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Beghine a Bruges, Belgio (2006)

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Beghine a Bruges, Belgio (2006)

A cura di: Bernardo Bilotta, Riccardo Lanzoni,

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Federica Selleri, Francesca SolinasCONTESTUALIZZAZIONE STORICA

La rivoluzione commercialeA partire approssimativamente dal 1200 l’Europa divenne luogo di un’importante rivoluzione commerciale che ebbe i suoi poli di maggior sviluppo in Italia centro-settentrionale, Fiandre e regioni fluviali della Germania. Conseguentemente, si verificò una rinascita economica alla quale seguì lo sviluppo dell’attività bancaria. Andò proliferando soprattutto la produzione manifatturiera, in particolar modo quella tessile.

Trasformazioni della religiosità

Tra il X e XIII secolo si erano cominciati a diffondere in tutto il continente nuovi ordini religiosi, più o meno accettati dalla Chiesa ufficiale di Roma; tra i maggiormente noti ricordiamo Benedettini, Patari, Certosini, Cistercensi, Valdesi, Catari (o Albigesi) ed in particolar modo Domenicani, Francescani, Fratelli del Libero Spirito e Dolciniani. Si tratta di movimenti che si rifacevano al pauperismo della predicazione evangelica vivendo di elemosina, che manifestavano una decisa carica anticlericale, promuovevano l’impegno sociale e la fratellanza e avevano un’origine ed un seguito popolari. Mentre Domenicani e Francescani vennero ufficializzati ed addirittura inglobati nei tribunali dell’Inquisizione con il compito di monitorare l’ortodossia del culto, la gran parte dei movimenti, che la Chiesa non riuscì a porre sotto il proprio controllo e

Giotto, La rinuncia agli averi (Basilica di S.Francesco, Assisi) a regolarizzare, fu invece soggetta ad aspre polemiche, duramente criticata e condannata per eresia. Ebbero luogo crociate e persecuzioni di varia portata e i membri delle sette irregolari più radicali furono bruciati sul rogo. Questi nuovi ed innovatori gruppi religiosi erano spesso decisamente mal visti: in grado di alimentare ulteriormente la critica rivolta in quegli anni al lusso e all’immoralità della Chiesa, accusata di nicolaismo e simonia. Essi si diffusero infatti con rapidità impressionante e rappresentarono una valido esempio di rapporto alternativo con la religiosità per coloro che percepivano con sdegno e sfiducia la crisi della Chiesa papale macchiata da lotte interne d’interesse e che ancora risentiva del grande scisma d’Oriente. Era quindi sentito su larga scala il bisogno di un rinnovamento spirituale.

Le forme più violente di persecuzione si presentarono dunque a partire dal 1300: persino alcuni tra i Francescani Spirituali o Zeloti (che si distinguevano dai Conventuali), mantenutisi più vicini all’insegnamento di San Francesco, furono condannati al rogo come eretici.

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NOTE……………………………………………………………………………………………………………………………………...Simonia: Acquisto per mezzo di denaro di beni spirituali.Nicolaismo: Accusa scagliata contro il clero secolare e benedettino, praticante il concubinato. IL MOVIMENTO DELLE BEGHINE

Nascita, diffusione e obiettivi

La ventata di rinnovamento che aveva travolto l’Europa riguardò in modo diretto e rilevante anche le donne, che si trovarono ad assumere un’importanza e un’identità del tutto nuovi.

Già a partire dal VI secolo si erano costituite in Europa, in aggiunta ai conventi preesistenti, case conventuali atte ad ospitare donne nubili o vedove di ceto benestante. In seguito, approssimativamente dal XII secolo, le porte di queste comunità si cominciarono ad aprire anche alle

beghina nei pressi di un beghinaggio, Bruges (Belgio) donne di estrazione sociale più umile. Sembra infatti che molte fossero le giovani sole che non avevano la possibilità di maritarsi per penuria di uomini decimati da guerre locali o crociate. Di norma queste comunità femminili si appoggiavano a monasteri cistercensi, domenicani e francescani.

In questo clima di forti cambiamenti si diffusero velocemente anche comunità laiche o semireligiose con regole e ideali di stampo analogo a quello delle nuove correnti religiose ed in particolar modo degli ordini mendicanti: è questo il caso della Beghine.

L’etimologia del termine beghina è oscura: l’ipotesi più probabile è che derivi dalla parola fiamminga medievale “beghen”, che significa pregare. Altri lo collegano:-al francese “begard” (mendicare)-al sassone “beg” (chiedere l’elemosina)-a Santa Bega (ca. 613/627-693) patrona di Nivelles, in Barbante (Belgio) dove fu fondata una delle prime comunità-al prete o frate fiammingo Lambert le Begue, fondatore a Liegi nel 1170 di una comunità per vedove e orfani dei crociati-a un supposto collegamento con gli (al)bigesi

Già nominate negli archivi di inizio 1200 come mulieres religiosae, le beghine si affermarono come laiche religiose, pacifiche ma convinte propugnatrici della povertà del cristianesimo. Riconoscendo come unica fonte di ispirazione le Scritture, mantennero come saldo riferimento i valori ascetico-apostolici della povertà, dell’umiltà, del lavoro e della “vita activa”, seguendo i quali si adoperarono per mantenersi economicamente autonome attraverso il lavoro e conciliando l’azione e la contemplazione, i due volti della spiritualità che gli ecclesiastici del tempo vedevano spesso come contrapposti.

Esse erano slegate inoltre dalla Chiesa istituzionale e sottostanti la giurisdizione diretta delle autorità cittadine.

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Originariamente offrivano servizi di vario genere in ambito sociale, dedicandosi all’assistenza di malati e poveri, curandosi dei morti, provvedendo all’istruzione di ragazze e talora ragazzi di condizione sociale disagiata, offrendo possibilità di lavoro e alloggio alle donne più povere più di quanto qualunque altro monastero potesse fare comunemente; in tempi successivi le beghine furono addirittura associate agli ospedali come personale d’assistenza. Insomma, in un periodo in cui il mondo si modernizzava e rischiava di lasciare indietro i meno fortunati, loro si rimboccarono le maniche esaltando le opere di carità. Queste donne si dedicavano inoltre alla lavorazione tessile: non a caso il movimento si diffuse presso le regioni in cui il settore dell’artigianato si sviluppò maggiormente quali il sudovest

Beghine che filano e tessono, Francia, XV sec. della Francia, la Germania, le Fiandre (zona meridionale dell’attuale Olanda) e il Brabante (regione settentrionale dell’attuale Belgio). A causa dei loro successi economici, si trovarono poi spesso in conflitto con le corporazioni, piuttosto disturbate dalla concorrenza.

Vivevano in dimore particolari: come è possibile vedere ancora oggi, i cosiddetti beghinaggi erano fatti di piccole costruzioni generalmente a uno o due piani, raccolte attorno a un cortile chiuso,

spesso circondato da un muro e isolato dalla città da una o due porte nel quale spesso era collocata la chiesa: una sorta di piccola "città nella città". I Beghinaggi fiamminghi sono stati inseriti nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO nel 1998 e i meglio conservati si trovano oggi nelle Fiandre; tra i vari ricordiamo quelli di Lovanio, Kortrijk, Lier, Bruges, Hoogstraten, Gand (che ne conserva tre) .Questi luoghi rappresentavano tutti una sola realtà, uno spazio né domestico né conventuale che le donne condividevano, ma che rimaneva aperto alla realtà che lo circondava, rendendo meno netta la divisione secolare tra pubblico e privato.

Beghinaggio, Bruges (Belgio)

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Beghinaggio di Nostra Signora (uno dei tre presenti nella città), Gand (Belgio)

Beghinaggio di Kortrijk (Belgio)

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Beghinaggio di Lovanio (Belgio)

Il Begijnhof (Beghinaggio) di Amsterdam (Olanda)

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Tratto caratteristico delle beghine, che le aveva portate a volersi identificare come “altro” rispetto alle istituzioni religiose, era il privilegiare la libertà individuale rispetto alla stessa appartenenza alla Chiesa: secondo questo principio le pie donne, non monache volutamente, non erano obbligate a mantenersi nubili nè tenute a fare voto di castità perpetuo e la durata della permanenza presso il beghinaggio era svincolata da qualsiasi obbligo. Inoltre le beghine non rinunciavano ai loro beni, si impegnavano però a vivere del lavoro manuale e a distribuire il superfluo. Perché l’adesione a questo particolare stile di vita fosse frutto di una scelta autonoma e consapevole le “aspiranti beghine” erano invitate a sottoporsi ad un “periodo di prova” di due mesi dopo il quale, se convinte, potevano entrare a far parte a tutti gli effetti della comunità indossando abiti semplici e facendo voto di castità e obbedienza temporanei.

costume ottocentesco della beghina

Questa particolare attenzione all’identità del singolo trova un corrispettivo nel modo di accostarsi alla religiosità, esse infatti vivevano il rapporto con Dio come personale ed interiore e si traduceva in una sorta di “santa conversazione” individuale nel rifiuto della mediazione del clero ufficiale. Quest’impostazione della spiritualità, del tutto contrapposta a quella istituzionale, nasceva da una doppia esigenza: quella di consacrare la vita al servizio di Dio, mantenendosi tuttavia rigorosamente ai margini della struttura ecclesiastica. Questo comportò, come vedremo meglio in seguito, una rottura con la Chiesa, che per le beghine fu doppia rispetto a qualunque altro movimento spirituale del tempo poiché, in quanto donne, erano viste sia dal punto di vista teologico sia da quello medico e scientifico fisiologicamente e spiritualmente deboli, prive di forza morale e incapaci di considerare la realtà spirituale.

Tuttavia, proprio i tanto criticati fattori della libertà personale e della grande flessibilità della Regola in confronto a quella dei comuni monasteri, determinarono il successo delle beghine che si diffusero a macchia d’olio in brevissimo tempo. In base ai dati che ci sono pervenuti relativamente al fenomeno, pare che alla fine del 1200 soltanto in Germania ci fossero non meno di 200 mila beghine e 50 beghinaggi solo in Belgio, stime più specifiche affermano che a metà del XIV secolo Colonia fosse la casa di quasi 1170 beghine e Strasburgo di altre 600 (sembra che nella città il 10% della popolazione vivesse religiosamente).

Benché il movimento fosse indipendente dalla chiesa istituzionale, con la Bolla Gloria Virginalis del 1233 Papa Gregorio 9° riconobbe la presenza di beghinaggi diretti da una superiora.

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Avendo dunque chiarito le modalità di diffusione e lo spirito del movimento, cerchiamo ora di contestualizzarlo in ottica più allargata, che ci aiuterà a capire più a fondo le vere ragioni del dissenso che, come vedremo, raggiungerà anche le beghine.

Il ruolo femminile nella religione durante il medioevo

Durante l’epoca di prima diffusione del cristianesimo, non vi erano sostanziali differenze tra uomini e donne, anzi essi erano spiritualmente uguali, in quanto creati entrambi a immagine di Dio; i riti e le pratiche religiose avvenivano in comune e entrambi i sessi potevano avere lo stesso ruolo. Successivamente, quando il cristianesimo diventa una religione affermata, alcuni predicatori come Paolo di Tarso e Agostino cominciano a esporre le loro tesi su una possibile inferiorità e subordinazione della donna, supportate dal racconto della Creazione: la donna creata da una costola dell’uomo ne dipende, inoltre Eva (la prima donna) sarebbe la diretta responsabile dell’origine dei peccati dell’umanità. Dal XII secolo queste affermazioni, prima solo teorizzate, vengono espresse e scritte chiaramente nel diritto canonico (cioè l’insieme delle norme giuridiche stabilite dalla Chiesa cattolica, che regolano l’attività dei fedeli nel mondo e le relazioni tra gli ecclesiastici e quelle con il resto della popolazione), dove la teoria dell’inferiorità femminile diventa dottrina ufficiale. E’ proprio l’ufficializzazione di queste teorie che condizionerà in maniera decisiva il ruolo che la donna rivestirà nei secoli successivi nell’ambito religioso. Infatti la donna sarà vista sullo stesso piano dell’uomo solo come membro della Chiesa, come fedele, ma non dal punto di vista dei rapporti e delle posizioni sociali, dove viene continuamente ripresa la sua inferiorità. A causa di queste affermazioni alla donna non potrà essere aperta la strada del sacerdozio, anche se lo desidera: molti ritenevano che l’ordinazione delle donne a sacerdote avrebbe conferito alle donne troppo potere, che le avrebbe portate a una possibile dominazione sugli uomini. Anche se lontane dalla via del sacerdozio, alcune donne, come

Masaccio, La cacciata dal abbiamo visto, scelsero comunque di dedicare la propria vita al paradiso terrestre Signore, ad esempio entrando a far parte di una comunità monastica: (Cappella Brancacci, Firenze) questa scelta poteva essere volontaria oppure imposta dalla famiglia di provenienza per convenienza o problemi economici reali, qualoranon fosse stata in grado di garantire la dote e le spese del matrimonio alla figlia. I monasteri femminili iniziano a svilupparsi inizialmente in Gallia e nell’Italia longobarda, anche se molto meno numerosi di quelli maschili; infatti molte donne che si votavano alla castità e alla preghiera rimanevano dentro la casa familiare. I primi monasteri erano, per così dire, a gestione quasi familiare: una famiglia aristocratica poteva impegnarsi a utilizzare parte delle sue fortune per la fondazione di un monastero in cui la carica di madre superiora o badessa sarebbe spettata a una donna della famiglia desiderosa di prendere i voti, e dove sarebbero state sistemate le donne della stessa famiglia destinate al chiostro. Non esistevano solo collegi femminili privati, ma si assistette presto all’avvento di monasteri femminili regi, cioè in stretta dipendenza dal sovrano: quest’ultimo infatti, concedeva loro una serie di privilegi e agevolazioni, come ad esempio la libertà di commercio, e li finanziava attraverso il denaro della riscossione delle tasse, inoltre concedeva ai mercanti dipendenti dal monastero l’esenzione dal

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pagamento di tasse e dazi. Con questi privilegi il re si assicurava sia la fedeltà delle monache, sia la sicurezza dei controlli dei traffici commerciali. Anche i monasteri maschili godevano delle medesime concessioni, ma in quelli femminili la dipendenza dal sovrano era più forte, in quanto le comunità femminili erano maggiormente legate ai regnanti per la presenza delle donne della famiglia reale nel monastero. I monasteri femminili, benché vi sia in Europa un momento di grande sviluppo e fondazione di

monasteri e comunità religiose tra il VIII e XI secolo, rimangono sempre di dimensioni ridotte. Nonostante questo, dall’ XI secolo, nei monasteri di nuova fondazione, le badesse, anche se escluse dal sacerdozio, arrivano ad avere un grande potere, sia spirituale, in quanto conferivano le cariche ecclesiastiche e concedevano il diritto di confessare e predicare, sia temporale, sul monastero e sul territorio circostante,e potevano assumere un ruolo di rilievo nella direzione dei monasteri a parte maschile affiancata da quella femminile. E’ importante tener presente che anche nelle comunità

femminili era svolto il mestiere dell’amanuense, colui o in questo caso colei che ricopiava a mano manoscritti, per far sì che non andassero perduti nel tempo. I monasteri femminili non facevano parte solo degli ordini mendicanti dei francescani e dei domenicani, ma si riscontra una presenza di comunità femminili anche tra i catari e i valdesi. Nelle comunità di stampo francescano, le donne erano tenute in clausura, cioè non potevano avere contatti con il mondo esterno; perciò, non potendo mendicare in giro per le città, dovevano, all’entrata in convento, portare con sé una dote, che avrebbe coperto il sostentamento della monaca. Per questo, nei monasteri cominciò ad essere privilegiata l’entrata al chiostro di donne provenienti da famiglie ricche, che potevano permettersi il mantenimento della parente.Ma il ruolo femminile nella religione non riguardava solo le monache: erano presenti infatti, specialmente a partire dal XII secolo, molte donne che si dedicavano alla religione senza prendere i voti. Molte di esse appartenevano al movimento terziario, che si ispirava ai modelli francescano e domenicano, evitando però la clausura nei conventi e continuando a vivere, al di fuori di essi, in maniera ascetica, con preghiere e opere di carità. Ma le donne che sceglievano di aiutare il prossimo e fare opere di bene non erano sempre e necessariamente mosse da uno spirito religioso: era presente infatti un discreto numero di donne laiche che si impegnava in attività assistenziali, fondazioni ospedaliere e confraternite (associazioni con scopi di assistenza e aiuto), ma senza intraprendere una vita comunitaria come nei conventi. Le beghine non furono altro che un ramo particolare del movimento terziario.E’ poi importante ricordare la nascita della mistica femminile, tra la fine del Medioevo e l’inizio dell’Età moderna: le mistiche erano donne completamente dedite a Dio e alla religione, predicavano in pubblico, indicavano la strada da seguire per sfuggire al peccato e condannano i comportamenti non consoni a uno stile di vita che conduca alla salvezza. Le mistiche erano ascoltate non solo dalle altre donne, ma anche da una componente maschile della popolazione. Si riteneva che fosse proprio a causa dell’ignoranza e dell’inferiorità della donna che Dio le avesse concesso il dono dell’ispirazione. Tra le mistiche più importanti e famose ricordiamo: Ildegarda di Bingen, Chiara d’Assisi, Angela da Foligno, Caterina da Siena e Marguerite La Porète di cui parleremo in seguito più approfonditamente. Ildegarda di Bingen

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La donna nel medioevo

Per poter comprendere pienamente la concezione del ruolo femminile durante il Medioevo, è necessario tener presente che la società medievale era caratterizzata da differenze tra il genere maschile e quello femminile, differenze di età, livello sociale, ricchezza e anche di genere assai rilevanti. IL LAVORO: Nel Medioevo, il lavoro non era solo prerogativa maschile, ma anche le donne erano

incluse nella scala lavorativa: nel mondo rurale, le donne spesso affiancavano gli uomini nel lavoro dei campi, oltre a occuparsi della conservazione del grano, della coltivazione dell’orto e della preparazione del cibo. Inoltre uno dei compiti più importanti della contadina era rifornire di cibo e di tessuti il signore del feudo. Ma non lavorava solo la moglie del contadino: anche la consorte del feudatario rivestiva incarichi importanti, di tipo organizzativo e amministrativo, e durante le eventuali assenze del marito per motivi militari lo sostituiva in tutte le attività. Ad esempio, poteva accadere che fosse la signora del feudo a guidare le truppe per difendere il castello da un attacco esterno; oppure potevano anche riscuotere le tasse o presiedere i tribunali. Le donne non lavoravano solo nelle campagne o nei feudi, ma anche nelle città; la differenza tra il lavoro cittadino e quello di campagna consiste nel fatto che nel primo

caso gli sforzi femminili erano assai meno riconosciuti di quelli maschili: questo avveniva a causa della particolare struttura economica delle città, che si basava essenzialmente sulla presenza di corporazioni. Qualche volta le donne erano ammesse in esse, ma era raro che raggiungessero i gradi più alti. A volte, soprattutto in Italia, marito e moglie lavoravano fianco a fianco, quasi in parità di status sociale, ad esempio nella gestione della bottega o di altre attività commerciali. Spesso le donne, per guadagnare, si recavano anche al mercato a vendere prodotti dell’orto o animali da allevamento.IL MATRIMONIO: Il matrimonio, nella società medievale, dovette subire un lungo processo di accettazione da parte della Chiesa, per potersi ritagliare un posto nella vita della popolazione. Infatti, l’unione coniugale era circondata da un alone di sospetto, in quanto veniva meno il principio fondante della Chiesa, la verginità, vista come simbolo di purezza e di unione con Cristo. Infatti il sesso era visto come mezzo necessario per la procreazione, ma disdicevole se inteso come mezzo per il piacere. Il matrimonio attraversava contemporaneamente due concezioni differenti: quella religiosa, secondo la quale era un sacramento, e quella civile, per cui era un contratto. Queste concezioni coesistono fino all’ XI/XII secolo, momento in cui la Chiesa decide di assumere il controllo diretto sull’istituzione matrimoniale. La Chiesa varò leggi come quella del divieto di matrimonio tra parenti, facilitato dalla credenza che l’incesto fosse un avvenimento assolutamente contro natura, dell’indissolubilità del matrimonio, del matrimonio con libero consenso degli sposi, senza più l’obbligo di decisioni imposte dai familiari. Un altro elemento fondante del matrimonio divenne la dote nuziale, in denaro o beni mobili, in modo che la sposa, naturalmente esclusa dalla linea di successione, in caso di morte del marito non rimanesse priva di mezzi per continuare a condurre un’esistenza dignitosa. Nella società medievale non era infrequente trovare donne non sposate: spesso questa condizione derivava dall’impossibilità, per la famiglia, di garantire una dote alla figlia con cui mantenersi. Alcune riuscivano a mantenersi ugualmente lavorando come operaie o gestendo in autonomia un’attività commerciale.

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Le prime forme di disapprovazione e dissenso, la diffidenza e la condanna

Capiamo dunque come il movimento delle beghine non andasse necessariamente contro tutta quella serie di idee, principi e usanze fortemente radicati nella società del tempo, ma non vi fosse inserito all’interno in modo “regolare” e come quindi finì spesso per turbare parte dell’opinione pubblica ed istituzionale in quel periodo che, a partire dal 1300 circa, vide diffondersi un clima di diffidenza verso molti dei nuovi movimenti di rinnovamento spirituale religiosi e non.Vedere infatti circolare per strada donne sole fu presto considerato da molti atteggiamento di presunzione, per poi non parlare delle prediche pubbliche. Il fatto è che le donne cominciarono ad avere inaspettatamente un accesso alla cultura tale da permetter loro di pronunciarsi non solo su questioni teologiche, ma anche di tema sociale e politico: nonostante tutte le limitazioni imposte da una società tale qual’era quella dell’Europa cristiana del tempo, alcuni gruppi di mulieres cominciarono a costruirsi uno spazio pubblico concreto grazie all’ autorità morale che si erano conquistate col tempo. Il primo provvedimento preso dall’Inquisizione fu quello di canalizzare il più possibile i gruppi di beghine impedendo che esse circolassero liberamente per le strade senza avere dimore fisse, fu dunque posto l’obbligo che i gruppi di donne si insediassero in una struttura privata (ciò che abbiamo definito beghinaggio); coloro che si rifiutarono di seguire questa imposizione furono in molti casi destinate al rogo, condannate come eretiche.Viste le difficoltà con le quali le donne si trovavano comunque a dover combattere per esprimersi in pubblico, le beghine ricorsero spesso all’espediente del discorso mistico, dichiarando d’essere strumento di Dio e da questo direttamente ispirate.Un noto e documentato esempio di persecuzione e condanna a morte nei confronti di una beghina

proclamatasi mistica è quello di Marguerite La Porète. Nata nella seconda metà del XIII secolo nell’Hainaut (odierno Belgio) e vissuta a Parigi, Marguerite La Porète, abbracciò la fede, ancora giovanissima, entrando in una comunità di beghine. Come abbiamo già detto, non seguendo alcuna regola giuridicamente approvata (e la legge era ovviamente il papa), queste comunità subirono sempre gli sguardi contrariati della sacra chiesa e Marguerite La Porète fu solo una tra le numerose vittime di questo pregiudizio ecclesiastico. La sua vita è avvolta nell’ombra, ma sicuramente doveva esser stata una donna

dall’intensa vita religiosa, dedita all’ascesi, alla contemplazione e certamente abbastanza colta da interpretare e tradurre in volgare le sacre scritture. Il poco che sappiamo di lei ci è giunto attraverso le fonti degli inquisitori e attraverso la sua opera: lo“Specchio delle anime semplici”, probabilmente il più antico testo mistico francese, scritto attorno al 1290. Il libro divenne però la causa della sua condanna: poco dopo averne conclusa la stesura Marguerite venne processata dall’inquisitore Guido da Colmieu. L’opera fu bruciata pubblicamente a Valenciennes e a Marguerite verrà intimato il silenzio. Ma un’anima che brucia per amore di Dio tace solo quando annientata, così la beghina non obbedì alla chiesa e continuò a diffondere il suo Specchio. Filippo da Marigny, allora vescovo di Cambrai, intentò un secondo processo contro di lei, il caso venne spostato a Parigi sotto il grande inquisitore Guilleume Humbert (celebre per il processo contro i templari) il quale fece arrestare Marguerite nel 1308. Non ritratta, ribadì l’ortodossia della sua opera difficile da comprendere, non si discolpò. I suoi scritti furono sottoposti a severo esame, e frasi e brani dello Specchio ,estrapolati dal contesto originario, furono la prova della sua eresia. Dopo essere stata incarcerata a Parigi, a Marguerite viene concesso

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ancora un anno di vita per redimersi. In Place de Greve, il 1 Giugno 1310 il suo rogo non tardò ad accendersi. Nel tardo medioevo donne come le beghine arrivarono dunque ad esercitare un’influenza notevole in ambito politico e spirituale tanto da suscitare nella Chiesa un sentimento di oltraggio tale da percepire la repressione come necessità. Addirittura è documentato che le beghine avevano ricevuto in tutta Europa numerosi testamentari affinché si prendessero cura del passaggio dell’anima nell’Aldilà: pregavano per la salvezza del beneficiario, partecipavano ai suoi funerali e ne accompagnavano la salma al cimitero. Questa mediazione nella morte, che era diventata una delle loro principali attività, manifesta chiaramente il fatto che il clero non fosse più l'unica casta da poter intermediare con il divino e che si stesse assistendo ad un graduale processo di laicizzazione della religione, cosa che evidentemente non era accettata dalle istituzioni religiose.Contemporaneamente il mondo dei credenti non aveva mai contato una presenza femminile talmente ampia: un quarto dei nuovi santi fu composto da donne.Il problema fondamentale di questo tipo di comunità fu però quello di trascurare il lato giuridico ed istituzionale: molte mistiche, trasportate da un’esplosione carismatica non sempre ortodossa non ebbero cura di autotutelarsi sotto questo punto di vista, non cercando alcun tipo di protezione presso ordini maggiori. A partire dal 1400 crebbe l’insofferenza nei confronti delle mistiche che nella concezione pubblica da sante divennero prima false profetesse, in seguito streghe ispirate direttamente dal diavolo; tutto ciò comportò la condanna di molte beghine che nella lotta alle eresie finirono per farne a propria volta le spese. La tortura, la persecuzione e il rogo furono il prezzo che queste donne dovettero pagare per aver a loro modo manifestato una rottura dei canoni non solo religiosi, ma della società stessa. Le beghine erano però riuscite a trovare un posto interstiziale in cui affermare un’ idea di donna diversa da quella imposta dalla società fortemente maschilista del tempo che poneva invece la figura femminile ad un livello di subordinazione rispetto all’autorità maschile dal punto di vista familiare, economico, giuridico, intellettuale e religioso. Oggi possiamo dunque considerare la figura della beghina un chiaro emblema dell’emancipazione femminile.

BERNI FRA FEX RIKY

BIBLIOGRAFIA

-Dieudonné Dufrasne DONNE MODERNE DEL MEDIOEVO Il movimento delle beghine Jaca Book. Antonio Giuliano, 21 Febbraio 2009 (dal quotidiano di ispirazione cattolica :Avvenire)

- OPITZ, Claudia: La vita quotidiana delle donne nel tardo Medioevo ( 1250 – 1500) in DUBY Georges e PERROT Michelle: Storia delle donne. Il medioevo.Roma-Bari 1990 (pp.387-395)

- Le beghine: libertà in relazione, Elena Botinas Montero e Julia Cabaleiro Manzanedo.

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-Wikipedia