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Anno accademico 2014/2015 Accendiamo la vita la vita

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Anno accademico 2014/2015

Accendiamo

la vitala vita

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Caterineditoperiodico del Collegio Universitario

Santa Caterina da Siena

Collegio Universitario S. Caterina da Siena

Via S. Martino, 17/A - 27100 Paviatel. +39 0382 375099 fax +39 0382 24108

Residenza Universitaria BiomedicaVia Giulotto, 12 - 27100 - Pavia

tel. +39 0382 516799 -fax +39 0382 516790

Presidenteprof. Sigfrido Boffi

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Rettriceprof.ssa Maria Pia Sacchi Mussini

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Direttore Residenza Universitaria Biomedica

prof.ssa Elisa Fazzitel. +39 0382 516760

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Vice-Rettriceavv. Giovanna Torre

[email protected].+39 0382 375086

Amministrazione-Economatodott.ssa Cristina Cremonesi

[email protected]. +39 0382 33423/375082

Segreteria-Relazioni esterneMaria Grazia Guidi

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Ufficio tecnicoMarco Brerra

tel +39 0382 375082

Bibliotecadott.ssa Irene Barbetta

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Portineria Alunnetel. +39 0382 375099

sito web: santacaterina.unipv.itfacebook:

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Coordinamento Editoriale:Epoché - Agenzia Giornalistica

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Stampa:Tipografia PI-ME Editrice S.r.l.

via Vigentina 136 - Pavia

Foto di copertina di Paola GuadagnuoloFotografie: Antonio La Valle (la foto a pag. 14 è di Vince Cammarata, le foto apag. 19 per gentile concessione della Provincia Pavese)Comitato di redazione: Martina Radice, Cecilia GuiotAlcune delle studentesse autrici degli articoli che raccontano esperienze di viaggio hanno usufruito di una borsa-contributo erogata dal Collegio

Caterinedito

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Editoria li

At t ività

Esperienze

V ita collegia le

Rubriche

Entusiasmo e impegno. Lavoriamo per voi di Maria Pia Sacchi MussiniFormazione d’eccellenza per un Collegio che cresce di Giovanna TorreDove lo scambio culturale è un lavoro quotidiano di Elisa FazziAffrontare la vita e diventare grandi di Camilla Bellingeri

Scienza, società, ricerca, fede, saperi a confrontoIntegrazione culturale per ricercatori di paesi emergenti di Elisa FazziResidenza Biomedica. Guardo, imito. Quindi sonoCostruendo una cultura della legalitàCapolavori per Papa MontiniL’arte di vedere cose invisibili di Martina RadiceUn parco cittadino per Paolo VILaterza: storia e passione di Giulia MarzialiVenti liberi di Chiara CantoreCorso di Neogreco di Giulia Terna

Regole di sopravvivenza di Martina RadiceTrionfo a Dragonboat di Martina VaninettiI nostri allenatori di Martina Radice...usque ad secundam Pasquam delle MatricoleMasterista ma sempre collegiale di Giulia Marziali

Rassegna StampaAssociazione AlunneEdizioni Santa CaterinaElenco alunne del Collegio anno accademico 2014/2015Consiglio di AmministrazioneAlunni Residenza Biomedica

Una festa per il Beato Paolo VI di Camilla Bellingeri e Silvia IngalaLo sguardo dell’ape di Cecilia GuiotUn’esperienza (ir)ripetibile di Eleonora MarocchiniCon Libera a sfidare Gomorra di Francesca D’Adda, Irene Pronesti, MartinaVaninetti, Elisa VegezziA coté de la Garonne di Elena BindaDue mesi a Montreal di Giulia DellagiacomaMa dove vai se la metro non ce l’hai di Simona PaceScoprire il mondo a Dubai di Chiara Rocchetti e Linda GaspariniAll’origine dell’Universo di Carmen GattiIncontrare l’Europa di Eleonora Marocchini

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Entusiasmo e impegno.Lavoriamo per voi

Il sunto di un anno di vita collegiale in una pagina: rischio esfida, come sempre. Rischio di dimenticare qualcosa, oppure diessere ripetitivi (le novità spesso sono la riproposta in forma di-versa, e per persone differenti, di cose già sperimentate); sfidaimposta dalla necessità di sintesi e di gerarchizzazione: dire inbreve le cose più importanti, e collocarle nel giusto ordine. Ciproviamo, come sempre…Ci aiuta, per cominciare, l’evento più significativo dell’anno, labeatificazione di Paolo VI. Il Collegio S. Caterina c’era, inPiazza S. Pietro, lo scorso 19 ottobre. Abbiamo assistito – sottoun sole più che primaverile – a una cerimonia sobria e sugge-stiva. Il “nostro” Papa ci ha fatto sentire coinvolte in un pro-getto cui apparteniamo, che ci supera, che non possiamo tradire. Attorno alla beatificazione ruotano diversi appuntamenti, chevogliono mettere in luce almeno qualcuno dei temi cari a PaoloVI: la famiglia, la vita, il lavoro, l’università e i giovani, la bel-lezza… E poi, il Collegio rende omaggio al nuovo Beato con lamostra “Grandi maestri per Papa Montini”, organizzata in col-laborazione con l’Associazione Arte e Spiritualità di Concesio, eospitata nel palazzo del Broletto, messo generosamente a dispo-sizione dal Comune di Pavia.Corsi universitari, master, conferenze – ciò che il Collegio conti-nua a organizzare anche a favore della città e in collaborazionecon l’Università – non ci fanno però dimenticare che le primedestinatarie del nostro lavoro sono le alunne. Ecco allora i nu-merosi corsi interni, destinati solo a loro, per un arricchimentofatto di competenze trasversali che vadano al di là della prepa-razione universitaria: lingua inglese, ragionamento critico, pu-blic speaking, laboratorio di lettura, avviamento al canto corale,fotografia, cinema. Ce n’è per tutti i gusti e per tutte le esigenze;e l’impegno è ripagato con l’acquisizione di qualche capacità inpiù, con qualche carta in più da giocare quando ci si affacceràsulla scena della vita lavorativa.Nelle pagine che seguono alcune di queste esperienze sarannoraccontate, come sempre, dalle caterinette. Aggiungeranno loroquel tocco di freschezza e di entusiasmo che può farci entrare nelclima vero del Collegio, quello che si respira e si vive ognigiorno. E dunque le ringrazio anche per il loro esercizio giorna-listico: un segno vivo di partecipazione (e un’altra soft skill chemettono in atto).Grazie infine, come sempre, a tutti i collaboratori del Collegio;a tutti coloro che gli regalano un po’ del loro tempo e delle loro

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Maria Pia Sacchi Mussini, Rettrice del Collegio

attenzioni, che ne frequentano e ne apprezzano le attività; aquanti rendono possibili le nostre iniziative e vi collaborano neimodi più diversi: molti sono coloro che, per nostra fortuna, pos-sono riconoscersi in queste categorie qui forzatamente anonime,ma in realtà piene di volti e di cuori “veri”. Per nome possiamo chiamare – ringraziandoli – le Istituzioni egli Enti che sostengono anche economicamente il Collegio. IlMiUR, la Fondazione Mintas, la Fondazione Comunitaria dellaProvincia di Pavia, la Cassa Rurale e Artigiana di Binasco- Cre-dito Cooperativo, il Gruppo Unipol, la Conferenza EpiscopaleItaliana (Progetto Culturale), la Fondazione Paolo VI per laCultura Cattolica in Italia, la Intesa San Paolo S.p.A, il Comunedi Pavia; infine, l’INPS, per le borse di studio a studentesse fi-glie di dipendenti pubblici. Per la prima volta è stata anche as-segnata la borsa “Carla Raina”, frutto di una generosa eredità,a una studentessa africana di medicina. Sono sempre molte lepersone che destinano al Collegio il 5 per mille: anche a lorosiamo riconoscenti. Il nostro lavoro e i risultati che ne derivanosono dedicati anche a loro.

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Formazione d’eccellenzaper un Collegio che cresce

Un anno intenso, speso su un doppio binario: dare continuità alleiniziative di lungo termine intraprese in rettorato nel corso degliultimi anni e innestarvi elementi di novità che, in un momento dipiù difficili prospettive per le giovani generazioni, potessero of-frire alle nostre studentesse la risposta più consona ai loro bisogniformativi. Nel solco della continuità si inseriscono il corso di Sto-ria delle mafie italiane tenuto dal professor Enzo Ciconte, il ciclodi conferenze serali e il libro che ne raccoglie gli atti, Rotte crimi-nali, di cui ho curato l’edizione e che sarà presentato in occasionedel Salone internazionale del libro di Torino e poi, a metà giugno,a Trame 5, il festival dei libri sulle mafie che, organizzato nelleprime tre edizioni da Lirio Abbate de L’Espresso e nelle ultime dueda Gaetano Savatteri del Tg5, rende per quattro giorni LameziaTerme luogo di dibattito culturale sui temi più attuali nella lotta alcrimine organizzato. Senza soluzione di continuità è stata anchela volontà di tradurre la teoria nella pratica. Nelle pagine che se-guono leggerete il resoconto delle nostre studentesse relativo al-l’esperienza di volontariato e formazione a Scampia e Chiaiano,nella periferia nord di Napoli, sui terreni confiscati alla camorra(foto nella pagina accanto); qui mi prendo solo il compito di anti-cipare che le valigie sono già pronte per la prossima esperienzache ci vedrà dal 24 al 31 agosto nell’entroterra palermitano, a S.Giuseppe Jato, presso la “Placido Rizzotto”, cooperativa pionieradel circuito di Libera che produce frutti di legalità dai terreni con-fiscati alla famiglia Brusca. Saremo proprio lì, a due passi dalleterre di Corleone, di cui con particolare intensità ci hanno parlatonelle serate a margine del corso Renato Cortese e Michele Presti-pino in merito alla cattura del capo dei capi, Bernardo Proven-zano. L’elemento di maggiore novità è nel progetto formativo cheil Collegio propone alle studentesse. Se negli anni passati alle nu-merosissime conferenze ed eventi pubblici si affiancavano alcunicorsi interni dedicati esclusivamente a loro, da quest’anno la pro-porzione è invertita: inglese con un docente madrelingua una voltaa settimana da inizio a fine anno accademico, lezioni di ragiona-mento critico per imparare a studiare, ad argomentare e a contro-argomentare, di public speaking per vincere la timidezza ecomunicare efficacemente in pubblico, un laboratorio di lettura ecomunicazione espressiva per essere in futuro insegnanti non solopreparate, ma anche brave a far innamorare i propri alunni deitesti delle antologie, e infine due corsi di fotografia per imparare atradurre in uno scatto le proprie emozioni ed impressioni. L’intuizione è stata giusta, non solo per il numero elevato di stu-

dentesse che hanno seguito tutte queste proposte, ma per il riscon-tro avuto anche in occasione del Global Summit on InternationalStudents Affairs and Services di fine ottobre 2014 a Roma, al quale

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Giovanna Torre, Vicerettrice del Collegio

ho partecipato in rappresentanza del Collegio (foto in alto). Ab-biamo discusso con i colleghi di tutto il mondo delle necessità edelle tendenze dell’istruzione universitaria, e quindi di soft skills,ossia di quelle abilità accessorie al sapere formalmente intesoche più fanno la differenza in un mondo in cui uscire dall’Univer-sità col massimo dei voti spesso non basta per una carriera si-cura e gratificante. Ebbene, molte delle parole chiave emerse daldibattito sulle quali si deve investire trovavano già posto nellaproposta formativa che avevamo elaborato in rettorato qualchesettimana prima.Il Global Summit è di spunto per chiudere sull’onere-onore dellaresponsabilità della comunicazione sui social media che volen-tieri ho assunto in sede di Conferenza dei Collegi Universitari diMerito: in un mondo in cui si “twitta” e si “posta”, il S. Caterinac’è e vuole fare la sua parte.

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Dove lo scambio culturale èun lavoro quotidiano

Un altro anno di attività per la Residenza Biomedica sempre alla ri-cerca di nuove modalità per integrare le culture diverse degli allievie ospiti e creare occasioni per scambi culturali interdisciplinari conl’intento di favorire una cultura di integrazione e di accoglienza, unacultura che lega, unisce, tesse trame e, come una cornice, accoglie einclude lo straniero, il lontano per valorizzarlo nella sua diversità.Alla luce di questo sforzo di creare su vari fronti una cultura chesegue percorsi diversi, alternativi, interdisciplinari e che uniscemondi lontani, abbiamo cercato di lavorare e di elaborare progettiche iniziati timidamente stanno prendendo forma creando il back-ground originale della Residenza Biomedica. Il dettaglio delle atti-vità lo ritrovate nelle pagine di questo giornale, ma vi do alcunispunti.Il progetto principale è sempre quello dell’incontro di culture e di fa-vorire l’amicizia, l’integrazione e lo scambio fra realtà diverse. Lapercentuale di allievi stranieri è di circa il 50% con ospiti del bacinodel Mediterraneo, ma anche dalla Cina, dal Canada e dall’Americalatina. La cordialità e l’amicizia fioriscono senza steccati, favoritidalla vita in comune, dallo scambio nelle cucine, dalle cene aperte,dai corsi di lingue (italiano ed inglese scientifico) che hanno avutomolto successo. Nel corso del 2014 sono state create occasioni di in-contro per presentare le modalità di vita comune e le abitudini ita-liane, per ogni nuovo allievo è stato programmato un colloquioindividuale in cui i valori e le tradizioni della vita collegiale pavesesono state spiegate e presentate per permettere ai nuovi arrivati unamaggiore consapevolezza nel momento di inserimento nella vitadella nostra comunità.Un’attività molto interessante è stata l’incontro dei nostri allievi conun’azienda leader del settore farmaceutico in ambito nazionale emondiale. Un folto gruppo di loro operatori qualificati ha organiz-zato un corso per insegnare ad affrontare un colloquio professionalee a scrivere il curriculum. Un buon gruppo di allievi ha partecipatocon vivacità ed interesse. L’idea è stata provare ad integrare un’isti-tuzione universitaria di eccellenza (collegio di merito), tematica(biomedica), con un’azienda leader mondiale nell’ambito dei far-maci. L’ipotesi è creare delle sinergie positive che aprano un con-tatto dell’azienda con giovani di merito di un’istituzione legataall’università e la possibilità di mettere in contatto i nostri allievicon un’azienda prestigiosa che può offrire opportunità di stage, diricerca e, perché no, di lavoro.Un progetto che continua è quello legato all’arte terapia e all’arteoutsider. Già nel 2011 avevamo ospitato un’interessante mostraAcrobazie , organizzata con la sponsorizzazione di Unicredit. Nel

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Elisa Fazzi, Direttore della Residenza Universitaria Biomedica

2014 abbiamo avuto modo, grazie alla generosità dei collezionistiFabio e Leo Cei, di ospitare una delle più importanti collezioni ita-liane di Outsider Art, una forma d’arte fuori dagli schemi e dai mer-cati. La mostra ha esposto opere di artisti di due ospedali psichiatriciviennesi (Gugging e bild.Balance) e di altra provenienza (nella foto asinistra un’opera). Un‘iniziativa che rinnova e testimonia l’interesseche la nostra istituzione manifesta per le tematiche dell’outsider artche valorizzano la linea culturale che la Residenza ha scelto. Quelladi proporre un progetto educativo di accoglienza di allievi di tutti ipaesi del mondo che si ripromette di creare una comunità, dove l’uni-

versale umano trova uno spazio di condivisione, di so-lidarietà. Dove si realizzi un abbraccio ideale, per unavisione dell’uomo integrale nel quale, arrivati al cul-mine del dolore, tra le pieghe e le piaghe dell’anima,non resti posto che per la rinascita, la libertà, la bel-lezza, costruendo una prospettiva di pace. Parole che,nell’umana esperienza, non possono non trovare nel-l’arte un meraviglioso spazio espressivo. In questa mo-stra hanno trovato spazio i problemi di tutti, i temi disempre, i temi più profondi di ogni percorso esisten-ziale: la sofferenza, l’incomunicabilità, la solitudine,l’abbandono, la paura, il disagio mentale. Questi arti-sti difficili danno figure, colori, suoni, parole agli ar-chetipi del mistero della vita, loro ci riescono, noispesso rimaniamo intrappolati dal limite del buonsenso, della razionalità, del lasciare andare, del cedereal compromesso, alla fatica e all’impotenza. Loro no,

dai ceppi delle patologie psichiche e mentali riescono a far nascere ilfiore dell’espressione artistica, fiore di libertà e di speranza. Qualemessaggio potente, liberatorio e di consolazione che nasce da questetele, da queste poesie e da queste note e da queste vite. Il disagio psi-chico può essere occasione per giungere a contatto con aspetti delproprio sé che altrimenti resterebbero ignoti, come sono ignoti allamaggior parte delle persone ritenute "sane". La mostra ha avutogrande successo e risonanza sulla stampa. E’ stata visitata da centi-naia di persone ed anche da gruppi di comunità di disabili. Proro-gata fino al 20 aprile 2015, si è conclusa con una tavola rotondatenuta da esperti di arte-terapia, da psichiatri e con la presenta-zione del catalogo edito dalle nostre Edizioni S. Caterina. Colgol’occasione di questo testo per ringraziare le Istituzioni (Regione,Provincia, Comune, Università, IUSS, Fondazione Bussolera Brancae Banca Patrimoni Stella & C.) che hanno sostenuto l’iniziativa etutto il personale della Residenza che ha generosamente lavorato allariuscita dell’impresa (Eleonora Ferrari, Donato Albani, ManuelaValle, Cristina Cremonesi, Marco Brerra). Il mio grazie va soprat-tutto a Fabio e Leo Cei e ai loro collaboratori, in particolare France-sco Masnata, che con generosità hanno messo a disposizione questopatrimonio di bellezza e umanità.

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Affrontare la vita ediventare “grandi”

…usque ad secundam Pasquam. E’ il primo punto del nostro Decalogo. Che fissa la fine del pe-riodo di matricola. Ma, se mi fosse permessa una piccola modi-fica, io la farei. Perché nella realtà rimaniamo tutte un po’matricole non solo fino alla “seconda Pasqua”.Rimaniamo tutte un po’ matricole perché per poter vivere e so-pravvivere si deve affrontare il mondo con quella flessibilità equella combinazione di autoironia, faccia tosta e onestà con cuiiniziamo la nostra vita da alunne.E ritorniamo matricole quando ricompare il ricordo di quelle serein Collegio, talvolta con un respiro di sollievo, talvolta con unapunta di nostalgia. Festeggiando i compleanni, le lauree non ci sipotrà dire totalmente “grandi” finché ci saranno sempre le com-pagne di Collegio che mostreranno tue foto imbarazzanti, la mag-gior parte delle quali risale proprio al tuo primo anno di studi.Tutto questo non è un nostalgico desiderio di tornare indietro neltempo o paura ad aprirsi a ciò che c’è dopo gli anni universitari.È l’esperienza di matricola, che lascia un segno così importantedentro di noi da essere un paradigma a cui può essere istruttivo ri-ferirsi, oppure da cui allontanarsi. Anche se sediamo al tavolodelle “bollate”, ci rispecchiamo in quella ragazza che scende inciabatte la prima sera a cena e si chiede se non sia uno scherzoquanto accade attorno a lei.È proprio perché ci portiamo dentro quell’esperienza, che ci pren-diamo la briga di tenere viva questa folle tradizione. Perché loro, sì, le matricole, in realtà sono il fondamento del Col-legio.Un Collegio che almeno per una volta non è una fondazione, nonsono gli uffici, non sono nemmeno le mura, ma sono le alunne.Alunne ritenute capricciose, poco partecipi o fin troppo invadenti,ma che plasmano il volto della collegialità.Strana la goliardia: ti spiega che c’è una gerarchia da rispettare,ma chi si trova più lontano dai vertici della piramide è la base dicui la collegialità stessa vive. Strano, certo, ma son le radici dacui nasce una delle esperienze più importanti della nostra vita eche ci accompagna durante gli anni universitari.E tanto basta a convincermi a rimettermi in gioco e a spenderetempo ed energie per tutto questo.

Camilla BellingeriDecana delle studentesse

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1) Nel mese di novembre 2014 si è svolto un Corso Mo-nografico dal titolo “EMERGENZE MEDICHE NELMONDO”. Responsabile del Corso prof. Giovanni Rice-vuti.- Giuliano Rizzardini e AlbertoRigolli “Emergenza Ebola: dif-fusione, contenimento” (17 no-vembre 2014)- Gino Volpato “Chirurgia:emergenze belliche, un’espe-rienza diretta” (19 novembre2014)- Carlo Locatelli “Risposta al ri-schio nucleare, batteriologico,chimico e radiologico” (24 novembre 2014)- Luca Ragazzoni “Organizzazione e simulazione vir-tuale di maxi emergenze” (26 novembre 2014).

2) Presentazione del libro di Andrea Molesini “Presa-gio” con Gloria Ghioni e Gianfranca Lavezzi (29 ottobre2014)- Presentazione del libro di Enzo Ciconte “Storia dellostupro e di donne ribelli” (11 dicembre 2014)- In collaborazione con Pavia in Poesia e la Società DanteAlighieri “Notturni di Versi” con Paolo Terlingo, GinoBartalena e Matteo Callegari (31 marzo 2015) - Cerimonia di premiazione “I poeti laureandi” (giugno2015)

3) Nel mese di ottobre-novembre 2014 si sono svolti in-contri serali di approfondimento delCorso di Storia delle mafie ita-liane:- Raffaele Cantone, Sergio Seminara“Mafie e corruzione in Italia” (22ottobre 2014)- Giancarlo Caselli, Roberto Spara-gna, Giuseppe Salvaggiulo “Mafie aNord-Ovest: i radicamenti in Pie-monte” (6 novembre 2014)- Enzo Ciconte, Alfredo Mantovano,Ester Castano “Sacra Corona Unitae ’ndgrangheta tra repressione econsenso sociale” (13 novembre2014)- Renato Cortese, Michele Presti-

pino, Gaetano Savatteri “Il declino dei Corleonesi: lacattura di Bernardo Provenzano” (20 novembre 2014)- Giuseppe Borrelli, Marcello Ravveduto, Gigi Di Fiore

”Campania (in)felix: l’espan-sione delle camorre” (27 novem-bre 2014)

4) Inaugurazione del Master di Ilivello in Professioni e Prodottidell’editoria. Lectio magistralis diGiuseppe Laterza “Per unanuova editoria della cultura”(12 febbraio 2015), con la succes-siva presentazione del volume

realizzato dagli studenti della settima edizione del ma-ster: “Storie in copertina. Protagonisti e progetti dellagrafica editoriale”.

5) E’ proseguita la collaborazione con l’Istituto Univer-sitario di Studi Superiori di Pavia (I.U.S.S.).In questo contesto il Collegio ha ospitato anche que-st’anno l’attività del Master in Cooperazione e Svi-luppo diretto dalla prof.ssa Enrica Chiappero, che hainiziato le sue lezioni nel novembre 2014 e le terminerànel giugno 2015.

6) In collaborazione con il Collegio Borromeo e il Di-partimento di Studi Umanistici dell’Università di Paviaè stato ospitato il convegno “Imagines Antiquitatis –Rappresentazioni dell’antico tra antichità e prima età

moderna”- Stefano Rocchi e Cecilia Mussini,apertura dei lavori- Diego Lanza, Virginia Fabrizi, Ju-lian Schreyer, Giusto Traina, DavidKonstan “Concezioni dell’antico traFilosofia e Storia” - Claudia Wiener, Giancarlo Mazzoli,Stefano Rocchi, Marco Formisano“Funzioni Letterarie di antiquitase vetustas” (22 settembre 2014)- Leofranc Holford-Strevens, MarioDe Nonno, Fabio Gasti, Dario Man-tovani “Tra Antico e Tardo-Antico”- Cecilia Mussini, Gerhard Regn,Bonnie J. Blackburn “La Rinascita

Att ività

Scienza, società, ricerca, fedesaperi a confronto

Un anno intenso tra conferenze, corsi

interni e due importanti mostre aperte

alla cittadinanza

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Integrazione culturale per giovani ricercatori di paesi emergenti

Come è noto la Residenza Universitaria Biomedica della Fondazione Collegio Universitario S. Caterina daSiena è stata inaugurata nel luglio 2010 ponendosi come unicum all’interno del panorama collegiale pavese.La Residenza, che si inserisce a pieno titolo nella tradizione dei collegi di merito pavesi, si rivolge prevalen-temente a studenti di area biomedica che ultimato il percorso di studi triennale intendano iscriversi a corsidi laurea specialistica dell’Università di Pavia. La Residenza è anche dedicata a iscritti a corsi di Dottoratodi Ricerca, di Specializzazione e a Master, anche se negli ultimi tempi, in relazione alle disponibilità, pos-siamo accogliere anche allievi più giovani. Nel corso dei suoi primi anni di attività la Residenza si è trovataad accogliere, in numero sempre maggiore, 78 studenti e ricercatori stranieri in particolare provenienti dapaesi extra comunitari (Asia, Africa, bacino del Mediterraneo, America Latina). La nostra istituzione si ponecome realtà culturale multietnica in quanto più del 50% degli studenti sono stranieri. La Residenza vuolequindi essere un luogo dove operatori, studenti e giovani professionisti in formazione possono trovarsi, in-contrarsi, conoscersi e scambiarsi esperienze e bisogni facendo un percorso di vita comunitaria in una comu-nità basata sul merito, sull’eccellenza non solo negli studi ma anche nelle relazioni umane che va semprepiù qualificandosi per l’esperienza dell’integrazione culturale, valore aggiunto originale e attualissimo, diquesta realtà in cui sperimentare nuovi modelli organizzativi e culturali. In base all’esperienza maturata inquesti anni, appare importante, quindi, la realizzazione di un progetto di integrazione culturale basato sui se-guenti aspetti: promozione di una serie di attività intensive per una pronta conoscenza della cultura e dellalingua italiana; organizzazione di attività culturali come visite a luoghi di interesse storico artistico; allesti-mento e miglioramento delle zone di soggiorno comune per favorire momenti di incontro e di vita comune.Nel corso del 2014 sono state create occasioni di incontro per presentare le modalità di vita comune e le abi-tudini italiane, per ogni nuovo allievo è stato programmato un colloquio in cui i valori e le tradizioni dellavita collegiale pavese sono state spiegate e presentate per permettere ai nuovi arrivati una maggiore consape-volezza nel momento di inserimento nella vita della nostra comunità. Sono stati realizzati corsi di italiano te-nuti dalla professoressa Maria Grazia Montagnari, esperta di didattica di italiano per stranieri che hannoavuto grande successo tra gli ospiti e sono stati seguiti con beneficio ed interesse. Al termine del corso unascheda ed un colloquio per restituire il giudizio sull’apprendimento di ognuno sono stati realizzati con ri-scontro positivo da parte degli allievi. (Elisa Fazzi)

dell’Antico nella prima età Moderna” (23 settembre2014)Mario Citroni e Elisa Romano, Tavola Rotonda (23 set-tembre 2014)- In collaborazione con il Collegio Borromeo e l’IstitutoSuperiore di Scienze Religiose “S. Agostino” sono statiorganizzati gli incontri della Cattedra Teologica:- Mauro Zonta “Il Messia e la fine dei tempi nel mondoebraico” (3 marzo 2015)- Don Giuseppe Rizzardi “Il Messianismo nella conce-zione islamica” (10 marzo 2015).

7) In collaborazione con il Comune di Pavia e la Colle-zione Paolo VI di Concesio è stata organizzata una mo-stra d’arte contemporanea dal titolo “Grandi maestriper papa Montini” (29 aprile - 24 maggio 2015).

8) Il Collegio ha organizzato e avviato cinque corsi uni-versitari:Storia delle mafie italiane riconosciuto e accreditato daiDipartimenti di Studi Umanistici, Economia, Scienze Po-litiche e Scienze Giuridiche (ottobre – novembre 2014)Estetica c.p. riconosciuto e accreditato dal Dipartimentodi Studi Umanistici (novembre-dicembre 2014)

Progresso umano e sviluppo sostenibile riconosciuto eaccreditato dai Dipartimenti di Studi Umanistici, Inge-gneria, Scienze Giuridiche, Scienze Politiche, Economia,Biologia e Biotecnologie, Fisica, Matematica, Scienzedella Terra e dell’Ambiente, Scienze del Farmaco (marzo– maggio 2015) Letterature Comparate e Traduzione Letteraria rico-nosciuto e accreditato dal Dipartimento di Studi Umani-stici (ottobre-dicembre 2015)Tecniche della Traduzione Letteraria riconosciuto eaccreditato dal Dipartimento di Studi Umanistici (aprile-maggio 2015).

9) Il collaborazione con l’Università di Pavia e il Conso-lato greco di Milano, è stato organizzato il Corso Unive-ritario di Lingua e Letteratura Neogreca, riconosciutoe accreditato dal Dipartimento di Studi Umanistici(aprile-maggio 2015).

10 ) Il Collegio ha organizzato (con il patrocinio del Co-mune di Pavia, dell’Università di Pavia e della Provinciadi Pavia) il concorso di poesia “I poeti laureandi” (XIIedizione), aperto a tutti gli studenti iscritti a una facoltàdell’Università di Pavia.

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Ha recentemente preso avvio il progetto “Guardo, Imito,quindi Sono” – proposta di percorsi abilitativi precoci diteleriabilitazione - promosso dalla Neuropsichiatria In-fantile e Neuroriabilitazione Precoce dell’ A. O. SpedaliCivili di Brescia diretta da Elisa Fazzi, anche Direttoredella Residenza Biomedica. L’iniziativa, in collabora-zione con la Residenza e con l’Università di Brescia e fi-nanziata da Fondazione Telecom Italia, ha l’obiettivo dimigliorare la vita di relazione e la comunicazione dibambini affetti da Paralisi Cerebrale Infantile e delle lorofamiglie, attraverso la proposta di percorsi abilitativi in-novativi che prevedano il supporto di sistemi moderni divideocomunicazione. La Paralisi Cerebrali Infantile è una disabilità a forteimpaccio sociale con una prevalenza del 2-3‰ nativivi. Le esigenze cliniche e riabilitative sono complessee spesso difficili da gestire per le famiglie anche a causadei frequenti accessi ospedalieri. Questo progetto pro-pone l’organizzazione di percorsi abilitativi rivolti allapromozione delle funzioni visive, delle competenze co-gnitive e dell’intersoggettività comunicativa, aspetti cli-nici centrali in questi quadri clinici, con un sistema ditele-riabilitazione che favorisce la possibilità di pro-muovere percorsi di trattamento abilitativo a casa delpaziente, con supervisioni “on line” direttamente dal-l’ospedale da parte del personale specialisticoIl progetto vuole inoltre applicare tecnologie diagnosti-che avanzate per quantificare e misurare i risultati rag-giunti prima e dopo specifici percorsi abilitativi:percorso di abilitazione delle funzioni visive di base;percorso abilitativo delle competenze cognitive; per-corso abilitativo con riferimento al modello Action Ob-servation Treatment per promuovere attraverso ilcoinvolgimento del sistema dei neuroni specchio, la

comprensione delle azioni, la codifica delle intenzioniche sottendono le azioni altrui e la funzione motoriadell’arto superiore.L’utilizzo di dispositivi tecnologici in diagnosi e abili-tazione promuove la riproducibilità delle tecniche di in-tervento, favorisce la valutazione di indici quantitatividella performance. L’applicazione della teleriabilita-zione attraverso sistemi di video-comunicazione con-sente inoltre un costante monitoraggio dell’outcome deltrattamento, promuovendo l’integrazione genitorialenel processo di acquisizione di conoscenze e favorendoun accesso alle cure ecologico e facilitato in termini difrequenza e quindi, anche di efficacia. Nello specificoè in corso di perfezionamento il sistema di videocomu-nicazione di tipo “in cloud”, denominato “EvoluzioneUfficio” e realizzato mediante server Broadsoft instal-lato presso la sede Telecom Italia di TILAB- Torino. Ilserver abilita le videochiamate tra pazienti e medici e lavideoregistrazione “off-line” (ossia quando il mediconon è disponibile). La soluzione proposta prevede: unapiattaforma di videocomunicazione, 3 postazioni per imedici, presso Spedali Civili di Brescia, 6 postazionidi tipo PC portatile per i pazienti, connettività mobileper le postazioni dei pazienti econnettività fissa per lepostazioni dei medici presso Spedali Civili. Per pro-muovere il ricorso a modalità di misurazioni di out-come il più efficaci e replicabili possibile è stato inolteinstallato il sistema di rilevamento oculare EyeTrackerin collaborazione con EMS Medical e conseguente trai-ning del sistema di rilevamento oculare.

Per saperne di piùPagina dedicata nel sito FTI in costruzionehttp://www.bambini.spedalicivili.brescia.it

GUARDO, IMITO, QUINDI SONO Progetto innovativo finanziato dalla Fondanzione Telecom

CORSI INTERNI

Residenza Biomedica

La Residenza Biomedica nel corso dell’ultimo anno si è molto impegnata per accrescere le soft skills degli alunni sia italianiche stranieri. A tal fine sono state effettuate 3 attività. Il Corso BLS D tenuto nel marzo 2014 dal Dott. Raimondi, del 118pavese, che ormai da tre anni conduce il corso presso di noi fornendo le basi per effettuare un intervento di assistenza ur-gente “Basic life support”. E’ stata poi organizzata “Una giornata con Novartis – workshop per confrontarsi su come co-struire il proprio curriculum vitae e prepararsi a sostenere un colloquio di selezione”. Tenutasi il 21 maggio 2014 è stataun’esperienza molto interessante. Con l’obiettivo di dare un aiuto concreto agli studenti garantendo la massima interazionepossibile attraverso esercitazioni di gruppo e momenti di domande e risposte. Il programma è stato seguito da una ventina diallievi ed è stata un’esperienza innovativa ed interessante da proseguire. Lo scorso giugno è stato inoltre organizzato uncorso di Inglese Scientifico tenuto dal Professor William Cooke.

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Costruendo una culturadella legalitàE’ stato Raffaele Cantone, presidente dell’Auto-rità Nazionale Anticorruzione, a inaugurare alCollegio, lo scorso 22 ottobre 2014, il secondociclo di incontri con i protagonisti della lotta con-tro la criminalità organizzata. Come l’anno prece-dente, gli appuntamenti hanno integrato il corsoin “Storia delle mafie italiane”, attivato grazie alCollegio, riconosciuto dall’Università di Pavia etenuto dal professor Enzo Ciconte, uno dei mas-simi esperti in Italia delle dinamiche delle grandiassociazioni mafiose. Gli appuntamenti aperti alpubblico si sono tenuti la sera e hanno sempre re-gistrato un pubblico molto numeroso ed estrema-mente interessato. Nell’incontro introduttivo Cantone ha parlato dellegame tra mafie e corruzione in Italia. Il 6 no-vembre sono intervenuti Giancarlo Caselli, magi-strato da sempre in prima linea contro mafie eterrorismo e già Procuratore della Repubblica diTorino; Roberto Sparagna, sostituto procuratorepresso il Tribunale di Torino e Giuseppe Salvag-giulo, giornalista de La Stampa. L’incontro è statodedicato ad illustrare come la ‘ndrangheta siastata capace di estendere i suoi tentacoli anche inPiemonte. Giovedì 13 novembre Alfredo Manto-vano, Consigliere presso la Corte d’Appello diRoma già Sottosegretario di Stato del Ministerodell'Interno e la giornalista Ester Castano hannoparlato di Sacra Corona Unita, ‘ndrangheta econsenso sociale delle organizzazioni criminali alsud. Il 20 novembre sono intervenuti Renato Cor-tese, oggi capo della Squadra Mobile di Roma,Michele Prestipino, Procuratore aggiunto pressoil Tribunale di Roma, con la moderazione di Gae-tano Savatteri noto scrittore e giornalista TG5specializzato in criminalità organizzata. Presti-pino e Cortese, ai tempi rispettivamente sostitutoprocuratore a Palermo e funzionario del ServizioCentrale Operativo della Polizia dello Stato,hanno raccontato come posero fine, l’11 aprile del2006, alla latitanza durata 43 anni del vecchio pa-drino Bernardo Provenzano. Il ciclo di incontri siè concluso il 27 novembre con un approfondi-mento dedicato alla camorra e all'espansione deigruppi criminali in Campania. Ne hanno discussoGiuseppe Borrelli, procuratore aggiunto asse-gnato alla DDA di Napoli, Marcello Ravvedutoesperto di fenomeni mafiosi dell'Università di Sa-lerno, e Gigi Di Fiore, giornalista del "Mattino".

NELLE FOTO alcuni momenti degli incontri tenutisi in Collegio: a sinistra Enzo Ciconte, Raffaele Cantone e Sergio Seminara. In questa pagina dall’alto Giancarlo Caselli, Roberto Sparagna e Michele Prestipino

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Capolavori per Papa Montini“Grandi maestri per PapaMontini” è il titolo della mo-stra inaugurata mercoledì 29aprile alle ore 17 presso il Pa-lazzo del Broletto di Pavia(piazza della Vittoria). L’espo-sizione è organizzata dal Col-legio Universitario S. Caterinae presenta una quarantina diopere selezionate dalla ricchis-sima raccolta dell’ ”Associa-zione Arte e Spiritualità”dell’Istituto Paolo VI di Con-cesio che ospita la collezionenata in seguito all’interesse diPapa Paolo VI per l’arte con-temporanea. L’istituto racco-glie capolavori dei più grandiartisti del Novecento. Sono la-vori pervenuti attraverso varilasciti e donazioni nel corsodegli anni. L'esposizione pa-vese offre una significativa se-lezione con opere di Matisse,Chagall, Guttuso, Sassu, JeanGuitton, Aldo Carpi, FaustoPirandello, Lello Scorzelli, Fabrizio Clerici, Fausto Bo-dini e Dina Bellotti. Rendendosi conto della spaccaturatra arti figurative e Chiesa, negli anni del suo pontificato,Papa Montini cercò di ricomporre questa frattura: im-presa ardua, al limite della temerarietà, e tuttavia il SantoPadre riteneva, da intellettuale e da pastore, che l’azzardoandasse tentato, che il cattolicesimo non poteva sottrarsial confronto con la realtà artistica del nostro tempo. Nelcelebre e magistrale discorso agli artisti tenuto in Cap-pella Sistina il 7 maggio 1964, un anno dopo la sua ascesaal trono di Pietro, Montini elaborò e propose una dottrinaestetica destinata a rimanere una delle pagine più altenella storia del cattolicesimo novecentesco. Per Paolo VIl’artista è chiamato a rendere visibile, nella pienezza dellasua libertà espressiva e quindi nell’esercizio della suaspontaneità di “creatore”, ciò che è trascendente, inespri-mibile, “ineffabile”. «Quindi siamo sempre stati amici –disse il Pontefice -. Ma, come avviene tra parenti, comeavviene fra amici, ci si è un po’ guastati. Non abbiamorotto, ma abbiamo turbato la nostra amicizia. Ci permet-tete una parola franca? Voi Ci avete un po’ abbandonato,siete andati lontani, a bere ad altre fontane, alla ricercasia pure legittima di esprimere altre cose; ma non più lenostre. (…) Rifacciamo la pace? quest’oggi? qui? Vo-gliamo ritornare amici? Il Papa ridiventa ancora l’amicodegli artisti? Volete dei suggerimenti, dei mezzi pratici?Ma questi non entrano adesso nel calcolo. Restino ora isentimenti. Noi dobbiamo ritornare alleati. Noi dobbiamo

domandare a voi tutte le possi-bilità che il Signore vi ha do-nato, e, quindi, nell’ambitodella funzionalità e della fina-lità, che affratellano l’arte alculto di Dio, noi dobbiamo la-sciare alle vostre voci il cantolibero e potente, di cui siete ca-paci». Le opere messe in mo-stra presso il Broletto fino al24 maggio (ad ingresso libero)sono la testimonianza di que-sto nuovo patto tra Chiesa e ar-tisti che si manifesta con lavoria tema religioso e laico, una te-stimonianza concreta di unnuovo sodalizio operato da unPapa coraggioso e aperto versola modernità. L’evento esposi-tivo curato dal Collegio docu-menta in particolare il proficuorapporto culturale ed artisticodi Jean Guitton (1901-1999)con Giovanni Battista Mon-tini. Filosofo e letterato tra ipiù rappresentativi del pen-

siero cattolico in Francia, fu amico personale del Papa eanche artista visivo di grande originalità. Unico laico am-messo alle riunioni del Concilio Ecumenico Vaticano II,Guitton partecipò attivamente alle riflessioni destinate atrasformare profondamente il rapporto tra la Chiesa e ifedeli, oltre che la pratica liturgica. La mostra raccoglieun significativo esempio delle quasi duecento opere pit-toriche che lasciò alla Collezione Paolo VI. A inaugurare la mostra, Luciano Caramel, critico e storicodell’arte, Paolo Campiglio, docente di Storia dell’Artecontemporanea presso l’Università di Pavia, Cecilia DeCarli, docente di Storia dell'Arte contemporanea pressol’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e au-trice del Catalogo sulla Collezione Paolo VI, Paolo Bol-pagni, direttore della Collezione Paolo VI e Maria PiaSacchi, rettrice del Collegio. L'evento pavese è stato or-ganizzato dal Collegio S. Caterina e dall' AssociazioneArte e Spiritualità dell’Istituto Paolo VI di Concesio incollaborazione con la Diocesi di Pavia, l’Università diPavia, lo IUSS, il Comune di Pavia, la Fondazione Co-munitaria della provincia di Pavia, l’Associazione Alunnedel Collegio S. Caterina.

NELLE FOTO : dall’alto a sinistra “Paolo VI” diDina Bellotti, “La Coppia” di Marc Chagall, “Studioper la testa della Vergine” di Henry Matisse, “Pao-loVI” di Jean Guitton

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Cosa succede quando l’arte incontra il di-sagio psichico? È quello che ha cercato dimostrare (perché spiegarlo sarebbe statoeccessivamente ambizioso) la mostra Out-sider Art – espressione artistica di libertào disagio, organizzata dalla ResidenzaUniversitaria Biomedica e qui esposta dal24 novembre 2014 al 20 aprile 2015.Protagonisti sono stati gli artisti dellaHaus der Kunstler del Museo Gugging edell’Atelier bild.Balance di Vienna, tra cuiWalla (“il Picasso degli outsider artists”),Vondal e Fischer, le cui opere, insieme araccolte dagli anni ’70 ad oggi, sono riu-nite nel Fondo Fabio e Leo Cei, per laprima volta aperto al pubblico. Ma la mo-stra ha sondato il tema dell’arte nel disa-gio nel senso più ampio possibile,presentando anche la musica di SimonaConcaro (trascritta dal professore di psi-chiatria Pierluigi Politi e suonata al pia-noforte da Hanna Shybayeva) e l’operapoetica di Ike Hasbani, entrambi affetti daautismo e residenti alla Cascina Rossago(a Ponte Nizza in provincia di Pavia), unafarm community che da dieci anni si oc-cupa di sviluppare il talento artistico diadulti autistici.Universi di colori e forme ripropongonosulle tele travagliati percorsi interiori esvelano un immaginario primigenio, chenon ha nulla a che fare con la tradizione

L’arte di vedere cose invisibilidi Martina Radice

Ou t s i d e r A r t

estetica e che si rivela, per questo, piùvero: è questa la forza dell’Art Brut, perdirla con Dubuffet, cioè un’arte spontanea,senza pretese culturali, né riflessione. Sel’effetto può risultare, di primo acchito, di-sturbante è perché il disegno si trova a vei-colare un messaggio che a lungo è statoescluso dal terreno della storia dell’arte ele cui parole si sono completamente spo-gliate dell’educazione e della raffinatezza,delle imposizioni del vivere comune, ri-trovando una forza che è propria del-l’uomo e che rifiuta di essere smorzatadalla necessità di una perfezione tecnica.È il messaggio di chi non riesce ad espri-mere con razionale calma ciò che prova,quello di chi sente, anche se non parla(come recita la poesia di Hasbani). Forse

bisognerebbe chiedersi dovel’arte lascia il posto alla psi-canalisi, forse interrogarsisul linguaggio e i suoi limiti,oppure sul rapporto tra ma-teria ed emozioni. Ma pro-babilmente è megliocogliere il denominatore co-mune di tutte le opere, la-sciando questi interrogativial loro stato embrionale e,senza troppe spiegazioni,godere di tutte queste sugge-stioni quando sono ancora alloro massimo grado, cioèprima che vengano espresse.

Universi di colori eforme ripropongonosulle tele travagliati percorsiinteriori e svelano unimmaginario primigenio

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Il Comune di Pavia ha intitolatoa papa Paolo VI nell'anno dellabeatificazione il parco di fronteal Castello. «Tra Giovanni Battista Montinie Pavia il legame è profondo - haspiegato il sindaco Massimo De-paoli -: fu lui a volere il CollegioUniversitario S. Caterina proprioqui, quando era arcivescovo aMilano. Per questo abbiamo ri-sposto alla sollecitazione del col-legio e della diocesi,intitolandogli il parco che ideal-mente fronteggia lo spazio dedi-cato a papa Giovanni Paolo II, eci impegneremo a sistemarlo,curandone la manutenzione». Sitratta del parco di fronte all'in-gresso del Castello. La targa èstata scoperta nella mattina dellavigilia di Natale di fronte alle au-torità cittadine, alla presenza deivertici del Collegio e di alcunealunne ed ex alunne. La rettrice del S. Caterina, MariaPia Sacchi, ha voluto leggere leparole del Papa al momento

Un parco cittadino per Paolo VI

della fondazione: «Desidero chea Pavia funzioni un centro attivodi spiritualità e di cultura catto-lica, il quale fornisca alle gio-vani ospiti non soltanto lecondizioni adatte allo studio, maanche il clima e la temperaturaper sviluppare la personalità eper maturare la propria fede cri-stiana, nella visione più apertaalle esigenze religiose e moralidel mondo moderno».«Ringrazio l'amministrazioneche ha accettato le sollecitazionidi Curia e Collegio - ha detto ilvescovo Giovanni Giudici primadella benedizione della targa -Paolo VI stimava la città diPavia, le voleva bene. Da arci-vescovo di Milano ha pensatofosse il luogo giusto per far na-scere un'esperienza educativacristiana ma universitaria: perlui l'evangelizzazione passavaattraverso una ricerca culturale,l'esame della condizione umanache avviene attraverso gli studiuniversitari».

Voluto dal Collegio e dallaDiocesi di Paviaè stato inaugurato la vigilia di Natale.Sorge vicino al Castello Viconteo

NELLE FOTO l’inaugurazione del parcoPaolo VI alla presenza del Sindaco di PaviaMassimo Depaoli, del Vescovo Giovanni Giudici e della Rettrice del Collegio S. Caterina Maria Pia Sacchi

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rali”. Laterza utilizza per la sua lezione una serie di pa-role-chiave (Europa, comunità, formazione, durata, plu-ralismo, tradizione, rinnovamento) ma si lascia andare adegli excursus aneddotici, al racconto di episodi vissutiin prima persona nella sua esperienza lavorativa coinvol-gendo gli intervenuti e avvincendoli con una grande ca-ratteristica: l'amore -la passione e dunque il rispetto- peril lavoro che fa. Un lavoro non facile, che si occupaanche di dirimere le controversie fra autori (come quellavolta in cui le storiche femministe volevano ribellarsi aJacques Le Goff), di far convivere un oggetto quale illibro cartaceo con l'avanzata della modernità e della tec-nologia (grazie all'invenzione di nuove piattaforme digi-tali – come Lea, che sta per essere lanciata – per formaredelle “comunità di lettori di libri in streaming”), di farquadrare i conti (come quando quel libro sui Beatles e iRolling Stones non raggiunse il successo sperato), in co-stante oscillazione fra rischio economico e soddisfazioneintellettuale. Parla con onestà di quello che è quasi un paradosso,ormai: è bene non farsi illusioni sul futuro lavorativo, ma“crederci” è la parola d'ordine.

«Per un'editoria della cultura» è il titolo della lectio ma-gistralis di Giuseppe Laterza che ha aperto quest'annol’ottava edizione del Master universitario in Professionie prodotti dell'editoria organizzato dal Collegio S. Cate-rina da Siena. Giuseppe “Pepe” Laterza è un signore sim-patico, alla mano, si ferma a scherzare coi masteristipresenti in sala, ridendo di questa denominazione un po'buffa -masteristi- che lo fa pensare, dice, ai cd masteriz-zati. È figlio di Vito Laterza, ed è colui che tiene ora inmano le redini dell'omonima casa editrice.Una casa editrice storica legata alla figura di BenedettoCroce, che si occupa di saggistica e fondamentalmente dicultura e nel 2011 ha festeggiato i 110 anni della sua at-tività. Occuparsi di cultura oggi vuol dire faticare nonpoco, resistere al «mortale totalitario commercialismo»,perché Giovanni Laterza non condivide quell'adagio percui non esiste una distinzione fra libri buoni e cattivi, masolo fra libri che vendono o no. Ma quando il libro buononon vende, anche se l'editore ci credeva e continua a cre-derci, bisogna fare i conti con costi e bilanci, barcame-narsi in uno dei settori che più fortemente risente non giàdella crisi economica, ma di quella dei “consumi cultu-

Laterza: storia e passionedi Giulia Marziali

Mas t e r Ed i t o r i a

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Co r so d i N e og r e c o

Ven t i L i b e r i

Sì, bisogna ammettere che la “ ƞ” letta “i” e la “ß” letta “v”sono decisamente disorientanti. Soprattutto bisogna arren-dersi di fronte al fatto che guardando il testo scritto qual-che parolina magari la si riconosce, ma che quando sisentirà letto ci si chiederà solamente se si è nell’aula giu-sta. Dopo qualche lezione di disorientamento, grazie allasapiente guida della prof. Gilda Tentorio siamo però riu-sciti a districarci in quell’intreccio caotico di antiche letteree nuove pronunce, acquisendo le elementari conoscenzedel neogreco. Il corso è stato organizzato dal Collegio incollaborazione con l’Università e il Consolato greco di Mi-lano e si è svolto nel terzo trimestre di questo anno acca-demico. La possibilità di scoprire l’antico nel nuovo è statacerto una delle cose più affascinanti del corso: ritrovare itratti di una lingua cambiata, trasformata e nascosta, macomunque presente, è stato ciò che ci ha concesso un sensodi familiarità particolare con la materia e scoprendo quei

Il teatro è Bologna, i protagonisti sempre gli stessi daormai vent’anni. Il 21 marzo è la giornata in ricordodelle vittime di mafia: migliaia di persone sfilano in cor-teo per le strade della città, mentre vengono letti i nomidi tutti coloro che la mafia ha ucciso. Noi studenti pavesi(se così ci si può definire, dato che i pavesi doc tra gliuniversitari sono ben pochi e qualcuno ci ha fatto notareche forse terroni era il termine più adatto per definirci)siamo arrivati in pullman: chi (la maggior parte) impe-gnato da anni al presidio di Libera Pavia, chi semplice-mente simpatizzante e chi voleva solo celebrare ilcompleanno di un’associazione che da quando è natacontinua a lottare per la legalità. Dopo la marcia hannopreso la parola personaggi importanti: Margherita Asta,

famigliare di una delle vittime di mafia, e don LuigiCiotti, fondatore dell’associazione, che ha concluso conun appello appassionato, chiedendo che il 21 marzovenga istituito come giornata nazionale delle vittimedella mafia, richiesta finora ignorata dalle nostre istitu-zioni. Questi brevi scorci possono spiegare solo in partel’atmosfera che quel giorno si respirava nella piazza bo-lognese: nessuna distanza tra me e gli sconosciuti chemi circondavano, tanta bellezza, tanta stanchezza, maanche tanti sorrisi e tanti bambini. La verità illumina lagiustizia, recita il motto della giornata e non possiamoche farlo nostro, partecipando affinché la verità diventila condizione essenziale di ogni Stato democratico e li-bero.

legami abbiamo potuto acquisire un punto di vista pri-vilegiato e diverso su un mondo che abbiamo sempreconosciuto al passato. Infatti proprio questa è stata lachiave di lettura proposta dal corso, visto anche che lamaggior parte dei partecipanti era di formazione clas-sica. In particolare, l’ultima settimana è stata dedicataai principali movimenti letterari e agli autori greci con-temporanei: bello anche qui rivedere quanto la tradi-zione del mito sia radicata nella cultura greca e sia ilpunto di partenza per riflessioni che, senza mai ignoraregli insegnamenti del passato, arrivano a comprendere ilmondo contemporaneo e la condizione dell’uomo. Iltutto si è concluso, infine, con una piccola cerimonia, acui hanno partecipato anche i membri della comunità el-lenica pavese, coronata da un simpatico aperitivo, che,oltre ad inaugurare il nuovo corso, ha rinnovato l’invitoper l’anno prossimo, quando ci sarà il corso progredito.

di Chiara Cantore

di Giulia Terna

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“Dare a Dio quello che è di Dio significa aprirsi alla Sua volontà ededicare a Lui la nostra vita e cooperare al suo Regno di misericor-dia, di amore e di pace.” con queste parole, lo scorso 19 ottobre,Papa Francesco ha commentato il Vangelo durante la Santa Messaper la conclusione del Sinodo Straordinario sulla Famiglia e Beati-ficazione di Papa Paolo VI. Paolo VI è per noi del S. Caterina un padre spirituale, culturale fat-tuale. È la dimostrazione che il lavoro discreto, puntuale, costante porta agrandi frutti.Noi eravamo lì. L’avvolgente atmosfera di Piazza San Pietro per unevento indimenticabile: la Beatificazione di Paolo VI si è configu-rata come un’esperienza unica di conoscenza e condivisione.

Una festa per il Beato Paolo VI A Roma

Camilla Bellingeri

Silvia Ingala

L’Humanae Vitae, enciclica di Paolo VI tra lepiù sofferte e discusse, ha svelato negli anni ilproprio perenne valore spirituale e insieme an-tropologico. Nell’anno della beatificazione dipapa Montini, al Collegio S. Caterina se ne èdiscusso (martedì 5 maggio) con MaurizioChiodi, sacerdote docente di Teologia moralepresso la Facoltà Teologica dell’Italia Setten-trionale, dove insegna Bioetica nel corso teolo-gico. Una delle principali preoccupazionieducative e pastorali del giovane Montini èstata quella della formazione dei giovani uni-versitari: a cavallo tra gli anni Venti e Trenta èstato assistente nazionale della FUCI, dando al-l’associazione un impulso tutto nuovo e deter-minante per quella generazione. Proprio alla suacura per la formazione universitaria (e quellafemminile in particolare) è dovuta l’idea di darevita a Pavia a un collegio femminile, proprio ilS. Caterina. Che dunque guarda con gratitudinea questo aspetto della personalità di Montini, dicui parlerà don Angelo Maffeis (il 20 maggio2015 alle 18), docente di Teologia sistematicapresso lo Studio teologico "Paolo VI" del Se-minario di Brescia e di Introduzione alla teolo-gia nella sede bresciana dell'UniversitàCattolica del S. Cuore, oltre che presidente del-l’Istituto Paolo VI di Concesio.

E’ opera dello scultore milaneseAchille Guzzardella il busto inbronzo di Paolo VI (1999) chel’autore ha concesso al Collegiodi esporre nella propria sede inconcomitanza con la mostra delBroletto (vd. pag 16) e le inizia-tive culturali che accompagnanole celebrazioni per la beatifica-zione del “nostro” Papa. Unagenerosa disponibilità di cui rin-graziamo di cuore lo scultore.

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Lo sguardo dell’apedi Cecilia Guiot

Vo l on t a r i a t o i n c a r c e r e

Siamo entrate in un mondo in cui la proprietà, il tempoe le regole sociali funzionano diversamente

«La mosca in un prato fiorito cerca sempre una cosa; l’ape,in una discarica sa trovare un fiore». Lo scrive Jetmir, unragazzo brillante che ti colpisce con frasi ragionate e unsorriso vivace. Lo scrive su Numero Zero, il giornale dellaCasa Circondariale di Pavia.Dire Casa Circondariale è un altro modo per dire carcere.È un termine un po’ meno brusco, più nebuloso, ma illuogo rimane lo stesso: corridoi, claustrofobici cortili dicemento, molte porte chiuse a chiave. Ma anche una cu-cina, una biblioteca, aule per i corsi di alfabetizzazione,una cappella, un teatro. E poi, le persone. Uomini italiani,stranieri, distratti, acuti, iperattivi, pigri, rassegnati, insod-disfatti, espansivi, silenziosi. Tanti. È soprattutto per loroche la Caritas di Pavia organizza l’attività che ha preso ilnome di “Giovani e carcere”: tre giornate di contatto tradue mondi che raramente hanno la possibilità di condivi-dere qualcosa.In seguito ad alcuni incontri preliminari in preparazioneall’esperienza, il nostro variegato gruppo di volontari è en-trato in carcere un giovedì di fine giugno. Abbiamo la-sciato dietro di noi borse, cellulari e spazi aperti per entrarein un mondo in cui la proprietà, il tempo e le regole so-ciali funzionano diversamente. Gli sguardi curiosi e le pa-role frenetiche dei carcerati che abbiamo incontrato – ungruppo piccolo e variegato come il nostro – comunicavanochiaramente come quelle giornate incredibili aprissero perloro, nella monotonia di settimane e di facce sempreuguali, una meravigliosa finestra sul mondo-di-fuori. Ledomande fioccavano, da un lato e dall’altro; volevamo sa-pere tutto dei loro ritmi, dei loro orari, delle compagnie edei passatempi, e ci siamo azzardati a chiedere anche delleloro speranze e delusioni. I carcerati, credo, volevano so-prattutto sapere che cosa pensavamo di loro.

Nell’arco delle tre giornate abbiamo svolto insieme di-versi tipi di attività: dai laboratori di pittura, orto, musicae lettura, a una lezione sul tema della giustizia riparativa,alla messa la domenica mattina. E tra una cosa e l’altra,senza che me ne accorgessi, la mia cautela e la mia curio-sità sono sbiadite, e con loro le motivazioni, i dubbi e lepaure che mi avevano spinta a partecipare a quell’espe-rienza. Non ho avuto tempo di pensare a niente di tuttociò su cui mi ero riproposta di riflettere. Ho solo pensatoa che colori scegliere per il pannello da dipingere insieme,riso dei nostri scarabocchi, letto gli articoli di NumeroZero che Jetmir ci proponeva con grande orgoglio, scam-biato saluti e qualche ampio, istintivo sorriso. Mi sonosentita un po’ in colpa, dopo, per la leggerezza con cui hoattraversato quelle giornate, e mi ci è voluto del tempoper capire che invece avevo fatto proprio quello che mi sichiedeva di fare: condividere i miei gesti e le mie atten-zioni, e abitare insieme, per una manciata di ore, quellache solo la solitudine rende vera prigionia.

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Un’esperienza (ir)ripetibiledi Eleonora Marocchini

Summer School a Cambridge

La prima volta che ho cercato informazioniper una Summer School all’Università diCambridge, dopo aver visto i costi dei corsi edegli alloggi, mi ero rassegnata all’idea chein quel posto non avrei mai messo piede.Per un totale di duemila pound e parecchiosangue amaro da versare nella ricerca di uncertificato di lingua conseguito anni fa, la miaprefigurazione di un estate all’insegna delconfronto con un metodo d’insegnamentomolto diverso dal nostro si delineava semprepiù come un miraggio. Grazie all’accordo delCollegio con lo Hughes Hall College, uno deipiù antichi di Cambridge, il prezzo del miosoggiorno si è più che dimezzato e la borsaestiva concessami ha fatto il resto. Una voltatrovato quel benedetto C1 e circa un quartodella somma che inizialmente temevo didover coprire, la 29a Literature SpecialistSummer School sarebbe stata la mia realtà perdue settimane a cavallo tra luglio e agosto.Ciò che avevo previsto erano due corsi ascelta (nello specifico Filosofia della Letteratura e Tra-gedia Greca) e una serie di lezioni e conferenze aperte atutti gli iscritti alla Summer School, pomeridiane e, ascelta, anche serali, su qualsiasi letteratura immagina-bile, con il solo filo conduttore del tema, “Crime and Pu-nishment”, imposto dalla University of Cambridge perquell’anno.Quello che assolutamente non mi aspettavo erano le dueore passate a leggere esametri latini con pronuncia al-l’italiana davanti a un registratore retto dalla mano tre-mante della titolare di Greek Tragedy alla Faculty ofClassics, la serata di balli irlandesi con una banda instan-cabile di cinesi e di polacchi, la merenda con tanto dibrioche all’uvetta con l’autore di saggi filosofici dai ti-toli quasi più divertenti di lui (“Chi ha paura di FriedrichNietzsche?”), che arrivando in bici, tutto trafelato, migridava ridendo di fare con calma mentre mi sorpassava,rendendo evidente il mio ritardo.Non mi aspettavo nemmeno di perdere per tre volte latessera magnetica di accesso al College e di diventarecosì amica del portinaio serale, il quale deve essersi con-fermato, grazie a me, tutti gli stereotipi sugli italiani chepotevano essergli giunti all’orecchio, né di aprire un blogapposta per descrivere le personalità variopinte che hoincontrato, né di trovarmi con due londinesi sotto il peg-gior temporale del mese nel giardino di un College cheavrebbe ospitato, quella sera, lo spettacolo di Othello peril quale avevo preso un biglietto tantomeno prevedevoche lo spettacolo avesse luogo comunque, col pubblico

interamente ricoperto di cellophane fornito dall’organiz-zazione, di un improbabile colore rosa, e con gli attorifradici, ma bravissimi, che avranno impiegato probabil-mente una settimana a riprendersi dal raffreddore. Nonmi aspettavo poi che le discussioni accese durante ilpranzo, le uscite in barchetta sul fiume Cam (non si puòandare a Cambridge senza salire su una “punt”), le risatedegli assistenti nel vedermi arrivare sempre con due –imperdonabili – minuti di ritardo, gli sguardi teneri trale coppie di professori, l’entusiasmo che si respirava inquelle aule e i miei assurdi, estremamente eterogeneicompagni di corso mi sarebbero potuti mancare cosìtanto.Tornerei a Cambridge anche domani, ma spero che ci an-diate voi. Buona avventura.

Non mi aspettavo che i miei assurdi, estremamente eterogenei, compagni di corso mi sarebbero potuti mancare così tanto

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25Caterinedito 2015

Con Libera a sfidare Gomorra di Francesca D’Adda, Irene Pronesti, Martina Vaninetti ed Elisa Vegezzi

A Scampia

Forse partire davvero senza pregiudizi non era possibile.Eppure ce l’eravamo detto più volte mentre il treno ci por-tava a Napoli: ci sentivamo abbastanza informate persaper leggere quello che avremmo trovato ed avevamovoglia di conoscere, di capire, di imparare cosa fosse lacamorra degli ultimi vent’anni e quale fosse la sua pre-senza attuale. Non ce l’hanno raccontata, non l’hannospiegata. Ma forse è stato ancora più efficace: hanno con-diviso con noi le loro vite, prepotentemente toccate dallacamorra. Ciro, Simmaco e le altre persone che abbiamoincontrato si sono raccontati ed è lì che l’abbiamo potutaquasi toccare: attraverso i loro occhi di testimoni abbiamovisto anche noi il degrado dei quartieri nord di Napolinegli anni delle piazze di spaccio, i ragazzi coinvolti nelleattività criminali per mancanza di possibilità diverse, laviolenza degli scontri nella resistenza alla costruzionedella discarica di Chiaiano e la forza, il coraggio costanteche servono quando sembra che alla camorra non esista al-ternativa e si decide allora di crearsela. Ma prima ancorache dalle loro parole, abbiamo imparato dai loro atteggia-menti, dai loro sentimenti, dalla paura, dalla voglia di ri-scatto, dal rancore e dalla mancanza di fiducia estesa inmodo indiscriminato a tutte le istituzioni che esso com-porta. È lì che le nostre convinzioni sulla legalità si sonorafforzate e complicate ad un tempo, caricandosi dei vis-suti personali che impongono quanto meno una riflessionenel passare dalla definizione all’applicazione. Il terrenoconfiscato su cui abbiamo lavorato è un fondo nel quar-tiere di Chiaiano, intitolato ad Amato Lamberti, che com-prende attualmente pescheti, vigneti, ciliegeti ed alcuni”orti sociali”. I prodotti derivati dalla coltivazione del ter-reno entreranno a far parte dell’iniziativa “Facciamo un

pacco alla camorra”, ossia la produzione e la vendita diun cesto di alimenti coltivati nelle terre confiscate ai clan,che rappresenta sia la concretizzazione dell’attività di riu-tilizzo sociale dei beni confiscati, che un forte messaggiodi opposizione all’economia criminale di gestione camor-rista. La gestione del Fondo Rustico rappresenta solo unaparte delle attività dell’associazione “(R)esistenza antica-morra”, che porta avanti a Scampia anche il progetto diristrutturazione di un edificio sorto come scuola media-superiore e poi divenuto luogo di spaccio di eroina e di ri-covero per tossicodipendenti. Infatti negli ultimi annil’associazione è riuscita ad ottenere dal Comune l’affidodella struttura che ora ambisce a convertire in comunitàper minori, scuola-ristorante sociale, scuola di musica edi cinematografia: il complesso si chiamerà “Officinadelle culture” e sarà intitolato a Gelsomina Verde, vittimainnocente di camorra. Gestire un bene confiscato trova lasua potenza sociale nel saper spezzare le logiche crimi-nali. Ed è un’attività visibile, concreta, per chi vi dedica lavita al punto di rischiarla, per chi come noi ha la fortunadi lavorarci alcuni giorni ed anche per chi semplicementeosserva: man mano le pesche passavano dalle nostre mani,diventavamo sempre più consapevoli di star partecipandonel nostro piccolo a portare un messaggio forte di opposi-zione alla camorra e di testimonianza che un’alternativache si nutra di giustizia esiste. L’abbiamo proprio sentita anche nostra quella terra e ci èrimasta la voglia di raccontarla e di incontrarla di nuovo,magari in altri volti e su altri territori, ma con lo stesso en-tusiasmo e lo stesso desiderio di partecipare ad un cambia-mento, che non può che essere ad un tempo di mentalitàe di atteggiamenti.

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Bordeaux, capoluogo della Gironda, poco più di 250.000abitanti, si presenta come una sottile striscia di palazziche a mala pena spezza l’azzurro limpido del cielo equello più torbido della Garonna, il fiume che attraversala città. La prima impressione, appena scesa dall’aereo,è stata quella di una città lontana da tutto e da tutti, son-nacchiosa: pochissime persone per strada, molte viuzzestrettissime, nessun palazzo ma piccole casette bianchetutte uguali. In parte è vero, in parte no: Bordeaux è ab-bastanza isolata da tutto il resto della Francia, per rag-giungerla da qualsiasi altro punto si è costretti a fare giriassurdi in treno, tuttavia è anche uno dei principali cen-tri universitari del paese, e i suoi ospedali sono noti intutto il mondo.All’inizio la vita in un’altra nazione è dura, anche se siparte motivati al massimo: cominci a capirlo il primogiorno, in cui scopri che, pur sapendo parlare francese inuna conversazione normale, non capisci assolutamentenulla di quello che si dice in ospedale. Quindi sorridi eannuisci, aspetti che il medico se ne vada e chiedi all’al-tra studentessa che è con te di ripeterti tutto molto piùlentamente. E sei consapevole che questo succederà siste-maticamente ogni giorno per parecchio tempo. Oppurequando ti rendi conto che i medici francesi sono moltodelusi da te perché si aspettavano che tu fossi in grado diredigere -da sola- il dossier del paziente pediatrico in unalingua che pratichi da una settimana. O quando il terzogiorno a casa ti si rompe l’impianto idraulico e non puoipiù bere, andare al bagno, cucinare, lavarti e non hai ideadi come risolvere la situazione e nel frattempo riuscire asopravvivere. Ovviamente dopo qualche tempo le diffi-coltà diminuiscono sensibilmente e si può incominciarea vivere pienamente l’Erasmus in tutti i suoi aspetti; trale tante cose belle che ho imparato, che ricordo e che misono rimaste c’è il lavoro in ospedale. Per gli studenti dimedicina francesi, a partire dal quarto anno, le attivitàpratiche in reparto hanno –loro malgrado- la precedenzasu tutto, sullo studio, sulle lezioni, sulla vita privata: per-cependo un piccolo stipendio, sono trattati come lavora-tori a tutti gli effetti e devono fare le guardie notturne,nel weekend e se vogliono assentarsi per qualche giornodevono chiedere le ferie. Qualcosa anni luce distantedalla nostra realtà insomma. In ospedale si va durantetutta la sessione di esami e se il test è al pomeriggio nonsi è certo esentati dall’andare in reparto quel giorno.Come studente Erasmus ho avuto modo di sperimentareuna forma più soft di questo sistema: non essendo sottocontratto non dovevo fare guardie, tuttavia sono comun-que diventata parte integrante di un sistema di insegna-mento che mira a responsabilizzare gli studenti(ovviamente a seconda del loro grado di conoscenze) e arenderli autonomi e indipendenti, incoraggiandoli a pren-

A coté de la GaronneStudiare a Bo rde aux

dere sempre di più l’iniziativa. All’inizio ero molto spa-ventata da questo livello di responsabilità: nel primo re-parto in cui ho fatto tirocinio dovevo eseguire l’esameclinico e raccogliere l’anamnesi dei pazienti ambulato-riali e di quelli che tornavano per i controlli, eseguireECG e interpretarli, scrivere le cartelle cliniche. Tuttociò in totale autonomia, senza supervisione da parte dispecializzandi o medici, che intervenivano solo successi-vamente per eseguire altri accertamenti e fidandosi delmio operato. Oltre a migliorare le mie capacità clinichequesta esperienza mi ha arricchito moltissimo perché miha fatto guadagnare una fiducia in me stessa che primanon possedevo, la consapevolezza di essere in grado disvolgere il mio lavoro e di saperlo fare bene. Ma non solo: essere studente fa sì che nell’equipe me-dica tu sia la persona con più tempo a disposizione,quindi ti ritrovi a parlare coi pazienti più di chiunquealtro. In questo caso essere straniero gioca a tuo favore:non appena le persone ti sentono parlare e colgono l’ac-cento che -a detta di ogni singolo individuo con cui neho discusso- “è così delizioso, sembra quasi che canti”,partono in quarta a indagare la tua provenienza e non ap-pena scoprono che sei italiana tutti (veramente, nessunoescluso!) sospirano e cominciano con lo stesso discorso:“ah, l’Italia, che Paese meraviglioso! Io ci sono stato unavolta in vacanza, ma ci vorrei tornare a vivere… le cittàsono così belle.. e il vostro cibo, come è buono!”Insomma, senza saperlo esercitiamo un fascino incredi-bile sui nostri vicini d’oltralpe, cosa che gioca sicura-mente a nostro favore quando bisogna stabilire unrapporto di fiducia con i pazienti. C’è stato un momento,un piccolo episodio, che mi ricordo con un po’ di com-mozione: avevo accompagnato un mio paziente (che pur-troppo era un habitué dell’ospedale) a fare un’endoscopiae mentre l’equipe medica lo stava preparando per l’ane-stesia generale si è girato verso di me e ho visto quantofosse spaventato, nonostante fosse già stato sottopostopiù volte a quella procedura. Non sapevo come confor-tarlo, mi sembrava che qualsiasi cosa avessi detto sarebbesembrata banale e inutile, così gli ho semplicementestretto la mano. A volte sembra che i medici non faccianocaso o passino di proposito sopra ai sentimenti dei pa-zienti, un po’ per necessità, un po’ per trascuratezza; ep-pure a volte basta veramente poco per confortare unapersona che soffre: monsieur ha risposto alla mia strettacon molta forza, ma il suo sguardo si era fatto più serenoe prima di addormentarsi è riuscito addirittura a sorri-dermi. Spero di potermi ricordare questo momento conla stessa intensità anche tra molti anni, quando avrò vistopassarmi davanti tanta sofferenza, e spero che sarò ingrado di dimostrare ancora empatia verso i miei pazienti,anche solo attraverso piccoli gesti come questo.

di Elena Binda

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La vastità territoriale e culturale del Canada lo rendonouna meta molto difficile da visitare e capire in poche set-timane, ma allo stesso tempo permettono di fare un viag-gio di continua scoperta all’interno di questo meravigliosoPaese. Tanti sono gli stereotipi legati ai canadesi (chi nonricorda il personaggio di Robin Scherbatsky in How I MetYour Mother?), spesso considerati i cugini “educati” degliamericani, e decidere di trascorrere due mesi ospite di unafamiglia autoctona può rivelarsi una vera avventura. Al-meno, lo è stato per me quando la scorsa estate ho decisodi frequentare il Montrèal Neurological Institute, uno deimigliori istituti al mondo nel campo della neurologia. Es-sendo abituata alla vita da tirocinante in ospedale a Pavia,ammetto di aver avuto alcune difficoltà i primi giorni con-frontandomi con un sistema che affidava grandi respon-sabilità agli studenti, oltre ad avere orari diversi da quellicui ero abituata. Ore piene, ma mai pesanti perché in unambiente lavorativo piacevole. Nonostante le mie titu-banze iniziali, con tanta forza di volontà ben presto misono inserita in questo sistema, che mi ha insegnato tantoe mi ha aiutata a crescere, a credere di più in me stessa enelle mie capacità. Tutto ciò è stato possibile grazie allostaff di medici strutturati e specializzandi che mi hannoseguita ogni giorno, aiutandomi quando ne avevo bisognoed incoraggiandomi a dare il meglio. Sono state quattrosettimane molto intense, in cui ho seguito alcuni pazientiricoverati che mi erano stati affidati, fatto servizio di con-sulenza in Pronto Soccorso e partecipato ad alcune lezionidi Neurologia (sempre accompagnate da caffè e pasticcini,per mantenere alto il livello di attenzione). La stanchezzasi faceva sentire, soprattutto considerando che per arrivarein ospedale mi aspettavano 40 minuti di autobus e 15 mi-nuti a piedi, ma rifarei la stessa scelta mille altre volte, per-ché la famiglia e il quartiere dove ho vissuto valevano ogniminuto di sonno perso al mattino. Il motivo principale chemi ha spinta a fare questo tipo di esperienza era la volontà

di capire più da vicino cosa potesse significare proseguireil percorso specialistico di medicina in Canada, sperimen-tandone un piccolo assaggio. Certo, essendo una studen-tessa le mie conoscenze erano limitate ma è stataun’esperienza positiva e indimenticabile. Quello che contaè non perdersi d’animo di fronte all’immensità della buro-crazia da sbrigare prima di partire. Sebbene l’esperienza inospedale sia stata davvero interessante, ancora di più lo èstato visitare e scoprire i territori dell’Ontario e del Que-bèc nel tempo libero. Prima di arrivare a destinazione, at-traverso un viaggio on the road ho avuto modo di visitarele principali città del Canada Orientale, ospitata da per-sone sempre disponibili a mostrarmi i dintorni e a fornirmiun pezzettino dell’immenso puzzle che è la cultura cana-dese. Tutti diversi, eppure tutti così “canadesi”. Due mesinon saranno mai abbastanza per conoscere a fondo unposto, ma posso ritenermi soddisfatta delle scoperte e delleesperienze fatte. Parchi, laghi immensi, gite in canoa tra icanali di Ottawa, fiumi di sciroppo d’acero (che non si usasolo per condire i pancake, ma può accompagnare qualun-que cosa commestibile!), fiere e feste per rivivere il Ca-nada di cento anni fa, gli spettacoli del Cirque du Soleil,nuove tradizioni e nuovi sapori. Uno dei modi che prefe-risco per conoscere nuovi luoghi, è infatti attraverso il cibolocale. Viaggi tra sapori e abbinamenti impensabili (comela poutine, piatto tipico Montrealese a base di patatinefritte con salsa gravy e formaggio fuso), che nonostante leiniziali titubanze finiscono per diventare parte dei nostriricordi. Ricordi dei quali fanno parte le persone incon-trate durante questo viaggio: studenti da diversi paesi delmondo, con i quali ho condiviso la casa, ma anche veri ca-nadesi, con i quali mi trovavo in ospedale e spesso neltempo libero. Persone tutte diverse, ma ognuna con qual-cosa da raccontare, esperienze vissute e sogni ancora davivere. E di ciascuno porto dentro di me un ricordo, mistoal profumo dell’acero.

Due mesi a Montreal

di Giulia Dallagiacoma

Tiroc inio in Canada

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Ma dove vai se la metro non ce l’hai di Simona Pace

Erasums a Lo ndra

Dopo anni di formule mi viene chiesto di riprendere icari vecchi fogli protocollo e scrivere qualcosa sulla miaesperienza Erasmus a Londra. Sapendo di infrangereogni attesa, ci provo. La mia avventura è iniziata cin-que ore più tardi del previsto, sciopero dei controlloridi volo; ma si sa, chi ben comincia è a metà dell’opera.Quando final-mente sono riu-scita ad arrivaredall’altra partedella Manicaera ormai nottefonda, ma perfortuna la “Pic-cola mela” nonè poi così di-versa dalla so-rella maggioreed era ancorasveglia ada s p e t t a r m i .Così, mentre daStansted rag-giungevo il“quasi-centro”,davanti ai meiocchi scorrevano migliaia di casupole larghe una fine-stra e altrettanti portoncini più o meno solidi, fino ad ar-rivare a quello che sarebbe poi diventato il mio piccoloangolo di Londra, non troppo diverso da quello di Harry.Dopo aver dormito nel mio cappotto e con un cuscinofatto di maglioni, ho trascorso la mia prima mattina aLondra a far spese; cuscino, coperte, pentole… e, so-prattutto, ho guadagnato la chiave che apre tutte le portedi questa città, la tessera della metro. Piccadilly, OxfordCircus, Trafalgar Square erano tutte a portata della miamano, dovevo solo scegliere da dove iniziare e questofaceva nascere in me un sentimento e una consapevo-lezza nuovi. All’animo del turista si affiancava la men-talità di chi vive Londra 24/7, tutto il giorno tutti igiorni, di chi può soffermarsi a pensare a come il Globeo la torre di Londra, dovevano essere quando erano an-cora vivi, prima di diventare scenografia per i selfie,senza dover correre come in fuga. Questo, tra l’altro, hafatto sì che per il primo mese io abbia scattato circa trefoto. Purtroppo però il weekend finisce velocemente, eil lunedì non tarda mai ad arrivare. Lì ho scoperto l’al-tra faccia di Londra, che si nasconde ai turisti e si sve-glia alle 6 del mattino, quando i Londinesi si riversanoverso il centro e la city sotto forma di un fiume umano

che, a scadenze di un minuto, in ogni stazione riempiee svuota tutti i treni della metro e procede in fila, in si-lenzio verso la propria scrivania. Poi, quando suonano le6 pm del venerdì, torna a nascondersi, come se fosse ti-mida, come se non volesse rompere l’incanto della cittàdi re e regine che vivono nei loro castelli, come se non

volesse mo-strare agli estra-nei il motoreche la portaavanti, instanca-bile. Così, goc-cia del fiumeumano, alle 7anche io daqualche meseprendo il miotreno e, dopo unpaio di cambi,tanto per gra-dire, tutte lemattine rag-giungo la miauniversità, ilQueen MaryUniversity of

London (QMUL per gli amici). Le fotografie di questa,essendo a ridosso del Regent’s canal, hanno tutte un’ariabucolica, ma, in realtà, quando esci dalla stazione, qua-lunque giorno di qualunque mese, un vento gelido ti ac-coglie e, rintanata nel tuo cappotto, lo affronti perarrivare nei laboratori della School of Engineering andMaterial Science (sempre SEMS per gli amici). Qui, ri-spetto alla scuola italiana, tutto è diverso. Non importache tu sia uno studentello, un PhD o un premio nobel, iltrattamento è lo stesso. Ti danno la tua tessera, ti diconodove sono le uscite di sicurezza e quale sarà il cassettoda riempire con i tuoi campioni, dopodiché buona for-tuna e tante care cose. Tutto questo rende questa gran-dissima città affascinante come può esserlo qualcosa dicui hai sentito parlare sin da bambino, pronta a dartitante opportunità, ma sempre facendotele sudare. Cometutti gli Erasmus, penso che 5 mesi siano pochi per po-tersi godere questa esperienza, così come 8 o 12. Dopoi primi mesi di adattamento, terrificanti, una mattina tisvegli e tutto è al suo posto: la lingua non è un problema,i parchi al sole sono uno spettacolo mozzafiato, Leice-ster Square di notte è una festa instancabile e in metrosarai sempre più veloce a sederti del broker o del turistamattiniero, ma ormai è quasi ora di ripartire.

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Scoprire il mondo a Dubai di Chiara Rocchetti e Linda Gasparini

Negl i Em irat i Arabi

Anche quest’anno il nostro Collegio è stato coinvolto per pren-dere parte all’Insight Dubai Conference, organizzata dall’Hi-gher Colleges of Technologies di Dubai e giunta ormai alla XIedizione. Lo scopo della conferenza è quello di unire ragazzeprovenienti da tutto il mondo per sei giorni, ed aiutarle a per-fezionare la propria conoscenza globale e comprensione inter-culturale. Obiettivo perfettamente raggiunto, non solo grazie aiworkshop, alle confe-renze ed alle visite gui-date, ma soprattutto a tuttiquegli accorgimenti che cihanno inevitabilmente in-serito in maniera continuain un contesto multicultu-rale a 360 gradi. Già mesiprima del nostro arrivo aDubai eravamo state in-formate che avremmocondiviso la camera delnostro hotel con ragazzetutte provenienti da Paesidifferenti, dagli Stati Unitial Pakistan, dalla Norve-gia all’India. Un piccolomondo riunito a Dubaiper un desiderio comune:conoscersi e farsi cono-scere, abbattere i pregiu-dizi, valorizzare il proprio ruolo di donna e dimostrare, inprimo luogo a noi stesse e di conseguenza anche agli altri, ilnostro potere di essere le protagoniste del cambiamento. Ap-pena arrivate in aeroporto, siamo subito rimaste colpite dal-l’incredibile ricerca di bellezza e maestosità che caratterizzaDubai. Gli Emirati Arabi non solo hanno avuto la fortuna dicostruire la loro ricchezza grazie alla scoperta del petrolio, mahanno anche saputo sfruttare le loro risorse con incredibilesenso di responsabilità. E questo viene confermato anche dalleparole dei conferenzieri che hanno parlato della legge islamica,la Shari’ah, e dai video creati dagli studenti dell’HCT che mo-strano spaccati di vita quotidiana dei giovani nostri coetaneidegli UAE. L’Insight Dubai Conference diventa così un’espe-rienza davvero intensa. Stare con le proprie compagne italianeè quasi impossibile: i gruppi di lavoro sono diversi, e creatiper cercare di separare le persone provenienti dalla stessa na-zione, allo scopo di favorire l’esperienza multiculturale. Cia-scuna delle International Students viene poi affiancata fin dalprimo giorno ad una “buddy”, una studentessa locale del-l’HCT che ci seguirà per tutta la durata della nostra settimanaa Dubai. Ed è così che impariamo a conoscere veramente,siamo catturate da un vortice di vissuti quotidiani, di piccolecose, di differenze ed uguaglianze che ci uniscono e ci per-mettono di creare un rapporto di scambio davvero unico. È

stato incredibile scoprire come un’esperienza simile possa nonsolo cambiare il modo in cui vedi il mondo, ma anche il modoin cui vedi te stessa. In soli sei giorni. Dalla condivisione del-l’appartamento in hotel con tre ragazze non solo sconosciute,ma nemmeno della tua stessa nazione, alla classe con altret-tante altre ragazze mai viste, dal pranzare con chi capita al tro-varsi a girare per la città con altre ragazze con cui ancora non

avevi parlato. Non c’è iltempo per rientrare nellatua zona di comfort nem-meno per un attimo, è unincessante susseguirsi disfide al termine delle qualivinci sempre. E sebbenequesta sia una fetta consi-derevole di questa espe-rienza, forse quella che citerremo più stretta nelcuore, Dubai ci ha dato an-cora di più. Gli organizza-tori hanno infatti ideato unatabella di marcia con tempistrettissimi, per consentircidi vivere anche il lato piùturistico della città. È cosìche abbiamo potuto visi-tarne la parte vecchia, contanto di traversata sulle

Dhow, le tradizionali imbarcazioni locali, ma soprattutto im-mergerci nello scintillio del quartiere moderno, dove è inevi-tabile sentirsi piccole come formiche, al cospetto deigrattacieli, del centro commerciale più grande del mondo, dellatorre più alta del mondo, della fontana con giochi d’acqua piùgrande del mondo... Dubai è in continua crescita, e non puòpassare inosservato il suo desiderio di farsi notare, di primeg-giare, di abbagliare con la propria ricchezza. Non ci siamoperse nemmeno la parte più selvaggia della regione: in uncaldo pomeriggio, una schiera di macchinoni robusti con i ri-spettivi guidatori ci ha scortate nel deserto, dove abbiamo spe-rimentato la guida più spericolata della nostra vita su e giùlungo le dune, fino ad arrivare ad un campo perfettamente ar-redato con tappeti e cuscini orientali, dove avremmo passatola serata, tra passeggiate in groppa ai cammelli, musica, chiac-chiere, e tanto cibo, ottimo e piccantissimo. Dubai è una cittàmulticulturale, e tali erano i nostri pasti, veri e propri banchettidove assaggiare ogni genere di piatto, dai noodles alle lasa-gne, dall’hummus alla chicken salad, fino alla nostra “ultimacena”, consumata in abito da sera su una barca che ha percorsotutta la costa sul Golfo Persico. Una serata passata insieme allenostre nuove amiche da tutto il mondo, circondate dalle luci edall’opulenza di una città che difficilmente si può dimenticare:la sintesi perfetta della nostra esperienza.

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All’origine dell’Universo di Carmen Gatti

Al CERN di Ginevra

È impressionante rendersi conto dei passi da gigante chela scienza compie ogni anno: quotidianamente siamo resipartecipi degli sviluppi che la ricerca scientifica sta com-piendo per permetterci una vita migliore. Noi siamo statemesse a confronto con forse una delle più fondamentaliindagini dell’uomo in campo fisico. Al CERN di Ginevra,centinaia di ricercatori provenienti da tutto il mondo de-dicano intere vite alla costruzione di tecnologie semprenuove per lo studio della composizione della materia e laricerca di basi sperimentali per spiegare l’origine dell’uni-verso e rispondere ad alcune delle domande fondamentaliche da sempre assillano l’uomo. Attualmente, la strutturapiù sofisticata presente nei laboratori di Ginevra è LHC(Large Hadron Collider), un sincrotrone di 27 km di cir-conferenza, cioè un enorme anello sotterraneo in cui èpossibile accelerare particelle per poi farle scontrare e ot-tenere condizioni simili a quelle pochi istanti dopo il BigBang. Nell’ultimo periodo, il Cern è stato al centro dell’at-tenzione dei media per la scoperta del bosone di Higgs,una particella molto difficile da rilevare che spiegherebbel’origine della massa, scoperta che dimostra la teoria pro-posta da Peter Higgs e François Englert e che gli è valsail premio Nobel per la fisica nel 2013. Questa scoperta è

stata possibile grazie allo studio di collisioni protone-pro-tone da parte dei due principali esperimenti istallati suLHC, Atlas e CMS, al cui utilizzo e manutenzione parte-cipano molti professori, dottorandi e laureati dell’univer-sità di Pavia. Proprio uno dei nostri professori ci haofferto una visita presso questi laboratori, che per moltistudenti di fisica sono un sogno per la carriera futura.Siamo stati messi a contatto con un concetto completa-mente nuovo di relazione professionale, molto aperto allacollaborazione e quasi privo di principio di autorità, incui persone di provenienze e carriere differenti unisconole forze per un unico scopo. È stato impressionante ve-dere la determinazione dell’uomo nel cercare risposte,concretizzata da enormi tecnologie – si pensi che LHC èsituato sotto diversi paesi intorno a Ginevra e solo l’espe-rimento Atlas è alto circa 30 m e necessita di costante mo-nitoraggio da parte di scienziati qualificati – edall’incessante lavoro di centinaia di persone, tra profes-sori, dottorandi e laureandi. Credo che tutto ciò ci abbiadato la possibilità di aprire gli occhi sul nostro futuro e so-gnare ancora più ardentemente una carriera nella ricercaper poter contribuire, anche se minimamente, a un pro-getto così grande.

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Incontrare l’Europa di Eleonora Marocchini

A Varsavia graz ia a EUCA

L'Associazione Europea dei Collegi Universitari (EucA)organizza eventi che si distinguono per due tratti fonda-mentali ed immancabili: l'assoluta mancanza di preavvisoe l'eterogeneità incredibile delle esperienze che preve-dono. Ho avuto un paio di settimane per prepararmi al-l'evento di Varsavia, dal 13 al 16 novembre 2014, dal titolo"Meet Europe” - e di Europa ne abbiamo incontrata, a par-tire dalle difficoltà di conversione della valuta (un eurocorrisponde più o meno a quattro złotych) e di compren-sione delle indicazioni per strada (se credete anche voi,come lo credevo io, che i polacchi sappiano tutti l'inglesemolto meglio di noi, dimenticatevelo). Nel corso del-l'evento abbiamo fatto un giro al centro direttivo dell'areacentro-europea di Procter and Gamble, multinazionale chepossiede le marche di circa metà degli oggetti che ab-biamo in casa. Un enorme palazzo con pareti di vetro dovemigliaia di persone di qualsiasi nazionalità lavorano in unsilenzio almeno apparentemente rilassato. Almeno quattroi motivi per cui quel posto mi è sembrato fantascienza eper cui, probabilmente, EucA ha voluto portarci lì: ilprimo è che, a fronte di un colloquio motivazionale in cuipropongono ipotetiche situazioni da risolvere, assumonoprevalentemente, e del tutto consapevolmente, personesenza nessuna esperienza; il secondo è che i primi duemesi dall'assunzione sono di training, e i nuovi assuntivengono comunque pagati; il terzo è che la Direttrice Ge-nerale era una donna, sotto i quarant'anni; il quarto è cheassumeranno, entro i prossimi tre anni, settemila persone.Tra una caccia al tesoro organizzata dalla Student Unionper farci conoscere la città e una serata di gala in cui laWarsaw University of Technology (WUT) si è trasformata

nella location scintillante dell’elezione di Mr. e MissWUT, ci siamo dovuti cimentare con un workshop sultema principale dell’evento: la scrittura di progetti euro-pei. Non importa che cosa studiate, qualsiasi cosa puòdiventare un progetto europeo: una Summer School sullemalattie infettive, un concorso di Public Speaking, uncongresso internazionale sulla rete Bitcoin, un nuovo me-todo di gestione dei tirocini in laboratorio, ciascuno diquesti progetti potrebbe ricevere un finanziamento dalFondo Sociale Europeo, se riusciste a risultare accatti-vanti, organizzati, realisti e attenti alle norme redazionali.Due giorni sono pochi per imparare a districarsi tra tuttele possibili tipologie progettuali (anzi, esistono appositimaster in European Project Writing and Management),ma sono abbastanza per capire l’importanza di questa ri-sorsa in questo mondo sempre meno disposto a spendereper finanziare la cultura. Per il resto, della Polonia mi re-steranno le edicole blindate contro il freddo; i sedili deitram tutti lievemente ruotati verso il centro, quasi ci fosseun tavolo rotondo in mezzo ad ogni gruppo di quattro; ithermos di tè caldo che le donne si portano in giro e sfo-derano con naturalezza ed eleganza; i viali infiniti di al-beri spogli; il mix insensato di palazzi vecchi (ricostruiti)e nuovi; i berretti di tutti i polacchi, le facce stupite difreddo di tutti i turisti; la piazza del mercato ricostruitadopo i bombardamenti esattamente com'era, con tutte lesue facciate colorate, l'assurda abilità di ballerini di quasitutti gli studenti che ho incontrato. Spero che balleranno ancora e sempre, loro e le loro idee,come fanno nei miei ricordi ogni volta che li richiamoalla mente.

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1. Fino ad aprile niente panico.2. Se un collegiale che conosci solodi vista ti chiede il biglietto con piùdi un mese d’anticipo, probabil-mente non lo vuoi alla festa.3. Non importa se Titanic ti ha se-gnato: ricorda che il ghiaccio non èmai troppo.4. Non cedere all’entusiasmo deiprimi caldi: se hai dubbi sulla lun-ghezza della tua gonna, pensa allafaccia che farebbe la rettrice.5. Invitare gli amici è dovere, gliamici di amici un piacere, gli amicidi amici di amici farsi fregare.

Festa di Primavera

1. La buona tifoseria è quella chedecide di non insultare l’avversa-rio quando ha un vantaggio di 20punti.2. “Una volta ho giocato a cal-cetto all’oratorio” è già un buonpunto di partenza.3. Quando ti intervistano, ricordache l’amore della telecamera èsolo per Dario Del Vecchio.4. Le flessioni fatte a novembrenon contano come allenamento.5. Il fairplay è un’ottima cosa, manon credo che le nuovine lo meri-tino.

Sport1. Quel pigiama non è una tuta.2. Non è ancora stato dimostratoche usare il libro come cuscinoabbia effetti positivi sullo studio,ma se credi nel potere dell’osmosipuoi fare un tentativo.3. Recenti studi dimostrano che perquanto tu sappia a memoria leprime 50 pagine, le probabilità chete le chiedano sono infinitesimali.4. Forse non è il momento miglioreper iniziare a guardare “Game of Thrones”.5. Smettere di dormire non allun-gherà le giornate.

Sessione

1. La prima scelta è meravigliosa,ma la seconda e la terza sono ottimeopportunità.2. Non cercare di nascondere chenella scelta di Varsavia il prezzomedio della birra ha avuto un pesorilevante.3. Se poi parliamo di sincerità, al-lora è il caso di ammettere anchel’importanza della fauna locale nellascelta di mete nordeuropee.4. Meglio non scrivere nella letteramotivazionale che l’assenza delbidet in ala vecchia ti ha preparatoper la Francia.5. Se non mandi nemmeno una car-tolina non è erasmus, ma abban-dono.

Erasmus

REGOLE D

I SOPRAVVIV

ENZA

di Martina Radice

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L’anno scorso, quando ero ancora una giovane matri-cola, dopo l’esperienza traumatica del basket (non faproprio per me) ho deciso di fare un secondo tentativo,di dare una seconda chance ai tornei intercollegiali. Lascelta, un po’ istintiva, un po’ curiosa, è ricaduta suldragonboat, uno sport di cui non conoscevo nemmenol’esistenza ma per il quale riservavo parecchie aspetta-tive, nessuna delle quali è stata delusa. Per chi non lo sapesse il dragonboat è uno sport che sipratica su delle barche/canoe/nonloso, in diciotto (do-dici ragazzi e sei ragazze). È tutto un gioco di equilibri,coordinazione e forza. E questo è un primo elementopositivo: è uno sport in cui ci si ascolta e in cui bisognaimparare a conoscersi. Dato che siamo un collegio femminile per gareggiareabbiamo dovuto recuperare dodici aitanti uomini dalcollegio Cairoli. Anche questo è stato bello e non scon-tato. A volte non essere un collegio misto è una fortunaperché ti dà la possibilità di conoscere gente davveronuova al di fuori delle quattro mura in cui vivi tutti igiorni. Da questa esperienza è nata una piacevole ami-cizia cementata da svariate grigliate nel cortile del Cai-roli e bevute dalla coppa della vittoria. Ebbene sì,abbiamo vinto! Se giocando a basket mi sono rotta untendine in modo decisamente ridicolo e imbarazzante,giocando a dragonboat.. beh, diciamo che è andata me-glio! Guidati da Kayak, il nostro muscoloso mentore,ci siamo preparati per la gara finale. Il 24 giugno i vari collegi si sono incontrati in BorgoTicino per la gara. Dopo aver passato la prima selezione siamo passati insemifinale contro il Don Bosco e il Castiglioni. Dopoaver vinto anche la semifinale siamo finalmente arri-vati alla sfida finale contro i nemici numero uno: Frac-caro e Nuovo. Anche lì il team Carioli-Papere èrisultato invincibile. Il momento della vittoria è statograndioso, immenso, emozionantissimo. Stavamo an-

cora remando quando abbiamo capito che avevamovinto e a quel punto la gioia è stata incontrollabile: ab-biamo iniziato a sbattere i remi sull’acqua, a fare cori ead alzare le braccia in segno di vittoria. Se dovessi fare delle riflessioni conclusive direi certa-mente che ciò che più mi ha coinvolta è stato il fiume.Preferisco il dragonboat agli altri sport proposti dai col-legi perché permette di avere un rapporto più intimocon la città, permette di vivere il Ticino da un’altra pro-spettiva. E, infine, come ho già scritto più su, ho ap-prezzato tantissimo quest’esperienza per lacollaborazione, una collaborazione diversa da quellache hanno in comune tutti i giochi di squadra. È unacollaborazione che ti rende invisibile, ma fondamen-tale, che crea davvero un tutto, nel nostro caso un tuttoinvincibile. A presto e alla prossima vittoria!

TRIONFO A DRAGONBOATdi Martina Vaninetti

Il dragonboat rispettoagli altri sport propostidai Collegi permette di avere un rapporto più intimo con la città. Permette di vivere il Ticino

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I NOSTRI ALLENATORI

C’è chi è arrivato quest’anno e chi invece è con noi da più tempo,ma la sostanza cambia poco. Passano ore ad allenarci, studianoschemi e, soprattutto, fanno di semplici giocatrici una squadra: è ar-rivato il momento di conoscere meglio chi ci prepara per i tornei dibasket e di pallavolo. E come, se non con un’intervista doppia?

di Martina Radice

NomeGiacomoMarcoCognomeG: GalanzinoM: Della VedovaSoprannomeG: JackM: DellaRuolo nel torneo intercollegialeG: Allenatore della squadra di basket.M: Allenatore della squadra di pallavolo.Cosa fai nella vita oltre ad allenare il S. CaterinaG: La squadra mi impegna moltissimo,giorno e notte… Nel tempo libero studiomedicina.M: Faccio il prof.Un tuo pregio

G: Quadrato e preciso.M: Sto sempre calmo.Un tuo difettoG: Certe volte ossessivo-compulsivo.M: Ogni tanto sono… stanco (ma è perché que-st’anno mi alzo troppo presto).In che cosa pensi di essere migliore dell’altro allenatoreG: Be’, facile… urlare e imprecare.M: Non urlo e non impreco (ma forse dipendedallo sport).La cosa che ti fa più arrabbiare da allenatoreG: Non rispettare un programma e allenarsi su-perficialmente e con poco impegno.M: Quando cade un pallonettino dietro all’alza-tore.La cosa che più ti piace da allenatoreG: Veder crescere una squadra sia dal punto di

Giacom

o

Marco

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vista tecnico che soprattutto come squadra. Be’,poi vincere!M: Quando vedo che la squadra riesce a tra-sformare la tensione in carica agonista (comecontro il Castiglioni).Un aggettivo per descriverti in campoG: Schizzato.M: Attento.Un aggettivo per descrivere la squadraG: Recettiva e con una mentalità vincente.M: Jack, quello non è un aggettivo! Comun-que… forte.La cosa bella di allenare una squadra di ra-gazzeG: Con le ragazze si imposta un gioco più tec-nico e meno fisico e questo mi piace molto.M: Bisogna essere anche psicologi.La cosa brutta di allenare una squadra di ra-gazzeG: Bisogna essere anche psicologi.M: Non è sempre facilerimanere concentrati: ècolpa del profumo…Il tuo Collegio delcuore (e perché)G: Maschile: S. Ago-stino, è casa mia. Fem-minile: SantaCaterina… non esi-stono altri collegi fem-minili.M: Che domande,Santa Caterina tutta lavita!Un messaggio per Pe-rolfiG: Le partite alle 22.45non si dovrebbero gio-care… credo sia ille-gale!M: Magari l’anno pros-simo fa giusto il calen-dario, Perolfi! Siamoarrivati terzi l’annoscorso e non possiamofare la prima partita conil campione in carica…

Un messaggio per Dario DVG: Le interviste sono il top e danno molto tonoalla competizione.M: Quest’anno neanche un’intervista!Un messaggio per... il NuovoG: Dei derby non si parla, i derby si vincono.M: Spero di potervi affrontare quest’anno, datoche non è ancora successo… sappiate che viasfalteremo.Una cosa divertente successa nella tua car-riera di allenatoreG: La faccia terrorizzata di Edona quando, du-rante la partita, ha deciso che l’arbitro avessefischiato e gli ha consegnato la palla… lascioimmaginare la mia reazione.M: Non mi viene in mente niente di specifico,ma negli allenamenti ci divertiamo sempre uncasino.Il tuo mottoG: Credo di avere diverse frasi tipiche, sarebbe

forse meglio rispon-dessero le giocatrici.Forse «il basket è unosport per persone intel-ligenti»M: Se ci divertiamo,vinciamo.La domanda cheavresti voluto che tifacessiG: La domanda che mifanno spesso le gioca-trici: «Ma perché nonti sei mai vestito da ba-sket per venire ad alle-narci?»M: «Posso offrirti unmojito?»Facci un salutoG: Grazie ragazze,preparatevi perchél’anno prossimo ab-biamo un torneo davincere!M: Mi fate sempreemozionare. Siete bel-lissime!

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“Matricola es et matricola manebis usque ad secundam Pasquam”: queste parole, pronunciate in mododapprima così altisonante per incuterci timore e rispetto, ora, ripensandoci, fanno un po' sorridere. Es-sere “matricole” non significa soltanto doversi integrare, spesso a fatica, in un mondo del tutto nuovo,che ci sovrasta tanto sui banchi universitari quanto all'interno dei muri di collegio. E' molto altro, emolto di più. Col senno di poi, i “compiti a casa” che le ragazze più grandi ci affidavano sembrano ac-quisire un significato più profondo. Le cose che ci facevano imbarazzare e di cui prima non coglievamoil senso ora ci affiorano nella mente... e sono piacevoli ricordi. Qui in collegio con mille espedienti ci èstata offerta l'occasione di diventare un vero gruppo e a poco a poco tutte noi ce ne siamo sentite parte,seppure in modo diverso. E' proprio vero che l'unione conferisce la forza, quella di cui ogni giorno ab-biamo bisogno per superare le piccole e grandi difficoltà del nuovo percorso che abbiamo appena intra-preso. Vivere insieme è imparare a riconoscere se stessi nell'altro, ammettere le proprie debolezze perscoprire che sono le stesse in tutte noi. E' difficile spiegare l'esperienza che stiamo vivendo, la partico-lare dimensione che ci coinvolge, specialmente a chi ne è estraneo e ne riesce a vedere solo la superfi-cie. E'difficile spiegare come un gioco possa diventare serio. Non c'è niente di più serio del gioco, serioè sorridere, seri sono i bei ricordi ed ogni aspetto saporito della vita è serio. Forse l'aspetto più inte-ressante della goliardia è questo, far diventare seria e importante una dimensione di gioco altrimenti tra-lasciata, darle un posto sul podio, prima di qualsiasi impegno di studio. C'è prima il guardare in faccial'altra, cercare di capire chi è, c'è prima l'imparare ad assumersi un impegno e rispettarlo, proprio comesi rispetta e si tollera ogni giorno chi ci è intimamente vicino. Non c'è vicinanza più stretta di chi con-divide lo stesso spazio, lo stesso ambiente, gli stessi ricordi, odori, colori a volte più accesi, altre piùspenti, ma sempre ugualmente nostri.

MATRICOLE

MATRICOLE

...usque ad secundam Pasquam

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Quest’anno all’inau-gurazione del Masterin Editoria (ne aveteletto a pag. 20) inquella fila dedicata ainuovi allievi ci sonoanche io.Mi trovo in una sortadi limbo in cui sonosospesa fra i miei cin-que anni da collegialee un nuovo anno da“masterista”. Sì, por-pio loro, “i masteri-sti”. Per anni in quantoalunna del Collegio liho sfottuti e detestatiperché ci rubavano il biliardino (o meglio, calcino,come ho imparato a chiamarlo qui), occupavano la bi-blioteca d'estate quando era l'unico posto fresco perstudiare, rumoreggiavano in giardino mentre noi sta-vamo sudando sui libri, o semplicemente perché ti ca-pitava di incontrarli all'uscita dalla sala mensa, cheavevi appena finito di fare colazione, con la tutona ela faccia distrutta dal sonno (in questo computo vannoannoverati, per amor di verità, anche i ben più dete-stabili partecipanti al master in Cooperazione e svi-luppo, nda). La mia manina è lì,bella stampata in giallo sul murodell'atrio, e tutti sappiamo cosavuol dire questa tanto vituperatacerimonia: è un segno del passag-gio, è lasciare un pezzetto di te,che rimarrà quando anche l'ultimoanno che ti ha conosciuto (odiato,o forse amato) come bollata se nesarà andato. È dire che anche tuhai dato, letteralmente, una mano.Non ci sono già più, eppure sonoancora qui, e non riesco a non sen-tirmi ancora presente (nessunariuscirà a spogliarsi, forse mai, diquesta appartenenza) e dunque miuniformo ancora, per buona abitu-

“MASTERISTA” MA SEMPRECOLLEGIALE

di Giulia Marziali

dine, alle regole cheper anni hanno direttola mia permanenza.Niente cellulare a ta-vola, le borse fuoridalla sala mensa, nonsi scende in ciabatte,si saluta semprechiunque si incontrinei corridoi, si cercadi non disturbare lamattina presto, o lasera tardi. Si cerca dimettere al di sopradella nostra semprepiù spiccata attitudineal pensare ai fatti no-stri quella strana cosa

che la rettrice chiama “comunità” e che noi abbiamochiamato semplicemente “casa”. Spinta al tempo deibilanci, mi sento una di quei figli che dopo aver liti-gato furiosamente per anni coi genitori, si ritrovano adammettere che avevano ragione loro: quelle innaturaligerarchie e obblighi che il collegio ti forza ad accet-tare (e non parlo soltanto della matricola) ti distolgonodal pensare sempre e solo a quello che interessa a te,e provare a capire le ragioni degli altri. Qualcosa che chi non è stato collegiale non può ca-

pire, e che in molti casi -oggi piùche qualche anno fa, credo-anche alcuni dei collegiali noncapiscono. Come in una vera fa-miglia, si impara non già a nonavere screzi (anche questa ècome le altre una famiglia infe-lice a modo suo) ma a conviverciforzatamente, a far andare avantile cose anche per gli altri, con ar-dente pazienza. Ed è stato questo il punto di forzae il valore aggiunto: non potròscriverlo in un curriculum, nonmi hanno reso una persona dimaggior pregio, o più abile ma,forse, una persona migliore.

Qualcosa che chi non è stato collegiale non può capire. Comein una vera famiglia, si impara a far andareavanti le cose anche per gli altri, con ardente pazienza

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Il Collegio sui mediaSempre crescente l’interesse dei giornali e dell’opinione pubblica per le iniziative del S. Caterina

La Provincia Pavese presenta l’incontro, avve-nuto nel giugno scorso, con lo scrittore Seba-stiano Vassalli. L’autore ospite del Master inEditoria ha parlato del suo ultimo romanzo.

L’incontro introduttivo del corso in Storia delle Mafie ita-liane del 22 ottobre 2014 ha avuto come ospite RaffaeleCantone, presidente dell’Autorità Nazionale Anticorru-zione. Il suo intervento ha avuto risonanza su tutti i medianazionali e il suo appello per una modifica al codice degliappalti è stato ripreso dalle maggiori agenzie di stampa:ANSA, AGL, Adnkronos.

Rassegna stampa

Repubblica annuncia la presentazione, avvenuta il7 ottobre, del libro “Ognuno faccia la sua parte”,organizzata dal Collegio presso il grattacielo Pi-relli a Milano con Umberto Ambrosoli, GiuseppeGennari e Alberto Nobili. L’incontro è stato og-getto di un servizio televisivo da parte del canaleall news nazionale TGNorba24.

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Le studentesse del Collegio hanno raccontano inprima persona sullle pagine della Provincia Pa-vese del 22 settembre 2014 la loro esperienza neicampi dell’associazione Libera.

Il 19 settembre 2014 l’ex Premier ed ex Presidente dellaCommissione Europea, Romano Prodi, è stato ospitedel Collegio per un incontro dal titolo “Disuguaglianze.Perchè?”. Ecco l’articolo della Provincia Pavese.

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La mostra “Outsider Art espressione artistica di libertà o disagio” ha avuto un ottimo successo di pubblico e dicritica. Notize e approfondimenti sulla mostra sono usciti su testate locali, nazionali ed estere. Qui sopra alcuneuscite tratte da La Provincia Pavese, Panorama e dalla testata culturale tedesca Art-Transmitter.

Il mensile di editoria Leggere:Tutti dedica una pa-gina alla presentazione del volume “Ognuno faccia lasua parte”, pubblicato dalle Edizioni S. Caterina.

Il giornale Il Ticino dà ampio spa-zio alla mostra “Grandi Maestri perPapa Montini”, organizzata dal S.Caterina e inaugurata il 29 aprile2015 presso il Palazzo del Brolettodi Pavia

Enzo Ciconte, docente presso ilCollegio del corso di “Storia delleMafie Italiane” è uno degli opinio-nisti più autorevoli e richiesti perle tematiche relative alla crimina-lità organizzata. Qui è sull’emit-tente all-news SKYTG24

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Cresce sempre di più la reputazione del Masterin Professioni e Prodotti dell’Editoria organiz-zato dal S. Caterina. I siti web dedicati alla for-mazione Studenti.it e Smartweek hannosegnalato la nuova edizione.

L’esposizione dedicata a Paolo VI che ospita una sele-zione di opere dell’Istituto Paolo VI di Concesio vienepresentata in ampi articoli dal Giornale di Brescia edalla Provincia Pavese.

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Edizioni Santa Caterina: le novità editoria li de ll’anno

Associazione Alunne: dia logocont inuo con le studentesse

Settima edizione del Master in Professioni e prodotti dell’Editoria: e settimovolume della Collana dei Quaderni del Master, per le nostre Edizioni SantaCaterina. Questa volta i nostri allievi si sono occupati di copertine di graficad’arte, e hanno costruito un libro ricco di notizie e di immagini che ormaifanno parte della storia dei libri e sono esse stesse storia editoriale e insiemeartistica. L’originalità di Storie in copertina. Protagonisti e progetti dellagrafica editoriale è stata ben messa in luce durante l’affollata presentazionedel libro a Milano Bookcity, nella Sala Bertarelli del Castello Sforzesco, loscorso 15 novembre; e ancora, in occasione della cerimonia di apertura del-l’ottava edizione del Master, il 12 febbraio, dopo la lectio magistralis diGiuseppe Laterza in Collegio.Ma le novità non si esauriscono qui. I risultati delle giornate di studio sulla biografia d’artista, che si sono svoltein Collegio come parte della nostra attività culturale, sono confluiti in unvolume dal titolo La biografia d’artista tra arte e letteratura, a cura di Mo-nica Visioli; mentre le conversazioni di approfondimento del corso di Storiadelle mafie italiane, che hanno visto protagonisti di eccezione (magistrati,storici, giornalisti, tutti impegnati in prima linea nella lotta all’illegalità),hanno dato corpo a una significativa raccolta dal titolo Rotte criminali, acura della Vicerettrice Giovanna Torre. Il libro sarà presentato nel corso delSalone Internazionale del Libro di Torino. Per le Edizioni Santa Caterina è stato pubblicato infine il catalogo dellamostra Outsider Art che è stata ospitata presso la nostra Residenza Biomedica, e che proprio lì è stato presentato inconcomitanza con una conferenza sull’arteterapia lo scorso 20 aprile.

Consapevole dell’importanza dell’adeguata conoscenza di una lingua stra-niera, l’Associazione metterà a disposizione per il prossimo anno accademicola somma di 1.000 euro per il finanziamento di un corso di lingua rivolto allealunne del Collegio. Questa iniziativa porta avanti l’obiettivo della Associa-zione di dare un aiuto sempre più concreto alle alunne del Collegio, nella con-vinzione che la rete che si andrà mano a mano a formare tra ex e studentessepossa costituire un valido sostegno per il loro inserimento nel mondo del la-voro.L’Associazione ha contribuito inoltre all’organizzazione dell’evento “Grandimaestri per Papa Montini” che si svolge fino al 24 maggio presso la sede espo-sitiva del Broletto. Nell’anno della beatificazione di Paolo VI, ideatore e fon-datore del nostro Collegio, l’Associazione ha voluto supportare questainiziativa che mette in risalto lo speciale interesse del pontefice per l’arte con-temporanea, presentando opere di artisti contemporanei che la CollezionePaolo VI di Concesio ha concesso generosamente in prestito.

Il sito web dell’associzione è http://www.alunnesantacaterina.it/La mail: [email protected]

Nell’anno Accademico 2014/2015l’Associazione Alunne del Collegio SCaterina ha una nuova presiden-tessa, la dottoressa Ilaria Casetti(nella foto).

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Elenco alunne del CollegioFACOLTA' DI GIURISPRUDENZAPer la laurea in Giurisprudenza4° anno Giacobbe Martina, Varazze (SV)Guglielmi Giulia, Gravina di Puglia (BA)Mazzolari Valentina, Corte de’ Cortesi (CR)

FACOLTA' DI LETTERE E FILOSOFIAper la laurea in Filosofia1° anno Mecella Agnese, Pescara2° anno Orlando Cinzia, Messina

per la laurea in Lettere2° anno Mazzucco Silvia, Casale Monferrato(AL)3° anno Ciprian Martina, San Giuliano Mila-nese (MI)Marocchini Eleonora, GenovaPagnozzi Athena, Montesarchio (BN)Paschetta Alexandra, Cherasco (CN)Pennetta Chiara, Savigliano (CN)Rinaldi Erica, NovaraLaurea Specialistica1° anno Conca Arianna, Tortona (AL)Martignoni Alice, Arese (MI)Radice Martina, Abbiategrasso (MI)Siciliano Ambra, Casale Monferrato (AL)Terna Giulia, Torbole C. (BS)

per la laurea in Lingue 3° anno Soldi Marta, Casalbuttano ed Uniti(CR)

FACOLTA’ DI SCIENZE POLITICHEper la laurea in Scienze Politiche e delle Rela-zioni Internazionali1° anno Negro Beatrice, Tricase (LE)2° anno Carminati Laura, Urgnano (BG)3° anno Patrucco Alice, Castelnuovo Bormida(AL)Laurea Specialistica1° anno Bertin Giorgia, Calco (LC)Cantore Chiara, Laterza (TA)

per la laurea in Comunicazione Professionalee MultimediaLaurea Specialistica

2° anno Giusto Eleonora, Varazze (SV)

FACOLTA' DI MEDICINA E CHIRURGIAper la laurea in Medicina e Chirurgia1° anno Camilotto Virginia, NovaraRaineri Lucia, Bergamo 2° anno Donada Sofia, PordenoneFoppoli Lia, Mazzo di Valtellina (SO)Guiot Cecilia, TorinoMacedonio Sarah, Cosio Valtellino (SO)Mauceri Valentina, Novi Ligure (AL) Megang Noubissi Badelle Fabiola, Yaounde(Camerun)Peschiera Eleonora, Isola Dovarese (CR)Rodigari Francesca, Alzano Lombardo (BG)3° anno Spreafico Eugenia,Valmadrera (LC)4° anno De Laurentiis Arianna, Montagna inValtellina (SO)Galli Giulia, LeccoLeka Edona, Shkoder (Albania)Piombino Claudia, Corato (BA)5° anno Binda Elena, Rezzago (CO)Dallagiacoma Giulia, TrentoGasparini Linda, Villa d’Almè (BG) Paolucci Silvia, Civitanova Marche (MC)6° anno Bellingeri Camilla, Casalnoceto (AL)Buiatti Maria, Casalmaggiore (CR)Ingala Silvia, SiracusaRocchetti Chiara, Paderno Ponchielli (CR)

FACOLTA' DI INGEGNERIAper la laurea in Bioingegneria2° anno Mazzeo Angela, Sant’Agata di Puglia(FG)Laurea Specialistica2° anno Lippolis Eleonora, Noci (BA)

FACOLTA' DI SCIENZE MATEMATICHEFISICHE E NATURALIper la laurea in Biotecnologie1° anno Iorio Ludovica, Valfenera (AT)3° anno Guadagnuolo Paola, Ponderano (BI)

per la laurea in ChimicaLaurea Specialistica2° anno Pace Simona, Sulmona (AQ)

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Boffi prof. Sigfrido - Presidente

Sacchi Mussini prof. Maria Pia - Ret-

trice

Lunati Don Giulio - Rappresentante del

Vescovo di Pavia

Ferrazzano Avv. Vincenzo - Rappresen-

tante del Ministero dell’Istruzione, del-

l’Università e della Ricerca

Rigano prof. Francesco - Rappresen-

tante del Senato Accademico dell’Uni-

versità di Pavia

Casetti dott. Ilaria - Rappresentante del-

l’Associazione Alunne del Collegio S.

Caterina di Siena

Caravaggi prof. Giovanni - Membro

Fazzi prof. Elisa - Membro

Musatti prof. Maria Pia - Membro

Toscani prof. Xenio - Membro

Maestri Orlandi prof. Livia - Segretaria

Consiglio diamministrazione

anno accademico 2014/2015per la laurea in Fisica1° anno Marveggio Alice, Sondrio2° anno Mesiano Greta, Aosta

per la laurea in Matematica2° anno Muffone Letizia, Alba (CN)Vaninetti Martina, Cosio Valtellino (SO)

FACOLTA’ DI FARMACIAper la laurea in Farmacia3° anno Pronestì Irene, Monza (MB)

per la Laurea in C.T.F.1° anno Persechino Margherita, Cassino (FR)3° anno Domenici Laura, Viterbo

FACOLTA’DI ECONOMIAPer la Laurea in Economia2° anno Ronconi Maria Luisa, Montano Lu-cino (CO)Laurea Specialistica1° anno Mazza Ilaria, Robbio (PV)

SEZIONE LAUREATEAl Momani Salma, GiordaniaGatti Carmen, Vescovato (CR)Marziali Giulia, Porto San Giorgio(FM)Morando Carolina, Voghera (PV)Tricomi Francesca Floriana, Comiso (RG)

ALUNNE LAUREATEANNO 2014

Laurea specialistica

Gazzoldi Erica Perversi Giuditta Medolago Francesca Marziali Giulia Piangerelli Eleonora Colombo Camilla Mallone AnnaLo Passo Chiara

Triennale

Conca Arianna Martignoni Alice Radice Martina Siciliano Ambra Terna Giulia Bertin Giorgia Mazza Ilaria

Ciclo unico

Barone Gisella D’Adda Francesca Vegezzi Elisa

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Alunni della Residenza Universitaria Biomedica

1. AL-HOURANI AWNI: di nazionalità giordana, iscritto alDottorato di Ricerca in Fisica dell’Università degli Studi diPavia.2. AMBROSI GIULIA: di nazionalità italiana, è Dottore di Ri-cerca in Neuroscienze ed è in possesso di un assegno di ricercapresso l’Istituto Mondino di Pavia.3. BINBIN YI: di nazionalità cinese, è iscritta al primo annodella Laurea Magistrale in Molecular Biology and Genetics del-l’Università degli Studi di Pavia.4. CAMERLENGHI FEDERICO: di nazionalità italiana,iscritto al Dottorato di ricerca in Matematica e Statistica5. FERRARI ALBERTO: di nazionalità italiana, iscritto al Ma-ster in Statistica Medica e Genomica dell’Università degli Studidi Pavia.6. GARUNJA EVIS: di nazionalità albanese, è Dottore di ri-cerca in Diritto Pubblico dell’Università degli Studi di Pavia.7. GIUSTO FEDERICO: di nazionalità italiana, iscritto allaScuola di Specializzazione in Igiene dell’Università degli Studidi Pavia.8. GNESI MARCO: di nazionalità italiana, è borsista Telecom.9. HARB MOSTAPHA: di nazionalità libanese, iscritto al Dot-torato di ricerca in Ingegneria10. IOAKIM MARIA: di nazionalità cipriota, è iscritta al pro-gramma Erasmus + presso il Dipartimento di Ingegneria Civile eArchitettura dell’Università degli Studi di Pavia.11. KIANOUSH SANAZ: di nazionalità iraniana, è Dottore diRicerca in Ingegneria Elettronica dell’Università degli Studi diPavia.12. LOVUOLO ANNALISA: di nazionalità italiana, iscritta alMaster in Prodotti Nutraceutici dell’Università degli Studi diPavia.13. MARRA ANNAMARIA: di nazionalità italiana, è Dottoredi Ricerca in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche dell’Univer-sità degli Studi di Pavia.14. MEREU RICCARDO GIUSEPPE: di nazionalità italiana,ha frequentato il Master in Professioni e Prodotti dell’Editoriadel Collegio Universitario S. Caterina da Siena e adesso ha unaborsa di studio per un periodo di tirocinio presso la Pavia Uni-versity Press.

15. MORO CAMILA: di nazionalità brasiliana, è iscritta alprimo anno della Laurea Magistrale in Moleculare Biologyand Genetics dell’Università degli Studi di Pavia.16. NOSARI GUIDO: di nazionalità italiana, laureato inMedicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Paviain attesa dell’esame per entrare nella Scuola di Specializza-zione.17. OBINU ANTONELLA: di nazionalità italiana, è iscrittaal Master in Preformulazione, sviluppo e controllo dei medi-cinali dell’Università degli Studi di Pavia.18. PACIULLO DANILO: di nazionalità italiana, è iscrittoal corso TFA in Chimica dell?università degli Studi di Pavia.19. PAKSOY MURATHAN: di nazionalità turca, iscritto alDottorato di Ricerca in Earthquake Engineering di Istanbul èa Pavia per un periodo di studi.20. PISA ILARIA: di nazionalità italiana, è Dottore di ri-cerca in Diritto Penale dell’Università degli Studi di Pavia.21. RAFIZADEH SAEID: di nazionalità iraniana, è iscrittoal Dottorato di Ricerca in Fisica dell’Università degli Studi diPavia.22. ULMAN AYLIN: di nazionalità canadese, è iscritta alDottorato di ricerca in Marine biological Invasions dell’Uni-versità degli Studi di Pavia.23. UTAN GOZDE: di nazionalità turca, iscritta a Medicinae Chirurgia24. VACCA GIUSEPPE: di nazionalità italiana, dottorandoin matematica dell’Università di Bari. A Pavia per un periododi studio all’interno del dottorato di ricerca.25. VALDIVIA FERNANDO: di nazionalità peruviana, èiscritto al MSc Eartquake Engineering and Engineering Sei-smology ROSE Programma.26. ZHAO JUNLEI: di nazionalità cinese, iscritto al Dotto-rato di Ricerca in Microelettronica dell’Università degli Studidi Pavia.27. ZOU XI: di nazionalità cinese, è iscritto al Dottorato diricerca in Ingegneria Civile e Architettura dell’Universitàdegli Studi di Pavia.

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