A VELE SPIEGATE - santamariadellaroccella.it · ne cos’è il tempo? Filoso-fi, poeti e scienziati...
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È uno sport nel quale ci sono moltis-simi campioni olimpici: quello della mormorazione. Lo praticano in tanti perché è facile pensare male... An-che san Paolo deve ammonire i cri-stiani di Efeso di guardarsi dalla mormorazione: «Scompaiano da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni sorta di mali-gnità». Anche il Vangelo ne parla: «e si misero a mormorare contro Gesù». "Mormorare" è il verbo della ribellione, il verbo del deserto: Dio aveva dato al popolo di Israele la manna dal cielo, ma loro continua-vano a lamentarsi e a ribellarsi. "Mormorare" è anche verbo dell'in-credulità. Quando devi fidarti cieca-mente, perché non vedi e non senti, è assai facile mormo-rare… È una mor-morazione anche il lamento di Elia: è costretto a ripararsi nel deserto per aver salva la vita (era ricercato dalla regina Gezabele). E ora dispera del-la propria vita e vuole morire. Ed ecco il suo lamento nel deserto: «Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri». Il lamento si è mutato in disperazione talmente profonda da desiderare la morte, tanta è la de-pressione che ha invaso il suo cuo-re. È fuggito per aver salva la vita, e ora vuole morire. Il cielo sembra chiuso al suo lamento. L'angelo del Signore, però, non esaudisce quel desiderio di morte, ma piuttosto quello di vita: «Alzati e mangia! Egli
guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia cotta su pietre ro-venti e un orcio d'acqua». Se c'è un angelo, significa che il cielo non è chiuso, perché qualcuno è sceso per soccorrerlo: «Su man-gia, perché è troppo lungo per te il cammino». Elia si alzò, mangiò e bevve. Con la forza di quel cibo camminò per quaranta giorni e quaranta notti...Il cielo, dunque, non era chiuso. L'ostilità degli al-tri, la fatica della lotta avevano generato in Elia paura e sconfor-to. Sono le paure che tolgono for-za alla vita, che ci inaridiscono il cuore, fino alla depressione. Il se-gno che il cielo non è chiuso non
è l'assenza della fatica, delle avversità, della sofferen-za... ma è la voglia di vivere che riprende vigore, è la for-za che sente dentro grazie
al pane di vita che è venuto dal cielo. Dio non ci solleva per por-tarci alla meta senza sforzo. Piut-tosto lui si abbassa e viene verso di noi. È lui che scende nella no-stra povertà, nella nostra ordina-rietà. E anche negli abissi della nostra disperazione o depressio-ne.
Buon cammino!
Si ricomincia... Don Raffaele
A VELE SPIEGATE
o t t o b r e 2 0 1 8 N u m e r o 5
GIORNALINO PARROCCHIALE “S. MARIA DELLA ROCCELLA”
2
REDAZIONE:
Alessandro Corrado
Tommaso Cossari
Giovanni Greco
Caterina Posella
La nascita del tempo Prima parte
Il tempo è volato.
“Tempus fugit” dicevano i
latini ,a significare la vola-
tilità del tempo, l’inesora-
bile ritmo dello scorrere
degli istanti temporali.
Passati i quali sembrano
trascorsi brevi attimi di
vita. Ma no. E’ passato
solo il tempo che doveva
passare. Non esageriamo
con le sensazioni e le per-
cezioni soggettive fuor-
vianti. Chiediamoci piutto-
sto com’è nato il tempo.
Quali origini bizzarre ed
enigmatiche ha il concetto
di tempo? Viviamo tutti lo
stesso tempo? Il tempo è
una quantità privata? Il
tempo è creazione? Da
quali abissi cognitivi pro-
viene? Quando l’umanità
ha cercato di definire be-
ne cos’è il tempo? Filoso-
fi, poeti e scienziati sono
d’accordo sul comune
sentire del tempo? In-
terrogativi non pleona-
stici ma vitali e vibranti.
Il filosofo pone il proble-
ma con serietà grave
collegandolo al senso
della vita e della morte.
Un tempo per nascere.
Un tempo per vivere.
Un tempo per morire.
Trilogia abbastanza tri-
ste che non dà risposte
profonde e convincenti
ma evidenza la crisi
della modernità e la
perdita della metafisica.
Si può spiegare me-
glio? La posizione post-
moderna prevalente
afferma l’impossibilità di
costruire una realtà,
una verità, un significa-
to delle cose. Dunque,
la verità non esiste?
Comportatevi come vo-
lete. Si deve cercare di
sfuggire alla banalizza-
zione della filosofia, ri-
pensare il problema alla
radice, cercare un vali-
do ricostituente del pen-
siero. Richard Feyn-
man, premio Nobel per
la Fisica delle particelle,
ha tacciato i filosofi di
“emotività culturale” ag-
giungendo che essi so-
no sempre con noi, lot-
tando alla periferia, per
cercare di dirci qualco-
sa, ma in realtà non
hanno mai compreso le
sottigliezze e le profon-
dità dei problemi scienti-
fici. L’aspetto importante
è che il tempo e lo spa-
zio, suo compagno fede-
le di viaggio, hanno dato
origine alla vita. Se non
ci fossero spazio e tem-
po - oggi viviamo nella
quadridimensionalità
spazio/tempo - non sa-
remmo qui a raccontare
queste cose. Dopo la
scoperta delle leggi di
Keplero, DIO era stato
definito il Grande Orolo-
giaio cosmico. Governa-
tore del tempo. Come il
tempo è l’eternità e l’e-
ternità è il tempo. Il tem-
po, una volta innescato,
vola nel mare piatto del
vuoto cosmico. I fisici
propendono a favore di
un intervento straordina-
rio, un intervento divino
nelle faccende dell’uni-
verso. Secondo la teoria
della Relatività generale
di Einstein tempo e spa-
zio erano collocati l’uno
sull’altro in un grumo
infinitesimo di energia
super concentrata. Per
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A V E L E S P I E G A T E
citare solo alcuni pa-
rametri calcolati con
rigore scientifico, la
condizione iniziale
dell’Universo era piut-
tosto incandescente e
indifferenziata. Tem-
perature di 1040 °K
per una realtà ristretta
di 10-33 cm, molto più
piccola della cruna di
un ago. Di qui l’inevi-
tabile grande botto
noto come BIG-BANG. Proprio con l’esplosione
di così tanta energia sono nati lo spazio, il tem-
po, la materia. Prima del BIG-BANG non esiste-
va né il tempo, né lo spazio, né la materia. I vari
ingredienti vitali si sono sviluppati con l’espan-
sione del nostro Universo. Stiamo ancora fug-
gendo da quell’immane esplosione ad un ritmo
di creazione di 15 km/sec di spazio per milione
di anni luce. Un anno luce corrisponde a circa
1013 Km (diecimila miliardi di Km). Allora la na-
scita del tempo è da ricercarsi nelle origini
dell’Universo? La risposta è affermativa. Il gran-
de botto, gli scienziati lo collocano nel tempo tra
i 15 e i 20 miliardi di anni fa, come annunciato
dalla costante di HUBBLE il cui inverso ci forni-
sce il tempo di vita dell’Universo. Dunque il BIG-
BANG è l’istante zero? Il tempo procede sempre
in avanti. E’ unidirezionale. Nessuno mai è riu-
scito a invertire l’asse temporale. Apparteniamo,
dunque, ad una sola realtà e non al pluralismo
moderno dalle tante visioni e dall’idea della veri-
tà molteplice. Dov’era il tempo che viviamo og-
gi? La fisica risponde: in una singolarità. In com-
pagnia dello spazio. All’origine dell’Universo la
cosmologia quantistica entra nel territorio esclu-
sivo di teologi e filosofi per raccontare il proces-
so della creazione. “All’inizio era il caos” recita la
Bibbia. All’inizio, infatti, direttamente dall’energia
nascono particelle e antiparticelle che costitui-
scono l’Universo primordiale. Queste collidono
tra loro e si autodistruggono generando energia
ed altre particelle che poi formeranno strutture
più complesse. Si può comprendere, quindi, la
situazione caotica e disordinata delle fasi iniziali
dell’Universo (Se non si comprende più nulla,
questo è il segno della presenza di Dio) . Il no-
stro Universo, che astronomi, cosmologi, astrofi-
sici e curiosi osservano oggi è il risultato di un
divenire cosmico molto complesso, ma spiegabi-
le. All’interno della singolarità, le leggi della fisica
classica (Newtoniana) e relativistica
(Einsteniana) vengono meno. Semplicemente le
leggi della fisica non valgono più. Un punticino
densissimo e caldissimo esplode creando il tem-
po e lo spazio. Un punticino dove la scienza si
arrende. Un’increspatura quantistica dove tempo
e spazio perdono il significato e l’incertezza è
regina assoluta. Si è tentata una nuova idea per
escludere Dio dal mondo? Probabilmente si. In
quel puntino dove si concentra l’Universo pri-
mordiale, il campo gravitazionale è così intenso
che gli effetti quantistici devono essere dominan-
ti. Di qui la necessità di descrivere il nascente
Universo con le leggi della fisica quantistica.
Lungi dall’addentrarci nell’universo microscopico
della meccanica quantistica che richiederebbe
l’uso di una matematica superiore, si tratta di
constatare come il modello quantistico permetta
di considerare il nostro Universo non come frutto
del caso,ma come una necessità imposta dalle
condizioni iniziali. Solo una precisazione. Occor-
re distinguere l’Universo quantistico da quello
gravitazionale separati da un intervallo di tempo
veramente submicroscopico:10-60 sec dall’esplo-
sione,il cosiddetto tempo di Planck. In tale tem-
po l’Universo è suscettibile di una trattazione
quantistica, dopo il tempo di Planck l’Universo è
suscettibile di una trattazione classica. Per farla
breve, dalla trattazione quantistica nascono di-
versi universi par-
titi con certi para-
metri (energia,
tempo, spazio,
materia, densità,
temperatura..). La
storia dell’Univer-
so diventa una
delle tante storie.
Giovanni Greco
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La voce dei giovani
Credo che sia stata una delle
esperienze più significative della
mia vita! Avere avuto l’opportunità
di incontrare il Santo Padre mi ha
riempito il cuore di un mix di emo-
zioni che non so nemmeno descri-
vere! Vedere inoltre quanti ragazzi
delle più svariate età meditare,
pregare e cantare al Signore mal-
grado la stanchezza, il sonno , il
caldo hanno acceso la speranza in
un mondo migliore, un mondo do-
ve è possibile realizzare i nostri
sogni senza avere paura del do-
mani!
Francesca Bulotta
A V E L E S P I E G A T E
...v
ers
o R
om
a
È stata un'esperienza
intrisa di un profon-
do significato e che
mi ha lasciato un
grande insegnamen-
to di vita, per me un
po' troppo abituato
ad assimilare concetti
razionali e pragmati-
ci: la forza dell'amore
e della fede capaci di
riempire il cuore con
gioia e voglia di vivere. Il Santo Padre e
la Chiesa, in questi giorni, hanno svelato
la grandezza e la purezza dei sentimenti
di migliaia di giovani, dimostrando con i
fatti una via alternativa alla rassegnazio-
ne e all'alienazione. Posso allora testimo-
niare di aver visto negli occhi di tantissi-
mi ragazzi e ragazze tanta dolcezza e
gentilezza e di aver ammirato i loro
principi, i loro pensieri e i loro sogni.
Ricorderò il momento in cui mi sono
commosso per le parole di Martina che
lamentava di quanto gli adulti stanno
perdendo il senso dell’aiuto reciproco,
dell’impegno per il mondo e nelle rela-
zioni. Ma soprattutto mi faranno per
sempre eco le risposte e le parole del
Santo Padre, dette con la sua consueta
schiettezza e tenerezza: "l’uomo non può
crescere da solo"; "siate voi pellegrini
sulla strada dei vostri sogni"; "lo scanda-
lo è non uscire da noi stessi per dare te-
stimonianza". Posso infine affermare di
essere tornato a casa con una rinnovata
speranza nel futuro e con delle certezze
sul mio modo di vivere il presente.
Iapello Vincenzo
"Camminando si apre Cammino"
un'esperienza indimenticabi-
le...incontrare Papa Francesco é
stato meraviglioso ed emozionante.
Molti sono stati i temi affrontati dal
Santo Padre: l'amore, il rispetto e
la fede, tre stelle che spero illumi-
neranno il cammino della mia vita e
non solo, trasmettere questo mio
vissuto ai nostri giovani in modo
che possano aprirsi all'amore verso
Dio. Mary Palaia
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A V E L E S P I E G A T E
Cammino di discernimento
Chi sono? È una domanda affatto banale, chiun-
que sia a porsela; d'altro canto nulla impone che
la risposta trovata sia corretta, tantomeno errata.
In un momento intenso e fragile quale è poi l'a-
dolescenza, la situazione si aggrava ulteriormen-
te a causa della moltitudine di stimoli - positivi e
negativi - ai quali si è sottoposti. Si è posti di
fronte a scelte che prima magari erano preconfe-
zionate per noi, a dubbi che precedentemente
non avvertivamo, a esperienze che solo adesso
possono esserci presentate. Chi sono? Il cammi-
no PerMilleStrade non si è mai arrogato di dare
una risposta a noi giovani, ai suoi partecipanti, a
me. Piuttosto ha voluto prenderci per mano e
tirarci via dalla comoda, a volte vuota, a volte
assordante quotidianità e metterci in cammino,
sulla strada. Ha voluto donarci la consapevolez-
za che troveremo il volto del Signore non nella
staticità delle nostre piccole esistenze, ma al di
fuori di noi stessi. Ci ha invitato a fare questo
passo e a viverlo attivamente, non a lasciarci
vivere dagli eventi, come spesso soliamo fare.
Ha mostrato la potenza di Dio che si fa uomo per
incommensurabile amore e che viene a cammi-
nare insieme a noi, nonostante le nostre paure,
nonostante le nostre tenebre, proprio perché con
Lui siamo capaci di trasformarle nella felicità au-
tentica, che non muore. Allora, IO, Chi sono? Nel
momento in cui questo interrogativo ci è stato
posto come tema che accompagnasse una delle
nostre giornate di cammino, subito mi sono reso
conto di quanto dia per scontate molte cose. La
risposta non può e non deve banalizzarsi in quat-
tro parole, messe insieme a cuor leggero! Nel
momento in cui dico davvero io sono si dovrebbe
accendere in me il fuoco ardente dello Spirito
Santo: in quel io sono sto affermando con poten-
za e convinzione sì al progetto di vita, alla voca-
zione che Dio ha riposto dentro al mio cuore. E
la risposta non può prefigurarsi in maniera diver-
sa, perché noi tutti figli di Dio siamo chiamati a
dare testimonianza della Verità. Gesù Cristo, ve-
ro uomo e vero Dio, mai rifiutò questa
missione e, anche laddove il dolore più
profondo lo assalse, rimise infine al Pa-
dre la fiducia più totale. Così abbiamo
provato nel nostro piccolo, combattendo
con fede stanchezza, dolori muscolari,
piaghe ai piedi, sole cocente, per rag-
giungere una risposta personale un pò
più "vera" e completa. Da questo veniva il
desiderio di proseguire insieme verso la
tappa giornaliera, ma non come conclu-
sione del momento. L'incontro con il San-
to Padre ha rimarcato come il cammino
non finisse nell'arrivo alla meta: la meta è
il momento in cui va compiuta la scelta di
continuare, il ritorno a casa non può can-
cellare quanto compiuto. Per questo bisogna
mettersi in cammino: perché proprio nell'espe-
rienza del cammino saggiamo il nostro essere
popolo con gli altri, il compenetrarsi delle singole
vite in un intreccio che non si spezza nel tempo.
Da qui scaturisce il mio comprendere che Io so-
no solo perché Noi siamo.
Paolo Trunfio
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A V E L E S P I E G A T E
Quando mi proposero di camminare per 120
km con zaino in spalla volevo inventare una
scusa per non andare. Io 20 km al giorno per
6 giorni; dormire su un sacco a pelo. No gra-
zie! Poi però la vita agisce in modo strano.
Un insieme di eventi si sono risolti nel miglio-
re dei modi e ciò mi ha spinto a pensare se
lui ha operato così con tanto amore nei miei
confronti, il minimo che possa fare e offrirgli
questa bella sudata e così mi sono deciso.
Ho riempito lo zaino di vestiti, borracce, an-
sie e preoccupazioni e sono partito. All'inizio
si parte con molta diffidenza; si cerca di capi-
re chi sono i tuoi futuri compagni di viaggio e
scatta qualche pregiudizio. La prima notte
passata a Serra San Bruno è stata a dir po-
co strana. Ci siamo ritrovati a dormire sul
pavimento, nei sacchi a pelo, con due bagni
per circa 90 ragazzi. Subito ti chiedi se ce la
farai, se riuscirai a sopportare tutto questo,
se non è troppo per uno come te, poi il son-
no prende il sopravvento e ti risvegli che è
ancora buio. Ma devi prepararti lo zaino, fare
colazione e ripartire. Le ansie della notte non
si sono placate ma il semplice fatto di cam-
minare insieme a tanti ragazzi ti dà il corag-
gio necessario per muoverti nel corso del
cammino. Si sono susseguite una grande
varietà di emozioni e sensazioni: la stan-
chezza, il conforto dei compagni di viaggio,
la gioia dei canti e delle battute per sdram-
matizzare, l'entusiasmo nel comprendere
l'importanza di quell'impresa e i primi dolori .
Infine, eccolo all'improvviso, piomba un si-
lenzio quasi assoluto. Un silenzio che dà una
sensazione di pace e di sicurezza. Dopo il
cammino seguiva il momento della tanto so-
spirata pausa. In quelle strutture capivi real-
mente il valore del gruppo; del mangiare in-
sieme, lavarsi con un tubo dell'acqua, dormi-
re lì su quel pavimento che ora era diventato
comodissimo. Durante l'esperienza impari
man mano a condividere le tue debolezze, le
tue fragilità più intime con persone che non
conoscevi, ma sapevi che erano come te
che avevano le tue stesse ansie ed espe-
rienze. E proprio questo ti dava un assoluta
pace interiore. Osservare i tuoi compagni di
viaggio; vedere che ognuno svolgeva un
compito tanto preciso quanto utile, ti fa capi-
re che sei circondato da persone che ti vo-
gliono bene e che tengono a te. Forse è pro-
prio questo il concetto di Fede: guardare
oltre le apparenze del prossimo, per capi-
re che dietro quel volto, quel modo di ve-
stire o quella atteggiamento, si nasconde
una storia. Una storia profonda che parla
di valori e sentimenti autentici; una storia
che senti tua e ciò ti fa provare amore in-
condizionato per l'altro. Con questi senti-
menti nel cuore Il cammino è diventato pia-
cevole. Non pensavo più a quanti chilometri
mancavano ma mi godevo ogni passo, ogni
goccia di sudore, persino gli incessanti dolori
alla schiena e alle spalle erano diventati
un'occasione per sorridere e fare battute con
gli altri; anche il peso dello zaino era meno
fastidioso. Non si è trattato soltanto di una
camminata ma di un occasione per affronta-
Da
R
om
a a
Pa
ler
mo
Camminando si apre cammino... l’esperienza della fede
7 re se stessi, per accettare i pro-
pri difetti e i propri limiti. Ho tro-
vato la gioia nel riscoprire l'es-
senzialità della vita e lo stupore
di fronte alla semplicità della na-
tura. Ai momenti di intensa cam-
minata, seguivano momenti di
riflessione e di dialogo, nei quali
si è dato importanza alla condivi-
sione e al silenzio. Ed è proprio
nel silenzio che ho scavato den-
tro di me, tralasciando i rumori
dell'angoscia e delle ansie inutili.
Anzi ho ascoltato una Voce cal-
ma che mi diceva tranquillo va
tutto bene; sei prezioso nono-
stante i tuoi errori. E’ stato come
alleggerire il cuore da un peso
che io stesso avevo creato. Da
quel momento è stata tutta una
discesa verso Roma. Ed è pro-
prio lì che ho avuto un incontro
speciale. Aver visto Papa Fran-
cesco in mezzo a migliaia di gio-
vani, mi ha dato una sensazione
di tranquillità come se conosces-
si quell'uomo da molto tempo,
un po' come se fosse un anziano
parente che non vedevo da tem-
po. A quella gioia è seguita un
po' di stanchezza, che mi ha da-
to l'occasione di fermarmi e pen-
sare al cammino interiore. Sono
partito svogliato con tanta confu-
sione nella mia anima e ritorno
pieno di vita, con un cuore leg-
gero che dà importanza alle co-
se essenziali, che vede il bene
anche dove non c'è. Torno a ca-
sa con molte sensazioni, tanto
intense quanto indescrivibili e
spero di trasmettere tutto ciò alle
persone che incontrerò nel corso
della vita, per dire a tutti cammi-
nando si apre cammino.
Tommaso Cossari
A V E L E S P I E G A T E
Sulle orme di Padre Pino Puglisi
Non so da dove iniziare.. o meglio,
non so come iniziare. Per me è
sempre stato molto difficile mettere
per iscritto le mie emozioni, i miei
pensieri, ma ci tengo a raccontare
la particolare giornata vissuta a Pa-
lermo in occasione della visita di
Papa Francesco, avvenuta in con-
comitanza al 25° anniversario
dell’assassinio del Beato Don Pino
Puglisi, ucciso dalla mafia esattamente il 15 settembre 1993, nel
giorno del suo 56°compleanno. Ho accettato ben volentieri la pro-
posta per questo viaggio. Siamo arrivati lì alle 4 e mezza del matti-
no avendo vissuto la “formula uno” degli autisti del pullman. Tanti
giovani, anziani, bambini, malati aspettavano in fila pazientemente
per poter entrare nel Foro Italico, luogo della celebrazione della
messa. Ore interminabili sotto il sole cocente in cui magari pensi..”
ma chi me l’ha fatto fare? Sarei potuta rimanere a casa e guardare
il tutto in televisione seduta comodamente su una poltrona.” Attra-
verso uno schermo si vede tutto perfettamente, come se fossi lì.
Ma come, ben sappiamo, ogni esperienza vissuta realmente differi-
sce grandemente dalle cose viste in tv. E’ così…auguro a tutti, per
chi può, di vivere un’esperienza del genere in prima persona per-
ché ti insegna a non guardare solo con gli occhi, ma ad ascoltare
soprattutto con il cuore… e non importa se sei in prima o in ultima
fila perché la gioia dell’esserci in quel momento ti travolge ovunque
ti trovi. Queste esperienze insegnano a condividere quel poco che
hai con gli altri; impari a resistere e a superare i tuoi limiti. In molti
mi hanno detto che non ce l’avrei fatta perché sarebbe stata una
giornata stancante e con il mio fisi-
co esile non sarei riuscita a soppor-
tare il caldo e le tante ore di attesa.
Eppure CE L’HO FATTA! grazie alla
preghiera e alla fede, quella forza
che accomunava tutti i presenti. E
cosi, la sera rientrata a casa non
avevo un primo piano del Papa sul
mio telefono da esibire come un tro-
feo, ma dentro di me solo la sua
voce e le sue parole di SPERNAZA
e di CORAGGIO in un mondo lacerato da odi e rancori; parole forti
e confortanti che hanno cullato il mio sonno e ritengo che tutto ciò
sia un tesoro molto più prezioso. Ilaria Destito
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Iniziative parrocchiali Santa Messa
Domenica ore 11.15
Giorni feriali ore 18.00 (17.00 orario invernale)
Adorazione eucaristica
Ogni venerdì ore 17.00 (16.00 orario invernale)
Itinerario di catechesi per bambini e ragazzi
Sabato 15.30 - 16.30
Domenica 10.00 – 11.00
Catechesi per i genitori
Domenica 10.00 -11.00
Catechesi per i cresimandi adulti (inizio nel mese di novembre)
Domenica 10.00 - 11.00
Attività sportive (pallavolo e calcio) Ogni domenica pomeriggio
Incontri culturali (verranno comunicati sulla pagina Facebook
della parrocchia)
Laboratorio creativo per ragazzi (appuntamenti da concordare
con Alessandro a partire dal mese di Ottobre, si imparerà l’utilizzo
della stampante 3D e di altre attrezzature tecnologiche e creative
per la creazione di spille, adesivi, calamite e incisioni su legno e
altro)
Il percorso delle 10 parole di DIO (nel mese di novembre)