Acero campestre - scoutsanbenedetto.it · Le foglie [/b]sono opposte, normalmente piccole di 4-7...

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Acero campestre - Acer campestre Sapindaceae Chioppo, Loppio, Testucchio, Testuccio, Acero oppio, Acero campestre Descrizione: albero deciduo di piccole o medie dimensioni, 10-20-(22) m, con tronco spesso sinuoso e chioma abbastanza densa che diviene rotondeggiante; di crescita non molto sostenuta in gioventù, diventa presto lenta, è poco longevo da 120-150 anni al massimo. La corteccia del tronco da giovane è giallastra e a volte un po' suberosa, diventa presto bruno grigiastra chiara e si forma un poco profondo ritidoma solcato longitudinalmente e formato da piccole placche rettangolari abbastanza persistenti. I rametti dell'anno sono bruni e fini, con una leggera pubescenza che normalmente scompare durante la stagione vegetativa, portano gemme piccole e rossastre pluriperulate appressate al rametto e con perule pelose nella parte superiore. I rametti degli anni precedenti possono formare delle evidenti creste longitudinali suberose come in Liquidambar e alcuni Olmi, oppure essere lisci. Le foglie [/b]sono opposte, normalmente piccole di 4-7 cm, nei polloni possono arrivare a 12 cm, normalmente hanno 5 lobi ottusi a volte solo 3 lobi, il lobo mediano e anche i laterali, possono essere a loro volta essere leggermente lobati. Le foglie sono di colore verde scuro sulla pagina superiore, più chiare o anche leggermente glaucescenti e pubescenti inferiormente, il picciolo se staccato secerne lattice ed è lungo quanto la lamina. In autunno, con notti fredde, le foglie assumono una decorativa colorazione giallo oro, anche con sfumature rossastre. I fiori sono riuniti in corimbi terminali molto spesso poligami e compaiono contemporaneamente alle foglie in aprile-maggio; hanno 8 stami in posizione centrale al disco, i sepali sono leggermente più corti dei petali e tutti e due sono verde-giallastri, il peduncolo e il calice sono pubescenti. I fiori sono ipogini, pentameri, perfetti, attinomorfi con petali e sepali liberi, ovario supero di solito bicarpellare con due stili. A volte l'ovario può avere tre carpelli o più, allora si produrranno samare riunite a gruppi di tre o più. Frequentemente si presentano fiori unisessuati. I frutti sono delle disamare alate e maturano in settembre-ottobre, sono opposte con apertura di circa 180 gradi e i carpelli sono schiacciati con un bitorzolo al centro e con cuticola spessa. Hanno una lunga dormienza e per la germinazione necessitano di un periodo di chilling (vernalizzazione) di 3-6 mesi per poter germinare. Antesi: aprile÷maggio

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Acero di monte - Acer pseudoplatanus Sapindaceae Acero montano, A. bianco, Acerofico, Agare, Loppone, Platano falso, Sicomoro, A. montano, A. bianco, Acero fico, Falso platano Descrizione: è una delle latifoglie nobili dei nostri boschi di notevole importanza economica. E' un albero di grandi dimensioni il più grande acero europeo, è molto longevo e raggiunge facilmente i 30-35 m di altezza con fusto cilindrico e chioma, da giovane, piramidale; diviene poi con l'età più allargata a ventaglio o arrotondata ed è strutturata su pochi grossi rami ascendenti. La corteccia da giovane liscia, grigiastra con sfumature rossastre, con l'età forma un ritidoma non molto spesso di colore grigiastro che si distacca in placche sottili di forma arrotondata o allungata che lasciano vedere la parte sottostante di colore rosato. I giovani rametti sono eretti, lisci, glabri, di colore verde prima, poi bruno rossiccio, portano gemme opposte, grossette, globose-allungate, glabre, di colore verde con margine rossastro e cigliato; nei rametti dell'anno le cicatrici delle foglie non si toccano tra loro. Ha foglie caduche semplici, palmate a base cordata, lunghe 10-15(20)cm e altrettanto larghe, con 5(7) lobi poco acuti più o meno dentati con seni acuti; la lamina superiore è glabra di colore verde scuro opaca, la lamina inferiore è generalmente glaucescente verde grigio, con minuti peli all'ascella delle nervature; il picciolo è lungo come la lamina e allargato alla base, glabro di colore rossastro e al distacco non emette lattice. Le foglie contengono molte proteine e oltre ad essere un ottimo foraggio, migliorano notevolmente il terreno. I fiori compaiono dopo l'inizio della fogliazione in maggio, sono riuniti in pannocchie terminali pendule, sono peduncolati con 5 petali giallo-verdi, lunghi 4-5 mm con 8 stami inseriti nel margine interno del disco. Sono ermafroditi, ma spesso unisessuali e si possono trovare sulla stessa infiorescenza tutti e due i tipi, ma generalmente i femminili sono in posizione basale, i maschili apicali; eccezionale è il dioicismo l'impollinazione è entomofila. La specie è precocemente fertile, fruttifica già a 10-15 anni di età ma la maturità sessuale nella pianta isolata la raggiunge sui 20-30 anni, in bosco verso i 40 anni. Il frutto matura a settembre-ottobre, è una disamara lunga 3-5 cm con ali che formano un angolo di circa 90°, i carpelli sono convessi a parete sottile e all'interno con peli sottili argentei, la disseminazione è anemocora. Antesi: aprile÷maggio

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Acero minore - Acer monspessulanum Sapindaceae Acero trilobo, Acero minore, Cestuccio, Acero di Montpellier, Acero spino, Falso loppo. Descrizione: Alberetto o meno frequentemente arbusto, alto 3-6(12) m, a chioma densa, non sempre caducifoglio in autunno (può talora, con clima mite, mantenere la fronda per quasi tutto l'inverno); corteccia grigio-cenere liscia in gioventù, poi grigio-bruna e minutamente fessurata; rami eretto-patenti e rametti opposti cilindrici rosso-cinerini o verdognoli; gemme piccole, rosso-brune, con squame glabre cigliate al margine; legno rossastro con durame scuro ed evidenti raggi midollari chiari. Foglie opposte, lucide, un po' coriacee, tipicamente 3-lobate, con picciolo lungo quanto la lamina, lembo largo 4-7 x 3-5 cm, glabro sulle due pagine, a lobi ben evidenti di norma interi, per lo più ottusi; talvolta le foglie turionali possono presentare due piccoli lobi laterali supplementari. Fiori in corimbi lassi verdi-giallognoli, inizialmente eretti, poi penduli, con peduncoli di 2-4 cm; sepali e petali poco diversi, verdastri, glabri, obovati (4-5 mm); 8 stami ad antere gialle e filamenti glabri; ovario peloso. Frutti a doppia samara, con ali quasi parallele (ad U) di 2-3 cm, a base strozzata, glabre, spesso rossicce a maturità. Etimologia: Il nome generico deriva dal latino "acer", col significato di "appuntito", "aguzzo"; si allude probabilmente alle foglie dell'acero riccio (A. platanoides), a lobi dotati di vistosi denti acuminati. L'attributo specifico si riferisce alla città di Montpellier, nella Francia meridionale, dove si trova particolarmente diffusa la pianta. Proprietà ed utilizzi: Specie officinale Di tutti gli aceri si possono impiegare la corteccia dei rametti e le gemme, che possiedono le medesime proprietà medicinali: astringenti, rinfrescanti, antidiarroiche, antinfiammatorie, curative del fegato; per uso esterno, decotti di corteccia si impiegano per rivitalizzare pelli arrossate e fragili e per curare eritemi. Il legno di questa specie, particolarmente tenace e durevole, veniva adoperato per attrezzi agricoli e calci di fucile; è un ottimo combustibile. Antesi: aprile÷maggio

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Bagolaro siciliano - Celtis asperrima Ulmaceae è una specie endemica della Sicilia. Descrizione: Arbusto o piccolo alberello che raggiunge 3-5 m d’altezza, con chioma ampia, espansa, globosa, regolare, densa ma leggera, verde chiaro , caducifoglio. Le foglie decidue piccole, semplici, alterne, brevemente picciolate, margine doppiamente dentato e base leggermente asimmetrica si presentano verde intenso superiormente, con 3 nervi principali e nervature secondarie fittamente reticolate, verde-grigiastre e pubescenti di sotto. Il frutto è una drupa verde sferica peduncolata che a maturità diventa di colore bruno-rossastra o nerastra. giallo ocra, di circa 8 mm di diametro. Il tronco è diritto, robusto, allargato alla base con l’età, ri coperto di una sottile scorza grigio chia ro luminoso, liscia., I fiori, bisessuali e unisessuali sulla stessa pianta, si sviluppano in aprile maggio. ECOLOGIA Suoli primitivi con humus scarso, nei siti rupestri, sui terreni rocciosi, spesso nei boschi termofili a roverella e orniello. Predilige le esposizioni soleggiate e con le radici robuste si insedia tra le fessure delle rocce, le sgretola (da qui il nome di spaccasassi), sviluppandosi velocemente. DISTRIBUZIONE : Descritta da Michele Lojacono Pojero, botanico siciliano dell'Ottocento, su Rocca Busambra in località Ciacca di Mezzogiorno, recentemente ne è stata rinvenuta una consistente popolazione sui Monti Sicani sud-orientali in Contrada Misita di Santo Stefano Quisquina. USI Il legno è bianco-grigiastro, duro e flessibile, impiegato soprattutto in passato per ruote, manici di frusta, bastoni, canne da pesca. Dalla scorza si estrae una sostanza gialla tintoria, mentre i frutti, appetiti da gli uccelli, contengono semi ricchi di sostanze oleose. SPECIE SIMILI Il ba golaro occidentale (Celtis occidentalis L.), originario delle regioni orientali del Nordameri ca, introdotto in Europa nella metà del Seicento, ha scorza profondamen te solcata e foglie intere nella metà inferiore, superiormente seghettate. Curiosità: Le drupe sono eduli e spesso appetite dagli uccelli e dagli ovini. Più che un frutto (è una piccola bacca), costituisce un passatempo per i ragazzi i quali succhiano la dolce e nera pellicina esterna, e lanciano il seme - grosso come un cece - attraverso una cannuccia di pari diametro che fa da cerbottana. Matura in agosto. Era tradizione venderli a Palermo per la festa dei Santi Cosma e Damiano (27 settembre). Il termine, curioso, con il quale è indicato nella Sicilia orientale, ha una sua origine prettamente greca, derivando da melas-coccos, cioè bacca nera ed ancora da mini-coccos, piccola bacca. Nella Sicilia occidentale invece è più noto col nome caccamo, termine proveniente dal bizantino kakkabos. Famose alcune vie del centro storico di Palermo con questo termine.

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Castagno - Castanea sativa Fagaceae Castagno Descrizione: grande albero deciduo e molto longevo, può superare i 500 anni di vita, ha un portamento maestoso, raggiunge, in condizioni ottimali in bosco, i 30 - 35 metri di altezza e diametri del tronco notevoli, non sono eccezionali 4 o anche 6 m di diametro. Il tronco è normalmente dritto e se isolato si diparte presto in grosse branche, dando alla chioma un aspetto ampio e tondeggiante. La corteccia da giovane è liscia e di colore olivastro nelle piante in forte sviluppo o polloni, con caratteristiche lenticelle che si allungano fino ad 1 cm.; diviene poi grigia e gradualmente forma un ritidoma grigio-bruno a lunghi solchi verticali ed infine cordonata e spiralata. I rami dell'anno sono normalmente cilindrici, ma a volte anche angolati; hanno corteccia liscia e brillante e di colore rosso-bruno. Le foglie sono semplici, alterne e disposte aspirale ma apparentemente distiche per torsione del picciolo; sono a contorno ellittico-lanceolato e margine seghettato, la base è cuneato-arrotondata e il picciolo è lungo 1,5-2,5 cm con stipole presto caduche. La pagina superiore delle foglie estive è liscia, lucida, verde intenso con nervature rilevate di consistenza coriacea, più chiara la pagina inferiore. Ha fogliazione tardiva da fine aprile a maggio e le giovani foglie, sono pubescenti per peli ghiandolari e perciò, al tatto vischiose. La fioritura è tardiva, da fine giugno a luglio; L'infiorescenza maschile è costituita da fiori maschili riuniti in glomeruli ascellari, spesso con 7 fiori ciascuno, o in cime mediamente 40 per amento. Queste infiorescenze, si sviluppano alla base del ramo nuovo dell'anno, sono erette e lunghe fino a 15cm. Il fiore maschile ha stami lunghi e sottili che emanano un caratteristico forte odore di trimetilammina. Le infiorescenze miste sono più brevi, complesse e si sviluppano verso l'apice del ramo, costituite da una ventina di cime ascellari. I fiori femminili sono formati da un perianzio esamero e tomentoso con ovario infero a 6-9 carpelli e altrettanti stili rigidi e pelosi alla base. Dopo la fecondazione, la cupola squamosa si trasforma nel riccio che tutti conoscono. La differenziazione delle infiorescenze, ha già inizio 30-40 gg dopo la ripresa vegetativa (Pisani e Rinaldelli 1990) in primavera o all'inizio dell'estate dell'anno precedente la loro fioritura e continua durante l'estate. Nel suo sviluppo, il fiore del Castagno è in una prima fase normalmente bisessuale, ma successivamente, nei fiori maschili l'ovario arresta il suo sviluppo e nei fiori femminili gli stami non raggiungono la maturità; il rapporto tra i vari tipi di infiorescenze, varia da individuo a individuo e varia anche negli anni. Il riccio (5-10 cm di diametro) è fortemente spinoso, contiene normalmente 3 frutti (ma a volte 2 e fino a 7), sono acheni con pericarpo liscio e coriaceo bruno più o meno scuro omogeneo o striato nei marroni, alla base c'è una cicatrice chiara (ilo) e all'apice i resti degli stili (torcia o stoppino), la faccia interna è pubescente. I cotiledoni sono molto grandi formati da una polpa dura color avorio, protetti da una pellicola membranacea (episperma) di colore marrone chiaro. Il frutto è normalmente deiscente ma a volte il riccio può cadere e rimanere intero a lungo. L'achenio è più o meno dolce ed è edule, da cui l'epiteto specifico “sativa”come anche il sinonimo “vesca” fanno riferimento all'appetibilità del frutto. Il seme non è dormiente ma recalcitrante e la germinazione è ipogea. La giovane piantina ha le foglie primarie omomorfe ma più piccole con margine ondulato. il Castagno, forma un legno a porosità anulare, mediamente pesante compatto ed elastico, nettamente differenziato in alburno chiaro, giallognolo e duramen più scuro, marrone chiaro che assomiglia a quello delle querce ma senza raggi midollari visibili, che sono finissimi numerosi ed uniseriati per cui poco visibili ad occhio nudo. Tutto il fusto è impregnato di tannino, mentre i rami soprattutto quelli giovani ne contengono molto meno, è un conservante naturale, che rende il legno molto durevole agli agenti atmosferici ed agli attacchi biotici e viene estratto per la concia delle pelli ed altre applicazioni. E' legno richiesto per mobili, travature ecc. e per doghe per botti; ma il legno prodotto da boschi trattati a ceduo producono legname di scarsa qualità che non può essere usato per costruzioni in quanto tende a “cipollarsi”, cioè ad aprirsi come una cipolla nel senso degli anelli di accrescimento. Antesi: maggio

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Cedro dell’Atlante - Cedrus atlantica Pinaceae Il Cedro dell'Atlante è un maestoso albero sempreverde appartenente alla famiglia delle Pinaceae che allo stato spontaneo può superare i 40 metri di altezza. Il nome deriva dalla sua origine e diffusione. La sua zona di origine è l'Algeria e il Marocco. È molto diffuso sulla catena montuosa dell'Atlante dove vegeta dai 1500 agli oltre 2.000 metri di altezza. Caratteristiche Dimensione e portamento Se coltivato in genere raggiunge i 30 metri di altezza, mentre allo stato spontaneo può arrivare anche ai 45 metri. Ha portamento conico con rami ascendenti largamente distanziati , chioma eretta e piramidale, tende a espandere con l'età. Tronco Il tronco è diritto, cilindrico. La corteccia, di colore grigio/bruno, si presenta fessurata e screpolata, negli esemplari più vecchi diventa rugosa e si screpola in placche sottili. Foglie Le foglie sono aghiformi, sempreverdi.; quelle dei brachiblasti sono riunite in ciuffi di 20-45 aghi, mentre quelle dei macroblasti sono singole e disposte a spirale intorno al ramo. Mantiene la foglia in inverno. Questa pianta in inverno assume una colorazione verde blu. La lunghezza varia da 1,5 a 2,5 cm Riproduzione I fiori sono unisessuali su coni eretti giallastri quelli maschili,di colore verde rossastro quelli femminili. Fruttifica all'età di 30 anni circa. Quelli maschili (lunghi 3,5 cm circa) sono prima giallastri e poi bruni, cadono dopo aver liberato il polline. Quelli femminili (lunghi 1 cm circa) sono di colore verdastro, impiegano 2 anni a trasformarsi in pigne a botte, erette di colore bruno che si disfano a maturità. I coni i frutti sono conici a a forma di barile e compaiono in autunno. Da giovani sono di colore verde -viola,marroni quando maturi. Lo troviamo facilmente nei parchi come albero ornamentale. Il suo legno è molto pregiato e per questo molto adatto per la costruzione di mobili e lavori di ebanisteria. "Le proprietà del Cedrus atlantica sono antibatterico, antisettico, antiaterosclerotico, cicatrizzante, lipolitico, tonico linfatico, mucolitico."

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Cerro comune - Quercus cerris Fagaceae Cerro, Quercia di Palestina Descrizione: grande albero, può raggiungere i 35 m di altezza e diametri del tronco che possono superare il metro; è meno longeva della Farnia, della Rovere, della Roverella e del Farnetto. Ha tronco dritto e slanciato che, in bosco, si diparte in rami nel terzo superiore, con branche robuste, le più basse orizzontali e corte, poi ascendenti e sinuose, che formano una chioma dapprima ovale, poi globosa e mediamente densa. La corteccia, nei primi anni è grigia e liscia, ma già dopo una decina di anni si forma un ritidoma con scanalature sempre più profonde e verticali interrotte da solchi trasversali stretti si da formare uno spesso strato suberoso e rugoso di colore grigio scuro ma che, a differenza delle altre querce, mostra la zona di crescita di color salmone, molto evidente durante la stagione vegetativa. I rametti giovani sono un po' angolosi grigio scuri e quelli dell'anno sono bruni-rugginosi, tomentosi. Ha gemme piccole, pluriperulate, embriciate, pubescenti ed alla base portano delle stipole lineari bruno-rossastre, subulate, tomentose e persistenti, lunghe da 1 a 2 cm. Le foglie sono di forma molto variabile e tardivamente caduche; sono mediamente a profilo oblungo-obovato e arrotondate alla base, a volte troncate o leggermente cordate. Il Cerro ha foglie spesso profondamente lobate, quasi a toccare la nervatura centrale in numero di 4-7 per lato, ma anche nella stessa pianta e/o in diverse fasi fenologiche, si possono trovare foglie con lobi poco profondi, ineguali, quasi serrate, appuntite e terminanti con un mucrone. Sono mediamente lunghe da 6 a 11 cm e larghe 4-6 cm con un picciolo di 0.5-1,5 cm; da giovani sono tomentose biancastre, in seguito, diventano coriacee e scabre superiormente, per la presenza di peli stellati, mentre la pubescenza persiste a lungo nella pagina inferiore, rendendola più chiara. La fioritura avviene in aprile-maggio; i fiori maschili, hanno 4 stami e sono riuniti in amenti cilindrici, penduli lunghi 5-8 cm; i fiori femminili hanno 4 stili, riuniti in spighe di 1-5 fiori. I frutti alla fine del primo anno sono piccoli come gemme e brevemente peduncolati; durante la stagione vegetativa riprendono lo sviluppo e nel mese di ottobre maturano e disseminano. Le ghiande sono portate sui rami del secondo anno, di forma bislunga, mediamente più grandi che nelle querce del subg. Quercus 3-4 cm, brevemente peduncolate, troncate e mucronate all'apice, di colore bruno rossastro, glabre e striate longitudinalmente, leggermente tomentose all'apice. La ghianda è attaccata e protetta fino alla metà da una cupola emisferica, formata caratteristicamente da squame lunghe e libere anche di 1 cm, brune e tomentose, mai appressate. Le ghiande contengono molto tannino e perciò sono di gusto amaro e poco appetite dagli animali. il legno è discolore con alburno giallastro, è molto duro e pesante, ma non contiene tannino perciò a differenza delle querce a legno pregiato, non è durevole se esposto alle intemperie e soprattutto all'acqua, non è facilmente lavorabile e normalmente tende a spaccarsi lungo le fibre. In genere, il legname veniva utilizzato per traverse ferroviarie, per doghe da botti, raggi di ruote, ma ora viene utilizzato più come ottimo legno da ardere e per la produzione di carbone, migliore ancora del legno delle altre querce in quanto privo di tannino che rallenta la combustione.

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Cipresso Comune - Cupressus sempervirens Cupressaceae I Cipressi si riconoscono per i rametti ricoperti da piccolissime foglie squami formi sempreverdi e per i caratteristici frutti a forma di pignetta rotondeggiante.

Le foglie squamiformi sono disposte in modo da formare rametti a sezione un po’ quadrangolare (e non decisamente appiattita come nelle Tuie e nelle Cha maecyparis).

La pignetta è rotondeggiante, con diametro che supera il cen timetro ed è formata da 3-8 coppie di squame che divengono legnose e poi, a maturità, si separano l’una dall’altra. I Cipressi sono stati riuniti nel genere Cupressus che com prende circa 20 specie (attenzione, non esiste perciò solo il Cipresso comune) ma tutte sono coltivate (spesso con varietà ornamentali). Perciò, per poter dire “è un tipo di Cipresso” (o meglio “appartiene ad una specie del genere Cupressus”), la pianta osservata deve possedere squamette e pignette come sopra descritte.

Confusione. Nessuna, se sono osservabili le pignette e i rametti assieme. Con Tuie, Chamaecyparis e Ginepri, se si devono osservare solo i rametti squamiformi.

È un albero non-spontaneo in Italia. Si ritiene sia originario delle isole greche e di altri pae si costieri del Mediterraneo orientale.-

Foglie. Squamiformi, sempreverdi, piccolissi me (circa 1 mm ciascuna), color verde cupo, disposte a coppie opposte con estrema rego larità, tutte aderenti al rametto.

Fiori e frutti. Fiori maschili e femminili sullo stesso albero ma su rametti diversi. Il polli ne è prodotto ad inizio primavera. La pi gnetta è rotondeggiante-ovoidale, con dia metro di circa 2 cm, formata da 4-7 coppie di squame.

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Eucalipto Rosso o Rostrato - Eucalyptus camaldulensis Myrtaceae L'eucalipto rosso (Eucalyptus camaldulensis, Dehnh. 1832) è un albero del genere Eucalyptus originario dell'Australia che al giorno d'oggi si può trovare in molte zone del mondo dal clima temperato. In Italia è presente dal 1803. Il suo nome scientifico deriva dalla Collina dei Camaldoli, dove la specie venne descritta per la prima volta. Si tratta di un albero assai diffuso lungo molti corsi d'acqua nell'interno del continente australiano. L'albero produce un'ombra asai gradevole nel caldo infuocato delle zone dell'Australia centrale e gioca un ruolo importante nella stabilizzazione delle sponde dei fiumi, consolidando il suolo e limitandone l'erosione. Morfologia L'eucalipto rosso raggiunge l'altezza di 20 m ma può arrivare fino a 45 m e oltre (il suo congenere Eucalyptus regnans sfiora i 90 m). La sua corteccia è spessa (3 cm) e spugnosa. Da giovane è rossastra, col tempo diventa grigia chiazzata di rosso, bianco e verde. Dalle fessure nella corteccia trasuda una linfa di colore rossastro (da qui il suo nome inglese di red gum). Le foglie sono ovate da giovane, ma la pianta adulta presenta foglie lunghe lanceolate. Coltivazione L'albero si sviluppa rapidamente sia da semi freschi che essiccati o tenuti al fresco. La pianta diventa rapidamente forte e può sopportare la siccità già nei tubi usati nella riforestazione. Con essa si producono eccellenti bonsai e la pianta può facilmente ricrescere sia dalla base che dalle gemme epicormiche. Dall'eucalipto rosso si ricava un legno rosso brillante che può variare da un colore rosa chiaro a una tonalità molto scura, a seconda dell'età e delle condizioni ambientali. Il legno è piuttosto friabile e spesso nodoso, quindi è difficile da lavorare. Tradizionalmente veniva usato soprattutto per applicazioni come palchi, pali per recinzioni e travicelli ma di recente ha cominciato ad essere usato come legname per mobili, per il suo spettacolare colore rosso e i caratteristici contorni delle nervature. Deve essere fatta particolare attenzione nella scelta del legno perché questo è assai sensibile ai cambiamenti dell'umidità dell'aria. Esso è denso (circa 900 kg/m³), piuttosto duro, facile da pulire e intagliare. Il legno è anche apprezzato dagli ebanisti, in particolare se secco e ben stagionato. Il legno degli eucalipti rossi della foresta di Barmah viene spesso usato come legna da ardere. Il legno della pianta produce inoltre un eccellente carbone usato in Brasile per la produzione di oggetti in ferro e acciaio. La pianta è mellifera e viene utilizzata in apicoltura per produrre il miele d'eucalipto, soprattutto in Brasile e Australia.

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Frassino meridionale - Fraxinus angustifolia Oleaceae

Il Fraxinus angustifolia (frassino meridionale o frassino ossifillo) è un albero che può raggiunge fino ai 20-25 metri di altezza.

La corteccia è di colore grigio chiaro, profondamente e finemente fessurata. Le foglie sono decidue, composte, imparipennate e sono costituite da un numero di 5-13 foglioline sessili di forma oblungo-lanceolata, disposte attorno ad un rachide centrale. Il margine di queste ultime presenta una irregolare denticolatura, che risulta tuttavia meno sottile rispetto a quella del frassino maggiore. Le infiorescenze sono delle pannocchie la cui antesi fiorale avviene molto precocemente rispetto alla fogliazione. Il frutto è una samara di forma lineare-lanceolata che presenta alla sua estremità superiore un'ala acuta provvista spesso di un rostro, mentre quella inferiore risulta cuneata. Il seme, posto alla base della samara, supera in genere la metà della stessa ala. L'apparato radicale è superficiale di tipo fascicolato, adatto, assieme ad olmi e salici, ad ambienti particolarmente umidi come i corsi d'acqua e le forre,mentre nelle aree allagate si associa all'ontano.

Il legno di frassino è largamente utilizzato perché è robusto e nello stesso tempo leggero e flessibile. In passato era impiegato per la realizzazione dei raggi delle ruote in legno dei carri agricoli a trazione animale, attualmente con il legno di frassino si fabbricano racchette da sci, eliche per aeroplani, vari utensili per giardinaggio, manici per martelli, strumenti musicali e molte altre cose che richiedono un legno forte e resistente.

Il legno di frassino è altresì un ottimo combustibile e i tronchi di questa pianta possono ardere bene anche quando sono ancora freschi, perché contengono una sostanza infiammabile.

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Leccio Quercus ilex sub. Ilex Fagaceae Elce, Elice, Leccio Descrizione: quercia sempreverde che ha generalmente portamento arboreo, è molto longeva raggiungendo spesso i 1000 anni di età. Alta fino a 25 m con diametri del tronco che possono superare il metro, ha chioma globosa e molto densa di colore nell'insieme verde cupo, formata da grosse branche che si dipartono presto dal tronco. La corteccia dapprima liscia e grigia, con gli anni diviene divisa in scaglie poligonali, piccole e piuttosto regolari, scure quasi nerastre. I rametti dell'anno sono grigi per tomentosità diffusa, in seguito perdono la pubescenza, diventano lucidi e di colore verdastro; emette nuovi getti più volte in una stagione, si trovano sempre nuovi getti grigio-verdi tomentosi che risaltano sullo sfondo verde-scuro della chioma. Le foglie sono persistenti e durano mediamente 2-3 anni, sono coriacee con un breve picciolo tomentoso, con stipole brune di breve durata; sono verde scuro e lucide nella pagina superiore ma grigio feltrose per una forte pubescenza nella pagina inferiore, la lamina fogliare può avere sulla stessa pianta, diverse dimensioni e forme; da ellittica a lanceolata, arrotondata in alcune forme, di lunghezza variabile da 3-7 cm e larghezza da 1 a 3,5 cm, a base cuneata o arrotondata, il margine può essere intero, o grossolanamente dentato o anche con dentatura profonda e mucronata. La pagina inferiore mostra da 7 a 11 nervature laterali prominenti ed una tomentosità molto simile alla Sughera, che è formata da peli simili e cere cuticolari lisce con stomi coperti dai peli di forma tondeggiante. Come in Sughera, anche il Leccio ha un'eterofillia giovanile ed anche nei rami giovani di piante adulte, le foglie sono ovali, concolori con al margine numerosi denti mucronati ma anche spinescenti, nella pagina superiore ci sono radi peli sparsi e quella inferiore è verde chiaro e quasi glabra. I fiori maschili sono riuniti in amenti penduli e cilindrici (5-7 cm) tomentosi, sono portati alla base del ramo dell'anno; i fiori femminili hanno sei lobi e 3-4 stigmi, sono riuniti in 6-7 fiori. Le ghiande maturano nell'anno in autunno inoltrato, sono portate in gruppi di 2-5 su peduncoli di 10-15 (40) mm, di dimensioni molto variabili di colore, a maturazione, marrone scuro con striature evidenti più scure, la cicatrice ilare è piccola e la parte apicale ha un mucrone ben evidente, la cupola ha squame ben distinte con punta libera, ma non divergente, che copre 1/3 o la metà della ghianda a volte di più fino quasi a coprire l'intera ghianda. Il seme è a pronta germinazione, la plantula è bianca per la fitta pubescenza che la ricopre, le foglie sono dentate e spinose poi diventano glabrescenti. Il legno è discolore con duramen rossiccio e alburno più chiaro, è a porosità diffusa, tale che i cerchi di accrescimento annuali non sono tanto evidenti, mentre evidenti sono i raggi midollari; è un legno molto duro, di difficile stagionatura e lavorazione, un tempo era usato per pezzi di carri agricoli e altri attrezzi in cui c'era l'esigenza di grande resistenza all'usura e alle sollecitazioni. Essendo un legno soggetto ad imbarcarsi perchè “nervoso” ed a spaccarsi, non ha mai avuto interesse industriale, ma il suo punto di elezione è la produzione di carbone (Cannello). E' un eccellente combustibile. Distribuzione in Italia: il Leccio identifica in se il clima mediterraneo e l'alleanza che la caratterizza più di tutte, è il Quercion ilicis nelle associazioni che in Italia vanno dalle coste del nord alle Madonie dove raggiunge il Faggio.

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Pino nero - Pinus nigra sub. nigra Pinaceae Pino nero, Pino austriaco, Pino laricio Corologia: Gli areali delle varie entità formano un insieme di zone frammentate che si estende su tutto il Mediterraneo con estremi dall'Asia anteriore al Nord- Africa. In Italia si ipotizzano due correnti migratorie in direzione opposta: sul versante adriatico dell'Appennino si ha una corrente discendente di P. nigricans proveniente dai rifugi balcani (da cui deriva una grande frequenza della specie nelle Marche e in Abruzzo), e sul versante tirrenico troviamo una corrente ascendente verso nord di P. laricio giunto fino alla Pianura Padana Descrizione: Comunemente chiamato Pino Austriaco, il Pinus nigra è un albero maestoso e sempreverde che ha generalmente tronco dritto e chioma densa piramidale. Può raggiungere i 20-30 metri ma esistono anche esemplari che oltrepassano i 50 metri. La corteccia, di color rosso-marrone-grigia, negli esemplari adulti si presenta con ampie fessure, suddivisa in placche grigie con la parte tra una placca e l'altra di colore nero. Le foglie, aghiformi, sono lunghe 8-20 cm, riunite in mazzetti di due, di colore verde scuro. Sono presenti due strutture riproduttive (una femminile ed una maschile) conosciute come Macrosporofilli e Microsporofilli. I primi sono costituiti da piccoli coni di colore rosato, solitari o a piccoli gruppi mentre i Microsporofilli sono sempre piccoli coni ovoidali e giallastri, sessili ma riuniti in gruppi. Gli strobili riuniti a gruppi di 2-4, sono lunghi 5-15 cm e larghi 2-3 cm, di forma ovale-conica, sono verdi in età giovanile e diventano marrone a maturità (dopo diciotto mesi circa) liberando semi alati di 2-3 centimetri. La divisione interna del Pino Nero prevede quattro sottospecie, ulteriormente suddivise in altre sub-varietà. Fenologia: Fiorisce da maggio a luglio Habitat: Specie moderatamente termofila, è capace di sopportare freddi intensi e forti escursioni termiche. Si trova, secondo la latitudine, dalla pianura a 2000 metri di quota, ma di solito predilige un'altezza di 200-1500 metri. Vegeta su diversi suoli e si adatta bene anche a substrati tendenzialmente calcarei e poco fertili; cresce in posizioni soleggiate e mal si adatta alla competizione spazio-luce delle altre essenze. E' una pianta che non sempre sopporta gli ambienti urbani, infatti, in condizioni d'inquinamento ambientale, può presentare un deperimento fisiologico con arrossamenti e necrosi degli aghi presenti nella parte interna della chioma che, progressivamente può portare alla morte della pianta . Usi e curiosità: Per il notevole effetto estetico il Pino nero è una pianta molto diffusa a scopo paesaggistico - ornamentale. E' utilizzata inoltre per rimboschimenti di pendici aride e degradate e di zone montane in fasce comprese fra i 600 e i 1500 metri d'altezza, con la funzione principale di migliorare il terreno grazie alla sua velocità d'accrescimento.

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Pino domestico o da pinoli - Pinus pinea Pinaceae Originario delle regioni mediterranee nord-occidentali, il suo areale attualmente si estende lungo le coste dell’Europa meridionale fino al Portogallo ed alle isole Canarie.

Descrizione: Comunemente chiamato Pino domestico, Pino da pinoli e saltuariamente Pino italico, Pinus pinea è un albero maestoso, alto fino a 15-20 metri, ramificato in alto con chioma espansa verde intenso ad ampio ombrello. Fusto generalmente diritto, cilindrico. Corteccia del tronco color brunastro-rossiccio con sfumature grigiastre e presenta profonde fessure longitudinali. I rametti giovani sono glabri grigio-verdi, scuri a maturità. Foglie persistenti, aghiformi, color verde scuro, lunghe 8-15 cm, con margini dentaticolati. Albero monoico con strutture riproduttive maschili ovoidee gialle, le femminili rosso-violacee con venature verde chiaro. Strobili solitari (raramente appaiati), generalmente sessili, ovato-conici, lunghi 8-15 cm e larghi 6-10 cm. Le squame leggermente convesse verso l’esterno sono bruno-rossicce a maturità. Ciascuna squama porta 2 semi di 15-20 × 7-11 mm, con un’ala di 3-5 mm di lunghezza. I tegumenti sono duri e coperti da una polverina scura. Il pinolo è edule. Longevità 200-250 anni. Fenologia: Fiorisce da febbraio-aprile a seconda dell’altitudine. Fruttificazione a ciclo triennale, le pigne rimangono sui rami per alcuni anni. Habitat: Pianta rustica e poco esigente, predilige terreni freschi e profondi delle zone litoranee ma si adatta anche a substrati poveri e piuttosto asciutti. E’ una specie termofila e eliofila. Vegeta dal livello del mare fino agli 800 m di altitudine. È sensibile ai climi rigidi, alle gelate, ai veni salmastri e all’inquinamento atmosferico delle aree urbanizzate. Si riproduce per seme. Usi e curiosità: E’ una specie che è stata introdotta nella penisola probabilmente dagli Etruschi o dai Romani che la consacrarono alla dea Cibele. Viene utilizzato per rimboschimenti, per la produzione di pinoli, e per il suo legname. Non è da trascurare che questa specie ha un elevato valore ornamentale e paesaggistico negli areali mediterranei, come pinete litoranee. La corteccia, ricca di tannini, è usata per la colorazione delle reti da pesca.

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Pioppo Nero - Populus nigra Salicacea Specie originaria dell’Europa centro-meridionale , Caucaso e Asia centrale. L’areale esatto del Pioppo nero tuttavia è di difficile ricostruzione come per le altre specie coltivate. In Italia è presente ovunque. Descrizione: Albero caducifoglio alto fino a 30 metri con tronco diritto e spesso nodoso, molto ramificato, con chioma globosa-espansa o colonnare. Corteccia profonda, lacerata, scura. Rami giovani lisci, glabri, giallognoli o giallo-verdastri, con lenticelle biancastre. Gemme grandi, coniche, vischiose, rossastre all’apice. Foglie alterne con lamina 3 × 10 × 3-6 cm., ovato-triangolari, verdi e lucenti, lisce, acuminate all’apice, ottuse i ovate alla base, regolarmente dentellate sul bordo, pelose o glabre. Infiorescenze maschili di 5-8 cm., con 20-30 stami con antere rosse o violacee, brattea sfrangiata. Infiorescenze femminili di 5-10 cm., con stigmi giallo-verdastri e brattee della stessa forma. Capsula verde, glabra, che a maturità, si schiude, disperdendo i minutissimi semi cotonosi. Fenologia: Fioritura nei mesi di marzo-aprile antecedente la comparsa delle foglie. La maturazione dei frutti avviene nel mese di maggio. Habitat: Specie eliofila e moderatamente termofila, vegeta spontaneamente lungo i corsi d’acqua e i laghi, dal livello del mare fino 1500-1800 metri di altitudine. E’ capace di colonizzare diversi tipi di substrato anche se trova il suo optimum sui terreni freschi e profondi. Forma biologica: Mesofanerofita Usi e curiosità:E’ una specie a rapido accrescimento, abbastanza longeva. Possiede una grande capacità rizogenetica delle talee. Il legno è tenero, leggero, bianco, con duramen scarsamente differenziato. Viene utilizzato prevalentemente per nella fabbricazione della pasta cartaria, fiammiferi, imballaggi, tavolame. Dalla corteccia e dalle gemme vengono estratte sostanze medicamentose. Nelle colture specializzate sono utilizzati gli ibridi ottenuti incrociando il Populus nigra con pioppi americani.

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Robinia pseudacacia - Robinia pseudoacacia Fabaceae Gaggia, Robinia, Acacia, Cascia, Falsa acacia, Falsagaggia. Black locust, Robinier. Descrizione: Cespuglio o albero deciduo, spinescente, i cui getti radicali, numerosissimi, si diffondono rapidamente, colonizzando in breve tutto il terreno disponibile. Fusti eretti, spesso biforcati, rami lisci, chioma ramificata, legno giallastro, corteccia rugosa grigio-bruna, fessurata longitudinalmente in età. Altezza 2÷25 m. Le foglie sono alterne, imparipennate con 6÷7 coppie di segmenti, brevemente picciolate di forma ovale, a margine intero, di colore verde pallido, glabre, dotate di stipole trasformate in robuste spine falciformi. I fiori dal profumo intenso, sono riuniti in densi racemi penduli, fogliosi alla base hanno calice vellutato, largamente campanulato, verde-chiaro e pubescente; corolla papilionacea, bianca più raramente rosa. I frutti sono baccelli lisci, coriacei lunghi 5÷10 cm, compressi, deiscenti, di colore rosso-bruno a maturità, rimangono sulla pianta per tutto l'inverno; contengono da 3÷10 semi reniformi, molto duri di colore bruno. Antesi: maggio÷giugno Distribuzione in Italia: Originaria dell'America nord orientale, dove cresce allo stato selvatico nelle foreste della Carolina e della Virginia, nel 1601 è stata importata in Europa come ornamentale, da Jean Robin, botanico, curatore dell'Orto Botanico del re di Francia. All'orto botanico di Padova risulta coltivata dal 1602. Si e' diffusa nell'area sub-mediterranea, divenendo sempre piu' importante per le attivita' forestali. Attualmente è naturalizzata in tutto il territorio italiano Habitat: Specie molto frugale e di estrema adattabilità, indifferente al substrato, purché ben drenato e con una certa preferenza per terreni acidi; ama la luce e si presta per il consolidamento e miglioramento di terreni sciolti e franosi. Tende a formare dense boscaglie, ed è considerata una specie infestante a causa della velocità di crescita. Vegeta in boschi cedui puri, lungo scarpate, luoghi incolti, siepi, dalla pianura generalmente sino a 1.300 m, oltre 1.500 in certe zone del sud. Proprietà ed utilizzi: Specie commestibile officinale I fiori sono calmanti, antispasmodici, colagoghi, leggermente tonici e astringenti. Il legno bruno, duro e ricco di tannini, è resistente all'umidità, brucia bene anche quando è verde ed è ben lavorabile. Impiegato per lavori di falegnameria pesante, per paleria, per mobili da esterno, puntoni da miniera, doghe per botti e listoni per pavimento. L'uso del legno è ancora limitato ad impieghi poco remunerativi, ma possiede pregevoli caratteristiche tecnologiche: elevata durabilità naturale ed eccezionale resistenza meccanica.

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Roverella - Quercus pubescens subsp. Pubescens Fagaceae Quercia pubescente, Quercia virgiliana, Quercia sicula, Roverella Corologia: Pianta di origine europea comune in tutta Italia. L'areale comprende l'Europa centro-meridionale e orientale, dai Pirenei all'Asia Minore. Nell'Europa meridionale e Sud-orientale la Roverella costituisce uno dei componenti fondamentali dei querceti e dei boschi misti a latifoglie. Descrizione: Albero a portamento arboreo con chioma espansa e globosa, alta, non raggiunge i 20 metri di altezza. Presenta un fusto generalmente diritto, con branche sinuose e rami giovani sottili e pubescenti. Corteccia di colore bruno-grigiastro, più o meno intenso, rugosa e profondamente solcata. La roverella è un albero a foglie caduche, semplici, di forma molto variabile, lobato-lanceolata con lobi piuttosto profondi; lunghe 5-15 cm e larghe 3-8 cm, di colore verde brillante la lamina superiore mentre la parte inferiore è pelosetta e più chiara; picciolo breve e peloso. Pianta monoica a fiori unisessuali spesso riuniti in infiorescenze; infiorescenze maschili in amenti penduli lunghi 5 cm circa, colore verde-giallastro; quelle femminili solitarie o a piccoli gruppi terminali. Il frutto è la caratteristica "ghianda", molto variabile in lunghezza, con cupola pelosa e squame lineari- lanceolate e pericarpio di forma elissoidale, di colore bruno lucido a maturità. Fenologia: fiorisce ad aprile-maggio, fruttifica ad ottobre-novembre. La fioritura è contemporanea all’emissione delle nuove foglie. Habitat: la roverella è una specie eliofila, moderatamente termofila, predilige i terreni acidi. Vegeta dai 500 m di altezza fino ai 1200-1400m. In Sardegna rappresenta il limite superiore delle formazioni boschive di latifoglie. Il legno è simile alle altre querce del gruppo, è a porosità anulare, con alburno giallastro e duramen più scuro e bruno e molto più pesante e duro che nelle altre querce del gruppo, non è lavorabile come in Farnia e Rovere anche per le fibre che non sono mai dritte e ha un maggior ritiro perciò si spacca facilmente. Viene ugualmente adoperato, per il suo contenuto di tannino che lo rende durevole anche a contatto permanente con acqua, per alcune parti nelle costruzioni navali e attrezzi agricoli, anche traverse ferroviarie. Viene anche utilizzato come ottimo combustibile e produce un ottimo carbone. Le ghiande vengono utilizzate come alimento per i maiali ad allevamento brado. Inoltre, viene utilizzata come esemplare di interesse paesaggistico.

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Sughera - Quercus suber Fagaceae Sughera, Quercia da sughero Pianta tipicamente mediterranea diffusa particolarmente nella Penisola Iberica, Francia, Italia e Africa settentrionale. In Italia è presente soprattutto in Sardegna e Sicilia e localmente nelle coste tirreniche e in Puglia. Descrizione: La quercia da sughero è un albero alto fino a 15 m, con chioma globosa, rada e piuttosto irregolare. Negli alberi isolati la chioma è espansa, tondeggiante e più compatta. Il tronco è dritto, talvolta sinuoso, con rami tortuosi e ramuli pelosi. La corteccia è spessa, fessurata, suberosa e, una volta asportata, si evidenzia la tipica colorazione bruno-rossastra del legno. Le foglie, spicciolate e lunghe 3-7 cm, sono persistenti, coriacee, semplici, ovate o lanceolate-ovate, mucronate, con margine fogliare spesso revoluto. La lamina superiore ha una colorazione verde scuro, quella inferiore è tormentosa e verde più chiaro. Pianta monoica con fiori unisessuali, i maschili piccoli in amenti lassi color verde-giallastro, i femminili riuniti in spighe erette singoli o in piccoli gruppi. Le ghiande sono ovali allungate con cupola avvolgente ricoperta di squame grigio tomentose che avvolge per 1/2 o 1/3 la ghianda. Fenologia: Fiorisce in aprile-maggio, fruttifica ad ottobre-novembre. La fruttificazione inizia dopo i 15-20 anni ed è abbondante ogni 2-3 anni (pasciona). Habitat: E’ una pianta longeva che vegeta in climi temperati e con discreta piovosità, su terreni freschi, profondi e sciolti, derivati dal disfacimento di substrati acidi (graniti, scisti, trachiti). Non sopporta le gelate e in Sardegna è presente nelle zone più piovose, con temperature medie tra i 13 e i 18 gradi, fino ad un’altezza massima di 800-900 metri. Usi e curiosità: La quercia da sughero è una specie autoctona e coltivata in un areale ristretto del Mediterraneo occidentale soprattutto per la produzione di sughero. La sua scorza grigio-chiara, spugnosa e spessa circa 5 cm, può essere rimossa da piante con almeno 15-20 anni di età. L’asportazione avviene mediante scortecciamento ed incisione prestando particolare attenzione per evitare lesioni al fellogeno. Le caratteristiche del sughero ne hanno fatto un materiale ricercato e apprezzato in molte attività produttive. La prima estrazione viene detta demaschiatura ed il primo sughero è chiamato sugherone o sughero maschio perché molto grossolano, ruvido, screpolato e poroso; le estrazioni successive avvengono ad intervalli di 9-12 anni e il sughero estratto viene detto gentile o femmina, perché leggero, compatto e uniforme. Per evitare danni alla pianta, il periodo migliore per l'estrazione è compreso tra maggio e agosto.

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