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85 AIAM il notiziario Trimestrale di Arte e Cultura / Anno XXXXII– n. 2 APRILE/ GIUGNO 2017 /Tassa Riscossa Direzione e Redazione 00167 Roma Via Giulio Sacchetti, 10 / Fuori abbonament0: €1,25 Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in Abb. Post. – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 20/b - Roma ACCADEMIA INTERNAZIONALE DI ARTE MODERNA

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A I A M

il notiziarioTrimestrale di Arte e Cultura / Anno XXXXII– n. 2 APRILE/ GIUGNO 2017 /Tassa RiscossaDirezione e Redazione 00167 Roma Via Giulio Sacchetti, 10 / Fuori abbonament0: €1,25

Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in Abb. Post. – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 20/b - Roma

A C C A D E M I A I N T E R N A Z I O N A L E D I A R T E M O D E R N A

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AntonioPietro BrunoNunzio DavidMassimoFerruccioFelipe EduardLambertoGuillaumePericleGiannettoSalvatoreEmilio

H.AMARALANNIGONIBARBORINIBIBBÒBOYDCAMPIGLICASCIOLICASTAÑEDACHILLIDACIAVATTACORNEILLEFAZZINIFIESCHIFIUMEGRECO

VirgilioAlezUmbertoGiacomoIvanMarino LucianoAlfioHenryRodolfoHenryChengJosèPabloAntonio

GUIDIKATZLILLONIMANZÙMARCHUKMARINIMINGUZZIMONGELLIMOOREMORALESMUELLERNAN- YANORTEGAPALAZUELOPASSA

AugustoArnaldoMarioMarioBenedettoMimmoSvetlinAligiGregorioNelloLuigiOrfeoErnestoMarioSandro

PEREZPOMODORORADICERIVOSECCHIROBAZZAROTELLARUSSEVSASSUSCILTIANSEGURINISERVOLINITAMBURITRECCANITOZZITROTTI

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353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) – Art. 1 comma 1 – Roma

in copertina"RITRATTO DI DONNA"

di sandro trotticollezione AIAM

RIVISTA TRIMESTRALE DI ARTE E CULTURA EDIZIONI AIAMconsiglio direttivo

ACCADEMIA INTERNAZIONALE DI ARTE MODERNAalbo d'oro

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sommario

3. LIZORI UN LUOGO DOVE LA VITA VEDE di A. NUCCIARONE

2. EDITORIALE di A. ROMANO

4. FINALISTI PREMIO MEDUSA AUREA

7. SOFFUSE ARMONIE DI DONATELLA COLASANTI

12. DE GUSTIBUS EST DISPUTANDUM di A. NUCCIARONE

18. IL SACRO NELL'ARTE, GLI ANGELI NEL SACRO di A. JATOSTI

20. NOTIZIE

22. L'ARTE DI VIVERE E IL MIRICISMO QUOTIDIANO di C. CAMPUS

24. YAYOI KUSAMA : MY ETERNAL SOUL di E. LOCURATOLO

30. SETTE ARTISTE PER LE SETTE OPERE DI MISERICORDIA

di L. TARANTOLA

26. ARTEMISIA di ANDREA CIRELLI

32. SE FACCIO CAPISCO di E. LAURENZI

28. STORIA DI UN DONO di S. FIORAMONTI

29. NOTIZIE

16. LO STRANO CASO DI DAN SHAMIR di A. CIRELLI

14. STANZE D'ARTISTA. CAPOLAVORI DEL '900 ITALIANO di F. FRAGALE

I lavori pubblicati rispecchiano il pensiero degli autori, i quali assumeranno tutte le responsabilità di legge. I testi dovranno essere dattiloscritti e firmati dall’autore. I pezzi scritti e le fotografie, anche se non pubblicate, non saranno restituite. Non si effettua pubblicità a pagamento. Le inserzioni pubblicitarie che possono apparire in qualche numero sono da ritenersi un omaggio ai sostenitori benemeriti della rivista. Il periodico viene inviato gratuitamente in abbonamento postale ad Enti Pubblici e Privati, Biblioteche e Associazioni Culturali. L’attività editoriale è di natura non commerciale a norma degli artt. 4 e 5 del D.P.R. del 26 ottobre 1972, n.633 e successive modifiche.

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accademia internazionale d' arte moderna

EDITORIALE

Roma sta vivendo un periodo di crisi senza precedenti. Una crisi strutturale, identitaria, culturale. Eppure, nella parola crisi si nasconde una radice antica con un significato che va oltre la constatazione, il dato di fatto. Crisi in greco significa separare e, in senso più lato, decidere, valutare. Quando necessaria, la crisi può diventare opportunità.

In questo senso, è fondamentale separare i due volti di Roma per decidere a quale profilo parlare; mettere da parte il dato di fatto di una città incastrata in una impasse amministrativa che trascina tutto in un melmoso stallo, per guardare al substrato creativo e culturale che continua a sopravvivere.

È in questo contesto che l’Accademia Internazionale di Arte Moderna continua a lavorare per garantire un luogo, e un momento, in cui l’arte – e , dunque, l’artista – possa ancora giocare un ruolo chiave. Perché essere artista significa vivere in uno spazio relativamente libero in cui potersi sentire coinvolti, riflettere e indagare cose che stanno realmente a cuore.

Con questa consapevolezza, in oltre quarant’anni di storia, l’AIAM ha raccolto migliaia di artisti, scrittori e poeti da ogni angolo del mondo attraverso il Premio Medusa Aurea, sostenendo la divulgazione artistica e creativa e garantendo un ruolo di decodificatore di nuovi linguaggi, stimoli e modalità espressive.

Negli ultimi decenni lo status dell’artista è cambiato radicalmente, abbandonando l’immagine un po’ bohémien di un emarginato che lotta per tirare avanti e diventando, piuttosto, fonte di ispirazione per innovatori e imprenditori di diverso tipo, grazie alla capacità nel creare mercati per le proprie opere. In effetti, essere un artista non è solo un lavoro, ma soprattutto un’identità che prescinde da una vasta gamma di intelligenze che esulano dal mero profilo artistico.

L’arte fa dunque leva su diverse abilità; prima fra tutte, quella di creare disorientamento, quando è opportuno, attraverso la bellezza. In questo modo, anche le crisi più dure trovano la loro chiave di volta, forgiata attraverso gli occhi di chi tende a guardare il mondo da una differente angolazione.

«Non si può inventare nulla che non ci sia già in questo mondo», sostiene l’artista Marina Abramović.

Tutto risiede nel vedere, e valutare, in un modo diverso.

DI ANTONELLA ROMANO

è stato lungo ed ha incontrato diverse difficoltà, soprattutto per la cura dei dettagli sia architettonici che artistici. Eppure ancora oggi che la mente ispiratrice non è più fra noi fisicamente, Lizori , con le sue pietre bianche che emettono luce, tempestate di sculture ed opere d’arte colorate, è la testimonianza più eclatante di questa mente geniale, continuando ad essere un percorso di intelligenza che affascina e provoca chiunque lo impatti, dal semplice curioso che si affaccia furtivo, alle migliaia di studiosi dei più svariati Paesi del Mondo che una volta visitatolo non possono dimenticarlo.Domenica 11 Giugno alcuni fra questi testimoni dell’emozione “Lizori” apriranno il proprio bagaglio di esperienze e le condivideranno con quanti vorranno e sapranno goderne e, perché no, approfittarne per se stessi: benvenuti a Lizori a tutti!

LIZORI UN LUOGO DOVE LA VITA VEDE

ANNA NUCCIARONEGiornalista

Oltre quaranta anni or sono una delle menti più eclettiche e geniali del panorama culturale italiano ed internazionale, Antonio Meneghetti, membro del senato Accademico dell’Accademia Internazionale di Arte Moderna, decise di recuperare un antico borgo abbandonato e fatiscente dell’Umbria prospiciente le mitiche fonti del Clitunno, e farne un centro di arte e cultura a dimensione non solo umana ma umanistica. Nell’arco di poco tempo il borgo si popolò di uno stuolo di artisti ma anche architetti, artigiani, psicologi, professionisti di varie discipline che sotto la guida instancabile del Meneghetti si prodigarono in questa opera con un entusiasmo ed il piacere di partecipare alla realizzazione di un progetto di cui allora comprendevano forse solo in minima parte le reali proporzioni ma che negli anni è stato ed è un punto di riferimento a livello mondiale.Il Borgo, il cui nome urbanistico, San Benedetto, richiama il Santo che seppe coniugare la riflessione metafisica all’operatività concreta, fu ribattezzato dai suoi primi nuovi abitanti “Lizori” dall’avverbio di luogo “Lì” e la parola greca “zorao”, vivente.Il percorso di realizzazione del progetto

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accademia internazionale d' arte moderna TROFEO MEDUSA AUREA XXXIX EDIZIONE

trofeo trofeo

finalisti finalisti

finalisti

ARTI VISIVE LIBRO EDITO

POESIA INEDITA

medusa aurea medusa aurea40° EDIZIONE 40° EDIZIONE

Patricia ABDALA Loretta ANTOGNOZZI

Cristina ANTONINI Graciela ARMESTO

Edo BARBIERI Mario BARBIERI Dario BARCO

Dialma BENEDETTI Tina BERNARDONE Angelo BOTTARO

Marisa BOTTO Dante CIPULLI

Giuliano COPPOLA Luiz Jose' DA MOTA FILHO

Walter DALLABRIDA Guido D'ANGELO Antonio D'ANTINI

Alessandra DE LEONI Rosa DELLA MONICA Daniela DI BITONTO

Maria Cristina DIAZ DI RISIO Laura DORADO

Carlo FANTI Mario FONTANA

Enzo GATTI Igor GIGLI

Mario GRASSI Ioanna KAZAKI Enza LOMBARDI

Gabriela MARCOCCIA Pierpaolo MARINI giovanni mattoniAngela MEDEIRO

Rita MISSERE Ester MUNTONI Gianni MUNTONI

Carol PAVIO Sandra PELLEGRINO

Vincenzo PIATTOAndrea RICCOStefano RIZZOMara ROBAZZA

Sandro ROMANOCarlo ROSSETTI

Aldo ROSSI Daniel ROUCOUX Paolo SANTORO Claudia TIRELLI Sandro TUPINI

Joop VAN DER LINDER Carina VITALI

Gioia ABATANGELOClaudio ALCIATORRiccardo BARBIERI

Tiberio BIANCHICarlo BISIO

Marzia BRUNOCorinna CARUSOSalvo COLOMBOVincenzo CONTIMarcella COSTALucio DE LUCA

Moira DI FABRIZIOMargherita DI FIORE

Oscar ESPOSITOSalvatore FERRARANazzareno FERRARI

Diego FIGINI Luca FONTANASandro GALLITiziano GALLO

Savino GIORDANOFiorella GOBBINI

Ernesto Graziano GIOIOSOAlessia GRECOBeatrice LEONE

Marco LOMBARDISalvatore MAIORANA

Sabrina MANCINI Denise MARIANI

Alessandra MARINO

Marcella MARTINIParide MERCURIOBarbara MORETTI

Amelia RICCIElisa RINALDIPatrizia RIZZOSilvio ROMANORiccardo ROSSIBastiano ROSSI Federico RUSSOFabrizio RUSSO

Bartolomeo SANTOROGiovanni SCIARATeodora STANCIU

Francesco TERRONE Giuseppe VERRIENTI

Claudio ALCIATOREmanuele ALOISI

Virgilio ATZ Alessandra BANI

Graziella BENATTI Antonio BICCHIERRI

Marisa BOTTO Maria Grazia BUTTI

Marco COQUIO Giuseppe COSENTINO Alessandra DE LEONI

Massimo DEL ZIO Salvatore DODDIS

Matteo FERRARINI Carlo FRONTINI

Antonino GIORDANO Piera GIOVANNINI

Anna Maria LOMBARDIalberto valerio loriMichelina MORRONE

Antonella PERICOLINI Giancarlo REMORINI

Giuseppina RICCOBONO Tiziana SABATINI Emir SOKOLOVIC

Francesco TERRONE Luigi Tina TESSERA

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accademia internazionale d' arte moderna TROFEO MEDUSA AUREA XXXIX EDIZIONE

Patricia ABDALA <<El gran protagonista >> oleo /licuzo cm 120x100

Dario BARCO <<Mulata urbana 1>> tecnica mista/ lienzo cm 50x70

Graciela ARMESTO <<Desde la loma >> oleo/lienzo cm 50x40

Donatella Colasanti ha iniziato a dipingere fin da bambina. Il suo incontro con la tavolozza ed il pennello è nato nei primi anni dell'infanzia, grazie al padre, valente pittore, che ha saputo trasmettere alla figlia l'amore e la passione per l'arte. Una passione che non è mai venuta meno. Nativa di Terni, Donatella, già dotata di ottime capacità pittoriche, per lunghi anni ha frequentato gli studi dei più noti maestri ternani, da cui ha appreso la pulizia della forma e del colore. La pittrice è comunque riuscita ad intraprendere un cammino indipendente che l'ha portata a trovare una sua personale forma espressiva.Sia che si soffermi su paesaggi collinari o sull’apparente staticità di nature morte o, ancora, sulla plasticità di nudi femminili, la pittura in Donatella Colasanti nasce da una predisposizione particolare a cogliere il lato più recondito, segreto, dell’immagine per proporne il fascino e il mistero attraverso una non comune maturità compositiva rivelatrice di uno studio costante e approfondito nonché di una singolare capacità di rielaborazione. Una volta estrapolati dal contesto generale, gli oggetti, sospesi in un’attesa dimorata da silenzio, sono come indizi, annuncio di uno sguardo ulteriore. I fiori che fuoriescono dai vasi, le melagrane, le case che sembrano rarefarsi tra il cielo e i crinali circostanti, la camicia riposta sulla spalliera di una sedia, i corpi che si offrono alla luce lasciandosi plasmare dai contrasti, tutto è beckettianamente assorto in una dimensione in cui l’assenza pare effondersi e dilatarsi. Nonostante un’indiscutibile venatura malinconica, l’artista non ama indulgere in

un dolente ripiegamento ma, al contrario, s’addentra in armonie soffuse alla ricerca di continui spiragli attraverso cui l’evento più intimo diventa catartico. La scelta della figurazione non è affatto scontata o casuale ma risponde alla necessità di catturare attimi di vita sottraendoli al contingente. La sensualità quasi onirica, trasognata, che traspare da alcune pose modellate da un sapiente e sottile gioco chiaroscurale è indice di costante tensione ad una grazia permeata d’amore smisurato per un mondo che nella sua fuggevolezza ci avvince e sempre ci stupisce.Molteplici le Mostre sia personali che collettive dove Donatella Colasanti ha esposto: dalla natìa Umbria che ha percorso in ogni dove, da Terni a Spoleto, da Todi ad Orvieto e Gubbio, è stata ammirata a Roma (presso la Galleria dello Zodiaco), a Milano (presso la Galleria 9 colonne) a Rovigo, Torino (presso il Salone ex Scuderie della Tesoreria), a Rieti nella Mostra “Donn’Arte, a Viterbo ed a Cesi. E’ stata presente a Sofia in occasione dell’Italian Festival di Arte Contemporanea prima del grande salto al di là dell’oceano, nel cuore della Grande Mela, New York, con la mostra “In Reverie of Form”presso la Agora Gallery creata da Miki Stiles nel 1984 nel distretto di Chelsea con lo scopo di valorizzare artisti internazionali di particolare talento dove è stata apprezzata moltissimo. La pittrice prosegue la sua intensa attività presso il proprio atelier e l’elenco delle sue presenze è costantemente aggiornato sul suo sito [email protected] o sul sito www.donatellacolasanti.it

soffuse armoniedi donatella colasantiBENEDETTA BONUCCELLI

Luiz José da MOTA FILHO <<Epifania>>oleo sobre tela CM 100X100

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accademia internazionale d' arte moderna

ORA CHE TORNI

EPOCA

INNATURALITÀ

ANNA

Nella sconfinata mancanzaè rimasto incagliato il cuore.

Ora che tornitutto il non vivere cancelli.

Ora che torniesplodono le emozioni perdute,

la gioia negata,riaffiorano le risate,gli sguardi complici.

Nel profondo dei tuoi occhic'è tutta la vita

che avrei voluto vivere con te.Ora che torni,

in una magia improvvisa,i frammenti del puzzle

si ricompongono.L'immagine di donna,

annullata nei frammenti,è tornata alla vita.

La misura della sua essenzaè nello spazio con te e senza te.

In questa epoca sbandataun prato inaridito

un cespuglio ha dato vita.Sbocciò un fiore profumato

si esponeva tutto al solene prendeva i suoi colori

meraviglia tutti uniti si toccava l'infinito

apprezzando quel bel fiore,e le radici del suo cuorecertamente sotto suolo

ne scorreva acqua pura così che quel bel fiore

non temeva più nessunoera nato per la gloria del Signore,

a distanza passa il temposempre nascosto dai fiori

con i petali a coloridel prato inaridito

è diventato un grande campo fiorito.

Tenderò le mani nel silenzioCercando il Tuo volto Amore,La mia fede raggiunge le stelle

Là dove le preghiere giungono al cuore.

Ti cercherò sempre nel viale della mente,

nella penombra del Tuo sorriso,Verso sera , aprirò la finestra dei

ricordiE, siederò sul davanzale della

memoria,Ti parlerò, di questo immenso

silenzioE da questa sorgente di lacrime,

Che scorrono copiose pensandoti.. Amore!

C'è poca Natura nel mio attorno:alberi imprigionati da

marciapiediuna foglia secca che fatica

a trovare lo spaziotra una lattina e una cicca

due colombi lerciun gabbiano che insistea roteare alto nel cielo

la luce del soleoscurata da nuvole fuligginose

e ciuffi d'erbache a stento si sono fatti largo

tra fessure d'asfaltoEd io cerco

in questa Natura negatatra lutti e sventure

di trovare uno spazio nel mio cuore

per sentimenti vericonforto alla mia solitudine.

ANTONELLA PERICOLINI

MICHELINA MORRONE

CLAUDIO ALCIATOR

GIUSEPPE COSENTINO

Carina VITALI<<Angel >>

pastel seco sobre papel cm 70x40

Gabriela C Marcoccia <<La muyer>>

acrilico lienzo cm 65x45

Laura DORADO<<Tierra mia>> T.M. cm 30x23

Maria Cristina Diaz Di Risio<< Atuendode la fragilidad >> scultura tecnica mista resina y metal

Angela MEDEIRO <<Arcangel uriel, Dios es mi luz>>

oleo/licuzo cm 100x70

Dante CIPULLI<<Descendo II >>

oleo chapadur cm 120x80

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accademia internazionale d' arte moderna

Tina BERNARDONE<<Donna abruzzese al tombolo>>

olio/tela cm 60x60

Ch'io dissi al ventoportami quella fresca rugiada del mattino, ode un soave sentore sverna nelle alture

ma il vento fu burrasca portandomi acerbi petali

nei germogli mai nati.

Ch'io dissi al fuocorinvigorisci la fiamma in noi

fu un incendio lasciando ceneri disperse.

Ch'io chiesi acquaper abbeverare la sete

fui portato alla sorgentesi trasformò in un fiume

divenendo rapide trascinando i nostri corpi.

Solchi nella pellelacero amore

scivola sangue, negli occhi tracimano lacrime nell'aneddoto dei tuoi pensieri

furono gemme.

Solco arenilenel mare impetuoso

mi affonda nelle radici perse.

Sradicato, un naufrago

vaga nell'oceanolungo le maree perse.

Ch'io vissi

Dal pacifico occidenteal bellico oriente

lo spettro della morte minaccia ?Ora dimmi cosmopolita uomo

politico,sei fiero?

Sei fiero di tanta crudeltà ? Al fratello

d'ogni religione, per il tuo iniquo interesse,

si brucia la casa, si tortura, si decapita,

s'inganna, si plagia la gioventù, s'istiga

alla guerra, ecco il creato: un mondo di sofferenza.

Sei fiero ?Sei fiero della Libia, della Siria,

dell'Ucraina, dell'Iraq,delle tante nazioni africane, dei

morti per un'unica causa:la tua cupidigia ?

Chi in natura, animale o vegetale è degno del confronto?

Non v'è creatura al mondo responsabile di tale scempio,

solo tu, uomo civilizzato, vanti tale gloria.

Si perseguita il cristiano, si attenta all'ebreo,

si uccide il musulmano, il buddista, l'indiano.

Politico, qual'è il valore della vita umana ?

Non piegarsi al ricatto ?E' meglio essere povero in un mondo

d'umani,che ricco in un mondo d'assassini.Governante di ogni colore, vinci il

demone,porgi la mano al fratello che da

sempre grida pace,giustizia e onesta.

DISPERSO E' GUERRA ?

GRAZIELLA BENATTI SALVATORE DODDIS

Claudio MORLENI (consigliere dell'AIAM)

acquerello

Giovanni MATTONI T.M.cm. 70x50

Daniel ROUCOUX<<Corinthienne>>

huile sur toile dimension: 50x61cm

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accademia internazionale d' arte moderna

DE GUSTIBUS EST DISPUTANDUM

ANNA NUCCIARONE

Qualche tempo fa, insieme ad alcuni esponenti dell’A.I.A.M. , sono stata invitata da una mia cara amica, brillante architetto che si diletta a dipingere, ad una mostra organizzata dall’Ordine di opere di suoi colleghi che

condividono la sua stessa passione. La sede era prestigiosa: una elegante palazzina al centro di Roma, ottimamente ristrutturata e nel cui giardino erano presenti resti antichi che avrebbero fatto la fortuna della maggior parte dei musei delle più svariate parti del mondo.La liturgia era impeccabile (non mi sarei aspettata niente di meno): ragazze carine, brochure curate, dignitose bevande, quel senso un po’ ‘a la page’ che ogni architetto per ruolo deve avere. Poi da una parte c’erano i quadri. In una specie di corridoio erano affissi una trentina di opere che, a mio parere facevano a pugni con l’eleganza lineare del contesto. Da una delle tele sporgeva una mezza palla dipinta di marrone e lucida che aveva un che di osceno. Qualcuno giustificava l’insipienza delle opere esposte recriminando su l’illuminazione che non era “giusta”. Il fatto è che nessuno resisteva più di cinque minuti in quel corridoio che i quadri rendevano ancora più opprimente e poi preferiva ritrovarsi all’esterno, naturalmente per fare - a debita distanza - i complimenti agli autori.Tanta suggestiva ipocrisia non poteva lasciarmi indifferente. Mi sono chiesta: perché tanto Super-io; perché nessuno ha il coraggio di dire “ma che schifo!”. Oltre cinquant’anni fa un artista milanese, Pietro Manzoni, provocatoriamente mise delle proprie feci in un barattolo, fortunatamente lo sigillò, ci mise sopra una etichetta con scritto

ARTE e CULTURA

“Merda d’autore” e lo espose al Museo di Milano come opera d’arte.D’altronde la religione del XX° secolo, la psicanalisi, definiva l’arte una prosecuzione del periodo anale: così come il bambino mostra alla madre la propria cacca e la madre lo gratifica dicendo che è stato bravo, così – secondo Freud – l’arte nasce da un desiderio di gratificazione da parte della società in corrispondenza della esposizione di una propria parte interiore. Per anni nessuno ha osato contraddire tali affermazioni: se ne è disquisito, si sono proposte valutazioni alternative, ma sostanzialmente il ricatto era che se non condividevi certi assunti eri un ignorante oppure eri in resistenza perché cercavi di negare un tuo personale complesso. Quindi pian piano, la maggioranza ha preferito assecondare tali “intellettuali” interpretazioni, piuttosto che affrontare la gogna dell’incompetenza e quella del “malato mentale”. In fondo “de gusti bus non est disputandum” diceva Giulio Cesare secondo Plutarco. Ma perché? Quello - sempre ammesso che sia vero - fu un geniale atto di diplomazia; ma, a parte che nessuno sa dire se realmente egli (Cesare) poi mangiò i famosi asparagi di Valerio Leone, non voleva e non può essere considerata una regola assoluta. Invece “disputiamo”, in maniera civile ma non permettiamo anche all’arte di comprimerci e soffocarci. L’arte non è forse nata per celebrare il bello che è dentro di noi? Quando nasciamo il senso estetico è vivo e fortissimo. Il bambino non conosce Caravaggio, Michelangelo o Mozart, ma se volete ferirlo provate prima a dirgli “cattivo”; la cosa lo farà arrabbiare o piangere perché mette alla prova la sua onnipotenza. Ma se gli dite “Brutto”, allora si che lo vedrete atterrito: per un bambino

sano è più importante essere bello che essere buono. Dopo impara che essere buono è anche un vantaggio perché gli fa ottenere il consenso degli altri, ma essere bello è per se stesso!Pensiamo forse che ad una montagna, al cielo stellato, ad un fiore o ad una farfalla interessi tanto che sia esistito Van Gogh, Beethoven, Bernini, etc. L’arte è per noi umani e serve a ricordarci che il bello è continuo sotto i nostri occhi ed essa, attraverso i suoi prodotti migliori, ce lo indica. Ma, come nel famoso detto cinese, “Quando il saggio indica la luna, lo stupido guarda il dito”. Anzi lo sacralizza!Dunque sotto il mantello dell’abusato concetto di “creatività” si cela l’ennesimo tentativo di svilire le capacità propriocettive dell’essere umano. Se dunque non tutte le opere che si definiscono “opere d’arte” lo sono davvero, ognuno deve sentirsi libero di esprimere il proprio parere partendo dalla propria intrinseca emozione di fronte a quel manufatto. Ciò che è veramente bello è espansivo, mi rende più forte, mi dà piacere da dentro: in altre parole mi fa sentire più me stesso. Il brutto (ed il brutto esiste, e tanto, anche nell’arte!) mi inquina, mi sporca, mi riduce, mi fa sentire uno zero che si rotola. E noi abbiamo il diritto ed anche il dovere verso noi stessi e verso gli altri, di riappropriarci del nostro personale senso estetico. Già abbiamo così tante occasioni per essere drammaticamente offesi nel nostro intimo, recuperiamo un po’ dell’orgoglio di essere uomini, prime opere d’arte fatte si di fango ma ad immagine e somiglianza del Sommo Artista per eccellenza.E’ a questo scopo che è importante che esistano e continuino e crescere organizzazioni come l’A.I.A.M.

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accademia internazionale d' arte moderna

FRANCESCA ROMANA FRAGALE

Fino al primo di ottobre alla Galleria d'Arte Moderna di Roma sarà visitabile uno spaccato davvero significativo del novecento italiano databile prevalentemente agli anni trenta.Le opere sono compendiate da scritti degli autori che completano la suggestione artistica inducendo l'osservatore ad una lettura più intimistica dell'animo dell'artista.Quando si ammirano opere del passato

talvolta si ha la sensazione del non detto, del non espresso da parte dell'autore, di un silenzio non sanabile dettato dal l'impossibilità di reperire fonti scritte sulle intenzioni degli artisti. Vero è che il figurativo sovente rende vana la ricerca, vero è che spesso sinonimo di grandezza espressiva è la inutilità della ricerca di glosse esplicative, tuttavia in questo caso di artisti contemporanei, i loro diari, lettere, e scritti rendono completa la visione coinvolgendo appieno la sfera emotiva dell'osservatore.I sessanta capolavori esposti costituiscono una insolita panoramica dell'arte del novecento, quadri e sculture selezionati in parte dalla collezione del museo e in parte da collezioni private.Appena entrati colpisce "Il Pastore"

CAPOLAVORI DEL '900 ITALIANO

STANZE D'ARTISTAARTE e CULTURA

scultura di Arturo Martini del 1930 è subito a seguire un capolavoro di Mario Sironi, "Paesaggio urbano con gasometro" del 1944. Narra gli esordi delle città industrializzate adoperando tinte scure e manifestando la sua visione assieme attonita e ammirata. Hopper racconta la sua metropoli comunque adoperando il bianco che conferisce la sua peculiare luminosità surreale che induce una sospensione acritica. Sironi dipinge questo quadro nel 1944, la guerra ormai ha offuscato ogni luce.Dopo l'impatto visionario di Ferruccio Ferrazzi, si passa ai fratelli De Chirico, Giorgio con "Il combattimento dei gladiatori" e Alberto con "Autunno". Poi Carlo Carra', Ottone Rosai, Ardengo Soffici e Arturo Tosi al secondo piano.Al terzo piano si succedono Massimo Campigli, con "Le spose dei marinai" e le sculture di Marino Marini. A seguire "Palestra" di Fausto Pirandello, che risulta emblematico del suo realismo del quotidiano che assurge ad afflato arcaizzante. Da ultimo Gino Bonichi detto Scipione con la

sua Roma apocalittica e il "Cardinal Decano" del 1930 esposto per la prima volta assieme al bozzetto ed al ritratto della testa del Cardinale. Il Cardinal Decano era Vincenzo Vannutelli, Decano come il fratello Serafino al quale succedette nell'alta carica nel 1915. Questa modalità di successione, che ricordò le discusse assunzioni di incarichi per sangue o parentela, aveva creato imbarazzo ad una parte della gerarchia ecclesiastica. Scipione dipinse quel Cardinale nel periodo storico di gravi lacerazioni sociali, delle violente imposizioni del regime, del momento della firma sui nuovi accordi tra lo Stato e la Chiesa. Ciò nonostante pare approcciare il Prelato con non offuscato o malcelato approccio rispettoso e fideistico.

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LO STRANO CASO DI

DAN SHAMIRANDREA CIRELLI

Dan Shamir, israeliano, era un ragazzo come gli altri se non fosse stato per la sua produzione di orexina, un ormone che il suo ipotalamo non voleva produrre. Questa sostanza è piccolissima, po-chissime cellule la produ-cono ed interviene nel-l’appetito, nelle emozioni e regola il ciclo sonno veglia. Quando Dan era ragazzo non ne sapeva niente di orexina ma il peggio era che nessuno ne sapeva niente. Dan sapeva soltanto che era affetto da narcolessia, un disturbo del sonno che gli provocava ipersonnia. Cioè quel ragazzo poteva addormentarsi dovunque ed in qualsiasi momento della giornata.Non basta, il destino vo-leva accanirsi ancora più con Dan. Quindi appena lui provava una emo-zione forte si addormentava all’istante oppure perdeva istantaneamente il tono muscolare.Immaginate un ragazzo che si emoziona perché è vicino alla ragazza del cuore e mentre sta per rivolgerle la parola si addormenta, se riesce a baciarla dopo il primo contatto con le labbra dorme, se litiga con un compagno cade giù come una pera, così anche quando prende uno spavento o perché un professore ha

deciso di interrogarlo. Allora Dan Shamir rinuncia alle emozioni, apprende come eliminarle dalla sua vita ma alla vita non rinuncia, non vuole rinunciarci quindi si da da fare, ha volontà, è intelligente, creativo, è l’addormentato più sveglio che c’è. Si rivolge al massimo esperto israeliano del sonno, uno dei più grandi esperti mondiali, il dott. Peretz Lavie , uno studioso giovane, appassionato, preparato,che lo segue per lungo tempo. Purtroppo non ci sono soluzioni per il suo caso ed il destino che a volte non si stanca mai di perseguitare un uomo,

decide di far peggiorare progressivamente i suoi sintomi. Tutte le volte che si addormentava Dan faceva dei sogni, aveva delle allucinazioni ipnagogighe: questo gli dicevano. Il suo peggioramento lo porta a varcare il confine tra sonno e veglia. Cioè, a volte non sapeva più distinguere il sogno dalla vita reale, le due cose si sovrapponevano in un caleidoscopio di immagini, parole, luci. Non esisteva quasi più una separazione tra i due mondi. Ma lui ha volontà, è intelligente e già, è anche creativo ed allora comincia a dipingere i suoi sogni, le allucinazioni, le visioni.

Quello che il suo cervello non riesce a dividere lo fa lui, si crea un supporto dove fissare una parte della sua vita, questo supporto è una tela, i suoi mezzi sono i pennelli ed i colori. Così Dan Shamir comincia a rappresentare la sua realtà anche agli altri ed è una realtà bella, i suoi estimatori lo cominciano a chiamare il pittore dell’ottimismo.Le sue rappresentazioni sono allegre, piene di colori, divertenti; lo stile è particolare e inconfondibile, i quadri sono belli, piacevoli.Lui rappresenta le orche-strine jazz e ti senti a New Orleans, dipinge due ballerini abbracciati nel passo di danza e viene voglia di danzare, nei fiori colorati sembra di coglierne il profumo, nelle rappresentazioni dei simboli della sua cultura si avvertono speranza, nuove opportunità.

Qualche gallerista ha comin-ciato a proporlo, a vendere le sue opere, Dan Shamir adesso è un’artista, l’artista dell’ottimismo.Forse sarete curiosi di sapere come è andata con il suo problema. Ha ridefinito con la sua strategia artistica i confini che per noi sono normali e che attraversiamo sempre automaticamente ogni mattino ed ogni notte, ha riconquistato pian piano le sue emozioni, adesso può esprimerle, adesso ha il mezzo per farlo, la pittura. È sempre un ottimista, lo è sempre stato nonostante la malattia invalidante che adesso controlla bene e oltre a questo, distribuisce ottimismo anche per chi non lo ha pur avendo la salute.

STORIE dell' arte

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ALDO JATOSTI

Continua il percorso di analisi sul meraviglioso tema del sacro nell’arte e della figura dell’angelo nei vari periodi storici, iniziato nel precedente numero de Il Notiziario AIAM.

ARTE GOTICAPuò essere considerata come la naturale evoluzione in senso verticale dell’arte romanica. Ebbe origine in Francia (la prima costruzione gotica è la chiesa dell’Abbazia di Saint-Denis, 1140-1150) e fu introdotta in Italia probabilmente dai monaci cistercensi (abbazie di Casamari e di Fossanova, ed in seguito quelle di Chiaravalle e di S, Andrea, a Vercelli, e la Certosa di Pavia). Alla diffusione del gotico contribuirono i Domenicani (chiese di S.Domenico, a Bologna; S.Maria Novella, a Firenze; S.Maria delle Grazie, a Milano e S.Maria sopra Minerva, a Roma). Contributi notevoli vennero anche dai Francescani (S.Croce, a Firenze; S.Francesco, a Bologna e la cattedrale di Aquileia. Un discorso a parte merita la Basilica del Santo, a Padova, punto di incontro di ben quattro stili: bizantino (le sei cupole); arabo (campanili simili a minareti); romanico (pilastri, facciata a capanna) e gotico (archi a sesto acuto).Caratteristica generalizzata è la contrapposi-zione al convenzionalismo bizantino espressa con il naturalismo, la drammaticità, la fedele aderenza all’arte classica. I più rinomati artisti sono Nicola Pisano, Arnolfo di Cambio e Giovanni Pisano, l’Orcagna e Lorenzo Maitani tra gli scultori e tra i pittori Giotto (con la sua fiorente scuola pittorica), Pietro e Ambrogio Lorenzetti, Simone Martini, Cimabue.Quanto al nostro tema, la figura dell’angelo è un Leitmotiv ricorrente nella rappresentazione del Cristo, al centro, circondato da nunzi celesti, che spesso accompagnano anche gli apostoli e i santi, come nel mosaico Gli eletti

della Gerusalemme celeste . Molto spesso figure angeliche sono raffigurate anche nei portali e negli altari. Va, comunque, notato che la figura angelica ha dimensioni modeste rispetto al contesto, anche se gli artisti li rappresentano con dignità regale, con il nimbo, dotati di ali e arricchiti da simboli – come il giglio – in molti casi.

QUATTRO E CINQUECENTO : IL RINASCIMENTO La cultura umanistica, cioè quella riscoperta dei classici e della collocazione dell’uomo nella posizione centrale che gli compete, si nutrì di un entusiasmo spirituale terreno, che non dissocia l’anima dal corpo. I centri nevralgici dell’arte in questo periodo sono tre: Firenze, Roma e, dopo il sacco che la capitale subì nel 1527, Venezia.Celebri gli scultori Jacopo della Quercia, Lorenzo Ghiberti, Donatello, Luca e Andrea della Robbia, il Pollaiolo, il Verrocchio e il Sansovino. Nel tripudio dell’arte pittorica ricordiamo il Beato Angelico, Andrea del Castagno, Paolo Uccello, Piero della Francesca, Filippo e Filippino Lippi, il Ghirlandaio, il Perugino, il Pinturicchio, Melozzo da Forlì. Nella scuola veneta ricordiamo i Bellini, Giorgione, Tintoretto, Tiziano, il Veronese. E, naturalmente, grandi tra i grandi, il Mantegna, Antonello da Messina, Michelangelo, Leonardo da Vinci e Raffaello.Venendo all’iconografia angelica, Masaccio – esponente dell’Umanesimo – colloca in posizione predominante la Madonna e i santi rispetto agli angeli, individuati per funzioni ricavate dal mondo delle muse: danza, canto, suono di violini, ovvero con in mano dei drappi che confluiscono verso il soggetto centrale

IL SACRO NELL’ARTE,GLI ANGELI NELSACRO

del quadro. In pieno Quattrocento, in presenza – come detto – dell’equilibrio tra divino (spiritualità) e umano (razionalità, conoscenza), la figura dell’angelo torna ad una dimensione prossima a quella umana. In Filippo Lippi gli angeli sono senz’ali e di età preadolescenziale. Tiziano dipinge un’ Assunzione dove la Vergine è proiettata in una luce sfolgorante, mentre un nutrito gruppo di angeli svolazzanti viene dipinto in varie attitudini: c’è chi contempla la Madre del Signore, chi la rimira, chi prega, altri – ancora – più prossimi a Dio sono in completa estasi. La luce che illumina la Vergine tizianesca è proiettata da Michelangelo sulla Sibilla della Cappella Sistina: il suo atteggiamento appare di ascolto ma al tempo stesso inquieto ed inquietante nella probabile Apocalisse che si prospetta.

ARTE BAROCCANella sua intima essenza il barocco è formalismo, estro, magniloquenza, genialità. Premesso che alcuni grandi artisti furono contemporaneamente architetti, scultori e pittori, tanto la scultura quanto la pittura vengono usate per suscitare meraviglia e stupore con la grandiosità, il contrasto chiaroscurale, l’esuberanza delle forme, la ricerca quasi ossessiva del movimento. Basti pensare al gruppo marmoreo (ed all’ambientazione tutta!) di Gianlorenzo Bernini l’Estasi di santa Teresa ( a S.Maria della Vittoria, a Roma) nel quale l’artista – ispirandosi al racconto stesso della santa – ( “… un angelo teneva in mano un lungo

dardo d’oro [che] mi trapassava il cuore”…), incarna mirabilmente sia la poetica, sia l’estetica barocche e sia i valori religiosi (misticismo). In ambito pittorico, tra una folla di artisti di valore spiccano quelli facenti capo all’Accademia Bonomiense (i Carracci, Guido Reni, gli esponenti della pittura genovese tra i quali Luca Cambiasso; di quella Lombarda (il Morazzone), napoletana (Salvator Rosa, Mattia Preti, Luca Giordano) e – naturalmente – il Caravaggio (delle due maniere).Quanto all’iconografia angelica, l’artista barocco è sollecitato a creare immagini fantastiche, trasfigurate, imbevute di cielo, che parlino a tutti del disegno divino. Nella vastità degli spazi pittorici barocchi si deve rispecchiare la rinnovata fiducia della Chiesa in se stessa, però anche la rigorosa esigenza dell’ortodossia, garantita dall’Inquisizione. Gli angeli, di norma, partecipano gioiosi al nuovo e fiducioso clima ed occupano, specialmente nelle sculture, anche gli esterni delle chiese, nello spazio urbano, mentre in pittura (p.e. nel quadro del Caravaggio Riposo durante la fuga in Egitto , la soave figura dell’angelo ha fattezze femminili d’una grazia indicibile, a simboleggiare la perfezione e l’armonia esistente nell’universo.

IL SETTECENTO: ROCOCO’ E NEOCLASSICISMO All’irruente grandiosità barocca fa riscontro la femminilità leziosa, morbida e galante del secolo XVIII, segnatamente nello stile detto rococò. Fiorito in Francia e presto diffuso in tutta Europa, rappresentò sul finire del XVII secolo e nella prima metà del XVIII l’ultimo esasperato sviluppo dello stile barocco, dominando in esso, con fantasia raffinata e capricciosa, la curva sinuosa, la voluta, l’intreccio, l’ornamentazione ridondante di fiori, foglie, conchiglie e pietre rustiche, di ori e stoffe preziose.Più che gli esterni, ebbero importanza gli interni. Artisti di grande rilievo furono lo Juvara, il Vanvitelli e in pittura Giovan Battista Piazzetta, i veneti Tiepolo, Guardi e Canaletto ed il napoletano Alessandro Magnasco. L’iconografia angelica (e sacra in generale) non è particolarmente doviziosa. Gli angeli vengono per lo più raffigurati nelle sembianze di amorini allegri e capricciosi, abitanti i regni mitologici, ma non mancano esempi di tutt’altra natura, come nella Visitazione eseguita da Donato Creti, dove due angeli di delicata fattura (con le ali) osservano, meglio contemplano assorti il mistico incontro tra la Madonna e sua cugina Elisabetta.(Omissis)

Critico dell'A.I.C.I. (ass. int Critici Letterari)

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Dal 29 aprile al 6 maggio il maestro Carlo Maria Giudici con il patrocinio del Comune di Alserio ha tenuto una personale di pittura presso la Sala Consiliare dal titolo: Colorincorrendo - Un caleidoscopio di emozioni la cui recenzione è curata da Giorgio Falossi . “ Fiori, paesaggi e non solo. Impulsi scanditi a colpi di pennello, segni sulla tela che formano una fitta tessitura, che portano l’insieme ad una dimensione realistica immediata, percepibile e subito godibile. Carlo Maria Giudici dipinge con straordinaria sicurezza e con ampia quanto libera gestualità gestendo il colore con intensità in maniera ritmica, sì che la luce ne esce calda e modulata a sostegno dell’opera. E la capacità dell’impostazione cromatica prende sempre più il sopravvento sul disegno perché la forza creativa per questo artista innata, istintiva, nasce dai

Una dimensione onirica, fantastica e fiabesca dove si percepisce forte l’eco della nostalgia e di un mondo che non c’è più o in via di dissoluzione. Uomini, animali, vegetazione i cui tratti e colori brillanti riportano immediatamente alla memoria l’America Latina dove tutto è più vero del vero, dove non c’è posto per la sfumatura e che anzi favorisce l’esuberanza di forme e racconto.Questa è la cifra stilistica di Fernando Botero, origini colombiane, famoso e popolare in tutto il mondo per il suo inconfondibile linguaggio pittorico, immediatamente riconoscibile.Alla sua arte, nel suo ottantacinquesimo genetliaco, si rende omaggio con un’esposizione che ripercorrerà attraverso una cinquantina dei suoi capolavori, molti dei quali in prestito da tutto il mondo, oltre 50 anni di carriera del Maestro dal 1958 al 2016.

Il nulla non può essere nulla non spazio desertonè permanente assenza:aria svaporatada acqua evaporatapercorso a perdifiatoa seguir grido afonocolore privo di cromatismosu tela senza pigmenti,occhi senza sguardotra alberi sradicati edimore senza fondamenta.No, il nulla è solo precipiziorotolar verso il fondo, fino in fondoannaspar nel buioma straripante di mille scintillii:nel vuoto scorre la velocità della luce.E allor non resta che riagganciarne l'ecoe risalir la china onde riscrivere, ridefinire, riempireil proprio nullae quel transitorio fecondo vuotoatto a rimetterla propria vita a fuoco.

Ventinove racconti, ventinove momenti di riflessione sulla vita che, parafrasando l’indimenticabile John Lennon, ci cammina accanto mentre noi ci ostiniamo a pensare ad altro. Nel nostro tempo non ci è concesso fermarci; anche solo rallentare è una debolezza inaccettabile in un mondo dove l’unica legge sovrana è la competitività. Fuggire dalla “casa”, strappare o comunque razionalizzare le proprie radici è l’unico stratagemma possibile per sentirsi integrati in un sistema che ci pretende identici solo nell’apparenza formale ed in tal modo più facilmente collocabili in un reticolo di coordinate preordinate di bene e male, tempo e spazio. Con questo libro, piccolo di dimensioni ma non banale di contenuti, Giampiero Barrasso ci porta a spasso per il mondo, dalla Sicilia a Praga, da Gorizia al Messico, da Tarquinia a Gerusalemme per ricordarci che l’universo è ciò che ci rimane dentro di noi ogni volta che incontriamo gli altri e li viviamo come non diversi da noi. Le radici di Barrasso sono sicuramente siciliane, in questo pezzo di terra che ama “sentirsi” un’isola e pretende essere

rossi di Rubens, dai gialli elettrici, dai verdi serpeggianti in ogni dove, e tutto per dar vita al dinamismo di vibrazioni che costituiscono l’aria, panorami, petali, golfi e vallate. Un caleidoscopio portato ad immagine e lasciato alla fantasia dell’osservatore che continua a godere dell’aria sana proveniente dalle opere pittoriche di Carlo Maria Giudici. Il soffio estivo è nei suoi fiori, che portano anche echi di note musicali, e alito della presenza umana si intuisce nei suoi porti che sembrano giardini che accolgono le vele, oltre che nei galli che occupano la scena solare di volti fantasiosi. Carlo Maria Giudici un artista dai furori di luce e di fuoco che donano la poesia della vita”. Una trentina le opere esposte, che creano una sorta di percorso artistico a testimonianza dei suoi quaranta cinque anni di presenza nel mondo dell’Arte.

riconosciuta come tale solo perché c’è l’acqua in mezzo; togli l’acqua e scopri che nessuna terra è staccata dal resto. Così è per gli esseri umani: siamo costretti a sentirci tutti violentemente “diversi” per non accettare che la nostra vera radice è la nostra umanità che vuole essere amata nel ragazzo alle prime esperienze adolescenziali come nell’anziana signora, nel bambino curioso come nello stravagante personaggio del ristorante praghese, fino a Dedalo, il geniale padre che dopo millenni ancora piange un figlio che, stordito dal delirio della comunque “fuga”, ha perso il piacere della libertà; perché in fondo, come ci ricorda l’autore, il bello dell’esistenza è che la meta è unica anche se “esiste sempre un’altra strada”!

VENTINOVE CAREZZE D’AUTORE“Ventinove racconti” di Giampiero Barrasso, ed. Campanotto, 2017

il nulla

MARGHERITA DI FIORE

colorincorrendo A L C O M P L E S S O D E L V I T T O R I A N O L A M O S T R A D I B O T E R OCARLO MARIA GIUDICI

La mostra, che si presenta come la prima grande retrospettiva dell’opera di Botero in Italia, apre oggi a Roma (e vi rimarrà fino al 28 agosto) al Complesso del Vittoriano – Ala Brasini sotto l’egida dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano, promossa dall’Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali di Roma Capitale, con il patrocinio della Regione Lazio, organizzata e co-prodotta da Gruppo Arthemisia e MondoMostreSkira. La prima delle sette sezioni che descrivono il percorso espositivo - escludendo la sezione dedicata alle sculture - è dedicata all’omaggio fatto da Botero agli antichi maestri, che si traduce nelle tele dedicate a Velázquez, Piero della Francesca, Rubens, Raffaello, dove La Fornarina diventa una delicata donna dalle sensuali forme

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Prima di affrontare un argomento così importante come “l’arte di vivere”, mi presento: ho 63 anni, nasco da una famiglia di artisti, madre violinista ed insegnante, padre insegnante, pittore e scultore affermato. La ricerca della bellezza è stato il mio habitat naturale, la mia quotidianità era: quando un’opera può essere talmente bella da definirsi “Opera d’arte”? Come realizzarla? Ho intrapreso gli studi di architettura, poi quelli di psicologia, le ho esercitate professionalmente entrambe, sempre coltivando un’attenzione particolare all’arte.Più volte le persone mi hanno chiesto come mai dall’architettura fossi passano passata alla psicologia, la risposta era semplice: volendo creare l’habitat perfetto per l’uomo o quantomeno il migliore, mi sono accorta che il passaggio principale per crearlo era ricostruire l’uomo migliore. L’uomo migliore non è quello perfetto ma quello che cerca di realizzare il proprio valore unico. L’attuale globalizzazione ci ha dato la contemporaneità del meglio e del peggio degli uomini; esaminiamo “YouTube”: lì si può constatare quanti milioni di persone cerchino di realizzare il senso della vita come bellezza contestualizzando gli aforismi dei saggi, le arie dei grandi musicisti, le opere di artisti con le manifestazioni quasi oscene

della brutalità e bassezza di alcuni uomini. Il perché della patologia è argomento complesso che richiederebbe una lunga trattazione: accetto l’ipotesi che la patologia sia il risultato della difficoltà di raggiunge la propria realizzazione. Se un marziano guardasse il “ comportamento umano” con occhi scevri di pregiudizi, costaterebbe che l’uomo, durante la sua esistenza, accetta continui “cambi di valore”: appena nato è fragile, bisognoso di cure, quindi gli adulti si prodigano per affiancarlo o sostituirlo nelle sue necessità, bombardandolo di ideali in cui l’amore, l’altruismo, la generosità sono i concetti base; da adolescente il sociale – composto da amici, scuola, gruppo di riferimento - lo bombarda di esigenze che più che favorire il “piacere di essere” promuove solo “ l’avere, il possesso, etc”. Infine nella maturità tutto è “dovere”: ai figli, alla famiglia, al partito, alla religione, allo Stato! La normale esigenza di socializzazione viene sostituita dal “dover essere accettati”, passiamo quindi dall’esperienza dell’amore, del valore dei sentimenti, al “valore del possesso”; per essere amati, accettati, dobbiamo imparare regole, avere un comportamento analogo ai nostri simili, mentre l’unicità che avevamo vissuto, che ci faceva sentire amati e speciali, improvvisamente perde di valore…

L’ARTE DI VIVERE E IL MIRICISMO QUOTIDIANO

CONSUELO CAMPUS

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Incontriamo l’onnipotenza, il fascino del mondo virtuale, dove “l’immagine” conta più del reale: una gioventù abbandonata ed educata dal televisore e dal computer!

Questo fatto non riguarda solo i bambini: se proviamo, con un semplice esercizio, a scoprire dopo quanti secondi perdiamo la percezione corporea mentre guardiamo un film, quando ascoltiamo una notizia, capiamo perché viviamo, nella maggioranza dei casi, una vita virtuale fatta di immagini sempre più belle, quanto finte!

Cosa intendo per “miricismo quotidiano”: sostanzialmente con la parola miricismo si intende: le piccole cose, le briciole, le molteplici piccole azioni quotidiane.

“…la bellezza è negli occhi di chi guarda…” o “diventi ciò che pensi…” sono aforismi, stralci della saggezza millenaria di grandi uomini che avevano colto profonde verità, uomini saggi che, con gli strumenti storici che avevano, hanno provato a condividerle con i propri simili. La nostra epoca è quella della comunicazione veloce, del consumismo ad oltranza….Non parliamo, non capiamo, quindi non comunichiamo…. sostanzialmente ci ingoz-ziamo anche delle verità senza capire che ogni

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verità va tradotta nella nostra vita quotidiana tramite azioni. Cosa intendo quindi con “arte di vivere”? Non capire, non comunicare con noi stessi, con la realtà che ci circonda, con gli altri, significa interrompere il “fare perfetto, estetico delle azioni” mortificandolo nella mediocrità della fretta della memoria: un pranzo, cucinato anche bene ma servito su piatti scompagnati, con bicchieri banali, senza neppure un fiore o un buon calice di vino, significa offendere la propria signorilità! Così in tutte le cose! La familiarità all’estetica, alla ricerca del bello, come stile in ogni azione, crea l’azione perfetta. Questo intendeva Dostoevskij quando asseriva “ …la bellezza salverà il mondo ..” riattualizzando l’originario messaggio dell’arte greca, quindi non solo “un’arte da godere” ma “l’arte come proprio stile di vita”.

Tutti noi corriamo nell’esistenza per poi scoprire all’improvviso il vuoto dell’assenza di significato; se studiamo la vita di quelli che realmente hanno vinto - vinto nel senso di essere felici - essi “hanno realmente amato qualcosa”: cercando di realizzarla al meglio, l’hanno realizzata portando in armonia tutte le loro esigenze… Di fondo l’unico compito che ci è dato è “capire il senso di questa vita”: la vita di tutti.

Se possiamo godere della bellezza è perché la bellezza, come reale esigenza e realtà, è in noi; allora perché accontentarsi solo di fruirla? Impariamo dai fiori che sbocciano semplicemente per il piacere di essere come la vita li ha previsti: belli! La vita è un dono, siamo nati da un atto d’amore, che ancora ci ama giacché siamo vivi, un dono che ci pone insieme ad una poliedricità infinita di esistenze con lo stesso fine: essere! Il paradiso terrestre è già qui e per raggiungerlo basta fermarsi per riscoprire la nostra natura profondamente umana; non che sia facile... ma ne vale la pena! Tutto può essere creato e vissuto fino a divenire ARTE…

Impariamo a fruire l’esistenza in un modo olistico, non freniamoci perché riteniamo di non avere la preparazione necessaria; il corpo comunque legge, impariamo ad ascoltarlo…Amo la psicologia perché mi permette, laddove anche l’altro vuole ricostruire, di ritrovare insieme l’infinito progetto d’amore per cui era nato e l’arte è un grandissimo ausilio perché permette, tramite l’evidenza, di ricomporre il senso stesso della vita.

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YAYOI KUSAMA:MY ETERNAL SOUL

EMILIANO LOCURATOLO

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Kusama debuttò negli Stati Uniti durante la seconda metà degli anni Cinquanta. Critica e pubblico dedicarono immediatamente grande attenzione ai suoi lavori, che spaziavano da tele a linee intrecciate a sculture molli, da istallazioni (Environments) a performance (Happenings).

Dopo la morte dell’amico Joseph Cornell nel 1973 e del padre l’anno successivo, Kusama tentò il suicidio. Decise così di farsi rinchiudere in un istituto psichiatrico a Tokyo, dove risiede ancora oggi, che le permise di lavorare e continuare a produrre arte in uno studio adibito appositamente per lei. A seguito del suo ritorno in Giappone, Yayoi Kusama sperimentò le tecniche del collage e dell’incisione, e compose romanzi e poesie. Agli inizi del XXI secolo, era ormai un’artista di fama mondiale, per la quale la

Tate Gallery di Londra aveva organizzato mostre in Europa e negli Stati Uniti, nonché ampie personali in America Latina, in Asia e in Scandinavia.

La mostra “Yayoi Kusama: My Eternal Soul”, al National Art Center di Tokyo da febbraio a maggio 2017, costituisce l’eccellente sintesi di una parabola artistica molto ampia, suddivisa in due ampie sezioni che raccolgono i lavori dell’artista realizzati prima e dopo il 2000. La sezione dedicata ai lavori più recenti accoglie i visitatori in una sala dalle grandi dimensioni, che costituisce il centro del percorso espositivo, ove 132 tele della serie “My Eternal Soul” – oltre

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«Ho dedicato tutta me stessa all’arte, viaggiando per il mondo e sperimentando l’agonia di essere viva, lo stupore dell’amore umano e l’ossessione per la morte. […] Il mio più grande desiderio è sapere che gli spettatori della mia arte percepiscano la mia pulsione creativa. Non potrebbe esserci per me più grande felicità».

Le parole di Yayoi Kusama aprono la retrospettiva che il National Art Center di Tokyo ha voluto dedicare a una tra le più conosciute e acclamate artiste contemporanee giapponesi. Nata a Matsumoto nel 1929, Kusama si avvicina all’arte studiando la tradizionale pittura giapponese Nihonga, che le conferisce altissimo rigore formale. Accompagnata sin dall’infanzia da allucinazioni visive e uditive che la spingevano a disegnare freneticamente ripetuti motivi puntiformi o intrecciati, Yayoi

500 opere dipinte in sette anni – e 7 sculture floreali sintetizzano tutti gli elementi del percorso artistico di Kusama: infinita ripetizione, pittura ovunque, ossessione e annientamento del sé, molteplici punti, fantasia lirica, visione cosmica e tendenza al suicidio, monocromia e policromia. Forme figurative e astratte convivono nei medesimi ambienti, espressione ibrida del percorso artistico di Kusama. Il percorso espositivo muove successivamente lungo una linea cronologica, dalle prime opere realizzate a Matsumoto sino all’esperienza di New York, in cui l’artista era attivamente impegnata nel creare contatti con la società tramite istallazioni e performance di nudo, e alle tele degli anni Novanta, ove i motivi della Zucca e dei pois in serie creano nell’osservatore un’immagine illusoria tale da non essere definibile né figurativa né come astratta.

Al termine del percorso espositivo, emerge l’impressione che Yayoi Kusama abbia continuamente creato nuove e più forti versioni di se stessa, esplorando reinterpretando e reinventando la sua arte. Le tele della serie “The Eternal Soul” sembrerebbero appunto suggerire che la sua esistenza, giorno dopo giorno, altro non sia stata che un continuo e costante processo creativo. In tal modo Yayoi Kusama ha vissuto e tuttora vive la sua vita.

«Ho lavorato molto duramente, ho dedicato all’arte tutte le mie energie. Ho fatto tutto da sola, senza alcuna assistenza. È tutto Kusama».

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Non c’è biografia, film, documentario, o guida che non parli dello stupro subito da Artemisia Gentileschi, del processo che ne conseguì, dello scandalo. Non sappiamo come realmente andarono i fatti, i pareri sono ancora discordanti. Prima femminista, prima donna che si ribella al sopruso subito, che affronta un lungo e penoso processo per questo, prima eccezione femminile nel mondo dell’arte, prima apprendista nella bottega del padre Orazio, prima donna ammessa all’accademia

di disegno di Firenze , prima pittrice vera: Artemisia vede il mondo come gli altri ma guarda oltre. La sua natura l’ha posta nella necessità di mostrare agli altri e insieme di mostrarsi, ricevendo persino in eccesso i tratti, le doti particolari necessarie a questo fine; ma tanta esuberanza non poteva passare inosservata agli altri che si aspettano da lei un offrirsi continuo. Il modo di proporsi e fondamentalmente di essere tipicamente romano che Artemisia da parte sua non fa nulla per nascondere, attrae ieri come oggi i critici, gli studenti, i visitatori che cercano, spesso indugiano sulle illazioni più pruriginose. Lei segue il suo destino di mostrarsi fino alla vertigine, richiamando l’attenzione su se stessa, su ciò che lei è ed è in grado di rappresentare; proprio attraverso ciò che la vertigine provoca, l’ebbrezza narcisistica, ella rivela al mondo la sua immagine, contemplandola

A N D R E A C I R E L L I

Artemisiacore de roma

con il rischio però di rimanere paralizzata nell’attrazione di sé stessa. Ma questo è il rischio di chi non è Artemisia. Lei invece produce a ridosso del sua massimo clamore romano sia Susanna con i vecchioni, (di cui uno dei due, quello con i capelli neri, sembra possa essere la rappresentazione di Tassi, lo stupratore) sia Giuditta che decapita Oloferne, i suoi capolavori più ammirati; forse sono queste le opere in cui lei riesce a vedere anche coloro che la guardano, e si mostra, con la ricchezza dei dettagli, le espressioni, le luci, che solo i suoi occhi sono in grado di cogliere e la sua mano in grado di riprodurre. Si tratta di segreti profondi, di emozioni, di sentimenti, di personalità svelata, senza pudori, con rabbia. È da dicembre 2016 che le cronache riferiscono della mostra di Artemisia Gentileschi e di lei parlano articoli, interviste che sostanzialmente ribadiscono sempre gli stessi concetti. Si dice di lei che sia stata una pittrice Caravaggesca; tutto il mondo artistico è stato influenzato dal genio di Caravaggio: “ sono nata e fin dalla tenera età ho vissuto tra artisti di fama, colori, botteghe, seguendo mio padre e imparando da lui …..A quei tempi con mio padre , Orazio Gentileschi, che era grande pittore, ho avuto la fortuna di osservare da vicino molti capolavori dell’arte nuova, dal Caravaggio, Guido Reni e tanti

altri. A quei tempi io ero un’eccezione”. Qualche considerazione può essere tratta dal confronto delle due “Giuditta”, quella del Caravaggio, incerta nel suo atto, che pare spinta dalla vecchia serva alle sue spalle, e quella di Artemisia in cui invece Giuditta, pur in un gesto del braccio simile a quello dipinto dal Genio, mostra di volere, mostra di indugiare nel piacere del taglio della gola di Oloferne. Scena in cui tanti, ormai abituati alla psicoanalisi, vedono una evirazione, la vendetta sul maschio, che lei d’altronde non fa nulla per nascondere. Vendetta che diventa più calma, quasi fredda, come in un gesto inevitabile, ormai consueto, in Giaele e Sisara, dove la donna pianta un picchetto nella testa dell’uomo. Non mancano opere in cui la maturità o la rassegnazione sembrano portarla ad una interiorizzazione più riflessiva, intima, come nei pentimenti di Maddalena, Sono circa 40 le opere di Artemisia censite nel mondo, 30 di queste sono state esposte a Palazzo Braschi a Roma, mamma Roma che ha così reso omaggio a questa figlia, alla propria figlia pittrice, generosa, violenta e passionale.

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la musica come linguaggio universale

UN EVENTO AL TEATRO GOLDEN

STORIADI UN DONO

L'Arte è un Dolce pensiero

S. FIORAMONTIMusicista

Un nonno in pensione con la passione per la musica un giorno ha regalato un organo per bambini alla nipote di sette anni…Da quel giorno la musica fa parte della sua vita e non importa se la bambina barattava note per biscotti: pian piano si e’ fatta strada dentro di lei ed ora e’ sostentamento, soddisfazione, l’accompagna discreta durante tutto il suo cammino.Quel nonno in pensione era mio nonno e, come per lui, anche per me suonare mi dà modo di esprimere ciò che provo, di comunicare agli altri la bellezza che c’è dietro ad una melodia.Sono una pianista classica, settore molto poco conosciuto e seguito, forse perché considerato noioso, antico, scritto già da altri.Niente di nuovo insomma.Non si capisce in realtà che tutto ciò che scriviamo oggi, dal rap al metal, dal rock al jazz, in realtà arriva tutto da quei musicisti antichi di tanto tempo fa.Le melodie di uno Chopin, di uno Schumann, nel loro interno nascondono amore, sofferenza, pazzia… ti puoi perdere dentro quelle note.Fin da bambina non mi è mai piaciuto tantissimo fare i compiti, ma studiare pianoforte per me era bello e divertente; crescendo però e’ diventato sempre più impegnativo.Mattina a scuola, pomeriggio conservatorio; inglese, matematica, fisica, latino e poi c’erano loro: Bach, Beethoven, studi, scale,

In una straordinaria serata-evento si è svolta la replica dell’opera teatrale scritta e diretta dall’avvocato Rosario Tarantola dal titolo: “ GANDHI AVVOCATO, una vita per la libertà”.Nell’ambito del Quarto Festival del Teatro Forense, il 26 Aprile di quest’anno l’opera, già rappresentata a Venezia il 2 Dicembre 2016, è andata in scena, fuori concorso, presso il Teatro Golden di Roma. L'avv. Tarantola si è avvalso della collaborazione di Daniele Fabrizi, interprete principale, e del Gruppo “Avvocati in Compagnia" nato dalla precedente: "Compagnia Avvocati alla Ribalta” che aveva già rappresentato numerose opere teatrali in Italia e all’Estero. Tra queste “Il Processo di Norimberga”( Berlino), "Il Processo Bebawi”, “Dreyfus”, “Le farse giudiziarie”, “La parola ai giurati” ed altre.Dalla locandina: …. “ambientata nello studio legale di Johannesburg la storia narra della vita professionale di Mohandas K. Gandhi: il Mahatma, la Grande Anima. Narra dei suoi collaboratori, dei suoi clienti, dei suoi amici,

tecnica, ma quella era la parte più bella della giornata. Quello era il mio mondo, lì ero me stessa, in cui mi sentivo veramente libera con la complicità del mio pianoforte che ormai mi segue da quando i piedi mi ciondolavano dallo sgabello mentre suonavo.Ora insegno ad adulti e bambini e non è sempre facile trasmettere la bellezza di quei suoni poiché dietro ad una melodia ben espressa c’è tanto studio, sacrificio e dedizione.La musica é anche questo, vuole questo, è tirannica, ma alla fine ti restituisce tutto con gli interessi.Vedere un’allieva che si emoziona per essere riuscita a suonare “Per Elisa” di Beethoven quando pensava di non riuscirci perché c’erano troppe note e troppe difficoltà é la soddisfazione più grande che ci possa essere.Ma c’è di più: pian piano ho imparato che la musica è davvero un linguaggio universale, prima di qualsiasi stereotipo o cultura: ci emoziona perché parla direttamente al nostro in sé, lo scuote, lo sollecita, lo accarezza o lo provoca meglio di milioni di parole o di tanti ragionamenti. Per questo lo stesso brano, ascoltato anche per milioni di volte, mi dà sempre un’emozione diversa ed intatta!Tutto grazie a quel nonno in pensione e alla sua passione per la musica: in realtà egli, attraverso quel dono mi ha trasmesso la cosa più importante di tutte: la sua capacità ed il piacere di amare!

STORIE dell' arte

dell’immigrazione indiana, delle discriminazioni, della pace e della guerra. Narra della fondazione della Croce Rossa sudafricana, della vittoria della Verità, nonché del Satyagraha e della valenza di una esperienza eccezionale durata venti anni senza la quale non avrebbe potuto realizzare ciò che l’Umanità gli ha riconosciuto.”Grande il consenso della platea. Tra gli ospiti hanno onorato della loro presenza: Giovanni Franzoni, già Abate della Basilica di San Paolo, scrittore e studioso di Gandhi che con Mons. Bettazzi sono le uniche persone viventi ad aver partecipato al Concilio Vaticano II. Presenti : l’attore Franco Nero, l’ex Sindaco di Rocca di Papa e una larga rappresentanza dell’Ordine degli Avvocati di Roma e di Pistoia; quest’ultima Capitale italiana della Cultura per il 2017. Proprio a Pistoia il 29 Settembre 2017 presso il Teatro Bolognini lo spettacolo verrà riproposto nell’ambito della Conferenza sulla Tutela dei Diritti Umani. Vi parteciperanno i Premi Nobel per la Pace l’Avv.Signora Shirin Ebadi (2003) iraniana e l’Avv. Abdelaziz Essid (2015) tunisino. Tra il gruppo degli avvocati-attori due di loro sono stati impegnati sul Set del prossimo Film di Daniele Luchetti, interpretato dagli attori: Elio Germano e Marco Giallini . Il Film, dal titolo provvisorio: Tempesta, uscirà nei Cinema con molta probabilità nel periodo che precede le festività di fine anno 2017.

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In occasione della celebrazione dell’ANNO GIUBILARE , istituito da Papa Francesco nel 2016, al fine di onorare tale importante iniziativa, opere di Arte Contemporanea sono state ospitate per un’esposizione temporanea, nei grandiosi spazi della BASILICA di SANTA MARIA DEGLI ANGELI E DEI MARTIRI.Sotto le imponenti arcate della zona del Transetto, 14 lavori di Grafica e Pittura hanno trovato splendida collocazione su Quinte color amaranto disposte tra la straordinaria Meridiana, risalente al Giubileo del 1700 e la Cappella del Beato Niccolò Albergati. Sette Artiste per le Sette Opere di Misericordia Spirituali e Corporali.Come mi ricordava l’amica e collega Silvana, il concetto di Misericordia, ravvicinabile alla figura della “Donna” , è stato ribadito dallo stesso Pontefice. Il tema della Misericordia, è stato sviluppato, nel rispetto della personale libertà stilistica e coerenza interpretativa di ognuna delle componenti del gruppo. L’impegno, la professionalità, insieme allo spirito collaborativo, hanno dato vita ad una sorta di racconto il cui filo conduttore ha toccato contenuti non solo teologici ma anche di chiaro sapore sociale, morale, psicologico, al di là di una impostazione di tipo meramente illustrativo. L’attenzione dei numerosi visitatori e dei fedeli, attratti proprio dalla presenza delle immagini di Arte Contemporanea in un contesto storico, è documentata dalle frasi, oltre che di apprezzamento, di profonda Fede: vere e proprie preghiere “vergate” sull’album delle firme.L’iniziativa è stata caldeggiata dalla scultrice:

Prof. Silvana Recchioni Pierangelini dal corposo curriculum di Docente e di Artista. Allieva di Montanarini, diplomata presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, annovera, con il suo stile inconfondibile, opere pubbliche di forte impatto plastico. Due delle sue sculture sono collocate nell’Auditorium della stessa Basilica. Sua allieva è stata la giovane Ornella Sforza, diplomata presso l’Accademia di Belle Arti nel Corso di Scenografia, la quale con Il suo segno grafico, puntuale ed espressivo, rivela uno spiccato spirito narrativo. Altra componente del gruppo è Eva Varsanyi, ungherese, esperta guida turistica. La sua cultura classica affiora nell’intensità delle scene sacre dal caldo impasto cromatico. Tina Saletnich , diplomata presso l’Istituto di Arte e Restauro di Firenze, ha frequentato il Corso di Iconografia del Centro Russia Ecumenica. Scomponendo le forme compiute in zone tonali di luce riflette una ricerca di musicalità di tipo fiabesco. Mirella Rossomando : proviene dalla Scuola d’Arte di Parma diplomandosi nel Corso di Scenografia; ha studiato presso l’Accademia di Brera e ha completato gli studi a Roma. Surrealismo e metafisica nella singolare e raffinata interpretazione grafico-pittorica dei contenuti. Maria Barbi, architetto , esprime la sua concezione spaziale in una prospettiva pittorica che tende a superare i confini della materialità. Infine del gruppo faccio parte anche io: Laura Tarantola, Docente negli Istituti Superiori, Diplomata in Scenografia, ho realizzato dipinti in edifici sacri e pubblici, sviluppando un figurativo ispirato a principi rinascimentali.Determinante è stata la presenza del Parroco

Mons. Franco Cutrone, il quale, durante il discorso di apertura, ha ricordato che, già dal 1850, agli artisti del tempo era possibile esporre le proprie opere negli Edifici Sacri e come tale iniziativa sia stata fondamentale nel dare nuovo impulso all’Arte Sacra . A tal proposito voglio ricordare anche l’antica tradizione riferibile alla storica e prestigiosa “Pontificia Insigne Accademia Delle Belle Arti e Letteratura Dei Virtuosi al Pantheon”, istituita nella prima metà del XVI secolo . Fu Papa Paolo III nel 1542 a riconoscere la Congregazione e ad onorarla furono artisti come Taddeo Zuccari, il Vignola, Antonio da Sangallo il Giovane,il Beccafumi, il Sermoneta .I loro dipinti, con grande risonanza, venivano periodicamente esposti nel Pronao del Tempio. Usanza non più rinnovata al giorno d’oggi anche se la Congregazione è in piena attività in diverse discipline.Significativa la presenza permanente di opere di Maestri del nostro tempo, opere che arricchiscono e completano il patrimonio artistico della complessa struttura della Basilica, anche se, in alcuni casi, alla sensazione di grande armonia si contrappone una percezione di contrasto, direi di contrappunto tra antico e moderno. Considerando che di forte impatto è il percorso che, dalla concezione centrica di Piazza della Repubblica, nobilitata dalle ricorrenti arcate dei due palazzi in stile umbertino dell’architetto Gaetano Koch e dalla puntualizzazione dello spazio circolare in cui si inserisce la fontana con le sensuali Naiadi dello scultore Mario Rutelli, conduce lo sguardo sulla ruvida e calda superficie in opus latericium della curvilinea parete del Calidarium delle Terme di Diocleziano.Il diaframma tra due universi (interno -esterno), in cui la Storia, nella concezione temporale della memoria, si dilata e si contrae a dismisura, laddove colui che sta per entrare nell’ambiente sacro perde la cognizione del sé, è costituto dal doppio ingresso delle due porte ad arco.Un artista come lo scultore Jgor Mitoraj, qui quanto mai smaterializzato, nella porta di sinistra impone quel Corpo implacabilmente attraversato da una profonda Croce in una tragica Resurrezione.

Nell’altra pone nell’Annunciazione le misteriose fattezze dell’Angelo, che di greco possiede l’astrazione, mentre la dolente figura della Madre è avvolta da un panneggio del tipo “bagnato”. Nell’interno, ad esempio la scarnificata scultura in bronzo di Ernesto Lamagna intitolata: “L’Angelo della Luce”, si distacca totalmente, in tutta la ruvidezza della materia usata, dall’imponenza delle rappresentazioni scultoree già esistenti. Grandiosa, geniale la Calotta Vetrata dal titolo: Luce e Tempo, dell’italo-americano Narcissus Quagliata che ricopre l’oculo delle Terme, concepito, in epoca romana, completamente aperto. Infine le evanescenti monocromie delle pitture di Annamaria Trevisan sui Misteri della Luce suggeriscono un messaggio evangelico delicatamente sussurrato. Tale voce in uno scenario a forti tinte, drammatico, travolgente, reso intenso dalla pienezza delle anatomie dei personaggi, protagonisti delle composizioni sacre; anatomie avvolte da movimentati panneggi che ne espandono gestualità nello spazio, come nelle grandi Pale d’Altare provenienti dalla Basilica di San Pietro. In una certa ora del giorno, mentre l’attività caotica della Capitale in fermento risveglia bruscamente la consapevolezza di una realtà in continuo movimento ed evoluzione, entrando nel Tempio, si viene avvolti dalla suggestione delle note di un organo. Il musicista, attraverso il gioco delle dissonanze ispirate alla musica jazz e dosate ad arte, sembra voler proporre, con l’armonia e la tradizione della musica gregoriana, un linguaggio più “moderno”. In questa surreale atmosfera, in cui la Sacralità è la voce dominante, avvertiamo l’rragiungibilità del Divino ma anche la grandezza dell’Arte. Sia quando questa sia ispirata a contenuti di Trascendenza, sia quando sia ispirata da autentica passione e dedizione . In ogni suo aspetto l’Arte costituisce un potente mezzo di comunicazione, come nel caso specifico dell’Esposizione delle Tele riguardanti Le Sette Opere di Misericordia in cui le Sette Artiste hanno dimostrato personale profonda partecipazione.

STORIE dell' arte

SETTE ARTISTEPER LE SETTE OPERE

DI MISERICORDIAL’ARTE CONTEMPORANEA AL FEMMINILE NEL CUORE DI UNA

STORICA BASILICA ROMANALAURA TARANTOLA

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il notiziario dell'aiam

è anche online!visita il sito aiam.it/notiziario

Il bambino accudito, amato fin dai primi giorni di vita, al quale verranno soddisfatte le sue richieste, saprà instaurare relazioni socio-affettive solide con se stesso e con gli altri, le fonti inesauribili della creatività e della fantasia contribuiranno alla realizzazione del sé. Stimolate fin dai primi anni della vita, esse permetteranno al bambino di esplorare e di apprendere, facilmente, come comunicare e costruire relazioni con i pari e gli adulti attraverso anche il linguaggio espressivo.Albert Einstein diceva: << Quando esamino me stesso e i miei metodi di pensiero, arrivo alla conclusione che il dono della fantasia ha rappresentato per me molto di più che la mia capacità di assorbire conoscenze scientifiche>>.Ricordo ancora oggi due alunni e il loro rapporto particolare con la fantasia che ritengo indicativi per contestualizzare la frase di Einstein.Un giorno un bambino di sette anni prima della lezione era impegnato a fare un disegno libero. Domandai che cosa stesse disegnando. La risposta fu: <<Sto disegnando Dio>>. Risposi. <<È interessante! Credevo che nessuno sapesse come sia fatto Dio!>>. << Aspetta e lo vedrai>>, mi rispose quel bambino.Una bambina di sei anni pensava davanti al foglio bianco ma non provava a dare forma al suo pensiero. Trascorso un po’ di tempo mi accorsi che ancora non aveva disegnato e chiesi: <<Stai pensando a cosa ti piacerebbe disegnare?>>. La risposa fu. << No, no! Io ho disegnato!>>. La bambina aveva un volto sereno e felice per la sua opera d’arte:<< Maestra ho disegnato l’aria! Non si vede ma io la sento fresca, buona perché ti fa respirare! Noi ne respiriamo tanta e io non la potevo disegnare perché non entrava sul

foglio>>. Un po’ incredula, dopo aver pensato che fosse una scusa per non disegnare, risposi: <<Brava!>>. Di nuovo la bambina: <<Maestra guarda l’aria come è chiara>>.Aneddoti simili a questi che ci fanno capire che dietro ad ogni bambino, al bagaglio esperienziale (religioso, immaginario, artistico, esplorativo …), al gioco e al divertimento c’è un’empatia con la realtà circostante. Sanno dar vita con la fantasia e la creatività ad eventi belli e significativi da condividere con le persone a cui sono legate da un rapporto intimo e di affetto.Il bambino e la bambina hanno disegnato Dio e l’aria con “arte” che va al di là del semplice gioco. Un disegno o una pittura coinvolge la mente, le sensazioni dell’Io e la consapevolezza degli altri. Per sviluppare il senso artistico nei piccoli, fin dall’asilo nido sino alla fine della scuola dell’obbligo, è necessario preparare e realizzare delle vie per far crescere e sviluppare le emozioni.Al bambino piace molto comunicare con il linguaggio espressivo; piace scarabocchiare, disegnare cerchi, sperimentare materiale di ogni tipo come pitturare con le tempere, con le dita, usare pastelli, colori gessati, incollare, tagliare, modellare, creare immagini e modificarle. Il bambino impara e nello stesso tempo cerca un modo per comunicarlo agli altri, felici di far vedere i loro prodotti. Faccio mie le parole dello psicologo Alberto Munari: <<Capire che cos’è l’arte è una preoccupazione (inutile) dell’adulto. Capire come si fa a farla è invece un interesse del bambino>> e ancora osserva citando un antico proverbio cinese << Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco>>.Per questo l’arte visiva non va raccontata solo a parole ma va soprattutto fatta, sperimentata perché le parole si dimenticano l’esperienza no, rimarrà per sempre.

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