AAVV_Guy Derbor Dal Superamento dell’arte alla Realizzazione della filosofia (BereniceQuaderno9)

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  • RIVISTA QUADRIMESTRALEDI STUDI COMPARATI E RICERCHE SULLE AVANGUARDIE

    Diretta daGabriel-Aldo Bertozzi

    uaderni di Brnice9

  • GUY DEBORDDal Superamento dellarte alla Realizzazione della filosofia

    a cura diAntonio Gasbarrini

    Atti del Seminario di Studi Filmografia - Postcatalogo Rassegna dArte Contemporanea

  • Angelus Novus Edizioni - Massari Editore

    Illustrazione di copertina:Guy Debord, Directive n. 4, scritta bianca su un metro di pittura industriale di Pinot-Gallizio, 17-6-1963.

    Finito di stampare nel mese di luglio 2008presso Editoriale Eco srl - S. Gabriele (TE)Tel. 0861.975924 - E-mail: [email protected]

  • 5INDICE

    PRESENTAZIONE

    Anna Maria Ximenes Guy Debord e Le stagioni della cultura a LAquila . pag. 7

    Antonio Gasbarrini LOmaggio a Guy Debord Situazionista:resoconto duna scelta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9

    ATTI DEL SEMINARIO DI STUDIO

    Pino Bertelli Della filosofia eversiva di Guy Debord e la rivoltadella gioia dellInternazionale Situazionista . . . . . . . 11

    Fabio Mastropietro Il dio fucilato e la tecnocrazia del lutto . . . . . . . . . . . 27

    Antonio Gasbarrini Dal Superamento dellarte alla Realizzazionedella filosofia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37

    Roberto Massari Da La societ dello spettacolo ai Commentari . . . . 47

    Matteo DAmbrosio Note sulla percezione critica dei rapportitra Debord e Baudrillard . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 57

    Antonio Del Guercio Debord and Company . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 67

    Piercesare Stagni Sulla filmografia davanguardia di Guy Debord . . . . 69

    Antonio Picariello Situazionismo: il tempio del sole non c pi . . . . . . . 75

    RASSEGNA DARTE CONTEMPORANEA

    Antonio GasbarriniAntonio Picariello Guy Debord . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 85

    Gli artisti e le opere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 97

  • 6Omaggio a GUY DEBORD Situazionista

    Atti del Seminario di Studi Filmografia - Postcatalogo Rassegna dArte Contemporanea

    a cura di Antonio Gasbarrini

    LAquila, 21 giugno - 14 luglio 2008, Palazzetto dei Nobili e Spazio culturale AngelusNovus

    Atti del Seminario di Studi

    Pino Bertelli / Matteo DAmbrosio / Antonio Del Guercio / Antonio Gasbarrini / FabioLuigi Mastropietro / Roberto Massari / Antonio Picariello / Piercesare Stagni

    Filmografia di Guy Debord

    Hurlements en faveur de Sade (1952) - Sur le passage de quelques personnes traversune assez courte unit de temps (1959) - Critique de la Sparation (1961) -La Socit du Spectacle (1973) - Rfutations de tous les jugements, tant logieuxquhostiles, qui ont t jusquici ports sur le film La Socit du Spectacle (1975) - GuyDebord, son art et son temps (1994)

    Rassegna darte contemporanea intergenerazionale di artisti abruzzesi e molisani liberamenteispirata al Maggio 68 Limmaginazione al potere / Il potere dellimmaginazione (a cura diAntonio Gasbarrini e Antonio Picariello)

    Sandro Arduini / Nino Barone / Vincenzo Bonanni / Marco Cardone / Mandra CerrroneAngelo Colangelo / Domenico Colantoni / Lea Contestabile / Mario Costantini /Giancarlo Costanzo / Franco Fiorillo / Carlo Giancarli / Antonio Giordano / GabriellaGiansante / Nicola Macolino / Filippo Maniscalco / Vincenzo Mascia / LuigiMastrangelo / Sandro Melarangelo / Augusto Pelliccione / Luciana Picchiello / Pil /Valentino Robbio / Ernesto Saquella / Anna Seccia / Mario Serra / Antonio TramontanoIgor Verrilli / Zibb

    Ideazione e organizzazione: Centro Documentazione Artepoesia ContemporaneaAngelus Novus - LAquilaPatrocinio: Comune dellAquila Assessorato alle Politiche CulturaliImpaginazione: Florideo DIgnazio

  • 7GUY DEBORDE LE STAGIONI DELLA CULTURA A LAQUILA

    di ANNA MARIA XIMENES

    LOmaggio a Guy Debord, uno dei fiori allocchiello e senzaltro uno deglieventi di maggior richiamo della programmazione estiva nellambito del car-tellone Le stagioni della cultura, merita il plauso e la riconoscenza al suoorganizzatore, il critico Antonio Gasbarrini.

    La cinematografia e la stessa filosofia di Debord, che ispirarono, quaran-tanni fa, la stagione indimenticabile del Sessantotto, vanno oltre le storicizza-zioni e le convenzioni di facciata, sfuggendo a qualsiasi definizione compiuta.

    La dirompente attualit del messaggio e della cifra stilistica del Debordcineasta risiede essenzialmente nella negazione della cinematografia tradizio-nale e, allo stesso tempo, nella sublimazione del cinema in quanto arte.

    Per tutta la sua vita e lungo tutto il suo percorso creativo Debord statosempre, allo stesso tempo, Con e contro il cinema e si mosso nel solco di unaverit intima, sussurrata, riservata a pochi, eppure universale nella sua dirom-penza.

    Lambizione radicale di rinnovare la societ, annientando ogni esperienzaprecedente, finisce inevitabilmente per affascinare e insieme disorientare lospettatore, frammentando allinfinito la gi difficile e complessa condizioneesistenziale delluomo moderno.

    Basti pensare al primo film di questo geniale regista: Hurlements enfaveur de Sade, una pellicola che quando usc, nel 1952, lasci letteralmen-te sbigottiti gli spettatori. Si trattava di un film privo di immagini, con loschermo bianco e dialoghi fuori campo, che fin per indignare il pubblico,tanto che la proiezione fu sospesa dopo appena venti minuti.

    Tutta la cinematografia di Debord si muove lungo questa linea, nel segnodi una malinconia poetica che insieme ansia di riscatto e urgenza di cam-biamento, nella vita quotidiana come nellarte, che ne rappresenta lo specchioe la sublimazione.

    Ci che questo cinema difficile, complesso e profondo fornisce essenzialmen-te allo spettatore , in definitiva, uno stimolo, quasi una sfida.

    La stessa sfida che fu raccolta, in modi diversi e destinati ad evolversi, dalla

  • 8generazione che fu protagonista del Sessantotto e da tutto quanto, nel bene enel male, nacque da quella rivoluzione, breve nella durata ed epocale nelleconseguenze.

    Guy Debord morto suicida nel 1994. Dopo la sua scomparsa, per moltianni e a causa di una serie di complesse circostanze, che toccano il suo carat-tere e alcuni fatti della cronaca francese recente, le sue pellicole restarono alungo quasi introvabili o furono addirittura ritirate per volont dellautore dalla circolazione. La retrospettiva dedicatagli a Venezia nel 2001, a curadi Roberto Turigliatto ed Enrico Ghezzi, ha contribuito sensibilmente, in annirecenti, a riscoprirne la figura e il messaggio artistico.

    La retrospettiva proposta dallAssociazione culturale Angelus Novus con laproiezione in lingua originale di tutti i suoi film, a quarantanni dal Maggiodel Sessantotto, rappresenta un ulteriore Omaggio, colto e raffinato, comeranel suo stile, a un grande maestro del cinema contemporaneo.

    Inoltre, con il Seminario di Studi Attualit ed inattualit del pensiero diGuy Debord svoltosi simbolicamente a LAquila nel giorno del solstizio desta-te, la Rassegna intergenerazionale darte contemporanea di artisti abruzzesi emolisani Limmaginazione al potere / Il potere dellimmaginazione allesti-ta nello spazio culturale di Angelus Novus e la prevista presentazione di que-sto Quaderno il prossimo 14 luglio (unaltra data simbolica legata allaRivoluzione francese del 1789, ma anche allaltissimo pensiero teoretico diGuy Debord), il cerchio magico stretto attorno alla figura e allopera diDebord si stringe e nel contempo si apre ad inedite, illuminanti riflessioni.

    LAssessore alle Politiche CulturaliAnna Maria Ximenes

  • 9LOMAGGIO A GUY DEBORD SITUAZIONISTA:RESOCONTO DI UNA SCELTA

    di ANTONIO GASBARRINI

    Entre la rue du Four et la rue de Buci, o notrejeunesse sest si compltement perdue, en buvantquelques verres, on puovait sentir avec certitudeque nous ne ferions rien de mieux.

    Guy Debord, Pangyrique I, 1989

    Il Centro Documentazione Artepoesia Contemporanea Angelus Novus (dame cofondato e diretto), iniziava la sua attivit espositiva ed editoriale nelgennaio del 1988 con lallestimento di una serie di mostre personali e la con-testuale lettura, in lingua madre, di poesie (tra le altre) di Paul Celan, IosifBrodskij, ma anche di Dario Bellezza intervenuto personalmente nella sera-ta a lui dedicata.

    Lintensa ricerca ricognitiva ed esplorativa in ambito avanguardistico diAngelus Novus, nel dicembre del 2007 si concretizzava nellospitalit accor-data alla XII edizione di Poetronics (Poesia & musica elettronica).

    Di l a pochi giorni, lAngelus Novus avrebbe compiuto il ventesimoanno della sua ininterrotta, curiosa apertura (linguistica, estetica e intrame-diale): come festeggiare levento?

    Nellincipiente marzolina primavera del 2008 ero a Parigi per presentare,al Salon du livre, lultimo numero della rivista Brnice (il quadrimestrale distudi e ricerche comparate sulle avanguardie, fondato e diretto dal 1980 daGabriele-Aldo Bertozzi, da oltre un decennio uscito per i tipi di AngelusNovus Edizioni, direttore responsabile Antonio Gasbarrini), dedicatoallInchiesta internazionale sul romanzo. Insieme alla rivista, erano portatiallattenzione dei presenti al Salon, due romanzi freschi di stampa, Abraham.Le messager dHarn di Ren Guitton (Flammarion) e Retour Zanzibar diGabriel-Aldo Bertozzi (Rocher).

    In quegli stessi giorni era incominciata la mia libera e libertaria drive nellelibrerie, biblioteche e musei parigini, a caccia degli scritti e della filmografiadi Debord.

    Lilluminazione mera venuta proprio alla rue du Four a Saint Germain,peraltro a poche decine di metri dal Caf de Flore, dove nel 2005 erano statifesteggiati i 25 anni dellInismo con la presentazione del monumentalenumero monografico di Brnice dedicato al Movimento, insieme a due libri

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    usciti per loccasione: il mio, titolato Lavanguardia inista. Occasioni dicritica, e laltro, Inisme. tre lavant-gard aujourdhui di Franois Proa(LHarmattan di Torino e Parigi).

    Tra le opere del pensatore parigino riuscivo a mettere le mani su il libroGuy Debord uvres (Gallimard, 2006), il prezioso cofanetto con CD GuyDebord: autour des films (Gaumont Vido, 2005) e la riedizione anastaticadella rivista internationale situationniste (Librairie Arthme Fayard, 2004):come si nota dalle date, si trattava di pubblicazioni recentissime, che in unmodo o nellaltro mi consentivano di avere (grazie anche ad una serie di docu-menti inediti qui pubblicati) una migliore comprensione non solo della com-plessa opera-operazione debordiana, ma della stessa InternazionaleLettrista-Situazionista. A questo punto della drive, il brindisi, il cin cin peril ben augurale compleanno di Angelus Novus era cosa fatta.

    Perch la scelta era guizzata come una luministica ed illuminante fol-gore a ciel sereno nellabbacinante pensiero di uno dei pi rivoluzionari,visionari, lucidi, antagonisti radicali della fasulla, menzognera (ma strapoten-tissima) Societ dello spettacolo?

    Un fastidioso suono proveniente dallultraconosciuto campanellodallarme (la persistente manipolazione del consenso popolare in Italia),proprio in quel periodo era attivato da un abnorme spazio riservato daimassmedia allimmondizia napoletana (puzzolente metafora del governo dicentro-sinistra in carica) ed agli stupri metropolitani di matrice rom (conla conseguente percezione mediatica, nei cittadini, della totale assenza disicurezza, nonostante i crimini, statistiche alla mano, fossero in forte calo).

    Avevo capito perfettamente come in Italia si stesse preparando il IIIcolpo di Stato mediatico (gi nel 1994, allepoca del primo avvento delgoverno Berlusconi, Paul Virilio scriveva lucidamente in tal senso, mentreanche Debord, nello stesso anno detournava dalla tv, per il film GuyDebord, son art et son temps, un ridente, sceneggiato Silvio Berlusconi inter-rompt ses vacances en Sardaigne), favorito dalla tradizionale alleanza da tempore/instaurata tra post-fascisti riverniciati a fresco e populisti della prima e del-lultima ora, con lemergente novit della discesa in campo ed a gamba tesa(dtournement), delle gerarchie vaticane.

    La riscoperta della figura e dellopera dellartista-filosofo francese tra iprincipali ispiratori del Maggio 68 , quindi, quale efficace antidoto alla rim-becillita societ italiana delliperspettacolo. Ma anche, una tangibile rispostaalla caduta di stile (o meglio allo stile della caduta come avrebbero scrittosia Debord che Vaneigem) della sempre pi traballante democrazia nel loroStrapaese, e, purtroppo, nel nostro ex (fu?) Paesebello (molto amato daDebord).

    LAquila, primi di luglio anti-vacanzieri 2008

  • DELLA FILOSOFIA EVERSIVA DI GUY DEBORDE LA RIVOLTA DELLA GIOIA

    DELLINTERNAZIONALE SITUAZIONISTA1

    di PINO BERTELLI

    a mia nonna partigiana,che non ha mai consegnato il suo coltello agli alleatie mi ha insegnato a toccare il cielo con la punta delle dita

    alla nazione degli indiani Seminole,che non hanno mai firmato un trattato di pace con gli Stati Uniti

    Per prima cosa, ho trovato bello darmi al rovesciamento della societin un epoca in cui ci sembrava ben lontano, e da allora io non ho, come gli altri,

    cambiato idea una volta o pi volte, con il mutare dei tempi;sono piuttosto i tempi ad essere cambiati secondo le mie idee.

    Guy Debord

    Se uccido chi mi reprime, sar stato per una svista,in un impeto gioioso, senza voltarmi.

    Raoul Vaneigem

    Tutto quello che so lho imparato dalle puttane dabbene,dai pazzi, dai poeti e dai bambini che tiravano i sassi alla luna.

    Anonimo toscano

    I

    Bande part. Chi come noi stato allevato nella pubblica via e ha conosciuto lamiseria e la fame, e non ha nessuna virt, tranne forse quella daver pensato che soloalcuni crimini di un genere nuovo, non ancora conosciuti e che avrebbero potutonon essere indegni delle nostre gesta banditesche

    Chi come noi si fermamente tenuto dottore in niente e si chiamato fuoridagli ambienti che principalmente hanno affossato ogni speranza autentica di ribal-tamento di prospettiva di un mondo rovesciato e non si sono curati di parteciparealla fondazione di nessuna democrazia dello spettacolo ma al contrario hanno lavoratoalacremente o malamente alla sua incipiente rovina... Chi come noi ha conosciuto

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  • soltanto giovani che hanno soggiornato nelle prigioni di diversi paesi, per ragionipolitiche o comunque per reati o crimini di diritto comune, ha conosciuto soprat-tutto poveri, ribelli o poeti della rivolta come Guy Debord2 di nessuna chiesa lanostra utopia, e il nostro amore per il sangue dimenticato.

    II

    Sulla rivoluzione della vita quotidiana. Gli scritti su Guy Debord e le rivisitazionidella storia dellInternazionale Situazionista che sono fioriti ovunque e sovente inmaniera inadeguata, dovrebbero essere tacciati alla stregua dei delitti dindiscrezionee pi delle volte marchiati dinfamia. C un brivido di terrore e un pizzico di magiain chiunque cita un sabotatore dellordine costituito, senza prenderlo a maestro oprofeta. Ci che ci ripugna il nugolo di debosciati che hanno fatto propria la gioiadi unepoca illuminata dai fuochi della notte e dalla grammatica del sampietrino,quando i ragazzi venivano educati nelle osterie e i loro padri brindavano alla testa deire, dei padroni e dei traditori. La Resistenza continuava, perch loppressione delluo-mo sulluomo non era mai finita.

    La rivoluzione della vita quotidiana era gravida di idee e i resistenti della volontdi vivere senza servi n padroni portava limmaginazione a disconoscere ogni simu-lacro e ogni autorit. La societ dello spettacolo era denudata dei santi e degli eroi e isituazionisti sostituivano limpostura e la falsificazione del loro tempo, con la veritsoggettiva. Costruivano situazioni estreme e facevano della critica radicale dellarte,della politica, della banalit della vita il superamento ineluttabile di ogni forma dicostrizione della libert.

    La filosofia eversiva di Debord (Raoul Vaneigem o Asger Jorn, anche) una rve-rie dellanima in rivolta e contiene verit irrespirabili, quanto rivolte annunciate. una visione del disinganno quella che Debord dissemina ai bordi dellordinario e inpunta damore e senza indulgenze esprime anche le seminagioni di una pratica ever-siva che annunciava anche unonda lunga o un movimento anomalo, politico, crea-tivo, apparso sul vecchio continente negli anni 50 e ha disperso ai quattro ventidella terra le idee velenose di rivoluzione profonda della vita quotidiana.

    I resistenti della volont di vivere si sono opposti alla realt dello spettacolo e nonhanno mai portato limmaginazione al potere, ma hanno fatto del potere dellimma-ginazione il principio di tutte le disobbedienze. Le democrazie spettacolari hannofondato il proprio successo sulla produzione delle armi, limpero dei media, la men-zogna del mercato globale, il terrorismo internazionale della Borsa, la dittatura deisaperi... tutti temi che Debord e lInternazionale Situazionista a vario titolo ave-vano seminato nei loro testi. Dentro una poetica di resistenza prolungata, i situazio-nisti hanno opposto al tempo reificato della merce il tempo immaginato dei creato-ri e minato alla radice la coscienza sociale delle condizioni esistenti, che si espressatalvolta come sovversione dellordine costituito.

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  • A sviscerare la storia dellInternazionale Situazionista3 con dimestichezza, si cono-sce lironia, il paradosso o linvettiva di questi ribelli senza bandiere. Linquadratura sto-rica quella della guerra in Indocina, la rivoluzione di Budapest, la destalinizzazione diChruscv al XX Congresso del PCUS e i situazionisti si fanno carico di accendere letorce delle turbolenze politiche di un tempo morto. La nascita dellInternazionaleSituazionista muove da questi avvenimenti (senza dimenticare la Rivoluzione di Spagnadel 36) e dallabbandono di Debord del Movimento lettrista, legato pi alla filosofiadella volutt di Isou4 e alla pratica dello spiazzamento di Lematre5, che non alla co-struzione di situazioni eversive nel campo dellarte, della politica e della strada che inte-ressavano i situazionisti. Il passaggio di Debord e dellIS alla critica della burocratizza-zione delle lotte operaie e nei confronti delle organizzazioni che si dicevano rivoluzio-narie, preciso. Sulla scorta degli studi di Bruno Rizzi6, lo smascheramento dellappa-rato dei partiti e il tradimento della politica istituzionale diventano i bersagli centrali diDebord e compagni. Le verit cominciano con un conflitto aperto contro i codicidominanti e finiscono quando i predicatori dello sbadiglio politico recuperano le lacri-me inzuppate di utopia e le affogano nellacquasantiera del potere.

    III

    Sulla critica della violenza. La critica della violenza espressa nei testi di Debord, prin-cipalmente (ma anche Vaneigem non scherza), stata ripresa da alcuni lampadieri opassatori libertari con acume e pertinenza analitica. Nella loro morale in azione enella gioia sporcata di sangue, lasciata sui marciapiedi della storia hanno mostratole tracce e i florilegi della filosofia eversiva dei situazionisti e dichiarato limpossibili-t di qualsiasi riconciliazione tra passione libertaria e logica mercantile la loro filo-sofia del disinganno implicava la liberazione della poesia vissuta nel quotidiano cometorcia di un fuoco pi ampio, acceso per la rivoluzione sociale dellesistente. Il cini-smo delleversione non lo insegna nessuno, e nemmeno la dignit del colpo di manoo del disprezzo fino alla morte del salto contro il conformismo.

    Certe visioni politiche di Debord sono debitrici, e non poco, non solo alla sco-perta del desiderio di Andr Breton7, ma anche alla teoria dei momenti di HenriLefebvre8 o alla diserzione dellangelus novus di Walter Benjamin9. Limmaginazionesenza fili di Breton, la rivelazione del non-quotidiano o la nascita del meraviglioso diLefebvre sinnestano nella critica della violenza di Benjamin, come risposta o autodi-fesa contro tutto ci che reprime il diritto di avere diritti. Qui letica della disobbe-dienza di Benjamin sintreccia alla ribellione dellAnarca di Ernst Jnger10 che, comeNietzsche, molto disseminato nelle opere di Debord e dei situazionisti, e mai cita-to apertamente. Sotto il sole malato della politica dellapparenza trionfa una masna-da di cialtroni. Duemila anni di sermoni e codici hanno edulcorato la nostra bile(E. M. Cioran). Per avere un posto qualunque in societ basta essere commedianti dipartito, celebrare stragi di Stato e riciclare il tanfo dei saperi nelle cloache dellarte.

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  • Il cianuro dellironia non si impara a scuola, e nemmeno la fierezza di sapere usare ilcoltello dei maestri carbonai sui bastardi che fanno professione di pensare.

    Il Rapport sur la construction des situations et sur les conditions de lorganisation etde laction de la tendence situationniste internationale, scritto da Guy Debord, pubbli-cato a Parigi nel maggio/giugno del 195711, la scatola degli arnesi di Debord, ed portatore di un canto devastante che affoga tutti i valori costituiti. Il Rapporto un testo importante, contiene i nodi filosofici e politici del pensiero di Debord, checonfluiranno poi in La societ dello spettacolo12. La questione non se questo docu-mento era preparatorio o in funzione di qualcosa che si andava a dibattere tra ungruppo di persone in un paesino vicino Alba se il documento stato discusso o nonella conferenza di Cosio dArroscia se Debord era un ubriaco intelligente eaffascinante gi bevuto di primo mattino se nella casa di Piero Simondo ed Ele-na Verrone o non avvenuta la fondazione dellInternazionale Situazionista13tutto ci interessa soltanto i detrattori di ogni fazione ed materia di rivisitazione pergli storici servizievoli ci che conta il valore sovversivo di un testo quasi profeti-co, talmente avanzato nella sua concezione di liberazione dellimmaginario e dellalotta politica, sul quale sembra non tramontare mai il sole.

    Le affinit o le affluenze del Rapporto e di La societ dello spettacolo con letesi della scuola di Francoforte (Theodor Adorno, Max Horkheimer, WalterBenjamin, Jnger Habermas, Herbert Marcuse, Erich Fromm), principalmenteDialettica dellilluminismo di Horkheimer e Adorno14, sono forti, anche se Debordnon cita apertamente (anzi a volte critica duramente) le analisi contro il fascismo dimassa o la genesi della stupidit e lindustria culturale l espresse. La conoscenzaemancipatrice della carica situazionista, la teoria critica della storia, il superamentodel positivismo e del materialismo Debord li attraversava con in mano iManoscritti economico-filosofici di Marx15 e lidealismo etico/estetico di Hegel16.Anche le letture di Feuerbach entrano nellagor del suo pensiero in azione e dalfondo di La societ dello spettacolo emergono gli echi, nemmeno troppo coperti, deI princip sulla filosofia dellavvenire17. Debord li saccheggiava da par suo e riusciva adimpostare arte, politica e vita quotidiana non pi come annunciazione di qualcosache dovr succedere, ma come trasformazione della rinuncia e presa di coscienzadellinsoddisfazione di vivere.

    La critica culturale di Debord alla base di una ridefinizione della soggettivit ed tesa verso unorganizzazione, una progettualit, una messa in politica di tutte situa-zioni create. Laspetto teorico dunque ancorato ad una realt ben determinata: ma anche lo strumento di indagine di questa stessa realt. Le esigenze sono quelle diun sapere reale, ancorato agli eventi della storia, concepita come il luogo dei rappor-ti sociali degli uomini. Storia quindi concepita materialisticamente, come nellanali-si di Marx, orientata verso una critica globale della societ, e della sua abolizione esuperamento, come stato di cose presente

    Bisogna dunque superare questa crisi storica, ed il movimento operaio deverecuperare il terreno che lo separa dal controllo delle forze produttive da parte del

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  • capitalismo, che intanto inventa sempre nuove forme di lotta (dimostrandosi cos pireattivo delle stesse forze rivoluzionarie legate a schemi ormai superati, perch deli-neati in un tempo storico, che mutato in un altro avente altre caratteristiche, non cpi), dirigismo del mercato, raggruppamento dei settori della distribuzione, governifascisti. E ci appoggiandosi sulle degenerazioni delle direzioni operaie e neutraliz-zando mediante tattiche riformiste le opposizioni di classe. Lesigenza di un continuorecupero ha impedito la crescita e lo sviluppo del progetto rivoluzionario, ingessatoormai su posizioni difensive. Il punto poi la messa in discussione della questionedel potere. Questione che assume particolare rilevanza nei paesi pi industrializzati,dove lideologia borghese, incapace di valorizzare le risorse dellepoca, non fa altroche creare una confusa commistione di valori, tra loro, e rispetto al sistema che liaccoglie, conflittuali (cristianesimo, socialdemocrazia, culture straniere)

    Continuando la sua analisi Debord individua un nuovo campo dazione dellalotta di classe, che non stato ancora sufficientemente analizzato: la battaglia deiloisirs, del tempo libero. Viene puntualizzato che attualmente la classe dominanteriesca a servirsi del tempo libero che il proletariato rivoluzionario le ha strappato,sviluppando in un vasto settore industriale, come incomparabile strumento diabbrutimento del proletariato stesso con sottoprodotti dellideologia mistificatricee dei gusti della borghesia (Paolo Bruciati)18. Tutto vero.

    A Debord e ai situazionisti interessava non tanto rifiutare la cultura moderna, mafarla propria per negarla. Aveva compreso, pi di altri, e in anticipo sui tempi dialmeno quaranta anni, che la crisi della cultura imperante anche lo specchio dellasua decomposizione ideologica. Sulle rovine della societ dello spettacolo non si pucostruire niente. Ogni giudizio, ogni opinione, ogni strappo sono pezzi di un siste-ma che recupera tutte le forme del dissidio e calpesta i bisogni umani pi elementa-ri. Il disfacimento della societ esteso a tutto. La politica, i saperi, gli eserciti, lemasse anonime che mercanteggiano il loro divenire sono addomesticati dallimpe-ro dei media dentro questa metamorfosi del potere ogni soggettivit, ogni dissen-so, ogni differenza sono resi innocui. I terrorismi di Stato sono tanti e molteplici.Basta manifestare contro i possessori della terra, come a Genova (2001), per vede-re di che pasta sono fatti i loro manganelli e le loro pistole. La democrazia non c.La vita si crea con il coraggio e si disfa con la soggezione. Debord e i situazionistihanno inaugurato unepoca della disobbedienza e mostrato che la realt unacreazione dei nostri eccessi e delle nostre utopie realizzate.

    IV

    Del cinema apolide di Debord. La critica situazionista di Debord denuda tutte lefavole della comunicazione e getta i semi eversivi della sua eresia anche nel cinema.Il non-cinema di Debord contiene elementi espressivi elaborati sulla distruzione dici che ci minaccia. Le opere cinematografiche di Debord praticano e allargano la

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  • critica radicale della civilt dello spettacolo. Lutopia situazionista disseminata in que-sti film sincentra su una poetica del fuoco e sulle tentazioni di appiccarlo a tutti iPalazzi dInverno. lutopia che guida le passioni e moltiplica i contrasti e i sogni,spezza destini e annuncia nuove epifanie dellanima. Urla in favore di Sade (1952),Sul passaggio di alcune persone attraverso ununit di tempo piuttosto breve (1959),Critica della separazione (1961), La societ dello spettacolo (1973), Confutazione ditutti i giudizi, tanto ostili che elogiativi, che sono stati finora dati sul film La societdello spettacolo (1975), In girum imus nocte et consumimur igni (1978), Guy Debord,son art et son temps (1994) realizzato con la collaborazione con Brigitte Cornand,sono invettive, bestemmie, provocazioni contro tutto quanto figura la degenerazionedelle forme di dominio approntate dalluomo contro luomo. Qui Debord insegnache lo spettacolo la ricostruzione materiale dellillusione religiosa, ed anche laprincipale produzione di con/senso della societ moderna. Lo spettacolo il mono-logo elogiativo delle proprie forche, lautoritratto del potere di unepoca.

    Il cinema sovversivo di Debord non stato mai troppo studiato e lanomalia eticaed estetica disseminata nei suoi film ha sfigurato lordine figurale dellamacchina/cinema e mostrato il passaggio dal Regno della necessit al regno dellalibert. Altrove abbiamo scritto: Il cinema morto! Viva la Banda Bonnot!, sicanta nel cinema sovversivo di Guy E. Debord. Sparate allo schermo, prima di stri-sciare in quella fabbrica di sogni che mortifica lintelligenza dei poeti. La magia delcinematografo altra cosa. La menzogna hollywoodiana (e delle sue indegne emula-zioni planetarie) un simulacro spettacolare dove le puttane e le madonne, i mostrie gli eroi, la catastrofe e il lieto fine sono parte del linguaggio sequestrato dellescimmie e i loro fantasmi si manifestano come semidei di celluloide in attesa di assur-gere al pi alto dei loro compiti, quello dellistupidimento dellimmaginario colletti-vo. I codici del cinema dominante sono gli stessi messi in opera nelle galere, neimanicomi o nei parlamenti: la promessa di felicit insomma che gli ultimi saran-no i primi e le umiliazioni saranno rimesse con i peccati, nei confessionali dellastoria. Sullorlo della preghiera o nei calchi del consenso non si chiede nessuna liber-t vera, ma soltanto lillusione della libert. Questo perch ogni libert, come ognireligione, finita quando smette di generare eresie (E. M. Cioran). Le rivoluzioninon sono mai state attuali, pretendevano di rovesciare il potere con gli stessi mezzi.La rivoluzione, come la volgarit, contagiosa, specie nei momenti in cui i rivoluzio-nari di professione hanno gi venduto lentusiasmo dei loro sostenitori al migliorofferente. La delicatezza non fa parte dei comitati centrali di qualsiasi ordine, solo inpunto di morte i fanatici del potere si rendono conto della loro inutilit, ma i mostriche hanno partorito sono gi ascesi alla gloria dei cleri e dalle segrete delle banchehanno appestato i banchi del sapere, contaminato gli asili pubblici, oliato la lamadella ghigliottina economica e senza un filo di nobilt hanno eretto il dogmadel mercato globale. I morti non si contano pi. La vendita di armi s. La Borsa inter-nazionale accomuna i massacri del progresso alle vacanze degli operai. I bambini sipossono uccidere, vendere, stuprare basta un poco di riservatezza. I prezzi sono

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  • buoni. Ci sono tanti padri di famiglia, timorati di Dio e dello Stato, che non sannorinunciare alla tentazione di violare una bambina, specie se nera, ma vanno beneanche asiatiche, russe, bosniache... occorre soltanto un paio di dollari. la stessagente che chiede il rigore, la seriet, la coerenza ai parlamentari che crede di elegge-re, porta i vessilli nelle parate militari, impalma la politica della rapina pubblica enon trova nemmeno il coraggio di mortificarsi delle proprie tenebre o di spararsi uncolpo in bocca. Non ci sono governi buoni n governanti onesti che non siano ladridi bellezza 19.

    I film apolidi di Debord esprimono una denuncia profonda del linguaggio cinema-tografico e nella critica radicale che portano contro la societ dello spettacolo scorgonoanche la necessit di rifondare la pratica rivoluzionaria e intervenire contro il sistemadelle merci. Debord si chiamava fuori dal gioco ordinario della politica e, anche se inmaniera anonima, dettava nelle note editoriali dellIS, le Istruzioni per una sollevazionein armi. Si trattava di reinventare la rivoluzione (non solo sullo schermo), ecco tutto.

    A partire dallinsegnamento ereticale di Debord, ma su un altro versante espressivo,il cinema rabbioso (o magico) di Derek Jarman ha portato sullo schermo i silenzi delleperiferie, costruito situazioni invise al potere e al costume e si opposto con acredinead ogni forma di autorit e di patriottismo. Come Debord, lapostolo inglese dellomo-sessualit svelata, ha liberato il cinema dalla camicia di forza della merce e mostrato chele leggi delleconomia hanno svuotato lintelligenza delle genti. Il furore artistico diJarman infatti una specie di partitura musicale per immagini povere, imperfette, slab-brate che attraverso lo sguardo del cinema denuda la menzogna delle rovine sociali(non solo di Hollywood). Jarman, come Debord, un mago di sogni e coloro chesognano sono coautori di ci che accade nel mondo (Eraclito)20. Ci che resta del cine-ma la fine dello stupore. di aver cessato di frequentare le sale cinematografiche comesi andava nei bordelli o allosteria. Al cinema difficile distinguere un cretino da ungenio. Solo ci che invita al sabotaggio dellordine imperante merita di non essere bru-ciato. sempre ci che ci fa piangere o ridere a qualificarci. A che pro adorare un dio,uno stato o una guerra, se possiamo raccontare la vita di Don Chisciotte, Shakespeareo della Banda Bonnot. Il terrorismo eidetico del linguaggio cinematografico regna sullavita eterna, perch eterna la sua falsificazione e la sua menzogna.

    V

    Elogio del dtournement. Lincivilt dello spettacolo ottenebra. Debord aveva com-preso che l dove non c diserzione n rivolta, leternit del potere continua a pro-durre sopravvivenza e morte della soggettivit. Le forme moderne di sottomissioneincarnano lideologia materializzata nel mercimonio e solo la situazione costruita sisottrae alla temporalit dominante. Se ci accostiamo bene al concetto di dtourne-ment, ci accorgiamo che non una citazione ma il suo contrario. Il dtournement la profanazione della citazione, il segno di rovesciamento, spiazzamento,

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  • riutilizzazione di elementi espressivi preesistenti, che se lavorati con intelligenza esenso delleresia, tornano a nuova luce, a nuova poesia, a nuovi radicali significati.Non si tratta di comprendere la negazione di uno stile ma di elaborare uno stile dellanegazione. Il dtournement, la deriva o la decomposizione della societ dello spettaco-lo sono i grimaldelli etici ed estetici con i quali i situazionisti lavorano alla criticadella politica, al dissolvimento dellarte, alla pratica di cambiamento della vita quo-tidiana. I situazionisti chiedono di vivere secondo i desideri, le passioni, i sognidicono che la massa il gregge del potere e soltanto quando ciascuno sar signore dis ogni forma di potere croller. LUtopia di quelle forti e basta avventurarci nellastoria delle utopie per comprendere che ogni uomo pu essere il custode di se stessoe il governo migliore quello che governa di meno o non governa affatto21. Motto dispirito: si possono amare soltanto gli esseri che non hanno avuto mai paura deicastelli in rovina. Finch luomo protetto dalla demenza accettata, gli arlecchini diPalazzo passano da unidea allaltra, da una fede allaltra o da un partito allaltrosenza un filo di decenza per la memoria storica.

    VI

    Sulla critica della separazione. Il rifiuto della storia di Debord e la pratica della rivol-ta situazionista si affrancano alle fiammate libertarie del Trattato di saper vivere ad usodelle giovani generazioni di Raoul Vaneigem e alla Critica della politica economica diAsger Jorn. Le loro tesi esprimono la coscienza della separazione e del rifiuto ed Vaneigem che scrive: Noi non vogliamo essere dei giustizieri, ma dei signori senzaschiavi che ritrovano, al di l della distruzione della schiavit, una nuova innocenza,una grazia di vivere. Si tratta di distruggere il nemico, non di giudicarlo22. Di con-tro, Jorn deterge il predicato della classe operaia che sogna il potere, cos: intelli-ghenzie di tutti i Paesi, suicidatevi! Non avete da perdere che le vostre catene e nullada guadagnare O si elimina la ricchezza insieme alla povert; oppure, se la ricchez-za continua a esistere, vuol dire che non c socialismo. Lidea di una ricchezza socia-lista non nemmeno unutopia, unassurdit il cambiamento di tutte le condi-zioni esistenti sar opera dei produttori stessi, quando diventeranno creatori23.Debord, Vaneigem, Jorn e linsieme della banda situazionista fantasticavano ad occhiaperti linsurrezione del libero pensiero e labolizione dello Stato.

    VII

    Del rovesciamento di prospettiva di un mondo rovesciato. La spinta libertaria cheattraversa la critica radicale dei situazionisti affonda le sue radici nella storia e scen-de nel terreno addomesticato la totalit del mondo esistente. A studiare con curalinsegnamento politico di Debord e a seguire il rovesciamento di prospettiva del

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  • potere e dei piaceri teorizzati da Raoul Vaneigem24, non difficile scorgere annota-zioni forti sul feticismo della merce e invettive contro linclinazione a servire di gran-di pezzi di popolo infatti, nessun uomo avrebbe mai potuto essere re, capo di statoo papa se una moltitudine di sudditi non avesse adorato le promesse di felicit aloro dispensate nei giochi sporchi della politica. Dietro lo schiavo c sempre il pros-simo boia o un uomo in rivolta25. I situazionisti ridono del potere, si fanno beffe delpotere, senza dimenticare mai che il potere risiede nel cuore dello Stato ed l chebisogna esercitare la mira, perch la societ dei simulacri26 sotto ogni aspetto esisten-ziale non che lapologia dellomicidio. Il patriottismo lultimo rifugio dellecanaglie, diceva.

    La casta dei dominatori sempre quella. la rabbia dei proletari che mutata opressoch finita. Le democrazie dello spettacolo hanno reso i cittadini sempre pi artifi-ciali e coinvolti in una vita sempre pi miserabile. Limbecillit regna, perch la sogge-zione e la stupidit hanno pervaso tutti gli anfratti della vita sociale. Il mercato globa-le la piazza dei supplizi dove i nuovi servi della gleba sono spazzati via dallavanzaredelloscurantismo politico e dalle certezze del possesso. Lideologia del mercato repri-me, la politica dei governi occidentali giustifica. Il delirio dello spettacolo continua.

    Linstaurazione della societ omologata suscita nuove analisi di Debord e nel1963 pubblica il libello, Les situationnistes et les nouvelles formes daction dans la poli-tique et lart27. Lorizzonte eversivo dei situazionisti legato alla rinascita dellartemoderna e alla rivolta insurrezionale della sofferenza. La teoria critica, lo spirito ari-stocratico, la sete insaziabile per i piaceri, le passioni, i desideri pi estremi diDebord, Vaneigem o Jorn restano uno dei pi virulenti attacchi allordine costi-tuito del XX secolo. La vittoria apparterr a coloro che avranno causato il disordinesenza amarlo, diceva. La libert delluomo coincide sempre con la disconoscenza o laliquidazione dei suoi boia.

    VIII

    Sulle democrazie dello spettacolo. Lepoca inaugurata dai campi di sterminio nazisti edalla bomba atomica continua con le stesse modalit di terrore e paura dietro iparaventi elettorali delle democrazie dellumiliazione e della reificazione. Gli uominidaffari, i militari, i politici, i preti, i sindacalisti, la classe operaia Figurano la rap-presentazione della mediocrit e dellindifferenza, si identificano nella commediadella ragione di Stato e si rendono protagonisti di nefandezze inaudite, in nome dellacivilt del lavoro. Ci che interessa ai padroni solo il profitto. Ai loro servi basta lagaranzia di restare a far parte dei clown del circo. I dividendi delle banche interna-zionali aumentano sul numero dei morti ammazzati ad ogni latitudine linteraesistenza di ciascuno vissuta allombra o nel clamore delle societ consumeriste ed plasmata in unimmensa accumulazione di spettacoli che strutturano linconsciodellimmaginario collettivo.

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  • Debord aveva compreso che il nostro tempo preferisce limmagine alla cosa, lacopia alloriginale, la rappresentazione alla realt, lapparenza allessere, ci che perlui sacro non che lillusione, ma ci che profano la verit28. La drive (che la pratica di uno spaesamento emotivo attuato attraverso cambiamenti improvvisidambiente, e allo stesso tempo un mezzo di studio della psicogeografia e della psi-cologia situazionista giocate su piani altri della comunicazione) o la situazionecostruita, esprimono bene la scienza delle situazioni che i corsari dellimpossibileoppongono allapprossimarsi del nulla e fanno della non-partecipazione alle codifi-cazioni sommarie, la rabbia di vivere che distrugge per non lasciarsi distruggere isituazionisti non lavorano per la fine di un mondo, ma per la fine del mondo dellospettacolo.

    Debord e i situazionisti annunciavano i venti caldi del 68. Denunciavano lerivolte in Vietnam, Cina, Cuba, Algeria, Palestina, i moti di Watts si schieravanoa fianco degli insorti, e questo non significava condividere anche le linee di condot-ta politiche prese poi da queste rivoluzioni, insurrezioni o sommosse sociali. Per isituazionisti la rivoluzione doveva essere una festa di popolo o non sarebbe stata larisposta alla societ mercantile era il saccheggio e la tabula rasa del vecchio regimeveniva di seguito. I situazionisti erano avanti con i tempi. La filosofia del negativo cheesploder nel Maggio 68 alle porte. Le generazioni di quegli anni formidabilitroveranno la bellezza creativa dellamore, della condivisione, della fraternit, del-lazione nei libri di Debord, La societ dello spettacolo, Vaneigem, Trattato di sapervivere ad uso delle giovani generazioni e in un libello redatto dagli studenti diStrasburgo nel 1966, Della miseria nellambiente studentesco29. Limmaginazione assal-tava il potere. La democrazia consiliare o una Comune planetaria era a un tiro di sputodal crollo delle gerarchie immortali. Non and cos. I giovani del Maggio persero laloro battaglia ma la seminagione di Eu-topie che lasciarono sulle strade della terra,insieme ai loro maglioni inzuppati di sangue, ci fanno ancora dire che sono stati imigliori anni della nostra vita. Dopo il 68 niente stato pi come prima.

    IX

    La cospirazione degli uguali. Nel secolo del suo dominio totalitario, la mac-china/capitale ha prodotto lultima religione: lo spettacolo. Mai il sangue dei poveri stato versato cos copioso come al tempo delle democrazie dello spettacolo. Deborde i situazionisti teorizzavano, con grande pregio, la realizzazione dei Consigli operai,lautogestione generalizzata, la riunificazione di teoria e prassi, la critica dellideolo-gia, il rifiuto dello Stato, il superamento concreto della merce la critica radicaledello spettacolo era comunque la condizione preliminare di qualunque critica30 e lacospirazione degli uguali il detonatore che apriva le danze, girando in tondo, intor-no al fuoco, nella notte della resa dei conti.

    Lo stile sdegnato dei situazionisti aforistico, tagliente, beffardo, mai profetico.

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  • Si richiama ai libelli degli anarchici, dei libertari, degli insorti del desiderio di viveresenza servi n padroni. Non si tratta di aspirare a governare una societ, ma di espri-mere la possibilit che i popoli giungano alla maggiore et e possano accedere, cono-scere, costruire comunit libere dove ciascuno e tutti hanno diritto alla bellezza.

    Le idee dei situazionisti migliorano nel tempo e le molteplici liturgie pedagogicheche credono di avere ingozzato i loro resti e sputato gli avanzi negli imperativi disu-mani delleconomia, dellarte, della politica, si sbagliano. La democrazia senza gliindividui esprime la fine dei desideri e delle passioni di grandi pezzi di popolo, offi-cia e si compiace dellimpotenza governata e si deve concludere che il cambio (contutti i mezzi necessari) della casta dominante imminente, forse.

    La civilt dei rassegnati, dei falliti, degli eroi dellapparenza ha dispensato afolle sterminate dimbecilli con la vocazione a servire, lillusione di uno spazio-tempodella felicit metropolitana vissuto attraverso il linguaggi della pubblicit: la dittatu-ra del consumabile. La critica dellurbanismo unitario31 (che poi unidea di felicitcomunitaria) disseminata da Debord e dai situazionisti in ogni loro scritto, mostrache la menzogna dei padroni anche lalibi della polizia. il trionfo dellinautenti-co sulla miseria dello spettacolo (che viene a valorizzare il grado zero dei valori).Lutopia architettonica dei situazionisti debitrice a Charles Fourier, oltre che aLewis Mumford, ed Ivan Chtcheglov che nel primo numero dellInternazionaleSituazionista (con lo pseudonimo di Gilles Ivain) pubblica una specie di manifestoteorico (Formulario per un nuovo urbanismo)32, dove si progettava unarchitettura dirapporti umani che conteneva la libert e la costruzione di una nuova umanit.

    Merda! La realt una creazione delle nostre paure e delle nostre miserie. Il cri-mine il solo svago che accomuna tutti. La televisione canta le domeniche della vitae i giornali sono la preghiera quotidiana dei nostri allarmi. La sola rivolta riuscita quella dei lebbrosi, che hanno la decenza di non abbracciare nessuna verit, senzasorridere. La vita sarebbe intollerabile senza le rivolte che la negano.

    X

    Della gioia sovversiva dellIS. La filosofia eversiva di Debord e della bandiglia situazio-nista hanno espresso una pratica dinversione della vita quotidiana, e cercato direinventare lumano. Hanno inteso ricostruire lintima sovranit delluomo liberatodalle sovrastrutture dellidiozia collettiva per andare a disseminare nelle coscienzedegli spiriti liberi lantico concetto libertario: la sola patria delluomo non pu cheessere il mondo intero. Autogestione generalizzata dellesistenza non significaaltro che federazione delle intelligenze o democrazia dei consigli e passaggio nonautorizzato a vivere la scoperta di una vita vera. Lamore, la creativit e la bellezzasono allorigine della nostra storia e non si vede perch non dovrebbero essere anchegli assunti per ri/fondare una comunit multietnica di protagonisti del propriodivenire.

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  • I situazionisti sono svelti a capire che la strage di Piazza Fontana strage di Stato(12 dicembre 1969). Per non cambiare di pelle, la polizia mostra tutto il propriofascino per la repressione. Il ferroviere anarchico Giuseppe Pino Pinelli scaraven-tato dalla finestra del quarto piano della questura di Milano la strategia della ten-sione era iniziata. Gianfranco Sanguinetti la sintetizza cos: Il fatto che in questopaese, che si autoproclama libero e democratico, in realt diretto da poche centina-ia di eroici imbecilli, i quali temono molto pi le conseguenze dellintelligenza ditutti gli altri che quelle della propria stupidit33. Lordine democratico si regge suifucili della polizia. La lotta al terrorismo coincide con linteresse comune e col benegenerale e a tutti conviene apprezzarla come si deve. La politica della miseria la con-tinuazione della guerra con gli stessi mezzi.

    I percorsi accidentati dei situazionisti sollevano dubbi, falsit, epurazioni lerotture, le dimissioni e allautodissoluzione dellIS, decretata da Debord e GianfrancoSanguinetti nel 1972, con La vritable scission dans lInternationale34, non ci sembraun apogeo della critica radicale, semmai il segno della caduta (anche di stile) diunepoca in cui unintera generazione aveva osato sognare un mondo pi giusto e piumano. Ci sono passaggi velenosi, non sempre giusti, in questo libello, ma non lametamorfosi di un movimento culturale/politico che interessa qui, ci che importa ilsentimento di rivolta comune che i situazionisti hanno lasciato in eredit ai dinami-tardi di tutti le morali.

    La filosofia eversiva di Debord mostra debiti, riferimenti e saccheggi evidenti(delle vie maestre) di Hegel, Marx, Adorno o Mumford a gatto selvaggio ricono-sciamo anche le diversit abrasive di Karl von Clausewitz, Immanuel Kant, GyrgyLukcs o Walter Benjamin alle quali stelle comete sintrecciano poi studiosi fuoridal coro come Derrida, Joseph Gabel, Hans Magnus Enzensberger, Jacques Camatte,Giorgio Agamben, Mario Perniola per giungere, insieme a Debord, allirrisionedelle catene del potere. Non si tratta di studiare le passioni sul filo dei nomi, ma didisseminare la critica del desiderio di opposizione e di rottura dellordine costituito,senza riserve e senza contropartita.

    La gioia sovversiva dellInternazionale Situazionista fiorisce intatta dalla co-struzione delle situazioni teorizzate da Debord e nella pratica della negazione situa-zionista, c il rifiuto al cianuro della societ affluente. La sovversione non sospetta diogni rivolta inizia l dove si denuda la prospettiva del profitto e si passa al sabotag-gio delle idee dominanti. Si tratta di farsi beffa dei discorsi della politica e dei pro-clami di agitatori senza bava alla bocca la storia della civilizzazione non che lastoria delle merci che lhanno marchiata a sangue. Spesso si creduto di lottare perla giustizia, leguaglianza, la libert, lamore ci siamo poi accorti che eravamo partedel disegno economico e dellimpostura politica che erano al fondo di nuove formedi potere.

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  • XDel 68. Il processo della critica radicale situazionista affermazione della vita e nega-zione di tutto ci che si oppone al suo florilegio. La dialettica delle differenze non morta nelle fauci dellideologia dominante e dei processi storici che hanno cercato direcuperare, ed in parte ci sono anche riusciti, le esplosioni di libert del bel Maggio68. Una diversa organizzazione dellumano bussa ora alle porte della storia. I sacer-doti del potere hanno innalzato monumenti ai carnefici ed hanno fatto della scienzadelle lacrime lesecrabile risoluzione che lo spettacolo tutto e luomo nulla. La veragrandezza dei poeti consiste nel rendere il potere ridicolo e lamore il messaggero ditutte le ribellioni. Nessuno rilascia certificati di bellezza. La rivelazione dellamore epifanica e lautenticit di unesistenza consiste nel trovare il coraggio di dire la miaparola no! Lumanit vive amorosamente negli avvenimenti che la neganoCiascun essere si nutre dellagonia di un altro essere La saggezza lultima paroladi una societ che si spegne (E. M. Cioran)35. Gli uomini genio si oppongono sem-pre a un Dio, Mito o Codice che li minaccia e accettano lavventura della loro desti-tuzione, in piena coscienza. Lamore delluomo per luomo sedizioso perch non haaltari da rispettare, ma solo slanci radicali buttati contro lingiustizia che governaluniverso. Una passione nobile ci mette le ali. Ecco perch, il pi valido reatti-vo per apprezzare il grado di altezza di un amore sarebbe osservare in quale misuraesso si sviluppa nella direzione di una maggior libert di spirito. Pi un affetto spi-rituale, meno ti assorbe, e pi ti spinge ad agire!... lamore la soglia di un altrouniverso (Pierre Teilhard de Chardin)36.

    in margine ai nostri istanti estremi che possiamo disconoscere le larve dellapolitica e fare dei falsi assoluti di tutte le religioni roba da accattoni. Nella coscienzadi ciascuno il difficile non la distruzione degli idoli, n lo schianto della loro cadu-ta a farci sorridere e nemmeno il tanfo dellinsignificanza nella quale li buttiamoo li adoriamo capovolti a darci forza ma comprendere il crimine che sottendono ecome sono stati piantumati nelle nostre infantili domeniche di festa. Ecco come morta la tenerezza e la passione per gli angeli ribelli. Lumanit si emancipata sullaschiavit, si liberata dal peso del proprio fallimento ed ha fatto del destino di tutti,la coscienza eterna dellinfelicit.

    Sui banchi dei parlamenti trionfano primavere di carogne. La teoria e la praticarivoluzionaria delle giovani generazioni passate dalla critica delle idee alla critica dellearmi stata superata e le nuove contestazioni si giocano sul rizoma di altre incoscien-ze, nella rottura radicale con il politico e la nascita delle conoscenze della separazio-ne. Poich la pratica sociale dominante pratica dellapparenza, soltanto la mise-ria generalizzata non pu che essere linizio del mutamento delle condizioni disopravvivenza esistenti.

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  • XII

    Sul finire del secolo, Guy Debord, il maestro delle situazioni costruite, deldtournement di ogni forma darte e della decostruzione di tutte le istanze di potere molto malato e il 30 novembre 1994 si spara un colpo di fucile al cuore. La sua cat-tiva reputazione salva. Il mito non conta. Vale ci che ha scritto, e per sempre: Inquesto sviluppo complesso e terribile che ha condotto lepoca delle lotte di classeverso nuove condizioni, il proletariato dei Paesi industriali ha completamente perdu-to laffermazione della sua prospettiva autonoma e, in ultima analisi, le sue illusioni,ma non il suo essere. Esso non stato soppresso. Rimane irriducibilmente esistentenellalienazione intensificata del capitalismo moderno: limmensa maggioranza dilavoratori, che hanno perduto ogni potere sullimpiego della loro vita, e che, dalmomento in cui lo sanno, si ridefiniscono come proletariato, il negativo allopera inquesta societ Ho meritato lodio universale della societ del mio tempo e miavrebbe dato fastidio avere altri meriti agli occhi di una societ del genere (GuyDebord)37. Elaborazione del lutto. Malati di Utopia, continuiamo a lavorare cometalpe irriducibli nei bassifondi dei Palazzi, nelle periferie invisibili, nelle osterie diporto a costruire situazioni e ovunque un poliziotto alza il manganello contro unapersona che manifesta il suo dolore, noi siamo l...

    Nessuno degno di una corona di sputi, ecco perch quasi tutti i filosofi sonofiniti in banca o nelle universit a lavare i panni sporchi del 68. Gli operai sindaca-lizzati intanto affogano nella loro spettacolare stupidit. Le giovani generazioni sonol, tra il tramonto delle passioni e lalba delle rivolte. Il terrorismo del linguaggiodominante regna sulla vita intera. Solo chi ha mancanza di talento non sa tirare uncolpo di fucile contro la vita che ti uccide. Lamore, la verit e la bellezza si nutronodi esagerazioni e lo sconfinamento in cieli proibiti dei passatori di utopie promettetutto, anche la genialit di una vita straordinaria che continua.

    A dire il vero, io credo che non esista nessuno al mondo che sia capace di interessarsi almio libro, al di fuori di coloro che sono nemici dellordine sociale esistente, e che agisconoeffettivamente a partire da questa situazione.

    Guy Debord, 19 volte maggio 2008

    1 Relazione per il Seminario di Studi Omaggio a Guy Debord, LAquila, 21 giugno 2008.2 Guy Debord, Panegirico, Tomo primo, Castelvecchi, 1996. 3 Pino Bertelli, Dellutopia situazionista. Elogio della ribellione, Massari Editore, 2007.4 Isidore Isou, Initation la haute volupt, a cura di Enrico Mascelloni e Roland Sabatier,

    Fondazione Europea Alberto Cravanzola, 1999. 5 Maurice Lematre, Pietro Ferrua, Entretiens sur le lettrisme, 1985, dattiloscritto che ci stato

    donato da Lematre, in occasione di un nostro breve saggio sul cinema lettrista. 6 Bruno Rizzi, La burocratizzazione del mondo, a cura di Paolo Sensini, Edizioni Colibr, 2000.

    In quarta di copertina Guy Debord scrive: Ecco il libro pi sconosciuto del secolo, e si tratta

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  • appunto del libro che, fin dal 1939, ha risolto uno dei principali problemi in cui questo secolo si imbattuto. La natura della nuova societ russa, la critica marxista della forma di dominio che vi apparso.

    7 Andr Breton, Point du Jour, a cura di Sandro Toni, Cappelli, 1983.8 Henri Lefebvre, Critica della vita quotidiana, vol.I/II, Dedalo, 1977.9 Walter Benjamin, Angelus Novus. Saggi e frammenti, Einaudi, 1982.10 Ernst Jnger, Trattato del ribelle, Adelphi, 1990.11 Documents relatifs la fondation de linternationale situationniste, 1948-1957, edito da Gerard

    Berrby/Sallia, 1985.12 Guy Debord, La societ dello spettacolo, Vallecchi, 1979.13 Piero Simondo, Guarda chi cera, guarda chi c! Linfondata fondazione dellInternazionale

    situazionista, Ocra Press, 2004. I veleni sputati contro Debord da Simondo, non ci interessano.Anzi, ci fanno un po pena. Chi odia cos tanto incapace di non adorare loggetto del suo scher-no. Lintelligenza indipendente dal sapere. A un certo grado di stupidit, ogni verit diventa inde-cente. Unagonia senza genio non conosce leccellenza del sogno ad occhi aperti e nemmeno lani-ma in stato di grazia. Ogni dolore pari al proprio destino. Linverno dei nostri scontenti o la stu-pidit della salvezza che tormenta gli assassini come i santi, nella nostre mani. Non faciledistruggere un idolo: richiede lo stesso tempo che occorre per promuoverlo e adorarlo (E. M.Cioran), e non basta una vita intera.

    14 Max Horkheimer, Theodor Adorno, Dialettica dellilluminismo, Einaudi, 1974. 15 Karl Marx, Manoscritti economico-filosofici del 1844, a cura di Norberto Bobbio, Einaudi,

    1970. 16 Georg. W. F. Hegel, Estetica, voll. II, Einaudi, 1976. 17 Ludwig Feuerbach, I princip sulla filosofia dellavvenire, Einaudi, 1971.18 Paolo Bruciati, Dattiloscritto ancora in via di definizione, a partire dal titolo, 2007.19 Pino Bertelli, Guy Debord. Il cinema morto, La Fiaccola, 2006.20 Derek Jarman, Ci che resta dellInghilterra, Alet, 2007.21 Maria Luisa Berneri, Viaggio attraverso Utopia, Edizione a cura del Movimento Anarchico

    Italiano, 1981.22 Raoul Vaneigem, Trattato di saper vivere ad uso delle giovani generazioni, Vallecchi, 1973.23 Asger Jorn, La comunit prodiga. Critica della politica e altri scritti, Editrice Zona, 2000.24 Raoul Vaneigem, Il libro dei piaceri, Arcana Editrice, 1980.25 Albert Camus, Luomo in rivolta, Bompiani, 1962.26 Mario Perniola, La societ dei simulacri, Cappelli, 1983. 27 Guy Debord, I situazionisti e le nuove forme dazione nella politica e nellarte, Nautilus, 1990.28 Guy Debord, La societ dello spettacolo, op. cit.29 Etudiants de Strasbourg (in massima parte redatto da Mustapha Khayati), Della miseria

    nellambiente studentesco, considerata nei suoi aspetti economico, politico, psicologico, sessuale especialmente intellettuale e di alcuni mezzi per porvi rimedio, Nautilus, 1988.

    30 Roberto Massari, Il 68. Come e perch, Massari Editore, 1998.31 Leonardo Lippolis, Urbanismo unitario. Antologia situazionista, Testo&immagine, 2002.32 internazionale situazionista 1958-69, Nautilus, 1994.33 Gianfranco Sanguinetti, Del terrorismo e dello Stato. La teoria e la pratica del terrorismo per la

    prima volta divulgate, stampato in proprio, 1979. 34 Internazionale Situazionista, La vera scissione, Il Manifesto, 1999.35 E. M. Cioran, Sommario di decomposizione, Adelphi 1996.36 Pierre Teilhard de Chardin, Sullamore, Queriniana, 1992.37 Guy Debord, La societ dello spettacolo, op. cit.

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    Guy Debord, Direttive n. 3 (in alto) e n. 5, 17 giugno 1963.

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    IL DIO FUCILATO E LA TECNOCRAZIA DEL LUTTO

    di LUIGI FABIO MASTROPIETRO

    I. il dio fucilato: racconto delle ceneri

    Se un dio ha fatto questo mondo, io non vorreiessere quel dio, perch il dolore del mondo mistrazierebbe il cuore.

    (Arthur Schopenhauer, Nachlass)

    La Chiesa ha accettato in qualche modo la teoria delBig-Bang, dicendo che solo un essere onnipotente, inaltre parole un dio, poteva provocare una simileesplosione cosmica. Gi, ma quellesplosione potreb-be anche far pensare che Dio si sia sparato. []Motivi per spararsi non gliene mancavano di certo,dopo aver creato un mondo come questo.

    (Anacleto Verrecchia, Giordano Bruno)

    Un mercoled di pioggia sottile e fredda a Champot. Alice ha chiuso le persiane cele-sti e dorme rannicchiata in un angolo del dirupo. La luce grigia dellacqua ha sciol-to per sempre i suoi occhi. Non mi vedr pi. Sono alla scrivania dietro la lampadaspenta. Il dolore mi brucia le gambe fino al ginocchio. Due legni incandescenti chenon rischiarano il pozzo intorno a me. Risalir sui carboni ardenti a passo di marciasteppante. Il dirupo non mi fa paura quanto il sibilo del serpente nella testa. Saettacon un soffio di sangue dalla tempia destra alla sinistra e dalla sinistra alla destra. Siaccuccia ansante nelloccipite caldo e poi spara dimprovviso le spire infuocate con-tro le pareti molli del pozzo. La coda piumata di ghiaccio affonda nella sclera marto-riata come il coltello nel ventre. Il sibilo arriva con la pioggia e si spegne solo con ilfulmine.

    Medita, il maledetto. Lesteta della sovversione non vuole la rivoluzione n il perdo-no. Pensa di levare la mano su di s. E questa volta stringe in pugno linsetto dacciaio checonosce la strada del cuore.

    Consumati dal fuoco, andiamo in giro di notte a spargere le ceneri della rivolu-

    zione. Il viaggio un chiodo infisso tra le costole. Allarrivo ci sorprende un mattinopietrificato di nuvole basse. La citt ci accoglie come unurna vuota, umida di sonno.

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    Il lungosenna occidentale della le de la Cit deserto. Ieri sera un mascaret risalitoda Caudebec-en-Caux a spazzare via clochard e turisti. Nella cartolina di Le square duVert-Galant, una madre intirizzita fissa la carrozzina vuota. nostra madre, la madredi tutti i cani che infestano le banlieues del mondo. Procediamo in falange serrata,incuranti del sangue che gocciola dalle palme aperte. Affronteremo la Senna per lul-tima volta e affogheremo nelle sue acque il demone di Parigi che abita le ceneri di Guy.

    Solo allora il gorgo muto della storia gli restituir la voce perduta.

    II. larte di morire darte: sette tesi sul suicidio di Guy Debord

    Lunico problema filosofico veramente serio:quello del suicidio. Giudicare se la vitavalga o non valga la pena di essere vissutasignifica rispondere al quesito fondamentaledella filosofia.

    (Albert Camus, Il mito di Sisifo)

    1. il suicidio dispneico

    Si vive e si muore nel punto dove confluiscono grandi misteri, ha scritto GuyDebord. E il mistero supremo del desiderio, di vivere e di morire, ha segnato fin dal-linizio la sua vita, una vita di avventure virtualmente rovinata. Di pi, lha segna-ta lossessione di un arcano dei tempi moderni. Il mistero della corruzione del desi-derio in bisogno. La putrefazione della passione individuale in consumo di massa.Fino a rendere laria irrespirabile.

    2. il suicidio politico

    Ma lutopia debordiana di una societ di situazioni deperibili deliberatamentecostruite, nella quale i desideri dimenticati delluomo riconquistino il centro della vitae tornino ad essere i motori riconosciuti del mondo, si infrange sulle barricate delmaggio 1968. La poesia non sar mai integrata nella vita quotidiana. Il pane e le roserimarranno nelle mani di sindacati e confindustrie. Lurlo majakovskijano dellulti-ma avanguardia morir nel vuoto dei non luoghi del postmoderno.

    3. il suicidio fisico

    Lunica strada allora morire di dolore. Il gusto di questa morte si pu assapora-re lentamente e a lungo. Lalcol regala un dolore felpato di rosso. E mano a mano

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    che il suo desiderio di vivere sta corrompendosi in bisogno di vivere, il corpo di Guyreclama sempre pi fuoco.

    4. il suicidio metafisico

    E si pu anche morire di quella passione primigenia che il furore iconoclasta diDebord ha ucciso, perch la grandezza dellarte non comincia ad apparire che alcrepuscolo della vita. Ma il morire di arte deve essere larte del morire, come vole-va Paul Morand. Guy Debord non uno scrittore qualsiasi. Ha scritto La societdello spettacolo, la bibbia della contestazione globale al sistema, il libro dellapocalis-se della societ postmoderna. Il suo occhio profetico ha gi visto nei telegiornalisbiaditi e un po bulgari degli anni sessanta quello che tutti vedranno solo trentan-ni dopo. Il rutilante universo della mondovisione, nel quale il fatto si separa dallasua immagine e limmagine del fatto si trasforma nello spettacolo della notizia.Onnipresente, onnipotente, uniperversivo. Il Leviatano-Blob della notizia-spettaco-lo condiziona le nostre scelte, detta lagenda delle nostre giornate, vive la nostra vita.Nel 1972 Guy Debord comincia a suicidarsi sciogliendo lInternazionaleSituazionista. Diventeremo ancora pi inaccessibili, ancora pi clandestini. Pi lenostre tesi saranno famose e pi noi saremo oscuri. Non vogliamo essere lultimaforma di spettacolo rivoluzionario.

    5. il suicidio preventivo

    Liconurgo della fine avrebbe potuto vivere nonostante il suo terzo occhio dolo-rosamente aperto sul futuro del mondo, nonostante le sue teorie chiaroveggenti. Ma,come scrive Paul Morand a proposito di Otto Weininger, Guy Debord aveva genioe il suo libro era a prova di ogni attacco. Lorgoglio gli impediva di confessare lerro-re vitale nel quale lo trascinava un pensiero troppo rigoroso; il coraggio gli vietava icompromessi benefici che permettevano agli uomini di non vivere secondo le loroidee. E il suo cuore tenero e affettuoso non poteva sopportare lo sfacelo delmondo. Otto Weininger, di fronte allo spaventoso dilemma: la mia opera devemorire oppure devo morire io, si uccide con un colpo di rivoltella al cuore. GuyDebord, invece, si uccide solo dopo aver disposto anche la morte simbolica delle sueopere. I manoscritti dei tomi successivi ai primi due di Panegirico vengono bruciatinella notte del 30 novembre 1994, insieme al suo cuore fucilato.

    6. il suicidio catartico

    Ho abitato in Italia e in Spagna, e principalmente a Firenze e a Siviglia [] maanche in altre citt che vivevano ancora []. Ben pi tardi, quando la marea didistruzioni, inquinamenti, falsificazioni, aveva invaso la superficie del mondo intero,ed era nello stesso tempo penetrata in tutta la sua profondit, sono potuto tornare

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    alle rovine che restano ancora di Parigi, poich allora non era pi rimasto niente dimeglio altrove. In un mondo unificato, non ci si pu esiliare. La societ dello spet-tacolo ha paradossalmente ucciso lesilio come categoria dello spirito, nel momentoin cui ha fatto dellintero pianeta un unico, sconfinato scalo merci, un solo, smisu-rato non luogo di esilio. Tornato alle rovine di Parigi, Guy Debord realizza definiti-vamente che se il mondo stanco di lui, il papa solitario lo altrettanto della sua chie-sa. Gli amici si indignano per la sua solitudine sdegnosa, lintellighentia riformista lolapida per la sua scrittura lapidaria, langoscia lo assedia per il suo assoluto essere altro.Debord assordato dal rumore di fondo che gli rinviano i mass media della societdello spettacolo. Ormai esiste solo in negativo, attraverso lo specchio mediatico.Il manipolatore ipnotico si trasformato in un Narciso involontario. Sottrarsi al con-testo per distruggere il contesto, la sua ultima ossessione.

    7. il suicidio immortale

    Dunque, ci si uccide per non morire, perch lunica possibile redenzione con-tro se stessi. Ed la salvezza di chi resta in vita. Cos fuori dal mondo, eppure cosdentro il mondo, Guy Debord non ha mai avuto scampo. Ma il suo suicidio il cantodel cigno della morte prima di scomparire.

    III. la morte scompare e con essa limmagine

    Io non sono un filosofo, sono uno stratega. Mentre scrive lincendiario e profe-tico libro-manifesto del maggio parigino, Guy Debord lavora a un progetto in appa-renza minore, persuaso tuttavia che si tratti della sola sua opera a cui i posteri tribu-teranno qualche onore. Il gioco da tavolo di strategia militare Kriegspiel, ispiratoallomonimo gioco che il luogotenente von Reisswitz ide nel 1824 per addestrare gliufficiali dellesercito prussiano. Il gioco, al di l del facile ludos situazionista, deve ser-vire da addestramento rivoluzionario per il conflitto epocale con il capitalismo dellospettacolo, perch un militante non addestrato sarebbe solo un fattore di imbaraz-zo per lavanguardia.

    Lo stratega consapevole che la lingua barbara del grande nemico una linguadi morte e che ormai abita il cuore delluomo occidentale. Per questo la sua operaappare ellitticamente chiusa su se stessa, impermeabile a qualsiasi analisi critica. Ilcineasta assassino che ha ripreso la profezia del Rousseau della Lettre dAlembert surles spectacles, rifugge la peste dellesposizione mediatica. Il rischio di un grottescodtournement del dtournement del suo linguaggio sempre in agguato. Nessunaintervista, nessuna pubblica esternazione, Debord non si concede allo spettacolo.

    La mente criminale, il nichilista, lagente del terrorismo internazionale,il fanatico egotista, il diavolo, leminenza grigia, lanima dannata, il docentedi radicalismo, il guru di una generazione, il pazzo sadico, il Mephisto a

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    buon mercato, il cinico fascinatore, il temibile destabilizzatore sa che luomooccidentale rinchiuso nelle gabbie professionnel che la societ dello spettacolo gliconfeziona addosso per garantirsi la propria conservazione.

    Ma sa anche che luomo integrato nello spettacolo infinito ha dimenticatoAuschwitz e Hiroshima e presto dimenticher Srebrenica e Beslan, perch la praticadi morte la prassi di vita del consumatore globale. Il deserto gli cresce dentro conil suo bisogno di una morte consumabile.

    Il tempo artificiale e rettilineo del deserto metropolitano ha cancellato il tempocircolare e rituale della rinascita. La morte non pi un compimento naturale, nonpi un attraversamento, bens un incidente, una fatale necessit del mercato, unatemporanea interruzione della fuga verso il nulla della civilt dei consumi. Svuotatadi senso, la morte un accidente inspiegabile. Guy Debord avverte sulla propria pellela solitudine globale di chi ha ucciso la morte. Sente che lisolamento delluomo irreversibile e definitivo, come il suo tempo. Una volta nati non si torna indietro, unavolta morti non si rinasce, perch il karma delluomo contemporaneo uccidere ilproprio karma.

    Luomo allevato, e dunque perfettamente integrato, dal dominio spettacolare nonha immaginazione. Si illude di vivere nella societ delle immagini, ma limmagine loha abbandonato da molto tempo. Almeno da cinquecento anni. Dallultima, decisi-va guerra delle icone.

    Il calvinista weberiano, alla ricerca ansiosa di una prova logico-economica dellapropria predestinazione alla salvezza, mentre fondava il capitalismo gi lo ponevacome argine invalicabile allo strapotere irrazionale dellimmaginazione. Nellera delcapitalismo avanzato, i mezzi di comunicazione di massa perfezionano il processo dicancellazione dellimmagine, instaurando il dominio planetario dei percetti.Limmagine percettiva della realt, cristallizzata nel percetto televisivo, assurge a real-t oggettiva, ontologicamente fondata. Ma luniverso mediatico un solo immensocontenitore di percetti, tanto pi nebulosi e mimetici quanto pi complessi sono glioggetti percepiti. Un mondo di oggetti mutilati che acceca il soggetto.

    La coltre della storia ha infine coperto le fessure nella percezione che lasciavanofiltrare bagliori di infinito nel mondo dei sensi. Cos nel deserto interiore delluomopostindustriale non vivono immagini, visioni olistiche, ma solo vedute frammentarie,non lampeggiano rivelazioni ultraterrene ma solo ansie secolari di morte.

    Per questo, nonostante lamore idolatra che la societ delle immagini prova perla propria superficie lucidata a specchio, il suo regime di comunicazione di massanon produce immagini ma solo una estenuante proliferazione di percetti fallaci e bidi-mensionali, di surrogati eidetici, di patinati fantasmi della realt.

    Pure, luomo ha ancora bisogno di immaginare, perch limmagine sposa luma-no al divino, la pelle dellEssere attraverso la quale trasudano preziose gocce di eter-nit nel mondo sensibile. Perch limmagine sospende il corso del tempo e distillaechi di immortalit. I telegrafi e i motori a scoppio passano, non i centauri.Immaginare vivere per sempre.

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    Allora la santa alleanza del mercato e del controllo sociale dirotta il senso dellim-maginazione sulloggetto da consumare. Limmagine del desiderio sul bisogno imma-ginario. Ma loggetto merce non pu soddisfare la fame di eternit che si nascondedietro il bisogno dimmagine. Pu solo esacerbare questa fame, orientandola versoaltri oggetti allinfinito. Cos linvestimento immaginario dellultimo uomo diNietzsche si muove per spostamenti continui dellasse del desiderio, in un malignocircolo vizioso, nel quale la crescita dellappetito e degli oggetti appetiti diventa espo-nenziale. La fame dimmagine straripa e cresce il bisogno di piccole morti del deside-rio consumabili in fretta.

    Alla fine la scomparsa dellimmagine dallorizzonte delluomo postdebordianorivela la spettrale apparizione del nulla. Il vuoto cosmico. La caduta delluomo nelpozzo senza fondo della sua inedia.

    Il cinema destrutturato di Guy Debord si interroga sulla possibilit di vivere lim-magine senza idolatrarne il fantasma mediatico. Nella sua assenza metafisica, ricercala sorgente primigenia dellimmagine per bonificare le dune del deserto di ponente.La scopre, questa sorgente, nello schermo vuoto del desiderio. Luomo ha dimentica-to di desiderare e limmagine riparte da questa terribile rimozione.

    IV. la tecnocrazia del lutto

    Cittadini repubblicani, non c pi nessuna Vandea! morta sotto la nostra sciabola libera, con le suedonne e i suoi bambini. Labbiamo appena sepoltanelle paludi e nei boschi di Savenay. Secondo gliordini che mi avete dato, ho schiacciato i bambinisotto gli zoccoli dei cavalli, e massacrato le donne chenon partoriranno pi briganti. Non ho un solo pri-gioniero da rimproverarmi. Li ho sterminati tutti...le strade sono seminate di cadaveri. Le fucilazionicontinuano incessantemente a Savenay, poicharrivano sempre dei briganti che pretendono diliberare i prigionieri.

    (Da una lettera del generale Franois JosephWestermann inviata al Comitato di salute pubblica)

    Con la Societ dello spettacolo del 1967, Guy Debord demolisce lintero impian-to simbolico del pensiero occidentale. Polverizza il mondo dei simulacri del neo-platonismo pervenuto al suo culmine con lo strutturalismo. Abbatte il mondo die-tro il mondo di Nietzsche, poich lo spettacolo lerede di tutta la debolezza delprogetto filosofico occidentale, che costitu pure una comprensione dellattivit,

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    dominata dalle categorie del vedere; cos come si fonda sullincessante dispiegamen-to della precisa razionalit tecnica che derivata da questo pensiero. Esso non realiz-za la filosofia, filosofizza la realt. la vita concreta di tutti che si degradata in ununiverso speculativo.

    Con una lucidit agghiacciante, agli albori dellera televisiva, Guy Debord vedelo spettacolo come la nuova religione dei tempi moderni, a causa della quale tuttoci che era direttamente vissuto si allontanato in una rappresentazione.

    Lo spettacolo non un insieme di immagini, ma un rapporto sociale fra indivi-dui, mediato dalle immagini. Non pi solo, marxianamente, la sovrastruttura deirapporti di produzione, bens il cuore dellirrealismo della societ reale. La realte la sua immagine sono radicalmente separate. Nel mondo realmente rovesciato, ilvero un momento del falso, scrive Debord, con un felice dtournement tra Hegele Nietzsche. Limmagine della realt esiste come sostanza autonoma, separata dalmondo, suo referente oggettivo, e brilla di luce propria, accecando con la potenza delfalso luomo postmoderno.

    In questa quarta dimensione dellirrealt, larte non pu pi aderire alla socie-t. Non pu pi riconoscerla e deve di conseguenza contestarla con rigorosa intran-sigenza. Fino a proclamare la morte di ogni avanguardia e dellarte stessa.

    Nei Commentari del 1988, Guy Debord annuncia il transito della societ dellospettacolo alla sua forma evoluta di spettacolare integrato. la fine della storia: ilcrimine perfetto ha soppresso la realt. La vittoria della finzione sulla verit, dellacopia sulloriginale, della forma sul contenuto totale. Luomo ormai merce tra lemerci, oggetto tra gli oggetti ed in mostra permanente in tutto il pianeta.

    Un infinito, sterminato presente, cancellando ogni passato e ogni memoria, haannullato ogni possibile futuro. Lartificiale illimitato in scena ovunque. La realtquotidiana mutilata di ogni significato oggettivo e stabile. In quanto perennemen-te cangiante, diventa un percetto, impossibile da percepire in modo univoco. unarealt inesistente, una realt cancellata dal suo spettacolo.

    Ma dopo la morte di Guy Debord, la societ dello spettacolare integrato transitaad un modello ancora pi avanzato. Dopo l11 settembre, la gestione spettacolareintegrata degli uomini-merce, si trasforma in amministrazione tecnocratica dellamorte-merce.

    Guy Debord aveva ben visto come il divenire mondo della merce il diveniremerce del mondo. Ma oggi questa merce insanguinata e lultimo rivoluzionario haappena fatto in tempo a sopprimersi per non sentire in bocca il gusto ferroso di san-gue della tecnocrazia del lutto. Lultima frontiera della societ dello spettacolo, lasociet della guerra permanente per il petrolio, la madre di tutte le merci.

    Leditore di Pangyrique II afferma che il suicidio di Guy Debord stato il suoultimo potlatch. La sua morte ebbe questo di ammirevole, di non poter passare peraccidentale. Di pi, lartista del dispendio, con il suo ultimo potlatch, ha profetiz-zato il ben pi devastante potlatch dellasse Bush-Blair.

    Non a caso, il sociologo Gaston Bouthoul, dopo aver esaminato le congiunture

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    economiche che precedono, accompagnano e seguono le guerre, perviene alla con-clusione che le vicende economiche delle guerre moderne rappresentano un ciclo diprodigalit con il quale, inconsciamente, i costumi di dissipazione tipici delle tribprimitive ritornano nelle societ contemporanee.

    Tale ciclo di prodigalit ha un significato specificamente psicologico ed emergecon particolare evidenza nelle guerre promosse in Oriente e Medio Oriente dopo l11settembre, sostenute dalla spettacolare strategia di combattimento del terrore globa-le ed esportazione della democrazia nelle sue forme occidentali. Tutti i maggiori con-flitti presentano oggi le caratteristiche del potlatch o dono di rivalit, secondo ladefinizione di Marcel Mauss e Georges Bataille.

    Il potlatch originariamente il dono solenne di ricchezze considerevoli, offerto daun capo al suo rivale, allo scopo di umiliarlo, sfidarlo e obbligarlo. Colui che ha rice-vuto il potlatch deve cancellare lumiliazione e raccogliere la sfida. Deve, in altre paro-le, soddisfare lobbligo che ha contratto accettando il dono, attraverso un nuovopotlatch, ancora pi generoso del primo. Il donatario del potlatch obbligato a resti-tuire con usura.

    Ma la cerimonia del potlatch non si realizza solo attraverso questa trappola ano-dina. Al contrario, in una forma pi esasperata e comunque molto diffusa nelle socie-t premoderne, il potlatch consiste in un rito complesso di distruzione solenne di unadeterminata quantit di ricchezze. Ad esempio, uno studio antropologico del secoloscorso registr un particolare costume dei Ttlingit dellAlaska occidentale. Il capo deiTtlingit si presentava ciclicamente ai suoi rivali per sgozzare sotto i loro occhi alcunischiavi. La cerimonia di distruzione di beni tribali di grande valore, come gli schia-vi, doveva essere pi tardi replicata dal rivale di turno, attraverso il massacro di unnumero ancora pi grande di schiavi. In questo caso, il potlatch ciclico-rituale diven-ta una cerimonia ostentatoria di distruzione, con lo scopo evidente di intimidire econtrollare il capotrib rivale, fino ad annichilirlo. Infatti, con tutta evidenza, pro-prio questo surplus di autodepredazione, questo rincaro di sangue e distruzione aconferire grande potere e prestigio al donatore/distruttore.

    Ora, del tutto evidente come lattuale corsa frenetica agli armamenti e alle guer-re preventive su scala planetaria rappresenti un ciclo inarrestabile di prodigalit-sfida, nel quale ognuno degli avversari in campo distrugge una colossale quantit diricchezza finanziaria per fabbricare armi e di vite umane per consumarle. Masse sem-pre crescenti di opliti e ostaggi-schiavi sono mandati al macello ai quattro angolidella terra per intimidire il nemico e indurlo a riconoscere la propria superiorit cul-turale. A riprova della natura di gratuit culturale di questo ultimo grande potlatch, il fatto che le guerre preventive di oggi, nonostante proclami taciti o manifesti deigovernanti, non hanno mai condotto ad apprezzabili risultati economici come lariduzione del prezzo del greggio.

    I tecnocrati del lutto, dunque, attraverso questa eterna cerimonia di devastazionedel pianeta, anche sotto il profilo ambientale, realizzano alla lettera il vaticinio diEmile Cioran. Per raggiungere non tanto la felicit quanto lequilibrio, dovremmo

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    liquidare una buona parte dei nostri simili, praticare quotidianamente il massacro,sullesempio dei nostri fortunatissimi e lontanissimi avi. Del resto, come scriveHuizinga, limmagine che ci siamo fatti di tutte le civilt anteriori alla nostra diventata pi serena da quando abbiamo preso labitudine di guardare invece di leg-gere. Le arti figurative non si lamentano.

    La pace dei governi postsituazionisti la tregua spettacolare di sangue dei popoli.Nelle strade delle citt si continua a morire di questa pace. Grazie al perenne potlatchin vigore ai massimi vertici del mondo, ognuno di noi un ostaggio nelle mani deisignori della guerra infinita. Condannati a vivere nellinverno del rischio planetario,merce di scambio per armi e petrolio, il nostro sangue e quello dei nostri figli moneta facile per i fabbricanti di morte. Le nostre vite sono un effetto collaterale delconsolidamento del mercato ad Oriente. La dimensione del sacro sopravvive solo nelconsumo a chi ha, sar dato, a chi non ha, sar tolto , asservita alla legge del pro-fitto globale e contrabbandata come fatale scontro di civilt.

    I tecnocrati del lutto, con i loro giocattoli parlamentari, producono grafici e dia-grammi di morte. Grafici e diagrammi contengono il mondo dentro muri e sbarra-menti. Decidono le quote di chi deve vivere e di chi deve morire, in nome dellinaf-ferrabile merce della fine.

    In questo deserto di parole, luomo contemporaneo ha perduto da tempo il sensodella realt quotidiana, cancellata dallo spettacolo planetario integrato delle merci.Solo con il contributo di merci che grondano sangue luomo pu trovare unapropria collocazione nel mondo. Solo linganno dello spettacolo integrato pu resti-tuirgli per un attimo lillusione di essere vivo.

    Almeno fino al prossimo potlatch.

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    Guy Debord, Direttive n. 1 (in alto) e n. 2, 17 giugno 1963.

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    DAL SUPERAMENTO DELLARTEALLA REALIZZAZIONE DELLA FILOSOFIA

    di ANTONIO GASBARRINI

    Uno degli ultimi messaggi subliminali lanciati da Guy Debord poco prima di suici-darsi, nel film Guy Debord, son art e son temps realizzato con Brigitte Conrad (1994),sta nella scritta Guy Debord a trs peu fait dart, mais il la fait extrme.

    A sostegno ed a compendio di questa apodittica affermazione nel filmato scorro-no le immagini di alcune pagine del suo antiromanzo Mmoires (1958), del celebremurales parigino gutenberghiano Ne travaillez jamais (1953), della prima paginamanoscritta de La Socit du Spectacle (edita nel 1967) e due delle cinque direttivedipinte su tela Dpassement de lart e Ralisation de la philosophie, peraltro ripropo-ste anche nel loro verso con tanto di firma e data (1963).

    Apparentemente troppo poco rispetto allenunciazione ha fatto pochissima artee, non del tutto probanti per: ma, lha fatta estrema.

    Al fine di decrittare correttamente il messaggio subliminale chiamato in causa,occorre integrare la parola arte, con unaltra: rivoluzione. Tal che Larte della rivolu-zione o La rivoluzione dellarte chiarisce meglio di qualsiasi altra connotazione,lindissolubile legame subito instaurato dal giovane dadaista1 Debord con queldivorante fuoco rivoluzionario spento dalla gelida acqua della restaurazione aridosso del Maggio parigino del 68, ma poeticamente redento nel 1973 con ilpalindromo titolo del film In girum imus nocte et consumimur igni (Giriamo in tondonella notte e siamo consumati dal fuoco).

    Ha ragione Debord nel rifiutare, proprio in questo film, letichetta appiccicataglidai massmedia di teorico delle rivoluzioni: Devo innanzitutto respingere la pifalsa delle leggende, secondo la quale sarei una sorta di teorico della rivoluzione [...]nessuna epoca viva mai partita da una teoria: era in primo luogo un gioco, un con-flitto, un viaggio2. Non gi teorico della rivoluzione, ma artista per la rivoluzione,secondo la migliore tradizione rivoluzionaria francese incarnata da un Courbet conlabbattimento della Colonna Vandme durante la Comune (1871) o da un Bretone i surrealisti. E, con Debord, lala radicale dei lettristi prima (InternazionaleLettrista, 1952-1957) e lInternazionale Situazionista poi (1957-1972), che rivolu-zione del pensiero & della poesia!

    Linizio del gioco dissacratorio di Debord militante tra il 1951 e il 1952 trale esigue fila del Lettrismo di Isidore Isou la realizzazione del suo film iconocla-sta Hurlements en faveur de Sade, la cui prima sceneggiatura, pubblicata sulla rivistaIon nellaprile del 1952, prevedeva oltre alle immagini, sequenze alternate dischermate nere, con lultima, sonorizzata, proposta a chiusura (Un court silence,puis des cris trs violents dans le noir3). Ma, nel giro di un paio di mesi, via ogni

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    immagine, solo sequenze di schermate bianche sonorizzate con cinque anonimizza-te voci (tra cui quelle di Debord e Isou), alternate a silenziose schermate nere, conun irritante e spiazzante finale della durata di ben 24 minuti, vale a dire leterniz-zante durata di circa 5 volte del coevo concerto silenzioso 433 dellamericanoJohn Cage.

    E, se dietro il silenzio di Cage albergavano le tele bianche di RobertRauschenberg4, davanti le schermate bianche e nere di Debord non potevano nonesserci il Quadrato nero ed Il bianco su bianco del suprematista Kazimir Malevitch,come puntualizza in suo testo polemico nei confronti dei monochromes di Yves Klein(il quale aveva assistito alla prima proiezione tumultuosa di Hurlements in una salaparigina), derivati da Hurlements e piattamente riproposti nella loro essenza lingui-stica, senza alcun apporto inventivo rispetto a ce quavait fait Malvitch quaranteans auparavant5.

    Per Guy Debord ed i Situazionisti, anzich parlare dellAvanguardia dellassen-za, bisogna intrattenersi teoricamente con lassenza dellAvanguardia in un conte-sto neocapitalistico nel quale la decomposizione, Il senso del deperimento dellarteprende le mosse dallabortito progetto rivoluzionario surrealista (Per noi, il surreali-smo stato solo linizio di unesperienza rivoluzionaria nella cultura, esperienza chesi quasi immediatamente interrotta sia sul piano pratico che teorico. Occorre anda-re pi lontano)6.

    Occorreva andare pi lontano. Come?: Il compito fondamentale di unavan-guardia contemporanea deve essere un tentativo [riuscito!, n.d.a.] di critica generaledellattuale momento ed un primo tentativo di risposta alle nuove esigenze. [...] Nonesiste, per dei rivoluzionari, un possibile ritorno allindietro. Il mondo dellespressio-ne, quale ne sia il contenuto, gi superato7.

    O meglio, superabile ed esperibile con la ludica poetica situazionista, racchiusateoricamente della decina di termini elucidati nel n. 1 di internationale situationniste:situazione costruita, situazionista, situazionismo (Vocabolo privo di senso. [...]Non esiste situazionismo, ci che significherebbe una dottrina dinterpretazione deifatti esistenti), psicogeografia, ..., deriva (Modo di comportamento sperimen-tale legato alle condizioni della societ urbana [...]), urbanismo unitario (Teoriadellimpiego di insieme delle arti e tecniche che concorrono alla costruzione di unambiente in legame dinamico con esperienze di comportamento), dtournement (Siimpiega per abbreviazione della formula: dtournement di elementi estetici precosti-tuiti. [...]), cultura, decomposizione (Processo per cui le forme culturali tradi-zionali si sono autodistrutte [...]).

    Queste parole-concetto avevano soffiato anche sul fuoco fatuo rivoluzionario-sperimentale (che nel giro di qualche anno si autospegner), dellInternazionaleSituazionista fondata nel luglio del 1957 in un paesino della provincia di Cuneo,Cosio dArroscia, fuoco alimentato con i carboni ardenti post-surrealisti e post-lettri-sti del M.I.B.I. (Movimento Internazionale per un Bauhaus Immaginista, con gli exCoBrA Asger Jorn e Constant), dellInternazionale Lettrista (sorta nel 1952 come

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    sinistra scissionista del Lettrismo, con Debord, Wolman e Bernstein), del fantomati-co Comitato Psicogeografico di Londra, oltre alladesione di alcuni esponenti delMuseo Sperimentale di Alba, tra cui far spicco il nome di Pinot-Gallizio.

    In questa prima fase di costruzione teorica dellInternazionale Situazionista, conle appuntite armi di una critica radicale alla societ, due sono i principali perni su cuiandr a ruotare la parola dordine del Superamento dellarte: dtournement eUrbanismo Unitario. Cantore-mentore del primo sar Debord, non solo sotto lan-golazione teoretica, ma anche in quella pi prettamente estetica (dal ricordato filmdi Hurlements..., allantiromanzo Mmoires del 1958), mentre per il secondo sar lar-chitetto Constant a progettare alternative citt utopiche aperte alla costruzione disituazioni ed ai rabdomantici raptus delle derive (come New Babylon, esternata pro-gettualmente dopo le sue forzate dimissioni del 1960 dallIS). Molto stato detto escritto sullimpiego, da parte dei situazionisti (Debord