A TU PER TU CON RAMONA BADESCUTrimestrale di informazione medico-scientifica_anno V_n....

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Trimestrale di informazione medico-scientifica_anno V_n. 1_gennaio/marzo 2011_ distribuzione gratuita PERIODICO DI SALUTE E BENESSERE 1 news sanitarie dal mondo Marilab A TU PER TU CON RAMONA BADESCU “Rispettiamo il nostro corpo, una macchina molto complessa” MEDICINA SPORTIVA Operazione “sciare sicuri” anche sulle piste nere DIETOLOGIA Il Metodo Doceo per abbattere i chili di troppo GENETICA Un capello o un po’ di saliva per confermare la paternità

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PERIODICO DI SALUTE E BENESSERE 1

newssanitariedal mondoMarilab

A TU PER TU CON

RAMONA BADESCU“Rispettiamo il nostro corpo,

una macchina molto complessa”

MEDICINASPORTIVAOperazione “sciare sicuri”anche sullepiste nere

DIETOLOGIAIl Metodo Doceoper abbatterei chili di troppo

GENETICAUn capelloo un po’ di salivaper confermarela paternità

Aloe vera, dalla salute del corpoall’equilibrio della mente

Gay, vinca l’amore sul pregiudizio

Novità salutari

GENETICA:pater... semper certus est

BIOENERGETICA,recuperare la gioia di vivere

La salute vien mangiando

Una patata al giornotoglie la ciccia da torno

Biologico, non tutto ciòche riluce è oro

A quattro zampe

Fido,niente paura se fa freddo

Rubriche

Varie&Curiose

Filo diretto

Infomarilab

Varie&Curiose

Anno V - numero 01 - gennaio/marzo 2011

Direzione - RedazioneIntornoalsegno srl - Voc. Le 5 Torri, 2/21Fraz. Rosceto - 06059 Todi (PG)Tel. 075 [email protected]

Direttore responsabileLuca Marino

Comitato scientificoLuca Marino, Andrea Fabbri, Mario Pascone,Federica Razzi, Domenico Alberti

Progetto graficoIntornoalsegno srl - Todi (PG)

StampaMiligraf srl - Formello (RM)

VIVENDI è una rivista trimestrale a caratteremedico-scientifico edita da: Marilab srl

Marketing e pubblicitàc/o Marilab srlrif. Francesca Boldrini - tel. 06 [email protected] Lucioli - tel. 06 [email protected] Gentile - tel. 06 [email protected] Lucarelli - 335 8715700

La riproduzione e la ristampa, anche parziali, di articoli e immagini del giornale sono formalmente vietate senza la debita autorizzazione dell’editore. L’Editore è a disposizione di tutti gli eventuali proprietari dei diritti sulle immagini riprodotte, nel caso non si fosse riuscitia reperirli per chiedere debita autorizzazione.

Registrazione presso il Tribunale di Roma n. 423 del 19.10.2005

Finito di stampare nel mese di GENNAIO 2011VIVENDI viene distribuita gratuitamente.

PER CONTATTARE LA REDAZIONE DI VIVENDI,POTETE INVIARE UNA MAIL ALL’INDIRIZZO:[email protected]@[email protected]

Sommariogennaio/marzo2011

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Dica 33 - Il personaggioRAMONA BADESCU“Il nostro corpo è una macchina complessa e va rispettata”di Chiara Bilancioni

Mali e beni di stagioneSe il panettone galleggiaancora nel girovita

Operazione “sciare sicuri”anche sulle piste nere

Bene a sapersiBassa frequenza,segreto di lunga vita

Sconfiggere la bilanciacon il Metodo Doceo

Squilibrio e malattialà dove si posa il pensiero

Le dimensioni del Walter?Meglio valutarequelle di Cerebro

Menopausa al maschile,non sempre e non per tutti

Un’intera categoria in rivolta:è nato il C.U.I.S.A

Lutto per le morti bianche

Troppo grandi o troppo piccolise il Gh è sbagliato

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È perfetto il connubio creato tra il gruppo Marilab e la Casa Editri-ce Publidea 95, tecnologia e comfort da un lato e informazione e cultura dall’altro.Un unione di intenti che si è concretizzata nel progetto di arredi e scenari proposti dalla Publidea 95 al team scientifico per arricchire gli ambulatori realizzati sul territorio dalla società di Luca e Danie-le Marino. A decorare le pareti del presidio di Acilia infatti ora sono esposte le straordinarie immagini reperite non senza difficoltà: i resti archeologici, gli edifici, la ferroviaria, la Via del Mare, la Via Ostiense e i personaggi che hanno fatto la storia del territorio.

Quando l’arredo… racconta la Storia

CurioseImmagini dal passato,la storia che sussurra tramitebianchi e neri poetici,occhi che guardano l’obiettivoe riportano memoriee sguardi dell’Acilia che fu

di Valeria Costantini

La Publidea95 sta elaborando un prestigioso volume storico-fotografico che racconta la storia di Acilia: San Giorgio, Casal Palocco, Infernetto, San Francesco, Casal Bernocchi, Axa, Dragona e Dragoncello.

Fotografie toccanti, scelte con cura e fortemente volute da Ma-rilab; primo gruppo di imprenditori ad aver voluto puntare non solo all’incremento dell’offerta ma anche alla valorizzazione del-la storia, della cultura e dei tesori del proprio territorio.Un progetto condiviso che emerge anche dalla creazione dell’Agenda Marilab 2011, su cui si alternano gli scatti del passa-to e gli sguardi al futuro.Un plauso a questi giovani imprenditori!

foto di Francesco Graziani

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Gentili lettori, iniziamo il 2011 con un’edizione della nostra rivista piena di noti-zie, di curiosità e di novità salutari.Ma cominciamo anche con un allarme: i continui e progressivi tagli al budget sanitario rischiano di portare al collasso la medicina ambulatoriale privata ac-creditata del Lazio. La situazione è seria: la rete di circa 600 strutture accreditate nonostante tutti i tagli subiti negli ultimi anni, assicura tuttora l’erogazione del 50% delle prestazioni ai cittadini della Regione Lazio. Ciò nonostante altri tagli e un pesante carico burocratico sono stati riversati su queste imprese che, per evitare di soccombere, hanno costituito un comitato unitario in rappresentanza, il C.U.I.S.A..Con l’inizio dell’anno e in preparazione della stagione dei bagni (con la prova-costume dietro l’angolo), il tema delle diete e dell’attività fisica per smaltire le ca-lorie di troppo torna di grande attualità. Ne parliamo sotto diversi punti di vista, investendo per questo motivo i nostri qualificati dietologi e medici di medicina sportiva.Una grande novità, sempre più diffusa, è la ricerca genetica applicata alla indi-viduazione dell’identità certa della paternità. A Roma opera uno dei più grandi centri europei, Genoma, consulente di molti tribunali italiani e di provata espe-rienza nelle indagini per l’attribuzione dell’identità genetica. In esclusiva per VI-VENDI la responsabile del laboratorio Genetica, Alessandra Baldi, illustra per noi meccanismi, valori e costi per questa attività.L’attualità in campo sanitario è rappresentata in questo numero da argomenti di ampio respiro: la prevenzione degli infortuni sui luoghi di lavoro, le nuove sco-perte sull’utilità dell’aloe anche nella lotta ai tumori, come fronteggiare i pregiu-dizi nei confronti dell’omosessualità, usi e consumi dei prodotti agricoli biologici. Il professor Andrea Fabbri affronta, poi, con grande scientificità ma anche con un un pizzico di saggezza e ironia, due temi molto sentiti nell’universo maschile: le giuste dimensioni del “Walter” (come chiama la Littizzetto l’organo riproduttivo) e l’andropausa.Novità, consigli sanitari e curiosità saranno introdotti da una testimonial d’ec-cezione: l’affascinante e simpaticissima Ramona Badescu che, originaria della regione della Transilvania, scherza sulla sua indole da “vampira” offrendo anche ottimi suggerimenti su come mantenersi in salute.Buona lettura.

a cura di Luca MarinoEditoriale

A tu per tu con Ramona Badescu,attrice, showgirl, cantantee donna impegnataa favore dell’integrazione

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Ipocondriaca? Di più!”Non ha dubbi Ramona Badescu, scelta da noi di Vivendi come testimonial del I° numero del nuovo anno: con la salute non si scherza e guai a mancarle di rispetto.

“Penso che il nostro corpo sia una macchina complessa – ci spiega – e se sbagli qualcosa rischi di danneggiarla. Amo la vita e la rispet-to per cui evito di portare l’organismo ai limiti della sopportazione, anche perché odio prendere medicine”.

Come ti aiuti a mantenerti in salute?Mi sottopongo alle classiche analisi di routine almeno due volte l’anno, anche se ogni volta che faccio un prelievo devono tenermi distesa sul lettino. All’ospedale Gemelli ormai sono abituati perché mi conoscono bene. Da buona ‘vampira’ non do il mio sangue per niente!

Non sei quindi un’amante dei farmaci?Assolutamente no. Per esempio non credo di aver mai preso antibio-tici nella mia vita. Solo rimedi naturali.

Per esempio?La base per mantenersi in forma è la buona alimentazione. Man-gio molti cibi ricchi di vitamine, faccio fermentare il grano 48 ore e mangio i germogli, che contengono molto ferro e magnesio. Senza dimenticare il pesce, ricco di Omega3.

Sei dunque una stretta osservante di quelli che solitamente si chiamano i “rimedi della nonna”…Diciamo di sì: vuoi conoscerne qualcuno? Miele per la pelle, pepe-roncino per la voce e contro la caduta dei capelli; patate tagliate sot-tili da mettere in frigo e poi sotto gli occhi per prevenire le occhiaie; gargarismi con acqua, sale e limone sempre per la voce e aceto di mele da utilizzare per l’ultimo risciacquo quando si lavano i capelli.

E dello sport come fonte di benessere cosa ne pensi?Anche quello è fondamentale ma sul fronte dell’allenamento biso-gna evitare di lasciare il proprio corpo al caso. Movimenti sbagliati possono danneggiarci invece di essere un toccasana per la salute. Ecco perché occorre rivolgersi agli esperti: io ho un personal trainer che ha stabilito per me un programma di esercizi ad hoc.

Cosa pensi della sanità pubblica?A voi italiani dico sempre che dovreste andare all’estero per capire la fortuna che avete qui nel vostro Paese, grazie alla sanità pubblica.

A tu per tu con Ramona Badescu,attrice, showgirl, cantantee donna impegnataa favore dell’integrazione

di Chiara Bilancioni

“Il nostro corpo è una macchina complessa e va rispettata”

“Faccio le analisi due volte l’anno anche se, da buona ‘vampira’,non concedo volentieri il mio sangue”

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Sei stata protagonista di qualche episo-dio particolare? Alcuni anni fa ero attesa in Calabria per uno spettacolo. Appena scesa dall’aereo mi sono sentita male e mi hanno accom-pagnato all’ospedale di Catanzaro dove mi hanno fatto una flebo d’urgenza per-ché avevo 41° di febbre. Grazie alle cure tempestive sono riuscita a presenziare allo spettacolo per poi tornare in ospe-dale, per giunta in abito lungo da sera (e ride ndr.). Il giorno successivo mi hanno sottoposto ad una Tac per capire perché mi fossi sentita male, ma fortunatamen-te l’esame non ha riscontrato anomalie. Sono stati gentilissimi. Voi italiani, poi, siete un popolo fortunato e generoso.

A cosa ti riferisci?Sempre con la Regione Calabria ho avuto un’altra bellissima esperienza perché ho

partecipato ad un’iniziativa grazie alla quale sono state spedite apparecchiature medi-che in Romania. Mio fratello è un dottore che lavora con strumentazioni molto vecchie. Molti medici a Bucarest avrebbero bisogno di apparecchi all’avanguardia per procedere nella ricerca e dare ai pazienti le cure di cui hanno bisogno.

Ritieni che la prevenzione sia importante per combattere la malattia?Senza dubbio, ecco perché sono molto importanti le giornate di check-up gratuiti che vengono organizzate periodicamente e che permettono anche a chi non ha risorse eco-nomiche di potersi controllare, e quindi curare. Il problema più grande della sanità pub-blica è la lunga attesa per effettuare esami speciali.

Come Consigliere del sindaco Alemanno per i Rapporti con la Comunità Rumena quale consiglio dai ai cittadini rumeni sul fronte della salute?Dico ai miei concittadini che l’entrata della Romania nella Comunità Europea ha dato loro una grande opportunità per cui lavorare legalmente in Italia significa per loro avere una copertura sanitaria e potersi così occupare della propria salute.

Tornando ad argomenti più femminili, sei favorevole o contraria alla chirurgia estetica?In genere sono una che ha paura degli interventi e dell’anestesia per cui sconsiglierei a chiunque di sottoporsi ad un’operazione non necessaria. Spesso la chirurgia estetica può privare della personalità: un difetto non è necessariamente una cosa negativa. Pensiamo a Barbra Streisand: la immaginereste mai con un naso diverso? Sono favorevole ad un intervento solo se proprio non se ne può fare a meno.

E per concludere un augurio di Buon 2011 ai lettori di Vivendi…Non dimenticatevi, mai, di trovare sempre un po’ di tempo per voi. Un po’ di sano egoi-smo serve ad allontanare lo stress e a concentrarci sulle cose che ci fanno star bene. La salute è un dono importante e va tutelato. Buon anno a tutti!

foto di Alessandro Dobici

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TAC: in radiologia la tomografia computerizzata, indicata con l’acronimo TC o CT (dall’inglese Computed Tomography), è una metodica diagnostica per immagini, che sfrutta radiazioni ionizzanti (raggi X) e consente di riprodurre sezioni o strati (tomografia) corporei del paziente ed elaborazioni tridimen-sionali. Per la produzione delle immagini è necessario l’intervento di un ela-boratore di dati (computerizzata).È nota anche come tomografia assiale computerizzata o TAC (in inglese CAT da Computed Axial Tomography). Nelle TAC l’acquisizione avviene in sequen-za: il lettino si sposta, si ferma, avviene l’acquisizione di un numero di strati corrispondenti al numero di barrette di sensori e cosi via. Nelle TC di nuova generazione oltre a questa possibilità esiste un’acquisizione detta a spirale, dove il lettino è in continuo movimento. Con la tecnica a spirale vengono acquisiti dei volumi, ai quali corrispondono dei Voxel.

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glossario

“CAnto peR eMozIonARMI ed eMozIonARe”Se oggi dovesse scegliere qualcosa di sé per definirsi, Ramona Badescu risponderebbe sicura-mente “la voce”. Quella con cui ama emozionarsi ed emozionare il suo pubblico, al quale ha regalato, nel corso del 2010, il suggestivo album “Jumi Juma - Metà e Metà”.Metà Italia e metà Romania, per unire le due nazioni che lei idealmente rappre-senta, essendo cresciuta in Romania ma avendo acquisito, nel 1996, la cittadi-nanza italiana. “Jumi Juma” è infatti un cd che riadatta canzoni napoletane da un lato interpretate in gusto balcanico e canzoni rumene tradizionali. Nell’album c’è anche un duetto con Gigi Finizio, che ha arrangiato la can-zone “Resta cu’mmè”.Attrice e showgirl, oltre alla propria lingua madre, Ramona parla cor-rentemente l’italiano, il francese e l’inglese ed è laureata in Economia e Commercio. Nel 1994 debutta in televisione nella serie televisiva fan-tasy “Le storie di Farland”, nel ruolo della chiromante Vedonia.Poi inizia la sua carriera cinematografica e televisiva interpretando ruoli significativi in fiction tv di successo come “La piovra 8”, “Incan-tesimo 2”, “I misteri di Cascina Vianello”.È stata, insieme a Giulia Montanarini, Pamela Prati e Angela Melillo una delle primedonne del “Bagaglino” con lo spettacolo “Marameo”. Nel 2005 partecipa alla seconda edizione del reality show “La fatto-ria”, condotto da Barbara D’Urso con Pupo.Nel 2007 partecipa a diversi programmi televisivi e recita a teatro con il musical “MR- Musical Romantico”, sulle tracce del Moulin Rouge, accanto a Nathalie Caldonazzo.Nelle elezioni comunali di Roma del 2008 si candida nella lista civica che sostiene la candidatura a sindaco di Gianni Alemanno e viene nominata Consigliere per i Rapporti con la Comunità Rumena, per studiare forme di integrazione tra i due popoli e le due culture e com-piendo un lavoro di mediazione fra il Campidoglio e il governo di Bucarest. L’incarico è svolto a titolo gratuito. Per le elezioni legisla-tive rumene del 2008 è stata proposta come candidata alla camera rumena per il PNL nel Collegio Uninominale C1, cioè quello riguar-dante l’Europa occidentale.

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per andare in piscina, i capelli non si asciu-gano”, “la palestra è distante e con questo traffico poi…”. E così senza accorgercene abbiamo fatto passare dei mesi senza ot-tenere risultati, anzi, continuando a man-giare “tanto non riesco a dimagrire”.Un’altra alternativa è quella di ricorrere a diete drastiche “così almeno vedo risulta-ti subito e mi viene voglia di continuare”. ATTENZIONE! Spesso si cade in trappola, perché una dieta troppo radicale, spesso ci fa deperire e non dimagrire (si perde troppa massa magra oltre a quella grassa) e soprattutto non ci insegna a mangiare, cioè non ci permette di imparare a gestire il nostro corpo con un regime alimentare adeguato.

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scemare con le prime rinunce e con le pri-me fatiche.La situazione è obiettivamente difficile, devo ridurre l’apporto calorico e contem-poraneamente aumentare il dispendio di energia, cioè come dire: ora che sto met-tendo in moto il corpo, e quindi ho biso-gno di più calorie, devo ridurre il cibo? La conseguenza più ovvia è quella di man-giare un po’ di più, giustificati dal fatto che “sto faticando e quindi mi posso permet-tere qualche stravizio”. Il problema è che spesso la nostra capacità di mantenere con costanza un’attività fisica degna di questo nome si infrange con le prime dif-ficoltà: “fa troppo freddo per correre nei parchi o sul lungomare”, “è troppo umido

Sono da poco passate le feste e, come tutti gli inizi d’anno, ci fac-ciamo promesse e ci riempiamo di buoni propositi, anche perché

lenticchie, zampone, panettoni e torroni vari ancora galleggiano nelle nostre pan-ce. Quindi, sarà per questo affaticamento gastrico, sarà perché la cinta ha bisogno di essere allargata, la frase tipica è sempre la stessa: “passate le feste mi metto a dieta e comincio a fare sport”.Belle parole, che il più delle volte restano tali, anche perché si fa presto a parlare con la pancia piena ma quando arriva inesora-bile il giorno del sacrificio spesso ci si tira indietro.La scena è più o meno questa: si sceglie un giorno per dare inizio al cambiamento, si sceglie lo sport che può fare al caso nostro, ci si attrezza di tutto punto e si parte con l’entusiasmo del primo giorno di scuola. Lo stesso entusiasmo che ahimè tende a

Se il panettonegalleggia ancora nelgirovita Consigli per affrontare con psicologia e con

la giusta spinta la riconquista della linea perduta per colpa dei bagordi di fine anno

Dr. Roberto Curcuruto Specialista in Medicinadello SportDir. Tecnico RepartoFisioterapia Marilab Center

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Cosa fare dunque, per trovare la giusta armonia e prendersi cura di noi stessi? Ricordando soprattutto che oltre agli in-dubbi problemi estetici, la sedentarietà e la cattiva alimentazione favoriscono l’in-cremento di patologie cardiovascolari, ed articolari.Quindi per prima cosa dobbiamo voler-ci bene e trattare il nostro corpo con ri-spetto, e non usarlo come un contenitore all’interno del quale possiamo gettare tut-to ciò che ci fa gola.Inoltre dobbiamo cominciare ad attivar-ci, facendo dei piccoli sacrifici quotidiani, moviamoci di più, troviamo tempo e forza per metterci in moto, anche facendo una

semplice camminata a passo svelto o sa-lendo le scale. In questo semplice modo cominciamo ad attivare il metabolismo ed a predisporci mentalmente a fare di più. Il passo successivo sarà quello di in-traprendere una disciplina che abbia una componente spiccatamente ludica e che sia in grado di farci muovere facendoci anche divertire.Chiaramente il tutto accompagnato da un regime alimentare consono, privo di

eccessi ma anche capace di soddisfare il nostro palato, in questo una figura ap-propriata, quale quella di un nutrizionista può facilitarci il compito guidandoci verso l’equilibrio migliore.Chiudo dicendo che per quanto difficile sembri questo percorso, non è sicuramen-te irrealizzabile, bisogna essere motivati e soprattutto volersi bene, e ricordarsi che anche una maratona comincia con il pri-mo passo.

Passate le feste, come tutti gli inizi d’anno, ci facciamo promesse

e ci riempiamo di buoni propositi.Si sceglie una data per dare inizio

al cambiamento, si sceglie lo sporte si parte con l’entusiasmodel primo giorno di scuola.

Una carica che, ahimè, tendea scemare con le prime rinunce

e con le prime fatiche.

Attenti all’orgia di zuccheriLa memoria ha ormai cancellato le feste natalizie (la memoria, non la linea, probabilmente) ed ecco che dietro l’angolo appaiono altre dolci tentazioni. Colpa delle feste di Quaresima, tra paganesimo e religione.La proposta gastronomica del Carnevale e della Pasqua è ad altissimo con-tenuto chilocalorico. Basta nominare frappe, castagnole, bignè di San Giu-seppe, colombe, pastiere napoletane, uova al cioccolato e via zuccherando per solleticare il palato e mettere in moto nel nostro organismo tutto il ciclo metabolico insulinico.Se è vero che ci si deve curare già a partire dalla tavola e se l’assunto “preve-nire è meglio di curare” è ormai luogo comune, vale la pena porre la massima attenzione a queste offerte ipercaloriche.Il girovita ringrazierà ed il bikini potrà essere indossato con più spaval-deria.

lazione del ginocchio. Il carve, l’attuale sci sciancrato, è più corto rispetto a quello che si utilizzava una volta, agevola la cur-va e ne stringe l’angolo, sottoponendo l’articolazione del ginocchio ad uno stress torsionale importante, soprattutto se le la-mine sono molto affilate.Anche lo scarpone, sempre più alto e ri-gido, immobilizzando completamente la caviglia, fa sì che tutte le forze vengano trasmesse al ginocchio, senza poter esse-re attutite dalla caviglia stessa. Per questo motivo le distorsioni e le fratture di caviglia sono quasi scomparse tra chi pratica lo sci, mentre sono in aumento le distorsioni di gi-nocchio e le rotture del legamento crociato anteriore. Se l’energia non assorbita dalla caviglia è maggiore, si arriva alla frattura della tibia.Prima di iniziare la stagione sciistica, inoltre, è sempre utile effettuare una preparazione muscolare adeguata in particolare per ave-re un ginocchio pronto a rispondere a tutte le sollecitazioni durante la sciata.

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La stagione invernale potrebbe rivelare spiacevoli sorprese:

ecco come evitare di guastarsila vacanza e la salute sulla neve

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Operazione “sciare sicuri”anche sulle piste nere

è assolutamente variabile sino a determina-re un danno fatale per la vita.Gli effetti preventivi sono documentati per tutte le categorie d’età. In considera-zione del fatto che la velocità è un fattore determinante per la gravità del trauma, sicuramente il casco andrebbe suggerito proprio per coloro che hanno una sciata per così dire “aggressiva”; dovrebbe essere leggero, proteggere particolarmente la vol-ta cranica, permettere una buona visibilità, non limitare l’udito e per ultimo contrastare l’ipertensione delle vertebre cervicali.Un altro aspetto fondamentale è quello di prevenire eventi e traumi degli arti inferiori; questo è possibile grazie ad un’adeguata attrezzatura. Solitamente è il ginocchio ad

uscire malconcio da un incidente sulle piste. Sci carving e scarponi alti e rigidi sottopongono que-sta articolazione a forti sollecitazioni, che possono pro-vocare distorsioni e rotture del lega-mento crociato.È stato l’avvento di nuovi materiali a coinvolgere mag-giormente l’artico-

Dr. Stefano SalvatoriSpecialista in Ortopediae Traumatologia Medico Sociale S.S. Lazio S.P.A.

Gli incidenti sulle piste purtroppo sono ancora frequenti e quindi sciare in maniera sicura dovreb-be essere il viatico di chiunque

pratichi lo sport invernale più diffuso.Il casco di protezione sicuramente riveste un ruolo importante per ridurre il rischio di danni cerebrali in seguito a traumi cranici. Dovrebbe essere sempre più utilizzato so-prattutto dagli adulti, visto che i bambini che iniziano a sciare oggi saranno portati naturalmente ad usarlo sempre. L’uso del casco sulle piste, infatti, sia per sciatori che per snowboarders è diffuso da poco ed ad oggi obbligatorio solo per i minori di 14 anni. La protezione è necessaria per preve-nire una lesione dell’encefalo la cui gravità

Bassa frequenza,segreto di lunga vita

min) per mantenere costante la portata di sangue a tutti i tessuti.Al contrario gli atleti agonisti, con un lungo e costante allenamento, riescono a “con-dizionare“ il cuore ad aumentare notevol-mente la forza di contrazione e di conse-guenza la quantità di sangue espulsa ad ogni battito, cosicché, con meccanismi ri-flessi, vi sia una sensibile riduzione della FC (50 al minuto o anche meno), sempre con una adeguata portata di sangue ai tes-suti. Studi epidemiologici (MATISS, 2007) hanno messo in evidenza come la FC bas-sa (bradicardia) sia un fattore protettivo, correlato nei soggetti sani ad una più lun-ga sopravvivenza, e nei soggetti malati ad una più bassa incidenza di mortalità tota-le, cardiovascolare e non.Per i soggetti colpiti da malattie cardiache, in particolare dalla cardiopatia ischemica (ridotto afflusso di sangue alle arterie che nutrono il cuore) e dalla disfunzione ven-tricolare sinistra (ridotta contrattilità del cuore), un grande studio terminato nel 2008 (BEAUTIFUL), che ha seguito per due anni 11.000 pazienti, ha messo in eviden-za che nei pazienti portatori di entrambe le malattie una FC “elevata” (cioè oltre i 70 battiti/minuto) identificava i soggetti “a rischio”, in particolare per essere colpi-ti da eventi fatali cardiaci (+ 34%), ricoveri per insufficienza cardiaca (+ 53%) e infarto miocardico (+38%). E si è visto che un far-

Uno studio su 11 mila pazienti dimostra che nelle persone che riducono farmacologicamente

il battito cardiaco,il rischio infarto si riduce

di oltre un terzo

maco che agisce riducendo solo la FC (Iva-bradina) riduce sensibilmente l’incidenza soprattutto di cardiopatia ischemica, an-gina, infarto (-36%), interventi di bypass coronarico (-30%) mentre non sembra co-sì promettente per l’insufficienza cardiaca. Ciò probabilmente per una diversa rispo-sta alla patologia sottostante: nell’insuffi-cienza cardiaca l’aumento della FC è una risposta fisiologica, e non può essere osta-colata, nella cardiopatia ischemica è un elemento che determina direttamente il consumo di ossigeno, e va ridotta. La FC, soprattutto nei soggetti con pato-logie, è quindi un fattore di rischio indi-pendente estremamente facile da misura-re, sia con l’automisurazione (insieme alla pressione arteriosa), sia da parte del medi-co, che, con quel “magico” tocco sul polso del paziente, stabilisce una linea di contat-to, più forte di tante parole, sicuramente rassicurante.

Dr. Antonio di FlorioSpecialista in Cardiologia

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Fin dai tempi di Erofilo (III° secolo a.C.) si diede grande importanza allo studio del polso, convinti al-lora che le arterie contenessero

lo spirito vitale. Si scoprì allora la relazione tra la frequenza del battito cardiaco (FC) con la temperatura corporea, e la variazio-ne della frequenza con l’età. Esiste una relazione lineare tra la FC me-dia e la aspettativa di vita, il cui prodotto è costante, che vale per tutti i mammiferi ad esclusione dell’uomo: il colibrì ha una fre-quenza di 600 battiti per minuto (b.p.m) e vive 5 mesi; la tartaruga ha 6 b.p.m e vive 150 anni. L’uomo, con una FC di 60 battiti/minuto, dovrebbe vivere 22 anni, ma gra-zie all’evoluzione ed ai progressi della me-dicina è riuscito a prolungare notevolmen-te la durata media della vita (77 anni per l’uomo, 83 per la donna). La FC è generalmente uno dei principa-li elementi che determinano lo “stato di salute” del cuore. Il primo compenso che mette in atto un cuore malato, ad esempio per una contrazione non più “energica”, è di aumentare il numero di battiti (90-100/

Dr.ssa Federica RazziDietologia e NutrizioneTerapista cognitivo-comportamentaledell’obesitàResponsabile Doceo per il dimagrimento

Nella mentalità comune italiana passa come un cibo troppo ricco di amidi (zuc-cheri complessi) e quindi come alimento “ingrassante”. Purtroppo le scelte alimen-tari si affidano molto spesso a concetti, anzi preconcetti, derivanti da fonti d’in-formazione non sempre autorevoli e spe-cialistiche che inevitabilmente portano ad eliminazioni ingiustificate di determinati cibi o gruppi di alimenti.La patata è proprio uno degli alimenti che ha subito nella mentalità comune un processo con definitiva condanna; se ne consumano poche in Italia e quelle po-che sono cucinate in modo errato (spesso sono patatine fritte preconfezionate che per questioni di tempo sono comodissime da preparare).Certo va anche sottolineato il fatto che da sempre gli esperti mettono in guardia sul contenuto calorico e glicemico della pa-tata. In pratica troppe calorie (ma 79 Kcal ogni 100g sono davvero troppe?) e un ele-vato indice glicemico (ossia la capacità di innalzare la glicemia dopo l’ingestione).Da qui la decisione di eliminarle spesso dalla dieta dimagrante (anche se perso-nalmente le ho sempre lasciate nelle diete dei miei pazienti…) e dalla dieta per dia-betici.Ebbene, oggi la situazione sembra essere cambiata. Secondo lo studio della Califor-nia University e Food Safety and Techno-logy Illinois Institute) le patate possono essere introdotte anche nelle diete di-

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Una patata al giornotoglie la ciccia da torno

magranti. Sono stati effettuati studi su 86 soggetti (uomini e donne) con problemi di peso per 12 settimane in cui venivano assegnate diete ipocaloriche con 5-7 por-zioni di patate a settimana.Risultato: i soggetti in esame scendono di peso! Le patate (con la buccia) fanno di-magrire! Personali riflessioni: come mai il silenzioso buonsenso e la conoscenza di molti in Ita-lia viene sconvolta tanto spesso dalle grida di una notizia made in Usa?Da anni in Italia chi sa di nutrizione sostiene, ed ha sostenuto, ciò che un’università ame-ricana proclama come esaltante novità. Le patate sono ricche di amidi (verissimo) ma non dimentichiamo l’enorme quantità di acqua che contengono (80% circa) e so-prattutto sottolineiamo il loro grande po-tere saziante. Mangiare patate sazia molto e sostituisce, con un vantaggio calorico, il consumo di altri carboidrati con maggiore densità calorica.Per concludere: quando si tratta di perdita di peso non si deve eliminare un certo ali-mento o un gruppo di alimenti dalla dieta, si deve invece, pun-tare su una ridu-zione modesta delle kcal tota-li e su piccole modif iche del compor-tamento ali-mentare.

Uno studio condotto dalla Califor-nia University e dal Food Safety and Technology Illinois Insti-tute, rivelerebbe insospettabili

capacità dimagratorie da una dieta a base di patata lessata con buccia. Sembrerebbe bruciare calorie in eccesso. Sarà vero?Vediamo.La patata (Solanum tuberosum) è un ali-mento recente per l’Europa. Importata a Genova, attraverso la Spagna, verso il 1585, è stata coltivata qua e là sporadicamente, soprattutto per l’alimentazione del bestia-me. Solo nell’Ottocento questo tubero si diffonde ovunque in Europa. Perché tante resistenze? Perché molti medici ritenevano la patata un cibo malsano, se non addirittu-ra velenoso? Considerando le varietà presenti allora, for-se non avevano tutti i torti. A quei tempi, in-fatti, i tuberi erano più ricchi di solanina (un alcaloide presente nell’intera pianta, una sorta di “veleno” che può provocare intossi-cazioni) rispetto alle varietà moderne, in cui rimane presente veramente in microsco-piche tracce e solo se la patata non viene conservata adeguatamente.Oggi il campo è assolutamente sgombera-to da ogni equivoco sulla dannosità ed anzi, sempre più spesso si tessono le lodi di que-sto prodotto.Va detto però che la patata è un cibo un po’ sopravvalutato nel Nord America e nel Nord Europa, mentre è a torto sottovaluta-to nei paesi del Mediterraneo (in particolar modo in Italia).

Uno studio statunitenserivela proprietà dimagrantinel consumo del tubero, specie se lessato con la buccia

Sconfiggere la bilanciacon il Metodo Doceo

“entrate” energetiche (introito calorico) conoscendo con esattezza matematica le “uscite” (consumo calorico) del proprio or-ganismo. Ed ecco il grande ed essenziale presuppo-sto del metodo Doceo: la conoscenza pre-cisa del consumo energetico (calcolo del Metabolismo Basale) e la determinazione della distribuzione di massa grassa e mas-sa magra dell’organismo in esame, sono le fondamenta di un progetto di dimagri-mento ragionato e consapevole. Capisaldi del programma sono, infatti, la Calorimetria Indiretta volta a determinare il consumo calorico giornaliero basale attraverso l’esa-me della ventilazione polmonare e la Dexa Total Body che riesce a fornire una precisa valutazione antropometrica della compo-sizione corporea. Esami sicuramente com-plessi ed importanti, ma che riescono a ri-durre al minimo la possibilità di incorrere in errori di valutazione per quanto riguarda la quantità di calorie giornaliere da assegnare al paziente. Sempre assicurata la costante supervisione ed il continuo supporto dello specialista (che costantemente durante il programma accompagnerà il corretto dimagrimento), il paziente gestisce sempre più autonoma-mente la propria alimentazione. Dopo aver ricevuto importanti e fondamentali indica-zioni di base sul regime calorico assegnato e la ripartizione dei nutrienti (percentuale consigliata di proteine, carboidrati e grassi), il paziente decide liberamente cosa man-giare e bere in base al gusto, all’occasio-

I l “Metodo Doceo” non promette sette chili in sette giorni. Non pretende di cambiare la forma del corpo. Non mi-sura i risultati in centimetri in meno.

Non garantisce il dimagrimento mangian-do quanto si vuole. Non offre, insomma, soluzioni miracolose ai problemi di sovrap-peso.

Ecco in breve cosa non fa il metodo Doceo. Cerchiamo ora di capire, invece, come agi-sce e perché può essere considerato l’unico metodo veramente efficace nella regolazio-ne del peso corporeo.Innanzi tutto va detto che è un metodo in-novativo, originale e… perché no, anche divertente! Il tradizionale rapporto a due (dieta-paziente) si allarga e diventa un rap-porto a tre (specialista- calorimetro-pazien-te). L’approccio non più di tipo “prescritti-vo” diviene cognitivo-comportamentale, in perfetto accordo con le autorevoli indica-zioni fornite dalle Associazioni di Dietologia nell’ambito dei disturbi del comportamen-to alimentare. Il paziente con sovrappeso oppure con obesità è ormai riconosciuto come un pa-ziente patologico, con una forte necessità di imparare a gestire in modo autonomo la propria alimentazione ed il proprio com-portamento alimentare; è un paziente che deve imparare a riconoscere gli stimoli che influenzano le proprie scelte nutrizionali, che deve imparare a monitorarsi (concetto di automonitoraggio) e che deve imparare a quantificare in modo preciso le proprie

Dr.ssa Federica RazziDietologia e NutrizioneTerapista cognitivo-comportamentaledell’obesitàResponsabile Doceo per il dimagrimento

ne, alle possibilità organizzative e pratiche della giornata. D’altro canto, il calorimetro alimentare (una sorta di pratico palmare assegnato al paziente) memorizza, come in un diario personale, la storia alimentare di ogni giornata del programma previsto: conteggia le calorie assunte, valuta le even-tuali calorie residue da poter aggiungere al giorno successivo, indica le percentuali di proteine, grassi e carboidrati raggiunte e segnala costantemente gli appuntamenti delle visite successive. Contiene, inoltre, una ricchissima lista di alimenti (scelta dal paziente!) per formulare l’alimentazione giornaliera.Un approccio così “particolare” consente di ottenere due importanti risultati. Da un lato offre una precisa nozione quan-titativa e qualitativa dell’alimentazione (quante calorie, quante proteine, grassi, carboidrati ha assunto il paziente) indispen-sabile per lo specialista che può verificare “dal vivo” l’adesione alla dieta, i momenti più critici e le perdite di controllo. Dall’altro, fornisce al paziente quell’indi-spensabile nozione cognitiva su cui tanto insiste la moderna psicologia dell’alimenta-zione come unica possibile chiave di volta nella dietologia tradizionale. Ad oggi possiamo già vantare un gruppo consistente di “pazienti-doceo” che con-tinuano ad imparare a gestire la propria alimentazione attraverso l’auto-monitorag-gio, l’educazione alimentare ed i costanti controlli che regolarmente vengono effet-tuati. Ogni incontro è uno scambio di informa-zioni continuo tra paziente, specialista e calorimetro, è un rinnovato entusiasmo per le nozioni apprese ed una meritata soddi-sfazione per i chili persi.

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Sconfiggere la bilanciacon il Metodo Doceo

dopo le feste di fine anno caccia alle armi miglioriper riconquistare la forma perduta.Un nuovo strumento originale e divertente

di Federica Razzi

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dalle attività della mente inconscia, che è l’essenza di ciò che è racchiuso in ogni cel-lula e in ogni organo del corpo.La condizione fisica è semplicemente il ri-flesso dello stato mentale. La mente agisce sul corpo, il corpo reagisce alla mente.Ma come ci rendiamo conto che lo stato mentale influenza le condizioni fisiche, ci rendiamo conto anche dell’opposto.Secondo il principio universale di azione e reazione, così evidente in tutti i fenomeni, causa ed effetto si confondono, al punto che possiamo affermare che mente e cor-po sono i poli opposti della stessa realtà. La mente inconscia agisce automatica-mente sull’organismo fisico, e lo fa in si-lenzio.Il corpo è in gran parte sotto il dominio della mente inconscia, la quale accetta le indicazioni - positive e negative - della mente cosciente ed anche quelle indica-zioni dall’esterno che la mente cosciente permette di farle raggiungere.Quando ci rendiamo conto che la mente inconscia accetta come verità le indicazio-ni della mente cosciente come pure quelle provenienti dalla mente cosciente altrui, comprendiamo perché alcune credenze producono effetti tanto palesi sul corpo e

Per coloro che si accontentano de-gli aspetti superficiali delle cose, mente e corpo sembrano essere ai poli opposti, senza possibilità

di conciliarsi.In realtà, invece, questi due apparenti opposti sono così intimamente connessi che risulta impossibile determinare dove finisca l’uno e cominci l’altro. È così inti-ma la loro azione e reazione, da rendere impossibile stabilire quale sia la causa e quale l’effetto. Di certo, in tutta la sostanza vivente vi è la mente. Non può esistere vita che ne sia priva. E maggiore è il grado di manifestazione della mente, più elevato è il grado della vita.La mente è notoriamente divisa in due parti: la parte cosciente e quella inconscia. La prima contiene i pensieri di cui siamo perfettamente consapevoli; la seconda, che è invece formata dai sentimenti e dalle pul-sioni di cui non ci rendiamo conto ma che hanno un ruolo importantissimo nella no-stra vita, può essere considerata la sfera del-la mente che ha il controllo della maggior parte del funzionamento del corpo, com-prese le attività e le funzioni involontarie.Tutti i processi della vita fisica dipendono

sulla salute generale.Inutile dire che gli effetti possono essere buoni o non buoni.La mente inconscia può difatti venire in-fluenzata dall’indicazione sia a trascurare il suo lavoro o a costruire in modo errato, sia ad ascoltare influenze benefiche, a ripara-re i propri errori e a ricostruire rettamente.Tali indicazioni non solo possono agire sull’organismo, ma possono farlo in diversi modi. Possono diventare sensazioni uditi-ve, olfattive, viscerali; ma possono addirit-tura arrivare a neutralizzare il movimento. Basta difatti la semplice convinzione che un muscolo non può né contrarsi né ri-lassarsi, per determinare in una persona impressionabile la perdita temporanea della potenza muscolare, cioè la paralisi.

Squilibrio e malattialà dove si posa il pensiero

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La condizione fisica è semplicemente il riflessodello stato psicologico. La mente agisce sul corpo,il corpo reagisce alla mente.Quando causa ed effetto si confondono

Dr. Alfredo pallucciPsicoterapeuta, ha creato nel 2004il programma del C.U.O.R.E®(Centro Umano Olistico di Riequilibrio Energetico), all’interno del qualeha ideato la PBN Therapy®

Cari lettori, vorrei cogliere l’occasione di questo numero di inizio anno per presentarvi il nuovo Sistema Operativo che da dicembre è entrato ufficial-mente in funzione in tutti i centri Marilab.So, dalle numerose lettere che riceviamo ogni giorno, che alcuni dei nostri affezionati clienti hanno riscontrato un insolito ritardo nella consegna o nel ritiro dei referti.Ovviamente di questo, in qualità di titolare, mi scuso molto; chi ci conosce e “frequenta” da anni sa che la qualità per noi si accompagna sempre ad una rigorosa puntualità.D’altronde vi chiedo la cortesia di concedermi pochi minuti del vostro tem-po per spiegarvi in questa sede i motivi di questi inusuali disagi e i vantaggi che, alla lunga, il nuovo sistema adottato dai nostri centri porterà non solo all’interno della catena produttiva Marilab.Sappiamo per esperienza che ogni cambiamento porta con se un inevitabile momento di trambusto ed assestamento; quando si parla di cambiamenti tecnologici, poi, la faccenda si fa ancora più complicata. Per questo il pas-saggio dal “vecchio” al “nuovo” è stato studiato nei minimi particolari dal nostro team di tecnici in modo da garantire, in ogni fase, un servizio sempre all’altezza dei nostri standard qualitativi. Nonostante ciò, è stato impossi-bile per noi eliminare tutte le variabili e le incognite che questo tipo di si-tuazioni portano con se, da qui i disagi che alcuni di voi hanno subito nelle ultime settimane.Ci piacerebbe farvi capire che per noi della Marilab, da sempre all’avan-guardia nelle nuove tecnologie, migliorare il processo produttivo partendo proprio dall’acquisto di un nuovo e più funzionale sistema operativo, era un atto dovuto e non solo necessario per: garantire una maggiore qualità ed affidabilità del servizio consentendo una tracciabilità certa del percor-so clinico del paziente, dall’accettazione alla prestazione d’esame; ridurre i tempi di attesa nella produzione e consegna dei referti di laboratorio e medi-cina specialistica; creare un CUP che permetta al Gruppo di gestire in modo snello ed efficiente le numerose richieste di prenotazioni che giungono ogni giorno.Alla luce di questi fatti spero vivamente che vorrete accordarci la vostra indulgenza ancora per qualche giorno, perché, come si dice in questi casi, stiamo lavorando per voi, per offrirvi il meglio che un centro di livello come il nostro può e deve dare.

Con affetto Daniele Marino

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“Cambiare per migliorare”

Per contattare Daniele Marinosi prega di inviare una e-mail a

[email protected] un fax al n° 0656195174

Le indicazioni di cui parliamo esercitano la loro influenza non solo sui muscoli volon-tari, ma anche su quelli involontari come i muscoli del cuore, dei vasi sanguigni, del tubo gastro-enterico.Se si concentra l’attenzione sul proprio cuore, ad esempio, il suo moto ritmico ne viene subito turbato e nessuno potrà mai sapere di quanto possa accrescere il pro-prio male un cardiopatico il quale pensi continuamente al suo cuore malato.Il corpo umano non è stato modellato secondo il capriccio degli déi. Ogni sua parte, ogni suo organo ha un ruolo pre-ciso nel mantenimento, nell’adattamento e nella protezione dell’intero organismo. Se conosciamo la simbologia del corpo, ovvero cosa significano i tessuti e gli orga-ni, siamo in grado di decodificare meglio il linguaggio delle sue manifestazioni di squilibrio.La simbologia del corpo mira ad una ricer-ca introspettiva delle cause che hanno ori-ginato le manifestazioni di squilibrio.È dunque sempre essenziale sapere in quale contesto è comparso il disturbo o la malattia, perché la medesima manifesta-zione può avere cause molto diverse da una persona all’altra, proprio come cause molto simili tra loro possono originare ma-nifestazioni diverse in diversi individui.

Dr. Alfredo pallucciPsicoterapeuta, ha creato nel 2004il programma del C.U.O.R.E®(Centro Umano Olistico di Riequilibrio Energetico), all’interno del qualeha ideato la PBN Therapy®

Le dimensioni del Walter?Meglio valutarequelle di Cerebro

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del Walter e per la risoluzione della cosid-detta Sindrome da spogliatoio, che colpi-sce soprattutto la giovane popolazione maschile agli inizi della vita sessuale.Il rapporto sessuale tra un uomo ed una donna è un menàge complesso per esse-re ridotto ad un mero calcolo di aree e vo-lumi! Sono coinvolti tanti e tali fattori, non solo prettamente organici (e “geometri-ci”), ma più squisitamente psico-emotivi ed inter-relazionali, che si intrecciano e si compensano creando uno dei più unici e speciali rapporti che possono esistere tra due individui!

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sue intrinseche proprietà elastiche. Quindi, nonostante le innumerevoli preoccupazio-ni di molti uomini, Master e Johnson con-cludevano che un buon rapporto sessuale deriverebbe soprattutto da un’adeguata stimolazione, piuttosto che dalle dimen-sioni peniene.Studi più recenti tenderebbero a mette-re in rilievo la “larghezza del Walter”, asso-ciata ad una maggiore stimolazione clito-ridea, oltre che, psicologicamente, ad un maggior senso di soddisfazione da par-te della dolce metà femminile. Gli uomini si sono sempre posti domande sulle “giu-ste dimensioni”, accompagnate frequen-temente da senso di inadeguatezza e/o ti-more di non essere in grado di soddisfare la propria partner; le donne, dal canto loro, non sembrano riporre la stessa attenzione sulla questione (o almeno così dichiarano spesso…). Ciò sembrerebbe la prova del nove per infondere nell’uomo una mag-giore tranquillità riguardo alle dimensioni

Quando si parla di dimensioni del pene ci si riferisce comune-mente alla lunghezza in centi-metri, mentre si tende a trascu-

rare l’altra dimensione, la larghezza.L’organo maschile può presentare dimen-sioni assai variabili da individuo a indivi-duo, ma mediamente, in erezione, rag-giunge una lunghezza tra i 12 e i 16 cm ed una circonferenza di circa 12 cm. Quanto contano l’una e l’altra per un buon rappor-to sessuale?Questa domanda è stata posta anche da Master e Johnson nei lontani anni ’60, quando si ponevano le basi dello studio sistematico e scientifico della sessualità umana, maschile e femminile. I famosi ri-cercatori ritenevano che le dimensioni del pene non avessero un’importanza fisiologi-ca per la soddisfazione sessuale femminile, essendo la vagina “adattabile”, grazie alle

Prof. Andrea FabbriProfessore Associato di EndocrinologiaDirettore UOC Endocrinologia Ospedale S. Eugenio e CTO A. AlesiniUniversità di Roma Tor Vergata

Più tintarella e più libido. Da ottobre a marzo è “letargo”Buone notizie per gli appassionati di tintarella! Un recentissimo studio svolto dall’Università di Graz, in Austria, avrebbe dimostrato come i livelli di testosterone, il principale ormone sessuale maschile, siano associati a quelli della Vitamina D, sintetizzata per più del 90% a livello cutaneo dopo esposizione ai raggi solari. I ricercatori austriaci hanno valutato 2299 uomini attraverso i do-saggi di testosterone plasmatico e 25-IdrossivitaminaD (25OH-D). I risultati sembrerebbero parlar chiaro: gli uomini che presentavano valori di 25OH-D ≥30 μg/l avevano anche livelli significa-tivamente superiori di testosterone. Inoltre sembrerebbe che i livelli dell’ormone maschile del desiderio viaggino parallelamente alle oscillazioni stagionali della vitamina D, aumentando nei mesi di maggiore esposizione alla luce solare e diminuendo a partire da ottobre, con nadir (picco negativo) intorno a marzo.

Da sempre gli uomini si interrogano sulle giustedimensioni del pene. Per soddisfare una donnaè più importante contare sugli aspetti psicoemotivi

gonadism) per indicare il possibile decli-no della produzione steroidea gonadica e della fertilità nell’uomo.L’azione del testosterone non si limita al-la funzione riproduttiva, svolgendo un im-portante ruolo su molteplici organi e ap-parati. Un deficit di testosterone può ac-compagnarsi ad un ampio corredo sin-tomatologico coinvolgente il sistema cardiocircolatorio (vampate di calore, ros-sore al viso e sudorazione profusa); l’umo-re e la funzione cognitiva (irritabilità, ner-vosismo, insonnia, sensazione di males-sere generale, carenza di energia, scarsa concentrazione, deficit della memoria a breve termine, depressione, diminuzio-ne dell’autostima); la sfera sessuale (ridu-zione del desiderio e dell’attività sessuale, erezioni modeste o assenti, calo della po-tenza dell’eiaculazione, riduzione del vo-lume dell’eiaculato) e la densità minerale ossea (osteoporosi ed aumentato rischio di fratture).Si rilevano inoltre riduzione di massa e for-za muscolari, perdita di capelli e di peli, obesità addominale e, a livello biochimico, riduzione del colesterolo HDL e aumento del colesterolo LDL, con conseguente au-mento del rischio cardiovascolare.La diagnosi di Ipogonadismo età-correla-to (LOH) può risultare a volte difficile, data la poca specificità dei sintomi: in genera-le può esser posta in presenza del corre-

Va rivisto il convincimento che anche il sesso fortevada inesorabilmenteincontro a una riduzione della capacità sessualee riproduttiva. Ecco tuttii termini della questione

di Andrea Fabbri

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RSIMenopausa al maschile,

non sempre e non per tuttido sintomatologico suddetto e di un calo del testosterone plasmatico in un uomo di età >40 anni.I sintomi, i segni e le conseguenze meta-boliche della carenza di androgeni sono in gran parte reversibili e possono essere corretti con la terapia androgenica sostitu-tiva associata a quelle modificazioni dello stile di vita (dieta ed attività fisica adegua-te) che permettano un “sano trascorrere del tempo”!

Prof. Andrea FabbriProfessore Associato di EndocrinologiaDirettore UOC Endocrinologia Ospedale S. Eugenio e CTO A. AlesiniUniversità di Roma Tor Vergata Il cosiddetto “sesso debole” va incon-

tro, intorno alle soglia dei 50 anni, ad una riduzione degli ormoni sessuali femminili, gli estrogeni, con un pro-

cesso piuttosto rapido (da alcuni mesi a qualche anno) che culmina con la tanto temuta Menopausa.E nel “sesso forte”? Esiste l’Andropausa? In circa il 20% degli uomini, con l’avan-zare dell’età, possono comparire sintomi e segni di una progressiva riduzione de-gli ormoni sessuali, in particolare di testo-sterone: in meno dell’1% degli uomini di circa 40 anni, ma le percentuali salgono a più del 20% e del 40% sopra i 60 e i 70 anni rispettivamente, con ovvie differen-ze inter-individuali. Infatti molti individui over-70 (circa il 55%) continuano ad ave-re valori dell’ormone relativamente nor-mali! Da qui deriva l’inappropriatezza dei termini “menopausa maschile” e andro-pausa: nell’uomo il calo della produzione di ormoni sessuali è molto più graduale rispetto a ciò che si verifica nella donna e può determinarsi nell’arco di decine di an-ni, con progressive modificazioni a livello fisico e mentale che non sempre vengono rilevate, o che comunque hanno conse-guenze diverse da individuo a individuo. Si parla pertanto di Sindrome da Carenza di Androgeni nel Maschio di Età Avanza-ta - PADAM - (Partial Androgen Deficiency of Ageing Male) o LOH (Late Onset Hypo-

Marilab

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LA MARILAB PORTA L’ODONTOIATRIA A GARBATELLA

Finalmente, dopo una lunga fase di restyling architettonico e di amplia-mento dei servizi offerti, il centro Marilab di via Caffaro apre le porte del nuovo e moderno reparto di Odontoiatria alla sua affezionata clientela.Questa realtà polifunzionale, strutturata in modo tale da fornire ai propri pazienti un servizio snello ed economicamente sostenibile (sia in regime privatistico che in accreditamento con il Sistema Sanitario Regionale) ad

oggi dispone di un laboratorio di Analisi Cliniche, di un reparto di Diagnostica per Immagini e di 13 studi medici completamente rinnovati e ampliati.Ma la vera novità assoluta consiste nel nuovissimo reparto di Odontoiatria, per adulti e per bambini, con una ampia sezione dedicata all’estetica del sorriso. Infatti, grazie alle sue dotazio-ni strumentali, il poliambulatorio Caffaro consente ai propri pazienti odontoiatrici di avviare e concludere il proprio iter di

cura all’interno della struttura stessa con notevoli risparmi in termini di tempi e di costi.Vale la pena di sottolineare che la Marilab, per venire incontro alle esi-genze di una clientela sempre più trasversale, ha deciso di effettuare gratuitamente il primo check-up odontoiatrico ai pazienti interessati.

INAUGURAZIONE NUOVI SERVIZI CENTRO MARILAB DI VIA CAFFARO

Venerdì 4 febbraio sono stati inaugurati i nuovi ambulatori e servizi del Centro Marilab di via Caffaro.Testimonial dell’evento che ha coinvolto una nutrita rappresentanza della popolazione, oltre a gior-nalisti, politici e medici impegnati sul territorio, ANTONELLO FASSARI della serie televisiva ambientata proprio nel quartiere Garbatella, “I Cesaroni “.L’attore ha intrattenuto i molti ospiti con la lettura di alcune poesie e sonetti romani dedicati proprio a questa che è una delle zone più amate e mitiche di Roma, e tra un verso e l’altro, durante la serata è stato possibile ammirare le numerose fotografie d’epoca in bianco e nero che ritraggono istanti preziosi della “vecchia” Garbatella, inserite in questi ambienti dal design moderno con l’intenzione

precisa di creare un filo conduttore tra la storia prestigiosa del territorio dove sorge il centro, e la modernità di un centro polifunzionale sempre in continua evoluzione.

Negli ultimi anni il settore della Medicina Ambulatoriale Privata Accreditata ha subito da parte della Regione Lazio continui e

progressivi tagli ai budget destinati all’as-sistenza dei cittadini del territorio aventi diritto alle prestazioni in parziale o totale esenzione. A questo si è accompagnata una pioggia di normative che sono rica-dute sulle imprese sottoponendole ad un carico burocratico a dir poco eccessivo. Tutto ciò sta determinando l’imminente collasso della categoria che ha deciso di reagire con forza costituendo un comita-to unitario in rappresentanza dei diritti di tutte le imprese che ne fanno parte.È un fatto di estrema importanza ed ecce-zione che non si era mai verificato prima. Le quattro sigle rappresentative della to-talità delle strutture ambulatoriali della Regione Lazio si sono riunite intorno ad un unico tavolo per redarre un documen-to unitario da consegnare alla presidente Polverini alla quale hanno chiesto un in-contro urgente per trattare le criticità del-la questione.I quattro presidenti delle associazioni

Dr. Luca MarinoDir. Sanitario Marilab CenterVice presidente Sezione Sanità Confindustria Roma

Un’intera categoriain rivolta: è nato il C.U.I.S.A.(Comitato Unico Intersindacale Assistenza Specialistica)

I continui e progressivi tagli al budget sanitariorischiano di mandare al collasso la medicina ambulatoriale privata accreditatacoinvolte (Anisap, Confindustria Lazio, Fe-derlab Lazio, Ursap- Federlazio) confidano nella lungimiranza della nostra governa-trice per addivenire ad una soluzione ra-gionata che possa trovare una sintesi tra le esigenze di bilancio e quelle di un’assi-stenza sanitaria sul territorio che non può prescindere dalla presenza di una rete formata da 600 strutture private accredi-tate con un rapporto di fidelizzazione con i cittadini di ormai 50 anni.Non è un caso, infatti, che, nonostante tutti i tagli subiti negli ultimi anni, ancora oggi il settore privato eroga il 50% delle prestazioni accreditate con il SSR ai citta-dini della Regione Lazio e se qualcuno si prendesse la briga di andarsi a fare due conti si accorgerebbe che questo 50% costa molto di meno dell’altro 50% che viene erogato dalle strutture a gestione dirette del pubblico. Allora ci si chiede a cosa servono questi tagli e perché negli stessi anni in cui il settore privato ha subito tagli sono stati investiti milioni di euro per aprire nuovi ambulatori pubblici che sono visibilmen-te in perdita economica.La categoria rivendica i suoi diritti fon-damentali:

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1. Riconoscimento dello status di sogget-to erogatore all’interno del SSR e di ele-mento fondamentale e imprescindibile per la medicina del territorio.2. Parità pubblico-privato in termini di regole e tariffe.3. Libera scelta del cittadino nella scelta della struttura.4. Regolarità dei pagamenti (attualmen-te i pagamenti sono fermi al mese di maggio 2010 e mancano ancora alcuni pagamenti relativi al 2007).Il perdurare di questa situazione portereb-be all’inevitabile chiusura di molte struttu-re diagnostiche private e alla sospensione dell’attività convenzionata di molte altre con una ripercussione disastrosa sull’assi-stenza specialistica sul territorio che ribal-terebbe i suoi effetti negativi sui Medici di Medicina Generale e sull’assistenza ospe-daliera mandando in crisi tutto il Sistema Sanitario della Regione.Pertanto, si invitano i politici, gli ammi-nistratori, i medici di medicina generale, i medici ospedalieri, i medici specialisti, i cittadini a riflettere e a dare il loro contri-buto fattivo in quanto tutti coinvolti in un problema molto delicato che riguarda la salute di noi stessi.

UNA “CERTEZZA” A BUON MERCATOBisogna prestare molta attenzione alle offerte che vengono pubblicate, da alcuni laboratori, su Internet. Spesso si tratta di “entità virtuali” che agiscono da intermediari tra il cliente e laboratori non identificati. Il costo completo di questo test non può scendere al di sotto dei 500-600 euro per quanto riguarda il test informativo, e i 700-800 euro per il test legale. I costi inferiori che si trovano su Internet, si riferiscono a centri di raccolta che sono situati spesso in paesi stranieri, e questo va a discapito della qualità certificata del test stesso. I prezzi di un test di paternità differiscono a causa di alcuni fattori quali l’affidabilità del test (che dipende dalla qualità del Centro che esegue l’esame che deve essere un Centro con strumenta-zioni adeguate e operatori qualificati), la Certificazione del laboratorio da parte di un ente riconosciuto e il numero dei “marcatori genetici” analizzati.

GENETICA:pater... semper certus est

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di padri biologici difformi da quelli anagra-fici. Uno studio statunitense ne riconosce una presenza del 20-30%; un sociologo australiano, invece, calcola che non supe-ri l’1%. Il nostro centro si occupa da più di 15 anni di questa tipologia di indagini, e la percentuale di esclusione di paternità, può essere stimata approssimativamente an-che in base alla nostra esperienza intorno al 30%. Il test di paternità può essere richiesto per fini informativi (test informativo) o nell’am-bito di un procedimento legale o in fase stragiudiziale per il riconoscimento o il di-sconoscimento di una paternità (test lega-le), con le conseguenze giuridiche che ciò comporta in termini di eredità patrimonia-le, mantenimento, affidamento del minore e quant’altro. La differenza tra i due test si basa sul fatto che il test informativo forni-sce un risultato circa la compatibilità o non compatibilità genetica tra i due campioni biologici in esame, ma non può avere va-lenza giuridica perchè non viene accertata l’identità dei soggetti da cui provengono i campioni, in quanto i prelievi vengono effettuati direttamente dagli interessati

La locuzione latina ”Mater semper certa est, pater numquam”, è resa ancora più attuale grazie all’avven-to delle nuove tecnologie e della

diffusione mediatica dei test per la verifica della paternità.Il test stabilisce se un presunto padre è di fatto il padre biologico di un altro indivi-duo, e viene richiesto dai padri, ma spesso anche, in segreto, dalle madri che hanno dei dubbi e non vogliono vivere nell’an-goscia. Il test si basa su leggi genetiche inequivocabili: ogni individuo presenta nel proprio DNA uno specifico codice che definisce la proprio identità genetica, che rimane invariata per tutta la vita, e che è unica, come le impronte digitali.Questo profilo genetico è quindi irripeti-bile (ad eccezione dei gemelli monozigoti che risultano perfettamente uguali) ed è costituito per metà dal profilo genetico pa-terno e per l’altra metà dal profilo genetico materno; il padre, per essere considerato padre biologico dovrà perciò possedere metà del profilo genetico del figlio.La comunità scientifica internazionale si interroga sulla quota di percentuale media

Sempre più diffusa e accessibile la ricerca dell’identità sui figli.Per alcuni studiosi in uno su cinque la paternità non corrisponderebbe.L’esperienza del laboratorio “Genoma” di Roma

tramite un semplice tamponcino buccale, nell’intimità della loro casa. Il test si può effettuare anche per determi-nare la paternità biologica nel caso che il padre presunto sia deceduto, o per deter-minare se due figli hanno entrambi i geni-tori in comune, o, nel caso di procreazione assistita, per definire se sono stati utilizzati i corretti gameti appartenenti alla coppia, etc..In questa nuova era, internet gioca un ruolo fondamentale, sia per quanto ri-guarda l’informazione, sia per la possibi-lità di comprare i “kit fai da te”, grazie ai quali non è più necessario effettuare un prelievo di sangue (essendo il DNA di un individuo uguale in ogni cellula), ma è suf-ficiente un campione di saliva (ad esempio un chewing gum), un capello provvisto di bulbo pilifero o un tampone buccale etc.. Si possono raccogliere i campioni a casa e inviarli al laboratorio per un test informa-tivo.I problemi relativi alla “procedura fai da te”, sono però diversi. In primis è importante ri-volgersi ad un centro di qualità che sia in grado di fornire un risultato attendibile e

Dr.ssa Alessandra BaldiLaboratorio Genetica Genoma

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1. ……………………………………… about the Organisation?

A. Asked any questions B. Were any questions C. Any questions be anyone asked asked

2. We walked………………the entrance of the library.

A. as far as B. until C. till to

3. What time………………………yesterday?

A. you arrived B. arrived you C. did you arrive

4. ………………….his carelessness our work was ruined.

A. Result of B. Since C. Because of

5. It is time …………………… to the meeting. A. go B. for go C. to go

6. Mr. Smith …………………..there because of the interesting work.

A. is enjoying B. enjoys C. enjoys it

7. Do you understand……………………………..? A. what he means B. what he is meaning C. what means he 8. My…………………….. is from 12.30 to 1.30.

A. hour lunch B. lunch hour C. lunch’s hour

9. “Which of your two colleagues is here? ” “…………………………….”

A. Neither of them is B. None of them is C. No-one is

10. He solved the problem…………………………two minutes.

A. at B. in C. with

“Siete sicuri che il livello di conoscenza del vostro inglese sia adegua-to e sufficiente per le vostre esigenze di studio, di viaggio e di lavoro? Il test che segue, con le risposte a fondo pagina, può aiutarvi a rispon-dere in modo semplice a questa domanda”.

Soluzioni: 1.B; 2.B; 3.C; 4.C; 5.C; 6.A; 7.A; 8.B; 9.A; 10.B.

English TEST

riconfermabile. In secondo luogo, queste indagini hanno un impatto psicologico molto forte: non dimentichiamoci che si tratta di bambini, o in ogni caso di figli, e quindi è preferibile rivolgersi direttamente ad una struttura che sia in grado di dare un supporto psicologico adeguato, nel caso di esclusione di paternità. Tramite questa tipologia di indagini è pos-sibile risolvere anche altre problematiche familiari, come ad esempio test di consan-guineità per stabilire la reale fratellanza o appartenenza ad un ceppo familiare, o attraverso il test di maternità ritrovare la propria identità biologica perduta a causa di adozioni, affidamenti o semplicemente per situazioni familiari particolari.Nel nostro Centro si rivolgono pertanto moltissime persone con situazioni diver-se, da chi sta intraprendendo una causa di separazione o che ha appena scoperto un tradimento da parte del partner, alla figlia che cerca il padre mai conosciuto, o ancora alla donna che ha avuto più di un partner e vuole sapere chi è il vero padre di suo fi-glio, alle persone che sono state adottate e pur adulte non conoscono ancora i loro veri genitori, tutti comunque devono tro-vare da parte del Centro a cui si rivolgono oltre ad una grande serietà ed affidabilità nel gestire l’analisi dal punto di vista tec-nico, anche una grande sensibilità e com-prensione delle loro problematiche da parte dell’operatore che dialoga con loro, il quale mai deve dimenticare le profonde difficoltà che queste persone hanno dovu-to affrontare prima di arrivare a noi.

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casi\anno, rispettivamente.Molteplici sono i comparti lavorativi con attività a rischio di incidente mortale.Tra questi quello edile, quello petrolchi-mico, quello minerario, quello agricolo. Esistono poi lavori pericolosi, come quelli eseguiti in altezza, sui tetti, nei boschi, ovvero con rischi da elettrocuzione.In ogni caso continuare a chiamarle “mor-ti bianche”, come se fossero dovute alla casualità, senza un responsabile diretto, in quanto “innocenti”, ma soprattutto per evitare termini forti come quello di “omi-cidi” sul lavoro, equivale a voltare le spal-le al problema.In effetti, in un mondo dove per la spietata

Lutto per le mortibianche

Oltre mille personel’anno perdonola vita per incidentisul luogo di lavoro.In Italia bisogna fareancora moltoper aumentarela prevenzioneed il rispettodelle normeantinfortunistiche

I dati statistici dagli anni ’60 ad oggi, mo-strano un trend positivo, in costante di-minuzione, ma i dati relativi all’Italia, nel decennio 1995-2005, ci vedono ancora indietro, di circa il 4%, rispetto agli altri paesi industrializzati europei, che si sono collocati intorno al 30%.Quindi, l’Italia, ad oggi, detiene questo triste primato, che la vede in primo pia-no anche per le altre categorie di even-ti collegati alle morti bianche, come gli infortuni con danni permanenti (circa 30.000 nell’ultimo anno), quelli con danni temporanei e le malattie dovute al lavoro (cosiddette malattie professionali), pari quest’ultimi a 600.000 casi\anno e 25.000

Per morti bianche (o omicidi bian-chi), si intende generalmente la perdita di vite umane a causa di incidenti sul lavoro.

L’aggettivo “bianco” rappresenta il classi-co modo di dire, un semplice eufemismo, che allude all’assenza di attribuzione di-retta di responsabilità dell’accaduto.Si tratta, purtroppo, di un fenomeno di vasta rilevanza a livello nazionale, euro-peo e mondiale. Solo in Italia, infatti, nel 2009 i caduti sul lavoro sono stati 1.050. Un dato che deve far molto riflettere e che fa rabbrividire è che nel mondo sono coin-volti su circa 2 milioni di morti\anno, circa 12.000 bambini.

Dr. Massimo GismondiSpecialista in Medicina del Lavoro e Otorinolaringoiatria

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concorrenza negli appalti, nell’ambito di una logica di profitto degli imprenditori, se si possono fare tagli e corse al risparmio, queste hanno sempre una vittima predesi-gnata: la sicurezza sul lavoro, vista sempre come la “cenerentola” della situazione, un peso, un ostacolo al guadagno, nono-stante i pressanti obblighi derivanti dalle attuali norme.Le statistiche, ci parlano di morti ed infor-tuni in diminuzione, come abbiamo visto, ma tali dati sono realmente veritieri? È sta-to valutato il grave fenomeno del lavoro “in nero”? E che dire del netto contrasto con l’aggettivo utilizzato per le morti da lavoro (“bianche”)?È evidente come spesso i lavoratori non risultino nel libro paga dell’imprenditore, che diviene l’assoluto dominatore e re-sponsabile ultimo del loro destino. Proprio per tali motivi, dobbiamo attentamente valutare i dati forniti dall’INAIL (l’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro), che mostrano un calo del 6,3% rispetto all’anno precedente (1050 del 2009 contro 1120 eventi mortali del 2008): infatti, l’aumento di lavoratori ir-regolari, abusivi, italiani e non, che spesso in caso di infortunio, non sono nelle con-dizioni di, o non possono denunciare nul-la, o meglio (o peggio ancora, a seconda dei punti di vista... ), vengono “sollecitati”, dietro ricompensa, ad evitare la denuncia

TUTTE LE CIFRE DELL’EMERGENZA

Sulla scorta delle elaborazioni effettuate dall’Osservatorio Indipendente di Bologna sulle morti per infortuni sul lavoro emerge che nel 2010 il totale dei morti sui luoghi di lavoro è stato di 596: il 6% in più rispetto al 2009. Se si considerano i lavoratori morti in itinere o che lavorano sulle strade spostandosi con mezzi di trasporto propri o aziendali si arriva a contare un numero di 1.080 vittime e oltre 25.000 invalidi.Le categorie con più vittime sono sempre quelle degli anni scorsi: l’edilizia ha superato quest’anno l’agricoltura e ha registrato il 28,4% sul totale (167 morti), l’agricoltura il 28,1% (165 morti), l’industria il 12,5% (73 morti), l’autotrasporto l’8,7% (51 morti), l’artigianato il 4,4% (30 morti nell’installazione o manutenzione di impianti elettrici, votovoltaici, revisione caldaie ecc.), l’esercito italiano l’1,9% (12 morti di cui 11 in af-ghanistan), l’ultimo morto proprio il 31 dicembre. Gli stranieri morti sono stati il 10,1% sul totale (60 vittime), di cui il 41% sono romeni. nella fascia d’età compresa tra i 19 e i 39 anni la percentuale degli stranieri raggiunge il 15% sul totale.

Dr. Massimo GismondiSpecialista in Medicina del Lavoro e Otorinolaringoiatria

di infortunio, riduce nettamente il numero degli eventi delittuosi, alterandone netta-mente la valutazione statistica.Un altro dato interessante che ci forni-scono le statistiche, è quello relativo alla fascia d’età più interessata dal fenomeno infortunistico, che risulta essere quella tra i 40 ed i 60 anni. Ed è così che ci troviamo a chiedere come mai i giovani e gli stranieri si infortunino meno degli altri...Di certo c’è che un giovane, un precario, legati a contratti a tempo determinato nell’aspettativa (o meglio nell’illusione) di un’eventuale assunzione a tempo deter-minato, tendano a sottacere o cerchino di mitigare gli effetti di un infortunio.Per converso, nello stesso tempo si assiste ad un aumento del ricorso alla malattia (+11% nel 2009), che rappresenta un tipico fenomeno di conversione dell’evento infor-

tunistico, in non infortunistico (ovviamente sempre dietro “opportuno” compenso).Alla luce di tutto ciò, bisogna mantenere alta l’attenzione su questa “piaga” che, anche a causa di una informazione scor-retta, non muove nell’opinione pubblica le giuste “corde” emozionali, e, quindi, tali fatti vengono archiviati come ineluttabili, quasi come un sacrificio dovuto alla logica perversa della “produzione”, senza alcun riguardo per la vita umana.Dobbiamo perciò tutti concorrere ad una crescita culturale che sia di interesse gene-rale, con la consapevolezza che le spese af-frontate in tema di prevenzione e sicurez-za, portano nel tempo ad una riduzione dei costi sociali dovuti a tali eventi delittuosi, ma anche ad un ritorno positivo per gli im-prenditori, non più chiamati a rispondere di fatti penalmente perseguibili.

L’altezza è al di sotto del 3° percentile e la velocità di crescita è minore di 6 cm/anno prima dei 4 anni, meno di 5 cm/anno dai 4 agli 8 anni e meno di 4 cm/anno prima della pubertà. La maturazione scheletri-ca, stabilita mediante la determinazione dell’età ossea, è in ritardo di più di 2 anni rispetto all’età cronologica. La diagnosi del deficit di GH è in genere confermata dalla determinazione della risposta del GH a stimoli farmacologici, come l’insuli-na, l’arginina, la levodopa o la clonidina. Il trattamento consiste nella somministra-zione di GH sintetico, oggi prodotto in laboratori specializzati; con la terapia la velocità di crescita in altezza spesso au-menta a 10-12 cm/anno durante il primo anno e, anche se successivamente l’incre-mento è più lento, si mantiene al di sopra dei valori pre-trattamento. Se il GH, al contrario, viene prodotto in eccesso, generalmente per la presenza di un tumore benigno ipofisario, si avranno manifestazioni cliniche diverse, a secon-da dell’età di insorgenza. Nel bambino, o comunque prima del completo sviluppo scheletrico, l’eccessiva produzione di GH si traduce in un accrescimento generale osseo detto Gigantismo, mentre nell’adul-

Il nanismo ipofisario è una condizione caratterizzata da una crescita abnor-memente lenta e da una statura bas-sa con proporzioni corporee normali

dovuta ad un deficit dell’ormone della crescita, GH (Growth Hormone o Somato-tropina). Scoperto nel 1912 da Evans, il GH è prodotto dall’ipofisi anteriore ed i suoi livelli plasmatici aumentano notevolmen-te durante l’infanzia fino a raggiungere un massimo in età puberale, stimolando la crescita staturale. Superato questo pe-riodo della vita i livelli dell’ormone dimi-nuiscono, sebbene anche in età adulta la somatotropina svolga importanti azioni regolatrici su vari processi metabolici. Il nanismo ipofisario colpisce un bambino su 4.000 ed è più frequente nei maschi; nella maggioranza dei pazienti la causa è sconosciuta, in 1/4 dei casi è possibile identificare una patologia organica ipo-talamica o ipofisaria (craniofaringioma, le-sioni iatrogene o secondarie ad adenomi ipofisari, istiocitosi X, tubercolosi). Sono stati inoltre descritti casi di deficit isolato di GH familiare, a trasmissione ereditaria autosomica recessiva.La diagnosi di deficit di GH si basa su ri-levazioni fisiche e criteri di laboratorio.

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Nanismo, gigantismo e acromegalia,tutte “facce” dello stesso ormone.Cosa sono e come si riconoscono in età evolutiva?

Troppo grandi o troppo piccolise il Gh è sbagliato

to si ha la cosiddetta Acromegalia. Pertan-to, mentre il gigante è soggetto di solito grande ma proporzionato, l’acromegalico mostra soprattutto ingrossamento delle strutture già formatesi: grossa fronte, zi-gomi ispessiti, mascella prominente, mani e piedi molto grandi, pelle dura. A secon-da della causa specifica, il trattamento è rappresentato dalla terapia ormonale o dall’intervento chirurgico già in fase pre-coce.In Italia si stima che l’Acromegalia colpisca circa 180 persone l’anno, per un totale di 2.500 soggetti affetti. Tuttavia c’è da con-siderare che la malattia è sottodiagnosti-cata e questo è un problema non da poco considerando che l’aspettativa di vita me-dia per i pazienti acromegalici non trattati adeguatamente è notevolmente ridotta a causa delle malattie cardiovascolari, ce-rebrovascolari e respiratorie derivanti dai livelli elevati di GH.

di Andrea Fabbri

Gli alimenti biologici sono per definizione alimenti che deriva-no da colture (o da allevamenti) in cui in luogo dei fitofarmaci

vengono adottate tecniche agronomiche rispettose dell’equilibrio ambientale. Ali-mentazione biologica significa quindi ali-mentazione che usa prodotti derivanti da agricoltura biologica. Ad esempio, una ca-ratteristica è l’impiego esclusivo di sostan-ze e metodi naturali per arricchire il suolo da coltivare utilizzando letame, compost e sostanze minerali di derivazione naturale.Biologica è inoltre la trasformazione degli stessi alimenti, che avviene in assenza di coloranti e conservanti di sintesi (quali ad esempio l’acido benzoico e benzoati) che ne alterano irrimediabilmente le caratteri-stiche nutrizionali.Superfluo poi dire che non si troveranno mai prodotti biologici che non siano di sta-gione: il rispetto della stagionalità è asso-lutamente prioritario; non si possono pa-ragonare di certo gusto e sapore di frutti e verdure colti e mangiati nel periodo della loro naturale crescita con gusto e sapore di prodotti ottenuti in serra…Tuttavia, quanto sinora affermato, ancora non è sufficiente. Nel concetto di biologi-co, è fondamentale la coltivazione in un “terreno pulito”: la terra cioè, non deve es-sere stata trattata con prodotti chimici di alcun tipo da almeno due anni (in gergo si chiama periodo di conversione) e le azien-de agricole biologiche devono essere ben distanti da aziende convenzionali. In tema

produzione biologica attraverso una nor-mativa rigorosa: tutti gli alimenti biologici devono avere il marchio evidente con la dicitura: “ da agricoltura biologica – a re-gime controllato”. Inoltre, non basta che un prodotto sia ge-nuino, occorre che sia inserito nell’ambito di un regime dietetico corretto e bilan-ciato. Un burro biologico fa aumentare il colesterolo nello stesso modo di un burro tradizionale, un olio di coltivazione biolo-gica ha le stesse calorie di un olio tradi-zionale e un succo di frutta biologico ha la stessa quantità di zucchero di un succo convenzionale! Attenti poi ad un’ultima tentazione: spes-so nei negozi autorizzati al biologico tro-viamo tanti prodotti e/o semplici alimenti “poco familiari” rispetto alla nostra tradi-zione alimentare (es. soia, kamut…): mol-to attraenti di certo, ma veramente utili e “salutistici”?! Sarà attenzione al biologico e naturale o semplice e pura esterofilia?Va bene il naturale, va bene il mangiar sano, va bene la stagionalità, ma usia-mo sempre tanta intelligenza ed infinito buon senso.

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di modernità poi, va detto che biologico significa totale esclusione di organismi ge-neticamente modificati (OGM).Oggi il “mangiar sano” diventa sempre più importante e l’attenzione pubblica si foca-lizza sempre più sulla qualità alimentare. Secondo ultime statistiche, le vendite dei prodotti biologici schizzano alle stelle.Molto spesso, purtroppo, nascono vere e proprie “mode alimentari” e, ora più che mai, si assiste ad un abuso un po’ trop-po purista legato all’alimentazione. Fre-quentemente biologico fa rima solo con più caro, ricercato e di moda; io dico: “chi mangia male vivrà peggio, ma chi spera di conquistarsi il paradiso mangiando benis-simo è un illuso”.Allora, è tutto oro quello che luccica? Cosa devono sapere i consumatori finali per evi-tare i soliti furboni di turno?Intanto fondamentale è l’etichettatura (sa-per leggere bene l’etichetta di un alimen-to dovrebbe essere un dictat assoluto per tutti i consumatori): per essere sicuri che il cibo che stiamo comprando sia davve-ro biologico basta guardare l’etichetta. L’Unione Europea ha regolamentato la

di Federica Razzidi Andrea Fabbri

Biologico, non tuttociò che riluce è oro

Le vendite dei prodotti agroalimentari coltivati“naturalmente” sono schizzate alle stelle maattenzione a non restare vittima dei furboni di turno

consumo di alcuni alimenti piuttosto che altri, ignoriamo le regole e i messaggi del nostro corpo predisponendoci alle malat-tie come le allergie, le intolleranze alimen-tari e a quelle con connotazioni psicolo-giche come i disordini dell’alimentazione (anoressia, bulimia, etc.). Per chi vuole prendersi cura della sua sa-lute, la natura oggi offre un rimedio eccel-lente che permette un’integrazione sana e naturale all’alimentazione spesso carente e disordinata.Parliamo dell’ALOE VERA e più precisa-mente dell’Aloe Barbadensis Miller.Sembra un cactus ma in realtà è una pian-ta grassa appartenente alla famiglia delle Liliacee come la cipolla, l’aglio, l’asparago, il giglio ed il tulipano. Ne parliamo oggi ma ha una storia di più di 5000 anni. Non c’è popolo che non abbia testimoniato ed esaltato le sue virtù saluta-ri, curative e terapeutiche. Dai Sumeri agli Egiziani, dai Cinesi agli Indiani, dai Greci ai Romani. Nel Papiro egizio Ebers risalente al 1550 avanti Cristo se ne descrive l’utiliz-zo per uso medico e cosmetico. Le regine d’Egitto Nefertiti e Cleopatra mantene-vano la pelle del viso e del corpo fresca e giovane con l’Aloe. Si narra che Alessandro Magno ne caricava le navi per curare le fe-rite dei soldati.La pianta si diffuse anche in Estremo

Tutto ciò che non sapetee non avreste neppureimmaginatodi conoscere sulleproprietà dell’ AloeBarbadensis Miller

Aloe vera,dalla salute del corpo

all’equilibrio della mente

Oriente, in India, in Tibet, in Malesia ed in Cina dove ha assunto diversi appellativi: “Rimedio Armonioso”, “Guaritrice silen-ziosa”, “Elisir di Longevità”, “Fontana della Giovinezza”. In termini più scientifici Ippocrate (antico medico greco 460-337 A.C.) nei suoi trat-tati di medicina ne esalta le proprietà an-tinfiammatorie e rigeneranti. E nel suo “De materia medica” Dioscoride (41-68 d.C.) ri-prende ciò che fino ad allora si tramandava a voce di generazione in generazione. Nel medioevo e nel rinascimento la ritroviamo negli scritti dei monaci che gli aggiunsero il suffisso Vera per distinguerla dalle nu-merose specie (circa 250). Da Marco Polo a Cristoforo Colombo, fino alle testimo-nianze di Mahatma Gandhi che la cita nei suoi digiuni, l’Aloe diventa oggetto di stu-di scientifici che analizzando le sostanze che la compongono, vanno a confermare scientificamente le sue straordinarie pro-prietà. Alle Barbados la pianta trovò un ter-reno ed un clima ideali per il suo sviluppo a tal punto che il botanico Miller la volle

Il benessere psicologico-emotivo non può prescindere dalla salute del corpo derivante da un buon funzionamento di tutti gli organi.

La salute all’inizio è un dono della vita ma successivamente diventa una scelta. Non è una fortuna, non è scontata e non è gratui-ta. Ma il più delle volte non la apprezziamo fintanto che non viene a mancare, spesso drammaticamente.La salute va scelta quotidianamente e con-fermata attraverso abitudini e comporta-menti tesi alla sua cura (in senso di rispetto e protezione) a partire da una sana alimen-tazione che permette al corpo di svolgere la sua funzione autogenetica, di rigene-razione cellulare. A causa dell’alterazione chimica degli alimenti, dell’impoverimen-to del terreno, dei cattivi stili alimentari e dai condizionamenti culturali che in modo subliminale ci orientano all’acquisto e al

Dr.ssa Maria Giulia Minichetti Psicologa, psicoterapeutaC.T.U Tribunale Civile di RomaSociologa della comunicazione, formatore e libera docentein psicologia e comunicazione

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Per chi vuole prendersi curadella sua salute, la natura oggi

offre un rimedio eccellenteche permette un’integrazione

sana e naturale all’alimentazione spesso carente e disordinata.

Parliamo dell’ALOE VERAe più precisamente

dell’Aloe Barbadensis Miller

in abbondanza i suoi elementi nutriceutici ma dal punto di vista psicologico e com-portamentale ci insegna qualcosa.Appena nasce ha una vita difficile perché cresce su terreni ostili e in regioni dalle condizioni climatiche spesso impervie. Ma dimostra un carattere forte e tenace per-ché raccoglie e conserva le minime quanti-tà d’acqua a disposizione e le gestisce con parsimonia a seconda delle necessità. Allo stesso tempo trasmette al nostro corpo insegnamenti preziosi: non più carenze né spreco di abbondanza ma un equilibrio delle proprie risorse. Ogni sorso di questa bevanda ci ricorda l’esistenza di più di 150 sostanze nutrizionali e il modo migliore per metabolizzarle. Ci insegna anche a difenderci perché lei per prima non viene depredata dagli animali e dagli insetti (le sue foglie sono durissime e pungenti) e anche noi possiamo essere più forti poten-ziando il nostro sistema immunitario. Im-pariamo pertanto a curare la nostra salute. L’Aloe Vera è l’eccellenza degli integratori alimentari che ci aiuta a proteggere il no-stro benessere psico-fisico, a mantenerci più giovani e anche belli.Per maggiori informazioni potete scrivere a: [email protected]

batteri, le cellule tumorali e altri “intrusi”.Queste sostanze, analizzate singolarmente e sinergicamente, inducono ad affermare che l’Aloe è uno dei più potenti agenti di-sintossicanti, uno dei più efficaci stimolan-ti del sistema immunitario, un forte agente antinfiammatorio, un analgesico, antibio-tico, antisettico, antibatterico, anestetico, purgativo, uno stimolante della crescita, un acceleratore di recupero dei tessuti, un germicida, fungicida, tranquillante, una ricca fonte di sostanze nutrienti ed un vali-do aiuto per la digestione. Inoltre, come il Prof. Garattini, dell’Istituto Negri di Milano ha affermato in una trasmissione televisi-va: “l’Aloe, in tutto il tratto intestinale fa miracoli”.Ma quando parliamo di Aloe è importante parlare di qualità.L’Aloe, come qualsiasi altra materia viven-te, si decompone. Se non è stata trattata adeguatamente sin dal raccolto, comincia subito a perdere la sua forza e quindi la sua efficacia.Tra la foglia e il gel è stata rintracciata una sostanza chiamata Aloina, con potente ef-fetto lassativo e nocivo sulla crescita delle cellule. L’unica parte da usare della pianta di aloe vera dovrebbe essere il gel interno alla foglia. È importante quindi che sia sta-to effettuato un processo di stabilizzazio-ne del gel che ne garantisca la purezza, la conservazione intatta delle sue proprietà nutritive e l’utilizzo innocuo da parte di tutti. Quando la compriamo dobbiamo quindi accertarci che nella confezione le Certificazioni e il possesso del Brevetto di stabilizzazione garantiscano appunto la qualità e la purezza del gel.Dal punto di vista psicologico è un coadiu-vante nella prevenzione della depressione e dei disturbi neurologici. È anche utile ri-cordare che questa pianta non solo ci dà

Dr.ssa Maria Giulia Minichetti Psicologa, psicoterapeutaC.T.U Tribunale Civile di RomaSociologa della comunicazione, formatore e libera docentein psicologia e comunicazione

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chiamare Aloe Vera Barbadensis Miller. Quest’ultima rimane ancor oggi la più uti-lizzata nel mondo perché è quella che ha le maggiori proprietà riconosciute.È il vegetale più ricco di sostanze benefi-che per l’organismo, ben 160 catalogate, che lavorano in una straordinaria sinergia naturale.La medicina cellulare ancora poco cono-sciuta, afferma che i problemi di salute non sono vere e proprie malattie ma in-nanzi tutto la carenza cronica di vitamine, minerali, aminoacidi ed altri trasportatori bioenergetici cellulari. Ogni cellula dell’or-ganismo ha bisogno di bioenergia e la ca-renza di bioenergia causa il deperimento dell’organismo e la patologia. L’Aloe Vera è un completo integratore alimentare ricca di elementi nutritivi. Ne elenchiamo alcuni: 12 Vitamine tra cui A-B1-B2-B3-B6-B12-C-E. Ed inoltre acido folico e complesso vitaminico B: per for-mazione del sangue. 20 Minerali tra i quali Calcio-Fosforo-Potassio-Ferro-Sodio-Colina -Magnesio-Manganese-Rame-Cromo-Zin-co. 18 Aminoacidi.L’Aloe Vera contiene mono e polisaccaridi, aminoacidi essenziali ed enzini. Tra i po-lisaccaridi l’Acemannano oltre ad essere un gastroprotettore, è un potente immu-nostimolante: interagendo con il sistema immunitario stimola la produzione di ma-crofagi, globuli bianchi che distruggono i

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spazio soltanto alla identità sessuale. Più delle ragazze, sono i maschi che rifiutano informazioni e contatti con gli omosessuali quasi spaventati dal pericolo di un’identifi-cazione che potrebbe fare da specchio ad una parte di sé forse latente. Molti poi adot-tano una maschera come difesa dei valori trasmessi dalla famiglia che educa ad una mascolinità dura, forte e aggressiva dove ogni forma di dolcezza e tenerezza viene bandita quasi come una vergogna. Le famiglie entrano in crisi a seguito della scoperta dell’omosessualità del proprio figlio/a. Rabbia, vergogna, delusione, sensi di colpa sono i sentimenti che si scatena-no più spesso. Dopo un primo momento di shock, la cosa migliore che un genitore possa fare è anzitutto quella di documen-tarsi molto bene sull’argomento evitando comportamenti impulsivi ed automatici, dettati dai pregiudizi e dalla scarsa infor-mazione. Comprendere innanzitutto che l’omosessualità non è una malattia, né una perversione.Sarebbe utile poi chiedere l’aiuto di uno psicologo che sappia fornire loro spiega-zioni chiare e soprattutto permetta di giun-gere all’accettazione – e non alla semplice tolleranza – del proprio figlio/a e al recupe-ro del rapporto affettivo con lui.

Per omosessualità s’intende l’at-trazione erotico-sessuale di un individuo maschio o femmina per gli individui del suo stesso sesso;

tale attrazione può essere espressa in una grande varietà di modi o può invece essere inibita, negata, rifiutata o rimossa a causa di un conflitto intrapsichico inconscio o dalla pressione sociale intollerante. Considerata per la prima volta nella letteratura medica come psicopatologia, nel 1973 l’American Psychiatric Association l’ha rimossa dal Diagnostic and Statistical Manual of Men-tal Disorders, negando così la sua prece-dente definizione di omosessualità come disordine mentale.L’atteggiamento sociale verso i compor-tamenti omosessuali ha conosciuto mo-menti di relativa tolleranza durante i quali la società ammetteva un certo grado di discussione ed esibizione pubblica del tema, anche attraverso l’arte e le produzio-ni culturali (come ad esempio, nell’Atene classica nel Rinascimento) ma ci sono stati anche momenti di repressione durissima (durante il Trecento in Italia o durante la Controriforma).Nel nostro Paese l’atteggiamento sociale nei confronti delle persone omosessuali è andato migliorando subito dopo il Dopo-

Un italiano su due considera l’omosessualità pari all’eteroma in famiglia scoprire un familiare “diverso” fa ancora esplodere conflitti e sensi di colpa. Ecco cosa fare

Gay, vinca l’amoresul pregiudizio

guerra anche a seguito delle battaglie con-dotte a questo scopo dalle associazioni tra gay. Però esistono ancora oggi pregiudizi che associano l’omosessualità al peccato, alla perversione e alla pedofilia nonostante le smentite delle ricerche scientifiche.Anche se le ultime statistiche riscontra-no che il 52,5% della popolazione ritiene l’amore omosessuale uguale a quello ete-rosessuale, rimangono molte contraddizio-ni e discordanze tra ciò che viene afferma-to e ciò che poi realmente accade quando si scopre che il proprio amico/a o figlio/a è omosessuale. Quando un giovane decide di rivelarsi (co-ming out), in genere intorno ai 14 anni (ma qualcuno non chiarisce il proprio orienta-mento sessuale fino all’età dei 40 anni), in-contra molte difficoltà ad essere accettato e ad integrarsi soprattutto nel gruppo dei pari.Sono spesso i coetanei che rendono difficile l’accettazione di sé da parte di un ragazzo omosessuale. Il confronto con loro è spes-so il più severo e spietato; sono loro stessi a puntare il dito contro ciò che non rientra nella normalità. Improvvisamente vengono oscurate le mille sfaccettature caratteriali dell’amico/a, improvvisamente pregi e ta-lenti della persona scompaiono lasciando

di Maria Giulia Minichetti

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Ogni figlio, anche se “diverso” da come era stato immaginato, ha il diritto di esse-re accettato così com’è, nella sua unicità anche se lontana dalle proprie aspettative ed essere difeso e sostenuto dalle critiche sociali superando per primo la vergogna e la delusione. Per ultimo ma non per questo meno im-portante dovrebbe esserci il supporto del sistema scolastico nella promozione di pro-grammi educativi centrati sul rispetto delle diversità e di momenti di educazione socio-affettiva sulla questione omosessuale per facilitare l’accoglienza e l’integrazione.

“VA BENE, PURCHÈ NON OSTENTATA”

Tollerati, ma non troppo. E’ la situazione dei gay in Italia, secondo il rapporto pubblicato dall’Eurispes sulla condizione omo-sessuale nel nostro Paese. Secondo il dossier un italiano su due (il 52,5%) considera l’omosessualità una forma di amore come l’eterosessualità. Ma uno su tre (33,3%) non la tollera se ostentata, mentre quasi uno su dieci (9,3%) la considera addirittura immorale. Un quadro che si conferma anche sul tema del riconoscimento delle unioni omosessuali: la maggior parte degli italiani (58,9%) considera ormai necessaria una forma di riconoscimento giuridico, anche se solo il 40,4% pensa al matrimonio. Contrario a qualsiasi tipo di riconoscimento rimane, però, più di un italiano su tre, il 35,9%. Dal rapporto emerge un’Italia ferma su questi temi, rispetto alla precedente indagine, svolta nel 2003. Se è leggermente aumentata infatti la quota di chi equipara l’amore omosessuale a quello eterosessuale (dal 49,2% al 52,5%), sono rimaste sostanzialmente sta-bili le percentuali riferite a quanti sopportano l’omosessualità solo se non espressa (32,8% nel 2003) e di chi la ritiene immorale (10,3% nel 2003).

Dr.ssaMaria Stallone Alborghetti Psicoterapeuta didatta in analisiBioenergetica. Psicologa analistadi formazione junghiana e trainingautogeno in psicologia e comunicazione

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La radice della sofferenza umana è nella nella scissione tra corpo e mente. Tutto ciò che è spiritualità e amore è ridotto a mere credenze

simboliche, a processi intellettuali dove è negato il corpo.Dimentichiamo che noi siamo simili agli alberi i cui piedi sono radicati nella terra e le braccia sono protese verso il cielo. Un albero senza radici non può ampliare i suoi rami, è destinato a morire, se le radici sono instabili cresce avvizzito, striminzito, senza foglie né frutti. Praticamente vive un quarto di vita, in realtà la vita parziale che vivono gran parte degli esseri umani!Si è creata la falsa credenza che la forza interiore si esprime nell’indifferenza, nella mancanza di emozioni, nella negazione dei sentimenti. Il continuo autocontrollo,

Solo dopo essersi purificati attraverso le emozioni antiche e presenti, l’energia fluisce frizzante,calma e tranquilla dentro di noi

BIOENERGETICA,recuperare la gioia di vivere

sizione grounding), sostengono il corpo eretto e vibrante di bioelettricità. L’aggraziata unità tra corpo e testa espri-me tutta la capacità creativa di protender-si ed amare attraverso la luce degli occhi.Per raggiungere la salutare armonia biso-gna affondare nelle più remote emozioni per riconoscere i nostri limiti e rivivere le antiche emozioni dalla vita prenatale in poi.Dal corpo alla mente per liberarci dai blocchi energetici e dalle automenzogne castranti per riscoprire la voglia di vivere, per ritrovare nel mondo la sintonia tra innocenza infantile, romanticismo adole-scenziale, e saggezza adulta.L’analisi Bioenergetica si può svolgere individualmente, per approfondire le te-matiche psico corporee, o in gruppo per alleviare le tensioni muscolati, favorire il contatto con le proprie emozioni, con esercizi psicofisici a partire dalle dita dei piedi fino al volto.

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la tendenza all’inganno, alla manipola-zione sono esaltati come espressioni di equilibrio e successo, dimentichi che tut-to questo provoca una grave dualità nar-cisista che si ripercuote negativamente nella salute psicologica e organica della famiglia e della società.Passioni e sensazioni sono una forza uni-ficante tra corpo e mente, l’unico sano equilibrio da cui deriva il benessere; il rapporto creativo tra spiritualità e materia è un fenomeno vivificante che traspare nell’entusiasmo di vivere, amare e lavo-rare.È lo spirito, inteso come energia vitale, che si incarna e si manifesta attraverso la materia e non è il fisico a contenere la spi-ritualità come comunemente si intende.Per ottenere l’unità tra la mente e la verità corporea è necessario varcare il fiume del-le emozioni represse attraverso gli eserci-zi psicofisici bioenergetici. Esercizi passivi ed attivi, autocuranti e curativi, espressivi della rabbia, del dolore, dei pensieri che si susseguono e si esternano per essere espulsi dal corpo, per liberare le stasi di energia e le tensioni muscolari.Purificati dalle emozioni antiche e presen-ti, l’energia fluisce frizzante, calma e tran-quilla. I piedi ben radicati nella terra, con le dita rilassate e le ginocchia flesse (po-

Dottor Curcuruto, come nasce questo li-bro?Per caso, anche se ho sempre avuto il pia-cere di scrivere piccoli racconti, storie bre-vi, non avevo mai pensato di scrivere un romanzo vero e proprio, poi un giorno, tornando da una gita di piacere, Alessandra accusò dei dolori che io diagnosticai come appendicite e quin-di la portai in ospedale, la mia diagnosi fu disattesa. Da quel momento una serie continua di episodi sfavorevoli, ci fecero vivere una settimana a dir poco difficile.In seguito decisi di scrivere tutto questo percorso, come accusa, una de-nuncia non ufficiale, per mantenere la memoria. Con il passare del tempo però diminuiva la rabbia e cominciava ad affiorare l’ironia, ed il discorso diventava sempre più comico.Mi convinsi così che il materiale a mia disposizione poteva far nascere un romanzo, e così è stato.

Qui nella Marilab lei è un medico sportivo che svolge l’attività di diret-tore tecnico del reparto di fisioterapia, mentre nel libro lei figura come medico di base, perché ha scelto per se questo ruolo?È stato necessario, perché per poter costruire una storia che uscisse fuori dalla stanza di ospedale dovevo costruirmi un personaggio con un lavoro che mi permettesse di vedere molti pazienti con caratteristiche diverse, e quindi ho pensato che il medico di medicina generale fosse perfetto per questo ruolo.

Ma allora i personaggi che orbitano nel suo studio sono inventati?Assolutamente no. Tutto quello che ho scritto è vero e realmente accadu-to. Ho svolto per molti anni il ruolo di medico di base, sostituendo molti miei colleghi, e questo mi ha permesso di incontrare moltissime persone. Certo ho cambiato nomi e situazioni, e soprattutto ho dovuto cambiare il tempo in cui gli episodi si sono verificati, ma la sostanza degli episodi è reale.

Una curiosità: ma perché ha scelto questo titolo “Malata per caso”?È stato lui a scegliersi, perché quando ho cominciato a scrivere per salvare il testo ho scritto la prima cosa che mi è venuta in mente. Poi pensandoci è stata la scelta più giusta, perché il confine tra la persona malata e quella sana è veramente labile, ed ognuno può ritrovarsi ad essere “malato per caso” senza neanche accorgersene, può perdere la sua integrità fisica in un secondo, una semplice scivolata può farci rompere un osso, un piccolo virus ci alletta per settimane. In questo la malattia è molto democratica, non fa distinzioni, ricchi e poveri sono livellati.

I “suoi pazienti“ fanno ridere, ma fanno anche riflettere, come li ha scel-ti e perché proprio questi?Io ritengo che la vita spesso offra nel medesimo istante il dramma e la commedia, è solo questione di saper cogliere uno o l’altro aspetto. Da sempre una caduta ha fatto ridere, ma chi cade si fa male e vive il suo piccolo dramma, così vale per molte altre cose, la sala d’attesa del pronto soccorso rappresenta necessariamente un vissuto drammatico, c’è l’odore della sofferenza, ma alcuni protagonisti, ed alcune scene, non possono non essere comiche, basta saperle vedere.

“Malata per caso”, scrive il medico

Curiose

Auto elettriche convenienti si, ma per chi?Le prime vetture a batteria stanno per essere im-messe sul mercato ma i dubbi sui reali vantaggi che possano apportare sono molti a partire dal punto di vista ecologico. Le tanto sbandierate emissioni zero di CO2 devono tener conto della CO2 immessa nell’atmosfera dagli impianti di pro-duzione energetica. Valore basso per paesi come la Francia, dove prolificano le centrali nucleari, o la Norvegia, dove sono quelle idroelettriche a farla da padrone, ma in Italia?Nel nostro paese la maggior parte della produzio-ne energetica proviene da centrali dove si usa gas, carbone o gasolio, conseguentemente il maggior utilizzo di auto elettriche influirebbe pesante-mente sulle immissioni di CO2. Altro scoglio da superare è anche quello del “rifornimento”. In città campione come Roma e Milano si stanno installan-do colonnine per la ricarica lenta, ossia quella che dura otto ore per fare il pieno di energia. Conside-rando che le vetture che sono attualmente in com-mercio, come la Citroen C-zero o la gemella Peuge-ot iOn hanno un autonomia di circa 130 Km si può facilmente comprendere che le sole colonnine a ricarica lenta non siano sufficienti per un prodotto su larga scala. Servirebbero infatti le colonnine a ri-carica veloce, quelle insomma che in massimo due ore portino nuovamente a regime le batterie.Il problema in questo caso nasce dalla battaglia fra le varie case automobilistiche. Le giapponesi infatti possono usufruire in patria di colonnine che trasfor-mano direttamente la corrente alternata in conti-nua (quella necessaria per la ricarica delle batterie), conseguentemente sulle proprie autovetture non montano i convertitori che invece sono presenti sulle Renault. Questa diversità ha bloccato i fornitori di energia che, in attesa di un accordo fra le case co-struttrici, hanno installato le sole colonnine a carica lenta.Ultimo scoglio da affrontare affinchè le vetture elet-triche possano prendere piede sul mercato interna-zionale è il prezzo, che resta molto alto. Per esem-pio, per avere la Citroen C-Zero servono circa 36 mila euro che sono una cifra elevata per un’utilitaria.

Auto elettriche,a chi convengono?

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Stefano TamburriniGiornalista

Titolare autosalone “Lidocar”

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dr.ssa daniela FischettiMedico Veterinario

Fido,niente paurase fa freddo

Progenitori del cane erano il lupo, il coyote e lo sciacallo, tutti animali in grado di affrontare gli estremi delle tem-perature. La storia di questo rapporto preistorico

Con l’inverno nella maggior parte dei padroni esplode il dubbio se il proprio amico a quattro zampe sia realmente in grado di fron-

teggiare “autonomamente” il freddo. Tanti scelgono di acquistare un “cappottino” che aiuti a sopportare meglio il clima; i più vivo-no, con senso di colpa, l’esigenza di lasciare in giardino o sul terrazzo l’animale.Riguardo al cane, basterebbe conoscere le origini del rapporto con l’uomo per ca-pire che Fido è generalmente in grado di sopravvivere anche alle più basse tempe-rature. Quel rapporto, infatti, è un’amicizia di vecchia data, selvaggia e all’addiaccio… Ossa canine, per esempio, sono state ritro-vate vicino a resti umani di almeno dodici-mila anni fa, così da guadagnarsi l’appellati-vo di canis familiaris.L’origine del nostro amico è un pò contro-versa, nonostante gli studi dei paleozoologi condotti su materiale genetico, il progeni-tore sembra possa essere il lupo, lo sciacallo e il coyote (tutti dei canidi).

La domesticazione avvenuta si accompa-gna a delle modificazioni anche morfolo-giche del cane ed è andata di pari passo a quella dell’uomo: nel cane si accorciano i denti, si riduce il volume del cranio, scom-paiono gli artigli.Questo processo è avvenuto naturalmen-te, il cane o meglio dire il suo antenato, entra in contatto sempre più stretto con l’uomo, all’inizio lo segue nelle battute di caccia nutrendosi dei resti del suo cibo, fa la guardia al villaggio e alle mandrie, dan-do vita ad una sorta di cooperazione tra due predatori.L’uomo e il cane avevano dunque lo stes-so stile di vita, improntato sulla ricerca del cibo: il maschio andava a caccia mentre la femmina pensava all’accudimento dei piccoli.L’evoluzione del cane porta a delle muta-zioni che hanno poi generato le numerose razze esistenti attualmente, le razze si sono differenziate principalmente secondo il cli-ma e l’ambiente.

Agenzia di OSTIA

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Col passare del tempo l’uomo ha seleziona-to sempre di più le razze, esistono oggi in-fatti cani da pastore, da caccia, da guardia, da soccorso, da compagnia etc..Attualmente come è noto esistono quat-trocento razze ufficiali classificate dalla Federazione Cinofila Internazionale (FCI), tutte provenienti dal comune antenato Ca-nis Familiaris.È curioso ed interessante pensare quanto siano diverse tra loro e quanto il cane si sia adattato alle condizioni climatiche e alle ci-vilizzazioni, es. il cane Husky della Siberia, il Chihuahua in Messico, lo Yorhshire Terrier della omonima contea in Gran Bretagna etc.. In linea di massima, insomma, il cane si è adattato alle diverse latitudini e alle varie condizioni climatiche. Con poche eccezioni, quindi, il nostro amico a quattro zampe è in grado di affrontare le punte di freddo nostrane.

dr.ssa daniela FischettiMedico Veterinario