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Periodico dell’Oratorio san Pio V - Milano - Anno 3 - n.: 3 - Gennaio 2004 News: noi adolescenti e giovani ad Amburgo Pellegrinaggio di fiducia sulla terra: incontro europeo di 60’000 giovani ad Amburgo Vi hanno partecipato 15 giovani dell’Oratorio di s. Pio V con don Stefano e suor Federica L’incontro europeo dei giovani ani- mato dalla comunità di Taizé, si è svolto ad Amburgo, nel nord della Germania, alla fine dello scorso anno, dal 29 dicembre al 2 gennaio 2004. L’annuncio dell’incontro è stato dato alle migliaia di giovani che si trova- vano a Taizé durante le festività pa- squali. Facendo seguito a quello di Parigi, l’incontro europeo di Amburgo è una nuova tappa del «pellegrinaggio di fiducia attraverso la terra» che la co- munità di Taizé si prefigge da oltre 25 anni. Un invito comune delle Chiese catto- lica e protestante di Amburgo è stato indirizzato alla co- munità di Taizé per preparare questo incontro nella loro città. Il 15 aprile, i responsabili delle chiese, insieme al sindaco della città, hanno espresso la loro gioia di poter accogliere l’incon- tro. «Ci rallegriamo molto che que- sto grande incontro sia accolto nella nostra città. Al di là di ogni differen- za, tanti giovani arriveranno qui per celebrare la fede che ci unisce, loro e noi. Saranno portatori di domande pressanti per un avvenire più umano. E nella loro vita quotidiana, si sfor- zeranno di avanzare verso la giusti- zia e la pace. L’incontro europeo è un segno di speranza e di incoraggia- mento in un mondo lacerato. Noi sia- mo felici, fin da oggi, di invitare tutti gli abitanti di Amburgo ad accoglie- re con cordialità questi giovani.» Il primo incontro europeo ebbe luo- go a Parigi nel 1978. Seguirono Barcellona nel 1979, Roma nel 1980, Londra nel 1981, Roma nel 1982, Pa- rigi nel 1983, Colonia nel 1984, Barcellona nel 1985, Londra nel 1986, Roma nel 1987, Parigi nel 1988, Wroclaw (Polonia) nel 1989, Praga nel 1990, Budapest nel 1991, Vienna nel 1992, Monaco nel 1993, Parigi nel 1994, Wroclaw nel 1995, Stoccarda nel 1996, Vienna nel 1997, Milano nel 1998, Varsavia nel 1999, Barcellona nel 2000, Budapest nel 2001 e Parigi nel 2002. Quando, proprio dopo l’incontro di Parigi, a S.E. Gérard Daucourt, ve- scovo nella regione parigina, venne do- mandato: «A cosa servono, in fondo, questi grandi raduni di giovani ?» egli ri- spose : «A ritrovare la fiducia! Numerosi giovani, dall’Irlanda alla Polonia, sono angustiati per l’avve- nire del mondo e non trovano alcun senso, alcun gusto alla vita... Attraverso la condivisione come viene proposta a Taizé, si rendono conto che non sono da soli a farsi queste domande. Cer- tamente gli 80’000 arrivati a Parigi non si sono tutti convertiti a Cristo, ma Taizé propone loro un cammino per trovare la forza interiore, per an- dare verso il Vangelo.»

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Pellegrinaggio di fiducia sulla terra: incontro europeo di 60’000 giovani ad Amburgo L’annuncio dell’incontro è stato dato alle migliaia di giovani che si trova- vano a Taizé durante le festività pa- squali. Facendo seguito a quello di Parigi, l’incontro europeo di Amburgo è una nuova tappa del «pellegrinaggio di fiducia attraverso la terra» che la co- munità di Taizé si prefigge da oltre 25 anni.

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Periodico dell’Oratorio san Pio V - Milano - Anno 3 - n.: 3 - Gennaio 2004

News: noi adolescenti e giovani ad AmburgoPellegrinaggio di fiducia sulla terra:incontro europeo di 60’000 giovani ad AmburgoVi hanno partecipato 15 giovani dell’Oratorio di s. Pio V con don Stefano e suor Federica

L’incontro europeo dei giovani ani-mato dalla comunità di Taizé, si èsvolto ad Amburgo, nel nord dellaGermania, alla fine dello scorso anno,dal 29 dicembre al 2 gennaio 2004.

L’annuncio dell’incontro è stato datoalle migliaia di giovani che si trova-vano a Taizé durante le festività pa-squali. Facendo seguito a quello diParigi, l’incontro europeo diAmburgo è unanuova tappa del«pellegrinaggio difiducia attraversola terra» che la co-munità di Taizé siprefigge da oltre 25anni.

Un invito comunedelle Chiese catto-lica e protestante diAmburgo è statoindirizzato alla co-munità di Taizé perpreparare questoincontro nella lorocittà. Il 15 aprile, iresponsabili delle chiese, insieme alsindaco della città, hanno espresso laloro gioia di poter accogliere l’incon-tro. «Ci rallegriamo molto che que-sto grande incontro sia accolto nellanostra città. Al di là di ogni differen-za, tanti giovani arriveranno qui per

celebrare la fede che ci unisce, loro enoi. Saranno portatori di domandepressanti per un avvenire più umano.E nella loro vita quotidiana, si sfor-zeranno di avanzare verso la giusti-zia e la pace. L’incontro europeo èun segno di speranza e di incoraggia-mento in un mondo lacerato. Noi sia-mo felici, fin da oggi, di invitare tuttigli abitanti di Amburgo ad accoglie-re con cordialità questi giovani.»

Il primo incontro europeo ebbe luo-go a Parigi nel 1978. SeguironoBarcellona nel 1979, Roma nel 1980,Londra nel 1981, Roma nel 1982, Pa-rigi nel 1983, Colonia nel 1984,Barcellona nel 1985, Londra nel1986, Roma nel 1987, Parigi nel

1988, Wroclaw (Polonia) nel 1989,Praga nel 1990, Budapest nel 1991,Vienna nel 1992, Monaco nel 1993,Parigi nel 1994, Wroclaw nel 1995,Stoccarda nel 1996, Vienna nel 1997,Milano nel 1998, Varsavia nel 1999,Barcellona nel 2000, Budapest nel2001 e Parigi nel 2002.

Quando, proprio dopo l’incontro diParigi, a S.E. Gérard Daucourt, ve-

scovo nella regioneparigina, venne do-mandato: «A cosaservono, in fondo,questi grandi radunidi giovani ?» egli ri-spose : «A ritrovarela fiducia! Numerosigiovani, dall’Irlandaalla Polonia, sonoangustiati per l’avve-nire del mondo e nontrovano alcun senso,alcun gusto allavita... Attraverso lacondivisione comeviene proposta aTaizé, si rendonoconto che non sono

da soli a farsi queste domande. Cer-tamente gli 80’000 arrivati a Pariginon si sono tutti convertiti a Cristo,ma Taizé propone loro un camminoper trovare la forza interiore, per an-dare verso il Vangelo.»

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IL NOSTRO PELLEGRINAGGIO

Chiara (21 anni): A Taizè non esistono barriere, non esiste vergogna, non sibada alla diversa di lingua, provenienza e cultura, si rimane affascinati dallanaturalezza e spontaneità che il Signore ci ha donato e che finalmente met-tiamo in pratica. "Semplicità" è la parola d'ordine! Vedere così tanta genteriunita intorno ad un unico crocifisso colma il cuore di gioia, ve lo assicuro!

Suor Federica FdO (29 anni): "Cerchiamo di tener presente una certezza. Quale?Cristo dice: "Ti amo di un amore che non finirà. Io non ti lascerò mai. Attraverso loSpirito Santo sarò sempre con te". Questo è quello che ciascuno di noi vorrebesentirsi dire ogni giorno… e queste sono le parole che Cristo rivolge a tutti noi e cheFrére Roger ci ricorda. Sembra più facile crederlo ora che siamo qui ad Amburgoassieme ad altri 3500 italiani e a 70.000 ragazzi di ogni provenienza, in un clima digioia, di serenità, di comunione… è questa la forza dello Spirito, capace di abbattereogni barriera che così facilmente costruiamo. Noi giovani siamo qui per dire a tuttiche siamo stanchi di queste barriere, abbiamo fame e sete di gioia, di pace, di felici-tà e abbiamo il desiderio di impegnarci per poter vivere così! E ci crediamo davvero.

Claudio (22 anni): Migliaia di giovani di tutto il mondo riuniti in una sola città: vieneda chiedersi come sia possibile, che cosa ci sia di abbastanza grande da attrarrecosì tanto, quale chiamata sia abbastanza forte. Cristo è la risposta. Cristo è ciò cheaccomuna tutti questi giovani, superando le differenze culturali e linguistiche, arric-chendole e mettendole in un solo luogo. È un messaggio forte, non solo per noipartecipanti, ma anche per coloro che ne sentono parlare, che lo leggono sui gior-nali, che proprio davanti ad una tale massa di giovani vedono la forza di Dio. Anchenoi che siamo qui a Taizé, allora, siamo suoi testimoni.

Tommaso (18 anni): Non è servito molto tempo per capire che l’idea che mi ero fatto suciò che avrei affrontato non rifletteva esattamente la realtà. D’altronde è così per la mag-gior parte delle esperienze che si fa. Partito con in testa la visione di un incontro conmigliaia di giovani e con un nuovo e rinato interesse nella ricerca della fede attraversonuove vie, mi sono trovato in una realtà che prevedeva il possesso di una fede benesuperiore a quella che ora posseggo. La ripetitività della preghiera caratterizzata da unforte aspetto individualistico è molto difficile da comprendere e far proprio. Non tutte lemie aspettative sono state tradite. Gli incontri anche se menomati dalla mia scarsa cono-scenza dell’inglese, si sono rivelati interessanti sia per i contenuti che per il contesto.

Sono soddisfatto però perché anche se la gioia non riesco ancora pienamente a trovarla nella preghiera posso diredi poterla provare nello stare insieme e nell’osservare le persone che si impegnano con e per me. Se nella preghie-ra sta la sorgente della gioia questa per me si concretizza nell’opera e nel servizio.

Emanuele (detto Lele - 25 anni): Del pellegrinaggio di Taizé ad Amburgo porto a casa tantagioia. Gioia che viene da quanto ci siamo divertiti insieme! Nella simpatia dei sorrisi, deglischerzi, dei canti e dei balli, e della cura semplice e vera dell'uno per l'altro. Gioia che vienedall'ospitalità delle famiglie che ci hanno accolto (io ero con Marco, Daniele e il don, in casadella signora Anne Paul, della quale ricordo l'intelligenza, l'esperienza, la schiettezza... e conla quale sono stato fino alle due di notte a parlare di Dio, della fede, della vita... in english!!!), edalla cura con cui la parrocchia Marie Grun ha preparato e seguito la nostra permanenza. Ungrazie ad Alexander (troppo simpatico!) e ad Antja (senza le sue traduzioni tedesco-inglesenon avremmo capito un fico secco!). Gioia che viene dalla possibilità di fare esperienze ecce-zionali, dalla sensazione di libertà che deriva dall'essere diversi tra diversi, unici tra gli unici, equindi in ogni caso speciali! La gioia dei momenti di festa, quello della notte di capodanno (in cui tutti i popoli erano invitati apresentarsi e a far divertire tutti quanti) e quelli in giro per la strada o alla fiera, dove una chitarra e due gioppini bastavano aradunare folle oceaniche! Gioia dell'incontro con ragazzi di tutti i paesi. Porto nel cuore in particolare giovani con cui io,Matteo e Davide abbiamo avuto la fortuna di fare il gruppo di discussione (la mattina in parrocchia, dopo la preghiera) sullalettera di Frére Roger: Andrzej e Iudita (Polonia), Johan (Francia), Raphael e Tobias (i gemelli tedeschi) e Pia (anche leitedesca). CHE BELLO! E anche le mitiche ragazze con cui ogni mattina mi arrabattavo per tradurre e leggere le parti italianedella preghiera del mattino: Gosia (Romania), Laura e Terez (Romania), e la ragazza ungherese di cui non ricordo il nome.Gioia nel vedere che al mondo ci sono tanti cristiani, tanti giovani che credono in Gesù e nella pace. Gioia nella semplicitàdelle oceaniche preghiere alla Messehallen (la fiera di Amburgo): sebbene a volte un po' faticose erano commoventi, depo-sitavano dentro di noi la pace. Dimostravano che non servono tante parole per dire l'essenziale, e che a volte basta "stare"davanti a Dio per uscire diversi. Gioia... Gioia! (e Gioia anche il cane della famiglia che ci ha invitato a pranzo l'ultimo giorno).Della lettera di Frére Roger (e dei suoi interventi nelle preghiere della sera) mi colpisce la semplicità, la brevità. Forse hadovuto sviluppare questo linguaggio che VA AL CUORE per parlare con giovani di tante culture diverse... non so! Sta di fattoche le sue parole sono così vere, così "giuste"... In questo capodanno, oltre a divertirci veramente tanto, abbiamo contempla-to la presenza del Singore Gesù che unisce - anche i cristiani di confessione diversa!!!Potrei dire ancora molto ma... COFF COFF... HO LA TOSSE!!!Un grazie gigante a tutti i ragazzi che ci hanno seguito in questa avventura - Paola, Matteo, Tommy B, Sara, Davide, Daniele,Marco, Tiziano, Maddalena, Tommy S, Francesca: SIETE STATI STUPENDI!!! E' soprattutto merito vostro se i nostri tede-schi sono stati entusiasti della presenza degli italiani. THANK YOU FOR ALL ITALIAN PEOPLE!!!!...P.s.: Un grazie speciale e un bacio grosso grosso anche a Sara Donza... ci sei mancata tanto! La prossima volta vedi diiscriverti in tempo eh?

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In questi giorni vissuti adAmburgo, guardavo soprattuttoquei giovani del nostro occiden-te opulento e invasato di coseinutili e mi chiedevo: alcuni diquesti giovani, dove trovano lavoglia, il coraggio d’attraversa-re l’Europa per venire in pienoinverno a partecipare ad un in-contro in condizioni così sempli-ci?Perché andare controcorrente,perché lasciare un capodanno difollie e divertimenti per esserequi a far festa con niente, tra gio-vani spesso così diversi?Le parole di Fr. Roger mi sonoparse una risposta sorprendente.Si rivolgeva loro con unasemplicità disarmante e ca-rica di grande fiducia versotutti: “Molti tra voi portanodentro di sé una sete di pace,comunione, gioia. Per vive-re queste realtà, vorremmocercare in questi giorni diprendere un nuovo slancio.E dove trovare questo slan-cio? Innanzitutto alle sorgentidella fede, cioè alle sorgenti diun’umile fiducia in Dio. Vorrem-mo sempre scoprire nuovamentecome vivere una preghiera sem-plice, con la quale è possibileaffidare tutto a Dio, rimettere tut-to allo Spirito Santo. Una pre-ghiera così è essenziale per resi-stere tutta la vita”.Resistere tutta la vita... Fr. Rogerha compreso che questi giovanihanno nell’anima il desiderio diresistere di fronte alla possibilitàdi soccombere alle “leggi delmercato globale” che fa di lorodei consumatori di prodotti e nondegli attori della storia, che fa di

loro dei microcosmi vaganti nelnulla e non degli uomini di rela-zioni profonde e confortanti.Mi pare davvero che talvolta que-sti giovani siano portatori di pa-role di Vangelo e abbiamo tantoda imparare da loro.Fr. Roger li invita a non averepaura della vita e a confidare nel-la relazione con Dio che si chia-ma preghiera. Chi oggi riesce aparlare di preghiera ai giovani?A 60.000 giovani?Fr. Roger è un profeta del nostrotempo; parla di una relazionesemplice e colloquiale con Dioscevra da schemi che però non siarroga mai il diritto di giudicare;

parla di una Chiesa cristiana indialogo con i tempi, fatta di cuo-ri innamorati, cercatori di verità.“Questo è vero per tutti, perognuno di voi: con le nostre umilivite, possiamo diventare portato-ri di pace là dove siamo. (...)Dove trovare questa semplicità dicuore così vitale? Un’altra pa-rola del Cristo può illuminarci.Un giorno il Cristo disse ai suoidiscepoli: Lasciate che i bambi-ni vengano a me; le realtà di Dioappartengono a chi assomiglia aloro. C’è come uno spirito d’in-fanzia che permette di abbando-narsi a Dio, di affidarsi a lui. Inquesta fiducia sta la sorgente di

una gioia interiore che si rinno-va in ogni istante. Dio abita alcentro del nostro animo. E la pre-ghiera è una realtà molto umileche ci permette di entrare in unavita di comunione con Dio”.60’000 giovani seduti per terra,malcomodi, in silenzio, ascolta-no dai loro walkman (lo stessoche ha suonato i loro CD prefe-riti, le loro canzoni d’amore tan-to vuote o i suoni e le parole vio-lente e assordanti dell’Heavymetal) le parole tradotte in 16 lin-gue diverse di questo ‘nonno’ di88 anni.Dalla sua voce traspare la fre-schezza di uno sguardo benevo-

lo su di loro che li vuole fe-lici; credo che essi intrave-dano finalmente la possibi-lità di essere amati pur nel-la loro dispersione... così fa-cendo fr. Roger diventa il ri-flesso della intenzione diDio.“Nella mia giovinezza, inquel periodo in cui c’erano

tante lacerazioni nel mondo, michiedevo: perché questi contra-sti tra gli uomini e tra i cristia-ni? E mi domandavo: esiste unastrada per arrivare a capire l’al-tro nella fiducia? Un giorno midico: comincia da te, impegnatia fidarti, a non esprimere giudi-zi severi, cerca di capire e trove-rai la gioia”.

Grazie a voi, giovani pellegrini,ho intuito qualcosa di più sullamia vocazione: “consola il miopopolo” mi ha detto il Signore.Fa’ di noi Signore Gesù degliapostoli della tua pace: pellegri-ni fiduciosi sulla terra.

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4 LA LETTERA DI FRÈRE ROGER

Alle sorgentidella gioiaLettera da Taizé 2004

frère Roger scrive a tutti gli uomini amati dal Signore

Tanti giovani attraverso la terraportano in loro una sete di pace, dicomunione, di gioia.Sono attenti anche all’insondabilesofferenza degli innocenti. In modoparticolare, non ignorano l’aumentodella povertà nel mondo.1

Non sono soltanto i responsabili deipopoli che costruiscono il futuro. Ilpiù umile fra gli umili può contribuirea realizzare un avvenire di pace e difiducia.Per quanto possiamo essere sprovvi-sti, Dio ci consente di portare lariconciliazione là dove ci sono degliscontri e la speranza là dove c’èl’inquietudine.Con la nostra vita, ci chiama a rendereaccessibile la sua compassione perl’essere umano.2

Se dei giovani con la loro vita diven-tano focolari di pace, ci sarà una lucelà dove si trovano.3

Un giorno, chiesi ad un giovane checosa era più essenziale, ai suoi occhi,per sostenere la sua vita. Ha risposto:«La gioia e la bontà del cuore».L’inquietudine, la paura di soffrire,possono portar via la gioia.Quando sorge in noi una gioia attintadal Vangelo, porta un soffio di vita.Non siamo noi a creare questa gioia,essa è un dono di Dio. Ed è incessan-temente ravvivata dallo sguardo difiducia di Dio sulla nostra vita.4Lungi dall’essere ingenua, la bontàdel cuore comporta una vigilanza.Essa può condurre ad assumere deirischi. Non lascia posto a nessundisprezzo verso l’altro.5

Rende attenti ai più sprovvisti, aquelli che soffrono, alla pena deibambini. Attraverso il viso, con il tonodella voce, riesce ad esprimere cheogni essere umano ha bisogno di

essere amato.6Sì, Dio ciconsente diandare avantiportando, nelfondo dell’anima, una scintilla dibontà che chiede solo di diventarefiamma.7

Ma come andare alle sorgenti dellabontà, della gioia, ed anche a quelledella fiducia?Abbandonandoci a Dio, troviamo lastrada.Risalendo anche lontano nella storia,moltitudini di credenti hanno coltoche, nella preghiera, Dio donava unaluce, una vita interiore.Già prima di Cristo, un credentepregava: «La mia anima anela a te dinotte, Signore; anche il mio spirito nelmio intimo ti cerca».8

Il desiderio di una comunione con Dioè deposto nel cuore umano da tempiinfiniti. Il mistero di questa comunio-ne raggiunge ciò che è più intimo, laprofondità stessa dell’essere.Così possiamo dire a Cristo: «Signore,da chi andremo se non da te? Tu hai leparole che rendono la nostra animaalla vita».9

Rimanere davanti a Dio in un’attesacontemplativa non va al di là dellanostra dimensione umana.In questa preghiera, un velo si alza suciò che è inesprimibile della fede, el’indicibile conduce all’adorazione.Dio è presente anche quando ilfervore si dissipa e quando le risonan-ze sensibili svaniscono. Mai siamoprivati della sua compassione. Non èDio che rimane lontano da noi, siamonoi talvolta assenti.Uno sguardo di contemplazione cogliesegni del Vangelo negli avvenimentipiù semplici.

Discerne la presenza del Cristo anchenel più abbandonato fra gli uomini.10

Scopre nell’universo le radiosebellezze della creazione.

Molti si pongono la domanda: checosa Dio si aspetta da me? Leggendoil Vangelo ecco che arriviamo acomprenderlo: in ogni situazione, Dioci chiede di essere un riflesso dellasua presenza; ci invita a rendere lavita bella a coloro che lui ci affida.Chi cerca di rispondere ad una chia-mata di Dio per tutta l’esistenza, puòfar sua questa preghiera:Spirito Santo, anche se nessunosembrerebbe fatto per realizzare un sìper sempre, tu vieni ad accendere inme un focolare di luce. Illumini leesitazioni ed i dubbi, nei momenti incui il sì ed il no si scontrano.Spirito Santo, tu mi permetti diaccettarmi con i miei limiti. Se c’è inme una parte di fragilità, la tuapresenza venga a trasfigurarla.Ed eccoci portati all’audacia di un sìche ci conduce molto lontano.Questo sì è una limpida fiducia.Questo sì è amore di ogni amore.

Cristo è comunione. Non è venutosulla terra per creare una religione inpiù, ma per offrire a tutti una comu-nione in lui.11 I suoi discepoli sonochiamati ad essere umili fermenti difiducia e di pace nell’umanità.In quest’unica comunione che è laChiesa, Dio offre ogni cosa per andarealle sorgenti: il Vangelo, l’Eucaristia,la pace del perdono… E la santità diCristo non è più irraggiungibile, èpresente, è molto vicina.

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5LA LETTERA DI FRÈRE ROGER

Quattro secoli dopo Cristo, un cristia-no africano di nome Agostino scrive-va: «Ama e dillo con la tua vita».Quando la comunione tra cristiani èuna vita vissuta e non è solo unateoria, diffonde una speranza lumino-sa. Ed ancor più: può sostenerel’indispensabile ricerca di una pacenel mondo.Allora, per quale motivo i cristianipotrebbero rimanere ancora separati?Nel corso degli anni, la vocazioneecumenica ha provocato scambiineguagliabili. Sono le primizie di unacomunione viva fra i cristiani.12

La comunio-ne è la pietradi paragone.Nasceinnanzituttoal cuore delcuore di ognicristiano, nelsilenzio enell’amore.13

Nella lungastoria deicristiani,moltitudini dipersone sisono ungiornoscoperte separate, talvolta senzaneppure conoscerne la ragione. Oggi èessenziale fare tutto il possibileaffinché il maggior numero possibiledi cristiani, spesso non colpevoli delleseparazioni, si scoprano in comunio-ne.14

Sono innumerevoli quelli che hannoun desiderio di riconciliazione chetocca il fondo dell’anima. Aspirano aquesta gioia infinita: uno stessoamore, un solo cuore, una sola emedesima comunione.15

Spirito Santo, vieni e deponi neinostri cuori il desiderio di avanzareverso una comunione, sei tu che ciguidi.

La sera di Pasqua, Gesù accompagna-va due dei suoi discepoli che andava-no al villaggio di Emmaus. Lì per lìnon si resero conto che egli cammina-va al loro fianco.16

Anche noi incontriamo dei periodi incui non riusciamo a renderci contoche il Cristo, attraverso lo Spirito

Approfondimenti sul testo1.Un approfondimento della vita interiore, lungi

dal condurre a chiudere gli occhi sulla situazionedelle società contemporanee, ci chiama adinterrogarci. Siamo abbastanza coscienti, peresempio, che 54 paesi del mondo sono più poverioggi che nel 1990? Kofi Annan, segretariogenerale delle Nazioni Unite, ci scriveva l’annoscorso, in occasione dell’incontro europeo diParigi: «Ci sono nel mondo tanti giovani privi diprospettive per l’avvenire. Per loro, ogni giorno èuna dura battaglia contro la fame, la malattia, lamiseria. Numerosi poi sono coloro che vivono inregioni in preda a conflitti armati. Dobbiamo faredi tutto per render loro la speranza».

2.L’amatissimo papa Giovanni XXIII scriveva:«Ogni credente, in questo nostro mondo, deveessere una scintilla di luce, un centro di amore,un fermento vivificatore nella massa: e tanto piùlo sarà, quanto più, nella intimità di se stesso,vive in comunione con Dio. Infatti non si dà pacefra gli uomini se non vi è pace in ciascuno diessi» (Pacem in terris, 1963, 88).

3.L’apostolo Paolo, incoraggia i credenti ad essere«focolari di luce» che brillano come astrinell’universo (vedi Filippesi 2,15-16).

4.«Quando il Signore verrà, … gli umili gioirannoancora nel Signore e i poveri esulteranno» (Isaia29,18-19). «Consola il tuo cuore, tieni lontana lamalinconia, da essa non si ricava nulla di buono»(Siracide 30,21-25).

5.In una vita di comunità, la bontà del cuore è unvalore inestimabile. È forse uno dei più limpidiriflessi della bellezza di una comunione.

6.Quando è ancora piccolo, il bambino coglie ciòche significa la bontà del cuore di una madre o diun padre, di una sorella o di un fratello. È unachiara realtà del Vangelo. Per un bambino, saperedi essere amato è molto importante, questo gliconsente per tutta la vita di andare avanti, dicomprendere un giorno che Dio ci chiama, anostra volta, ad amare.

7.Durante una visita a Taizé, il filosofo Paul Ricoeur diceva: «La bontà è più profonda del male più profondo.Per quanto il male sia radicale, non è così profondo come la bontà».

8.Isaia 26,9.9.Quando alcuni cominciarono ad abbandonare Cristo, egli disse ai suoi discepoli: «Forse anche voi volete

andarvene?» Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna» (Giovanni6,67- 68).

10.Vivere in comunione con Dio, conduce a vivere in comunione con gli altri. Più ci avviciniamo al Vangelo,più ci avviciniamo gli uni agli altri. Il teologo ortodosso Olivier Clément scrive: «Più si diventa persone dipreghiera, più si diventa persone di responsabilità. La preghiera non libera dagli obblighi di questo mondo:rende ancora più responsabili. Non c’è nulla di più responsabile del pregare... questo può prendere la formaconcreta di una presenza accanto a coloro che soffrono per abbandono, per povertà – com’è il caso, peresempio, di una ventina di fratelli di Taizé che vivono in quartieri poveri di altri continenti –, questo cichiama anche a essere persone inventive, creatrici in ogni campo, compreso quello economico, quello diuna civiltà planetaria, quello culturale...» (Taizé, un senso alla vita, Ed. Paoline, 1998).

11.Ancor giovane, a 21 anni, il teologo tedesco Dietrich Bonhoeffer ha forgiato l’espressione «Cristo cheesiste in quanto comunità». Egli scrisse che «attraverso Cristo l’umanità è realmente integrata nellacomunione in Dio» (Sanctorum communio, Berlino 1930).

12.Interrogandosi sulla vocazione ecumenica, il patriarca ortodosso d’Antiochia, Ignazio IV, scrivevarecentemente da Damasco: «Abbiamo bisogno con urgenza di iniziative profetiche per fare uscirel’ecumenismo dai meandri nei quali temo si stia impantanando. Abbiamo un urgente bisogno di profeti e disanti per aiutare le nostre Chiese a convertirsi attraverso il perdono reciproco». Il patriarca invitava a«privilegiare il linguaggio della comunione piuttosto che quello della giurisdizione». L’anno scorso il papaGiovanni Paolo II diceva, ricevendo a Roma dei responsabili della Chiesa ortodossa greca: «Con i santi,contempliamo l’ecumenismo della santità: esso ci porterà verso la piena comunione, che non è né assorbi-mento né fusione, ma un incontro nella verità e nell’amore».

13.La riconciliazione inizia già ora, dentro la persona. Vissuta nel cuore di un credente, la riconciliazioneacquista una credibilità e può portare ad uno spirito di riconciliazione in questa comunione di amore che èla Chiesa. Questa strada presuppone che non ci sia umiliazione per nessuno.

14.Potrà la Chiesa mostrare dei segni di un’ampia apertura, così ampia da poter riconoscere che coloro cheerano divisi in passato, non sono più separati ma vivono già in comunione? Un passo verso la riconciliazio-ne sarà fatto nella misura in cui si constaterà una vita di comunione, già realizzata in certi ambientiattraverso il mondo. Occorrerà del coraggio per constatarlo ed adattarvisi. I testi verranno dopo. Privilegiarei testi non finisce forse per allontanarci dalla chiamata del Vangelo: senza tardare, riconciliati?

15.Vedi Filippesi 2,2. 16.Vedi Luca 24,13-35. 17.Vedi Geremia 31,3 e Giovanni 14,16-18.

Santo, rimane vicinissimo a noi.Instancabilmente ci accompagna.Illumina le nostre anime di una luceinattesa. E scopriamo che, se anchepuò rimanere in noi qualche oscurità,in ciascuno c’è soprattutto il misterodella sua presenza.Cerchiamo di tener presente unacertezza. Quale? Cristo dice a ciascu-no: «Ti amo di un amore che nonfinirà. Io non ti lascerò mai. Attraversolo Spirito Santo sarò sempre con te».17

Frère Roger -Taizé

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6 LE NOSTRE RIFLESSIONI

Paola (16 anni): Taizé è un momento di preghiera diverso dal solito.I momenti più belli sono quelli in cui tutti si ritrovavano per condividerela loro gioia e la loro felicità che in questi giorni avvolge il clima dipreghiera. È un’esperienza che consiglio a tutti perché ti dà la possibili-tà di crescere con altra gente.

Maddalena (17 anni): Taizé è un'esperienza strana, perché riesce a con-ciliare sia momenti seri di preghiera e di riflessione, sia di divertimen-to e soprattutto ti dà la possibilità di conoscere veramente tantissimagente.

Emanuele (detto Uelo - 22 anni): Amburgo: Fantastica esperienza,molto suggestiva.È’ un continuo scambio: di parole, gesti, emozioni, culture. Taizé vuoldire voglia di pregare, ma anche voglia di condividere tutto, dal ciboalla fede, alle proprie idee, emozioni. È’ un'esperienza che non sisubisce, ma si fa, si partecipa attivamente.

Tommaso (16 anni): domenica 28 dicembre dopo un avventuroso viag-gio durato 17 ore siamo arrivati alla tanto desiderata meta: Amburgo!Qui abbiamo avuto la fortuna di essere accolti molto calorosamentedalla popolazione locale. Peronalmente mi hanno colpito molto i mo-menti di preghiera trascorsi in Fiera perché è stata la prima volta cheho pregato in tante lingue diverse il Signore. Un’altra cosa molto bellaavveniva durante le mattinate: quando discutevamo in lingua inglesesu temi di attualità con altri ragazzi provenienti da tutta Europa. Intutta questa esperienza non sono mancati momenti scherzosi in cuinoi ci siamo ritrovati a coinvolgere altri coetanei in simpatici giochi edanze. Questa esperienza é stata molto bella e la consiglio a tutticaldamente.

Davide (16 anni): Ciao a tutti, sono Davide e ho partecipato al pelle-grinaggio ad Amburgo in occasione dell'incontro Europeo di Taizé.Le aspettative erano enormi, forse troppo grandi, ma in parte sonostate ripagate e sono molto contento di aver partecipato. Dopo unviaggio massacrante siamo stati accolti, anche troppo calorosamente,da simpaticissime coppie tedesche che ci hanno riempito di attenzionie ci hanno fatto sentire a casa, e che casa!!!!

Amburgo è una bellissima città, ma quello che ci ha maggiormente stupito è stata la dispo-nibilità, la gentilezza, la simpatia dei ragazzi del posto e di quelli venuti come noi da tuttele parti d'Europa. La disponibilità all'ascolto, il sorriso sui volti, l'assoluta libertà d'animo,la voglia di stare bene insieme, hanno contribuito notevolmente alla riuscita dell'esperien-za e, per quanto mi riguarda, posso dire che il nostro gruppo tornerà a casa più unito diprima. Per quanto concerne l'aspetto spirituale dell'esperienza devo ammettere che fino apoco tempo fa pensavo di aver buttato via una ventina di ore della mia vita, ma ora ne hocapito l'utilità: quando avrò un figlio che non vorrà dormire gli farò sentire i vari canti diTaizé e non so quanto resisterà!!!Se tu, lettore, sei giovane e non vedi l'ora di schiodarti dalla triste civiltà in cui vivi, aspet-ta qualche mese e l'anno prossimo vieni con noi… …Ci divertiremo!!!

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7LE NOSTRE RIFLESSIONI

Daniele (16 anni): Taizé, incontro tra i giovani di tutti Europa che que-st'anno si è svolto ad Amburgo, in Germania. Si può dormire in fami-glia o negli edifici adibiti dagli organizzatori (scuole, asili, palestre). Siprega tutti insieme e in tutte le lingue, si canta, si balla, insomma, ci sidiverte e si conosce tanta gente di altre nazioni. È un'esperienza da pro-vare.

Francesca (18 anni): Taizé - Amburgo: preghiera, silenzio, ricerca,gioco, accoglienza, colori, "degenero" linguistico, canti, mani,croce, emozioni, tradizioni, "Ghost Buster (?!)".

Tiziano (16 anni): Taizé è una comunità principalmente formata dagiovani di tutto il mondo che si riuniscono in determinati momentiper pregare in tutte le lingue il Signore nostro Dio. Ma non è solopreghiera; infatti questo è anche un momento per incontrarsi, per par-lare, divertirsi, cantare tutti insieme nonostante la diversa nazionalità,superando ogni tipo di difficoltà, di lingua, ecc.

Matteo (16 anni): È stata una bellissima esperienza a parte il viaggioin pullman, che è durato più di quindici ore. Un incontro tra 60.000persone provenienti da tutto il mondo, organizzato perfettamente. For-tunatamente siamo stati tutti accolti in famiglia e, nonostante le dif-ferenze di lingua, siamo riusciti quasi tutti ad instaurare un buon rap-porto con loro. Abbiamo conosciuto molte persone nei gruppi di scam-bio, abbiamo cantato, abbiamo ballato, abbiamo pregato, abbiamovisitato la città. L'unica critica è che non si mangiava niente…

Sara (16 anni): In questi giorni Amburgo si è trasformata in un'enor-me luogo di incontro per moltissimi giovani con la voglia di pregare edi stare insieme. Oltre ai momenti di preghiera ci sono stati dei mo-menti in cui ci siamo divertiti molto cantando, suonando e coinvol-gendo anche altre persone di altre nazionalità. La cosa più bella diquest'incontro è che siamo riusciti a comunicare, anche se a fatica,con giovani di altre lingue.

Marco (16 anni): Secondo me l'esperienza che ho fatto a Taizé è statabellissima. Mi sono divertito tantissimo: abbiamo cantato, ballato, coin-volto tantissime persone con i canti. Sembrava di essere circondati.Giocando siamo avanzati tutti schierati in fila sulla "sigla" dei "GhostBuster", senza vergogna, per la pura voglia di scherzare! Insomma, èstata un'esperienza davvero fantastica.

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8 PER RIFLETTERE

La storiaTutto è incominciato nel 1940 quando,all'età di venticinque anni, frère Rogerlasciò il paese dove era nato, la Svizze-ra, per andare a vivere in Francia, ilpaese di sua madre. Per diversi anniaveva sofferto di tubercolosi polmonare.Durante questa lunga malattia, avevamaturato in sé il richiamo a creare unacomunità in cui la semplicità e la bene-volenza del cuore potessero essere vis-sute come realtà essenziali del Vange-lo.

Quando cominciò la Seconda Guerramondiale ci fu la certezza che dovevasenza indugio aiutare le persone che at-traversavano la prova. Il piccolo villag-gio di Taizé, dove si stabilì, era vicinis-simo alla linea di demarcazione che di-videva in due la Francia: era ben collo-cato per accogliere dei rifugiati che fug-givano la guerra. Alcuni amici di Lionefurono riconoscenti di poter indicarel'indirizzo di Taizé a chi aveva bisognodi rifugio.

A Taizé, grazie a un modico prestito,frère Roger aveva comperato una casaabbandonata da anni con degli edificiadiacenti. Propose ad una sorella,Geneviève, di venire ad aiutarlo ad ac-cogliere. Tra i rifugiati che alloggiaro-no ci furono degli ebrei. Le disponibili-

tà economiche erano povere. Senza ac-qua corrente, andavano ad attingere ac-qua al pozzo del villaggio. Il cibo eramodesto.

Affinché dei rifugiati, ebrei o agnostici,non si trovassero a disagio, per discre-zione nei confronti di chi era accolto,frère Roger pregava da solo, andava acantare da solo lontano dalla casa, nelbosco.

I genitori di frère Roger, sapendo il fi-glio con sua sorella in pericolo, doman-darono a un amico di famiglia, ufficia-le francese in pensione, di vegliare suloro e lo fece coscienziosamente. Nel-l'autunno 1942, li avvertì che erano sta-ti scoperti e che tutti dovevano partiresubito. Frère Roger poté ritornare nel1944: non era più solo, nel frattempoera stato raggiunto da alcuni fratelli eavevano iniziato insieme una vita co-mune che continuarono a Taizé.

Una «parabola di comunità»

Nel 1945, un giovane uomo della regio-ne creò un'associazione che si facevacarico di ragazzi che la guerra avevaprivato della famiglia. Propose ai fra-telli di accoglierne un certo numero aTaizé. Una comunità di uomini non po-teva occuparsi di ragazzi. Allora frèreRoger chiese a sua sorella Genevièvedi ritornare a Taizé per averne cura efare loro da madre. La domenica, i fra-telli accoglievano anche dei prigionieri

di guerra tedeschi internati in un cam-po vicino a Taizé.

Poco alla volta qualche altro giovanevenne ad unirsi ai primi fratelli, cattoli-ci e di diverse origini evangeliche, pro-venienti da oltre venticinque nazioni.Con la sua stessa esistenza, la comuni-tà è un segno concreto di riconciliazio-ne tra cristiani divisi e tra popoli sepa-rati.

I fratelli vivono unicamente del loro la-voro. Non accettano nessun lascito, nes-sun regalo. Non accettano per se stessinemmeno le proprie eredità personali,facendone dono ai più poveri.

Dagli anni 1950, dei fratelli andarono avivere in luoghi svantaggiati del mon-do per essere testimoni di pace, per sta-re accanto a coloro che soffrono. Oggi,in piccole fraternità, alcuni fratelli vi-vono in quartieri poveri in Asia, Africa,America Latina. Cercano di condivide-re le condizioni d'esistenza di coloro cheli circondano, sforzandosi d'essere unapresenza d'amore accanto ai più poveri,ai bambini di strada, carcerati, moribon-di, a chi è ferito nel più profondo per lelacerazioni affettive, gli abbandoniumani.

Anche uomini di Chiesa si recano aTaizé e la comunità ha così accolto ilPapa Giovanni Paolo II, tre Arcivesco-vi di Canterbury, dei Metropoliti orto-dossi, i quattordici Vescovi luterani diSvezia e numerosi pastori del mondointero.

Lungo gli anni, il numero di visitatoriche si reca a Taizé ha continuato ad au-mentare. Dalla fine degli anni 1950,cominciò ad arrivare un sempre mag-gior numero di giovani. A partire dal1962, dei fratelli e dei giovani, mandatida Taizé, non hanno mai smesso di an-dare e venire dai Paesi dell'Est Europa,per visitare con la massima discrezionechi era rinchiuso all'interno dei propriconfini. Oggi che alcuni muri sono ca-duti la spiritualità da Tazié si diffondecon la sua potente semplicità.

Ricordiamo che nella nostra parrocchiaogni giovedì sera dalle 19:00 alle 19:30 in chiesa

si prega nello stile semplice di Taizé.

visitahttp://www.taize.fr/it

Al termine di questo incontro diAmburgo, che è stato una tappadi questo «pellegrinaggio di fidu-cia sulla terra», vorremmo ricor-darcelo: la comunione è una vita

e non una teoria. Amare e dirlocon la propria vita; sì, amare conla bontà del cuore e perdonare, lìtroviamo una delle sorgenti del-la gioia.