea de la grandesa de vuestra excelencia con particular carta representar a su magestad las precisar combenien-cias que se offrecen para que la villa de Tempio guose las prerogativas de sus anti-guas patrias y nativo solar constituhiendola ciudad como hija d.ellas, sin periuicio de los derechos de su sefior natural, a quien entienden acarrear provecho y mayor lustre. Lo que se espera de la agradessida atencion de la grandesa de vuestra exce-lencia, quem Deus et cetera. Que acuda a su magestad. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento die prima mensis iulii currentis anni millessimi sexcentesimi nonagesi-mi octavi, Calari. Didacus Liliu, secretarius. /

270 1698 aprile 19, Cagliari 11 Don Sebastiano Garrucho, subsindaco della villa di Tempio, in consi-

derazione del fatto che l'isola è spopolata per 1/3 e così pure le coste, nono-

1040

stante la presenza di oltre 30 porti atti a ricevere flotte di varia stazza e di 7 isole (Tavolara, Molara o Sarzas, Mortorio, La Caprara, La Maddalena, Santo Stefano, Budelli, Lacuzos) dotate anch'esse di approdi e di acqua sufficiente da sostentare qualunque imbarcazione, mentre nella costa che va dalla torre di Santa Lucia di Posada a Longosardo non esiste alcuna torre a difesa del territorio, con grave detrimento per il commercio a causa delle scorrerie e degli attacchi dei mori che sono arrivati sino ad otto miglia all'interno dell'i-sola catturando nel presente anno 5 uomini, supplica il viceré che ordini la costruzione di almeno 5 torri di fronte alle isole particolarmente esposte ai pericoli: una di fronte a Tavolara, un'altra in località Monte Figari, un'altra in Cala di Volpe, un'altra nel Capo del Libano e infine una nel Capo d'Orso; inoltre, poiché l'erario attualmente non è in grado di sostenere la spesa, si propone di abolire per ogni torre del regno due impieghi e di utilizzare le entrate relative per la costruzione di almeno una torre ogni due anni.

Il viceré dispone che si propongano altri mezzi.

Que se haya de fabricar a lo menos cinco torres a vistas de las islas adiacentes, y c. 657 que para esto se quite dos plassas de cada torre del Reyno y que cada dos atios se fabrique una de estas dichas torres.

Excelentissimo sefior virrey y capitan generai y presidente en el generai Parlamento. 11 Don Sebastian Garrucho, subsindico de la villa de Tempio, dice a vuestra exce-lencia que, teniendo la tercera parte de la isla despoblada y sus marinas con muchos puertos despoblados, que son mas de trein[ta] capnes de qualquier armada, y con siete islas ayacentes, que so[n] Taulara, Morara o Sarzai, el Mortorio, la Caprara, la Mada[lena], San Estefan, lí Budelli y los Lavezos, y en dichas islas con puerto[s] y agua que se puede s[o]stentar qualquiera embarca0on y sin condicion puedan habitar dichas islas asta que vienen ocausion de t[...] otros barcos o gente, por no aver de la torre de Santa Lucia asta] la de Longonsardo ninguna otra torre, que es causa de la destr[u]sion del comercio, y cativan todos los pastores que viven h[...] que an usado tanto los Moros, que den-tro de tierra mas de och[o] millas an cativado en este ano sinco hombres, para defen[sa] del Reino y por aumentar el comercio suplica muy rendi[do a las] plan-tas de vuestra excelencia haya de ordenar en que se haya de fabrica[r a lo] menos sinco torres a vista de dichas islas, que es una en la [cala] a vista de Taulara, otra en Monte Figari, otra en cal[a] Vulpe, otra en cavo del Libano y otra en capo del Urso, [que] son los lugares muy peligrosos, y en todos hay puertos que con ellas em[b]arcaciones tienen refugio, y los de los enemigos s[on] discubiertos y pu(e)den dar noticia de lo que sucede, pues de San[ta] Lucia de Posada asta Longonsardo hay mas de tien veinte [mi]llas de mar, y para que conosca ser assi

1041

lo que se representa se p[ue]de vuestra excelencia enformar de don Antiogo Santucho y los Picott[os] de Gallura, que con esso diran lo que seran utilosas y provechos[as] dichas torres a este reino, y porque las caxas del erario y d.ell[o] no tendran facultad para haverlas, se puede quitar por cada t[o]rr[e] del Reino dos plasas y de su dinero cada dos anos hacer una torre, que sera muy del servicio de

c. 657 v. su magestad, defenva [y] custodia del reino y aumento de los negovios asse] / de las personas y mercadorias y evitar las fraudes que por la dispoblavion se haven, que a mas de ser cosa tan necessaria, quedaran rogando perpetuamente por los acresentamientos de la excelentissima casa de vuestra excelencia, quem Deus et cetera. Proponga medios proporcionados. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento die decima nona mensis aprilis currentis anni millesimi sexcentesimi nonagesimi octavi, Calari. Didacus Liliu, secretarius. /

271 1698 aprile 22, Cagliari 12 Don Sebastiano Garrucho, subsindaco della villa di Tempio, in consi-

derazione del fatto che, secondo quanto dispongono i pregoni viceregi, i com-missari generali della cavalleria e i sergenti maggiori fanno ogni anno la ras-segna nel mese di maggio, quando i pastori e le loro famiglie sono lontani dalle case più di 40 miglia ed occorrono quindi più di tre giorni per avvisarli, supplica il viceré che la mostra si faccia nel mese di settembre e, nel caso in cui i commissari e i sergenti non possano essere presenti, che vengano delega-te altre persone affinché i poveri pastori possano compiere l'esercitazione con le armi

Il viceré dispone che si osservi la consuetudine.

c. 658 Que los comissarios generales y sargentos mayores de este cavo hagan todos los atìos la muestra general en dicha villa por el mes de septiembre, y si no pueden acudir dichos comissarios y sargentos se delegue.

Excelentíssimo seiior virrey y capitan generai en estas generales Cortes. 12 Don Sebastian Garrucho, subsindico de la villa de Tempio, dive a vuestra exce-lencia que por sus pregones generales manda en que los comissarios generales de la cavalleria y sargentos mayores de este Cavo agan todos los aiios en el mes de mayo muestra general en lo de Gallura y porque en aquel tiempo no se allan en las habita0ones los pastores, que son la mayor parte de los vassallos, ny sus familias para avisarles, y son sus apriscos y rebdríos mas de quorenta millas, y quiere mas de tres dias a avisarle, sea de su clemencia servido vuestra excelencia ordenar en

1042

que dichas muestras se hayan de hager en el mes de septiembre todos los afios en aquel partido, y si no pudieran acudir personalmente dichos comissario y sargento mayor, delegar otros para que el servicio de su magestad sea efectuado y los pobres pueden acudir pa[ra e]l exercicio de las armas, que es el primario fin de vuestra excelencía y sus pregones, que sera perpetuamente obligado y recivira gragia particular de las poderosas manos de vuestra excelencia, que guarde Dios et cetera. / Guardese lo acostumbrado. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in praesenti regio et gene-rali Parlamento die vigesima secunda mensis aprilis currentis anni millessimi sex-centesimi nonagesimi octavi, Calari. Didacus Liliu, secretarius. /

c. 658 v.

1043

16. I CAPITOLI DELLA COMUNITÀ DELLA BARONIA DI LAS PLASSAS,

BARUMINI E VILLANOVAFRANCA

272 1698 giugno 28, Cagliari I sindaci della comunità e i vassalli della baronia di Las Plassas, Barumini

e Villanovafranca, lamentando le cattive annate subite negli ultimi anni che hanno costretto gran parte della popolazione a trasferirsi in altre località, chiedono che, non essendo in grado di contribuire per la quantità di grano fissata dallo scrutinio — Villanovafranca e Barumini 600 starelli ciascuna, Las Plassas 150 starelli — tale quantità venga dimezzata.

Il viceré respinge la supplica.

c. 666 Que a los vassallos de la Baronia de Las Plassas, Barumini y Villa Nueva Franca se les rebaje a la mitad del trigo del escrutinio que pagavan, havida concideracion a su imposibilidad e inconveniente.

Excelentissimo sefior. Los sindicos de la comunidad y vassallos de la baronia de Las Plasas, Barumini y Villanuevafranca dizen que por las afiadas tan calamitosas que han esperimentado, quedan destruydas dichas villas y reducidos los pobres vassallos al mayor estremo de pobresa, pues la mayor parte de ellos desamparando sus pobres casas se han passado a vivir a varias villas y lugares del presente reino, y por esta racon no pue-den contribuhir con el trigo del escortinio que en afios fertiles y siendo pobladas se les cargó, pues a Villanuevafranca se le impuso obligasion de seissientos estarel-les, otro y tanto a la de Barumíny y sien sinquenta a la villa de Las Placas, por lo

c. 666 v. que acuden a los pies de vuestra excelencia y con torio rendimientol / suplican sea vuestra excelencia servido mandar que se les rebaje a la mitad, havida conside-racion a la susdicha impossibilidad y incombeniente, que en elio resiviran particu-lar gratia de la retitud y christiano zelo de vuestra excelencia, que Dios guarde. No ha lugar lo que suplican. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento die vigesima octava mensis iunii currentis anni millesimi sexcentesimi nonagesimi octavi, Calari. Didacus Liliu, secretarius. /

i rendimien io ripetuto nella carta successiva.

1044

273 1698 giugno 28, Cagliari I sindaci della comunità e i vassalli della baronia di Las Plassas, Barumini

e Villanovafranca chiedono che venga loro corrisposto el real del labrador insieme alle quote arretrate in quanto, nonostante gli ordini dati in tal senso, non hanno ancora ricevuto alcun pagamento.

Il viceré dispone che si osservino i capitoli di Corte.

Que a los vassallos de las dichas villas de Las Plassas, Barumini y Villanueva- c. 667

franca se les pague el real del labrador, tanto el atrassado como lo de en adelante.

Excelentissimo seflor. Los sindicos de las comunidades y vassallos de la baronia de Las Plgas, Barumini y Villanuevafranca dken que si bien salio orden para pagar el real del labrador, no lo han cobrado los vassallos, de forma que haun se les deve, y porque es bien que se les pague, pues se hallan en estrema necessidad por las aiiadas tan calamitosas que han sussedido, acuden a los pies de vuestra excelencia y con todo rendimiento suplican sea servido mandar que no solamente / se les pague lo que importare de c. 667 v.

hoy en adelante, pero y tambien lo atrassado, que entienden los suplicantes haver- lo cobrado quien no devia y no lo ha entregado a los pobres vassallos, que en elio resiviran particular grasia de la grandesa de vuestra excelencia, que Dios guarde. Guardense los capitulos de Corte. Provisa per suam ex cellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento die vigesima octava mensis iunii currentis anni millesimi sexcentesimi nonagesimi octavi, Calari. Didacus Liliu, secretarius. /

274 1698 giugno 28, Cagliari I sindaci della comunità e i vassalli della baronia di Las Plassas, Barumini

e Villanovafranca, in considerazione del fatto che i vassalli sono obbligati a fornire molte ceste di paglia per la reale cavalleria, venendo così a mancare quella necessaria per i loro buoi, supplicano il viceré che d'ora in avanti i vas-salli contribuiscano con la metà della paglia e il pagamento del trasporto. -

Il viceré dichiara che si è già provveduto.

Que los vassallos de las dichas villas en adelante no contribuygan mas que con la c. 668

mitad de la paja que suelen pagar, pagandoles saltim el porte.

Excelentissimo serior. Los sindicos de las comunidades y vassallos de Villanuevafranca, Baruminy y Las PlKas disen que dichos vassallos se vehen precisados contribuir en la paja de la

1045

real cavallerissa muchas cherdas, resultandoles de esto perjuhisio considerable, faltandoles el sustento de los bueyes necessarios para la labranga con la qual man-tienen sus pobres casas y familias, por lo que acuden a los pies de vuestra excelen-cia y con todo rendimiento suplican sea servido comp[a]clecerse dichos vassallos mandando que en adelante no contribuygan mas que con la meitad de las cherdas de la paja que solian dar, pagandoseles saltim el porte, que elio recibitún particular gracia de la grandesa de vuestra excelencia, que Dios guarde. Ya està dada providencia. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali

c. 668 v. Parlamento dies / vigesima octava mensis iunii currentis anni millesimi sexcentesi-mi nonagesimi octavi, Calari. Didacus Liliu, secretarius. /

die ripetuto nella carta successiva.

1046

17. I CAPITOLI DELLA VILLA DI SERRAMANNA

275 1698 giugno 28, Cagliari 1 I sindaci della comunità e i vassalli della villa di Serramanna chiedono

che venga loro corrisposto el real del labrador insieme alle quote arretrate in quanto, nonostante gli ordini dati in tal senso, non hanno ancora ricevuto alcun pagamento..

Il viceré respinge la supplica.

Que a los vassallos de dicha villa se les pague el real del labrador, no solos el c. 669

venidero pero aun lo atrassado.

Excelentissimo 1 Los sindicos de la comunidad y vassallos de la villa de Serramana disen que, haviendosse dispuesto que se pagasse el real del labrador, nunca han cobrado los pobres vassallos cosa alguna, y poniendo a la christiana considerasion de vuestra excelencia que s[e] hallan en extrema pobresa, segun es notorio, acuden a los pies de vuestra excelencia y con todo rendimiento suplican sea servido mandar que con toda puntualidad se les pague no solos el venidero, pero y tambien lo atrassa-do, que en elio recibiran particular grasia de la grandeza de vuestra excelencia, que Dios guarde. No ha lugar lo que suplican. Provisa per suam excellentiam ex deliberatíone sumpta in regio et generali parla-mento die vigesima octava mensis iunii currentis anni millesimi sexcentesimi nonagesimi octavi, Calari. Didacus Líliu, secretarius. /

276 1698 giugno 28, Cagliari 2 I sindaci della comunità e i vassalli della villa di Serramanna, lamen-

tandosi per le cattive annate degli ultimi anni che hanno portato buona parte della popolazione a trasferirsi in altre località, chiedono che venga loro dimezzata la quantità di grano fissata nello scrutinio, ridotta la quantità di paglia che sono obbligati a fornire per la reale cavalleria e rimborsate le spese di trasporto.

Il viceré respinge la supplica.

1047

c. 670 Que a los vassallos de dicha villa se les rebaje saltim a la mitad el trigo del escru-tinio, pagandoles puntualmente su precio, y que se les rebaje las cherdas de la pajal a la mitad, pagandoles el porte.

Excelentissimo sefior. 2 Los sindicos de la comunidad y vassallos de la villa de Serramana representan a vuestra excelencia que, por ser muchas las agnadas calamitosas que han padeQido, muchos vassallos de dicha villa, desemparando sus casas, se han hido de dicha villa por otros lugares del Reyno, a tal de no padeer2 de ambre, y los que han quedado quedan reduzidos a mayor estrema de pobresa, por lo qual no pueden contribuir con el trigo del escrutinio, que si bien al tiempo que s[e] impuso esta obligasion fue con el conocimiento de las agnadas fertiles y que la dicha villa esta-va poblada, hoy por los sobredichos inconvenientes no les hes posible tant poco contribuhir con la meitat y por lo mismo en respecto de la cherdas de la paja por la real cavalleria que, quitan[do]seles el sustento necessario para los bueyes, que tanto necessitan para la labranssa, se les van malogrando por instantes, y poniendo todo lo referido a la considerasion de vuestra excelencia, acuden a sus pies y con todo rendimiento suplican sea servido rebajar saltim a la meitat el dicho trigo del escrutinio, pagandoseles con puntualidad al presio que se acostumbra, y assi bien rebajar las dichas cherdas de paja a la meitat, pagandoseles el porte, que en ello reObiran particular grassia de la rectitud y grandesa de vuestra excelencia, que Dios guarde. /

c. 670 v. No ha lugar lo que suplican. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento die vigesima octava mensis iunii currentis anni millesimi sexcentesimi nonagesimi octaví, Calari. Didacus Liliu, secretarius. /

277 1698 giugno 28, Cagliari 3 I sindaci della comunità e i vassalli della villa di Serramanna, in consi-

derazione del fatto che la villa può essere amministrata da un solo ufficiale, sia esso commissario, capitano o luogotenente, mentre a volte capita che ne siano incaricati più di uno, con grave danno per i poveri vassalli sui quali grava la ripartizione delle spese, supplicano il viceré che provveda affinché il reggitore nomini un solo ministro all'anno, con l'obbligo di purgar taula.

Il viceré dispone che ricorrano al Supremo Consiglio.

Nel testo pale. 2 Nel testo parecer.

1048

Que el regidor de dicha villa nombre solo un ministro con titulo de capitan, lugarteniente o comissario como quisiere, y que este sea annual y concluydo el ano purgue tabla.

Excelentissimo sefror. 3 Los sindicos de la comunidad y vassallos de la villa de Serramana disen que pudiendo dicha villa governarsse con un ministro solo, aora sea comissario, capi- tan o lugartiniente, a veses hay muchos de ellos y d.esto resulta notatile perjuhisio a los pobres vassallos, porque se carga a estos las porsiones que dichos ministros havian de pagar en las derramas y si se quejan, estan a sus manos el hazerles mil estorciones, mayormente perp[e]ctuandosse en el officio que en muchos de ellos que estan veinte aflos, siguiendosse d.esto no cumplir con sus obligasiones ni con la buena administrasion de justicia, por lo que acuden a los píes de vuestra exce- lencia y con todo rendimiento suplican sea servido mandar que el magnifico regi- dor no nombre mas que un ministro con el titulo de capitan, lugartiniente o comissario, corno quisiere, y que sea annual, con obligacion de purgar tabla, con- cluido el ano, que en elio recibiran grasia particular de la grandesa de vuestra excelencia, que Dios guarde. Acudan al Concejo. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio eti / generali c. 671 v. Parlamento die vigesima octava mensis iunii currentis anni millesimi sexcentesimi nonagesimi octavi, Calari. Didacus Liliu, secretarius. /

12 et ripetuto nella carta successiva.

1049

18. I CAPITOLI DELLA VILLA DI SAMATZAI

278 1698 giugno 28, Cagliari Pietro Pinna e Antonio Sanna, sindaci dei vassalli e della comunità di

Samatzat, facendo presente al viceré lo zelo con cui si sono sempre adoperati per il servizio regio, lamentano di essere costretti annualmente a contribuire allo scrutinio del grano in quantità eccessiva rispetto alle reali possibilità della villa; infatti, la partita di 700 starelli fu stabilita quando la villa si componeva di oltre 600 vassalli e godeva di un periodo di prosperità, mentre attualmente si compo-ne di soli 240 vassalli perché molte famiglie si sono trasferite nelle nuove ville di Pimentel, Barrali e Donori ed inoltre i vassalli, rimasti colpiti dalla peste e dalle epidemie del 1640 e del 1680, si sono ridotti in uno stato tale di povertà da poter a mala pena sopperire alle proprie necessità con il grano prodotto. Poiché gli stessi vassalli sopportano anche il peso dei tanti diritti di cui devono rispondere sia singolarmente che come comunità al barone e si trovano gravati delle spese relative all'invio dei commissari incaricati di esigere le partite di grano, supplicano che la quota di grano sia ridotta a 150 stare&

Il viceré respinge la supplica.

c. 672 Excelentíssimo setior virrey, lugarteniente y capitan generai y presidente por su magestat en el presente generai Parlamento. Pedro Pina y Antonio Sanna, sindicos de los vassallos y comunidad de la villa de Samatzay, segun consta con e1 poder que se les ha otorgado en los 17 de margo del presente ano 1698, poniendo primeramente en conciderassion de vuestra excelen-cia la aplicassion han tenido continuamente dichos vassallos al servissio de su magestad, Dios le guarde, a quien con desvelado zelo, segun era de su precissa obligacion, han procurado como fieles y leales bassallos asistir en las ocassiones que se han ofressido y principalmente concurriendo, como han concurrido siem-pre, en la contribusion del servísio ordinario, dezeando effectuarlo en adelante con igual effecto, suplican se sirva vuestra excelencia en nombre de su magestad conceder y aotorgar a dichos vasallos la siguiente suplica, a tal que en todo tiempo y en qualquier lange que meressíeren dichos bassallos la dicha de servir a su rey como dezean executarlo con sus vidas y hazienda, se encuentren con las conve-nientias y medios que condussen para ello. Que en adelante no se obligue a los vassallos de dicha villa a contribuir mas trígo de escrutinio que el que cupiere en la possibilidad de aquellos y assi a contribuir en la partida de ciento cinquenta estareles, que es la que puede corresponder al estado presente.

1050

Por quanto los vassallos de dicha de Samatzay se hallan todos los arios oprimidos para la contribussion y condussion del trigo de anua d.este illustre y magnifica ciu-dad y se les despachan comissarios, causandoles infrutuosos y excessivos gastos, queriendolos obligar a que contribuigan con mayor partida de la que permite la posibilidad y conveniencia de dichos vassallos, que se hallan redussidos a estado de suma pobresa respecto de que siendo su unico arbitrio el de la labranga se hal-lan de pocos arios a esta parte, por haverse espermentado notoria esterilidad de la cosa hecha, tan fatigados y cargados de deudas que apenas hai vassallo que vive sin emperio y haviendo de pagar del poco que labran las deudas que han contrahi-do, tanto en lo comun como en lo particular para poder sustentar en arios tan calamitosos el feudo para e1 baron y una enfinitud de derechos y pagas de la comunidad, apenas les queda el trigo preciso para labranga y sustento de sus casas, siendo cosa tan censitile que se les quite de lo preciso gran parte de dicho trigo para la contribussion de dicho trigo de scurtinio y que no se contenten con tomar aquello que les permite la posibilidad y urgentia de atender a otros empenos, por razon de los quales tienen todos los arios gastos de execussiones, que' / podian remediar quedando algun tanto sublevados si se regulasse el citado c. 672 v.

trigo de scurtinio conforme a lo que dichos vassallos pueden, quitandose primera-mente de lo poco que encierran los derechos que estan obligados pagar al baron, los que se pagan comunalmente y lo que cada qual de dichos vassallos en particu-lar deve, no deviendo de hazer.se computo ni tenerse conciderassion de la partida que se tasso a dicha comunidad muchissimos arios ha, que es la de sietecientos estareles, respecto de que a esse tiempo se componia dicha villa de ultra de sei-scientos vassallos y estava tan opulenta y fuera de otras obliga(cio)nes y deudas que era mui poco sentible el contribuir con dicha partida, y hoí solos se compone de solos doscientos quarenta vassallos, deviendo de suponerse que, haviendose construido las villas de Pinmentell, Barrali y Danori, se passaron a vivir en ellas muchissimas familias y que, haviendo afligido a dicha villa no solo el contagio uni-versal del reino pero tambien las dos epidemias que se han sentido los dos arios de 1640 y de 1680 por razon de la esterilidad tan grande que se expermento, han quedado los pocos bassallos que pudieron escaparse tan pobres que apenas se conservan en dicha villa algunas casas y la mayor parte d.ellas se hallan redusidas a ruina, de forma que no puede regularse dicha contribussion de trigo de scurtinio en la forma que se regulo en aquellos arios en que estava la villa tan opulenta y se componia de tantos vassallos, suplican se sirva vuestra excelencia decretar que de aqui en adelante no se les obligue a dichos vassallos a condusir mas trigo de scurti-nio que el que cupiere en la posibilidad [de] los medios de cada uno de dichos vassallos, y assi a contribuir en la partida de tien sinquenta estareles, que es la que puede corresponder al estado presente y urgentias de dichos vassallos en comun y

l que ripetuto nella carta successiva.

1051

en particular, pues d.esta forma estaran algunos tanto sublevados y siquiera ten-dran el consuelo de que de su mismo trabajo puedan atender a otras obligasiones. No ha lugar lo que suplican. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento die vigesima octava mensis iunii currentis anni millesimi sexcentesimi nonagesimi octavi, Calari. Didacus Liliu, secretarius. /

1052

19. I CAPITOLI DELLA VILLA DI URAS

279 1698 giugno 28, Cagliari I sindaci della villa di Uras, lamentando la grande distanza di oltre 50

miglia che li separa dalla città di Cagliari e che sono costretti a percorrere da quattro anni a questa parte per trasportare il grano dello scrutinio e la paglia, supplicano il viceré di essere esentati da tale contribuzione.

Il viceré dichiara che si è già provveduto.

Que se eximan los vassallos de dicha villa de la contribucion del trigo del escruti- c. 673 nio y conducion de la paja, attenta la distancia a esta ciudad de mas cinquenta millas y no haver pagado solos de quatro atios a esta parte.

Excelentissimo setior presidente de Cortes. Los sindicos de la villa de Uras representan a vuestra excelencia que por la grande distansia hay de dicha villa a esta ciudad, los vassallos de aquella padecen gravissi-mo davo y estorbo en el mejor tiempo del ano de los empleos de sus quehaceres en la contribussion del trigo de escrutinio y conducion de la paja, en cuya conside-rassion nunca han contribuido con dicho trigo y paja, solos de quatro afios a ad, y porque a la gran rectitud y grandeza de vuestra excelencia pertoca el obviar tan graves datios, molestias y estorbos que por ello padecen dichos vassallos, attenta la referida distansia, que es ultra de sinquenta millas, porende acuden a los pies de vuestra excelencia y en consideracion de las grassias se obtorgan en este generai parlamento suplican quede vuestra excelencia servido concederles grassia, exi-miendolos a dichos vassallos de las referidas contribussiones de trigo y paja, que lo recibiran a grassia particular de la grandeza de vuestra excelencia, que Dios guarde. / Ya se ha dado providencia. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento die vigesima octava mensis iunii currentis anni millesimi sexcentesimi nonagesimi octavi, Calari. Didacus Liliu, secretarius. /

c. 673 v.

1053

20. I CAPITOLI DELLA VILLA DI SANASSI

280 1698 giugno 28, Cagliari I sindaci della comunità e dei vassalli della villa di Samassi fanno presente

al viceré di trovarsi nell'impossibilità di poter contribuire al grano dello scru-tinio, calcolato in 900 starelli, e alla paglia per la cavalleria in quanto la villa versa in stato di grande miseria e si trova spopolata, dato che la maggior parte dei suoi vassali si è trasferita a Terralba, Pabillonis, San Nicola ed in altre ville; supplicano pertanto, tenendo conto che Villacidro ed altre ville ben più popolate di Samassi contribuiscono al donativo solo con 50 starelli, che venga diminuita la quota di donativo e la quantità di paglia dovuta.

Il viceré dispone che non si accolga la supplica riguardo al donativo e comunica che per la paglia si è già provveduto.

c. 674 Que a los vassallos de dicha villa se les rebaje el real donativo como y la contri-bucion de la paja, pagandoles el porte de aquella.

Excelentisimo senor. Los sindicos de la comunidad y vassallos de la villa de Samassi representan a vue-stra excelencia que se hallan totalmente impossibilitados los vassallos de dicha villa para la contribusion del trigo del escortinio y paja de la real cavalleria, por-que si bien se cargó por el trigo del escortinio nuevesientos estarelles de trigo en la primera contribussion, por las anadas tan calamitosas que se han esperimentado desde el contagio a esta parte queda casi despoblada dicha villa, y a mas de haver-se estenuado las asiendas, se han passado los mas de dichos vassallos a otras villas, como son Terralba, Pabillonis, San Nicolas y otras, y si bien considerando los ref-feridos motivos se ha rebajado a medio diesmo en respeto de dicha contribugion, esso no obstante por la estrema pobresa en que se hallan no les es possible passar

c. 674 v. por ello si no es redusiendolos al mayor estremo, que es / el mendigar, por lo que acuden a los pies de vuestra excelencia, y poniendo a su christiana consideragion que los vassallos de Villasidro no contribuyen mas al donativo que sinquenta esta-relles de trigo y lo mismo se ha observado con muchas otras villas, cuyos vassallos eseden tres veses mas a los de Samassi, con todo rendimiento suplican sea servido compadesserse de dichos vassallos, mandando que se rebaje dicho donativo como y tambien la contribugion de dicha paja, y que se les pague el porte de aquella, que en ello resiviran particular grasia de la grandesa, retitud y christiano zelo de vuestra excelencia, que Dios guarde. En quanto al donativo no ha lugar, en lo de la paja ya se ha dado providencia.

1054

Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento die vigesima octava mensis iunii currentis anni millesimi sexentesimi nonagesimi octavi, Calari. Didacus Liliu, secretarius. /

1055

21. I CAPITOLI DELLA VILLA DI VILLASPECIOSA

281 1698 giugno 28, Cagliari I sindaci della comunità e dei vassalli di Villaspeciosa, considerando le

ristrettezze in cui versano i poveri vassalli, presentano al viceré le seguenti richieste:

1 che i vassalli siano esentati dall'obbligo annuale di fornire la paglia per la cavalleria del sovrano anche in quantità maggiore a quella prevista.

Il viceré dichiara che si è già provveduto.

2 che la comunità non sia obbligata a condurre a Cagliari più di 50 sta- relli di grano, mentre i consiglieri della città costringono i vassalli a fornirne 140, quantità decisamente eccessiva per una villa abitata solo da 60 vassalli.

Il viceré respinge la supplica.

c. 675 Excelentissimo sefior. El sindico de la comunidad y vasallos de Villaspiciosa representan en estas reales Cortes a vuestra excelencia los inconvenientes tan considerables que estan los pobres vasallos actualmente padesiendo, para que en virtud de aque[lla] obtengan de vuestra excelencia y su magestad, que Dios guarde, e1 devido consu[e]lo.

Que se dé la devida providencia en razon de la conducion de la paja, aliviando a los vassallos de dicha villa de tan gran pezo.

Primeramente dizen que todos los atios padesen dichos pobres vasallos concidera-ble molestia en rason de la condussion de la paja para la cavallarissa de su mage-stad, que Dios guarde, obligandoles conduzir mas cherdas de aquellas que devian llevar y no siendo del gusto de quien los resibe, les obligan a hazer de dos una y el peor consiste en que nunca se les ha pagado por dicha paja cosa alguna, siendo que se tiene obligassion de pagarles un tanto por cada cherda, por lo qual suplica dicho sindico se sirva vuestra excelencia en este particular dar la devida providen-

c. 675 v. cia, a tal que queden dichos vassallos' / algo sublevados de tan grave pezo. Ya se ha dado providencia. Liliu, secretarius.

' vassallos ripetuto nella carta successiva.

1056

Que los vassallos de dicha villa no sean obligados a traher mas de cinquenta estareles de trigo por el escrutinio de esta magnifica ciudad de Caller, attenta su pobresa y ser los vassallos de aquella en numero settenta.

Mas representan que los magnificos concelleres de esta illustre y magnifica ciu-dad de Caller todos los atios obligan a dichos pobres vasallos a conduzir por el escutrinio siento y corenta estareles de trigo, siendo que esta comunidad en manera alguna puede continuar en contribussion tan excesiva, ia por no compo-nerse aquella si no de sesenta vassallos, segun es notorio, ia por ser todas aquellas muy pobres y de calidad que no pueden por esta rason labrar lo bastante para su sustento y labransa, y por estos motivos no solamente tienen posibilidad de con-dusir dichos siento quarenta estareles de trigo pero aun sinquenta, y a tal queden aliviados de este cargo tan considerable, suplica quede vuestra excelencia servido decretar de que dicha comunidad no sea obligada a conduzir mas que sinquenta estareles de trigo por dicho escrutinio, pues la villa de Siliqua, que se conpone casi de tresOentos vassallos, no tiene mas obligassion de conduzir sesenta estare-les de trigo y esta villa es de las vesinas y quel / tiene sus territorios contiguos a c. 676 los de dicha Villaspecioza, y en la dicha de Siliqua hay muchos principales y, no pagando dicha de Siliqua, siendo de la refferida calidad, no mas que sesenta, tomo pues se obliga a la de Villaspecioza a la refferida condusion de siento y quarenta estareles de trigo, siendo aquella mu[y] menor y los vasallos de menos calidad, lo que se pone en la considerassion de vuestra excelencia para que de esto quede notisiozo et cetera, y se compadesca en la redussion corno aríba se pide, lo que espera obtener de vuestra excelencia, quem Deus. No ha lugar. Liliu, secretarius.

Excellentissimus dominus don Iosephus de Solis, Valderrabano, Davila, Pacheco, Giron et Enrriques, comes de Montellano, antelatus de lucatan et cetera, de Consilio Sacrae Catholicae Regiae Maiestatis, eius prorrex, locumtenens et capita-neus generalis praesentis Sardiniae Regni et praeses in praesenti regio et generali Parlamento, providet et decretar praedicta capitula et unumquodque eorum prout in fine cuiuslibet ipsorum continetur et expressum est, mandans mini secretario infrascripto de his omnibus praesens actum Curiae fieri, de quibus et cetera. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento die vigesima octava mensis iunii currentis anni millesimi sexcentesimi nonagesimi octavi, Calari. Didacus Liliu, secretarius. /

1 y que ripetuto nella carta successiva.

1057

c. 676 v. Excelentissimo sefior. El sindico de Villaspeciosa. Die 28 iunii. /

1058

22. I CAPITOLI DELLA VILLA DI DECIMOMANNU

282 1698 giugno 28, Cagliari I sindaci della comunità e dei vassalli di Decimomannu, facendo presente

al viceré la situazione di disagio in cui versano, chiedono che decreti i seguen-ti capitoli:

1 che venga esonerata dall'incarica, in quanto la villa è attraversata da due cammini reali e in occasione di delitti che si commettono in quel territo-rio, è alquanto difficile catturare i rei per le numerose persone che vi passano sia di giorno che di notte, con grave danno per la comunità costretta a rispon-dere dí tali reati.

Il viceré dispone che si ricorra al Supremo Consiglio.

2 che, essendo i poveri vassalli costretti al trasporto della paglia per la cavalleria in quantità superiore a quella dovuta, venga loro pagata ciascuna cesta di paglia.

Il viceré dichiara che si è già provveduto.

3 che venga diminuita la quantità di grano che gli abitanti della villa devono condurre alla città di Cagliari, portandola da 120 starelli, come pre-tendono i consiglieri della città, a 50, anche perché la maggior parte degli abi-tanti è impegnata nell'ufficio di alforeros e gli altri non traggono dalla colti-vazione della terra se non il minimo indispensabile per il proprio sostenta-mento, tanto che spesso sono costretti a chiedere alle ville vicine ciò che loro manca.

Il viceré respinge la supplica.

Excelentissimo sefior. c. 677 Los sindicos de la comunidad y vassallos de la villa de Deximomannu representan a vuestra excelencia en estas reales Cortes los incombenientes que se ocassionan a los pobres vassallos de dicha villa, mediante la qual esperan obtener de vuestra [e]xcelencia y su magestad, que Dios guarde, todo alivio y consuelo.

Que los vassallos de dicha villa sean exonerados de la encarga impuesta para provar los delictos que pueden succeder en el circuyto de aquella villa, por estar dicha villa en medio de dos caminos reales y ser muy difficil la prueba de los delictos en su districto.

1059

Primeramente representan de que dicha villa esta cituada y puesta en dos caminos reales, por los quales se camina para todo el reino, y subsediendo en el circuito de aquella algun delitto, es muy diffissil la prueva de aquel por el concurso de las personas que por halli passan tanto de día tomo de noche, con que ha vistas d.esto es cosa muy dura en que dicha comunidad padesca pena de [en]carga por los tales delictos, attendiendo a la refferi[da] difissilidad de provar por las rasones refferidas, y assi suplican attendiendo a esto quede vuestra excelencia servido exo-nera [dos] de dicha encarga. Acuda al Concejo. Liliu, secretarius. /

c. 677 v. Que se de la devida providencia para que los vassallos de dicha villa no sean molestados a traher mas paja de la que devian llevar y que se les pague un tanto por cada cherda, segun es de obligacion.

Secundo dizen que todos los afios padesen dichos pobres vassallos considerable molestia en rason de la condussion de la paja para la cavallerissa de su magestad, que Dios guarde, obligandoles conduzir mas cherdas de aquellas que devian lle-var, no siendo del gusto kik quien lo resibe, les obligan a hazer de dos una y lo peor consiste en que nunca se les ha pagado por dicha paja cosa alguna, siendo que se tiene obligassion de pagarles un tanto por cada cherda, por lo qual suplica dicho sindico se sirva vuestra excelencia en este particular dar la devida providen-cia, a tal que queden dichos vassallos algo sublevados de tan trave peso. Ya se ha dado providencia. Liliu, secretarius.

Que se reduzga el trigo que pagan de escrutinio a cinquenta estareles, que es lo que podran conduzir sin molestia.

Tambien representan que los magnificos concilleres de esta illustre ciudad les obli-gan conduzir todos los afios por el escrutinio siento y beinte estareles de trigo, siendo que dicha comunidad no puede pagar y conduzir menos sinquenta, por rason que mas de la meitad de dichos vasallos quedan empleados en el offissio de

c. 678 alforeros y los que labran son pobres de calidad, que apenas siemblan i / lo neces-sario para poder comer y labrar y muchissimos afios, por no tener los sufissiente, se ven obligados a buscar de otras villas lo que les (alta, para cuyo alivio suplican a vuestra excelencia sea de su beneplacito en compadeserse de dichos vassallos en redusirles dicho escrutinio a sinquenta estareles de trigo, que es lo que podran conduzir sin molestia, lo que esperan obtener de la grandesa de vuestra excelen-

siemblan ripetuto nella carta successiva.

1060

cia, que Dios guarde. No ha fugar. Liliu, secretarius.

Excellentissimus dominus don Iosephus de Solis, Valderrabano, Davila, Pacheco, Giron et Enrriques, comes de Montellano, antelatus de Iucatan et cetera, de Consilio Sacrae Catholicae Regiae Maiestatis, eius prorrex, locumtenens et capita-neus generalis praesentis Sardiniae Regni et praeses in praesenti regio et generali Parlamento, providet et decretai suprascripta capitula et unumquodque eorum prout in fine cuiuslibet illorum continetur et descriptum est, mandans mihi secreta-rio infrascrip[to] de his omnibus praesens actum Curiae fieri, de quibus et cetera. Didacus Liliu, secretarius. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento die vigesima octava mensis iunii currentis anni millesimi sexcentesimi nonagesimi octavi, Calari. Didacus Liliu, secretaríus. /

Excelentissimo sefior. c. 678 v.

Los sindicos de la villa de Deximomanno. Die 28 iunii. /

1061

23. I CAPITOLI DELL'INCONTRADA DI CANALES

283 1698 giugno 28, Cagliari Antonio Licheri, sindaco della villa di Domusnovas e procuratore dei sin-

daci delle ville di Norghiddo, Boroneddu, Tadasuni e Soddi, supplica il viceré che per atto di Corte decreti le seguenti suppliche:

1 che l'ufficiale e lo scrivano delle comunità che costituiscono l'incontra- da di Canales siano nativi e residenti nelle ville, essendovi persone idonee e de literatura, altrimenti si arrecano gravi pregiudizi all'amministrazione della giustizia, contro il disposto della regia prammatica.

Il viceré dispone che si ricorra al Supremo Consiglio.

2 che i ministri ordinari, conformemente alla legge riscuotano dai natu- rali per i contratti delle donne e dei minori 2 reali, per i bollettini 1/2 reale e per i diritti di registro 1 soldo, mentre, da poco tempo a questa parte, tali tariffe sono state aumentate arbitrariamente e si pretende una somma di 20 soldi per i contratti delle donne e dei minori e 1 reale per i bollettini

Il viceré dispone che si ricorra al Supremo Consiglio affinché si osservi la prammatica.

3 che d'ora in avanti, previa ispezione dei probi uomini, dei sindaci e dei ministri si possano utilizzare i 2/4 di terra per piantare vigne, come si usava fare un tempo, mentre da alcuni anni a questa parte i ministri impediscono tale utilizzo delle terre che peraltro, grazie alla riscossione di un maggiore diritto sul vino, reca vantaggio al patrimonio reale.

Il viceré dispone che si ricorra al procuratore reale della causa.

4 che d'ora in avanti per il pagamento dei diritti comunali e feudali non vengano computati i figli e i garzoni, quando non hanno beni propri separati da quelli del padre.

Il viceré dichiara che si sono già dati gli ordini necessari.

5 che i vassalli di età compresa tra i 60 e í 70 anni, non svolgendo più alcuna attività lavorativa, non siano tenuti al pagamento di alcun diritto e che vengano cancellati dalla lista dei contribuenti.

Il viceré dispone che si ricorra al procuratore reale della causa.

1062

6 che i diritti del feu e di carra de cort ammontanti a 2 starelli di grano a vassallo vengano diminuiti e che i maggiori delle ville non siano tenuti a risponderne nel caso in cui non riescano a riscuoterli, in quanto la popolazio-ne da circa 18 anni è diminuita notevolmente e 1/3 di essa si è trasferita in altre ville proprio perché non era in grado di sopportare il pagamento di tali diritti.

Il viceré dispone che si ricorra al procuratore reale della causa.

Excellentissim selior virrey, llochtinent y capita generai y president de Corts en c. 679 aquest real y generai parlament. Antiogo Liquerí, syndich de la vila de Domosnovas y procurador substituhit per los syndichs de las vilas de Norguido, Bronedu, Tadasuny y Soddy, que presenta son poder, suplica mane vostra excellencia en nom de sa magestad, Deu guarde, provehir y per acte de Cort decretar lo expresat en las suplicas siguents.

Que en adelante los officiales y escrivanos sean naturales y domiciliados en una de las villas de la encontrada de Canales, por haver en ellas personas aptas y de literatura y suficiencia.

1 Primerament suplican ditas comunitats que componen lo partit y encontrada de Canales, en concideracio de lo que se experimenta servint de official y escriva perconas forasteras y de altre partit, gia per la retardacio en la administracio de justicia per no tenir son domicili en dinguna de dites viles, gia perque per lo tra-

baill de acesso y receso en lo compte dels salaris se coneix aument mes de la tarifa disposta per la real pracmathica, com y tambe que pareix mire a acte de desconfianca dels naturals, mane vostra excellencia en lo real nom de sa magestad decretar per acte de cort que de assi havant los officials y escrivans sian naturals y domiciliats en una de ditas vilas de la referida encontrada de Canales, havent hi en ellas perconas aptes de literatura y suficiencia, per consol dels naturals y habitans y tingan la administracio de justicia. Acuda al Concejo, donde pidan lo que les convenga. Liliu, secretarius. /

Que los ministres ordinariis de dicha encontrada de Canales no puedan tomar de c. 679 v. salario de decreto de mugeres y menores mas que diez sueldos, segun la costum-bre immemorial, y para los bolletines medio real de cada uno despachado en devida forma y un sueldo por el registro.

2 Item, per quant inconcusament per costum immemorial per los decrets que interposan los ministres ordinaris en los contrates de las donas y menors solament prenian dos reals y axi be per los bolletins mig real y per lo registre un sou dels

1063

naturals y de poch temps a esta part han alterat aquest dret, exhigint y cobrant per raho de cada decret y llisencia per fermar los actes dels contrates de ditas dones y menors vint sous, que ve a ser salari duplicat, y axi be dels bolletins un real, y es be se observe lo que sempre se ha acostumat per ser conforme a ley patria, per suplica lo comparent per part de ditas comunitats mane vostra excellencia pro-vehir y per acte de Cort en nom de sa magestad decretar no degan de pendre mes salari per la interposisio dels decrets que deu sous y dels bolletins despachats en deguda forma mig real y per lo registre un sou. Acuda al Concejo, donde se daran ordenes para que se observe la pregmatica. Liliu, secretarius.

Que en adelante qualquier vassallo de la dicha encontrada pueda emplear dos quartos de tierra en piantar vigna, precediendo las revistas necessarias de prohombres, sindico y ministro.

3 Ittem, per quant desde que se te regoneximent dels antichs y que estos lo han oit de sos pares y antipasats sempre que algun vasali ha tingut menester de algun tros

c. 680 de terra que puga cabre fins dos quarts de sembro / de forment, presehint revista de prohome, syndich y ministre, no essent de perguesi a lo publich ni a particu-lars, se lis permitia fer una bogada, que vulgarment s.diu, que es poder encorporar aqueill tros de terra y serrar.la si volgues y de pochs anis a esta part los ministres ordinaris lo han impedit, essent que se emplea en plantar vigna y ve en augment del patrimony real, perque se cobra magior dret del vi y vendria a aumentar.se cada vila de vasalls, y al contrari se ha conegut que eri gran numero se son passats a domiciliar.se en altras vilas, per 9D suplica lo dit comparent en lo dit referit nom mane vostra excellencia en nom de sa magestad decretar per acte de con que de si a havant, presehint las revistas dalt ditas, puga qualsevol vasaill emplear dos quarts de terra en plantar viva o fer la gia dita bogada, gia per consol dels vasalls, aument de las vilas y en fora de la costum immemorial. Acuda al procurador real de la causa. Liliu, secretarius.

Que por los derechos comunales y demas contribuciones feudales en adelante no se nombre si no el padre de familias o duefio de la casa y no los hijos y mogos que estan bajo la potestad del duefio de la casa, mayormente no llegando a edad de diez y ocho afios, si no es que 'legando a aquella edad tenga patrimonio pro-pio u otro empleo segregado del patrimonio paterno o de los duefios, y no otra-mente.

4 Ittem, per quant tant en los drets comunals y demes contribusions feudals se numera en una matexia casa lo pare ab los fills y mosos quants son, essent que lo

1064

cap de dita familia es lo pare y dueno y los fills no riban a la etat de devuit anis y son baix la potestat paterna, y lo mateix se experimenta en las casas de las pobres viu- das de calitat que en las pagas y contribusions se converteix tot lo poch que podere albitrar, le suplica mane vostra excellencia en lo rea] nom de sa magestad per acte de cort que solament de agi a havant se numere lo pare u dueno y no los fills y mogos que restan baix la potestat del dueno de aquella casa, magiorment no ribant a / etat de devuit anis, y arribant a aquella edat tinga patrimoni propri u tingan c. 680 v.

altro empleo segregat de lo patrimoni dels pares y duerios, y no altrament. Ya se han dado las ordenes necessarias. Liliu, secretarius.

Que en llegando un vassalo a edad decrepita de 60 u 70 atios sea exempto de contribuciones pergonales y demas derechos, precediendo junta de prohombres, sindico y official para sacar.los de la lista de dichas contribuciones.

5 Ittem, suplica decretar per acte de Cort que lo vasaill que ribe a etat decrepita de sixanta a setanta anis dega ser exempte de las contribusions personals y demes drets, presehint colloqui de prohomes ab lo syndich y official per extreura.los de la ]lista de ditas contribusions, per no ser aptes a empleo algu personal del qual se podria lograr la combeniencia de servir y pagar, segons que vivint lo egregi comp-te de Sedilo, ultim possesor, y sos antecesors se acostumava, puix no es raho que lo vasall que no llaura ni pot fer y cultivar vinas pague carra de cort y dret de vi. Acuda al procurador rea] de la causa. Liliu, secretarius.

Que se rebajen los derechos del feudo y carra de corte, que son dos estareles, labre o no labre, y no se cargue a los mayores y demas vassallos quando no se puede cobrar.

6 Ittem, per quant de devuit anis a esta part se ha conegut gran deminucio de vasalls, que casi falta la tercera part, per esser pasats a altres vilas y ciutats, per no poder suportar lo carrech del feu, carra de cort, que son dos estareles de forment, llaure u no, y no tenint lo vasali se lo fan pagar al magior de sa casa y es be se conserven y ancara aumenten ditas vilas, se suplica se servesca vostra excellencia en nom de sa magestad provehir alguna rebaxa en estos drets, pera que no se acaben de destruir ditas vilas y no se onere als magíors ni demes vasalls a la paga y satisfacio de lo que no se cobra per la insuffisiencia de alguns vasalls y axi be que estos sien preferits en las montarias y terras aratorias posadas en lo distrite de cada vila com a naturals a qualse-vol altre foraster, conforme a la disposicio de la rea] pracmatica y capitol de Cort. Acuda al procurador rea] de la causa. Excellentissimus dominus don Iosephus de Solis, Valderrabano, Davila, Pacheco,

1065

Giron et Enrriques, comes de Montellano, antelatus de Iucatan et cetera, de Consilio Sacrae Catholicae Regiae Maiestatis, eius prorrex, locumtenens et capita-neus generalis praesentis Sardiniae Regni et praeses in praesenti regio et generali Parlamento, providet et decretai supradicta capitula et unumquodque eorum prout in fine cuiuslibet illorum continetur et expressum est, mandans mihi secre-tario infrascripto de his omnibus praesens actum Curiae fieri, de quibus et cetera. Didacus Liliu, secretarius. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali parla-mento die vigesima octava mensis iunii currentis anni millesimi sexcentesimi nonagesimi octavi, Calari. Didacus Liliu, secretarius. /

1066

284 1698 aprile 2, Cagliari Pietro Diego Mura, scrivano, sindaco e procuratore dei vassalli della comu-

nità di Boroneddu, Pietro Giovanni Deidda, massaio, sindaco e procuratore dei vassalli della comunità di Norghiddo, Diego Honida, massaio, sindaco e procuratore dei vassalli della comunità di Tadasuni, e Pietro Giovanni Espiga, scrivano, sindaco e procuratore dei vassalli della comunità di Soddì, in virtù dei poteri ricevuti e avvalendosi della facoltà di sostituzione, nominano in qualità di loro procuratore, perché li rappresenti nel Parlamento, Antioco Licheri sindaco e procuratore dei vassalli della comunità di Domusnovas.

Die secunda mensis aprilis anno Domini millesimo sesegentesimo nonagesimo c. 681 octavo, Soddy. In Dei nomine, amen. Sit omnibus nottum de com las pergonas de Pere Diego Mura, scrivent, sindich y procurador dels vasaills y comunitat de la vila de Boreneddu, procurador ab poder de substituhir constituhit y hordenat per dits vasaills, segons que de dita procura consta ab acte rebut per lo discret Jua[n] Fadda, nottari public de la dita villa de Boreneddu, als 12 del mes de marts de[I] corrent ain de 1698; Pere Juan de Idda, massaio, sindich y procurador dels vasaills y comunitat de la vila de Norguiddo y procurador ab poder de substituhir, segons que de dita procura con-sta ab acte rebut per lo infrascrit nottari en los 23 del mes de febrer del corrent ain de 98; Francisco Diego Honida, massaio, sindich y procurador dels vasaills y comunitat de la vila de Tadasuny ab pode[r] de substituhir, segons que de dita procura consta ab acte rebut per lo infrascrit n[ottari] en los 10 del mes de marts del corrent ain; y Pere Juan Espiga, scrivent, sindich y procurador dels vasaills y comunitat de esta present vila de Soddy, que asy be es procurador ab poder de substituhir y es de veure en lo acte rebut per lo infrascrit nottari en los 12 de marts de dit ain, tots los quals sindichs, actors y procuradors dels vasaills y comu-nitats de dites respective viles de la present encontrada de Canales son pergonal-ment trobats y constituhits devant de [1].infrascrit nottari, volent usar dels pre-dicts poders a eills y en los precalenda[ts] actes de procura dat y atribuhit, de ilur grat y certa siengia en lo dit nom substituhexen y hordenan llur procurador gert y spegial, asy que et cetera, ny per lo contrary, a saber es a la pergona de Antiogo Liquery, domigiliat en la vila de Domosnovas, sindich, actor y procurador dels vasaills y comunidat] de dita vila de Domosnovas, segons consta ab acte rebut per lo infrascrit nottari en [los] 13 del mes de marts del corrent ain, a estes coses pre-sent et cetera...

[omissis]'

1 Per la parte omessa cfr. l'atto n. 332.

1067

c. 681 v. Los que saben escriure ferman de llurs mans y per los demes lo nottari infrascrit, y asy be lo dit Antiogo Liquery, substituhit, ferma de sa ma. Pedro Diego Mura, sindich de Boreneddu. Pedro Juan Espiga, sindich de Soddy. Antíogo Liquery, sindich de Domosnovas y substituhit de los demes. A(u)gustus Angelus Espiga, publicus nottarius.

c. 682 Foren presents per testimonia a dictes [y ...] coses lo honorat major [... ...], / que lo es actual de esta present vila de Soddy, lo honorat Blas Azory, major actual de la vila de Tadasuny, y Antony Pisquedda, asy be de esta dita vila de Soddy, massajos, que no se ferman per no saber escriure y per eills lo nottari infrascrit. Espiga, nottarius. Subscripta aliena manu, fidem facit Augustus Angelus Espiga oppidy de Soddy, regia auctoritate publicus nottarius, cum suo acomodo in secunda paguina ubi leguitur "llargament o ferman", et ad haec instatus et requesitus clausit. /

c. 682 v. 1698, Soddy. Acte de substitugio fet y fermat per los sindichs de las respective viles de Norguiddo, Boreneddu, Tadasuny y Soddy a favor de Antiogo Liquery, sindich de la vila de Domosnovas, ut íntus. Espiga, nottarius./

1068

24. I CAPITOLI DELLA VILLA DI GUSPINI

285 1698 giugno 28, Cagliari I sindaci della villa di Guspinz, al fine di eliminare alcuni abusi che dan-

neggiano i vassalli e la buona amministrazione della giustizia, presentano i seguenti capitoli:

1 che d'ora in avanti i baroni, feudatari e reggitori non possano procedere alla nomina degli ufficiali senza che sia fatta una terna di nativi della Baronia e che detti ufficiali ogni anno siano sottoposti a sindacato e possano essere riconfermati nell'incarico dopo due anni dalla detta verifica, sotto pena di nul-lità della nomina; da poco tempo a questa parte, infatti, i ministri di giustizia, il podestà, il luogotenente e lo scrivano di corte vengono nominati senza che sia stata fatta una terna preliminare e vengono confermati nell'incarico senza una verifica sul loro operato, con grave pregiudizio dei vassalli che non hanno la possibilità di lamentarsi delle estorsioni e degli abusi di cui sono vittime.

Il viceré dispone che ricorra al Supremo Consiglio.

2 che i vassalli non siano più obbligati a trasportare la paglia nella città di Cagliari, perché già impegnati nel servizio di guardia marittima e per l'ele-vato costo del trasporto dovuto alla distanza e all'asperità del cammino; essi infatti possiedono le vidazzoni e i campi agricoli in zone costiere a più di 30 miglia di distanza dalla villa e preferiscono lasciare la paglia nelle aie o bru-ciarla.

Il viceré dichiara che si è già provveduto.

3 che i vassalli vengano esentati dalla contribuzione del grano per lo scrutinio, in quanto non essendo il territorio della villa adatto alla coltivazio-ne essi stessi devono rivolgersi ai Campidani per rifornirsi di grano per il loro sostentamento.

Il viceré respinge la supplica.

4 che d'ora in poi si proibisca agli scrivani e ai pesatori del formaggio di pretendere abusivamente 1 pezza di formaggio per ogni cesta, tenuto conto che godono del salario e di altri diritti.

Il viceré dichiara che si è già provveduto.

5 che i vassalli, così come è stato concesso a quelli della villa di Arbus,

1069

vengano esonerati dal condurre i prigionieri alle carceri sia del Capo di Sassari che di qualsiasi altra parte del Regno, in quanto già forniscono il ser-vizio della guardia marittima.

Il viceré dispone che si osservi la consuetudine.

6 che i vassalli delle ville dell' incontrada della Marmilla e di Parte Usellus e quelle di Sanluri, Samassi, Serrenti, Serramanna, Villacidro e Villamar siano obbligati a concorrere al sostentamento delle torri essendo di vantaggio comune, in quanto sino ad ora non hanno ottemperato all'obbligo che è ricaduto sulle ville della Baronia di Monreale.

Il viceré dispone che si ricorra alla Reale Udienza.

7 che i vassalli non siano tenuti a pagare alcun diritto per la stesura degli inventari dei beni che occorrono per stabilire la quota di donativo, in quanto i ministri di giustizia e gli scrivani della villa da un po' di tempo a questa parte pretendono abusivamente che si paghi una somma addirittura più ele-vata rispetto allo stesso donativo.

Il viceré dispone che si osservi la reale prammatica.

c. 683 Excelentissimo sefior. Los sindicos de la comunidad y vassallos de la villa de Guspini dizen que es preci-so haver de remediar y estirpar algunos abusos que se han introduzido en perjui-zio de los bassallos y de la buena administragion de la justicia y porque hallandos-se vuestra excelencia en el real nombre de su magestad celebrando Cortes es el tiempo oportuno para dar prompta providencia a las vexagiones que padessen, los dichos bassallos y en essa conformidad proponen los capitulos siguientes.

Que en adelante ningun baron, sus regidores ni delegados de dicha encontrada puedan nombrar officiales ni escrivanos de corte sin preceder terna, y que estos sean naturales y annuales, habiles y sufficientes y que purguen tabla y no puedan bolver a exercer dichos officios hasta passados dos arios despues de haver purga-do tabla, y bolviendose a confirmar sin estos requisitos, sea nulla y el syndico pueda hazer contradicion hasta que hayan cumplido dichas condiciones.

Primeramente piden y suplican que atento de poco tiempo a esta parte se ha introduzido nombrar los ministros de justicia como son potestad, lugartiniente y escrivanos de corte sin terna y los confirman cada ano, perpetuandolos en los offissios, de donde se sigue que no purgan tabla ni los bassallos no se atreven a formar queja de los dafios que les ocasionan y se abalangan los dichos ministros con la seguredad de continuar en los dichos offissios a hazer muchas extorciones y excessos y porque esta materia necessita del devido reparo, se sirviti vuestra exce-

1070

lencia decretar que en adelante los barones, feudatarios ni sus regidores o delega-dos no puedan hazer nombramiento de dichos offissios sin preceder terna de pergonas que sean naturales de la Baronia, habiles y de suficiencia y no forasteros, y que estos offissios sean annuales y acabado el ano purgen tabla y no puedan bol-ver a entrar en los offissios sin que hayan passado dos anos despues de haver pur-gado tabla y de haver constado por sentencia absolutoria de no haver cometido cargo alguno en los offissios, y que en caso que sean nombrados o confirmados sin estos requisitos, sea nullo y de ningun valor el nombramiento y que el sindico les pueda hazer contradission que no entren en dichos offissios hasta que hayan cum-plido con estos requisitos, ímponiendo una pena bien vista a los contrafahentes. Acuda al Concejo. Liliu, secretarius.

Que los vassallos de dicha villa no sean obligados a traher paja por la distancia que hay a esta ciudad y difficultad de la conducion y coste excessivo de portes.

Mas piden y suplican que atento tienen los bassallos de dicha villa la bidagoni y labranga en lugares maritimos y distantes mas de treynta millas y los caminos son muy asperos y montuosos, de calidad que por la dificultad de la conducion y por el mucho costo de los portes apenas recojen paja, sino' / que la dejan en las eras o c. 683 v. la queman, se sirva vuestra excelencia decretar que no sean obligados a conduzir paja los bassallos de dicha villa tanto por estar ocupados en guardias maritimas como por la grande distancia que hay de dicha villa a esta ciudad y por la distancia de las eras y asperesa de los caminos y dificultad de la conducion y por el coste excessivo de los portes. Ya està dada providencia. Liliu, secretarius.

Que los vassallos de dicha villa en adelante no scan molestados para la condu-cion del trigo del escrutinio, attento que el ano que la cosecha es fertil no basta para el sustento de los dichos vassallos.

Mas atento que por tener pocos territorios aptos para la labrarm y que recojen poco trigo, de calidad que aun el ano que la cosehecha es fertil no basta para el sustento de los bassallos y para la sementera y es preciso provisionarse de los Campidanos, que se sirva vuestra excelencia exonerarlos de la conducion de trigo de escrutinio y decretar que en adelante no sean molestados por dicha condugion. No tiene lugar. Liliu, secretarius.

sino ripetuto nella carta successiva.

1071

Que en adelante ni el pesador ni el escrivano real puedan llevar la piessa, de queso por cada cherda ni otra cosa alguna bajo la pena bien vista.

Mas suplican que atento de algun tiempo a esta parte se ha introdusido el abuso de tomar los pesadores del queso y los escrivanos una piessa de queso de cada cherda de las mayores y de mayor peso, siendo que no les toca pues tienen su sala-rio y derechos destinados y no es bien dar lugar a este nuevo imposito en dazio de los pobres bassallos, sea servido decretar que en adelante ni el pesador ni el escri-vano real tomen la piega del queso por cada cherda ni otra cosa alguna a los bas-sallos, imponiendoles para este effecto una pena bien vista. Ya esta dada providencia. Liliu, secretarius.

Que en adelante los vassallos de dicha villa no sean molestados para conduzir presos a estas reales carceles, attento estan ocupados en las guardias maritimas.

Mas suplican que atento los bassallos de dicha villa atienden y estan ocupados en las guardias maritimas y los obligan a condugir los presos a estas reales carceles, siendo que estan libres de este cargo por la asistencia de las guardias maritimas, segun que por este mismo motivo han sido exonerados los de la villa de Albus, se sirva vuestra excelencia decretar que en adelante no sean moltestados los bassallos

c. 684 de dicha villa a la con/dugion' de los presos que sembian a estas reales carceles aora sea del Cabo de Sasser, aora de qualquier otro lugar del Reyno. Guardese la costumbre. Liliu, secretarius.

Que los vassallos de las encontradas de Marmilla y Parte Usellus y las villas de Santlury, Samassi y Serrenti, Serramanna, Villacidro y villas que estan obligadas a hazer y sustentar las torres, hayan de acudir al sustento y aunche de aquellas y no lo dejen todo a cargo de las villas de la baronia de Monrreal, como hasta aqui les ha recaydo.

Mas suplican que atento las villas de la encontrada de Marmilla y de Parte Usellus y las de Santlury, Samassy, Serrenty, Serramanna, Villasidro y Villamar tienen obli-gassion de hazer y sustentar las torres y hasta hagora no han adimplido con esta obligacion y todo el cargo ha recaydo en las villas de la Baronia de Monrreal, suplican sea vuestra excelencia servido decretar que los bassallos de todas las ref-feridas encontradas y villas hayan de convenir en el sustento y aunche de las tor-res, pues son en beneficio comun.

a la con- ripetuto nella carta successiva.

1072

Acudan a la Real Audiencia. Liliu, secretarius.

Que en adelante los vassallos de dicha villa no sean obligados a pagar cosa algu-na por los inventarios que hazen los officiales de los bienes de dichos vassallos para el repartimiento del real donativo, segun dichos ministros pretenden.

Mas suplican que atento los ministros de justicia y escrivanos de dicha villa de algun tiempo a esta parte pretenden introduzir el abuso de tornar derechos y nue-vos ímpositos para hazer los inventarios de los bienes que tienen los bassallos para la derrama del real donativo y tienen obligassion en virtud de sus offissios de hazer los dichos inventarios y no es razon que los bassallos queden gravados con estos nuevos derechos, que importan casi mayor cantidad de lo que pagan para el real donativo, siendo tan notoria la pobresa de los bassallos, y en vez de darles ali-vio no es justo cargarles con duplicada contribucion, se sirva vuestra excelencia decretar que en adelante los bassallos no esten obligados a pagar cosa alguna de los refferidos inventarios. Guardese la real pregmatica. Liliu, secretarius.

Todos los quales capitulos se sirvira vuestra excelencia como a presidente de las presentes Cortes decretar a favor de los dichos bassallos, segun lo esperan de la rectitud y christiano zelo de vuestra excelencia, que Dios guarde.

Excellentissimus dominus don Iosephus de Solis, Valderrabano, / Davila, c. 684 v. Pacheco, Giron et Enrriques, comes de Montellano, antelatus de Iucatan et cete-ra, de Consilio Sacrae Catholicae Regiae Maiestatis, eius prorrex, locumtenens et capitaneus generalis praesentis Sardiniae Regni et praeses in praesenti regio et generali Parlamento, providet et decretat praedicta capitula et unumquodque eorum prout in fine cuiuslibet illorum continetur et expressum est, mandans mihi secretario infrascripto de his omnibus praesens actum Curiae fieri, de quibus et cetera. Provisa per suam ex cellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento die vigesima octava mensis iunii currentis anni millesimi sexcentesimi nonagesimi octaví, Calari. Didacus Liliu, secretarius.

Los syndicos de Guspiny. Die 28 iunii. /

1073

25. I CAPITOLI DELLE VILLE DI SILIQUA E VILLAMASSARGIA

286 1698 giugno 28, Cagliari I sindaci della comunità di Siliqua fanno presente che il regidor della villa

arreca grave pregiudizio ai vassalli nominando a sua discrezione diversi mini-stri di giustizia (capitano, commissario, luogotenente) i quali pretendono l'e-senzione dalle contribuzioni facendole gravare sui poveri vassalli e danneg-giano oltre modo l'amministrazione della giustizia tenendo l'incarico sino a otto-dieci anni; i sindaci chiedono pertanto che non vi sia più di un ministro di giustizia nella villa e che siano sottoposti a sindacato.

Il viceré dispone che ricorrano al Supremo Consiglio.

Que en adelante en dicha villa no se ponga mas que un ministro de justicia, aora sea comissario, capitan o lugarteniente, y que purgue

c. 685 Excelentissimo sefior. 1 Los sindicos de la comunidad y vassallos de la villa de Siliqua dicen que el magnifico regidor de dicha villa causa notable perjuhisio a los pobres vassallos con nombrar tantos ministros de justisia quantos se le antojan, como son capitan, comissario o lugarteniente, y estos con pretesto de ejension quieren eximirse de pagar las derramas que les cave y las cargan a los pobres vassallos, siguiendosse si bien otro incombeniente que teniendolos dies o doze afios en dicho empleo y haun mas, es la total ruyna de dicha comunidad, porque a mas de haserse muy poderosos con medios indessentes no reparan en lo que obran, haunque sea fal-tando a su obliga0on y a la buena administrasion de justisia, por lo que acuden a

c. 685 v. los / pies de vuestra excelencia y con torio rendimiento suplican sea servido man-dar que no se ponga mas que un ministro en dicha villa, aora sea comissario, capi-tan o lugarteniente, y que purgue tabla, a tal que d.essa forma procuren los que ejersieren dicho empleo adimplir con su obligasion y con la buena administrasion de justisia, que a mas de ser de justisia, resiviran en elio particular graffia de la grandesa y christiano zelo de vuestra excelencia, que Dios guarde. Acuda al Concejo. Provisa per suam excellentíam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento die vigesima octava mensis iunii currentis anni millesimi sexcentesimi nonagesimi octavi, Calari. Didacus Liliu, secretarius. /

1074

287 1698 giugno 28, Cagliari I sindaci delle comunità di Siliqua e Villamassargia, in considerazione del

fatto che i regidores arrecano grave pregiudizio alle ville con il loro bestiame a danno di quello dei vassalli, tanto che l'attuale reggente, in carica da quat-tro anni, possiede già sette o otto greggi di vario genere di bestiame, supplica-no che venga osservata la reale prammatica per la quale i regidores devono tenere il loro bestiame fuori dai territori delle ville.

Il viceré dispone che ricorrano al Supremo Consiglio dove verranno dati gli ordini opportuni.

Que los regidores de las villas de Siliqua y Villamassarja observen la disposicion c. 686 de la real pragmatica, sacando luego sus ganados de los territorios de las dichas villas por la destrucion que aquellos causan y en dazio del ganado de los vassal-los.

Excelentissimo sefior. 2 Los sindicos de las comunidades y vassallos de la villa de Siliqua y Villamasargia digen que es tanta la destrugion que causan los regidores con sus ganados en dicha villa en perjuhisio del ganado de los vassallos que ya no es tollerable la molestia que padessen, pues no ha haun quatro arios que govierna dicho estado el magnifico regi- dor actual, que tiene ya siette o ocho rebarios de todo genero de ganados, y porque esta muy puesto en ragon que los illustres sefiores y regidores addimplan con lo que en este particular disponen las reales pragmatícas, acuden los suplicantes a los pies de vuestra excelencia y con todo rendimiento suplican sea servilo mandar que sin replica alguna ni dar lugar a' / otra queja observen dicha real dispo[si]sion, sacando c. 686 v. luego el ganado que tiene en dichas villas, que en elio resiviran particular graffia de la retitud, grandesa y christiano zelo de vuestra excelencia, que Dios guarde. Acuda al Concejo, donde se daran las ordenes convenientes. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento die vigesima ottava mensis iunii currentis anni millesimi sexcentesimi nonagesimi octavi, Calari. Didacus Liliu, secretarius. /

288 1698 giugno 28, Cagliari I sindaci delle comunità di Siliqua e Villamassargia nel far presente la

necessità di costruire un ponte sul fiume Chiserri, molto ricco d'acqua, che consenta il passaggio in qualsiasi periodo dell'anno, supplicano che a tal fine venga destinata una parte del donativo.

a ripetuto nella carta successiva.

1075

Il viceré dichiara che sono stati già dati gli ordini necessari.

Que de la porcion del real donativo destinado para los reparos necessarios se haga una puente en el rio dicho de Chirinas, para evitar los inconvenientes y ser passo para los puertos.

Excelentissimo sefior. 3 Los sindicos de la comunidad y vassallos de la villa de Siliqua y Villamasargia dicen que se necessita precisamente hger una puente en el rio vulgarmente dicho Chiserri, que es muy caudaloso, para que en todo tiempo se pueda passar, atento es passo para los puertos, en particular en ocasion de nuevas de guerras y invnion de enemigos, como y tambien por todos los del Reyno que passan en dicho paraje en muchissimas ocasiones, y siendo dicha puente tan necessaria, como es notorio, es razon que se aga por evitar los incombenientes y perjuhisio considerable que

c. 687 v. pudiera resultar de no haerse, por lo que acuden a los pies / de vuestra excelen-cia y con todo rendimiento suplican sea ser[vi]do mandar que de la porsion del real donativo destinado para los reparos necessarios se aga dicha puente en la devida forma, que en elio resiviran particular graffia de la grandesa, retitud y chri-stiano zelo de vuestra excelencia, que Dios guarde. Ya esta dada providencia. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento die vigesima octava mensis iunii currentis anni millesimi sexcentesimi nonagesimi octavi, Didacus Liliu, secretarius. /

289 1698 giugno 28, Cagliari I sindaci delle comunità di Siliqua e Villamassargia, facendo presente che

in molte occasioni sono costretti a trasportare sui propri carri legname occor-rente per la costruzione e ristrutturazione di opere regie, nonostante siano già obbligati a trasportare merci per i viceré, supplicano che i poveri vassalli non siano più obbligati a condurre detto legname con i propri carri e buoi.

Il viceré respinge la supplica.

c. 688 Que los vassallos de la villa de Siliqua y de Villamassarja no sean obligados para conduzir maderaje por aconches de obras reales, attento estan obligados para ordenes maritimas y portes de ropas de los excelentissimos sefiores virreyes quando aportan en los puertos adiacentes a dichas villan y encontradas.

Excelentissimo seiìor. Los sindicos de las comunidades y vassallos de la villa de Siliqua y Villamasargia

1076

dizen que se hallan molestados en muchissimas ocasiones con sus carros y bueyes los vassallos de dichas villas para condusir madaraje para los aconches de obras reales, atento son villas de passo, y quedan molestados ya con ordenes maritimas, ya para conducir las roppas de los excelentissimos seiiores virreyes quando apor- tan en los puertos aiassentes a dichas villas y encontrada, por lo que acuden a los pies de vuestra excelencia y postrados a ellos con todo rendimiento suplican que havida comiseracion de dichos pobres vassallos sea servido mandar no sean / obli- c. 688 v.

gados conducir dicha madera ni que se emplen sus bueyes y carros en elio, que lo resiviran a particular gratia de la grandesa, retitud y christiano zelo de vuestra excelencia, que Dios guarde. No ha lugar. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento die vigesima octava mensis iunii currentis anni millesimi sexcentesimi nonagesimi octavi, Calari. Didacus Liliu, secretarius. /

290 1698 giugno 28, Cagliari I sindaci della comunità e dei vassalli di Siliqua, facendo presente che il

"regidor" della villa si intromette nella nomina dei sindaci e non accetta quella decisa dalla comunità, scegliendo persone a suo piacimento, supplica-no che, essendo il sindaco procuratore della comunità e non del reggitore, gli si vieti di intromettersi in tale nomina e scelga uno della terna proposta dalla comunità.

Il viceré dispone che ricorrano al Supremo Consiglio.

Que el regidor de la dicha villa de Siliqua no se intrometa en el nombramiento c. 689

de syndicos, solo que dicho regidor nombre de los que estan en la terna y que los vassallos eligen.

Excelentissimo senor. 5 Los sindicos de la comunidad y vassallos de la villa de Siliqua dizen que el magnifico regidor de dicha villa se entromete en la nomina de los sindicos y muchas veses no admite la nomina que dicha comunidad hace y los pone a su gusto en perjuhisio de aquella, siendo que ha de ser a gusto de los vassallos, atento el sindico ha de ser su procurador y no de dicho regidor, el qual se vale de este medio para lograr su intento, y que por su respeto el sindico no obre lo que com-biene a favor de los vassallos en las representassiones que se offressieren hacer contra dicho regidor y sus ministros, por lo que acuden a los pies de vuestra exce-lencia y con todo rendimiento suplican para evitar incombenientes sea servido mandar que el magnifico regidor no se entramete en dicha / nomina de sindicos, c. 689 v.

1077

solo que quede a la elegion de dichos vassallos nombrando o elegiendo a uno de los que estuvieren en dicha terna, que en ello resiviran particular gragia de la gran-desa, retitud y christiano zelo de vuestra excelencia, que Dios guarde. Acudan al Concejo. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento die vigesima octava mensis iunii currentis anni millesimi sexcentesimi nonagesimi octavi, Calari. Didacus Liliu, secretarius. /

1078

26. I CAPITOLI DELLA VILLA DI BILI

291 1698 luglio 1, Cagliari Giovanni Andrea Angius, sindaco della comunità e dei vassalli di

facendo presente che nella villa vi è un considerevole numero di persone che gode dell'esenzione dal pagamento del donativo, tra cui 22 cappellani, i com-ponenti del collegio della Scuola Pia ed altri religiosi; e che quindi la riparti-zione del donativo ricade solo sui poveri vassalli, supplica che sia il collegio della Scuola Pia che i cappellani contribuiscano al ripartimento in base ai beni che possiedono ed acquisiscono con contratti, donazioni ed eredità.

Il viceré dispone che si osservino le leggi del Regno.

Que los clerigos y los religiosos de las Escuelas Pias de dicha villa de Isily hayan c. 690 de contribuir en el repartimiento del real donativo por los bienes que adquieren por contractos, donaciones, herencias et alias.

Excellentissim sefior virrey, llochtinent y capita generai y president en aquest real y generai Parlament. Juan Andres Angius, sindich de la comunitat y vassaills de la vila de Isily, diu que constant aquesta de numero considerable de exemptos, com son vint y los capel-lans y lo colegi de la Escola Pia, sens los demes que estan in via y estos los més principals se van apropiant molts territoris de particulars gia ab los contractes que celebran, gia ab la inteligencia que son exemptos llur pares y parents lis fan dona-ció de llur bens, de forma que los demés vassaills y pobres se troban oprimits y recan en aquestos la obligacio ab que restavan affectos los dits bens aquirits per dits exemptos, y perque la rectitut de vostra excellencia no pemetrà excesso tan considerable ni que resten dits vassaills axi vexats, per en poder de vostra excellencia recorre y suplica se servesca en nom de sa magiestat ab acte de Cort decretar que tant dit colegi, com los demés capellans de dita vila de Isili hatgian de contribuir en lo repartiment y paga del real donatiu per los bens que pos-sehexen y aquirexen per contractes, donassions, herencias et alias, attès aquestas no gosan del privilegi de patrimoni y cas que lo gosen o se fassa algu capellà de nou, que aquesta obligació n[o] vinga a recaure en los pobres vassaills per gosar usufructuar dits los capellans y exemptos et haec et cetera, officium et cetera, sal-vis et cetera. Altissimus. EI doctor Pedro Melony. / Que se guarden las leyes de Reyno. c. 690 v.

1079

Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento die prima mensis iulii currentis anni millessimi sexcentessimi nonage-simi octavi, Calari. Didacus Liliu, secretarius. /

1080

27. I CAPITOLI DELLA VILLA DI NUORO

292 1698 giugno 28, Cagliari Il sindaco della comunità e dei vassalli della villa di Nuoro fa presente che

la villa, composta di circa 1000 abitanti, detiene da più di cento anni il titolo di pievano che è stato sempre ricoperto da persone virtuose ed esperte in let-tere; poiché si è avuta notizia che il Capitolo della diocesi di Alghero, di cui la villa fa parte ha proposto nella giunta dei trattatori di estinguere tale pieve e di aggregare i redditi allo stesso capitolo, con grave danno per il decoro della comunità che non potrebbe più contare su un padre spirituale, il sinda-co chiede che non venga approvata la richiesta del Capitolo di Alghero che muove solo da pura convenienza e si rimetta la questione ai giudici e ai tribu-nali competenti.

Il viceré dichiara che la supplica verrà presa in considerazione.

Que no se attienda a la pretencion que tiene el Cavildo de Alguer en agregar.le c. 663 los fructos de la plebania de Nuoro, por estar decidido en contra con condemna-cion en gastos y por los inconveni(en)tes que tiene el desemparo de pleban.

Excelentissimo serior virrey, lugarteniente y capitan generai y presidente en este real Parlamento. El sindico de la comunidad y vassallos de la villa de Nuoro dive que dicha villa se compone de un pueblo numeroso de cerca mil vesinos y ha logrado la dicha de haver tenido hijos que la han illustrado, assi eclesiasticos como seglares, y actual-mente se conservan familias muy conocidas con personas muy calificadas y final-mente es mas de cien y tantos aiios que se ha governado con curas naturales con titulo de pleban, que an sido siempre personas auctorisadas en letras y vírtud, en cuya possession se mantiene dicha villa, y porque se ha entendido que por parte del Cabildo de Alguer, de cuya diocesis es dicha villa, se hauria propuesto en la junta de tractadores el deeo que siempre a tenido de extinguir esta plebania y agregar sus fructos a la bolsa capitular, deve el suplicante proponer a vuestra exce-lencia que, siendo tan considerable el interes que tiene dicha villa en mantener.se con este lustre y esplendor y de que no quede privada de un padre espiritual que la govierne con el carino que siempre ha esperimentado, no es justo se oyga dicha suplica, que lleva consigo las inconsequencias que el Cabildo de Alguer, attendien-do solo a su combeniengía, no tiene presentes, las que se le haran ber quando combenga, que son las mesmas que obligaron a la Sacra Rota a dar repulsa a dicho cabildo condennandole en los gastos que aun esta deviendo.

1081

Por tanto, opponiendose en la mejor forma que de derecho puede y deve a qual-quiera in[s]tancia y propuesta contraria que en esta materia se haga, suplica a vue-stra excelencia con todo rendimiento se sirva vuestra excelencia no attenderla ni

c. 694 v. considerarla por los graves incombenientesl / que tiene el desamparo de padre espiritual en un pueblo tan numeroso, que tiene el unico alivio en el recurso pron-to al que la govierne, remittiendo esta propuesta o instancia a su jues y tribunal competente, donde esta dicidi[da] esta materia, para que con citacion y vista de las rnones del suplicante, que tiene interes conocido en que se mantenga dicha villa con este lustre y esplendor, se decida lo que procediere en justicia et haec omni meliori modo et cetera, officium et cetera, salvis et cetera. Altissimus. El dottor [...] Quessa. Se tendra concideracion. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento die vigesima octava mensis iunii currentis anni millesimi sexcentesimi nonagesimi octavi, Calari. Dídacus Liliu, secretarius. /

293 1698 marzo 23, Nuoro Mauro Quirigo Corda, sindaco e procuratore della comunità e dei vassalli

della villa di Nuoro, non potendo intervenire di persona al Parlamento cui è stato convocato perché impegnato negli incarichi del suo ufficio, nomina suo sostituto Diego Contena, donnicello della stessa villa e residente nella città di Cagliari.

c. 664 Die vigesimo tertio mensis martii, anno a nativitate Domini millesimo sexcentesi-mo nonogesimo octavo, Nuoro. Sit omnibus notum com Mauro Quirigo Corda, syndich y procurador dels vassail-ls de la present vila ab poder de substituhir en publich coloqui se tingué en los 20

de febrer de l.any propassat 1697 constituihit, conegut al notari y testimonis infra-scrits, per no poder a les infrascrites coses personalment assistir per las ocupas-sions en lo matex ministeri que recquirexen en la present vila sa personal assisten-cia, assegurat del bon zelo y legalitat del notari infrascrit, usant de dit poder de substituhir en dit nom, de son grat et cetera, substituhex procurador y subsindich d.esta comunitat y vassalls de la dita y present vila a Diego Contena, donzell d.esta vila, en la la ciutat de Caller resident, absent com si fos present, pera que en nom y per part de dits vassaills y comunitat puga y dega y li sia llicit y permes compa-rexer en lo real Parlament y reals Corts se estan celebrant en dita ciutat per lo

incombenientes ripetuto nella carta successiva.

1082

excellentissim sefior don Joseph de Solis, Valderavano, conde de Montellano, meritissim virrey, noctinient y capitan generai en lo presente Regne del / Cerderia, c. 664 v. en nom de la magestat catolica del rey, nostre setior, que Deu guarde, y en aquell dit real Parlament y en nom de dita comunitat puga proposar y presentar los capi-tols formats de las cosas y materias mes importante concernents al be publich, quietut, bon govern y conservacio de la comunitat y bona administracio de la justicia, y suplicant, obtenint y asseguint la concessio de dits capitols, suplicas y peticions en aquells contengudes y suplicades, y petryo puga dit subsindich repre-sentar de verbo o per escrit las rahons assistexen a esta comunitat y fer tot 9co y quant dit sindich en dit nom constituhit fer podria si personalment en dit real Parlament intervingues ab promessa que tot lo que per dit subsindich sera fet, trata, procurat y alcansat lo tendra senpre per ferm y valido y no lo revocara ni refocar fata per diguna causa, y axi en dit nom ho ferma y jura y ferma de sa ma. Mauro Quirigo Corda, sindíco. Testimonis son presents Antoni Pau Soro y Antoni Frau Perela desta vila, que no saben escriure y ferma2 / per ells lo notari infrascrit. c. 665 Petrus Nieddu Guiso, publicus notarius. Praemissis proprio calamo facit fidem Petrus Nieddu Guiso, publicus notarius per universum. /

294 1698 ottobre 29, Cagliari

1 Il sindaco dei vassalli e della comunità della villa di Nuoro fa presente al viceré che con precedente memoriale aveva presentato istanza contro la pretesa del Capitolo di Alghero di incorporare le rendite della plebania di Nuoro e, in aggiunta a tale richiesta, supplica che il sovrano interceda presso il pontefice per trasformare la parrocchia in abbazia, con le prerogative e pri-vilegi che si accompagnano a tale onore, con l'obbligo per gli abati di risiede-re nella villa e che vengano scelti tra i nativi.

Il viceré dispone che sí ricorra al sovrano.

2 che il sovrano interceda presso il pontefice affinché la parrocchia di Nuoro venga separata dalla giurisdizione del Capitolo di Alghero e unita a quella di Cagliari, incorporandola nella diocesi di Galtellì, in considerazione del fatto che la parrocchia di Nuoro è contigua a diverse ville della diocesi come Orgosolo, Oliena, Dorgali, Baronia di Orosei, Posada e Bitti, che intrattengono rapporti commerciali più frequenti con Cagliari che con Alghero. Il sindaco fa presente, inoltre, che fu promosso nel 1614 un primo

de ripetuto nella carta successiva. 2 y ferma ripetuto nella carta successiva.

1083

tentativo di appropriazione delle rendite della parrocchia e don Antonio Satta intentò causa contro il Capitolo dí Alghero che fu condannato a resti-tuire i frutti e alle spese del procedimento che assommarono a 14.000 lire e delle quali non si è ancora ottenuta soddisfazione. Un secondo tentativo fu fatto nel 1671, durante l'assenza del plebano dottor Gavino Satta, quando il vicario generale dottor Agostino Font la aggregò e nominò vicario il dottor Diego Carrus, ma i maggiorenti di Nuoro si opposero ricorrendo a Roma dove tale aggregazione fu dichiarata nulla e furono nominati nella plebania il dottor Giovanni Battista Martinez di Sassari e, successivamente, il dottor Antonio Fadda. Infine, anche in queste Corti il detto Capitolo ha continuato a vessare la parrocchia di Nuoro imponendo nuovi tributi con il pretesto del real donativo, del sussidio delle galere, del seminario ed altro, facendo pagare il doppio rispetto a quanto dovuto dalle altre prebende della diocesi; e ciò nonostante nessun nuorese è stato ammesso al seminario, cosa che denota il poco affetto del Capitolo nei confronti della parrocchia che vanta numerosi uomini di cultura distintisi nel servizio al sovrano e in quello più squisita-mente ecclesiastico. Poiché la mancanza di un padre spirituale che compone le discordie, gli scandali e che soccorre i poveri nella necessità potrebbe com-portare per il sovrano il venir meno delle rendite di quelle ville, come già capitato in quelle di Ottana, Bisarcio, Castro, Santa Giusta, Terralba e Galtellì, già sedi vescovili e poi ridotte a tristi borgate, il sindaco supplica che venga concessa loro la grazia di non aggregare le proprie rendite al Capitolo di Alghero.

Il viceré dispone che si ricorra al sovrano.

c. 691 Excelentissimo sefior virrey, lugarteniente, capitan generai y presidente de Cortes en este real y generai Parlamento. El sindico de los vassallos y communidad de la villa de Nuoro dize que en otro memorial representó a vuestra excelencia la contradigion que dicha communidad haze con biva instancia a la pretengion del Cabildo de Alguer en orden a agregar-sele los fructos de la plebania de dicha villa por los motivos que el suplicante representó y por los incombenientes que resultan contra dicha pretengíon, en cuya opposigion insiste y continua.

Que se erija en abbadia la plebania de Nuoro con los honores y preheminencias que el derecho concede en los abbades de jurisdicion y que estos sean naturales con obligacion de residir.

A mas de esta suplica de que no se de lugar a dicha pretencion, suplica en nombre de dicha comunidad se sirva vuestra excelencia en estas Cortes representar a su magestad, que Dios guarde, se digne interponer su authoridad con su Santidad en

1084

orden a eregirse en abadia dicha parroquia, passando el titulo de pleban al de abad con jurisdission episcopal u quasi y con las preeminencias, perrogativas y honores que el derecho concede en los abades con jurisdision, con la obligasion de residir y que los abades sean naturales. Acuda a su magestad. Liliu, secretarius.

Que se segregue la parroquia de Nuoro de la jurisdicion del Cavildo de Alguer agregandola a la mithra de Caller.

Otro si suplica a vuestra excelencia se sirva representar a su magestad, que Dios guarde, para que se digne interponer su authoridad con su Beatitud para que se sirva segregar la parroquia de Nuoro de la jurisdision del Cabíldo de Alguer agre-gandola a la mitra de Caller e incorporandola en la diocesy galtellien, que es unida con la dicha mitra de Caller, por quanto dicha parroquia de' / Nuoro est conti- c. 691 v. gua con muchas villas de dicha diocesy, que son Orgosolo, Oliena, Dorgalí, las Baronias de Orosey y Posada y villa de Bitty, haziendole media luna y rodeandola, a mas del gran y continuado comercio que tiene en la ciudad de Caller y ser dicha villa muy remota de Alguer, sin tener en ella comercio. Obliga a dicha comunidad el haver de passar a estas supplicas con vuestra exce-lencia el haver experimentado continuamente que dicho Cabildo de Alguer no ha hecho offisios de padre, mirando por su conservassion y haumento, bien si lo con-trario, haviendo tirado a la renta de la plebania, como lo hizo en el ano 1614, que se la quizo agregar contra toda razon y justicia; que a vistas de este agravio el doc-tor don Antonio Satta, hijo de dicha parroquia, se passó a Roma y haziendo pleito contra dicho Cabildo por espasio de quatro atios, logró en defensa de su madre sentencia favorable, y dicho Cabildo condenado a restitusion de fructos y en todos los costes del pleito, que importaron en torio quatorzemil y tantas libras, que las queda aun deviendo dicho Cabildo, que por tener la mano que tiene con dicha parroquia no se ha podido lograr la satísfassion. La segunda intentona de dicho Cabildo para agregarse las rentas de dicha pleba-nia fue en ocasion que vacó por muerte del pleban doctor Gavino Satta, en el ano 1671, que de propria authoridad, mediante su vicario general, sede vacante, el doctor Agustin Font se la agregó, haviendo nombrado vicario con solo el centum al doctor Diego Carrus. Y entendido esto por los nobles cavalleros y principales2 / de Nuoro, se oppusieron a este agravio hecho a su parroquia con aquellos termi- c. 692

nos que les era permitido, estorvando la fuersa y violencia del intruso vicario, de calidad que se le impidió la possession que queria tomar, hasta que se tuvo lugar

' de ripetuto nella carta successiva. 2 y principales ripetuto nella carta successiva.

1085

de acudir a Roma, en cuya dataria fue declarada por nulla y simoniaca la tal agre-ga0on, devoluta la plebania y depuesto el intruso vicario, haviendose acollado dicha plebania al doctor don Juan Baptista Martinez de la ciudad de Sacer, que ha possehido aquella algunos arios, y continuando en ella hoy el doctor. don Antonio Fadda como a pleban, gozando los fructos y emolumentos que pergibieron sus antipassados y antegessores. Finalmente dicho Cabildo no ha dejado de persistir en su intento, pues en estas Cortes lo ha demostrado, conforme el suplicante en el otro memoria' representó a vuestra excelencia, y no haviendo podido lograr por camino alguno la agregacion de dicha plebania, no bastandole tantos desengaiios, ha mostrado siempre su sana con tanta vexagion y cargazon de pechos, con el pretexto del rea' donativo, subsi-dio de galeras, seminario y otras pagas, haziendola pagar al doble de lo que pagan las otras plebendas de dicha diocesy, siendo assi que hay otras que tienen y perci-ben mas fructos sin haver nunca querido convocar ni admitir al pleban para assi-stir al repartimiento de dichas pagas, para no darle tiempo a defenderse del agra-vio se le haze cargandole mas de lo que le toca, y siendo assi que dicha plebania paga por lo del seminario, nunca dicho Cabildo ha querido admitir seminarista hijo alguno de Nuoro, de lo que se conoce con evidencia el poco affecto con que trata dicho cabildo a la referida parroquia y que no la mira con zelo paterna'. Si al contrario, pues procura su dextrugion y no aumento, quitandole la honra de tener pleban, que ordinariamente ha sido y es subjeto de muy buenas prendas y

c. 692 v. literatura, en quienes los' / vassallos han hallado y hallan todo consuelo, compo-niendo las discordias e incombenientes que suelen ocasionarse en un pueblo tan numeroso, no siendo justo que a dicha comunidad se prive de este consuelo y se le haga semejante agravio quando en las contribuOones que se han offrecido del ser-vissio de su magestad y se offregen, dicha comunidad ha sido de las que con mas promptitud y no de las menos que han concurrido, sintiendo no tener maiores fuerzas para contribuhír en lo que en adelante se ofregiere, como y haver dado dicha villa de Nuoro y empleados en el servissio de su magestad muchos hombres de sealadas prendas en los tiempos passados y presentes, pues don Pedro Pablo y don Juan Angel Pirella, hermanos, governaron a sus costes las tropas de cavalle-ria y infanteria de aquel districto casi quatro meses militando contra el FranOs que invadió a este ReMo; el doctor don Juan Maria Pirella sirvió de auditor gene-rai del exercito de Lombardia, despues oydor de la sala del crimen d.este ReMo y fue delegarlo y altemos del excelentissimo virrey y Real Consejo en los Cabos de Sacer y Logudoro en el ano del contagio; el doctor don Antonio Mulas Pirella sir-vio tambien de auditor generai en dicho exeNito de Lombardia; don Antonio Manca Penducho la mayor parte de su vida fue regidor del Marquesado de Orany, de quien los seiiores virreyes hizieron grandes confiancas, haviendole suedido en

i los ripetuto nella carta successiva.

1086

dicho regimiento don Salvador Angel Manca, su hijo, que tambien lo exergió con applauso y satisfassion de dichos senores virreyes y lo continuó hasta su muerte; Diego Contena Pirella que sirvió a su magestad en diversos cargos y empleos que le encargaron los seiiores virreyes y en particular el excelentissimo selior marques de Castelrodrigo, haviendole nombrado capitan de campaiia y delegado en aquel destricto, haviendose desempeiiado con notoria satisfassion; y otros muchos de esta calidad, sin los que hoy biven en esta ciudad y Reino con la decoragion que' / es notoria, que por veneragion se dejan de nombrar. c. 693 Esto sin los que han prevalegido en lo ecclesiastico, en particular el illustrissimo don Melchior Pirella, que fue obispo de Bosa y despues de Ales, el illustrissimo don Salvador Mulas Pirella, obispo de Alguer, el illustrissimo don Jaime Passamar, arzobispo de Sager, el illustrissimo don Simon Manca Vidiny, obispo de Ottana, sin los que hoy biven plebendados y otros que estan en via, que por modestia y veneragion se dejan de nombrar. Afiadiendose los incombenientes que trahe consigo la pretengion del Cabildo, pues quitarle a dicho pueblo el padre espiritual tan authorizado que siempre ha tenido y actualmente tiene, declinaria tanto lo espiritual como lo temporal de dicho pueblo, faltandole parroco de representagion, virtud y letras que luzen con la combeniencia de las rentas, sugedera faltar a dicho pueblo persona que com-ponga las discordias, escandalos que sugeden, el socorro de los pobres, represen-tar a los superiores los agravios que se regiben de los ministros inferiores y otros actos de justícia y caridad, por cuyo defecto vendria menos a su magestad un pue-blo tan numeroso en el real donativo y los subjectos que saben emplearse en su real servissio. Y se seguiria este pueblo en breve tiempo corno a las villas de Ottana, Bisarcho, Castro, Santa Justa, Terralba, Usellos, Galtelly y otras, que siendo antes illustres y populosas quando la sede episcopal estava en ellas, hoy esta'n reduzidas a tristes aldeas, que no le vale al real erario sinquenta escudos de donativo, y otras muchas que en este Reino floregieron quando sus prelados residian y hoy solamente que-dan las ruinas para excítar las memorias de que fueron pueblos. Lo contrario sugede a la villa de Tempio, que siendo de pocos principios2, / despues que el c. 693 v.

Cabildo Civitaten se ha trasladado hay con su vicario generai, ha dado tantos creges assi en subjectos como en hazienda, competiendo con algunas giudades del reino, segun es notorio. Estos y otros muchos bienes resultan a los pueblos de conservarse en ellos sus pre-lados y padres espirituales authorizados en virtud y letras y tantos males e incom-benientes resultan de las ausencias de estos, como a vuestra excelencia se ha pon-deralo, por todo lo qual suplica a vuestra excelencia se sirva poner a los pies de

1 que ripetuto nella carta successiva. 2 principios ripetuto nella carta successiva.

1087

su magestad esta representation, para que por su real clemencia se sirva compa-deerse de dicho pueblo y villa de Nuoro, dignandose concederle las referidas gratias por aucto de Corte o como fuere del mayor agrado de su magestad, sin dar.se lugar a la pretenOon de dicho Cabildo por las razones referidas, que en todo reObiti gracia y favor particular del christiano zelo de vuestra excelencia, que Dios guarde. Acuda a su magestad. Liliu, secretarius.

Excellentissimus dominus don Iosephus de Solis, Valderrabano, Davila, Pacheco, Giron et Enrriques, comes de Montellano, antelatus de lucatan et cetera, de Consilio Sacrae Catholicae Regiae Maiestatis, eius prorrex, locumtenens et capita-neus generalis praesentis Sardiniae Regni et praeses in praesentí regio et generali Parlamento, providet et decretat praedicta capitula et unumquodque ipsorum prout in fine cuiuslibet ipsorum continetur et descriptum est, mandans mini secre-tario infrascripto de his praesens actum Curiae fieri, de quibus et cetera. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento díe vigesima nona mensis octobris currentis anni 1698, Calari. Didacus Liliu, secretarius. /

1088

28. I CAPITOLI DELLA VILLA DI DESULO

295 1698 ottobre 29, Cagliari Sebastiano Tanda, abitante della villa di Desulo dell'incontrada del

Mandrolisai e nel presente anno giurato in capo, ricordando la fedeltà e lo zelo mostrato dai vassalli per il servizio reale, nella speranza che gli stessi vengano sollevati dalla sfavorevole situazione in cui versano, chiede che ven-gano approvati con atto di Corte i seguenti capitoli:

1 che vengano confermati tutti i privilegi; le prerogative e i capitoli di Corte concessi in precedenza a favore della reale incontrada e delle singole ville.

Il viceré dispone che si confermino quelli in uso.

2 che l'officialia, incorporata nel patrimonio regio, non venga gravata da alcuna pensione in quanto negli ultimi tempi, con le nuove ordinazioni del Real Patrimonio, sono stati diminuiti la maggior parte dei diritti previsti a favore della stessa (dai pastori di ovini si riscuotevano prima 2 pecore sacayas ora 1, da quelli di capre prima 2 ora nessuna, dai pastori di maiali prima 2 scrofe ora 1, dagli agricoltori prima 1 carretta di grano e 1 di orzo ora 2 imbu-ti di grano e 2 di orzo) e gli ufficiali, per far fronte al pagamento della pensio-ne annua di 100 scudi a favore di don Ignazio Argu Melis, sono costretti ad imporre nuovi ed innumerevoli tributi sui vassalli ed in particolare su quelli delle ville più ricche e popolate come quelle di Tonara e di Desulo.

Il viceré dispone che si ricorra al sovrano.

3 che l'ufficiale dell'incontrada provenga a turno da una delle ville del- l'incontrada stessa e che, a partire dal primo gennaio, l'ufficiale di nomina annuale venga estratto da una terna, secondo l'antica consuetudine, nono-stante le pretese della villa di Sorgono che, ritenendosi la principale dell'in-contrada, avanza diritto di precedenza sulle altre ville.

Il viceré dispone che si ricorra al sovrano.

4 che i signori utili delle Scrivanie, secondo quanto disposto dalla reale prammatica, non possano arrendarle e, nel caso in cui per privilegio possano servirsi di sostituti, debbano avvalersi di persone esperte che abbiano la patente di scrivano pubblico e che si accontentino di riscuotere la terza parte degli emolumenti,- chiede inoltre che, all'inizio dell'anno, venga stabilita la

1089

tassazione di tutti i processi, sia civili che criminali, ad opera di una persona qualificata, nominata dal viceré e dal Real Consiglio, su richiesta del giurato in capo dell'incontrada.

Il viceré dispone che si osservino le leggi del Regno e gli ultimi ordini del sovrano.

5 che gli arrendatori dei diritti sia civili che criminali dell'incontrada, in osservanza dei concordati e delle ordinazioni del Real Patrimonio, non tra-sformino in rendita fissa le machizie derivanti dalle "incariche" in quanto devono essere riscosse solo in caso di notifica di incarica alle comunità, come stabilito dalla reale prammatica.

Il viceré approva.

6 che si vieti ai pastori del luogo di far pascolare nei propri territori il bestiame che i forestieri, per non pagare i diritti di pascolo, danno "a comu-ne", perché tale pratica danneggia sia il regio erario che i nativi, ai quali viene a mancare il sostentamento per il proprio bestiame.

Il viceré dispone che si osservino le leggi del Regno.

7 che nel periodo autunnale e quando si prepara il formaggio, i pastori, come è antica consuetudine, godano liberamente dei pascoli in comune, men-tre i ministri di giustizia tentano di introdurre tra di loro motivi di discordia.

Il viceré dispone che si osservi la consuetudine sopprimendo gli abusi.

8 che il giurato in capo conservi tutte le carte relative all'incontrada — tra cui numerosi privilegi dei re d'Aragona, sentenze su materie riguardanti il bene pubblico e l'amministrazione dell'incontrada, atti di transazione, di concordia, ed altri ancora relativi all'amministrazione della giustizia — e ne venga fatta copia,. si chiede poi che, con il contributo di ciascuna villa, sí isti-tuisca un archivio, in cui si ripongano le dette scritture e che sia dotato di tre chiavi, tenuta ognuna da un giurato e che, ogni qual volta si estrae un docu-mento, sia esso un transunto o un originale, si annoti accuratamente il nome della persona obbligata alla restituzione, per evitare che le scritture, passando di mano in mano, possano smarrirsi, come è già accaduto a danno della stessa incontrada che non ha potuto difendere i suoi privilegi.

Il viceré approva.

9 che gli ufficiali; al momento di assumere l'incarico, siano informati dallo scrivano di corte e alla presenza del giurato in capo dei privilegi, delle prerogative e delle sentenze pronunciate a favore dell'incontrada.

Il vceré dichiara che si provvederà.

1090

10 che Giovanni Maria Tatti, dottore in arti e medicina, venga sospeso dall'incarico di ufficiale dell'incontrada che gli è stato assegnato con privile-gio per la durata di un biennio, mentre, secondo quanto stabilito dal re Ferdinando il Cattolico, l'ufficio deve essere conferito previa estrazione da una terna predisposta dai giurati.

Il viceré dispone che si ricorra al sovrano.

11 che nell'incontrada del Mandrolisai vi siano due scrivani di corte e che uno di essi assista l'ufficiale quando questi deve recarsi da una villa all'altra per questioni inerenti la giustizia, in quanto il territorio di sua competenza è molto esteso e un solo scrivano di corte non è sufficiente per istruire i proce-dimenti che, a causa di ciò, subiscono notevoli ritardi.

Il viceré dispone che si ricorra al sovrano.

12 che non si istruiscano più procedimenti con l'assistenza dei giurati del luogo che, essendo persone ignoranti in materia di diritto, hanno portato ad uno scadimento dell'amministrazione giudiziaria; si chiede inoltre che, in caso di assenza o indisposizione dell'ufficiale, i giurati del luogo debbano inoltrare, entro 24 ore, all'ufficiale o allo scrivano di corte le relazioni o que-rele presentate.

Il viceré dispone che si osservino le leggi del Regno.

13 che non vengano istruiti processi per un importo inferiore alle 15 lire e che l'ufficiale in tal caso abbia la facoltà di comminare uno o due giorni di carcere senza alcuna spesa, mentre accade che gli ufficiali e gli scrivani, pur di aumentare il loro salario, non disdegnano di istruire procedimenti sia pur per minimi danni (per il taglio di poca erba o di qualche ramo di albero, per la raccolta di un po' di uva o di frutta) che ammontano al massimo a 3 cagliare-si o a 1 soldo, mentre la spesa del processo a danno dei vassalli va a raggiun-gere i 10 o 12 scudi di salario per gli ufficiali.

Il viceré dispone che si osservino le leggi del Regno e i pregoni viceregi.

14 che gli scrivani di corte e gli ufficiali informino il consultore reale dei privilegi e dei capitoli di Corte di cui gode l'incontrada, trasmettendogliene copia autentica, affinchè possa giudicare sulla base non soltanto del diritto comune e della reale prammatica, ma anche di tali privilegi, mitigando così il rigore delle sue sentenze.

Il viceré approva.

15 che nessun ufficiale, d'uffico o su istanza del procuratore di corte, osi entrare ed indagare nelle case delle persone onorate diffamandole, senza che

1091

vi sia stata istanza di parte, perché ciò ha causato notevoli disordini tra le popolazioni dell'incontrada.

Il viceré dispone che si osservino il diritto e le reali prammatiche.

16 che gli arrendatori dei diritti dell'incontrada, indispettiti dal fatto che le ville non hanno voluto assicurare loro una rendita fissa sull'incarica, non nominino maggiori di salto per vigilare sulle vidazzoní, i prati, i chiusi ed altri territori, allo scopo di dividersi gli emolumenti e le tenture, turbando così la giurisdizione ordinaria dei maggiori di prato e dei bidazonargios; inol-tre, per sorvegliare i salti in tempo di ghiande, si avvalgano di persone valide e di sani costumi e non di infima condizione.

Il viceré approva.

17 che si osservino i pregoni del marchese di Los Velez e del duca di Monteleone, confermati dallo stesso viceré Montellano, secondo cui, in caso di pascolo abusivo, per la prima volta il pastore debba scontare un mese di carcere senza pagare alcuna tentura e, se recidivo, debba pagare la tentura e la machizia con il raddoppio della pena carceraria, mentre accade che gli uffi-ciali e i ministri di giustizia talvolta si accordino con gli arrendatori per spar-tirsi i proventi della tentura e della machizia sul bestiame, con grave danno per l'attività dei pastori.

Il viceré dispone che si osservino i pregoni.

18 che gli ufficiali di giustizia dell'incontrada dividano con gli scrivani di corte i diritti processuali, secondo l'usanza della Barbagia di Belvì, come già si dividono le entrate proprie dell'Officialia, gli agnelli e i maiali dati dai pastori e gli imbuti di grano provenienti dalle ville di Tonara e Desulo in quanto, pur recandosi da una villa all'altra per compiere tutti gli atti relativi alla buona amministrazione della giustizia, non percepiscono alcun diritto processuale ma vengono retribuiti solo con 23 soldi a processo, anche quando questo si protrae per 20 giorni o 1 mese.

Il viceré dispone che si osservi la consuetudine.

19 che gli abitanti dell'incontrada, pur godendo del privilegio di tagliare legna nelle montagne di corte e nei paberili, possano esercitare tale diritto solo nei territori della propria villa e distretto, sotto pena di essere imprigio-nati e processati, in quanto capita spesso che i vassalli, nel fare legna per fab-bricare case e altro, taglino anche alberi da frutta arrecando seri danni all'a-gricoltura senza che si possano identificare i colpevoli.

Il viceré dispone che si osservino i privilegi in uso e le istruzioni del Real Patrimonio.

1092

20 che gli scrivani dell'incontrada, una volta concluso il processo, siano obbligati a pubblicare la sentenza, senza frapporre ostacoli con il pretesto di non poter riscuotere il salario, essendo tenuti ad esigerlo dalla gente di media condizione e non dai poveri e che, passato un anno dalla declaratoria, i salari si intendano assolti; infatti, accade che gli scrivani non pubblichino le senten-ze, come stabilito nei privilegi e capitoli di Corte concessi all'incontrada dal viceré conte d'Elda, con il pretesto che non hanno ancora riscosso il salario, allungando in tal modo i tempi di pubblicazione delle sentenze con grave pre-giudizio per l'amministrazione della giustizia.

Il viceré dispone che si osservino il diritto e le reali prammatiche.

21 che si vieti agli ufficiali dell'incontrada, agli scrivani e agli arrendatori, quando si recano a riscuotere il deghino ed altri diritti nelle ville, di farsi ospitare per più giorni nella case dei maggiori, insieme a tutto il loro seguito, mandando in rovina le famiglie di questi per gli ingenti costi che devono sostenere, e che, avendo gli ufficiali diritto al solo alloggio, paghino le even-tuali altre spese ai maggiori delle ville.

Il viceré approva.

22 che i ministri dell'incontrada e gli arrendatori osservino gli usi relativi al deghino iniziando il loro lavoro dalle ville di Desulo e Tonara prima del periodo invernale, quando il bestiame viene portato a svernare nel Campidano, mentre accade da un po' di tempo che alcuni arrendatori, anziché da queste due ville, inizino il loro lavoro da quelle di Samugheo e di Ozieri che, per la mitezza del clima, non hanno necessità di spostare il bestiame; è successo infatti che, durante l'arrendamento di Pietro Giovanni Puxello, le ville di Tonara e Desulo, costrette a mantenere il loro bestiame in pieno inverno in attesa dell'arrendatore, abbiano subito la perdita di 4000 capre. Si chiede inoltre che i ministri spediscano i bol-lettini celermente senza trattenerli per 10 o 12 giorni, come spesso accade.

Il viceré dispone che si osservi la prammatica e si ricorra al Reale Patrimonio per la sua osservanza.

23 che gli arrendatori, nel periodo in cui viene riscosso il deghino, non pretendano di contare i capi uno per uno e di separarli con i segni, maltrat-tando tanto il bestiame da causare talvolta l'aborto delle pecore, fidandosi invece del giuramento dei pastori e, nei casi sospetti, delle registrazioni, anzi-ché impegnare i vassalli per una decina di giorni senza alcuna paga.

Il viceré approva.

Excelentissimo serior virrey y capitan generai y presidente en este real y generai c. 694

Parlamento.

1093

Sebastian Tanda, vesino de la villa de Desulo, otra de las que componen la encon-trada real de Mandrolisay, el presente ano jurado en cabessa de dicha real encon-trada, a quien por privilegio expecial que se sirvieron conceder a dicha real encon-trada los serenissimos reies de Aragon de gloriosa memoria privativamente perte-nese hazer aquellas representassiones que conduzen al buen regimen y goviemo politico de dicha real encontrada y todas aquellas conduzen a la utilidad y hau-mento de los vassallos reales, dize que atendiendo a esta su precissa obligasion, deve poner en conssiderassion de vuestra excelencia los servisios de dicha real encontrada y de sus besinos, que continuamente con el desuelo que es proprio de vassallos tan fieles y atentos han procurado aplicarse al servisio de su magestad, Dios le guarde, para que teniendolos presentes, como lo espera, de la real clemen-tia y zelo de vuestra excelencia, se sirva en beneficio y utilídad de aquellos pueblos y vassallos de dicha real encontrada concederle las gracias y suplicas siguientes, a tal cobrando dichos reales vassallos maiores brios y alientos los encuentre la occa-sion en que meressiesen servir a su rey con mejor fortuna y prosperidad de la que al

c. 694 v. presente se hallan, pues assi' / lo han dezeado y dezean con sus bidas y azienda y lo ha ensegnado la experientia, haviendo concurrido siempre en la contribussion del servicio ordinario con el affetto que es proprio de su ignata fidelidad attendi-da, la qual se sirvini vuestra excelencia obtorgarle las infrascritas suplicas por aucto de Corte.

Que se confirmen todos los capitulos de Corte, gracias y privilegios que se huvie-ren concedido a favor de dicha real encontrada de Mandralusay y cada una de las villas que la componen y a particulares en los Parlamentos antecedentes.

Et primo, atendiendo a que una de las cosas mas inportantes para la conservas-sion, haumento y utilidad de las villas que componen dicha real encontrada y sus vesinos consiste en la observantia de los capitulos de Corte, grasias y privilegios que asta aqui se han concedido en los Parlamentos antecedentes a favor de dicha real encontrada, sus villas y moradores, suplica se sirva vuestra excelencia decretar en nombre de su magestad se confirmen dichos capitulos de Corte, grasias y privi-legios que asta aqui se huviessen concedido en los Parlamentos antecedentes a favor de dicha real encontrada y qualquier de las villas que la componen, como tambien los que se huvieren concedido a favor de sus vesinos. Se confirman los que estuvieren en uso. Liliu, secretarius.

Que la offissialia de la real encontrada de Mandrolusay, en execucion del real pri-vilegio y de haverla redimida la encontrada, sea libre de qualquiera peticion que

i assi ripetuto nella carta successiva.

1094

se haya impuesto sobre ella, y principalmente de la de don Ignacio Varju Melis, y que ni esta ni qualquier otra que quisiesse imponer en aquella tenga subsistencia ni effecto y que los officiales no esten obligados a pagar cosa alguna en adelante.

2 Item, por quanto los vesinos de dicha real encontrada redimieron y luieron con su proprio dinero la Offisialia de aquella que su magestad vendió en dies y seismil y hochosientas libras a don Francisco Vacca, mediante el real beneplacito y per-misso y sus reales ordenes de losl / 25 de agosto del ano 1633 y de dos de henero c. 695 del ano 35 dirigidas al excelentissimo senior marques Almonasir, virrey y capitan generai fue de este Reyno, con paucto y condission que dicha Offisialia fuese in perpectuum de los naturales de dicha real encontrada y que no pudiessen occu-par.la personas forasteras sino nactivas y oriundas de la misma real encontrada, en exequsion del real privilegio que se le concedió por el rey don Fernando de glo-riosa memoria, qual no se tuvo presente al tiempo se vendió dicha Offisialia, que fue la causa de haver.la enajenado y concedido a dicho Vacca en el citado pressio, en cuya conformidad si bien pudo dicha real encontrada pedir en justissia la exe-cussion de dicho real privilegio como dezeava al mismo passo beneficiar al real erario, offressió restituir a dicho Vacca el coste redimiendo dicha Offisialia de su proprio dinero, como con effecto lo hizo y vino a costarle al pie de veintemil libras, como es notorio y aparesse de los papeles autenticos que tiene dicha real encontrada; y ha susedido que representando algunos a su magestad que esta Offisialia queda todavia incorporada en el real patrimonio, han podido fassilitar y conseguir que su magestad les baia impuesto pensiones sobre dicha Offisialia, siendo esta libre y independentemente propria de dicha real encontrada, pues la redimieron en la forma sobredicha los vesinos y moradores de ella, y hoy actual-mente se hallan molestados para pagar una pension de sien escudos al aiio a don Ignassio Argu Melis, vesino de la villa de Aritzo y residente en la real villa de Madrid; y nasse de erto que los offisiales para poder bivir y saccar esta penssion hazen mil extorsiones a los pobres vassallos, a cuya costa logra dicho Argu Melis la sitada pension, despues de haver dejado de informar a su magestad lo que sobre este particular havia, pues no es conceptible de la real benignidad que haver teni-do2 / presente de que esta Offisialia la redimió y rescató dicha real encontrada con c. 695 v. su proprio dinero en beneficio de la real azienda, que haviese concedido al dicho Argu Melis la referida pension en notable perjuisio de dicha real encontrada y de los vassallos reales, que se hallan en estado de suma pobresa en tiempos tan cala-mitosos y al mismo passo tan vejados de los offisiales que para lograr medios de pagar dicha penssion hazen mil extorsiones, no podiendo vivir con los derechos que hoy perciben por rason de dicha offisialia, a la qual se le han quitado median-

i de los ripetuto nella carta successiva. 2 tendo ripetuto nella carta successiva.

1095

te las nuevas ordenassiones del Real Patrimonio la maior parte de los gajes y hemolumentos que se pertenesian y cobravan los offisiales, pues antiguamente cobravan de todos los pastores de ovejas dos sacajas y hoy se ha redusido a que deva de cobrar una sola, y esta que se divida entre el offisial y excrívano, de los pastores de cabras cobrava asi bien dos cabras de cada uno de ellos y hoy nada, de los pastores de cochinos dos ochisorgos y hoy solo cobra uno para dividir con dicho excrivano, y cobrando como cobrava de todos los labradores de dicha real encontrada una carreta de trigo y otra de sebada, hoy se ha redusido a solo dos selemines de trigo y dos de sebada, medida de esta ciudad, entendiendose que esto no lo cobra de todas las villas respecto que el excrivano de corte cobra mucho trigo y sebada sin que en esto partisipe el offisial de las dos villas mas prin-cipales y pobladas de la encontrada, como son Tonara y Desulo, y teniendo el offi-sial como tiene otros cargos a que atender como es la paga del real donativo, pues por rason del offisio dies y seis excudos al ano, haviendole asimismo quitado al offisial en las Cortes passadas que selebró en este Reyno el excelentissímo sefior duque de Monteleon los gajes que se le havian segnelado para atender a la amini-strassion de la justisia entre barracheles y vassallos, quando esta era una aministra-sion separada, vienen a ser hoy tan tenues los gajes de dicha Offisialia que es imposible poder llevar el citado gargo, si no es executando mil abusos y haziendo

c. 6% inumerables extorsiones a los pobres vassallos, por tanto' / y porque esto necessi-ta de expediente y del remedio que espera del gran zelo de vuestra excelencia en este generai Parlamento, suplica se sirva decretar por aucto de Corte que en exe-cussion del real privilegio del serenissimo rey don Fernando y en considerasion de que esta offisialia la redimió la encontrada, que sea libre de qualquier pension que se haia impuesto sobre ella y principalmente de la citada de dicho Argu Melis, pues no manifestó a su magestad lo que havia en el caso ni que dicha Offisialia se huviese vendido a dicho Vacca y la huviese redimida despues dicha encontrada con su proprio dinero, y que ni esta ni qualquier otra que quiziese imponerse en dicha offisialia tenga la menor subsistentia y effecto y que dichos offisiales no esten obligados a pagar cosa alguna en adelante. Acuda a su magestad. Liliu, secretarius.

Que la Offisialia de dicha real encontrada vaya por turno y que la sirvan subjec-tos de todas dichas villas por su orden, sin que la una se perturbe por la otra.

3 Item, por quanto, segun se ha expressado en la antecedente suplica, esta Offisialia la redimieron todas las villas que conponen dicha rea] encontrada con paucto expresso de que solo los naturales y nasidos en dicha encontrada pudies-

1 por tanto ripetuto nella carta successiva.

1096

sen occuparla y servilla, y es rason que h[avien]do [co]n[c]urrido todas las villas al restate, conccurran al emulumento y provecho, suplica que haviendo, como hay, en todas dichas villas subjetos benemeritos que pueden occuparse en dicha Offisialia y haviendo, co/mol hay, en todas ellas personas de toda satisfassion, c. 696 v. integridad y confianga y dicha offisialia viene a ser annual, que vaia por turno entre todas las villas de dicha encontrada, nombrandose cada ano para offisial, assi como se ha dicho, por turno, haziendose este nombramiento como antigua-mente se hazia por el primer dia de ano, y que la terna se aga como se haze por los conselleres de dicha real encontrada en execusion del real privilegio del serenissi-mo rey don Fernando el Catholico cada ano en la forma arriba dicha por turno de los subjetos de aquella villa a quien tocare, segun su orden, a qualquier de dichas villas no se aga ni se ponga en dicha terna persona de otra villa, porque si bien sobre esto haia sententia de la Real Audientia contra la villa de Sorgono, que pre-tendia ser cabessa de la encontrada, con todo, porque algunos ai-jos despues se ha alterado esta materia, nombrando subjetos de algunas otras villas, haziendo agra-vio a las demas, dezea que mediante la rectitud de vuestra excelencia se decrete por aucto de Corte que dicha Offisialia vaya por turno y que la sirvan sujectos de todas dichas villas por su orden, sin que la una se perturbe por la otra. Acuda a su magestad. Liliu, secretarius.

Que los setiores utiles de dicha real encontrada en adelante no puedan arrendar segun disposicion de la real pragmatica la Escrivania de aquella a ningun genero de personas, y en el caso tengan privilegio de servirla por substituto, se valgan de personas examinadas y aprovadas y que no aga paucto alguno de partida cier-ta con el substituto, solo que se contente de cobrar la tercera parte en especie de todos los emolumentos de dicha Escrivania.

4 Item, por quanto se ha experímentado y se experimenta que sin embargo que proibe la real pramatica el que se den en arrendamiento las Excrivanias del Reyno, algunos senores utiles quel / por privilegios de su magestad gozan de Excrivanias c. 697 con condission de que puedan servillas por sub[st]itutos y dichos sei-iores utiles, principalmente los de dicha real encontrada, las dan en arrendamiento en la forma que pueden ajustar en dinero, valiendose para esto de personas tal ves inutiles y las mas veses imperitas, valiendose para esto de varios medios para conceder por-rogas para examinarse de excrivanos publicos y esto presindiendo de su imperisia tan perjudisial para el buen govierno y substantiation de los processor, con la qual no solamente se hecha a perder la aministrassion de la justissia pero tambien es

' co- ripetuto nella carta successiva. 2 que ripetuto nella carta successiva.

1097

causa de hechar a perder los pobres offisiales que padessen gastos y desvios inde-vidamente por culpa de los excrivanos, que para saccar el pressio del arrenda-miento y quedar ellos con algun lucro hazen muchas extorsiones, exigiendo sala-rios indevidos, cobrando tal ves dos veses mas de lo que les cabe legitimamente, todo lo qual necessita de reparo conveniente, suplica se sirva vuestra excelencia decretar y mandar por aucto de Corte que los senores utiles de la Excrivania de dicha real encontrada en adelante no puedan arrendar segun la disposision de la dicha real pramatica dicha Excrivania a ningun genero de personas, solo que en el caso tengan privilegio de servirla por substituto se valgan de personas examinadas y aprovadas ia y que tengan patentes de excrivanos publicos, y que por evitar el abuso que en esto puede haver entre el senor util, no aga paucto y consierto algu-no de partida sierta y determinada con su substituto sino que se contente de cobrar la tercera parte, en espesie de todos los emolumentos de dicha Excrivania, y que al cabo del ano se tassen todos los processos que dentro de aquel se huvie-ren compilalo, tanto siviles como criminales, por una persona pericta que fuere nombrada por vuestra excelencia y Real Consejo a pedimiento del jurado en cabo

c. 697 v. de dicha encontrada sin extipendio y salario alguno', / haviendo de ser persona del mismo districto, a tal que de esta forma se conosca si han cobrado demas dichos excrivanos, a quenta de los quales corra el pagarse la tassasion si se encon-tra.se haver exedido la tarifa de la real pramatica. Se observen las leyes del Reyno y las ultimas ordenes de su magestad. Liliu, secretarius.

Que los arrendadores observen los concordatos y ordenaciones del Real Patrimonio y no molesten a las comunidades de dicha encontrada a reduzir a renta cierta las encargas, mientres las comunidades no lo concierten y pactuen, solo que, notificando alguna encarga, cobren la maquissia que por derecho y real pragmatica fuere impuesta por el delicto.

5 Item, por quanto los arrendadores de los emolumentos y derechos siviles y cri-minales de dicha real encontrada han dado en redusir a renta sierta lo que podian importar las maquissias en caso de encarga, sin embargo de que en los pauctos y condissiones de dicho arrendamiento se mandó expressamente que dichos arren-dadores no redujesen dichas encargas a renta sierta, si no es que dichos vassallos y comunidades de dicha real encontrada viniessen a bien a elio y expressamente pactassen del tanto se les havia de pagar por rason de las maquisias de las encargas se notificarian a dichas comunidades, suplica quede vuestra excelencia servido decretar por aucto de Corte que dichos arrendadores, observando los concordatos y ordenasiones del Real Patrimonio, no molesten a las comunidades de dicha

I alguno ripetuto nella carta successiva.

1098

encontrada a haver de redusir a renta sierta dichas encargas, mientras dichas comunidades no lo con/sierteni y pactuen, solo que en el caso se notifique a c. 698 dichas comunidades alguna encarga, cobren la maquissia que por derecho y disposision de la real pramatica fuere impuesta por el delicto por el qual se notifi-casse dicha encarga. Como lo suplican. Liliu, secretarius.

Que ningun pastor de las comunidades de dicha encontrada no pueda llevar vac-cas y cabras que no sean propias de vezinos y naturales de dichas encontradas y comunidades y caso quisiessen ser pastores de forasteros, que hayan de apasen-tar sus ganados en los saltos y territorios de los duefios de aquellos, por los datios que la experiencia ha engenado.

6 Item, por quanto algunos duefios de vaccas y cabras de tierras de otro sefiorio por tener la combenientia de no pagar derecho alguno por las pasturas de dichas vaccas y cabras, pues saben que los vesinos y naturales de dicha real encontrada no pagan cosa alguna a su magestad por sus ganados de vaccas y cabras, han dado en darlas a comun y encomendarlas a pastores naturales de dichas villas de la encon- trada, para que de essa forma y con el pretesto de ser el pastor natural no paguen cosa de dichos ganados, suplica, en considerasion que ha ensegnado y ensegna la esperientia que dichas cabras y vaccas de forasteros destruien los padros, vidlnones y segados y aniquilan el patrimonio de su magestad, cortando y talando arboles fructiferos por el substento de dichos sus ganados, que ningun pastor de los natu- rales de dichas comunidades pueda llevar en comun ni de otra forma ningun gene- ro de vaccas y cabras que no sean proprias de vesinos y naturales de dichas comu- nidades, y en el caso quisiesen ser pastores de forasteros, haian y devan de pasturar sus2 ganados en los terratorios de las villas y lugares de donde fueren los duefios c. 698 v. de dichos ganados o en otra parte como no sea en terratorios de dicha real encon- trada por las rasones ia dichas, pues ultra no sentir emolumento alguno la real azienda, pues no se paga el menor derecho, tienen los naturales la incomvenientia de que viene a faltar el substento a sus ganados y el Real Patrimonio el perjuisio de talarsele y cortar.se.le los arboles fructiferos y dichos vassallos el dagno de los padros, segados y bidachonis. Observense las leyes del Reyno. Liliu, secretarius.

i con- ripetuto nella carta successiva. 2 .sus ripetuto nella carta successiva.

1099

Que mientres no llegasse el tiempo de dar los ganados el fructo de los quesos, los ministros de justicia de dicha real encontrada no ímpidan el goze de la pastu-ra a los de unas villas en territorios de otras y que corran las villas con esta buena correspondencia.

7 Item, por quanto las villas que componen dicha real encontrada entre si han tenido y tienen en los atognos y antes de que los ganados lleguen a dar el fructo del quezo y de assentar sus apriscos y quiles los pastores la convenientia y comuni-cassion de que los pastores de unas villas entran a pasturar en los terratorios de las otras, haviendo corrido siempre en esta buena correspondentia y haviendo sido comun siempre el goze de la pastura de los terratorios de dicha real encontrada a todas las comunidades que la componen, y los ministros de justissia intentan hazer la novedad de impedir esta buena correspondentia y comunicasion haun antes del tiempo apto para dar el ganado el fructo de los quezos y de vivir los pastores en quiles y apriscos de assiento, lo que es en perjuisio de dicha real encontrada y de

c. 699 sus besinos, suplica se sir/vai vuestra excelencia decretar por aucto de Corte que en esto no agan novedad alguna y que corran las villas con esta buena correspon-dentia, no impediendo el goze de la pastura a los de unas villas en terratorios de otras mientras no llegase el tiempo de dar dichos ganados el fructo de los quezos. Guardese la costumbre, quitado todo abuso. Liliu, secretarius.

Que todos los privilegios y demas papeles concernientes al provecho y util de las dichas comunidades se hayan de recoger y encerrar en un archivo y que en este haya tres llaves2 differentes y que de aquellas tenga cada jurado una, y acabando el tiempo de su empleo el jurado en cabo haya de entregar al sucessor la recopila-cion de dichos papeles y que assi se observe perpetuamente.

8 Item, por quanto dicha real encontrada tiene muchos privilegios que se les han concedido por los serenissimos reies de Aragon y de algunas sententias [so]bre cosas consernientes al bien publico y govierno politico de dicha real encontrada algunos auctos de transsasion y concordia y otros papeles importantissimos han ido y passado por diferentes manos, siendo, como se ha dicho, importantissimos a la buena aministrassion de la justisía, conservasion y haumento de dicha real encontrada, y estos privilegios, sententias, auctos y demas papeles importantissi-mos han ido y passado en diferentes manos que han tenido pocco quidado de restituirlos y entregarlos a los que han susedido en jurados en cabo de dicha real encontrada, de que ha provenido el haverse perdido la notissia de dichos reales

i sir- ripetuto nella carta successiva. 2 Nel testo lieve.

1100

privilegios, sententias, papeles y demas, y de esto de que los offisiales y demas ministros de justissia agan inumerables extorsiones, contraveniendo a dichos pri-vilegios, sententias y concordatos, y que los jurados en cabessa actuales no pueden hazer aquellas represen/tasionesi que devian conforme al privilegio del serenissi- c. 699 v. mo rey don Fernando, en que se les concede a dichos jurados en cabessa la pote-stad de acudir en poder de vuestra excelencia, de los Reales Consejos y donde convenga para instar la observantia de las franquezas, munidades, gracias que se le han concedido, suplica se sirva vuestra excelencia decretar y mandar por aucto de Corte que a tal en adelante los jurados en cabesa tengan la notissia que deven tener de todos los privilegios, sententías, concordatos y demas papeles pertene-sientes al provecho y util de dicha real encontrada se recopilen y, hecha esta reco-pilasion a gastos de todas las villas, se forme y aga un archivo y se ensierren en el todos dichos privilegios y demas papeles importantes para el buen govierno de dicha real encontrada y que dicho archivo tenga tres llaves diferentes, teniendo cada jurado una en su poder para que, siendo menester saccar algun transumpto o algun papel originai, se saque recondiendo en el mismo archivo declarasion de baveri() quitado y em poder de quien reposa con obligassion de restituirle, y que cada jurado en cabessa concluiendo su tiempo entregue la recopilasion de los pri-vilegios y demas papeles al que le subsediere, y assi perpectuamente, y que queden obligados todos aquellos que tuvieren en su poder dichos privilegios, sententias y demas papeles entregarlos a effecto de enserrarse en dicho archivo. Como lo suplican. Liliu, secretarius. /

Que mediante el offissial y escrivano de corte que saldran del empleo y en pre- c. 700 sencia y con assistencia del jurado en cabo de dicha real encontrada se hayan de leer al offissial que entrarà todos los privilegios, sentencias y concordatos y al mismo tiempo que dicho official que entrarà y prestarà sus homages haya de jurar la observancia de dichos privilegios, sentencias y concordatos.

9 Item, por quanto los offisiales con capa de ignorar dichos privilegios, sententias, concordatos y demas papeles obran muchas inrrasones y contravienen a dichos reales privilegios, sententias de esta Real Audientia y de este Real Consejo y a los concordatos, todo en perjuisio de los vesinos y moradores de dicha real encontra-da, suplica a vuestra excelencia quede servido decretar por aucto de Corte que dichos offisiales antes de prestar los omenajes aigan y devan de estar notissiosos de dichos privilegios, sententias, concordatos y demas, y que mediante el offisial que saldra y el excrivano de corte en presentia y con assistentia del jurado en cabessa se les haian y devan de ler todos dichos privilegios, sententias y concorda-

represen- ripetuto nella carta successiva.

1101

tos y a un mismo tiempo que prestali sus omanajes de bene aministrando, haiga de jurar que haia de observar los sitados privilegios, sententias y concordatos. Se darà providencia. Liliu, secretarius.

Que se suspenda la gracia hecha al doctor Juan Maria Tatti de la Officialia de dicha real encontrada y que no se le de exequatur por haver.se obtenido contra los privilegios de aquella y mediante tema del jurado en cabo, y en caso que se le conceda, que la sirva personalmente, que de otra manera redundaria contra dichos privilegios por no venir nombrado en la tenta.

10 Item, por quanto con privilegio despachado a favor de dicha real encontrada en la villa de Mesina del Campo en los 23 de septiembre del ano 1480 por el sere-nissimo rey don Fernando se ordenó y mando que ninguno pudiesse occupar la Offisialia de dicha real encontrada que no fuesse presendiendo tema de los jura-

c. 700 v. dos, y esto se ha observado y se observa continuamente, y jamas han' / occupado dicha Offisialia personas que ho haian sido puestos en terna, y han tenido notissia que el doctor en artes y medisina Juan Maria Tati, protomedico, por su magestad hauria tenido privilegio de servir dicha Offisialia por dos afios interpolados y que, o sin saberlo o por disimulasion o descuido del antessesor de esta parte, hauria conseguido el exequatur de dicho privilegio, y es rason que se suspenda esta gra-sia por oponer.se directamente a los privilegios de dicha real encontrada, en virtud de los quales, segun se ha dicho, nadie puede occupar ni entrar a exercer dicha Offisialia si no es que vaia en la terna, y a su magestad, Díos le guarde, no devio explicar.se.le ni dar.le a entender que la gracia que hizo al dicho doctor Tati fuesse contra los privilegios de dicha real encontrada, y es increible de la real benignidad que los haia tenido presentes, suplica se sirva vuestra excelencia decretar que dicha gracia se suspenda y no tenga effecto alguno ni se le de possesion de la cita-da Offisialia mientras no viniesse nombrado en la terna, y que en esse caso, la haviese de servir personalmente, pues de otra forma seria dar occasion a rendarla o hazerse el nombramiento contra dichos privilegios, de que naserian grandes perjuisios a dicha real encontrada. Acuda a su magestad. Liliu, secretarius.

Que en dicha real encontrada haya dos escrivanos de corte, por ser muy delatada y un escrivano no puede acudir a la construcion de las causas y processos, y d.esta forma viene repartido el cargo de sustanciar las causas y se attenderti mas bien a la administracion de la justicia.

i han ripetuto nella carta successiva.

1102

11 Item, por quanto dicha encontrada real de Mandrolisay es muy dilatada y con un solo excrivano de corte no es posible assista el offisial a la construsion de las causas y processos se offresen en dichal / real encontrada, de que nasse o el no c. 701

poderse substantiar los processos en el tiempo y termino de derecho o el no poderse construir en buena forma, queriendose valer de substitutos del mismo excrivano de corte, haviendo ensegnado la sperientia que por no poderse encon-trar el offisial a un mesmo tiempo en todas las villas de la encontrada, siendo pre-ciso acudir a la urgentia de todas, se han hecho varios cargos contra dichos offisia-les por no encontrarse los processos substantíados con las solemnidades de dere-cho, por no hallarse firmados algunos prosedimientos del offisial y por no hallarse concluidos los processos, todo lo qual nasse de no poder assistir un solo excrivano a todas las causas que se occurren y de no poder el offisial, quando haze ausentia de alguna de dichas villas para passar a otra, de dejar sin excrivano la villa en que este vive, y offresiendosele a dicho offisial algun acto de aministrasion de justissia es preciso o valerse de substituto y de persona impericta o esperar asta que venga el excrivano, que tal ves, síendo materia que no permite dilasion, se malogra la diligentia que havia de hazerse, no pudiendo valerse de otras personas perictas que hay nombrandolos en excrivanos de mandato, teniendo, como se tiene, el conosimiento de haverse hecho de instantia de procurador fiscal de la regia corte cargo a los offisiales por haverse valido de excrivanos de mandato en occasion de no poder.se valer de excrivano de corte, suplica se sirva vuestra excelencia mandar y por aucto de Corte decretar que en dicha real encontrada haia dos excrivanos de corte, pues de esta forma, siendo repartido el cargo de substantiar las causas, se atendera mas bien a la aministrasion de la justissia y lograran aquellas comunida-des la satisfasion que dezean con la promptitud del despacho, mandando assi bien por aucto de corte que siempre que se offresca salir el offisial y passar de una villa a otra de las de la encontrada por cosas consernientes a la aministrasion de' / la c. 701 v.

justissia, deva de assistirle uno de dichos excrivanos y deva passar a qualquier parte que convenga en su compagnia. Acuda a su magestad. Liliu, secretarius.

Que en adelante no se compilen ni fabriquen processos en nombre de jurados de lugar, escambios o mayores si no fuesse en caso de ausencia o indisposicion del official, y que en los casos en adelante se dé relacion3 o querela4 ante dichos jura-dos, escambios o mayores, la hayan de vasiar promptamente ante dicho official y escrivano, estando presentes y siendo ausentes dentro de vente y quatro horas.

en dicha ripetuto nella carta successiva. 2 de ripetuto nella carta successiva. 3 Nel testo ralacion. 4 Nel testo querala.

1103

12 Item, por quanto han acostumbrado los excrivanos de dicha real encontrada construir y fabricar muchos processos con assistentia he intervention de los jura-dos de lugar, excambios o maiores, todos los quales son personas legas y de nin-guna perisia, y de esto ha dimanado el paresser la justissia de las partes por no haverse construido dichos processos conforme al derecho, cosa tan perjudisial al bien comun, como deja conoserse, suplica quede vuestra excelencia servido decretar que en adelante no se copilen ni fabriquen processos algunos en nom-bre de dichos jurados, excambios o maiores si no fuesse en caso de ausentia del offisial o indisposision de este, y que en los casos se haiga dado y de en adelante alguna relasion o querela ante dichos jurados de lugar, excambios o maiores, tengan obligasion de vasiarla promptamente dichos jurados, excambios o maio-res ante el offisial y excrivano de corte si se hallasen presentes, y hallandose fuera de lugar en que se les haura dado dicha relasion y querela, tengan el qui-dado y diligentia de vasiar.la de termino de veinte y quatro horas en poder de dicho offisial y excrivano, a quenta de los quales corra la construssion de dichos processos. Guardense las leyes del Reyno. Liliu, secretarius. /

c. 702 Que los officiales y escrivanos no passen a fulminar prosessos por materias mini-mas y que solo passen a fulminar processos dichos officiai y escrivano y demas ministros de justicia de dicha real encontrada, quando pueda haver maquissia que llegue o exceda a 15 libras, y que en todo caso, segun las circumtancias, por tales cosas pueda el official dar un castigo de un dia o dos de carcel.

13 Item, por quanto dichos offisiales y excrivanos no reparan para haumentar salarios en construir processos por cada cosa minima y de muy pocca considera-sion, y se ha experimentado que contraveniendo los pregones del excelentissimo sefior marques de los Veles fulminan proccessos criminalmente en materias tan minimas que, etiam provado el hecho, no puede haver maquisia alguna y si la hay, no ]lega a 15 libras, haviendo llegado a extremo de haver fulminado criminal por haver segado un pocco de hierva de alguna possesion o por haver cortado algun ramo de alguna valdissa o de algun arbor, o por haver cojido de alguna vigna o jardin algun pocco de fructa, materia que no ]lega a importar tres callare-ses o de un sueldo, destruiendose de esta forma en gastos los vassallos, pues tal ves de processos como estos han pagado dies y doze escudos de salarios, suplica se sirva vuestra excelencia decretar que en adelante dichos offisiales y excrivanos y demas ministros de justissia de dicha real encontrada no fulminen proccessos conio estos o semejantes, y que solo passen a fulminar.los quando puede haver maquissia que llegue o exceda a 15 libras, y que en todo caso, segun la calidad y circunstantias del caso y subjetos que huvieren hecho cosas tan minimas y pare-

1104

sca que deva' / llevar alguna mortificassion, aiga el offisial de dar.la a su albitrio, c. 702 v. dandoles un dia o dos de carel o otra, sin llevar.le ningun genero de gastos. Guardense las leyes del Reyno y los pregones de los sehores virreyes. Liliu, secretarius.

Que los escrivanos de dicha real encontrada tengan obligacion de dar copia authentica, sin estipendio alguno, al consultor real de todos los capitulos de Corte y privilegios basta aqui concedidos, y que quando remitan las fees de las mesadas den relacion de la calidad de los reos y de las conveniencias que logran o de su pobresa.

14 Item, por quanto ha susedido las mas veses que por no tener notissia el consul-tor real quando se le remiten las causas o processos para declarar de los privilegios reales, capitulos de Corte y demas que se han concedido en beneficio y utilidad de dicha real encontrada y sus vesinos, declaran dichos processos ajustandose al derecho comun y a la sanction pramatical sin tener presentes los itados privile-gios y gracias que por capitulos de Corte se les han concedido, y es bíen que dicho real consultor al tiempo de declarar los proccessos los tengan presentes para ver si con dichos privilegios y gracias se mitiga y modera el rigor del derecho o no, supli-ca a vuestra excelencia se sirva decretar y mandar por aucto de Corte que al dicho consultor real y los excrivanos de corte de dicha real encontrada y el offisial le agan notissioso de los sitados privilegios y capitulos de Corte asta aqui concedidos a dicha real encontrada, dandole copia autentica de dichos privilegios y capitulos de corte y ordenando que dicho consultor real en las sententias se regule segun dichos privilegios y capitulos de Cortei / en los casos que hallare en aquellos dise- c. 703 didos y declarados, y que los excrivanos de dicha real encontrada tengan obligas-sion de entregar la copia de dichos capitulos de Corte y privilegios sin estipendio y salario alguno y que quando remitíran las fes de las mesadas den relacion de la calidad de los reos y de las combenientias que logran o de su pobresa. Que se le dé copia al consultor real tomo lo suplican. Líliu, secretarius.

Que en adelante ni los officiales ni ningun otro ministro ex officio y a instancia del procurador de corte pueda inquirir ni buscar las casas de los vezinos y mora-dores de dicha real encontrada con pretexto que buscan alguna cosa urtada y que solo puedan entrar a buscar havido instancia de parte.

15 Item, por quanto han susedido varios enquentros y guerras siviles en las comu-

deva ripetuto nella carta successiva. 2 Corte ripetuto nella carta successiva.

1105

nidades de dicha real encontrada de Mandrolisay respecto de haver querido los offisiales y ministros de justissia ex offisio o ha instantia de procurador de corte, sin haver instantia de parte, buscar he inquirir algunas casas de personas honrra-das infamandolas, y de esto han nasido varios inconvenientes y enamistades, supli-ca se sirva vuestra excelencia ordenar y mandar por aucto de Corte que en adelan-te ni los offisiales ni ningun otro ministro ex officio y a instantia de procurador de corte puedan inquirir ni buscar las casas de los vesinos y moradores de dicha real encontrada con pretesto que buscan alguna cosa urtada o por otro qualquier cabo, pues siendo personas honrradas pueden suseder varios disturbios y inconve-nientes, quedando por lo menos en aquella sombra, y que assi solo puedan dicho offisial y demas ministros entrar a reconoser las casas de dichos vesinos de dicha real encontrada haviendo instantia de parte, pues tal ves se valen dichos

c. 703 v. ministros de estos mediosl / fingiendo que buscan dichas casas por cosas que con-vienen a la buena aministrasion de la justissia, haziendolo unicamente por sus caprichos. Observese el derecho y las reales pregmaticas. Liliu, secretarius.

Que de aqui adelante los arrendadores no passen a nombrar mayor de saltos con la intelligencia de cuydar de los prados y bidatzonis, quitando la jurisdicion de los que se deputan y quitandoles los emolumentos, gages y tenturas, y haviendo-lo de nombrar dichos arrendadores, solo tenga mano en las montanas de corte en tiempo de bellota y que para esto se valgan de personas abonadas y no de infi-ma calidad, pobres y de personas de costumbres no muy sanas.

16 Item, por quanto los arrendadores de los derechos y emolumentos de dicha real encontrada despechados de que las villas y comunidades no han querido reduzir a renta sierta las encargas, que pueden offreserse en considerasion de que en execusion de los reales pregones hay diputados que corren con la incumbentia de poner en claro los delitos, manifestar y prender los delinquentes, y seria aniqui-lar dichas villas pagando de una parte los deputados la pena en el caso suseda algun delicto, y dijen de cumplir con su obligasion y de otra parte pagassen las comunidades otra renta por rason de dicha encarga, han querido hazer la novedad de nombrar maior de saltos y que corra con la incumbentia de rondar las bidacho-nis, padros, vignas y sercados y demas, quitando la juridission o por lo menos per-turbandola y impidiendola a los ministros ordinarios que corren con esta incum-bentia, como son los maiores de padro y bidachonargos, y asta aqui nunca se ha conosido que los arrendadores se entremetan en nombramiento de maiores de salto, ni que a este se le cargue la incunbentia de (guidar de los padros y bidacho-

i medios ripetuto nella carta successiva.

1106

nis, siendo propria del maiorl / de padro y de sus ministros, y unicamente pueden c. 704

los arrendadores nombrar maior de saltos para (guidar de las montagnas de corte, y esso en tiempo de vellota, suplica se sirva vuestra excelencia decretar que de aqui en adelante dichos arrendadores no passen a nombrar maior de saltos con la incumbentia de guidar de dichos padros y bidachonis, quitando la juridision de los que se deputan, para esto quitandoles los emolumentos y gajes de las tenturas, tomo lo han intentado dichos arrendadores para dividirse con dicho maior de salto las tenturas, y que haviendolo de nombrar dichos arrendadores solo tenga mano en las montagnas de corte en tiempo de la vellota, y que para esto se valgan de personas abonadas no empero de los que se valen, que son personas de infima condission, pobres y no de costumbres muy sanas, de donde nasse el multiplicarse tenturas con pocca justificasion en notable perjuisio de los pobres vassallos. Como lo suplican. Liliu, secretarius.

Que en adelante se observen los pregones que mandan que por la primera vez no se pague tentura ni maquissia y solo se les de por castigo un mes de carcel, y por la segunda se les aga pagar la tentura y maquissia y dos meses de carcel.

17 Item, atendiendo a que los offisiales y ministros de justissia tal ves se entienden con los arrendadores y permiten que encontrandose los ganados pasturando en lugares proibidos se tenturen y asienten las maquisias en beneficio de dichos arrendadores y de dichos ministros y de dichos arrendadores y en perjuisio nota-ble de dichos vassallos2, / pues con esto se empobressen y no excarmientan princi- c. 704 v.

palemente los pastores, los quales son tal ves inportunos con la blandura con que se prosede, y sobre esto se ordenó por el excelentissimo sei-ior m arques de los Veles y con pregones del excelentissimo seflor duque de Monteleon, confirmados por vuestra excelencia, que los ministros de justissia encontrando a qualquiera persona pasturando sus ganados en lugar proibido le prendan y le tengan un mes en la carsel, por la primera ves no pagando la tentura y ní maquisia sino el dagno, si lo huviere hecho, y hallandole otra ves, se le dee dos meses de cartel pagando la tentura y maquisia, y este es el medio mas proporsionado para que se guarden los panel y los padros y excarmienten los pastores y ganaderos con menos darío y perjuisio de sus aziendas, suplica se sirva vuestra excelencia, sin embargo que esta assi proveido en los sitados reales pregones, decretar por aucto de corte que en adelante se observen inviolablemente dichos reales pregones en execusion de ellos, que por la prímera ves no se pague tentura ni maquisia y solo se les de el castigo de un mes de cartel, y por la segunda se les aga pagar dicha tentura y

maior ripetuto nella carta successiva. 2 vassallos ripetuto nella carta successiva.

1107

maquissia y se les castigue con dos meses de carsel. Guardense los pregones. Liliu, secretarius.

Que assi como los escrivanos participan de los derechos de la Officialia de dicha real encontrada, entren los officiales en la partija y division de los auctos proces-sales que cobran los escrivanos en la forma que se observa en la encontrada de Belvy, por gozar los mesmos privilegios de Mandrolusay.

18 Item, atendiendose a que los offisiales de dicha real encontrada corren con lal / c. 705 incumbentia y diligentia de la aministrassion de la justisia y con el cargo de atender a

la fulminasion y construsion de los proccessos, siendoles preciso de que passen de una a otra villa por las cosas consernientes a la buena aministrasion de la justísia y hazer aquellas diligentias que conduzen a poner en claro los delitos con trabajo exe-sivo, no teniendo en los processos ningun genero de gajes, pues solo tiene de cada proccesso 23 sueldos, haziendo el reo defensa, haviendole costado muchas veses y segun la calidad del delicto y causa veinte dias o un mes de tarea continua, suplica se sirva vuestra excelencia que en considerasion de que el excrivano de corte entra en los gajes proprios de la Offisialia, dividiendo con el offisial la obeja y hochisorga que suele dar cada pastor y a la division de los dos selemines de trigo y sebada, a que se han reduzido los gajes de dicha Offisialia, cobrando el trigo que produze las dos maiores villas de la encontrada, como se ha dicho Tonara y Desulo, se sirva decretar y mandar por aucto de Corte que assi como dichos excrivanos participan de los gajes y derechos de dicha Offisialia, entren los offisiales en la partija y division de los auctos processales que cobran dichos excrivanos en la misma forma que se extilla y observa en la real encontrada de Barbarja de Belvi, maxime quando essas dos encontradas gozan los mismos privilegios que dicha encontrada de Mandrolisay. Guardese la costumbre. Liliu, secretarius.

Que los vezinos de cada una villa de dicha real encontrada que corte el maderaje que necessitare para uso propio, lo hayan de cortar en los territorios de su mesma villa y no passen a cortar arboles fructiferos en los territorios de las otras, y en caso de contravencion puedan ser presos y se les aga el processo.

c. 705 v. 19 Item2, / por quanto los vassallos de dicha real encontrada entran promisqua-mente en terratorios de dichas villas y comunidades para cortar el maderaje que necessitan para construir y fabricar casas y para qualesquier usos proprios, y se

con la ripetuto nella carta successiva. 2 Item ripetuto nella carta successiva.

1108

experimenta que cortandose algunas veses albores fructiferos de tronco y raiz, con la sitada comunicasion no pueden averiguarse los dagnos y las personas que le causan en las montagnas de corte y paberiles en cada una de dichas villas, y en esse caso los vesinos de cada qual de ellas paguen el dagno que susede en dichas montagnas de corte y paberiles sin que en esto no entren las demas villas sino aquella donde se ha hecho el dagno, y es bien se repare este incombeniente, supli-ca quede vuestra excelencía servido decretar por aucto de corte que, aunque los vesinos de dicha real encontrada tienen privilegio de su magestad para que pue-dan cortar en las montagnas de corte y paberiles el maderaje que les haze mene-ster para levantar casas o otros usos, que lo agan respectivamente cada qual de los besinos de dichas comunidades en su villa propria y districto, no empero puedan los vesinos de una villa passar a cortar madera y arboles fructiferos en las monta-gnas de corte y paberiles de la otra, contentandose en esta parte cada qual de rec-currir a los terratorios de su propria villa para el maderaje que necessitaren, y que en caso de contravension los que se hallaren cortando madera en las montagnas de corte y paberiles de otra villa, puedan ser presos y se les aga el proccesso, a tal que de essa forma ninguna de las villas sienta y pague el dagno por vias de encarga que hazen y causan los vassallos de otra villa, consiguiendose con esso mas bien la buena correspondentia y quietud. Guardense los privilegios que estan en uso y instruciones del Real Patrimonio. Liliu, secretarius. /

Que declarado que este el proceso, luego se publique la sentencia, y si el reo es c. 706

pobre no se le tome salarios, y si es de conveniencia o de mediana comodidad, no pagando los salarios, se le execute, y passando aiio despues de declarado el processo, no puedan los escrivanos repetir mas sus salarios.

20 Item, por quanto se ha sperimentado que muchissimas veses los excrivanos de dicha real encontrada dejan de publícar las sententias que se profieren o ia con voto de consultor, o ia por el offisial, por assistentia de prohombres en conformi-dad de los privilegios y capitulos de Corte del excelentissimo seiior conde de Elda concedidos a favor de dicha real encontrada, con pretesto que no pueden cobrar sus salarios, y que publicada la sententia en conformidad de la disposision de la real pramatica, se entenderian pagados dichos salarios, y a essa causa passan muchas veses aiios sin publicarse dichas sententias, ia porque tratandose con per-sonas de combenientia usan dichos excrivanos de complasentias y tractandose con personas pobres, toman dichos excrivanos lo que pueden, y por no estar satisfe-chos del todo no publican dichas sententias, de que nassen muchos inconbenien-tes y se falta a la aministrasion de la justisia, y no pocas veses los excrivanos cobran mucho mas de lo que les cabe principalmente de los pobres, que con pre-testo de dar.les spera cobran lo que pueden y nunca hazen recibo, y a cabo de

1109

afíos buelven a repitir el salario por entero, suplica se sirva vuestra excelencia decretar que declarado que este y sea el proccesso, luego los excrivanos publiquen la sententia, y si fuesse el reo pobre no se le tome gastos algunos, y si fuesse de combenientia o de mediana comodidad, no pagando dichos salarios, le executen, a tal que se publiquen luego dichas sententias, y para que esto tenga maior corro-borasion, mandar y decretar que passando un ano despues de declarado el proces-so, no puedan repitir mas dichos excrivanos sus salarios y que se entiendan paga-dos, pues de esta forma se evitarn los abusos que, con capa de dar spera, se cometen. Guardense el derecho y las pregmaticas. Liliu, secretarius. /

c. 706 v. Que en adelante ni los officiales y demas ministros de dicha real encontrada ni los arrendadores quando passan por algunas diligencias por las villas de aquella y que huviessen de ospedar en casa de los mayores, obliguen a estos a que les de cosa alguna sin pagar, excepto casa, mesa y sillas y cama.

21 Item, por quanto los offisiales de dicha real encontrada, excrivanos y arrenda-dores, en las occasiones que salen para deginar y para otras diligentias que se les offresen, acostumbran ospedarse en casa de los maiores de las villas y lugares que componen dicha real encontrada con muchos de compagnia y oblígan a dichos maiores a que les agan el gasto de la comida, como assimismo a que les den toda provision de paja y sebada para los cavallos y todo quanto les haze menester, y no poccas veses se entretienen muchos dias, pues havido lances en que se han queda-do en casa dichos maiores ocho, dies y doze dias con veinte y sinco personas de compagnia, compeliendolos a substentarlos y a darles todo lo que necessitan de valde, que ha sido occasion este exesso de destruir.se muchissimas (...) y familias de dicha real encontrada, y es de suerte que apenas entran en el offisio de maiores, quando salen excalabrados y destruidos por la rason sobredicha, suplica se sirva vuestra excelencia decretar mandando que en adelante ni los offisiales de dicha real encontrada y los demas ministros ni dichos arrendadores que huviesen de passar para qualasquier diligentias por las villas y lugares de dicha real encontrada y que huviesen de ospedar en casa de dichos maiores, los obliguen a darles cosa alguna si no fuesse la casa, cama, mesa y sillas, sin que por ningun caso los fuersen

c. 707 a substentarlos, ni ha dar paja / ni sebada a los cavallos si no es pagandolo. Como lo suplican. Liliu, secretarius.

Que en adelante los ministros de dicha real encontrada y los arrendadores obser-ven lo acostumbrado en orden a deguinar los ganados de aquella desde los prime-ros dias del mes de octubre de cada un ano, empezando primero de las villas de

1110

Desulo y Tonara y despachandoles luego los bolletines por los escrivanos, a tal que a los ultimos de dicho mes se balle el ganado en el Campidano para invernar.

22 Item, por quanto continuamente se ha acostumbrado que los ministros de dicha real encontrada y arrendadores deven empenssar el degino de las villas de Desulo y Tonara, respecto de que estas dos han de saccar su ganado de sus terra-torios y passarle al Campidano, en que continuamente deguilan, bajando para imbernar desde los ultimos de octubre asta los principios de maio, respecto de ser aquellos aires tan frios y espuestos aquellos saltos a nevadas tan continuar que no puede por ningun caso mantenerse el ganado, y de poccos anos a esta parte por caprichos de algunos arrendadores, para que quedassen destruidos los ganados de dicha de Desulo y Tonara, han empensado a deginar de los principios de noviem-bre, preposterando la or/denl y dando principio a dicho degino de las villas de c. 707 v. Sumugueo y Ortoery, en las quales no hay necessidad de sacarse el ganado por ser los aires templados y aquellos terratorios muy aptos para poder imbemar el gana-do, y entreteniendose en las demas villas de dicha real encontrada llegan ultima-mente a dichas de Tonara y Desulo a tiempo que ia en aquellas villas se esta speri-mentando el rigor del inbierno y han cargado las nevadas de forma que les es imposible tanto el poder bajar los ganados al Campidano, como el mantenerlos, de forma que por haverse en tiempo de arrendamiento de Pedro Juan Puxello entrete-nido en la forma sobredicha, sintieron estas dos villas la perdida de ultra quatromil cabessas de ganado, por tanto y porque este necesita de reparo, suplica sea del agrado de vuestra excelencia decretar por aucto de Corte que los ministros de dicha real encontrada y arrendadores para en adelante observen lo acostumbrado en orden a deginar dichos ganados, deviendo de dar principio desde los primeros dias de octubre y empensando a deginar de dichas dose / villas de Desulo y Tonara, a tal que a los ultimos de dicho mes de octubre puedan passar sus gana-dos al Campidano para imbernar, y assimismo que los offisiales y excrivanos y demas ministros de dicha real encontrada haigan y devan de despachar luego los bullitínes sin entretenerlos dies y doze dias, como lo hazen muchas veses, de que nasse tambien el cojerlos las nevadas y empedir.se.les el passo a Campidano, y que en el caso que dichos ministros y arrendadores a los ultimos de octubre no haian deginado, que puedan passar dichos ganados a dichos Campidanos, dandoles dichos ministros el despacho de los bullitines sin embargo de no haverse hecho el degino. Guardese la pregmatica y acudan al Real Patrimonio para su observancia. Liliu, secretarius. /

' /a or- ripetuto nella carta successiva. 2 dos ripetuto nella carta successiva.

c. 708 Que los arrendadores, despues de haver deguinado, no empleen ni ocupen a los vassallos, si no es pagandoles, en tener a quenta el ganado que han tomado de deguino, y que al tiempo de deguinar no hagan el tropel de separar los signes y contando el ganado, siendo preada la ropa, y que se esté a la costumbre de dar juramento a los pastores para que denuntien y en caso de sospecha que recurran al registro, y no se cause davo alguno al ganado.

28 Item, por quanto muchas veses los arrendadores suelen al tiempo de deginar maltractar los ganados queriendo que se quenten las cabessas una por una y que se separen los signos, de que se originan el abortar las obejas con grande dagno a los pobres pastores, haviendose extilado siempre dar juramento a los pastores para que denuntien el ganado que Ilevan, teniendo en caso de sospecha el remedio en la mano, que es el reconeser los registros y no contentandose de esto, despues que deginan, emplean muchos dias dies y doze vassallos para que les tenga quenta dicho ganado que han tornado del degino, sin paga ni stipendio alguno, no tenien-do los vassallos esta obligasion, suplica se sirva vuestra excelencia decretar por

c. 709 aucto de Corte que dichosl / arrendadores despues que huvieren deginado no emplen ni occupen a los vasallos, si no es pagandolos, en tenerles a quenta el ganado que han tomado de degino y que assimismo al tiempo de deginar no agan el tropel de separar los signes, siendo diferentes contandolas siendo pregnadas, de lo que resulta mucho dagno, bien sí observando la costumbre den juramento a los pastores para que mediante aquel lo denuntien, y en el caso tuviessen alguna sospecha reccurran al registro sin causar dagno alguno al ganado. Como lo suplican. Liliu, secretarius.

Quales capitulos se sirviti vuestra excelencia decretar por aucto de Corte a favor de dicha real encontrada de Mandrolisay en nombre de su magestad, por ser de justissia, la que implora en todo el mejor modo que de derecho le compite y benga lugar, et haec officium, salvis et cetera. Altissimus. Sebastian Tanda, jurado en cabo de Mandrolusay. /

c. 709 v. Excellentissimus dominus don Iosephus de Solis, Valderravano, Davila, Pacheco, Giron et Enrriques, comes de Montellano, antelatus de lucatan et cetera, de Consilio Sacrae Catholicae Regiae Maiestatis, eius prorrex, locumtenens et capita-neus generalis praesentis Sardiniae Regni, praeses in praesenti regio et generali Parlamento, providet et decretat praedicta capitula et unumquodque ipsorum prout in fine cuiuslibet eorum continetur et expressum est, mandans mihi secreta-

por aucto de Corte que dichos ripetuto nella carta successiva.

1112

rio infrascripto de his omnibus praesentis actum Curiae fieri, de quibus et cetera. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta ín regio et generali Parlamento die vigesima nona mensis octobris currentis anni millesimi sexcentesi-mi nonagesimi octavi, Calari. Didacus Liliu, secretarius. /

1113

29. I CAPITOLI DELLA BARONIA DI POSADA

296 1698 ottobre 29, Cagliari Il sindaco della baronia di Posada fa presente che essendo l'omonimo

porto uno dei più importanti della costa orientale sarda, difeso da torri e dal castello, è danneggiato economicamente dal fatto di non essere abilitato all'imbarco del grano, come invece lo è quello di Orosei che non possiede invece alcuna struttura difensiva; tale situazione è pregiudizievole non solo ai suoi abitanti ma anche al patrimonio regio in quanto, non introitando il signore del luogo per i diritti del porto che 400 ducati, deve ricorrere alle casse regie per mantenere l'ufficiale ivi presente. Il sindaco chiede quindi che il viceré conceda l'apertura del porto di Posada alle operazioni di carico e sca-rico del grano come avviene a Bosa, Orosei e in altri porti del Regno.

Il viceré dispone che si ricorra al sovrano.

c. 710 Excelentissimo sefior presidente de Cortes. EI sindico de la Baronia de Posada dise que teniendo aquella Baronia uno de los mejores puertos que ay en toda la costa de levante, defendido de torres y del castillo de Posada, padeze el notable dafio de no benir embarcassiones a cargar trigos por la circunstancia de haber de ir a remedirlos al puerto de Orosey, no siendo aquel mas que una terrible playa, sin puerto ni defensa, siendo esto no solo en dafio de los moradores pero del real patrimonio, pues no pudiendo gozar el sefior mas derechos del puerto de quatrocientos ducados, lo que sobra deve entrar en la real caxa, que es lo que no suzede en los demas del Reyno, siendo assi que el Real Patrimonio tiene ministros del mismo genero en dicho puerto de Posada como en los demas, por ser carpatorio; en cuya consíderacion suplica mande vue-stra excelencia representar.lo a su magestad para que su real clemencia se sirva concederle que sea puerto abierto como Orosey, Bosa y los demas del Reyno, que lo recibira a particular favor de la mano de vuestra excelencia, que Dios guarde. Acuda a su magestad. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento die vigessima nona mensis octobris currentis anni millesimi sexcente-simi nonagesimi octavi, Calari. Didacus Liliu, secretarius. /

1114

5. Capitoli presentati dai "particulares"

297 1698 aprile 22, Cagliari Don Giovanni Battista Fortesa Aymerich, barone di Serdiana, San Sperate

e Doliori, nel chiedere il privilegio del titolo marchionale, presenta un memoriale in cui descrive la sua nobile discendenza e le sue benemerenze nei confronti della corte.

Il viceré dispone che si rivolga al sovrano.

Excelentissimo sefior virrey, lugartheniente y capitan generai y presidente en este c. 642

real y generai Parlamento. Don Juan Baptista Forteza y Aymerich, baron de Serdiany, Sant Esperat, Donory y demas annexas, dize que por linea varonil degiende de la familia de Forteza, tan illustre y antigua en este Reyno, en el de Mallorca y otros de la Real Corona, pues sus acendientes son moradores de esta isla desde el tiempo de su conquista, por-que vinieron assistiendo a los serenissimos sefiores reyes de Aragon que la conqui-staron, y desde entonzes han ocupado puestos y cargos muy honorificos, como son de govemadores de Caller y de governadores generales del Reyno, que tenian la misma representacion y authoridad de virreyes y lugaresthenientes de su mage-stad, y siempre los de esta familia han sido tenidos y reputados por personas gene-rosas y del gremio del Estamento militar y han sido en algunos Parlamentos habili-tadores, tractadores, sindicos o embajadores, que son los puestos primeros y de mayor honorificencia de los Estamentos de este Reyno. Y en el afio 1481 en las Cortes que celebro el sefior virrey Gimén Perez de Romany fue elegido por sindi-co y embajador Pedro Forteza, otro de mis agendientes, y Antonio Forteza fue sindico y embajador para conseguir de lo sefior rey don Juan a favor de la giudad de Caller y sus moradores la participacion de los privilegios, leyes y constituciones de Barzelona, segun parece por el privilegio obtorgado / en el afio 1462. c. 642 v.

Tambien los de esta familia, por la serie continua de mas de duzientos afios, han sido ensaculados en la bolza de jurado en cabo de esta ciudad y en los demas offi-cios pertenecientes a las primeras bolzas y han regido el magistrado con mucha satisfacion y util publico, y en todas las ocasiones que han ocurrido del real servi-cio han obrado con toda fineza, tanto en donativos en benefficio de la real hazien-da, como en los actos militares en defenza del Reyno y de la Real Corona, porque Antonio Forteza fue capitan de trecientos infantes de la milicia d.este Reyno con despacho y patente del afio 1603, y ultimamente Gaspar Fortesa, mi tio, ha servi-do y militado en los Estados de Flandes y Milan con los puestos de alferez, capi-tan y ayudante de sargento mayor del tercio d.este Reyno que levantó el conde de

1115

Sedilo, y en este Reyno fue alternos del conde de Lemos, virrey. Otros muchos de esta familia han servido en guerra viva con cargos y puestos honrosos que omito referir.los, por no molestar a vuestra excelencia con la proligidad y porque no caben en las estrechas margenes de un memorial los servicios que han hecho a la Real Corona los de esta familia. Tambien por linea varonil deciende de la familia de Porxela, antiquissima en este Reyno, y possee la Baronia de Serdiany por decendiente de Geronimo Porxela, que fue el primer adquiridor que obtuvo la investidura y confirmacion de la reffe-rida Baronia con despacho obtorgado por el senor emperador Carlos quinto en

c. 643 los 23 de henero del ano 1555, havi/endole dado el mismo senor emperador privi-legio de noblesa para si y sus decendientes de ambos sexos, perrogativa que sola-mente se concede a las familias mas illustres; y los de esta han servido con muchos cargos y puestos militares y de administracion de la real hazienda, porque Juan Bauptista Porxela fue capitan de trecientos infantes de la milicia d.este Reyno y don Nicolas Porxela fue sargento mayor de los Cabos de Caller y Gallura y en el desem-barco de la armada y galeras de Argel sirvió con sus armas, criados y cavallos en el ano 1603 hasta desechar la armada y impedir la invasion que intentavan los moros en algunos lugares del Reyno, y juntamente tuvo a su cargo la fabrica de las torres, beneficiando por su diligencia y buena direccion gruessas cantidades que avia de costear la real hazienda. El hijo de don Nicolas, llamado Gaspar Porxela, casó con dona Theodora Botter, que por derecho de sucession possehia la baronia de Sant Esperat con las villas y lugares annexos, por ser dona Theodora decendiente por linea recta de Garao Botter, que fue el primer adquiridor de esta Baronia y obtuvo la investidura en los 20 de octubre 1490 con despacho obtorgado por el senor rey don Fernando, y con este casamiento se unieron y entroncaron las dos familias de Porxela y Botter y las dos baronias de Serdiany y Sant Esperat con todos los lugares y villas que les pertenecen, y despues recayeron en dona Maria Porxela y Botter, que casó con don Francisco

c. 643 v. Forteza, su aguelo, y como sucessor de ellos es / possehiendo ambas Baronias y ha recaydo en el dominio de ellas con todo el merito de los servicios relevantes que han hecho los de esta familia, de quienes ha provenido por linea recta y es su legitimo sucessor. Por linea materna deciende de las familias de Aymerich y Cervellon, porque su padre don Clemente Fortesa, baron de Serdiany y Sant Esperat, casó con dona Paula Aymerich y Cervellon, hija de don Ignacio Aymerich y de dona Anna Maria de Cervellon, condes de Villamar. Ambas familias son en este Reyno nobilissimas y antiquissimas, pues han tenido su origen en esta isla desde su conquista y agre-gacion a la corona de Espana y se trasplantaron de Cathalufia sus acendientes que vinieron assistiendo a los senores reyes de Aragon que la conquistaron, y desde entonzes han ocupado los puestos mas honorificos de esta provincia y han sido muchas vezes governadores de Caller y de todo el Reyno y presidentes y capitanes

1116

generales, y posseen muchos estados, villas y lugares, y ambas familias provienen de los nueve barones de Cathaluria y son en aquel principado de las mas illustres y elevadas y que se han dilatado por muchas provincías y Reynos de la catholica monarchia, en donde posseen muchos estados y han emparentado con las casas mas calificadas de la monarchia, en cuya defenza y aumento han hecho los rele-vantes servicios que claman las historias y que por notorios dejo de referir. Hallandosse el suplicante constituido en estado de nobleza tan conocida y con el merito de lo mucho que han servido sus acendientes y con ancia y ardiente zelo de imitarlos, segun lo ha procurado manifestar en este Parlamento y Cortes que vue-stra excelencia felizmente con tanto acierto y1 / buena direccion esta celebrando, y c. 644

porque en adelante pueda continuarlo con igual fineza y mayor estimulo, pide y suplica que su magestad se sirva honrar y condecorar su casa con titulo de mar-ques, concediendole este privilegio por gracia y merced de Cortes para el y sus sucessores perpetuamente con todos los honores y perrogativas que gozan los demas titulos d.este Reyno, dignandosse vuestra excelencia de apadrinar esta pre-tencion representando a su magestad los servicios y meritos propios y de sus asen-dientes, para que con el poderoso influjo de la proctecion de vuestra excelencia pueda lograr esta honra de la real mano de su magestad. Acuda a su magestad. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento die vigesima secunda mensis aprilis currentis anni millesimi sexcente-simi nonagesimi octavi, Calari. Didacus Liliu, secretarius. /

Excelentissimo senor virrey, lugartheniente, capitan genera]. y presidente en este c. 644 v.

general Parlamento. Don Juan Baptista Fortesa y Aymerich, baron de Serdiany y demas villas et cetera. Die 22 aprilis. /

298 1698 aprile 16, Cagliari Don Felice Margens Manca Nin, barone di Senis, signore delle ville di

Assolo, Ruinas e Mogorella, nel chiedere il privilegio del titolo marchionale o comitale, presenta un memoriale in cui descrive la sua nobile discendenza e le sue benemerenze nei confronti della corte.

Il viceré dispone che si rivolga al sovrano.

Serior. c. 645

Don Felix Margens Nin y Manca, baron de Senis, serior de las villas de Assolo,

y ripetuto nella carta successiva.

1117

Ruynas y Mogorella, pone en la real consideracion de vuestra magestad, por medio de esta representacion, que hallandose su casa por recta linea condecorada con dicha Baroni[a] por mas de 200 atios, que Bende Antonio Benardin[o] Margens, que fue baron de esse partido desde el ano 1487, con la infeudacion concedida por el serenissimo rey don Alonzo de Aragon de feliz recordacion y derivado esse senorio a la famili[a] de los Nitios, donde oy se halla, que degiende directamente de los condes Ninos de Toledo, cuyo lustre que aun conservan es bien notorio a vuestra magestad por las grandes mercedes que a essa casa se ha servido hazer, en cuya sola descendencia podia afianzar la razon de merezer de vuestra magestad la merc[ed] que con todo rendimiento le suplica de que vuestra magestad honre essa familia con afiadir a su degendenci[a] otro titulo, dando el de marques o conde al suplicante con los honores que los demas titulos de este Reyn[o], no desmereciendo este ramo que se desprendió de lo[s] Niiios de Toledo veniendo a este Reyno en se[r]vicio de los gloriosos antecessores de vuestra mage-

c. 645 v. stad y em[p]/leandosel aqui y fuera d.el en puestos que pudieron su fineza y leal-tad dar a vuestra magestad conocimiento de la noblesa de su sangre, haviendo ser-vido Francisco Margens y Nin, baron de Senis, cavallero del habito de Calatrava y bisabuelo del suplicante, de capitan de corazas en el sitio de Monson y batalla de Lerida el ano 1630 con sus dos hermanos Alexio y Guido Nin, que, sirviendo de capitanes de infanterias en el tercio de Zerdena, murieron gloriosamente en servi-cio de vuestra magestad; haviendo en esta Real Audiencia servido el puesto de regente de la Cancilleria don Joseph Nino, de la mesma familia del suplicante y degendiendo por su madre de dona Maria Madalena Manca, hija del tronco de essa familia de quien degienden los marqueses de Albis, marqueses de Montemayor, marqueses de Moras, condes de San Jorge y barones de Monti. Y hallandose el suplicante con renta y vasallos bastantes para mantener el lustre de titulo que de vuestra magestad espera y en premio de lo que todos los de su casa han procurado continuadamente emplearse en le servicio de vuestra mage-stad, y de lo que el suplicante le ha servido con gran fineza y lealtad, segun pochi a vuestra magestad informar el conde de Montellano, presidente de ellas en estas Cortes, y de los aventajados servicios de los suyos y esplendor de su familia, sea vuestra magestad servido conceder este repetido honor a su casa, en la que tiene2

c. 646 / vuestra magestad assegurada perpetua fidelidad, y sera alentar y eternizar en ella sus degendientes. Acuda a su magestad. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento die decima sexta mensis aprilis currentis anni millesimi sexcentesimi nonagesimi octavi, Calari.

emp- ripetuto nella carta successiva. 2 tiene ripetuto nella carta successiva.

1118

Didacus Liliu, secretarius. /

Senon c. 646 v.

El baron de Senis. Die 16 aprilis. /

299 1698 aprile 16, Cagliari Don Francesco Pilo Boyl della città di Sassari, barone di Putifigari, presen-

ta un memoriale in cui descrive la sua nobile discendenza e le sue beneme-renze nei confronti della corte e chiede il privilegio del titolo marchionale, sottolineando come da oltre cento anni i titoli nobiliari sono stati concessi soltanto a persone del Capo di Cagliari.

Il viceré dispone che si rivolga al sovrano.

Serior. c. 647

Don Francisco Pilo y Boil, baron de Putifigar de la ciudad de Sasser, representa a vuestra magestad que en todas las ocurrengias que se han ofregido del real servigio de vuestra magestad ha manifestado la fidelidad y afecto que corresponde a sus obligagiones y a las que ha heredado de sus antipassados, y en particular de su assendiente Pedro Boyl, a quien el senor rey don Pedro de Aragon de gloriosa memoria por sus relevantes servigios y de sus antipassados hizo merged de la Baronia de Putifigar en el Reyno de Cerderia, por real privilegio despachado en Valengia en el mes de mayo del ano 1364. Y ademas de dichos servigios que hizo dicho Pedro Boyl y los de Phelipe Boyl, su padre, que murió en este Reyno siendo governador y capitan general, a quien los Pisanos le rendieron y entregaron en el ano 1326 el Castillo y ciudad de Caller, no quedando en dicho Reyno ninguno de los Pisanos, tambien Phelippe Boyl, su desendiente, fue governador de la ciudad de Sasser y sus Cabos el ano 1510; y dejando otros y muchos servigios con que han continuado siempre a los serenissi-mos progenitores de vuestra magestad en todas las ocagiones que se han ofregido de su real servigio, en tuia congideragion el senor rey don Phelippe quarto, padre de vuestra magestad de gloriosa memoria, hizo merged al padre fray Francisco Boyl, tio del suplicante, del Obispado de Alguer, haviendole quarenta arios antes honrado con el titulo y exercisio de su predicador; y continuandolos don Matheo Pilo y Boyl, padre del suplicante, ha servido en los donativos extraordinarios que ha havido por la guerra de Catalufia / con treinta estareles de sebada y por la de c. 647 v.

Portugal con mil reales de plata en tiempo del marques de Castel Rodrigo, segun consta en el libro de la receptori a de don Miguel Manca, y assimesmo en las

1 -ha ripetuto nella carta successiva.

1119

Cortes que gelebró el tonde de Lemos en el ano 1655, que han lido las primeras a que ha podido asistir el dicho don Matheo, sirvio con su voto y con treinta y sinco de deudos y amigos suyos, segun consta en el processo, y a vista d.esto su mage-stad le hizo merged de una pengion eclesiastica de gien y sinquenta ducados por uno de sus hijos, la que no se ha podido effettuar por no tener dicho Matheo hijo para poderla lograr. Tambien en las Cortes que celebro el marques de Camaraza en el ano 1667 sirvio dicho don Matheo con su voto y otros sinquenta de deudos y amigos, por cuio medio se consiguio el prestame de sinquenta mil reales de a ocho que se pidió en nombre de vuestra magestad y assimismo el habilitar al marques de Villasor, y a no ser estos votos huvieran sobrepujado los contrarios; y consta de la carta del dicho marques de Camaraza de la fecha a 3 de marzo 1668 del regibo de las procuras que por tener a su muxer mui mala no pudo asistir personalmente como lo hizo el ano antes. Tambien presentó otra carta de don Luxorio Antonio de Molina, abo-gado fiscal era en este Reyno de las gragias, que le dava de la remision de las pro-curas y de lo que havian obrado, y otra carta del vicecanciller, uno de los governa-dores de la monarchia de la fecha de 10 de degiembre de 1667, en que le dava las gragias en nombre de la reyna nuestra setiora y suyo. Sirvio tambien dicho don Matheo, padre del suplicante, en asistir a la Real Governacion por orden del marques de Camaraza a la privagión de la moneda, y haviendose logrado con toda quietud le escrivió las gragias el dicho marques de Camaraza en carta del ano 1668, que presenta assimesmo, y por estos servigios y los que havia hecho le quizo dar en el interim el ofigio de pagador de las torres d.estos Cabos, por estar vacuo por la muerte de don Francisco de Liperi y

c. 648 Paliacho. Tambien pori / la muerte de don Joseph Rojo, castellano del Castillo Aragonez, le embio en terna en primer lugar, y como no se concluyeron las cortes no logró dicho don Matheo ninguno de los dichos puestos. Y haviendo llegado a este Reyno, a la ciudad de Caller, el duca de San German, haviendole informado de lo que havia servido a vuestra magestad y del zelo gran-de y afecto que tenia a su real servigio, le llamo a dicha de Caller y mando a dicho don Matheo le sirviesse de su alternos en lo politico y en lo militar con horca y cuchillo, segun pareze por ambas comissiones, que originalmente se presenta, y por los motibos que expressa la patente de la miligia le mando se serrasse en la ciudad de Alguer con toda su familia, en donde estuvo seis meses con excesivos gastos, y en esse tiempo introdujo dos compatiias de ducientos sinquenta soldados que le embió el duque de San German dos meses despues, que estava governando dicha ciudad y presidio, a los quales se les hizo quarteles y cama con certo trabajo de su persona, y los dos meses antes de venir dichos soldados, la tuvo el suplicante presidiada con gente suya. En cuio tiempo le despachó patente de comissario

por ripetuto nella carta successiva.

1120

generai d.estos Cabos, segun parege por dicha patente y la carta que le acompaiió, que se presenta assimesmo a vuestra magestad y otra del vicecanciller don Christoval Crespi, en que aprueba la election hecha de su persona, y le ofregió el puesto de comissario, pero haviendole representado a su excelencia, que en tanto havia admitido e1 exergisio de dicho puesto, en quanto a obedecer la orden del duque de San German, pero que no podia servir.le en propriedad por las enemi-stades que havia contrahido con tantos sefiores de lugares d.estos cabos, y assi se dio a otra persona. Y en las Cortes que celebro el conde de San Estevan sirvió con su voto y otros muchos asistíendo personalmente en ellas, y ultimamente en las que celebró el duque de Monteleon asistio personalmente con su voto y otros quinze y sirvio de tratador de los quatro que nombra el Estamento militar. Ademas d.estos servigios referidos ha ser/vidol dicho don Matheo el ano 1665, c. 648 v.

siendo presidente don Bernardino de Cervellon y Castellvy, de altemos y comissa-rio con la absoluta de los Cabos de Sasser y Logudoro y encontrada de Galura para extirpar la moneda falsa de plata y de cobre que se fabricava en ella, y las devoluOones que havia entre las partialidades y vandos a esse tiempo horcando algunos, y quemado uno por moneda de plata se atajaron essos delictos, cuia comission y aprobagion de los concejos se presenta a vuestra magestad. Y assimi-smo en el tiempo del marques de Camaraza que tuvo la mesma comision, que tambien se presenta originalmente, con la qual extirpó muchos delinquentes, pira-tas, asalteadores de camino, homicidas y ladrones con manifiesto riesgo de su vida y excessivos gastos de su hazienda, por no haver querido ni tomado paga de la real caxa y erario de vuestra magestad. Por todos los quales servicios en el ano 1665 fue consultado por mestre ra0onal d.este Reyno en la terna que se embió a vuestra magestad y se dió a don Juan Baptista Carnisser. Tambien en tiempo del marques de los Velez le empleó en la adveriguazion de una casa que quemaron en la ciudad de Alguer, y siendo presidente el regente don Melchior Sisternes, estando por su orden governando la encontrada de Galura, al doctor Joseph Palmas se le coniuraron los de dicha encontrada para matar.le, como lo supo dicho don Matheo lo empidio y dio quenta al dicho presidente, el qual le dió las gratias en carta de 16 de septiembre de 1675, que assimesmo se presenta, y en el govierno del conde de Santistevan, despues de h aver.le asistido en las Cortes personalmente, le embio para hazer los fogagues, segun pareze por dicha comission y carta que se presenta. Y assimesmo se presenta a vuestra mage-stad una comission despachada por el argobispo Angulo, en la qual le haze su delegado en la visita que estava haziendo en este Reyno, en la qual y en las demas conogerà vuestra magestad con el zelo y afecto que ha servido, continuandolo asta

1 ser- ripetuto nella carta successiva.

1121

los ultimos afios que murió dicho don Matheo, padre del suplicante. Y ultimamente el suplicante, viviendo dicho su padre, sirvió a vuestra magestad

c. 649 algunos afios y me/sesi en el castillo de Pavia, siendo castellano don Miguel Campino, que por muerte de su hermano maior se bolvio a este Reyno por con-suelo de sus padres por no tener otros hijos, y continuandolo assimesmo en estas Cortes que se han celebrado siendo virrey y capitan generai el conde de Montellano, que, no obstante se ballava convalesiente de una enfermedad mui peligrosa, se expuso en el rigor del invierno a travesar la isla passando dende el Cabo de Sasser asta la ciudad de Caller, en donde està algunos meses sirviendo y ha servido personalmente con diez y siete votos de amigos y deudos y con el empleo de tratador de los quatro que nombra el Estamento militar, siendo estas las primeras que ha podido asistir el suplicante, segun pareze de la fe que presenta a vuestra magestad. Y no dudando de la real benignidad de vuestra magestad a vista de tan continua-dos y relevantes servicios de sus padres y antipassados y sin haver nunca podido lograr premio alguno, la ha de mereser el suplicante en estas Cortes para que pueda continuar como deve y anhela en el real servido de vuestra magestad, y postrado humilmente a sus reales pies suplica a vuestra magestad sea servido man-dar examinar dichos papeles2 y servicios que tiene presentado a vuestra magestad y honrarle con la merced de titulo de marques, teniendo vuestra magestad mui presente la fidelidad y zelo con que los del Cabo de Sasser han manifestado en todas las Cortes, siendo siempre los primeros en votar por el real servici° de vue-stra magestad, segun lo ha experimentado el conde de Montellano en estas que ha celebrado, y maiormente e1 no haverse concedido merced alguna de titulo a los dichos del Cabo de Sasser en tantas cortes que se han celebrado, haviendolos obtenido siempre los de Caller los que vuestra magestad se ha servido conceder de tien afios a esta parte, que es la causa de no haver en el dicho Cabo de Sasser mas que dos casas solas con titulo, y honrrando vuestra magestad al suplicante

c. 649 v. con la dicha mersed de marques3 / quedati aquel Cabo de Sasser y el suplicante con la devida resignacion y lo resibir'à a suma gratia de la real clemencia y liberali-dad de vuestra magestad, cuia catholica y real persona guarde y prospere el cielo como la Christiandad ha menester. Acuda a su magestad. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento die decima sexta mensis aprilis currentis anni millesimi sexcentesimi nonagesimi octavi, Calari. Didacus Liliu, secretarius.

me- ripetuto nella carta successiva. 2 Nel testo papales. 3 -ques ripetuto nella carta successiva.

1122

Los papeles que refiere esta suplica no se me han entregado. Liliu, secretarius. /

300 1698 aprile 19, Cagliari Capitoli presentati dal Monastero di Santa Chiara di Sassari. La madre badessa e le altre religiose del monastero di Santa Chiara della

città di Sassari presentano al viceré le seguenti suppliche:

1 che per l'utilità e il bene della città di Sassari sia mantenuto il mona- stero e siano confermate le grazie, i diritti, le franchigie e le immunità già concesse dai re d'Aragona.

Il viceré dispone che conservino il possesso dei privilegi attuali.

2 che il viceré dia ordine ai giurati della città di Sassari che, in conto delle pensioni dovute al monastero, vengano concessi alle religiose 40 rasieri di grano annuali al prezzo dell'afforo.

Il viceré dispone che si osservi la consuetudine.

3 che venga concessa una elemosina di cavalierato e nobiltà per riparare il monastero che rischia di crollare, come hanno già fatto i presidenti delle precedenti Corti.

Il viceré dispone che rivolgano la supplica al sovrano.

Excelentissimo senor presidente de Cortes. c. 659 La madre abadessa y demas religiosas del monasterio de Santa Clara de la siudad de Sasser ponen en la piadosa considerasion de vuestra excelencia, como presi-dente de Cortes, las siguientes suplicas, para que vuestra excelencia en el real nombre de su magestad se sirva congederselas.

Que se mantenga el monasterio de las monjas de Santa Clara de la ciudad de Sasser y que sean manutenidas y con servadas en la possession en que se hallan de todas las gracias y derechos concedidos y obtorgados a dicho monasterio por los serenissimos setiores reyes de Aragon. Primeramente suplican a vuestra excelencia que, atendiendo al gran provecho que resulta a dicha siudad de Saser de que se mantenga en ella dicho monasterio, sea servido manutenerlas y conservarlas en la posession en que se hallan de todas las grasias y derechos que los serenissimos reyes de Aragon de immortal memoria han consedido y obtorgado a dicho monasterio en sus reales privilegios, assi de grasias, mergedes y limosnas, como y tambien franquesas, imunidades y todas las prerrogatibas a dicho monasterio consedidas, suplicando a vuestra excelencia las

1123

conceda y obtorgue dichos privilegios, si menester fuesse de nuevo, para que ten-gan mucha mayor firmesa. Conserveseles en la possesion en que se hallan. Liliu, secretarius.

Que los magnificos conselleres de la ciudad de Sasser en adelante hayan de dar a dichas monjas a quenta de las penciones que se les deven los quarenta rezeros de trigo que esta obligada dicha ciudad darles todos los atios al precio del afforo. En segundo lugar suplican a vuestra excelencia que, atendiendo a la pobresa suma con que dichas religiosas se hallan por no pagarles la illustre y magnifica giudad

c. 659 v. de Sasser las pensiones / y reditos de la hagienda y ensos de dicho monasterio onerados en dicha giudad, lo que es motibo de la estrechesa con que viven, tan grande que les falta aun lo mas necessario para el substento de la vida, siendo este inpedimento a muchas que se querrian hager religiosas para elegir el mas perfecto estado, pues las amedrenta la consideragion de la miseria con que se passa en dicho monasterio, que se compone de lo mas granado de dicha iudad, se sirva vuestra excelencia mandar a los illustres y magnificos jurados de dicha giudad hayan en adelante de darles a quenta de las pensiones que se les deben los quaren-ta raseros de trigo que esta obligada darles todos los atios al precio del aforo, que a no ser desta suerte se hallan dichas religiosas por su pobresa impossibilitadas de pagar el pregio, poniendo en la consideragion de vuestra excelencia es muy justifi-cado el que dicha giudad haya de dar dicho trigo a quenta de la deuda, pues a mas de ser justigia que pague a dicho monasterio lo que se le deve, es tambien lustre de dicha giudad el que se mantenga dicho monasterio, que por su pobresa estan a pique de pereger las religiosas. Observese lo acostumbrado. Liliu, secretarius.

Tergero suplican a vuestra excelencia dichas religiosas que, atendiendo a que c. 660 todos los excelentissimos seiiores / presidentes de Cortes congedieron a dicho

monasterio considerables limosnas para socorrer las necessidades en que se balla-va, hallandose agora en las mas estremas y con manifiesto peligro de que se les cahíga un quarto de dicho monasterio, viendose inpossibilitadas por sus cortos medios de remediar dicha manifiesta ruyna que amenaga y no siendo vuestra exce-lencia menos piadoso que los demas presidentes de Cortes, suplican sea vuestra excelencia servido congeder.les de limosna un cavallerato y noblesa que beneficiar para reparo del dicho quarto del monasterio, que con ello podran tener algun ali-vio y rogaran al cielo por la salud y aumentos de vuestra excelencia, que Dios guarde. Que lo supliquen a su magestad. Liliu, secretarius.

1124

Excellentissimus dominus don Iosephus de Solis, Valderrabano, Davila, Pacheco, Giron et Enrriques, comes de Montellano, antelatus de Iucatan et cetera, de Consilio Sacrae Catholicae Regiae Maiestatis, eius prorrex, locumtenens et capita- neus generalis praesentis Sardiniae Regni et praeses in praesenti regio et generali Parlamento, providet et decretat praedicta capitula et unumquodque ipsorum prout in fine cuiuslibet eorum continetur et expressum est, mandans mihí secreta- rio infrascripto de his omnibus praesens actum Curiae fieri, de quibus et cetera. / Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali c. 660 v. Parlamento die decima nona mensis aprilis currentis anni millesimi sexcentesimi nonagesimi octavi, Calarí. Didacus Liliu, secretarius. Excelentissimo setior presidente de Cortes. La abadessa y religiosas del monasterio de Santa Clara de la iudad de Sasser. Die 19 aprilis. /

301 1698 aprile 9, Cagliari I consoli dei principi confederati alla Corona, residenti in Cagliari, fanno

presente al viceré che essendo tanto nota l'importanza dell'ufficio che eserci-tano in nome dei principi e che riguarda non solo la difesa delle imbarcazioni militari e mercantili ma anche la difesa degli interessi degli stessi principi di fronte al viceré, funzioni che li accomunano agli ambasciatori con la sola dif-ferenza che questi ultimi presentano le istanze direttamente al sovrano; ed essendo noto che i principi in tutti i Regni della Corona godono della esen-zione dalle gabelle, diritti e tributi, per tutto ciò che riguarda il mantenimen-to della propria famiglia e sono anche esenti dalla giurisdizione ordinaria godendo del trattamento degli hidalgos, come accade a Barcellona, Maiorca, Napoli, Sicilia e negli altri Regni spagnoli, succede invece che i doganieri e gli amministratori neghino tali attribuzioni e, in anni passati, i capitani della guardia viceregia impedirono loro di sedere nell'anticamera e salone del palazzo reale e di indossare il cappello come i cavalieri. I consoli chiedono pertanto che vengano determinati con precisione i diritti dei principi in rela-zione alla esenzione dalle gabelle, sulla base della consuetudine e del diritto comune.

Il viceré dispone che ricorrano al sovrano.

Excelentissimo setior. c. 661

Los consules de los principes confederados con su magestad catholica, que Dios guarde, que residen en esta ciudad representan a vuestra excelencia que, siendo tan savida la authoridad del officio que exercen en nombre de sus principes, por quedar encargados no solamente de la protecion y amparo de los navios y otras

1125

emba[r]caciones de guerra y mercancia de sus vassallos que aportan a este puerto mas aun de la honra e interesses de los mismos principes y de quanto se les pudie-re offrecer en este Reyno, haciendo en nombre d.ellos a los excelentissimos seno-res virreyes las representaciones que combienen en tanta manera que respecto a los embajadores que embian a la corte de Madrid no se distinguen en el empleo, pues los suplicantes para con los senores virreyes, que son imajen de su magestad

c. 661 v. vienen a hacer la misma representacion, y siendo tambien savido / que en todos los Reynos de la monarquia de Espafia donde resíden los otros consules y residen-tes de dichos principes, a mas de los honores, exempsiones y privilegios que gogan por la gran confianga que hacen d.ellos sus principes, gosan de la exempsion de gabelas, derechos y tributos en quanto a lo que han menester para el manteni-miento de sus casas y familias, y que a mas de estar exemptos de la juridicion de jueses ordinarios en las salas y anticamaras de los senores vírreyes se tratan corno hidalgos y cavalleros, haciendoseles el mismo tratamiento conforme se estilla y acostumbra en Barcelona, Mallorca, Napoles y Sicilia y demas Reynos de dicha su magestad catholica, y esta misma correspondencia usan con los consules de los Reynos de Espafia y sus Reynos en los de díchos principes confederados, segun se notorio, sucede que con los suplicantes se quiere hacer la novedad de negar.se.les por los aduaneros y agabelladores y sus administradores la exempsion de los dere-

c. 662 chos y gabelas por lo que introducen / precisamente para el mantenimiento de sus casas, de vitu et vestitu, y a mas d.esso, sin embargo que vuestra excelencia en su feliz gobierno a los suplicantes ha mandado hacer.se el tratamiento que les toca por estar en el conocimiento d.esta verdad, en afios passados algunos capitanes de la guarda de los senores virreyes, no saviendo la calidad de sus pergonas ni la que les confieren sus dichos principes, quiesieron hacer reparo en si los consules se havian de cubrir y assentar eri el salon y anticamara del real palacio como los que son cavalleros, aunque nunca los senores virreyes quisieron permitir se les hiciesse agravio, por no parecer combeniente que, honrandoles sus principes con trata-miento de nobles y generosos, se les quite esta honra. Y porque los suplicantes decean se de assíento a estos dos puntos, que en quanto a la exempsion de gabelas y derechos por lo que necessitan por su mantenimiento a mas de la costumbre generai de todos los dominios de Espana es tambien dispo-

c. 662 v. sicion del derecho comun, y eri quanto al tratamiento ya es notorio, / suplican a vuestra excelencia se sirva decretar que en el salon y antícamara d.este real palacio puedan los suplicantes cubrir.se y assentarse conforme los demas cavalleros y jun-tamente que por los generos que introducen para el alimento y mantenimiento de sus casas y familias en quanto de vito y vestido no paguen gabella o derecho algu-no, y caso a vuestra excelencia paresca que el aclarar esto toca a su magestad, suplican a vuestra excelencia como a presidente d.estas cortes se dine poner esta suplica en la noticia de su magestad con incertar.se en el processo de las Cortes, interponíendo vuestra excelencia su authoridad para que se les conceda por auto

1126

de corte esta gracia, que la reciviran de la grandeza de vuestra excelencia, que Dios guarde. Acudan a su magestad. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento die nona mensis aprilis currentis anni millessimi sexcentesimi nonage-simi octavi, Calari. Didacus Lilius, secretarius. /

1127

IV

Atti conclusivi del Parlamento

1. Lo scioglimento

302 1698 dicembre 1, Chiesa metropolitana di Cagliari Il viceré, conte di Montellano, proroga il Parlamento e tutti gli atti relativi

ad esso al giorno 8 gennaio 1699; in caso di festività, rinvia al giorno succes-sivo.

Et adveniente die lunae intitulata prima praesentis mensis decembris labentis et c. 710 v.

currentis anni millesimi sexcentesimi nonagesimi octavi, Calari, assignata et depu-tata ad celebrationem regii et generalis Parlamenti, constitutus personaliter nobilis et magnificus utriusque iuris doctor don Franciscus Pastor, Regiam Cancellariam regens, in ecclesia metropolitana primatiali calaritana et ante theatrum ubi solitum est regium et generale Parlamentum celebrare, in personam suae excellentiae fecit prorogationem sequentem.

"Excellentissimus dominus don Ioseph de Soliz, Valderabano, Davila, Pacheco, Giron et Enriquez, comes de Montellano, antelatus de Iucatan et cetera, de Concilio Sacrae Catholicae Regiae Maiestatis, eius prorex et capitaneus generalis praesentis Sardiniae Regni et praeses in praesenti regio et generali Parlamento, causis et rationibus suae excellentiae bene visis, prorogat Parlamentum huiu-smo[d]i et omnes actus illius ad diem octavam mensis ianuarii anni primi venturi 1699 si feriata non fuerit, si autem feriata ad diem immediate sequentem non feriatam", mandans mihi secretario infrascripto de his omnibus praesens conficere instrumentum: Praesentíbus ibidem pro testibus Ioanne Baptista Ordiz et Demetrio Brazo Cavada, notariís istius civitatis, de quibus et cetera. Didacus Liliu, secretarius. /

303 1699 gennaio 8, Chiesa metropolitana di Cagliari Il viceré, conte di Montellano, proroga il Parlamento e tutti gli atti relati-

vi ad esso al giorno 8 febbraio 1699; in caso di festività, rinvia al giorno suc-cessivo.

Et adveniente die octava mensis ianuarii currentis anni millesimi sexcentesimi c. 711

nonagesimi noni, Calari, assignata et deputata ad celebrationem regii et generalis Parlamenti, constitutus personaliter nobilis et magnificus iuris utriusque doctor don Franciscus Pastor, Regiam Cancellariam regens, in ecclesia metropolitana pri-matiali caralítana et ante theatrum ubi solitum est dictum regium et generale

1131

Parlamentum celebrare, nomine et pro parte suae excellentiae fecit prorogationem sequentem:

"Excellentissimus dominus don Ioseph de Soliz, Valderabano, Davila, Pacheco, Giron et Enriquez, comes de Montellano, antelatus de Iucatan et cetera, de Concilio Sacrae Catholicae Regiae Maiestatis, eius prorex et capitaneus generalis praesentis Sardiniae Regni et praeses in praesenti regio et generali Parlamento, causis et rationibus suae excellentiae bene visis, prorogat Parlamentum huiusmodi et omnes actus illius ad diem octavam mensis februarii primi venturi praesentis et currentis anni si feriata non fuerit, si autem feriata ad diem immediate sequentem non feriatam", mandans mihi de his omnibus praesens conficere instrumentum. Praesentibus ibidem pro testibus Lucifero Usay et loanne Baptista Ordiz, nota-rii[s] publicis istius civitatis, de quibus et cetera. Didacus Liliu, secretarius. /

304 1699 febbraio 10, Chiesa metropolitana di Cagliari Il viceré, conte di Montellano, proroga il Parlamento e tutti gli atti relativi

ad esso, al giorno 15 marzo 1699; in caso di festività, rinvia al giorno succes-sivo.

c. 712 Et adveniente die martis intitulata decima praesentis mensis februarii labentis anni milesimi sexcentesimi nonagesimi noni, Calari, assignata et deputata ad celebratio-nem regii et generalis Parlamenti, constitutus personaliter nobilis et magnificus iuris utriusque doctor don Franciscus Pastor, Regiam Cancellariam regens, in ecclesia metropolitana primatiali calaritana et ante theatrum ubi solitum est regium et generale Parlamentum celebrare, nomine et pro parte suae excellentiae fecit prorogationem sequentem:

"Excellentissimus dominus don Iosephus de Soliz, Valderabano, Davila, Pacheco, Giron et Enriquez, comes de Montellano, antelatus de Iucatan et cetera, de Concilio Sacrae Catholicae Regiae Maiestatis, illius prorex et capitaneus generalis praesentis Sardiniae Regni et praeses in praesenti regio et generali Parlamento, causis et rationibus suae excellentiae bene visis, prorogat Parlamentum huiusmodi et omnes actus illius ad diem decimam quintam mensis martii primi venturi prae-fati anni 1699 si feriata non fuerit, si autem feriata ad diem imediate sequentem non feriatam", mandans mihi secretario infrascripto de his praesens conficere instrumentum. Praesentibus ibidem pro testibus Ioanne Baptista Pilo et Lucifero Mura, publicis notariis praesentis civitatis, de quibus et cetera. Didacus Liliu, secretarius. /

1132

305 1699 marzo 10, Chiesa metropolitana di Cagliari Demetrio Brazo Cavada, notaio pubblico in nome di Diego Lilliu, notifica

al Capitolo cagliaritano riunito nella sagrestia il contenuto della bolla di Innocenzo XII, datata 24 gennaio 1699, indirizzata al re cattolico Carlo II riguardante sussidi per la difesa della fede e dei regni infestati dai barbari e dai pirati'.

INNOCENTIUS PAPA XII

c.713

Charissime in Christo fili noster, salutem et apostolicam benedictionem. Eximius maiestatis tuae et orthodoxae fidei conservandae et propagandae zelus ac singularis erga nos et apostolicam sedem devotionis aliaque praeclara merita exi-gunt ut subsidia pro eiusdem fidei tuorumque regnorum et subditorum ab hosti-bus fidei defensione, ab eisdem subditis tuis sponte oblata, quantum cum Domino possumus adiuvemus. Exponi si quidem nobis nuper fecisti quod cum dilecti filii subditi regni tui Sardiniae animadevertentes praedictum Sardiniae prae aliis Regnis tuis barbarorum et aliorum piratarum infestationibus, invasionibus et direptionibus, ob eius ad oram Africae vicinitatem expositum esse prout alias fecerant, ita et novissime summam septuaginta millium sentorum quotannis ad quinquennium tantum a die prima ianuarii 1698 computandum persolvendam pro manutentione classis aliquot triremium, ad civitatum, urbium et locorum mariti-morum portuumque ac orae maritimae dicti Regni contra barbarorum et aliorum piratarum impetus, infestationes atque direptiones defensionem in certis terminis, ac modo et forma tunc expressis seu exprimendis exigendam, maiestati tuae spon-te obtulissent venerabiles fratres archiepiscopi, episcopi et universae personae ecclesiasticae eiusdem Regni, in comitiis ipsius regni congregati, in solutione dic-tae summae pro certa rata sedis apostolicae accedente beneplacito concurrere similiter sponte et libere obtulerunt et promiserunt. Cum autem sicut eadem expositio subiungebat, ex eo quod per lateranense conci-lium diversasque alias canonicas sanctiones sub diversis censuris et poenis eccle-siasticis caveatur expresse ne reges, principes et alii saeculares magistratus ab archiepiscopis, episcopis, abbatibus et aliis personis ecclesiasticis etiam sponte offerentibus aliquam pecuniae summam sive subventionem exigant aut recipiant, maiestas tua, et tui illius regni ministri dubitetis, ratam partem recipiendo censu-ras et poenas praedictas incurrere et forsan incurrisse et propterea pro tuae maie-statis et dictorum ministrorum quiete, nobis humilíter supplicari feceris, quatenus praemissis nostram et huius sedae sedis auctoritatem interponere dignaremur. Nos attentis praemissis huiusmodi supplicationibus inclinati, spontaneae oblationi per archiepiscopos, episcopos et alias personal ecclesiasticas ad effectum praemis-sum factae pro hac vice et ad quinquennium, sicut praedicitur, computandum tan-

i La copia della bolla è allegata negli atti di Corte.

1133

tum nostram et dictae sedis auctoritatem interponimus per praesentes et nihilomi-nus archiepiscopis, episcopis et aliis ecclesiasticis personis praedictis, ut ratam huiusmodi per vos, ut praedicitur, sponte oblatam et promissam persolvere, ac tua maiestas tuique ministri eam petere et recipere, exigere et levare absque conscien-tiae scrupulo seu censurarum et poenarum praedictarum incursu libere et licite possitis auctoritate apostolica earumdem tenore praesentium concedimus et indulgemus ipsosque archiepiscopos, episcopos et alias personas et earum singu-las, quatenus ipsí dictam ratam iam promiserint aut solverint necnon eamdem maiestatem tuam et tuos ministros praedictos, quatenus eandem ratam iam perce-peritis ab omnibus et singulis censuris et poenis per te et illos propterea quo [...] incursis, auctoritate et tenore praedictís absolvimus et absolutos fore censemus et declaramus, non obstantis praemissis ac quibusvis constitutionibus et ordinationi-bus apostolicis necnon ecclesiarum mouriorum et beneficiorum quorumcumque etiam iuramento, confirmatione apostolica vel quavis alia firmitate roboratis, sta-tutis et consuetudinibus privilegiis quoque indultis exemptionibus, immunitati-bus, etiam in corpore iuris clausis ac aliis apostolicis quibusvis generaliter vel spe-cialiter concessis, quibus omnibus et singulis illorum tenores praesentibus pro plena et sufficienter expressis et de verbo ad verbum insertis, habentes illis alias in suo robore permansuris, ad praemissorum effectum, hac vice dumtaxat specialiter et expresse derogamus caeterisque contrariis quibuscumque. Volumus autem ut in posterum personae ecclesiasticae dicci regni a solutione et exactione similium pecuniarum omnino abstineant quodque poenitentiam quam pro praemissis cuiu-svis ex supradictis confessarius ab ordinario approbatus illis et eorum cuilibet duxerit imponendum adimplere omnino teneantur necnon quod praesentium transumptis manu alicuius notarii publici subscriptis et sigillo personae in eccle-siastica dignitate constitutae eadem prorsus fides in iudicio et extra illud habeatur, quae illis praesentibus haberetur, si forent exhibitae vel ostensae quodque distri-butio, repartimentum ac taxatío et exactio ratae huiusmodi a personis ecclesiasti-cis in comitiis huiusmodi ab eisdem ecclesiasticis forsan deputatis, aut in eorum defectum ab ordinariis locorum seu a personis ecclesiasticis ab ipsis ordinariis deputatis dumtaxat fiat ac ministris laicis ad effectum praemissum et pro summa praedicta tantum consignetur quodque pecuniae huiusmodí in manutentionem dictarum triremium ad effectum praemissum et non in alios usus totaliter et inte-gre convertantur, alias eadem praesentes nullae sint eo ipso. Data Romae apud Sactam Mariam Maiorem sub annulo piscatoris die 24 ianuarii 1699 pontificatus nostri anno octavo. Vidit cardinalis Albanus. /

c. 714 v. Charissimo in Christo filio nostro Carolo, Hispaniarum regi catholico.

Die decima mensis martii íntitulata martis anno a nativitate Domini millesimo sex-

1134

centesimo nonagesimo nono, Calari, et intus sacristiam sanctae primatialis eccle-siae [caliaritanae. EI retroscrito buleto pontificio en devida forma despachado en la Romana Curia ha sido presentado y notificado por mi notarlo publico infrascrito en nombre y por parte de Diego Liliu, publico notarlo y secretario d.esta Lugartenencia General y de las presentes reales y generales Cortes que està celebrando el exce-lentissimo sefior conde de Montellano, virrey y capitan generai d.este Reyno y pre-sidente en ellas, presentes los testigos infrascritos al ilustre Cabildo calaritano, estando congregado en dicha sacristia en la forma acostumbrada, el qual haviendo oydo su contenido en nombre de aquel el noble y reverendo don Juan María Solinas, canonigo y dean de dicha sancta primatial íglesia calaritana, ha hecho de respuesta con el devido obsequio que se le diera copia authentica de dicho buleto, la qual en presentia de los mismos testigos se la tengo entregada. En fe de lo qual se continua el presente aucto, de quibus et cetera. Demetrio Brazo Cavada, notarlo, so testimoni. Agustin Pinna, so testimoni. loannes Baptista Ordiz, publicus notarius, pro Didaco Líliu, secretario. /

306 1699 marzo 16, Chiesa metropolitana di Cagliari IZ viceré, conte di Montellano, proroga il Parlamento e tutti gli atti relativi

ad esso al giorno 16 aprile 1699; in caso di festività, rinvia al giorno successivo. (Il notaio Giovanni Battista Pilo, che sostituisce Diego Lilliu, annota che

il Parlamento è stato rinviato al 29 aprile in quanto il 16 è Giovedì santo).

Et adveniente die lunae intitulatta decima sexta praesentis mensis ma[rtii] labentis c. 715

anni millesimi sexcentesimi nonagesimi noni, Calari, assignata et deputata ad cele-brationem regii et generalis parlamenti, constitutus personaliter nobilis et magnifi-cus utriusque iuris dottor don Franciscus Pastor, Regiam Cancellariam regens, ín eclesia metropolitana primatiali calaritana et ante theatrum ubi solitum est regium et generale Parlamentum celebrare, nomine et pro parte suae excellentiae fecit porrogatíonem sequentem:

"Excellentissimus dominus don Iosephus de Solis, Valderabano, Davila, Pacheco, Giron et Enrriques, comes de Montellano, antelatus de Iucatan et cetera, de Consilio Sacrae Catholícae Regiae Maiestatis, illius prorex, locumtenens et capita-neus generalis praesentis Sardiniae Regni et preses in praesenti regio et generali Parlamento, causis et rationibus suae excellentiae bene visis, porrogat Parlamentum huiusmodi et omnes actus illius ad diem decimam sextam mensis aprílis primi venturi praefacti anni 1699 si feriata non fuerit, si autem feriata ad diem ímediate sequentem non feriatam", mandans mihi secretario infrascripto de

1135

his praesens conficere instrumentum. Praesentibus ibidem pro testibus Lucifero Usay et Francisco Puddu, notariis publicis istius civitatis Calaris, de quibus et cetera. loannes Baptista Pilo, nottarius, pro Liliu, secretarío. Se notta que el dia dies y seis de abril que se hiso la porroga era el jueves santo y de este dia han sido feriados asta el dia 29 de este mes que fue juridico y se ha hecho la otra porroga siguiente. Pilo, nottarius, pro Liliu, secretario. /

307 1699 aprile 29, Chiesa metropolitana di Cagliari Il viceré, conte di Montellano, proroga il Parlamento e tutti gli atti relativi

ad esso al giorno 8 giugno 1699; in caso di festività, rinvia al giorno successivo. (Il notaio Giovanni Battista Pilo, che sostituisce Diego Lau, annota che

il giorno 8 è la festa di Pentecoste).

c. 716 Et adveniente die mercurii intitulata vigesima nona presen[tis] mensis aprilis labentis anni millesimi sexcentesimi nonagesimi noni, Calar[i], asignata et deputa-ta ad celebrationem regii et generalis Parlamenti, constitutus personaliter nobilis et magnificus iuris utriusque dottor don Iosephus Fernand[ez] de Moros, Regiam Cancellariam, proregens propter absentiam nobilis et magnifici iuris utriusque doctoris don Francisci Pastor, dictam Regiam Cancellariam regentis, in eclesia metropolitana primatiali calaritana et ante theatrum ubi solitum est regium et generale Parlamentum celebrare, nomine et pro parte suae excellenti[ae] fecit porrogationem sequentem:

"Excellentissimus dominus don Iosephus de Solis, Valderavano, Davila, Pacheco, Giron et Enrriques, comes de Montellano, antelatus de lucatan et cetera, de Consílio Sacrae Catholicae Regiae Maiestatis, illius prorex, locumtenens et capita-neus generalis praesentis Sardiniae Regni et praeses in praesenti regio et generali Parlamento, causis et rationibus suae excellentiae bene visis, porrogat Parlamentum huiusmodi et omnes actus illius ad diem octavam mensis iunii primi venturi praefacti anni 1699 sí feriata non fuerit, si autem feriata ad diem imediate sequentem non feriatam", mandans mihi nottario et secretario infrascripto de his praesens conficere instrumentum. Praesentibus ibidem pro testibus Francisco Puddu et Antonio Michaele Contu, nottariis publicis istius civitatis Calaris, de quibus et cetera. Ioannes Baptista Pilo, nottarius, pro Liliu, secretario. Se notta que el dia ocho y nueve de junio de 1699 han sido fiestas de Pascua de Pentecostes. Pilo, nottarius. /

1136

308 1699 giugno 10, Chiesa metropolitana di Cagliari Il viceré, conte di Montellano, proroga il Parlamento e tutti gli atti relativi

ad esso al giorno 10 luglio; in caso di festività, rinvia al giorno successivo.

Et adveniente die mercurii intitulata decima praesentis mensis iunii labentis anni c. 717 millesimi sexcentesimi nonagesimi noni, Calari, asignata et deputata ad celebratio-nem regii et generalis Parlamenti, constitutus personaliter nobilis et magnificus iuris utriusque doctor don Franciscus Pastor, Regiam Cancellariam regens, in ecclesia metropolitana primatiali calaritana et ante theatrum ubi solitum est regíum et generale Parlamentum celebrare, nomine et pro parte suae excellentiae fecit porrogationem sequentem:

"Excellentissimus dominus don Iosephus de Solis, Valderavano, Davila, Pacheco, Giron et Enrriques, comes de Montellano, antelatus de lucatan et cetera, de Consilio Sacrae Catholicae Regiae Maiestatis, illius prorex, locumtenens et capita-neus generalis praesentis Sardiniae Regni et praeses in praesenti regio et generali Parlamento, causis et rationibus suae excellentiae bene visis, porrogat Parlamentum huiusmodi et omnes actus illius ad diem decimam mensis iulii primi venturi praefacti anni 1699 si feriata non fuerit, si autem feriata ad diem imediate sequentem non feríatam, mandans mihi nottario et secretario infrascripto de his praesens conficere instrumentum, praesentibus ibidem pro testibus Lucifero Usai, nottario publíco istius civitatis, et Iosepho Antonio Lay, etiam nottario istius dic-tae civitatis, de quibus et cetera. Ioannes Baptista Pilo, nottarius, pro Liliu, secretario. /

309 1699 luglio 10, Chiesa metropolitana di Cagliari Il viceré Montellano, per motivi e ragioni da lui ben considerati, proroga il

Parlamento e tutti gli atti relativi ad esso al giorno 10 agosto; in caso di festi-vità rinvia al giorno successivo.

Et adveniente die veneris intitulata decima praesentis mensis iulii labentis anni c. 718 millesimi sexcentesimi nonagesimi noni, Calari, assignata et deputata ad celebra-tionem regii et generalis Parlamenti, constitutus personaliter nobilis et magnificus don Franciscus Pastor, Regiam cancellariam regens, in ecclesia metropolitana pri-matiali calaritana et ante teatrum ubi solitum est regium et generale Parlamentum celebrare, nomine et pro parte suae excellentiae fecit porrogationem sequentem:

"Excellentissimus dominus don Iosephus de Soliz, Valderabano, Davila, Pacheco, Giron et Enriques, comes de Montellano, antelatus de Iucatan et cetera, de Concilio Sacrae Catholicae Regiae Maiestatis, illius prorex et capitaneus generalis

1137

praesentis Sardiniae Regni et praeses in praesenti regio et generali Parlamento, causis et rationibus suae excellentiae bene visis, porrogat Parlamentum huiusmodi et omnes actus illius ad diem decimam mensis a(u)gusti primi venturi praefacti anni 1699 si feriatam non fuerit, si autem feriata ad diem immediate sequentem non feriatam", mandans mihi notario et secretario infrascripto de his praesens conficere instrumentum. Praesentibus ibidem pro testibus Didaco Piras et Gaietan et Antonio Michaele Contu, nottarii(s) istius civitatis, de quibus et cetera. Ioannes Baptista Pilo, nottarius, pro Liliu, secretario. /

310 1699 agosto 11, Chiesa metropolitana di Cagliari Il viceré, conte di Montellano, proroga il Parlamento e tutti gli atti relativi

ad esso al giorno 15 settembre; in caso di festività, rinvia al giorno successivo.

c. 719 Et adveniente die martis intitulata undecima praesentis mensis augu[s]ti labentis anni millesimi sexcentesimi nonagesimi noni, Calari, assignata et deputata ad cele-brationem praesentis regii et generalis Parlamenti, constitutus personaliter nobilis et magnificus utriusque iuris doctor don Franciscus Pastor, Regiam Cancellariam regens, in ecclesia metropolitana primatiali calaritana et ante theatrum ubi solitum est regium et generale Parlamentum celebrare, nomine et pro parte suae excellen-tiae fecit prorogationem sequentem:

"Excellentissimus dominus don Ioseph de Soliz, Valderabano, Davila, Pacheco, Giron et Enriques, comes de Montellano, antelatus de Iucatan et cetera, de Concilio Sacrae Catholicae Regiae Maiestatis, eius prorex et capitaneus generalis in praesenti Sardiniae Regno et praeses in praesenti regio et generali Parlamento, causis et rationibus suae excellentiae bene visis, prorogat Parlamentum huiusmodi et omnes actus illius ad diem decimam quintam intitulatam martis mensis septem-bris praesentis anni 1699 si feriata non fuerit, si autem feriata ad diem imediate sequentem non feriatam", mandans mihi secretario infrascripto de his omnibus praesens conficere instrumentum. Praesentibus ibidem pro testibus Ludivico Baxu et Ioanne Baptista Ordiz, notariis istius civitatis, de quibus et cetera. Didacus Liliu, secretarius.

311 1699 settembre 15, Chiesa metropolitana di Cagliari Il viceré, conte di Montellano, proroga il Parlamento e tutti gli atti relativi

ad esso al giorno 16 ottobre; in caso di festività, rinvia al giorno successivo.

c.719 Et adveniente die martis intitulata decima quinta praesentis mensis septembris currentis anni 1699, Calari, assignata et deputata ad celebrationem regii et genera-

1138

lis Parlamenti, constitutus personaliter nobilis et magnificus iuris utriusque doctor don Franciscus Pastor, Regiam Cancellariam regens, in ecclesia primatiali metro-politana calaritana et ante theatrum ubi solitum est dictum regium et generale Parlamentum celebrare, nomine et pro parte suae excellentiae fecit prorogationem sequentem:

"Excellentissimus dominus don Ioseph de Soliz, Valderabano, Davila, Pacheco, Giron et Enriquez, comes de Montellano, antelatus de Iucatan et cetera, de Concilio Sacrae Catholicae Regiae Maest[a]tis, eius prorex, locumtenens et capita-neus generalis praesentis Sardiniae Regni et praeses in praesenti regio et generali Parlamento, causis et ration[i]/bus1 suae excellentiae bene vísis, prorogat parla- c. 719 v. mentum huiusmodi et omnes actus illius ad diem decimam sextam intitulatam veneris mensis octobris currentis anni 1699 si feriata non fuerit, si autem feriata ad diem immediate sequentem non feriatam", mandans mini secretario infrascripto de his praesens conficere instrumentum. Praesentibus ibidem pro testibus, ibidem pro testibus, Lucifero Usay et Ioanne Baptista Pilo, notariis publicis istius civitatis, de quibus et cetera. Didacus Liliu, secretarius. /

312 1699 ottobre 16, Chiesa metropolitana di Cagliari Il viceré, conte di Montellano, proroga il Parlamento e tutti gli atti relativi

ad esso al giorno 16 novembre; in caso di festività, rinvia al giorno successivo.

Et adveniente die veneris intítulata decima sexta praesentis mensis octobris cur-rentis anni 1699, Calari, assignata et deputata ad celebrationem regii et generalis c. 720

Parlamenti, constitutus personaliter nobilis et magnificus iuris utriusque doctor don Franciscus Pastor, regiam Cancellariam regens, in eclesia metropolitana pri-matiali calaritana et ante theatrum ubi solitum est regium et generale Parlamentum celebrare, nomine et pro parte suae excellentiae fecit porrogationem sequentem:

"Excellentissimus dominus don Iosephus de Solis, Valderavano, Davila, Pacheco, Giron et Enrriques, comes de Montellano, antelatus de Iucatan et cetera, de Consilio Sacrae Regiae Maiestatis, illius prorex, locumtenens et capitaneus genera-lis praesentís Sardiniae Regni et praeses in praesenti regio et generali Parlamento, causis et rationibus suae excellentiae bene visis, porrogat Parlamentum huiusmodi et omnes actus illius ad diem decimam sextam mensis novembris primi venturi praefacti anni 1699 si feriata non fuerit, si autem feriata ad diem imediate sequen-

rationi- rtipetuto nella carta successiva.

1139

tem non feriatam", mandans mihi nottario et secretario infrascripto de his prae-sens conficere instrumentum: Praesentibus ibidem pro testibus nobili utriusque iuris doctore don Vincentio Bacallar et Lucifero Usay, nottario publico praesentis civitatis, de quibus et cetera. Didacus Liliu, secretarius.

313 1699 novembre 16, Chiesa metropolitana di Cagliari Il viceré, conte di Montellano, proroga il Parlamento e tutti gli atti relati-

vi ad esso al giorno 15 dicembre; in caso di festività, rinvia al giorno successi-vo.

c.720 Et adveniente die lunae intitulata decima sexta praesentis mensis novembris labentis et currentis anni 1699, Calari, assignata et deputata ad celebrationem regii et generalis Parlamenti, constitutus personaliter nobilis et magnificus iuris utriu-sque doctor don Franciscus Pastor, Regiam Cancellariam regens, in ecclesia metropolitana primatiali calaritana et ante theatrum ubi solitum est regium et generale Parlamentum celebrare, in personam suae excellentiae fecit prorogatio-nem sequentem:

c. 720 v. Excellentissimus dominus don Ioseph de Soliz, V[al] / derabanol, Davila, Pacheco, Giron et Enriquez, comes de Montellano, antelatus de Iucatan et cetera, de Concilio Sacrae Catholicae Regiae Maiestatis, eius prorex et capitaneus genera-lis praesentis Sardiniae Regni et praeses in praesenti regio et generali Parlamento, causis et rationibus suae excellentiae bene visis, prorogat Parlamentum huiusmodi et omnes actus illius ad diem decimam quintam mensis decembris praesentis anni 1699 si feriata non fuerít, si autem feriata ad diem immediate sequentem non feriatam", mandans mihi secretario infrascripto de his omnibus praesens conficere instrumentum. Praesentibus ibidem pro testibus Demetrio Brasso Cavada, nona-rio, et Lucifero Loy, causidico praesentis civitatis, de quibus et cetera. Didacus Liliu, secretarius. /

314 1699 dicembre 16, Chiesa metropolitana di Cagliari Il viceré, conte di Montellano, proroga il Parlamento e tutti gli atti relativi

ad esso al giorno 15 gennaio del 1700; in caso di festività, rinvia al giorno successivo.

i Vai- ripetuto nella carta successiva.

1140

Et adveniente die mercurii intitulata 16 praesentis mensis decembris currentis c. 721 anni millesimi sexcentesimi nonagesimi noni, Calari, assignata et deputata ad cele-brationem regíis et generalis Parlamenti, constitutus personaliter nobilis et magni-ficus utriusque iuris doctor don Franciscus Pastor, Regiam Cancellariam regens, in eclesiam metropolitana primatiali calaritana et ante theatrum ubi dictum regium et generalem Parlamentum solitum est celebrare, nomine et pro parte suae excel-lentiae fecit prorrogationem sequentem:

"Excellentissimus dominus don Iosephus de Soliz, Valderabano, Davila, Pacheco, Giron et Enrriques, comes de Montellano, antelatus de Iucatan et cetera, de Consilio Sacrae Catholicae Regiae Maiestatis, eius prorrex, locumtenens et capita-neus generalis praesentis Sardiniae Regni et praeses in praesenti regio et generali Parlamento, causis et rationibus suae excellentiae bene visis, prorrogat Parlamentum huiusmodi et omnes actus illius ad diem decimam quintam mensis ianuarii anni proximi venturi 1700 si feríata non fuerit, si autem feriata ad diem immediate sequentem non feriatam", mandans michi secretario infrascripto de his omnibus praesens conficere instrumentum. Praesentibus ibidem pro testibus loanne Baptista Ordiz et Demetrio Brazo Cavada, notariis istius civitatis, de qui-bus et cetera. Didacus Liliu, secretarius. /

315 1700 gennaio 16, Chiesa metropolitana di Cagliari Il viceré, conte di Montellano, proroga il Parlamento e tutti gli atti relativi

ad esso al giorno 16 febbraio; in caso di festività, rinvia al giorno successivo. (In una annotazione laterale si legge che il 15 gennaio era festivo in onore

del vescovo Sant'Eusebio).

Et adveniente die sabati intitulata decima sexta praesentis mensis ianuarii 1700, c. 722 Calari, assignata et deputata ad elebrationem regii et generalis Parlamenti, consti-tutus personaliter nobilis et magnificus iuris utriusque doctor don Franciscus Pastor, Regiam Cancellariam regens, in eclesia metropolitana primatiali calaritana et ante teatrum ubi dictum regium et generale Parlamentum solitum est celebrare nomine et pro parte suae excellentiae fecit prorogationem sequentem:

"Excellentissimus dominus don Iosephus de Solíz, Valderabano, Davila, Pacheco, Giron et Enrriques, comes de Montellano, antelatus de Iucatan et cetera, de Concilio Sacrae Catholicae Regiae Maiestatis, eius prorex, locumtenens et capita-neus generalis praesentis Sardiniae Regni et praeses in praesenti regio et generali Parlamento, causis et rationibus suae excellentiae bene visis, prorrogat Parlamentum huiusmodi et omnes actus illius ad diem decimam sextam mensis

1 141

februarii praesentis et currentis anni 1700 si feriata non fuerit, si autem feriata ad diem immediate sequentem non feriatam, habilitatis quatenus opus sit omnibus diebus intermedis non feriatis", mandans mihi secretario infrascripto de his omni-bus praesens conficere instrumentum. Praesentibus ibidem pro testibus Lucifero Usay et Eusebio Cossu, publíciis notariis praesentis civitatis, de quibus et cetera. Didacus Liliu, secretarius. El dia quinze fue feriado en honor de san Eusebio obispo. /

316 1700 febbraio 16, Chiesa metropolitana di Cagliari Il viceré, conte di Montellano, proroga il Parlamento e tutti gli atti relativi

ad esso al giorno 16 marzo; in caso di festività, rinvia al giorno successivo.

c. 723 Et adveniente die martis intitulata decima sexta praesentis mensis februarii cur-rentis anni 1700, Calari, adsignata et deputata ad celebrationem regii et generalis Parlamenti, constitutus personaliter nobilis et magnificus iuris utriusque doctor don Franciscus Pastor, Regiam Cancellariam regens, in ecclesia primatiali metro-politana calaritana et ante teatrum ubi dictum regium et generale Parlamentum solitum est celebrare nomine et pro parte suae excellentiae fecit prorrogationem sequentem:

"Excellentissimus dominus don Iosephus de Soliz, Valderabano, Davila, Pacheco, Giron et Enriques, comes de Montellano, antelatus de Iucatan et cetera, de Consilio Sacrae Catholicae Regiae Maiestatis, eius prorrex, locumtenens et capita-neus generalis praesentis Sardiniae Regni et preses in praesenti regio et generali Parlamento, causis et rationibus suae excellentiae bene visis, prorrogat Parlamentum huiusmodi et omnes actus illius ad diem decimam sextam mensis martii praesentis et currentis anni 1700 si feriata non fuerit, si autem feria[ta] ad diem immediate sequentem non feriatam, habilitatis quatenus opus sit omnibus diebus intermedis non feriatis", mandans mihi secrettario infrascripto de his omnibus praesens conficere ínstrumentum. Praesentibus ibidem pro testibus Lucifero Usay et Iosepho Antonio Lay, publicis nottariis istius civitatis, de quibus et cetera. Didacus Liliu, secretarius. /

317 1700 marzo 16, Chiesa metropolitana di Cagliari Il viceré, conte di Montellano, proroga il Parlamento e tutti gli atti relativi

ad esso al giorno 30 marzo; in caso di festività, rinvia al giorno successivo o, se necessario, ad altro giorno non festivo nel medesimo arco di tempo.

1142

Et adveniente die martis intitulata decima sexta praesenti mensis martii labentis et c. 724

currentis anni 1700, Calari, adsignata et deputata ad celebrationem regii et gene-ralis Parlamenti, constitutus personaliter nobilis et magnificus iuris utriusque doc-tor don Franciscus Pastor, Regiam Cancellariam regens, in ecclesia primatiali metropolitana callaritana et ante teatrum ubi solitum est dictum regium et genera-lem Parlamentum celebrare, nomine et pro parte suae excellentiae fecit prorroga-tionem sequentem.

"Excellentissimus dominus don Iosephus de Soliz, Valderabano, Davila, Pacheco, Giron et Enriques, comes de Montellano, antelatus de Iucata[n et cetera], de Consilio Sacrae Catholicae Regiae Maiestatis, eius prorrex, locumtenens et capita-neus gener[alis] praesentis Sardiniae Regni et praeses in praesenti regio et generali Parlamento, causis et rationibus suae excellentiae bene visis, prorrogat Parlamentum huiusmodi et omnes actus illius ad diem trigesimam praesentis e[t] labentis mensis martii labentis et currentis anni 1700 si feriata non fuerit, si autem feriata ad diem immediate sequentem non feriatam, habilitatis quatenus opus sit omnibus diebus intermediis non feriatis", mandans mihi secrettario infrascripto de hiis praesens conficere instrumentum. Praesentibus ibidem pro testibus Lucifero Usay et Iosepho Antonio Lay, publicis nottariis praesentis civitatis, de quibus et cetera. Didacus Liliu, secretarius. /

318 1700 marzo 29, Castello di Cagliari, palazzo del marchese di Laconi Il viceré, conte dí Montellano, riunitosi con gli ufficiali regi — a destra i

ministri della Reale Udienza civile e criminale, alla sinistra quelli del Reale Patrimonio — e convocati separatamente i tre Stamenti nelle loro rispettive sedi, invia in qualità di ambasciatori don Francesco Quesada e don Gaspare Barruesso Carnicer perché partecipino a ciascuno Stamento le grazie che ha loro concesso. Comunica inoltre di aver ricevuto le decretazioni regie relative alle suppliche e di aver fissato al giorno successivo, alle tre del pomeriggio, la seduta conclusiva del soglio.

Usciti gli ambasciatori, viene presentata la supplica di don Giuseppe Soggiu che chiede un salario per l'attività prestata nelle Corti e il viceré, sen-titi i suoi ministri, gli assegna la somma di 280 lire. Rientrati i legati, essi riferiscono di aver comunicato l'ambasciata e che gli Stamenti a loro volta invieranno un'altra ambasciata.

Giungono per primi don Gavino de Aquena e don Ignazio Masones, legati dello Stamento ecclesiastico, che ringraziano il viceré e presentano un memo-riale (all. A). Seguono don Vincenzo Bacallar Santucho e don Michele Marti, inviati dello Stamento militare che, nel ringraziare il viceré per l'ambasciata,

1143

chiedono che conceda le grazie presentate nei memoriali allegati. Infine arri-va Francesco Esgrecho, nunzio dello Stamento reale, che ringrazia il viceré e presenta un memoriale (all. B).

Il viceré ordina infine lo scioglimento delle riunioni stamentarie e della giunta degli ufficiali regi.

c. 725 Et adveniente die vigesima nona mensis martii anno a nativitate Domini millesimo septingesimo, Calari, habilitata cum antecedente prorrogatione, hora vero sexta post meridiem, estando su excelencia en una piessa del palacio del illustre mar-ques de Laconi, construhido en este real Castillo de Caller, con los nobles y magnificos reales minístros de Justicia y Patrimonio que fueron: don Francisco Pastor, regente la real Cancilleria, don Joseph Fernandez de Moros, don Martin Valonga, don Gaspar Valerio Alciator, don Juan Bautista de la Matta, don Francisco Quesada, don Joseph Sotgiu, don Francisco Roger, don Gaspar Camiger, don Manuel De Litala, don Filiberto Espin de Cobacho, abogado fiscal patrimonial, y don Joseph Sepulveda, abogado fiscal real, y don Antonio Machin, ausentes don Jorge Cavassa y don Martin Vila. Y sentado su excelencia en su sulla bajo dozel y dichos nobles y magnificos reales ministros en unos bancos cupiertos de park) verde: a mano derecha dichos nobles y magnificos reales ministros de la Real Audiencia civil y criminal, y a la esquierda los del Real Patrimonio; y los tres Estamentos congregados de orden de su excelencia a toque de campana segun costumbre; a saber es el illustrissimo Estamento eclesiastico en el palacio archiepi-scopal calaritano, el muy illustre Estamento militar en la iglesia de la Virgen de Nuestra Seriora de Esperanga y el illustre Estamento real en la casa de esta magni-fica ciudad de Caller, su excelencia nombró por embajadores a los nobles y magni-ficos don Francisco Quesada y don Gaspar Barruesso y Carniger para que fuessen a los tres Estamentos y les partícipassen a cada uno de ellos que su excelencia les dava las gratias en el real nombre de su magestad, Dios le guarde, por haverle ser-vivo en estas Cortes con el zelo que corresponde a sus grandes obligaciones, y les participava que havia recibido los reales despachos y decretos que ha mandado hazer su magestad en las suplicas de los Estamentos y otras que han recurrido, y serialava para levantar el solio, en execucion de la real orden, el dia de mafiana treynta del presente mes de margo, a las tres horas de la tarde. Fueron dichos embajadores, y en este interim dicho noble don Joseph Sotgiu representó a su excelencia suplicandole se sirviesse sarialarle salario por la assi-stencia que ha hecho en estas Cortes como a ministro, por haver comengado a ser-vir pendientes ellas. Y confabulada esta demanda con los nobles y magníficos rea-les ministros que quedaron en la junta, resolvió su excelencia con la mayor parte de votos que a dícho noble y magnifico don Joseph Sotgiu se le serialasse la partí-da de ducientas y ochenta libras. Y haviendo buelto dichos embajadores y sentados cada uno en su lugar, dicho

1144

noble y magnifico Barruesso y Carniger dijo: "Excelentissimo sei-1°r, hemos dado la embajada a los tres Estamentos como vuestra excelencia lo hal / mandado y la c. 725 v.

respuesta la darà el noble y magnifico don Francisco Quesada", el qual dijo: "Excelentissimo setior, hemos dado la embajada a los tres Estamentos y respon-den que con embajada haran expression del agradecimiento con que quedan a las honrras que reconoscen de la real benignidad de su magestad y a los favores que deven a vuestra excelencia". Despues vinieron por embajadores del illustrissimo Estamento eclesiastico los reverendos canonigos don Gavino de Aquena y don Ignacio Masones, y recibidos y sentados estos en la forma acostumbrada, dicho de Aquena dijo: "Excelentissimo seflor, el illustrissimo Estamento eclesiastico da las gracias a vue-stra excelencia por la merced que ha sido servido hazerle participandole los despachos de su magestad, Dios le guarde", segun contiene este papel que presen-ta y va setialado con la letra A. Y su excelencia respondió por medio de dicho noble y magnifico regente que estimava mucho la fineza y gran zelo que havia mostrado el illustrissimo Estamento eclesiastico en el real servicio y tendrà siem-pre muy presente, y se fueron imediatamente, siendo acompaiiados basta a la puerta por dichos nobles y magnificos de Cobacho y Machin. Y despues vinieron por embajadores del muy illustre Estamento militar, los nobles don Viscente Bacallar y Santucho y don Miguel Marty, y sentados cada uno en el lugar acostumbrado, dicho Bacallar dijo: "Excelentíssimo setior, el muy illustre Estamento militar da las gracias a vuestra excelencia por la merced que ha sido ser-vido hazer.le participandole la que su magestad, Dios le guarde, ha hecho al Reyno y a sus Estamentos y por haver aceptado el servicio y sanalado el dia para el alga-miento del ultimo solio, y juntamente suplica a vuestra excelencia dícho muy illu-stre Estamento se sirva hazerle las gracias que suplica en estos memoriales que pre-senta". Y su excelencia respondió por medio de dicho noble y magnifico regente que estimava mucho la manifestacion de su gran zelo en el real servicio, muy pro-prio de sus grandes obligaciones, y se fueron acompafiandoles basta el lugar solito los nobles y magnificos don Filiberto Espin de Cobacho y don Antonio Machin. Y ultimamente vino por embajador del illustre Estamento real el secretario Francisco Esgrechio, y recíbido y sentado al lado del noble y magnifico regente, dijo: "Excelentissimo serior, el illustre estamento real da las gracias a vuestra exce-lencia de la merced que le ha hecho con la embajada que ha sido servido embiarle participandole que su magestad, Dios le guarde, se ha dado por bien servido por lo que ha obrado en este real y generai Parlamento y en las gracias y mercedes que insinua haver.le merecido el Reyno en general y en particular, y que mariana, obe-deciendo al precepto de vuestra excelencia, assistirà al ultimo solio y conclusion de estas Cortes", segun mas largamente en este papel que presenta y va nottado

ha ripetuto nella carta successiva.

1145

con la letra B. Y su excelencia respondio por medio del noble y magnifico regente que quedava con grande reconocimiento por lo que havia obrado en el real servi-cio manifestando en estas Cortes como en todas su innata fidelidad, y se fue sien-do acompatiado por dichos nobles y magnificos hasta el lugar solito. Y su excelencia mando que se avisasse a los Estamentos para que se fuessen, como con effecto el regente lo mandó avisar con el alguazir mayor, y su excelencia dis[o]lvio la junta y mando a mi, secretario infrascrito, que comunicasse [......

Didacus Liliu, secretarius. /

318/1 Allegato A. Lo Stamento ecclesiastico ringrazia il viceré per avergli parteci-

pato i dispacci del sovrano circa le grazie concesse al Regno e agli Stamenti e per aver contribuito alla concessione delle grazie; comunica infine che parte-ciperà alla celebrazione del soglio all'ora indicata.

c. 726 Excelentissimo seiior. El illustrissimo y reverendissimo Stamento eclesiastico da a vuestra excelencia las gratias por la merced ha lido servido hazerle partkipandole los despachos de su magestad, Dios le guarde, en orden a las mercedes ha hecho al Reyno y a sus Stamentos y a la celebracion del solio, y por haverse servido su magestad de acep-tar el servigio que hizo en estas Cortes y de haver vuestra excelencia contribuido por su grandeza en la concession de dichas mercedes, y acudir" el illustrissimo Stamento para la celebracion del solo a la hora sefialada. Alexius Ferreli illustrissimi et reverendissimi Stamenti eclesiastici. /

318/2 Allegato B. Lo Stamento reale partecipa al viceré di aver ricevuto l'amba-

sciata relativa alla concessione delle grazie e la comunicazione della data in cui si terrà la riunione conclusiva delle Corti.

c. 735 Excelentissimo serior. El illustre Estamento real da a vuestra excelencia las grassias de la merced le ha echo vuestra excelencia con la embaxada que el noble y magnifico don Gaspar Barrueso y Carnicer le ha dado participandole que su magestad, Dios le guarde, se ha dado por bien subido por lo obrado en este generai Parlamento y en las gras-sias y mercedes que insinua haverle meressido el Reino en generai y particular, y magnana, obedeciendo al precepto de vuestra excelencia, no podra faltar a assistir al ultimo solio y conclusion de estas Cortes. /

1146

2. Decretazioni viceregie sulle ultime suppliche dello Stamento militare

319 1700 marzo 29, Cagliari Il sindaco dello Stamento militare chiede che la città nomini un chirurgo

che dimori nel Castello di Cagliari senza frapporre alcun pretesto in quanto i chirurghi, che abitano nelle Appendici; non sono in grado di intervenire tem-pestivamente quando ve ne sia la necessità.

Il viceré approva.

Excelentissimo setior. c. 727 El sindico del illustre Estamento militar dize que en este Castillo de Caller hai gran necessidad de sirujanos, por lo qual se pueden offreser y offresen lanzes que pueden morirse algunos por no tener la prompta providengia y ocurrencia de aquellos, principalmente de noche, que por estar las puertas serradas no pueden llamarse los que viven y moran en los Appendicios, que es donde estan los mejo-res offisiales de la facultad, y en tanto viven ahi, por quanto en este Castillo son tan subidos los pregios de los alquileres de las casas que no tienen caudal para mantenerse, segun que haviendo hablado a algunos de los que suponen en la plaza para que se subiessca, no quieren hazerlo, dando siempre por respuesta lo referi-do y pareciendoles ser mui justificada aquella. Y considerando de otra parte que no se puede dejar de tener aqui saltim un siruja-no mui cabal y de los mejores de la arte para qualquiera necessidad, eo maxime quando aqui mora toda la noblesa y lo mas lusido de toda esta ciudad y Rein°, por lo qual viene a ser publíca la utilidad que resulta a todos y assi es justo se de en esto la devida providensia para consuelo de todos, porende acude ante vuestra excelencia suplicando quede servido decretar y mandar que esta illustre y magnifi-ca ciudad de Caller, con assistencia y pareser del prothomedico d.este / Reino, c. 727 v.

nombre un sirujano y obligarle para que suba a morar en este Castillo haziendole qualquiera conveniensia para poder vivir, para que d.essa suerte no tengan mas escusas y quede consolado este Castillo, lo que por ser tan en la utilidad publica y particular de cada uno lo espera resebir de la grandesa de vuestra excelencia, que Díos guarde. Como lo suplica. Provisa per suam excellentiam ex delíberatione sumpta in regio et generali Parlamento die vigesima nona mensis martii millesimo septingentesimo, Calari. Didacus Liliu, secretarius. /

1147

320 1700 marzo 29, Cagliari Carlo Alivesi di Sassari fa presente al viceré di aver ricoperto l'incarico di

credenziere reale della città con un salario di 25 scudi all'anno e di aver sem-pre presentato regolari rendiconti al maestro razionale; trovandosi negli ulti-mi tempi impossibilitato a recarsi a Cagliari per la morte di alcuni figli e una sua malattia, fu obbligato però dal maestro razionale, sotto pena di 1000 scudi, a recapitare i conti personalmente, cosa che egli fece nonostante l'infer-mità e le intemperie; essendo stata però nel frattempo istruita una causa con-tro di lui dal procuratore fiscale, chiede al viceré che gli si faccia grazia della pena, in considerazione del fatto che la sua famiglia, composta da moglie e sette figli, versa in gravi ristrettezze perché gli sono stati sequestrati i beni dei suoi avi e persino la dote.

Il viceré dispone che l'avvocato patrimoniale ritiri l'istanza che ha presen-tato nel tribunale del maestro razionale.

c. 728 Excelentissimo sefiori. Don Carlos de Alivesi, vezino de la ziudad de Sazer, representa a vuestra excelen-cia que, haviendo administrado por espacio de muchos anos el officio de creden-ciero real de la ziudad de Sazer, por sus cortas conveniencias sin mas sueldo que el de 25 escudos cada ano que le dava Lorenzo Carquero, coma procurador del pro-prietario don Pablo del Masses, y los pocos emolumentos de dicho officio, a dado siempre sus legales quentas en el officio del noble y magnifico mestre racional asta que en este ultimo tiempo por varios acidentes de muerte de hijos, enfermedades y pocos medios, no pudo passar personalmente a esta siu d ad para darlas; no pudiendo fiar.las de un procurador, por la experiencia tuvo que en las ultimas que dio sin su assistencia quedó defraudado de partida considerable, haviendose dete-nido su procurador parte de los mandatos que le remitió, segun que actualmente se halla agora con algunos. Y haviendo sido mandado por el noble y magnifico mestre racional con pena de mill escudos que passasse a dar dichas quentas, procuró obdecerle, porque tam-bíen le convenia salir d.este embarno, y fue preciso detenerse porque en seys meses que le tuvo arrestado en Alguer, administró en su ausencia este officio Juan Ambrogio Colli. Y haviendo este passado a mejor vida, luego que el suplicante se restituyó por orden de vuestra excelencia del destierro, en todo el verano no fue possible sacarle los papeles y registros d.este medio tiempo de su administragion ni cobrar el menor real, segun consta del pleyto hay en el tribunal de Real Patrimonio, con otros que se pretenden acrehedores de los bienes que este a deja-do. Le sucedió tambien este mes de mayo el caer malo, segun consta de las fees de medicos que a presentado delante de dicho noble y magnifico mestre racional, y

' Copia di tale richiesta alle cc. 730-731 v.

1148

haviendose ya cerrado la isla y no pudiendo passar a esta ciudad a dar sus quentas, remitió los papeles y nombró procurador para estas quentas, lo qual menos se executó, porque el procurador no tenia inteligencia de tantos registros y papeles, como hay en esta administrazion, con lo qual el suplicante a los principios del mes de noviembre se expuso al peligro del intemperie, passó la isla y se a presentado en dicho officio del noble y magnifico mestre racional para dar dichas quentas, haviendo juntado en este tiempo los papeles le faltavan para este effetto. Y porque por el noble y magnifico fiscal patrimonial se le pretende haver incurrí-do en dicha pena de mill escudos, el suplicante a purgado la mora, lo que le a sido licito, porque asta agora no a havido sentencia condenandole a pagar dicha pena, y no a havido dafio de dicho sehor fiscal patrimonial ni interes suyo en que estas quentas se den aora o se huviessen dado el ano passado, pues estos derechos y su procedido queda por su magestad ayudicado a pagar alguna porcion de lo mucho se deve a los acrehedores d.estos derechos, y solo pudiera ser obligado a pagar el interes de la parte. Y se halla el suplicante tantos meses fuera de su casa, dejando desamparad[os] su muger y siete hijos que tiene, que actualmente estan padeciendo el dafio y meno-scabo que se l[e] a sequestrado todo quanto tenia, que es el dote de su muger y algunas cosas vinculadas [de] / sus aguelos, todo lo qual, y en particular una vifia c. 728 v.

y molino, se va destruyendo. Acude a vuestra excelencia, y como es proprio de la real clemencia que representa en estas Cortes el cerrarlas haziendo gracias a estos fieles vassallos, mayormente a los que han servido en ellas, como el suplicante con su voto y el de sus parientes, le suplica sea servido hazerle gracia de perdonarle esta pena, caso la huviere incur-rido, y que pueda dar las quentas sin este tropieco ni que sea molestado mas por esta instancia, que lo tendii a particular favor de la grandeza de vuestra excelen-cia, quem Deus et cetera. El noble y magnifico abogado patrimonial se aparte de la instancia que ha hecho en el tribunal del noble y magnifico maestro rnional sin perjuhisio de los dere-chos de los laborantes. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento die vigesima nona mensis martii millesimo septingentesimo, Calari. Didacus Liliu, secretarius. /

321 1700 marzo 29, Cagliari I fratelli Giuseppe e Giovanni Martino Manzoni di Tempio, il primo accu-

sato di aver ucciso l'assassino del fratello, il secondo del furto di un cavallo, essendo perseguitati dai barracelli della villa chiedono la concessione di sal-vacondotti.

1149

Il viceré respinge la supplica di Giuseppe, mentre concede il salvacondotto a Giovanni Martino perché non è stato condannato e non pende contro di lui alcuna istanza di parte.

c. 729 Excelentissimo senor. Josef Manzoni de la villa de Tempio representa a vuestra excelencia que ya son treinta anos que mataron a su hermano en la calle publica de un arcabucago, y aviendo despues muerto al agressor en la campana, quisieron atribuir este delicto al suplicante, y siendo assi la verdad que no lo avia hecho, obtuvo real guiage del exce-lentissimo senor duque de Monteleon, quando governava en este Reyno, en virtud del qual vivia en el con toda seguridad. Y aviendo sucedido en el ano 1690 que los barracheles de dicha villa de Tempio quisieron maltratar y aun prender a Juan Martin Manzoni, su hermano, que delante de los conjuezes pedia la satisfacion de un cavallo que le avian hurtado, y este resistidose y escapadose de sus manos, se ausentaron ambos por el rezelo de la justicia, y como al suplicante Josef Manzoni le prendiessen en su casa y le remitiessen a las carceles de Sacer, condenado a galeras, se les escapó de las manos y se puso en una iglesia, y por mas que los ministros de justicia de la villa de Nulvi con los hombres que le acompanavan le sacaron d.ella, el canceller en la contencion que se movió, juzgó que se restituyesse a la íglesia, que-dando desde este tiempo el suplicante padeciendo por los montes y bosques, y por-que no es justo que padesca inocentemente, suplica a vuestra excelencia se sirva restituirle a su libertad, mandando se conserve en la possession de su primer guiage, guiandole de nuevo de la fuga que hizo de la mano de justicia, que lo recibiú a par-ticular favor de la gran piedad de vuestra excelencia, que Dios guarde. Juan Martin Manzoni, hermano de Josef Manzoni, de la mesma villa de Tempio, dize a vuestra excelencia que siendo muchacho de pocos anos y pidiendo ante los conjuezes de las causas de los barracheles de dicha villa que le pagassen u[n] ca[va]llo que le avian hurtado, ellos no solo le maltrataron sino que le quisieron

c. 729 v prender, y como2 / el suplicante se defendiesse y se huyesse, se puso por su seguri-dad en la campana, en que està ocho anos ha padeciendo. Y si bien todo esco tiempo le quisieron imputar varios cargos tanto a el como a sus hermanos Josef y Pedro Manzoni, aviendo Pedro sido prendido y trahido a estas reales carceles, a vista de su inocencia y que eran insubsistentes los cargos que le hazian, el excelen-tissimo sei-1°r tonde de Altamira por su gran piedad y justici, se sirvió guiarle, y como el suplicante no tiene mas cargo que el averse ausentado, suplica a vuestra excelencia se sirva darle el real guiague tambien a el y mandar a los ministros de justicia del partido de Galura no le molesten, que todo lo recibili a particular favor de la grandeza de vuestra excelencia, que Dios guarde. En quanto a Joseph Mansoni no ha lugar, en quanto a Juan Martin Mansoní, no

2 y como ripetuto nella carta successiva.

1150

estando condennado a galeras ni haviendo instancia de parte, se le haze la gragia y acuda por el guiaje. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento die vigesima nona mensis martii millesimo septingentesimo, Calari. Didacus Liliu, secretarius. /

322 1700 marzo 29, Cagliari Pietro e Giovanni Francesco Areste di Bosa, in aggiunta ad un memoriale

già inoltrato, chiedono di essere graziati dall'accusa di omicidio nei confronti di Leonardo Puddu, perché, nonostante sia stata ritirata l'istanza dei quere-lanti contro di loro, da oltre dieci anni subiscono notevoli danni.

Il viceré dichiara che si è già provveduto.

Excelentissimo seiior presidente de Cortes. c. 732 Pedro y Juan Francisco Areste de la ciudad de Bosa disen a vuestra excelencia que

en otro memorial, del que hasen a vuestra excelencia demonstracion, ponderaron y pusieron en la alta consideracion de vuestra excelencia los excessivos trabajos han padescido en el discurso de dies afíos, que andan retrahidos por el nullo e injusto cargo se les pretendio sobre el homicidio perpetrado en pergona del quon- dam Leonardo Puddu. Como y para mayor justificacion de la inocencia que les asistia hisieron assi bien demostracion, como de nuevo se hase del aucto del desistimiento, por la parte que- rellante firmado, al pie del qual fue vuestra excelencia servido decretar que lo acor- dassen en adelante, y como es rason que los suplicantes despues de tan continuadas fatigas tengan el consuelo que necessitan segun lo esperan de la ignata piedad de vuestra excelencia, postrados a sus pies, lo acuerdan en la ocasion presente, que es tiempo de gracias y perdon, / y suplican quede vuestra excelencia servido por gra- c. 732 v. cia y mer[ced] de chortes, las quales vuestra excelencia concluye con toda felici- dad restituirlos a su antigua libertad, que a mas de ser justa lo recibirki a particu- lar gratia de las manos de vuestra excelencia, por cuyos aumentos y exaltaciones los exponientes rogarki a la divina magestad el poco tiempo les quedaré de vida, la de vuestra excelencia guarde el cielo et cetera. Ya est dada providengia. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento die vigesima nona mensis martii millesimo septigentesimo, Calari. Didacus Liliu, secretarius. /

323 1700 marzo 29, Cagliari Francesco Spada, notaio pubblico delle cause della città di Oristano, facen-

1151

do presente di avere quasi novanta anni e di essere talmente povero da non avere cibo se non attraverso l'elemosina, chiede di poter esercitare l'impiego di notaio pubblico senza incorrere in alcuna pena in quanto, durante lo svogi-mento della sua attività nel Campidano di Milis, fu accusato di non aver tenuto i registri di entrata e di uscita dei prigionieri, motivo per il quale è in corso un procedimento a suo carico ad opera del dottore Francesco Ruxotto.

Il viceré respinge la supplica.

c. 733 Excelentissimo serior. Francisco Spada, nottario publico y de causas de la ciudad de Oristan, de edad quasi noventa arios, pobre que no tiene ni como poderse alimentar sino es de limosna, dize que servia de notai-io de causas en el partido de Campidano Milis y en la comission generai que vuestra excelencia dio al magnifico doctor Francisco Ruxotto, le hko proceso con pretesto de que havia otmitido en firmar algunas (c)osas de los procesos que regonosio dicho magnifico Ruxotto y que no havia hecho registro de entrada y salida de presos. Y el primer cargo, serior, no lo es, porque fue falta de omission pero no de comission, y como que davan los proce-sos en su poder, aun estava a tiempo la emienda; y el segundo cargo tan poco merese nombre de tal, por razon que en aquel partido en toda esta centuria no ha havido carcel, y assy no tenia obligacion de hazer tal registro.

c. 733 v. Sepa es lo que ha havido: los offisiales son los que pone& / y sacan d.el sin sabida de los escrivanos, la real pramatica manda que los ofisiales son los obligados a dar quenta a los escrivanos para que asienten los presos que carceran y descarceran dichos offisiales, el suplicante queda ejecutado y vendido los pocos bienes que se le han hallado y le han suspendido de su officio y empleo de que tenia algo para sustentarse, con que agora aun esse consuelo le falta, si no es que la gran piedad de vuestra excelencia se compadese del miserable estado en que el suplicante se halla. Por lo que puesto a los pies de vuestra excelencia en esta ocasion del cum-plimiento de las Cortes que en nombre de su magestad, Dios le guarde, concluhie vuestra excelencia tan felismente, suplica se sirva hazerle grasia que pueda esercer el empleo de nottario publico y de causas sin incurso de pena alguna y que no se hable mas del proceso se le haya hecho, que lo resibira con mucha merced de la g[rlandesa de vuestra excelencia, a que Dios guarde et cetera. /

c. 734 No ha lugar. Provisa per suam excellentiam ex deliberatione sumpta in regio et generali Parlamento die vigesima nona mensis martii millesimo septingentesimo, Calari. Didacus Liliu, secretarius. /

c. 734 v. Excelentissimo serior. Francisco Spada. /

ponen ripetuto nella carta successiva.

1 152

324 1700 aprile 13, Cagliari Il viceré, conte di Montellano, comunica che il re, nelle risoluzioni riguar-

danti le suppliche presentate dai "particolari", ha ordinato di attribuire al convento di Bonaria alcune elemosine per la fabbrica della cappelletta dietro l'altare, ed in quelle relative alle suppliche delle comunità, ed in particolare alla ottava della città di Alghero, ha disposto di destinare per il restauro del ponte che collega il mare allo stagno la maggiore quantità possibile delle 7000 lire destinate alla riparazione dei ponti e delle strade; il viceré fa quindi presente di aver destinato, dei 1000 scudi rimasti, 500 al convento di Bonaria e 500 al ponte di Alghero: nel caso che la somma non fosse sufficiente, si provvederà utilizzando quanto rimarrà dalla riparazione dei ponti di Sant'Antioco.

Caller a 13 de abril de 1700. c. 736 Por quanto su magestad, Dios le guarde, en las resoluQiones de las supplicas de

particulares de este Reyno en las Cortes que en el he gelebrado, en su real nom-bre, me ordena en quanto a la que hizo a su magestad el convento de Nuestra Seriora de Buenayre, que aplique alguna limosna para la fabrica del camarin de esta Santa Ymagen y en la resolugion de las supplicas de las comunidades resol-viendo la octava de la iudad de Alguer, me manda que aplique la mayor porcion que se pueda de las siete mill llibras sefialadas para reparar puentes y caminos, al reparo que pide la puente que est' entre el mar y el estanque de dicha ziudad, en atengion a la urgente nezesidad de el, y que se execute prezisamente, teniendo presente que de las 7 mill llibras que los tratadores aplicaron para reparo de puen-tes y caminos solo quedan mill escudos, respecto que los diez y ocho mill reales que faltan a las referidas 7 mill llibras los aplique para el acrezimiento que hize basta 3 mill escudos a las tres mill llibras que se havian sefialado por el syndico que llevasse el prozeso de las Cortes, y su magestad se ha servido aprobar este aumento hecho por mi, scialo para la fabrica / del camarin de Nuestra Seriora de c. 736 v. Buenayre quinientos escudos de los mill existentes del menzionado efecto de reparo de puentes y caminos, y los otros quínientos restantes los sepalo para el reparo que pide la ziudad de Alguer de la menzionada puente, con advertengia de que se reconozca por personas peritas si son menester para este reparo todos los 500 escudos y en caso de no ser menester todos serialo la cantidad que sobrare para reparar las puentes de San Antiogo. El conde de Montellano. Por mandado del conde, mi seficr, don Gabriel Alvarez de Toledo Pellicer. /

1153

3. Le decretazioni regie

325 1699 novembre 12, San Lorenzo (Madrid) Il re, congratulandosi con il viceré di Montellano per la disponibilità mostrata

dagli Stamenti e dai "particolari" del Regno nella votazione del servizio di 60.000 scudi all'anno per un decennio, gli ordina, avendo preso visione del processo delle Corti e delle richieste avanzate dal conte di Villasalto e da don Stefano Masones Nin, in qualità di sindaci, di partecipare agli Stamenti le risoluzioni adottate.

STAMENTI ECCLESIASTICO, MILITARE E REALE.

1 Sul capitolo 1 relativo alla conferma di tutti i privilegi e capitoli di Corte: il sovrano conferma quelli che sono in uso.

2 Sul capitolo 2 in cui si chiede che i Vescovadi di Ales, Ampurias e Bosa e le Capitanie delle galere e le pensioni ecclesiastiche di tutte le chiese del Regno, siano retti da nativi, come nelle Cortí precedenti: il sovrano dispone che tali mercedi siano confermate.

3 Sul capitolo 3 in cui si chiede che si concedano ai nativi gli Arcivescovadi di Sassari, di Oristano, il Vescovado di Alghero e, alternativa-mente, l'Arcivescovado di Cagliari: il sovrano dispone che, qualora le cariche siano vacanti, si debbano tener presenti i nativi del Regno.

4 Sul capitolo 4 in cui si chiede che il cancelliere sia un nativo e dottore in leggi, graduato con esami regolari: il sovrano, ritenendo la richiesta giusta, dispone che i viceré non propongano per tale incarico se non ecclesiastici gra-duati in diritto canonico, e in caso di vacanza della carica, non vengano pro-posti soggetti di minore qualità.

5 Sul capitolo 5 in cui si chiede che le cause di "contenzione" vengano istruite entro trenta giorni senza alcuna proroga né d'ufficio né ad istanza del regio fisco e che, in caso di impedimento del cancelliere, si nomini un sostituto che abbia le stesse qualità del titolare e che si stabiliscano le moda-lità in cui si debbano riunire gli arbitri: il sovrano dispone che non si intro-ducano novità in merito alle proroghe se non nell'ambito dei capitoli di con-cordia e che, quando sia necessario ricorrervi, i termini siano brevi come sta-bilito nelle Corti del viceré conte di Santo Stefano; infine, riguardo alle modalità di riunione degli arbitri, si osservino le disposizioni regie.

1154

6-7 Sul capitolo 6 in cui si chiede di dare disposizioni affinché nei casi di scontro tra le varie giurisdizioni e il Tribunale dell'Inquisizione, sia nelle cause dei secolari che degli ecclesiastici, venga nominato un terzo, cioè un cancelliere de competencias che intervenga perché gli inquisitori non proce-dano di fatto promulgando censure, e si adeguino invece alle decisioni dello stesso cancelliere; e sul capitolo 7 in cui si chiede di procedere con celerità nella definizione delle cause d'appello dalle sentenze del Tribunale dell'Inquisizione, nominando un giudice che decida tutte le cause d'appello provenienti dalle sentenze degli inquisitori, con eccezione di quelle in mate-ria di fede: il sovrano dichiara che rifletterà sulle decisioni da prendere.

8 Sul capitolo 8 in cui si chiede di intercedere presso il pontefice affinché emani un Breve per porre fine agli appelli presso la Curia romana: il sovrano accorda la supplica e consegna il dispaccio al conte di Villasalto per sollecitare il Breve al pontefice.

9-10 Sui capitoli 9 e 10 in cui si chiede che i possessori dei feudi che vanta-no documenti attestanti il diritto di successione, non possano essere spogliati dal fisco del possesso dí tali beni: il sovrano dispone che si osservi la consue-tudine e che deciderà circa le altre richieste contenute nei capitoli.

11 Sul capitolo 11 in cui si chiede che si istituisca un tribunale di giudici di contrafueros costituito dagli arcivescovi di Cagliari e di Oristano, dal vescovo di Ales o dai suoi vicari: il sovrano dispone che non si introducano novità.

12 Sul capitolo 12 in cui si chiede che i forestieri non siano abilitati né ammessi alle Corti con le sole dichiarazioni dei testimoni ma sia necessario un ordine regio, in forma di dispaccio del Supremo Consiglio, secondo quan-to stabilito nel cap. 6, lib.1, tit.1, della raccolta del Dexart: il sovrano dispone che si osservi l'ordine del 1631.

13 Sul capitolo 13 in cui si chiede che non vengano concesse lettere causa videndi, esistendo il rimedio ordinario della supplicazione: il sovrano dispo-ne che le lettere causa videndi siano concesse limitatamente alle cause di par-ticolare gravità e interesse e che si proceda con celerità nella lite in corso rela-tiva al marchesato di Torralba.

14 Sul capitolo 14 in cui si chiede che non si dia luogo alla seconda lettera causa videndi relativa alla causa in corso tra il procuratore del marchesato di Torralba e don Francesco Pilo: il sovrano dichiara che, trattandosi di una causa in corso, le parti devono ricorrere in via giudiziaria

1155

15 Sul capitolo 15 in cui si chiede che nel periodo da giugno a dicembre, a causa del clima, nessuno, ed in particolare i militari, sia obbligato a spostarsi dal proprio domicilio: il sovrano dispone che si diano gli ordini necessari a porre in esecuzione la richiesta, con l'unica eccezione per i casi particolarmen-te urgenti ed importanti.

16 Sul capitolo 16 in cui si chiede che il diritto della sacca del grano sia diminuito a tre reali, come stabilito nelle Corti precedenti: il sovrano dichia-ra che rifletterà sulle decisioni in materia.

17 Sul capitolo 17 in cui si chiede che non si celebrino processi segreti contro i militari ma si proceda solo su istanza di parte: il sovrano dispone che si osservi la consuetudine.

18-19 Sui capitoli 18 e 19 in cui si chiede che si concedano ai nativi gli impieghi politici di giustizia e patrimonio e quelli militari: il sovrano dichiara che saranno tenuti in considerazione i meriti dei nativi; come si è sempre fatto, sia per gli impieghi ad essi riservati nel Regno che per quelli extra Regno.

20 Sul capitolo 20 in cui si chiede che i nativi del Regno siano chiamati ad esercitare l'impiego di uditore della Rota: il sovrano dichiara che, essendo l'e-lezione dell'uditore sua prerogativa, nel caso di vacanza della carica terrà pre-sente i soggetti meritevoli.

21 Sul capitolo 21 in cui si chiede che la regia cassa paghi annualmente le pensioni ai creditori dei censi, senza che i viceré frappongano ostacoli: il sovrano dichiara che provvederà in conformità a quanto già disposto trattan-dosi di materia di grande rilevanza.

22 Sul capitolo 22 in cui si chiede che il donativo sia riscosso unicamente dagli ufficiali e giudici ordinari del distretto che devono provvedere a rimet-terlo alla regia cassa: il sovrano dispone che si dia esecuzione alla decretazio-ne viceregia disponendo però che vengano inviati i commissari, in caso di negligenza degli ufficiali.

23 Sul capitolo 23 in cui si chiede che vengano dati alle stampe tutti i Parlamenti: il sovrano approva la decretazione viceregia.

24 Sul capitolo 24 in cui si chiede che venga concessa una pensione al dottor Ilario Galcerin. che da otto anni svolge le funzioni. di cancelliere senza alcun compenso: il sovrano dichiara che terrà il caso nella dovuta considerazione.

1156

25 Sul capitolo 25 in cui si chiede che si stabilisca un'unità di misura unica per tutto il Regno, per i tessuti; i grani ed altri generi: il sovrano appro-va la decretazione viceregia.

26 Sul capitolo 26 in cui si chiede che i militari non siano obbligati ad arrestare i loro parenti e domestici e ugualmente non siano tenute a farlo le altre persone: il sovrano dichiara che prenderà in considerazione la supplica.

27 Sul capitolo 27 in cui si chiede che si interceda presso il pontefice per-ché vengano concesse alla cattedrale di Alghero le rendite della plebania di Nuoro e della rettoria di Buddusò: il sovrano dichiara che terrà in considera-zione la supplica.

28 Sul capitolo 28 in cui sí chiede che i notai non pretendano alcun salario per la copia dell'atto processuale sino a che questa copia non venga consegnata alle parti in causa: il sovrano approva la decretazione viceregia al fine di alleg-gerire le spese sostenute dalle parti e per porre fine agli abusi degli scrivani.

29 Sul capitolo 29 in cui si chiede che non si inviino commissari che obblighino i vassalli del Capo di Cagliari a trasportare la paglia occorrente per la scuderia del viceré e per la cavalleria: il sovrano dispone che si osservi ciò che è stato stabilito nelle ultime Corti del viceré duca di Monteleone e che, in nessun caso, si possano nominare commissari a questo fine.

30 Sul capitolo 30 in cui si chiede che le cause criminali non siano decise a Sale riunite: il sovrano dispone che la Sala criminale voti in conformità alla legge istitutiva e che le suppliche da essa siano decise nella Sala civile; che non si giudichi, inoltre, a sale riunite essendo ciò contro ogni norma di diritto.

31 Sul capitolo 31 in cui si chiede che non si osservino i pregoni pubblica-ti il 3 luglio 1697: il sovrano dispone che i nativi non possano esimersi dal ricoprire le funzioni di maggiori della villa dove sono stati eletti e che, per il resto, il viceré disponga ciò che è più conveniente.

32 Sul capitolo 32 in cui si chiede che non si osservino i pregoni del 3 luglio 1697 circa il termine di tre mesi per la chiusura dei processi in contu-macia: il sovrano dichiara che darà gli ordini opportuni al viceré.

33 Sul capitolo 33 in cui si chiede che i Regi Consigli non avochino a sé le cause di pertinenza baronale: il sovrano ordina di assumere i provvedimenti opportuni.

1157

34-35 Sui capitoli 34 e 35 in cui si chiede che i procuratori non debbano pagare le spese delle sentenze e che, nelle cause in cui una delle parti sia il Regio Fisco, non si pretenda il pagamento dall'altra parte: il sovrano approva la richiesta, precisando che al fisco spetta il pagamento del salario nel caso in cui non agisca con una delle parti.

36 Sul capitolo 36 in cui si chiede che le donne non siano perseguitate per i delitti commessi dai mariti: il sovrano dispone che provvederà con particola-re attenzione e secondo coscienza.

37 Sul capitolo 37 in cui si chiede che il giudice relatore della causa debba, su richiesta della parte, rendere pubblica la sua relazione: il sovrano confer-ma la decretazione viceregia relativamente all'osservanza delle leggi e dei capitoli di Corte.

38 Sul capitolo 38 in cui si chiede che il mostazaffo della città di Cagliari non possa pretendere il pagamento di certi diritti dagli stranieri che portano merci in città, se non quelli che glí spettano: il sovrano conferma la decreta-zione viceregia.

39 Sul capitolo 39 in cui si chiede che il pesatore e lo scrivano dei formag-gi non pretendano dai proprietari una forma del prodotto da ogni carro: il sovrano approva la supplica precisando che rimanga tutto allo stato attuale e che si possa ricevere la pezza di formaggio quando è destinato all'uffiCio e al Real Patrimonio.

40 Sul capitolo 40 in cui si chiede che si elimini l'abuso dei mercanti di pretendere dai contadini l'ultimo starello a "colmo" e non a giusto peso: il sovrano approva la decretazione viceregia.

41 Sul capitolo 41 in cui si chiede che si concedano associati della Sala cri-minale: il sovrano approva la decretazione viceregia.

42 Sul capitolo 42 in cui si chiede che i giudici della Sala criminale non pretendano alcun salario né per le cause criminali né per le altre: il sovrano dispone che si osservi quanto stabilito nella fondazione della Sala criminale e che, nel caso in cui vi siano norme in contrario, prenderà provvedimenti e, nel frattempo, non si dia alcun salario.

43 Sul capitolo 43 in cui si chiede che la Reale Udienza e gli altri tribunali del Regno non pretendano alcun salario al di fuori di quello che spetta per la

1158

sentenza definitiva: il sovrano approva la decretazione viceregia precisando che le liti che nascono nel corso del processo sono da computarsi nella senten-za definitiva, mentre quelle che nascono al di fuori non devono essere com-prese nel salario per evitare il proliferare delle liti e la loro dilazione ed infine che, nelle cause in cui sono coinvolte molte persone, si percepisca il salario solo da uno di loro.

44 Sul capitolo 44 in cui si chiede che si osservi il pregone del 19 settem-bre 1697 in cui si stabilisce che i capitani e gli altri ufficiali non siano esenti dal ripartimento: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

45 Sul capitolo 45 in cui si chiede che i ministri baronali possano tenere il bestiame che possiedono al momento della nomina: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

46 Sul capitolo 46 in cui si chiede che si tengano presenti i meriti di Giovanni Maria Passino, Alfonso Del Vecchio e Giovanni Battista Galcerin Fortesa, avvocati dei tre Stamenti: il sovrano dichiara che li terrà in grande considerazione.

47 Sul capitolo 47 in cui si chiede che possano essere graziati i confinati e gli esiliati perché rei di delitti: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

STAMENTO ECCLESIASTICO.

Sul capitolo in cui si chiede che si conceda il cavalierato al dottor Alfonso del Vecchio e ad Alessio Ferreli: il sovrano dichiara che sta riflettendo in merito.

STAMENTI ECCLESIASTICO E MILITARE.

1 Sul capitolo 1 in cui si chiede che gli ufficiali delle maestranze che vivono nelle ville non siano obbligati a pagare i contributi per le cappelle che sono invece dovuti dagli artigiani che vivono in città: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

2 Sul capitolo 2 in cui si chiede che non si concedano salvaguardie in materia pertinente l'interesse baronale se la causa non è stata ancora defini ta: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

1159

3 Sul capitolo 3 in cui si chiede che in tutte le ville e città del Regno si possano avere botteghe: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

4 Sul capitolo 4 in cui si chiede che si istituisca l'ordine di San Giovanni come nelle altre province del Regno: il sovrano dichiara che sta riflettendo in merito.

STAMENTI ECCLESIASTICO E REALE.

1 Sul capitolo 1 in cui si chiede che non si dia esecuzione nella città di Cagliari agli ordini e ai pregoni relativi alla denuncia dei delitti che avvengo-no nelle ville: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

STAMENTO MILITARE.

1 Sul capitolo 1 in cui si chiede che non si possa derogare dai privilegi già concessi allo Stamento: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

2 Sul capitolo 2 in cui si chiede che si conceda una mercé a don Geronimo Gaya: il sovrano dichiara che terrà in considerazione la supplica.

3 Sul capitolo 3 in cui si chiede che non si dia esecuzione ai pregoni rela- tivi ai ministri e ai principali delle ville per i delitti commessi nei loro territo-ri: il sovrano dichiara che si è già provveduto nei capitoli 31 e 32 delle suppli-che generali.

STAMENTO REALE.

1 Sul capitolo 1 in cui si chiede che vengano allontanate le soldatesche che stanno a guardia della città di Cagliari: il sovrano respinge la supplica.

2 Sul capitolo 2 relativo ai censi e all'osservanza della Bolla di Pio V il sovrano dispone che siano considerati validi i contratti di censo stipulati dalla comunità secondo la consuetudine.

3 Sul capitolo 3 in cui si chiede che, in deroga ai pregoni viceregi del 1697, i commissari generali della cavalleria e i sergenti maggiori della fante-ria dei due Capi non siano obbligati a recarsi ogni anno nelle ville e nelle

1160

città del Regno a fare le rassegne: il sovrano dispone che il viceré consulti la Reale Udienza per assumere le decisioni necessarie.

4 Sul capitolo 4 in cui si chiede che i capitoli di Corte già concessi ai baroni siano estesi alle città che possiedono territori, rendite e diritti: il sovrano conferma la decretazione viceregia secondo quanto stabilito nel capi-tolo 2 delle suppliche presentate congiuntamente dagli Stamenti militare ed ecclesiastico.

5-6-7 Sui capitoli 5-6 e 7 in cui si raccomandano i sindaci delle città, Antioco del Vecchio e Francesco Gabriele Pinna: il sovrano dichiara che li terrà presenti.

CAPITOLO DI CAGLIARI.

Sulla supplica del Capitolo in cui chiede che gli sia concesso il beneficio della sacca dei 3/5 del grano che riceve da alcune chiese: il sovrano dichiara che terrà in considerazione la richiesta.

CITTÀ DI CAGLIARI.

1 Sul capitolo 1 in cui si chiede che non si deroghi a nessun privilegio né capitolo di Corte di cui gode: il sovrano dispone che si osservi la consuetudi-ne.

2 Sul capitolo 2 in cui si chiede che i capitoli relativi ai privilegi della città siano inseriti negli atti delle attuali Corti: il sovrano conferma la decre-tazione viceregia.

3 Sul capitolo 3 in cui si chiede che l'esercizio della giurisdizione in materia di contrabbando a danno dei diritti cittadini sia di pertinenza della municipalità: il sovrano dispone che si osservi quanto stabilito nelle ultime Corti e il Tribunale del Real Patrimonio giudichi con celerità le cause relative ai contrabbandi.

4 Sul capitolo 4 in cui si chiede che nessuno sia esente dal pagamento delle gabelle cittadine: il sovrano conferma la decretazione viceregia in meri-to ai ministri e ai militari mentre, per le galere e le navi da guerra, dispone che si osservi l'esenzione di cui gode la flotta reale.

1161

5 Sul capitolo 5 in cui si chiede che il re interponga la sua autorità presso il pontefice perché emani un Breve che obblighi gli ecclesiastici a pagare le dovute gabelle per le merci che introducono in città: il sovrano dichiara che prenderà, insieme al pontefice, le decisioni più convenienti.

6 Sul capitolo 6 in cui si chiede che gli abitanti della città non siano tenuti a pagare per i beni che possiedono nelle ville: il sovrano dispone che si osservi quanto ha ordinato nel dispaccio del 6 maggio 1688.

7 Sul capitolo 7 in cui si chiede che il diritto di precedenza concesso ai nativi nelle Corti del viceré duca di Monteleone, riguardo al posto di notaio della Luogotenenza generale, sia estesa anche agli uffici di segretario presso la stessa Luogotenenza, la Reale Udienza, il Real Patrimonio e la Reale Amministrazione: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

8 Sul capitolo 8 in cui si chiede che, quando il grano dell'ensierro viene trasformato in biscotto, si possa godere ugualmente del privilegio della sacca: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

9 Sul capitolo 9 in cui si chiede di poter giudicare in maniera esclusiva i propri ufficiali: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

10 Sul capitolo 10 in cui si chiede che si proibiscano le salvaguardie sulle rendite e sui diritti imposti dalla città: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

11 Sul capitolo 11 in cui si chiede che vengano allontanati dalla città i sol-dati che stanno a guardia delle sue porte: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

12 Sul capitolo 12 in cui sí chiede che i proprietari delle tonnare siano obbligati a lasciare alla città il 2% del tonno salato per il suo approvvigiona-mento: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

13 Sul capitolo 13 in cui si chiede che non si consenta alle imbarcazioni di attraccare prima che siano espletate le modalità relative alla provenienza e alle merci trasportate: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

14 Sul capitolo 14 in cui si chiede che si indichino dei luoghi per trasferir-vi le botteghe degli artigiani: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

1162

15 Sul capitolo 15 in cui si chiede che non si proceda in cause di poco valore come stabilito nel capitolo 3 delle Corti del viceré duca di Avellano: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

16 Sul capitolo 16 in cui si chiede che non sia ammessa opposizione sul-l'accusa di terzi, in osservanza al capitolo 4 delle Corti del viceré conte di Montellano: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

17 Sul capitolo 17 relativo al salario dei cattedratici dell'Università: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

18 Sul capitolo 18 in cui si chiede che il privilegio di non ammettere accu-sa di terzi, accordato ai consiglieri primo e secondo nelle Corti del viceré duca di Gandia, venga esteso anche ai consiglieri terzo, quarto e quinto: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

19 Sul capitolo 19 in cui si chiede che si vieti ai porti di Oristano e di Ogliastra di accogliere imbarcazioni destinate alla quarantena: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

20 Sul capitolo 20 in cui si chiede che nessun ministro possa servirsi della feluca della città se non per gli affari attinenti il servizio regio: il sovrano con-ferma la decretazione viceregia.

21 Sul capitolo 21 in cui si chiede che venga osservato il capitolo 41 delle Corti concluse dal vescovo don Gaspare Prieto, relativo all'archiviazione delle carte dei notai defunti: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

22 Sul capitolo 22 in cui si chiede che non vengano accolte suppliche che vadano contro i privilegi e i capitoli di Corte della città: il sovrano dichiara che terrà in considerazione la richiesta.

23 Sul capitolo 23 in cui si chiede che solo i macellai autorizzati possano macellare e vendere carni negli esercizi cittadini, secondo quanto stabilito nel capitolo terzo delle Cortí del viceré conte di Santo Stefano: il sovrano confer-ma la decretazione viceregia.

24 Sul capitolo 24 in cui si chiede che gli ufficiali regi non acquistino grandi quantità di formaggio senza pagare le dovute gabelle, in osservanza al capitolo quarto delle Corti del viceré conte di Santo Stefano: il sovrano con-ferma la decretazione viceregia.

1163

25 Sul capitolo 25 in cui si chiede che non vengano sorteggiati i nobili per la carica di consigliere in capo e in seconda: il sovrano dichiara che, presen-tandosi il caso, terrà in considerazione la richiesta.

26 Sul capitolo 26 in cui si chiede che la provvista di grano per la città sia aumentata sino a 70.000 starelli o almeno a 40.000: il sovrano dichiara che sta riflettendo in merito.

27 Sul capitolo 27 in cui si chiede che venga osservato il capitolo sesto delle Corti del duca di Avellano, relativo all'esercizio delle macellerie cittadi-ne: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

28 Sul capitolo 28 in cui si chiede che l'ufficio di giudice civile della Reale Udienza sia ricoperto da un nativo: il sovrano dichiara di non dover decidere trattandosi di carica vietata ai nativi.

29 Sul capitolo 29 in cui si chiede che, in tutti gli atti giudiziari, venga confermato alla città il trattamento di "signoria": il sovrano conferma la decretazione viceregia.

30-35 Sui capitoli 30-35 in cui si chiedono grazie a favore di cittadini bene-meriti: il sovrano dichiara che li terrà in considerazione.

APPENDICI DI STAMPACE, MARINA E VILLANOVA.

1 Sul capitolo 1 in cui si chiede che non si paghi la gabella sui generi pro- dotti nell'isola e portati in città: il sovrano conferma la decretazione vicere-gia.

2 Sul capitolo 2 in cui si chiede che non venga imposta alcuna gabella sulla legna, il carbone e altri generi: il sovrano conferma la decretazione vice-regia

3 Sul capitolo 3 in cui si chiede che si ribassi del 20% il diritto che si paga nelle dogane per la "roba grossa", come era anticamente: il sovrano con-ferma la decretazione viceregia.

4-17 Su quanto si chiede nei capitoli 4-17: il sovrano conferma le decreta-zioni viceregia.

1164

CAPITOLO DI SASSARI.

1 Sul capitolo 1 in cui si chiede che venga concesso un rasiere di sale ai canonici di patronato: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

2 Sul capitolo 2 in cui si chiede che vengano concessi ad ogni prebenda- rio due rasieri e mezzo di sale: il sovrano dichiara che terrà in considerazione la richiesta.

3 Sul capitolo 3 in cui si chiede che i baroni e i reggitori non impediscano ai vassalli di esportare le loro merci: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

4 Sul capitolo 4 in cui si chiede che venga portato a 150 scudi il beneficio del sale: il sovrano dichiara che terrà in considerazione la richiesta.

5 Sul capitolo 5 in cui si chiede che venga concessa ogni anno una sacca di 3000 starelli di grano: il sovrano dichiara che terrà presente la richiesta.

6 Sul capitolo 6 in cui si chiede che venga concessa un'elemosina alla chiesa e che siano assegnate anche le due già disposte nelle Corti precedenti: il sovrano dichiara che sta riflettendo in merito.

SINDACI DELL'ARCIVESCOVADO, CAPITOLO E CITTÀ DI SASSARI.

1 Sul capitolo 1 in cui si chiede che il giudice di appello d'ora in poi non ammetta nella sua curia appelli da sentenze dei suffraganei: il sovrano dichia-ra che concorderà con il pontefice le decisioni da prendere.

2 Sul capitolo 2 in cui si chiede che venga confermato il capitolo di Corte concesso dal viceré conte di Santo Stefano: il sovrano dispone che si osservi l'atto di Corte.

CITTÀ DI SASSARI.

1 Sul capitolo 1 in cui si chiede che vengano restaurate le mura: il sovra- no dichiara che si propongano mezzi più idonei e promette che i viceré pren-deranno i provvedimenti necessari trattandosi di una questione importante.

2 Sul capitolo 2 in cui si chiede che non si tengano botteghe pubbliche nel

1165

Capo di Sassari e del Logudoro: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

3 Sul capitolo 3 in cui si chiede che si conceda il permesso di impiantare un magazzino nel porto: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

4 Sul capitolo 4 relativo all'interpretazione dei privilegi concessi alla città: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

5 Sul capitolo 5 in cui si chiede che il viceré risieda a Sassari nel primo o nel secondo anno del suo mandato: il sovrano dispone che si osservino gli ordini già dati in merito.

6 Sul capitolo 6 in cui si chiede che la real azienda provveda nella stessa misura stabilita nelle ultime Corti alla pulizia di Porto Torres: il sovrano approva e dispone che si provveda con particolare cura.

7 Sul capitolo 7 in cui si chiede che sia proibito ai baroni di emanare pre- goni che impediscano ai vassalli di commerciare liberamente i loro prodotti: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

8 Sul capitolo 8 in cui si chiede che si dia pronta risoluzione alla causa che pende davanti al Supremo Consiglio, relativa al pagamento di alcuni diritti reali: il sovrano dichiara che si provvederà con celerità alla risoluzione della causa di cui ha incaricato il suo avvocato fiscale.

9 Sul capitolo 9 in cui si chiede che si possa ricorrere al prestito di privati per poter immagazzinare 18.000 starelli di grano: il sovrano dichiara che sta riflettendo sulla richiesta.

10 Sul capitolo 10 in cui si chiede che le ronde siano effettuate dagli uffi-ciali sottoposti al governatore e non dai poveri cittadini: il sovrano approva la richiesta ad eccezione dei momenti di particolare gravità in cui i cittadini sono chiamati ad intervenire.

11 Sul capitolo 11 in cuí si chiede che la città possa fare biscotto del grano di scadente qualità, godendo dello stesso privilegio della sacca: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

12 Sul capitolo 12 in cui si chiede che sia data la preferenza ai nativi nelle nomine dei segretari e dei notai della Reale Governazione: il sovrano confer-ma la decretazione viceregia.

1166

13 Sul capitolo 13 in cui si chiede che venga estesa alla città la disposizio-ne secondo cui non si devono concedere salvaguardie contro i baroni senza l'autorizzazione degli stessi: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

14 'Sul capitolo 14 in cui si chiede che non venga avviato alcun procedi-mento per le cause il cui valore non superi le cento lire: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

15 Sul capitolo 15 in cui si chiede che i ministri regi non si intromettano nel rilascio delle licenze riguardanti le imbarcazioni: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

16 Sul capitolo 16 in cui si chiede che non si decreti alcuna supplica che vada contro i privilegi della città: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

17 Sul capitolo 17 in cui si chiede che il sovrano sia prudente nel concede-re i privilegi di cavalierato e di nobiltà: il sovrano dichiara che terrà presente la supplica.

18 Sul capitolo 18 in cui si chiede che vengano aboliti il diritto della fari-na e della porta del castello: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

CAPITOLO DI ORISTANO.

1 Sul capitolo 1 in cui si chiede la conferma dei capitoli di Corte: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

2 Sul capitolo 2 in cui si chiede la concessione di una sacca per la ripara- zione della chiesa: il sovrano dichiara che sta riflettendo sui mezzi da utilizza-re in merito.

3 Sul capitolo 3 in cui si chiede che venga nominato un economo: il sovrano respinge la richiesta.

4 Sul capitolo 4 in cui si chiede che si dia il dovuto sostentamento alle chiese e agli ecclesiastici: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

5 Sul capitolo 5 in cui si chiede che vengano considerati i nativi per le prebende e le pensioni vacanti: il sovrano promette che terrà in considerazio-ne la richiesta.

1167

6 Sul capitolo 6 in cui si chiede che nella ripartizione dei paberili siano tenuti presenti le chiese e gli ecclesiastici? il sovrano conferma la decretazione viceregia.

7 Sul capitolo 7 in cui si chiede che siano pagate le due pensioni che gra- vano sulla città: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

CITTÀ DI ORISTANO.

1 Sul capitolo 1 in cui si chiede che le ville dei tre Campidani portino nei magazzini della città la quantità di grano stabilita: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

2 Sul capitolo 2 in cui si chiede che venga effettutato il ripartimento: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

3 Sul capitolo 3 relativo all'immagazzinamento del grano: il sovrano conferma la decretazione viceregia con il parere della Giunta patrimoniale.

4 Sul capitolo 4 in cui si chide che il veghiere abbia competenza in mate- ria di ricorsi delle cause civili e criminali dei tre Campidani: il sovrano con-ferma la decretazione viceregia.

SECONDE SUPPLICHE DELLA CITTÀ DI ORISTANO.

1 Sul capitolo 1 in cui si chiede che vengano confermati i privilegi e i capitoli di Corte concessi nel Parlamento del viceré duca di Gandia: il sovra-no conferma la decretazione viceregia.

2 Sul capitolo 2 in cui si chiede che gli ufficiali dei tre Campidani risieda- no stabilmente-in una delle ville della loro giurisdizione: il sovrano dispone che si dia esecuzione a quanto decretato dal viceré.

3 Sul capitolo 3 in cui si chiede che per un decennio possano usufruire della franchigia sui diritti di esportazione per tutte le merci in partenza dal porto di Oristano: il sovrano dichiara che sta riflettendo in merito.

4 Sul capitolo 4 in cui si chiede che i suoi abitanti continuino a godere dell'e- senzione della "quarta funeraria": il sovrano conferma la decretazione viceregia.

1168

5 Sul capitolo 5 in cui si chiede che si osservi la consuetudine secondo la quale i buoi possono entrare liberamente nei salti di Fenosa e Piscata: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

6 Sul capitolo 6 in cui si chiede che non si impedisca ai contadini di lavo- rare liberamente le terre dei salti: il sovrano conferma la decretazione vicere-gia.

7 Sul capitolo 7 relativo alle diarie dei ministri patrimoniali che assisto- no all'esportazione del grano: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

8 Sul capitolo 8 in cui si chiede che l'ufficiale del Campidano Milis sia nominato non più a vita ma per un tempo determinato, come avviene negli altri due Campidani: il sovrano dispone che si osservino gli ordini che ha dato ultimamente in casi simili.

9 Sul capitolo 9 in cui si chiede che gli ufficiali non permettano che il bestiame rude entri nei campi prima che sia terminata la mietitura: il sovra-no conferma la decretazione viceregia.

10 Sul capitolo 10 in cui si chiede che la città e i Campidani paghino il diritto dello sbarbagio secondo la consuetudine seguita nel Goceano:• il sovra-no conferma la decretazione viceregia.

11 Sul capitolo 11 in cui si chiede che sia osservato il capitolo 11 delle ultime Corti in cui si stabiliva che gli arrendatori dei diritti reali non potesse-ro arrendare i pascoli ai proprietari di bestiame forestiero: il sovrano confer-ma la decretazione viceregia.

12 Sul capitolo 12 in cui si chiede che gli "insaccolati"per la carica di giu-rato della città non siano obbligati a fare le rassegne se non nei casi espressa-mente indicati: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

13 Sul capitolo 13 in cui si chiede che i nativi dei tre Campidani non siano obbligati dagli ufficiali a compiere viaggi con qualsiasi pretesto: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

14 Sul capitolo 14 in cui si chiede che venga concesso alla città e ai tre Campidani di esportare liberamente il vino senza dover pagare alcun diritto: il sovrano dispone che concede per sei anni tale grazia alla città, mentre per i Campidani sta ancora riflettendo.

1169

15 Sul capitolo 15 in cui si chiede che non si esegua il ripartimento per persona: il sovrano dichiara che terrà in considerazione la richiesta.

16 Sul capitolo 16 in cui si chiede che non vengano divise le vidazzoni: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

17 Sul capitolo 17 in cui si chiede che si ponga fine agli abusi introdotti dai notai e dagli scrivani circa i diritti che pretendono sui procedimenti: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

18 Sul capitolo 18 in cui si chiede che i religiosi della Scuola Pia siano tenuti nel possesso della chiesa di San Vincenzo: il sovrano conferma la dcre-tazione viceregia.

TERZE SUPPLICHE DELLA CITTA DI ORISTANO.

1 Sul capitolo 1 in cui si chiede quanto era stato già supplicato nelle prime istanze in merito alla competenza da parte del veghiere delle cause di appello dalle sentenze dei Campidani: il sovrano dichiara che ha già decretato in merito.

2 Sul capitolo 2 in cui si chiede che non si conceda ai vassalli delle ville l'esenzione di condurre materiali occorrenti al restauro delle mura: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

3 Sul capitolo 3 in cui si chiede che vengano assegnati alla città 1000 scudi per riparare il ponte del rio grande: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

4 Sul capitolo 4 in cui si chiede che i vassalli non siano obbligati a pre- sentare i titoli di possesso dei loro beni essendo ciò impraticabile: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

CITTÀ DI ALGHERO.

1 Sul capitolo 1 in cui si chiede che vengano osservati tutti i privilegi e i capitoli di Corte concessi alla città: il sovrano dispone che si osservino quelli in uso e che non siano di pregiudizio a terzi.

1170

2 Sul capitolo 2 in cui si chiede che le venga condonata la quota del donativo: il sovrano dichiara che sta riflettendo sulla decisione da prendere per venire incontro alla città.

3 Sul capitolo 3 in cui si chiede che, non avendo potuto immagazzinare la porzione di 129 starelli di grano, il veghiere o il giurato in capo obblighi i baroni a portare il loro grano in città: il sovrano dispone che siano presi gli opportuni provvedimenti e che gli si presenti un resoconto.

4 Sul capitolo 4 in cui si chiede che, in aggiunta al precedente capitolo, si conceda ai creditori della città di poter immagazzinare grano per tutto il mese di dicembre: il sovrano dispone che, senza pregiudizio per gli interessi del regio erario, i creditori possano immagazzinare il grano corrispondente alla quota dei loro censi, come è in uso a Cagliari.

5 Sul capitolo 5 in cui si chiede che sia un ufficiale regio a fissare i confi- ni tra le città di Alghero e Sassari: il sovrano conferma la decretazione vicere-gia.

6 Sul capitolo 6 in cui si chiede che si conceda alle coralline la libertà di esportare altri 15 quintali di merci, in aggiunta a quelli stabiliti nelle Corti precedenti: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

7 Sul capitolo 7 in cui si chiede che le venga concessa una sacca di 3000 starelli di grano per alcuni anni: il sovrano conferma la decretazione vicere-gia.

8 Sul capitolo 8 in cui si chiede che si conceda una somma di denaro per riparare il ponte che collega lo stagno al mare: il sovrano dispone che si utiliz-zi una parte delle 7000 lire destinate alla riparazione di ponti e strade e che i lavori siano eseguiti in breve tempo e con la minore spesa possibile.

9 Sul capitolo 9 in cui si chiede che il giurato quinto non ricopra l'incari- co di sottoveghiere: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

10 Sul capitolo 10 in cui si chiede che i consiglieri della città vengano sor-teggiati ogni due anni e che siano "insaccolati" in numero di cinque per volta: il sovra;,io conferma la decretazione viceregia.

11 Sul capitolo 11 riguardante l'elezione del mostazaffo e la riscossione del diritto del formaggio e dell'olio: il sovrano approva la richiesta relativa

1171

alla riscossione dei diritti e dispone che, per il mostazaffo, si osservi la con-suetudine.

12 Sul capitolo 12 in cui si chiede che chi presiede al sorteggio dei consi-glieri abbia una delle chiavi delle casse in cui stanno le borse degli immatri-colati come stabilito nelle Corti del viceré, conte di Santo Stefano: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

13 Sul capitolo 13 in cui si chiede che non siano"insaccolati" coloro che non sanno né leggere né scrivere: il sovrano conferma la decretazione vicere-gia.

14 Sul capitolo 14 in cui si chiede che non siano sorteggiati in qualità di giurati o ministri della città i segretari e i sostituti della mensa episcopale: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

15 Sul capitolo 15 in cui si chiede che i consiglieri e la trezena scelgano tra i cittadini le persone più qualificate a far parte del Consiglio Generale: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

16 Sul capitolo 16 in cui si chiede che il governatore restituisca ai consi-glieri della città la chiave del postigo che egli ha chiuso in modo che rimanga aperto come le porte principali della città: il sovrano dispone che si osservino i privilegi della città e che, per quanto riguarda le innovazioni, i viceré, senti-to il governatore, diano i provvedimenti più opportuni.

17 Sul capitolo 17 in cui si chiede che il governatore abbia competenza solo sui militari e non sui forestieri che entrano in città: il sovrano dispone che i suoi ministri si attengano all'osservanza della loro giurisdizione.

18 Sul capitolo 18 in cui si chiede che i governatori non possano rilasciare patenti alle imbarcazioni che attraccano nel porto, in quanto ciò è di competen-za dei consiglieri e del veghiere: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

19 Sul capitolo 19 in cui si chiede che il governatore non possa destinare ad aiutanti dell'artiglieria í contadini o altre persone non idonee: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

20 Sul capitolo 20 in cui si chiede che venga ritirato il corpo di guardia voluto dai governatori in quanto ha danneggiato gli uomini di mare: il sovra-no dichiara che rimetterà questa istanza perché sia data soluzione al caso.

1172

21 Sul capitolo 21 in cui la città dichiara di opporsi a qualunque decisione venga presa a suo pregiudizio: il sovrano dichiara che terrà presente la supplica.

CAPITOLO DI IGLESIAS.

1 Sul capitolo 1 in cui si chiede che gli venga confermato il possesso delle rendite e dei territori della città: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

2 Sul capitolo 2 in cui si chiede che, date le attuali necessità, l'immagaz- zinamento del grano possa essere fatto a proprie spese: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

3 Sul capitolo 3 in cui si chiede che venga osservato il privilegio concesso agli abitanti e ai nativi della città di usufruire della quantità di sale loro necessaria: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

4 Sul capitolo 4 in cui si chiede che venga nominato un prelato in quanto da molti anni si lamenta la mancanza di un pastore: il sovrano dispone che provvederà in merito.

5 Sul capitolo 5 in cui si chiede che venga concessa un'elemosina per potersi fornire dei paramenti: il sovrano dispone che porrà in esecuzione la decretazione.

6 Sul capitolo 6 in cui si chiede che si ponga fine alle spese eccessive che comporta l'invio dei commissari per la riscossione del donativo: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

7 Sul capitolo 7 in cui si chiede che venga assegnata una quota per la riparazione del ponte dell'isola di Sant'Antioco: il sovrano conferma la decre-tazione viceregia.

CITTÀ DI IGLESIAS.

1 Sul capitolo 1 in cui si chiede che le venga condonato il debito del donativo: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

2 Sul capitolo 2 in cui si chiede che venga messo in esecuzione il privile- gio relativo all'approvvigionamento del sale: il sovrano conferma la decreta-zione viceregia.

1173

3 Sul capitolo 3 in cui si chiede che si possano immagazzinare i 2000 sta- relli di grano concessi alla città nelle case di Villarios o Palmas: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

4 Sul capitolo 4 in cui si chiede che venga nominato un prelato: il sovra- no dichiara che provvederà in merito.

5 Sul capitolo 5 in cui si chiede che in occasione della festa di Sant'Antioco non vengano inviati delegati da parte del viceré: il sovrano con-ferma la decretazione viceregia e dispone che si prendano in merito le decisio-ni più convenienti.

6 Sul capitolo 6 in cui si chiede che i vassalli possano pascolare il bestiame nei salti baronali liberamente: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

7 Sul capitolo 7 in cui si chiede che non vengano aumentati i diritti da pagarsi ai baroni per le terre coltivate e per quelle adibite a pascolo: il sovra-no conferma la decretazione viceregia.

8 Sul capitolo 8 in cui si chiede che i vassalli regi e i custodi del bestiame non siano obbligati ad accertare i delitti che si commettono nel loro territo-rio: il sovrano dichiara che ha già provveduto in merito nelle suppliche gene-rali del regno.

9-11 Sui capitoli 9,10 e 11: il sovrano conferma le decretazioni viceregie.

CAPITOLO DI AMPURIAS.

1-3 Sui capitoli 1, 2 e 3: il sovrano conferma le decretazioni viceregie.

4 Sul capitolo 4 in cui si chiede che si concedano al Capitolo, in caso di vacanza della sede, le due pensioni che il vescovo di Ampurias e Civita paga ai privati: il sovrano dichiara che terrà presente la richiesta in caso di vacanza della sede.

5 Sul capitolo 5 in cui si chiede che, nell'assegnazione delle prelature, vengano tenuti presenti i canonici benemeriti della cattedrale: il sovrano dichiara che terrà presente la richiesta.

6-7 Sui capitoli 6 e 7 in cui si chiede che venga concesso un cavalierato di

1174

nobiltà per provvedere alla riparazione della cattedrale e che non venga accol-ga la richiesta della collegiata di Tempio di essere elevata a cattedrale: il sovrano dichiara che terrà in considerazione entrambi i capitoli.

CrITA DI CASTELLARAGONESE.

1-3 Sui capitoli 1, 2 e 3: il sovrano conferma le decretazioni viceregie.

4 sul capitolo 4 in cui si chiede un cavalierato di nobiltà: il sovrano dichiara che terrà presente la richiesta.

5 Sul capitolo 5 in cui sí chiede che il sorteggio dei consiglieri e del com- missario della città avvenga nel giorno di San Barnaba, ad opera del governa-tore e non di delegati: il sovrano approva.

6-7 Sui capitoli 6 e 7 in cui si chiede che si provvedano di munizioni la piazza e la torre di Frigiano: il sovrano dispone che si provveda su entrambi i punti.

8-9 Sui capitoli 8 e 9: il sovrano conferma le decretazioni viceregie.

CAPITOLO DI BOSA.

1-2 Sui capitoli 1 e 2: il sovrano conferma le decretazioni viceregie.

3 Sul capitolo 3 in cui si chiede che sia affidata ai prebendari della chiesa bosana la cappellania destinata alla celebrazione della messa nel castello di Serravalle: il sovrano conferma la decretazione viceregia disponendo che se ne dia attuazione non appena la cappellania si renderà libera.

4 Sul capitolo 4: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

CITTÀ DI BOSA.

1 Sul capitolo 1 relativo alla soppressione del Tribunale del veghiere: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

2 Sul capitolo 2 relativo all'osservanza dell'antica consuetudine secondo

1175

cui i consiglieri della città avevano competenza sulle cause civili e criminali della Officialia di Montresta: il sovrano dichiara che deciderà dopo aver sen-tito le parti.

3 Sul capitolo 3 in cui si chiede che metà del beneficio della sacca sul grano sia destinato alla riparazione delle muraglie: il sovrano dichiara che sta decidendo sul rimedio più opportuno per la città.

4-13 Sui capitoli 4-13: il sovrano conferma le decretazioni viceregie.

14 Sul capitolo 14 in cui si chiede che vengano diminuiti i diritti che furo-no imposti per far fronte al pagamento del donativo del decennio passato: il sovrano dichiara che sta decidendo sul rimedio più opportuno per la città.

INCONTRADA DEL CAMPIDANO MILIS.

1-7 Sui capitoli 1-7: il sovrano conferma le decretazioni viceregie.

8 Sul capitolo 8 in cui si chiede che gli ufficiali dell'incontrada non pos- sano pretendere alcuna parte dell'affitto dell' erbatico nella vidazzone: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

9-11 Sui capitoli 9, 10 e 11: il sovrano conferma le decretazioni viceregie.

12 Sul capitolo 12 in cui si chiede che l'incarico dell'Officialia non sia per-petuo ma annuale: il sovrano approva.

13-24 Sul capitoli 13-24: il sovrano conferma le decretazioni viceregie.

25 Sul capitolo 25 in cui si chiede che gli arrendatori delle montagne non permettano ad alcun forestiero di lavorarvi: il sovrano dichiara di aver ordi-nato al viceré e alla Reale Udienza di dare i provvedimenti più convenienti in materia.

26 Sul capitolo 26: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

VILLA DI SIMAXIS.

1-8 Sui capitoli 1-8: il sovrano conferma le decretazioni viceregie.

1176

VILLA DI SOLARUSSA.

1-17 Sui capitoli 1-17: il sovrano conferma le decretazioni viceregie.

SIAMANNA DEL CAMPIDANO SIMAXIS.

1-12 Sui capitoli 1-12: il sovrano conferma le decretazioni viceregie.

13-14 Sui capitoli 13-14: il sovrano conferma le decretazioni viceregie.

15-22 Sui capitoli 15-22: il sovrano conferma le decretazioni vicveregie.

VILLA DI SANTA GIUSTA.

1 Sul capitolo 1 in cui si lamenta il grave fenomeno dello spopolamento: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

SANTU LUSSURGIU.

1 Sul capitolo 1 in cui si lamenta che un gran numero dí persone abban- dona il territorio per andare in altre località: il sovrano conferma la decreta-zione viceregia.

VILLA DI SORGONO.

1 Sul capitolo 1 in cui si chiede che vengano osservati i propri privilegi: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

2 Sul capitolo 2 in cui si chiede di poter fondare un convento di cappucci- ni: il sovrano dichiara che terrà in considerazione la richiesta.

3-6 Sui capitoli 3-6: il sovrano conferma le decretazioni viceregie.

VILLA DI ATZARA.

1 Sul capitolo 1 in cui si chiede che possa avere in comune con i vassalli

1177

delle altre ville il pascolo e la coltivazione della terra: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

VILLA DI QUARTUCCIU.

1-3 Sui capitoli 1, 2 e 3: il sovrano conferma le decretazioni viceregie.

INCONTRADA REALE DI BELVÌ.

1 Sul capitolo 1 in cui si chiede che venga concesso il cavalierato a diver- se persone benemerite: il sovrano dichiara che le terrà presenti.

2-10 Sui capitoli 2-10: il sovrano conferma le decretazioni viceregie.

11 Sul capitolo 11 in cui si chiede che venga diminuita la multa, decisa nelle ultime Corti, per il bestiame che entra nei vigneti: il sovrano decreta che si osservi il disposto delle Corti.

12-17 Sui capitoli 12-17: il sovrano conferma le decretazioni viceregie.

VILLE DI PAULILATINO E ABBASANTA.

1 Sul capitolo 1 in cui si chiede che vengano restituiti alle ville i territori che furono destinati alla tanca: il sovrano dichiara che sta riflettendo per prendere la decisione più opportuna in materia.

2 Sul capitolo 2: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

VILLE DI GHILARZA E AIDOMAGGIORE.

1 Sul capitolo 1 in cui si chiede che che vengano restituiti alle ville i ter- ritori che furono destinati alla tanca: il sovrano dichiara che sta riflettendo in merito.

2 Sul capitolo 2 in cui si chiede che l'officialia e la scrivania vengano assegnate ad un nativo: il sovrano dispone che si osservi la consuetudine

• come è stabilito nelle ultime Corti.

1178

3 Sul capitolo 3 in cui si chiede che siano esonerati dal tributo del carce- re: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

4 Sul capitolo 4 in cui si chiede che si conceda la licenza di tenere libera- mente botteghe all'aperto: il sovrano approva nei limiti previsti dagli ordini regi e dalle prammatiche in materia.

5-10 Sui capitoli 5-10: il sovrano conferma le decretazioni viceregie.

11 Sul capitolo 11 in cui si chiede che vengano nominati annualmente 3 giurati o deputati: il sovrano approva a condizione che non siano ampliate le esenzioni di cui godono sia i vassalli che i giurati dando incarico al viceré di stabilire la "pianta" dei giurati.

VILLA DI SESTU.

1 Sul capitolo 1 in cui si chiede che siano esonerati dal pagamento delle incariche per i delitti che vengono commessi nel territorio della villa: il sovrano dichiara di aver già decretato nel capitolo 31 delle suppliche generali del regno.

2 Sul capitolo 2 in merito al trasporto della paglia: il sovrano dichiara di aver già decretato nel capitolo 29 delle suppliche generali del regno.

3-4 Sui capitoli 3 e 4: il sovrano conferma le decretazioni viceregie.

VILLA DI TEMPIO.

1-2 Sui capitoli 1 e 2 in cui si chiede il titolo di città e l'ensierro di 4000 starelli di grano: il sovrano dichiara che sta riflettendo in merito.

3-5 Sui capitoli 3, 4 e 5: il sovrano conferma le decretazioni viceregie.

6 Sul capitolo 6 relativo all'imbarco dei vini: il sovrano conferma la decretazione viceregia per quanto riguarda le diete dei ministri patrimoniali mentre, per la franchigia dai diritti, dichiara che sta riflettendo.

7 Sul capitolo 7 in cui si chiede che le tre incontrade siano obbligate a contribuire alla costruzione del ponte sul fiume che divide la Gallura: il sovrano dichiara che ha già provveduto in merito.

1179

8-9 Sui capitoli 8 e 9: il sovrano conferma le decretazioni viceregie.

10 Sul capitolo 10 in cui, insieme all'arciprete di Bosa, si chiede che venga concesso a Tempio il titolo di città: il sovrano conferma quanto stabilito nel capitolo 1.

11-12 Sui capitoli 11 e 12: il sovrano conferma le decretazioni viceregie.

CONVENTO DI SANTA CHIARA DI SASSARI.

1-2 Sui capitoli 1 e 2: il sovrano conferma le decretazioni viceregie.

3 Sul capitolo 3 in cui si chiede che gli venga concesso un cavalierato per poter beneficiare di un'elemosina: il sovrano dichiara che terrà in considera-zione la supplica.

VILLA DI NUORO.

1 Sul capitolo 1 in cui si chiede che non venga approvata la richiesta del Capitolo di Alghero di sopprimere la plebania di Nuoro: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

BARONIE DI LAS PLASSAS, BARUMINI E VILLANOVAFRANCA.

1-3 Sui capitoli 1, 2 e 3: il sovrano conferma le decretazioni viceregie.

VILLA DI SERRAMANNA.

1-3 Sui capitoli 1, 2 e 3: il sovrano conferma le decretazioni viceregie.

VILLA DI SAMASSI.

1 Sul capitolo 1: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

1180

VILLA DI URAS.

1 Sul capitolo 1: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

SECONDA SUPPLICA DELLA VILLA DI SAMASSI.

1 Sul capitolo 1 in cui si presenta la stessa richiesta della villa di Uras: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

VILLASPECIOSA.

1-2 Sui capitoli 1 e 2: il sovrano conferma le decretazioni viceregie.

DECIMOMANNU.

1-3 Sui capitoli 1, 2 e 3: il sovrano conferma le decretazioni viceregie.

VILLE DI DOMUSNOVAS, NORGHIDDO, BORONEDDU, TADASUNI E SODDI.

1-6 Sui capitoli 1-6: il sovrano conferma le decretazioni viceregie.

VILLA DI GUSPINI.

1-7 Sui capitoli 1-7: il sovrano conferma le decretazioni viceregie.

VILLA DI SILIQUA.

1 Sul capitolo 1: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

VILLE DI SILIQUA E VILLAMASSARGIA.

1-4 Sui capitoli 1-4: il sovrano conferma le decretazioni viceregie.

1181

VILLA DI ISILL

1 Sul capitolo 1: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

SECONDE SUPPLICHE DELLA VILLA DI NUORO.

1-2 Sui capitoli 1 e 2: il sovrano dichiara che sta riflettendo in merito.

VILLA DI DESULO.

1 Sul capitolo 1 in cui si chiede che vengano confermati i suoi privilegi: il sovrano conferma la decretazione viceregia.

2 Sul capitolo 2 in cui si chiede che l'Officialia sia liberata dalla pensio- ne: il sovrano dichiara che essendo stata concessa l'Officialia con privilegio regio, la supplica potrà essere presa in considerazione solo in caso di vacanza dell'ufficio.

3 Sul capitolo 3 relativo alla nomina dell'ufficiale della villa: il sovrano dispone che si osservi la consuetudine.

4-9 Sui capitoli 4-9: il sovrano conferma le decretazioni viceregie.

10 Sul capitolo 10 in cui si chiede che nessuno possa occupare l'Officialia dell'incontrada se non previa estrazione da una terna predisposta dai giurati e che si sospenda quindi l'incarico conferito al dottor Giovanni Maria Tatti: il sovrano dichiara che non è possibile revocare la grazia al dottor Giovanni Maria Tatti in quanto gli è stata concessa per privilegio regio e che prenderà in considerazione la supplica alla scadenza del beneficio stesso.

11 Sul capitolo 11 in cui si chiede che vi siano due scrivani nell'incontra-da: il sovrano dichiara che, al fine di prendere le decisioni più opportune, assumerà le dovute informazioni.

12-23 Sui capitoli 12-23: il sovrano conferma le decretazioni viceregie.

1182

VILLA DI POSADA.

1 Sul capitolo .1 in cui si chiede l'apertura del porto come avviene a Orosei, Bosa e in altri porti del Regno: il sovrano dichiara che terrà in consi-derazione la supplica per prendere la decisione più conveniente.

El rey. c. 737 Egregio conde de Montellano, pariente, mi lugarteniente y cappitan generai. Haviendo visto vuestras representaciones en orden a la fineza con que han con-currido los Estamentos y partículares de ese Reyno eri la conzesion del servicio de sesenta mill escudos cada ano por tiempo de diez, cuia experienzia es muy corre-spondiente a las que han tenido siempre mis gloriosos progenitores, quedando en mi real gratitud la justa estimazion que corresponde a su zelo para honrarrlos y favorecerlos en quanto conduxere a la combeniencia de esse Reyno y sus particu-lares, y en esta comformidad se lo participareis dando a los estamentos las cartas que con esta se os remiten, y direis que, haviendose reconoOdo el processo de las Corttes y todo lo demas que me han re/presentado en su nombre el conde de c. 737 v. Villasalto y don Esteban Masones y Nin, como sus sindicos, he tomado las resso-luciones siguientes.

1. Sobre la suplica que ese Reyno hne en el capitulo primero en horden a la com-firmacion absolutta de todos sus privilegios y capitulos de Corte, he resuelto con-firmarles los que estubiere[n] en uso. 2. Sobre la suplica del capitulo segundo, en que piden confirmazion de las mere-des concedidas en las Cortes antecedentes y particularmente que se provean en naturales originarios y no naturalizados los Obispados de Ales, Ampurias y Bossa, Capitanias de las galeras y pensiones eclesiasticas de todas las iglesias del Reyno, he resuelto concederles lo mismo que en las / antecedentes de que sean para natu- c. 738 rales del Reyno durante este servicio. 3. Sobre la suplica del capitulo tercero, en que piden se probean en naturales ori-ginarios y no naturalizados.los Arzobispados de Sacer y Oristan y el Obispado de Alguer y la alternativa la mitra de Caller, he resuelto digais que en las ocasiones de las vacantes de estas prelacias tendre muy presente a los naturales de esse Reyno. 4. Sobre la suplica del capitulo quarto, en que piden que el canceller sea natural, vonete y graduado de doctor con rigor de examen y no ad honores, he resuelto digais atendere a esta suplica como tan justa ordenando a los virreyes no propon- gan sugeto para este empleo en quien no concurran las prendas y / partes necessa- c. 738 v. rias, como son literatura y grado en drecho canonico y hallarse condecorados con dignidad eclesiastica, y eri caso de interin que no pongan sujetos que no sean del mismo grado y calidades.

1183

5. Sobre la suplica del capitulo quinto, en que pide el Reyno que se regule por el termino precisso de treinta dias la declaracion de las contenciones sin prorrogas de oficio ni a instancia del ofizio real, y que en casso de emfermedad o impedi-miento del canceller se nombre interino para aquella caussa con las mismas calida-des del propietario y que se establezca la forma en que han de juntarse los arbitros

c. 739 para el efecto que dispone la concordia, / he resuelto que no se haga novedad en el punto de las prorrogas sino que se observe la concordia y que quando se haian de hacer, sea con terminos brebes, como mande se executase en las Corttes del conde de Santistevan, que respecto del punto y lugar de la concurrencia que se observe lo que tengo mandado. 6 y 7. Sobre las suplicas de los capitulos sexto y septimo, en que pide el Reyno mande dar providencia para que en los cassos de encuentros de jurisdíziones con el Tribunal de Inqquisicion, tanto en caussas de seculares como de perssonas ecle-

c. 739 v. siasticas, se nombre un tercero, que sea el canceller de competenzias que / decida la controbercia que los inquisidores no puedan obrar de hecho ni promulgar cen-suras sino esperar la declarazion del canceller y sujetarse a ella, que tenga por bien interponerme con su Santidad para que mande se observe lo mismo en los encuentros de jurisdizion entre los inquisidores y los juezes y perssonas eclesiasti-cas y todos los demas, y que este despacho se entregue al sindico para la solicitud del brebe, que para que no se retarden las caussas de apelaciones que se introdu-zen en la Supprema Inqquisicion de las sentencias que pronunciar los inquisido-res, excepto en los cassos de fee, mande que el Conssejo de Inqquisicion nombre

c. 740 un juez que puede ser el mismo canceller / del Reyno o el juez de apelaciones de los tribunales eclesiasticos, y que no se admita apelacion a dicho consejo en lo suspensibo sino solo en lo debolutibo, he resuelto digais al Reyno lo quedo miran-do para dar en esto la providencia mas combeniente. 8. Sobre la suplica del capitulo octavo, en que pide el Reyno tenga por vien escri-vir a su santidad para que conzeda brebe a fin de que en adelante no se recurra a Roma con las apelaziones de los tribunales sino que se interpongan ante el juez que esta destinado en esse Reyno y que basta haver este declarado no se admita la

c. 740 v. apelacion a su Santidad, he resuelto condescender con su suplica / y se ha entre-gado el despacho al conde de Villasalto, como asimismo me lo pide para la solici-tud de dicho Brebe. 9 y 10. Sobre las suplicas de los capitulos nono y dezimo, en que pide el Reyno mande que los posehedores de los feudos u herederos escritos del ultimo posehe-dor no puedan ser expoleados de la posesion, goze de frutos y usso de jurisdizion aunque el fisco se haia prebenido en ocuparlos, y que por grazia expecial se le conzeda la ampliacion de todos los feudos de el perpectuamente, he resuelto se observe lo estilado en esto y en lo demas que contienen dichos dos capitulos aten-dere a lo que en ellos me pide. 11. Sobre la suplica del capitulo undezimo, en que pide el Reyno se establezca un

1184

Tribunal de juezes de Contrafueros que sean los arzobispos de Caller y Oristan y el / obispo de Ales o sus vicarios, he resuelto que en esto no se haga nobedad. c. 741 12. Sobre la suplica del capitulo duodecimo, en que pide que en adelante no sehan abilitados ni admitidos en cortes con sola imformazion de testigos los fora-steros, si no en casso de tener executoria y orden real con despacho em forma de este Suppremo Conssejo, segun la disposizion del capitulo 6, libro 1, titulo 1 de la recopilacion Dexart, como estta prevenido por real orden de dos de mayo del ano de mill seiscientos treinta y uno, he resuelto conceder al Reyno lo que suplica, mandando se guarde indispenssablemente la real orden de Larici de treinta y uno. 13. Sobre la suplica del capitulo decimo tercio, en que pide se prohiva la evoca-zion de los pleittos por ser contra la disposizion de los capitulos de Come, y parti-cularmentte / del prirnero en el libro 5, tittulo 11 de la recopilacion, y que no se c. 741 v. conzedan letras caussa videndi por no considerarse en manera alguna necessarias, quedandoles siempre a las partes el remedio ordinario de la suplicazíon, he resuel-to digais al Reyno atendere a no conceder dichas letras caussa videndi si no en pleitos graves y de mucho interes y que he dado orden se despachen con toda bre-vedad los pleitos pendientes del Marquessado de Torralva. 14. Sobre la suplica del capitulo dezimo quarto, en que representa el estado del pleito entre el procurador del Marquessado de Torralba y don Francisco Pilo sobre unas salvaguardias, pidiendo no se de lugar a las segundas letras que se han obtenido en estta / instancia, he resuelto que respecto de estar esta materia pen- c. 742 diente de justizia, que las partes acudan a ella. 15. Sobre la suplica del capitulo decimo quinto, en que pide no se compela a nin-guna perssona a salir de su domizilio desde el mes de junio hasta el de diziembre que dura la destemplania del aire, he resuelto digais al Reyno dare las ordenes combenientes para que se execute asi, si no fuere en cassos gravisimos durante la in tenperie. 16. Sobre la suplica del capitulo decimo sexto, en que representa que en las Cortes passadas se establecio que el derecho de la saca de los trigos se reduxese a tres reales, pidiendo que por haversse pervertilo estta disposizion se ejecute / la c.742 v. revaja del otro real que se lleba demas de los tres referidos, he resuelto digais al Reyno quedo mirando este punto. 17. Sobre la suplica del capitulo dezimo septimo, en que pide no se proceda con- tra los militares por via de processor secretos sino a instanzia de parte, he resuelto se observe lo acostumbrado en todo lo que contiene dicho capitulo. 18 y 19. Sobre las suplicas de los capitulos dezimo octavo et decimo nono, en que piden se concedan a los naturales originarios y no naturalizados todos los puestos militares y politicos de justizia y patrimonio, he resuelto digais al Reyno atendere al merito que concurriere en sus naturales, como lo he hecho siempre, teniendolos / muy pressentes asi para la provision de los puestos que se han resserbado en el c. 743 Reyno como para los de fuera.

1185

20. Sobre la suplica del capitulo vigesimo, en que pide tengan los naturales la alternativa en la eleccion del puesto del auditor de Rota, he resuelto digais que dependiendo estta elecion unicamente de mi real arbitrio, siempre que hubiere vacante, atendere a los sujetos venemeritos que hubiere en esse Reyno. 21. Sobre la suplica del capitulo vigesimo primo, en que pide que a los acrehedo-res de zenssos en la real caja se les pague cada ano sus pensiones sin ponerseles

c. 743 v. embarazo por los virreyes, he resuelto digais al Reyno atendere a dar / providencia sobre estta materia en consequencia lo que tengo ordenado para poder ressolber lo mas combeniente con maduro acuerdo respectto su gravedad. 22. Sobre el capitulo vigesimo segundo, en que pide que en adelante no se embien comisarios para la cobranza del donativo sino que los ofiziales y juezes ordínarios tengan el encargo de cobrar en su distrito y remitirlo a la real caxa, he resueltto se executte lo que haveis decretado en este punto, conzediendoselo al Reyno respec-to de las comunidades y despachandose los comissarios contra los ofiziales en el casso de ser omissos. 23. Sobre la suplica del capitulo vigesimo tercio, en que pidio se mandasen impri-mir todos los Parlamentos, he resuelto comformarme en esto con lo que haveis decretado. /

c. 744 24. Sobre la suplica del capitulo vijesimo quarto, en que representa haver ocho ai-jos que esta sirbiendo sin sueldo alguno el doctor don Hilario Galcerin el puesto de canciller y que se le haga merced de una pension, he resuelto digais al Reyno tendre muy presente a este sujetto. 25. Sobre la suplica del capitulo vigesimo quinto, en que pide se esttablezca por todo el Reyno el uso de una misma medida en ropas, trigos y demas generos, he resuelto se executte como lo pide y haveis decretado. 26. Sobre el capitulo vigesimo sexto, en que pide no pueda ser compellido ningu-no de los militares a prender ni entregar a la justizia sus pasttores, domesticos y

c. 744 v. parientes, y los que no fueren militares tampoco puedan ser / obligados a la pri-sion de sus deudos, he resuelto deciros tendre considerazion a lo que me repre-sentais en este punto. 27. Sobre el capitulo vigesimo septimo, en que representa no tener distribuciones fundadas la cathedral de Alguer, por cuya caussa se le agregaron los fruttos de la plevania de Nuoro con la obligacion de pagar los quindenios a la camara apo-sttholica, suplicandome me interponga con su santidad para que se renuebe dicha agregazion y tambien la de los fruttos de la retoria de Budusso, he resuelto digais tendre presente esta representazion para ressolver a su tiempo lo que combenga en estte punto. 28. Sobre el capitulo vigesimo octtavo, en que pide se mande que los notarios de las

c. 745 caussas no tomen salario de la copia del prozesso, si no / es que la entreguen a los litigantes, he resuelto venir en la conzesion de esta suplica en la forma que pide para el mayor alibio de los litigantes y quitar el abusso que introducen los escrivanos.

1186

29. Sobre el capitulo vigesimo nono, en que pide no se despachen comissarios ni se obligue a los lugares del cavo de Caller a la conduzion de la paxa para la cavai-leriza de los virreyes y la cavalleria que reside en aquel partido, he resuelto se observe lo que tube por vien ordenar en las ultimas Corttes del duque de Monteleon y que de ningun modo se puedan embiar a este fin comissarios. 30. Sobre la suplica del capitulo trigesimo, en que pide que las caussas criminales no se declaren junttas las dos Salas, si no de la Civil a la Criminal, he resuelto que la Sala Criminal botte / conforme su instituzion las caussas criminales y que las que fueren suplicabes se bean y decidan en la Civil, difiniendose las instanzias en c. 745 v.

comformidad de la que esta decidiere, ya sea en forma confirmatoria o revocato- ria, y que no se junten nunca ambas Salas para este efectto por ser contra drecho e introduzido nuebamente y sin orden nuestra. 31. Sobre la suplica del capitulo trigesimo primo, tocante a que no se obserben los pregones de tres de jullio de 1697, he resuelto en quanto el puntto de los mayores que no se exima nadie' con ningun motibo de l.eserzizio de serlo en las villas donde fueren elejidos, y por lo tocante a los demas he ordenado al virrey lo que he tenido por combeniente. 32. Sobre la suplica del capitulo trigesimo / segundo, tocante a lo ordenado en los dichos pregones sobre la conclusion de las caussas contumaciales dentro de tres c. 746

messes, he resuelto dar al virrey la orden combeniente en los dos punttos que con-tiene vuestra repressentazion. 33. Sobre la suplica del capitulo trigesimo terzio, tocante a asumirse los Conssejos en primera instanzia las caussas varonales con pretexto de vandosidad, he manda-do dar la providencia combeniente. 34 y 35. Sobre las suplicas de los capitulos trigesimo quarto et quinto, en que pide no puedan ser molestados los procuradores por los salarios de sentencias y que en las caussas en que litiga el fisco no se tome a la otra parte la porzion del salario, he resuelto conceder al Reyno lo que pide, / advirtiendo que en lo tocante al fisco ha de ser quando no saliere coadiubando a alguna de las partes. c. 746 v.

36. Sobre la suplica del capitulo trigesimo sexto, en que pide no puedan ser pres-sas las mugeres ni desterradas por delitos de los maridos, he resuelto mandar se tenga muy partícular atencion en descargar mi real conscienzia en el usso de estta p rovidenzia. 37. Sobre la suplica del capitulo trigesimo septimo, en orden a que el juez relattor de qualquiera caussa si lo instare la parte haga relazion en publico, he resuelto comformarme con lo que haveis decretado en orden a que se guarden las leyes del Reyno y capitulos de Cortte.

i Nel testo naide.

1187

c. 747 38. Sobre la suplica del capitulo trigesimo / octavo en orden a que el amotacen de essa ciudad de Caller no pueda tomar drecho alguno de los forasteros que van con ropas y otras mercaderias sino solamente lo que le toca, he resuelto venir en la conzession de estta grazia conformandome con lo decretado por vos. 39. Sobre la suplica del capitulo trigesimo nono, en orden a que zesse el abusso que han introducido en las ciudades el pessador y esscrivano de los quessos tornando una pieza de cada carro, he resuelto condescender por aora con la sup-plica del Reyno, pero con calidad que haian de quedar las cossas en el estado que oy tienen y sin perjuizio de mis reales drechos en llebarsse estta pieza de quesso de

c. 747 v. cada carro para en casso de justificarse que toca y per / tenece a este ofizio u a mi Real Patrimonio. 40. Sobre la suplica del capitulo quadrajesimo, tocante al abusso de tomar de cada carro el ultimo esttarel a colmo, he resuelto conformandome con lo que haveis decretado conceder al Reyno lo que pide. 41. Sobre la suplica del capitulo quadragesimo primo, tocante a conceder asocia-dos de la Sala Criminal, he resuelto comformandome con lo decretado por vos que se guarden las leyes del Reyno y fundazion de la Sala. 42. Sobre la suplica del capitulo quadragesimo secundo, en orden a que los ministros de la Sala Criminal no tomen salario de las caussas criminales ni de las demas que

c. 748 expressa, / he resuelto se observe lo establezido por la fundazion de la Sala Criminal y que si hubiere algunas ordenes en contrario, me las participareis para que torre ressoluzion y que en el interin no se hinobe ni perzive salario alguno. 43. Sobre la suplica del capitulo quadrajesimo tercio, sobre que la Real Audienzia y demas Tribunales del Reyno no tomen otro salario que el de la sentencia difiníti-va y demas que expressa, he resuelto conformandome con lo decretado por vos que los altercados que son intra procesum se deven conputtar como en el salario de la difinitiva, pero los que son extra no deven conputarsse, y seria fomentar con perjuizio de la caussa publica la dilazion de los pleittos, y que en lo demas se guar-

c. 748 v. de la disposizíon del drecho y demas de estto / que en las caussas en que fueren conprendidos muchos no se perziva salario de cada perssona sino solamente uno. 44. Sobre la suplica del capitulo quadrajesimo quarto, tocante a esttar exemptos por pregones de diez y nuebe de septiembre de 97 los capitanes y demas ofiziales de los repartimientos, pidiendo se observe el capitulo tocante a esto, he resuelto comformandome con lo que haveis decretado que de aqui adelante queden obli-gados a la contribuzion y no a la conducion del trigo, y que se les guarde a los capitanes de las milizias las demas exempziones expressadas en los pregones. 45. Sobre la suplica del capitulo quadragesimo quinto, tocante a que los ministros

c. 749 baronales puedan mantener el ganado que tienen / quando fueren elegidos para algunos puesttos, he resuelto, comformandome con lo decretado por vos, digais al Reyno se tendra considerazíon a su instanzia sin bulnerar las reales ordenes que hay sobre esta materia.

1188

46. Sobre lo que representa en el capitulo quadragesimo sexto, tocante a los merittos de los docttores Juan Maria Pina, Alfonsso del Vecho y Juan Baptista Galcerin, he resuelto digais al Reyno los tendre muy pressenttes. 47. Sobre la suplica del capitulo quadragesimo septimo, en que pide se restituyan libremente a sus cassas todos los desterrados o confinados, y expezialmente los que expressa, he resuelto conformarme con lo decretado por vos, tocante a que se tendra considerazion. /

Al Estamento eclessiastico. c. 749 v. Sobre la suplica unica en orden a que se conceda merced de cavalleratos al dottor Alfonsso del Vecho y a Alexo Ferreli, direis lo quedo mirando.

Los dos Estamentos eclessiastico y militar. 1. Sobre el capitulo primero, en que pide se mande que los oficíales de la mae-stranza que viven en las villas no esten obligados a la contribuzion de las pagar impuestas por las capillas, declarando paguen solo los que moran en las ciudades, he resuelto, conformandome con lo decrettado por vos, que esten obligados al examen y no a contribuir en las ciudades. 2. Sobre la suplica del capitulo segundo, tocantte a que no se concedan salvaguar-dias en materia de intereses de varones / sin substanciar caussa, he resuelto, c.750 conformandome con lo decretado por vos, que se guarden los capitulos de corte y reales pragmaticas en horden a dichas salvaguardias y que siempre que se pidan contra varon, que se haia de expresar el nombre. 3. Sobre la suplica del capitulo tercio, en orden a que en todas las villas y lugares pueda haver tiendas de ropa, he resuelto se guarden las pragmaticas, capitulos de come y hordenes reales segun lo haveis decretado. 4. Sobre la suplica del capitulo quarto, en que piden se funden en esse Reyno encomiendas de la orden de San Juan como las demas provincias, he resuelto digais al Reyno lo quedo mirando. /

Los Estamentos eclessiastico y real. Sobre la suplica unica, en orden a que no se pongan en execuzion en la ciudad de Caller las ordenes y pregones sobre poner en claro los delitos que suceden en el distrito de las villas, he resuelto digais al Reyno no ha lugar lo que suplican, segun lo haveis decretado.

El Estamento militar. 1. Sobre la suplica del capitulo primero, tocante a que no se puedan derogar los privilejios concedidos a su favor y al de los varones, magnates y feudatarios, he resuelto digais al Reyno se tendra considerazion a su tiempo, comforme lo haveis decretado.

c. 750 v.

1189

c. 751 2. Sobre la suplica del capitulo segundo, tocante a que haga alguna merced / a don Geronimo Gaia, he resuelto digais al Estamento le tendre muy presente. 3. Sobre la suplica del capitulo terzio, sobre que no tengan cumplimiento las orde-nes y pregones reales en quanto a los ministros y principales de las villas, esta dada providencia en los capitulos 31 y 32 de las suplicas generales.

El Estamento real. 1. Sobre la suplica del capitulo primero, sobre que se quite el cuerpo de guardia de la ciudad de Caller, he resuelto digais al Reyno no ha lugar. 2. Sobre la suplica del capitulo segundo, sobre la creazion de los censsos y si se ha de observar o no la Bulla de Pio quinto, he resuelto dígais al Estamento que sien-

c. 751 v. do / como siempre ha sido el uso y obserbancia uniberssal en esse Reyno contratar y cargar los censsos referidos sobre las comunidades de las villas, ciudades y demas pueblos de ese Reyno, se deve guardar esta observancia asi en los censsos y censsales ya cargados, los quales se tengan por validos, como en las que en adelan-te se cargaren, por ser esto de justizia, haviendo sido siempre el uso y observancia uniberssal en ese Reyno. 3. Sobre la suplica del capitulo terzero, tocante a la derogazion de los pregones en quantto a que los comissarios generales de la cavalleria y sargenttos mayores de la imfanteria de los dos Cavos no tengan obligazion de hir todos los afíos a las villas y

c. 752 ciudades a hacer ressefia, / he resuelto mandar a mi lugarteniente y cappitan gene-rai que con la Real Audienzia le consulte lo mas combeniente y di para su cumpli-miento la providencia necessaria. 4. Sobre la suplica del capitulo quarto, en lo tocante a que los de Corte concedi-dos a favor de los barones se entiendan tambien al de las ciudades, he resuelto venir en la conzesion de estta grazia segun lo decretado por vos y mandado en el capitulo segundo de las suplicas de los dos Estamentos eclesiastico y militar. 5, 6 y 7. Sobre las suplicas de los capitulos quinto, sexto y septimo, en que reco-miendan a los sindicos de la ciudad, a Antiogo del Vecho y a Francisco Gabriel Pina, direis al Estamento los tendre muy pressentes. /

c. 752 v. Cabildo de Caller. Sobre la suplica unica que haze en horden a que se le conceda el venefizio de la caca del trigo que tiene del terzio de los quinttos, he resuelto digais tendre presen-te estta instanzia.

Ciudad de Caller. 1. Sobre la suplica del capitulo primero, tocante a que se declare no estar deroga-dos ningun privilexio ni capitulo de Corte de los que goza, he resuelto se observe lo acostumbrado. 2. Sobre el capitulo segundo, en orden a dar providencia en algunos perjuicios

1190

que padeze la ciudad, pidiendo se insiriesen sus privilexios en el prozesso de las Cortes, me conformo con lo que haveis decretado. 3. Sobre la suplica del capitulo terzero, en que pide se declare ahora que la jurisdi-zion / y conocimiento de los contrabandos es peculiar de dicha ciudad, he resuel- c. 753

to se observe lo mandado en las ultimas Cortes y encargar ahora al Tribunal del Real Patrimonio que en los negozios de los contrabandos de los drechos de esa ciudad proceda con coda brevedad y cuidado. 4. Sobre la suplica del capitulo quarto, en orden a la paga de las gavelas impuestas sin excezion de personas, he resuelto conformar.me con lo que haveis decretado de que en quanto a los ministros y militares se executase lo que se obserbava y se havia declarado en justizia, anadiendo que respecto a mis galeras y nabios de guer-ra y embarcaziones que arman en corsso, se les observe la franqueza que gozan en todas las armas maritimas / los estandartes reales de guerra. c. 753 v.

5. Sobre la suplica del capitulo quinto, en orden a que me interponga con Su Santidad a fin de que venga en conzeder Breve para que los eclesiasticos paguen las gabelas de los generos que introducen, he resuelto digais a la ciudad passare con su beatidud los ofizios combenientes a este efecto. 6. Sobre la suplica del capitulo sexto, en que pide se mande no se obligue a los ciudadanos y havitadores a pagar nada por los vienes que tienen en las villas, he resuelto se observe lo que tengo mandado en real despacho de seis de mayo de mill seiscientos ochenta y ocho. 7. Sobre la suplica del capitulo septimo, tocante a la declaracion que pide de que la gracia conzedida en las Cortes passadas / en orden a que los naturales fuesen pre- c. 754

feridos en el numero de los notarios se estienda para los ofizios de secretario de la Lugarthenencia General, Real Audiencia, Patrimonio y Administracion, he resuel-to conformar.me con lo que haveis decretado. 8. Sobre la suplica del capitulo octtavo, en que pide que en cassos de reducirse a viscocho la porcion que goza del trigo del enzierro y se le pudiere viciar goze del mismo venefizio de la saca que le corresponde en la extracion de trigo, he resuelto conformarme con lo que haveis decretado. 9. Sobre el capitulo nono, en que pide facultad para conocer privativamente de sus ministros, / he resuelto conformarme con lo que haveis decretado. c. 754 v.

10. Sobre la suplica del capitulo dezimo, sobre la prohivizion de salvaguardias en materia de los drechos y rentas de la ciudad, he resuelto comformarme con lo que haveis decretado concediendo esto a la ciudad. 11. Sobre la suplica del capitulo undezimo, en orden a que se quiten los soldados de las puertas, he resuelto conformarme con lo que haveis decretado negando esta instanzia. 12. Sobre el capitulo duodezimo, tocante a que los almadravistas dejen a la ciudad un dos por ziento de todo genero de atunes salados para el abasto de ella, he resuelto conformarme con lo que / haveis decretado. c. 755

1191

13. Sobre la suplica del capitulo dezimo tercio, en horden a la prohivizion de ne-gar las embarcaciones el muelle hasta tener la practica de donde vienen, he resuel-to conformarme con lo que haveis decretado y dareis las ordenes combenientes al cumplimiento de lo que pide la ciudad. 14. Sobre la suplica del capitulo dezimo quarto, tocante a que se scale lugar con-petente por la ciudad para la habítazion de diferentes ofizios, he resuelto confor-marme con lo que haveis decretado. 15. Sobre la suplica del capitulo dezimo quintto, en orden a la observazion del capitulo tercero de las Cortes del duque de Abellano tocante a no ejecutarse pro-

c. 755 v. zedimientos en caussas de poco valor, / he resuelto conformarme con lo que haveis decretado conzediendo esto a la ziudad. 16. Sobre la suplica del capitulo decimo sexto, sobre la observazion asimismo del capitulo quarto de dichas Cortes en orden a no admitirse petizion de oposicion sobre acussazion de tercio, he resuelto conformatine con lo que haveis decretado. 17. Sobre la suplica del capitulo dezimo septimo, tocante a la paga de los salarios de los catedraticos' de su Unibersidad, he resuelto comformarme con lo que haveis decretado. 18. Sobre la suplica del capitulo dezimo octavo, tocante a que se entendiese con los jurados tercero, quarto y quinto lo concedido en las Cortes del duque de

c. 756 Gandia de que no se pudiese admitir acussazion / de tercio contra los dos primero y segundo, he resuelto conformarme con lo que haveis decretado. 19. Sobre la suplica del capitulo dezimo nono, en orden a la prohívicion en Oristan y 011astre de dar quarentena a ninguna embarcazion, he resuelto confor-marme con lo que haveis decretado. 20. Sobre la suplica del capitulo vigesimo, en orden a que ningun ministro pueda mandar en la faluca de la ciudad, si no fuere para cossas de mi real servicio, he resuelto conformarme con lo que haveis decretado concediendo a la ciudad esto. 21. Sobre la suplica del capitulo vigesimo primo, en que pide se observe e1 capi-

c. 756 v. tuffo] quarentta y uno de las cortes que fenecio / el obispo don Gaspar Prieto en orden a archibarsse los papeles de los notarios difuntos, he resuelto conformarne con lo que haveis decretado. 22. Sobre la suplica del capitulo vigesimo secundo, en que pidio no se decretase a favor de otra ciudad o particular lo que sea en perjuizio suyo, he resuelto digais a la ciudad tendre consideracion a lo que representa. 23. Sobre la suplica del capitulo vigesimo tercio, en que pide confirmazion del ter-cero de las Cortes del conde de Santisteban en que se concedio que ninguno, si no que los carniceros obligados, matase carne ni la vendiese en las carnicerias, he resuelto conformandone con lo que haveis decretado conceder esto a la ciudad. 24. Sobre la suplica del capitulo vigesimo quarto, en que pide se observe el quarto de

1 Nel testo catredaticos.

1192

dichas Cortes del tonde de Santisteban / en orden a cessar el abusso que perjudi- c. 757

cava a la ciudad tornando mis oficiales reales muchas cantidades de los quesos que se vendian en la plaza, he resuelto conformarme con lo que haveis decretado. 25. Sobre la suplica del capitulo vigesimo quinto, tocante a que no se conzede a los Estamentos lo que piden de poderse insacular cavalleros nobles en las volssas de jurado en cavo y segundo, por haverse esto siempre prohivido, he resuelto digais a la ciudad tendre presente su representazion en llegando el casso. 26. Sobre la suplica del capitulo vijesimo sexto, tocante a que se augmente a la ciudad la porzion del enzierro de trigo hasta la cantidad de setenta mill estareles o a lo menos hastta la / de quarenta mill, he resuelto digais a la ciudad lo quedo c. 757 v.

mirando. 27. Sobre la suplica del capitulo vigesimo septimo, tocante a la obserbancia del sexto de las Cortes del duque de Abellano en orden al gobierno de las camicerias de dicha ciudad, he resuelto conformarme con lo que haveis decretado concedien-do esto a la ciudad. 28. Sobre la suplica del capitulo vigesimo octavo, estando probehida la plaza civil que pedia se diese a natural, no se ofreze que dezir. 29. Sobre la suplica del capitulo vigesimo nono, en que pide se continue a la ciu- dad en todos los actos judiciales el tratamiento de senoria, / he resuelto confor- c. 758

marme con lo que haveis decretado. Sobre las suplicas de los capitulos treinta hasta treinta y zinco, que es el ultimo, en que recomiendan a diferentes sugetos, he resuelto digais a la ciudad los tendre muy presentes en las ocasiones que se ofrecieren.

Apendicios de Estampache, la Marina y Villanueva. 1. Sobre la suplica del capitulo primo, de que no se pague gabela de los generos de frutos y ropas que se travajan en la isla y lleban a la ciudad de Caller, he resuel-to conformarme con lo que haveis decretado. 2. Sobre la suplica del capitulo segundo, de que no se imponga gabela sobre la lena, carbon y demas que expresan, he resuelto conformarme con lo que / haveis c. 758 v.

decretado concediendo estta suplica. 3. Sobre la suplica del capitulo tercero, en que piden se revaxe algo de los veinte por cientto que se paga de drechos en las aduanas de Caller por las ropas gavessas, reduziendolo a lo antiguo, he resuelto conformarme con lo que haveis decretado. 4 usque ad 17. Sobre lo expressado desde el capitulo quarto basta el dezimo septi-mo, que es el ultimo de las suplicas de los apendizios, me comformo en todo con lo que haveis decretado y asi lo participareis.

Cavildo de Sacer. 1. Sobre la suplica del capitulo primo, tocante a la conzesion de un rassero de sal a los canonigos de patronasgo, he resuelto, conformandome con lo que haveis

1193

decretado, concederles este nuebo rasero en la misma forma que los otros quatro que gozan. /

c. 759 2. Sobre la suplica del capitulo secundo, tocante a que se conzeda a cada uno de los racioneros dos rasseros y medio de sal francos, he resuelto digais tendre consi-derazion a esita instancia. 3. Sobre la suplica del capitulo tercio, tocante a que no se pueda prohivir por los varones y regidores a sus vassallos la extraccion de sus fruttos, he resuelto confor-marme en todo con lo decretado por vos en este punto. 4. Sobre la suplica del capitulo quarto, tocante al augmento de hasta cientto y cin-quenta escudos sobre los setentta que le estan conzedidos por razon del venefizio de la sal, he resuelto digais al cavildo tendre considerazion a esta instancia.

c. 759 v. 5. Sobre la suplica del capitulo quinto, / en que pide se le conzeda en cada un ano una saca de tres mill estareles de trigo, he resuelto digais lo tendre presente. 6. Sobre la suplica del capitulo sexto, en que pide se mande pagar a la yglesia las limosnas que se les seiialaron en las cortes passadas y que se les conzeda ahora alguna, he resuelto dígais al cabildo lo quedo mirando.

Sindicos del arzobispado, Cavíldo y ciudad de Sacer. 1. Sobre la suplica del capitulo primo, tocante a que me interponga con su Santidad de que ordene al juez de apelaciones que al presente es y fuere en ade-lante se abstenga de admitir en su curia las appelaciones de las sentenziar que dan

c. 760 los sufraganeos, direis passare con su beatitud los ofizios / comvenientes a este fin. 2. Sobre la suplica del capitulo secundo, tocante la confirmacion del acto de Corte concedido en las cortes del conde de Santisteban, he resuelto se observe lo man-dado en este punto en las Cortes referidas.

Ciudad de Sacer. 1. Sabre la suplica del capitulo primero, tocantte al reparo de las murallas, he resuelto digais a la ciudad que proponiendo otros medios mas practicables de los que expressa, atenderan los que gobernaren esse Reyno a dar toda la providenzia necesaria, esforzandolo quantto fuere de su parte por ser para cossa tan justifica-da. 2. Sobre la suplica del capitulo segundo, tocante a la prohivizion de las tiendas, he resuelto conformar.me con lo que haveis decretado. /

c. 760 v. 3. Sobre la suplica del capitulo tercio, tocante al permisso que pide para poder hazer almazenes en el puerto, he resuelto conformarme con lo que haveis decreta-do sin mas ampliazion. 4. Tocante a lo expressado en el capitulo quarto, sobre la inteligencia de la conce- sion de los privilejios, he resuelto conformar.me con lo decretado por vos. 5. Sobre la suplica del capitulo quinto, tocante a la residenzia del virrey en dicha ciudad el primer ano o segundo de su gobiemo, he resuelto mandar se observe en

1194

estto las ordenes que estan dadas, y asi lo participareis. 6. Sobre la suplica del capítulo sexto, tocante a concurrir mi real hazienda con lo mismo que se decreto en las cortes passadas a fin de aderezar y limpiar a Puerto Torres, / he resuelto conzeder a la ciudad lo que pide y encargar se execute con c. 761 todo cuydado, y asi lo participareis. 7. Sobre la suplica del capitulo septimo, en que pide se prohivan los pregones de los varones aserca de que los bassallos no puedan sacar sus fruttos de las villas y que esttos los puedan vender libremente en la forma y parte que quisieren, he resuelto conformarme en todo con lo decretado por vos en esta parte. 8. Tocante a lo expressado en el capitulo octavo, de que se despache luego el plei- to pendiente en este mi Conssejo Suppremo sobre la satisfazion de diferentes pechos de los ciudadanos y moradores de dicha ciudad, he resuelto digais a la ciu- dad se procura dar prompta providencia al despacho de estta materia, a cuyo fin he / ordenado al Conssejo que los papeles de ella los vea mi abbogado fiscal, para c. 761 v. que haga relazion y se resuelba por gobierno para la mas breve determinazíon de esta caussa. 9. Sobre la suplica del capitulo nono, tocante a poder.se valer de dinero de parti-culares para lo que faltare en cada un ano para el cumplimiento del enzierro de diez y ocho mill estareles de trigo de porzion que goza por reales privilejios, he resuelto digais a la ciudad lo quedo mirando con desseo de su mayor alibio y con-suelo. 10. Sobre la suplica del capitulo dezimo, tocante a que las rondas se executten por el gobernador y ministros reales sín obligar a elio a los pobres, he resuelto se execute como lo pide la ciudad, / si no fuere en algun casso grave y que en este las penas c. 762 de los que no obedecieren sean para mi Real Patrimonio. 11. Sobre la suplica del capitulo undecimo, tocante a poder reduzir a vizcocho el trigo enserrado en casso de reconocerse de mala calidad y no poderse extraer, gozando del mismo privilexio de la saca, he resuelto conformarme con lo que haveis decretado. 12. Tocante a lo expressado en el capitulo duodezímo, sobre ser preferido el natu-ral en la Gobernazion en la probision de las secretarias y notarias, he resuelto conformarme con lo decretado por vos. 13. Sobre la suplica del capitulo dezimo tercio, tocante a que la prohivizion que estta conzedida de salvaguardias reales contra los varones sin citazion suya / se c. 762 v. estienda estta gracia a la ciudad, he resueltto, conformandome con lo decretado por vos, venir en la conzesion de estta instanzia. 14. Sobre la suplica del capitulo decimo quarto, tocante a no poderse actuar nin-gun pleito no excediendo de zien llibras sino declararse verbalmente, he resuelto conformarme con lo decretado por vos. 15. Sobre la suplica del capitulo dezimo quinto, tocante a que mis ministros reales no puedan entrometerse en patentes de barco, he resueltto conformarme con lo

1195

decretado por vos. 16. Tocante al capitulo dezimo sextto, en orden a que no se provea nada en perjui-

c. 763 zio de sus privilejios, he resuelto conformarme tambien con lo / decretado por vos. 17. Sobre el capitulo decimo septimo, en que pide tenga la mano en la conzesion de cavallerattos y noblezas, he resueltto digais a la ciudad tendre muy presente su representazion. 18. Sobre la suplica del capitulo dezimo octavo y ultimo, tocante a quitar los dre-chos de la arina y el de la puerta de castillo, he resuelto conformarme en todo con lo decretado por vos en este punto.

Cavildo de Oristan. 1. Sobre la suplica del capitulo primo, en orden a la confirmazion de los capitulos de Corte, me conformo con lo decretado por vos. 2. Sobre la suplica del capitulo secundo, sobre la conzesion de una saca para el

c. 763 v. reparo de la iglesia, he resuelto digais al Cabildo quedo / mirando los medios que pueden contribuir a su alibío. 3. Sobre la suplica del capitulo terzio, tocante al nombramiento de economo, he resueltto digais no ha lugar. 4. Sobre la suplica del capitulo quarto, en que pide refaccion para las iglesias y personas eclesiasticas, he resuelto conformarme con lo decretado por vos. 5. Sobre la suplica del capitulo quinto, en orden a tener presentes a sus naturales en las vacantes de prebendas y pensiones, he resuelto digais al Cavildo atendere a conssolarlos. 6. Tocante a lo que expressa en el capitulo sexto, en orden a que en la repartizion

c. 764 de las tíerras poberiles entren las yglesias y perssonas eclesiasticas, / he resuelto conformarme con lo que haveis decretado. 7. Sobre la suplica del capitulo septimo y ultimo, tocante a las pensiones de dos censos que la yglesia tiene impuestos sobre la ciudad, he resuelto conformarme con lo que haveis decretado.

Ciudad de Oristan. 1. Sobre la suplica del capitulo primo, tocante a la conduzion a los almacnes de la cantidad de trigo serialada a las villas, he resuelto conformarme con lo que haveis decretado. 2. Tocante a la suplica del capitulo secundo, en orden a que vos mandaseys se for-mase el repartimiento de lo que cada villa podia contribuir, he resuelto aprobaros lo que decretasteys en esto. /

c. 764 v. 3. Sobre la suplica del capitulo terzio, tocante al enzierro del trigo, he resuelto aprovaros tambien lo decretado por vos en estto con el parezer de la Juntta Patrirnonial.

1196

4. En lo tocante a lo que pide en el capitulo quarto de que sea restablezida en la posession del privilegio que tiene de conoger su beguer privativamente por via de recursso de las caussas civiles y criminales de sus tres Campidanos, he resuelto conformarme con lo que haveis decretado.

Segundas supplicas de dicha ciudad. 1. Sobre la suplica del capitulo primero, en orden a la confirmazion de sus privi-lejios y el capitulo de Cortes de las que celebro el duque de Gandia, / he resuelto c. 765

conformarme con lo que haveis decretado. 2. Sobre la suplica del capitulo segundo, tocante a que los oficiales de los tres Campidanos agregados a dicha ciudad haian de tener su Curia fija en una de las villas de su jurisdizion, he resuelto se execute asi como lo haveis decretado. 3. Sobre la franqueza que pide en el capitulo tercero por un decenio para sacar todo genero de mercaderias por el puertto y torre de Oristan sin pagar drechos, he resuelto digais a la ciudad lo quedo mirando. 4. En orden a lo que pide en el capitulo quanto, de que se mantenga a sus mora-dores en la posesion en que estan / de no pagar cantidad alguna por razon de c. 765 v.

quanta funeraria, me conformo con lo que haveis decretado. 5. Sobre la supplica del capitulo quintto, en orden a la obserbancia de lo acostum-brado en no pagar nada por la entrada de los bueyes en los saltos de Fenossa y Piscata, me comformo con lo decretado por vos. 6. En lo tocante a la suplica del capitulo sexto, tocante a no impedir a los labrado-res el poder labrar y desbacar y sin pagar drechos las tierras de los saltos, he resueltto conformarme con lo que haveis decretado. 7. Sobre la suplica del capitulo septimo, tocante a las dietas de los minístros patrimoniales que asisten a la extraccion, / he resuelto venir en la conzesion de lo c. 766

que suplica en la forma que lo haveis decretado. 8. Sobre la instanzia del capitulo octabo, en orden a que la Oficialia de Campidano Milis se provea por el tiempo que las demas, he resuelto se observen en esto mis reales ordenes ultimamente expedidas tocante a la provision de semejanttes enpleos. 9. Tocante a la suplica del capitulo nono, en orden a que los oficiales no puedan conceder lizenzia para entrar los ganados en los restrojos antes del termino seiiala-do, he resuelto venir en la conzesion de esta grazia, comformandome con lo decretado por vos. 10. Tocante al capitulo dezimo, sobre la cobranza del drecho de esbarbajo del ganado de zerda, / he resuelto se observe lo acostumbrado segun lo decretado por c. 766 v. vos.

11. Sobre la obserbancia que pide en el capitulo undecimo del decretto de las ulti-mas Cortes en que se ordeno que los colectores y arrendadores de los drechos rea-les no arrienden los pasttos para ganado forastero, he resuelto venir en la conce-

1197

sion de estta suplica segun lo decretasteis. 12. Sobre la suplica del capitulo duodecimo, en orden a que no esten obligados a acudir a las reserias los matriculados en la bolsa de jurados de dicha ciudad si no en los cassos que expressa, he resuelto conformarme con lo que haveis decretado. 13. Sobre la suplica del capitulo decimo tercio, en que pide que los naturales de /

c. 767 sus Campidanos no sean apremiados por sus oficiales a hazer viaxes con qualquier pretexto, he resuelto se execute como lo suplica la ziudad y haveis decretado. 14. Tocante a lo que pide en el capitulo decimo quarto, de que se le conzeda a la ziudad y sus Campidanos el poder embarcar sus vinos libres de drechos, he resuelto conzeder a los vezinos de dicha ciudad esta grazia por tiempo de seis arios por lo que desseo su alibi° y por lo tocante a los Campidanos direis lo quedo mirando. 15. Tocante a la suplica del capitulo dezimo quinto, de que no se pueda hazer

c. 767 v. repartimiento alguno por caveza, he resuelto digais a la ciudad tendre / conside-racion a estta instanzia. 16. Tocante a lo expressado en el capitulo dezimo sexto, en horden a que esten divididas por sus terminos las tierras sembradas que llaman vidazonis, he resuelto conformarme con lo decretado por vos. 17. Tocante a lo que pide en el capítulo dezimo septimo, de que se quite el abusso introduzido por los notarios y escrivanos en el exzesso de los drechos que llevan, he resuelto conceder a la ciudad lo que pide conformandome con lo decretado por vos. 18. Sobre la suplica del capitulo dezimo octavo y ultimo, en que pide se mantenga

c. 768 en la posesion de la iglesia de San Vizente a los relijiossos de la E[sJ/cuela Pia que la han reparado, he resuelto conformarme con lo decretado por vos en esta parte.

Terceras supplicas de dicha ciudad. 1. Sobre la repetizion de la instancia hecha en las primeras suplicas tocante a la evocazion, recursso y apelazion de las caussas de los Campidanos que pretende pertenezer al veguer, tengo tomada ressolucion antecedentemente de que ba hecha mension. 2. Tocante a lo que pide en el capítulo secundo, de que se deniegue a los vassallos de algunas villas la exempzion de la conduzion de materiales a que estan obliga-dos para el reparo de las murallas, he resuelto conformarme con lo decretado por vos. 3. Sobre la suplica del capitulo terzero, de que se apliquen mill escudos para re-/

c. 768 v. parar la puente del rio grande de los quatro mill serialados para el aconcho de puentes, me comformo con lo decretado por vos. 4. Sobre la suplica del capitulo quarto, en orden a que se les librase de hazer ostension de los titulos de las pensiones que goza por ser materia inpracticable, me conformo asimismo con lo decretado por vos.

1198

Ciudad de Alguer. 1. Sobre la suplica del capitulo primo, en que pide mande se observen todos sus privilejios y capitulos de Corte, he resuelto se observe los que estubieren en usso y no fueren en perjuizio de tenero. 2. Tocante a la suplica del capitulo secundo, en que pide se le perdone la porcion del real donatibo que le toca del decenio, he resuelto digais a la ciudad quedo mirando / el alibio que se le puede dar en esto.

c. 769 3. Sobre la suplica del capitulo terzio, en que representa que por (alta de trigo no ha podído lograr el enzierro de la porzion de ciento y veinte y nueve estareles de que tiene hecha merced y que se ordene que haía de delegar al veguer o jurado en cap para que obliguen a los varones que enzierren los trigos de sus renttas en la dicha ciudad y asimismo a las villas infeudadas, he resuelto mandar que en esto se de la providenzia que fuera factíble y que se me de quenta de lo que resultare y asi lo participareis a la ciudad. 4. Tocante a lo que representa en el capitulo quarto, de no ser vastante lo propue- sto en el antecedente para el enzierro de la cantidad referida de trigo, pidiendo se le conzeda tambien que los acrehedores / de la ciudad puedan encerrarle por todo c. 769 v.

el mes de diziembre, he resuelto conceder a la ciudad que sin perjuicio de los inte- resses de mi real herario puedan los acrehedores encerrar por parte de la ciudad la correspondiente porcion de sus censsos, pues esto mismo se practica en la de Caller, y asi lo participareis. 5. Sobre la suplica del capitulo quinto, en orden a que se reconozcan los prívilejios de dicha ciudad y la de Sacer y los limites de sus territorios con ínterbenzion de ministro real, me comformo con lo que haveis decretado. 6. Tocante a la franqueza que pide en el capitulo sexto, se conceda a las coralinas que fueren a dicha ciudad para extraer otros quince quintales de los generos que refiere, / demas de otros tantos que se les concedieron en las Cortes passadas, he c. 770

resuelto conformarne con lo decretado por vos en este punto. 7. Sobre la suplica del capitulo septimo, tocante a que se le conzeda por algunos atios tres mill estareles de saca, he resuelto conformarme con lo decretado por vos. 8. En lo que pide en el capitulo octtavo, tocante a que se le conzeda alguna por-zíon para el reparo de la puente que media entre el mar y e1 estanque, he resuelto, atendiendo a tan vajente necesidad como la que representa la ciudad, ordenar que de las siete mill libras que se han asignado para aconcho de puentes y caminos se aplique la maior porsion que se pudiere al reparo de esta puente / y que lo execu- c. 770 v.

te precisamente. 9. En lo tocante a la suplica del capitulo nono, de que no recaiga en el jurado quinto el enpleo de sotsveguerl, no habiendose despachado real privilejio para el,

I Nel testo sostveguer.

1199

he resuelto conceder a la ciudad lo que suplica segun lo decretado por vos. 10. Sobre d capitulo dezimo, en que pide que en adelante los conselleres de la ciudad y demas ofizios de ella puedan sortear cada dos atios matriculando solo a cinto en cada bolsa, me conformo con lo que haveis decretado. 11. Tocante al capitulo undezimo, sobre el modo de la extracion de amostazen y cobranza del drecho de la pieza de quesso fino y azeite, he resuelto en quanto a lo

c. 771 que mira a la suerte de amostasen que se guarde lo a / costumbrado y en lo que toca a la segunda parte conceder a la ciudad lo que pide durante mi real voluntad, aplicando su productto al fin que se propone. 12. Sobre la suplica del capitulo duodecimo, tocante a la observancía de lo decre-tado en las Cortes del conte de Santisteban acerca de que el que presidiere en la extraccion de conselleres y demas ofizios se quede con una de las llaves de las arcas en que estan las bolssas de los matriculados, he resuelto conformarme con lo que haveis decretado. 13. Sobre el capitulo decimo tercio, tocante a no poderse insacular lo que no supieren leer ni escrivir, he resuelto se haga como lo pide la ciudad y vos decreta-steis. /

c. 771 v. 14. Sobre la suplica del capitulo dezimo quarto, tocante a que sorteando algunos de los secretarios y sostitutos de la Menssa episcopal en jurados o ministros de la ciudad no sean admitidos, he resuelto, conformandome con lo que haveis decreta-do, de que se guarde lo acostumbrado. 15. Sobre la suplica del capitulo dezimo quintto, tocante a que en adelante los conselleres y Trecena escojan en el pueblo el numero necessario de sujetos mas capazes para el Conssejo General, he resuelto conformarme en todo con lo decre-tado por vos en este punto. 16. Sobre la suplica del capitulo dezimo sexto, en que pide se ordene al governa-dor entregue a los consselleres la llave del postigo que estava zerrado y mando

c. 772 abrir como la tienen de las puertas principales, / he resuelto se observen a la ciu-dad sus privilejios en esta parte y en Io tocante a la novedad que representa en el que vos o vuestro subzessor oiendo al gobernador den la providenzia conbeniente para en adelante. 17. Sobre la suplica del capitulo decimo septímo, tocante a que mande que el governador actual ni sus subzessores no puedan ni devan prender, pedir ni maltra-tar a ningun forasttero que aportare a aquella ciudad ni a otro alguno que no sean de sus militares, he resuelto encargar la obserbancia de la jurisdizion que pertene-ze a cada uno de mis ministros y asi lo participareis a la ciudad. 18. Sobre lo que representa en el capitulo dezimo ottavo, tocante a la facilidad /

c. 772 v. con que los gobernadores de algunos atios a esta parte admiten a comercio las enbarcaziones que Ilegan al puerto sin el veneplagito de los consselleres y veguer real, a cuio cargo deve estar el reconocimientto de las patentes que traen, he resuelto conformarme en todo con lo que haveis decretado y encargaros su obser-

1200

banzia. 19. Sobre lo que pide en el capitulo decimo nono, de que en adelante no pueda nombrar el governador por aiudantes de artilleros a gente del campo y a otros que no son a proposito, he resuelto se execute segun lo decretado por vos. 20. Sobre lo que representa en el capitulo vijesimo, en orden a las vejaciones que / experimentan los marineros con el motivo de haver puesto los gobernadores un c. 773 cuerpo de guardia, pídiendo se quite este, he resuelto remitiros esta instanzia para que se procure reparar la queja de la ciudad teniendo presentes las circunstanzias de estta materia. 21. Sobre la suplica del capitulo vigesimo primo y ultimo, oponiendose a qual-quiera pretension que se tubiere en perjuizio suyo, direis a la ciudad lo tendre pre-sente.

Cavildo de Iglesias. 1. Sobre la suplica del capitulo primo, en orden a la reintegracion en la posession en que se ballava de todas las renttas y territorios de aquella ciudad, he resuelto comformarme con lo / que haveis decretado. c. 773 v. 2. Sobre la suplica del capitulo secundo, en que representta la imposibilidad de hacer ahora el enzierro de la formentaria pidiendo se le permita que a expenssas propias pueda hazerle, he resuelto conformarme con lo que haveis decretado. 3. Sobre lo expressado en el capitulo terzio, en orden a que se observe el previ-lexio que tiene para que a sus moradores y naturales se les de la sal nezessaria, he resuelto conformarme con lo que haveis decretado. 4. En lo que representa en el capitulo quarto, acerca del desconsuelo con que se palla de carecer tantos arios a de su pasttor y prelado, / he resuelto digaís al c. 774 Cavildo se procura dar en estto providenzia. 5. Tocante a lo expressado en el capitulo quintto, en orden a la representacion que hízo para que se les socorriese con alguna limosna para ayuda a hazer ternos, he resueltto aprovaros lo executado en esta suplica. 6. Sobre la suplica del capitulo sextto, tocante a los gasttos que ocasionan los comisarios que se despachan para la cobranza del donatibo pidiendo mande cese estto, he resuelto conformarme con lo que haveis decretado. 7. Sobre la suplica del capitulo septimo y ultimo, en orden a que se le seriale / alguna porcion para el reparo de las puentes de la isla de San Antiogo, me confor- c. 774 v mo con lo decretado y executado por vos en esta parte.

Ciudad de Yglesias. 1. Sobre la suplica del capitulo primo, en orden a que en atencion a su necesidad se le perdone lo que constare estar deviendo del donativo, me conformo con lo decretado y executado por vos en esta parte. 2. Sobre la suplica del capitulo secundo, tocante a que se ejecute e1 privilejio que

1201

le estta conzedido sobre el abastto de la sal de sus naturales y moradores, he resuelto conformarme con Io que haveis decretado.

c. 775 3. Tocante a lo que pide en el capitulo / tercio, de que se le permita hacer el enzierro de la porcion de dos mill esttareles que le estta conzedido en las casas de los mismos salttos, como son los de Villano o Palmas, he resuelto conformarme con lo decretado por vos por los incombenientes que se reconogen en la conce-cion de estta grazia. 4. En orden a la instancia que haze en el capitulo quarto, de que se le nombre pre-lado, direis a la ciudad se procura dar providencia en esto. 5. Sobre la suplica del capitulo quinto, en orden a haverse introduziodo el nom-brarse algunos ministros por delegados de los virreyes en la fiesta que se zelebra a San

c. 775 v. Antiogo y que / se prohivan semejantes delegaziones observandose Io acostumbra-do siempre, me conformo con lo que haveis decretado y asi lo participareis a la ciudad y asimismo que he mandado se de en esto la providenzia comveniente. 6. Tocante a lo que expressa en el capitulo sexto, pidiendo mande obserbar inbio-lablemente lo acostumbrado en quanto a poder apacentar los vassallos en los sal-tos varonales sus yeguas y bueyes, he resuelto conformarme con lo que haveis decretado. 7. Sobre la suplica del capitulo septimo, en orden a que no se haga novedad en

c. 776 quanto a las tierras, labranzas / y ganados que tienen los vassallos de dicha ciudad en los saltos varonales pagando los drechos segun lo antiguo, he resuelto comfor-marme con lo que haveis decrettado. 8. Sobre la suplíca del capitulo octtavo, en que pide ordene que mis vassallos y los hombres que cuydan del ganado no puedan ser comprendidos en los pregones en quanto a tener el cargo de abriguar los delitos que suzedieren en sus territorios, direis a la ciudad que en orden a este puntto tengo dada providenzia en las supli-cas generales del Reyno. 9, 10 y 11. Sobre las suplicas de los capitulos nono, dezímo y undecimo, que es el ultimo, he resuelto conformarme en todo con lo que haveis decretado. /

c. 776 v. Cavildo de Ampurias. 1, 2 y 3. Sobre las suplicas de los capitulos primo, secundo et terzio, he resueltto comformarme con lo que haveis decretado. 4. Sobre la suplica del capitulo quarto, en orden a que se aplique al Cavildo en vacando las dos pensiones que paga a particulares la mitra de Ampurias y Cibita, direis al Cavildo lo tendre presente en llegando la vacante, en cuyo casso podra hacer memoria de esta instanzia. 5. En orden a lo que pide en el capitulo quinto, de que tenga presente en las pro-visiones de mitras a los sujetos venemeritos de su iglesia, direis asimismo que ten-dre muy presente estta instanzia. /

1202

6 y 7. Sobre las suplicas de los capitulos sexto y septimo, que es el ultimo, tocante c. 777 a que se le congeda un cavalleratto y nobleza para venefiziar para reparar la iglesia y que no se de lugar a la pretension de ser eregida en catredal la colejiata de Tempio, direis al Cavildo tendre considerazion en lo expressado en ambos capitu-los.

Ciudad de Ampurias. 1, 2, 3. Sobre la suplica de los capitulos primo, secundo et terzio, me comformo en todo con lo que haveis decretado en ellos. 4. Tocante al cavallerato y nobleza para veneficíar que pide en el capitulo quarto, direis a la ciudad tendre presente esta instanzia. 5. Sobre la suplica del capitulo quint[o], / en orden a que la extraccion de consel- c. 777 v. leres y comisario de la ciudad se haga el dia acostumbrado de san Bernabe por el governador y no por delegados, he resuelto conceder a la ciudad esta gratia en la forma que pide y asi se lo participareis. 6 y 7. En orden a la repressentazíon que haze en los capitulos sexto y septimo de lo desprebenida que se halla aquella plaza de todo genero de pertrechos y tambien la torre de Fixano, direis a la ciudad he mandado se de providenzia en ambos puntos. 8 y 9. Tocante a las suplicas que haze en los capitulos octavo y nono, me conformo en todo con lo que haveis decretado. 10 y 11. Sobre las suplicas expressadas en / los capitulos dezimo y undezimo, que c. 778 es el ultimo, he resueltto aprobaros lo que haveis decretado en ellos.

Cavildo de Bossa. 1 y 2. Sobre las suplicas de los capitulos primo et secundo, he resuelto aprovaros lo que haveis decretado en ellos. 3. Sobre la suplica del capitulo terzio, tocante a que se encargue a los razíoneros de aquella iglesia la capellania fundada para la zelebrazion de la missa en el castil-lo de Sercaval, he resuelto conformarme con lo que haveis decretado y encargar juntamente que en el casso de la vacante se de providenzia en este punto, y asi lo partícipareis al cavildo. 4. Sobre la suplica del capitulo quarto / y ultimo, he resuelto aprovaros lo que c. 778 v. haveis decretado.

Ciudad de Bossa. 1. Sobre la suplica del capitulo primo, sobre la extinzion del Tribunal del veguer, he resuelto aprovaros lo que haveis decretado. 2. Sobre la suplica del capitulo secundo, en orden a que se observe la costumbre antigua de declarar los conselleres las caussas cíviles y criminales de la Oficialia de Montrestre, he resuelto digais a la ciudad que respectto de concurrir en esto inte-

1203

res de partes, haviendolas hoido tornare la ultima ressoluzion, a cuyo fin he orde-nado se me imforme de todo. /

c. 779 3. Sobre la suplica del capitulo terzio, en orden a la conzesion de la saca que pide obligandose aplicar la mitad del venefizio en el reparo de las murallas, he resuelto digais a la ciudad lo quedo mirando con desseo de su mayor alibio y consuelo. 4 usque ad 13. Sobre lo expressado desde el capitulo quarto hasta el decimo terzio inclusive, me comformo en todo con lo que haveis decretado. 14. Sobre la suplica del capitulo dezimo quarto y ultimo, en que pide se revaxen aora los drechos que se impusieron para la paga del donativo del dezimo passado, he resuelto digais a la ziudad quedo mirando el alibio que se le puede conceder. /

c. 779 v. Supplicas de las villan y comunidades de la encontrada de Canpidano Milis. 1 usque ad 7. Sobre las suplicas de los capitulos primo, secundo, tercio, quarto, quinto, sexto et septimo, he resuelto conformarme con lo que haveis decretado en ellos y aprovaroslo. 8. Sobre la suplica del capitulo octavo, en orden a que los ofiziales de la encontra-da no puedan tomar cossa alguna del alquiler del ervajio de la vidazon, he resuelto venir en la conzesion de esta suplica segun lo decretado por vos. 9, 10 y 11. Sobre las suplicas de los capitulos nono, dezimo y undecimo, me conformo en todo con lo que haveis decretado. 12. Tocante a la suplica que haze en e] capitulo duodezim[o], sobre la probision /

c. 780 de la Oficialia de la encontrada, he resuelto conzeder a la encontrada esta grazia en la forma que suplica. 13 usque ad 24. Sobre las suplicas de los capitulos desde el dezimo terzio hasta el vigesimo quarto inclusive, he resuelto conformarme en todo con lo que haveis decretado en ellos y mandar se ejecute asi. 25. Sobre la suplica del capitulo vigesimo quinto, en orden a que los arrendadores de las montaas no puedan dejar entrar ningun forasttero a labrar en ellas, he resueltto ordenar al virrey y Real Audienzia den la providenzia mas comveniente en esta materia, y asi lo partizipareis.

c. 780 v. 26. Sobre la supplica del capitulo vigesimo sexto / y ultimo, me comformo con lo que haveis decretado conzediendo la grazia que piden en el.

Supplicas de los bassallos de la villa de Simaxis. 1 usque ad 8. Sobre las suplicas de los capitulos primo, secundo, tercio, quarto, quinto, sexto, septimo y octavo, que es el ultimo, me conformo en todo con lo que haveis decretado en ellos y asi se ejecutara.

Supplicas de los bassallos de la villa de Solerussa. 1 usque ad 17. Sobre las suplicas de los capitulos primo hasta el dezimo septimo inclusive, que es el ultimo, he resuelto conformarme en todo con lo decretado por

1204

vos y asi se executara.

Supplicas de los vassallos de la villa de Siamana de Campidano Simaxis. 1 usque ad 12. Sobre las suplicas de los capitulos primero hasta el duodecimo, / he resuelto conformarme en todo con lo decretado por vos y asi lo participareis y c. 781

se executara. 13 y 14. Sobre la suplica del capitulo dezimo terzio y dezimo quarto, he resuelto concederles lo que en ellos suplican en la conformidad que lo haveis decretado. 15 usque ad 22. Sobre las suplicas de los capitulos dezimo quinto hastta el vigesi-mo secundo, que es el ultimo, he resuelto conformarme con lo que haveis decreta-do y asi se ejecutara.

Supplicas del sindico de la villa de Santa Justa. 1. Sobre la suplica del capitulo primo, que es la unica en que represento su gran despoblazion, me comformo con lo que haveis decretado en este punto. /

Supplicas de la comunidad de Santoluxurgiu. 1. Sobre la suplica del capitulo primo, que es la unica tambien en que represento el gran numero de gente que se havia salido a otros lugares, me comformo asimi-smo con lo que haveis decretado.

c. 781 v.

Supplicas de la villa de Sorgono. 1. Sobre la suplica del capitulo primo, en horden a la obserbanzia de sus privile-gios, me comformo con lo que haveis decretado. 2. Tocante a la lizenzia que pide en el capitulo secundo de poder fundar un com-vento de Capuchinos en aquella villa, he resuelto digais tendre considerazion a estta insttanzia. 3 usque ad 6. Sobre las suplicas de los capitulos tercero hastta el sexto inclusive, que / es el ultimo, me comformo con lo que haveis decretalo en ellos y asi se exe- c. 782 cutara.

Villa de Azara. 1. Tocante a lo que pide en el capitulo primo y unico, en horden a podersse comu-nicar con los bassallos de las otras villas en quanto a labrar y apazentar sus gana-dos, me comformo con lo que haveis decretado.

Villa de Quartucho. 1, 2 y 3. Sobre las suplicas del capitulo primo, secundo et tertio de dicha villa, que son las unicas que representa, me comformo en todo con lo que haveis decretado.

Encontrada real de Barbaja Belvi.

1205

1. Sobre la suplica del capitulo primo, en que pide se conzeda merced de cavalle- c. 782 v. ratos / a los sugetos que expressa en el, he resueltto digais los tendre presentes.

2 usque ad 10. Tocante a lo expressado en los capítulos secundo hastta el dezimo inclusive, me conformo en todo con lo decretado por vos y asi se ejecutara. 11. Sobre la suplica del capitulo undezimo, tocante a la moderazion de la pena que se ordeno en las ultimas Cortes en quanto a la entrada del ganado, he resuelto se observe lo mandado en dichas ultimas Cortes. 12 usque ad 17. Sobre lo que piden en el capitulo duodezimo hasta el dezimo sep-timo inclusive, que es el ultimo de sus representaziones, me conformo en todo con lo que haveis decretado. /

c. 783 Villas de Paulilatino y Abasancta. 1. Sobre la suplica del capitulo primo, en horden a que se les buelban las tierras que se tomaron para la tanca respecto de ser territorios suyos y haverse quitado la dicha tanca, he resuelto digais lo quedo mirando para tomar en estta materia la ressoluzion que juzgare por mas combeniente. 2. Tocante a lo que expressan en el capitulo secundo y ultimo, me comformo con lo que haveis decretado, y asi se executara.

Villas de Guilarza y Aydomayor. 1. Sobre la suplica del capitulo primo, en que piden lo mismo que las villas de que va

c. 783 v. hecha menzion en orden a la reintegrazion de los territorios que / se les quito para la tanca, he resuelto digais tambien lo quedo mirando. 2. Sobre la suplica del capitulo secundo, en orden a que sea para naturales la Ofizialia y Escrivania de la encontrada, he resuelto se guarde lo estilado segun las ultimas Cortes. 3. Tocante a lo que piden en el capitulo tertio, de que se les exima del pecho de la carzeleria, me comformo con lo que haveis decretado y asi se ejecuttara. 4. Sobre la suplica del capitulo quarto, en orden a que se les permita poner tien-das, he resuelto venir en la conzesion de esta grazia con las condiziones y limita-

c. 784 ziones / que expressan mis reales ordenes y pragmaticas que ai sobre la permision de semejantes tiendas y asi lo participareis. 5 [-10]. Sobre las suplicas de los capitulos quinto hasta el dezimo inclusive, me conformo con lo que haveis decretado y asi se ejecutara. 11. Sobre la suplica del capitulo undezimo, que es el ultimo, tocante a que se les conzeda pueda haver tres jurados o diputados, he resuelto venir en la concesion de estta gracia con la calidad de no augmentar.se a los vassallos ningun genero de exempzion ni gozar.la respecto de su enpleo los jurados o diputados, remitiendose

c. 784 v. al que governare esse / Reyno el modo de establezer la primera plantta d.esttos jurados.

1206

Villa de Sextu. 1. Sobre la suplica del capitulo primo, tocante a que se lo exsima de la paga de las encargas de los delictos que suzeden en dicha villa y su districto, direis tengo toma-da ressoluzion en el capitulo trigesimo primo de las suplicas generales del Reyno. 2. Sobre lo expressado en el capitulo secundo, tocante a la conduzion de la paja, direis que asimismo tengo dada providenzia en orden a esto en el capitulo vigesi-mo nono de las suplicas generales del Reyno, en que ban comprendidos todos los lugares. 3 y 4. En lo tocante a lo expressado / en los capitulos tercero y quarto, me c.785 comformo con lo que haveis decretado y asi se ejecutara.

Villa de Tempio. 1 y 2. Sobre las suplicas de los capitulos primo et secundo, en orden a que se le conzeda e1 titulo de ciudad y el enzierro de quatro mill estareles, direis a la villa lo quedo mirando. 3, 4 y 5. Sobre las suplicas de los capitulos tercero, quarto y quinto, he resuelto aprovaros lo que haveis decretado y asi se executara. 6. Sobre la suplica del capitulo sexto, tocante al embarco de los vinos, he resuelto aprovaros lo que haveis decretado en quanto al punto de las dieta[s] de los mini-stros patrimoniales y respecto / de la franqueza de los drechos que pide, direis lo c. 785 v. quedo mirando. 7. Sobre la suplica del capitulo septimo, en orden a que se obligue a las tres encontradas a que contribuya a la fabrica de la puente del rio que divide la Galura, he resuelto digais he mandado se de luego providenzia en esto por lo que combiene no perder punto en elio. 8 y 9. Sobre las suplicas de los capitulos ottavo y nono, me comformo con lo que haveis decretado. 10. Tocante a la instanzia que haze en el capitulo dezimo con el arzipreste de Bossa en orden al titulo de ciudad, / direis lo mismo que va expressado en el capi- c. 786 tulo primero. 11 y 12. Sobre las suplicas de los capitulos undezimo y duodecimo, me comformo con lo que haveis decretado y asi lo participareis.

Convento de Santa Clara de Sazer. 1 y 2. Sobre lo que representta y suplica en los capitulos primo et secundo, me comformo con lo que haveis decrettado. 3. Sobre la suplica del capitulo terzero, en orden a que se le conzeda un cavaliera-to y nobleza para venefiziar por via de limosna, direis tendre considerazion a estta instanzia.

Sindico de la villa de Nuoro.

1207

c. 786 v. 1. Sobre la suplica del capitulo / primo, que es el unico, oponiendose a la preten-sion del cavildo de Alguer tocante a la estinzion de la plebania, me comformo con lo que haveis decretado.

Sindicos de las baronias de Las Plazas, Baromini y Villanuebafranca. 1, 2 y 3. Sobre las suplicas expresadas en los capitulos primo, secundo et terzio, me comformo con lo que haveis decrettado en ellos.

Villa de Serramana. 1, 2 y 3. En lo tocante a lo que suplican en los capitulos primo, secundo et terzio de sus representaziones, me comformo con lo que haveis decrettado en ellos.

Villa de Samassay. c. 787 1. Sobre la suplica del capitulo primo y unico, / me comformo con lo que haveis

decretado.

Villa de Uras. 1. Sobre lo que pide en el capitulo primo y unico, me comformo con lo que haveis decretado.

Segunda suplica de la villa de Samassay. 1. En lo que expressa en el capitulo primo y unico, pidiendo lo mismo que la villa de Uras, me comformo asimismo con lo decretado por vos.

Villa Especiossa. 1 y 2. Sobre las suplicas de los capitulos primo et secundo, me comformo con lo que haveis decretado. /

c. 787 v. Villa de Dezimomanu. [1], 2, 3. Sobre las suplicas de los capitulos primo, secundo et tertio de sus repre-sentaziones, me comformo con lo que haveis decretado.

Villas de Domusnobas, Norguido, Bolenedu, Tavasumi y Soddi. 1 usque at 6. Sobre las suplicas de los capitulos primo usque at sexto inclusive, que es el ultimo de sus representaziones, me comformo con lo que haveis decreta-do y asi se executara.

Villa de Guspini. 1 usque ad 7. Sobre las suplicas de los capitulos primo usque ad septimo inclusive, he resuelto conformarme con lo que haveis decretado y asi lo participareis. /

1208

Villa de Siliqua. c. 788 1. Tocante a lo que expresa y suplica en el capitulo primo y unico, me comformo con lo que haveis decretado.

Dicha villa de Siliqua y la de Masargia. 1 usque ad 4. Sobre lo expressado por ambas villas en los capitulos primo usque ad quarto inclusive, he resuelto aprobaros lo que haveis decretado y asi se ejecut-tara.

Villa de Ysili. 1. Sobre la suplica del capitulo primo y unico, me comformo con lo que haveis decretado.

Segundas supplicas de la villa de Nuoro. 1 y 2. Sobre las suplicas de los capitulos primo et secundo, / he resuelto digais lo c. 788 v. quedo mirando.

Villa de Desulo. 1. Sobre la suplica del capitulo primo, en orden a la confirmazion de sus privile-gios, me comformo con lo que haveis decretado y asi se executtara. 2. Sobre la suplica del capitulo secundo, en orden a que se quite la pension que esta impuesta sobre la Ofigialia, he resuelto digais que estando esta attualmente dada por real privilexio, no se puede hacer nobedad, en Ilegando el casso de la vacante tendre presente su representacion y se atendera a su instanzía. 3. Sobre la suplica del capitulo terzio, en orden al nombramiento de la / Ofizialia, c. 789 he resuelto se observe lo estilado. 4 usque ad 9. Sobre las suplicas de los capitulos quarto usque ad nono, he resuelto aprovaros lo que haveis decretado y asi se executtara. 10. Sobre la suplica del capitulo dezimo, en orden a que ninguno pueda servir la Ofizialia de la encontrada sin preceder tema de los jurados y que se suspenda la grazia conzedida de ella al doctor Juan Maria Tati, he resuelto digais no es factible revocar la gracia hecha al dicho doctor Juan Maria Tati por haver.se.le despachado para e1 goze de ella mi real privilejio y que en haviendo fenecido el tiempo de la grazia tendre presente su istanzia. / 11. Sobre la suplica del capitulo undecimo, en orden a que baia en la encontrada c. 789 v. dos escrivanos, he resuelto digais que para tomar con pieno conocimiento de caussa la ressoluzion mas comveniente he mandado pedir imforme acerca d.esto. 12 usque ad 23. Sobre las suplicas de los capitulos duodecimo usque ad vigesimo tercio inclusive, que es e1 ultimo de sus representaziones, he resuelto comformar- me en todo con lo que haveis decretado en ellos y asi se executara.

1209

Villa de Possada. 1. Sobre la suplica del capitulo primo y unico, en que pide que el puerto que tiene

c. 790 sea abierto como los de Orosey o Bossa y demas del Reyno, / direis a la villa ten- dre pressente esta instanzia y tornare en ella la resolucion mas combeniente. Decretareis en estta comformidad las suplicas que me han hecho los Estamentos, Ciudades, Cavildos, Encontradas, Villas y Lugares de ese Reyno y aceptareis en mi real nombre el servizio de sesentta mill escudos cada ano que me hazen por un dezenio y gelebrareis el solo de las corttes en la forma que se acostumbra y hareis lo demas que comvenga para su condusion, avisandome de ella y de todo / lo

c. 790 v. demas que se ofreciere porque quiero tener.lo entendido. Datta en San Lorenzo el Real a 12 de noviembre 1699. Yo el Rey. (S) Don Ioannes Hieronimus Ricarte, secretarius. Vidit don Ioannes Rullo, regens. Vidit Comes et Torro, regens. Vidit marchio de Villatorcas. Vidit don Joseph de Haro. Vidit marchio de Laconi. Vidit marchio de Serdaiiola. Vidit Borgia, regens. Vidit marchio de Tamarit. Vidit don Simon Soro, regens. Dupplicado.

Al virrey de Cerdefia con las ressoluziones tomadas en las suplicas que ha hecho aquel Reyno y demas Unibersidades en las presentes Cortes. Consultado. /

1210

4. Le grazie regie

326 1699 novembre 12, San Lorenzo (Madrid) Il re Carlo II comunica al viceré conte di Montellano che, in merito alla

sua richiesta del 12 aprile circa la concessione di grazie alle persone partico-larmente distintesi nella votazione del servizio, ha deciso nel seguente modo:

a Francesco Rogger, procuratore reale, concede che, in caso di sua premo-rienza, alla moglie donna Clementa Sanna spetti una rendita annuale di 200 ducati, in considerazione degli 800 ducati che il Rogger percepisce attualmen-te quale ricompensa per l'ufficio di medidor della carra;

a don Giovanni Battista Forteza Aymerich e a don Felice Margens Nin, barone di Senis, concede il titolo di conte;

al conte di Montalbo concede per otto anni l'ensierro di 1000 starelli di grano all'anno;

al marchese di Soleminis concede per altri otto anni l'ensierro di 400 sta-relli di grano all'anno;

al conte di San Lorenzo concede la mercé del soldo ai due Agli, a uno nei regi eserciti e all'altro nelle regie galere, mentre, per il terzo figlio, per il quale il conte ha chiesto una pensione, promette che lo terrà presente nelle vacanze;

a don Francesco Ansaldo, don Gavino Martorell, a don Domenico Brunengo e a don Lorenzo Calderon Murrillo concede l'abito di uno dei tre ordini militari;

a don Salvatore Rodriguez, segretario del Real Patrimonio, concede un sacca del valore di trecento scudi come ayuda de costa;

al dottor Alfonso Del Vecchio, ad Alessio Ferreli, a don Agostino Marongiu, al dottor Salvatore Falqui, a Giovanni Antioco Piras, ad Antonio Copula, al dottor Sisinnio Piras, a Quirico Pinna e a Giovanni Antioco Casula concede la mercé del cavalierato;

al dottor Gavino Nurra e a Matteo Guglielmo Pes concede la mercé di nobiltà;

a Francesco Javier concede mercé di 200 ducati di pensione già concesse nelle Corti precedenti al fratello Efisio Ignazio Pinna morto senza aver godu-to del beneficio;

al dottor Giovanni Efisio Esquirro concede mercé dell'ufficio di veghiere della città di Cagliari per 4 anni intervallati;

al convento di Nostra Signora di Bonaria concede alcune elemosine per la costruzione della cappelletta dietro l'altare;

per don Antiogo Satta chiede altre informazioni;

1211

al dottor Eusebio Brunengo concede la mercé dell'ufficio di assessore della città di Cagliari per un anno;

a don Giovanni Maria Garrucho, arciprete di Ampurias, concede per ayuda de costa la mercé di una sacca del valore di 50 dobloni in grano, pasta e legumi;

a don Giuseppe Masones promette che lo terrà presente per i meriti mostrati nel reale servizio;

circa le suppliche del dottor Giovanni Battista Bologna, concede al figlio Filippo le future rendite civili della Baronia di Quartu e, per quanto riguarda don Francesco Montanacho, dà facoltà al viceré di disporre dell'ufficio che occupa attualmente e chiede di essere tenuto al corrente di entrambe le que-stioni;

a don Salvatore Carola concede l'ufficio di veghiere della città di Alghero per un biennio;

circa la richiesta del dottor Antonio Natter per reimpiantare una vigna nei suoi territori, gli consiglia di rivolgersi alla giustizia ordinaria;

circa la richiesta presentata dai deputati dei creditori, non ritiene conve-niente concedere la grazia richiesta e lo stesso valga per Gaspare Ruidons;

al dottor Giovanni Bidili e a don Francesco Magio, decano di Alghero, concede la mercé dell'Assessorato della città di Bosa per un biennio;

a don Demetrio Aymerich Cervellon concede la mercé dell'ufficio di veghiere della città di Cagliari per 4 anni intervallati;

circa la richiesta di Francesco Crespo, al fine di conservare la cittadinanza, dispone che si applichino le leggi del Regno;

circa la richiesta di don Antioco Santucho si osservi quanto già deciso; circa l'istanza di Pietro Paolo Garrucho, affinché venga confermato nel

titolo di segretario degli interins del governo di questo Regno, lo terrà in con-siderazione, presentandosi il caso nell'Udienza, per la fedeltà con cui ha ser-vito;

circa la richiesta di libertà presentata da Francesco Lucifero Peis, fa sapere che la sta esaminando;

circa la richiesta dei minori conventuali di San Francesco da Paola, si osservino i capitoli di Corte;

circa la richiesta di cavalierato e nobiltà avanzata da Filippo Sechi Moncada chiede informazioni sui suoi meriti;

a don Giovanni Antonio Carboni, console della nazione spagnola, concede l'estensione delle sue competenze agli altri porti, con esclusione delle altre richieste;

circa l'istanza presentata da Gabriele Agus e dagli altri procuratori decide che nessuno possa esercitare l'ufficio senza essere stato esaminato dal reggen-te;

1212

circa l'istanza presentata da Eusebio Cossu per ottenere l'Officialia mag-giore della pagaduria delle galere con lo stesso soldo di quelle spagnole, chie-de ulteriori informazioni;

al Convento della Concezione di Cagliari ha fatto mercé di una elemosina di 200 starelli di grano all'anno per 10 anni, per il sostentamento delle reli-giose;

circa le richieste dei forzati a vita nelle galere per ottenere la libertà, risponde che nel Regno di Spagna non sono stati dati ordini in merito ma che si sta prendendo in considerazione la questione;

a Giovanni Battista Pilo che inoltri le richieste a lui più convenienti; circa la richiesta di don Vincenzo Bacallar e di don Giovanni Gavino

Atzon, in ordine alla assegnazione di una porzione di grano non utilizzata dalla città di Oristano, risponde che si provvederà una volta udita la città;

agli stessi si consiglia di rivolgere l'istanza, in ordine alla nomina dei con-servatori, alla Sala Civile;

ai confratelli di Santa Lucia non accoglie la supplica; circa la richiesta di Antonio Valentino sulla concessione ad uno dei suoi

figli del diritto di cavezaje, chiede ulteriori informazioni; a Gavino Cavalucho circa il mancato pagamento del salario per l'ufficio

della Scrivania, risponde di rivolgere l'istanza alla Reale Udienza; circa la richiesta dei padri della Scuola Pia ordina al viceré di prendere le

misure più opportune; circa l'istanza di Francesco Giuseppe Melis risponde che si osservino i capi-

toli di Corte; a Diego Maronjo non accoglie la supplica; circa la supplica di Giovanni Antioco Tanda dispone che si rivolga alla giu-

stizia ordinaria; al dottor Demetrio Jordan che ricorra al Tribunale dove si darà la grazia

che chiede; a don Antonio Francesco Ginoves risponde che si terrà presente la sua

istanza per ottenere il permesso per armar en corso; ad Antioco Moro risponde che si rivolga alla Reale Amministrazione per

l'aumento del soldo; per quanto riguarda le richieste del dottor Gaspare Valerio Alziator, di don

Antonio Machin, di don Geronimo Gaya, dei sindaci delle città, del dottore Ignazio Carta, di Giovanni Agostino Cameda, di Antonio Maronjo, di Francesco Esgrecho, di Giuseppe Carta, di don Geronimo Pitzolo Santucho, di don Vincenzo Bacallar, di don Francesco Pasino, di Pietro Paolo e Diego Massida, di don Giovanni Battista Aleman, di don Stefano Asquer, di Antonio Giacomo e Bernardino Rizio, di don Francesco Satta, di don Alfonso De Leon, di Geronimo Fiori s, di Maria Are, di don Giovanni

1213

Battista Satta, di Francesco Loy, di Giovanni Copula, dei soldati della compa-gnia delle guardie viceregie, del capitano don Agostino Hortu, del capitano Lucifero Sotto, di donna Maria Casula, del capitano Giacomo Massones, del dottore don Francesco Garrucho, arciprete di Bosa, di Antioco Del Vecho, di Efisio Atzori Cavaro, di don Giuseppe Delitala, nativo di Bosa, di don Giovanni Gavino Atzori, di Gabriele Maronjo, nativo di Bosa, di Antonio De Ligias, del licenziato Salvatore Piras, di Giacomo Bonhom, del licenziato Francesco Angelo Diana e dei suoi quattro fratelli; di don Lussorio Vaca, di don Giacomo Manca Zonza, del dottore don Gavino De Aquena, canonico della santa chiesa di Cagliari, di don Geronimo Rosso, di donna Beatrice Sanna Zapata, di don Francesco Dell'Arca, del dottor don Giovanni Antonio Martinez, arciprete di Sassari, di Luigi De Medina e di Salvatore Vacca, assi-cura che verranno prese in considerazione non appena si presenteranno le cir-costanze opportune.

c. 791 Egregio conde de Montellano, pariente, mi lugarteniente y capittan generai. Haviendo vistto lo que me representais en vuestra cartta de 12 de abril proximo posado en orden a los sujettos que se an senalado en mi servicio en las Corttes que en mi real nombre haveis zelebrado en ese Reyno y el proceso que presenttó el conde de Villasaltto de las suplicas de diferentes sujettos en atenzion a lo hobrado en la congesion de servicio, he resueltto lo siguientte. A don Francisco Rogger, mi procurador real, he hecho merced [o] que en caso de falle[c]er antes que dona Clementa Sanna, [su] mujer, goze esta 200 ducados de rentta en cada un ano e[n] la misma consignazion de sacas donde actualmente goza el dicho don Francisco los ochocientos ducados que tube por vien se [le] diesen en recompensa de el oficio de medidor de la car[...] que tenia y se venefi-ci& A don Juan Baptista Forteza y Aymerich y a don Pheliz Margens [y] Nin, varon de Senis, he hecho merced de titulos de conde. Al conde de Montalbo he hecho merced de concederle por tiempo [de] ocho anos el encierro de la porzion de mil estareles de trigo [en] cada uno. Al marques de Soleminis he hecho merced por tiempo de otros ocho arios de con-cederle e1 engierro de la porzion de 400 estareles en cada u[no]. /

c. 791 v. Al [con]de de San Lorenzo he hecho merced para dos hijos suyos de el sueldo que les corresponde, al uno en mis reales exercittos y al ottro en las galeras, y en lo de la pension que asimesmo pedia para otro hijo le direis en mi real nombre le tendre presente en las vacantes. A don Francisco Ansaldo, don Gavino Martorell, don Domingo Brunengo y don Lorenzo Calderon y Murillo he hecho merced de avito de una de las tres ordenes militares. A Salvador Rodriguez, secretario de mi Real Pattrimonio, he hecho merced de tre-

1214

cientos escudos por una vez por via de ayuda de costta consignados en sacas. Al doctor Alphonso de el Vecho, Alejo Ferreli, don Augustin Maronjo, don Salvador Falqui, Juan Antiogo Piras, Antonio Copula, docttor Sisinio Piras, Quirigo Pina y Juan Antiogo Casula he hecho merced de cavalleratos. Al docttor Gavino Nurra y Matheo Guillelmo Pes he concedido merced de noble- zas. A Francisco Javier he hecho merced de los 200 ducados de pension que tube por vien conceder en las Cortes passadas a Efis Ignacio Pina, su hermano, por haver muerto este sin gozar esta gracia. Al docttor Juan Efis Esquirro he hecho merced de el Vegueratto de esa ciudad de Caller por quatro anos ynterpolados. Al combento de Nuestra Seiiora de Buenayre he resuelto que / apliqueis alguna c. 792 limosna para la fabrica den c]amarin. En quanto a la pretension de don Antiogo Satta, me ynformareis acerca de ella. AI doctor Eusebio Brunengo he hecho merced por un ano de el puesto de asesor de esa ciudad de Caller. A don Juan Maria Garrucho, arzipreste de Anpurias, he hecho merced por via de ayuda de costa por una vez de cinquenta doblones en sacas de granos, pastas y legumbres. A don Joseph Masones le insinuareis tendre muy presentes sus meritos y aplica- zion a mi real servicio. En quanto a las suplicas de el docttor Juan Baptista Bolona y don Francisco Montanacho, el primero de que se le conceda parla] su hijo don Phelipe la futura de la varonia de Quarte y las ren tas civiles de ella, y el segundo facultad para disponer de dicho oficio que actualmete esta sirviendo, me ynformarei[s] acerca de ambas suplicas. A don Salvador Carola he hecho rnerced de el Veguerato de la ciudad de Alguer por un bienio. Al docttor Antonio Natter direis acuda a Justicia respectto de el permiso que pide para renobar una viiia en territorio suyo. A los diputados de acrehedores yr sinuareis tiene ycombenient[e] la congesion de la gracia que suplican y lo mismo al licenci[ado] Gaspar Ruidons. / [Al doct]tor Juan Bidili en atenzion a los servicios de e1 docttor don Francisco c. 792 v. Magio, dean de Alguer, he hecho merced de el Asesoratto de la ciudad de Bossa por un bienio. A don Demettrio Aymerich y Zerbellon he hecho merced de el puestto de veguer de esa ciudad de Caller por quatro arios [yr]tterpolados. En quanto a la pretension de Francisco Crespo de que se le conserbe en lo[s] ofi- cios y onores de ciudadano, he resuelto se guarden las leyes de el Reyno tocantes a esto. Respectto de la instancia de don Antíogo Santucho, se observarú lo resueltto.

1215

En quanto a la instancia de Pedro Pablo Garrucho, de que se le confirme en el titulo de secretario de los interins de los goviernos de ese Reyno, en negando el caso le tendra presente esa Audiencia por la satisfazion con que ha servido. En quanto a la livertad que pide Francisco Luzifero Peis, direis lo quedo mirando. Respectto de la instancia de el conbento de los Minimos de San Francisco de Paula, he resueltto se guarden los capitulos de Come. En quanto a la merced de cavalleratto y nobleza que pide Phelipe Sechi Moncada, he resuelto me informeis los meritos de este sujeto. A Juan Antonio Carboni, consul de la nacion espaiiola, he resuelto concederle la ampliazion que pide de su puesto a todos los puertos, escusandose lo demas que suplica. /

c. 793 En quanto a la instancia de Gabriel Agus y dema[s pro]curado[res], he r(es)uelto que ni los dichos ni otros algunos exeran el oficio sin ser exminados por el regente. En la instancia de Eusebio Cossu de que se le conceda la Oficialia mayor de la Pagaduria de las galeras con el sueldo que goza el de las de Espafia, me informa-reis de lo que se os ofreciere acerca de esta instancia. Al conbento de la Concepzion de esa ciudad de Caller he hecho merced de una saca de 200 estareles en cada un ano por tiempo de diez por via de limosna para ayuda al sustento de sus religíosas. En quanto a la suplica de los forzados de por vida de las galeras de que se mande executar con ellos, lo que se obserba en la de Espafia en orden a ponerse en liver-tad en cumpliendo diez aiios, direis que respectto de no estar puesto esto en exe-cuzion en las de ese Reyno quedo mirando esta ynstancia con deseo de su alibio. A Juan Baptista Pilo insinuareis represente lo que fuere de su combeniencia. En quanto a la ynstancia de don Bizente Vacallar y do[n] Juan Gavino Atzori en orden a asifiar.se a ellos la cantidad que quedase sin empleo de la porzion conce-

c. 793 v. did[a] / a [1]a ciudad de Oristan, respondereis que oida la ciudad se darà provi-dencia. A los mismos direis tambien acudan a la Sala Civil, donde en justicia se examinarà su instancia tocante a obserbarse las ordenes sobre el nombramiento de los con-servadores. A los cofadres de Santa Luzia que no ha lugar lo que piden. En quanto a lo que pide Antonio Balentin de que se le conceda para uno de sus hijos despues de los dias de su muger el derecho de el cavezaje que goza, me infor-mareis sobre esta instancia. A Gavino Cavalucho que acuda a la Real Audiencia sobre la instancia de no cobrarse salarios procesales de las Escrivanias que sirve. A los padres de la Escuela Pia tendreis presentes en lo que pueda ser de su alibio. En la instancia de Francisco Joseph Melis se guardaran los capitulos de Corte. En quanto a la instancia de Diego Maronjo, direis no ha lugar lo que suplica. Respectto de la suplica de Juan Antiogo Tanda, direis lo pída por justicia. /

1216

Al docttor Demettrio Jordan que acuda al [T]r[ibunal] do[nde ...] la gracia que c. 794 suplica. A don Antonio Francisco Genoves que tendre presente su instancia en orden al permiso de poder armar en corso. A Antiogo Moro que acuda a la Real Administrazion sobre el aumento de sueldo que pide. Al docttor Gaspar Valerio Alziator, don Antonio Machin, don Geronimo Gaya, sindicos de las ciudades, docttor Ignacio Carta, Juan Augustin Cameda, Antonio Maronjo, Francisco Esgrecho, Joseph Carta, don Geronimo Pizolo y Santucho, don Vizente Vacallar, don Francisco Pasino, Pedro Pablo y Diego Massida, don Juan Baptista Aleman, don Esteban Asquer, Antonio Jaime y Bernardino Rizio, don Francisco Satta, don Alonso de Leon, Geronimo Floris, Maria Are, don Juan Baptista Sata, Francisco Loy, Juan Copula, los soldados de la compania de vue- str[a] guardia, capitan don Augustin Hortu, capitan Luzifero Sotto, dona Maria Casula, capitan Jaime Massones, doctor don Francisc[o] Garrucho, arzipreste de Bossa, Antíogo de el Becho, Efis Atzori y Cavaro, don Joseph de Litala, natural de Bossa, don Ju[an] Gavino Atzorí, Gabriel Maronjo, natural de Bossa, Antonio] de Ligias, lizenciado Salvador Piras, Jaime Bonohom, lizenciado Francisco Angel Diana y a sus quatro hermanos, don Lujorio Baca, don Jaime Manca y Zonza, docttor don Gavino [de] Aquena, canonigo de la santa Yglesia de esa civad de Caller, don Geronimo Rosso, dona Beattriz Sanna y Zapata, don Francisc[o] del Arca, docttor don Juan Antonio Martinez, arzipreste [de] Sazer, Luis de Medina y Salvador Baca insinuareis los tendre mu[y] presentes en las ocasiones que se ofre- cieren de su conbeniencia. / [... ...] conformidad publicareis las referidas mercedes y a los demas sujettos que

se hubieren sefialado en mí servicio demas de los expresados les dareis en mi real nombre las gracias y me avisareis los que son para tener.los presentes tambien en las ocasiones que se ofrecieren de su combeniencia. Datta en San Lorenzo el Real a 12 de nobiembre de 1699. Yo el rey. (S) Don Ioannes Hieronimus Ricarte, secretarius. Vidit don Ioannes Rullo, regens. Vidit Comes et Torro, regens. Vidit marchio de Villatorcas. Vidit don Joseph de Haro. Vidit marchio de Laconi. Vidit marchio de Serdafiola. Vidit Borgia, regens. Vidit marchio de Tamarit. Vidit don Simon Soro, regens.

1217

Al virrey de Zerdefia avisandole de las mercedes que se an concedido en estas Cortes. Consulttado /

1218

Indice generale dell'opera

Tomo PRIMO

I. Introduzione p. 9 1. Il dibattito storiografico sul regno di Carlo II, 9 2. La nomina del viceré conte di Montellano, 28 3. La convocazione e l'apertura del Parlamento, 34 4. La presentazione dei "greuges" e la richiesta del donativo, 46 5. La ripartizione del donativo, 55 6. La nomina del sindaco e la conclusione delle Corti, 58 7. I capitoli di Corte, 68 8. Analisi archivistica e diplomatistica, 113

Tabella dei convocati, 127

II. Atti del Parlamento 1. La convocazione, 205 2. L'apertura del Parlamento, 333 3. La presentazione dei "greuges", 357 4. L'offerta del donativo, 370 5. Il ripartimento del donativo, 472

p. 203

TOMO SECONDO

III. Capitoli di Corte 1. I Capitoli presentati dai tre Stamenti, 523

1. Gli stamenti riuniti, 523 2. Gli stamenti ecclesiastico e militare, 567 3. Lo stamento militare, 570 4. Lo stamento reale, 574 5. Glí stamenti ecclesiastico e reale, 583 6. Lo stamento ecclesiastico, 585

p. 521

MCCXXI.

2. Capitoli dei Capitoli diocesani, 586 1. Il Capitolo di Cagliari, 586 2. Il Capitolo di Sassari, 587 3. Il Capitolo di Oristano, 595 4. Il Capitolo di Iglesias, 608 5. Il Capitolo di Ampurias, 615 6. Il Capitolo di Bosa, 621 7. Il Capitolo di Civita, 625

3. I Capitoli delle città, 627 1. I Capitoli della città di Cagliari e delle appendici, 627 2. I Capitoli della città di Sassari, 783 3. I Capitoli della città di Alghero, 812 4. I Capitoli della città di Oristano, 836 5. I Capitoli della città di Iglesias, 876 6. I Capitoli della città di Castellaragonese, 887 7. I Capitoli della città di Bosa, 894

4. I Capitoli delle ville e delle comunità, 907 1. Incontrada reale del Campidano Milis, 907 2. I Capitoli della comunità di Solarussa, 933 3. I Capitoli della villa di Simaxis, 944 4. I Capitoli della villa di Siamanna, 951 5. I Capitoli della villa di Santa Giusta, 969 6. I Capitoli della villa di Santu Lussurgiu, 971 7. I Capitoli della comunità di Sorgono, 972 8. I Capitoli della comunità di Atzara, 976 9. I Capitoli della villa di Quartucciu, 978

10. I Capitoli dell'incontrada reale della Barbagia di Belvì, 981 11. I Capitoli della villa di Aritzo, 997 12. I Capitoli delle ville di Paulilatino e di Abbasanta, 1001 13. I Capitoli delle ville di Ghilarza e di Aidomaggiore, 1010 14. I Capitoli della villa di Sestu, 1026 15. I Capitoli della villa di Tempio, 1030

MCCXXII

16. I Capitoli della comunità della baronia di Las Plassas, Barumini e Villanovafranca, 1044

17. I Capitoli della villa di Serramanna, 1047 18. I Capitoli della villa di Samatzai, 1050 19. I Capitoli della villa di Uras, 1053 20. I Capitoli della villa di Samassi, 1054 21. I Capitoli della villa di Villaspeciosa, 1056 22. I Capitoli della villa di Decimomapnu, 1059 23. I Capitoli dell'incontrada di Canales, 1062 24. I Capitoli della villa di Guspini, 1069 25. I Capitoli delle ville di Siliqua e Villamassargia, 1074 26. I Capitoli della villa di Isili, 1079 27. I Capitoli della villa di Nuoro, 1081 28. I Capitoli della villa di Desulo, 1089 29. I Capitoli della baronia di Posada, 1114

5. Capitoli presentati dai "particulares", 1115

IV. Atti conclusivi del Parlamento 1. Lo scioglimento, 1131 2. Decretazioni viceregie sulle ultime suppliche dello

Stamento militare, 1147 3. Le decretazioni regie, 1154 4. Le grazie regie, 1211

p. 1129

Tomo TERZO

Parte prima

V. Abilitazioni e procure p. 1219

MCCXXIII

TOMO TERZO

Parte seconda

V. Abilitazioni e procure p. 1173

Indici onomastico e toponomastico p. 2099

Indice onomastico, 2101 Indice toponomastico, 2179

MCCXXIV

Finito di stampare nel mese di maggio 2004

presso la TAS - Tipografi Associati s.r.1., Sassari