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Abbiamo raccolto alcune testimonianze di chi è appena arrivato, insieme a chi ha visto crescere la Casa negli anni, non tanto per fare una cronistoria dei suoi 20 anni, ma per dire, testimoniare, annunciare il dono che la Casa della Carità è = Espansione dell’ Eucaristia, cioè del dono d’amore più grande che Dio ci ha fatto!

Ecco come ce ne parla don Mario Prandi, parroco e fondatore della Casa della Carità:

“ Allora la Casa della Carità viene a prendere prima di tutto nella testa e nel cuore di qualche seguace di Cristo la sua fisionomia vera: di espan-sione della mia Eucaristia, cioè del dono più grande che Dio mi ha fatto, ai miei fratelli, a tutti, nessuno escluso, ponendomi un “disturbo” interiore continuo, che porterò con me in ogni istante della mia esistenza, in ogni luogo, in ogni tempo finché non sarò arrivato a essere una lode perenne di Gloria, un inno continuo di lode e Adorazione: cioè un apostolo! uno che ha visto e creduto perciò evangelizza, non ne può fare a meno: “la Carità mi urge dentro come un fuoco” “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra e che cosa voglio se non che si accenda?” “Senza di me non potrete far nulla, ma se sarete uniti a me porterete molto frutto e il vostro frutto rimarrà” Ma questa è la più alta unione con Dio e la continua presenza di Lui nella mia vita.Allora non vivo che per inventare modi, scoprire strade, dedicarmi a tutto pur di fare arrivare a tutti Cristo. Per Lui tutto sopporto, tutto soffro, tutto mi va bene …Dunque è nata in una ... parrocchia la Casa della Carità! Allora questa casa che raccoglie i miei tesori non è altro che il Tabernacolo allargato: ho fatto un po’ di posto, vicino al Mio Signore, che si accontenta di così poco spazio (!) e vicino a Lui, Primo Ospite, riunisco un piccolissimo gregge di amici suoi e miei.

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DEO GRATIAS !

Dalla Casa della Carità alla Magliana in Roma mi è stato chiesto di inviare un pensiero a ricordo dell’ apertura della Casa, il 10 dicembre 1989. Oggi è il 3 settembre e la Chiesa fa memoria del grande Pastore San Gregorio Magno, Titolare e Protettore della Parrocchia. Ho pensato sia questo il giorno più bello per scrivere di quell’avvenimento. Era con me sr. Anna Maria, consorella, preziosa, ora in India. Non si può dimenticare quel giorno di festa con tanta gente e interessamento da parte di tutti. Ora la Casa della Carità compie vent’anni! Il compleanno invita sempre a dare uno sguardo al passato e uno all’avvenire. Per il passato viene dal cuore una preghiera riconoscente al Signore per il suo aiuto, che mai manca a chi lo invoca.Per l’avvenire un confidente e filiale affido a Lui, che tutto può.Ho qui una foto di quel giorno: sul presbiterio a fianco dell’altare una colon-netta, sopra un cestino con tre pani. Una pergamena scende con queste parole: <<LA CASA DELLA CARITA’ E’ NELLA PARROCCHIA IL TABER-NACOLO DI GESU’ PRESENTE NEI POVERI E LA CONTINUAZIONE DELLA PAROLA E DELL’EUCARESTIA>>. Dire poveri colpisce sempre , ma chi non si sente povero davanti al Signo-re? E questo è bellissimo! Le povertà poi sono tante e diverse, ma quando si diventa ricchi di anni, la povertà si vive in tutta la sua pienezza!Il giorno che sono arrivata nella Chiesa dell’Adorazione (ndr.di S.Giorgio, dove sr Angela sta tuttora), mi sono detta “pregherò per tutti, così che nes-suno possa dire:<< per me nessuno prega>>”. Un pensiero piuttosto ardito, ma per il Signore no. Non dobbiamo dimenticare le parole stesse di Gesù dette agli Apostoli:<< Tutto è possibile presso Dio>>. (Marco cap.10,27)Fiduciosi e forti di questa consolante promessa, saluto con tanta ricono-scenza e affetto tutti gli amici carissimi parrocchiani e sacerdoti dei primi tempi e, ora, quelli di oggi!Presente o no, per questo anniversario, sarò con voi.

Sr. M. Angela

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CASA DELLA CARITÀ DELLA MAGLIANA: LA FORZA DEI SEGNI

Era l’anno 1988 e si festeggiavano i 25 anni della nostra parrocchia S. Gregorio Magno. Il nostro Parroco, don Pietro, pensò di celebrare il primo giubileo della nostra comunità in un modo “biblico”:venivano sospese per un anno tutte le attività e iniziative dei gruppi e tutta la comunità cristiana veniva chiamata a una seria verifica del suo essere ‘Chiesa’ alla Magliana. Preghiera, incontri, assemblee erano centrati su queste domande: “Come essere sale e luce della terra, oggi? Come evangelizzare in un ambiente ormai totalmente secolarizzato? Come testimoniare l’Amore di Dio agli uo-mini in una società che tende sempre più ad essere individualista e a chiu-dersi emarginando i più poveri e indifesi? Come convertirci alla sequela di Gesù? Fu un anno di ricerca, con l’aiuto dello Spirito, dei ‘segni dei tempi’ capaci di interpretare la realtà e di aprirci alla speranza.Sull’onda di questa preghiera-riflessione furono prese delle decisioni impor-tanti: la creazione delle comunità ecclesiali di base, il centro di solidarietà e l’esigenza di avere all’interno della nostra parrocchia accanto alla mensa della Parola e dell’Eucarestia, il servizio ai poveri attraverso l’istituzione di una Casa della Carità, animata dalle suore Carmelitane Minori della Carità e dai Parrocchiani. Un grande Segno, inequivocabile per tutti noi, che mostrasse l’unione pro-fonda e inscindibile tra Eucarestia e Carità, e che la Parrocchia non realiz-za se stessa se l’Eucarestia che celebra non continua nella Carità nei vari ambiti di vita: famiglia, scuola, lavoro, politica, sociale, territorio…Arrivarono suor Angela e suor Annamaria, le pioniere, che dettero subito un grande impulso nella realizzazione nella casa di uno stile di vita nuovo e poi, nel tempo, (ne dimenticherò certo qualcuna) suor Anna, suor Agosti-na, suor Lorenza, suor Alberta, suor Lucia, suor Cristina, suor Giovanna, suor Monique, suor Teresa fino a suor Enrica, suor Manuela e suor Grazia: tutte donne innamorate di Gesù che viene a noi incontro nei poveri. E poi le Ospiti, veri tesori della casa, i cui volti sono un invito continuo a uscire da noi stessi e creare relazioni di amore e di affetto. Un segno forte quindi

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nel nostro quartiere, fonte di vera evangelizzazione. Viviamo infatti, oggi, in una società dove purtroppo le parole si sono svuota-te, dove non basta criticare e denunciare. Siamo nell’epoca del disincanto e anche il parlare di giustizia, di pace, di doveri non riesce più a riscaldare i cuori.Solo segni concreti, efficaci e visibili che esprimono la bellezza di una qualità di vita diversa, di relazioni più umane, di una accoglien-za incondizionata, di un’attenzione ai piccoli, sono capaci di rapire il cuore dell’uomo di oggi e rivolgerlo a Dio.E la Casa della Carità alla Magliana è un po’ questo: un pezzetto di realtà trasformata dall’incontro con il Vangelo e con l’Eucarestia, dove prevalgono i valori della solidarietà sull’individualismo, dell’accoglienza sull’esclusione, della condivisione dei beni sulla proprietà e i poveri sono prediletti.La società di oggi, come diceva Paolo VI, ha bisogno di testimoni, cioè di persone capaci di vivere in sintonia con l’azione di Dio nella storia e di farla risuonare lì, dove sono.La Casa della Carità è una palestra (come insegna don Mario Prandi, il fondatore) per tutti noi, soprattutto laici, dove ci alleniamo a tenere sempre al centro della nostra vita l’Eucarestia e i poveri. Ma non finisce qui. Sterile sarebbe quel segno che si esaurisce in se stesso. I segni rimandano sem-pre a qualcosa di più grande. E’ dalla Mensa della Parola, dell’ Eucarestia e dei Poveri che parte la missione che deve investire ogni ambito della nostra vita per poter accogliere, qui e ora, con l’aiuto dello Spirito, già su questa terra, il regno di Dio.Dicembre 1989 - Dicembre 2009 Giancarlo

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IL DIRITTO DI ESSERE UN POVERO

“Il Signore Gesù mi ha dato il diritto di essere un povero”. Queste parole, pronunciate da don Fabio, parroco romano impegnato in un bel lavoro per la catechesi , mi riportano al centro, all’unica verità di partenza nel cammi-no della vita. Queste parole mi riportano alla ricchezza e alla straordinaria potenza del Vangelo, ma nello stesso tempo mi conducono in un luogo concreto, dove, insieme a tante altre persone e amici, ho legato un po’ del-la mia storia, del mio tempo, del mio cuore: la Casa della Carità. A Maglia-na, famosa zona periferica di Roma, la vita scorre freneticamente, come in ogni grande città. La gente viene, va, lavora nei negozi, si innervosisce nel traffico; i giovani, così come gli anziani, invadono nelle serate estive piazza Fabrizio de Andrè, forse inconsapevoli del piccolo grande mondo che vive in quella parrocchia proprio di fronte alla piazza. La ristrutturazione della facciata e della chiesa probabilmente suscitano curiosità tra i passanti che non conoscono la storia di Tosca dalle sue bellissime foto, la spontaneità di Bruna e la sua passione per le barzellette, la dolcezza e la lacrimuccia fa-cile di Silva, la simpatia di Carmela e il suo dialetto calabrese, l’operosità di Pepa, la mitezza di Paolina, la passione per le riviste e per le costruzioni di Giuli, i successi nella briscola di Giovanna, il desiderio di coccole di Lilli, la personalità e la tenerezza di Rosaria, che con Dio ci guarda e dal paradiso ci canta “Acqua di mare”. Come non conoscono la ricetta di ogni giornata di suor Manuela: un tocco di buona volontà, una grande dose di sorriso , il tutto condito con la sua indimenticabile chitarra che rigorosamente accom-pagna i salmi, facendo della vita una grande lode a Dio. E suor Grazia? Non hanno mai sperimentato il suo calore umano e la sua allegria che nei momenti di grande divertimento diventa pura follia e dietro quel velo capisci che si nasconde una forza della natura, un uragano di gioia e pazzia. Alla fine come canta Povia, “evviva i pazzi che hanno capito cos’è l’amore”, se non sei un po’ pazzo, in questo senso, nella casa della Carità a Magliana non ci entri. Solo un “pazzo d’amore” come Nazareno che ogni mattina si alza prestissimo per preparare la colazione, buttare il cesto dei pannolini, guidare l’Angelus e accompagnare gli ospiti in chiesa per la Messa e poi aiutare in cucina e dovunque serve, si riuscirebbe a definire “la Terza Suo-

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ra”. E come lui vivono tanti altri volontari, che in termine tecnico “di noi di casa” si chiamano ausiliari… Niente di speciale, non credo ci siano parole più vere per descrivere la mia esperienza come amico, se si vuole ausiliare nella casa della Carità. La bellezza dell’ordinario e delle piccole cose che qui riacquistano un senso, e da qui lo posso riportare nella realtà dove tutti i giorni vivo, il Seminario Maggiore. Lavare i piatti, pulire per terra, dare da mangiare a da bere alle ospiti più in difficoltà (ancora con qualche lacuna!!), scambiare due parole con qualche ospite, o solamente ascoltare il silenzio o frasi con poco significato. Niente di eroico. La grandezza sta nel Vange-lo che, con queste persone, mi dà il diritto di essere un povero, appunto. Nessuna pretesa né degli ospiti né delle suore nei miei confronti, nessun esame da sostenere e far vedere la propria ricchezza, la propria bravura. Solo il desiderio di spezzare con te i tre pani della Eucaristia, della Parola e della relazione con gli ultimi. Questo ti è offerto, nessuna richiesta: di solito ai poveri si offre qualcosa … a volte l’esperienza in casa mi fa accorgere che quelle pretese me le impongo io stesso, ma il Signore Gesù sta là e sa aspettare che Lo mangi, Lo ascolti e Lo incontri. E allora ti accorgi che tra quelle quattro mura c’è una unità di fondo che nulla potrà frantumare forse perché viene proprio dal Vangelo e dalle larghe vedute di don Ma-rio,: la sincronia con la vita della parrocchia, con la comunità del territorio, con i cristiani di Magliana,con tutta la gente del quartiere. La Casa si trova proprio dentro la parrocchia, dentro come il cuore dentro il corpo. Se non fosse stato così, porterei un esperienza sicuramente più sterile dalla CdC. La forza della Casa, e la forza che può dare ad ogni persona che si acco-sta alla sua porta è l’essere un tutt’uno con la parrocchia, un tutt’uno con la gente che ogni giorno soffre, lotta e spera. Una casa come le altre, non risparmiata dalla quotidianità a volte pesante e monotona, ma dove para-dossalmente, quando ci entri, fermi il tuo tempo e lo puoi coordinare a ritmi più evangelici, sostenuto da Chi nella croce della vita degli ospiti non ti giu-dica, non ti rivendica nulla se non di diventare più simile a loro, più simile a Cristo povero. Questa è la mia esperienza con la casa della Carità, quello che sono riuscito a scorgere da due anni ormai. Un’ altra cosa è certa: se entri dalla porta dei poveri, esci cento volte più ricco!!Gabriele

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LA CASA DELLA CARITA’ PER ME...

La Casa della Carità per me è stata importante. In questi venti anni l’ho sempre frequentata, anche perché spesse volte avevo bisogno di qualche parola buona e là trovavo chi mi ascoltava.Ci sono stati periodi in cui non potevo andare, perché la mia famiglia aveva bisogno di me: dovevo fare da babysitter; ma appena libera sentivo proprio un trasporto e difatti ancora oggi il mio pensiero è la Casa della Carità. Ho conosciuto molte suore, con qualcuna mi ci sono anche scontrata, ma non per questo ho abbandonato la Casa, anzi quando andavano via, per-ché dovevano cambiare Casa della Carità, io mi arrabbiavo e mi lamenta-vo con la loro superiora.Ho imparato molte cose: ad amare chi ha bisogno, nel vedere le suore con quanto amore si prodigano verso di loro e se lo fai per il Signore ti accorgi che Lui ti ripaga molto più di quello che dai. Poco tempo fa la nonna Rosaria ci ha lasciato e per noi che frequentia-mo la Casa della Carità vedere la sua poltrona vuota ci fa rimanere male, come se avessimo perduto una persona di famiglia.

Luisa

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... E FU SUBITO AMORE

Agosto 2008: mi ero trasferita alla Magliana da pochi mesi e stavo cercan-do qualche realtà sul territorio dove poter fare un servizio di volontariato.

Alcune suore mi indicarono la Casa della Carità presso la parrocchia di San Gregorio Magno, non molto lontano da dove abito.

Subito pensai che solo il nome era già un programma di vita e andai a vedere…e fu subito amore.

Mi impressionò positivamente l’accoglienza gioiosa di suor Enrica e suor Manuela, che nonostante l’ora poco opportuna (quasi mezzogiorno) mi de-dicarono il loro tempo e mi spiegarono il loro apostolato nella C.d.C.

Il giorno dopo cominciai a frequentarla e, se potessi, ci andrei molto più spesso perché, ogni volta che esco da lì, mi sento arricchita spiritualmente e soprattutto sento nel mio cuore tanta gratitudine al Signore per il dono delle ospiti, delle suore e dei volontari che animano la casa e la rendono una vera “Palestra di carità e di amore”.

Nella C.d.C. non ci si prende cura solo del corpo, ma attraverso la S.Messa, il rosario e l’Adorazione Eucaristica anche, e in special modo, dell’anima. Gli ospiti partecipano a tutti i momenti di preghiera e sono convinta che anche coloro che non possono rispondere riescono con la loro presenza a parlare al cuore del Signore e a sentire tutto il Suo amore.

Quest’anno mi ero offerta di andare in “villeggiatura” con gli ospiti e non vedevo l’ora di partire…e invece parto sì, ma per l’Africa.

L’associazione di cui faccio parte mi ha chiesto di andare per tre mesi in una nostra missione in Zambia dove già sono stata per quattro anni. Non ho potuto rispondere di no e sono anche contenta di partire, ma sono certa che sentirò tantissimo la mancanza delle mie amiche della C.d.C.

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Tosca, Carmela, Rosaria, Bruna, Pepa, Giovanna, Sylva, Giuliana, Paolina e Lilli, tutte care al mio cuore. Non vi lascio alla Magliana, verrete con me in Africa dai tanti malati di AIDS, dagli orfani, dai poveri, dai prediletti, come voi, del Signore. E a loro racconterò che in Italia ho delle amiche “specia-li”.

Grazie alle suore per la loro testimonianza di amore e grazie a tutti i volon-tari per la dedizione e la gioia del loro servizio alla C.d.C.

Franca

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INTERVISTA A SUOR MARIA ENRICA

Sr. Maria Enrica, sei arrivata qui a Roma proprio mentre stavano aprendo la Casa della Carità ….

“Sì, siamo arrivate, io e le altre suore, lo stesso giorno, verso sera e il giorno seguente abbiamo pranzato insieme. Sembrava che ci fossimo conosciute da sempre. Le Suore della Carità, come lo fa intuire il nome, sono state, fin da subito accoglienti e io stessa mi sono messa subito a disposizione per fare ciò che sapevo.Così è iniziata questa lunga amicizia e collaborazione che io chiamerei col nome di “fraternità”: io, suora dell’Immacolata Regina della Pace, loro Carmelitane Minori della Carità! Ognuna ha il suo carisma, e insieme però abbiamo sempre lavorato in sintonia.La condivisione si è sempre rafforzata per la sollecitazione venuta dai miei Superiori maggiori a continuare in questa bella comunione. Qual è e quale è stata secondo te la ricetta per lavorare insieme pur nella diversità dei carismi, cui accennavi poco fa?

“Non c’è stata nessuna ricetta particolare da seguire; è stato tutto molto naturale e facilitato anche dalla generosa disponibilità, accoglienza e sem-plicità che si vive alla Casa della Carità.E’ molto bello lavorare insieme pur nella diversità dei carismi, offrendo la testimonianza di una vera e autentica comunione per il Regno.

Cosa hai ricevuto e ricevi dagli ospiti?

“Credo che la frase pronunciata da Gesù nel Vangelo “Quello che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, lo avete fatto a me” (Mt.25,40) possa sintetizzare il mio aiuto e la mia collaborazione con le suore della Carità.Devo ringraziare anche gli ospiti della Casa della Carità perché, pur nel mio piccolo aiuto offerto, hanno sempre dimostrato nei miei confronti una profonda gratitudine, arricchendomi con la loro gioia e accoglienza.

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Il Regno di Dio è fatto di piccolezza e semplicità e queste cose ci fanno gustare le gioie più grandi e profonde.C’è molto da imparare da tutti ….Grazie per ogni cosa donatami e offerta gratuitamente da questa bella comunione di carismi.Colgo anche l’occasione per salutare tutte le suore che sono passate di qui!

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