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18° Congresso della Società Italiana di Analisi del Movimento in Clinica (SIAMOC) Politecnico di Torino, Torino, Italia, 4-7 Ottobre 2017 Abstracts presentati nella: Sessione Poster Clinici PC1 – Costo energetico della locomozione con esoscheletro robotico in soggetto con paraplegia: a case report. ............................................................................................................................................ 1 PC2 - Valutazione della riorganizzazione strutturale delle unità motorie del bicipite brachiale dopo ictus ........................................................................................................................................................ 2 PC3 - Effetti della riabilitazione del cammino con esoscheletro in pazienti post-ictus subacuti: risultati preliminari .............................................................................................................................................. 3 PC4 - Effetto della terapia robotica sulle sinergie muscolari .................................................................. 4 PC5 - Quali fattori influenzano il patterndi propulsione in carrozzina inSCI? Studio Elettromiografico e metabolico. ............................................................................................................................................. 5 PC6 - Valutazione biomeccanica dell’esecuzione del drop jump test prima dell’intervento di ricostruzione del LCA. ............................................................................................................................ 6 PC7 - L'asimmetria del cammino in persone con amputazione transtibiale e transfemorale: un' analisi biomeccanica con un singolo sensore indossabile ................................................................................ 7 PC8 - Studio preliminare per la validazione di un nuovo sensore indossabile per l’analisi biomeccanica degli arti superiori nel Parkinson ..................................................................................... 8 PC9 - Confronto tra due modelli di protesi totale di ginocchio durante la camminata: pivot mediale e postero-stabilizzata. Studio pilota. ......................................................................................................... 9 PC10 - Cinematica dell’arto superiore in bambini con emiplegia secondo classificazione di Ferrari .. 10

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18° Congresso della Società Italiana di Analisi del Movimento in Clinica (SIAMOC)

Politecnico di Torino, Torino, Italia, 4-7 Ottobre 2017

Abstracts presentati nella:

Sessione Poster Clinici

PC1 – Costo energetico della locomozione con esoscheletro robotico in soggetto con paraplegia: a case report. ............................................................................................................................................ 1  

PC2 - Valutazione della riorganizzazione strutturale delle unità motorie del bicipite brachiale dopo ictus ........................................................................................................................................................ 2  

PC3 - Effetti della riabilitazione del cammino con esoscheletro in pazienti post-ictus subacuti: risultati preliminari .............................................................................................................................................. 3  

PC4 - Effetto della terapia robotica sulle sinergie muscolari .................................................................. 4  

PC5 - Quali fattori influenzano il patterndi propulsione in carrozzina inSCI? Studio Elettromiografico e metabolico. ............................................................................................................................................. 5  

PC6 - Valutazione biomeccanica dell’esecuzione del drop jump test prima dell’intervento di ricostruzione del LCA. ............................................................................................................................ 6  

PC7 - L'asimmetria del cammino in persone con amputazione transtibiale e transfemorale: un' analisi biomeccanica con un singolo sensore indossabile ................................................................................ 7  

PC8 - Studio preliminare per la validazione di un nuovo sensore indossabile per l’analisi biomeccanica degli arti superiori nel Parkinson ..................................................................................... 8  

PC9 - Confronto tra due modelli di protesi totale di ginocchio durante la camminata: pivot mediale e postero-stabilizzata. Studio pilota. ......................................................................................................... 9  

PC10 - Cinematica dell’arto superiore in bambini con emiplegia secondo classificazione di Ferrari .. 10  

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PC11 - Correlazione dell’indice di mobility del dispositivo ADAMO con misure di performance fisiche e di salute: risultati preliminari di un Living Lab del progetto IMI SPRINTT ............................................ 11  

PC12 - Attività dei muscoli del dorso in musicisti: confronto tra due tipi di sedute .............................. 12  

PC13 - Monitoraggio motorio ininterrotto per 7 giorni in pazienti con malattia di parkinson: dati preliminari ............................................................................................................................................ 13  

PC14 - Single-Subject Design per un esoscheletro di mano assistivo. ............................................... 14  

PC15 - Sindrome di Pisa: impatto di un trattamento riabilitativo combinato sul pattern deambulatorio. ............................................................................................................................................................. 15  

PC16 - Trattamento riabilitativo integrato con sistema robotico e terapia neuromotoria individualizzata per il cammino: case report. ................................................................................................................. 16  

PC17 - Riabilitazione tecnologica di pazienti affetti da neuropatia diabetica: effetti sull’equilibrio e sulla deambulazione ..................................................................................................................................... 17  

PC18 - Effetti di un training robotico intensivo per arto superiore sulle Funzioni Corporee, Attività e Partecipazione di pazienti con stroke cronico. ..................................................................................... 18  

PC19 - Effetti di un trattamento robotizzato combinato sul recupero del cammino in un gruppo di bambini con esiti di cerebrolesione acquisita ....................................................................................... 19  

PC20 - Caratterizzazione delle mappe di pressione plantare in soggetti affetti da sindrome di Dravet ............................................................................................................................................................. 20  

PC21 - Ruolo della dopamina striatale nella temporizzazione dei movimenti anticipatori posturali durante l’inizio del cammino in pazienti con malattia di Parkinson ...................................................... 21  

PC22 - Posturografia in pazienti con Paraparesi Spastica Familiare e mutazione del gene SPG11 .. 22  

PC23 - Studio pilota sull’applicazione della terapia a vibrazione locale per la riduzione delle sincinesie e delle tensioni mandibolari nel trattamento della balbuzie ................................................................. 23  

PC24 - Utilizzo dell’analisi del movimento per valutare l’effi13cacia di un trattamento con tossina botulinica associato a protocollo riabilitativo sensori motorio intergrato (sprint) in pazienti affetti da distonia cervicale ................................................................................................................................. 24  

PC25 - Trattamento guidato da elettromiografia dinamica con tossina botulinica delle posture cervicali distoniche con camptocormia in malattia di parkinson ......................................................................... 25  

PC26 - Recupero del cammino in bambini con esiti di paralisi cerebrale tramite terapia robotica ...... 26  

PC27 - Valutazione dell’efficacia di un’ortesi caviglia-piede in pazienti emiparetici attraverso l’analisi del cammino ......................................................................................................................................... 27  

PC28 - Influenza dell’atteggiamento della pelvi sul pattern del cammino in persone a sviluppo tipico 28  

PC29 - La comparazione tra condizioni patologiche come paradigma per lo studio del cammino. ..... 29  

PC30 - L'effetto degli esercizi di flessione craniocervica sulla lordosi cervicale in tre casi con la diminuzione della Lordosi cervicale ..................................................................................................... 30  

PC31 - Storia Naturale delle Caratteristiche del Cammino di un Gruppo di Soggetti con Distrofia Muscolare di Duchenne ....................................................................................................................... 31  

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PC32 – Attività elettromiografica del quadricipite in pazienti con cammino a ginocchio rigido (SKG) in eşiti di ictus .......................................................................................................................................... 32  

PC33 - Meccanismi compensatori in soggetti affetti Charcot Marie Tooth: uno studio di follow-up .... 33  

PC34 - Pattern posturali in ortostasi e durante il cammino nei pazienti affetti da malattia di Pompe valutati mediante analisi 3d del movimento ......................................................................................... 34  

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Sessione Poster Clinici

XVIII SIAMOC Conference 1

PC1 – Costo energetico della locomozione con esoscheletro robotico in soggetto con paraplegia: a case report. S. Rampichini1,2, F. Molteni3, E. Guanziroli3, L. Agnello1, A. Veicsteinas1,2, G. Merati1,2 1Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute, Università degli Studi di Milano, Milano, Italia; 2Centro di Medicina dello Sport, Fondazione Don C. Gnocchi, Milano, Italia; 3Villa Beretta, Centro di Riabilitazione, Ospedale Valduce, Como, Italia INTRODUZIONE L’utilizzo in ambiente domestico di ortesi passive ed ibride da parte di persone con una lesione midollare è generalmente abbandonato a causa dell’ingombro dell’ortesi e dell’elevato dispendio energetico richiesto per il suo utilizzo. Per assistere la locomozione sono state sviluppate anche ortesi robotiche ma il dispendio energetico associato al loro utilizzo è tutt’ora scarsamente investigato. Lo scopo di questo studio è stato quindi quello di valutare in una persona con una lesione midollare il dispendio energetico durante la deambulazione con un esoscheletro bionico e con una carrozzina oltre a confrontare questi dati col dispendio associato all’utilizzo di ortesi passive ed ibride ricavato da studi precedentemente pubblicati in letteratura. METODI Tramite un metabolimetro portatile (K4b2, Cosmed, Italia), sono stati misurati il consumo di ossigeno (VO2) e la frequenza cardiaca (HR) in una donna con una lesione midollare stabilizzata (28 anni, livello lesionale L1, ASIA B). Tali misure sono state eseguite, ad equilibrio metabolico, durante una deambulazione con esoscheletro robotico (EXO (mod. ReWalk©, Argo Medical Technologies, Israel)) e successivamente su carrozzina (WHCH), inizialmente alla velocità più confortevole (CS) e, successivamente, ad una velocità più bassa (LS). Un paio di canadesi consentivano il mantenimento dell’equilibrio durante la locomozione. Il costo netto della locomozione, (C, ml·kg-1·m-1), ovvero la quantità di ossigeno necessaria a spostare un kg di massa corporea per la distanza di un metro, è stato calcolato a posteriori, dopo aver eliminato dati spuri. RISULTATI LS e CS mantenute con WHCH sono risultate essere pari a 44,4 e 93,8 m·min-1, mentre le velocità tenute con EXO erano pari a 18,3 e 25,6 m·min-1. Considerando la locomozione su WHCH, VO2, HR and C misurati durante LS sono risultati inferiori a CS (51%, 21% e 46%; p<0,05 in tutti i confronti). Durante locomozione con EXO, nessuna differenza è stata rilevata sulla HR alle due velocità. Al contrario, VO2 e C sono risultati rispettivamente inferiori (-9%) e superiori (+16%) in CS rispetto a LS. Considerando CS, i valori sia di VO2 che di HR di EXO e WHCH sono risultati simili, mentre C è risultato essere 4 volte superiore in EXO. In figura sono riportati i valori di C misurati in questo studio (●,▲) insieme ai dati ricavati dalla letteratura riferiti ad una locomozione assistita da ortesi passive, attive ed ibride, oltre a quella effettuata da persone sane. DISCUSSIONE Il costo energetico della locomozione con EXO è risultato essere superiore al valore misurato durante deambulazione con WHCH ma comunque inferiore ai valori riportati in letteratura e riferiti alla locomozione con ortesi passive o ibride. Questi risultati sono incoraggianti nell’introduzione degli esoscheletri robotici anche in ambiente domestico. BIBLIOGRAFIA [1] Arazpour M, Samadian M, Bahramizadeh M, Joghtaei M, Maleki M, Bani MA, et al. Spinal Cord. 2015;53(3):168-75. [2] Evans N. Topics in Spinal Cord Injury Rehabilitation. 2015;21(2):122-32. [3] Merati G, Sarchi P, Ferrarin M, Pedotti A, Veicsteinas A. Spinal Cord. 2000;38(1):37-44.

 

0.0

0.5

1.0

1.5

2.0

2.5

0 20 40 60 80 100 120

C (m

l⋅kg-1⋅m

-1)

v (m⋅min-1)Relazione iperbolica tra il costo della locomozione (C) e la velocità durante deambulazione su carrozzina (WHCH, ●), con ortesi passive (♦), attive (∆), ibride (◊), con esoscheletro robotico (▲) e durante cammino in persone sane (○). I dati raffigurati provengono dal presente studio (●,▲) e da articoli precedentemente pubblicati in letteratura.

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Sessione Poster Clinici

XVIII SIAMOC Conference 2

PC2 - Valutazione della riorganizzazione strutturale delle unità motorie del bicipite brachiale dopo ictus T. Peixoto Pinto 1, A. Turolla 2, M. Gazzoni 1, M. Agostini 2, T. Vieira 1 1 Politecnico di Torino, Torino, Italy, 2 IRCCS Fondazione Ospedale San Camillo, Venice, Italy INTRODUZIONE Studi in letteratura hanno riportato la degenerazione dei neuroni motori inferiori a seguito di ictus e la possibile reinnervazione delle fibre muscolari denervate tramite la ramificazione collaterale dei neuroni motori integri [1,2]. A seguito di tale riorganizzazione, con l’aumento del numero di fibre innervate dai neuroni motori, ci si attende un aumento dell’ampiezza dei potenziali di unità motoria dopo l’ictus. Per verificare questa ipotesi sono state studiate le risposte elettromiografiche a seguito di stilomazione elettrica del muscolo bicipite brachiale. METODI Sono stati valutati 8 pazienti colpiti da ictus, studiando il bicipite brachiale dell’emilato paretico e dell’emilato controlaterale sano. La stimolazione bipolare è stata applicata alla porzione prossimale del muscolo con diverse intensità di corrente: da 2 mA fino all’intensità massimale sopportata dal paziente, con incrementi fissi di 2 mA. Sono stati applicati 4 impulsi di stimolazione per ogni livello di intensità di corrente, ad una frequenza di 1 pps. I segnali EMGs sono stati acquisiti mediante una griglia di 32 elettrodi di superficie (8x4; distanza interelettrodica: 10 mm) posta in corrispondenza della porzione distale del muscolo. Per ogni livello di stimolazione è stata calcolata l’onda M mediata sui quattro stimoli; in seguito è stato calcolato il valore medio delle ampiezze picco-picco delle onde M sui diversi canali. Considerando che il range di corrente tra la soglia motoria e la risposta massimale del muscolo può essere diversa tra lato sano e lato paretico, gli andamenti delle ampiezze picco-picco in funzione del livello di stimolazione sono state interpolate, per uguagliare il numero di livelli di stimolazione per entrambi gli arti. Per ogni muscolo, sono stati calcolati gli incrementi dell’ampiezza normalizzata delle onde M tra livelli consecutivi di corrente e ne è stato calcolato il valore mediano. Dopo la verifica della normalità dei dati, la mediana degli incrementi di ampiezza e il range di corrente sono stati confrontati tra arto sano e paretico utilizzando, rispettivamente, il t-test ed il Wilcoxon test. RISULTATI Sono stati osservati incrementi d’ampiezza delle onde M tra livelli consecutivi di stimolazione maggiori nei muscoli dell’emilato paretico rispetto a quelli dell’emilato controlaterale sano (Figura 1A), con un valore di P (0.08) prossimo a quello definito per identificare la significatività statistica (0.05). Non è stata osservata differenza significativa per quanto riguarda il range di corrente tra arto sano e paretico (P=0.73, Figura 1B).

Figura 1. Valori mediani degli incrementi di ampiezza (A) e valori dei range di corrente (B) per il lato sano e paretico. DISCUSSIONE Per simile aumenti dell’intensità di corrente, sono state osservate maggiori variazioni nell’ampiezze delle onde M di bicipiti brachiale colpiti da un ictus rispetto a quelli sani. Questi risultati suggeriscono una reinnervazione collaterale nei muscoli del lato interessato da ictus. Tale probabile aumento del rapporto d'innervazione delle unità motorie nel lato paretico potrebbe spiegare, anche se solo in parte, la ridotta capacità di un controllo motorio fine osservata spesso in pazienti affetti da ictus. BIBLIOGRAFIA [1] Kallenberg LAC, Hermens HJ. Muscle Nerve 2009; 39:177-185. [2] Lukács M, Vécsei L, Beniczky S. Clinical Neurophysiology 2009;120:1539-1542.

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Sessione Poster Clinici

XVIII SIAMOC Conference 3

PC3 - Effetti della riabilitazione del cammino con esoscheletro in pazienti post-ictus subacuti: risultati preliminari M Goffredo1, E. Guanziroli2, S. Pournajaf1, D. Galafate1, S. Petruccelli1, F. Molteni2, M. Franceschini1,3 1 Dipartimento di Neuroriabilitazione, IRCCS San Raffaele Pisana, Roma, Italia 2 Villa Beretta Centro di Riabilitazione, Ospedale Valduce, Costa Masnaga, LC, Italia 3 Università San Raffaele, Roma, Italia INTRODUZIONE Il recupero del cammino è uno degli obiettivi principali della riabilitazione post-ictus e la terapia robotica ha evidenziato risultati promettenti [1]. Tuttavia, pochi studi clinici si sono occupati della riabilitazione del cammino con esoscheletro. Recentemente è stato commercializzato un esoscheletro indossabile (Ekso™, Ekso Bionics, USA) che permette ai pazienti di mantenere la stazione eretta e camminare, coinvolgendoli nel task motorio attraverso lo spostamento del proprio peso corporeo [2]. Lo scopo di questo studio è quello di valutare gli effetti clinici della riabilitazione del cammino con esoscheletro in pazienti post-ictus subacuti. METODI 30 pazienti post-ictus subacuti sono stati reclutati: 12 (66±10 anni) nel gruppo di controllo (CG) e 18 (64±10 anni) nel gruppo sperimentale (EG). I pazienti hanno condotto 15 sessioni di un’ora (3 volte/settimana) di riabilitazione del cammino con Ekso™ (EG) o tradizionale (CG). Le valutazioni cliniche (Modified Ashworth Scale anca, ginocchio e caviglia - MAS; Motricity Index MI; Trunk Control Test TCT; Functional Ambulation Classification - FAC; 10-meter walking test - 10mwt; 6-minute walking test - 6mwt; Walking Handicap Scale - WHS; Time Up and Go - TUG) sono state condotte all’inizio (T1) e alla fine (T2) del periodo di training. L’outcome primario è la distanza percorsa durante il 6mwt. Il test di Wilcoxon è stato utilizzato per rilevare variazioni significative (p<0.05) tra T1 e T2. RISULTATI La Tabella 1 mostra i risultati ottenuti. Incrementi longitudinali significativi sono stati evidenziati in ambedue i gruppi nel MI, TCT, FAC e WHS. Solamente l’EG ha rilevato incrementi significativi nei test relativi alla deambulazione, ovvero il 6mwt (outcome primario), 10mwt e TUG. Nessuna variazione significativa è stata individuata nel MAS in ambedue i gruppi. DISCUSSIONE La riabilitazione del cammino con esoscheletro ha migliorato le deambulazione dei pazienti sub-acuti rispetto alla terapia tradizionale. Ulteriori studi su un campione più esteso sono necessari per comprendere meglio il fenomeno. Tabella 1. Valutazioni cliniche a T1 e T2 in ambedue i gruppi.

 CG  (n=12)   EG  (n=18)  

T1   T2   T1   T2  MAS  hip   0 [0 0] 0 [0 0] 0 [0 1] 0 [0-1.5] MAS  knee   0 [0-1.5] 0 [0-1.5] 0 [0-1.5] 0.5 [0-1.5] MAS  ankle   0 [0-2] 0 [0-1.5] 0 [0-1] 0 [0-1.5] MI  hemiplegic  lower  limb   51 [10-76] 74 [43-92] 38 [1-64] 61.5 [33-76] TCT   51.17 [12-87] 80.83 [49-100] 36.5 [12-74] 78.08 [49-100] FAC   0.5 [0-3] 2.5 [1-5] 1 [0-3] 2 [0-4] 10mwt  -­‐  speed  (m/min)   25.89±19.12 36.51±32.17 16.86±13.95 24.55±15.70 6mwt  -­‐  distance  (m)   61.33±51.61 123.92±121.8 41.00±24.80 87.22±66.67 WHS   1 [1-3] 2 [1-5] 1 [1-2] 2 [1-5] TUG  -­‐  speed  (1/s)   43.50±25.53 35.50±27.44 0.00±0.00 14.11±18.16

test clinici: mediana [min max]; velocità e distanza: media±σ; bold=p<0.05, T1 vs T2   BIBLIOGRAFIA [1] Esquenazi A. et al. American journal of physical medicine & rehabilitation, 2012;91(11):911-921. [2] Mertz L. IEEE pulse 2012;3(4):56-61.

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XVIII SIAMOC Conference 4

PC4 - Effetto della terapia robotica sulle sinergie muscolari A.Scano1, A.Chiavenna1, M.Malosio1, L.Molinari Tosatti1, F.Molteni2 1Istituto di Tecnologie Industriali e Automazione, Milano, Italia, 2 Presidio di Riabilitazione dell’Ospedale Valduce Villa Beretta, Costa Masnaga (LC), Italy INTRODUZIONE Le sinergie muscolari sono pattern di muscoli coattivanti che sono attivati da un medesimo comando neurale [1]. Il movimento di reaching 3D rispetto ad un target fisso si caratterizza, nei soggetti sani, per la presenza di due sinergie: la prima, elevatrice di spalla, e di estensione dell’avambraccio, che coinvolge principalmente deltoidi e il tricipite, e la seconda, stabilizzatrice di spalla, dominata dal trapezio [2]. Nel presente studio, il pattern dei sani viene confrontato a quello di pazienti neurologici dopo l’effetto di terapia robotica con robot end-effector per valutare l’efficacia della terapia e l’effetto dell’interazione con il robot. METODI 21 pazienti neurologici hanno eseguito terapia robot-assistita, consistente in movimenti funzionali di reaching e mano alla bocca, per 12 sedute da 40 minuti l’una. Pre e post trattamento, viene loro registrata l’attività EMG relativa a trapezio, deltoidi anteriore, mediano, posteriore, pettorale, tricipite, bicipite e brachioradiale, in interazione con robot e liberi. In base alle sinergie muscolari estratte tramite il metodo non-negative matrix factorization, i pazienti vengono suddivisi in: 1) simil-sani, nei quali sono presenti le due sinergie rappresentate dai gruppi muscolari principali; 2) avanzatori (presenza della sola prima sinergia che consente il gesto ma con minor controllo); 3) dispersi, aventi pattern attivo ma non coordinato, o compensi evidenti, in grado di produrre moto; 4) fissatori, aventi principalmente la seconda sinergia di fissazione attiva; 5) distali, la cui attività EMG è concentrata sul gomito e che perdono parte del range of motion. Viene monitorata l’eventuale migrazione di un paziente da una categoria ad un’altra, sia nei movimenti liberi che in quelli robot-assistiti. RISULTATI I risultati mostrano in primo luogo come i pazienti tendano a migrare da una classificazione ad un’altra sia nel movimento libero che soprattutto in interazione con il robot. Il robot induce effetti regolarizzanti su alcuni pazienti e altera invece le attivazioni di altri. I pazienti dispersi sono quelli che sembrano ottenere i benefici maggiori dalla terapia, non avendo probabilmente ancora utilizzato tutto il loro potenziale di neuroplasticità.

Figura 1. Reaching 3D: sinergie e pattern di attivazione (soggetti sani)

DISCUSSIONE L’interazione con robot ha caratteristiche complesse. A fine terapia, sui pazienti vengono indotte modificazioni dei pattern EMG con effetto positivo su alcuni dei pazienti affetti da pattern disperso. BIBLIOGRAFIA [1] E. Bizzi and V. C. K. Cheung, Front. Comput. Neurosci., vol. 7, no. April, p. 51, 2013. [2] Scano A., International Conference On Rehabilitation Robotics 2017.

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XVIII SIAMOC Conference 5

PC5 - Quali fattori influenzano il patterndi propulsione in carrozzina inSCI? Studio Elettromiografico e metabolico. R. Blanco1,L. Biasutti2,E. Bizzarini1 ,M. Floreani 2,A. Collodel1,A. Poletto3,B. Grassi2,A. Zampa1 1Dipartimento di Medicina Fisica e Riabilitazione, Azienda Universitaria, Udine, Italia, 2Dipartimento di Medicina, Università di Udine, Italia,3Corso di Laurea in Fisioterapia, Università degli Studi di Udine INTRODUZIONE La lesione midollare (LM) determina la riduzione più o meno importante della forza muscolare e della performance cardiovascolare. Caratterizzare il pattern di spinta della carrozzina (utilizzata come principale mezzo di locomozione), tenendo conto dei fattori che potrebbero influire su questo movimento ripetitivo (livello lesionale, completezza della lesione e pratica sportiva) risulta importante per prevenire danni da sovraccarico agli arti superiori. Lo scopo dello studio è analizzare con elettromiografia di superficie (sEMG) e analisi dei gas espirati gli effetti che questi fattori hanno sul pattern di spinta. METODI È stato reclutato un campione di 16 soggetti con LM in fase cronica: 9 paraplegici (P) e 7 tetraplegici (T) con caratteristiche eterogenee per livello lesionale, completezza della lesione e la pratica dell'attività sportiva e un gruppo di 7 controlli (C) sia atleti che sedentari. Tutti hanno eseguito 2 test di spinta della carrozzina della durata di 4 minuti su ergometro a rulli: alla Self Selected Speed (SSS) e alla Massima Velocità (MS). Sono stati raccolti ed analizzati parametri elettromiografici (RMS, Slope e Timing) e metabolici (VO2, Fc); sono stati raccolti dati di velocità media (Vmed) e le frequenze di spinta (FS). RISULTATI L'analisi in cluster dei parametri elettromiografici e metabolici, ha identificato due gruppi: il primo gruppo include tutti i soggetti P e C, il secondo gruppo include tutti i soggetti T. La valutazione statistica dei due cluster, distinta per ogni minuto di test alla MS, sebbene non abbia evidenziato differenze significative per i valori di RMS, ha mostrato differenze per i valori di Slope significative (p<0,05) al 2° e 4° minuto del test (T > P e C) e di FS (p<0,05) per tutti e 4 i minuti del test (T<P e C). Per i dati metabolici ha rivelato una relazione inversamente proporzionale tra livello lesionale e VO2 (T<P, p<0,05) e Fc (T<P, p<0,05), così come tra livello lesionale e Vmed sostenute (T<P, p<0,05). Una successiva analisi qualitativa del segnale sEMG ha evidenziato per tutti i soggetti il mantenimento delle sinergie muscolari, compito-relate, in relazione all'aumento della velocità. Tuttavia il gruppo T non è stato in grado di modulare l'attività dei muscoli Bicipite (BB) e Tricipite Brachiale (TB) in funzione della biomeccanica della fase di "pull" e"push", all'aumentare della velocità di spinta, mostrando un'attivazione prolungata del Deltoide Anteriore (DA). Per tutti i soggetti si evidenzia un aumento dei valori di RMS all'aumentare della velocità. DISCUSSIONE Nonostante la grande differenza inter-individuale nella propulsione in carrozzina è possibile tracciare un comune denominatore tra i soggetti studiati: le conservate sinergie muscolari e l'aumento della potenza muscolare all'aumentare della velocità di spinta.[1,2,3] Il clustering, ha messo in evidenza le differenze neuromuscolari e metaboliche tra i due gruppi, mostrando quale unico fattore che influenza il pattern di spinta in carrozzina il livello lesionale. Il deficit di forza muscolare ed il ridotto controllo motorio, imposti dalla lesione midollare, influiscono significativamente sulla spinta per i soggetti con livello lesionale alto. Nessuna classificazione è stata identificata dall'algoritmo di analisi per completezza o meno della lesione e/o svolgimento o meno di attività sportiva. I T mostrano un pattern di spinta caratterizzato da una contemporanea attivazione di tutti i muscoli sinergici alla spinta, per sopperire al deficit funzionale del TB e mantenere la velocità. La propulsione dipende, maggiormente dagli altri muscoli deputati alla propulsione, come il DA, determinando un pattern a maggiore espressione di potenza muscolare, maggior affaticamento e bassa velocità; ne consegue un minor consumo d’ossigeno e frequenza cardiaca. Per i P, nonostante il ridotto controllo motorio del tronco, il timing di attivazione muscolare, compito-specifico, risulta sequenziale ed in relazione alla variazione di velocità, mostrando un comportamento simile ai controlli. BIBLIOGRAFIA [1] Peter Schantz, Per Bjorkman et al., Scand J Rehab Med. 1999, 31: 67–76 [2] Slowik JS, Requejo PS,Mulroy SJ et al., J Biomech 2016; 14;49(9):1554-61 [3] Mulroy SJ, Farrokhi S, Newsam CJ, Perry J Arch Phys Med Rehabil 2004; 85: 925-34

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PC6 - Valutazione biomeccanica dell’esecuzione del drop jump test prima dell’intervento di ricostruzione del LCA. F. Cibin1, D. Pavan1, A. Guiotto1, F. Spolaor1, A. Colangelo1, A. Pavanello2, M. Baldo2, T. Casagrande2, G. Sbrocco2, Z. Sawacha1. 1 Università degli Studi di Padova, Padova, Italy 2 Federazione Italiana Rugby, Roma, Italy INTRODUZIONE Le lesioni al LCA si verificano quando le forze applicate al legamento sono maggiori dei carichi che può sopportare [1] quindi i metodi di screening dovrebbero essere correlati all’eziologia meccanica delle lesioni stesse per essere efficaci nell'identificazione degli atleti a rischio [2]. I meccanismi maggiormente responsabili della rottura del LCA sono: la rotazione eccessiva di valgo al ginocchio, i momenti di rotazione interna del ginocchio e l’eccessivo slittamento anteriore della tibia [2,3]. Qualsiasi metodo di screening efficace per la prevenzione delle lesioni del LCA dovrebbe prendere in considerazione queste variabili biomeccaniche che giocano un ruolo fondamentale nella lesione del LCA. Per chiarire e meglio comprendere le caratteristiche biomeccaniche di un ginocchio infortunato in questo studio abbiamo valutato le differenze tra il ginocchio leso e quello sano di due giocatori d’élite di rugby prima dell’intervento chirurgico. METODI Sono stati coinvolti 2 soggetti con diagnosi di lesione al LCA (media ± dev.st BMI: 32.1±3.2 kg/m2, età: 29.5±3.5 anni), entrambi coinvolti in competizioni internazionali. Dopo aver firmato il consenso informato, i due soggetti hanno eseguito 3 drop jump monopodalici destri, 3 sinistri e 3 bipodalici da un gradino alto 32 cm. Durante l’esecuzione sono stati acquisiti i dati provenienti da due pedane di forza (Bertec, FP2060, 960 Hz), e i segnali originati dall’elettromiografia di superficie (Free 1000 BTS, 1000 Hz) dei seguenti muscoli: Retto Femorale (RF), Bicipite Femorale (BF), Tibiale Anteriore (TA), Gastrocnemio Laterale (GL). Un sistema stereofotogrammetrico (6 telecamere, 60-120 Hz, BTS) ha registrato le traiettorie 3D dei marker. I dati raccolti sono stati quindi elaborati utilizzando un codice Matlab appositamente sviluppato per calcolare gli angoli e i momenti di ginocchio, l’envelope EMG. I confronti dei dati sono stati effettuati applicando il test non parametrico di Wilcoxon tra il lato sano e quello lesionato di ciascun atleta. RISULTATI I risultati ottenuti mostrano differenze significative tra il ginocchio lesionato e quello sano sia per quanto riguarda la cinematica che la dinamica in entrambi i soggetti (Figura 1). Sono state rilevate differenze significative anche per quanto riguarda le attivazioni muscolari di RF, BF e GL. DISCUSSIONE I nostri risultati confermano tre importanti aspettative: l’efficienza del drop jump nell’evidenziare le alterazioni biomeccaniche degli arti inferiori dopo una lesione del LCA, l’alterazione muscolare associata alla lesione, ultimo ma non meno importante il nostro metodo è efficace come strumento di valutazione sia degli effetti dell’intervento chirurgico che di quelli del seguente processo di riabilitazione. BIBLIOGRAFIA [1] Myer GD, et al. (2010). Am J of Sports Med, 38(10), 2025-33. [2] Fox A, et al. (2016) Sports Med, 46(5), 715-35. [3] Shin CS, et al. (2009) J of Biomech, 42(3), 280-85. [4] Leardini A, et al. (2007) Gait & Posture, 26, 560-71.

Figura 1: Risultati del soggetto 1: in alto torque del ginocchio, sotto picco dell’envelope e posizione in % durante il gesto (media ± dev.st.). Confronto tra destra (lato con lesione) e sinistra (lato sano) (* = p<0,05).

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PC7 - L'asimmetria del cammino in persone con amputazione transtibiale e transfemorale: un' analisi biomeccanica con un singolo sensore indossabile I. Sapienza1, A. Vagnini3, M.S. Valle2, A. Casabona2, M. Cioni1,2 1U.O.P.I. Analisi del Cammino e della Postura in Medicina Riabilitativa-A.O.U. Policlinico Vittorio Emanuele di Catania; 2Laboratorio di Neuro-Biomeccanica, Dipartimento BIOMETEC -Università di Catania; 3BTS Bioengineering, Garbagnate Milanese3, Italy. INTRODUZIONE Nelle persone con amputazione unilaterale la percentuale di carico esercitata sull' arto sano è maggiore che sull' arto protesizzato, indicando un meccanismo compensatorio che permetta una maggiore stabilità statico-dinamica. L' asimmetria del cammino rappresenta quindi un'importante variabile nello studio della mobilità delle persone con amputazione transtibiale (ATT) e transfemorale (ATF). Pertanto, lo scopo di questo studio è stato di analizzare l’asimmetria del cammino, identificando un Indice di Simmetria (IS), e un Indice di Propulsione (IP) mediante un singolo sensore inerziale, in un gruppo di persone con ATT e ATF METODI Hanno preso parte a questo studio 5 pazienti con ATT (età 51.0±9.0), 5 pazienti con ATF (età 54.0±14.0) e 10 soggetti sani (GC, età 48.0±12.0). Ognuno ha compiuto un percorso di 10 metri, indossando un sensore inerziale (BTS G-WALK, BTS Bioengineering, Italy), applicato a livello dell’osso sacro (S2). Per l’analisi dei dati è stato utilizzato uno specifico software (BTS G-Studio, BTS Bioengineering, Italy). Sono stati registrati i parametri spazio-temporali del cammino. L' IS è stato calcolato ed espresso in percentuale [1]. L' IP, cioè la differenza nell' accelerazione AP tra le fasi di singolo supporto (SS) sinistro e destro, è stato calcolato come segue:

IP = ASS  (LPI − RPI) dove ASS è il valore assoluto, LPI è il coefficiente angolare della retta che passa tra il punto A1 e B1, A1 è il valore dell'accelerazione AP media all'inizio della fase di SS sinistro, B1 è il valore dell'accelerazione AP media alla fine della fase di SS sinistro, RPI è il coefficiente angolare della retta che passa tra il punto A2 e B2, dove A2 è il valore dell'accelerazione AP media all'inizio della fase di SS destro e B2 è il valore dell'accelerazione AP media alla fine della fase di SS destro. La differenza statistica tra le variabili è stata analizzata mediante l'ANOVA a una via e applicando la correzione post-hoc di Bonferroni. RISULTATI Il valore dell' IS del GC era al 95.87%; il valore più basso è stato riscontrato nel gruppo ATF (IS = 60.26). E' stata trovata una differenza statistica per l' IS tra i gruppi (F = 137.26; p < 0.001), e dopo correzione post hoc, una differenza nell' IS tra tutti i gruppi: GC e ATT (p < 0.001), GC e TF (p < 0.001), ATF e ATT (p < 0.001). Per l’IP, sono stati calcolati i seguenti valori : GC = 0.77; ATT = 1.23; ATF = 1.88 con una differenza significativa tra i gruppi (F = 9.21, p < 0.001). Dopo correzione post hoc abbiamo osservato una differenza tra il GC ed il gruppo ATF (p < 0.001). E' stata osservata una differenza tra i gruppi ATT e ATF per la cadenza e la velocità (p < 0.005). DISCUSSIONE I principali risultati del nostro studio indicano che le persone con ATT e ATF hanno un differente IS rispetto a GC e tra loro. Inoltre, abbiamo dimostrato che gli ATF hanno una maggiore asimmetria di propulsione rispetto al GC, mentre gli ATT si avvicinavano di più ai valori del GC. Il nostro studio indica che con un singolo sensore inerziale indossabile è possibile discriminare tra differenti condizioni patologiche/biomeccaniche nelle persone con amputazione ed inoltre, suggerisce che l'analisi di IS e IP può essere utile per un' accurata messa a punto delle protesi. BIBLIOGRAFIA [1] Che-Chang, et al. “Real-Time Gait Cycle Parameter Recognition Using a Wearable Accelerometry System”, Sensors 2011; 11: 7314-7326

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PC8 - Studio preliminare per la validazione di un nuovo sensore indossabile per l’analisi biomeccanica degli arti superiori nel Parkinson M. Rinieri3, L. Santarelli1, L. Fabbri2, G. Pastucci1, E. Rovini1, D. Esposito1, S. Pancani2, C. Maremmani4, F. Vannetti2, F. Cavallo1 1Istituto di Biorobotica, Scuola Superiore Sant'Anna, Pontedera, Italia, 2IRCCS Fondazione Don Gnocchi, Firenze, Italia, 3Università degli Studi di Firenze, NEUROFARBA, Firenze, Italia, 4Unità Operativa Neurologia, Ospedale delle Apuane, Azienda USL Toscana Nord Ovest, Massa, Italia INTRODUZIONE Le principali limitazioni delle scale cliniche, come può essere l’UPDRS, sono di essere dipendenti dal valutatore e poco sensibili alle piccole variazioni [1]. Il sistema sensorizzato indossabile (SensHand) è stato sviluppato al fine di ottenere una valutazione quantitativa e più accurata degli individui affetti da Parkinson, in modo da permettere una diagnosi e un miglior monitoraggio della progressione della malattia [2]. Lo scopo del presente lavoro è di sviluppare una procedura di validazione per verificare l’affidabilità di questo nuovo sistema. Questo studio pilota si focalizza sull’analisi degli arti superiori di soggetti sani e confronta i valori misurati con SensHand con quelli misurati con un sistema ottico di analisi del movimento (BTS SMART-DX), considerato come gold standard. METODI Nello studio sono stati inclusi 10 soggetti sani (5 femmine, 5 maschi, età 28.5±4.0). SensHand è un sistema costituito da quattro moduli inerziali: un modulo è posizionato sull’avambraccio, mentre gli altri sono posizionati sulla falange distale del pollice, dell’indice e del dito medio (Figura 1a). I soggetti sono stati equipaggiati anche con una serie di marker passivi, fissati tramite del nastro adesivo. I dati sono stati acquisiti simultaneamente da SensHand e da BTS SMART-DX, sincronizzati tra loro grazie ad un segnale di trigger. Ai partecipanti è stato chiesto di eseguire alcuni degli esercizi compresi nella batteria UPDRS, quali tapping pollice-indice, tapping indice su piano, apertura-chiusura della mano e prono-supinazione dell’avambraccio. Dalle acquisizioni fatte sono stati estratti il numero di ripetizioni e la frequenza (Hz). In base alla normalità dei dati, sono stati effettuati un t-test (significatività P=0.05) e una correlazione di Pearson, oppure un test di Mann Whitney (significatività P=0.05) e una correlazione di Spearman. Inoltre è stato calcolato l’errore percentuale come la differenza tra i valori misurati con i due sistemi, normalizzati per quelli misurati usando il BTS SMART-DX. RISULTATI I risultati mostrano un ridotto errore percentuale in ognuno degli esercizi, con maggiore conformità nel caso del numero di ripetizioni (Figura 1b). P-value maggiori di 0.05 evidenziano che le medie (o mediane) ottenute per ogni esercizio non differivano significativamente. È stato inoltre ottenuto un buon coefficiente di correlazione (>0.9) sia per la frequenza che per il numero di ripetizioni in ciascun movimento, specialmente per quanto riguarda il numero di ripetizioni nella prono-supinazione.

Figura 1: a)Sistema SensHand, composto da unità indossabili da posizionare sull’arto superiore (polso e dita). b) Risultati di frequenza e numero di ripetizioni. Dati presentati come media±SD o mediana (IQR), a seconda della normalità dei dati. DISCUSSIONE I risultati ottenuti suggeriscono che SensHand è affidabile nell’identificare i parametri analizzati. Il sistema sembra promettente nel misurare quantitativamente le caratteristiche del movimento della mano durante esami clinici di routine. Studi futuri potrebbero considerare tutti gli esercizi previsti dall’UPDRS, ed estendere la valutazione agli arti inferiori. Potrebbero essere studiati ulteriori parametri per stimare il pattern di controllo motorio nel Parkinson, per arti superiori e inferiori. BIBLIOGRAFIA [1] Cohen S, et al. MHealth 2016; 12: 2-20. [2] Butt A, et al. International Journal of Distributed Sensor Network 2017; 13 (5).

Errore % BTS SensHand P-value r/ρ Frequenza (Hz) tapping pollice-indice 0.89 3.97±1.00 3.96±1.01 0.971 0.998 tapping indice su piano 0.67 4.27±0.77 4.27±0.77 0.993 0.997 apertura-chiusura mano 1.71 2.12(1.55) 2.03(1.56) 0.799 0.994 prono-supinazione 1.53 1.79(1.70) 1.78(1.72) 0.989 0.994 Numero di ripetizioni tapping pollice-indice 0.54 40.0±9.9 39.8±10.0 0.95 0.999 tapping indice su piano 0.64 43.6±7.7 43.3±7.5 0.901 0.998 apertura-chiusura mano 0.41 20.0(16.3) 20.2(16.3) 0.968 0.998 prono-supinazione 0 18.5(16.8) 18.5(16.8) 1 1 a) b)

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PC9 - Confronto tra due modelli di protesi totale di ginocchio durante la camminata: pivot mediale e postero-stabilizzata. Studio pilota. F. Esposito1,2, M. Freddolini 1,2, L. Latella1,3, M. Marcucci1,2,3, A. Corvi 1,2 1 Laboratorio Congiunto di Analisi del Movimento, “Fondazione ONLUS: In cammino…”, Fucecchio (FI), Italia 2 Dipartimento di Ingegneria Industriale (DIEF), Università degli Studi di Firenze, Italia 3

Centro Eccellenza Sostituzioni Articolari Toscana (C.E.S.A.T.), Fucecchio (FI), Italia INTRODUZIONE La sostituzione totale del ginocchio è una pratica comune nei pazienti con osteoartrosi avanzate. Esistono diversi design di protesi di ginocchio e in questo studio si confronteranno la protesi postero-stabilizzata e quella a pivot mediale. Studi in vitro dimostrano che la protesi a pivot mediale riproduce la cinematica del ginocchio fisiologico meglio della protesi postero-stabilizzata [1]. L’attività selezionata per lo scopo dello studio è la camminata su superficie piana [2], al fine di rilevare eventuali differenze nei parametri biomeccanici del ginocchio come la cinematica e la dinamica [3]. METODI Sono stati selezionati 8 pazienti con protesi a pivot mediale (PV), 8 pazienti con protesi postero-stabilizzata (PS) e 8 soggetti sani come gruppo di controllo (CG). I criteri di esclusione per i pazienti comprendono: BMI<35 kg/m2, patologie a carico del sistema nervoso o cardiovascolare, ulteriori impianti protesici oltre a quella del ginocchio, dolore alla gamba sana. L’acquisizione dei dati è stata eseguita nel laboratorio di biomeccanica del C.E.S.A.T. di Fucecchio. La strumentazione utilizzata per misurare i parametri cinematici e dinamici comprende un sistema optoelettronico di 8 telecamere ad infrarossi, due piattaforme di forza e un set di marker passivi. I marker sono stati posizionati secondo il protocollo DAVIS. In seguito all’acquisizione di standing è stato chiesto al paziente di camminare su una pedana lunga 10 metri. Sono state acquisite almeno 5 prove valide per paziente. Parametri spazio-temporali, comprendenti velocità, lunghezza e durata passo, insieme alla misura dei range articolari e dell’ampiezza picco-picco dei momenti di adduzione/abduzione sul ginocchio sono stati selezionati per questa prima analisi preliminare delle prestazioni biomeccaniche delle protesi. RISULTATI I risultati sono riportati nella tabella 1. I dati spazio-temporali e i range articolari sono simili tra i tre gruppi. I momenti sono stati normalizzati rispetto al peso corporeo e risultano superiori nel gruppo PS rispetto al gruppo MP e ai controlli. Tabella 1. Risultati per i tre gruppi FE ROM

[°] AA ROM

[°] IE ROM

[°] AA P-P [Nm/kg]

Velocità [m/s]

L [m]

T [s]

MP 50.6±5.0 10.1±5.1 19.7±5.6 0.689±0.139 0.89±0.17 1.06±0.13 1.21±0.07 PS 54.0±6.6 11.6±4.4 22.4±5.0 0.743±0.090 0.95±0.13 1.13±0.11 1.19±0.11 CG 59.7±4.7 13.6±6.0 22.4±6.8 0.636±0.088 1.17±0.08 1.32±0.09 1.12±0.07

FE = flesso-estensione; AA = ab-adduzione; IE = intra-extra rotazione; P-P = picco-picco; ROM = Range of Motion; L=lunghezza passo; T=durata passo DISCUSSIONE I risultati preliminari mostrano ridotte differenze sia nei dati spazio temporali che nei range articolari durante la deambulazione tra i gruppi MP e PS, entrambi vicini ai range fisiologici. I momenti di adduzione/abduzione risultano superiori nel gruppo PS rispetto al gruppo MP, che si avvicinano ai valori del gruppo di controllo. Un aumento delle sollecitazioni, soprattutto sul piano frontale, potrebbe influire negativamente sull’usura delle componenti con conseguente riduzione della vita della protesi, ma ulteriori indagini sono necessarie per confermare questa ipotesi. Un’analisi dettagliata e più esaustiva che terrà conto di ulteriori parametri cinematici e cinetici verrà fornita al completamento dello studio. Si procede inoltre con l’aumento del campione di riferimento per confermare statisticamente i dati. BIBLIOGRAFIA [1] Steinbruck, et al. Clinical Biomechanics 2016: 33(2016):42-48 [2] Komnik, et al. Gait & Posture 2015;41(2015):370-377 [3] Zeni el al. The Knee 2011;18(2011):156–159

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PC10 - Cinematica dell’arto superiore in bambini con emiplegia secondo classificazione di Ferrari E. Trento1, D. Conte1, E. Carraro1, G. Bongiorno1, C. Venturato1, A. Ferrari2, A. Martinuzzi1

1 IRCCS “E. Medea” – Ass. La Nostra Famiglia, Conegliano (TV), Italia 2 Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Italia INTRODUZIONE In letteratura sono descritte alcune metodologie di valutazione quantitativa e strumentale della manipolazione in bambini con paralisi cerebrale infantile (PCI), es.[1], ma lo studio cinematico della funzione dell’arto superiore risulta difficoltoso per la sua variabilità e complessità. Scopo del lavoro è verificare la correlazione tra la classificazione della funzione manipolatoria del bambino emiparetico di Ferrari e Cioni [2] e la cinematica dell’arto superiore, per mani semifunzionale e sinergica (II e III classe). Il dato strumentale può integrare la valutazione clinica qualitativa della manipolazione al fine di riabilitare la funzione dell’arto superiore nelle attività di vita quotidiana dei bambini con emiparesi. METODI 5 soggetti con PCI (emiparesi spastica, gruppo studio GS), classificati come mano II o III [2], e 11 con sviluppo normotipico (gruppo controllo GC), sono stati valutati clinicamente con scale di valutazione internazionalmente validate (Melbourne e Besta), classificati secondo Manual Ability Classification System e Gross Motor Function Classification System. La cinematica di arto superiore (spalla, gomito, polso, prime tre dita), capo e tronco è stata valutata mediante un sistema BTS (9 camere) utilizzando un’estensione del protocollo Rab [3]. Sono stati inoltre valutati parametri di velocità, durata, geometria, precisione e fluidità del movimento durante task motori manuali ripresi dalla scala Melbourne [4], ripetuti 4 volte ciascuno. RISULTATI Tra i parametri esaminati, la durata del ciclo di movimento e indice di curvatura della traiettoria sono risultati minori in GS rispetto a GC, con valori inferiori in mano II rispetto a III, mentre velocità media e velocità di picco sono maggiori. GS ha maggior flessione anteriore di tronco e minor allungamento del braccio. La cinematica di GS evidenzia aumentata pronazione dell’avambraccio, flessione e deviazione ulnare del polso, con strategie e timing di esecuzione differenti tra le due classi (Fig.1).

Fig. 1 Prono-supinazione di avambraccio e flesso-estensione di polso per mani II (a sx) e III (a dx) (media di 4 prove per ogni soggetto) confrontate con controlaterale sano e con GC durante: - avvicinamento - raggiungimento - afferramento - sollevamento - rilascio (e ritorno) di un cubetto.

DISCUSSIONE La cinematica di gomito, polso e dita, durante l’esecuzione dei task esaminati, appare determinante per differenziare le mani III dalle II, specie in termini di flessione e pronazione del gomito, flessione e deviazione ulnare del polso, flessione delle dita. In particolar modo la valutazione strumentale evidenzia la differente strategia di polso utilizzata dalle mani sinergiche rispetto alle semifunzionali. BIBLIOGRAFIA [1] Jaspers E et al. Gait & Posture 2009; 30(4): 395-404. [2] Ferrari A., Cioni G. Le forme spastiche della paralisi cerebrale infantile, Springer , Milano, 2005. [3] Rab G, et al. Gait & Posture 2002;15:113-119. [4] Randall M. et al. The Melbourne Assessment of Unilateral Upper Limb Function, 1999

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PC11 - Correlazione dell’indice di mobility del dispositivo ADAMO con misure di performance fisiche e di salute: risultati preliminari di un Living Lab del progetto IMI SPRINTT P.R. Brustio 1, A. Mulasso 1, D. Giacone 1, S. D’Emanuele 1, V. Galfano 2, F. Luisi 2, K. Tretyakova 2, L.M. Donini 2, A. Rainoldi 1 1 NeuroMuscularFunction | research group, School of Exercise and Sport Sciences, Department of Medical Sciences, University of Turin, Turin, Italy, 2 Department of Experimental Medicine, Medical Pathophysiology, Food Science and Endocrinology Section, “Sapienza” University of Rome, Rome, Italy INTRODUZIONE ADAMO è uno strumento di monitoraggio remoto prodotto da Caretek S.r.l. rivolto alle persone anziane che permette di identificare le situazioni di emergenza come le cadute e di monitorare i livelli di mobility della persona. ADAMO è composto da un orologio da polso e una stazione base che riceve i dati dall’orologio. L’orologio, ogni 10 minuti, registra dati raw provenienti dai suoi sensori, li trasmette alla stazione base che a sua volta li inoltra ad un server di archiviazione. Le soluzioni di telemonitoraggio possono ridurre gli outcome negativi di salute come le visite mediche urgenti, l’ospedalizzazione e il tempo di permanenza in ospedale [1]. Il presente studio, parte del progetto IMI SPRINTT, intende valutare l’associazione dell’indice di mobility rilevato con ADAMO con gli indicatori di funzionalità fisica e dello stato di salute in un campione di anziani. METODI Hanno partecipato allo studio 35 anziani (70±6 anni, range 65-89 anni; 60% di genere femminile) residenti in Piemonte e nel Lazio. Sono state coinvolte persone con età superiore ai 65 anni, disponibili a utilizzare lo strumento, in grado di recarsi presso il centro in cui sono stati effettuati i test in autonomia o accompagnati e in grado di comprendere e rispondere ai questionari. Sono state invece escluse le persone affette da malattie acute o croniche che controindicassero l’esecuzione dei test motori. Al termine dello screening a ciascun partecipante è stato consegnato ADAMO. L’orologio è stato indossato 24 ore su 24 per una settimana. L’indice di mobility, estratto dalla piattaforma web di ADAMO, è un parametro che indica l’attività fisica svolta dall’utente, suddividendo il dato in percentuali di tempo trascorso nei seguenti livelli di mobility: Very Low Mobility (VLM), Low Mobility (LM), Medium Mobility (MM), High Mobility (HM), e Very High Mobility (VHM). La funzionalità fisica è stata valutata utilizzando le 5 ripetizioni del test Sit to Stand (StS) della Short Physical Performance Battery [2]. Lo stato di salute è stato indagato con i seguenti due questionari: la versione italiana del Tilburg Frailty Indicator (TFI) [3] per valutare la fragilità, e il 12-Item Short-Form Health Survey [4] per valutare la qualità di vita, considerando sia la Physical Component Summary (PCS) sia la Mental Component Summary (MCS). I dati sono stati analizzati con il software statistico SPSS, Versione 24 (SPSS Inc., Chicago, IL, USA). Sono state condotte analisi descrittive e analisi di correlazione, utilizzando il coefficiente di Spearman. RISULTATI I partecipanti hanno riportato i seguenti valori medi dell’indice di mobility: 48.1% per VLM, 13.8% per LM, 17.8% per MM, 12.6% per HM, e 7.7% per VHM. La media del test StS è risultata pari a 15 s (SD=4). Il punteggio medio di fragilità corrispondeva a 4 punti (SD=2), con 6 (37.5%) persone che sono risultate in una condizione di fragilità. Il valore medio delle scale PCS e MCS erano, rispettivamente, 15 (SD=2) e 20 (SD=4) punti. Sono emerse le seguenti correlazioni significative: i) StS con VHM (r=-0.515, p=0.041); ii) TFI con VLM (r=0.747, p=0.001), con MM (r=-0.565, p=0.022), con HM (r=-0.512, p=0.043); iii) MCS con VLM (r=-0.516, p=0.041), con HM (r=0.487, p=0.055), con VHM (r=0.615, p=0.011). Non si sono invece riscontrate correlazioni significative tra l’indice di mobility e la scala PCS. DISCUSSIONE I risultati mostrano che l’indice di mobility rilevato con ADAMO è associato in modo significativo con indicatori validati di funzionalità fisica e di salute nelle persone anziane. In particolare, le persone con una migliore performance nel test StS presentavano una maggiore VHM. Coloro in una condizione di fragilità più severa mostravano una maggiore VLM e minori MM e HM. Infine, all’aumentare del benessere mentale corrispondeva una minore VLS e maggiori HM e VHM. ADAMO può essere quindi considerato un utile strumento di telemonitoraggio per le persone anziane, che permette di rilevare in modo non intrusivo dati sulla mobility strettamente associati alla condizione di salute individuale. BIBLIOGRAFIA [1] Paré G, et al. Journal of the American Medical Informatics Association 2007;14(3):269-277. [2] Guralnik JM, et al. Journal of Gerontology 1994;49(2):M85-M94. [3] Mulasso A, et al. Research on Aging 2016;38(8):842-863. [4] Ware JE, et al. Medical Care 1996;34(3):220-233.

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PC12 - Attività dei muscoli del dorso in musicisti: confronto tra due tipi di sedute A. Russo 1, S. D’Emanuele 2, F. Serafino 1, A. Aranceta-Garza 3, R. Merletti 1 1 LISiN (Dipartimento di Elettronica e Telecomunicazioni, Politecnico di Torino), Torino, Italia 2 SUISM (Scienze dell'Esercizio Fisico e dello Sport, Università di Torino), Torino, Italia 3 BME (Biomedical Engineering Department, University of Strathclyde), Glasgow, United Kingdom INTRODUZIONE I musicisti sono una categoria professionale ad alta incidenza di Playing Related Musculoskeletal Disorders (PRMDs), dal 73,3% al 87,7% nei violinisti [1]. Un importante fattore di rischio è dato dalla tipologia di seduta. L’obiettivo dello studio è valutare l’attività EMG dei muscoli erettori spinali (porzione lombare) di violinisti e pianisti su una sessione di studio di lunga durata (2 h per violinisti, 1 h per pianisti) confrontando una seduta standard con una seduta ergonomica a sella (modello Move, Varièr Furniture) modificata con un supporto lombare selezionata in un lavoro precedente [2]. METODI Sono stati studiati sette violinisti ed otto pianisti, studenti dei Conservatori di Alessandria, Cuneo e dell’Istituto Musicale della Valle d’Aosta. Sono state utilizzate matrici da 16x8 elettrodi (IED 10 mm) per i due lati della schiena (totale 256 elettrodi). Le matrici coprono approssimativamente il tratto spinale compreso tra T11 e L4, con le otto colonne parallele alla colonna vertebrale. Ogni soggetto ha suonato ininterrottamente una sequenza di brani per tutta la durata dell’esperimento e ogni 5 minuti sono stati acquisiti 20 secondi di EMG, durante i quali veniva suonato un brano di test. Da ogni brano di segnale singolo differenziale (SD) sono state calcolate le mappe di ampiezza RMS (Root Mean Square), da cui è stata estratta la regione attiva e il suo valore medio come indice di ampiezza. È stata effettuata la differenza tra i valori di RMS medi calcolati sulla sedia standard e su quella ergonomica per ognuna delle acquisizioni ottenendo, per ogni soggetto e ciascun lato della schiena, una serie di differenze pari al numero di acquisizioni. Di tale dataset è stata testata statisticamente la positività (Wilcoxon signed rank test, p<0.05).

RISULTATI PRELIMINARI Ognuno dei soggetti studiati fino ad ora ha mostrato una differenza statisticamente positiva di RMS medio delle regioni attive delle mappe SD tra la sedia standard e la sedia ergonomica modificata, con riduzioni comprese tra il 30% e l’80% (calcolate rispetto alla sedia standard). Si veda la figura 1.

Figura 2 – Mappe RMS differenziali di un soggetto violinista su sedia standard e ergonomica. Le mappe sono state interpolate con un fattore 15 per una migliore rappresentazione. DISCUSSIONE In ciascun soggetto l’utilizzo della sedia ergonomica con supporto lombare ha ridotto in modo statisticamente significativo l’attività dei muscoli studiati. La dimensione del campione sarà aumentata a 18 pianisti e 13 violinisti per valutare manifestazioni mioelettriche di fatica (MNF, entropia, velocità di conduzione delle fibre). BIBLIOGRAFIA [1] C. Zaza. Am. J. Ind. Med. 1997;32:1019-1025. [2] P. Cattarello, S. Vinelli, M. Gazzoni, R. Merletti., Ergonomics, submitted

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XVIII SIAMOC Conference 13

PC13 - Monitoraggio motorio ininterrotto per 7 giorni in pazienti con malattia di parkinson: dati preliminari E. De Giovannini 1, P. Anzolin 1, Z. Baccarin 1, F. Favaron 1, C. Lain 1, N. Locallo 1, P. Pianalto 1 , C. Tomasi1, M. Rabuffetti 2

1Centro Medico Riabilita Cooperativa Sociale Mano Amica Onlus - Schio (VI) Italia 2Polo Tecnologico, Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus IRCCS, Milano, Italia INTRODUZIONE La malattia di Parkinson presenta un’evoluzione graduale del quadro clinico, caratterizzato prevalentemente da sintomi motori (tremore a riposo, bradicinesia, rigidità, alterazioni posturali), associati a sintomi non motori (e.g., disfonia, disfagia e deficit cognitivi). Una valutazione multidisciplinare è fondamentale per impostare un trattamento riabilitativo per questa tipologia di pazienti e per valutarne l’efficacia [1]. Tuttavia alcuni aspetti della sintomatologia (e.g., tremore, alterazioni ritmo sonno-veglia) e la performance globale, sono quantificabili con difficoltà all'esame clinico. L’obiettivo di questo studio pilota è quello di testare l’utilizzo di actigrafi, strumenti per la registrazione dell’attività motoria giornaliera [2] nella prospettiva di valutare la progressione dei disturbi motori in pazienti con malattia di Parkinson nonché l'effetto di trattamenti riabilitativi. METODO Sono stati selezionati 14 pazienti con malattia di Parkinson, in trattamento farmacologico e con funzioni locomotorie presenti tra gli utenti del Centro Medico Riabilita – Mano Amica Onlus (Schio, VI). I criteri di esclusione sono stati: presenza di grave camptocormia, limitazioni articolari ortopediche significative, marcata distonia, diagnosi di demenza, grave disfagia-disfonia. Inoltre, nessuno dei pazienti era in terapia infusionale continua o aveva subito intervento neurochirurgico. Sette pazienti erano già inseriti nel percorso con trattamento di gruppo (due sedute settimanali di rieducazione motoria, logopedia e di stimolazione cognitiva della durata di 45 minuti) da almeno un anno (gruppo B), gli altri sette non avevano mai intrapreso un percorso riabilitativo (gruppo A). Di ogni paziente, è stato valutato il profilo motorio, logopedico e neuropsicologico con scale cliniche standardizzate. In aggiunta è stata registrata l’attività motoria complessiva per 7 giorni consecutivi tramite un actigrafo basato su un accelerometro triassiale (Geneactiv, Activinsights Ltd, Kimbolton, UK) applicato al polso non dominante. Il dato grezzo, registrato a 100 Hz, è stato analizzato secondo quanto pubblicato in [2]. RISULTATI Partendo dal profilo dell'indice MA di attività motoria, è stato calcolato il parametro MA95%, 95° percentile del livello di attività motoria nelle 24 ore. I risultati hanno evidenziato, per entrambi i gruppi di pazienti, una differenza significativa nel valore mediato sui 7 giorni di registrazione nel confronto con valori osservati in registrazioni di 24h in 27 controlli adulti. Viceversa, considerando il miglior giorno (il più attivo) della settimana per ciascun paziente, la differenza con i controlli, pur osservabile, non è significativa. DISCUSSIONE L’utilizzo degli actigrafi presenta numerosi vantaggi, quali la possibilità di evidenziare-quantificare in modo accurato aspetti relativi alla performance (dati tradizionalmente basati sul resoconto di paziente e caregiver), laddove la valutazione clinica quantifica la capacità in ambulatorio. La registrazione continuata per più giorni consente inoltre di ottenere un profilo medio della performance, così come il riconoscimento di performance quotidiane migliori. Si ipotizza che tali informazioni possano evidenziare gli effetti della riabilitazione multidisciplinare [3,4]. Infine si rileva come i dati, presentati in modo aggregato, siano potenzialmente utili anche alla valutazione clinica del singolo paziente. BIBLIOGRAFIA [1] Skelly, R., Lindop, F., Johnson, C. Progress in Neurology and Psychiatry(2012); 16(2), 10-14. [2] Rabuffetti M., Meriggi P., Pagliari C., Bartolomeo P. Physiol. Meas. (2016); 37 1798-1812 [3] Schneider, S. A., Deuschl, G. Neurotherapeutics(2014) 11(1), 128–138. [4] Loddo, G. , Calandra-Buonaura, et al.. Frontiers in Neurology(2017); 8, 42.

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XVIII SIAMOC Conference 14

PC14 - Single-Subject Design per un esoscheletro di mano assistivo. F. Gerli1, F. Vannetti1, G. Pasquini1, M. Bianchi2, F. Fanelli2, N. Secciani2, M. Bianchini3 1 Fondazione don Carlo Gnocchi IRCCS, Firenze, Italia, 2 Università degli Studi di Firenze, Dipartimento di Ingegneria Industriale (DIEF), Firenze, Italia 3Consiglio Nazionale delle Ricerche, ICS, Firenze, Italia INTRODUZIONE Lo studio proposto ha lo scopo di indagare e valutare l’effettiva fruibilità e funzionalità di un prototipo di esoscheletro di mano, come strumento di supporto nelle attività della vita quotidiana (ADL) in pazienti con deficit neurologici. Tale dispositivo è stato realizzato dal Dipartimento di Ingegneria Industriale (DIEF) dell’Università degli Studi di Firenze. In particolare, l’esoscheletro sviluppato è stato pensato per compensare il deficit estensorio delle dita in un paziente con Atrofia Muscolare Spinale tipo II, che presenta una compromissione marcata e selettiva del comparto estensorio bilaterale delle mani. Caratteristiche fondamentali del dispositivo sono quelle di essere low cost (stampato in 3D mediante tecnica FDM) e personalizzabile. Infatti, il cinematismo che si articola alle dita è stato progettato secondo un approccio parametrico, per cui la geometria è customizzabile in base alle misure antropometriche del soggetto [1]; esso è dotato di due motori che azionano le quattro dita lunghe, con due gradi di libertà: flesso-estensione attiva, e ab-adduzione passiva; l’esoscheletro viene posizionato dorsalmente alla mano e all’avambraccio tramite uno SPLINT che ha il ruolo di tenere polso e pollice in posizione funzionale alla prensione; infine il controller di attivazione del dispositivo è a pulsanti. METODI I dati sono stati raccolti seguendo il metodo del “Single Subject Design”, ovvero sono stati somministrati una batteria di test effettuati con esoscheletro e confrontati con analoghi test in assenza del dispositivo (controllo). A questo fine è stato messo a punto un piano di richieste specifiche così da indagare attraverso tre diversi ambiti (cronometria task funzionali, Action Research Arm Test e questionario di gradimento), l’effettivo supporto assistenziale del modello esoscheletro-SPLINT. I materiali utilizzati per la raccolta dati sono oggetti di uso quotidiano a cui è stata aggiunta l’ARAT come scala di valutazione per l’attività manuale e un questionario di gradimento così da valutare la fatica muscolare, la difficoltà nella gestione, l’utilità, la vestibilità, il comfort e l’intralcio nei movimenti. Il piano di richieste così strutturato è stato somministrato al paziente, con e senza dispositivo, per un totale di 5 volte. RISULTATI I risultati emersi si schierano a favore del controllo. In particolare, nella tempistica dei task funzionali delle ADL, i valori medi ottenuti dalle cinque valutazioni hanno il seguente andamento: Cronometria dei task funzionali con esoscheletro: BBT 115 s; Afferramento mela 16 s; mandarino 13 s; pallina da pingpong 13 s; tazza con acqua 16 s; bottiglia da ½ L 34 s e apertura porta 17 s; Cronometria task funzionali controllo: BBT 52 s; Afferramento mela 19 s; mandarino 5 s; pallina da pingpong 5 s; tazza con acqua 8 s; bottiglia da ½ L 18 s e apertura porta 8 s. Per la scala ARAT i risultati dell’esoscheletro e del controllo sono sovrapponibili ed hanno un punteggio medio di 36/57, mentre quelli ottenuti dalla somministrazione del questionario di gradimento si attestano intorno ad un valore di 11/18. DISCUSSIONE Dall’analisi dei risultati ottenuti nella batteria di prove somministrate, si evidenzia come nell’ARAT il controllo abbia ottenuto risultati comparabili a quelli dell’esoscheletro, mentre si sono registrati valori leggermente migliori nei test cronometrici. Ciò potrebbe essere attribuibile, oltre al controller a pulsanti scarsamente maneggevole, anche ad una caratterizzazione degli attuatori “conservativa” tale da determinare una più graduale trasmissione del movimento, con una conseguente dilatazione dei tempi. Nonostante questi primi risultati, l’esoscheletro consente di apportare degli effettivi miglioramenti individuati, oltre nella qualità del movimento, anche nel grado di stabilità e sicurezza della presa durante afferramento di oggetti di media grandezza. La chiave di volta della stabilità della presa, e quindi valore aggiunto dell’esoscheletro, risiede nel posizionamento funzionale del pollice ottenuto tramite lo SPLINT. In conclusione, sebbene i risultati ottenuti siano parzialmente sufficienti per soddisfare appieno i requisiti tipici di un dispositivo assistenziale, hanno permesso di implementare i criteri di progettazione del dispositivo per migliorarne l’efficacia e la fruibilità. Promettenti risultati, ad esempio, sono già stati ottenuti dall’implementazione dei segnali sEMG all’interno della logica di controllo dell’esoscheletro [2]. BIBLIOGRAFIA [1] Bianchi M, et al. In Proceedings of 2016 IEEE Inter. Forum on RTSI, Bologna, Italy 2016 [2] Bianchi M, et al. conference paper IEEE IROS 2016, Daejeon, Korea, 2016

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XVIII SIAMOC Conference 15

PC15 - Sindrome di Pisa: impatto di un trattamento riabilitativo combinato sul pattern deambulatorio. S. Di Martino1, C. Tramonti1, E. Unti2, U. Bonuccelli2, B. Rossi1, R. Ceravolo2, C. Chisari1

1U.O. di Neuroriabilitazione, Pisa, Italia. 2U.O. di Neurologia, Pisa, Italia. INTRODUZIONE La sindrome Pisa (SP) è un disturbo posturale che spesso complica l’evoluzione della Malattia di Parkinson (MP). La conseguente instabilità posturale determina modificazioni del pattern deambulatorio, con progressiva perdita d’indipendenza e peggioramento della qualità di vita dei pazienti. L’eziopatogenesi della deformità assiale non è chiara e gli approcci terapeutici sono aspecifici e spesso non risolutivi. Studi recenti hanno valutato il possibile ruolo del muscolo Obliquo Esterno (OE) nella patogenesi distonica del disturbo posturale. Per questo sono stati proposti protocolli riabilitativi mirati che utilizzano lidocaina o tossina botulinica [1,2]. L’obiettivo del nostro studio è di verificare l'efficacia clinica di un nuovo approccio riabilitativo combinato e di quantificare le modificazioni del pattern deambulatorio a seguito del trattamento. METODI Abbiamo selezionato 10 pazienti affetti da MP complicata da SP (definita come una latero-flessione del tronco ≥ 10° in ortostatismo, riducibile in posizione supina). Tutti i pazienti hanno eseguito 3D Gait Analysis (GA) durante la fase -on del trattamento farmacologico. Inoltre, per verificare una eventuale iperattività muscolare, è stata eseguita EMG ad ago del muscolo OE inferiore, bilateralmente. I pazienti hanno effettuato un programma riabilitativo specifico di due settimane (5 sedute/settimana). Durante la prima settimana i partecipanti sono stati sottoposti ad inoculazione giornaliera di 50 mg di lidocaina nei muscoli OE, sotto guida EMG, seguita da un programma standardizzato di fisiochinesiterapia. La seconda settimana i pazienti hanno proseguito unicamente con la fisiochinesiterapia. Le misure di outcome comprendevano: parametri spazio-temporali e cinematici della GA acquisiti secondo il protocollo Davis; l’angolo di flessione del tronco (TFA), il Camptocormia Questionnaire (CQ), la Berg Balance Scale (BBS) e il Timed Up and Go Test (TUG). Le valutazioni sono state effettuate prima (T0) ed al termine del trattamento (T1). RISULTATI 8 dei 10 pazienti esaminati presentavano un’iperattività del muscolo OE, ipsilaterale al lato di flessione del tronco; 2 pazienti mostravano un’iperattività controlaterale. I risultati della GA hanno evidenziato un miglioramento dei parametri spazio-temporali: in particolare della velocità del cammino, della larghezza e della lunghezza del passo. La cinematica sul piano sagittale ha mostrato un miglioramento dell’escursione articolare (ROM) del ginocchio (p<0,05), dovuto ad una migliore flessione in fase di risposta al carico e di volo. Inoltre, si è osservato un trend in miglioramento della cinematica dell’anca (p>0,05). Infine, abbiamo riscontrato una riduzione del TFA (p<0,05), con relativo miglioramento delle performance motorie valutate con il CQ, la BBS ed il TUG (p<0,05).

a. b.

Fig 1. Cinematica sagittale del ginocchio (a) e dell’anca (b) prima (T0) e dopo (T1) il trattamento. DISCUSSIONE I nostri dati sembrano confermare il ruolo primario del muscolo OE nella patogenesi della SP. Il trattamento riabilitativo combinato si è dimostrato un approccio efficace, in grado di modificare il pattern deambulatorio e migliorare la performance motoria dei pazienti parkinsoniani con disturbi posturali. Un’espansione dello studio è attualmente in corso. BIBLIOGRAFIA [1] Furusawa Y et al. Parkinsonism Relat Disord 2013; 19(3): 350-354. [2] Tassorelli C et al. Parkinsonism Relat Disord. 2014; 20: 1140-1144.

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XVIII SIAMOC Conference 16

PC16 - Trattamento riabilitativo integrato con sistema robotico e terapia neuromotoria individualizzata per il cammino: case report. R.Carbonetti, A. Colazza, M.Petrarca, E. Castelli MARlab, Neurorehabilitation Division, “Bambino Gesù” Children’s Hospital, IRCCS, Rome, Italy. INTRODUZIONE Da alcuni anni la letteratura evidenzia l’utilità di integrare trattamenti robotici con training personalizzati [1]. Lo scopo di questo lavoro è di valutare l’efficacia di un training integrato, della durata di un mese, per il recupero del bilanciamento posturale durante il cammino in un bambino di dieci anni affetto da paralisi celebrale infantile. METODI Il caso studiato è un bambino con diplegia (GMFCS II), di età 10 anni, maschio, cognitivamente adeguato. Gli strumenti di valutazione utilizzati pre/post trattamento sono stati: Gross Motor Function Measure (GMFM 88), il Six Minute Walking Test (6MTW) e il Ten Meter Walking Test (10 MWT). La valutazione strumentale del cammino è stata eseguita con sistema di Gait Analysis BTS Smart-DX 1000. Il trattamento robotico del cammino RAGT [2] è avvenuto per una durata di 20 sedute (5 a settimana) di 45’ minuti ciascuna, allevio del carico del 50 %, forza guida media del 94%+5%, velocità media 1,86 +0.13 Km/h. Il training personalizzato ha avuto stessa intensità e frequenza ed è consistito in: trattamento manuale [3]; bilanciamento posturale con pedana oscillante [4]; stimolazione dell’attenzione e della meta-cognizione sul movimento. Il trattamento manipolativo aveva l’obiettivo di favorire il corretto allineamento posturale attraverso l’utilizzo di tecniche osteoarticolari, mio-fasciali e ad energia muscolare. Il trattamento sulla pedana oscillante è stato utilizzato per favorire il bilanciamento posturale. La stimolazione degli aspetti attentivi e meta-cognitivi aveva l’obiettivo di favorire una maggiore consapevolezza cinestesico-vestibolare e percezione di sé rispetto all’ambiente. RISULTATI Alla GMFM 88 si riscontra un incremento nel dominio D di 4,7% (pre 73,92% post 84,62%), nel dominio E di 9,7% (pre 76,38 post 86,11%); al 6MTW si registra un miglioramento di 84 m mentre al 10MWT si riscontra una riduzione di tempo di 1,91s. Nella Gait risulta modificato l’atteggiamento del tronco (figura)

DISCUSSIONE Siamo riusciti ad ottenere una modificazione del tronco riducendone particolarmente il range di movimento d’obliquità e di iper-estensione. Il lavoro fatto mirava a modificare la sinergia tra tronco, pelvi e arti inferiori; questo ha prodotto, come primo risultato, la ricerca di una nuova struttura coordinativa; la sfida che si pone a questo punto è quella di seguire il processo di cambiamento al fine di indirizzarlo verso una strategia più efficacie.

BIBLIOGRAFIA [1] Wiart et al.BMC Neurology 2016 Vol 16 Issue 1 86-96 [2] Druzbicki M.et al, J.Rehabil Med 2013; 45:358-363. [3] Cerritelli F, et al. J Neurol Sci. 2016 Oct 15;369:333-41 [4] Shumway-Cook A, et al. Dev Med Child Neurol. 2003 Sep;45(9):591-602.

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PC17 - Riabilitazione tecnologica di pazienti affetti da neuropatia diabetica: effetti sull’equilibrio e sulla deambulazione E. Di Sipio 1, I. Aprile 1, M. Germanotta 1, C. Pecchioli 1, M. Galli 2, D.Pitocco 2, L. Padua 1,3 1 Fondazione Don Carlo Gnocchi ONLUS, Milano, Italia, 2 Istituto di Clinica Ortopedica, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma, Italia, 2 Dipartimento di Geriatria, Neuroscienze e Ortopedia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma, Italia. INTRODUZIONE La neuropatia sensitivo-motoria è una delle complicanze più comuni del diabete ed interessa almeno un terzo della popolazione diabetica; essa è proporzionale alla durata del diabete, si stima che dopo 25 anni di diabete il 50% dei pazienti sia affetto da neuropatia diabetica. Oltre alla riabilitazione convenzionale [1], recentemente diverse ricerche hanno proposto una riabilitazione di tipo tecnologico, utilizzando ad esempio pedane propriocettive [2], al fine di migliorare il controllo posturale e di conseguenza diminuire il rischio di cadute, migliorando la qualità di vita di questi pazienti. METODI Sono stati inclusi nello studio 16 pazienti affetti da neuropatia diabetica. I pazienti sono stati sottoposti ad una valutazione clinica e ad una valutazione tecnologica, comprendente un esame stabilometrico ed una valutazione biomeccanica prima (T0) e dopo (T1) trattamento riabilitativo (effettuato integrando un trattamento convenzionale con uno su pedana stabilometrica). La valutazione stabilometerica ed il trattamento sono stati fatti utilizzando una pedana propriocettiva (Prokin, Tecnobody, Italia), mentre la valutazione biomeccanica è stata effettuata utilizzando il sistema optoelettronico SMART D500 (BTS, Italia) ed il protocollo Lamb [3]. Le differenze prima e dopo trattamento riabilitativo sono state valutate con metodi statistici parametrici e non parametrici a seconda della distribuzione dei dati. RISULTATI La valutazione clinica ha evidenziato differenze statisticamente significative tra T0 e T1 in: Six Minute Walking Test (p<0,001), Timed Up and Go (p<0,01), Berg Balance Scale (p<0,01), Visual Analog Scale (p<0,01), ID Pain (p<0,05), test di Semmes Weinstein (p<0,05) ed infine Short Form 36 - Physical Component Summary (p<0,05). Nella valutazione stabilometrica è stato valutato l’equilibrio sia in condizioni statiche che in condizioni dinamiche. L’analisi statistica ha evidenziato differenze significative solo per l’Indice di Stabilità antero-posteriore (p<0.01) nel test in condizioni dinamiche. In relazione alla valutazione biomeccanica, sono stati esaminati i parametri spazio-temporali, cinematici e cinetici; tra tutti, l’unico a presentare una differenza statisticamente significativa tra T0 e T1 è stato il ROM di caviglia (p<0.05). DISCUSSIONE I risultati ottenuti mediante la valutazione multiprospettica (valutazione clinica, valutazione stabilometrica e valutazione biomeccanica), relativi all’integrazione di un trattamento tradizionale e uno propriocettivo-tecnologico, ha evidenziato benefici effetti del trattamento sull’equilibrio, sulla qualità di vita e sul dolore. Dai risultati ottenuti è stato inoltre possibile osservare come nel campione analizzato la componente biomeccanica non abbia risentito in particolar modo del trattamento con pedana stabilometrica. Infatti, sebbene in generale ci siano trend positivi di miglioramento, l’unico parametro analizzato che ha evidenziato un beneficio significativo per il paziente è stato l’ampiezza articolare in flessione della caviglia. Questo dimostra come una valida strategia di caviglia possa essere implementata associando una fisioterapia tecnologica a quella convenzionale. BIBLIOGRAFIA [1] Allet L, et al. Diabetologia 2010; 53, 458–466. [2] Eftekhar-Sadat B et al. Ther Adv Endocrinol Metab 2015; 6(5), 233-240. [3] Rabuffetti M and Crenna P. Gait Posture 2004; 20, S77-S78.

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0,0  10,0  20,0  30,0  40,0  50,0  60,0  70,0  80,0  

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PC18 - Effetti di un training robotico intensivo per arto superiore sulle Funzioni Corporee, Attività e Partecipazione di pazienti con stroke cronico. A. Chiavenna 1, A. Scano 1, M. Malosio 1, L. Molinari Tosatti 1, F. Molteni2 1Istituto di Tecnologie Industriali e Automazione, Milano, Italia, 2Presidio di Riabilitazione dell’Ospedale Valduce Villa Beretta, Costa Masnaga (LC), Italia  INTRODUCTION Negli ultimi anni il training robotico per la riabilitazione dello stroke è un campo in rapida espansione, con differenti soluzioni come esoscheletri e robot end-effector, che aiutano a migliorare la funzione motoria in modo efficace tanto quanto le terapie convenzionali [1]. La terapia robotica spesso si concentra sul recupero della funzione dell’arto, ad esempio aumento della forza o dell’articolarità, sulla riduzione della spasticità o sul miglioramento della prensione, con una minore attenzione sull’uso effettivo che ha il paziente del suo braccio durante la vita di tutti i giorni. L’obiettivo di questo lavoro è quello di valutare gli effetti di un mese di terapia robotica con end-effector su una popolazione di pazienti con stroke cronico, valutati con I domini dell’International Classification of Functioning (ICF). METODI Disegno dello studio: per il training sono stati scelti due movimenti che simulassero attività della vita quotidiana: reaching contro gravità e mano alla bocca, eseguiti con un robot industriale end-effector (Mitsubishi Pa-10) riprogrammato per fini riabilitativi. Partecipanti: quattordici pazienti con stroke cronico di differente livello di disabilità (FMA minore = 11/66, FMA maggiore = 61/66) in grado di compiere movimenti attivi dell’arto superiore. Intervento: i soggetti sono stati sottoposti a 12 sedute di terapia (3 volte a settimana, per un totale di circa un mese). In ogni seduta i soggetti hanno ripetuto i movimenti per 20 minuti ciascuno, e durante l’esercizio gli è stato chiesto di partecipare attivamente al movimento. Il robot è stato settato sulla modalità passiva o attiva a seconda della funzionalità residua e della performance in tempo reale. Misure: tre scale cliniche sono state selezionate per coprire i tre domini ICF: la Fugl-Meyer Assessment (FMA) per le Funzioni Corporee, la WOLF Motor Fuction Test (WMFT) per le Attività e la Motor Activity Log (MAL) per la Partecipazione. RISULTATI I pazienti hanno riportato cambiamenti significativi pre-post terapia in tutte e tre le misure di outcome (p<0,05 calcolato con il Wilcoxon signed-rank test). Il cambiamento medio per la FMA è stato di 5.3 punti, con 6 pazienti che hanno raggiunto il Minimally Clinically Important Difference (MCID) di 7 punti per la FMA. Il cambiamento medio per la WMFT è stato di 4.4 punti, per cui nessuno ha raggiunto il MCID di 12 punti. Per la MAL otto pazienti su quattordici hanno compiuto attività nuove nella vita quotidiana mentre sei non hanno mostrato differenze. L’incremento medio nelle sottoscale della MAL è stato di 0.55 per la Quantità di Uso e 0.34 per la Qualità del Movimento. DISCUSSION I punteggi delle scale cliniche sono stati convertiti in percentuale del valore massimo per comparare equamente i domini ICF. I punteggi Attività a T0 sono più alti rispetto a quelli delle Funzioni Corporee, nonostante questi ultimi abbiano mostrato una differenza maggiore. Il livello di Partecipazione è nettamente inferiore, e anche il delta di miglioramento è minore rispetto agli altri domini. I risultati mostrano che nonostante il paziente abbia il potenziale di usare l’arto paretico, nella maggior parte dei casi la partecipazione di quel braccio è piuttosto bassa perché tendono a non usare l’arto in favore di quello meno affetto. Il protocollo robotico presentato ha dimostrato il potenziale di incrementare i livelli di Funzioni Corporee e Attività, come ci si poteva aspettare, ma anche di aumentare la Partecipazione dei soggetti, anche se in misura minore. Un training più mirato su movimenti significativi dal punto di vista della funzione con un coinvolgimento maggiore anche della parte distale potrebbe portare a risultati migliori soprattutto nel dominio della Partecipazione. REFERENCES [1]  Chang  WH,  Kim  Y-­‐H,  J  Stroke,  2013  3(15):  174–181.  

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XVIII SIAMOC Conference 19

PC19 - Effetti di un trattamento robotizzato combinato sul recupero del cammino in un gruppo di bambini con esiti di cerebrolesione acquisita E. Beretta, E. Molteni, E. Biffi, R. Morganti, P. Avantaggiato, S. Strazzer IRCCS E. Medea , La Nostra Famiglia – Bosisio Parini (Lc) Italy INTRODUZIONE Il trattamento robotizzato (RDO) è promettente per il recupero della deambulazione in bambini con esiti di cerebrolesione acquisita (ABI). In ambito pediatrico sono presenti un numero molto limitato di studi sulla riabilitazione tramite RAGT, principalmente condotti su bambini con paralisi cerebrale. L'obiettivo di questo studio è quello di confrontare un trattamento basato esclusivamente sulla fisioterapia tradizionale (CP) con un programma che combina il trattamento con RDO con la CP e di misurare gli effetti del trattamento RDO sulle abilità funzionali, i parametri spazio-temporali, la cinematica e la cinetica. Inoltre, abbiamo studiato l'effetto della distanza dall’evento rispetto alla capacità di recupero dei pazienti pediatrici con ABI. METODI I bambini con emiplegia esito di ABI sono stati sottoposti a 20 sessioni di RDO + CP (n = 29) o a 40 di CP (n = 12). Scale di outcome utilizzate: Gross Motor Function Measures (GMFM), Functional Assessment Questionnaire (FAQ), 6 Minutes Walk Test and Gait Analysis (GA)prima e dopo il trattamento. 41 pazienti hanno soddisfatto i criteri e sono stati invitati a partecipare allo studio. Di questi, 29 pazienti emiplegici (18 maschi, età media in studio = 11,2 anni) compongono il gruppo RDO e sono stati sottoposti a 20 sessioni di trattamento RDO e 20 sessioni di fisioterapia tradizionale. Nel gruppo RDO, 15 pazienti erano nella fase acuta / sub-acuta (<12 mesi dopo la lesione) e 14 pazienti erano in fase cronica (> 12 mesi). Dodici pazienti emiplegici (7 maschi, età media in studio = 11,9 anni) hanno composto il gruppo controllo (CT') e sono stati sottoposti a 40 sessioni di fisioterapia manuale convenzionale. Nel gruppo CT, 6 pazienti erano nella fase acuta / sub-acuta (<12 mesi dopo l’evento acuto) e 6 pazienti erano in fase cronica (> 12 mesi). RISULTATI Dopo il trattamento con RDO, tutti i domini GMFM e la FAQ sono migliorati. Nell'arto non affetto si ha una riduzione significativa della durata della stance, aumenta la lunghezza del passo e si riduce l'oscillazione del centro di pressione anteroposteriore; nel lato affetto aumenta la lunghezza del passo. L'estensione della flessione dell'anca e del ginocchio ROM aumentano bilateralmente. Il trattamento con RDO durante la fase acuta / subacuta aumenta le capacità funzionali del paziente, la cadenza e la velocità del pattern del cammino. Tra l'inizio (T0) e la fine (T1) del programma di riabilitazione combinata RDO training + CP, il miglioramento è stato significativamente maggiore per i pazienti "acuti / subacuti" rispetto ai "cronici". DISCUSSIONE RDO determina un miglioramento prossimale-distale a livello degli arti inferiori, che ha il suo fulcro a livello dell’anca. Il trattamento con RDO ha determinato anche effetti compensativi, aumentando la qualità dell'andatura sul lato non affetto. Di conseguenza, il trattamento con RDO può in modo proficuo completare la riabilitazione tradizionale del cammino, e esercita un gradiente positivo prossimo-distale sulle stesse articolazioni. In ultimo, il trattamento con RDO ha mostrato di indurre effetti compensatori, aumentando così la qualità dell'andatura sul lato non affetto. La pianificazione di un trattamento con RDO all'inizio del percorso riabilitativo in ambito pediatrico è vantaggiosa. RDO + CP può estendere l'efficacia della riabilitazione al segmento prossimale dell’arto inferiore e alla velocità del cammino. REFERENCES [1] Borggraefe, I., Schaefer, J. S., Klaiber, M., Dabrowski, E., Ammann-Reiffer, C., Knecht, B. Meyer-Heim, A.(2010). European Journal of Paediatric Neurology, 14(6), 496–502. [2] Druzbicki, M., Rusek, W., Snela, S., Dudek, J., Szczepanik, M., Zak, E.,Sobota, G. (2013). Journal of Rehabilitation Medicine, 45(4), 358–363.

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XVIII SIAMOC Conference 20

PC20 - Caratterizzazione delle mappe di pressione plantare in soggetti affetti da sindrome di Dravet R. Di Marco 1,2, G. Bellon 1,2, M.G. Benedetti 3, C. Boniver 1, F. Darra 4, E. Piazza 5, F. Ragona 5, M. Vecchi 1, S. Masiero 1,2, A. Del Felice 1,2 1 University Hospital of Padova, Padova, Italy, 2 University of Padova, Padova, Italy, 3 Istituto Ortopedico Rizzoli, Bologna, Italy, 4 Azienda Ospedaliero-Universitaria, Verona, Italy, 5 IRCCS Istituto Neurologico C. Besta, Milano, Italy INTRODUZIONE La sindrome di Dravet (DS) è una rara malattia dell’età infantile caratterizzata da crisi polimorfe ricorrenti, disabilità intellettuale e disturbi del comportamento, atassia, mioclono e, nelle fasi tardive, segni piramidali e/o extrapiramidali. La presenza di un disturbo del cammino è stata segnalata ma analizzata solamente con analisi video osservazionale per la difficoltà di acquisizione in questi soggetti [1]. La Baropodometria può permettere di oggettivare anomalie del pattern di cammino anche in soggetti scarsamente collaboranti [2]. Questo studio vuole caratterizzare le mappe di pressione plantare registrate su soggetti affetti da DS, confrontando i risultati con quelli di un gruppo di controllo. METODI Le impronte plantari di nove pazienti affetti da DS (14.7±6.0 anni; BMI: 19.5±3.6 kg/m2; piede: 23.4±2.4 cm) e di sette soggetti di controllo (CS; 15.1±10.5 anni; BMI: 16.9±5.6 kg/m2; piede: 22.3±3.7 cm) sono state registrate, durante prove di cammino a velocità auto-selezionata, con una matrice di pressione (emed-X400, Novel – DE; campo di misura: 10-1270 kPa; 100 Hz). Sono stati mascherati ed analizzati col software proprietario cinque passi destri e sinistri. Area di contatto (cm2), forza media (%BW), tempo di contatto (%stance e ms), pressione massima media (kPa), picco di pressione (kPa) e forza massima (%BW) sono stati calcolati per avampiede (M1), mesopiede (M2), retropiede (M3), porzioni laterale (M4) e mediale (M5), e per l’intero piede. Per valutare la variabilità di ogni parametro, è stato calcolato il coefficiente di variazione (CV) sui cinque passi per ogni soggetto [2]. Il test di Mann-Whitney (p<0.05) ha esplorato le differenze tra DS e CS. RISULTATI La forza massima (MF) al retropiede risulta bilateralmente ridotta: 77 %BW per DS e 99 %BW per CS (p=0.01) per il piede destro (RF); e 76 %BW per DS e 98 %BW per CS (p=0.01) per il piede sinistro (LF). Il tempo di contatto è bilateralmente aumentato in tutte le regioni di interesse, eccetto che per M3 del LF (es. LF 743 ms per DS, 555 ms per CS, p=0.01; RF 734 ms per DS, 574 ms per CS, p=0.01). Differenze significative per il CV del CT per LF sono state ottenute per M3, M4, e l’intero piede (p<0.04), insieme ad un incremento della variabilità della forza media per l’avampiede (AF: 0.10 per DS e 0.7 per CS, p=0.01) e il retropiede (0.30 per DS e 0.13 per CS, p<0.01). Per il piede sinistro intero la variabilità della massima pressione media (CV-AP) è aumentata (0.16 per DS e 0.9 per CS; p=0.04), così come nel retropiede, nella porzione mediale e laterale del piede (0.14, 0.13 e 0.16 per DS; 0.10, 0.09 e 0.08 per CS in M3, M4, e M5; p=0.02, 0.04 e 0.03 rispettivamente). DISCUSSIONE I dati presentati caratterizzano le mappe di pressione plantare in soggetti affetti da sindrome di Dravet, evidenziando un ridotto scambio di forza tra suolo e retropiede. Ciò è in linea con risultati (dati non pubblicati dello stesso Laboratorio) ottenuti mediante gait analysis convenzionale, che rilevano una ridotta generazione di potenza ai giunti di ginocchio e caviglia. Il deficit propulsivo viene quindi compensato dall’anteposizione del tronco, che antepone il Centro di Pressione e aumenta la forza applicata da avampiede e mesopiede al suolo. Emerge inoltre una marcata lateralizzazione nella funzione di supporto degli arti inferiori: l’arto inferiore destro, dominante, offre un supporto più stabile rispetto al sinistro. Tale lateralizzazione è stata evidenziata per soggetti sani [3,4], mentre dati di popolazioni con patologie neurologiche sono pressoché assenti. L’aumento della variabilità della pressione e della forza medie, più evidente a sinistra, conferma il segno clinico di atassia. I risultati presentati permettono di concludere che la baropodometria può essere considerata una valida alternativa per l’identificazione di pattern di cammino anomali in gruppi di pazienti scarsamente collaboranti affetti da sindrome di Dravet, o altri disturbi cognitivo-comportamentali. BIBLIOGRAFIA [1] Rodda JM, et al. Arch Neurol 2012;69(7):873-8. [2] Giacomozzi C, Stebbins JA. GaitPosture 2017;53:131-138. [3] Sadeghi H, et al. GaitPosture 2000;12(1):34-45. [4] Peters M. Psychological Bulletin 1998;103(2):179.

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XVIII SIAMOC Conference 21

PC21 - Ruolo della dopamina striatale nella temporizzazione dei movimenti anticipatori posturali durante l’inizio del cammino in pazienti con malattia di Parkinson C. Palmisano 1,2, G. Brandt 2, N. Pozzi 2, J. Brumberg 1, A. Leporini 2, G. Marotta 3, P. Cavallari 4, G. Pezzoli 5, I.U. Isaias 2, C.A. Frigo 1 1 Politecnico di Milano, Milano, Italia, 2 University Hospital and JMU Wuerzburg, Wuerzburg, Germania, 3 Fondazione IRCCS Ca' Granda – Ospedale Maggiore Policlinico, Milano, Italia, 4 Università degli Studi di Milano, Milano, Italia, 5 ASST Gaetano Pini-CTO, Milano, Italia. INTRODUZIONE L’inizio del cammino è caratterizzato da movimenti anticipatori posturali (APAs), programmi motori a controllo nervoso centrale di tipo feedforward, con modelli interni di accuratezza in assenza di un feedback sensoriale. La malattia di Parkinson (PD) è caratterizzata necessariamente da bradicinesia e rigidità, due sintomi motori correlati con la perdita dopaminergica striatale, elemento essenziale di questo disturbo del movimento. In uno stadio iniziale di malattia, i pazienti con PD presentano APAs all’inizio del cammino sostanzialmente nella norma. Alla comparsa dei sintomi motori, il controllo motorio feedforward risulta tuttavia già alterato in questi pazienti [1] e la perdita di innervazione dopaminergica nigro-striatale supera il 60% [2]. METODI Abbiamo reclutato nove pazienti con PD (5M, età: 59±10 anni, durata di malattia: 5±2 anni, Unified Parkinson disease rating scale parte III: 25±11 dopo sospensione per 12h di tutti i farmaci dopaminergici [meds-off] e 11±6 ad un’ora dall’assunzione di 200/50 mg di levodopa/benserazide) e nove controlli sani di pari età (HC, 7M, età: 62±5 anni). I soggetti hanno eseguito tutte le prove di inizio del cammino (almeno tre per ogni soggetto) al mattino in meds-off. Ai soggetti è stato chiesto di rimanere in piedi su due piattaforme dinamometriche (Kistler, 9260AA) e di iniziare a camminare con velocità preferita dopo un comando vocale. Le misure di cinematica sono state effettuate con un sistema optoelettronico (SMART DX, BTS). I parametri principali dell’andamento del Centro di Pressione (CoP) e del Centro di Massa durante le APAs sono stati analizzati con algoritmi creati ad hoc in ambiente Matlab. Tutti i pazienti hanno eseguito anche una scintigrafia cerebrale (SPECT) con [123I]N-ω-fluoropropyl-2β-carbomethoxy-3β-(4-iodophenyl) tropane (FP-CIT). Questo tracciante lega selettivamente i trasportatori per il reuptake della dopamina (DAT) e fornisce pertanto una misura dell’innervazione striatale dopaminergica [3]. Le differenze fra gruppi sono state analizzate con il test Steel-Dwass all pairs e le correlazioni con un’analisi multivariata (Spearman’s ρ, JMP 13, SAS). I valori di densità recettoriale DAT sono stati calcolati con il software Basal Ganglia Matching Tool 2. RISULTATI I pazienti non hanno mostrato alcuna differenza rispetto ai soggetti sani per i parametri biomeccanici relativi all’inizio del cammino. Abbiamo trovato una correlazione negativa tra la durata della fase di imbalance delle APAs (corrispondente all’iniziale spostamento del CoP all’indietro e verso il piede di swing) e l’innervazione dopaminergica striatale (putamen con minor livello di DAT: ρ=-0.76, p=0.01, valore medio dei DAT tra i due putamen: ρ=-0.74, p=0.02, Figura). DISCUSSIONE I risultati suggeriscono un ruolo della dopamina striatale nella temporizzazione della programmazione motoria di tipo feedforward, ed in particolare nella processazione dell’output dei gangli della base, agendo principalmente sul timing (temporizzazione) di sequenze motorie consequenziali e correlate (e.g. APAs). BIBLIOGRAFIA [1] Wilson CJ. Neuroscientist 2014;21:530-539. [2] Burke RE, et al. Exp Neurol. 2013;246:72-83. [3] Isaias IU, et al. Neuroreport 2007;18:1499-502.

0.25

0.3

0.35

0.4

0.45

0.5

0.55

0.6

Imba

lanc

e du

ratio

n (s

)

0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 4Putamen (DAT binding values)

Correlazione tra la durata della fase di Imbalance delle APAs e l’innervazione striatale dopaminergica

Dur

ata

della

fase

di I

mba

lanc

e (s

)

Putamen (valori di densità del trasportatore DAT)

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PC22 - Posturografia in pazienti con Paraparesi Spastica Familiare e mutazione del gene SPG11 A. Leporini 1, V.Maltese1, C. Palmisano1,2, M. Casadio3, S. Klebe4 e I.U. Isaias. 1 University Hospital and JMU Würzburg, Würzburg, Germania, 2 Politecnico di Milano, Milano, Italia, 3 Università degli studi di Genova, DIBRIS, Genova, Italia, 4 University Hospital Freiburg, Freiburg, Germania. INTRODUZIONE Le Paraparesi Spastiche Familiari (PSF) e mutazione del gene SPG11 sono rare malattie neurodegenerative a trasmissione autosomica recessiva, caratterizzate da paraparesi e spasticità degli arti inferiori, accompagnate da decadimento cognitivo, polineuropatia assonale sensorimotoria, disartria e amiotrofia. Clinicamente, la spasticità è valutata con una mobilizzazione muscolare passiva. Per un’accurata pianificazione del trattamento è importante capire l’effetto della spasticità anche durante task funzionali [1]. Lo scopo di questo studio è valutare se il solo test stabilometrico possa essere utile nel definire i sintomi della spasticità in forme complicate di PSF. METODI Abbiamo reclutato sei pazienti con PSF di tipo 11 (4M, età: 24±3 anni, durata di malattia: 10±6 anni, Spastic Paraplegia Rating Scale: 27±7) e dieci controlli sani di pari età (HC, 7M, età: 26±2 anni). I soggetti hanno eseguito almeno tre prove di stabilometria dopo sospensione della terapia antispastica. I soggetti sono rimasti in piedi su due piattaforme dinamometriche (Kistler, 9260AA) per 60s. Le misure cinematiche sono state effettuate con un sistema optoelettronico (SMART DX, BTS). I parametri principali dell’andamento del Centro di Pressione (CoP) sono stati analizzati con algoritmi creati ad hoc in ambiente Matlab. In particolare abbiamo analizzato la lunghezza della traiettoria del CoP, il range antero-posteriore (A-P) e medio-laterale (M-L), espressi come percentuale della lunghezza del piede, la velocità media e l’ellisse di confidenza, in percentuale della base di supporto [2]. Abbiamo anche misurato la posizione del CoP in direzione A-P relativa alla sua posizione media e normalizzata rispetto al range di spostamento totale. Queste osservazioni della posizione del CoP sono state raggruppate in percentili. Abbiamo calcolato la percentuale della somma delle osservazioni al di sotto del 20° percentile ed al di sopra del 80° percentile (i punti in posizioni più estremi del CoP [AP20%]). Oltre ad analizzare l’intero intervallo di registrazione (60s), abbiamo comparato la prima (0-30s) e la seconda metà (31-60s) delle acquisizioni, per valutare gli effetti dell’incremento della spasticità nel tempo. Abbiamo utilizzato il test Mann–Whitney U ed il Wilcoxon matched pairs, fra le due finestre temporali della stessa acquisizione dello stesso paziente (JMP 13.0.0, SAS). RISULTATI Tutte le misure biomeccaniche differivano significativamente tra HC e PSF. Inoltre, mentre non vi sono differenze tempo-dipendenti per gli HC fra 0-30s e 31-60s, i soggetti PSF mostrano una riduzione significativa della presenza del CoP nelle posizioni più estreme in direzione A-P (Tabella). Tabella 1. Parametri stabilometrici di HC e PSF nelle finestre temporali analizzate (*,§,+, # p<0.05).   HC

(0-60s) HC

(0-30s) HC

(31-60s) HSP

(0-60s) HSP

(0-30s) HSP

(31-60s) Lunghezza CoP (mm) 587.4* 286.6§ 299.1+ 951.8* 464.7§ 487.1+ Range A-P CoP (%FL) 9.0* 7.7§ 7.6+ 18.1* 14.2§ 19.4+ Velocità media CoP (mm/s) 9.8* 9.6§ 9.9+ 14.8* 15.5§ 13.3+ Area Ellisse (%BoS) 0.1* 0.1§ 0.1+ 0.7* 0.6§ 0.3+ AP20 % 14.3* 19.0§ 19.9+ 16.2* 26.6§,# 19.9+,# DISCUSSIONE I soggetti con PSF hanno mostrato movimenti del CoP più veloci e più ampi, probabilmente al fine di mantenere l’equilibrio. Il CoP si posiziona più spesso agli estremi del suo spostamento A-P nei soggetti con PSF rispetto ai HC, evidenziando una maggiore instabilità posturale. L’incremento della spasticità, durante la prova, ha determinato una riduzione del movimento del CoP. L’unico parametro in grado di rilevare questo cambiamento è stato il AP20%. Correlazioni future con registrazioni elettromiografiche potrebbero contribuire ad una descrizione fisiopatologica di questo fenomeno. BIBLIOGRAFIA [1] Piccinini L, et al. European Journal of Paediatric Neurology 2011; 15 (2):138-145. [2] Duarte M, et al. Rev Bras Fisioter. 2010; 14 (3):183-92.

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PC23 - Studio pilota sull’applicazione della terapia a vibrazione locale per la riduzione delle sincinesie e delle tensioni mandibolari nel trattamento della balbuzie M. D’Ambrosio 1 1 Scuola di specializzazione in psicoterapia “Humanitas” Roma, Italia INTRODUZIONE La balbuzie è un disturbo del neuro sviluppo con sintomi che interessano il ritmo e la fluidità del discorso. In molti casi si associano al disturbo tensioni muscolari e sincinesie prodotte in prevalenza dai muscoli facciali, con particolare coinvolgimento dell’area mandibolare [1]. In questo studio pilota si riportano i dati degli effetti della terapia a vibrazione locale (TVL) nella riduzione di sincinesie e tensioni mandibolari in quattro Persone Con Balbuzie (PCB). METODI L’ipotesi testata in questo studio suggerisce che, in PCB, l’impiego della TVL (a 50 Hz, bilaterale e simultanea, applicata alla zona del massetere) possa indurre in area mandibolare un effetto favorevole alla correzione della coordinazione muscolare. Tale ipotesi è stata confrontata con i dati clinici presentati da 4 PCB con sincinesie e tensioni mandibolari scelte tra pazienti che già svolgevano un precorso di trattamento della balbuzie. L’effetto dato dalla TVL è stato controllato grazie al computo delle sincinesie e delle tensioni mandibolari in prove di eloquio prima e dopo la TVL contestualmente all’elettromiografia di superfice, con posizionamento degli elettrodi su entrambi i masseteri. I campioni analizzati consistevano in prove di eloquio autoprodotto durante il racconto parti di film, raccolti prima e immediatamente dopo brevi training di TVL. Le prove di base e i training sono stati opportunamente alternati e distanziati secondo lo schema di intervento sul caso singolo A-B-A, dove A è la condizione baseline e B è la prova effettuata immediatamente dopo la stimolazione vibratoria. La TVL locale è stata effettuata con apparecchio Novafon Pro. L’elettromiografia di superfice è stata effettuata con apparecchio Psycholab VD13SV. RISULTATI Come si evince dalla tabella 1, tutti e quattro i soggetti hanno riportato nella prova B una tendenza a ridurre l’attività elettromiografica nonché la frequenza delle sincinesie e tensioni mandibolari. Si rileva inoltre anche un tendenziale effetto “apprendimento” visibile nell’ulteriore riduzione della frequenza delle sincinesie e tensioni mandibolari nell’ultima prova, mentre sono restati grossomodo invariati i valori elettromiografici tra le due prove A. Tabella 1. Valori elettromiografici medi espressi in µV e frequenza delle tensioni sincinesie per secondo (s/s)

Soggetto A B A (dopo 7gg) 1 µV 12,74; s/s 0,13 µV 11,05; s/s 0,06 µV 14,26; s/s 0,00 2 µV 9,44; s/s 0,06 µV 8,23; s/s 0,03 µV 9,70; s/s 0,00 3 µV 9,79; s/s 0,07 µV 9,52; s/s 0,06 µV 10,25; s/s 0,01 4 µV 10,21; s/s 0,06 µV 9,67; s/s 0,03 µV 10,32; s/s 0,03

DISCUSSIONE Da questo primo studio emerge l’utilità della TVL nel trattamento delle tensioni e delle sincinesie mandibolari associate alla balbuzie. Appare anche tendenzialmente confermata la persistenza degli effetti nell’ordine di alcuni minuti nel periodo immediatamente susseguente la stimolazione, almeno per la PCB che presentano tensione e sincinesie mandibolari, condizione che favorisce la strutturazione di esercizi e training che includono la TVL per stimolare l’intervento del sistema attentivo ed esecutivo per controllare e coordinare la performance verbale [2]. Tali training possono essere specificamente mirati alla riduzione delle tensioni e delle sincinesie mandibolari che sovente sono presenti nei casi balbuzie. BIBLIOGRAFIA [1] American Psychiatric Association. Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, 5th edition, DSM-5™, American Psychiatric Publishing, Arlington. 2013. [2] D’Ambrosio M. Balbuzie e cluttering. Le nuove prospettive. Franco Angeli, Milano. 2017.

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PC24 - Utilizzo dell’analisi del movimento per valutare l’effi13cacia di un trattamento con tossina botulinica associato a protocollo riabilitativo sensori motorio intergrato (sprint) in pazienti affetti da distonia cervicale D. Anastasi1, , A. Crippa1, A. Marzegan1, C. Corrini1,, G. Giacobbi1, M. Ramella1, A. Montesano1, A. Castagna1 1 IRCSS Fondazione Don Gnocchi, Milano, Italia

INTRODUZIONE La distonia cervicale (DC) è caratterizzata da posture e movimenti involontari anomali di capo e collo che possono essere associati a dolore e ridurre la qualità di vita. Alla base vi sono una plasticità maladattativa e un’alterata integrazione sensori-motoria [1]. Il gold standard è il trattamento con tossina botulinica (BoNT) [2] il cui effetto clinico può essere potenziato da un approccio riabilitativo [3]. E’ stato pertanto ideato un protocollo basato su tecniche di bio–feedback e riabilitazione spaziale (Sensory motor Perceptive Rehabilitation INTegrated approach: SPRINT) da associare al trattamento con BoNT [4]. La valutazione cinematica può essere utile per ottenere informazioni quantitative sui movimenti del capo e del rachide cervicale [5]. L’obiettivo dello studio è valutare in modo quantitativo l’efficacia del trattamento riabilitativo associato a infiltrazione con BoNT in soggetti affetti da DC. METODI Sono stati analizzati 14 pazienti affetti da DC (età 51.6±13.2 anni), sottoposti a 3 valutazioni cliniche (TWSTRS) e strumentali con analisi cinematica di capo e collo a riposo e durante l’esecuzione di specifici compiti motori: al baseline (T0), dopo 6 settimane (T1) e al follow up dopo 12 settimane (T2). È stato sviluppato un modello cinematico ad hoc utilizzando il sistema optoelettronico Smart (BTS, Milano) a 9 telecamere con 15 marcatori posizionati su capo, tronco e arti superiori. È stato introdotto un’indice che tiene conto della deviazione del capo nei 3 piani nello spazio nelle prove di rest occhi chiusi (Global_rest_EC) e rest occhi aperti (Global_rest_EO), il quale tende a zero nel comportamento fisiologico; considerando la rotazione controlaterale alla deviazione del capo è stato calcolato il Range of Motion (ROM) e un indice calcolato sulla base delle deviazioni del capo sugli altri piani durante il movimento di rotazione (Global_rot) che tende a 1 tanto più la rotazione avviene solo sul piano orizzontale. Dopo esecuzione dell’infiltrazione con BonT è stato impostato il trattamento riabilitativo con il metodo SPRINT (18 sedute, 45 minuti ciascuna, frequenza trisettimanale). Gli esercizi motori proposti hanno caratteristiche spazio temporali fisse (a occhi aperti/chiusi) che possono essere combinate in modo da ottenere un programma specifico per il singolo paziente associate all’utilizzo dei biofeedback (visivo, acustico, vibratorio), secondo i principi del motor learning, per facilitare l’integrazione sensoriale multimodale (schema corporeo), il riapprendimento delle posture corrette ed il miglioramento del controllo motorio. Essendo i dati non normalmente distribuiti (Shapiro-Wilk test), è stato utilizzato il test non parametrico Friedman ANOVA comprensiva di analisi post hoc. RISULTATI

T0 T1 T2 P value TWSTRS total 33.1(9.8) 24.00 (9.1) 25.9 (10.4) 0.004*

Severity 16.1(3.5) 11.8(3.3) 12.5(2.9) 0.002* Global_rest_EC [deg] 27.5(14.3) 19.1(10.6) 20.2(14.7) 0.001* Global_rest_EO [deg] 25.9(14.0) 17.3(9.8) 18.0(13.9) 0.001*

Global_rot [au] 0.75(0.11) 0.77(0.12) 0.76(0.11) 0.93 ROM [deg] 46.9(27.4) 48.2(28.7) 45.7(27.8) 0.93

In tabella sono riportati i dati clinici e strumentali dei 14 soggetti affetti da DC partecipanti al protocollo, nei tre tempi di valutazione. Nell’analisi overall risultano statisticamente significative le differenze sia della scala clinica che degli indici riguardanti i rest ad occhi aperti e chiusi indicativi di una più fisiologica posizione del capo nello spazio. All’analisi post hoc risultano significative le differenze di Global_rest_EC e Global_rest_EO tra T0 e T1 e tra T0 e T2. DISCUSSIONE Sulla base dei dati clinici e strumentali acquisiti si evidenzia un trend di miglioramento dei dati clinici che dei parametri cinematici. La valutazione cinematica può essere considerato uno strumento in grado di quantificare l’entità dell’efficacia del trattamento riabilitativo in pazienti affetti da DC e il trattamento combinato (BoNTA+SPRINT) sembra utile per migliorare la capacità del soggetto di controllare la posizione di capo e collo a riposo e ridurre i compensi, facilitando l’apprendimento di strategie motorie più efficienti ed efficaci che il paziente può trasferire nelle attività della vita quotidiana. Anche a distanza si evidenzia una persistenza del miglioramento clinico /cinematico durante la fase di declino farmacologico della BoNT. BIBLIOGRAFIA [1] Quartarone A, Hallett M. Mov Disord. 2013;28(7):958–67. [2] Albanese A, et al, Mov Disord 2013 28 (7): 863-73. [3] De Pauw, et al., Journal of Neurology 2014, 261:1857-1865. [4] Risoli A. Riabilitazione spaziale Ed Carrocci 2013

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PC25 - Trattamento guidato da elettromiografia dinamica con tossina botulinica delle posture cervicali distoniche con camptocormia in malattia di parkinson M. Bacchini 1, G. Chiari 1 , C. Lapiana2, M. Rossi 1 , C. Rovacchi 1 1 Fondazione Don Carlo Gnocchi - Onlus – Centro S. Maria ai Servi, Parma, Italia 2 S.C. Neurologia, Azienda Ospedaliera S. Croce e Carle, Cuneo, Italy INTRODUZIONE I pazienti affetti da malattia di Parkinson presentano spesso posture anormali del collo associate a camptocormia; esistono controversie se queste anomalie siano dovuta alla distonia cervicale, alla rigidità, alla combinazione di questi o ad altri meccanismi. La postura "collo d'oca" è caratterizzata dall’antepulsione del mento e dallo spostamento sagittale anteriore della testa (Fig.1). L'elettromiografia (EMG) dinamica è ottimale perché fornisce dati dinamici, esclude il ruolo della contrattura muscolare focale nella genesi di queste posture cervicali distoniche e individua i muscoli affetti da inoculare con tossina botulinica ai fini di specifici protocolli di trattamento riabilitativo [1]. METODI 12 pazienti (7 femmine e 5 maschi; di età media di 67 anni) hanno partecipato a questo studio. E’ stata eseguita l’analisi di 5 prove con registrazione EMG dinamica (Pocket EMG, BTS, Milano, Italia) di sternocleidomastoidei (SCM), spleni del capo (SC), trapezi (TR), paravertebrali cervicali (PC), paravertebrali dorsali (PD), paravertebrali lombari (PL), retti addominali inferiori (RAI), obliqui esterni (OE) ed obliqui interni (OI). Tutti i pazienti sono stati sottoposti a valutazione clinica con la scala di disabilità di distonia cervicale secondo Tsui e coll., Rx ed EMG dinamica ed ad ago in due tempi: al reclutamento ed un mese dopo l’iniezione di tossina botulinica. Le valutazioni sono state eseguite in condizioni “on” un’ora dopo la regolare somministrazione della terapia antiparkinsoniana. L’EMG dinamica e l’EMG ad ago hanno evidenziato nella postura "collo d'oca" un pattern di anomala tonica iperattività con potenziali di più di 100 µVolts/sec. per più 500 msec. a riposo e durante il movimento, dei muscoli sternocleidomastoidei, spleni del capo ed obliqui esterni (Fig. 1). L'attività elettrofisiologica distonica scompare quando i pazienti sono invitati a spingere il mento indietro. Sotto guida elettromiografica ad ago ed ecografica, abbiamo inoculato la tossina botulinica (Dysport, 120 U in 1,0 ml di soluzione fisiologica) nei muscoli distonici in sei siti bilateralmente (in media 20 UI per ogni muscolo). I pazienti sono stati sottoposti ad un programma riabilitativo di sessioni individuali, di 90 minuti per sessione, di 5 giorni alla settimana per 4 settimane. RISULTATI Dopo il trattamento, riduzione significativa del punteggio sec. Tsui e coll. di 8 punti. Agli Rx: significativa riduzione dei valori della cifosi cervicale (34.7° ± 6.1° vs 45.8° ± 9.2°) e della cifosi toracica (46.9° ± 7.2° vs. 57.2° ± 9.8°). All’elettromiografia dinamica: riduzione di anomala tonica iperattività dei muscoli inoculati, associata ad incremento di attività dei muscoli erettori spinali. DISCUSSIONE L’EMG dinamica dimostra in queste posture pattern di attivazione muscolare distonica. La principale ipotesi eziopatogenetica è quella della distonia focale che produce uno squilibrio nell'attività dei muscoli flessori ed estensori della colonna vertebrale [2]. L’EMG dinamica permette di intervenire selettivamente sulla distonia con la tossina botulinica, in assenza di contrattura muscolare, indice di cifoscoliosi strutturata, e di ipostenia muscolare paravertebrale, indice di “bent spine syndrome” [3]. BIBLIOGRAFIA [1]  Azher, SN, Jankovic J. Neurology 2005; 65 (3): 355-359. [2] Jankovic J. Mov. Disord. 2010; 25 (5): 527-528. [3] Laroche M, Ricq G, Delisle MB, Campech M, Marque P. Muscle Nerve 2002; 25(2):189–93.

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XVIII SIAMOC Conference 26

Figure 1 Gait kinematics sagittal comparison between pre (upper row) and post (lower row) robotic therapy. Gray band = controls. Green line =right side. Red line = left side.

PC26 - Recupero del cammino in bambini con esiti di paralisi cerebrale tramite terapia robotica E. Castelli, S. Carniel, A. Colazza, D. Cascianelli, R. Carbonetti, G. Cordone, E. Tavernese, F. Frascarelli, G. Di Rosa, C. Veredice, M. Petrarca MARlab, Neuroriabiliation Division, Bambino Gesù Children’s Hospital - IRCCS, Rome, Italy. INTRODUZIONE Negli ultimi dieci anni l’influenza sui processi riabilitativi della terapia robotica e degli strumenti tecnologici è lungamente discussa. L’efficacia di alcuni strumenti robotici sulla rieducazione del cammino dopo ictus nel soggetto adulto in combinazione con programmi personalizzati di esercitazione è stata provata [1]. Mentre effetti sulla funzione in bambini con paralisi cerebrale in confronto con programmi personalizzati di esercitazione non sono stati riscontrati [2], sebbene pochi parametri cinematici sono presi in considerazione per descrivere la funzione. Noi abbiamo esteso, in bambini diplegici con esiti di paralisi cerebrale, sia l’osservazione ad un set più ampio di variabili cinematiche sia la discussione sulla modificabilità della coordinazione del cammino. METODI Sono arruolati 24 bambini con diplegia (mean age 6 years and 4 months; range 4-13 years), che hanno eseguito Terapia Robotica (Lokomat, CH) (TR) associata a programmi individuali di rieducazione del cammino per 4 settimane con frequenza di 5 sedute a settimana. Sono state eseguite valutazioni del cammino con un sistema optoelettronico (Vicon MX, UK) e valutazioni funzionali tramite la scala GMFM prima e dopo il trattamento. RISULTATI Tre cicli di cammino per ogni paziente sono analizzati (Figura 1). Per l’analisi statistica è considerata la completa cinematica delle pelvi, la cinematica sagittale di anca, ginocchio e caviglia, l’angolo di progressione dl piede e i parametri spazio-temporali. L’analisi statistica dei parametri di cammino non ha mostrato differenze dopo il trattamento, mentre i valori della GMFM si sono rivelati significativi confrontando la valutazione iniziale (69.22±17.91) con quella finale (72.67±18.03), p<0.05.

DISCUSSIONE L’allenamento della funzione e la modificazione della coordinazione motoria debbono essere considerate appartenenti a differenti processi riabilitativi. L’allenamento della funzione è associato al mantenimento delle abilità e della partecipazione sociale, mentre la modificazione della coordinazione è relativo al cambiamento dei livelli di abilità. La terapia robotica non si è rivelata capace di modificare la coordinazione motoria ma sembra rivelarsi utile nel processo di mantenimento della funzione. La terapia robotica qui utilizzata è centrata sul concetto di alto livello di ripetizione del movimento, ma questa non è l’unica prospettiva derivabile dall’uso degli esoscheletri. È necessario cambiare punto di vista se si vuole modificare il pattern di cammino. Futuri sviluppi sono prevedibili utilizzando gli esoscheletri per indurre un alto livello di integrazione tra giunti articolari durante compiti di auto bilanciamento. BIBLIOGRAFIA [1] Mehrholz J, et al. Cochrane Database of Systematic Reviews 2017, Issue 5. Art. No.: CD006185. [2] Druzbicki M, et al. J Rehabil Med 2013; 45: 358–363.

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XVIII SIAMOC Conference 27

PC27 - Valutazione dell’efficacia di un’ortesi caviglia-piede in pazienti emiparetici attraverso l’analisi del cammino L. Fabbri1, M. Rinieri2, T. Atzori1, C.Baldini1, S. Verdesca1, F. Vannetti1, A. Pizzi1 1 IRCCS Fondazione Don Gnocchi, Firenze, Italia 2 Università degli Studi di Firenze, NEUROFARBA, Firenze, Italia INTRODUZIONE La riduzione delle capacità locomotorie è una delle principali conseguenze dell’emiparesi derivante da ictus. In presenza della sindrome del piede ciondolante, vengono solitamente prescritte ortesi caviglia-piede (AFO) in modo da ottenere miglioramenti nel cammino. In questo contesto, l’obiettivo del presente studio pilota è di valutare l’efficacia di un’AFO, dopo un periodo di utilizzo giornaliero. A questo scopo sono stati valutati parametri spazio-temporali ad un tempo di riferimento iniziale (T0) e ad un follow-up di tre mesi (T1), in modo da evidenziarne eventuali differenze. È stata effettuata un’analisi del cammino utilizzando un sistema ottico di analisi del movimento (BTS SMART-DX). METODI In questo studio sono stati inclusi 7 soggetti colpiti da ictus (1 femmina, 6 maschi, età 47±11.36) con la sindrome del piede ciondolante. Ad ogni paziente, dopo una valutazione clinica, è stato prescritto un modello commerciale di AFO (Peromed, Ottobock). Ai partecipanti è stato chiesto di effettuare 3 sessioni di cammino a T0 e a T1: 2 camminate scalzo, 2 camminate con le scarpe e 2 camminate con l’AFO prescritta. È stata condotta un’analisi biomeccanica del cammino basata sul protocollo Davis, utilizzando BTS SMART-DX. Sono stati valutati indicatori spazio-temporali per entrambi gli arti (arto sano e arto colpito), quali cadenza (passi/min), velocità media (m/s), lunghezza del passo (m), fase di volo (%) e fase di doppio supporto (%). La velocità media e la lunghezza del passo sono state normalizzate per l’altezza del soggetto. È stato eseguito un t-test per dati appaiati (significatività P=0.05) per confrontare questi parametri durante il cammino scalzo e con AFO tra T0 eT1. RISULTATI Il cammino scalzo mostra una differenza statisticamente significativa nella cadenza (P=0.028) e nella velocità media (P=0.016) tra T0 e T1. Il cammino con ortesi presenta un maggior numero di parametri statisticamente significativi: cadenza (P=0.030), lunghezza del passo per l’arto sano (P=0.024), fase di volo (P=0.002) e fase di doppio supporto (P=0.016) per l’arto colpito (Tabella 1). Il t-test per dati appaiati non evidenzia differenze statisticamente significative per la velocità media nel cammino con ortesi.

      Scalzo Ortesi

Parametro Arto T0 T1 P-value T0 T1 P-value

cadenza (passi/min) 68.1±10.21 82.67±11.73 0.028˟ 70.80±4.70 90.09±5.66 0.030˟

velocità media

0.20±0.10 0.31±0.15 0.016˟ 0.23±0.04 0.37±0.08 0.060

lunghezza passo c 0.19±0.09 0.20±0.09 0.321 0.20±0.04 0.22±0.04 0.347

s 0.16±0.07 0.017±0.09 0.747 0.18±0.03 0.23±0.03 0.024˟

fase volo (%) c 34.87±5.86 34.81±7.41 0.956 34.77±2.89 36.86±2.87 0.002˟

s 28.30±6.60 28.00±9.99 0.841 28.70±3.00 32.14±2.65 0.119

fase doppio appoggio (%) c 16.94±5.49 15.83±2.67 0.471 17.00±1.74 14.14±1.06 0.016˟

s 20.41±5.69 20.81±8.27 0.855 19.47±1.95 16.96±2.02 0.252 Tabella 3: Risultati per ogni parametro analizzato (c=arto colpito, s=arto sano). Dati presentati come media±SD.

˟= p-value significativo. DISCUSSIONE L’aumento del numero di parametri statisticamente significativi tra il cammino scalzo e con ortesi (lunghezza del passo per l’arto sano, fase di volo e di doppio supporto per l’arto colpito) suggerisce che l’utilizzo di un’AFO produce un miglioramento nel cammino del paziente. Potrebbe essere condotta un’ulteriore analisi dei dati includendo parametri cinematici, per confrontare differenti modelli di AFO e ottenere misure oggettive. Segnali elettromiografici potrebbero essere valutati per capire come influisce l’ortesi sull’attività muscolare. BIBLIOGRAFIA [1] Zollo L, et al. European Journal of Physical and rehabilitation medicine 2015; Vol:51, No:2.

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XVIII SIAMOC Conference 28

PC28 - Influenza dell’atteggiamento della pelvi sul pattern del cammino in persone a sviluppo tipico M. Favetta1, M. Petrarca1, A. Romano1, S. Summa, R. Carbonetti1, A. Pisano1, A. Colazza1, S. Carniel1, E. Castelli1 1MARlab, Neurorehabilitation Division, Bambino Gesù Children’s Hospital - IRCCS, Rome, Italy.

INTRODUZIONE La Gait Analysis su persone sane, che mimano condizioni patologiche di cammino [1,2], ha contribuito alla conoscenza dei fattori biomeccanici. In questo contesto, l’influenza del bacino non è approfondita, nonostante questo sia considerato l’anello di congiunzione tra le regioni superiori e inferiori del corpo [3]. L’obiettivo dello studio è di valutare il ruolo del bacino nella simulazione della deambulazione patologica.

METODI Allo studio hanno partecipato 17 giovani adulti sani (12 femmine; età 25±5). Ai partecipanti è stato chiesto di mimare l’atteggiamento di antiversione e posteroversione del bacino durante il cammino. La registrazione è stata effettuata con il sistema optoelettronico (Vicon MX), e due piattaforme di forza. Sono state poi studiate le caratteristiche cinematiche e cinetiche del cammino a velocità confortevole (Norm), confrontandole con in antiversione (Ant) e posteroversione (Post) di bacino.

RISULTATI I parametri spazio-temporali evidenziano una significativa riduzione della lunghezza del passo (p-value=0.0007) e del semipasso (p-value=0.002) nelle due condizioni simulate. Si osserva, in figura 1, nell’Ant uno slittamento significativo dell’anca verso la flessione (p-value=0.003). Nella Post, il range di flesso-estensione di anca, rispetto al Norm, diminuisce significativamente (p-value=0.01); mentre aumenta la flessione di ginocchio in fase di appoggio (p-value=0.03), con conseguente aumento del momento flessorio (p-value=0.03). Come si può notare in figura la caviglia è caratterizza da un minor range di flesso-estensione nella condizione Ant (p-value=0.03); un aumento del valore massimo della flessione dorsale in fase di appoggio nella Post (p-value=0.02).

Figura 1: Cinematica degli arti inferiori (sinistra); lunghezze del semipasso (centro) e del passo (destra) nelle tre condizioni.

DISCUSSIONE L’antiversione del bacino comporta un aumento della flessione d’anca e una diminuzione del range di flesso-estensione della caviglia. Tali atteggiamenti si ritrovano in pazienti con Paralisi Celebrali [2], o pazienti con distrofia Muscolare di Duchenne [4]. La retroversione di bacino comporta una diminuzione del range di estensione d’anca, un aumento della flessione del ginocchio e quindi un aumento delle flessione dorsale in fase di appoggio con conseguente aumento del momento flessorio. Simili comportamenti sono stati descritti in pazienti sottoposti a osteotomia del bacino [5] o con la sindrome di Charcot-Marie-Thooth. La conoscenza sulla dinamica dei vincoli biomeccanici sta diventando essenziale per spiegare e classificare gli atteggiamenti patologici.

BIBLIOGRAFIA [1] Romkes J, Brunner R. Gait Posture. 2007;26(4):577-86. [2] Petrarca, Maurizio, et al. Gait & posture 24.3 (2006): 331-341. [3] Amori V, 2015 Jan;41(1):19-25. [4] Vasco, G., et al. Gait & Posture 42 (2015): S44. [5] Petrarca M, Eur J Phys Rehabil Med. 2014 Jun;50(3):265-74.

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XVIII SIAMOC Conference 29

PC29 - La comparazione tra condizioni patologiche come paradigma per lo studio del cammino. M. Petrarca, G. Vasco, A. Pisano, R. Carbonetti, M. Favetta, E. Castelli, MARlab, Neuroriabiliation Division, Bambino Gesù Children’s Hospital - IRCCS, Rome, Italy. INTRODUZIONE Lo studio è indirizzato alla comparazione del cammino tra differenti patologie. In particolare tre diffeenti patologie sono state selezionate in rappresentanza di un danno del primo motoneurone (Paralisi Cerebrale) (CP), del secondo motoneurone (Charcot Marie Tooth) (CMT), e del muscolo (Distrofia Muscolare di Duchenne) (DMD). L’analisi del cammino è condotta per meglio comprendere come i vincoli biomeccanici possano influenzare l’evoluzione della funzione, analizzando differenze e similitudini, analogamente ai lavori di simulazione di condizioni patologiche [1,2]. METODI 30 bambino hanno partecipato allo studio: 10 con CP, 10 con CMT e 10 con DMD (età media 7,9±3.2 anni). L’analisi del cammino è condotta con sistema optoelettronico (Vicon Mx, UK), con 8 camere e due piattaforme di forza (AMTI OR6, US). Tre cicli del cammino sono raccolti per ogni paziente e utilizzati per caratterizzare ogni patologia. RISULTATI In Figure 1 è riportata la cinematica sul piano sagittale delle tre patologie insieme ai momenti e le potenze di caviglia. Le velocità di cammino sono 0.62 ± 0.20 m/s for CP, 1.03 ± 0.15 m/s for CMT, and 1.01 ± 0.12 m/s for DMD.

DISCUSSIONE Tutte e tre le patologie mostrano un innalzamento anticipato del momento dorsale di caviglia, ovvero un anticipazione nel trasferimento del carico sull’avampiede, associato ad un arresto della flessione dorsale di caviglia che raggiunge i valori più alti nelle CP. Le alterazioni e le differenze nel comportamento di caviglia e ginocchio possono essere spiegate dalle note alterazioni nelle proprietà del muscolo che accompagno i disordini di controllo motorio. I bambini con CP e DMD camminano con le pelvi in antiversione, mentre i bambini con CMT in postero versione. Questo può essere interpretato come una proiezione del corpo in avanti nei soggetti con CP e DMD e da un cammino prudente nei Bambini con CMT il quale può essere spiegato con le ben note alterazioni della sensibilità del piede in questa ultima patologia. L’approfondimento della comparazione fra differenti condizioni patologiche può aiutare il complesso processo di interpretazione dei dati in un contesto clinico, favorendo la decisione sul trattamento terapeutico. BIBLIOGRAFIA [1] Romkes J, Brunner R. Gait Posture. 2007;26(4):577-86. [2] Petrarca M, Gait & Posture. 35 (2012) S1–S47.

Figure 1 Dashed line = controls. Solid line = patients. Rows represt pathologies and columns represent ankle, knee, hip and pelvis sagittal kinematics and ankle moments and powers, respectively.

CP CMT DMD

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PC30 - L'effetto degli esercizi di flessione craniocervica sulla lordosi cervicale in tre casi con la diminuzione della Lordosi cervicale C Turkmen1, H. Cetin1, H. Tekerlek1, E. Dulger1, S.Bilgin1, N.Kose1 Università di Hacettepe, Istituto di Scienze della Salute, Dipartimento di Fisioterapia e Riabilitazione, Ankara, Turchia INTRODUZIONE Nei pazienti con dolore al collo si osservano alterazioni degenerative nella colonna cervicale o nei dischi e appiattimento della lordosi cervicale(1). Lo scopo di questo studio era studiare l'effetto degli esercizi di flessione craniocervicale sulla lordosi cervicale in tre casi con diminuzione della lordosi cervicale.

METODI Questo studio è stato condotto su tre pazienti affetti da dolore al collo che si sono rivolti all'Università Hacettepe di Fisioterapia e Riabilitazione. Gli individui sono stati inclusi nel programma di esercizio di flessione craniocervicale per un totale di 6 settimane, due volte alla settimana. Prima del programma, sono stati eseguiti gli angoli cervicali, la scala analogica visiva (VAS) e le misure di resistenza al muscolo profondo. Sono stati condotti anche indagini, indice di disabilità di collo e indagini di profilo di salute di Nottingham(2). Gli individui sono stati insegnati l'esercizio di flessione craniocervicale utilizzando un dispositivo biofeedback stabilizzatore. L'esercizio di flessione craniocervicale e movimenti degli arti sono stati combinati dopo che il manometro stabilizzatore ha raggiunto 30 mmHg. Durante le settimane successive, i movimenti degli arti sono stati eseguiti con esercizi resistivi. Pertanto, essa mirava a migliorare le prestazioni dei muscoli cervicali profondi(3). Alla fine di 6 settimane, sono state ripetute valutazioni di pre-trattamento.

RISULTATI A seguito delle valutazioni della lordosi cervicale e del VAS, quando i casi applicavano esercitazioni di flessione craniocervicale per 6 settimane, si osservava un aumento dell'angolo della lordosi cervicale e una diminuzione dei punteggi VAS. La resistenza dei muscoli profondi cervicali è aumentata in tutti i casi. Inoltre, gli indici di disabilità di collo e i punteggi di Nottingham Health Profile sono diminuiti in tutti i casi.

DISCUSSIONE Esercizi di flessione craniocervicale hanno dimostrato di aumentare la lordosi del collo e diminuire il dolore al collo quando applicato agli individui del dolore al collo. I risultati positivi di questo esercizio per 6 settimane ci hanno mostrato che esercizi di flessione craniocervicale possono essere un metodo efficace per lottare i cambiamenti degenerativi nella colonna cervicale.

BIBLIOGRAFIA [1] Grob, D., Frauenfelder, H., & Mannion, A. F. (2007). European Spine Journal, 16(5), 669-678.. [2] Hawker, G. A., Mian, S., Kendzerska, T., & French, M. (2011). Arthritis care & research, 63(S11), S240-S252. [3] Falla, D. L., Jull, G. A., & Hodges, P. W. (2004). Spine, 29(19), 2108-2114.

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PC31 - Storia Naturale delle Caratteristiche del Cammino di un Gruppo di Soggetti con Distrofia Muscolare di Duchenne A. Romano1, M. Petrarca1, M. Favetta1, S. Summa1, E. Castelli1 1 MARlab, Neurorehabilitation Division, Bambino Gesù Children’s Hospital – IRCCS, Rome, Italy. INTRODUZIONE Sono stati svolti pochi studi con l’analisi 3D del cammino su soggetti con Distrofia Muscolare di Duchenne (DMD). Di questi, nessuno ha indagato l’evoluzione del pattern di cammino nel tempo in questi soggetti. Studi precedenti [1,2,3], hanno individuato un aumento del range del tilt pelvico e della rotazione del bacino oltre a una tendenza precoce all’incremento dell’obliquità pelvica, e della plantiflessione di caviglia. Il presente studio mira a descrivere l’evoluzione del pattern di cammino di 9 soggetti con DMD lungo due anni consecutivi. METODI L’analisi 3D del cammino (Sistema Vicon MX, with 8 cameras) è stata svolta su 9 soggetti maschi con DMD, età a T0: 4,4 – 11,3 anni (Media = 7,8 ± 2,4 anni), età a T2: 7,2 – 13,3 anni (Media = 9,9 ± 2,2 anni). È stato utilizzato il modello Plug-in-Gait (PiG) full body. I dati di cinematica descritti sono stati raccolti per il bacino e per gli arti inferiori. Per ogni partecipante sono state svolte tre valutazioni del cammino: alla baseline (T0), ad un anno (T1) e a due anni (T2). RISULTATI L’analisi dei dati di cinematica degli arti inferiori è riportata in Figura 1. Nei parametri spazio-temporali, non si evidenziano differenze significative nella durata delle fasi del ciclo del passo. La lunghezza dello stride media a T0 è stata di 0.80±0.18m, a T1 di 0.91±0.084m e a T2 di 0.95±0.079m (norma: 1.16±0.12m). La velocità di cammino media a T0 è stata di 0.83±0.19m/s, a T1 di 0.99±0.13m/s e a T2 di 1.01±0.12m/s (norma: 1.14±0.11m/s). La cadenza media del cammino è stata di 127±19.4step/min a T0, 131±13.6step/min a T1 e 127±9.16step/min a T2 (norma: 117±7.76step/min).

DISCUSSIONE Dai risultati ottenuti appare come la riduzione del primo rocker di tallone e l’arresto della dorsiflessione di caviglia presente a T0 tenda a mantenersi nel tempo. Le alterazioni di caviglia presenti a T1 sembrano non modificarsi in T2. A livello delle pelvi la progressione delle anomalie del cammino diviene evidente tra T0 e T1 e prosegue nell’evoluzione in T2. Questi dati permettono di strutturare due ipotesi. Nella prima, la compromissione della muscolatura distale esordisce prima di quella a carico della muscolatura prossimale e pertanto l’articolazione di caviglia viene interessata prima del bacino. Nella seconda, le alterazioni distali emerse precocemente influenzano l’assetto dinamico mantenuto dal bacino durante il cammino inducendo le modificazioni successive visibili in T1 e T2. Non può essere esclusa una concomitanza di entrambe queste variabili nello sviluppo delle anomalie del cammino in questi soggetti. . BIBLIOGRAFIA [1] Doglio, L, et al. Eur J Phys Rehabil Med 2011; 47(4), 587-594. [2] D’Angelo, M. G., et al. Gait & posture 2009; 29(1), 36-41. [3] Armand, S., et al. Gait & posture 2005; 21(4), 369-378.

: T0 : T1 : T2 : Normali

Figura 1. Analisi cinematica degli arti inferiori: 1) a. Variazione obliquità pelvica verso l’alto; b. Variazione obliquità pelvica verso il basso; 2) a. Variazione intra rotazione pelvica; b. Variazione extra rotazione pelvica; 3) a. Variazione massima flessione anca; b. Variazione estensione massima anca; 4) a. Variazione plantiflessione massima caviglia; b. Riduzione primo rocker di tallone.

1a.

1b. .

2a.

2b.

3b.

3a.

4a.

4b.

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XVIII SIAMOC Conference 32

PC32 – Attività elettromiografica del quadricipite in pazienti con cammino a ginocchio rigido (SKG) in eşiti di ictus E. Giannotti 1,2, M. Longhi 1, M. Manca 3, P. Prati 1, M. Cosma 3, F. Mascioli 1, G. Ferraresi 3, M. Morelli 3, P. Zerbinati 1,4, S. Masiero 2, A. Merlo 1, D. Mazzoli 1 1 Gait & Motion Analysis Laboratory, Sol et Salus Hospital, Rimini, Italy 2 Department of Orthopaedic Rehabilitation, University of Padova, Padova, Italy 3 Motion Analysis Laboratory, Dep. of Neuroscience and Rehabilitation, Azienda Ospedaliero Universitaria di Ferrara, Ferrara, Italy 4 Neuroorthopedic Service, Hand Surgery Unit, MultiMedica, Castellanza, Italy INTRODUZIONE In questo studio si presenta una descrizione dettagliata dell’attività di tutti i muscoli del QF nel cammino di pazienti con esiti di stroke e SKG. METODI Si sono analizzati in modo retrospettivo i dati di 46 soggetti emiplegici cronici con SKG (età 58±11 anni, range 25−75 anni, picco di flessione in oscillazione 20±10°, range 0°−40°, velocità 0.35±0.13 m/s, range 0.11−0,65 m/s), valutati clinicamente e con gait analysis (GA) nel periodo 2010 – 2015, durante il cammino spontaneo, in due centri (Affiliazioni 1 e 2) precedentemente cross-validati per GA [1]. L’attività dei muscoli VL e VM è stata registrata con elettrodi di superficie posizionati sulle zone a minor crosstalk, come indicato da Blanc et al. [2]. L’attività dei muscoli VI ed RF (N=39 soggetti per RF) è stata registrata con elettrodi a filo sottile, inseriti con guida ecografica seguita da verifica con elettrostimolazione. Le fasi e sottofasi del ciclo del passo (GC) sono state definite a partire dagli istanti di contatto e distacco di entrambi gli arti forniti dalla GA. Facendo riferimento al pattern di attivazione normale descritto da Perry per i muscoli del QF [3], si è calcolata l’occorrenza di attività anomala di VI, VM e VL in ogni sottofase del GC compresa tra appoggio intermedio e oscillazione intermedia e del RF in appoggio intermedio e terminale, in oscillazione iniziale e intermedia. RISULTATI I risultati sono riassunti in figura per VI e RF. In midstance, VM era attivo nel 61% dei casi, VL nel 72% dei casi. In terminal stance, VM era attivo nel 41% dei casi, VL nel 50% dei casi. Si è registrata attività in preswing per il VM nel 24% dei casi, per il VL nel 28%. In initial swing, VM era attivo nell’11% dei casi, VL nel 15%. In midswing, VM era attivo nel 20% dei casi, VL nel 26%. DISCUSSIONE Questo studio presenta letteratura un’analisi descrittiva della attività di tutti i capi del QF, misurata con elettrodi a filo sottile e di superficie, durante il cammino a ginocchio rigido in un ampio campione di emiplegici con diversi livelli di compromissione funzionale post stroke. Nel campione indagato, VI e RF risultano essere i muscoli con maggior frequenza di attività patologica. L’elevata frequenza di attività patologica anche in appoggio indica che i muscoli del QF, in modo diverso nei soggetti, possono alterare già il secondo rocker in appoggio, ridurre la velocità di flessione di ginocchio al distacco del piede e quindi inibire l’innesco della flessione passiva di ginocchio in oscillazione. La valutazione dell’attività VI, VM, VL e RF durante il cammino potrebbe permettere una migliore comprensione del fenomeno nel singolo caso, supportando il clinico nel processo di decision making e favorire la maggiore appropriatezza degli interventi selezionati. BIBLIOGRAFIA [1] Benedetti MG et al. Gait Posture, 2013;38(4):934-9 [2] Blanc Y et al. The Open Rehabilitation Journal, 2010;3 :110-126 [3] Perry J, 1992. Gait Analysis, normal and pathological function.

Occorrenza di attività patologica dei muscoli VI e RF registrata durante il cammino in un ampio campione di soggetti con SKG in esiti di stroke, registrata con EMG fine-wire. I fili sono stati inseriti con guida ecografica e la loro posizione è stata verificata con elettrostimolazione.

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XVIII SIAMOC Conference 33

PC33 - Meccanismi compensatori in soggetti affetti Charcot Marie Tooth: uno studio di follow-up T. Lencioni 1, G. Piscosquito 2, M. Rabuffetti 1, I. Moroni 3, E. Pagliano 3, E. Di Sipio 1 , M. Diverio 1 , L. Padua 1, A. Schenone 4, D. Pareyson 3, M. Ferrarin 1 1 IRCCS Don Gnocchi Foundation, Milan, Rome, La Spezia, Italy, 2 IRCCS “ICS Maugeri", Telese Terme, Italy, 3 IRCCS Besta Institute, Milan, Italy, 4 University of Genoa, Genoa, Italy INTRODUZIONE La malattia di Charcot-Marie-Tooth (CMT) è una neuropatia ereditaria con una lenta progressione disto-prossimale che causa indebolimento distale, atrofia e perdita sensoriale [1]. Studi recenti [2,3] hanno individuato dei pattern riconducibili al vaulting gait (VG) in alcuni soggetti senza particolari deficit primari (caduta del piede e deficit di spinta). Il presente lavoro ha studiato il pattern del VG in soggetti affetti da CMT con entità da lieve a moderata e valutato i cambiamenti dopo 12 mesi. METODI 73 soggetti affetti da CMT (range 6-70 anni) sono stati sottoposti a valutazione clinica e ad analisi del cammino a velocità naturale al baseline (B) e dopo 12 mesi (FU). A 57 soggetti sani HS è stato chiesto di camminare anche a velocità più lente per ottenere dei dati normativi comparabili. Valori positivi del picco della potenza alla caviglia in appoggio mediale (APWRmidst) sono indicativi del VG [1,3]. In base alla presenza del VG fra le due valutazioni sono stati identificati 4 gruppi: no VG a B e FU (Group A,N=44), VG solo a FU (Group B,N=10), VG in entrambe le valutazioni (Group C, N=3) e VG solo a B (Group D,N=16). Le differenze in entrambe le valutazioni, e fra i diversi gruppi sono state valutate con metodi statistici parametrici e non parametrici a seconda della distribuzione dei dati. RESULTS In Tabella 1 sono riportati i principali risultati. Al FU, il Gruppo D ha mostrato un aumento della flessione dell’anca nella fase di volo sia rispetto ai soggetti HS che alla valutazione di baseline. Table 1. Media(SD) dei principali parametrici clinici e del cammino Group A Group B Group C Group D HS B FU B FU B FU B FU -

CMTES 5.4 (3.2)

6.4* (3.8)

5.4 (4.7)

5.9 (4.2)

5.0 (4.4)

7.0 (5.0)

7.1 (3.0)

7.1 (2.8) 0

MRCADF 4.1 (1.2)

4.0 (1.3)

3.5 (1.8)

3.7 (1.7)

4.0 (0.3)

4.3 (0.8)

3.5 (1.3)

3.3 (1.7) 5

MRCAPF 4.4 (1.2)

4.3 (1.1)

4.8 (0.4)

4.5 (0.5)

4.8 (0.3)

4.7 (0.6)

4.2 (1.1)

3.9 (1.5) 5

AROMsw/AROMtot foot drop index

0.50a (0.20)

0.52a (0.19)

0.45a (0.16)

0.45a (017)

0.41a (0.03)

0.36a (0.08)

0.41a (0.22)

0.41a (0.22)

0.73 (0.09)

AWst [W/kg] push off index

0.341 (0.146)

0.341 (0.108)

0.321 (0.102)

0.301a (0.102)

0.306 (0.118)

0.298 (0.046)

0.291a (0.231)

0.289a (0.159)

0.359 (0.072)

APWRmidst [W/kg] VG index

-0.234 (0.176)

-0.225 (0.138)

-0.196 (0.153)

0.055*a (0.304)

0.234a (0.217)

0.102a (0.079)

0.106a (0.216)

-0.087a (0.153)

-0.248 (0.149)

MRC: Medical Research Council scale for muscle strength; ADF: ankle dorsi-flexors; APF: ankle plantar-flexors; CMTES: Charcot–Marie–Tooth Examination Score. * differenze significative (p  <  0.05) fra le valutazioni di baseline e follow-up; a differenze significative (p  <  0.05) rispetto ai HS. DISCUSSION In base all’indebolimento del tibiale anteriore, che causa la caduta del piede, alcuni soggetti CMT sviluppano meccanismi compensatori ancor prima dell’indebolimento del gastrocnemio, responsabile del deficit di spinta. Probabilmente all’inizio della malattia con ancora un buon livello di attivazione del tibiale (MRCADF), i soggetti CMT non sviluppano VG (Gruppo A). In seguito aumentando il deficit di dorsiflessione, alcuni soggetti CMT sviluppano VG e lo mantengono fin tanto che il gastrocnemio non si indebolisce (Gruppo B e C). Infine a causa dell’ulteriore indebolimento distale, il compenso del VG viene perso ed emerge un compenso a livello dell’anca (Gruppo D). La valutazione dell’insorgenza del VG e il suo monitoraggio nel tempo sono utili nell’analisi delle alterazioni motorie nella CMT. REFERENCES [1] Ferrarin M, et al. Gait Posture 2011;34(1):36-43. [2] Õunpuu S, et al. Gait Posture 2013;38(4):900-906. [3] Wojciechowski E, et al. Gait Posture 2017; 56:89-94. [Epub ahead of print]

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XVIII SIAMOC Conference 34

PC34 - Pattern posturali in ortostasi e durante il cammino nei pazienti affetti da malattia di Pompe valutati mediante analisi 3d del movimento P. De Blasiis1, D. Mazzoli2 , G. Iolascon.³, O. Farina1, M.A.B. Melone1 , G. Di Iorio1, S. Sampaolo1 1 Department of Medicine, Surgery, Neurology, Metabolic and Aging Science and Interuniversity center for Research in Neurosciences - University of Campania,L.Vanvitelli, Naples. 2 Gait & Motion Analysis Laboratory - Sol et Salus Hospital - Rimini. ³ Department of Medical and Surgical Specialties and Dentistry – University of Campania “L.Vanvitelli” , Naples. INTRODUZIONE La malattia di Pompe ad esordio tardivo (LOPD) è un disordine neuromuscolare dovuto a mutazioni del gene codificante l’enzima lisosomiale GAA, la cui riduzione o assenza causa un accumulo di glicogeno nei lisosomi e nelle miofibrille che provoca alterazioni della muscolatura respiratoria, cardiaca e scheletriche. La malattia è caratterizzata da un primario coinvolgimento dei muscoli del tronco e del cingolo pelvico, che comporta delle disabilità deambulatorie significative. In letteratura solo uno studio descrive i parametri spazio-temporali(s-t) del ciclo del passo in pazienti non consanguinei clinicamente eterogenei con diagnosi genetica confermata solo in alcuni. Nessun studio ha investigato sui parametri cinematici (C) e cinetici (c). Scopo del nostro studio è descrivere tali parametri mediante l’uso dell’analisi 3d del movimento. METODI 7 pazienti LOPD, esprimenti la stessa mutazione in eterozigosi composta, sono stati valutati con scale cliniche (MRC, GSCGA, 6mwt) e mediante sistema stereofotogrammetrico e piattaforme di forza per misurare parametri s-t, C e c seguendo il protocollo Helen-Hayes. Un gruppo di individui sani simile per età è stato utilizzato come controllo. Per ogni curva di cinematica considerata, si è calcolato lo scarto RMSE dal riferimento normale, lo si è mediato sul ciclo e lo si è normalizzato rispetto al ROM dinamico della stessa variabile nel riferimento normale, ottenendo un valore adimensionato. Dalle curve di potenza all’anca ed alla caviglia si è estratto il picco di potenza generata. RISULTATI I risultati dei 7 pazienti (4F-3M, età media 58aa) mostrano delle alterazioni dei parametri s-t, ovvero una tendenza alla riduzione della velocità e della cadenza, un aumento della fase di appoggio e in particolare del doppio appoggio, un ampiamento della base di appoggio, una ridotta lunghezza del passo e semipasso. Inoltre, i parametri cinematici rivelano un aumento del tilt pelvico anteriore e tilt del tronco posteriore, mentre l’obliquità pelvica, l’attiva estensione dell’anca e dorsiflessione della caviglia sono variabilmente ridotte. I parametri cinetici evidenziano una riduzione dei picchi di potenza generata della caviglia e dell’anca. DISCUSSIONE LOPD è caratterizzata da una marcata variabilità fenotipica fra i pazienti anche se condividono le stesse mutazioni. Il nostro studio mostra, in individui con stessa mutazione genetica, alterazioni dei parametri s-t C e c comuni a prescindere dalla severità del loro fenotipo. L’uso dell’analisi 3d del movimento permette di approfondire la conoscenza sulle caratteristiche clinico-funzionali specifiche dei pazienti LOPD mettendo in luce le alterazioni tipiche dei pattern deambulatori non rilevabili con gli usuali esami clinici. Inoltre, tale indagine strumentale può essere utilizzata come misura di out come nel monitoraggio di progressione di malattia o di risposta alla terapia enzimatica sostitutiva. BIBLIOGRAFIA [1] Sampaolo S, et al. Orphanet J Rare Dis.2013; 8:159 [2] Lachmann R, Schoser B. Orphanet J Rare Dis.2013;8:160 [3] McTntosh PT, Case LE, Chan JM, Austin SL, Kishnani P. Molecular genetics and metabolism. 2015;116:152-156